CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 8 luglio 2008
29.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 8 luglio 2008. - Presidenza del vicepresidente Roberto TORTOLI. - Intervengono i sottosegretari di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Mario Mantovani, e per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

La seduta comincia alle 12.10.

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
C. 1386 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Tommaso FOTI (PdL), relatore, avverte che la Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008, recante misure urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria. Prima di esaminare nel dettaglio gli articoli che riguardano le competenze specifiche della VIII Commissione, intende soffermarsi su alcune considerazioni di carattere generale: segnala, infatti, che - come già visto in occasione del dibattito sul DPEF - la strategia dell'azione di governo tende a raggiungere quattro obiettivi essenziali: ridurre il costo complessivo dello Stato, rendere più efficace l'azione della pubblica amministrazione, ridurre il peso della burocrazia sui cittadini e spingere l'apparato economico verso lo sviluppo. Alcune di queste azioni, quali l'azzeramento dell'ICI sulla prima casa e la detassazione delle remunerazioni di produttività, sono già state poste in essere con il decreto-legge n. 93, mentre molte altre importanti iniziative sono ora contenute nel decreto-legge 112. In particolare, osserva che il decreto-legge si pone l'obiettivo di offrire misure di stimolo per la crescita della produttività e della competitività

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dell'economia nazionale, sia attraverso misure di liberalizzazione e semplificazione amministrativa «a costo zero» sia attraverso importanti iniziative di incentivazione del sistema produttivo e di investimento per il potenziamento della dotazione infrastrutturale del Paese. In tal senso, l'articolo 1, che definisce le finalità e l'ambito di intervento del decreto-legge, chiarisce come quest'ultimo, unitamente ad altri provvedimenti normativi indicati nel DPEF 2009-2013, sia volto a realizzare, con effetti a far data dalla seconda metà dell'esercizio finanziario in corso, un intervento organico diretto a conseguire gli obiettivi, in termini di indebitamento netto e di rapporto debito pubblico/Pil, definiti dallo stesso DPEF, nonché a determinare una crescita del tasso di incremento del Pil attraverso una serie di interventi sinteticamente richiamati, idonei a promuovere lo sviluppo economico e sociale del Paese.
Passando alle materie di più specifica competenza della VIII Commissione, segnala che l'articolo 11 prevede, al fine di contrastare il tema dell'emergenza abitativa, l'avvio di un piano nazionale di edilizia abitativa, che dovrà essere approvato dal CIPE, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa intesa in sede di Conferenza unificata. Tale piano è rivolto ad un'ampia platea di categorie sociali svantaggiate, tra le quali compaiono, per la prima volta, gli studenti fuori sede e gli immigrati regolari. Il piano prevede anche l'attuazione di programmi integrati di edilizia sociale per la costruzione di alloggi da destinare alla locazione a canone agevolato, nel contesto di interventi di riqualificazione urbana da realizzarsi, prevalentemente, con l'intervento finanziario privato, in cambio della cessione di diritti edificatori o agevolazioni fiscali.
Rileva che, sempre con riferimento all'emergenza abitativa, l'articolo 13 - al fine della valorizzazione degli immobili residenziali costituenti il patrimonio degli Istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati - prevede che, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, il Ministro delle infrastrutture ed il Ministro per i rapporti con le regioni promuovano, in sede di Conferenza unificata, la conclusione di accordi con regioni ed enti locali, inerenti la semplificazione delle procedure di alienazione degli immobili di proprietà dei predetti Istituti. Il comma 2 del medesimo articolo individua i criteri da considerare ai fini della conclusione degli accordi, ed in particolare che il prezzo di vendita delle unità immobiliari sia determinato in proporzione al canone di locazione; il comma 3 prevede, quindi, che negli accordi stessi possa essere prevista la facoltà per le amministrazioni regionali e locali di stipulare convenzioni con società di settore per lo svolgimento delle attività strumentali alla vendita dei singoli beni immobili. Al riguardo, osserva che occorrerà valutare, nel corso del dibattito, l'opportunità di segnalare alle Commissioni di merito l'esigenza di prevedere che la gestione di tali alienazioni e i relativi prezzi di cessione non fuoriescano dal solco tracciato dalla legge n. 560 del 1993, considerati anche i rilevanti profili di competenza regionale sulla materia e la necessità di garantire il perseguimento degli obiettivi di solidarietà sociale sottesi agli interventi di edilizia residenziale pubblica.
Sottolinea, poi, che il successivo articolo 14 reca autorizzazioni di spesa per complessivi 1.486 milioni di euro nel periodo 2009-2015 per la realizzazione delle opere e delle attività connesse allo svolgimento del grande evento EXPO Milano 2015. Il comma 2 del medesimo articolo dispone che il Sindaco di Milano pro tempore, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, è nominato Commissario straordinario del Governo per l'attività preparatoria urgente. Viene altresì prevista l'emanazione, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, di apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Presidente della Regione Lombardia e i rappresentanti degli enti locali interessati, volto all'istituzione degli organismi per la gestione delle attività e alla fissazione dei criteri di ripartizione e delle modalità di erogazione dei finanziamenti.

