CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 1° luglio 2008
24.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 1o luglio 2008. - Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

La seduta comincia alle 13.40

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013.
Doc. LVII, n. 1.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 26 giugno 2008.

Enrico FARINONE (PD) osserva innanzitutto che, benché la sessione di bilancio abbia una tempistica e regole precise, nel caso in esame il decreto-legge n. 112/08, già presentato dal Governo, sembra anticipare di fatto e vincolare il DPEF, e non il contrario come dovrebbe invece avvenire. Si tratta a suo avviso di una violazione dell'articolo 81 della Costituzione che assegna al Parlamento una funzione di indirizzo e di controllo sulle risorse pubbliche.
Segnala quindi che la politica economica illustrata dal DPEF non affronta le due fondamentali priorità del Paese, ossia la perdita di potere di acquisto dei salari e delle pensioni e il rallentamento della produttività. Mancano infatti interventi a sostegno del potere di acquisto delle famiglie e quindi rimane senza sostegno la domanda interna. A ciò si aggiunge il dato negativo dell'inflazione programmata, pari all'1,7 per cento. Si sofferma poi su ulteriori aspetti che ritiene assai discutibili quali i tagli agli investimenti per le infrastrutture in Sicilia e Calabria, i tagli ad investimenti pubblici e di sostegno alle imprese e i tagli alla spesa degli enti territoriali, con nocumento certo ai servizi sociali. A fronte di tali interventi vi sono poi misure che appaiono di carattere demagogico, quali, ad esempio, il fondo per l'acquisto di generi alimentari e pagamento delle bollette della luce. Si chiede come si intenda, con tali misure, rilanciare i consumi.
Soffermandosi sui profili di più diretto interesse della Commissione, osserva come il DPEF richiami espressamente gli impegni assunti dal governo Prodi circa l'obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2011. Occorre tuttavia individuare a tal fine un raccordo tra, da un lato, i contenuti delle

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politiche in materia di perequazione tributaria, semplificazione normativa e amministrativa, efficienza della pubblica amministrazione e federalismo fiscale e, dall'altro, una visione prospettica che si conformi con il ciclo di governance europea, alla luce degli obiettivi in materia di crescita e di occupazione previsti dalla strategia di Lisbona. Ricorda che nel dicembre 2007 la Commissione europea ha varato un programma comunitario per un rilancio di tale strategia nel triennio 2008-2010, ma di tale orizzonte mancano del tutto i riferimenti nel DPEF, con particolare riguardo alle questioni sociali, ambientali e di sviluppo di innovazione e ricerca. Considerando il tradizionale gap italiano, ritiene che si tratti di una lacuna particolarmente grave.
Con riferimento poi all'obiettivo recato dal DPEF della semplificazione normativa e amministrativa, seppure si evocano misure di riduzione del numero delle leggi e dei tempi delle procedure amministrative non vi è riferimento alcuno a misure di better regulation e di valutazione di impatto normativo. Si tratta di obiettivi che erano stati assunti come prioritari dal governo Prodi, anche attraverso l'adozione di una strategia basata su azioni misurabili e mediante la creazione di un Comitato interministeriale per l'indirizzo e la guida strategica delle politiche di semplificazione e di qualità della regolazione istituito nel 2006.
Si domanda, in conclusione, se l'attuale Governo saprà essere all'altezza di tali impegni e capace di proseguire in tale direzione.

Lucio STANCA (PdL) osserva preliminarmente di aver sempre ritenuto inutile lo strumento del DPEF, il cui valore è, a suo avviso, rintracciabile prevalentemente nei dati macro economici, relativi ai saldi di bilancio. Si deve inoltre convenire sul fatto che uno Stato moderno e civile non possa vedere bloccato il Parlamento per tre mesi a causa della sessione di bilancio; si tratta di una situazione esistente solo in Italia e che non si verifica presso nessun altro Parlamento. È quindi per la prima volta, con questo Governo, che si assiste al tentativo - a legislazione vigente, ossia senza interventi normativi in materia - di restringere i tempi troppo dilatati della manovra finanziaria. Si tratta a suo avviso di un intervento che deve essere valutato positivamente.
Rileva quindi come il DPEF mantenga l'impegno già assunto nei confronti dell'Unione europea ponendo quale priorità della nostra economia il pareggio di bilancio entro il 2011. Si tratta anche in questo caso di un dato positivo, poiché uno sviluppo economico duraturo è realizzabile solo attraverso l'azzeramento del deficit. Al fine di realizzare tale pareggio, il governo Prodi ha aumentato la pressione fiscale, che in soli due anni è cresciuta di più di due punti percentuali. Il Governo Berlusconi intende invece seguire un'altra strada: non viene affatto aumentata la pressione fiscale ma viene invece ridotto il costo dello Stato, attraverso il contenimento della spesa pubblica e la previsione di maggiore efficienza e minore burocrazia nella pubblica amministrazione, ciò che si traduce in una riduzione dei costi per i cittadini e per le imprese. È in questo nuovo percorso, sia di metodo che di merito, che rintraccia il valore specifico del DPEF.

