CAMERA DEI DEPUTATI
Venerdì 21 dicembre 2012
760.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 e relativa nota di variazione (C. 5535-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Tabella n. 11: Stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La IV Commissione,
   esaminata la Tabella n. 11, stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2013, del disegno di legge C. 5535-B, approvato dalla Camera e modificato dal Senato, recante «Bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015», e le connesse parti del disegno di legge C. 5534-bis-B, approvato dalla Camera e modificato dal Senato, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013)»;
   valutate positivamente le modifiche introdotte al Senato ed in particolare le disposizioni relative all'allocazione di fondi per la celebrazione del settantesimo anniversario della Resistenza e della guerra di liberazione (comma 92), alla corresponsione dell'assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare a coloro che sono affetti da invalidità e all'indennizzo relativo al disastro aereo del Monte Serra (comma 258);
   segnalato che la soppressione, da parte del Senato della disposizione, originariamente contenuta nell'articolo 12, comma 17, che abrogava parzialmente l'esenzione IRPEF, viene incontro ad una specifica condizione posta dalla Commissione nel corso dell'esame dei provvedimenti in prima lettura;
   evidenziato, altresì, che la nuova disciplina del comma 90, nella formulazione approvata dal Senato, consente un parziale superamento del blocco del turn-over per i Corpi di polizia e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, come auspicato dalla Commissione Difesa nella relazione resa in prima lettura;
   preso atto che viene disposta una autorizzazione pluriennale di spesa per il finanziamento degli interventi per lo sviluppo e l'accrescimento di competitività delle industrie operanti nel settore aeronautico destinata ad operare fino al 2028;
   richiamata l'attenzione sul comma 210, che riproduce testualmente il contenuto di una disposizione già vigente (e segnatamente l'articolo 33, comma 7-bis del decreto-legge n. 179 del 2012),

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DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con la seguente condizione:
   si interpreti l'articolo 1, comma 90, nel senso che i reclutamenti relativi al 2013 dovranno prioritariamente assorbire integralmente i vincitori dei concorsi svolti nel 2012;
  e con le seguenti osservazioni:
   si valuti l'esigenza di assicurare un finanziamento stabile a favore delle associazioni combattentistiche;
   si verifichi l'opportunità di disporre per il 2013 un congruo incremento del Fondo per le missioni internazionali.

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ALLEGATO 2

Sulla missione svolta dal 9 all'11 settembre 2012 a Cipro per la partecipazione alla Conferenza per il controllo parlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune.

COMUNICAZIONI

  Nei giorni 9 e 10 settembre 2012 si è tenuta a Pafos, nel semestre di presidenza cipriota dell'UE, la prima Conferenza per il controllo parlamentare della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e difesa comune (PESD), che ha sostituito l'appuntamento semestrale delle Conferenze dei Presidenti delle Commissioni esteri e la Conferenza dei Presidenti delle Commissioni difesa dei Paesi membri dell'Unione europea (COFACC e CODACC).
  Alla Conferenza hanno preso parte l'on. Edmondo Cirielli, presidente della Commissione Difesa, e gli onorevoli Alessandro Maran e Renato Farina, entrambi membri della Commissione affari esteri. Per il Senato ha partecipato il presidente della 3a Commissione, senatore Lamberto Dini, e i senatori Francesca Marinaro e Valerio Carrara.
  Quanto alle delegazioni nazionali presenti, raddoppiate nella loro composizione per l'esigenza di garantire la presenza di rappresentanti delle aree di esteri e di difesa, è da segnalare una nutrita delegazione del Parlamento europeo, guidata dall'on. Elmar Brok, a sua volta presidente della Commissione esteri, delle consuete delegazioni dei Paesi candidati all'adesione (Croazia, Islanda, Montenegro, Serbia) con l'eccezione della Turchia, e di delegazioni di Paesi terzi (Norvegia, Giordania e Libano).
