CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 giugno 2012
669.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO

Risoluzioni n. 7-00878 Negro, n. 7-00899 Delfino, n. 7-00901 Di Giuseppe e n. 7-00910 Trappolino: Iniziative per il settore del tabacco.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    il settore del tabacco rappresenta una realtà agricola e industriale importante per l'Italia. Dal punto di vista della produzione agricola, infatti, l'Italia rappresenta il primo produttore europeo di tabacco e il decimo a livello mondiale (il Paese leader è la Cina, con il 38 per cento dell'intera produzione mondiale). Le coltivazioni italiane di tabacco coprono circa 27.000 ettari, principalmente in Campania, Umbria, Veneto e Toscana, mentre le esportazioni di tabacco greggio dall'Italia si assestano su 218 milioni di euro annui. Le sigarette prodotte in Italia sono pari ad un valore di 6.000 miliardi all'anno e gli addetti nell'intera filiera sono 204.000 (53.000 nella tabacchicoltura, 5.500 nella prima trasformazione, 740 nella manifattura, 2.700 nella distribuzione dei prodotti da fumo e 140.200 nelle rivendite di tabacchi). Nel complesso, il valore totale della filiera supera i 18,4 miliardi di euro;
    oggi, la filiera tabacchicola italiana vive un momento di grave e profonda crisi economica e sociale, derivante sia dagli effetti della riforma della normativa comunitaria, che ha determinato un contenimento delle produzioni e delle risorse ad esse assegnate, sia dalla volatilità dei prezzi del mercato di riferimento, che rende molto incerta la collocazione del prodotto ad un prezzo remunerativo;
    le maggiori criticità si ravvisano nella difficoltà a smaltire stock di prodotto di altissima qualità a prezzi non competitivi sul mercato mondiale e nella consistente diminuzione della superficie agricola coltivata, frutto di una dismissione di circa l'85 per cento delle aziende, che in alcuni territori, come la provincia di Verona, fanno registrare una produzione dimezzata a partire dalla prossima campagna;
    per il settore del tabacco, il 2010 è stato un anno di svolta con il passaggio da un sistema di aiuti europei parzialmente «accoppiati» ad uno totalmente disaccoppiato; la riduzione del supporto comunitario, pur non determinando nell'immediato rilevanti modifiche nel sistema produttivo, ne ha comunque incentivato la riorganizzazione, con la conseguente chiusura di numerose imprese che sono diminuite di oltre il 12 per cento;
    per evitare conseguenze ancora più traumatiche sull'economia del settore sono stati comunque introdotti nuovi ausili finanziari: ad esempio, il 50 per cento dell'importo non erogato direttamente alle imprese è stato inquadrato nella politica di sviluppo rurale, prevedendo misure specifiche di sostegno (misura 144 e misura 214) riconducibili all'Asse 1 (competitività) e all'Asse 2 (misure agro ambientali);
    inoltre, nel 2010, l'Italia ha notificato alla Commissione europea l'intenzione di assegnare al settore del tabacco Pag. 215un sostegno specifico ai sensi dell'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009, per migliorare la qualità della produzione; si tratta, in questo caso, di un aiuto supplementare che assume i contorni di un premio annuale, la cui erogazione è subordinata all'esistenza di un contratto di coltivazione e di requisiti minimi di qualità del prodotto;
    tuttavia, il drenaggio di risorse finanziarie derivante dall'adozione delle suddette misure ausiliarie non risulta sufficiente a compensare l'ammontare degli aiuti perduti con la riforma del settore del tabacco varata nel 2004 (regolamento (CE) n. 864/2004);
    inoltre, la competitività e sostenibilità economica del settore è destinata ad essere messa di nuovo alla prova nei prossimi anni, a seguito della riforma della politica agricola comune (PAC). La proposta di riforma della PAC per il post-2013, attualmente in fase di negoziato, rischia di penalizzare pesantemente il settore, prevedendo un processo di convergenza degli aiuti tra agricoltori di uno stesso Stato membro verso un valore di pagamento ad ettaro uniforme (da attuarsi entro il 2019) ed escludendo la coltura da qualsiasi forma di pagamento «accoppiato» alla produzione;
    secondo le prime stime, il valore verso cui convergere sarà pari a 300 euro ad ettaro, una cifra molto inferiore all'aiuto disaccoppiato che attualmente percepisce una azienda di medie dimensioni specializzata a tabacco;
