CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 15 gennaio 2009
122.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Giovedì 15 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 14.10.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-00752 Commercio: Interventi per la viabilità in Calabria e Sicilia.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA) illustra l'interrogazione in titolo,

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segnalando la necessità di ripristinare tutti gli stanziamenti destinati alla viabilità di Calabria e Sicilia.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA), replicando, si dichiara insoddisfatto, ricordando che l'emendamento sulla questione della viabilità della Calabria e della Sicilia presentato al disegno di legge C. 1972 utilizzava a fini di copertura proprio le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, che, in base alla risposta fornita dal rappresentante del Governo, saranno destinate con tempi più lunghi a tale finalità. Segnala che in questo modo si conferma la politica di disinteresse del Governo per il Mezzogiorno.

5-00839 Corsaro: Futuro della società Cinecittà Holding.

Massimo Enrico CORSARO (PdL) illustra l'interrogazione in titolo, segnalando come la società Cinecittà Holding, pur mantenendo una dotazione di personale significativa, stia nel tempo perdendo la propria natura di holding, in quanto ormai non detiene partecipazioni significative ulteriori rispetto a quelle detenute nell'Istituto Luce e in Circuito Cinema. Ritiene, pertanto, necessario acquisire dal Governo indicazioni sul futuro della società.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Massimo Enrico CORSARO (PdL), replicando, si dichiara insoddisfatto della risposta del rappresentante del Governo, sottolineando come la situazione prospettata dall'interrogazione evidenzi la presenza di significativi elementi di criticità. Segnala, infatti, che la società Cinecittà holding, pur disponendo allo stato di numerosi dipendenti, svolge ormai un numero assai limitato di attività, che potrebbero essere realizzate direttamente dal Ministero di competenza. Quanto all'ipotesi di assorbimento dell'Istituto Luce da parte di Cinecittà holding, ritiene che l'operazione non determinerebbe una razionalizzazione degli assetti societari in essere, essendo piuttosto funzionale ad un mutamento della governance societaria. Osserva, infatti, che nel quadro attuale, sarebbe più ragionevole ipotizzare un assorbimento di Cinecittà holding da parte dell'Istituto Luce, anche alla luce delle attività svolte dai soggetti coinvolti nell'operazione, provvedendo a fornire determinati servizi al Ministero competente.

5-00753 Vannucci: Costi amministrativi della social card.

Massimo VANNUCCI (PD) illustra l'interrogazione in titolo, ricordando la necessità di acquisire elementi sui costi della social card, anche con riferimento al monte ore impegnato dall'amministrazione per la social card.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Massimo VANNUCCI (PD), replicando, si dichiara totalmente insoddisfatto, in quanto la risposta si è limitata a ricordare il disposto normativo in materia di limiti di tetto ai costi amministrativi della social card. La percentuale prevista è peraltro del tutto irrealistica. Ricorda in proposito che la carta doveva riguardare 1.300.000 persone, ma a fine anno solo 500.000 persone hanno fatto richiesta e di queste solo 300.000 hanno avuto la carta caricata. Ciò dimostra la complessità della procedura e lascia presumere costi superiori a quelli previsti. Ricorda inoltre che in Assemblea è stato segnalato che nella sola provincia di Bolzano sono state impiegate per questa procedura otto persone a tempo pieno.

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5-00754 Bitonci: Definizione dei soggetti beneficiari della social card.

Massimo BITONCI (LNP) illustra l'interrogazione in titolo, segnalando come appaia necessario un chiarimento del Governo in ordine alla definizione della platea dei beneficiari della social card, al fine di confermare che le misure agevolative previste si applicano ai soli cittadini italiani.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

Massimo BITONCI (LNP), replicando, si dichiara soddisfatto della risposta del Governo, osservando tuttavia che sono stati segnalati diversi casi nei quali la social card è stata attribuita anche a cittadini stranieri. Ritiene pertanto necessario che il Governo assicuri i necessari interventi di verifica e controllo, al fine di garantire il rispetto della disciplina legislativa vigente.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori.

Pier Paolo BARETTA (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, segnala che i 450 milioni di euro derivanti dal disegno di legge C. 1972, nel sito del Governo sono già indicati come affluiti al finanziamento della social card, unitamente ad ulteriori risorse previste da un provvedimento in corso di esame al Senato. Sottolinea pertanto la discrasia tra i dati forniti dal rappresentante del Governo nella risposta all'interrogazione a risposta immediata presentata dal collega Vannucci e quelli propagandati all'opinione pubblica e invita la Commissione ad approfondire tale aspetto ponendo nuovamente la questione all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 14.35.

SEDE CONSULTIVA

Giovedì 15 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 14.35.

Ratifica Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008.
C. 2041 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Claudio D'AMICO (LNP), relatore, fa presente che il disegno di legge in esame reca, agli articoli 1 e 2, la ratifica del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008. Il disegno di legge reca altresì, all'articolo 3, una disposizione di carattere fiscale, finalizzata a determinare maggiori entrate, poste, in parte, dall'articolo 4, a copertura degli oneri recati dal Trattato oggetto di ratifica. Il disegno di legge è corredato di relazione tecnica, nella quale si fa presente che le ipotesi assunte per il calcolo degli oneri costituiscono riferimenti inderogabili ai fini dell'attuazione del provvedimento.
Quanto alle disposizioni di interesse della Commissione bilancio, segnala in primo luogo che l'articolo 8 prevede l'impegno dell'Italia a reperire, nei limiti di 5 miliardi di dollari USA, i fondi necessari per la realizzazione di progetti infrastrutturali di base, per un importo pari a 250 milioni di dollari USA annui per venti anni. La relazione tecnica precisa che, all'attuale tasso di cambio di mercato,

