CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 22 luglio 2008
40.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 22 luglio 2008. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 14.15.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.
C. 1406, approvato dal Senato, e abb.

(Parere alla I Commissione).
(Esame e conclusione - Nulla osta).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente e relatore, nell'illustrare il provvedimento, che prevede l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, segnala, con riferimento ai profili di interesse della Commissione, mento, che l'articolo 7, comma 5 prevede un tetto massimo di spesa per il funzionamento della medesima Commissione. Il tetto di spesa viene determinato, dal suddetto articolo, in 150.000 euro per l'anno 2008 e in euro 300.000 per ciascuno degli anni successivi. È peraltro stabilito che i Presidenti della Camera e del Senato possano autorizzare annualmente un incremento della spesa, tuttavia entro il limite del 30 per cento, a seguito di richiesta formulata dalla Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell'inchiesta. Tale facoltà appare ragionevole in quanto volta ad introdurre un elemento di flessibilità nella gestione finanziaria della Commissione, tuttavia subordinata all'emersione di oggettive necessità connesse allo svolgimento dei suoi compiti istituzionali. In proposito ricorda che la previsione di un esplicito limite di spesa conferma l'innovazione introdotta nella scorsa legislatura e rileva che la previsione di un esplicito limite di spesa merita una valutazione

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positiva in quanto appare diretto ad introdurre un elemento di cautela nella conduzione finanziaria delle Commissioni, pienamente riconducibile a quell'obiettivo di contenimento delle spese cui deve ispirarsi una sana e prudente gestione della finanza pubblica. Rileva che, conseguentemente, il testo all'esame della Commissione non sembra presentare profili problematici dal punto di vista finanziario. Propone pertanto di esprimere un parere di nulla osta sul provvedimento.

Il sottosegretario Luigi CASERO, nel condividere le considerazioni del presidente, conferma che il provvedimento non presenta profili problematici di carattere finanziario e concorda con la proposta di parere formulata dal presidente.

La Commissione approva la proposta di parere.

La seduta termina alle 14.20.

ATTI DEL GOVERNO

Martedì 22 luglio 2008. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 14.20.

Schema di decreto ministeriale concernente variazioni degli accantonamenti operati sulle dotazioni delle unità previsionali di base iscritte nel bilancio dello Stato per l'anno 2008.
Atto n. 13.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole con osservazione).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto, rinviato nella seduta di ieri.

Chiara MORONI (PdL), relatore, nell'illustrare il provvedimento, ricorda preliminarmente che la legge finanziaria per il 2007, nel quadro delle misure volte alla riduzione della spesa pubblica, ha previsto, all'articolo 1, comma 507, che fosse accantonata e resa indisponibile, in maniera proporzionale (tecnicamente si parla di taglio lineare) una quota parti a 4.572 milioni di euro per il 2007, 5031 milioni di euro per il 2008 e 4.922 milioni di euro per il 2009, delle dotazioni delle unità previsionali di base iscritte nel bilancio dello Stato relative a determinate categorie economiche. Tra le dotazioni di spesa interessate figurano anche quelle predeterminate con legge. Le categorie economiche oggetto dell'intervento sono i consumi intermedi, i trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche (con alcune eccezioni quali i trasferimenti agli organi costituzionali ed alla protezione civile); i trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private, a imprese e a estero (con alcune eccezioni quali i trasferimenti per gli assegni vitalizi ed a favore delle confessioni religiose); altre uscite correnti e tutte le categorie di spese in conto capitale (con esclusione, tra l'altro, dei limiti di impegno già attivati, dei trasferimenti agli enti territoriali e per le aree sottoutilizzate). Un regime particolare riguarda il Ministero della pubblica istruzione, per il quale si prevede un accantonamento complessivo di 40 milioni per ciascun anno. Gli accantonamenti delle dotazioni delle unità previsionali di base costituiscono, in buona sostanza, riduzioni degli stanziamenti, in quanto le somme in questione sono rese indisponibili e sono destinate, al termine dell'esercizio finanziario, ad andare in economia, garantendo in tal modo il conseguimento degli obiettivi di risparmio individuati dal legislatore. Prima di passare all'esame delle rimodulazioni degli accantonamenti disposti per l'anno 2008, ricorda che una quota degli accantonamenti disposti per il 2007, pari a 1.972,9 milioni di euro, è stata disaccantonata e resa disponibile dall'articolo 7, comma 2, del decreto-legge n. 81 del 2007. La restante parte degli accantonamenti, oggetto di rimodulazione con un decreto ministeriale in data 10 luglio 2007, ha

