CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 25 ottobre 2012
726.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Legge di stabilità per l'anno 2013. C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 9: Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

EMENDAMENTI

ART. 7.

  Al comma 2 sostituire le parole: 500 milioni con le seguenti: 498,3 milioni; le parole: 900 milioni con le seguenti: 882 milioni di euro e le parole: 950 milioni di euro con le seguenti: 938,7 milioni di euro.

  Conseguentemente all'articolo 12, dopo il comma 9 inserire il seguente:
  «9-bis. All'articolo 11, comma 2, del decreto-legge 22 giugno 2012 n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012 n. 134, le parole: «entro il 30 giugno 2013» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 31 dicembre 2013».
5534-bis/VIII/7. 15. Il relatore.
(Approvato)

  Al comma 25, sopprimere le parole: e misure di moderazione del loro utilizzo.

  Conseguentemente: sopprimere al medesimo comma le lettere a), b) e c).
5534-bis/VIII/7. 6. Dussin, Lanzarin, Togni, Alessandri.

  Al comma 25, lettera d), dopo le parole: efficienza energetica aggiungere: e orientamento verso il basso.
5534-bis/VIII/7. 7. Dussin, Lanzarin, Togni, Alessandri.

  Dopo il comma 26, aggiungere i seguenti:
  26-bis. Le gestioni commissariali che operano, alla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell'articolo 17 del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 26 decadono dalle proprie funzioni a decorrere dal 31 marzo 2013.
  27-ter. Nell'ambito dei soggetti istituzionali che partecipano agli accordi di programma per l'attuazione del citato articolo 17 del decreto legge n. 195/2009, sono individuate le risorse umane, tecniche e strumentali per l'attuazione, nei tempi stabiliti, degli impegni previsti nell'accordo di programma.
5534-bis/VIII/7. 8. Margiotta.

Pag. 97

ART. 13.

  Al comma 1, tabella B, voce Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, apportare le seguenti variazioni:
  2012: – 15.000;
  2013: – 15.000;
  2014: – 15.000;

  Conseguentemente, al medesimo comma, medesima Tabella B, voce Ministero delle infrastrutture e dei trasporti apportare le seguenti variazioni:
  2012: + 15.000;
  2013: + 15.000;
  2014: + 15.000.
5534-bis/VIII/13. 1. Mariani, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Realacci, Viola.

  All'articolo 13, comma comma 1, Tabella A, voce Ministero dell'economia, modificare gli importi come segue:
  2013: – 1.300;
  2014: – 1.300;
  2015: – 1.300.

  Conseguentemente al medesimo comma, tabella B, voce Ministero dell'ambiente e delle tutela del territorio e del mare, apportare le seguenti variazioni:
  2013: + 1.300;
  2014: + 1.300;
  2015: + 1.300;
5534-bis/VIII/13. 2. Motta.
(Approvato)

  All'articolo 13, comma 1, tabella B, voce Ministero dell'ambiente e delle tutela dei territorio e del mare, apportare le seguenti variazioni:
  2013: + 100.000;
  2014: + 100.000;
  2015: + 100.000.

  Conseguentemente, al medesimo articolo, comma 2, aggiungere, infine, le seguenti parole: «, ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 100 milioni di euro per gli anni 2013, 2014 e 2015».
5534-bis/VIII/13. 3. Mariani, Realacci, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola.
(Approvato)

  All'articolo 13, comma 1, tabella B, voce Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, apportare le seguenti variazioni:
  2013: + 110.000;
  2014: + 110.000;
  2015: + 110.000.

  Conseguentemente, al medesimo articolo, comma 2, aggiungere, infine, le seguenti parole: «, ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 110 milioni di euro per gli anni 2013, 2014 e 2015».
5534-bis/VIII/13. 4. Mariani, Realacci, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola.
(Approvato)

Pag. 98

ALLEGATO 2

Legge di stabilità per l'anno 2013. C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza).

EMENDAMENTI

ART. 3.

  Sopprimere il comma 50.

  Conseguentemente all'articolo 12, comma 18, primo periodo, sostituire le parole: l'aliquota dello 0,05 per cento con le seguenti: l'aliquota dello 0,06 per cento.
5534-bis/VIII/3. 1. Dionisi.
(Approvato)

  Sopprimere il comma 50.

  Conseguentemente all'articolo 13, comma 2, tabella C, aggiungere, in fine, le seguenti parole: , comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 5 milioni di euro per l'anno 2012, pari a 3 milioni di euro per l'anno 2014, a 2 milioni di euro per l'anno 2015.
5534-bis/VIII/3. 2. Morassut, Carella, Meta, Gasbarra, Pompili.
(Approvato)

  Sopprimere il comma 57.
5534-bis/VIII/3. 3. Morassut, Mariani, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Motta, Realacci, Viola.

  Dopo il comma 2, inserire i seguenti:
  2-bis. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 11 della legge 27/7/1978 n. 392, a decorrere da 120 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le somme versate dal conduttore a titolo di deposito cauzionale sono depositate dal locatore in un «Fondo nazionale di garanzia e sicurezza delle locazioni», istituito con Regolamento da emanarsi nel termine di 90 giorni con decreto del Ministro delle Infrastrutture e dell'Economia.
  2-ter. Il regolamento dovrà assicurare:
   a) le modalità di costituzione e gestione del fondo, nel rispetto delle normative vigenti;
   b) le finalità di garanzia del locatore in relazione allo stato di utilizzo dell'immobile;
   c) le modalità di corresponsione di prestiti e anticipazioni a locatori e conduttori che, avendone i requisiti ne facciano richiesta in relazione ad esigenze e Pag. 99bisogni connesse alla locazione, quali interventi urgenti di manutenzioni, riparazioni e messa a norma degli impianti, difficoltà temporanee al pagamento dei canoni, e quale supporto a iniziative da parte di Agenzie per l'affitto, comunque denominate, che operino in ambiti comunali per favorire l'accesso e il mantenimento della locazione alle famiglie in difficoltà abitative.
5534-bis/VIII/7. 1. Braga.

  Dopo il comma 2, inserire il seguente:
  2-bis. In considerazione delle particolari condizioni del mercato immobiliare e della difficoltà di accesso al credito, al fine di agevolare e semplificare le dismissioni immobiliari da parte degli enti previdenziali inseriti nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuati dall'ISTAT ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge il Ministro dell'economia e delle finanze con proprio decreto, sentita l'Agenzia del Demanio, detta disposizioni per favorire l'acquisto della proprietà o la locazione da parte dei conduttori dei beni immobili di proprietà degli enti previdenziali pubblici o privatizzati, prevedendo modalità di vendita e di locazione di detti immobili che tengano conto delle condizioni di difficoltà economica delle famiglie a basso reddito, delle persone anziane e singole a basso reddito, in modo da consentire, in presenza dei necessari requisiti, riduzioni del prezzo di vendita finale e canone di affitto sostenibili.
5534-bis/VIII/7. 3. Morassut.
(Approvato)

  Dopo il comma 2, inserire il seguente:
  2-bis. L'Osservatorio della condizione abitativa previsto dall'articolo 12 della Legge 9 dicembre 1998 n. 431 è istituito, senza oneri per lo Stato, con decreto del Ministro delle Infrastrutture da emanarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge che ne definisca, fatto salvo quanto previsto dal citato articolo 12, ruolo e finalità relativamente a:
   partecipazione dell'Osservatorio alle attività della Cabina di Regia per il Piano delle città nelle forme che saranno adottate e per le finalità previste dall'articolo 2 comma 2 del DM infrastrutture 3 /8/2012;
   modalità di accertamento e valutazione del fabbisogno abitativo rivolto alla locazione;
   ricognizione dei livelli e delle caratteristiche dell'offerta e della domanda degli alloggi in affitto con riferimento ai costi della locazione e agli strumenti economici e fiscali di sostegno e incentivo;
   collegamento con le Agenzie dell'affitto, comunque denominate, operanti in ambito comunale e con gli enti gestori di edilizia residenziale pubblica comunque denominati.
5534-bis/VIII/7. 2. Braga.

  Dopo il comma 3, aggiungere i seguenti:
  3-bis. Le somme risultanti dai residui per l'anno 2011, a valere sui fondi depositati presso la Cassa Depositi e Prestiti per «l'edilizia agevolata programmi centrali» risultanti dalla differenza tra il limite di impegno assunto da parte dello Stato e le uscite relative all'anno 2011, di cui all'articolo 2, lettera f) e dell'articolo 3, lettera q) della legge 5 agosto 1978, n. 457, nonché dell'articolo 3, comma 7-bis della legge 5 aprile 1985, n. 118, nonché dell'articolo 22, comma 3, della legge 11 marzo 1988, n. 67, pari complessivamente ad euro 67.990.056,04, sono destinati ad interventi di manutenzione e di recupero degli alloggi privi di soggetti assegnatari, di proprietà degli ex IACP, comunque denominati.
   3-ter. Gli alloggi di cui al comma 3-bis dopo l'ultimazione degli interventi, sono assegnati prioritariamente alle particolari categorie di cui all'articolo 1 della legge 8 febbraio 2007, n. 9. Con successivo decreto Pag. 100del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sono definiti i criteri di assegnazione e di ripartizione dei fondi agli ex IACP, comunque denominati, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e successive modificazioni.
5534-bis/VIII/7. 4. Braga.

  Dopo il comma 11, inserire il seguente:
  11-bis. Entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge il Ministero delle Infrastrutture convoca la Convenzione nazionale prevista dall'articolo 4 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, anche ai fini della definizione dei criteri e dei parametri dei canoni di locazione degli alloggi realizzati o recuperati ai sensi dell'articolo 11 del DL 112/2008 e come previsto dall'articolo 6 del DPCM 16 luglio 2009.
5534-bis/VIII/7. 5. Braga.

ART. 8.

  Sopprimere il comma 8.

  Conseguentemente, all'articolo 13:
   al comma 2, tabella C, inserire la seguente voce: Missione Casa e assetto urbanistico, Programma 19.2 Politiche abitative, urbane e territoriali, Voce Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Legge n. 431 del 1998: Disciplina delle locazioni e del rilascio degli immobili adibiti ad uso abitativo (articolo 11, comma 1) (3.1 – cap. 1690):
  2013:
   CP + 300.000;
   CS + 300.000.
5534-bis/VIII/8. 1. Mariani, Morassut, Braga, Benamati, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Motta, Realacci, Viola.

  Sopprimere il comma 8.
5534-bis/VIII/8. 2. Dussin, Lanzarin, Togni, Alessandri.

  Dopo il comma 11, inserire il seguente:
  11-bis. Il Fondo di solidarietà per il pagamento delle rate di mutuo da parte delle famiglie in difficoltà previsto dall'articolo 2, comma 475, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 è ulteriormente aumentato dell'importo di euro 10 milioni e sarà utilizzato, con le modalità e i requisiti che saranno stabilite con decreto da emanarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore, per assicurare sostegno e agevolazioni alle famiglie in difficoltà per il pagamento del canone di locazione dell'abitazione. L'accesso al fondo costituisce elemento di valutazione ai fini di possibili procedure di conciliazione e rinegoziazione tra locatore e conduttore, assistiti dalle rispettive associazioni di rappresentanza o dalle Agenzie per l'affitto comunque denominate ove esistenti, per graduare l'esecuzione dei provvedimento di rilascio e concordare un piano di rientro dalla situazione debitoria.
5534-bis/VIII/8. 3. Braga.

