CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 24 settembre 2008
60.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 30 SETTEMBRE 2008

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SEDE REFERENTE

Mercoledì 24 settembre 2008. - Presidenza del vicepresidente Roberto ROSSO. - Interviene il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali Antonio Buonfiglio.

La seduta comincia alle 14.05.

Disposizioni in materia di agroenergie.
C. 337 Bellotti, C. 357 Delfino, C. 983 Dozzo e C. 1139 Servodio.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame delle proposte di legge.

Giuseppina SERVODIO (PD), relatore, nel ringraziare il Presidente per averle affidato l'incarico di relatore, ricorda che nel corso della XV legislatura la Commissione agricoltura si è impegnata sul tema delle agroenergie, esaminando le proposte di legge di iniziativa parlamentare presentate da diversi gruppi politici (C. 289 e abbinate) e svolgendo un ampio ciclo di audizioni con le categorie ed i soggetti istituzionali interessati, nonché con esperti di particolare qualificazione scientifica. L'anticipata fine della legislatura ha interrotto questo lavoro proprio nel momento in cui cominciavano a maturarne i frutti, con la presentazione da parte del relatore, nella sede del Comitato ristretto, di un testo unificato delle diverse proposte. Parallelamente, la Commissione Agricoltura del Senato ha svolto nella scorsa legislatura un'indagine conoscitiva sulle prospettive di sviluppo dell'uso di biomasse e di biocarburanti di origine agricola e sulle relative implicazioni per il comparto primario.
Riprendendo oggi il cammino interrotto, ritiene opportuno premettere una riflessione aggiornata alla luce dei recenti sviluppi del dibattito a livello mondiale sul tema delle agroenergie. Intende riferirsi, in

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particolare, alle preoccupazioni emerse nella Conferenza sulla sicurezza alimentare mondiale, svoltasi a Roma lo scorso giugno, e alle considerazioni espresse da Jacques Diouf, Direttore generale della FAO, nell'audizione tenutasi recentemente dinanzi alle Commissioni riunite Affari esteri e Agricoltura di Camera e Senato, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli esiti della citata Conferenza, in merito alla sottrazione alla produzione ad uso alimentare di aree sempre più vaste, con il conseguente innalzamento dei prezzi alimentari, e al peggioramento delle possibilità di approvvigionamento per i paesi più poveri.
Non trascurabili sono inoltre le valutazioni scientifiche che evidenziano le ricadute negative nel caso di trasformazione indiscriminata di foreste o praterie incolte in monocolture agroenergetiche intensive. Ricorda, altresì, che la proposta presentata dalla Commissione europea il 23 gennaio 2008, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (COM (2008) 19), introduce meccanismi di verifica del rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale per i biocarburanti.
La principale missione dell'agricoltura italiana deve rimanere quella di destinare i suoi prodotti all'alimentazione e di rafforzare un sistema in cui la qualità dei prodotti e la corretta gestione dei territori rurali si combinano per formare un modello agricolo ed alimentare unico al mondo e noto per l'eccellenza delle produzioni coltivate e, più in generale, della grande varietà dell'enogastronomia e dei relativi prodotti tradizionali o ad origine geografica.
Mantenendo ferme tali caratteristiche dell'agricoltura italiana, si deve riflettere su come incrementare la capacità produttiva del settore e su come offrire maggiori opportunità di reddito agli agricoltori e competitività alle loro aziende.
Per questi scopi esistono ampie possibilità di scelta offerte dalla Politica agricola comune (PAC), che oltre a garantire sostegni diretti agli agricoltori, promuove azioni alternative per favorire la competitività delle aziende agricole, puntando soprattutto sulla multifunzionalità e sulle produzioni innovative.
Nel quadro degli indirizzi della PAC trovano spazio le recenti iniziative volte a favorire lo sviluppo nel mondo rurale delle produzioni agroenergetiche.
In effetti, la PAC non si occupa ancora compiutamente del settore delle agroenergie. Tuttavia ha aperto la strada a specifici quadri di azione che s'identificano rispettivamente nel raggiungimento degli obiettivi contenuti nel Protocollo di Kyoto (lotta ai cambiamenti climatici tramite riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra) e nel progressivo raggiungimento di una più sicura capacità di autoapprovvigionamento energetico (diversificazione delle fonti energetiche e maggiore indipendenza dalle fonti fossili).
Sin dal 1997 l'Unione europea ha fissato alcuni obiettivi adottando specifiche direttive fino ad arrivare nel 2007, con la Comunicazione della Commissione europea del 10 gennaio relativa alla «Tabella di marcia per le energie rinnovabili. Le energie rinnovabili nel 21o Secolo: costruire un futuro più sostenibile», a elaborare una serie di misure convergenti, per incentivare la produzione delle fonti energetiche rinnovabili e per semplificare le procedure per la realizzazione di impianti. L'ambizioso traguardo da raggiungere è di arrivare entro il 2020 ad avere una quota di energia consumata nell'Unione europea per il 20 per cento ottenuta tramite l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, una riduzione del 20 per cento delle emissioni dei gas ad effetto serra ed un risparmio del 20 per cento dei consumi dell'energia.
In questo scenario un ruolo importante è occupato dalla «biomassa». Occorre osservare che, mentre nel campo delle fonti rinnovabili costituite dal solare, dal geotermico, dall'eolico e dall'idraulico, il contesto scientifico e produttivo di riferimento è abbastanza consolidato, riguardo alle biomasse vi è ancora molto da ricercare e da sviluppare, soprattutto per quanto riguarda quelle di terza generazione.