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costituito economia di bilancio alla chiusura dell'esercizio 2007. Gli accantonamenti per il 2008, pari come ho detto a 5.031 milioni di euro, rappresentavano una percentuale pari al 14,3 per cento delle categorie economiche che ho prima ricordato di ciascun ministero, con l'eccezione del Ministero della pubblica istruzione, per cui l'accantonamento è pari al 2,4 per cento degli stanziamenti. Sul totale delle spese finali del bilancio dello Stato, l'incidenza complessiva degli accantonamenti è invece pari allo 0,9 per cento. La gran parte degli accantonamenti riguarda la spesa corrente. Osserva che lo schema di decreto ministeriale in esame - redatto tenendo conto dell'articolazione dei ministeri risalente al precedente governo - reca sia variazioni in diminuzione degli accantonamenti, realizzando in tal modo un recupero di risorse, sia variazioni in aumento, che rappresentano invece una riduzione di risorse, poiché aumentano la quota indisponibile degli stanziamenti interessati. Il comma 507 prevede che, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sia possibile modificare gli accantonamenti, purché si intervenga esclusivamente sugli accantonamenti disposti in base allo stesso comma 507, non si utilizzino risorse di parte capitale per procedere a riduzione di accantonamenti di parte corrente e sia assicurata l'invarianza degli effetti sul fabbisogno e sull'indebitamento netto. Lo schema di decreto in esame rispetta tutte le predette condizioni. In particolare, sono complessivamente disaccantonati per spese in conto capitale circa 1,7 milioni di euro, a fronte di maggiori accantonamenti di parte corrente pari a 5,8 milioni di euro. Inoltre, in esito alla rimodulazione, è previsto un totale di accantonamenti leggermente superiore a quello disposto dal comma 507 e pari a 5.035 milioni di euro, destinati ad andare in economia al termine dell'esercizio. La relazione illustrativa chiarisce che tale incremento è dovuto alla necessità di assicurare neutralità finanziaria in termini di indebitamento netto alle proposte di compensazione relative al Ministero degli affari esteri, il cui accantonamento aumenta pertanto di 3,8 milioni di euro, e al Ministero della salute, il cui accantonamento registra conseguentemente un incremento di 316 mila euro. Il volume complessivo delle risorse interessate dalle variazioni disposte dallo schema di decreto in esame è pari a 545 milioni di euro e corrisponde al 10,8 per cento del totale degli accantonamenti. La quota parte più significativa delle variazioni, ben l'89,09 per cento, riguarda il Ministero dell'economia e delle finanze il quale, del resto, è l'Amministrazione maggiormente interessata agli accantonamenti (per il 2008, il 43,5 per cento del totale degli accantonamenti si riferisce a quel Ministero). Segnala che non si registrano invece variazioni degli accantonamenti nell'ambito degli stati di previsione di 8 ministeri: Sviluppo economico, Lavoro, Giustizia, Pubblica istruzione, Interno, Comunicazioni, Politiche agricole, Commercio internazionale. Per quanto riguarda le spese correnti, sulle quali si concentra la gran parte delle variazioni, i disaccantonamenti hanno riguardato principalmente i trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche, per 166,2 milioni di euro ed in particolari i trasferimenti a Presidenza del Consiglio dei ministri, Editoria, CONI, Servizi di sicurezza, ferrovie dello Stato, iscritti nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze. Ciò ha comportato la necessita di prevedere maggiori accantonamenti, nell'ambito del medesimo Ministero, relativi alla categoria «altre uscite correnti» ed in particolare ai Fondi di riserva. Vengono incrementati, tra l'altro, gli accantonamenti relativi al Fondo per la rassegnazione dei residui passivi perenti spesa di parte corrente, per 162,5 milioni di euro, il Fondo di riserva per le spese obbligatorie e d'ordine, per 172,1 milioni di euro, il Fondo di riserva per le spese impreviste, per 80 milioni di euro. Peraltro, l'articolo 2 del disegno di legge di assestamento dispone, per l'anno 2008, un incremento della dotazione del Fondo di riserva per le spese obbligatorie e d'ordine pari a 200 milioni di euro, così sterilizzando quasi integralmente gli accantonamenti complessivamente disposti