  Dopo il comma 11, inserire il seguente:
  11-bis. All'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2008, n. 199, come da ultimo modificato dall'articolo 29, comma 16, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, in materia di esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione di immobili ad uso abitativo, le parole: «al 31 dicembre 2012» sono sostituite dalle seguenti: «al 31 dicembre 2013».
5534-bis/VIII/8. 4. Braga.

Pag. 101

  Al comma 21, sostituire le parole: 900 milioni con le seguenti: 800 milioni.

  Conseguentemente, all'articolo 13:
   al comma 2, tabella C, inserire la seguente voce: Missione Casa e assetto urbanistico Programma Politiche abitative, urbane e territoriali, Voce Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Legge n. 431 del 1998: Disciplina delle locazioni e del rilascio degli immobili adibiti ad uso abitativo (articolo 11, comma 1) (3.1 – cap. 1690):
  2013:
   CP: + 100.000;
   CS: + 100.000;
  2014:
   CP: + 100.000;
   CS: + 100.000;
  2015:
   CP: + 30.000;
   CS: + 30.000.

  All'articolo 13, comma 2, tabella C, aggiungere, infine, le seguenti parole: «, ivi comprese le variazioni di cui al periodo successivo. Le dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla predetta Tabella C sono ridotte in maniera lineare ad eccezione della dotazione di cui alla legge n. 431 del 1998, per un importo pari a 100 milioni di euro per l'anno 2014 e a 30 milioni di euro per l'anno 2015».
5534-bis/VIII/8. 5. Morassut, Braga, Mariani, Benamati, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Motta, Realacci, Viola.

ART. 12.

  Dopo il comma 37 inserire i seguenti commi:
  37-bis. All'articolo 13 comma 9 del DL 6 dicembre 2011, n. 201 convertito con modificazioni dalla legge n. 214 del 2011 alla fine dopo le parole: «immobili locati» aggiungere le seguenti: «, con contratti stipulati o rinnovati ai sensi degli articoli 2 comma 3 e 5 comma 2 della legge 9 dicembre 1998 n. 431.»
  37-ter. Ai maggiori oneri derivanti dall'applicazione del comma 37-bis si provvede mediante le maggiori entrate derivanti dai commi 37-quater e 37-quinquies.
  37-quater. All'articolo 13 comma 6 lettera a) del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201 convertito con modificazioni dalla legge n. 214 del 2011 alla fine dopo le parole: «punti percentuali» aggiungere le parole: «e sino a 0,6 punti percentuali nel caso di soggetti proprietari di oltre 2 alloggi non abitati, inutilizzati e che non risultino locati da oltre tre anni con regolare contratto registrato».
  37-quinquies. All'articolo 12 del DL 6 dicembre 2011, n. 201 convertito con modificazioni dalla legge n. 214 del 2011 dopo il comma 1 aggiungere il seguente comma 1-bis: «In deroga a quanto stabilito dal precedente comma i pagamenti riguardanti canoni di locazione di unità abitative, fatta eccezione per quelli di alloggi di edilizia residenziale pubblica, devono essere corrisposti obbligatoriamente, quale ne sia l'importo, in forme e modalità che escludendo l'uso del contante ne assicurino la tracciabilità anche ai fini della asseverazione dei patti contrattuali per l'ottenimento delle agevolazioni e detrazioni fiscali da parte del locatore e del conduttore».
5534-bis/VIII/12. 1. Braga.

  Dopo il comma 37 inserire i seguenti commi:
  37-bis. All'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986 n. 917 i commi 01 e 1 sono soppressi e sostituiti dal seguente comma 1: «Ai soggetti titolari di contratti di locazione di unità immobiliari adibite ad abitazione principale, stipulati o rinnovati ai sensi Pag. 102della legge 9 dicembre 1998, n. 431 spetta una detrazione complessivamente pari a:
   a) euro 570, se il reddito complessivo non supera euro 15.493,71;
   b) euro 285, se il reddito complessivo supera euro 15.493,71 ma non euro 30.987,41.

  37-ter. All'articolo 10 comma 2 della legge 9 dicembre 1998, n. 431 sopprimere la parola: «non» e alla fine del periodo aggiungere: «diminuendo l'importo erogato dal Comune della somma applicata quale detrazione».
5534-bis/VIII/12. 2. Braga.

  Dopo il comma 37 inserire il seguente comma:
  37-bis. All'articolo 3 comma 2 del decreto legislativo 14 marzo 2011 n. 23 sopprimere le parole: «19 per cento» e sostituire con le parole: «10 per cento».
5534-bis/VIII/12. 3. Braga.

Pag. 103

ALLEGATO 3

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

EMENDAMENTI

TAB. 10.

  Allo stato di previsione del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, missione Diritto alla mobilità (13), programma Sviluppo e sicurezza della mobilità locale (13.9), apportare le seguenti variazioni:
  2013:
   CP: + 10.000.000;
   CS: + 10.000.000;
  2014:
   CP: + 10.000.000;
   CS: + 10.000.000;
  2015:
   CP: + 10.000.000;
   CS: + 10.000.000.

  Conseguentemente al medesimo stato di previsione, missione Infrastrutture pubbliche e logistica (14), programma Sistemi stradali, autostradali ed intermodali (14.11), apportare le seguenti variazioni:
  2013:
   CP: – 10.000.000;
   CS: – 10.000.000;
  2014:
   CP: – 10.000.000;
   CS: – 10.000.000;
  2015:
   CP: – 10.000.000;
   CS: – 10.000.000.
5535/VIII/Tab. 10. 1. Braga.

Pag. 104

ALLEGATO 4

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella n. 2), limitatamente alle parti di competenza, e le connesse parti del disegno di legge stabilità;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

Pag. 105

ALLEGATO 5

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013). C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015. C. 5535 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE DI MINORANZA DEL GRUPPO DELL'ITALIA DEI VALORI