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Passa, quindi, all'articolo 28, che prevede l'istituzione, sotto la vigilanza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell'Istituto di ricerca per la protezione ambientale (IRPA), cui sono trasferite le funzioni e le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM). Segnala che esso ripropone il testo di un emendamento del Governo approvato nel corso dell'esame istruttorio del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 90 del 2008, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania. Le norme proposte, già introdotte nel decreto-legge, ne sono state espunte a seguito del rinvio del testo alla Commissione da parte dell'Assemblea della Camera, per l'esame degli emendamenti del Governo riproducenti le disposizioni del decreto-legge 17 giugno 2008, n. 107. Rileva, dunque, che lo scopo della disposizione è quello di promuovere la riorganizzazione di una serie di strutture e organismi tecnici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che consenta di razionalizzare le risorse umane e finanziarie attualmente destinate a tali organismi, anche allo scopo di assicurare un percorso rapido ed efficace alle attività di controllo e monitoraggio effettuate da tali organismi in materia ambientale. In proposito, ritiene utile sottolineare l'esigenza che la disposizione in esame, pienamente condivisibile, mantenga una impostazione diretta a garantire il rafforzamento del sistema dei controlli in campo ambientale, secondo principi di efficienza e terzietà degli apparati tecnici preposti.
Fa presente, inoltre, che con detto articolo è ridotto da 25 a 23 il numero dei componenti della Commissione istruttoria per l'IPPC, prevista dall'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2007, e modificata la composizione della Commissione di valutazione degli investimenti e di supporto alla programmazione e gestione degli interventi ambientali, di cui all'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 90, con una riduzione di dieci unità (da 33 a 23). Illustra, poi, l'articolo 30, che semplifica i controlli amministrativi in materia ambientale rivolti alle imprese dotate di certificazione ambientale o di qualità, sostituendoli con i controlli periodici svolti dagli enti certificatori, anche ai fini dell'eventuale rinnovo o aggiornamento delle autorizzazioni per l'esercizio dell'attività. Viene altresì disposto che le verifiche dei competenti organi amministrativi abbiano ad oggetto esclusivamente l'attualità e la completezza della certificazione, restando ferma la potestà delle regioni e degli enti locali, nell'ambito delle rispettive competenze, di intervenire in materia al fine di garantire livelli ulteriori di tutela. Da ultimo, rileva che il comma 5 dell'articolo 63 reca una disposizione volta a consentire ad Anas S.p.A. di far fronte alle obbligazioni già assunte per la realizzazione di interventi previsti nel contratto di programma 2003-2005 e in accordi pregressi.
Osserva, infine, che il provvedimento contiene ulteriori disposizioni di interesse della Commissione, anche se non di sua strettissima competenza: si tratta, in particolare, dell'articolo 7, che individua interventi di strategia energetica nazionale, in particolare al fine di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Al riguardo, giudica piuttosto incomprensibile la ragione dell'accentramento delle proposte operative all'interno del solo Ministero dello sviluppo economico, considerato anche che il comma 2 dell'articolo citato prevede la positiva e condivisibile convocazione di una Conferenza nazionale dell'energia e dell'ambiente, d'intesa tra i due Ministri competenti. Segnala, inoltre, l'articolo 10, che inserisce le infrastrutture relative al settore energetico e delle reti di telecomunicazione, individuate sulla base di programmi predisposti dal Ministero dello sviluppo economico, tra i progetti di investimento considerati prioritari ai fini

