CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 settembre 2012
706.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-07912 Lanzarin: Sulla riconversione a carbone pulito della centrale a olio combustibile di Porto Tolle.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito alla questione sollevata dall'On. Lanzarin ed altri, riguardante il progetto, proposto dall'ENEL, della centrale termoelettrica alimentata a carbone nel Comune di Porto Tolle, si riferisce quanto segue.
  Il Ministero dell'ambiente, con decreto (DSA-DEC-2009-0000873) del 24 luglio 2009, aveva espresso la valutazione favorevole di compatibilità ambientale sul progetto di conversione a carbone della esistente Centrale ad olio combustibile di Porto Tolle.
  Intervenuto un contenzioso amministrativo promosso dall'associazione Assagaime, il citato decreto è stato annullato con sentenza del Consiglio di Stato n. 3107/2011 in data 23 maggio 2011, adducendo «non essere state sufficientemente esplicitate nell'istruttoria di VIA le ragioni sottese alla valutazione di pari, o inferiore impatto ambientale della centrale a carbone rispetto alle possibili alternative di progetto, in specie quella alimentata a gas metano»; nonché ritenendo «fermi gli eventuali seguiti amministrativi»; «ferma restando la possibilità dell'Amministrazione di rimotivare»; essere fondata la censura relativa alla «violazione del principio di precauzione conseguente alla scostamento tra le prescrizioni imposte ad Enel per quel che attiene taluni inquinanti (in specie il monossido di carbonio) e le BAT, ossia le linee guida comunitarie relative ai grandi impianti di combustione».
  Il Ministero, caducato il decreto, ha dato avvio a nuovo procedimento di valutazione dell'impatto ambientale comunicato ai sensi dell'articolo 7 della legge 241/1990 e s.m.i., in data 3 agosto 2011 (con nota DVA-2011-0019735).
  Successivamente alla citata decisione del Consiglio di Stato, è intervenuta una nuova normativa statale (articolo 35, comma 8, del decreto legge 6 luglio 2019, n. 98 che ha riformato l'articolo 5-bis del decreto legge n. 5/2009) e regionale (legge della Regione Veneto 5 agosto 2091, n. 14, che ha modificato l'articolo 30 della legge regionale 8 settembre 1997 n. 36) riguardante il Parco Regionale del Delta del Po, all'interno del quale è localizzata la centrale. Variato il quadro normativo di riferimento del progetto, il Ministero ha ritenuto opportuno interpellare il Consiglio di Stato (ex articolo 112, comma 5, codice di procedura amministrativa) in merito alla corretta esecuzione della citata sentenza del giudice amministrativo.
  In attesa del parere del Consiglio di Stato, il procedimento di VIA del progetto in questione è stato sospeso dal Ministero con nota (DVA-2012-0007779) del 29 marzo 2012.
  Il Consiglio di Stato si è pronunciato in merito all'istanza (ex articolo 112, comma 5, c.p.a) con la sentenza n. 3569/2012, come segue: «L'amministrazione statale competente, nel porre in essere gli atti del nuovo procedimento amministrativo volto alla verifica della compatibilità ambientale della centrale termoelettrica, dovrà, pertanto, applicare la nuova normativa statale e regionale, salvo il potere, ove ne ricorrano i presupposti, di fare propri gli accertamenti già svolti e non intaccati dalle diverse regole giuridiche introdotte».Pag. 131
  Il Ministero dell'ambiente, con nota (prot. DVA-2012-0018964) del 1o agosto 2012, ha disposto la continuazione del procedimento sospeso in marzo, come sopra esposto.
  Si è così ricostruita la sequenza temporale del procedimento in corso relativo alla centrale di Porto Tolle, a cui il governo riconosce una valenza strategica per la portata innovativa del progetto che contempla anche la tecnica della Carbon capture and storage (CCS - cattura e stoccaggio di CO2), in virtù della quale sono stati riconosciuti finanziamenti comunitari.
  Pertanto, al fine di conformarsi alle diverse espressioni del giudice amministrativo, nel pieno rispetto della normativa comunitaria e nazionale in materia di VIA, il Ministero, facendo salvi gli accertamenti istruttori già effettuati, e avuto riguardo al mutato quadro normativo, ha chiesto all'Enel l'aggiornamento della documentazione tecnica già a suo tempo fornita, in particolare lo Studio di Impatto Ambientale, attualizzando i dati ambientali in essa contenuti.
  Si segnala infine che ogni procedimento autorizzativo è del tutto autonomo e che, in ogni caso, il progetto in questione per la sua peculiarità non presenta analogie con altri progetti su cui il Ministero si è espresso.