  Il programma della Conferenza, di pari durata rispetto alle precedenti Conferenze pur coinvolgendo le competenze di due Commissioni parlamentari, ha contemplato una prima sessione dedicata al dibattito e alla deliberazione sul regolamento della nuova Conferenza e due successive sessioni di merito, l'una sul tema della strategia dell'Unione europea rispetto alla «primavera araba» e l'altra sulle priorità della presidenza cipriota sia in materia di politica estera che di difesa, con un'evidente prevalenza dei temi di politica estera rispetto a quelli della difesa. La sessione sulla primavera araba ha visto la partecipazione dell'Alto Rappresentante dell'UE per la politica estera e di difesa, Catherin Ashton, la ministra degli esteri cipriota, Erato Kozakou Marcoullis, e il Rappresentante Speciale dell'UE per il Mediterraneo meridionale, Bernardino León. La politica di difesa ha costituito oggetto di un'esposizione da parte del Ministro della difesa cipriota, Demetris Eliades.
  Occorre premettere che l'istituzione della nuova Conferenza è frutto dall'accordo raggiunto in sede di Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'UE, svolta a Varsavia nell'aprile 2012, in conformità con l'entrata in vigore delle disposizioni del Trattato di Lisbona in materia di politica estera e di difesa, con particolare riferimento alla clausola di mutua assistenza in caso di aggressione armata.
  Da tali disposizioni è derivato il ritiro, avvenuto il 31 marzo 2010, della Presidenza spagnola dall'Unione dell'Europa occidentale (UEO) a nome degli Stati membri effettivi del Trattato UEO, con conseguente dissoluzione dell'UEO e cessazione Pag. 28delle attività della relativa Assemblea parlamentare, avvenuta il 30 giugno 2011.
  Nel percorso verso l'istituzione della nuova Conferenza interparlamentare per il controllo sulla PESC/PSDC, già la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'UE svoltasi a Bruxelles nell'aprile del 2011 aveva affrontato senza successo taluni profili connessi alla composizione della Conferenza stessa, con specifico riguardo alla consistenza delle rappresentanze del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali, nonché sull'opportunità di istituire un segretariato ad hoc. Questi stessi temi hanno costituito oggetto di dibattito anche in occasione della Conferenza di Cipro.
  I lavori della Conferenza sono stati inaugurati dal presidente della Camera dei Rappresentanti cipriota, onorevole Yiannakis L. Omirou, che ha sottolineato come l'esercizio della funzione di controllo rafforzi i Parlamenti nazionali e questo a maggior ragione in materia di politica estera e di difesa. A suo avviso, la continuità dell'azione dal livello nazionale a quello europeo, attraverso il PE, favorisce la coesione ed efficacia dell'azione esterna dell'UE, nonché la sua credibilità soprattutto sul terreno dei diritti umani. Ha richiamato le priorità delle presidenza cipriota relative alla dimensione sud della Politica europea di vicinato, alla proposta per un osservatorio sul Nordafrica e il Medioriente, all'attenzione per ogni violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, con un richiamo finale alla valorizzazione dei diritti allo sfruttamento energetico nel rispetto del diritto marittimo internazionale.
  Nel corso della prima sessione la Conferenza ha lavorato sulle numerose proposte emendative (circa 80) al regolamento, presentate soprattutto dalle delegazioni di Belgio, Regno Unito, Estonia, Francia, Germania. È da segnalare che la delegazione della Francia ha operato, in linea con quella tedesca, per il raggiungimento di tre obiettivi: l'istituzione di un bureau della Conferenza, per la possibilità di deliberare raccomandazioni e per l'adozione del principio della maggioranza in luogo di quello del consenso. Il Regno Unito ha presentato proposte complessivamente volte a scongiurare un ruolo preponderante del Parlamento europeo. La delegazione della Germania ha operato per un rafforzamento istituzionale della nuova Conferenza, anche mediante la previsione di gruppi politici, oltre che per l'adozione del tedesco come terza lingua di lavoro.
