CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 6 febbraio 2013
774.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
ALLEGATO

ALLEGATO

Sulla riunione interparlamentare sul Semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche (Bruxelles 28-29 gennaio 2013).

RELAZIONE DEPOSITATA DAL PRESIDENTE

  Il 29 gennaio 2013 si è svolta a Bruxelles, presso il Parlamento europeo, la European Parliamentary Week on the European Semester for Economic Policy Coordination. L'iniziativa è stata promossa dalla Presidenza del Parlamento europeo, dalla Commissione per gli affari economici e monetari (ECON) e dalla Commissione occupazione e affari sociali (EMPL) del medesimo Parlamento. In rappresentanza della Camera dei deputati, è intervenuto il Presidente della Commissione bilancio, on. Giancarlo Giorgetti, accompagnato dal Segretario della Commissione, dott. Daniele Cabras.
  Quello in corso è il terzo Semestre europeo, che coincide con i primi sei mesi di ogni anno. Il confronto tra Parlamento europeo (PE) e Parlamenti nazionali (PN) è oramai divenuto una fase istituzionalizzata di tale procedura volta a qualificarla in senso democratico, compensandone, almeno parzialmente, la natura fortemente intergovernativa e la scarsa trasparenza. Il confronto parlamentare si colloca in una specifica fase del Semestre europeo: segue la presentazione, da parte della Commissione europea, dell'Analisi annuale della crescita per l'anno successivo, presentata, per quanto riguarda il Semestre in corso, il 28 novembre 2012, e precede l'elaborazione, prevista per i mesi di gennaio e febbraio, da parte del Consiglio europeo delle linee guida di politica economica e di bilancio a livello UE e a livello di Stati membri.
  Il dialogo interparlamentare consente al Parlamento europeo, che risulterebbe altrimenti di fatto escluso dalla procedura in questione, di svolgere un ruolo nell'ambito del Semestre europeo, interloquendo con la Commissione europea e con i rappresentanti dei Parlamenti nazionali. Per quanto specificamente riguarda i Parlamenti nazionali, la partecipazione a tale iniziativa consente di valutare gli effetti che i vincoli alle politiche di bilancio stabiliti in ambito UE – divenuti, con l'approvazione della nuova governance europea e il c.d. Fiscal compact, assai puntuali e rigorosi – determinano sulle politiche economiche degli Stati membri. Inoltre, il dialogo tra i Parlamentari europei consente di acquisire una serie di opinioni, articolate e assai qualificate, sull'andamento dell'economia europea e sulle scelte, a partire da quelle di carattere normativo, effettuate o comunque in discussione nell'ambito del circuito istituzionale della UE.
  La settimana parlamentare si è in realtà articolata su tre giornate: il 28 gennaio erano previsti incontri dei gruppi politici presenti nel Parlamento europeo; il 29 gennaio era in programma una fitta serie di incontri, in sede plenaria, articolati in due distinti gruppi; nella mattinata del 30 gennaio era prevista una serie di interventi istituzionali, conclusivi della sessione plenaria, affidati al Presidente del Parlamento europeo, al Presidente della Commissione europea e al Presidente del Consiglio europeo. In ogni giornata, i tre quarti del tempo a disposizione sono stati riservati alla discussione tra i parlamentari europei e nazionali presenti. Alle relazioni introduttive è stato riservato un tempo di 10/15 minuti e le repliche sono state svolte in tempi ancora più ridotti. Pag. 28
  Il Presidente Giorgetti ha partecipato ai lavori solo nella giornata del 29 gennaio e la presente relazione ha ad oggetto esclusivamente gli interventi svolti in tale giornata che si è, peraltro, rivelata centrale nel quadro dell'iniziativa.
  Il Presidente Giorgetti era l'unico rappresentante del Parlamento italiano. Le altre delegazioni parlamentari erano, di norma, composte da esponenti della Commissione competente in materia di bilancio e della Commissione per gli affari europei. Erano presenti ventisei delegazioni dei Parlamenti nazionali, in alcuni casi rappresentati da entrambe le Camere e le delegazioni risultavano in media piuttosto numerose. La partecipazione dei Parlamenti nazionali è apparsa nel complesso più nutrita di quella registrata in precedenti analoghi incontri presso il Parlamento europeo.

Sessione plenaria di apertura.

  La sessione plenaria di apertura, dopo le relazioni introduttive, si è concentrata essenzialmente su tre temi: la funzione di legittimazione democratica svolta dai Parlamenti, le modalità per riavviare la crescita economica e la valutazione della strategia della Commissione europea. Numerosi sono stati gli accenti problematici e critici.
  La sessione è stata introdotta da Othmar Karas, Vice Presidente del Parlamento europeo (PE), che ha sottolineato la vasta partecipazione di parlamentari europei e, soprattutto, nazionali all'iniziativa. Ha quindi definito centrale la dimensione democratica del Semestre, osservando come sia affidata ai Parlamenti la legittimazione democratica del processo. Ha quindi rilevato come obiettivo fondamentale del processo siano la valutazione ex ante delle politiche economiche e il coordinamento delle politiche economiche, sociali e di bilancio degli Stati membri. A suo giudizio è difficile identificare chi, in ambito UE, decide gli obiettivi politici. Ha infine proposto di svolgere un'analoga riunione nell'autunno prossimo avente ad oggetto il coordinamento delle politiche di bilancio. La proposta è sembrata voler «parlamentarizzare» anche l'esame dei disegni di legge di bilancio che, a norma del cosiddetto two pack, i due regolamenti che a breve integreranno la nuova governance economica europea, dovrebbero essere sottoposti dai Governi alla Commissione europea prima dell'approvazione parlamentare. È da sottolineare come tale adempimento si collochi al di fuori del Semestre europeo, riguardando invece il Semestre nazionale, e consenta la verifica della corretta applicazione degli indirizzi, generali e relativi ai singoli Paesi, espressi alle istituzioni dell'Unione nel corso del Semestre.
