CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 8 luglio 2008
29.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 8 luglio 2008. - Presidenza del presidente Valentina APREA. - Intervengono il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Mariastella Gelmini ed il sottosegretario di Stato per il medesimo dicastero Giuseppe Pizza.

La seduta comincia alle 11.

DL 112/08: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
C. 1386 Governo.

(Parere alle Commissioni riunite V e VI).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato il 3 luglio 2008.

Valentina APREA, presidente, avverte che il deputato Granata ha rappresentato la propria indisponibilità a partecipare ai lavori della Commissione, per motivi di salute, rassegnando le proprie dimissioni da relatore sul provvedimento in esame. Dà quindi la parola al collega Caldoro, in qualità di relatore sul disegno di legge in discussione. Ringrazia quindi il Ministro Gelmini per aver voluto partecipare alla seduta odierna al fine di fornire alla Commissione tutti gli elementi e le informazioni utili a chiarire le questioni applicative relative all'articolo 16. Coglie inoltre l'occasione per dare il benvenuto alla deputata Di Centa, rivolgendole i migliori complimenti a nome di tutta la Commissione per aver egregiamente rappresentato l'Italia in una missione europea sul Monte bianco.

Stefano CALDORO (PdL), relatore, ad integrazione della relazione già svolta nella seduta precedente dal collega Granata che condivide sostanzialmente, si sofferma brevemente su due articoli per le parti di competenza della Commissione, rispondendo così ad alcune richieste di spiegazione espresse da taluni colleghi. Si

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tratta innanzitutto dell'articolo 23, che interviene sulla disciplina del contratto di apprendistato e in particolare sulle disposizioni in materia contenute nel Titolo VI, Capo I, del decreto legislativo n. 276 del 2003, articoli da 47 a 53. Osserva, in particolare, che il comma 1 di tale articolo stabilisce che la durata del contratto di apprendistato professionalizzante, stabilita nei contratti collettivi stipulati dalle associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o regionale, non possa essere superiore a sei anni. Viene pertanto eliminato il limite minimo di durata, pari a due anni, previsto dalla disciplina previgente. Pertanto, le parti sociali sono ora libere di determinare una durata anche inferiore, se funzionale alle esigenze del settore o alle caratteristiche del percorso formativo. Aggiunge inoltre che, con il successivo comma 2, viene introdotto nell'articolo 49 un nuovo comma 5-ter il quale prevede che in caso di formazione esclusivamente aziendale non si applica il precedente comma 5. Il menzionato comma 5 attribuisce alle regioni la regolamentazione dei profili formativi dell'apprendistato professionalizzante, d'intesa con le associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano regionale. Pertanto, nel caso di formazione esclusivamente aziendale, i profili formativi dell'apprendistato professionalizzante vengono rimessi integralmente ai contratti collettivi di lavoro stipulati a livello nazionale, territoriale o aziendale da associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale ovvero agli enti bilaterali. I contratti collettivi e gli enti bilaterali definiscono la nozione di formazione aziendale e determinano, per ciascun profilo formativo, la durata e le modalità di erogazione della formazione, le modalità di riconoscimento della qualifica professionale ai fini contrattuali e la registrazione nel libretto formativo. La relazione illustrativa evidenzia che la norma si pone in linea con le indicazioni provenienti dalla Corte costituzionale, che ha affermato come rientri nella competenza delle regioni unicamente l'offerta formativa pubblica. Ciò premesso precisa in particolare che il comma 3 dell'articolo 23 è volto a novellare l'articolo 50, comma 1, del decreto legislativo n. 276 del 2003, riguardante l'apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione. In particolare, a seguito di tale modifica, si dispone che possono essere assunti con contratto di apprendistato per conseguimento di un titolo di studio di livello secondario, per il conseguimento di titoli di studio universitari e della alta formazione, compresi i dottorati di ricerca, nonché per la specializzazione tecnica superiore, i soggetti di età compresa tra i diciotto anni e i ventinove anni. Ricorda quindi che, al contrario, il comma 4 dell'articolo 23 novella il comma 3 del medesimo articolo 50, il quale prevede che la regolamentazione e la durata dell'apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione è rimessa alle regioni, per i soli profili che attengono alla formazione, in accordo con le associazioni territoriali dei datori di lavoro e dei prestatori di lavoro, le università e le altre istituzioni formative.
Con la modifica introdotta, al fine di evitare che l'applicazione dell'istituto sia impedita nelle more della disciplina regionale, si prevede che, in assenza di regolamentazioni regionali, l'attivazione dell'apprendistato di alta formazione è rimessa ad apposite convenzioni stipulate dai datori di lavoro con le università e le altre istituzioni formative. Si dispone inoltre che trovano applicazione, in quanto compatibili, l'articolo 49, comma 4 del decreto legislativo n. 276 del 2003, contenente i principi per la disciplina dell'apprendistato professionalizzante, nonché le disposizioni dell'articolo 53 dello stesso decreto, riguardanti gli incentivi economici e normativi e i profili previdenziali del contratto di apprendistato. Ricorda, infine, che il comma 5 dell'articolo in questione dispone che, dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, vengono abrogate una serie di disposizioni.
Aggiunge, inoltre, che il comma 1 dell'articolo 60 dispone la riduzione delle