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Se per definizione la biomassa è costituita dalla parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani, «la sua principale fonte» risiede nella produzione agricola ed in quella dei settori ad essa connessi.
Da qui nasce l'interesse del settore agricolo italiano nel nuovo settore delle agroenergie, per i seguenti aspetti: nuove opportunità di reddito per gli agricoltori; valorizzazione di aree interne o meno produttive dal punto di vista agroalimentare; alternativa produttiva per il Paese per ridurre le proprie emissioni di CO2 e per diversificare il suo mix energetico; riduzione degli oneri finanziari e dell'impatto ambientale che gravano sull'Italia per la dipendenza da fonti non rinnovabili di provenienza estera.
Occorrono «organiche» norme dirette ad inquadrare le attività agricole di ambito energetico, ad introdurre nello spazio rurale i sistemi più efficaci per permetterne lo sviluppo equilibrato e non speculativo e a far comprendere agli stessi agricoltori cosa sia questo nuovo scenario agricolo che si va ad aggiungere (e non a sostituire) agli altri che già conosce.
Nelle ultime legislature si sono attivate misure di sostegno alla filiera agroenergetica. In effetti soprattutto con le ultime due leggi finanziarie del 2007 e del 2008 (legge n. 296 del 2006 e legge n. 244 del 2007), sono state ben raggruppate e semplificate le precedenti norme di incentivazione per le energie rinnovabili, tra cui quelle agroenergetiche.
Queste leggi hanno principalmente inciso sulle norme di riferimento che hanno attuato nell'ordinamento interno le direttive nn. 2001/77/CE e 2003/30/CE, ovvero rispettivamente il decreto legislativo n. 387 del 2003 e il decreto legislativo n. 128 del 2005. Questi decreti legislativi, come previsto dalle direttive europee, hanno tra l'altro fissato quote minime di energie rinnovabili da raggiungere nei vari anni fino al 2010.
Nel merito, il decreto legislativo n. 387 del 2003, come integrato dalla legge finanziaria per il 2008 (articolo 2, comma 146, della legge n. 244 del 2007), ha incrementato da 0,35 a 0,75 punti percentuali annui la quota minima di elettricità prodotta tramite fonti energetiche rinnovabili da immettere nel sistema elettrico nazionale dal 2007 al 2012 al fine di raggiungere le quote minime previste dal decreto legislativo n. 79 del 1999.
In tale contesto, con i commi da 382 a 382-septies dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, come successivamente modificati, si è provveduto a riscrivere l'intera materia degli incentivi diretti alle produzioni di energia elettrica mediante impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, prevedendo che dal 31 dicembre 2007 gli incentivi consistenti nei certificati verdi siano concessi solo per le biomasse e biogas ottenuti in seno ad intese di filiere o contratti quadro, oppure nell'ambito di filiere corte ossia da produzioni realizzate entro 70 chilometri dalla centrale elettrica. In questo caso trovano applicazione due sistemi di incentivazione basati sui certificati verdi, con la possibilità di ottenere tali certificati verdi moltiplicati per il fattore 1,8 per ogni kilowattora prodotto o una tariffa omnicomprensiva di 0,3 euro per kilowattora prodotto per gli impianti di potenza nominale inferiore ad 1 megawatt, mentre si concedono solo certificati verdi per gli impianti di potenza nominale annua superiore ad 1 megawatt. A ciò si aggiunge la cumulabilità degli incentivi purchè non superino il 40 per cento del valore dell'investimento.
In questi casi gli operatori della filiera di produzione e distribuzione di biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, ivi inclusi i sottoprodotti, sono tenuti a garantire la tracciabilità e la rintracciabilità della filiera, al fine di accedere agli incentivi.
Riguardo ai biocarburanti, settore in cui le biomasse trovano la loro maggiore applicazione, il decreto legislativo n. 128 del 2005 recepisce le quote minime di