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ALLEGATO 2

5-07913 Piffari: Sul rischio di impatto ambientale dell'estrazione delle «terre rare».

TESTO DELLA RISPOSTA

  In ordine all'interrogazione a risposta immediata presentata dagli On.li Piffari e Cimadoro dove, nel far riferimento alla ricerca dei minerali cosiddetti «Terre Rare», chiede se il Ministero dell'ambiente ritenga necessario impegnare l'ISPRA nella ricerca sulle potenziali possibilità economiche e sui rischi ambientali di questi particolari minerali, si rappresenta quanto segue.
  Le questioni sollevate dagli interroganti prendono le mosse da preoccupazioni circa gli effetti potenzialmente dannosi derivanti dai presunti ingenti tagli – quantificati nella misura del 27 per cento – alle esportazioni cinesi dei metalli in parola, utilizzati in gran parte nell'industria hi-tech. Tuttavia, altre fonti giornalistiche, rileverebbero, al contrario, notizie di un aumento delle quote di esportazione cinesi per il 2012. Il totale per l'intero anno sarebbe quindi salito a 30.996 tonnellate, il 2,7 per cento in più rispetto al 2011.
  In ogni caso, è certo che la crisi economica abbia ridotto la domanda di questi metalli. Pertanto, anche se dal punto di vista strettamente minerario le riserve dei materiali di cui trattasi potrebbero rappresentare un potenziale economico di rilievo, ogni decisione circa la loro ricerca dovrebbe essere valutata in un contesto più ampio, tenendo presente anche che in Italia non esiste una industria di prima trasformazione in grado di utilizzare e lavorare direttamente i suddetti prodotti.
  Inoltre, non sono da sottovalutare le difficoltà nell'attuare in modo appropriato, ovvero nella piena salvaguardia della salute e dell'ambiente, tali attività estrattive in contesti fortemente antropizzati.
  Attualmente, l'ISPRA non ha effettuato studi sulle problematiche in esame, però, se la Regione Lombardia o altri enti locali ne ravvisassero la necessità o l'opportunità, anche in relazione a istanze di autorizzazione, questo Ministero non mancherà di coinvolgere tale Istituto ed eventualmente altri enti o agenzie che dispongano di adeguate competenze, al fine di fornire, in piena trasparenza, gli elementi in materia ambientale utili al fine di ogni eventuale valutazione.