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dell'individuazione degli interventi ammessi al finanziamento a valere sul Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca.
Illustra, poi, l'articolo 8, volto a riaprire, nel caso in cui si accerti la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste, la possibilità di sfruttamento dei giacimenti di gas naturale dell'alto Adriatico, nonché ad agevolare lo sfruttamento dei giacimenti marginali. Si tratta, a suo avviso, di un intervento su cui occorre la massima prudenza e in ordine al quale si rimette al dibattito in Commissione per comprendere come valutarlo ai fini della predisposizione della proposta di parere.
Si sofferma, quindi, sull'articolo 12, che apporta modifiche all'articolo 13 del decreto-legge n. 7 del 2007, in materia di progetti di alta velocità ferroviaria, disponendo che le convenzioni stipulate il 15 ottobre 1991 e il 16 marzo 1992 da TAV S.p.A. con i contraenti generali, in relazione ai progetti concernenti le linee Milano-Verona, Verona-Padova, Milano-Genova, Terzo Valico dei Giovi, proseguono, senza soluzione di continuità, con Rete Ferroviaria Italiana. Rileva che tale disposizione è la sostanziale riproposizione delle vecchie concessioni interrotte dal precedente Governo e che essa va inquadrata nell'ambito delle procedure di recupero dei contraenti generali, anche tenendo conto degli sviluppi in ambito comunitario. Segnala, infine, i commi 12 e 13 dell'articolo 63, che ricostituiscono la dotazione finanziaria del Fondo per la promozione e il sostegno dello sviluppo del trasporto pubblico locale, istituito dalla legge finanziaria per il 2008 e destinato all'acquisto di veicoli adibiti al trasporto pubblico e allo sviluppo dei sistemi di trasporto pubblico nelle aree urbane.
In conclusione, nel ribadire il proprio convincimento circa la rilevanza fondamentale del provvedimento nel suo complesso, si riserva di presentare - eventualmente anche al termine della seduta odierna - una proposta di parere alla luce del dibattito che si svolgerà sulle singole disposizioni (talune delle quali già enunciate nella sua relazione introduttiva), preannunciando sin d'ora un orientamento di massima favorevole al decreto-legge.

Margherita Angela MASTROMAURO (PD) esprime alcune valutazioni critiche su un provvedimento che, a suo avviso, a fronte degli ambiziosi obiettivi annunciati, non salvaguarda né rafforza gli investimenti in infrastrutture e non affronta i veri problemi del Paese, a partire da quello dello sviluppo del Mezzogiorno. Illustra, quindi, quelli che a suo giudizio costituiscono i punti di maggiore criticità e debolezza del decreto-legge in esame, soffermandosi in particolare: sulla inaccettabile riduzione delle risorse per l'ammodernamento e il rafforzamento della rete infrastrutturale del Paese - da ultimo criticata anche da Confindustria -, che è testimoniata dalla diminuzione sia degli investimenti fissi sia delle spese in conto capitale (passate, queste ultime, dal 4,5 per cento al 3,3 per cento del PIL); sull'assenza di una coerente azione politica per lo sviluppo del Mezzogiorno e su una pesantissima riduzione dei fondi ad esso destinati (i circa 7,7 miliardi di euro sottratti alla spesa per lo sviluppo del Mezzogiorno, di cui al FAS, equivalgono, da soli, ad oltre un quarto delle economie complessivamente previste dalla manovra finanziaria); sulla genericità e incongruenza delle misure relative all'annunciato «piano casa», che - se non viene modificato profondamente - rischia di rimanere soltanto una dichiarazione d'intenti.
Sull'ultimo punto evidenziato, anche per testimoniare la concreta volontà del suo gruppo di evitare diatribe più dialettiche che di sostanza e di operare, invece, per garantire, attraverso opportune modifiche al testo, operatività ed efficacia al «piano casa» in questione, indica alcuni punti chiave. Si sofferma, in particolare, sull'esigenza di fissare tempi certi per la formazione e l'attuazione del «piano casa», nonché sulla necessità di prevedere un esplicito potere sostitutivo in caso di inadempimenti e un'indicazione precisa di strumenti di

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prevenzione e composizione delle eventuali controversie, che certamente insorgeranno ad opera degli enti locali.
Sottolinea, poi, la negativa impostazione centralistica dell'articolo 11, che non tiene nella dovuta considerazione il ruolo e le competenze costituzionalmente garantite alle istituzioni regionali e locali. Si richiama, inoltre, al riequilibrio delle scelte relative al finanziamento del «piano casa», che - se restano così sbilanciate sul ruolo dei capitali privati (attraverso il ricorso alla finanza di progetto, alle misure della cosiddetta premialità o all'istituzione di specifici fondi immobiliari) - rischiano di provocare una pericolosa «finanziarizzazione» di un settore delicato e fondamentale per il successo delle politiche di coesione sociale nel Paese.