  Olli Rehn, Commissario per gli affari economici e monetari, ha rilevato come il Semestre europeo sia l'occasione per discutere del coordinamento delle politiche economiche, ma anche dell'attuazione della strategia Europa 2020 per la crescita e l'occupazione. Il confronto con i Parlamenti, ha aggiunto, garantisce la legittimazione democratica e il controllo attraverso un dibattito aperto e franco. Ha quindi indicato le priorità politiche della Commissione per il 2013, ricordando come l'anno scorso si nutrissero grandi preoccupazioni per la Grecia e per l'Italia e alcuni prospettassero anche la fine dell'euro, ipotesi che oggi è fuori discussione. Ha quindi identificato i più gravi problemi nell'elevata disoccupazione e nella crescita estremamente lenta che caratterizzano in questa fase l'economia europea, osservando che occorrerà adottare misure adeguate, riformando il modello europeo dell'economia sociale e di mercato. Ha quindi osservato come sia prioritario accelerare il ritmo delle riforme economiche, rilevando come in Irlanda l'economia sia in crescita, i dati migliorino in Portogallo, in Spagna aumenti il volume delle esportazioni e in Grecia si stia recuperando la perdita di competitività. Tra il 2000 e il 2011, ha aggiunto, sono stati tuttavia persi due milioni e mezzo di posti di lavoro tra Germania, Francia, Spagna e Italia e occorre fronteggiare l'invecchiamento Pag. 29della popolazione e l'incremento dei costi della sanità, modificando il modello economico europeo al fine di recuperare competitività e garantire un benessere crescente. Ha quindi rilevato che, per sostenere l'occupazione e promuovere ricerca e istruzione, occorre garantire l'afflusso del credito alle imprese e alle famiglie. Ha quindi indicato la necessità di proseguire la riforma del mercato del lavoro, eliminando gli ostacoli che impediscono di creare occupazione. Non vanno inoltre ridotti gli sforzi per il consolidamento dei bilanci, tenendo conto degli effetti negativi del debito pubblico sulla crescita: recenti studi hanno messo in luce come un debito pubblico superiore al 90 per cento del PIL blocchi la crescita e il debito complessivo dei Paesi UE supera attualmente tale soglia. Ha quindi evidenziato come il consolidamento dei bilanci debba attuarsi in maniera differenziata nei singoli Paesi a seconda delle prospettive di crescita, rilevando che per tale ragione sono state concesse deroghe a Spagna, Portogallo e Grecia riguardo all'applicazione della disciplina di bilancio. Ha quindi rilevato come il meccanismo di solidarietà interno alla zona euro sia finalizzato a dare sostegno agli Stati membri per consentire loro di sostenere i costi a breve termine delle riforme strutturali.
  László Andor, Commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali e l'inclusione, ha osservato come la crisi non sia solo finanziaria e economica ma anche di fiducia nei valori della UE, che non riesce a tutelare la coesione sociale e i diritti sociali. Quasi un quarto della popolazione europea, ha aggiunto, non è tutelato e nei Paesi in recessione è in aumento la disoccupazione con il rischio di turbolenze sociali. Ha quindi auspicato che venga riconosciuta la priorità delle politiche sociali e per l'occupazione e che, a fronte di una disoccupazione stimata pari al 10,7 per cento nel 2013, sia attuato un consolidamento di bilancio meno rigoroso e avviato il consolidamento anche nel campo sociale, effettuando investimenti significativi al fine di preservare il capitale sociale e promuovendo politiche attive del lavoro. Ha inoltre sostenuto che i giovani sino a 25 anni devono poter sostenere tirocini con risorse UE e che i bilanci devono prevedere reti di protezione sociale. L'occupazione andrebbe, a suo avviso, inoltre sostenuta specialmente nei settori dell'economia pulita, della salute e dell'informatica e andrebbe inoltre previsto il coordinamento ex ante delle più importanti politiche economiche.
  I parlamentari intervenuti nella discussione hanno evidenziato come la legittimazione democratica del Semestre europeo non possa darsi per acquisita e vadano intensificate le forme di collaborazione tra i Parlamenti. Da parte francese si è evidenziato come non vada creato un alibi democratico e predisposto un catalogo di buone intenzioni, ma occorra perseguire una maggiore integrazione tra procedure nazionali di bilancio ed esame dei programmi di stabilità e crescita da parte della Commissione europea. Si è inoltre proposto di costituire dei gruppi per la preparazione dei futuri incontri composti da parlamentari nazionali che, d'intesa con il Parlamento europeo, indichino i temi da affrontare, nonché di utilizzare al meglio la Conferenza sui bilanci prevista dal Fiscal compact e di approfondire la realtà degli altri Paesi.
  Da parte polacca si è osservato come, sino ad ora, i Parlamenti hanno discusso di riforme già decise e che ora dovrebbero controllare l'esecuzione di tali riforme, ad esempio confrontandosi con i Governi prima che le istituzioni della UE formulino le indicazioni relative ai singoli Paesi. Da parte olandese è stato osservato come non tutti i documenti del Consiglio siano noti ai Parlamenti e occorra garantire sia il controllo democratico sia l'applicazione del principio di sussidiarietà per il quale le politiche vengono, in linea di principio, decise a livello nazionale, mentre le indicazioni della Commissione europea devono avere un carattere generale. Un rappresentante finlandese ha osservato come nessun tipo di conferenza sia in grado di assicurare il rispetto del principio democratico, neanche quella prevista dall'articolo Pag. 3013 del Fiscal compact, ma solo una certa collaborazione tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali, e ha aggiunto che in Finlandia tutti i documenti economici del Governo sono controllati dal Parlamento. Anche da parte tedesca si è sostenuto che esiste il problema della legittimazione democratica delle proposte della Commissione e che occorre tenere conto delle peculiarità nazionali.
  In altri interventi è stato osservato come la comune convinzione che occorra dare priorità alla crescita, al sostegno dell'economia reale e alla creazione di occupazione debba tradursi in scelte concrete. Da parte greca e francese è stato rilevato come occorra considerare gli effetti negativi dei regimi di austerità sulla crescita e smettere di attribuire a singoli Paesi la responsabilità della crisi. Da parte greca si è inoltre affermato che le politiche di bilancio andrebbero coordinate con le altre politiche al fine di evitare che blocchino l'economia e aumentino la disoccupazione. Da parte portoghese è stato sottolineato come la disoccupazione sia in Europa una realtà drammatica e occorra evitare rotture sociali ed economiche, rilanciare l'economia senza fare affidamento esclusivamente sull'aumento delle esportazioni, nonché rivedere i percorsi di aggiustamento per verificare la sussistenza di margini per gli investimenti. Un rappresentante finlandese ha osservato come la politica economica non possa basarsi solo sulla sostenibilità del bilancio e non sulla crescita, rilevando come sia vincolante anche la Carta sociale europea di cui occorre garantire il rispetto. Da parte spagnola è stato evidenziato come la crisi di crescita stia distruggendo l'occupazione e vi sia il rischio di danneggiare il potenziale di crescita futura e questo quando il FMI ha chiarito come senza crescita non sarà possibile sostenere l'onere del debito pubblico. È stato quindi chiesto che siano destinate risorse alla crescita.