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biocarburanti che devono essere immessi nella distribuzione negli anni dal 2005 al 2010 con l'obiettivo del 5,75 per cento di tali biocarburanti nel 2010, percentuale calcolata sul potere energetico ed espressa in riferimento al totale del carburante diesel e benzina nei trasporti immessi al consumo nel mercato nazionale.
L'articolo 1, comma 368, della legge n. 296 del 2006, nel testo vigente, ha fissato gli incrementi di biodisel, bioetanolo, ETBE e bioidrogeno, che devono essere del 2 per cento annui al 2008, mentre l'articolo 2, comma 139, della legge n. 244 del 2007 ha incrementato al 3 per cento tale quota per il 2009 e per gli anni a seguire, quota che con apposito decreto ministeriale può essere opportunamente rivista annualmente.
Ancora la legge finanziaria 2007 (articolo 1, commi da 371 a 379), nel modificare la norma di riferimento sugli incentivi fiscali (accise agevolate) sui biocarburanti, il decreto legislativo n. 504 del 1995, ha previsto un fondo di 73 milioni di euro per incentivare l'immissione in consumo dei biocarburanti ed ha esentato dall'accisa, nell'ambito di un tetto di un milione di euro annui, l'olio vegetale puro prodotto dalle aziende agricole ed utilizzato a fini energetici nel loro interno. Parallelamente, gli imprenditori agricoli che producono oli vegetali non modificati chimicamente e li impiegano per autoconsumo, quale carburante, nel parco macchine aziendale, fino ad un quantitativo annuo di 5 tonnellate, non sono soggetti al regime di deposito fiscale relativo alla produzione, trasformazione e cessione dei prodotti soggetti ad accisa.
Oggi, ai sensi dell'articolo 1, comma 423, della legge finanziaria 2006, come modificato dall'articolo 1, comma 369, della legge n. 296 del 2006, il reddito derivante dalla produzione di energia elettrica da biocombustibili agro forestali effettuata da aziende agricole viene ricondotto nell'ambito del reddito agrario, con il relativo trattamento fiscale agevolato effettuato su base catastale; è infatti stabilito che la produzione e la cessione di energia elettrica o calorica, ottenuta da fonti rinnovabili agroforestali o di origine fotovoltaica, nonché proveniente dall'utilizzo di carburanti vegetali o di prodotti chimici derivanti da prodotti agricoli provenienti prevalentemente dal fondo coltivato, costituiscono attività connesse all'attività agricola (articolo 2135, terzo comma, del codice civile) se effettuate dagli imprenditori agricoli.
Gli interventi legislativi sopra descritti possono essere raggruppati in tre principali filoni: definizione di una quota minima di biocarburanti da immettere al consumo nel settore dei trasporti; promozione dell'utilizzo dei prodotti agricoli per la produzione di energia elettrica; incentivi fiscali.
Si tratta peraltro di un insieme di interventi non sempre perfettamente tra di loro coordinati, anche perché approvati per lo più nell'ambito delle manovre finanziarie e, quindi, in un contesto che almeno negli ultimi anni, per ragioni a tutti note, si è rivelato assai poco favorevole all'approfondimento ed al miglioramento tecnico dei testi legislativi.
Questo modo di procedere ha quindi prodotto la necessità di definire una disciplina organica della materia, in grado di dare certezze agli operatori e di assicurare un quadro di riferimento sicuro e stabile per gli investimenti economici richiesti dallo sviluppo del settore, permettendo così di delineare una strategia coerente di sostegno allo sviluppo del comparto dell'agroenergia, anche per evitare che si accentui, fino a diventare irrecuperabile, il ritardo rispetto ad altri paesi che già hanno individuato con chiarezza questo comparto come un terreno integrativo di sviluppo per il settore agricolo.
La disciplina di questo comparto a livello agronomico e di sistema non può non prevedere istituti organizzativi pertinenti e sistemi che rendano efficienti le piccole realtà agricole orientate alle agroenergie e, soprattutto, che diano slancio alle agroenergie di terza generazione, quelle che puntano a valorizzare i sottoprodotti agricoli, ad ottenere biocarburanti dai reflui agronomici e dalle biomasse di scarto e, soprattutto, a favorire l'uso delle bio