  Il dibattito che ne è derivato è stato segnato da continui richiami, operati sia dalla presidenza cipriota che dalla delegazione del Parlamento europeo, ad una linea di coerenza con le Conclusioni adottate dalla Conferenza dei presidenti dell'UE di Varsavia. In tal senso si è anche mossa coesa la delegazione italiana che ha operato per un contenimento delle modifiche al testo iniziale al fine di non vanificare lo sforzo negoziale già compiuto a livello di presidenti d'Assemblea e per non dare adito alla nascita di dimensioni istituzionali di natura diversa rispetto alle precedenti conferenze semestrali, scongiurando i tentativi di perpetuazione del «modello UEO».
  Sulla base della proposta di regolamento predisposta dalla presidenza cipriota, la Conferenza ha quindi adottato il nuovo regolamento, composto da un preambolo e da nove articoli, e conforme all'articolo 9 del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti nazionali, allegato al Trattato di Lisbona.
  Circa i contenuti delle singole disposizioni, è da segnalare che l'articolo 1 del regolamento individua la finalità ultima della Conferenza nella promozione di un consenso politico nelle aree della PESC e della PSDC, mancando ogni riferimento ad un ruolo di controllo. Esso rinvia alla piena autonomia dei Parlamenti la scelta dei sei parlamentari componenti le delegazioni sia nel caso di parlamenti bicamerali che monocamerali. È stata così emendata la versione iniziale – fortemente sostenuta dalla delegazione italiana che ha poi acconsentito alla modifica per spirito di compromesso ma a condizione che tale norma non subisse ulteriori modifiche – Pag. 29che dichiarava che la Conferenza è composta dal membri delle Commissioni esteri e difesa.
  A segnalare l'elemento di maggiore novità del nuovo consesso, la norma dichiara che la Conferenza può adottare per consenso conclusioni non vincolanti. Le conclusioni sono trasmesse anche ai Presidenti della Commissione europea, del Consiglio dell'UE e all'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune (articolo 7).
  Un altro aspetto di novità concerne la dichiarazione della pubblicità delle riunioni della Conferenza, a meno di diversa decisione.
  Circa il luogo in cui la Conferenza si riunisce semestralmente (articolo 3), se nel Paese titolare della presidenza di turno o presso il Parlamento europeo, la decisione spetta alla Presidenza, senza necessità di concerto con il Parlamento europeo. La Conferenza può tenere riunioni straordinarie in caso di necessità o urgenza.
  Una parte consistente del dibattito ha riguardato la proposta tedesca, poi non accolta, per la formazione di gruppi per area politica da parte di sei membri di almeno cinque delegazioni differenti.
  Un ulteriore delicato profilo ha riguardato le lingue di lavoro, inglese e francese, con servizio di interpretariato simultaneo da e verso queste due lingue (oltre alla lingua della Presidenza) fornito dal Parlamento che ospita la Conferenza. È stata soppressa, su proposta del Belgio, della Danimarca, dell'Estonia e del Regno Unito la previsione di fornire, per le riunioni che si tengono al Parlamento europeo, la traduzione simultanea in tutte le lingue addizionali, ponendo i relativi costi a carico del Parlamento europeo.
  È stato precisato il ruolo delle delegazioni dei Paesi osservatori, composte da quattro parlamentari, che non partecipano alla formazione del consenso.
  Le future modifiche al regolamento saranno approvate per consenso, e non a maggioranza come richiesto da una proposta tedesca (articolo 8), e la Conferenza interparlamentare stessa e non la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'UE, procederà, diciotto mesi dopo la prima riunione della Conferenza interparlamentare, alla nomina di un comitato ad hoc, incaricato di valutare i lavori della stessa e presentare delle proposte di modifica al regolamento, da sottoporre alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'UE (articolo 9). Il Comitato ad hoc, come precisato nelle Conclusioni, sarà chiamato a riesaminare le questioni sottese alla proposte emendative al Regolamento presentate dalla diverse delegazioni all'incontro di Paphos ma non accolte dalla Conferenza.