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dotazioni finanziarie delle missioni di spesa a legislazione vigente per il triennio 2009-2011 per gli importi fissati nell'elenco 1, con separata indicazione della componente relativa alle spese predeterminate per legge. Per quel che riguarda le competenze della Commissione, rileva che vengono ridotti, tra gli altri, gli stanziamenti delle missioni relative a giovani e sport nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze; ricerca e innovazione nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico; ricerca e innovazione; istruzione scolastica e istruzione universitaria nell'ambito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca; ricerca e innovazione e tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali. Il comma 2 esclude peraltro dalle riduzioni le dotazioni di spesa di ciascuna missione relative ad una serie di voci, tra le quali rientrano i trasferimenti a favore del fondo ordinario delle università e le risorse destinate alla ricerca.
Si riserva quindi di presentare una proposta di parere nel prosieguo dell'esame.

Ricardo Franco LEVI (PD) riterrebbe opportuno che il Ministro fornisse alcuni chiarimenti in riferimento alla disciplina dettata dal provvedimento in esame in materia di libri on line e di contributi all'editoria.

Maria COSCIA (PD) rileva che esiste una contraddizione tra le disposizioni contenute nell'articolo 64 del provvedimento in esame e le linee programmatiche delineate dal Ministro durante la sua audizione. Ricorda in particolare che in quella audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero il Ministro aveva fatto riferimento alla necessità del contenimento delle spese, ma che i tagli previsti dal decreto n. 112 in materia di scuola sono molto più ampi rispetto a quelli che ci si poteva aspettare. Sottolinea peraltro che i tagli relativi al numero dei docenti e al contingente del personale ATA erano stati già effettuati dal Governo Prodi in misura rilevante e che non era quindi necessario porre mano a ulteriori tagli. Esprime inoltre il convincimento che sia importante sostenere l'autonomia delle scuole e che in particolare il governo del settore scolastico debba essere sempre ispirato al merito, in modo da garantire livelli minimi essenziali e la possibilità per tutti gli alunni di potersi integrare nella società. Considera peraltro impossibile mantenere standard di qualità elevati se si procede con riduzioni così consistenti. Aggiunge inoltre che appare troppo risicato il termine di quarantacinque giorni previsto dall'articolo 64 per l'attuazione delle politiche in materia di scuola, ritenendo molto grave che sia su tale materia che sulla quella delle università il Parlamento non venga coinvolto nelle scelte da effettuare. Auspica quindi che sia prevista l'espressione del parere delle Commissioni parlamentari competenti su argomenti rilevanti come quelli indicati. In riferimento invece alla trasformazione delle università in fondazioni ritiene indispensabile che la materia non sia sottratta all'esame del Parlamento attraverso l'espressione di un semplice parere da parte della Commissione competente.

Eugenio MAZZARELLA (PD) considera non giustificati i tagli previsti in materia di scuola, ricordando che essi influiranno in modo molto negativo sulla qualità del sistema pubblico dell'istruzione; non appare opportuno poi compiere scelte così importanti attraverso un decreto-legge. Per quel che riguarda la riforma delle università, sottolinea che il documento presentato dalla CRUI e inviato per conoscenza a tutti i deputati della Commissione e al Governo, rileva una serie di punti critici, che sostanzialmente confluiscono nella preoccupazione che attraverso le norme del decreto-legge in esame si proceda ad un vero e proprio smantellamento del sistema pubblico universitario. In esso si evidenzia in particolare che i problemi dell'università possono essere risolti senza privatizzare il settore ad ogni costo e soprattutto evitando di sottrarre risorse al settore per 1,5 miliardi di euro. Ritiene

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che i problemi veri dell'università siano legati piuttosto alla proliferazione delle sedi e alla scarsa efficienza dell'uso delle risorse pubbliche, puntando alla risoluzione di tali problemi specifici, visto che non tutte le università italiane costituiscono esempi negativi del modo di fare ricerca e accademia. La riforma universitaria prevista dal Governo Berlusconi comporterà invece un deciso aumento delle tasse universitarie, andando quindi a gravare in modo deciso sul potere di acquisto delle famiglie, in piena contraddizione con l'obiettivo di sostegno del potere di acquisto delle famiglie che il provvedimento in esame intende perseguire. Stigmatizza d'altra parte il processo di proletarizzazione della figura dei docenti, legata alla scarsa qualificazione economica ma non certo all'elevata preparazione scientifica, che rappresenta un danno consistente per tutta l'università. Non condivide inoltre i blocchi degli scatti automatici previsti a carico dei docenti, ai sensi dell'articolo 69, precisando che essi penalizzeranno sicuramente lo sviluppo di una politica universitaria che premi il merito e il valore dei suoi operatori.