Rocco BUTTIGLIONE (UdC) condivide quanto osservato dall'onorevole Stanca circa la riduzione della spesa operata dal Governo, né sembra rilevare profili problematici in ordine alla compatibilità comunitaria del provvedimento. Si sofferma tuttavia su alcune questioni che destano, a suo avviso, particolare preoccupazione. Si riferisce innanzitutto ai dati relativi ai conti della pubblica amministrazione desumibili dal raffronto tra la tabella III.1, che reca i dati a legislazione vigente, e la tabella III.3, che riporta i dati programmatici in materia di finanza pubblica. Restano infatti sostanzialmente inalterati i redditi da lavoro dipendente, e non si comprende quindi come intervengano in tale ambito le riduzioni di spesa. Anche i consumi intermedi restano invariati nel periodo 2008-2011. Pur accettando le previsioni

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del Governo, che peraltro appaiono assai ottimistiche, tenuto conto del fatto che gli ultimi dati riguardanti l'inflazione indicano una crescita del 3,8 per cento annuo, si avrebbe una riduzione di circa il 9 per cento, in termini reali, di tali consumi. Si tratta di una cifra molto alta che corrisponde a un taglio drastico delle risorse destinate alla nostra pubblica amministrazione. Si chiede quindi se, partendo da una situazione di già grave difficoltà, il settore sia in grado di reggere una riduzione di risorse di tale entità, tutta concentrata sui consumi intermedi. Si tratta a suo avviso di una prospettiva preoccupante, che rischia di rendere la pubblica amministrazione italiana del tutto incapace di funzionare.
Richiama quindi l'attenzione dei colleghi sui dati riportati sulla tabella III.1 in materia di prestazioni sociali, che non appaiono in diminuzione ma, piuttosto, sarebbero oggetto di ristrutturazione. Il DPEF, tuttavia, nulla prevede in termini di risorse da destinare alla famiglia, sebbene sul punto molto fosse stato promesso in campagna elettorale.
Con riguardo infine al tema della produttività, individuato come prioritario nella stessa introduzione al DPEF, osserva come questo non possa essere affrontato se non si pongono come essenziali i temi della scuola, della formazione e della ricerca, cruciali per la crescita nel lungo periodo della produttività e, conseguentemente anche del livello dei salari, che risultano essere tra i più bassi d'Europa proprio per il basso livello di qualificazione e di specializzazione della manodopera italiana rispetta a quella straniera. Anche di questi aspetti non si fa alcun riferimento nel DPEF, né sembra che le misure di detassazione degli straordinari possano essere sufficienti a tal fine.
Sulle questioni evidenziate invita in conclusione il Governo ad illustrare la propria strategia, ove effettivamente ve ne sia una.

Gianluca PINI (LNP) considera fondati i rilievi evidenziati dai colleghi, benché alcuni traggano origine da posizioni politiche a suo avviso non condivisibili. Ritiene comunque di poter prendere atto unicamente delle osservazioni che appaiono di competenza della XIV Commissione, non essendo le altre questioni sollevate inseribili, nemmeno nella premessa, in un parere della Commissione. In ordine alle questioni riguardanti la semplificazione normativa e amministrativa e la strategia di Lisbona, già affrontate nella seduta dello scorso giovedì 26 giugno, ritiene che si possa valutare un loro inserimento nella proposta di parere che si riserva di formulare nella seduta di domani.