  In merito alla strategia della Commissione sono state formulate talune richieste di approfondimento. Da parte inglese si è sostenuto che andrebbe chiarito cosa si intende per riequilibrio, come andrebbero condivise le migliori prassi, cosa significhi valore aggiunto europeo e come il bilancio della UE possa sostenere la crescita e finanziare le PMI. Interrogativi questi successivamente condivisi da parte tedesca. Un esponente del gruppo liberaldemocratico del PE ha osservato come la Commissione ECON non condivida l'Analisi annuale della crescita 2013 e come il suo gruppo critichi, in particolare, la sottovalutazione dell'impatto recessivo delle politiche di austerità, sottolineata anche dal FMI, e il ritmo di riduzione del deficit pari allo 0,5 per cento. Un rappresentante di Cipro ha dichiarato che occorre prendere atto di come i problemi europei non derivino dalle condizioni dei singoli bilanci ma dalla depressione e dalla stagnazione di origine sistemica, accresciute dalla crisi finanziaria. Da parte austriaca si è rilevato come la disoccupazione aumenti, ma le risposte della Commissione siano sempre le stesse, consolidamento dei bilanci e riforme strutturali, che non producono tuttavia i risultati attesi.
  Replicando, László Andor ha dichiarato di comprendere le preoccupazioni per il modello sociale europeo specie da parte dei Paesi periferici, anche se a volte l'atteggiamento dei Paesi è contraddittorio come quando, ad esempio, da un lato si conferma la validità di tale modello e, dall'altro, si critica la direttiva sugli orari di lavoro. Dopo avere sostenuto che occorre mantenere elementi di tutela verso il dumping sociale, ha dichiarato che per contrastare la recessione occorre utilizzare meglio i fondi strutturali e rivedere i programmi per il sostegno degli investimenti, nonché un buon coordinamento a livello nazionale ed europeo.
  Olli Rehn, nella replica, ha ricordato come il six pack sia stato condiviso sia dal PE che dai PN e come tra le cause della crisi vi siano sicuramente gli ampi squilibri economici accumulatisi nell'ultimo decennio. Per questo occorre rilanciare la competitività. Riguardo ai moltiplicatori fiscali e agli effetti del rigore di bilancio sulla crescita, ha osservato come i moltiplicatori cambino nel tempo e a seconda dei Paesi e, quindi, il consolidamento Pag. 31debba essere differenziato. In ogni caso, dai riscontri empirici emerge come interventi rilevanti di consolidamento taglino la crescita, ma senza tale consolidamento si registri un aumento enorme dei premi di rischio e vengano erosi tutti i risparmi. In questo contesto ha quindi citato come esempio l'esperienza italiana, sostenendo che, durante il Governo Berlusconi, si è promesso il consolidamento di bilancio per consentire gli interventi sui titoli, per poi non rispettare gli impegni assunti: i prestiti sono scarseggiati, la crescita si è bloccata e c’è stata la crisi di governo.

Incontro interparlamentare delle Commissioni nazionali organizzato dalla Commissione sui bilanci (BUDG) del PE.

  L'incontro ha avuto ad oggetto il bilancio della UE e sono state, in particolare, sviluppate le sue interazioni con i bilanci degli Stati membri in un periodo di crisi economica e finanziaria come quello in corso.
  L'incontro è stato introdotto da Alain Lamassoure, Presidente della Commissione BUDG, che ha sottolineato l'interazione tra bilancio UE e bilanci nazionali, ricordando come 20 Paesi su 27 siano al momento sottoposti a procedura per deficit eccessivo. 25 Stati, inoltre, hanno sottoscritto il Fiscal compact che è entrato adesso in vigore. L'85 per cento delle risorse UE, ha aggiunto, deriva da contributi a carico dei bilanci nazionali, ma il 94 per cento di tali risorse ritorna agli Stati membri, o comunque il loro impiego alleggerisce i bilanci nazionali (politiche di cooperazione). Ha quindi osservato che la crisi ha dimostrato come la comunità di interessi sia assai più forte di quanto si immaginasse: Irlanda e Grecia hanno catalizzato l'attenzione per mesi, nonostante la modesta rilevanza demografica (Irlanda) e in termini di PIL (Grecia), mentre la crisi in un singolo Paese si ripercuoteva su tutti, evidenziando come non vi fossero meccanismi di solidarietà adeguati. Ha quindi rilevato come senza crescita non sia possibile risolvere i problemi di deficit e di debito. Per quanto attiene al bilancio UE, occorre a suo avviso comprimere le spese amministrative inutili e favorire le spese indirizzate alla crescita. Si è quindi chiesto come sia possibile uscire da un sistema in cui il bilancio UE dipende dai bilanci nazionali e questi sono esausti, osservando come sarebbe preferibile applicare i trattati che prevedono il finanziamento del bilancio UE con risorse proprie ed evidenziando come l'attuale sistema di finanziamento sia ingiusto, in quanto sei Paesi privilegiati pagano molto meno della loro ricchezza nazionale.
  Janusz Lewandowsky, Commissario per la programmazione finanziaria e il bilancio, ha evidenziato come il momento sia estremamente difficile e la UE sarà giudicata in base alla propria capacità di rispondere alla crisi economica. Ha quindi richiamato come esempio virtuoso del bilancio UE il programma Orizzonte 2020, un nuovo progetto di ricerca e innovazione per il quale sono state presentate 95 candidature per il finanziamento. Ha quindi ricordato un programma in favore delle PMI da 2,5 miliardi di euro e che eroga 1,4 miliardi sotto forma di prestiti e con altre modalità finanziarie. Occorre a suo giudizio innescare un effetto leva come nel settore dei trasporti, dove gli investimenti sono limitati in quanto i programmi sono a lungo termine e quindi rischiosi. Ha quindi ricordato che il PE è favorevole ad un aumento del bilancio e che il valore del bilancio UE va apprezzato nel lungo termine e aiuta la stabilità dell'Unione. Ha concluso indicando due priorità: la riduzione degli oneri amministrativi e la difesa degli strumenti finanziari innovativi, osservando che vi saranno meno risorse e occorre quindi potenziare il leverage finanziario.