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masse agricole per il riscaldamento ed il raffreddamento, settore molto considerato dalle valutazioni di prospettiva della Commissione europea.
La normativa del settore dovrà assolutamente prevenire le «speculazioni» che in tale sistema possono crearsi ed altresì prevedere lo sviluppo compatibile delle agroenergie rispetto alla missione principale del sistema agricolo italiano. È infatti necessario ribadire, come d'altra parte si legge nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva svolta dal Senato nella scorsa legislatura, che «la missione principale dell'agricoltura deve restare la produzione di cibo e che le produzioni agroenergetiche vanno correttamente inquadrate nell'ambito delle opportunità offerte dalla multifunzionalità. Un indirizzo valido a maggior ragione per il nostro Paese che presenta produzioni tipiche e tradizionali di assoluto rilievo, apprezzate nel mondo, ed una struttura fondiaria, fortemente caratterizzata dalla piccola proprietà, certamente meno vocata alle monocolture dedicate, ed un rilievo insufficiente delle forme associative dei produttori».
Si tratta quindi di disegnare un modello di sviluppo per il settore agroenergetico che tenga ben presenti alcuni dati strutturali e di conformazione geografica del paese, i quali impongono di pensare non tanto ad impianti di trasformazione di grandi dimensioni, quanto ad una rete di strutture capaci di adeguarsi alle caratteristiche del territorio e del sistema produttivo e di garantire la sostenibilità economica delle attività, operando in primo luogo nell'ambito di distretti agroenergetici, caratterizzati dalla stretta interrelazione tra le imprese che producono e quelle che utilizzano le agroenergie, con una particolare attenzione all'uso dei sottoprodotti dell'agricoltura, della forestazione e della zootecnia.
La costruzione e l'integrazione della filiera agroenergetica può essere promossa mediante il ricorso a strumenti quali le intese di filiera e i contratti quadro, l'istituzione di tavoli di filiera, la costituzione di consorzi, organizzazioni di produttori e altre forme associative tra gli operatori, il riconoscimento di distretti agroenergetici. Ai soggetti pubblici dovrebbe essere assegnato un ruolo non sostitutivo, ma di supporto allo sviluppo e al consolidamento dell'iniziativa privata. Le amministrazioni pubbliche, per un verso, sono chiamate ad esprimere capacità di programmazione a livello nazionale, attraverso lo strumento del piano agroenergetico nazionale, nel cui ambito deve essere effettuata chiaramente e rigidamente la pianificazione delle superfici da destinare alle coltivazioni agroenergetiche; per l'altro possono favorire specifici interventi di particolare rilevanza attraverso la stipula di contratti di programma; infine, possono ampliare l'impiego dei biocarburanti di origine agricola garantendone l'utilizzo in misura significativa nelle flotte di trasporto pubblico e nel riscaldamento degli edifici pubblici o destinati ad uso pubblico.
Lo sviluppo del comparto dell'agroenergia nel nostro paese non può, infine, prescindere da un adeguato intervento finanziario, anche sotto forma di agevolazioni fiscali. Si tratta di un aspetto non semplice da affrontare, in considerazione, da un lato, della difficoltà di reperire risorse nell'ambito dei conti pubblici e, dall'altro, dell'esigenza di rispettare la normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato. Occorre pertanto definire forme di contributo finanziario o di agevolazione fiscale che siano applicabili, in quanto compatibili con l'ordinamento comunitario, che possano essere mantenute per un lasso di tempo significativo e che, contestualmente, intervengano nel modo più efficace per favorire una crescita strutturale del comparto. Sotto questo profilo, insieme al finanziamento diretto di misure particolarmente importanti, la priorità dovrebbe essere attribuita al sostegno agli investimenti, anche attraverso lo strumento del credito di imposta e alla riduzione dell'imposizione sulla produzione.
Le proposte di legge in esame intendono tutte promuovere lo sviluppo delle produzioni agroenergetiche, anche se i rispettivi ambiti di intervento sono diversi.