Jean Leonard TOUADI (IdV) ritiene condivisibili le tre direttive individuate dal DPEF della crescita, stabilità e coesione sociale ed evidenzia l'interesse di un programma che si estenda su un periodo triennale. Osserva tuttavia che, a fronte di una situazione fortemente dipendente dal quadro economico europeo e mondiale, il Governo dovrebbe tenere conto dei dati macroeconomici quali l'aumento del petrolio o il processo di delocalizzazione. Inoltre, sembra assente dal DPEF non solamente il tema della famiglia ma anche una visione programmata e intelligente dei problemi che investono la fascia giovanile, che appare particolarmente debole sia per la precarietà delle forme di lavoro cui è prevalentemente costretta a ricorrere che sotto il profilo delle prospettive di sviluppo economico del Paese. Manca inoltre, in tale ambito, una scommessa strategica sulla formazione e sull'istruzione universitaria che non pone l'Italia al livello degli altri paesi europei, i quali considerano prioritario, ai fini dello sviluppo, l'investimento nelle cosiddette risorse immateriali.

Massimo POMPILI (PD) riconosce l'importanza del dibattito riguardante la funzione del DPEF anche tenuto conto del fatto che le previsione in esso contenute assai spesso si discostano dalle successive leggi di bilancio e finanziaria. Rileva tuttavia come una riflessione sulla funzione di tale strumento avrebbe dovuto svolgersi nelle sedi adeguate e non invece tradursi unicamente in una compressione dei tempi

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delle procedure vigenti. Osserva peraltro come in tal modo l'obiettivo di una riduzione dei tempi non sia affatto raggiunto, poiché comunque il DPEF ha una valenza sovraordinata alle leggi di bilancio, ne ispira gli indirizzi e le scelte. Deve quindi definire quella in esame una manovra «polverone», che tende a non offrire la necessaria chiarezza sulla situazione dei conti, così come lasciata dal precedente Governo, e sull'extragettito fiscale che, ai sensi della legge finanziaria 2008, doveva essere destinato prioritariamente alle situazioni di maggior disagio nel paese. Il DPEF offre una previsione dell'inflazione molto al di sotto di quella reale, ciò che avrà riflessi soprattutto in tema di contratti di lavoro, e interviene pesantemente sulle misure adottate dal precedente Governo. Viene infatti vanificato il credito di imposta previsto per gli investimenti nel Mezzogiorno; si assiste al taglio per 2 miliardi di euro degli investimenti previsti per le infrastrutture in Sicilia e Calabria, al taglio di 6 miliardi di euro per gli investimenti pubblici di sostegno alle imprese, e al taglio di risorse agli enti territoriali per i servizi di prossimità. È presente, di converso, la «robin hood tax» che con l'intendimento demagogico di penalizzare i petrolieri finirà invece, nel medio periodo, per penalizzare i consumatori e gli utenti, sotto forma di ulteriori oneri.
Deve quindi rilevare come, in sintesi, nel DPEF si faccia fronte alle esigenze del Paese attraverso un aumento della pressione fiscale. A ciò si associa una riduzione delle spese in conto capitale, ossia proprio delle risorse dedicate agli investimenti. Si tratta esattamente del contrario di ciò che serve per rilanciare l'economia del paese.
Ritiene, in conclusione, che sia più saggio limitare il dibattito in Commissione ai profili di propria competenza, rinviando, per l'approfondimento del merito delle questioni, al dibattito che si svolgerà in Assemblea.

Luca BELLOTTI (PdL) esprime apprezzamento per l'intervento svolto dall'onorevole Buttiglione e osserva come occorra affiancare alla protesta anche una fase costruttiva, di illustrazione di proposte. Ritiene che il DPEF rappresenti un tentativo audace di modificare le procedure fino a oggi seguite, anche attraverso l'adozione di una prospettiva triennale di intervento. Particolarmente condivisibili appaiono gli interventi di semplificazione normativa e amministrativa adottati, assai importanti ai fini del rilancio dell'economia. Sarebbero invece a suo avviso meritevoli di maggiore attenzione le questioni riguardanti il settore energetico, e quelle relative ai rapporti con le regioni e gli enti locali. Si dichiara infatti favorevole al federalismo, inteso come esercizio di responsabilità; se si vuole controllare la spesa e garantire lo sviluppo, l'unico sistema adottabile è quello della responsabilizzazione e del conseguente controllo degli enti locali.
Invita infine i colleghi a una riflessione in ordine all'abbattimento delle imposte: auspicherebbe sotto tale profilo una maggiore audacia del DPEF, chiedendosi se non sarebbe ipotizzabile - al fine di dare una spinta forte alla crescita e allo sviluppo - una riduzione molto più cospicua, anche pari al 10 per cento, delle tasse.