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l'ammontare annuo di finanziamenti a carico dell'Italia ammonta a 180 milioni di euro. Al riguardo, ritiene non vi siano osservazioni sotto il profilo della quantificazione, osservando che, comunque, l'effettivo onere gravante annualmente sulla finanza pubblica è correlato all'andamento del tasso di cambio.
Fa inoltre presente che gli articoli 9, 10, 12, 13, 14 e 16 del Trattato istituiscono una serie di organismi a composizione mista. Al riguardo, segnala che la relazione tecnica prevede che dal funzionamento della Commissione mista paritetica, di cui all'articolo 9 del Trattato, composta da tecnici esperti privati e pubblici, non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato in quanto per l'utilizzo di funzionari pubblici si provvederà con fondi stanziati per missioni presso capitoli già esistenti di ciascuna amministrazione interessata. In ordine alla Commissione di cui all'articolo 9, la relazione illustrativa sottolinea alcuni dei compiti affidati all'organismo, quali l'indicazione dei tempi e delle modalità di affidamento e di esecuzione di importanti opere infrastrutturali, progetti industriali e investimenti, nonché le funzioni di verifica degli impegni presi e di segnalazione ai Ministeri di eventuali inadempienze e di soluzioni tecniche. Per quanto riguarda le spese relative all'istituzione dei Comitati misti per la definizione delle iniziative speciali di cui all'articolo 10 del Trattato, le relative spese saranno imputate sugli ordinari stanziamenti di bilancio delle amministrazioni competenti. L'istituzione e il funzionamento del Comitato misto per la gestione del Fondo sociale, di cui all'articolo 12 del Trattato, non comporterà oneri aggiuntivi in quanto la partecipazione sarà garantita da funzionari dell'ambasciata a Tripoli e da funzionari della Direzione generale a Roma. La relazione tecnica precisa, inoltre, che il Comitato misto sui crediti, di cui all'articolo 13 del Trattato, è già funzionante e le relative spese di missione dei funzionari sono coperte con i fondi annuali attribuiti per il funzionamento corrente del Ministero degli affari esteri. La relazione tecnica precisa, infine, che alle spese dei Comitati misti di cui agli articoli 14 e 16 del Trattato si farà fronte con gli stanziamenti disponibili a legislazione vigente sul bilancio delle amministrazioni interessate che prendono parte agli incontri. Al riguardo, osserva che la relazione tecnica non quantifica gli oneri per l'istituzione e il funzionamento degli organismi paritetici sopra citati, nel presupposto che le relative attività possano essere finanziate nell'ambito delle disponibilità già esistenti presso i bilanci delle amministrazioni interessate. Con riferimento ai profili di copertura finanziaria, appare opportuno che il Governo confermi, come indicato nella relazione tecnica, che dall'istituzione e dal funzionamento della Commissione mista paritetica di cui all'articolo 9 del Trattato, nonché dei Comitati misti di cui agli articoli 10, 12, 13, 14 e 16, non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato dal momento che agli stessi si dovrebbe provvedere nell'ambito delle risorse già previste per il funzionamento degli organismi esistenti, nel caso del Comitato di cui all'articolo 13, o già assegnate a legislazione vigente alle amministrazioni competenti per analoghe finalità. Ritiene altresì opportuno che il Governo assicuri che in relazione alla partecipazione di tecnici esperti privati ai lavori della Commissione mista paritetica di cui all'articolo 9 si possa provvedere facendo ricorso a fondi già disponibili in bilancio.
L'articolo 10 del Trattato dispone che, sulla base di un ammontare di spesa complessiva concordato dalle Parti, l'Italia si impegna a realizzare interventi a favore del popolo libico, rinviando ad appositi Comitati misti la definizione sia delle modalità di esecuzione sia del limite di spesa da impegnare per ciascuna iniziativa. In particolare, si prevede, alla lettera a), la costruzione in Libia di duecento unità abitative, alla lettera b), l'assegnazione di borse di studio universitarie e post-universitarie per l'intero corso di studi, alla lettera c), un programma di cure, presso Istituti specializzati italiani a favore delle vittime dello scoppio di mine che non possono essere curati presso il Centro di

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riabilitazione ortopedica di Bengasi, realizzato con i fondi della cooperazione italiana, alla lettera d), il ripristino del pagamento delle pensioni di guerra ai titolari libici, civili e militari, e ai loro eredi che, sulla base della normativa italiana vigente, ne abbiano diritto e, alla lettera e), la restituzione alla Libia di manoscritti e reperti archeologici trasferiti in Italia in epoca coloniale, individuati dal Comitato misto di cui all'articolo 16 del Trattato. Gli oneri per tali disposizioni sono puntualmente quantificati dalla relazione tecnica e, a tale riguardo, ritiene che non vi siano osservazioni, nel presupposto - sul quale appare necessario acquisire una conferma da parte del Governo - che alcuni degli interventi previsti dalla norma siano modulabili, nell'ambito del limite di spesa complessivo concordato fra le Parti, consentendo comunque di rientrare nell'ambito delle risorse finanziarie oggetto della stima formulata dalla relazione tecnica. Con riferimento ai profili di copertura finanziaria, ritiene altresì opportuno che il Governo confermi, come indicato nella relazione tecnica, che agli eventuali oneri relativi alla restituzione dei reperti archeologici si provvederà previa adozione di un apposito provvedimento legislativo che stanzi le necessarie risorse.
L'articolo 19 del Trattato reca disposizioni in materia di collaborazione nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, prevedendo, in particolare, al comma 2 la promozione, per combattere l'immigrazione clandestina, della realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche. Il Governo italiano sosterrà il 50 per cento dei costi mentre, per il restante 50 per cento, le Parti contraenti chiederanno all'Unione Europea di farsene carico. Al riguardo, segnala che la relazione tecnica quantifica gli oneri relativi al 50 per cento del costo del controllo delle frontiere in 33.544.000 euro nel 2009, 61.200.000 euro nel 2010 e 57.700.000 per il 2011. In particolare, la relazione tecnica ipotizza un costo complessivo di 300 milioni di euro, di cui la metà a carico dell'Italia. Ipotizzando, inoltre, che saranno realizzati sistemi diversi di controllo, sia radar sia elettronici, la relazione tecnica non ritiene possibile che il sistema entri a regime sin dal primo anno e, pertanto, stima la distribuzione dei costi nell'arco del triennio. Al riguardo, premesso che l'ammontare indicato dalla relazione tecnica rappresenta una stima dei costi che dovrebbero essere sostenuti e tenuto conto, altresì, che l'imputazione all'Unione Europea del 50 per cento della spesa ha carattere programmatico, ritiene opportuno acquisire una valutazione da parte del Governo in ordine alla realizzabilità degli interventi previsti dalla norma anche contenendo l'onere nell'ambito della metà che sarà certamente finanziata dalla Parte italiana.
Fa, inoltre, presente che l'articolo 3 del disegno di legge di ratifica prevede l'applicazione di un'addizionale IRES nei confronti delle società e degli enti commerciali operanti nel settore della ricerca e della coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, con partecipazioni e con immobilizzazioni nette dedicate a tale attività con valore di libro superiore al 33 per cento della corrispondente voce del bilancio di esercizio, emittenti azioni o titoli equivalenti ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato ed aventi una capitalizzazione superiore a 20 miliardi di euro.
L'addizionale, pari al 4 per cento dell'utile prima delle imposte, è applicabile esclusivamente nel caso in cui dal conto economico risulti un'incidenza fiscale inferiore al 19 per cento. In ogni caso l'addizionale non è dovuta per gli esercizi in perdita e il relativo importo non può eccedere il minore tra l'importo determinato applicando all'utile prima delle imposte la differenza tra il 19 per cento e l'aliquota di incidenza fiscale risultante dal conto economico e l'importo di percentuali del patrimonio netto indicate dalla lettera b) del comma 2 dell'articolo 3. L'addizionale è dovuta a decorrere dall'esercizio che inizia successivamente al 31 dicembre 2008 e fino a quello in corso al 31 dicembre 2028. Ai fini del calcolo dei