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In particolare, infatti, la proposta C. 357, d'iniziativa dei deputati Delfino e Ruvolo, e la proposta C. 983, d'iniziativa del deputato Dozzo, sono essenzialmente dirette a definire uno specifico quadro normativo per le organizzazioni di produttori agroenergetici e per la pianificazione territoriale delle colture agroenergetiche. La proposta C. 337, d'iniziativa del deputato Bellotti, oltre ad incentivare l'utilizzo dei carburanti derivati da biomasse agricole (defiscalizzazione, obbligo di immettere al consumo una quota minima di biocarburanti), individua nelle diverse forme di accordo tra i segmenti della filiera agroenergetica (intese di filiera, contatti quadro), nonché tra questi e le pubbliche amministrazioni (contratti di programma e accordi di programma), lo strumento per rilanciare il settore e realizzare una efficace politica di utilizzo di biocarburanti e biocombustibili.
Ricorda quindi che la proposta C. 1139, a sua prima firma, somma i diversi temi, riproponendo il testo unificato da lei predisposto nella precedente legislatura, nella sua qualità di relatore, sulla base delle indicazioni del Comitato ristretto.
Le proposte di legge attribuiscono grande rilievo alle esigenze di tutela ambientale e sono dirette anche a favorire il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto sul riscaldamento globale, realizzando una diminuita emissione di gas serra in conseguenza di un maggiore utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, segnatamente di biocarburanti.
Le proposte recano poi le definizioni di biomassa e biocarburante di origini agricole, nonché quelle di prodotti, imprese e attività agroenergetiche. Secondo la proposta Servodio C. 1339 è considerata energia di origine agricola, oltre a quella prodotta con l'utilizzo di biomasse di origine agricola (inclusi i prodotti derivanti dalla silvicoltura e allevamento), anche l'energia eolica, idroelettrica, solare e da fotovoltaico (sia termico che elettrico), se prodotta in impianti condotti da imprenditori agricoli. La proposta Dozzo C. 983 applica l'estensione alla sola energia eolica o solare.
Strumenti di pianificazione sono previsti nell'articolo 5 delle proposte Delfino C. 357 e Dozzo C. 983 e nell'articolo 3 della proposta di legge Servodio, che attribuiscono al Ministro delle politiche agricole il compito di definire un «Piano agroenergetico nazionale», d'intesa con la conferenza Stato-regioni, e (secondo le proposte Dozzo e Servodio) sentite le organizzazioni che siedono al Tavolo agroalimentare.
L'organizzazione della produzione è affidata, analogamente a quanto ormai in genere stabilito dalle norme comunitarie per altri prodotti, alle organizzazioni di produttori agroenergetici, che hanno il compito di adeguarla alle richieste del mercato, riducendone tendenzialmente i costi e stabilizzando i prezzi (articolo 4 della proposta Delfino C. 357 e articolo 7 della proposta Servodio C. 1139), mentre l'articolo 3 della proposta Bellotti C. 337 prevede la costituzione di consorzi o «altre forme associative». Alle organizzazioni di produttori (OP), che per realizzare una concentrazione dal lato dell'offerta possono direttamente commercializzare la produzione degli associati, è concesso anche di trasformare il prodotto in energia che può essere ceduta anche per l'immissione nella rete di distribuzione elettrica. Le OP sono riconosciute in base alle disposizioni generali attualmente in vigore e possono costituire con i contributi degli associati dei fondi di esercizio.
Qualora la organizzazione della produzione si caratterizzi per una diffusione in ambito locale dell'attività agroenergetica tale da connotare la stessa identità territoriale, si può procedere - da parte delle regioni - alla individuazione di un distretto agroenergetico «locale», che diviene distretto «diffuso» se si sia in presenza di un sistema territoriale caratterizzato da una interdipendenza produttiva fra le imprese agricole ad indirizzo agroenergetico e le imprese che utilizzano le relative produzioni (articolo 4 della proposta Servodio C. 1139).
L'integrazione di filiera, individuata quale elemento propulsivo e fattore in grado di agevolare lo sviluppo del comparto agroenergetico, è ampiamente disciplinata