Rodolfo Giuliano VIOLA (PD) osserva che le misure recate dal provvedimento in esame, talune delle quali anche ambiziose, restano comunque ferme ad un livello superficiale. In tal senso, manifesta le proprie perplessità su talune disposizioni che presentano particolari elementi di criticità, sui quali peraltro - anche a causa del difficile contesto in cui si svolge in questi giorni il dibattito parlamentare - si fatica ad intervenire con coerenza di analisi. Si sofferma, quindi, sulle norme relative al settore dell'energia, evidenziando come l'articolo 7 del provvedimento inquadri in una dimensione del tutto nuova il tema del «ritorno al nucleare», omettendo di considerare che su tale tema occorre costruire un percorso di condivisione, considerato anche che l'opzione nucleare è stata formalmente esclusa dal popolo italiano con lo svolgimento di un apposito referendum. In tal senso, afferma che il suo gruppo non è pregiudizialmente contrario a riflettere su questo tema, ma esprime forti perplessità sulle modalità con le quali il Governo intende giungere all'obiettivo finale di pesare meno sulla «bolletta energetica» del Paese, indicando peraltro scelte che si concretizzeranno in un futuro non certo immediato. Ritiene, altresì, inaccettabile che il Ministero dell'ambiente, come in parte rilevato dallo stesso relatore, sia tenuto ai margini di scelte di politica energetiche così rilevanti per il futuro del Paese, anche sotto il profilo della qualità ambientale del proprio sviluppo.
Rileva, inoltre, che il relatore ha intelligentemente colto il problema sotteso all'articolo 8, che coinvolge diverse sensibilità nell'ambito dei territori interessati dell'alto Adriatico, considerato anche che la formulazione dell'articolo è molto ambigua, poiché sembra che la stessa società che svolgerà le attività di prospezione sia incaricata di effettuare le verifiche ambientali preventive. In questo settore, suggerisce di usare la massima prudenza, evitando di abbassare il livello di guardia in una materia delicata come quella della coltivazione di idrocarburi in zone sensibili; a tal fine, peraltro, ritiene che nell'attività di monitoraggio potrebbe anche essere coinvolto il nuovo istituto preposto ai controlli ambientali, creato con lo stesso articolo 28 del provvedimento in esame.
Rileva, infine, che l'articolo 12 riaffida la realizzazione di talune linee di alta velocità ferroviaria ai vecchi contraenti generali, che hanno in passato evidenziato enormi problemi gestionali e non sono riusciti ad entrare in rapporto con i territori interessati dagli interventi. A riguardo, invita il Governo ad evitare gli errori compiuti in passato, lavorando sulla concertazione e sulla capacità di dialogo, in modo da recuperare il rapporto con le popolazioni e con i territori.

Mauro LIBÈ (UdC) manifesta il disaccordo del suo gruppo, più che sugli obiettivi del decreto-legge in esame, sulla mancanza di chiarezza e sulla fragilità della copertura finanziaria del provvedimento medesimo. A suo giudizio, ad esempio, mentre appare del tutto condivisibile l'obiettivo della riduzione del debito pubblico, non lo è affatto la scomparsa di ogni riferimento all'impegno, assunto in campagna elettorale, di una riduzione della pressione fiscale al di sotto del 40 per cento del PIL. Inoltre, a differenza di quanto sostenuto dai deputati del gruppo del Partito Democratico, per il suo gruppo

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le critiche più severe trovano fondamento - ad esempio sul tema del nucleare - non in una presunta volontà accentratrice del Governo o in una sua indisponibilità al dialogo, ma nell'assoluta genericità degli impegni annunciati e nella mancanza di coraggio rispetto a scelte che sono necessarie per garantire il futuro del Paese. Così, sul nucleare, le misure contenute nel provvedimento, troppo generiche, non consentiranno affatto un ritorno dell'Italia a tale forma di energia; allo stesso modo, a fronte di una gravissima dipendenza dai combustibili fossili, la genericità delle disposizioni contenute nell'articolo 8 non consentirà di riprendere - anche in assenza, che a lui appare praticamente certa, di rischi di subsidenza delle coste - le ricerche e la coltivazione degli idrocarburi nell'alto Adriatico.
Infine, osserva che alle annunciate misure meritocratiche nei ministeri fanno seguito tagli indiscriminati e indifferenziati a tutte le amministrazioni, con gravissime ripercussioni anche su quelle efficienti e su quelle che rendono servizi essenziali alla cittadinanza, a partire dalle forze di pubblica sicurezza. Al contempo, osserva che, nel settore delle infrastrutture, la manovra si risolve in un elenco di opere certamente utili ma senza certezza di risorse per la loro realizzazione, mentre il ricorso alla finanza di progetto e ai pedaggi per attrarre capitali privati viene smentito dalle stesse associazioni degli imprenditori, che richiamano lo Stato al dovere di approntare adeguate risorse pubbliche per l'ammodernamento delle rete infrastrutturale del Paese.