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versamenti in acconto relativi al primo esercizio si fa riferimento a quella che sarebbe stata l'addizionale dovuta per l'esercizio precedente, ferma rimanendo la facoltà di fare riferimento allo stesso esercizio relativamente al quale la stessa si rende dovuta.
La relazione tecnica quantifica le maggiori entrate derivanti dalla norma in 214,2 milioni di euro per il 2009, 254,3 milioni di euro per il 2010 e 250,8 milioni di euro per il 2011, per poi indicare un importo annuale di ammontare oscillante tra un minimo di 181 milioni di euro e un massimo di 198 milioni di euro per il periodo compreso tra il 2012 e il 2028. Per il 2029 è previsto un gettito residuo pari a 4,2 milioni di euro. La quantificazione si basa sul presupposto che la norma determini un'addizionale IRES - applicabile solo a condizione che l'incidenza fiscale ai soli fini IRES risulti, sulla base delle risultanze del conto economico, inferiore al 19 per cento - il cui importo sarà pari al minore tra il 4 per dell'utile prima delle imposte, l'importo determinato applicando all'utile prima delle imposte la differenza tra il 19 per cento e l'aliquota di incidenza fiscale risultante dal conto economico e l'importo derivante all'applicazione delle previste percentuali sul patrimonio netto. Dai dati riportati nella relazione tecnica, si desume che il criterio che verrà utilizzato per l'applicazione dell'addizionale è quello commisurato al patrimonio netto che, come previsto dalla norma, determina il minor carico tributario addizionale. Segnala, inoltre, che in termini di cassa, la relazione tecnica assume che in ciascun esercizio l'acconto effettivo sia pari al 100 per cento dell'importo risultante dall'applicazione al patrimonio netto dell'esercizio precedente delle percentuali d'imposta prevista per l'esercizio in corso. Al riguardo, osserva che la quantificazione del gettito contenuta nella relazione tecnica risulta coerente con i dati di bilancio esposti da una società del settore che rientra nei requisiti di applicabilità dell'addizionale. Ritiene, comunque, necessario acquisire l'avviso del Governo circa un profilo che potrebbe incidere sul gettito atteso con l'introduzione della norma. Segnala, infatti, che la misura del gettito dell'addizionale potrebbe essere ridotta rispetto alle stime della relazione tecnica qualora, in base alla disposizione che prevede l'adozione del metodo di calcolo da cui discenda il minor carico tributario per la società soggetta ad addizionale, si determinino le condizioni per cui l'utilizzo del criterio commisurato al reddito dia luogo ad un gettito inferiore rispetto a quello commisurato al patrimonio.
Con riferimento all'articolo 4 del disegno di legge, che reca la copertura finanziaria del provvedimento, fa in primo luogo presente che, al fine di garantire l'allineamento temporale tra il verificarsi degli oneri e la disponibilità delle risorse utilizzate a copertura, appare necessario che il Governo confermi, sulla base di quanto indicato nella relazione tecnica, che le disposizioni di cui agli articoli 8, 10, lettere a) e d), e 19 decorrono dall'anno 2009 e che le disposizioni di cui all'articolo 10, lettere b) e c), decorrono dall'anno 2010. Ritiene infatti che tale chiarimento si renda necessario in quanto il testo del Trattato non reca esplicite indicazioni circa la decorrenza temporale di tali oneri. Segnala, inoltre, che l'onere indicato dall'articolo 4 ha carattere permanente, mentre le maggiori entrate derivanti dalla previsione di una specifica addizionale all'imposta sul reddito delle società, delle quali è previsto l'utilizzo ai sensi dell'articolo 3, si esauriranno nell'anno 2029. Infatti, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, l'addizionale è dovuta a decorrere dall'esercizio che inizia successivamente al 31 dicembre 2008 e fino a quello in corso al 31 dicembre 2029. Segnala, tuttavia che solo alcuni degli oneri previsti dal provvedimento sembrerebbero avere, sulla base di quanto indicato nella relazione tecnica, carattere permanente. Si tratta, in particolare, degli oneri connessi all'assegnazione di borse di studio di cui all'articolo 10, lettera b), del Trattato e al riconoscimento delle pensioni di guerra di cui all'articolo 10, lettera d) del Trattato. Con riferimento a tali interventi, ritiene necessario che il Governo chiarisca se questi

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possano produrre i loro effetti solo fino all'anno 2029. Tale chiarimento è a suo avviso necessario al fine di riformulare la clausola di copertura prevista dall'articolo 4 in modo da garantire l'allineamento temporale della stessa con le maggiori entrate previste dall'articolo 3. Con riferimento alla clausola di salvaguardia, segnala che la relazione tecnica specifica che la essa è prevista solo al fine di coprire gli eventuali maggiori oneri derivanti dai rischi di cambio connessi all'adozione degli impegni previsti dal Trattato in dollari, anziché in euro. Pertanto, ritiene debba valutarsi l'opportunità di riferire la suddetta clausola di salvaguardia esclusivamente agli oneri derivanti dall'articolo 8 del Trattato, i quali sono gli unici espressi in dollari. Ricorda, infine, che in base alla relazione tecnica le maggiori entrate di cui all'articolo 3 sono utilizzate integralmente sino all'anno 2011. Conseguentemente, l'esplicita previsione di cui all'articolo 3 dell'utilizzo di parte delle maggiori entrate derivanti dal suddetto articolo deve intendersi riferito solo ai seguenti esercizi: 2012, 2014, 2015, 2016, 2018, 2019, 2020, 2021, 2022, 2023, 2024, 2026, 2027 e 2028.
Conclusivamente, osserva che il provvedimento in esame non affronta la questione degli indennizzi per i cittadini italiani espulsi dalla Libia, auspicando tuttavia che in un prossimo provvedimento sia finalmente individuata una soluzione per tale delicato problema.

Antonio MISIANI (PD) osserva che il Trattato in esame non costituisce tanto un atto bilaterale tra la Repubblica italiana e la Libia, quanto piuttosto un autentico accordo trilaterale, che coinvolge accanto al nostro Paese e alla Libia, l'Eni, un autentico Stato nello Stato, tenuto conto della copertura finanziaria prevista dall'articolo 3 del disegno di legge di ratifica, che sostanzialmente pone in capo all'Eni l'intero onere del provvedimento. Segnala, peraltro che gli oneri derivanti dalla ratifica dell'accordo con la Libia sono particolarmente ingenti e di poco inferiori alle risorse messe in campo dal Governo per fronteggiare la crisi economica globale nell'ambito del decreto-legge n. 185 del 2008, del quale la Camera ha recentemente concluso l'esame. Quanto agli aspetti di competenza della Commissione bilancio, ritiene che sussistano rilevanti margini di incertezza con riferimento all'ammontare delle entrate utilizzate a copertura del provvedimento, anche in ragione della durata ventennale degli oneri. Alla luce di tale considerazione e tenuto conto del fatto che l'addizionale all'IRES prevista dall'articolo 3 del disegno di legge è posta in carico ad un unico soggetto imprenditoriale, valuta assolutamente necessario che il rappresentante del Governo fornisca chiarimenti molto analitici con riferimento alle maggiori entrate previste da tale disposizione e, in particolare, agli effetti dell'eventuale venir meno dei requisiti previsti per l'applicabilità dell'addizionale dal comma 1 del medesimo articolo 3. Ritiene altresì opportuno che il Governo chiarisca quale sia la sorte degli impegni assunti con il Trattato in esame qualora non dovessero cessare gli sbarchi dei clandestini provenienti dalla Libia, posto che è comunque necessario ottemperare agli accordi raggiunti in sede internazionale.