Giovanni Battista BACHELET (PD) ricorda che meno di un mese fa nell'audizione del 17 giugno il Ministro aveva ricordato l'importanza di aumentare le risorse a disposizione, rilevando che sarebbe stato suicida mantenere una arretratezza così evidente nell'investimento più utile per la crescita di una nazione e per la promozione sociale. Aveva il Ministro inoltre specificamente segnalato il pauroso invecchiamento del personale docente universitario (solo l'1 per cento degli ordinari e l'8 per cento degli associati ha meno di quarant'anni) e la previsione che il 47 per cento dei docenti andrà in pensione nei prossimi quattro o cinque anni. In occasione dell'esame del decreto sull'abolizione dell'ICI, ricorda inoltre di avere segnalato in Commissione e in Assemblea che il taglio previsto per i settori dell'università e della ricerca era incompatibile tanto con l'affermazione generale del Ministro quanto con la sua preoccupazione specifica riguardo all'invecchiamento del personale docente universitario. Ricorda che aveva anche segnalato che era meglio non domandarsi quali risultati avrebbe potuto avere il taglio del Fondo del finanziamento ordinario richiesto dalla prossima finanziaria, taglio che allora sulla base del documento di programmazione economico-finanziaria approvato dal Governo, aveva stimato da dieci a cento volte maggiore. Sottolinea quindi che la stima si è rivelata purtroppo azzeccata e che la qualità e quantità dei tagli previsti dal decreto del quale si discute oggi è tale da far dichiarare in data 3 luglio al presidente della CRUI che se la manovra non verrà modificata il destino dell'università è segnato. Ricorda in particolare che il Partito democratico ha proposto una serie di emendamenti volti a modificare alcune misure che impattano in maniera decisamente drammatica sull'università: il taglio delle risorse previste nel FFO, il blocco del turn over e la pesante e indiscriminata riduzione degli stipendi attraverso la triennalizzazione degli scatti biennali. Per quel che riguarda l'articolo 16, in particolare, riterrebbe opportuno che lo stesso venisse stralciato e discusso nella Commissione di merito. Sottolinea in particolare che il medesimo articolo 16 costituisce il modo per attribuire un patrimonio immobiliare immenso a soggetti privati, senza la previsione di alcun pagamento di tasse, pur riconoscendo che il limite del no profit fornisce in ogni caso qualche garanzia. Per quel che riguarda poi le erogazioni liberali alle fondazioni, ricorda che esistono già fondazioni che hanno il compito di reperire fondi per l'università. Ritiene inoltre che il sistema prefigurato potrebbe non invogliare i privati, in quanto vi è comunque la previsione della vigilanza del Ministero e del controllo di gestione previsto dalla Corte dei conti. Aggiunge quindi la necessità di specificare se si applicheranno o meno i contratti collettivi al personale in questione, nonché quali siano le disposizioni vigenti che continueranno ad applicarsi, in quanto compatibili, con riferimento al reclutamento, ai requisiti minimi e alla necessità di prevedere comunque

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che per una parte vengano bloccate le assunzioni. Ribadisce infine la convinzione che a fronte di un limitato consenso che il provvedimento suscita in alcune parti, rimane il convincimento prevalente che si tratta di un documento letteralmente devastante che rischia di portare le università italiane nella stessa condizione fallimentare dell'Alitalia.

Paola FRASSINETTI (PdL) non vorrebbe che la Commissione dimenticasse le «lenzuolate» presentate dal Ministro Bersani con i decreti-legge, sui quali il Parlamento nella passata legislatura, più che in ogni altra, è stato chiamato dal Governo Prodi a votare la fiducia. È quindi inaccettabile una critica sul metodo seguito ora dal Governo Berlusconi. Ricorda inoltre che i tagli adottati in materia di scuola continuano l'opera di razionalizzazione della spesa pubblica che era stata iniziata dal precedente Esecutivo. Ritiene inoltre che tale intervento di contenimento dei conti sia fondamentale al fine di dare una nuova organizzazione alla scuola, che versa da cinquanta anni in una crisi strutturale, evitando che si proceda semplicemente sulla base delle vecchie logiche burocratiche. Si tratta di una ristrutturazione organica dolorosa ma necessaria, per consentire al settore dell'istruzione di uscire dalla palude in cui versa da decenni.

Paolo GRIMOLDI (LNP) ricorda che i tagli in materia di istruzione sono conseguenza diretta dei tagli attuati dal precedente Governo e che in ogni caso l'importo delle tasse universitarie non è in tutte le Regioni eguale, essendo più alto al nord rispetto al sud del Paese. Rileva inoltre che la riforma delle università può finalmente creare un sistema all'avanguardia dal punto di vista europeo, facendo sì che ci sia vera competizione tra le università italiane. Prende a modello per esempio l'università Bocconi che costituisce un esempio importante di ateneo all'avanguardia in tutta Europa, al quale anche altre università dovrebbero adeguarsi. Per quel che riguarda i tagli alla scuola, ricorda inoltre che le risorse vanno meglio gestite in particolare nel sud del Paese. Considera, infine, fondamentale eliminare il valore legale del titolo di studio per mettere gli studenti in competizione fra loro. Ritiene inoltre che il patrimonio immobiliare cospicuo delle università conferito alle fondazioni non debba intimorire: si consentirà a chi è più capace di far fruttare meglio eventualmente tali risorse.

Valentina APREA, presidente, ricorda che vi sono in tutta Italia prestigiose università oltre quella segnalata dal collega Grimoldi, come l'Università cattolica di Milano o la Luiss di Roma, solo per citarne alcune.