  La VIII Commissione Ambiente della Camera,
   esaminato il disegno di stabilità e lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella n. 2), limitatamente alle parti di competenza,
   evidenziato come il disegno di legge stabilità per il 2013:
    si aggiunge a sei precedenti manovre correttive che a diverso titolo hanno aumentato le entrate e ridotto la spesa (decreto-legge n. 98 del 2011; decreto-legge n. 138 del 2011; la legge di Stabilità 2012; decreto-legge n. 201 del 2011; decreto-legge n.95 del 2012, meglio noto come «spending review»). L'ampiezza delle 6 manovre, cioè il reperimento (complessivo) delle risorse, è pari a poco meno di 5 punti di Pil nel 2012, poco sopra i 6,5 punti di Pil nel 2013 e oltre 7 punti di Pil nel 2014. Complessivamente, il governo Berlusconi e il governo Monti hanno predisposto delle misure correttive, per il triennio 2012-2013-2014, che sfiorano i 130 miliardi di euro;
    l'effetto delle manovre è stato quello di una diminuzione del Pil per il 2012 pari al 2,4 per cento. Il Governo spera per il 2013 in un calo contenuto e pari allo 0,2 per cento, mentre il Fondo Monetario internazionale dà invece per scontato almeno un meno 0,7 per cento, ma avverte che se non verranno segnali di controtendenza nell'economia globale e nella dinamica interna italiana, si potrebbe superare facilmente l'1 per cento;
    utilizzando un modello prudenziale relativo all'impatto dei provvedimenti adottati dal governo sulle previsioni economiche (50 per cento), alcuni economisti prevedono invece che le stime di crescita del Pil per il 2013 saranno pari a circa meno 2,5-3 per cento del Pil;
    come indicato dalla Nota di aggiornamento al DBF 2012, il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8 per cento nel 2012 per poi aumentare all'11,4 per cento nel 2013;
    nei fatti, la recessione in atto ha fatto sì che – secondo quanto emerge dai dati della Confindustria – tra il secondo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2011, in Italia i disoccupati siano 758 mila in più. A fine 2013, la forza lavoro non utilizzata (valutando sia i disoccupati che i fruitori di cassa integrazione) salirà al 13,9 per cento, dal 12,8 per cento di fine 2012. Cifre a cui bisogna aggiungere il dato sui lavoratori ormai scoraggiati che non cercano neanche più lavoro uscendo di fatto dalle statistiche, stimati dall'Istat in Pag. 106misura pari a circa 2,897 milioni nel 2011, in aumento su base annua di circa il 5 per cento;
    una grossa fetta della popolazione femminile è tagliata fuori dal mercato del lavoro, e la disoccupazione riguarda un terzo dei giovani italiani. Dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è infatti passato dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre 2012. La crisi incide in misura maggiore sui più giovani, perché sono loro i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo ed i primi ad essere licenziati;
    il nostro Paese sta tragicamente vivendo una vera e propria emergenza occupazionale, che si aggraverà nei prossimi mesi;
    i consumi delle famiglie si stanno notevolmente riducendo, infatti secondo la Nota di aggiornamento del Def, nel 2012 la spesa delle famiglie diminuirà del 3,3 per cento e l'anno prossimo dello 0,5 per cento. I consumi risaliranno solo nel 2014, con un +0,6 per cento, mentre nel 2015 ci sarà ancora un debole +0,8 per cento. Quest'anno, afferma il governo, la domanda interna sarà particolarmente debole. Sulle decisioni di spesa delle famiglie inciderebbero l'andamento del mercato del lavoro e quello del reddito disponibile, in un contesto di fiducia attualmente ai minimi storici. Nel medio termine – aggiunge il Def – la spesa delle famiglie ritornerebbe a crescere a ritmi moderati;
    dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'Iva (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l'IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati a questi risultati a dire poco preoccupanti;
    né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le così dette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/prodotto interno lordo è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
    dunque, sacrifici – a senso unico a carico dei ceti popolari – mentre il debito rimane immutato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati, e il peggio potrebbe ancora arrivare;
    si è, infatti, instaurata nel nostro paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
    siamo dunque, dentro un meccanismo che non funziona, in cui si rincorrono recessione e manovre, manovre e recessione. L'austerità rende impossibile il raggiungimento di due obiettivi: l'azzeramento del deficit e la riduzione del debito;
    è sostanzialmente l'analisi delle cause profonde della crisi ad essere sbagliata. Essa viene fatta risalire alla «crisi dei debiti sovrani», mentre i debiti sovrani sono peggiorati a seguito della crisi e non viceversa;
    in un rapporto di un gruppo di lavoro guidato dal governatore finlandese Eri Liikanen, si stima che il sostegno pubblico al sistema finanziario tra il 2007 e il 2010 è stato di 1.600 miliardi di euro, pari al 13 per cento del Pil dell'Unione;
    la crisi dell'euro è spiegabile solo in parte con il deterioramento dei conti pubblici. In realtà, nel biennio della grande recessione l'aumento del rapporto tra debito pubblico e PIL è stato nei Paesi periferici solo leggermente superiore alla media della Zona euro;
    la sfiducia dei mercati finanziari è stata innescata dai crescenti squilibri macroeconomici tra i sistemi produttivi più Pag. 107forti (Germania in primis), molto competitivi e in forte avanzo commerciale, e i Paesi periferici considerati – a causa di debolezze strutturali che sono andate aggravandosi negli anni duemila – meno capaci in prospettiva di onorare i propri debiti pubblici;
    la sfiducia dei mercati verso l'euro è stata esacerbata dagli evidenti limiti della governance dell'Unione monetaria, che dal 1999 si è data un'unica Banca centrale ma non ancora una politica fiscale coordinata. Solo recentemente, superando i veti e le incertezze dei Paesi più forti, sono stati messi in campo strumenti (il programma OMT – Outright Monetary Transactions della BCE e il fondo salva-stati ESM – European Stability Mechanism) all'altezza di una crisi senza precedenti, anche se il cammino verso un'effettiva integrazione politica dell'Europa è ancora molto lungo;
    l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità. A partire dalla primavera 2010 sono stati così varati programmi di riequilibrio dei conti pubblici ambiziosi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve. A tre anni di distanza, i numeri evidenziano i limiti di questa politica di aggiustamento asimmetrico;
    nei Paesi periferici il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco), ed è stato parzialmente vanificato dalla recessione indotta dalle politiche di austerità;
    la Germania ha proseguito la propria politica neo-mercantilista, beneficiando di un enorme afflusso di capitali in fuga dalle economie più fragili. Ne è uscito indebolito lo stesso progetto di integrazione europea, logorato dalla divaricazione tra i Paesi più forti, assai poco disponibili ad aiutare popoli bollati come lassisti e corrotti, e Paesi periferici che per anni hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, diventando però un grande mercato per i prodotti tedeschi;
    il danno grave di questa deriva riguarda proprio il rischio elevato di caduta dei consumi prodotta dall'austerità nei Paesi più deboli, con inevitabili conseguenze dannose per le esportazioni tedesche. Ciò che può accadere, quindi, è che proprio le scelte di rigore imposte dalla Germania diventino causa di un prossimo, ulteriore, rallentamento anche dell'economia tedesca e, di conseguenza, di un avvitamento perverso della crisi europea;
    i risultati delle politiche di austerità sono paradossali. Malgrado tagli alla spesa e aumenti delle tasse, il debito in molti paesi è aumentato drammaticamente;
    l'andamento dei debiti pubblici sta mettendo a dura prova la strategia europea. Alcune cifre sono particolarmente significative. Dal 2007 ad oggi, il debito pubblico in alcuni dei paesi più fragili della zona euro ha subito un forte aumento: del 368 per cento in Irlanda, del 123 per cento in Spagna, del 74 per cento in Portogallo, del 58 per cento in Grecia. In molti paesi l'indebitamento ha ormai superato di slancio il 100 per cento del prodotto interno lordo;
    l'aumento del debito è dovuto alla presenza di un circolo vizioso: in un contesto economico debole, il risanamento dei conti pubblici pesa sulla ripresa a breve termine, riducendo le entrate fiscali e aumentando di converso il disavanzo pubblico. «Senza crescita l'economia globale è in pericolo», ha recentemente sostenuto la Signora Lagarde, Direttore generale del FMI;
   valutato altresì che:
    gli obiettivi generali della Legge di Stabilità (2013-2015) sono il pareggio di bilancio strutturale per il 2013, assieme alla crescita dell'avanzo primario. Ma il deficit vero nel 2013 sarà pari al 2,6 per cento del Pil, lontano dal pareggio di bilancio promesso dal Governo, che infatti chiede ai mercati di guardare al dato del cosiddetto «deficit strutturale»;
    sono cinque gli assi delineati nella Legge di stabilità: 1) dimezzamento dell'aumento Pag. 108dell'Iva e modifiche all'Irpef; 2) incentivi alla produttività (territoriale) pari a 1,6 miliardi di euro; 3) contrazione della spesa dei ministeri programmati con la spending review; 4) garantire alcune spese indifferibili; 5) «garantire» (si fa per dire) le risorse per gli «esodati» riconosciuti, i cosiddetti «salvaguardati»;
    gli strumenti per recuperare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi indicati fanno capo alla spending review, alle banche, alle assicurazioni ed alla Tobin tax. Al netto della Tobin tax e delle misure relative alle assicurazioni e alle banche, le misure previste nella legge di stabilità sono legate principalmente alla spending review;
    la spending review doveva servire a non toccare le aliquote dell'Iva: l'aumento dell'Iva doveva coincidere con la mancata attuazione della spending review. Quindi, non si sarebbe dovuto aumentare riva, ma il governo ha deciso comunque di aumentarla di un punto invece di due punti come inizialmente previsto. Il contemporaneo intervento sull'Irpef ha un chiaro sapore propagandistico, inoltre è confuso e contraddittorio;
    nei fatti, per i cittadini, l'effetto netto della manovra determina un aumento di imposte non una diminuzione. I tagli delle deduzioni e delle detrazioni colpiscono mediamente i redditi più bassi, mentre la riduzione delle aliquote irpef, cioè dal 23 per cento al 22 per cento per i reddito da zero a 15.000 euro e dal 27 per cento al 26 per cento per i redditi da 15.000 a 28.000 euro, non sarà in nessun modo equivalente;
    l'aumento dell'Iva di un punto coinciderà con la riduzione delle aliquote fiscali Irpef. La riforma delle deduzioni farà capo ai redditi superiori a 15.000 euro, con una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni, con un massimo di 3.000 euro solo per le detrazioni, ed oltretutto, è retroattivamente valida a partire dall'anno fiscale 2012;
    l'introduzione di una franchigia di 250 euro sulle deduzioni e detrazioni Irpef riconosciute ai contribuenti con un reddito superiore ai 15mila euro vale circa 1,7 miliardi sul 2013 e, grazie all'effetto retroattivo di cassa, sul 2012. Che diventano più di 2 se al conto si aggiungono i 300 milioni attesi dalla previsione del tetto di 3mila euro per le spese «scaricabili» degli stessi soggetti;
    a pagare il conto della legge di stabilità saranno dunque ancora una volta i contribuenti onesti. Stando alla relazione tecnica della legge di stabilità, le nuove e maggiori entrate costituiscono il 51,8 per cento delle risorse necessarie a fare quadrare i conti. Dei 12,9 miliardi di «mezzi di copertura» conteggiati per il 2013 oltre 6,7 arriveranno infatti da «nuove o maggiori entrate». A fronte dei 6,2 miliardi di minori spese. Ma nel 2014 e nel 2015 la forbice è destinata ad allargarsi perché il peso delle imposte arriverà al 60 per cento del totale;
    le tabelle allegate al Disegno di legge di stabilità confermano che le tre voci più pesanti da coprire sono: la riduzione delle prime due aliquote Irpef, che da sola vale 4,2 miliardi l'anno prossimo e 6,6 nel 2014; la sterilizzazione di un punto d'Iva, che ne richiede 3,2; la detassazione da 1,6 miliardi del salario di produttività. A cui vanno aggiunti i circa 4 miliardi di maggiori spese, di cui 2,2 di parte corrente. E tra questi spiccano i 500 milioni per il nuovo fondo sul fitto degli immobili delle Pubbliche amministrazioni, i 464 per il trasporto locale e i 900 del nuovo «contenitore» creato a Palazzo Chigi per alcuni interventi settoriali (università statali, social card, terremoto dell'Aquila);
    sul fronte delle maggiori entrate va poi segnalata la stabilizzazione dell'incremento delle accise sui carburanti per il sisma in Emilia. Che vale 1,1 miliardi dal 2013 in avanti. Su livelli analoghi dovrebbe attestarsi la Tobin tax. Dall'imposta di bollo dello 0,05 per cento sulle transazioni finanziarie sono attesi infatti 1.088 milioni di nuovi introiti oltre che un calo del 30 per cento delle compravendite azionarie e dell'80 per cento di quelle dei prodotti Pag. 109derivati. Ci sono, inoltre, i 623 milioni che arriveranno dall'aumento (da 0,35 a 0,5 per cento) dell'acconto sulle riserve tecniche delle imprese di assicurazioni e i 412 provenienti dal giro di vite sulla deducibilità delle auto aziendali;
    poche misure dispongono minori uscite. I 3,8 miliardi attesi con effetto sul deficit (che in termini di saldo netto da finanziare diventano 6,2) arriveranno soprattutto dal taglio alle autonomie. Regioni ed enti locali subiranno riduzioni pari a 2,2 miliardi nel 2013, nel 2014 e nel 2015. Per le Regioni il taglio sarà ancora più sensibile visto che il fabbisogno sanitario nazionale dovrà essere ridotto di 600 milioni l'anno prossimo e di 1 miliardo nel biennio successivo. Completano il conto delle minori spese correnti i 631,7 milioni di riduzioni imposte al cosiddetto «Fondo Letta», i 300 milioni di taglio ai fondi per i progetti speciali degli enti previdenziali, i 19,8 milioni prelevati dall'Agea;
    l'elenco delle minori spese in conto capitale può contare solo sui 5 milioni di risparmi sull'acquisto di mobili e arredi nella Pubblica amministrazione e i 25 milioni «rimodulati» nel bilancio della Difesa;
    sulla sanità, si prevede un taglio non inferiore a 1,5 miliardi di euro, agendo sull'insieme della spesa aggredibile dei farmaci (11 miliardi di euro), dei dispositivi medici (7 miliardi di euro) e degli investimenti (32 miliardi di euro);
    l'aumento dell'IVA al 10 per cento – fino ad oggi fissata al 4 per cento – per le prestazioni erogate dalle cooperative sociali (parliamo di prestazioni socio-sanitarie, educative, di assistenza ambulatoriale, domiciliare o in comunità erogate per anziani ed inabili adulti, tossicodipendenti e malati di Aids, disabili psicofisici, ma anche minori coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza) sarà un duro colpo al welfare del nostro Paese e negherà, di fatto, un sostegno importantissimo a milioni di italiani, poiché gli enti locali saranno costretti a tagliare i servizi ai cittadini e il costo di tutto questo ricadrà sulle famiglie, che dovranno farsi carico di tutto, senza alcun sostegno da parte dello Stato;
    gli altri principali provvedimenti proposti nel disegno di legge di stabilità per l'anno 2013 sono: il blocco dei contratti pubblici fino al 2014 ed il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale che sarà ripristinata nel 2015; la previsione di 6 ore settimanali in più per i professori a salario invariato, con il conseguente taglio di 35 mila precari e di un miliardo di risorse alla scuola pubblica, mentre si erogano 223 milioni alle scuole non statali; l'aumento della tassazione sul TFR; l'istituzione di un fondo ad hoc di soli 100 milioni per gli «esodati» (ne servirebbero per coprire tutti i casi circa 8 miliardi – passa il principio del diritto in funzione delle risorse disponibili);
    nel frattempo il costo degli aerei F35 è raddoppiato. I nuovi cacciabombardieri F35 erano stati ridotti di numero dal governo «tecnico». L'esecutivo Monti aveva portato la commessa statale da 131 velivoli agli attuali 90. La riduzione, annunciata nel febbraio scorso dall'ammiraglio-ministro Giampaolo Di Paola, era stata decisa come contributo alla prima spending review. Si scopre ora però che il costo di ogni singolo aereo nel frattempo è lievitato: il costo medio dell'aereo «nudo», il cosiddetto recurrent fly-away così, sarà di 137,1 milioni di dollari nel 2015. Si tratta di un aggravio di circa 3,5 miliardi di euro rispetto alla spesa indicata al Parlamento. Quindi almeno 13-14 miliardi di euro invece dei 10 pattuiti dal governo. E probabilmente la lievitazione dei costi in corso d'opera è solo agli inizi;
    è da ritenersi probabilmente eccessivo l'accantonamento per gli interessi. Il Centro Europa Ricerche (CER) ha calcolato che il calo di questi giorni degli spread libera circa 5 miliardi di euro;
    il Governo non ha previsto misure per fare fronte agli impegni del Fiscal compact che comporta una riduzione annuale del debito del 3 per cento del Pil per i prossimi 20 anni a partire dall'anno 2013: circa 45 miliardi annui;Pag. 110
    si tratta, in sintesi, di una manovra insufficiente, iniqua e depressiva che, in ossequio alle politiche di austerity, continua ad impoverire il paese e a farlo sprofondare in una crisi economica. L'Italia avrebbe bisogno di altre politiche, quelle che il governo non sta facendo: politiche espansive e non recessive, redistributive e non di tagli lineari, di sviluppo e di intervento pubblico e non di gestione dell'esistente;
   considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della Commissione Ambiente:
    con riferimento agli stanziamenti di competenza della Missione 14 (Infrastrutture e logistica), presenti sia nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che in quello del Ministero dell'economia, si vede che l'incremento di risorse assegnate al MIT è però compensato da una forte riduzione di quasi 330 milioni di euro nello stato di previsione del MEF;
    relativamente alla missione 19 (casa e assetto urbanistico), relativa sia allo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che a quello del Ministero dell'economia e delle finanze, si registrano due tendenze opposte: la quota MEF passa da 197,5 milioni di euro del 2011 a 303 milioni nel 2013 (+53,4 per cento), ma tale aumento è più che compensato da una forte diminuzione nella quota MIT, che passa da 302,2 milioni di euro nel 2011 a 116,6 milioni nel 2013, con un taglio di ben il 61,4 per cento;
    per quanto riguarda in particolare il disegno di legge di stabilità per il 2013 si rileva quanto segue:
   a) nulla è poi previsto per la difesa del suolo e la messa in sicurezza del nostro territorio. Vera e prioritaria opera infrastrutturale in grado non solamente di mettere in sicurezza il nostro fragile territorio, ma di attivare migliaia di cantieri con evidenti ricadute importanti dal punto di vista economico e occupazionale;
   b) nell'Audizione alla Commissione Ambiente della Camera del 30 novembre 2011, lo stesso Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, sottolineava la necessità di «creare una capacità di investimento pubblico per la prevenzione del rischio idrogeologico che sia sostenuta da un'entrata stabile e sicura e che non sia assoggettata, come è avvenuto con l'ultima legge di stabilità, ai tagli che hanno quasi azzerato il fondo esistente presso il Ministero dell'ambiente per la prevenzione del dissesto idrogeologico». Nulla è stato fatto;
   c) sempre il Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, in diverse occasioni ha sottolineato la necessità di individuare ulteriori forme di finanziamento, quali per esempio, l'istituzione di un Fondo rotativo finalizzato alla messa in sicurezza del territorio, la previsione di un credito d'imposta per investimenti che hanno effetti positivi sulla sicurezza del suolo; la previsione di una fiscalità finalizzata e quindi di una possibile tassa di scopo. Nulla di tutto questo viene proposto né avviato;
   d) per quanto concerne la vigente detrazione fiscale del 55 per cento delle spese sostenute per la riqualificazione energetica – misura introdotta nel 2007 dal Governo Prodi – detta misura varrà solo fino a giugno 2013, per poi stabilizzarsi definitivamente, dall'l luglio 2013, al 36 per cento, equiparandola (come previsto dal decreto legge n. 83 del 2012) all'aliquota per gli interventi di ristrutturazione edilizia;
   e) la legge di stabilità in esame non prevede inoltre alcuna proroga dell'ecobonus al 55 per cento oltre il termine del 30 giugno 2013 previsto dalla normativa vigente; questo «annacquamento» rischia di compromettere definitivamente uno dei più efficaci strumenti anticiclici di questi anni, oltre che il migliore strumento per promuovere l'efficienza energetica e lo Pag. 111sviluppo economico sostenibile nel sistema immobiliare italiano;
   f) la tabella C del disegno di legge di stabilità, indica uno stanziamento per il Fondo di protezione civile (cap. 7446) pari a 73,2 milioni di euro per il 2013, circa 79 milioni di euro per il 2014 e 80,8 milioni di euro per il 2015. Detti stanziamenti indicano, per l'anno 2013 una riduzione di oltre 4,5 milioni di euro rispetto alla dotazione finanziaria a legislazione vigente,