Pier Paolo BARETTA (PD), nel ricordare che il relatore ha richiamato la previsione di controlli delle frontiere terrestri libiche con il contributo di società italiane, osserva che a tale onere si dovrebbe fare fronte anche con risorse comunitarie in quanto, in considerazione della libertà di circolazione prevista all'interno della Comunità, il compito assunto dall'Italia interessa anche i partner comunitari. Più in generale, rileva la necessità di acquisire puntuali elementi di risposta da parte del Governo sui profili problematici di carattere finanziario del provvedimento.

Gian Luca GALLETTI (UdC) osserva come sia chiaro a tutti che con l'articolo 3 del disegno di ratifica si stia introducendo nel nostro sistema fiscale una sorte di fratello minore della Robin Hood tax, prevista dall'articolo 81 del decreto-legge n. 112 del 2008. A tale riguardo, osserva

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che l'introduzione di un'addizionale sul reddito delle società, imputabile essenzialmente alla sola Eni, appare suscettibile di determinare minori introiti per la finanza pubblica, in quanto si realizzerebbe una riduzione degli utili spettanti agli azionisti di tale società e quindi anche allo Stato. Segnala, inoltre, che il gettito dell'addizionale previsto dalla relazione tecnica rischia di essere fittizio, in quanto l'effettivo verificarsi delle condizioni previste dall'articolo 3 appare estremamente aleatorio. In proposito, osserva, infatti, che in ambito economico non è assolutamente possibile procedere all'elaborazione di credibili stime relative all'andamento di una società nel successivo ventennio, segnalando che sovente anche i piani di carattere triennale elaborati dagli imprenditori vengono ampiamente disattesi, in relazione alle oscillazioni dei mercati di riferimento. In ogni caso, sottolinea che la formulazione dell'articolo 3 subordina l'applicazione dell'addizionale all'IRES ad un rilevante numero di requisiti, richiedendo, in particolare, che le disposizioni si applichino alle sole imprese con una capitalizzazione superiore a venti miliardi di euro e che l'addizionale si applichi a condizione che l'impresa non sia in perdita nell'esercizio di riferimento e che non risulti un'incidenza fiscale ai fini IRES superiore al diciannove per cento. Osserva che tali requisiti potrebbero non realizzarsi stabilmente nel corso dei venti anni di applicabilità della disposizione, mettendo così a rischio la copertura finanziaria del provvedimento, e, pertanto, chiede al rappresentante del Governo di voler fornire precisi elementi di informazione al riguardo.

Massimo VANNUCCI (PD) richiama le critiche internazionali al trattato, legate anche al fatto che lo stesso prevede per la prima volta il riconoscimento da parte di una potenza ex-coloniale delle colpe del passato coloniale. Osserva che tale riconoscimento potrebbe indurre ad effetti finanziari negativi qualora altre nostre ex-colonie, come l'Albania, l'Etiopia, la Somalia e l'Eritrea avanzassero analoghe richieste. Ritiene inoltre che ci si debba interrogare sull'accoglienza che la ratifica del provvedimento potrà avere tra gli italiani espulsi dalla Libia a seguito della presa di potere di Gheddafi, che invece continuano a vedersi negati i dovuti indennizzi.

Marco MARSILIO (PdL), pur dichiarandosi consapevole del fatto che non è questa la sede propria per affrontare le questioni attinenti al merito del provvedimento, ritiene necessario richiamare l'esigenza di individuare una soluzione all'annosa problematica degli indennizzi per i nostri concittadini espulsi dalla Libia. Nel corso della discussione presso la Commissione di merito, il rappresentante del Governo ha fatto presente l'opportunità di affrontare tale questione congiuntamente a quella relativa agli indennizzi per gli esuli giuliano-dalmati, al fine di consentire un esame sistematico delle problematiche. In quella sede, peraltro, il sottosegretario ha evidenziato la necessità che le Commissioni affari esteri e bilancio avviino un percorso di lavoro comune per la definizione della disciplina degli indennizzi per gli esuli dalla Libia. In questa ottica, ribadendo il proprio orgoglio per il raggiungimento dell'accordo oggi in esame, che pone fine a decenni di incomprensioni e contenziosi, sottolinea come sia doveroso provvedere in questa sede o, comunque, entro tempi brevissimi, alla risoluzione della dolorosa situazione degli esuli dalla Libia, che si protrae da ormai troppo tempo.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI, con riferimento alle osservazioni del relatori sugli articoli 9, 10, 12, 13, 14 e 16, che istituiscono una serie di organismi a composizione mista, fa presente che le spese sono limitate alle sole riunioni che vengono finanziate con le risorse disponibili a legislazione vigente in quanto per l'istituzione ed il funzionamento non si sostiene alcun onere a carico del bilancio dello Stato. Per quanto riguarda la partecipazione di tecnici esperti privati ai lavori della Commissione mista paritetica di cui all'articolo 9, fa presente che tale voce non