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ALLEGATO 3

5-07914 Mariani: Sulle modalità di promozione delle politiche di tutela del suolo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle problematiche sulla difesa del suolo segnalate dall'onorevole Mariani ed altri, si rappresenta quanto segue.
  La Deliberazione CIPE del 6 novembre 2009 aveva stanziato un miliardo di EURO di fondi FAS (fondo per le aree sottoutilizzate) destinato agli interventi diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico. Tuttavia, a seguito di successivi interventi normativi, le risorse si sono via via ridotte. Alla fine del 2011, al Ministero dell'ambiente erano stati erogati soltanto 100 milioni di euro delle risorse FAS statali previste. Per attuare, almeno parzialmente, gli interventi individuati negli accordi di programma sottoscritti con le Regioni, si è dovuti ricorrere ad ulteriori finanziamenti disposti con delibere CIPE del 20 gennaio 2012.
  Il Ministero dell'ambiente, per suo conto, ha incrementato la dotazione con le risorse disponibili sul proprio bilancio per la difesa del suolo (annualità 2008-2009-2010-2011), con un importo di circa 386 milioni di euro a cui vanno aggiunte le risorse regionali, pari a 950 milioni di euro, stanziate in misura variabile da tutte le Regioni al momento della sottoscrizione dei citati accordi di programma. Tali accordi prevedevano oltre 1.600 interventi.
  Di fronte alle notevoli difficoltà di attuazione del piano straordinario, dal momento che le risorse FAS previste dalla legge non sono state mai rese effettivamente disponibili, se non in una minima parte, come sopra detto, il Ministero ha raccolto, verificato ed elaborato i dati relativi agli oltre 500 interventi programmati negli Accordi sottoscritti con le regioni Campania, Calabria, Basilicata, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna non ancora finanziati, d'intesa con il Ministero dell'economia e finanze e con quello dello sviluppo economico, ed è stato predisposto il Piano Sud, dove hanno trovato completa copertura tutti gli interventi, approvato con Delibera CIPE n. 8/2012, pubblicata il 25 maggio 2012.
  Analoga attività è stata effettuata per la predisposizione del Piano Centro-Nord per la mitigazione del rischio idrogeologico. Tuttavia, le risorse FAS disponibili, pari a 130 milioni di euro, non consentono la totale copertura degli interventi programmati negli Accordi con le regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto. Il Ministero ha acquisito il parere favorevole delle Regioni interessate al riparto delle risorse e, a seguito della pubblicazione della Delibera CIPE n. 6/2012 avvenuta in data 14 aprile 2012, sta concordando le modalità di attuazione del suddetto Piano.
  Di recente, il Ministero dell'ambiente ha provveduto a trasferire tutta la disponibilità di cassa, assegnata di recente dal Ministero dell'economia e delle finanze, a valere sugli Accordi di programma sottoscritti: 55 milioni di euro. In base all'assegnazione di cassa effettuata dallo stesso Ministero dell'economa, pervenuta il 13 agosto u.s, si sta provvedendo agli adempimenti necessari per effettuare gli ulteriori trasferimenti per circa 20 milioni di euro.
  Il Ministero, inoltre, sta monitorando costantemente la situazione tramite ciascun Commissario, al fine di avere un quadro preciso dei fondi previsti e di Pag. 134quelli effettivamente ad oggi erogati, nonché lo stato di attuazione di progetti ed interventi, anche in relazione a quanto prevedevano i cronoprogrammi a suo tempo predisposti.
  Tutto ciò detto, non sfugge che gli interventi fin qui attuati restano ancora insufficienti. Occorre fare di più e occorre fare meglio, per ottimizzare le risorse e i risultati: e su questo il Ministero dell'ambiente è fortemente impegnato. È dal 2007 (dall'emanazione della direttiva «Alluvioni») che si è affermato, a livello comunitario, il principio secondo il quale la difesa del suolo e delle acque debbano inserirsi in un sistema coordinato ed integrato. Questo è ormai da anni lo schema prevalente nei principali stati membri dell'Unione europea. Tenere distinti i problemi e gli interventi costituisce un fattore di scompenso e di inefficienza.
  È necessario dunque intervenire sull'assetto organizzativo della gestione sostenibile delle risorse idriche che, come previsto dalle direttive, deve essere basata sulle unità geografiche ed idrologiche naturali, costituite dai bacini idrografici, a loro volta raggruppate ed interconnesse fra loro in un unico coordinamento territoriale integrato individuato nel «distretto idrografico».
  Prima si arriverà al definitivo superamento degli innaturali confini amministrativi, prima potranno essere ottimizzate le scelte di investimento.
  In quest'ottica potrà essere superata anche l'altra tipologia di confini, ovvero quelli delle finalità degli investimenti: uno stesso investimento, ad esempio un nuovo invaso, può essere ottimizzato per cogliere risultati sia rispetto alla finalità della disponibilità dell'acqua che a quella della sicurezza idrogeologica. Una corretta organizzazione della gestione dell'acqua può promuovere una progettualità capace, ove possibile, di massimizzare i benefici sull'intero spettro degli obiettivi.
  Al fine di conseguire questi risultati, è essenziale, quindi, dotarsi di alcuni strumenti legislativi. Tra questi, riveste un ruolo centrale intervenire con modifiche sulla parte III del Codice ambientale (Decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i.) concernente norme in materia di difesa suolo e lotta alla desertificazione di tutela delle acque dall'inquinamento e di tutela delle risorse idriche. Tali modifiche consentirebbero, altresì, il superamento di una procedura di infrazione comunitaria. Su tale modifica normativa il Governo è intenzionato ad intervenire al più presto.