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO

Piffari.

Pag. 112

ALLEGATO 6

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 9: Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Tabella n. 9) e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   rilevato che:
    lo stato di previsione del Ministero dell'ambiente ha visto negli ultimi una continua e costante contrazione delle risorse ad esso destinate e che il disegno di legge di bilancio per l'anno finanziario 2013 reca uno stanziamento complessivo di competenza di 490,2 milioni di euro, che registra, rispetto al dato dell'assestamento, un'ulteriore diminuzione di 54,7 milioni di euro (pari al 10 per cento);
    in tale ambito, desta preoccupazione la riduzione delle risorse in taluni settori cruciali, in particolare, nella bonifica dei siti inquinati e nella difesa del suolo, attesa l'importanza di tali politiche per la qualità dell'ambiente e la prevenzione del rischio idrogeologico;
    nel corso degli anni, infatti, è stato drasticamente ridotto lo stanziamento di cui all'articolo 2, comma 240, della legge n. 191/2009 (legge finanziaria 2010) destinato ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico e le recenti delibere CIPE n. 6 e n. 8 del 2012 hanno stanziato risorse rispettivamente per interventi volti a fronteggiare il dissesto idrogeologico nei territori del Centro Nord e del Mezzogiorno, di cui appare necessario assicurare l'integrale erogazione;
    il Governo, in diverse occasioni e, da ultimo, in occasione del decreto legge n.129 del 2012 recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto, ha accolto atti di indirizzo che lo impegnavano a reperire le necessarie risorse per interventi di tutela del territorio da rischio idrogeologico, ripristinando anche l'ammontare degli stanziamenti originariamente previsti per gli interventi citati e poi distolte per interventi di attuazione del Protocollo di intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto;
   sottolineata l'esigenza di rivedere l'attuale governance degli interventi per la difesa del suolo, in particolare, ponendo fine alle gestioni commissariali di cui all'articolo 17 del decreto legge 30 dicembre 2009, n. 195;
   considerato l'articolo 7, comma 25, che demanda ad un decreto del Presidente del Consiglio la definizione di misure per Pag. 113lo spegnimento ovvero l'affievolimento dell'illuminazione pubblica nelle ore notturne, per finalità di contenimento della spesa pubblica, di risparmio energetico, nonché di razionalizzazione e di ammodernamento delle fonti di illuminazione medesima;
   ritenuto altresì che il richiamato decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dovrebbe concentrarsi in via esclusiva sull'individuazione di modalità di ammodernamento degli impianti o dispositivi di illuminazione esistenti in modo da introdurre tecnologie innovative e di pervenire progressivamente a una maggiore efficienza energetica, stante l'opportunità di mantenere comunque l'illuminazione durante le ore notturne per varie esigenze, quali quelle di sicurezza e di valorizzazione dei beni culturali;
   rilevato che il provvedimento in esame non reca alcun intervento di stabilizzazione delle detrazioni per interventi di efficientamento energetico previste solo fino al 30 giugno 2013 dal decreto legge n. 83 del 2012, nonostante i benefici che tali detrazioni hanno fino ad ora prodotto in termini di sviluppo economico, sostegno alla piccola e media impresa ed emersione del lavoro non regolare;
   rilevata infine l'opportunità che alla stabilizzazione delle detrazioni per interventi di efficientamento energetico si accompagni anche l'estensione della misura medesima anche agli interventi di consolidamento antisismico degli edifici,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti condizioni:
   1) si provveda a stanziare ulteriori risorse finanziarie nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da destinare alle regioni per interventi di carattere ambientale, in particolare per interventi di bonifica dei siti inquinati e di tutela del territorio contro il rischio idrogeologico e, nel contempo, ad assicurare l'immediata e integrale erogazione di cassa delle risorse già stanziate recentemente in tale ambito e deliberate dal CIPE; parimenti si ripristini l'ammontare delle risorse originariamente previste per gli interventi contro il rischio idrogeologico e poi distolte per interventi di attuazione del Protocollo di intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto;
   2) si verifichi la possibilità di ridurre gli stanziamenti per l'adempimento di accordi internazionali in materia ambientale, destinando prioritariamente le risorse così recuperate a interventi di bonifica dei siti inquinati e per la difesa del suolo;
   3) si garantisca la conclusione delle gestioni commissariali che operano ai sensi dell'articolo 17 del decreto legge n. 195 del 2009, prevedendo espressamente che le stesse non sono suscettibili di proroga o di rinnovo oltre il termine previsto dal medesimo articolo 17;
   4) l'articolo 7, comma 25, siano soppresse le lettere a), b) e c);
   5) si inserisca una disposizione che renda permanente, o in subordine, prolunghi fino al 31 dicembre 2013 la misura della detrazione di imposta per interventi di efficientamento energetico degli edifici (cosiddetto 55 per cento); parimenti per favorire il miglioramento della qualità e della sicurezza del patrimonio edilizio nazionale, si preveda la suddetta agevolazione fiscale anche alle opere di consolidamento antisismico;
   6) si adottino con urgenza le necessarie iniziative per bonificare le discariche illegali e incontrollate di rifiuti nelle diverse regioni italiane al fine di superare la procedura di infrazione europea.

Pag. 114

ALLEGATO 7

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 9: Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015.