  In conclusione, il dibattito ha visto contrapporsi un fronte del Parlamento europeo, che ha esperito ogni tentativo per guadagnare un ruolo prevalente sulle altre delegazioni nazionali, con particolare riferimento alla composizione della delegazione e al potere di decisione, d'intesa con la Presidenza di turno, sull'agenda e sull'organizzazione delle riunioni della Conferenza. Un ulteriore fronte emendativo ha mirato a rafforzare il profilo più prettamente «comunitario» della nuova conferenza, anche attraverso la creazione, al suo interno, di gruppi politici multinazionali, interessato ad un più elevato grado di istituzionalizzazione della nuova istanza ma cedevole di fronte alla priorità di preservare il carattere nazionale del controllo parlamentare sulle scelte di politica estera e di difesa.
  L'intervento dell'Alto Rappresentante Ashton è consistito in una rapida disamina di tutte le aree del mondo in cui si esplica l'azione esterna dell'UE, di cui ha evocato gli obiettivi connessi alla garanzia della sicurezza politica ed economica del continente. Con riferimento alla primavara araba ha richiamato i contributi stanziati in difesa dei valori europei, ad esempio in tema di diritti delle donne, e la crescita di impegno sul versante mediorientale. Quanto alla crisi in Siria, ha auspicato l'unificazione delle forze che si oppongono al regime di Assad, segnalando la pressione politica esercitata su Damasco attraverso l'unità di crisi di Bruxelles. Ha dato risalto al ruolo positivo che può esplicare una maggiore pressione economica Pag. 30su Damasco, l'inclusione dell'opposizione e un appoggio all'opposizione anche in un approccio regionale. Anche l'instabilità nella regione del Sahel e in Mali sono stati oggetto di dibattito, e su cui Ashton ha dato rassicurazioni soprattutto in termini di impegno umanitario, di sicurezza e in sinergia con ECOWAS. Sulla situazione in Egitto ha segnalato l'impegno europeo a sostegno della società civile e la necessità di maggiori iniziative sul terreno economico. Su quesito maltese ha sottolineato l'esigenza di lavorare al consolidamento delle nuove istituzioni libiche anche per evitare la dispersione dei fondi provenienti dall'Unione europea.
  Ha in generale sviluppato un ritratto sulla politica estera dell'UE dopo Lisbona, sottolineando la necessità di fare fronte alle numerose sfide che si pongono sul piano economico e politico.
  In materia di difesa, su quesito avanzato dal presidente Cirielli che ha anche evocato la questione della tutela della libertà religiosa e la protezione delle minoranze cristiane nel mondo, ha fatto cenno alla opportunità di rafforzare la politica di difesa europea in chiave di complementarietà rispetto alla NATO. Ha rivendicato un ruolo autonomo dell'Europa nei rapporti con gli Stati Uniti soprattutto in area balcanica. Ha manifestato preoccupazione per la situazione del Caucaso con riferimento al conflitto in Nagorno Karabach e ai limitati progressi realizzati in Transnistria anche grazie alla collaborazione con la Moldavia.
  Passando ai temi della primavera araba, la ministra degli esteri cipriota Marcoullis ha distinto la situazione tra Egitto, Libia e Yemen, riferendo per quest'ultimo Paese una tensione per lotte di potere e non in virtù di una tensione democratica. Nel quadro regionale Cipro conserva l'amicizia storica che la lega al mondo arabo contribuendo al contrasto alle forze radicali che minacciano la pace e la sicurezza.
  Nel dichiarare l'islama compatibile con la democrazia, ha auspicato che la linea europea sia contro la violenza ai danni delle popolazioni, per i diritti umani, per il pluralismo e per le riforme socio-economiche. Nel breve termine l'Europa deve garantire sostegno concreto per il corretto svolgimento degli appuntamenti elettorali consolidando, nel lungo termine, le riforme istituzionali, la rule of law e il sostegno alla società civile. Occorre inoltre costruire un nuovo soggetto euro-mediterraneo nell'ambito della Politica europea di vicinato.