    alla riduzione dell'aiuto comunitario si aggiunge poi l'esclusione della coltura del tabacco da qualsiasi forma di pagamento «accoppiato» alla produzione che rappresenta nella nuova PAC la prosecuzione dell'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009, ossia da quelle forme di finanziamento aggiuntivo consentite per la sopravvivenza del settore;
    tale situazione, estremamente grave, considerata la rilevanza che la coltivazione riveste in termini economici e occupazionali, rischia di peggiorare alla luce dei nuovi orientamenti comunitari relativi all'introduzione del cosiddetto «pacchetto generico» e al divieto di utilizzo di ingredienti per la preparazione della miscela «american blend» nelle sigarette commercializzate in Europa, proposte che penalizzano ulteriormente la produzione nazionale limitando gli sbocchi commerciali;
    nel 2010, la Commissione europea ha avviato infatti un processo di revisione della direttiva 2001/37/CE sui prodotti del tabacco. Nel dettaglio, il riesame della normativa ha riguardato sei aree di modifica: a) l'ambito di applicazione, b) i prodotti del tabacco non da fumo, c) l'informazione ai consumatori, d) la comunicazione e la registrazione degli ingredienti, e) la regolamentazione degli ingredienti, f) l'accesso ai prodotti da fumo;
    per ciascuna delle sei aree, sono state indicate specifiche proposte di modifica. Le modifiche hanno contenuti più o meno radicali e prospettano diverse ricadute, dirette ed indirette, per gli operatori del settore. In ciascuna area tematica, indipendentemente dagli interventi che saranno materialmente realizzati, le proposte di modifica genereranno inevitabili conseguenze economiche e sociali (ad esempio, sui livelli del gettito erariale, su quelli dell'occupazione e altro);
    è facile desumere come l'introduzione del pacchetto «generico» rischia di alimentare il commercio di prodotti contraffatti, generando una crescita esponenziale dei fenomeni di vendita illegale (contrabbando e contraffazione). Quello della contraffazione dei prodotti del tabacco è un fenomeno che, nel mercato europeo e italiano, sta assumendo sempre più dimensioni preoccupanti: si stima infatti che nel 2010 il mercato illegale delle sigarette sia stato pari al 34 per cento dei consumi legali, vale a dire circa 2,8 miliardi di sigarette illegali, di cui circa 413 milioni contraffatte. Inoltre, tale fenomeno rischia Pag. 216di produrre gravi perdite nel gettito erariale e possibili incrementi delle patologie legate al consumo di prodotti non sottoposti a rigorosi controlli e composti da tabacco trattato con pesticidi spesso vietati nell'Unione europea;
    la maggior parte delle sigarette consumate in Europa appartengono alla categoria cosiddetta «american blend», una miscela realizzata con varietà di tabacchi flue cured, light air cured (burley) e orientali, con le ultime due varietà che per loro caratteristica necessitano di essere combinate con ingredienti. Qualsiasi divieto o restrizione sull'utilizzo di ingredienti usati per realizzare prodotti american blend avrebbe come effetto immediato l'esclusione dal mercato delle varietà burley ed orientali;
    in effetti, nei Paesi dove sono prodotte (soprattutto Bulgaria, Grecia ed Italia), le varietà burley e orientali sono coltivate primariamente da piccoli imprenditori, spesso su aziende agricole di dimensioni di poco superiori all'ettaro. L'Italia rappresenta in tal senso un esempio da tenere in considerazione. La Campania produce il 93,2 per cento del burley italiano, in un'area dove la percentuale di disoccupazione è molto più alta della media nazionale. A ciò si aggiunga il fatto che l'ipotesi di sostituire il burley con altre varietà (ad esempio il bright), che non corrono il rischio di subire restrizioni da parte della nuova formulazione della «direttiva prodotto», non rappresenta un'alternativa facilmente percorribile dalle aziende italiane del comparto. Le aziende dedite alla coltivazione del tabacco in Italia, infatti, hanno dimensioni medie molto contenute, dimensioni che rendono economicamente insostenibile l'adozione di sistemi colturali meccanizzati che, al contrario, ben si adatterebbero alla coltivazione di varietà tipo bright. Tale limitazione non metterebbe le aziende italiane nelle condizioni di operare con i livelli di efficienza e competitività adeguati a quelli del mercato «globale» del tabacco;