RELAZIONE DI MINORANZA DEL GRUPPO DELL'ITALIA DEI VALORI

  La VIII Commissione Ambiente della Camera,
   esaminato il disegno di stabilità e lo stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Tabella n. 9), limitatamente alle parti di competenza,
   evidenziato come il disegno di legge stabilità per il 2013:
    si aggiunge a sei precedenti manovre correttive che a diverso titolo hanno aumentato le entrate e ridotto la spesa (decreto-legge n. 98 del 2011; decreto-legge n. 138 del 2011; la legge di stabilità 2012; decreto-legge n. 201 del 2011; decreto-legge n. 95 del 2012, meglio noto come «spending review»). L'ampiezza delle 6 manovre, cioè il reperimento (complessivo) delle risorse, è pari a poco meno di 5 punti di Pil nel 2012, poco sopra i 6,5 punti di Pil nel 2013 e oltre 7 punti di Pil nel 2014. Complessivamente, il governo Berlusconi e il governo Monti hanno predisposto delle misure correttive, per il triennio 2012-2013-2014, che sfiorano i 130 miliardi di euro;
    l'effetto delle manovre è stato quello di una diminuzione del Pil per il 2012 pari al 2,4 per cento. Il Governo spera per il 2013 in un calo contenuto e pari allo 0,2 per cento, mentre il Fondo monetario internazionale dà invece per scontato almeno un meno 0,7 per cento, ma avverte che se non verranno segnali di controtendenza nell'economia globale e nella dinamica interna italiana, si potrebbe superare facilmente l'1 per cento;
    utilizzando un modello prudenziale relativo all'impatto dei provvedimenti adottati dal Governo sulle previsioni economiche (50 per cento), alcuni economisti prevedono invece che le stime di crescita del Pil per il 2013 saranno pari a circa meno 2,5-3 per cento del Pil;
    come indicato dalla Nota di aggiornamento al DEF 2012, il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8 per cento nel 2012 per poi aumentare all'11,4 per cento nel 2013;
    nei fatti, la recessione in atto ha fatto sì che – secondo quanto emerge dai dati della Confindustria – tra il secondo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2011, in Italia i disoccupati siano 758 mila in più. A fine 2013, la forza lavoro non utilizzata (valutando sia i disoccupati che i fruitori di cassa integrazione) salirà al 13,9 per cento, dal 12,8 per cento di fine 2012. Cifre a cui bisogna aggiungere il dato sui lavoratori ormai scoraggiati che non cercano neanche più lavoro uscendo di Pag. 115fatto dalle statistiche, stimati dall'Istat in misura pari a circa 2,897 milioni nel 2011, in aumento su base annua di circa il 5 per cento;
    una grossa fetta della popolazione femminile è tagliata fuori dal mercato del lavoro, e la disoccupazione riguarda un terzo dei giovani italiani. Dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è infatti passato dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre 2012. La crisi incide in misura maggiore sui più giovani, perché sono loro i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo ed i primi ad essere licenziati;
    il nostro Paese sta tragicamente vivendo una vera e propria emergenza occupazionale, che si aggraverà nei prossimi mesi;
    i consumi delle famiglie si stanno notevolmente riducendo, infatti secondo la Nota di aggiornamento del Def, nel 2012 la spesa delle famiglie diminuirà del 3,3 per cento e l'anno prossimo dello 0,5 per cento. I consumi risaliranno solo nel 2014, con un +0,6 per cento, mentre nel 2015 ci sarà ancora un debole +0,8 per cento. Quest'anno, afferma il Governo, la domanda interna sarà particolarmente debole. Sulle decisioni di spesa delle famiglie inciderebbero l'andamento del mercato del lavoro e quello del reddito disponibile, in un contesto di fiducia attualmente ai minimi storici. Nel medio termine – aggiunge il Def – la spesa delle famiglie ritornerebbe a crescere a ritmi moderati;
    dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'Iva (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l'IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati a questi risultati a dire poco preoccupanti;
    né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le così dette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/prodotto interno lordo è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
    dunque, sacrifici – a senso unico a carico dei ceti popolari – mentre il debito rimane immutato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati, e il peggio potrebbe ancora arrivare;
    si è, infatti, instaurata nel nostro paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
    siamo dunque, dentro un meccanismo che non funziona, in cui si rincorrono recessione e manovre, manovre e recessione. L'austerità rende impossibile il raggiungimento di due obiettivi: l'azzeramento del deficit e la riduzione del debito;
    è sostanzialmente l'analisi delle cause profonde della crisi ad essere sbagliata. Essa viene fatta risalire alla «crisi dei debiti sovrani», mentre i debiti sovrani sono peggiorati a seguito della crisi e non viceversa;
    in un rapporto di un gruppo di lavoro guidato dal governatore finlandese Eri Liikanen, si stima che il sostegno pubblico al sistema finanziario tra il 2007 e il 2010 è stato di 1.600 miliardi di euro, pari al 13 per cento del Pil dell'Unione;
    la crisi dell'euro è spiegabile solo in parte con il deterioramento dei conti pubblici. In realtà, nel biennio della grande recessione l'aumento del rapporto tra debito pubblico e PIL è stato nei Paesi periferici solo leggermente superiore alla media della Zona euro;
    la sfiducia dei mercati finanziari è stata innescata dai crescenti squilibri macroeconomici Pag. 116tra i sistemi produttivi più forti (Germania in primis), molto competitivi e in forte avanzo commerciale, e i Paesi periferici considerati – a causa di debolezze strutturali che sono andate aggravandosi negli anni duemila – meno capaci in prospettiva di onorare i propri debiti pubblici;
    la sfiducia dei mercati verso l'euro è stata esacerbata dagli evidenti limiti della governance dell'Unione monetaria, che dal 1999 si è data un'unica Banca centrale ma non ancora una politica fiscale coordinata. Solo recentemente, superando i veti e le incertezze dei Paesi più forti, sono stati messi in campo strumenti (il programma OMT – Outright Monetary Transactions della BCE e il fondo salva-stati ESM – European Stability Mechanism) all'altezza di una crisi senza precedenti, anche se il cammino verso un'effettiva integrazione politica dell'Europa è ancora molto lungo;
    l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità. A partire dalla primavera 2010 sono stati così varati programmi di riequilibrio dei conti pubblici ambiziosi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve. A tre anni di distanza, i numeri evidenziano i limiti di questa politica di aggiustamento asimmetrico;
    nei Paesi periferici il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco), ed è stato parzialmente vanificato dalla recessione indotta dalle politiche di austerità;
    la Germania ha proseguito la propria politica neo-mercantilista, beneficiando di un enorme afflusso di capitali in fuga dalle economie più fragili. Ne è uscito indebolito lo stesso progetto di integrazione europea, logorato dalla divaricazione tra i Paesi più forti, assai poco disponibili ad aiutare popoli bollati come lassisti e corrotti, e Paesi periferici che per anni hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, diventando però un grande mercato per i prodotti tedeschi;
    il danno grave di questa deriva riguarda proprio il rischio elevato di caduta dei consumi prodotta dall'austerità nei Paesi più deboli, con inevitabili conseguenze dannose per le esportazioni tedesche. Ciò che può accadere, quindi, è che proprio le scelte di rigore imposte dalla Germania diventino causa di un prossimo, ulteriore, rallentamento anche dell'economia tedesca e, di conseguenza, di un avvitamento perverso della crisi europea;
    i risultati delle politiche di austerità sono paradossali. Malgrado tagli alla spesa e aumenti delle tasse, il debito in molti paesi è aumentato drammaticamente;
    l'andamento dei debiti pubblici sta mettendo a dura prova la strategia europea. Alcune cifre sono particolarmente significative. Dal 2007 ad oggi, il debito pubblico in alcuni dei paesi più fragili della zona euro ha subito un forte aumento: del 368 per cento in Irlanda, del 123 per cento in Spagna, del 74 per cento in Portogallo, del 58 per cento in Grecia. In molti paesi l'indebitamento ha ormai superato di slancio il 100 per cento del prodotto interno lordo;
    l'aumento del debito è dovuto alla presenza di un circolo vizioso: in un contesto economico debole, il risanamento dei conti pubblici pesa sulla ripresa a breve termine, riducendo le entrate fiscali e aumentando di converso il disavanzo pubblico. «Senza crescita l'economia globale è in pericolo», ha recentemente sostenuto la Signora Lagarde, Direttore generale del FMI;
   valutato altresì che:
    gli obiettivi generali della Legge di Stabilità (2013-2015) sono il pareggio di bilancio strutturale per il 2013, assieme alla crescita dell'avanzo primario. Ma il deficit vero nel 2013 sarà pari al 2,6 per cento del Pil, lontano dal pareggio di bilancio promesso dal Governo, che infatti chiede ai mercati di guardare al dato del cosiddetto «deficit strutturale»;Pag. 117
    sono cinque gli assi delineati nella Legge di stabilità: 1) dimezzamento dell'aumento dell'Iva e modifiche all'Irpef; 2) incentivi alla produttività (territoriale) pari a 1,6 miliardi di euro; 3) contrazione della spesa dei ministeri programmati con la spending review; 4) garantire alcune spese indifferibili; 5) «garantire» (si fa per dire) le risorse per gli «esodati» riconosciuti, i cosiddetti «salvaguardati»;
    gli strumenti per recuperare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi indicati fanno capo alla spending review, alle banche, alle assicurazioni ed alla Tobin tax. Al netto della Tobin tax e delle misure relative alle assicurazioni e alle banche, le misure previste nella legge di stabilità sono legate principalmente alla spending review;
    la spending review doveva servire a non toccare le aliquote dell'Iva: l'aumento dell'Iva doveva coincidere con la mancata attuazione della spending review. Quindi, non si sarebbe dovuto aumentare l'iva, ma il Governo ha deciso comunque di aumentarla di un punto invece di due punti come inizialmente previsto. Il contemporaneo intervento sull'Irpef ha un chiaro sapore propagandistico, inoltre è confuso e contraddittorio;
    nei fatti, per i cittadini, l'effetto netto della manovra determina un aumento di imposte non una diminuzione. I tagli delle deduzioni e delle detrazioni colpiscono mediamente i redditi più bassi, mentre la riduzione delle aliquote irpef, cioè dal 23 per cento al 22 per cento per i reddito da zero a 15.000 euro e dal 27 per cento al 26 per cento per i redditi da 15.000 a 28.000 euro, non sarà in nessun modo equivalente;
    l'aumento dell'Iva di un punto coinciderà con la riduzione delle aliquote fiscali Irpef. La riforma delle deduzioni farà capo ai redditi superiori a 15.000 euro, con una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni, con un massimo di 3.000 euro solo per le detrazioni, ed oltretutto, è retroattivamente valida a partire dall'anno fiscale 2012;
    l'introduzione di una franchigia di 250 euro sulle deduzioni e detrazioni Irpef riconosciute ai contribuenti con un reddito superiore ai 15 mila euro vale circa 1,7 miliardi sul 2013 e, grazie all'effetto retroattivo di cassa, sul 2012. Che diventano più di 2 se al conto si aggiungono i 300 milioni attesi dalla previsione del tetto di 3 mila euro per le spese «scaricabili» degli stessi soggetti;
    a pagare il conto della legge di stabilità saranno dunque ancora una volta i contribuenti onesti. Stando alla relazione tecnica della legge di stabilità, le nuove e maggiori entrate costituiscono il 51,8 per cento delle risorse necessarie a fare quadrare i conti. Dei 12,9 miliardi di «mezzi di copertura» conteggiati per il 2013 oltre 6,7 arriveranno infatti da «nuove o maggiori entrate». A fronte dei 6,2 miliardi di minori spese. Ma nel 2014 e nel 2015 la forbice è destinata ad allargarsi perché il peso delle imposte arriverà al 60 per cento del totale;
    le tabelle allegate al Disegno di legge di stabilità confermano che le tre voci più pesanti da coprire sono: la riduzione delle prime due aliquote Irpef, che da sola vale 4,2 miliardi l'anno prossimo e 6,6 nel 2014; la sterilizzazione di un punto d'Iva, che ne richiede 3,2; la detassazione da 1,6 miliardi del salario di produttività. A cui vanno aggiunti i circa 4 miliardi di maggiori spese, di cui 2,2 di parte corrente. E tra questi spiccano i 500 milioni per il nuovo fondo sul fitto degli immobili delle Pubbliche amministrazioni, i 464 per il trasporto locale e i 900 del nuovo «contenitore» creato a Palazzo Chigi per alcuni interventi settoriali (università statali, social card, terremoto dell'Aquila);
    sul fronte delle maggiori entrate va poi segnalata la stabilizzazione dell'incremento delle accise sui carburanti per il sisma in Emilia. Che vale 1,1 miliardi dal 2013 in avanti. Su livelli analoghi dovrebbe attestarsi la Tobin tax. Dall'imposta di bollo dello 0,05 per cento sulle transazioni finanziarie sono attesi infatti 1.088 milioni di nuovi introiti oltre che un calo del 30 Pag. 118per cento delle compravendite azionarie e dell'80 per cento di quelle dei prodotti derivati. Ci sono, inoltre, i 623 milioni che arriveranno dall'aumento (da 0,35 a 0,5 per cento) dell'acconto sulle riserve tecniche delle imprese di assicurazioni e i 412 provenienti dal giro di vite sulla deducibilità delle auto aziendali;
    poche misure dispongono minori uscite. I 3,8 miliardi attesi con effetto sul deficit (che in termini di saldo netto da finanziare diventano 6,2) arriveranno soprattutto dal taglio alle autonomie. Regioni ed enti locali subiranno riduzioni pari a 2,2 miliardi nel 2013, nel 2014 e nel 2015. Per le Regioni il taglio sarà ancora più sensibile visto che il fabbisogno sanitario nazionale dovrà essere ridotto di 600 milioni l'anno prossimo e di 1 miliardo nel biennio successivo. Completano il conto delle minori spese correnti i 631,7 milioni di riduzioni imposte al cosiddetto «Fondo Letta», i 300 milioni di taglio ai fondi per i progetti speciali degli enti previdenziali, i 19,8 milioni prelevati dall'Agea;
    l'elenco delle minori spese in conto capitale può contare solo sui 5 milioni di risparmi sull'acquisto di mobili e arredi nella Pubblica amministrazione e i 25 milioni «rimodulati» nel bilancio della Difesa;
    sulla sanità, si prevede un taglio non inferiore a 1,5 miliardi di euro, agendo sull'insieme della spesa aggredibile dei farmaci (11 miliardi di euro), dei dispositivi medici (7 miliardi di euro) e degli investimenti (32 miliardi di euro);
    l'aumento dell'IVA al 10 per cento – fino ad oggi fissata al 4 per cento – per le prestazioni erogate dalle cooperative sociali (parliamo di prestazioni socio-sanitarie, educative, di assistenza ambulatoriale, domiciliare o in comunità erogate per anziani ed inabili adulti, tossicodipendenti e malati di Aids, disabili psicofisici, ma anche minori coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza) sarà un duro colpo al welfare del nostro Paese e negherà, di fatto, un sostegno importantissimo a milioni di italiani, poiché gli enti locali saranno costretti a tagliare i servizi ai cittadini e il costo di tutto questo ricadrà sulle famiglie, che dovranno farsi carico di tutto, senza alcun sostegno da parte dello Stato;
    gli altri principali provvedimenti proposti nel disegno di legge di stabilità per l'anno 2013 sono: il blocco dei contratti pubblici fino al 2014 ed il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale che sarà ripristinata nel 2015; la previsione di 6 ore settimanali in più per i professori a salario invariato, con il conseguente taglio di 35 mila precari e di un miliardo di risorse alla scuola pubblica, mentre si erogano 223 milioni alle scuole non statali; l'aumento della tassazione sul TFR; l'istituzione di un fondo ad hoc di soli 100 milioni per gli «esodati» (ne servirebbero per coprire tutti i casi circa 8 miliardi – passa il principio del diritto in funzione delle risorse disponibili);
    nel frattempo il costo degli aerei F35 è raddoppiato. I nuovi cacciabombardieri F35 erano stati ridotti di numero dal governo «tecnico». L'esecutivo Monti aveva portato la commessa statale da 131 velivoli agli attuali 90. La riduzione, annunciata nel febbraio scorso dall'ammiraglio-ministro Giampaolo Di Paola, era stata decisa come contributo alla prima spending review. Si scopre ora però che il costo di ogni singolo aereo nel frattempo è lievitato: il costo medio dell'aereo «nudo», il cosiddetto recurrent fly-away così, sarà di 137,1 milioni di dollari nel 2015. Si tratta di un aggravio di circa 3,5 miliardi di euro rispetto alla spesa indicata al Parlamento. Quindi almeno 13-14 miliardi di euro invece dei 10 pattuiti dal Governo. E probabilmente la lievitazione dei costi in corso d'opera è solo agli inizi;
    è da ritenersi probabilmente eccessivo l'accantonamento per gli interessi. Il Centro Europa Ricerche (CER) ha calcolato che il calo di questi giorni degli spread libera circa 5 miliardi di euro;
    il Governo non ha previsto misure per fare fronte agli impegni del Fiscal compact che comporta una riduzione annuale Pag. 119del debito del 3 per cento del Pil per i prossimi 20 anni a partire dall'anno 2013: circa 45 miliardi annui;
    si tratta, in sintesi, di una manovra insufficiente, iniqua e depressiva che, in ossequio alle politiche di austerity, continua ad impoverire il paese e a farlo sprofondare in una crisi economica. L'Italia avrebbe bisogno di altre politiche, quelle che il governo non sta facendo: politiche espansive e non recessive, redistributive e non di tagli lineari, di sviluppo e di intervento pubblico e non di gestione dell'esistente;
   considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della Commissione Ambiente:
    l'esame dello stato di previsione del Ministero dell'Ambiente, conferma ancora una volta i drastici tagli che hanno caratterizzato tutta la legislatura in corso;
    la Missione 18 (Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente), vede una riduzione delle risorse finanziarie di competenza che passano da 424,2 milioni di euro relative alle previsioni assestate per il 2012, a circa 367 milioni per il 2013, con una decurtazione di quasi 57 milioni di euro;
    il Programma «Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento», passa da 12,7 milioni di competenza nel 2012, a 8,1 milioni per il 2013, con una riduzione di 4,6 milioni di euro, circa il 35 per cento in meno;
    il Programma «Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento dei rifiuti, bonifiche», passa da oltre 196,4 milioni di euro di competenza per il 2012, a 149,7 milioni per il 2013, con una riduzione di oltre 46,7 milioni di euro, pari a una riduzione di circa il 24 per cento;
    anche la Missione 17 (Ricerca e innovazione), e in particolare il Programma «ricerca in materia ambientale» subisce un taglio di oltre 3,7 milioni di euro per il 2013;
    per quanto riguarda in particolare il disegno di legge di stabilità per il 2013 si rileva quanto segue:
   a) nulla è poi previsto per la difesa del suolo e la messa in sicurezza del nostro territorio. Vera e prioritaria opera infrastrutturale in grado non solamente di mettere in sicurezza il nostro fragile territorio, ma di attivare migliaia di cantieri con evidenti ricadute importanti dal punto di vista economico e occupazionale;
   b) nell'Audizione alla Commissione Ambiente della Camera del 30 novembre 2011, lo stesso Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, sottolineava la necessità di «creare una capacità di investimento pubblico per la prevenzione del rischio idrogeologico che sia sostenuta da un'entrata stabile e sicura e che non sia assoggettata, come è avvenuto con l'ultima legge di stabilità, ai tagli che hanno quasi azzerato il fondo esistente presso il Ministero dell'ambiente per la prevenzione del dissesto idrogeologico». Nulla è stato fatto;
   c) sempre il Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, in diverse occasioni ha sottolineato la necessità di individuare ulteriori forme di finanziamento, quali per esempio, l'istituzione di un Fondo rotativo finalizzato alla messa in sicurezza del territorio, la previsione di un credito d'imposta per investimenti che hanno effetti positivi sulla sicurezza del suolo; la previsione di una fiscalità finalizzata e quindi di una possibile tassa di scopo. Nulla di tutto questo viene proposto né avviato;
   d) per quanto concerne la vigente detrazione fiscale del 55 per cento delle spese sostenute per la riqualificazione energetica – misura introdotta nel 2007 dal Governo Prodi – detta misura varrà solo fino a giugno 2013, per poi stabilizzarsi definitivamente, dal 1° luglio 2013, al 36 per cento, equiparandola (come previsto dal decreto legge n. 83 del 2012) all'aliquota per gli interventi di ristrutturazione edilizia;
   e) la legge di stabilità in esame non prevede inoltre alcuna proroga dell’ecobonus Pag. 120al 55 per cento oltre il termine del 30 giugno 2013 previsto dalla normativa vigente; questo «annacquamento» rischia di compromettere definitivamente uno dei più efficaci strumenti anticiclici di questi anni, oltre che il migliore strumento per promuovere l'efficienza energetica e lo sviluppo economico sostenibile nel sistema immobiliare italiano;
   f) la tabella C del disegno di legge di stabilità, indica uno stanziamento per il Fondo di protezione civile (cap. 7446) pari a 73,2 milioni di euro per il 2013, circa 79 milioni di euro per il 2014 e 80,8 milioni di euro per il 2015. Detti stanziamenti indicano, per l'anno 2013 una riduzione di oltre 4,5 milioni di euro rispetto alla dotazione finanziaria a legislazione vigente.