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su tale Fondo. È piuttosto evidente come la spesa relativa ai trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche abbia dimostrato un certo grado di rigidità, tanto che si è dovuto procedere a rilevanti disaccantonamenti compensandoli attraverso maggiori accantonamenti su Fondi che, difficilmente, come dimostra l'intervento operato dal disegno di legge di assestamento, potranno dare luogo ad effettive e durature riduzioni della spesa corrente. Sono state inoltre rese disponibili risorse relative ai consumi intermedi per complessivi 146,6 milioni di euro. Anche in questo caso, la compensazione è stata effettuata a valere sugli accantonamenti relativi alla categoria «altre uscite correnti», che registrano nel complesso maggiori accantonamenti per 414,9 milioni di euro. Per quanto riguarda le categorie in conto capitale, la quota più consistente dei disaccantonamenti riguarda le risorse per investimenti fissi lordi, per complessivi 8,2 milioni di euro, ed in particolare le spese per lo sviluppo del sistema informativo, pari ad oltre 5 milioni di euro. Ulteriori disaccantonamenti sono ascrivibili alla categoria relativa ai contributi agli investimenti alle imprese ed in particolare al Fondo occorrente per gli investimenti dell'editoria (circa 5,6 milioni di euro). La compensazione di tali disaccantonamenti ha riguardato principalmente l'accantonamento concernente «altri trasferimenti in conto capitale» (12 milioni di euro), iscritto, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, nel Fondo per la riassegnazione dei residui perenti in conto capitale. A tale riguardo, ricorda che la diminuzione della disponibilità di tale Fondo potrebbe determinare un rinvio dei pagamenti idoneo ad incidere sul profilo di cassa e sui saldi di finanza pubblica dei prossimi esercizi, atteso che la reiscrizione in bilancio delle somme comunque dovute dall'Amministrazione è ritardata, ma non evitata, dalla minore capienza del Fondo. In linea generale, rileva come le variazioni introdotte dallo schema di decreto ripartiscono l'incidenza degli accantonamenti sui Ministeri e sulle categorie economiche interessate in maniera diversa rispetto al criterio lineare (ossia proporzionale) previsto dal comma 507 dell'articolo 1. Una simile scelta è da considerarsi sicuramente legittima alla luce del disposto normativo, che non vincola le rimodulazioni al rispetto del criterio di proporzionalità impiegato nel disporre gli accantonamenti, ma sarebbe comunque utile che il Governo chiarisse le ragioni che motivano le variazioni introdotte.
Rinvia poi alla documentazione predisposta dagli uffici per quel che concerne la necessità di acquisire per quel che concerne alcuni specifici aspetti del provvedimento, quali la sostenibilità dei maggiori accantonamenti operati, al fine di compensare i disaccantonamenti compiuti, da un lato, sui fondi di riserva per spese impreviste e per le spese obbligatorie e, dall'altro lato, sulle risorse relative ai rischi sui cambi.
Sul piano più strettamente politico, richiama infine l'attenzione sul fatto che nel provvedimento in esame, per quanto di portata contenuta, pone in evidenza l'esigenza, oramai ineludibile, di assicurare una maggiore flessibilità alla gestione del bilancio in una fase in cui gli andamenti di finanza pubblica impongono di porre mano a consistenti riduzioni degli stanziamenti. Tale esigenza, già manifestatasi nella scorsa legislatura, appare oggi decisamente più pressante dinanzi al combinato disposto di una crisi dell'economia internazionale che deprime in misura consistente la crescita del PIL e degli impegni assunti in ambito europeo in materia di abbattimento del deficit e del debito pubblico in attuazione del Patto di stabilità e crescita. In tale quadro, occorre introdurre procedure idonee a verificare costantemente l'efficacia e l'efficienza della spesa e trarne le dovute conseguenze. In questo senso, rileva una forte continuità tra la logica politica ed istituzionale sottesa all'articolo 1, comma 507, della finanziaria per il 2007 e alla stessa riforma del bilancio dello Stato avviata nella scorsa legislatura, da un lato, e quella che presiede all'articolo 60, commi da 1a 6, del decreto legge n. 112 del 2008, dall'altro,

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entrambe espressione della consapevolezza che, per risanare la finanza pubblica e rilanciare le politiche pubbliche, occorre innovare profondamente il ruolo del Governo e del Parlamento in sede di definizione e di gestione dei documenti di bilancio.
Auspica che il processo avviato possa avere ricadute positive sia per il Governo che per il Parlamento, in modo da riconoscere al primo maggiori poteri di gestione, ma anche maggiori oneri e maggiori responsabilità, al secondo poteri di controllo più penetranti e raffinati, che dovranno peraltro basarsi su di un'adeguata base informativa. In altre parole, il Parlamento dovrà abbandonare la tendenza, sino ad oggi rivelatasi incomprimibile, a cimentarsi con la microlegislazione di spesa e con gli interventi a pioggia, per concentrare la propria attenzione sulle grandi scelte di carattere strategico in grado di imprimere ad una paese la direzione di marcia nel medio e nel lungo periodo.