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è quantificata in quanto, in base all'esperienza di precedenti accordi, è un'ipotesi che si verifica raramente. Quanto all'articolo 10, precisa che la restituzione dei reperti archeologici, qualora verrà effettuata, sarà attuata con apposito provvedimento legislativo, mentre, per quanto attiene l'articolo 19, la quantificazione degli oneri per la realizzazione di un sistema di controlli alle frontiere rappresenta un tetto di spesa, e comunque non prevede la relativa manutenzione, che sarà a carico della Libia. Per quanto attiene all'articolo 3 del disegno di legge, fa presente che la disposizione riguarda le imprese operanti nel settore energetico e dunque principalmente la società Eni, relativamente alla quale si è verificato come la relazione tecnica sia in linea con i dati contenuti nel bilancio della stessa società. Circa gli altri soggetti potenzialmente interessati all'applicazione dell'addizionale, segnala che attraverso l'analisi della serie storica del tax rate delle società del settore, è stata verificata una sostanziale stabilità dello stesso negli anni, tale da consentire di proiettare in modo attendibile i dati contabili e fiscali degli anni futuri. Sottolinea, peraltro, come tale regolarità sia giustificata dalle condizioni di mercato prevalenti nel settore caratterizzato da bassi livelli di concorrenzialità, alte barriere all'entrata e presenza di rendite di posizione. Alla luce di quanto sopra esposto, ritiene pertanto di poter confermare il gettito indicato nella relazione tecnica. Con riferimento alla clausola di copertura di cui all'articolo 4 del disegno di legge, conferma che gli oneri discendenti dagli articoli 8, 10, lettere a) e d), e 19 decorrono dal 2009, mentre quelli derivanti dall'articolo 10, lettere b) e c), decorrono dal 2010. Per quanto riguarda le spese che si protrarranno oltre il 2028, dovrebbe trattarsi di importo esiguo limitato solo al pagamento delle borse di studio. Fa, infine, presente che la clausola di salvaguardia, di cui al comma 2 dell'articolo 4, si riferisce al solo articolo 8, in quanto consente di far fronte a eventuali maggiori oneri derivanti dalle oscillazioni di cambio.
Con riferimento alle osservazioni svolte nel corso del dibattito, osserva come sul tema degli indennizzi ai cittadini italiani espulsi dalla Libia si sia sempre registrata una sostanziale condivisione tra le diverse parti politiche ed auspica che si possa in tempi rapidi addivenire ad una soddisfacente soluzione legislativa di tale problema.

Lino DUILIO (PD) ritiene assolutamente necessario acquisire dal Governo ulteriori elementi di chiarificazione con riferimento agli oneri del provvedimento e alle relative coperture, chiedendo pertanto di rinviare il seguito dell'esame del disegno di legge di ratifica. Sottolinea, infatti, che il provvedimento, pur recando oneri che si manifesteranno con certezza fino all'anno 2028, prevede che alla relativa copertura si faccia fronte con maggiori entrate estremamente aleatorie, evidenziando, in particolare, come nei prossimi venti anni potranno realizzarsi mutamenti delle condizioni di mercato allo stato assolutamente imprevedibili. Ritiene, pertanto, che qualora si decida di esprimere un parere favorevole sul provvedimento in assenza di ulteriori elementi di chiarimento da parte del Governo, si darebbe vita ad un precedente particolarmente pericoloso per il futuro.

Antonio MISIANI (PD) rileva che i chiarimenti forniti sull'articolo 3 risultano fragili. Osserva che bisognerebbe avere a disposizione una serie storica dei bilanci dell'Eni, per comprendere la sostenibilità della simulazione operata dalla relazione tecnica, tenendo conto della rilevanza delle somme coinvolte. Ricorda peraltro che una semplice operazione di riassetto societario, quale una divisione della società, potrebbe far venire meno uno dei requisiti previsti per la tassazione. Segnala infine che non sono considerati gli effetti dell'addizionale sui dividendi da erogare all'azionista pubblico, che detiene il 20 per cento della società nonché quelli indiretti per tutti i consumatori, derivanti dai possibili incrementi dei costi dei servizi erogati dall'Eni.

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Giulio CALVISI (PD) segnala come né il rappresentante del Governo né il relatore abbiano fornito chiarimenti in ordine ai possibili effetti finanziari derivanti dall'applicazione dell'articolo 19, comma 2, del Trattato, che prevede la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, analogamente a quanto in passato realizzato dall'Italia in altri Paesi. In base alla richiamata disposizione, infatti, il Governo italiano dovrà sostenere il cinquanta per cento dei costi di realizzazione del sistema, mentre per il restante cinquanta per cento, l'Italia e la Libia chiederanno un intervento dell'Unione europea, la quale dovrebbe farsi carico delle spese sulla base di intese a suo tempo intervenute tra la Commissione europea e la Libia. Poiché tale ultima previsione sembra avere natura meramente programmatica, non trovando riscontro in atti concretamente adottati o discussi in sede europea, ritiene assolutamente necessario che il Governo fornisca puntuali chiarimenti in ordine all'assenza di oneri per il bilancio dello Stato ulteriori rispetto a quelli quantificati dalla relazione tecnica allegata al provvedimento.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI osserva che il mercato dei prodotti rilevanti per l'ENI ha una sostanziale stabilità e pertanto nell'arco temporale previsto dal provvedimento è ragionevole attendersi la dinamica degli oneri assunta dalla relazione tecnica. Né risulta realistico prevedere una modifica dell'assetto del mercato italiano tale da incidere sui rendimenti dell'ENI medesima. Ricorda poi che il diritto internazionale offre strumenti per rinegoziare gli accordi in caso si manifestassero difficoltà di attuazione.

Claudio D'AMICO (LNP), relatore, ritiene particolarmente significative le precisazioni del rappresentante del Governo relative al carattere pattizio delle disposizioni in esame, sottolineando che l'articolo 5 del Trattato stesso prevede che le controversie relative alla sua applicazione siano definite dalle parti in modo pacifico. Inoltre, qualora ciò non avvenisse vi sarebbe comunque la possibilità per il Governo di denunciare il Trattato.

Andrea ORLANDO (PD) osserva che la replica del Governo peggiora la situazione, in quanto la sostenibilità della copertura viene legata alla certezza della mancata liberalizzazione del settore energetico, il che è affermazione grave data l'anomalia della situazione italiana nel settore in cui opera l'Eni, anche con riferimento alla normativa comunitaria.

Pier Paolo BARETTA (PD) osserva che l'opposizione non intende contestare il Trattato concluso con la Libia, in quanto, come ha sempre fatto, vuole garantire il mantenimento di un ampio consenso intorno alle decisioni in materia di politica internazionale. Ritiene tuttavia necessario acquisire ulteriori chiarimenti sulla copertura finanziaria del provvedimento, che, come è emerso dal dibattito fin qui svoltosi, presenta significativi elementi di criticità. Chiede, pertanto, di rinviare il seguito dell'esame del provvedimento, al fine di acquisire nuovi elementi informativi da parte del rappresentante del Governo, che consentirebbero anche all'opposizione di esprimere una valutazione favorevole sulla copertura finanziaria del disegno di legge.

Gioacchino ALFANO (PdL) rileva che il Governo non può cambiare i contenuti del Trattato e vi è l'impegno politico di entrambi i Paesi a completare le procedure di ratifica entro il mese di gennaio.

Massimo BITONCI (LNP) ritiene che, anche al fine di consentire il mantenimento di sereni rapporti tra l'Italia e la Libia, appare necessario concludere l'esame del provvedimento nella seduta odierna.

Pier Paolo BARETTA (PD) osserva di aver richiesto non il rinvio della discussione del provvedimento in Assemblea, ma il rinvio dell'espressione del parere.