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO

Piffari.

Pag. 121

ALLEGATO 8

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato lo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Tabella n. 10), limitatamente alle parti di competenza, e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;
   considerata la riduzione di spesa, di cui all'articolo 3, comma 50, relativa al contributo quindicennale per il completamento delle opere infrastrutturali della Pedemontana di Formia, disposta con l'articolo 1, comma 981, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, la cui mancata realizzazione inciderebbe in maniera significativa sull'annosa questione del divario infrastrutturale tra il Nord e il Sud del Paese più volte evidenziato nel corso dell'esame dei diversi Allegati ai Documenti di economia e di finanza;
   rilevato che:
    sarebbe opportuno individuare una destinazione diversa per i 300 milioni di euro stanziati dall'articolo 8, comma 8, del disegno di stabilità per l'anno 2013, per far fronte alle penalità contrattuali per la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, atteso che una quantificazione più puntuale delle risorse per tali finalità sarebbe auspicabile solo in esito ad un eventuale contenzioso;
     appare necessaria una maggiore attenzione nei confronti delle politiche abitative in considerazione del fatto che la missione 19 (Casa e assetto urbanistico) evidenzia, nell'analisi dei bilanci degli ultimi anni, una drastica riduzione delle risorse ad essa destinate e che, in tale ambito, risulta totalmente azzerato negli ultimi due esercizi finanziari lo stanziamento a favore del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione di cui all'articolo 11, comma 1, della legge 431/1998 (capitolo 1690);
     a partire dal 2004 la Commissione ambiente svolge, con cadenza annuale, un approfondimento sull'attuazione del Programma di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 21 dicembre 2001, n. 443, che consente di disporre di elementi di informazione puntuali circa lo stato di avanzamento delle opere comprese in tale Programma e che, in proposito, sarebbe opportuno prevedere un potenziamento di tale attività nell'ambito delle procedure di collegamento tra Parlamento e Governo, sulla scorta di quanto già previsto per il monitoraggio dell'andamento della finanza pubblica, attesa la rilevanza dell'attuazione delle opere pubbliche nella programmazione economico-finanziaria;
    l'articolo 6 del disegno di legge approvato in via preliminare dal Consiglio Pag. 122dei Ministri del 14 settembre 2012, su proposta dei Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, per i beni culturali e dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri competenti, in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo, dispone l'abrogazione della norma (articolo 2, comma 8, della legge n. 244 del 2007, come modificata dalla legge n. 10 del 2011) che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità – consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria – e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell'ente locale,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

  con le seguenti condizioni:
   1) all'articolo 3, sia soppresso il comma 50;
   2) si modifichi il disposto di cui all'articolo 8, comma 8, del disegno di legge di stabilità al fine di prevedere una diversa utilizzazione delle risorse finanziarie ivi stanziate, che potrebbero ad esempio essere destinate al finanziamento delle infrastrutture strategiche per il Mezzogiorno;
   3) siano destinate ulteriori risorse finanziarie alle politiche abitative, e segnatamente alla missione 19 (Casa e assetto urbanistico), ai programmi di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche al fine di rifinanziare il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione di cui all'articolo 11, comma 1, della legge 431/1998 (capitolo 1690) e di prevedere ulteriori misure per le locazione, quali ad esempio, misure per la loro tracciabilità;
   4) si preveda un potenziamento dell'attività e degli strumenti di analisi e monitoraggio in materia di attuazione delle opere pubbliche, con particolare riferimento al Programma di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 21 dicembre 2001, n. 443, nell'ambito delle procedure di collegamento tra Parlamento e Governo;
   5) si abroghi la norma (articolo 2, comma 8, della legge n. 244 del 2007, come modificata dalla legge n. 10 del 2011) che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità – consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria – e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell'Ente locale, ovvero si preveda che la medesima norma non è suscettibile di ulteriore proroga o di rinnovo oltre il termine dalla stessa prevista del 31 dicembre 2012;
   6) si impegni il Governo ad adottare le opportune iniziative volte ad allentare i vincoli del Patto di stabilità interno, con particolare riferimento alle spese per interventi infrastrutturali da parte degli enti locali più virtuosi;
   7) siano destinate ulteriori risorse finanziarie ai programmi di edilizia scolastica anche al fine di garantire la sicurezza a fronte di eventi sismici.

Pag. 123

ALLEGATO 9

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013) (C. 5534-bis Governo).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (C. 5535 Governo).