Eugenio MAZZARELLA (PD), intervenendo per una precisazione, ricorda che l'importo delle tasse universitarie oscilla comunque in una percentuale molto bassa tra le diverse regioni del Paese. L'attuazione della riforma prevista dal provvedimento in esame comporterà invece sì un aumento notevole degli importi richiesti alle famiglie per accedere agli atenei.

Ricardo Franco LEVI (PD) rileva che l'articolo 15, pur perseguendo un obiettivo lodevole, presenta una serie di aspetti negativi, quali innanzitutto il fatto della obbligatorietà dell'applicazione di tecnologie di cui non tutti sono in possesso. In secondo luogo, vi sono riflessi negativi dal punto di vista dell'economia domestica, dato che è più costoso stampare un libro che comprarlo. Sarebbero inoltre in sofferenza anche le imprese del settore, oltre ad essere non tutelate a sufficienza le prerogative a difesa del diritto d'autore. Ricorda quindi che ha presentato un emendamento in Commissione di merito volto a sopprimere le parole «liberamente scaricabile» dal testo dell'articolo indicato.

Il Ministro Mariastella GELMINI sottolinea che non c'è contraddizione tra le affermazioni fatte nel corso dell'audizione programmatica e il provvedimento in esame, in quanto i tagli previsti mirano a far sì che ci si possa concentrare maggiormente su una riorganizzazione delle

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strutture della scuola, che non sono soddisfacenti né per i docenti, né per gli alunni, come dimostra il fatto che il livello di apprendimento è molto basso e serpeggia una grossa insoddisfazione sia presso gli studenti che tra i docenti, sia nel settore della scuola che della università. Non deve sorprendere allora che all'interno della manovra si adottino interventi incisivi per risolvere proprio questo tipo di problemi. Ricorda peraltro che si tratta di scelte non facili operate anche dallo scorso Governo che aveva tagliato per il 70 per cento le spese di funzionamento della scuola; si è trattato di un intervento che considera eccessivo tanto da pensare ad un incremento del capitolo relativo per 200 milioni di euro. Rileva inoltre che vi sono delle anomalie notevoli nella struttura della scuola, anomalie che traggono ispirazione dal fatto che sono ancora in piedi strutture burocratiche create negli anni '70. Occorre quindi assolutamente elevare la qualità e monitorarla continuamente, soprattutto in riferimento alla valutazione dei docenti, anche attraverso la convergenza delle competenze di istituti esistenti che si occupano della materia, quale ad esempio l'INDIRE e l'INVALSI. Questo ultimo Istituto va infatti valorizzato creando anche un sistema informativo in grado di unificare le banche dati esistenti con quelle del Ministero.
Ritiene però che sia ridicolo invocare un conflitto tra il Ministro dell'economia e delle finanze e quello dell'istruzione, università e ricerca, anche in considerazione del fatto che occorre sicuramente garantire una direzione e una programmazione delle risorse, migliore di quelle attuate in passato. La difesa dello status quo infatti ha determinato una prevalenza dell'attenzione ai profili economici rispetto a quelli di contenuto. Ritiene pertanto che l'azione del Governo sia assolutamente ispirata alla necessità di garantire una collaborazione quanto più proficua possibile tra il Ministero dell'economia e quello dell'istruzione, senza alcuna forma di commissariamento del primo rispetto al secondo,come è stato detto in passato. Questo tipo di coordinamento invece, era stato previsto anche dal Ministro Fioroni, salvo poi all'ultimo momento essere stato superato solo per esigenze di coalizione. Si tratta infatti di una forma di collaborazione necessaria a consentire che il Ministro dell'istruzione sia in grado di rispettare gli impegni assunti. Sottolinea quindi che indubbiamente le scelte effettuate con il provvedimento in esame sono dolorose ma necessarie e che proprio per questo devono essere condivise con la partecipazione di tutte le parti sociali. Ricorda per esempio che sta svolgendo una serie di studi con i diversi responsabili dei dipartimenti del ministero sotto forma di simulazioni di coordinamento tra qualità del servizio ed esigenze di razionalizzazione dei costi. Proprio in merito alla necessità di razionalizzare meglio la struttura della scuola, esprime il proprio apprezzamento per la proposta di legge C. 953 del presidente Aprea, che va sicuramente nella direzione indicata.
Per quel che riguarda la riforma dell'università, ricorda che si tratta in ogni caso non di un obbligo ma di una facoltà riconosciuta alle università, una sperimentazione che può comunque effettivamente contribuire ad elevare la qualità del sistema universitario. È necessario confrontarsi con gli operatori del settore, in particolare la CRUI, il CUN e il CSU, cosa che sta facendo; ma al contempo non bisogna dimenticare, per le esigenze di corporazione, il mandato ricevuto dai cittadini. Rileva peraltro che l'indicazione del deputato Bachelet in merito alla contrattazione collettiva è sicuramente da prendere in considerazione. Ricorda però che il blocco del turn over è previsto per tutto il settore pubblico e non si applica solo alle università; sono state sbloccate invece ingenti risorse per l'assunzione dei ricercatori, oltre a quanto già fatto anche in generale per riavviare la ricerca. In tal senso ricorda che sono stati sbloccati 40 milioni di euro per la ricerca e 60 milioni saranno destinati per un bando riservato a ricercatori sotto i quaranta anni. Aggiunge poi che il Fondo ordinario per il finanziamento delle università non è stato tagliato, se non negli stessi termini fatti in