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nelle proposte. In particolare, l'articolo 2 della proposta Bellotti C. 337 e l'articolo 5 della proposta Servodio C. 1139, dal contenuto assai simile, recano disposizioni sulla stipula delle intese di filiera e dei contratti quadro e prevedono anche l'intervento di soggetti pubblici (con i contratti di programma ed ancor più con gli accordi di programma, questi ultimi regolati all'articolo 5 della proposta Bellotti e all'articolo 15 della proposta Servodio). Con la proposta Dozzo C. 983 (articolo 3, comma 3) viene assegnato al Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) il compito di disciplinare i contratti di programma.
I soggetti abilitati alla stipula sono (articolo 2 della proposta Bellotti e articolo 5 della proposta Servodio) le imprese del settore dell'agricoltura, quelle dedite alla produzione e commercializzazione dei biocarburanti, le imprese di produzione di energia elettrica, nonché tutti i soggetti sia pubblici che privati, singoli o associati, che vi abbiano interesse; per dare maggiore efficacia alle azioni conseguenti alle varie forme contrattuali o accordi, gli operatori debbono costituirsi in consorzio o dar vita ad altra forma associativa.
Le proposte delineano anche strumenti diretti a promuovere una sostituzione dei carburanti da fonti non rinnovabili con i biocarburanti, intervenendo innanzitutto sulla normativa che impone a carico dei produttori di carburanti (diesel o benzina) l'obbligo di immettere al consumo una quota di carburanti di origine agricola oggetto di intesa o di accordo (articolo 4 della proposta Bellotti C. 337 e articoli 8 e 13 della proposta Servodio C. 1139). In caso di violazione di tale obbligo deve essere irrogata una sanzione destinata ad alimentare un Fondo per la promozione delle energie rinnovabili di origine agricola, la cui istituzione è demandata al ministro delle politiche agricole, con il concerto dei dicasteri dell'economia e dello sviluppo economica.
La proposta Servodio prevede inoltre l'istituzione di un sistema di certificazione attestante che l'intero ciclo di produzione del biocarburante, destinato all'assolvimento dell'obbligo di immissione al consumo di carburante agricolo, sia virtuoso, ovvero che il bilancio energetico e di impatto ambientale del processo produttivo risponda alle finalità stabilite all'articolo 1 della proposta ed all'articolo 1 della direttiva 2003/30/CE.
Ancora allo scopo di indirizzare il mercato verso i biocarburanti, alle regioni e province autonome (proposta Servodio C. 1139, articoli 16 e 17) è demandato il compito di adottare le disposizioni necessarie a convertite al biodiesel, per una quota di almeno il 30 per cento delle fonti utilizzate, il trasporto pubblico ed il riscaldamento degli edifici pubblici; gli enti locali potranno altresì incentivarne l'uso negli edifici privati ricorrendo all'abbattimento parziale dell'ICI.
Il consumo di biodiesel viene infine agevolato elevando la sua presenza in miscelazione con il diesel dal 5 al 10 per cento e consentendo l'immissione al consumo di tale composto anche presso gli utenti in rete (proposta Bellotti C. 337, articolo 7) senza alcun obbligo di una speciale omologazione dei mezzi.
Ancora la proposta Servodio C. 1139 (articoli 9, 14 e 18) delinea ulteriori forme di incentivazione dello sviluppo della filiera agroenergetica: la prima impone al gestore della rete di trasmissione elettrica di immettere prioritariamente, entro una determinata quota, l'energia derivata da biomasse oggetto delle intese o contratti quadro o di programma, peraltro secondo quanto stabilito dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 79 del 1999 che pone al primo posto l'energia da fonti rinnovabili ed al secondo quella derivante da sistemi di cogenerazione; la seconda prevede la nascita di uno specifico certificato verde riservato alle imprese agricole, i «certificati verdi plus»; infine alle cooperative agricole attive nel ciclo produttivo delle biomasse, compresa la trasformazione delle stesse in energia, è riconosciuto un accesso prioritario al Fondo rotativo per il finanziamento delle misure di riduzione delle immissioni dei gas ad effetto serra.

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A titolo di incentivo è anche disposto che lo Stato si faccia garante presso il sistema creditizio, in via sussidiaria, degli investimenti rivolti allo sviluppo della filiera dei biocarburanti (oggetto di intese di filiera, contratti quadro, contratti di programma o accordi di programma) per un importo pari all'intero «montante» (proposta Bellotti, articolo 7 commi 3-7) con accensione di un vincolo ipotecario sui beni oggetto della garanzia. Le modalità di erogazione e rimborso dei finanziamenti devono essere fissate dal CIPE.
I benefici fiscali (articoli 10, 11 e 12 della proposta Servodio C. 1139) si sostanziano nella totale esenzione dall'accisa di tutta l'energia di origine agricola prodotta dalle imprese agricole per autoconsumo (articolo 4 della proposta Dozzo C. 983), nell'innalzamento del contingente di biodiesel esente da accisa, nella concessione di un credito d'imposta alle imprese agricole costrette a nuovi investimenti per aumentare la produzione di biomassa destinata ad essere convertita in biocarburante.
Norme interpretative contenute in tutte le proposte intervengono sulle disposizioni che riconducono nell'ambito del reddito agrario, con il conseguente trattamento fiscale agevolato effettuato su base catastale, l'attività svolta dalle aziende agricole diretta alla produzione e alla cessione di energia elettrica mediante l'utilizzo di fonti rinnovabili agroforestali, qualificandola come attività connessa all'attività agricola (articolo 2135, terzo comma, del codice civile). L'articolo 19 della proposta Servodio C.1139, sempre con norma interpretativa, definisce impianti di microgenerazione anche gli impianti maggiori purché localizzati all'interno dei «distretti agroenergetici» o attivati dalle OP agroenergetiche.
Auspica infine che la Commissione vorrà impegnarsi sugli obiettivi indicati, già unanimemente condivisi nella passata legislatura, precisando che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, valuterà le modalità del seguito dell'esame.

