CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 dicembre 2008
109.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 97

SEDE CONSULTIVA

Martedì 16 dicembre 2008. - Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

La seduta comincia alle 14.05.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2009) (C. 1713-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato).
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (C. 1714-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato).
Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2009 (limitatamente alle parti di competenza).
(Parere alla V Commissione).
(Esame congiunto e conclusione - Relazione favorevole).

La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto.

Gianluca PINI (LNP), relatore, ricorda, per quanto attiene al disegno di legge Finanziaria per il 2009, che nel corso dell'esame al Senato sono stati aggiunti alcuni commi all'articolo 2 (ora composto da 50 commi rispetto ai 43 del testo licenziato dalla Camera) ed è stato introdotto l'articolo 3.
Con riferimento ai profili di interesse della XIV Commissione, segnala che i

Pag. 98

nuovi commi 49 e 50 dell'articolo 2 intervengono sull'assetto organizzativo della raccolta delle scommesse relative alle corse dei cavalli. In particolare, il nuovo comma 50 novella il comma 2 dell'articolo 4-bis del decreto-legge 59/2008, concernente l'attuazione della sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in materia di concessioni per la gestione di scommesse ippiche, posticipando dal 31 gennaio 2009 al 31 marzo 2009 il termine entro il quale procedere alla revoca delle precedenti concessioni.
In proposito, ricorda che il citato articolo 4-bis ha dato attuazione alla sentenza del 13 settembre 2007 della Corte di giustizia delle Comunità europee (causa C-260/04) che ha stabilito l'illiceità del rinnovo fino al 2011 di 329 concessioni per la gestione di scommesse ippiche, dal momento che la proroga delle concessioni era stata deliberata senza il ricorso ad una procedura di evidenza pubblica, con conseguente violazione della normativa comunitaria. Il comma 2 del predetto articolo 4-bis ha quindi statuito che, al fine di garantire la continuità nella gestione del servizio di raccolta e accettazione delle scommesse e la tutela dei preminenti interessi pubblici connessi, le concessioni per la raccolta e l'accettazione di scommesse sono revocate a decorrere dalla data di attivazione dei nuovi punti di vendita dei prodotti di gioco pubblici (da selezionare a cura dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato conformemente alla disciplina comunitaria), e comunque non oltre il 31 gennaio 2009.
Per quanto attiene alle modifiche apportate al disegno di legge di bilancio di previsione per il 2009 e al bilancio pluriennale 2009-2011, evidenzia che nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri (Tabella 6) sono state aumentate di 8 milioni di euro le risorse destinate agli italiani nel mondo. In particolare 6 milioni sono destinati al cap. 3121 (spese per la tutela e l'assistenza dei connazionali e delle collettività italiane all'estero e dei cittadini dell'unione europea nei paesi terzi, nonché provvidenze in favore dei profughi italiani) e 2 milioni al cap. 3153 (contributi in denaro, libri e materiale didattico e relative spese di spedizione ad enti, associazioni e comitati per l'assistenza educativa, scolastica, culturale, ricreativa e sportiva dei lavoratori italiani all'estero e delle loro famiglie). A copertura sono state ridotte di 6 milioni le risorse del cap. 3081 (spese per le elezioni dei comitati degli italiani all'estero (COMITES) e di 1 milione quelle del cap. 3091 (spese per le elezioni del consiglio generale degli italiani all'estero), le cui dotazioni vengono, di fatto, azzerate. Il restante milione di copertura è posto a carico del fondo di riserva per le spese obbligatorie e d'ordine.
Con riferimento infine alla Tabella n. 2, recante lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2009, non si segnalano variazioni di rilievo relativamente alle parti di competenza della Commissione politiche dell'Unione europea.
Formula, in conclusione, una proposta di relazione favorevole.

Antonio RAZZI (IdV) valuta positivamente l'aumento dei fondi destinati agli italiani nel mondo, benché sarebbero a suo avviso necessarie risorse assai maggiori, soprattutto con riferimento al sostegno alle iniziative in materia di lingua e di cultura italiana. Anche i COMITES meritano a suo avviso adeguata valorizzazione, anche tenuto conto del fatto che sono organismi direttamente eletti dai cittadini.