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passato, rilevando peraltro che costituisce un anomalia il fatto che il 97 per cento delle risorse di tale Fondo sia destinato al personale. Sottolinea inoltre che un dato estremamente positivo è legato al fatto che il 30 per cento dei risparmi derivanti dai tagli è comunque investito nella premialità nella scuola.
Rileva quindi che la riforma Moratti ha già contribuito a modificare in modo positivo la struttura della scuola e che occorre proseguire su quella strada. Per quel che riguarda le norme in materia di libri di testo, ricorda che obiettivamente potrebbero esserci alcuni problemi legati all'uso delle tecnologie per la diffusione dei libri. Si è confrontata con gli operatori del settore, anche allo scopo di verificare la possibilità di sostituire il termine «scaricabile», con «fruibile». Ritiene peraltro che tale riforma sia fondamentale accanto a quella che prevede che gli editori debbano tenere bassi i prezzi dei libri, come già peraltro è previsto da una esplicita norma, senza procedere a riedizioni non necessarie del testo quando non vi siano modifiche significative.

Dario GINEFRA (PD) ribadisce quanto già evidenziato da alcuni colleghi: non è possibile affrontare temi come quelli posti dal provvedimento in esame nell'ambito dell'esame di un decreto-legge, poiché essi andrebbero affrontati con uno specifico provvedimento da discutere autonomamente in Commissione. Per quel che riguarda in particolare la questione delle università, sottolinea che seppure la stessa configura una facoltà per le università, una sperimentazione come ha detto il Ministro, non si comprende il meccanismo attraverso il quale sarebbe possibile tornare indietro, una volta che i beni siano stati assegnati ai privati. Ritiene inoltre che il problema non sia quello di eliminare l'assegnazione di denaro pubblico alle università, ma quello di utilizzare meglio le risorse stanziate. Non è esclusa poi dalla legislazione vigente la possibilità dei privati di contribuire con delle risorse all'attività delle università. Ricorda, infine, che da notizie di stampa si apprende che il Governo dovrebbe introdurre nel maxiemendamento sul quale porrà la fiducia una norma che recupererà il tax credit nell'ambito delle attività cinematografiche. Sarebbe opportuno che anche su tali aspetti la Commissione fosse debitamente informata dal Governo, allo scopo di poter esprimere compiutamente la propria posizione.

Valentina APREA, presidente, ricorda che sul punto indicato dal collega Ginefra è in corso una valutazione da parte del Governo ancora in corso di definizione.

Giovanni LOLLI (PD) esprime la propria delusione per quanto detto dal Ministro, ricordando che i tagli effettuati sono troppi ingenti in materia di scuola. Nessuno ha detto che quello che aveva fatto il Governo Prodi era perfetto, ma si pretende che siano fornite però risposte alle domande legittime poste da alcuni colleghi. I tagli operati dai decreti-legge n. 93 e n. 112 di quest'anno appaiono in questo senso del tutto irragionevoli. In particolare per la scuola si tagliano 8,5 miliardi di euro in tre anni, un'assurdità. Per quel che riguarda in particolare il tema dell'università, ricorda che la possibilità di effettuare erogazioni liberali a favore delle università è già prevista e che non sembra pertanto opportuno introdurre una riforma così ampia come quella prospettata dal provvedimento in esame, soprattutto perché non ne sussiste l'urgenza. Ribadisce quindi l'esigenza che il Ministro fornisca risposte più dettagliate nel merito.

Emerenzio BARBIERI (PdL) rileva che esiste un problema fondamentale che è quello di trovare una dialogo con l'opposizione per individuare le strategie da seguire in alcune materie, tra le quali quella relativa ai libri di testo. Ricorda in ogni caso che il ricorso alla questione di fiducia è stata una prassi molto diffusa nei passati governi, primo fra tutti il Governo Prodi. Condivide inoltre le osservazioni del collega Levi in merito ai libri di testo, ricordando altresì che occorre coordinare la disciplina prevista dal provvedimento in

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esame con le norme in materia di comodato e noleggio dei libri. Rileva inoltre che il comma 4 dell'articolo 15 esclude l'applicazione delle norme contenute nell'articolo 15 ai testi universitari, senza un'apparente ragione; a suo giudizio va invece estesa la norma anche a questo tipo di testi. Rileva inoltre che andrebbero meglio specificate le norme a cui fa riferimento l'articolo 16 per quel che riguarda il sistema universitario, poiché la clausola «in quanto compatibili» è troppo ambigua. Ritiene inoltre necessario esplicitare all'articolo 63, comma 3, quali criteri debbano essere seguiti per il riparto del Fondo. L'articolo 64 contiene infine un riferimento normativo non esatto in materia di personale ATA che andrebbe corretto in coerenza con quanto disposto dalla legge finanziaria per il 2008.

Ricardo Franco LEVI (PD) sottolinea che le norme in materia di contributi all'editoria di cui all'articolo 44 riguardano la riduzione dei contributi diretti, che ammontano a circa 60-70 milioni di euro all'anno. Rileva in particolare che le norme in questione fanno riferimento a un limite massimo delle risorse previsto dal bilancio dello Stato che può portare notevoli difficoltà per le imprese assegnatarie di tali contributi. Queste nel corso degli anni hanno sempre ottenuto anticipazioni delle somme date come contributi, proprio sulla base del fatto che tali risorse venivano considerate veri e propri diritti soggettivi. Ritiene quindi opportuno correggere la norma in questione considerando che i contributi all'editoria nel corso degli anni sono stati già ridotti in modo consistente.