Il sottosegretario Luigi CASERO, richiamando le considerazioni del relatore, che ringrazia per l'approfondita relazione, rileva preliminarmente l'esigenza, su cui da tempo peraltro si discute, del superamento del criterio della spesa storica per la determinazione degli stanziamenti di bilancio. Ricorda poi gli elementi di flessibilità nella gestione del bilancio già introdotti oltre che con il provvedimento in esame, con i decreti-legge n. 97 e n. 112 del 2008. In proposito insiste sulla necessità di proseguire il lavoro avviato al fine di giungere ad una chiara distinzione tra il ruolo di programmazione e di controllo che deve essere svolto dal Parlamento e i compiti di gestione che devono essere affidati al Governo. Illustra quindi la documentazione predisposta dal Governo in risposta alle richieste di chiarimento contenute nella documentazione degli uffici (vedi allegato).

Antonio BORGHESI (IdV) riconosce che il rappresentante del Governo ha fornito una esauriente risposta alle richieste di chiarimento avanzate. Rileva tuttavia l'esigenza di chiarimenti su alcune scelte politiche in ordine alle variazioni delle somme accantonate che sono state effettuate con il provvedimento in esame, richiamando in particolare gli stanziamenti destinati al SECIT, alla cosiddetta emergenza «mucca pazza», agli istituti di ricerca e agli istituti italiani di cultura all'estero, ai fondi internazionali e al fondo per gli investimenti di ricerca scientifica e tecnologica.

Il sottosegretario Luigi CASERO segnala che le variazioni apportate nel provvedimento in esame risultano di entità marginale e sono dovute a specifiche dinamiche di gestione della spesa. In particolare, per quanto concerne l'emergenza «mucca pazza», segnala che la stessa può considerarsi esaurita e si può pertanto procedere ad un maggiore accantonamento sulla relativa dotazione di bilancio. Per quel che concerne il SECIT rileva che di tale servizio il decreto-legge n. 112 ha disposto la soppressione, senza peraltro che questo significhi un abbandono dell'impegno del Governo nella lotta all'evasione fiscale, impegno che anzi è rafforzato; si tratta soltanto di individuare più efficaci strumenti di azione. Con riferimento ai maggiori accantonamenti operati sui contributi a enti e fondi, rileva che gli stessi si spiegano con la volontà di un maggiore rigore nella gestione di tali stanziamenti. Conclusivamente ritiene che la sede per un esame più propriamente politico delle scelte di bilancio sarà rappresentato dall'esame parlamentare del disegno di legge di assestamento.

Antonio BORGHESI (IdV) rileva che in ogni caso si attenua la politica di risparmio sui consumi intermedi.

Gian Luca GALLETTI (UdC) osserva che la limitata entità delle variazioni apportate agli accantonamenti attesta che l'auspicata operazione di spending review è stata attuata dalle amministrazioni interessate in modo solo parziale.

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Gaspare GIUDICE (PdL) ricorda di aver criticato a suo tempo la disposizione del comma 507 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 in quanto la stessa non incide in modo strutturale sulle caratteristiche della spesa pubblica ma in sostanza si limitava a rinviare nel tempo gli impegni di spesa.

Maino MARCHI (PD), nel richiamare le considerazioni di carattere politico svolte dal relatore sulla necessità di una maggiore flessibilità del bilancio, necessità in sé condivisibile, osserva che tuttavia non si può acconsentire ad un intervento su tale materia con lo strumento del decreto-legge come, invece, il Governo ha fatto con i decreti-legge n. 97 e n. 112 del 2008. Sarebbe stato piuttosto necessario intervenire in via generale in sede di riforma della struttura di bilancio o in sede di legge finanziaria. Rileva inoltre che il Governo con i medesimi provvedimenti da lui ricordati ha in realtà manifesta l'intenzione di indebolire l'attività di spending review impostata dal precedente Esecutivo.