  Ciarán Lynch, Presidente della Commissione sulla finanza, la spesa pubblica e la riforma del Dáil (Camera bassa) irlandese, ha dichiarato che l'Irlanda – Presidente di turno della UE – è favorevole ad un'Europa con un mercato flessibile e competitivo. Ha inoltre osservato come il Semestre europeo consenta di valutare le priorità di spesa degli Stati membri, chiarendo Pag. 32che l'Irlanda beneficia molto dei fondi agricoli e poco dei fondi strutturali e assumerà una posizione di equilibrio. Ha osservato come la UE debba insistere su ricerca e innovazione poiché attualmente è indietro rispetto a Stati Uniti, Giappone e Corea, sottolineando l'esigenza che i programmi siano competitivi e valutati da esperti indipendenti, senza interferenze nazionali. A suo avviso, gli stanziamenti per la ricerca non vanno ridotti e il nuovo regolamento in materia di brevetti, adeguato sotto la presidenza cipriota, deve essere approvato entro i primi sei mesi del 2013 perché riduce i costi per le imprese. Ha concluso dichiarando che la disoccupazione giovanile è un fattore chiave per la presidenza irlandese e che, il 28 e il 29 aprile 2013, la Commissione lavoro irlandese incontrerà altre omologhe Commissioni per discutere di occupazione.
  È stata quindi aperta la discussione nel corso della quale è intervenuto il Presidente Giorgetti, rilevando come il tentativo di fornire una legittimazione democratica alle procedure europee risulti difficile, anche perché, rispetto alle effettive emergenze dell'economia, a partire dal problema dell'occupazione, le risposte risultano estremamente deboli. Ha quindi evidenziato come in Italia, tra gli imprenditori piccoli e medi, il sentimento comune non sia di condivisione e di legittimazione nei confronti, non solo delle istituzioni europee, ma degli stessi Parlamenti nazionali. Ha aggiunto che il Fiscal compact costringe ad aumentare la tassazione sul lavoro mentre si fa fatica a tassare le transazioni finanziarie e risulta difficile accedere ai fondi europei per responsabilità delle burocrazie. Ha quindi osservato come questo spieghi i problemi che si incontrano nell'approvare il bilancio della UE, che è in grado di intervenire nelle crisi finanziarie ma incontra molte più difficoltà ad incidere sull'economia reale.
  Da parte di deputati europei è stato evidenziato come manchi un quadro di bilancio pluriennale, si rischi una situazione di stallo e sia stato proposto di congelare il bilancio al livello del 2008, inferiore di circa il 5 per cento rispetto a quello attuale, sino al 2020. Sono stati inoltre ricordati i previsti tagli alle politiche agricole e di coesione e la preventivata crescita della spesa per ricerca e trasporti, ma non nella misura richiesta dalla Commissione. Ciò determinerà anche una scarsa flessibilità di bilancio e l'impossibilità di modificare le priorità sino al 2020. In passato, si è ricordato, la flessibilità è stata molto utile alla Commissione europea quando le risorse per le politiche energetiche sono state individuate riducendo i finanziamenti alla politica agricola. È stato inoltre rilevato come il bilancio UE sia modesto, ma basato sugli investimenti e come tali investimenti, che in alcuni Paesi rappresentano il 70 per cento degli investimenti pubblici e sono spesso gli unici investimenti a medio e lungo termine, svolgono un'importante funzione anticiclica. Si è osservato come, a partire dal bilancio UE, occorrerebbe discutere su come ridurre i bilanci nazionali, rilevandosi come il bilancio UE non rappresenti solo un costo ma anche un'opportunità per ridurre le spese a livello nazionale. Si è poi osservato come, a livello nazionale, è urgente individuare finanziamenti che consentano ai giovani di entrare nel mercato del lavoro, lamentando che i fondi strutturali non risultano a tal fine utilizzabili perché i Paesi non operano per ottenerli per tempo. Un deputato del gruppo dei verdi ha osservato come la crescita e l'incremento dell'occupazione giovanile saranno possibili solo se, attraverso la ricerca e l'innovazione, si punterà una crescita sostenibile proteggendo il clima e riducendo le emissioni nocive. Ha inoltre osservato che la tassa sulle transazioni finanziarie, sulla quale 11 Stati membri si sono espressi a favore, potrebbe confluire nel bilancio UE come risorsa propria, consentendo di ridurre i contributi a valere sui bilanci nazionali.
  La rappresentanza portoghese ha osservato come l'Europa sia di nuovo in recessione e a questa situazione non sia estranea la scelta di ritenere la crisi del debito sovrano un problema della periferia Pag. 33europea da risolvere con l'austerità. Ha quindi ricordato come il Portogallo sia un esempio di rigore che ha tuttavia determinato conseguenze economiche disastrose e tre anni consecutivi di recessione, rilevando come vi sia la necessità di investimenti in infrastrutture per promuovere l'integrazione europea e la crescita. Ha espresso il proprio favore per un incremento del bilancio UE, aggiungendo che, a livello nazionale, occorre articolare gli aggiustamenti in modo da non provocare problemi strutturali e da non ostacolare la crescita e la ripresa dell'economia, in modo da rendere l'Europa più solidale.
  Da parte olandese è stato rilevato che occorre aumentare le spese per la ricerca e l'innovazione e ridurre quelle per l'agricoltura e la coesione, osservando come sia necessario investire sulle migliori squadre di ricercatori e sulle donne e il brevetto europeo costituisca una priorità.
  I parlamentari svedesi hanno condiviso il carattere prioritario della ricerca e delle infrastrutture attraverso progetti a lungo termine, evidenziando come sia necessaria una riconsiderazione delle priorità dagli esiti dolorosi. È stato inoltre espresso un orientamento favorevole al congelamento e all'ammodernamento del bilancio UE, riconoscendo come sia urgente una politica per l'occupazione e non solo di austerity.