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ALLEGATO 4

5-07915 Stradella: Sullo stoccaggio di rifiuti radioattivi nella regione Piemonte.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'interrogazione a risposta immediata presentata dagli On.li Stradella e Griglia, riguardante lo stoccaggio di rifiuti radioattivi in Piemonte, si riferisce quanto segue.
  La presenza di rifiuti radioattivi in Piemonte è ben nota; nella regione sussistono infatti:
   l'impianto Eurex di Saluggia;
   la centrale nucleare «Enrico Fermi» a Trino;
   il deposito «Avogadro» a Saluggia;
   il deposito «Sorin» a Saluggia;
   l'impianto Fabbricazioni Nucleari a Bosco Marengo.

  In merito ai quantitativi e alla tipologia dei rifiuti attualmente presenti nella Regione Piemonte, i dati sono elaborati e forniti dall'ISPRA che, per gli effetti della legge 22 dicembre 2011, n. 214, attualmente svolge le funzioni e i compiti della soppressa Agenzia per la sicurezza nucleare e, con lo scopo di contribuire a garantire una effettiva e corretta gestione degli esiti del nucleare pregresso, ha acquisito, già dal 2000, un inventario aggiornato in termini di volumi, masse, stato fisico, attività specifica, contenuto radionuclidico, condizioni di stoccaggio di tutti i rifiuti radioattivi presenti in Italia, comprendendo anche il combustibile irraggiato, le sorgenti dismesse e il materiale nucleare.
  La stessa ISPRA, lo scorso 5 luglio 2012, ha presentato l'Annuario dei Dati Ambientali relativi all'anno 2010, nel quale sono riportati dettagliatamente i suddetti dati. Nello specifico, per la Regione Piemonte vengono comunicati i seguenti quantitativi:


Regione

Rifiuti radioattivi
Sorgenti dismesse Combustibile irraggiato
Totale
Attività Volume Attività Attività Attività
GBq m3 GBq TBq TBq
Piemonte 2.279.825 5.098 4.112 249.712 251.996