Sandro GOZI (PD) esprime una valutazione positiva sulle modifiche apportate al provvedimento nel corso dell'esame presso il Senato, illustrate dal relatore. Con riferimento innanzitutto alle disposizioni recate dall'articolo 4-bis osserva infatti che queste individuano più specifiche indicazioni al fine di dare seguito alla sentenza della Corte di giustizia del settembre 2007 in materia di concessioni per la gestione di scommesse ippiche. Positivo appare anche l'aumento di risorse destinate agli italiani all'estero, recato dal disegno di bilancio per il 2009 e per il triennio 2009-2011, benché 8 milioni di

Pag. 99

euro non appaiano ancora sufficienti. Sebbene si tratti, come detto, di modifiche importanti, si collocano tuttavia nel quadro di provvedimenti che, ad avviso dell'opposizione, appaiono del tutto inadeguati alle esigenze del Paese.
Per tale motivo preannuncia l'astensione del gruppo del PD sulla proposta di relazione formulata dal relatore.

Nicola FORMICHELLA (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di relazione formulata dal relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di relazione favorevole del relatore.
Nomina infine il deputato Pini relatore presso la Commissione Bilancio.

DL 185/08: Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale.
C. 1972 Governo.

(Parere alle Commissioni V e VI).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta dell'11 dicembre 2008.

Enrico FARINONE (PD) ritiene opportuno volgere uno sguardo di insieme sul decreto-legge in esame, poiché si tratta di un provvedimento importante, che incide sulla la vita dei cittadini, delle imprese e del Paese nel suo complesso.
Osserva innanzitutto come il provvedimento sembri collocarsi nel solco delle misure contenute nel decreto-legge 112 del 2008 - recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria» - convertito in legge nello scorso agosto, ossia prima dell'esplodere della crisi finanziaria attuale. Il decreto-legge «anti-crisi» sembra infatti sottovalutare la velocità con la quale la crisi finanziaria si sa estendendo all'economia reale e non riesce quindi a offrire sostegno adeguato alla situazione in atto, purtroppo particolarmente critica. Al fine di ottenere un rilancio dell'economia occorrerebbe mettere in gioco almeno un punto percentuale del PIL, mentre le misure adottate sono assai al di sotto di tale soglia. Ricorda, peraltro, che nei mesi scorsi il Governo, invece di attuare una politica economica virtuosa, ha dilapidato risorse pubbliche: cita, a titolo di esempio, le misure volte all'eliminazione totale dell'ICI sulla prima casa - mentre era a suo avviso ampiamente sufficiente l'intervento in tal senso adottato dal Governo Prodi -, la destinazione di ingenti risorse per il salvataggio di Alitalia, la detassazione degli straordinari, in una fase nella quale i lavoratori sono posti in cassa integrazione e di straordinari ne fanno purtroppo assai pochi.
Tornando ai contenuti del provvedimento, osserva come l'inadeguatezza delle misure adottate si manifesti innanzitutto nel bonus alle famiglie che, per la sua esiguità, non sarà certamente in grado di riattivare la domanda interna. Anche le misure riguardanti i mutui per l'acquisto della prima casa non appaiono soddisfacenti, introducendo peraltro discriminazioni tra coloro che hanno sottoscritto mutui a tasso fisso e coloro che hanno sottoscritto mutui a tasso variabile. Nessun intervento è poi recato dal decreto-legge in favore del settore auto.
Rileva, in conclusione, che vi sono almeno tre linee di intervento che avrebbero meritato di essere incluse nel provvedimento e delle quali invece non vi è traccia: un incremento del credito disponibile per le imprese e le famiglie; l'aumento delle risorse destinate agli ammortizzatori sociali, anche tenuto conto dei livelli di disoccupazione che sono destinati ad aumentare; l'opportunità di attivare manovre anticicliche.