  Da parte irlandese sono stati sottolineati gli effetti fortemente negativi di una riduzione del bilancio UE quando già i bilanci nazionali sono stati ridimensionati.
  Da parte polacca si è evidenziato come il bilancio abbia dimensioni inferiori al passato ma gli impegni aumentino e diventi assai difficile far coincidere impegni e risorse, aggiungendo che sarebbe a questo punto necessario un aumento del bilancio, mentre le tendenze sono diverse. È stata, infine, sottolineata l'importanza sia delle politiche di coesione che della ricerca e dell'innovazione.
  I rappresentanti della Grecia, dopo aver sottolineato come il Paese sia al quinto anno consecutivo di recessione e non possa quindi investire sulla crescita, hanno osservato come la discussione sui fondi di coesione non consideri gli effetti delle politiche di rigore sull'occupazione che suggerirebbero di incrementarli.
  Da parte britannica si è osservato come il dibattito sulla ricerca e l'innovazione sia lungo, difficile ed esacerbato dall’austerity. Si ritiene, in particolare, difficile valutarne gli effetti delle attuali politiche sugli investimenti, a partire dagli strumenti che andrebbero a tal fine utilizzati. Si è chiesto inoltre se sia stato valutato l'impatto della tassa sulle transazione finanziarie sugli investimenti.
  Replicando, Janusz Lewandowsky ha ricordato come la proposta originaria della Commissione fosse più ambiziosa, ma siano stati operati successivamente dei tagli nella logica del negoziato, osservando come, in ogni caso, i tagli al bilancio non si conciliano con l'ammodernamento del bilancio medesimo e alcuni Paesi chiedano peraltro tagli ulteriori.
  Catherine Trautmann, Relatrice sul Semestre europeo presso la Commissione BUDG del PE, dopo aver sottolineato come il bilancio UE persegua l'obiettivo di rilanciare la crescita, ha sottolineato la disparità del contributo degli Stati membri al bilancio UE, osservando come la questione andrebbe seriamente affrontata. Ha inoltre invitato a valutare la possibilità di depurare il calcolo del deficit nazionale dal contributo al bilancio UE. Ha chiesto infine agli Stati membri di essere coerenti, perché se si stabiliscono obiettivi ambiziosi senza indicare i mezzi per conseguirli si perde la legittimità democratica.

Incontro interparlamentare organizzato dalla Commissione per gli affari economici e monetari (ECON).

  L'incontro era volto ad approfondire i futuri scenari dell'Unione europea sia sul versante istituzionale che su quello delle politiche economiche con il contributo di esperti economici espressione di centri di ricerca e del mondo universitario. Gli interventi dei parlamentari hanno avuto in Pag. 34parte ad oggetto i temi già affrontati nelle precedenti sessioni di lavoro.
  Sharon Bowls, Presidente della Commissione ECON, nell'introdurre l'incontro, ha sottolineato il deficit democratico legato a decisioni intergovernative adottate a porte chiuse. Ha quindi introdotto la prima sessione di lavoro dedicata agli aspetti istituzionali.
  Guntram Wolff, vice-direttore del think-tank Bruegel di Bruxelles, ha definito i Paesi dell'eurozona sub-sovrani, in quanto titolari di una sovranità limitata per quanto riguarda la politica monetaria e la politica fiscale. Il limite deriva a suo avviso dai mercati ed è legato alle necessità di collocamento del debito sovrano. I membri dell'eurozona incontrano in tal modo meno limiti nell'emissione di tali titoli. I limiti derivanti dai Trattati sono stati ora estesi dal Fiscal compact. Il Consiglio assume decisioni riguardo ai deficit e agli squilibri macroeconomici ed occorre far valere la responsabilità degli attori di tale processo. Al momento ritiene che si stia a metà del guado e che occorra scegliere tra tre opzioni. Una prima opzione comporterebbe la riunione dei parlamentari nazionali e europei per effettuare determinate valutazioni e presenta l'inconveniente di coinvolgere un numero ridotto di parlamentari nazionali. Un'altra possibilità consiste nell'inviare nelle capitali europee i responsabili delle istituzioni UE, accrescendo la legittimità del processo. Un terzo approccio, che ritiene forse il più convincente, implicherebbe un più deciso spostamento della sovranità verso Bruxelles che acquisterebbe la titolarità della politica fiscale. In tale ipotesi occorrerebbe tuttavia individuare quale Parlamento possa conferire legittimità alle decisioni assunte nelle sedi UE.
  Stefan Collignon, docente alla Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant'Anna di Pisa, riguardo al sistema decisionale della UE, ha osservato come la sostenibilità delle istituzioni dell'UE dipenda da come le decisioni di tali istituzioni sono accettate da chi ne subisce le conseguenze. Coesistono infatti più decisori, una sorta di legislatore collettivo e attraverso un processo casuale si arriva alla decisione. La governance multilivello, nazionale e europea, coinvolge più portatori di interessi. I legislatori nazionali sono legittimati da collegi nazionali. Le politiche europee sono formulate, in Europa, da Commissione e Consiglio, ma poi si torna a livello nazionale. In assenza di una chiara individuazione del legislatore, è difficile individuare le responsabilità e il sistema è in grado di funzionare finché è sostenuto dal consenso sociale. Tale consenso è esistito in una prima fase, quando tutti si sono arricchiti e nessuno impoverito, mentre nella fase attuale vi sono vincitori e perdenti e chi perde non accetta le decisioni. In democrazia, ha aggiunto, va accettata la possibilità di essere perdente perché è una condizione reversibile e le parti si possono invertire; ma i cittadini europei sembrano non ritenere possibile una modifica del sistema. Si è quindi chiesto se vi siano delle alternative, osservando come, secondo un certo pensiero unico, i legislatori nazionali devono limitarsi a fare quello che è stabilito in Europa. Ha tuttavia evidenziato come vi siano crescenti contestazioni perché l’austerity colpisce alcuni più di altri e a livello nazionale si devono compiere scelte a volte incoerenti rispetto al livello europeo. Le decisioni si prendono considerando sistemi nazionali e non l'Europa e questo rende a suo avviso il sistema insostenibile, come dimostra la discussione in corso nel Regno Unito relativa a un referendum sull'uscita dalla UE. Ha osservato come la soluzione possa forse risiedere nella sussidiarietà, aggiungendo che le decisioni nazionali determinano effetti per tutti e che occorre distinguere più nettamente tra competenze europee e competenze nazionali. Le elezioni, ad esempio, dovrebbero essere realmente europee e non una miscela tra i due livelli di governo.