Roberto GIACHETTI (PD), esprime apprezzamento per gli interventi dei deputati Farinone e Buttiglione e osserva come, prima di parlare di audacia e di coraggio, occorrerebbe parlare di serietà, poiché l'annunciata riduzione delle tasse oggetto della campagna elettorale non sembra in alcun modo realizzarsi.
Rivolgendosi quindi al collega Stanca e al suo intervento riguardante il metodo adottato da Governo, osserva che non si è di fronte a una contrapposizione tra conservatori e coloro, invece, che sono favorevoli all'innovazione e ad un approccio manageriale. L'esigenza di rivedere le procedure relative alla sessione di bilancio era già emersa nel corso della scorsa legislatura e, personalmente, riterrebbe opportuno prevedere che l'esame dei documenti di bilancio avvenga presso le Commissioni in sede redigente. Si tratta tuttavia di un

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processo di riforma che deve realizzarsi seguendo le previste procedure di revisione dei regolamenti parlamentari e che non può avvenire di fatto, comprimendo in una sola settimana l'esame del DPEF. La questione della limitazione dei tempi di esame appare di particolarmente importanza, anche alla luce della lettera rivolta ai Presidenti delle Camere dal Capo dello Stato. È evidente come la situazione determinatasi non consenta di svolgere un dibattito sereno, anche tenuto conto del fatto che, invece di procedere a riforme regolamentari sulla sessione di bilancio, il Governo si preoccupa piuttosto di presentare provvedimenti che si concentrano sulle esigenze personali del Presidente del Consiglio.

Mario PESCANTE, presidente, si sofferma sul proprio ruolo di presidente della Commissione, evidenziando come gli interventi in replica nel corso della discussione possano essere opportunamente svolti dai rappresentanti dei gruppi in Commissione. In ordine quindi alle specifiche competenze della XIV Commissione osserva come sia particolarmente difficile distinguerne il limite e ritiene pertanto che il dibattito sul merito delle questioni possa essere comunque utile e interessante per tutti.

Sandro GOZI (PD) si sofferma a nome del proprio gruppo su due elementi emersi nel corso dell'esame del DPEF, l'uno riguardante il merito, l'altro il metodo. Con riferimento al merito, ritiene che il parere che la Commissione è chiamata ad esprimere debba tenere conto delle questioni sollevate dalla citata lettera del Capo dello Stato, anche tenuto conto del rilievo della materia affrontata sotto il profilo delle prerogative parlamentari. Con riferimento al metodo, osserva come la Commissione abbia sempre lavorato con cortesia reciproca e, sotto tale profilo, ritiene che l'onorevole Stanca avrebbe dovuto attendere la replica dell'onorevole Giachetti, invece di abbandonare la sede della Commissione non appena questi ha fatto riferimento al suo intervento.

Antonio RAZZI (IdV) rileva come il DPEF si dimentichi degli italiani all'estero e anzi penalizzi tale categoria attraverso i tagli previsti al Ministero degli Affari Esteri, che si ripercuoteranno anche sull'attività dei consolati. Condivide quindi le osservazioni dell'onorevole Buttiglione in ordine alla mancata previsione di interventi a favore della famiglia, sottolineando come anche gli anziani siano una categoria che appare trascurata. Riferendosi infine alla previsione di una riforma in senso federalista dello Stato osserva come solo attraverso l'eliminazione delle province si potrà pervenire a tale risultato.

Mario PESCANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

ATTI DEL GOVERNO

Schema di decreto legislativo recante recante attuazione della direttiva 2006/121/CE che modifica la direttiva 67/548/CEE per adattarla al regolamento (CE) n. 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) e che istituisce un'Agenzia europea per le sostanze chimiche.
Atto n. 2.

Schema di decreto legislativo concernente modifiche e integrazioni al decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 5, recante disposizioni di attuazione della direttiva 2003/86/CE, relativa al diritto al ricongiungimento familiare.
Atto n. 3

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Schema di decreto legislativo concernente modifiche e integrazioni al decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, recante attuazione della direttiva 2005/85/CE, relativa alle norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato.
Atto n. 4

Schema di decreto legislativo recante ulteriori modifiche e integrazioni al decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30, di attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.
Atto n. 5