Sandro GOZI (PD) si sofferma sulle disposizioni recate dal decreto-legge in esame in raffronto al Piano europeo di ripresa economica, presentato lo scorso novembre dalla Commissione europea. Sebbene si tratti di un Pianoche valuta

Pag. 100

timido e poco incisivo, l'intervento del Governo italiano appare ancora più debole, né fa proprie quelle iniziative, a costo zero, recate dal Piano medesimo per sostenere le piccole e medie imprese in questa fase. Osserva inoltre come il Governo non sembri voler sfruttare in alcun modo l'attuale flessibilità data al patto di stabilità: al contrario, l'Esecutivo da una lettura particolarmente rigida del patto, ancor più di quanto non faccia la Commissione europea; si tratta di un atteggiamento curioso, anche tenuto conto della ferma opposizione al patto manifestata dal ministro Tremonti negli scorsi anni.
Richiama quindi l'attenzione dei colleghi sullo scarto, flagrante, tra l'intervento italiano e quello del Regno Unito, che prevede tagli di circa 1/1,5 per cento dell'imposta sul valore aggiunto. Si tratta di una misura positiva ai fini del recupero del potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, proprio perché l'IVA, colpendo indistintamente tutti i cittadini, finisce per penalizzare maggiormente quelli economicamente più deboli. In Italia, invece, si procede nella direzione opposta, aumentando l'IVA su SKY.
Con riferimento alle misure, sempre in materia di IVA, recate dall'articolo 7, si riserva di svolgere ulteriori approfondimenti, poiché sembrano esservi alcune criticità di ordine tecnico. Si chiede, in generale, per quale motivo tali disposizioni siano state collocate nell'ambito di un decreto-legge e non nella Legge comunitaria.
Vi sono poi ulteriori proposte contenute nel Piano europeo sulle quali il Governo italiano non offre alcuna indicazione. Si riferisce innanzitutto al fato che il Piano ricorda che gli Stati membri che adottano misure anticicliche devono presentare un programma aggiornato di stabilità o di convergenza entro la fine di dicembre 2008, specificando le misure che saranno adottate per ovviare al deterioramento di bilancio e garantire la sostenibilità a lungo termine. Non risulta che il Governo italiano abbia predisposto un siffatto programma. Il Piano europeo prevede inoltre alcune misure volte a ridurre gli oneri amministrativi e promuovere l'imprenditorialità. In tal senso si prevede, ad esempio, l'avvio di un'attività di impresa in un massimo di tre giorni e senza nessun costo, o l'eliminazione dell'obbligo per le microimprese di redigere i conti annuali. Il Governo italiano non ha tuttavia adottato misure in tal senso, né sembra essere intervenuto in altri ambiti coinvolti dalle proposte del Piano europeo, quali le infrastrutture, l'energia, la ricerca e l'innovazione.
Richiama infine l'attenzione dei colleghi sul problema assai rilevante del disallineamento tra il ruolo di coordinamento e di impulso dato da Barroso alla Commissione europea e le risorse comunitarie, anche in vista della revisione del bilancio comunitario che occorrerà affrontare nella prossima primavera. Ritiene infatti che in una situazione di crisi quale è quella attuale occorra sfruttare al massimo le risorse del bilancio comunitario. Il massimale delle spese previsto dal quadro finanziario in stanziamenti di impegno è pari all'0,97 nel 2009 e all'1 per cento del reddito nazionale lordo nel 2010, a fronte di un tetto massimo delle risorse proprie pari all'1,24 per cento del reddito nazionale lordo. Su tale aspetto giudica sorprendente e insieme deludente la risposta data dal ministro Tremonti nel corso dell'audizione svolta dinnanzi alle Commissioni V e XIV della Camera lo scorso 3 dicembre, che ha dichiarato che il Governo fa valere i diritti dell'Italia in tutte le sedi ma senza azioni stravaganti. Non ritiene che possa essere giudicata stravagante la proposta di prevedere un aumento delle risorse finanziarie dell'Unione europea.

Mario PESCANTE, presidente, osserva, con riferimento al patto di stabilità, come sia particolarmente difficile confrontare la situazione italiana con quella degli altri paesi europei, tenuto conto del nostro deficit strutturale.
Rileva quindi, alla luce del dibattito in corso, come sarebbe particolarmente utile

Pag. 101

poter prevedere, per il seguito dell'esame del provvedimento, la presenza del Governo in Commissione.