  Dominic Hannigan, Presidente della Commissione congiunta degli affari europei del Parlamento irlandese, ha ricordato le preoccupazioni per un aumento del ricorso al metodo intergovernativo che restringe lo spazio dei Parlamenti nazionali. Ha quindi fatto presente come, in Pag. 35Irlanda, il referendum abbia consentito all'opinione pubblica di comprendere che molte misure del Fiscal compact erano già previste nella governance economica della UE. Ha quindi suggerito un maggior impegno dei Parlamenti nazionali a livello multilaterale e la creazione di un semestre nazionale.
  Nel dibattito seguito alle relazioni, da parte francese è stato evidenziato come vada valorizzata la disponibilità della Commissione europea verso i Parlamenti nazionali e come le elezioni nazionali possano incidere sul pensiero unico europeo. È stato inoltre sostenuto che il controllo parlamentare va rafforzato anche per consentire alla UE di agire in modo tempestivo. Infine il parere della Commissione europea sui bilanci nazionali previsto dal two pack è stato definito un vero trasferimento di sovranità non compreso sul piano politico, rilevando come i Parlamenti nazionali applichino decisioni prese altrove e si configuri una situazione diversa dai regimi federali dove il centro controlla la periferia. Per queste ragioni, si è sottolineata l'esigenza di intensificare la collaborazione interparlamentare.
  Secondo i parlamentari tedeschi non è oggi possibile un reale trasferimento di sovranità verso la UE in materia di politica economica, perché non c’è la fiducia necessaria e occorre crearla. Il Semestre europeo non può quindi basarsi che sulla peer pressure e sul coordinamento, mentre appaiono precluse altre opzioni di governo multilivello, anche perché è assente un'opinione pubblica europea.
  I rappresentanti lituani hanno osservato come occorra prevedere procedure efficaci coinvolgendo i Parlamenti nazionali, chiedendo una maggiore trasparenza e l'intensificazione dei rapporti tra tali Parlamenti e il PE.
  Per gli inglesi, che hanno espresso apprezzamento per il ruolo svolto da Mario Draghi, il PE e i PN hanno grandi responsabilità e devono prepararsi al futuro comunicando tra loro anche attraverso le videoconferenze.
  Per i parlamentari finlandesi occorre affermare l'idea di una sovranità comune: il PE dialoga di norma con la Commissione europea e i PN devono rafforzare il dialogo con i rispettivi governi e con la Commissione europea. I PN dovrebbero poter esprimere pareri al PE. Il PE e i PN dovrebbero verificare le modalità con le quali la BCE controlla le banche nazionali.
  Replicando, Guntram Wolff ha osservato come non sia possibile l'immediata trasformazione della UE in una Repubblica, ma occorra un approccio graduale teso a verificare il consenso. Il Fiscal compact rappresenterebbe in questa chiave una fase intermedia di un processo volto ad introdurre limiti più penetranti alla sovranità nazionale. Ha quindi aggiunto come sia evidente che nella UE gli Stati perderanno ulteriormente la sovranità monetaria e di bilancio qualora si rendessero necessari ulteriori passi in avanti sul piano dell'integrazione per adottare politiche efficaci. Non ritiene in ogni caso possibile realizzare un federalismo all'americana con una divisione del budget del 50 per cento, ritenendo che il budget della UE non potrà comunque che risultare pari al 2-3 per cento di quello degli Stati.
  Replicando, Stefan Collignon ha osservato come la presidenza Hollande non abbia modificato gli equilibri all'interno della UE e come l'economia francese non cresca. Ha quindi osservato come il federalismo della UE comporti un controllo del livello locale diverso da quello proprio del modello statunitense e venga in evidenza il controllo del livello locale su quello federale. Ha infine segnalato l'opportunità di favorire il controllo diretto dei cittadini sulle procedure europee creando una dimensione pubblica.
  Concludendo la prima fase dell'incontro, Elisa Ferreira, Presidente del gruppo di lavoro del PE sul semestre europeo e relatore per il rapporto sul semestre europeo, ha rilevato come occorra avere una visione del futuro e tracciare la strada da seguire, osservando come si dovrebbe rafforzare il Consiglio, l'ECOFIN e il PE, perché la crisi sollecita risposte urgenti da parte delle politiche europee.Pag. 36
  La sessione dedicata alle politiche economiche è stata aperta dalla relazione di Hans-Werner Sinn, Presidente dell'istituto di ricerca economica IFO, che ha osservato come la crescita possa essere perseguita solo attraverso l'austerità, perché in primo luogo occorre espandere le capacità e poi si potrà tornare ad essere competitivi. Ha quindi ricordato come l'euro abbia determinato la convergenza dei tassi di interesse in quanto tutti gli Stati erano considerati sicuri. Ciò ha determinato flussi di credito da nord a sud di proporzioni eccessive, favorendo tra l'altro un'espansione dell'intervento statale in Grecia e la creazione di bolle speculative come quella immobiliare in Spagna. Il credito a basso costo ha inflazionato l'economia e in alcuni Paesi dovrebbe ora esservi un riallineamento dei tassi di cambio. L'andamento del deflatore del PIL è stato diametralmente opposto in Germania, ove si è drasticamente ridotto, e nei Paesi del sud Europa, dove è notevolmente aumentato. In alcune economie, al fine di recuperare competitività, i prezzi relativi devono ora drasticamente ridursi (in Spagna del 30 per cento, in Francia del 20 per cento e in Grecia del 39 per cento). A suo avviso nulla può cambiare senza una riduzione dei prezzi e se questo non avverrà entro 10/15 anni l'eurozona non potrà sopravvivere. Rispetto all'ipotesi di inflazionare il nord per deflazionare il sud, ha osservato come un semplice incremento salariale produrrebbe la stagflazione e come solo un incremento della domanda potrebbe fare aumentare i salari in modo fisiologico senza conseguenze deleterie per le singole economie: solo il mercato può produrre inflazione buona.