  L'intervento del Rappresentante Speciale per l'UE, Bernardino Leon, ha valorizzato il ruolo della diplomazia parlamentare soprattutto a seguito dell'implosione della primavera araba, che ha evidenziato il ruolo crescente delle assemblee elettive in Tunisia ed Egitto, da cui promanano le nuove costituzioni, sono eletti i nuovi capi degli esecutivi e che sono le prime istanze legittime riconosciute.
  In questo quadro Giordania e Marocco giocano un ruolo fondamentale per gli interessi europei.
  L'analisi di Leon è stata anche di tipo storico e ha sintetizzato gli eventi del 2011 riconducendoli ad una ricerca di modernità dopo il blocco pluridecennale imposto dalle repubbliche presidenziali postcoloniali, che avevano represso la libera espressione dell'identità religiosa oggi in tumultuosa ripresa di ruolo. Nei Paesi della primavera la libertà è oggi intesa quasi essenzialmente in chiave religiosa ed occorre tempo per pervenire ad una moderazione dei toni. L'Unione europea non può sottrarsi al confronto sull'area del Nordafrica e non deve disperdere il patrimonio di consenso acquisito, confermato dalla visita a Bruxelles dal presidente Morsi all'inizio del suo mandato. Occorre un impegno europeo a favore della nascita di un area di libero scambio, di mobilità e di partenariati.
  Leon ha individuato cinque obiettivi strategici: costruire un'unione rafforzata con tutti i Paesi dell'area; dialogare con il settore privato per creare lavoro adoperandosi a recuperare i beni esigibili e tuttora custoditi da banche o investitori europei; definire nuove strategie di tipo costituzionale per completare la transizione avviata nel mondo arabo e nell'area Pag. 31del Golfo; promuovere maggiore apertura a proposte in tema di mobilità e agricoltura in un quadro politico regionale; adattare il sostegno finanziario alle esigenze della regione; infine, lavorare sul quadro economico.
  Nel corso del dibattito è intervenuta la delegazione libanese per evidenziare la linea di neutralità seguita dal governo di Beirut rispetto alla crisi siriana e l'appello all'Europa affinché contribuisca al dialogo tra le parti e all'interruzione delle forniture di armi provenienti dall'estero. La ministra degli esteri cipriota ha segnalato le conseguenze negative connesse alla riduzione a livello europeo dei fondi per la cooperazione allo sviluppo, dovuta alla crisi, e alla necessità di sostenere la posizione libanese per scongiurare pericolose ricadute interne dell'instabilità siriana. La delegazione giordana ha richiamato le responsabilità europee per il conflitto israelo-palestinese, la necessità di dedicare attenzione all'Iraq dopo l'occupazione occidentale e di valorizzare il ruolo regionale della Giordania alla luce dell'importante percorso di riforme costituzionali in chiave democratica. Il presidente Dini ha espresso consenso alla posizione cipriota e ha quindi sollecitato il Rappresentante Speciale Leon a meglio precisare i nuovi rapporti che l'Unione europea dovrebbe instaurare con i Paesi del mondo arabo richiamando la necessità di ritornare alle dimensioni del dialogo euro mediterraneo nell'ambito del Processo di Barcellona e agli accordi di associazione rafforzati che non siano stati denunciati dai nuovi governi. Ha quindi sottolineato che occorre scongiurare ogni sospetto di volontà di ingerenza da parte occidentale nel nuovo contesto post-primavera. Quanto al tema della religione, ritiene che l'obiettivo del venir meno della sua funzione di collante sia di lungo termine. Ha segnalato una linea politica poco chiara da parte di Bruxelles sulla crisi siriana al di là del ricorso alle sanzioni e ha rimarcato l'assenza del tema dell'immigrazione come questione centrale nella dinamica tra Europa e Nordafrica. A tali spunti ha dato risposta al ministra Marcoullis che ha insistito per un approccio innanzitutto sul piano umanitario all'area mediorientale con il coinvolgimento dei Paesi limitrofi (Turchia, Giordania, Iraq e Libano) e per un impegno volto all'unificazione delle forze di opposizione al regime siriano. Leon ha quindi sottolineato come gli interlocutori politici nei Paesi arabi post-primavera sono radicalmente mutati rispetto al passato e che le nuovi condizioni di maggiore pluralismo interno e legittimità impongono un dialogo a più livelli da parte europea. Nel nuovo contesto la Lega Araba sta assumendo per la prima volta un ruolo di forte promozione dei valori democratici in quell'area.