Paola GOISIS (LNP) rileva, per quanto riguarda i libri di testo, che occorrerebbe tenere in considerazione che non tutti gli studenti hanno la possibilità di collegarsi ad internet. Rileva peraltro che sarebbe opportuno che le case editrici non cambino in continuazione l'edizione dei libri di testo; occorrerebbe inoltre incentivare maggiormente la lettura da parte dei ragazzi. Per quel che riguarda la scuola, ritiene che il problema vero da affrontare riguardi la scuola media, intervenendo su tale settore. Rileva peraltro che la scuola deve essere sempre un luogo nell'ambito del quale deve essere assicurato il pluralismo più efficiente. Ricorda inoltre che occorre ancora riformare le università, ricordando peraltro che occorre utilizzare meglio il patrimonio pubblico compreso quello delle università e che una soluzione a tale tipo di problema è configurata sicuramente dal federalismo.

Manuela GHIZZONI (PD) rileva che l'elenco 1 allegato al provvedimento in esame prevede definisce tagli molto consistenti, in parte relativi a leggi finanziate, a tutte le materie di competenza della Commissione e in particolare nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero dell'istruzione e dell'università. A tale proposito ricorda che l'on. Zorzato, relatore al decreto sulla manovra per la Commissione Bilancio, ha definito come impressionante la portata dei tagli ai ministeri decisi dal Governo. Chiede pertanto che a suddetti tagli anche il relatore on. Caldoro faccia riferimento nella propria relazione. Rileva inoltre che il Servizio Bilancio di Montecitorio, ha espresso profili problematici circa le coperture del provvedimento, così come non ha mancato di sottolineare che il livello di debito-Pil è inferiore ai valori indicati nel DPEF, che del resto non ascrive alla manovra alcun effetto di incremento della crescita. I tecnici rilevano inoltre che mancano i calcoli per il fabbisogno e l'indebitamento netto. Si tratta, insomma, di una manovra dal carattere restrittivo e dagli effetti depressivi, che non permetterà di sostenere la crescita. Essa non contiene il tanto evocato abbassamento della tasse; al tempo è priva di interventi di redistribuzione, al contrario delle manovre precedenti che, senza dimenticare l'equità, seppero garantire un forte risanamento dei conti pubblici, tanto da far ritirare all'EU la procedura di infrazione per eccesso di debito pubblico. Si compiace, inoltre, delle recenti considerazioni espresse da voci autorevoli, non ultimo il

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Governatore della Banca d'Italia, sulle conseguenze della Robin tax che scaricherà i propri effetti negativi sulle famiglie. Stigmatizza quindi l'uso dello strumento del decreto-legge per approvare norme che incideranno pesantemente sui settori della scuola e dell'università, cioè il volano della crescita del Paese.
Ribadisce la necessità, già espressa nella precedente seduta, di stralciare dal decreto le norme in materia di trasformazione delle università in fondazioni, in quanto generiche, prive di un solidità giuridica e tese a spezzare l'unitarietà del sistema universitario. Sempre per quanto riguarda il tema dell'università, rileva che la riforma proposta non va assolutamente nel senso di attuare i principi di autonomia, responsabilità e valutazione. Rileva infatti che l'intervento sugli scatti biennali non contribuisce sicuramente ad attuare tali principi, poiché penalizza i giovani ricercatori e quanti svolgono con passione e professionalità il proprio lavoro. Anche il blocco del turn over è ovviamente la risposta sbagliata al problema dell'invecchiamento del corpo accademico. Per non parlare poi degli enti di ricerca per i quali non vi alcun provvedimento. Contesta inoltre che sia previsto un aumento del Fondo ordinario per l'università, come invece sostenuto dal ministro, considerando troppo basso il rapporto di investimenti nel settore universitario rispetto al PIL rispetto a quanto richiesto in sede europea. Riterrebbe necessaria non questa riforma, ma un confronto serio sui temi dell'autonomia responsabile e della valutazione. Rileva inoltre che non ha senso trasformare in fondazioni le università se poi le si sottopone al controllo della Corte dei conti; le università italiane d'altra parte non sono tutte scadenti, come è dimostrato anche dal fatto che i ricercatori italiani sono molto apprezzati in tutto il mondo. Sottolinea quindi che la riforma dell'università prevista dal Governo comporterebbe anche enormi problemi in particolare per le facoltà di medicina, e in generale per tutto il personale attualmente impiegato nel comparto universitario in riferimento al quale non viene indicato alcunché. Per quanto riguarda infine il problema della scuola, già affrontato dalla collega Coscia, sottolinea che i tagli previsti sono assolutamente insostenibili, a meno di non voler affossare la scuola pubblica. Rileva inoltre che le norme in materia di libri di testo non sono concretamente applicabili perché solo il 50 per cento delle famiglie possiede una connessione internet. Ribadisce infine che non è possibile fare delle politiche serie in materia di scuola e università senza investimenti appropriati e senza strategia, come peraltro aveva evidenziato anche l'attuale presidente della Commissione nel corso dell'esame della prima manovra finanziaria presentata dal Governo Prodi.