Lino DUILIO (PD) sottolinea come alla Commissione bilancio sia attribuito un

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compito particolarmente delicato in ordine alla verifica della copertura finanziaria dei provvedimenti, che non si esaurisce in un'attività di mera consulenza nei confronti dell'Esecutivo. Con specifico riferimento ai chiarimenti forniti dal rappresentante del Governo, segnala come, sulla base della ricostruzione prospettata, l'adozione di politiche volte a liberalizzare il mercato petrolifero finirebbe paradossalmente per mettere a serio rischio la copertura finanziaria del provvedimento.

Massimo VANNUCCI (PD) rileva che l'Accordo Italia-Libia quantifica gli oneri stimati dall'articolo 8 in valuta USA, il che è singolare in una fase in cui tale valuta risulta particolarmente debole sui mercati internazionali. Torna a richiamare poi, oltre alla questione degli italiani espulsi dalla Libia, su cui anche altri colleghi si sono soffermati, il problema del riconoscimento delle colpe coloniali, da cui potrebbero, indirettamente, derivare conseguenze finanziarie negative per l'Italia con riferimento ai rapporti con altre ex-colonie.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, alla luce delle richieste di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento, sospende brevemente la seduta al fine di acquisire elementi in ordine alla calendarizzazione dell'esame dello stesso da parte dell'Assemblea.

La seduta, sospesa alle 14.45, è ripresa alle 16.05.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, a seguito degli approfondimenti svolti, rileva che l'avvio della discussione del provvedimento in Assemblea è previsto per la seduta di lunedì 19 gennaio e conseguentemente la Commissione di merito è in attesa del parere della Commissione bilancio per conferire al relatore il mandato a riferire favorevolmente sul provvedimento. Alla luce di tali circostanze, ritiene quindi necessario che la Commissione bilancio esprima il proprio parere nella seduta odierna.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI, rilevata la strumentalità di alcune reazioni di esponenti dell'opposizione alle sue precedenti dichiarazioni, constata la difficoltà di modificare la copertura del provvedimento che, data la rilevanza della questione affrontata dallo stesso, dovrebbe essere approvata dal Consiglio dei ministri. Ritiene tuttavia di poter integrare i chiarimenti già forniti alla Commissione con ulteriori elementi al fine di confermare la sostenibilità della copertura finanziaria e si impegna a fornire tali elementi prima dell'avvio della discussione del provvedimento in Assemblea.

Claudio D'AMICO (LNP), relatore, alla luce dei chiarimenti forniti dal rappresentante del Governo e preso atto del suo impegno a fornire ulteriori elementi di valutazione, formula quindi la seguente proposta di parere:
«La V Commissione,
esaminato il disegno di legge C. 2041, recante «Ratifica Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione Italia-Libia, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008»;
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, per cui in base ai dati disponibili il gettito atteso dall'addizionale IRES di cui all'articolo 3 risulterà sufficiente negli anni a venire a coprire gli oneri derivanti dal provvedimento, anche tenuto conto del presumibile andamento del settore;
nel presupposto che:
l'addizionale all'imposta sul reddito delle società si applichi nei confronti delle società e degli enti commerciali che presentino tutti i requisiti di cui alle lettere a), b) e c) del comma 1 dell'articolo 3;
il Ministero dell'economia e delle finanze provvederà al monitoraggio delle maggiori entrate derivanti dall'attuazione dell'articolo 3;
dall'istituzione della Commissione mista paritetica di cui all'articolo 9, e dai Comitati di cui agli articoli 10, 12, 13, 14

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e 16 del Trattato non deriveranno nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato;
le disposizioni di cui all'articolo 10, lettere b) e c), decorrono dall'anno 2010;
le disposizioni di cui all'articolo 10, lettere b) e d) del Trattato producono i loro effetti fino all'anno 2029;
agli eventuali oneri relativi alla restituzione dei reperti archeologici di cui all'articolo 10, lettera e) del Trattato si provvederà con apposito provvedimento legislativo;
l'eventuale mancata erogazione da parte dell'Unione europea del 50 per cento delle spese per la realizzazione del controllo delle frontiere terrestri libiche previsto dall'articolo 19, comma 2, del Trattato non determinerà comunque un aumento della spesa a carico dello Stato italiano,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:
sostituire il comma 1 dell'articolo 4 con il seguente: «1. Agli oneri derivanti dall'attuazione degli articoli 10, lettere a), b), c) e d), e 19 del Trattato di cui all'articolo 1, pari a euro 34.200.200 per l'anno 2009, a euro 74.216.200 per l'anno 2010, a euro 70.716.200 per l'anno 2011 e a euro 1.336.200 per ciascuno degli anni dal 2012 al 2029, e a quelli derivanti dall'attuazione dell'articolo 8 dello stesso Trattato, valutati in 180 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2009 al 2028, si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dall'attuazione dell'articolo 3.»;
al comma 2 dell'articolo 4, sostituire le parole: «derivanti dall'attuazione della presente legge» con le seguenti: «derivanti dall'attuazione dell'articolo 8 del Trattato di cui all'articolo 1 della presente legge».».

Pier Paolo BARETTA (PD), intervenendo per dichiarazione di voto, segnala preliminarmente l'esigenza di una migliore organizzazione dei lavori dell'Assemblea per evitare le difficoltà emerse nell'esame del provvedimento. Inoltre, pur apprezzando la disponibilità del Governo a fornire ulteriori elementi di chiarimento, rileva che questi dovrebbero essere forniti prima dell'espressione del parere. Per questi motivi annuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere, specificando che tale decisione deriva esclusivamente dalla convinzione che la copertura del provvedimento non risulti idonea a garantire l'attuazione del Trattato e pertanto la contrarietà riguarda i profili finanziari e non il merito del Trattato, che invece il suo gruppo ritiene condivisibile.

La Commissione approva la proposta di parere.

La seduta termina alle 16.15.

ATTI COMUNITARI

Giovedì 15 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 15.45.

Programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per il 2009 e programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea presentato dalle Presidenze francese, ceca e svedese.
COM(2008)712 definitivo - 11249/08.

(Relazione alla XIV Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame degli atti in titolo.