  Per quanto riguarda la situazione dei rifiuti radioattivi al 2011, come puntualizzato dall'ISPRA:
   sul sito dell'impianto EUREX di Saluggia (VC) sono presenti circa 2.900 m3 di rifiuti, dei quali circa 300 m3 sono in forma liquida, che nell'insieme costituiscono una gran parte dei rifiuti radioattivi presenti in Piemonte. Nel 2008, al fine di migliorare le condizioni di gestione in sicurezza, i rifiuti liquidi a più alta attività (circa 130 m3) sono stati trasferiti nel Nuovo Parco Serbatoi (NPS), una nuova struttura di stoccaggio bunkerizzata. Va, Pag. 136inoltre, ricordato che tra il 2007 e il 2008 è stata completata la bonifica della piscina di stoccaggio del combustibile irraggiato a valle del trasferimento dello stesso al Deposito Avogadro; l'acqua contenuta nella piscina, corrispondente a circa 675 m3, è stata trattata attraverso specifici processi chimici finalizzati alla riduzione sostanziale del contenuto di radioattività e rilasciata nell'ambiente nel rispetto del criterio di non rilevanza radiologica;
   nel sito della centrale elettronucleare «Enrico Fermi» di Trino (VC) sono custoditi circa 1.200 m3 di materiali radioattivi. Parte di questo materiale è rappresentata dal combustibile irraggiato (circa 15 tonnellate) che prossimamente, in attuazione dell'accordo tra Italia e Francia relativo al riprocessamento del combustibile irraggiato, sarà trasferito presso l'impianto di La Hague. Di recente, la centrale di Trino è stata autorizzata a svolgere le operazioni di disattivazione con Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 2 agosto 2012 ai sensi dell'articolo 55 del decreto legislativo n. 230/1995 e successive modificazioni e integrazioni. Detta autorizzazione fissa rigorose prescrizioni anche in materia di gestione dei rifiuti radioattivi. Per le operazioni di disattivazione in data 24 dicembre 2008 è stato emanato anche il decreto di compatibilità ambientale;
   nel sito del Deposito Avogadro il combustibile nucleare in esso custodito è stato via via negli ultimi anni trasferito all'estero a fini di riprocessamento. Per le 30 tonnellate di combustibile ancora presenti è in corso una campagna di trasferimento in Francia, in attuazione di un accordo tra Italia e Francia;
   nel sito del complesso Sorin sono oggi custoditi circa 290 m3 di rifiuti radioattivi derivanti da uso medicale e di ricerca. Sono attualmente in corso attività di bonifica delle installazioni e di sistemazione dei rifiuti in un nuovo deposito;
   nel sito dell'impianto di Bosco Marengo (AL) sono presenti 356,5 m3 di rifiuti custoditi in un deposito transitorio adeguato allo scopo, in attesa dell'avvio dei lavori di ristrutturazione di quello che sarà il deposito temporaneo di sito per il quale è in corso la fase istruttoria. Il deposito temporaneo rimarrà in esercizio fino alla disponibilità di quello nazionale. La seconda fase sarà, invece, il rilascio del sito senza vincoli di natura radiologica una volta che i rifiuti saranno allontanati dal sito.

  L'ISPRA, anche in qualità di organo preposto al controllo e alla vigilanza dei siti nucleari italiani, non ha evidenziato elementi di criticità in merito agli effluenti liquidi e aeriformi dagli impianti nucleari piemontesi comunicando che «i rilasci liquidi ed aeriformi dalle installazioni devono rispettare precisi limiti fissati nel rispetto del criterio di non rilevanza radiologica. Gli esercenti hanno l'obbligo di misurare con continuità i rilasci comunicando periodicamente i relativi dati all'ISPRA. È altresì in atto da parte degli esercenti stessi un programma di sorveglianza ambientale nell'ambito del quale viene periodicamente misurata la concentrazione di radionuclidi artificiali su campioni di matrici ambientali ed alimentari prelevati in prossimità dei siti. Nell'ambito di una continua collaborazione tra l'ISPRA e l'ARPA Piemonte vengono poi svolte dall'ARPA stessa misure indipendenti. Con particolare riferimento al trizio dalle verifiche svolte sui rilasci misurati per la Centrale Nucleare di Trino risulta un impatto sui gruppi critici della popolazione e sull'ambiente circostante il sito del tutto irrilevante dal punto di vista radiologico. Va altresì citato che da alcuni anni è in atto presso il comprensorio di Saluggia una capillare campagna di monitoraggio radiometrico, in particolare indirizzata all'acqua di falda ed al terreno, avviata nel 2007 dopo il rilevamento di alcune tracce di contaminazione nel terreno e nell'acqua di falda superficiale, risultate comunque sempre ben al di sotto dei livelli di non rilevanza radiologica. In relazione a ciò sono state poi condotte le citate operazioni Pag. 137di bonifica della piscina dell'Impianto EUREX e sono in atto quelle delle installazioni Sorin».
  Naturalmente, per dare piena soluzione al problema dei rifiuti radioattivi, sia in Piemonte che nelle altre regioni, è necessario che, oltre alle attività di decommissioning a cura della società SOGIN, venga avviato, com’è nelle intenzioni del Governo, un percorso di individuazione del nuovo sito per il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. Tale percorso, necessariamente partecipato da regioni ed enti locali, deve creare i necessari presupposti affinché il deposito rappresenti per il territorio ospitante anche una importante opportunità di sviluppo basata sulla realizzazione di un parco tecnologico.