Rocco BUTTIGLIONE (UdC) osserva preliminarmente che la crisi finanziaria in atto meriterebbe una discussione assai più ampia, da affrontare in ambito comunitario, poiché la crisi è europea e sfugge totalmente al controllo dei singoli Stati; una mera politica nazionale sarebbe, a suo avviso, totalmente insensata. Si immagini, ad esempio, che il Governo italiano distribuisca risorse ingenti ai cittadini: questi spenderebbero i loro soldi per comprare, in ampia misura, merci provenienti da altri paesi europei; una simile iniziativa avrebbe dunque senso solo se assunta contemporaneamente in tutti i paesi europei. Per questo giudica essenziale un coordinamento delle iniziative. Il problema che si ha di fronte non è solo quello dello scarto tra tassi di interesse italiani e, ad esempio, tedeschi; il problema è che la Germania potrebbe mobilitare 250 miliardi di euro a sostegno del proprio sistema industriale senza che il deficit tedesco si avvicini lontanamente a quello italiano.
La critica che intende rivolgere alla politica del Governo è proprio questa: ancor più che una politica coordinata tra paesi europei, si sarebbe dovuta mettere in piedi una politica europea vera e propria, anche prevedendo un debito pubblico europeo. Si tratta di un obiettivo che, seppure individuato, non si è riusciti a raggiungere e infatti, sotto tale profilo, l'incontro tra il Presidente del Consiglio e il Presidente Merkel è stato un fallimento. Resta sempre la speranza di mettere in piedi un coordinamento forte con gli altri paesi europei e da questo punto di vista è conveniente per l'Italia che il debito pubblico sia mantenuti a livelli contenuti, poiché altrimenti la corsa al sostegno alle industrie nazionali ci vedrà senz'altro perdenti.
Passando ad un'analisi nel dettaglio delle misure recate dal decreto-legge, queste appaiono assai povere. Premesso che sulla famiglia si è persa l'occasione per avviare una politica organica di sostegno, si sofferma quindi sull'articolo 7, che valuta positivamente, sull'articolo 9, che merita particolare attenzione e sull'articolo 13, rivendicando la paternità della direttiva 2004/25/CE, che rende oggi possibile, per le società oggetto di offerta pubblica di acquisto, avvalersi di misure di difesa. Invita quindi ad una riflessione sull'articolo 14, rispetto al quale riterrebbe utile prevedere proposte emendative affinché siano ridotte al minimo le aree di conflitto con la normativa comunitaria. Con riferimento infine all'articolo 31, in materia di applicazione dell'aliquota IVA al settore televisivo, osserva come si tratti di un tema che è stato ampiamente strumentalizzato. L'Europa, infatti, non chiedeva l'applicazione dell'aliquota ordinaria del 20 per cento in luogo dell'aliquota ridotta, ma semplicemente una armonizzazione di tali aliquote. Si sarebbe pertanto potuto prevedere un'applicazione uniforme dell'aliquota del 10 per cento, anche eventualmente prevedendo un regime applicativo transitorio.
Osserva, in conclusione, come a fronte della debolezza del Piano europeo di ripresa economica occorra chiedere più coraggio al Governo italiano, poiché solo attraverso una politica europea comune si potrà intervenire significativamente sulla grave situazione economica che investe i mercati e consentire un rilancio dell'economia italiana e europea.

Mario PESCANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.50.

ATTI DEL GOVERNO

Martedì 16 dicembre 2008 - Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

La seduta comincia alle 14.50.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni sanzionatorie per la violazione del regolamento CE Pag. 102
n. 1107/2006 del Parlamento e del Consiglio europeo, del 5 luglio 2006, relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo.
Atto n. 51.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta dell'11 dicembre 2008.