Fabio GARAGNANI (PdL) ritiene che sia indispensabile effettuare tagli mirati sul personale della scuola, anche perché esso è effettivamente in soprannumero. Occorre inoltre rafforzare il pluralismo educativo, favorendo la parità scolastica, consentendo quindi anche alle scuole private di concorrere all'offerta formativa con l'assorbimento del personale eventualmente eccedente presente nelle scuole pubbliche. Tali ultime scuole dovrebbero poi garantire solo delle ore obbligatorie. Ritiene peraltro che la riforma dei libri di testi non sia applicabile, in considerazione del fatto che è alquanto poco diffuso l'uso di internet presso le famiglie italiane. Per quel che riguarda le università giudica molto favorevolmente la trasformazione delle stesse in fondazioni, rilevando che tale trasformazione potrebbe favorire un'effettiva competizione tra le varie università e porre fine a tutti i problemi che esistono nel mondo universitario, non ultimo quello relativo alla corruzione e ad altre vicende penali che hanno recentemente interessato ad esempio l'università di Bologna. Aggiunge che a suo giudizio se un limite la manovra posta dal Governo ha, è quello di essere arrivata tardi. Le misure di razionalizzazione del personale scolastico sono infatti arrivate dopo anni di sprechi di risorse umane ed economiche.

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Pur a costo di apparire impopolare, ritiene necessario espellere dalle scuole che non opera secondo criteri obiettivi di professionalità, se necessario arrivando a smantellare la scuola statale. È comunque ottimista perché il provvedimento in esame porta ad una maggiore responsabilizzazione dei docenti.

Valentina APREA, presidente, pur apprezzando le considerazioni dei colleghi Bachelet e Mazzarella, rileva che la possibilità di trasformare le università in fondazioni è una opportunità di riforma importante, in quanto permette di risolvere diversi problemi finora rimasti irrisolti. Si tratta di una proposta qualificante il programma di Forza Italia prima e ora del Partito delle libertà. Riconosce peraltro che si potrebbe legare la facoltà di trasformazione in fondazione a una serie di criteri che definiscono meglio le norme, ricordando peraltro che sarebbe stato sicuramente opportuno discutere della materia direttamente nella Commissione di merito. Rileva quindi l'opportunità di estendere i benefici fiscali previsti dalla normativa in questione anche ad università private. Per quel che riguarda più in generale le politiche universitarie, aggiunge che sarebbe opportuno destinare una parte del Fondo ordinario per le università alla realizzazione di politiche che attuino criteri premiali, con la previsione, in generale, più che di scatti di anzianità, di forme di incentivazione del merito per i docenti.
Sull'articolo 15, rileva che esistono effettivamente dei problemi di accessibilità ad internet e di tutela del diritto d'autore. In merito alle politiche della scuola, ritiene invece che i tagli previsti siano necessari considerata la situazione di grave crisi economica in cui versa il Paese, ricordando peraltro che il precedente Governo Berlusconi aveva attuato riforme molto importanti nel campo della scuola e non solo tagliato risorse. È vero che aveva sollevato il richiamo a maggiori investimenti nel corso della manovra presentata dal Governo Prodi, come ricordato dalla collega Ghizzoni, ma in un momento economico certo più favorevole rispetto all'attuale e dopo che il precedente Governo Berlusconi, pur in situazioni di crisi, aveva stanziato per il settore ben più di quanto fissato dall'allora Ministro Padoa Schioppa. Sottolinea peraltro l'opportunità che il piano previsto dall'articolo 64 sia adottato in un termine di 90 giorni invece che di 45, al fine anche di dare indicazioni concrete al Governo per la fase in cui predisporrà il maxiemendamento sul quale porre la fiducia. L'obiettivo della manovra, per quanto dolorosa, è quello di dare alla scuola la «carta dell'autonomia», mettendo lo Stato in condizione di fare un passo indietro, trasferendo tutte le responsabilità alle singole scuole. Il segno della necessità di un intervento è dato dal fatto che il sistema educativo appare incapace di dare risposte adeguate sia sul piano economico che degli studenti. Se il 50 per cento di questi non raggiunge l'obiettivo finale della promozione, in un modo o nell'altro, è il segno che le cose vanno cambiate. Per quel che riguarda la riduzione del personale della scuola, infine, ritiene che si tratti ormai di una necessità, in quanto le risorse sono ormai scarsissime. Appare inoltre fondamentale modificare l'articolo 72, comma 11, escludendo che lo stesso si applichi al personale della scuola, dato che ciò comporterebbe una situazione per la quale la scuola si ritroverebbe di fatto senza dirigenti scolatici.
Auspica quindi che i rilievi formulati possano essere recepiti dal relatore con specifiche condizioni da inserire nella proposta di parere che presenterà all'esame della Commissione.

Maria COSCIA (PD), intervenendo per una precisazione, rileva che il comma 4 dell'articolo 74 prevede l'adozione di regolamenti che considera inadatti a disciplinare una materia così delicata come quella della riduzione del numero dei docenti e del personale ATA.