Chiara MORONI (PdL), relatore, segnala preliminarmente che dei due documenti oggi al nostro esame - il programma legislativo e di lavoro della Commissione

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europea per il 2009 e il programma di lavoro dei «diciotto mesi» delle tre presidenze di turno dell'UE (francese, ceca e svedese) - essenzialmente il primo presenta aspetti di significativo interesse per la nostra Commissione con riguardo al metodo sia per alcune indicazioni di merito. Con riferimento al metodo, il programma si concentra su un numero limitato di iniziative prioritarie, evitando una elencazione lunga e generica di obiettivi e misure eterogenei spesso operata dalla Commissione negli anni passati e tuttora presente nel programma delle tre presidenze. La scelta della Commissione europea - sicuramente pragmatica e condivisibile - risponde essenzialmente a due esigenze. Per un verso, il programma assume un arco temporale circoscritto per tenere conto dell'imminente conclusione della legislatura europea e dal conseguente rinnovo del Parlamento europeo, che avrà luogo nel giugno del 2009, e di quello della Commissione che sarà operato in novembre. Per altro verso, il documento, pur contemplando interventi nei vari settori di attività dell'UE, mira soprattutto a fornire risposte immediate per affrontare la crisi economica e finanziaria internazionale nonché la crisi istituzionale che l'UE sta attraversando. Ed è proprio con riferimento alle risposte alla crisi economica che il programma legislativo presenta gli aspetti di maggiore interesse per la nostra Commissione. Il documento, infatti, oltre a sottolineare il valore aggiunto assicurato dall'euro come fattore di stabilità, individua quale contributo specifico che può essere offerto dall'Unione europea ai fini di un intervento rapido e mirato nella sua capacità di promuovere il coordinamento delle iniziative assunte dai diversi Stati membri e dalla stessa Unione nonché di favorire «un approccio europeo comune in sede di elaborazione di una risposta internazionale alla crisi economica». L'impostazione prospettata nel programma ha trovato puntuale traduzione nel Piano europeo per la ripresa economica, presentato dalla Commissione europea il 26 novembre scorso ed approvato dal Consiglio europeo dell'11 e del 12 dicembre 2008.
Ricorda che il piano, alla cui predisposizione l'Italia ha concorso in misura significativa soprattutto grazie all'azione del ministro Tremonti, costituisce a mio avviso la cornice rispetto alla quale dovrebbero essere definiti nei prossimi mesi gli interventi di politica economica e finanziaria del nostro Governo a livello di UE. In proposito, si sofferma su alcuni elementi a suo giudizio di particolare rilievo. In primo luogo, il piano riserva una particolare attenzione agli interventi in favore delle piccole e medie imprese, prospettando il ricorso a diversi strumenti, quali un accesso più agevole al credito, soprattutto avvalendosi di 30 miliardi di euro specificamente stanziati dalla Banca europea per gli investimenti BEI per prestiti alle PMI; la riduzione e la semplificazione degli oneri amministrativi per le piccole e medie imprese, al fine di conseguire il più generale l'obiettivo di riduzione del 25 per cento entro il 2012 e l'introduzione di regole più flessibili per la concessione di aiuti di Stato alle piccole e medie imprese. Ritiene che questo scenario disegnato dal programma legislativo e dal piano di ripresa economica costituisca un indubbio successo del Governo italiano, che ha rivendicato a più riprese la centralità delle piccole e medie imprese per il rilancio della competitività e della crescita economia nell'Unione europea. Rileva pertanto, la necessità che l'Italia si adoperi sia sul versante europeo sia su quello nazionale affinché il nostro sistema produttivo si avvalga pienamente di tutte le opportunità previste del piano. A livello europeo, va assicurata una piena applicazione delle misure già adottate a favore delle piccole e medie imprese e una rapida adozione degli ulteriori strumenti non ancora posti in essere. Si riferisce, in particolare, all'attuazione delle misure previste nell'Atto sulle piccole imprese, presentato dalla Commissione europea nel giugno 2008, che include alcune proposte legislative ispirate al principio «Pensare anzitutto in piccolo». Sul versante interno, chiede anzitutto di assicurare un effettivo accesso

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delle piccole e medie imprese italiane ai prestiti BEI e valutare l'adozione di misure di sostegno alle piccole e medie imprese avvalendosi della maggiore flessibilità consentita nell'applicazione delle regole sugli aiuti di stato. Un secondo aspetto positivo è costituito dall'incremento delle risorse finanziarie che l'UE metterà a disposizione per azioni di rilancio dell'economia europea. A dire il vero, il contributo diretto del bilancio dell'UE sarà piuttosto modesto; non sono infatti previste risorse aggiuntive rispetto al massimale di spesa previsto dal quadro finanziario 2007-2013 ma soltanto anticipazioni al 2009 e al 2010 di stanziamenti previsti per gli anni successivi (2011-2013) nonché l'estensione del cofinanziamento dei fondi strutturali ad ulteriori settori o misure (è il caso del finanziamento di ammortizzatori sociali con stanziamenti del Fondo sociale europeo di cui l'Italia si è peraltro tempestivamente avvalsa). Ben più rilevante è invece ruolo della BEI che ha deciso un consistente aumento dei finanziamenti non solo alle piccole e medie imprese, come ho già ricordato, ma anche per ulteriori investimenti, in particolare in relazione alle energie rinnovabili, a sostegno del settore automobilistico, nonché per la creazione di un fondo europeo per l'energia, i cambiamenti climatici e le infrastrutture («fondo Margherita»). Chiede a questo riguardo che il Governo garantisca che il sistema produttivo italiano benefici di una congrua percentuale di tali prestiti, quanto meno non inferiore alla quota del capitale BEI sottoscritta dal nostro Paese. Ricorda infatti che attualmente l'Italia, al pari di Francia, Germania e Regno Unito, detiene una quota del 16,17 per cento del capitale BEI (pari a 164,8 miliardi euro) a fronte del 9,7 per cento della Spagna e del 4,48 di Belgio e Olanda. Crede, tuttavia, che l'aspetto più critico ed insoddisfacente del programma legislativo e del piano risieda nel fatto che lo sforzo finanziario complessivo dell'UE a sostegno della crescita e dell'occupazione risulti ancora insufficiente. Il mancato conseguimento entro il 2010 degli obiettivi fissati della Strategia di Lisbona risulta del resto determinato in misura significativa proprio dall'insufficienza delle risorse finanziarie - pubbliche e private - reperibili a livello nazionale. L'esperienza della politica di coesione dimostra invece l'utilità di un cofinanziamento europeo che, in virtù del principio di addizionalità, funga da leva per lo stanziamento di fondi nazionali. Per il reperimento di risorse adeguate a livello europeo occorre rilanciare la proposta - già avanzata a più riprese da alcuni anni dal Ministro Tremonti - di emettere titoli di debito europei per il finanziamento di progetti ad alto valore aggiunto in alcuni settori di interesse comune (ad esempio, infrastrutture, energia, innovazione, ricerca, difesa). In questa fase critica, l'UE può e deve osare di più, anche ricorrendo all'indebitamento. L'Europa si trova infatti in un'evidente posizione di vantaggio rispetto alle altre grandi economie, ed in particolare agli Stati Uniti: il settore privato e meno indebitato e non esistono, pertanto, ostacoli economici e finanziari insormontabili al ricorso all'emissione di debito. La Commissione e il Consiglio dovrebbero inoltre farsi carico in maniera più significativa e più ampia degli effetti sull'economia reale della crisi finanziaria internazionale. Così come, per quanto riguarda il Patto di stabilità e crescita, è stata riconosciuta la possibilità di una gestione più flessibile del Patto stesso, anche per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi per le politiche di coesione e dei fondi strutturali, andrebbero introdotti criteri di flessibilità e semplificate le relative procedure. In conclusione, rileva che il programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2009 ponga nel suo complesso le basi per un recupero significativo del ruolo politico dell'Unione, concentrando l'azione delle istituzioni su obiettivi politici qualificanti e mettendo a disposizione degli Stati membri strumenti effettivamente idonei a contrastare la crisi e ad avviare la ripresa dell'economia europea. Si riserva pertanto di presentare nella prossima seduta una proposta di relazione alla XIV Commissione che rifletta

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i punti che ha richiamato, nonché gli ulteriori elementi che emergeranno nel corso del dibattito in Commissione.