Benedetto Francesco FUCCI (PdL), relatore, ad integrazione della relazione già svolta nella seduta dell'11 dicembre scorso, sottopone all'attenzione della Commissione alcune sintetiche considerazioni sullo schema di decreto legislativo in esame, che definisce il regime sanzionatorio per le violazioni delle disposizioni del regolamento (CE) n. 1107/2006, relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo.
Il citato regolamento, che è già immediatamente applicabile negli Stati membri, afferma il principio della libera circolazione e della non discriminazione nel trasporto aereo, nel quadro delle misure volte a favorire l'inclusione sociale delle persone con disabilità e a mobilità ridotta.
Come già evidenziato, lo schema di decreto legislativo in esame, nel dare piena attuazione alla normativa comunitaria mediante l'introduzione di un sistema sanzionatorio efficace, proporzionato e dissuasivo, rende pienamente esigibile il diritto dei citati passeggeri di viaggiare in aereo alle stesse condizioni degli altri cittadini e, in particolare, di essere assistiti negli aeroporti e a bordo degli aeromobili, secondo le specifiche esigenze di cui sono portatori e con l'impiego di personale formato e attrezzature adeguate.
Al fine di assicurare il concreto raggiungimento di tali obiettivi, è indispensabile non solo una stretta collaborazione da parte degli operatori del settore del trasporto aereo, ossia dei vettori, dei loro agenti, degli operatori turistici, dei gestori aeroportuali e dell'ENAC, ma anche la definizione di un sistema sanzionatorio adeguato a fronte di eventuali violazioni degli obblighi imposti dalla normativa comunitaria.
A questo proposito, va segnalato che, nell'ambito del regime sanzionatorio definito dallo schema di decreto legislativo, non tutti gli obblighi sanciti dal Regolamento (CE) n. 1107/2006 appaiono corredati di una sanzione.
In particolare, con riferimento all'obbligo per i gestori aeroportuali di designare, all'interno del perimetro aeroportuale o anche all'esterno dei terminal, i punti di arrivo e di partenza presso i quali le persone con disabilità o a mobilità ridotta possono agevolmente annunciare il proprio arrivo in aeroporto e chiedere assistenza, lo schema di decreto non sembra dare piena copertura sanzionatoria a tutti gli adempimenti a carico dei gestori aeroportuali secondo quanto definito dall'articolo 5 del Regolamento (per esempio, in relazione all'obbligo di segnalare in modo chiaro i predetti punti di assistenza).
Non è parimenti provvista di sanzione la prescrizione di cui all'articolo 6, paragrafo 1, del Regolamento, ove si fa obbligo ai vettori aerei, ai loro agenti o agli operatori turistici di adottare le misure necessarie per ricevere le notifiche di richiesta di assistenza da parte delle persone con disabilità o con difficoltà motorie in tutti i punti vendita, compresa la vendita per telefono o via internet.
Analogamente, il regime sanzionatorio non sembra coprire le infrazioni agli obblighi sanciti dagli articoli 9 e 11 del Regolamento. L'articolo 9 impone al gestore aeroportuale di fissare e pubblicare norme di qualità per l'assistenza delle persone con disabilità, mentre l'articolo 11 prevede, in capo ai vettori aerei e ai gestori aeroportuali, specifici doveri di formazione del personale.
Con riferimento poi all'articolo 5, comma 1, lett. a), dello schema di decreto legislativo, si osserva che l'obbligo informativo previsto a carico degli operatori turistici risulta di più ampia portata rispetto a quello individuato dall'articolo 4,

Pag. 103

paragrafo 3, del Regolamento. Infatti, lo schema di decreto legislativo impone all'operatore turistico di mettere a disposizione del pubblico, in formato accessibile e almeno nelle stesse lingue rese disponibili agli altri passeggeri, le norme di sicurezza applicabili al trasporto di persone con disabilità nonché le eventuali restrizioni al loro trasporto o al trasporto delle attrezzature per la mobilità, a causa delle dimensioni dell'aeromobile. La disciplina comunitaria, invece, si limita ad imporre all'operatore turistico di mettere a disposizione del pubblico le norme di sicurezza e le restrizioni per i viaggi, le vacanze ed i circuiti «tutto compreso» che esso organizza, vende e propone.
Infine, all'articolo 6, comma 2, del medesimo schema di decreto legislativo è esplicitamente esclusa la responsabilità del soggetto cui viene subappaltato il servizio di assistenza da parte del gestore aeroportuale. Tale esenzione di responsabilità, pur non trovando esplicito riscontro nella disciplina comunitaria, appare sostanzialmente in linea con il Regolamento, il quale prescrive che i gestori aeroportuali provvedono all'assistenza delle persone con disabilità, direttamente o tramite l'affidamento a terzi sotto la propria responsabilità.
Ferma restando la valutazione complessivamente positiva dello schema di decreto in esame, osserva, in conclusione, che le questioni sollevate potrebbero essere oggetto di osservazioni da indirizzare al Governo.

Mario PESCANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.