Chiara MORONI (PdL), relatore, nel segnalare che le osservazioni compiute dagli intervenuti in ordine alla necessità, al di là della valutazione degli strumenti adottati, di una riorganizzazione del bilancio costituiscono una preziosa base di partenza per un confronto costruttivo tra tutti gruppi parlamentari sugli strumenti di bilancio e sul ruolo di Parlamento e Governo nella decisione di bilancio, confronto che potrà essere approfondito in occasione dell'esame del disegno di legge di assestamento, formula la seguente proposta di parere:
La V Commissione bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato lo schema di decreto ministeriale concernente variazioni degli accantonamenti operati sulle dotazioni delle unità previsionali di base iscritte nel bilancio dello Stato per l'anno 2008 (atto n. 13);
preso atto dei chiarimenti del Governo per cui:
le modifiche prospettate nel provvedimento rispetto alla modulazione originariamente prevista con riferimento all'intero triennio 2007-2009 discendono dalla dinamica gestionale delle spese nel periodo trascorso e traggono origine anche dalla sostanziale incomprimibilità di talune tipologie di spesa;
il parziale utilizzo, a titolo di compensazione, delle disponibilità del fondo di riserva per spese impreviste e del fondo di riserva per le spese obbligatorie implica una corrispondente limitazione della possibilità di utilizzare i medesimi fondi per le finalità istituzionali;
in considerazione del positivo andamento dei tassi nei mercati finanziari, può ritenersi che non dovrebbe evidenziarsi l'esigenza di significativi esborsi, nell'esercizio in corso, a valere sulle risorse relative agli oneri sui cambi, di cui al capitolo 1565 del Ministero dell'economia e delle finanze;
appare comunque necessario provvedere al parziale ripristino delle disponibilità del suddetto capitolo, in relazione alla variazione in senso negativo per lo stesso prospettata nel disegno di legge di assestamento per l'anno in corso. Tale ripristino potrebbe avere luogo mediante compensazione assicurata mediante corrispondente accantonamento sul capitolo 2142 relativo alle differenze di cambio;
il parziale utilizzo del fondo per i residui passivi perenti di conto capitale non comporta un rallentamento nello smaltimento dei medesimi residui,

esprime

PARERE FAVOREVOLE

nel presupposto che l'utilizzo, a fini di compensazione, delle disponibilità del fondo di riserva per le spese impreviste e del fondo di riserva per le spese obbligatorie non determini una accelerazione

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della spesa e non pregiudichi la possibilità di fronteggiare eventi imprevisti ed eccezionali in corso di esercizio,

e con la seguente osservazione:
si provveda a ridotare il capitolo 1565 del Ministero dell'economia e delle finanze relativo alle garanzie di cambio, in considerazione delle variazioni prospettate al medesimo capitolo dal disegno di legge di assestamento per l'anno in corso, mediante corrispondente compensazione, in termini di maggiore accantonamento, sul capitolo 2142 relativo alle differenze di cambio.»

Renato CAMBURSANO (IdV) segnala che a fronte dell'invito a un confronto comune appena compiuto dal relatore, si è assistito dall'inizio della legislatura a forzature e atti di arroganza del Governo. Per questo, nel condividere le considerazioni sull'esigenza di maggiore flessibilità e di una revisione degli strumenti di bilancio, sottolinea l'esigenza che, a differenza di quanto avvenuto finora, il Parlamento costituisca un effettivo contrappeso rispetto ai più ampi poteri dell'Esecutivo nella gestione del bilancio. Nell'osservare che il coinvolgimento del Parlamento avviene solo ora e solo in misura molto parziale con l'esame del presente schema di decreto, annuncia l'astensione del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore. Rileva infine l'opportunità di individuare la sede idonea nella quale il Governo possa fornire precisazioni in ordine alle modalità con le quali si intende potenziare, come accennato dal sottosegretario Casero, la lotta all'evasione fiscale.

Maino MARCHI (PD) nell'annunciare l'astensione del suo gruppo, rileva che la stessa non deriva dal contenuto del provvedimento ma dal contesto in cui questo si colloca, contesto che è caratterizzato dalla scelta del Governo di procedere con decreto-legge a significative modifiche della legislazione contabile vigente e dalla scelta di abbandonare la spending review avviata dal precedente Esecutivo.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 15.