Chiara BRAGA (PD) preannuncia l'intenzione di concentrare il suo intervento sul cosiddetto «piano casa» e sulle misure a questo connesse. In particolare, osserva che il contenuto dell'articolo 11, pur guidato da una importante attenzione ai temi sociali, finisce per smantellare il sistema di interventi programmati nella precedente legislatura, a partire dalla legge n. 9 del 2007, che aveva assicurato, attraverso un piano straordinario di edilizia residenziale pubblica, il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, i quali avevano lavorato nell'ambito di un proficuo tavolo di concertazione. Allo stesso tempo, osserva che sono stati vanificati gli sforzi compiuti dal precedente Governo con l'ultima manovra finanziaria, che aveva stanziato importanti dotazioni finanziarie, ora utilizzate dal Governo per la copertura dei nuovi interventi, nonché con il programma «Contratti di quartiere», che viene rimesso in discussione sia sotto il profilo del merito sia sotto quello degli stanziamenti. In sostanza, lamenta l'assenza di risorse aggiuntive per il «piano casa», al di fuori di quelle sottratte ai programmi precedenti.
Si sofferma, quindi, sul programma di alienazioni di cui all'articolo 13, che non offre soluzioni convincenti e utilizza, anche in questo caso, fondi regionali, rinunciando ad un impegno pubblico forte per fronteggiare le necessità esistenti. Al contempo, ricorda l'esistenza di importanti pronunce giurisprudenziali recenti, che hanno ribadito l'esigenza di tutelare le competenze regionali in materia e hanno posto in guardia lo Stato rispetto al rischio di una impropria ingerenza nelle procedure di spettanza regionale.
Esprime, infine, le proprie perplessità sull'impostazione che il provvedimento segue in tema di «prima casa», la cui nozione sembra essere indicata in termini di priorità, anziché di esclusività; al riguardo, pertanto, sottolinea la necessità di coprire i bisogni delle fasce più svantaggiate e di ampliare l'ambito di applicazione delle misure di sostegno, in particolare di quelle previste all'articolo 11, per le quali occorre effettuare i necessari chiarimenti e le opportune specificazioni, andando ben al di là delle limitate previsioni recate dal provvedimento in titolo.

Alessandro BRATTI (PD), pur ritenendo per certi aspetti frustrante dover intervenire in una discussione dall'esito quasi certamente scontato, sottolinea i punti del provvedimento che a suo avviso sono particolarmente negativi, a partire dalla genericità delle misure di politica energetica, che producono una sensazione di annunci privi di sostanza e di strategia.

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Richiamate, ad esempio, le scelte e le misure che negli anni recenti hanno consentito - pur in un quadro problematico - di raggiungere adeguati livelli di efficienza degli impianti di produzione di energia da gas metano, si chiede se, nell'annunciato ritorno al nucleare, si debbano ricomprendere anche gli elevatissimi costi che deriverebbero inevitabilmente dall'abbandono di tali scelte e dalla chiusura - in tutto o in parte - degli indicati impianti. Al tempo stesso, esprime il proprio rammarico per l'abbandono di ogni azione di consolidamento e rafforzamento delle misure adottate, con discreto successo, nella passata legislatura - da quelle per il risparmio energetico in edilizia, a quelle per l'ammodernamento del «parco elettrodomestici» - per l'efficiente uso delle risorse energetiche. Sempre sul tema dell'energia, sottolinea criticamente la marginalità del ruolo assegnato al Ministero dell'ambiente all'interno delle politiche complessive del Governo sia sul versante delle misure per la riduzione delle emissioni di gas serra che su quello del coordinamento delle politiche per lo sviluppo economico.
Quanto alle misure per una ripresa delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi nell'alto Adriatico, ritiene inaccettabile che si affidi alla società concessionaria dei relativi diritti il compito di procedere all'accertamento della non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste.
Sull'istituzione, prevista dall'articolo 28, dell'Istituto di ricerca per la protezione ambientale (IRPA), cui sono trasferite le funzioni e le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell'APAT, dell'INFS e dell'ICRAM, nel ribadire l'esigenza di un serio approfondimento di tutti i temi, segnala la delicatezza e la gravità della situazione in cui verrebbero a trovarsi diverse centinaia di lavoratori precari, quotidianamente impegnati ad assicurare il corretto svolgimento dei compiti di tali istituti, nonché l'esigenza insopprimibile di garantire un efficace e proficuo rapporto e coordinamento di attività fra il nuovo Istituto nazionale e le Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente.
Quanto alle disposizioni contenute nell'articolo 30, sottolinea la diversità strutturale fra le attività relative all'espletamento dei controlli pubblici ambientali e la predisposizione delle certificazioni volontarie da parte dei soggetti imprenditoriali e richiama la Commissione ad una attenta considerazione di norme che rischiano di andare molto al di là del, pur condivisibile, obiettivo della semplificazione amministrativa. Infine, sulle misure contenute negli articoli 11 e 13 in tema di politiche abitative, denuncia il rischio che le ingenti risorse già stanziate dal precedente Governo e già impegnate, in parte, da molti enti locali, possano essere sottratte loro, con gravissimo danno per i cittadini e le famiglie più bisognose; d'altra parte, rimarca la delicatezza della situazione nella quale potrebbero venire a trovarsi, in caso di vendita degli alloggi ex IACP, tutte quelle famiglie che non possono acquistare l'alloggio né sobbarcarsi per il futuro l'onere della manutenzione degli edifici.