  L'onorevole Maran ha rilevato un'attitudine negativa da parte europea nel rapporto con i Paesi della cosiddetta « primavera araba», come dimostra il fallimento della Strategia di Barcellona e la conseguente di altri strumenti credibili per la cooperazione nella regione. Il punto di fondo, a suo avviso, è la paura europea rispetto ai fenomeni del fondamentalismo, del terrorismo, dell'immigrazione e al tema dell'approvvigionamento energetico. La cautela ha indotto in passato l'Europa a sostenere i passati regimi conservatori. Ha quindi segnalato la necessità di includere i movimenti islamisti nel processo democratico per imbrigliarne la carica aggressiva e a considerare i sostenitori di tali movimenti, oltre all'orientamento religioso conservatore, mirano soprattutto alla stabilità, al buongoverno e alla prosperità economica. Il terrorismo è inoltre fenomeno anche europeo e non deve essere affrontato in termini meramente regionali.
  Altri temi del dibattito sono stati la questione del Sahara Occidentale, l'attuazione della Politica europea di vicinato orientale, il ruolo di Turchia, Russia e Cina.
  La sessione introdotta dal Ministro della difesa cipriota, Demetris Eliades sull'attuale politica estera e di difesa europea si è concentrata sulla necessità di sviluppare la capacità militare dell'Unione europea per corrispondere all'esigenza di pace e di crescita economica e sociale di Pag. 32lungo periodo all'interno del continente e lungo i suoi confini. Ulteriori necessità riguardano lo sviluppo della sicurezza marittima, lo sviluppo di una cultura comune in materia di difesa e la necessità di adottare libri bianchi in materia. Quanto all'Agenzia europea di difesa, ha sottolineato che la PESD rappresenta una politica intergovernativa basata sul principio dell'assistenza reciproca.
  Nel corso del dibattito il senatore Carrara ha segnalato la riforma dello strumento della difesa, in corso di esame parlamentare, e la necessità di sostenere l'Agenzia europea per la difesa per la formazione di un mercato unico. Anche la senatrice Marinaro è intervenuta per sottolineare l'importanza delle politiche in materia di difesa nel percorso di ricostruzione statuale in atto nel Mediterraneo ma anche nell'Europa sudorientale.
  L'intervento del presidente Cirielli ha dato risalto alla grande questione dei rapporti tra l'UE e la NATO, malgrado i progressi raggiunti nella cooperazione per lo sviluppo delle capacità militari nelle situazioni di crisi grazie alle iniziative di pooling and sharing dell'UE e Smart Defence della NATO, nonché alla produttiva collaborazione tra le strutture amministrative delle due organizzazioni. Secondo il presidente Cirielli la risposta alla necessità di un coordinamento NATO-UE dovrebbe essere ispirata al principio della sinergia, applicando il quale l'UE, con il suo bagaglio di esperienza democratica e di sensibilità al rispetto dei diritti umani, può senza dubbio fornire un prezioso contributo al consolidamento della sicurezza internazionale. Questa sinergia potrebbe produrre risultati fruttuosi soprattutto nel dialogo con la Russia, in cui un ruolo di coesione può essere svolto più efficacemente proprio dall'Unione europea.
  Da parte cipriota si è dato risalto al ruolo negativo giocato dalla Turchia nell'interazione tra NATO e UE.