Roberto ROSSO, presidente, sospende quindi la seduta.

La seduta, sospesa alle 14.15 è ripresa alle 14.25.

Il sottosegretario Antonio BUONFIGLIO auspica, al di là dell'apprezzamento sulle singole proposte in tema di agroenergie, che la Commissione voglia procedere alla predisposizione di un testo unificato, considerati anche i numerosi punti in comune tra le diverse iniziative parlamentari.
In ogni caso, ritiene che il lavoro della Commissione potrà portare a migliori risultati se terrà conto dei criteri di sostenibilità dei biocarburanti che l'Unione europea definirà nei prossimi mesi, nell'ambito della nuova direttiva sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. Infatti, in tal modo si potrà definire un quadro normativo coerente con la normativa comunitaria.
Inoltre, dichiara la disponibilità del Governo al più ampio confronto con tutti i soggetti interessati, confronto che potrebbe svilupparsi attraverso l'organizzazione di una conferenza nazionale sulle agroenergie, da convocarsi nel prossimo gennaio, dopo la definizione della citata normativa europea. Ricorda in proposito che il provvedimento in esame investe la competenza anche di altre amministrazioni. Attraverso tale confronto, potrà altresì essere elaborato un piano di dislocazione delle eventuali centrali agroenergetiche.
Per questi motivi, invita la Commissione a programmare il seguito dell'esame in tempi tali da tener conto delle esigenze rappresentate, così da pervenire ad un risultato che possa essere effettivamente proficuo.

Luca BELLOTTI (PdL), premesso che nella XIV legislatura si erano poste le basi per una regolamentazione del settore agroenergetico, fa presente che i provvedimenti legislativi già vigenti non sono divenuti operanti, in quanto non sono stati emanati i necessari provvedimenti attuativi,

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con particolare riferimento ai certificati verdi, invano sollecitati anche durante il Governo Prodi. Si tratta di una situazione grave, considerato che molti operatori del settore hanno dato il via ad investimenti nel comparto delle agroenergie, sulla bese delle aspettative create da quelle norme.
Nell'invitare il Governo all'adozione dei citati provedimenti, ritiene dunque necessario, sulla scorta di tale esperienza negativa, evitare di creare negli operatori ulteriori disillusioni, producendo fatti concreti.

Giuseppina SERVODIO (PD), relatore, nel condividere le osservazioni del deputato Bellotti sulla necessità di dare compiuta attuazione ai provvedimenti già vigenti, ritiene indispensabile avviare un lavoro preparatorio per l'elaborazione di un testo che potrà tenere conto, in corso d'opera, di eventuali novelle normative dell'Unione europea, visto anche che le proposte presentate tengono sostanzialmente già conto dei criteri di sostenibilità che potranno essere definiti a livello europeo. È infatti necessario predisporre un'analisi delle diverse possibili soluzioni agroenergetiche che meglio potrebbero attagliarsi ad un Paese come l'Italia che, tra i Paesi europei, è quello nel quale insistono le maggiori differenziazioni agricole, climatiche ed idrogeologiche. Manifesta infine apprezzamento per la proposta di indire una conferenza nazionale sulle agroenergie, alla quale la Commissione assicurerà il suo apporto.

Giuseppe RUVOLO (UdC), nel ricordare che è prassi della Commissione predisporre un testo unificato delle proposte di legge vertenti su identica materia, esprime contrarietà sulla proposta di attendere le indicazioni europee prima di proseguire nell'esame delle iniziative legislative in tema di agroenergie, trattandosi di argomento già ampiamente approfondito. Manifesta al contrario apprezzamento per la proposta di indire una conferenza nazionale sul tema.
Si associa infine alle considerazioni svolte dall'onorevole Bellotti in ordine agli investitori privati nel settore delle agroenergie che già avrebbero subìto un danno per la mancata predisposizione delle norme di attuazione delle leggi vigenti.