Sergio Michele PIFFARI (IdV) esprime, anzitutto, la propria preoccupazione per le misure contenute nell'articolo 26, che includono il Club Alpino Italiano (CAI) tra gli enti pubblici non economici da sopprimere. Giudica tale disposizione molto preoccupante, considerato l'enorme lavoro, anche di natura infrastrutturale, svolto dal CAI lungo tutto l'arco alpino, che non sembra fornire alcuna giustificazione all'intervento soppressivo del Governo.
Dopo avere segnalato l'esigenza di incrementare le misure di semplificazione delle procedure relative alle imprese agricole, in particolare di quelle poste nelle zone di montagna, si sofferma sull'articolo 12, che riguarda il rinnovo delle convenzioni per l'alta velocità ferroviaria. Al riguardo, ritiene che si sia ripristinata una forma di concessione sostanzialmente «eterna», a fronte di un quadro di innovazione tecnologica profondamente cambiato, con ciò causando pesanti diseconomie

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di spesa sulle tratte ferroviarie interessate, che saranno ancor più evidenti in assenza della necessaria concertazione con i territori interessati.
Quanto alle disposizioni relative al «piano casa», pur riconoscendo la buona volontà del Governo, ritiene, tuttavia, che esse configurino una evidente lesione di competenze regionali, che peraltro finisce per riflettersi, in ultima istanza, sugli inquilini e sugli utenti finali. Rileva, altresì, che le misure per la valorizzazione del patrimonio edilizio da parte dei privati non prefigurano alcun incremento di opportunità, poiché lo Stato non investe nessuna risorsa nell'intera operazione e, peraltro, parametra il prezzo di cessione al canone di locazione, in tal modo penalizzando gli istituti più virtuosi del settore. In proposito, riterrebbe preferibile l'introduzione di un principio di co-finanziamento, sperimentando il canale dell'investimento misto pubblico/privato.

Il sottosegretario Mario MANTOVANI, preso atto delle considerazioni svolte nel corso del dibattito, con particolare riferimento alle questioni relative al «piano casa», alla presunta soppressione del CAI e alle convenzioni TAV, si riserva di fornire eventuali precisazioni nel corso della seduta di domani.

Tommaso FOTI (PdL), relatore, considerato l'andamento del dibattito odierno, presenta una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato), anche al fine di consentire ai gruppi i necessari approfondimenti e l'eventuale prospettazione, anche in via informale, di possibili richieste di modifica o di integrazione, che si riserva di verificare con il massimo scrupolo per la seduta di domani.

Roberto TORTOLI, presidente, avverte che, a seguito di intese informali intercorse tra i gruppi e considerato il nuovo calendario dei lavori dell'Assemblea, si è convenuto che il seguito dell'esame in sede consultiva del provvedimento in titolo, già fissato per la seduta pomeridiana di domani, sia anticipato alla seduta antimeridiana, anche al fine di garantire un più ampio arco di tempo per il dibattito sulla proposta di parere presentata dal relatore.

La Commissione prende atto.

Roberto TORTOLI, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.25.

SEDE REFERENTE

Martedì 8 luglio 2008. - Presidenza del vicepresidente Roberto TORTOLI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

La seduta comincia alle 13.25.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.
C. 152 Tommaso Foti, C. 1182 Stradella e C. 1239 Di Pietro.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame.