Gioacchino ALFANO (PdL) richiama l'attenzione su uno dei temi di maggiore interesse per la Commissione tra quelli trattati nel programma legislativo della Commissione e degli altri strumenti di programmazione politica e legislativa: la politica di coesione. Osserva che i documenti in esame incidono sulla politica di coesione sotto diversi profili, quali il contributo decisivo che i fondi strutturali possono fornire all'attuazione del piano per la ripresa dell'economia europea; lo sviluppo della dimensione territoriale della coesione e le prospettive della politica di coesione nell'ambito della riforma del bilancio dell'UE. In questo contesto, segnala che la politica di coesione rimane uno strumento fondamentale ed imprenscindibile per finanziare misure di rilancio della competitività e dell'occupazione. Questa è a suo avviso una smentita per chi ritiene che la politica di coesione e i fondi strutturali debbano svolgere in futuro solo una funzione secondaria, ancillare e limitata a pochi interventi nei soli nuovi Stati membri. Inoltre, il futuro della coesione nella programmazione finanziaria post 2013 è dunque un tema cruciale per il processo di integrazione europea e soprattutto per il nostro Paese. In considerazione di ciò, segnala che nella relazione da approvare sul documento dovrebbe essere inseriti due precisi orientamenti per l'azione del Governo. Per un verso, è essenziale che l'Italia promuova nelle competenti sedi europee e a livello nazionale il ricorso più ampio agli stanziamenti dei fondi strutturali previsti dal piano di ripresa economica per il sostegno alle piccole imprese e all'occupazione. Il Governo si è mosso già nella giusta direzione ottenendo l'utilizzo degli stanziamenti del fondo sociale europeo per gli ammortizzatori sociali. Per altro verso, occorre definire tempestivamente proposte pragmatiche ma ambiziose per la riforma della politica di coesione che assicurino risorse finanziare adeguate per il nostro Paese, in particolare per le regioni dell'attuale obiettivo convergenza. Ritiene infatti che l'Italia non possa perdere questo strumento fondamentale per il sostegno allo sviluppo economico, soprattutto per l'effetto leva che esso assicura rispetto ai finanziamenti pubblici e privati. Osserva come la Commissione possa, anche in vista delle prossime riunioni interparlamentari organizzate dal Parlamento europeo su questo tema, svolgere un ruolo chiave per tutelare l'interesse nazionale, coordinando la posizione di Governo e regioni.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di martedì.

La seduta termina alle 16.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 15 gennaio 2009. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 16.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2006/117/EURATOM del Consiglio, del 20 novembre 2006, relativa alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito.
Atto n. 53.

(Rilievi alla VIII Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo in oggetto.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente preliminarmente che la Commissione non potrà procedere alla conclusione dell'esame, in quanto sul provvedimento non si è ancora espressa la Conferenza

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unificata per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le autonomie locali.

Roberto SIMONETTI (LNP), relatore, illustra il contenuto dello schema di decreto legislativo il quale reca l'attuazione della direttiva 2006/117/EURATOM del Consiglio del 20 novembre 2006, relativa alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito. Le norme, modificando e integrando il decreto legislativo n. 230 del 1995, dispongono, tra l'altro, che la procedura di autorizzazione per la spedizione, l'importazione e l'esportazione di rifiuti radioattivi, prevista dall'articolo 32 del decreto legislativo n. 230 del 1995, sia estesa anche al combustibile nucleare esaurito. Inoltre, aggiungendo due nuovi commi all'articolo 32 del decreto legislativo (comma 2, lettera g), disciplina i casi per i quali non sia possibile rifiutare l'autorizzazione (articolo 1, commi 1 e 2). Si prevedono altresì nuove fattispecie sanzionatorie che si aggiungono a quelle già previste dall'articolo 137 del decreto legislativo (articolo 1, comma 3); nuove definizioni che si associano a quelle già previste all'articolo 7 del decreto legislativo menzionato (articolo 1, comma 6); l'obbligo di sorveglianza radiometrica per i soggetti che esercitano attività di importazione, raccolta, deposito o che attuano operazioni di fusione di rottami o altri materiali metallici di risulta. In caso di rilevazione della presenza di livelli anomali di radioattività, tali soggetti devono predisporre tutte le misure idonee ad evitare il rischio di esposizione delle persone, e dandone immediata comunicazione alle autorità competenti (prefetto, organi del Servizio sanitario nazionale, comando provinciale dei vigili del fuoco, agenzie regionali di protezione ambientale) che adottano provvedimenti opportuni a preservare da rischi le persone e l'ambiente. In particolare, i prefetti possono predisporre anche il rinvio dell'intero carico incriminato, o di parte di esso, all'eventuale soggetto estero responsabile dell'invio, con tutte le spese di spedizione a carico dello stesso soggetto estero (articolo 1, comma 7). Si prevede inoltre un regime transitorio per i provvedimenti autorizzativi di cui all'articolo 32 del decreto legislativo e per le disposizioni relative alla sorveglianza radiometrica di cui all'articolo 157 del citato decreto legislativo (articoli 2 e 3).
Con riferimento ai profili di interesse della Commissione, rileva che il provvedimento reca, all'articolo 4, una clausola di invarianza degli oneri. In proposito, la relazione finanziaria afferma che dall'attuazione delle norme non discendono nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica in quanto non vengono disposte nuove funzioni in capo alle autorità interessate, che provvederanno allo svolgimento dei compiti assegnati dalla legislazione vigente con le dotazioni umane, strumentali e finanziarie disponibili. Segnala che la Ragioneria generale dello Stato ha dichiarato, con nota del 22 dicembre 2008, di non avere osservazioni da formulare per l'ulteriore corso del provvedimento. Al riguardo, ritiene però opportuno che il Governo assicuri che nelle procedure di rinvio al soggetto estero mittente del carico con livelli anomali di radioattività, di cui all'articolo 1, comma 7, le eventuali spese anticipate possano essere recuperate.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI, concordando sull'esigenza di rinviare la conclusione dell'esame dello schema al fine di consentire l'acquisizione del previsto parere della Conferenza unificata, conferma, comunque, che dal provvedimento in esame non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Pier Paolo BARETTA (PD) osserva che il Governo dovrebbe chiarire se le spese anticipate per il rinvio al soggetto estero mittente di carichi con livelli anomali di radioattività possono essere oggetto di successivo recupero.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.05.