Nicodemo Nazzareno OLIVERIO (PD), nel condividere gli interventi degli onorevoli Servodio, Ruvolo e Bellotti, sottolinea la larga condivisione delle opinioni in tema di agroenergie. Ritiene che la predisposizione di un testo unificato delle proposte possa aiutare il ministro ad assumere una posizione più forte in sede europea. Manifesta infine apprezzamento sulla proposta di indire una conferenza nazionale sul tema delle agroenergie.

Roberto ROSSO, presidente, osserva che il rappresentante del Governo ha segnalato alla Commissione l'opportunità di razionalizzare il proprio lavoro, tenuto conto che entro la fine dell'anno interverrà la citata normativa europea, alla quale sarà doveroso allinearsi.
Invita inoltre a considerare anche le esigenze di tutela del paesaggio, in relazione alla costruzione di impianti di produzione di energia.

Il sottosegretario Antonio BUONFIGLIO precisa che il suo invito ad attendere la definizione imminente della direttiva europea in materia di biocombustibili prima di procedere nell'esame delle proposte di legge è stato formulato ai fini del proficuo svolgimento dei lavori della Commissione e nell'interesse degli operatori. Auspica infatti che la Commissione lavori al meglio nell'interesse del Paese predisponendo un testo che sappia indirizzare l'attività dei cittadini, ma che eviti, usando prudenza, il ripetersi di vicende simili a quella delle agevolazioni erogate dalla regione Sardegna agli agricoltori sardi, successivamente dichiarate illegittime per contrasto con la normativa europea. Infatti, su alcuni aspetti della disciplina delle agroenergie, come quelli fiscali e quelli relativi agli obblighi di immissione in consumo, è necessario assicurare la coerenza con le regole europee.

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È inoltre necessario coordinare le scelte con le altre amministrazioni competenti.
In questo senso, il Governo è disponibile a farsi parte attiva nel procedimento legislativo.

Roberto ROSSO, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

Nicodemo Nazzareno OLIVERIO (PD) ricorda che il suo gruppo ha presentato un atto di sindacato ispettivo sulla questione del latte contaminato di produzione cinese e ne sollecita l'iscrizione all'ordine del giorno, affinché il Governo precisi cosa intende fare per garantire l'informazione e la tutela dei consumatori, anche in Italia.

Roberto ROSSO, presidente, avverte che la richiesta sarà sottoposta all'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

La seduta termina alle 14.45.

INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 24 settembre 2008. - Presidenza del vicepresidente Roberto ROSSO, indi del vicepresidente Angelo ZUCCHI.

La seduta comincia alle 14.45.

Indagine conoscitiva sull'andamento dei prezzi nel settore agroalimentare.
Audizione dei rappresentanti delle associazioni dei consumatori Acu, Adiconsum, Adoc, Adusbef, Altroconsumo, Assoutenti, Casa del Consumatore, Centro tutela consumatori utenti-Bolzano, Cittadinanzattiva, Codacons, Centro per i diritti del cittadino-Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega consumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino e Unione nazionale consumatori.
(Svolgimento e conclusione).

Roberto ROSSO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso l'impianto audiovisivo a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Introduce quindi l'audizione.

Rosario TREFILETTI, presidente della Federconsumatori, Claudio LUCCHETTA, responsabile del settore sicurezza degli alimenti e nutrizione dell'Adiconsum, che interviene anche a nome dell'Unione nazionale consumatori, Valentina COPPOLA, del Centro per i diritti del cittadino-Codici, Luisa CRISIGIOVANNI, direttore di Altroconsumo, Gianluca DI ASCENZO, vicepresidente del Codacons, intervengono sui temi oggetto dell'indagine conoscitiva.

Intervengono quindi, per porre quesiti e formulare osservazioni, i deputati Giuseppe RUVOLO (UdC), Angelo ZUCCHI (PD), Viviana BECCALOSSI (PdL), Luca BELLOTTI (PdL), Sebastiano FOGLIATO (LNP), Marco CARRA (PD), Roberto ROSSO, presidente, ai quali replicano Rosario TREFILETTI, Valentina COPPOLA, Luisa CRISIGIOVANNI e Claudio LUCCHETTA.

Roberto ROSSO, presidente, dichiara infine conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.30.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.