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2013 e per il triennio 2013-2015 (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE DI MINORANZA DEL GRUPPO DELL'ITALIA DEI VALORI

  La VIII Commissione Ambiente della Camera,
   esaminato il disegno di stabilità e lo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Tabella n. 10), limitatamente alle parti di competenza,
   evidenziato come il disegno di legge stabilità per il 2013:
    si aggiunge a sei precedenti manovre correttive che a diverso titolo hanno aumentato le entrate e ridotto la spesa (decreto-legge n. 98 del 2011; decreto-legge n. 138 del 2011; la legge di Stabilità 2012; decreto-legge n. 201 del 2011; decreto-legge n. 95 del 2012, meglio noto come «spending review»). L'ampiezza delle 6 manovre, cioè il reperimento (complessivo) delle risorse, è pari a poco meno di 5 punti di Pil nel 2012, poco sopra i 6,5 punti di Pil nel 2013 e oltre 7 punti di Pil nel 2014. Complessivamente, il governo Berlusconi e il governo Monti hanno predisposto delle misure correttive, per il triennio 2012-2013-2014, che sfiorano i 130 miliardi di euro;
    l'effetto delle manovre è stato quello di una diminuzione del Pil per il 2012 pari al 2,4 per cento. Il Governo spera per il 2013 in un calo contenuto e pari allo 0,2 per cento, mentre il Fondo Monetario internazionale dà invece per scontato almeno un meno 0,7 per cento, ma avverte che se non verranno segnali di controtendenza nell'economia globale e nella dinamica interna italiana, si potrebbe superare facilmente l'1 per cento;
    utilizzando un modello prudenziale relativo all'impatto dei provvedimenti adottati dal governo sulle previsioni economiche (50 per cento), alcuni economisti prevedono invece che le stime di crescita del Pil per il 2013 saranno pari a circa meno 2,5-3 per cento del Pil;
    come indicato dalla Nota di aggiornamento al DEF 2012, il tasso di disoccupazione raggiungerebbe in Italia il 10,8 per cento nel 2012 per poi aumentare all'11,4 per cento nel 2013;
    nei fatti, la recessione in atto ha fatto sì che – secondo quanto emerge dai dati della Confindustria – tra il secondo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2011, in Italia i disoccupati siano 758 mila in più. A fine 2013, la forza lavoro non utilizzata (valutando sia i disoccupati che i fruitori di cassa integrazione) salirà al 13,9 per cento, dal 12,8 per cento di fine 2012. Cifre a cui bisogna aggiungere il dato sui lavoratori ormai scoraggiati che non cercano neanche più lavoro uscendo di Pag. 124fatto dalle statistiche, stimati dall'Istat in misura pari a circa 2,897 milioni nel 2011, in aumento su base annua di circa il 5 per cento;
    una grossa fetta della popolazione femminile è tagliata fuori dal mercato del lavoro, e la disoccupazione riguarda un terzo dei giovani italiani. Dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è infatti passato dal 24 al 32 per cento, con un ulteriore balzo al 39,3 per cento nel primo trimestre 2012. La crisi incide in misura maggiore sui più giovani, perché sono loro i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo ed i primi ad essere licenziati;
    il nostro Paese sta tragicamente vivendo una vera e propria emergenza occupazionale, che si aggraverà nei prossimi mesi;
    i consumi delle famiglie si stanno notevolmente riducendo, infatti secondo la Nota di aggiornamento del Def, nel 2012 la spesa delle famiglie diminuirà del 3,3 per cento e l'anno prossimo dello 0,5 per cento. I consumi risaliranno solo nel 2014, con un +0,6 per cento, mentre nel 2015 ci sarà ancora un debole +0,8 per cento. Quest'anno, afferma il governo, la domanda interna sarà particolarmente debole. Sulle decisioni di spesa delle famiglie inciderebbero l'andamento del mercato del lavoro e quello del reddito disponibile, in un contesto di fiducia attualmente ai minimi storici. Nel medio termine – aggiunge il Def – la spesa delle famiglie ritornerebbe a crescere a ritmi moderati;
    dopo il taglio delle pensioni, l'aumento delle accise e dell'Iva (tutte tasse indirette che colpiscono proporzionalmente in misura maggiore i ceti popolari), l'IMU sulla casa, la liberalizzazione del mercato del lavoro che toglie diritti ai lavoratori senza ottenere un solo posto di lavoro in più, siamo arrivati a questi risultati a dire poco preoccupanti;
    né il drastico prolungamento dell'età pensionabile, né le così dette liberalizzazioni, né il tentativo di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, hanno nulla a che vedere con la riduzione del debito pubblico italiano. Anzi, il rapporto debito/prodotto interno lordo è ancora cresciuto per via della recessione incalzante;
    dunque, sacrifici – a senso unico a carico dei ceti popolari – mentre il debito rimane immutato, anzi cresce, la disoccupazione aumenta, le tasse aumentano e calano i consumi. In definitiva, i problemi sono stati solo rinviati, e il peggio potrebbe ancora arrivare;
    si è, infatti, instaurata nel nostro paese ed a livello europeo una spirale perversa di politiche di austerità che incidono negativamente sulla crescita deprimendo il PIL, che a sua volta diminuisce le entrate dello Stato e ne aumenta le spese per fare fronte alla disoccupazione crescente;
    siamo dunque, dentro un meccanismo che non funziona, in cui si rincorrono recessione e manovre, manovre e recessione. L'austerità rende impossibile il raggiungimento di due obiettivi: l'azzeramento del deficit e la riduzione del debito;
    è sostanzialmente l'analisi delle cause profonde della crisi ad essere sbagliata. Essa viene fatta risalire alla «crisi dei debiti sovrani», mentre i debiti sovrani sono peggiorati a seguito della crisi e non viceversa;
    in un rapporto di un gruppo di lavoro guidato dal governatore finlandese Erkki Liikanen, si stima che il sostegno pubblico al sistema finanziario tra il 2007 e il 2010 è stato di 1.600 miliardi di euro, pari al 13 per cento del Pil dell'Unione;
    la crisi dell'euro è spiegabile solo in parte con il deterioramento dei conti pubblici. In realtà, nel biennio della grande recessione l'aumento del rapporto tra debito pubblico e PIL è stato nei Paesi periferici solo leggermente superiore alla media della Zona euro;
    la sfiducia dei mercati finanziari è stata innescata dai crescenti squilibri macroeconomici Pag. 125tra i sistemi produttivi più forti (Germania in primis), molto competitivi e in forte avanzo commerciale, e i Paesi periferici considerati – a causa di debolezze strutturali che sono andate aggravandosi negli anni duemila – meno capaci in prospettiva di onorare i propri debiti pubblici;
    la sfiducia dei mercati verso l'euro è stata esacerbata dagli evidenti limiti della governance dell'Unione monetaria, che dal 1999 si è data un'unica Banca centrale ma non ancora una politica fiscale coordinata. Solo recentemente, superando i veti e le incertezze dei Paesi più forti, sono stati messi in campo strumenti (il programma OMT – Outright Monetary Transactions della BCE e il fondo salva-stati ESM – European Stability Mechanism) all'altezza di una crisi senza precedenti, anche se il cammino verso un'effettiva integrazione politica dell'Europa è ancora molto lungo;
    l'Europa ha risposto alla crescente instabilità dei mercati finanziari imboccando la strada dell'austerità. A partire dalla primavera 2010 sono stati così varati programmi di riequilibrio dei conti pubblici ambiziosi, simultanei e concentrati in un lasso di tempo relativamente breve. A tre anni di distanza, i numeri evidenziano i limiti di questa politica di aggiustamento asimmetrico;
    nei Paesi periferici il riequilibrio dei conti pubblici è avvenuto al prezzo di pesanti ricadute economiche e sociali (catastrofiche, nel caso greco), ed è stato parzialmente vanificato dalla recessione indotta dalle politiche di austerità;
    la Germania ha proseguito la propria politica neo-mercantilista, beneficiando di un enorme afflusso di capitali in fuga dalle economie più fragili. Ne è uscito indebolito lo stesso progetto di integrazione europea, logorato dalla divaricazione tra i Paesi più forti, assai poco disponibili ad aiutare popoli bollati come lassisti e corrotti, e Paesi periferici che per anni hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, diventando però un grande mercato per i prodotti tedeschi;
    il danno grave di questa deriva riguarda proprio il rischio elevato di caduta dei consumi prodotta dall'austerità nei Paesi più deboli, con inevitabili conseguenze dannose per le esportazioni tedesche. Ciò che può accadere, quindi, è che proprio le scelte di rigore imposte dalla Germania diventino causa di un prossimo, ulteriore, rallentamento anche dell'economia tedesca e, di conseguenza, di un avvitamento perverso della crisi europea;
    i risultati delle politiche di austerità sono paradossali. Malgrado tagli alla spesa e aumenti delle tasse, il debito in molti paesi è aumentato drammaticamente;
    l'andamento dei debiti pubblici sta mettendo a dura prova la strategia europea. Alcune cifre sono particolarmente significative. Dal 2007 ad oggi, il debito pubblico in alcuni dei paesi più fragili della zona euro ha subito un forte aumento: del 368 per cento in Irlanda, del 123 per cento in Spagna, del 74 per cento in Portogallo, del 58 per cento in Grecia. In molti paesi l'indebitamento ha ormai superato di slancio il 100 per cento del prodotto interno lordo;
    l'aumento del debito è dovuto alla presenza di un circolo vizioso: in un contesto economico debole, il risanamento dei conti pubblici pesa sulla ripresa a breve termine, riducendo le entrate fiscali e aumentando di converso il disavanzo pubblico. «Senza crescita l'economia globale è in pericolo», ha recentemente sostenuto la Signora Lagarde, Direttore generale del FMI;
   valutato altresì che:
    gli obiettivi generali della Legge di Stabilità (2013-2015) sono il pareggio di bilancio strutturale per il 2013, assieme alla crescita dell'avanzo primario. Ma il deficit vero nel 2013 sarà pari al 2,6 per cento del Pil, lontano dal pareggio di bilancio promesso dal Governo, che infatti chiede ai mercati di guardare al dato del cosiddetto «deficit strutturale»;Pag. 126
    sono cinque gli assi delineati nella Legge di stabilità: 1) dimezzamento dell'aumento dell'Iva e modifiche all'Irpef; 2) incentivi alla produttività (territoriale) pari a 1,6 miliardi di euro; 3) contrazione della spesa dei ministeri programmati con la spending review; 4) garantire alcune spese indifferibili; 5) «garantire» (si fa per dire) le risorse per gli «esodati» riconosciuti, i cosiddetti «salvaguardati»;
    gli strumenti per recuperare le risorse finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi indicati fanno capo alla spending review, alle banche, alle assicurazioni ed alla Tobin tax. Al netto della Tobin tax e delle misure relative alle assicurazioni e alle banche, le misure previste nella legge di stabilità sono legate principalmente alla spending review;
    la spending review doveva servire a non toccare le aliquote dell'Iva: l'aumento dell'Iva doveva coincidere con la mancata attuazione della spending review. Quindi, non si sarebbe dovuto aumentare l'Iva, ma il governo ha deciso comunque di aumentarla di un punto invece di due punti come inizialmente previsto. Il contemporaneo intervento sull'Irpef ha un chiaro sapore propagandistico, inoltre è confuso e contraddittorio;
    nei fatti, per i cittadini, l'effetto netto della manovra determina un aumento di imposte non una diminuzione. I tagli delle deduzioni e delle detrazioni colpiscono mediamente i redditi più bassi, mentre la riduzione delle aliquote irpef, cioè dal 23 per cento al 22 per cento per i reddito da zero a 15.000 euro e dal 27 per cento al 26 per cento per i redditi da 15.000 a 28.000 euro, non sarà in nessun modo equivalente;