Alessio BONCIANI (PdL), relatore, osserva che le proposte di legge in esame sono volte ad istituire, anche nella XVI legislatura, una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Ricorda che una Commissione di inchiesta su tale materia era già stata istituita con la legge 10 aprile 1997, n. 97. I suoi compiti principali sono stati quelli di verificare l'attuazione delle normative vigenti in materia di rifiuti, nonché i comportamenti della pubblica amministrazione e le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali, di indagare sul rapporto tra le organizzazioni criminali e la gestione del ciclo dei rifiuti, e, più in generale, sulle attività illecite collegate al settore dei rifiuti. Anche nelle legislature successive, attesa l'enorme importanza

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di una attività di controllo e di indagine sulle pericolose conseguenze - in termini sanitari e ambientali - di una illecita gestione dell'attività di raccolta, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti, il Parlamento ha ritenuto opportuno attivare una commissione di inchiesta in materia.
Segnala che, da ultimo, nel corso della XV legislatura è stata approvata la legge 20 ottobre 2006, n. 271, istitutiva della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, facendo presente che l'attività della Commissione è stata, ancora una volta, di grande utilità ed ha prodotto una documentazione significativa e di supporto alle iniziative intraprese per risolvere la delicata questione dei rifiuti.
Osserva, quindi, che le proposte in esame riprendono, sostanzialmente, i contenuti della citata legge del 2006. In particolare, per quanto riguarda i compiti specificamente attribuiti alla Commissione, in base all'articolo 1, comma 1 delle tre proposte di legge, tali compiti consistono: nello svolgere indagini sul ciclo dei rifiuti e sulle organizzazioni che lo gestiscono; nell'individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti ed altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni del Paese e verso altre nazioni; nel verificare l'attuazione delle normative vigenti e le eventuali inadempienze da parte dei soggetti pubblici e privati destinatari delle stesse; nel verificare i comportamenti della pubblica amministrazione centrale e periferica, al fine di accertare la congruità degli atti e la coerenza con la normativa vigente; nel verificare le modalità di gestione dei servizi di smaltimento dei rifiuti da parte degli enti locali e i relativi sistemi di affidamento nonché - per la sola proposta di legge n. 1182 - verificare l'attuazione dei programmi di bonifica dei siti inquinati sul territorio nazionale; nel proporre - per le sole proposte di legge nn. 152 e 1239 - soluzioni legislative ed amministrative ritenute necessarie per rendere più coordinata e incisiva l'iniziativa dello Stato, delle regioni e degli enti locali e per rimuovere le disfunzioni accertate, anche - per la sola proposta di legge n. 152 - attraverso la sollecitazione al recepimento di normative previste in direttive comunitarie non introdotte nell'ordinamento e in trattati o accordi internazionali non ancora ratificati dall'Italia.
Segnala, poi, che la proposta di legge n. 1239 reca un ordine diverso delle disposizioni di seguito commentate, peraltro identiche nei contenuti. Con riferimento alla durata dell'inchiesta, osserva che le proposte di legge nn. 152 e 1182 prevedono che essa coincida con la durata della XVI legislatura, mentre la proposta di legge n. 1239, pur prevedendo all'articolo 1, comma 1, che essa coincida con la durata della XVI legislatura, stabilisce, al comma 2, che la Commissione concluda i propri lavori entro due anni dalla data della sua costituzione e presenti al Parlamento entro i successivi due mesi la relazione finale. Con generale riferimento ai poteri della Commissione, rileva che le proposte di legge prevedono che la Commissione proceda alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e limitazioni dell'autorità giudiziaria: ricorda, in proposito, che tale formulazione riproduce il contenuto dell'articolo 82, secondo comma, secondo periodo, della Costituzione, ripreso anche dall'articolo 141, comma 2, del Regolamento della Camera. Intende, altresì, segnalare che la possibilità dell'esercizio di poteri coercitivi rende l'inchiesta parlamentare lo strumento più incisivo del quale le Camere possono avvalersi per acquisire conoscenze; diversamente, l'indagine conoscitiva, pur essendo anch'essa finalizzata all'approfondimento di temi di ampia portata, non prevede poteri coercitivi di acquisizione delle informazioni.
Segnala che la sola proposta di legge n. 152 - riprendendo il secondo periodo del comma 3 dell'articolo 1 della legge n. 271 del 2006 - chiarisce che la Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione nonché alla libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di