  Xavier Timbeau, direttore del dipartimento d'analisi e previsione dell'Osservatorio francese sulla congiuntura economica (OFCE), ha osservato come l'euro proceda meglio, e le banche siano più solide tanto da aver restituito in anticipo i prestiti alla BCE. In Italia e in Spagna lo spread è calato e si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel. Vi sono tuttavia anche segnali negativi a cominciare dal tasso di disoccupazione che in Spagna è del 25 per cento e riflette non una recessione ma una depressione dell'economia. Il rischio, ha aggiunto, è la produzione di conseguenze a lungo termine su investimenti, scuola e sviluppo, in quanto si rinuncia a politiche forti e la crescita nel 2013 sarà negativa. Ha quindi ricordato come dal 2010 si sia costantemente perseguita una politica di austerità che ha innescato una spirale recessiva: più sono state rigorose le restrizioni di bilancio e più forte è stata la recessione. Il disavanzo spagnolo nel 2012 è stato del 12 per cento. Per tornare ad un'elevata occupazione bisogna impegnarsi a ridurre il debito solo nel medio termine, ma occorre dare subito il segnale che gli Stati sono determinati a farlo e sono impegnati per una stabilità a medio termine.
  Nel dibattito, da parte greca è stato osservato come la crisi abbia evidenziato problemi sistemici e la mancanza di coordinamento a livello UE. È stato innescato un circolo vizioso di carattere recessivo che occorre spezzare rafforzando uno sviluppo sostenibile. I rappresentanti portoghesi hanno evidenziato come le aziende portoghesi siano fortemente penalizzate dagli alti tassi di interesse e come il costo del lavoro sia già calato di un quinto nel settore pubblico e del 10 per cento in quello privato. Da parte spagnola è stato ricordato come nel 2012 in Spagna le entrate abbiano rispettato le previsioni, le spese siano risultate superiori del 10 per cento a quelle previste e il PIL sia andato leggermente meglio rispetto alle previsioni e questo sia stato dovuto alle esportazioni aumentate in virtù della riduzione del costo del lavoro.
  I rappresentanti tedeschi hanno evidenziato come austerità e crescita non siano inconciliabili e come in molti Paesi vada ridotta la sfera pubblica per dare più spazio ai privati, osservando come la Commissione europea dovrebbe indicare come intervenire in questa direzione nei diversi Paesi.
  Un rappresentante del gruppo dei verdi al PE ha osservato come non ci sia fiducia nel mercato e quindi, per favorire il riequilibrio ritenuto necessario da Hans-Pag. 37Werner Sinn, potrebbero essere effettuati investimenti da Paesi quali la Danimarca, la Germania e la Polonia, con vantaggi per i Paesi del sud Europa.
  Replicando, Hans-Werner Sinn ha osservato come non siano possibili trasferimenti economici a livello UE in quanto essi non sono previsti dai Trattati. Per il sistema bancario la sorveglianza andrebbe a suo giudizio esercitata da un soggetto diverso dalla BCE. In Europa si parla oggi di generazione perduta perché il livello di concorrenzialità è pessimo a causa delle «bolle» e occorre quindi fare scendere i prezzi per incrementare la produttività. Ha quindi osservato come la popolazione greca sia ostaggio del mercato dei capitali che teme la fine dell'euro. A suo avviso, mantenere la Grecia all'interno dell'euro è impossibile e danneggia gli stessi cittadini greci. Ha quindi concluso osservando come in Germania dovrebbero aumentare i salari, non dall'alto, ma in seguito ad un aumento della domanda, segnalando come in tal modo diminuirebbe la competitività dell’export tedesco.

Riunione della Commissione occupazione e affari sociali sul tema dell'occupazione giovanile.

  La riunione della Commissione occupazione e affari sociali, presieduta dal Presidente Pervenche Berès (Francia-S&D), si è concentrata in particolare sul tema della «Garanzia per la gioventù». L'istituto costituisce oggetto di una proposta di raccomandazione della Commissione europea presentata a dicembre nell'ambito di un pacchetto di misure contro la disoccupazione giovanile. Esso è volto ad assicurare che tutti i giovani di età fino a 25 anni ricevano un'offerta di lavoro, di prosecuzione dell'istruzione scolastica, di apprendistato o di tirocinio di qualità elevata entro 4 mesi dal termine di un ciclo d'istruzione formale o dall'inizio di un periodo di disoccupazione.
  Il Presidente Berès, nel suo discorso di apertura, ha evidenziato l'impegno del Parlamento europeo, espresso in una risoluzione approvata dalla plenaria a gennaio, affinché l'istituto sia finanziato da una linea specifica di bilancio e sia quindi riconosciuto come autonomo diritto sociale e come strumento di stabilizzazione economica. A tal fine, il Fondo sociale europeo (FSE) dovrebbe essere strutturato per consentire il finanziamento della garanzia per i giovani e ad esso dovrebbe essere destinato almeno il 25 per cento dei Fondi strutturali.
  Il Presidente della Commissione affari sociali del Parlamento greco, Dimitris Kremastinos, ha illustrato i dati sulla disoccupazione in Grecia, in particolare giovanile e di lungo periodo, evidenziando come persista un trend costante di aumento della disoccupazione (nel terzo trimestre 2012, la disoccupazione è stata superiore dell'1,4 per cento rispetto al trimestre precedente e dell'8 per cento rispetto al terzo trimestre 2011). Il relatore si è anche soffermato sul diverso livello di disoccupazione in funzione dell'area geografica (in particolare nelle isole dell'Egeo e dello Ionio la disoccupazione è inferiore grazie alla presenza di infrastrutture, soprattutto turistiche) e sull'incidenza del basso livello di istruzione sulla percentuale di disoccupati. Ha quindi individuato i principali fattori dell'elevato livello di disoccupazione giovanile nelle politiche di austerità e nell'alta pressione fiscale in Grecia, che ha indotto molte aziende a trasferirsi nei Paesi limitrofi; ha, infine, richiamato le misure adottate nell'ultima circolare del Ministro dell'occupazione del gennaio 2013 per lottare contro la disoccupazione giovanile.