    l'aumento dell'Iva di un punto coinciderà con la riduzione delle aliquote fiscali Irpef. La riforma delle deduzioni farà capo ai redditi superiori a 15.000 euro, con una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni, con un massimo di 3.000 euro solo per le detrazioni, ed oltretutto, è retroattivamente valida a partire dall'anno fiscale 2012;
    l'introduzione di una franchigia di 250 euro sulle deduzioni e detrazioni Irpef riconosciute ai contribuenti con un reddito superiore ai 15mila euro vale circa 1,7 miliardi sul 2013 e, grazie all'effetto retroattivo di cassa, sul 2012. Che diventano più di 2 se al conto si aggiungono i 300 milioni attesi dalla previsione del tetto di 3mila euro per le spese «scaricabili» degli stessi soggetti;
    a pagare il conto della legge di stabilità saranno dunque ancora una volta i contribuenti onesti. Stando alla relazione tecnica della legge di stabilità, le nuove e maggiori entrate costituiscono il 51,8 per cento delle risorse necessarie a fare quadrare i conti. Dei 12,9 miliardi di «mezzi di copertura» conteggiati per il 2013 oltre 6,7 arriveranno infatti da «nuove o maggiori entrate». A fronte dei 6,2 miliardi di minori spese. Ma nel 2014 e nel 2015 la forbice è destinata ad allargarsi perché il peso delle imposte arriverà al 60 per cento del totale;
    le tabelle allegate al Disegno di legge di stabilità confermano che le tre voci più pesanti da coprire sono: la riduzione delle prime due aliquote Irpef, che da sola vale 4,2 miliardi l'anno prossimo e 6,6 nel 2014; la sterilizzazione di un punto d'Iva, che ne richiede 3,2; la detassazione da 1,6 miliardi del salario di produttività. A cui vanno aggiunti i circa 4 miliardi di maggiori spese, di cui 2,2 di parte corrente. E tra questi spiccano i 500 milioni per il nuovo fondo sul fitto degli immobili delle Pubbliche amministrazioni, i 464 per il trasporto locale e i 900 del nuovo «contenitore» creato a Palazzo Chigi per alcuni interventi settoriali (università statali, social card, terremoto dell'Aquila);
    sul fronte delle maggiori entrate va poi segnalata la stabilizzazione dell'incremento delle accise sui carburanti per il sisma in Emilia. Che vale 1,1 miliardi dal 2013 in avanti. Su livelli analoghi dovrebbe attestarsi la Tobin tax. Dall'imposta di bollo dello 0,05 per cento sulle transazioni finanziarie sono attesi infatti 1.088 milioni di nuovi introiti oltre che un calo del 30 Pag. 127per cento delle compravendite azionarie e dell'80 per cento di quelle dei prodotti derivati. Ci sono, inoltre, i 623 milioni che arriveranno dall'aumento (da 0,35 a 0,5 per cento) dell'acconto sulle riserve tecniche delle imprese di assicurazioni e i 412 provenienti dal giro di vite sulla deducibilità delle auto aziendali;
    poche misure dispongono minori uscite. I 3,8 miliardi attesi con effetto sul deficit (che in termini di saldo netto da finanziare diventano 6,2) arriveranno soprattutto dal taglio alle autonomie. Regioni ed enti locali subiranno riduzioni pari a 2,2 miliardi nel 2013, nel 2014 e nel 2015. Per le Regioni il taglio sarà ancora più sensibile visto che il fabbisogno sanitario nazionale dovrà essere ridotto di 600 milioni l'anno prossimo e di 1 miliardo nel biennio successivo. Completano il conto delle minori spese correnti i 631,7 milioni di riduzioni imposte al cosiddetto «Fondo Letta», i 300 milioni di taglio ai fondi per i progetti speciali degli enti previdenziali, i 19,8 milioni prelevati dall'Agea;
    l'elenco delle minori spese in conto capitale può contare solo sui 5 milioni di risparmi sull'acquisto di mobili e arredi nella Pubblica amministrazione e i 25 milioni «rimodulati» nel bilancio della Difesa;
    sulla sanità, si prevede un taglio non inferiore a 1,5 miliardi di euro, agendo sull'insieme della spesa aggredibile dei farmaci (11 miliardi di euro), dei dispositivi medici (7 miliardi di euro) e degli investimenti (32 miliardi di euro);
    l'aumento dell'IVA al 10 per cento – fino ad oggi fissata al 4 per cento – per le prestazioni erogate dalle cooperative sociali (parliamo di prestazioni socio-sanitarie, educative, di assistenza ambulatoriale, domiciliare o in comunità erogate per anziani ed inabili adulti, tossicodipendenti e malati di Aids, disabili psicofisici, ma anche minori coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza) sarà un duro colpo al welfare del nostro Paese e negherà, di fatto, un sostegno importantissimo a milioni di italiani, poiché gli enti locali saranno costretti a tagliare i servizi ai cittadini e il costo di tutto questo ricadrà sulle famiglie, che dovranno farsi carico di tutto, senza alcun sostegno da parte dello Stato;
    gli altri principali provvedimenti proposti nel disegno di legge di stabilità per l'anno 2013 sono: il blocco dei contratti pubblici fino al 2014 ed il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale che sarà ripristinata nel 2015; la previsione di 6 ore settimanali in più per i professori a salario invariato, con il conseguente taglio di 35 mila precari e di un miliardo di risorse alla scuola pubblica, mentre si erogano 223 milioni alle scuole non statali; l'aumento della tassazione sul TFR; l'istituzione di un fondo ad hoc di soli 100 milioni per gli «esodati» (ne servirebbero per coprire tutti i casi circa 8 miliardi – passa il principio del diritto in funzione delle risorse disponibili);
    nel frattempo il costo degli aerei F35 è raddoppiato. I nuovi cacciabombardieri F35 erano stati ridotti di numero dal governo «tecnico». L'esecutivo Monti aveva portato la commessa statale da 131 velivoli agli attuali 90. La riduzione, annunciata nel febbraio scorso dall'ammiraglio-ministro Giampaolo Di Paola, era stata decisa come contributo alla prima spending review. Si scopre ora però che il costo di ogni singolo aereo nel frattempo è lievitato: il costo medio dell'aereo «nudo», il cosiddetto recurrent fly-away così, sarà di 137,1 milioni di dollari nel 2015. Si tratta di un aggravio di circa 3,5 miliardi di euro rispetto alla spesa indicata al Parlamento. Quindi almeno 13-14 miliardi di euro invece dei 10 pattuiti dal governo. E probabilmente la lievitazione dei costi in corso d'opera è solo agli inizi;
    è da ritenersi probabilmente eccessivo l'accantonamento per gli interessi. Il Centro Europa Ricerche (CER) ha calcolato che il calo di questi giorni degli spread libera circa 5 miliardi di euro;
    il Governo non ha previsto misure per fare fronte agli impegni del Fiscal compact che comporta una riduzione annuale Pag. 128del debito del 3 per cento del Pil per i prossimi 20 anni a partire dall'anno 2013: circa 45 miliardi annui;
    si tratta, in sintesi, di una manovra insufficiente, iniqua e depressiva che, in ossequio alle politiche di austerity, continua ad impoverire il paese e a farlo sprofondare in una crisi economica. L'Italia avrebbe bisogno di altre politiche, quelle che il governo non sta facendo: politiche espansive e non recessive, redistributive e non di tagli lineari, di sviluppo e di intervento pubblico e non di gestione dell'esistente;
   considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della Commissione Ambiente:
    con riferimento agli stanziamenti di competenza della Missione 14 (Infrastrutture e logistica), presenti sia nello stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che in quello del Ministero dell'economia, si vede che l'incremento di risorse assegnate al MIT è però compensato da una forte riduzione di quasi 330 milioni di euro nello stato di previsione del MEF;
    relativamente alla missione 19 (casa e assetto urbanistico), relativa sia allo stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che a quello del Ministero dell'economia, si registrano due tendenze opposte: la quota MEF passa da 197,5 milioni di euro del 2011 a 303 milioni nel 2013 (+53,4 per cento), ma tale aumento è più che compensato da una forte diminuzione nella quota MIT, che passa da 302,2 milioni di euro nel 2011 a 116,6 milioni nel 2013, con un taglio di ben il 61,4 per cento;
    in particolare riguardo allo Stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, il Programma 19.2 (Politiche abitative, urbane e territoriali) subisce una ulteriore sensibile riduzione. A fronte di circa 188,2 milioni di euro relativi all'assestamento per il 2012, si passa a 116,6 milioni di euro per il 2013, con una riduzione di oltre 71,5 milioni di euro;
    viene inoltre confermato il totale azzeramento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione (legge n. 431 del 1998). Un Fondo che in questi anni ha rappresentato uno strumento fondamentale in mano agli enti locali per contrastare la tensione abitativa e supportare le famiglie meno agiate;
    per quanto riguarda in particolare il disegno di legge di stabilità per il 2013 si rileva quanto segue:
   a) nulla è poi previsto per la difesa del suolo e la messa in sicurezza del nostro territorio. Vera e prioritaria opera infrastrutturale in grado non solamente di mettere in sicurezza il nostro fragile territorio, ma di attivare migliaia di cantieri con evidenti ricadute importanti dal punto di vista economico e occupazionale;
   b) nell'Audizione alla Commissione Ambiente della Camera del 30 novembre 2011, lo stesso Ministro dell'ambiente, Corrado Clini, sottolineava la necessità di «creare una capacità di investimento pubblico per la prevenzione del rischio idrogeologico che sia sostenuta da un'entrata stabile e sicura e che non sia assoggettata, come è avvenuto con l'ultima legge di stabilità, ai tagli che hanno quasi azzerato il fondo esistente presso il Ministero dell'ambiente per la prevenzione del dissesto idrogeologico». Nulla è stato fatto;
   c) sempre il Ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, in diverse occasioni ha sottolineato la necessità di individuare ulteriori forme di finanziamento, quali per esempio, l'istituzione di un Fondo rotativo finalizzato alla messa in sicurezza del territorio, la previsione di un credito d'imposta per investimenti che hanno effetti positivi sulla sicurezza del suolo; la previsione di una fiscalità finalizzata e quindi di una possibile tassa di scopo. Nulla di tutto questo viene proposto né avviato;
   d) per quanto concerne la vigente detrazione fiscale del 55 per cento delle spese sostenute per la riqualificazione energetica – misura introdotta nel 2007 dal Governo Prodi – detta misura varrà Pag. 129solo fino a giugno 2013, per poi stabilizzarsi definitivamente, dal 1° luglio 2013, al 36 per cento, equiparandola (come previsto dal decreto-legge n. 83 del 2012) all'aliquota per gli interventi di ristrutturazione edilizia;
   e) la legge di stabilità in esame non prevede inoltre alcuna proroga dell’ecobonus al 55 per cento oltre il termine del 30 giugno 2013 previsto dalla normativa vigente; questo «annacquamento» rischia di compromettere definitivamente uno dei più efficaci strumenti anticiclici di questi anni, oltre che il migliore strumento per promuovere l'efficienza energetica e lo sviluppo economico sostenibile nel sistema immobiliare italiano;
   f) la tabella C del disegno di legge di stabilità, indica uno stanziamento per il Fondo di protezione civile (cap. 7446) pari a 73,2 milioni di euro per il 2013, circa 79 milioni di euro per il 2014 e 80,8 milioni di euro per il 2015. Detti stanziamenti indicano, per l'anno 2013 una riduzione di oltre 4,5 milioni di euro rispetto alla dotazione finanziaria a legislazione vigente.

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO

Piffari.