Rosa DE PASQUALE (PD) ritiene che sia fondamentale tutelare a sufficienza il

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personale ATA, evitando così di ridurre drasticamente il numero degli addetti del settore. Rileva inoltre che andrebbe modificata la norma che fa riferimento al rapporto alunni/docenti, senza incidere eccessivamente sul numero dei primi rispetto ai secondi.

Stefano CALDORO (PdL), relatore, ringrazia i colleghi per tutti i suggerimenti forniti, ricordando che elaborerà una proposta di parere che cercherà di tenere conto della maggior parte di essi, evitando però di forzare delle situazioni che devono essere in definitiva comunque decise dal Governo. La proposta di parere cercherà in particolare di indicare alle Commissioni di merito le esigenze reali e concrete da seguire. Per quel che riguarda in particolare il problema delle erogazioni liberali alle università, ricorda che la norma inserita nel provvedimento in esame al riguardo appare opportuna in considerazione del fatto che la normativa vigente prevede un tetto alle erogazioni medesime. Rileva inoltre che il tema della riduzione dei contributi all'editoria deve essere tenuto in debita considerazione, in quanto da ciò potrebbe derivare il licenziamento di moltissime persone. Si riserva infine di svolgere un approfondimento ulteriore sul tema del blocco degli scatti stipendiali, valutandone la previsione nella proposta di parere che predisporrà.

Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.30.

ATTI DEL GOVERNO

Martedì 8 luglio 2008. - Presidenza del presidente Valentina APREA.

La seduta comincia alle 14.30.

Proposta di nomina del dottor Giuseppe Ferrazza a presidente dell'Ente teatrale italiano (ETI).
Nomina n. 3.

(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame della proposta di nomina all'ordine del giorno.

Gabriella CARLUCCI (PdL), relatore, ricorda la lunga e radicata tradizione da cui proviene l'ETI, la cui funzione strategica svolta per la promozione culturale in Italia e all'estero e per lo sviluppo e la diffusione delle attività teatrali nel Paese si concretizza attraverso: la gestione diretta di quattro teatri, due di proprietà, Valle di Roma e Pergola di Firenze, e due in affitto, Quirino di Roma e Duse di Bologna; la presenza nelle aree teatrali meno servite; la tutela delle tradizioni, il rinnovamento dei linguaggi artistici, la valorizzazione del repertorio contemporaneo italiano; la promozione di scambi culturali con l'estero; il rapporto con il mondo della scuola e dell'università; la formazione, promozione ed informazione del pubblico; la formazione e l'aggiornamento professionale degli operatori teatrali. Di tutto questo si fa carico e portavoce l'Ente Teatrale Italiano. Osserva che a queste funzioni ha dato attuazione il Presidente Giuseppe Ferrazza, nominato durante la XIV legislatura nel luglio 2005 e di cui oggi si chiede la riconferma. Rileva che, nel triennio appena conclusosi della gestione ad opera dello stesso Ferrazza dell'Ente Teatrale Italiano, sono state rispettate ed ampliate quelle competenze e qualità proprie dell'ETI, grazie alla professionalità del dottor Ferrazza, il cui curriculum vitae è prova di quanto detto. Ricorda, infatti, che il dottor Ferrazza ha svolto attività di studio e ricerca nell'ambito delle competenze del Dipartimento dello spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali, nonché ha coordinato svariati gruppi di lavoro che hanno proceduto all'elaborazione di testi o provvedimenti normativi, tra i quali vale la pena di ricordare il nuovo «Statuto dell'ente Teatrale Italiano».

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Ritiene quindi che la designazione governativa in esame abbia un profilo particolarmente attento alle esigenze gestionali e di bilancio, essenziali perché l'ente possa continuare a produrre e a promuovere teatro di qualità, rispondendo alle ineludibili caratteristiche di efficienza e di competenza, da questo punto di vista questa maggioranza sostiene la nomina del dottor Ferrazza alla presidenza dell'ETI.
Premesso ciò, osserva che l'ETI dovrebbe aggiornare le sue funzioni, soprattutto in considerazione del fatto che le sue attività di distribuzione assorbono per il 75 per cento i finanziamenti che l'ente riceve dallo Stato. Ciò sarà possibile grazie alla dismissione dei teatri gestiti e del relativo personale agli enti locali di riferimento o ad imprenditori privati, dirottando le risorse verso l'ampliamento del mercato teatrale e la promozione del pubblico, il sostegno all'innovazione, al teatro per l'infanzia ed alla nuova drammaturgia, ma anche ridefinendo l'ente quale luogo di concertazione fra Stato, regioni, province e comuni per la definizione di progetti e l'individuazione di specifiche priorità di intervento, di definizione di intese istituzionali con il mondo della scuola, dell'università e dell'informazione. Ritiene, in questo senso, che l'esperienza e le provate capacità intellettuali, nonché organizzative del dottor Ferrazza siano garanzia di un impulso innovativo concreto e rapido, in grado di portare l'ETI verso un solido rinnovamento. Preannuncia, quindi, un parere favorevole alla nomina del dottor Ferrazza alla Presidenza dell'Ente Teatrale Italiano.

Valentina APREA, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.40.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE REFERENTE


Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti.
C. 808 Angela Napoli, C. 953 Aprea, C. 1199 Frassinetti e C. 1262 De Torre.