  Il successivo relatore (José Eugenio Azpíroz Villar, Presidente della Commissione lavoro del Congresso spagnolo) ha ricordato le misure di austerità e le iniziative per combattere contro la disoccupazione adottate in Spagna, soffermandosi in particolare sulla riforma del mercato del lavoro, imperniata sul principio di flessibilità, e sugli interventi in materia di formazione duale. Ha inoltre richiamato il Piano per l'occupazione 2012, che ha avuto come priorità la lotta alla disoccupazione giovanile, attraverso una serie di Pag. 38misure, tra cui l'orientamento professionale, gli incentivi per i contratti a tempo indeterminato, gli aiuti a favore di chi si mette in proprio (attraverso in particolare la riduzione degli oneri sociali), le iniziative in materia di formazione. È in corso di negoziato con gli interlocutori sociali la Strategia per l'occupazione giovanile, che includerà misure ulteriori da parte del settore pubblico e degli investitori privati e che prevede una sorta di certificazione di responsabilità sociale a favore delle imprese che vi partecipano. Ha quindi sottolineato il ruolo svolto dall'economia sociale, e in particolare dalle cooperative, e ha infine evidenziato come i dati mostrino un'inversione di tendenza e una riduzione, sia pure ancora ovviamente limitata, del livello di disoccupazione giovanile.
  Successivamente Tarja Filatov, Presidente della Commissione lavoro e uguaglianza del Parlamento finlandese, ha descritto il meccanismo finlandese di garanzia sociale a favore dei giovani disoccupati che abbiano meno di 25 anni (o, se laureati, 30 anni). Tale istituto prevede, che a seguito dell'iscrizione in un'apposita lista, il giovane riceva dall'ufficio di collocamento un programma individuale di formazione o di occupazione e, successivamente, un'offerta di occupazione, di studio o di un'altra misura di sostegno attivo che aumenti la possibilità di trovare lavoro. È anche previsto un aiuto economico di 700 euro al mese a favore dell'azienda che assuma il giovane, senza essere in grado di farsi carico dei relativi oneri. Il sistema prevede inoltre misure specifiche a favore dei giovani con problemi particolari o privi di formazione, poste in essere in collegamento con i servizi sociali e sanitari. La garanzia sociale finlandese è imperniata su criteri di flessibilità e mira ad evitare i rischi, scientificamente dimostrati, di forme di disoccupazione di lungo periodo. La parlamentare finlandese si è anche soffermata sull'importanza di coinvolgere i giovani nella predisposizione di misure contro la disoccupazione giovanile e, in proposito, ha richiamato l'attività svolta dal Governo finlandese attraverso internet e i social media in sede di introduzione della garanzia.
  È quindi intervenuta come relatrice l'europarlamentare Joanna Katarzyna Skrzydlewska (PPE, Polonia), relatrice sul pacchetto giovani della Commissione, che ha evidenziato il ruolo degli Stati nell'adozione di misure contro la disoccupazione giovanile, la necessità di interventi sui sistemi di istruzione (che dovrebbero riflettere meglio le esigenze del mercato del lavoro) e la necessità di valorizzare l'imprenditoria giovanile ed i talenti individuali.
  Il relatore per il parere sulla strategia UE per la gioventù 2010-2012, Ole Christensen (S&D, Danimarca) ha sottolineato gli effetti positivi prodotti dalla strategia, ma ha al contempo segnalato la necessità di ampliarne gli obiettivi e di concentrarla su misure mirate all'introduzione della garanzia per l'occupazione, al miglioramento del dialogo tra la scuola e il mercato del lavoro, alla valorizzazione di programmi formativi europei (tra cui, in particolare, il programma ERASMUS). Il relatore ha inoltre posto il tema della disabilità e dell'impatto sul welfare della sfida demografica.
  Nel corso del dibattito sono stati espressi giudizi ampiamente positivi sulla proposta di garanzia europea, con la sola eccezione del rappresentante del Parlamento olandese (che ha espresso dubbi sulla sostenibilità per le aziende di posti di lavoro creati grazie a sussidi statali).
  Il rappresentante del Bundesrat tedesco ha sottolineato la necessità che le proposte europee garantiscano massima flessibilità, in modo che possano essere adattate alle esigenze dei giovani e dei singoli Stati membri; il rappresentante del Bundestag si è soffermato sulla responsabilità statale e sul ruolo dell'intervento pubblico nell'adozione di misure quali la garanzia per i giovani. Per contro, l'europarlamentare Alejandro Cercas (S&D-Spagna) ha evidenziato i rischi legati all'uso dello strumento giuridico della raccomandazione per l'introduzione della garanzia, da cui deriverebbe un'eccessiva discrezionalità a favore Pag. 39degli Stati membri; la rappresentante svedese ha quindi richiamato la necessità di un monitoraggio da parte degli Stati membri dell'applicazione della garanzia.
  Nel corso del dibattito sono stati affrontati temi ulteriori, tra cui: il coinvolgimento dei giovani nell'elaborazione dei Piani nazionali del lavoro che gli Stati membri devono presentare nell'ambito dei Programmi nazionali di riforma (Cornelissen, Verdi-Olanda), la necessità di orientare la formazione dei giovani verso i settori nei quali c’è maggiore richiesta di lavoro (Olanda), l'esigenza di intervenire sui contratti collettivi (Alejandro Cercas) e di verificare che gli stage e i tirocini abbiano un effettivo valore formativo e non configurino, piuttosto, forme di precariato (Portogallo).
  La Presidente Berès, nel chiudere la sessione, ha evidenziato come una maggiore occupazione giovanile comporterebbe vantaggi all'UE anche in termini di innovazione e di risposta alle sfide poste dalla globalizzazione e si è soffermata sulla necessità di adottare misure che incidano sulla fase di passaggio dal mondo della scuola al mondo del lavoro e sul ruolo della Commissione, che non dovrebbe limitarsi al controllo della disciplina di bilancio, ma dovrebbe seguire anche il modo in cui, negli Stati membri, si arriva alla creazione di occupazione. La Presidente, infine, evidenziando come, di per sé, le politiche di crescita non garantiscano occupazione e richiamando l'articolo 9 del Trattato sul funzionamento dell'UE, ha sottolineato la necessità, in sede di definizione e attuazione delle politiche europee, di valutarne l'impatto in termini sociali e di occupazione.