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procedura penale. Le proposte disciplinano, poi, la composizione della Commissione con norme identiche (tutte contenute nell'articolo 2), che riproducono i commi 1 e 2 dell'articolo 2 della legge 271 del 2006. La sola proposta di legge n. 152 prevede (in analogia con il comma 3 dell'articolo 2 della legge 271) disposizioni specifiche sull'elezione del presidente, per la quale è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti la Commissione. Con riferimento al profilo delle testimonianze davanti alla Commissione, le proposte di legge in titolo, con norme di identico tenore (articolo 3) che riproducono le corrispondenti disposizioni della legge 271, dispongono l'applicazione delle disposizioni del codice penale relative ai delitti contro l'attività giudiziaria.
Fa presente che, all'articolo 4, tutte le proposte di legge prevedono esplicitamente la possibilità per la Commissione di acquisire di copie di atti e documenti relativi a procedimenti in corso presso l'autorità giudiziaria e altri organismi inquirenti ovvero di atti e documenti in merito a inchieste e indagini parlamentari (anche se coperti dal segreto), prevedendo contestualmente il mantenimento del regime di segretezza. Le proposte di legge nn. 152 e 1182 disciplinano inoltre (con una disposizione di identico tenore che riproduce la corrispondente disposizione della legge n. 271) l'ipotesi che l'autorità giudiziaria emetta decreto motivato di rigetto qualora, per ragioni di natura istruttoria, ritenga di non poter derogare al segreto; al venir meno delle indicate ragioni istruttorie consegue però l'obbligo della magistratura di trasmettere «senza ritardo» gli atti richiesti. L'articolo 5 reca, quindi, disposizioni in merito all'obbligo del segreto, mentre l'articolo 6 reca disposizioni in materia di organizzazione interna, che riproducono le corrispondenti norme della legge n. 271 del 2006. In particolare, rispetto alla norma finanziaria, che reca un limite di spesa pari a 75.000 euro per l'anno 2008 e di 150.000 euro per ciascuno degli anni successivi, la sola proposta di legge n. 1182 prevede un incremento pari al 30 per cento su autorizzazione dei Presidenti di Camera e Senato.
Considerato, quindi, il lavoro egregio prestato nel corso di queste ultime legislature dalle Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, giudica opportuno consentire al nuovo Parlamento di proseguire la propria attività di inchiesta, avendo particolare riferimento alle vicende ultime che hanno interessato la regione Campania; a tal fine, anche in considerazione del fatto che le proposte in esame contengono disposizioni pressoché identiche, si riserva di valutare, alla fine del dibattito in Commissione, se proporre l'adozione di una delle tre proposte come testo base ovvero procedere alla loro unificazione, eventualmente nell'ambito di un Comitato ristretto, come sembrerebbe astrattamente preferibile.

Il sottosegretario Roberto MENIA fa presente che il Governo non può che concordare con l'obiettivo delle tre proposte di legge in esame, auspicando un lavoro rapido e proficuo, anche nella prospettiva della loro unificazione. Ricorda, peraltro, che la prima Commissione d'inchiesta parlamentare sulla materia risale a circa undici anni fa e che, pertanto, il Parlamento è sempre stato molto attento a portare alla luce le rilevanti questioni legate al ciclo dei rifiuti, attesa anche l'esigenza - che ritiene pienamente condivisibile - di lanciare all'opinione pubblica un forte messaggio di richiamo alla legalità e alla coscienza ambientale.
In conclusione, rilevata l'opportunità che nella gestione dei rifiuti si comincino a rafforzare gli elementi positivi, anche mediante la valorizzazione dei processi di trasformazione, ribadisce che il Governo guarda con attenzione alle iniziative parlamentari in esame, rimettendosi al giudizio dello stesso Parlamento circa le modalità più adeguate per dare corso alle proposte di legge in questione.

Mauro LIBÈ (UdC), nel ricordare che nella passata legislatura aveva sottoscritto

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una lettera che proponeva, di fatto, lo scioglimento della precedente Commissione d'inchiesta e che ciò non gli ha impedito, comunque, di apporre la propria firma ad una delle proposte di legge in esame, giudica molto importante l'attività di una Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, a condizione che essa non operi - come accaduto nelle ultime legislature - alla stregua di un organismo di studio. Ritiene, pertanto, che l'eventuale istituzione di una nuova Commissione in materia debba essere effettuata in modo molto serio, dotando tale Commissione di poteri di inchiesta che essa stessa sappia effettivamente esercitare.

Roberto TORTOLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.45.