    le misure previste nei piani di sviluppo rurale rappresentano senza dubbio interventi importanti al fine di migliorare la competitività delle produzioni attraverso il sostegno alle imprese ed è pertanto auspicabile che le regioni garantiscano piena disponibilità delle risorse;
    a livello nazionale, è indispensabile che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, oltre a sostenere una regolamentazione comunitaria equilibrata ed adeguatamente supportata da evidenze scientifiche, proceda a rivedere e rilanciare gli accordi con tutte le multinazionali del tabacco operanti in Italia, come richiesto dagli operatori del settore;
    l'accordo siglato, all'inizio del mese di giugno, dagli operatori della filiera del tabacco con la Japan Tobacco International (JTI) rappresenta un esempio da seguire per la salvaguardia del settore, poiché prevede l'acquisto di tabacco italiano per un quantitativo di circa 12 mila tonnellate annue, quantità notevolmente superiore a quanto preventivato in sede di accordo ministeriale, superiore al 50 per cento dell'equivalente quantità venduta da JTI sotto forma di prodotto finito nel nostro Paese. Si calcola che tale accordo, rinnovabile automaticamente e con una prospettiva di lunga durata, genererà oltre 60 milioni di euro di ricavi complessivi nei due anni e creerà le premesse per stabilizzare la domanda di tabacco e sostenere l'economia dell'intero indotto. L'accordo si caratterizza per due aspetti di forte innovazione, uno per il fatto che l'accordo è tra la manifattura e i produttori, l'altro che la manifattura stessa entra a far parte della filiera;
    le altre imprese private che si occupano di manifattura dei tabacchi, come British American Tobacco (BAT), Imperial ed altre minori, quali Yesmoke, non hanno, fino ad oggi, offerto le necessarie certezze di acquisto ai produttori di tabacco sfruttando in pieno le potenzialità del mercato nazionale; è auspicabile che tali imprese si rendano disponibili a rivedere e rilanciare gli accordi siglati sul Pag. 217modello di quello siglato con la Japan Tobacco International, garantendo una continuità di acquisto ai produttori;
    il punto di forza della tabacchicoltura italiana, infatti, è stato fino ad oggi rappresentato dall'elevata qualità di produzioni ottenute grazie all'ampio ricorso ad operazioni manuali, sia nelle fasi di coltivazione che nelle fasi di raccolta/prima trasformazione. L'accuratezza e l'economicità di queste operazioni manuali si è storicamente basata sulla conduzione familiare delle aziende e dal diffuso ricorso alla manovalanza familiare; elementi, questi, che hanno fatto della tabacchicoltura un settore forte dell'agricoltura, specie nelle aree più interne e marginali della nostra penisola; elementi che oggi, per diverse ragioni, iniziano a venire meno, privando il settore dei suoi tradizionali e consolidati elementi di forza. Anche per queste ragioni oggi, molto più che in passato, si rende necessaria la messa a punto di scelte politiche e settoriali che sappiano guidare il difficile periodo di transizione che sta caratterizzando l'intera tabacchicoltura nazionale e la competitività dei territori rurali vocati a questo comparto,
    è assolutamente necessario stimolare ulteriori iniziative per garantire la sostenibilità della produzione di tabacco e ridare certezza e stabilità alle migliaia di imprese agricole e ai lavoratori della filiera;
    il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali può svolgere un ruolo di estrema importanza, favorendo nuovi accordi con le multinazionali del tabacco operanti in Italia per dare certezza al settore;
    al riguardo, si rileva l'insufficienza di accordi come quello siglato con la British American Tobacco (BAT) nel 2011 per il solo raccolto 2010 che, nei fatti, ha mostrato avere solo un valore formale. La stessa BAT ha dimostrato di volere rinnovare l'accordo per i raccolti 2012 e 2013, ma non impegnandosi come hanno fatto le altre principali manifatture e soprattutto per un quantitativo che rappresenta circa il 35 per cento dell'equivalente volume venduto come prodotto finito;
    in data 2 agosto 2011, la Commissione Agricoltura aveva già approvato una risoluzione conclusiva di dibattito sul settore del tabacco (800144), con la quale impegnava il Governo ad attivarsi per trovare misure di sostegno al settore soprattutto a salvaguardia dell'occupazione;

impegna il Governo:

   ad operare, per quanto di propria competenza, per fare in modo che le manifatture operanti sul mercato nazionale dei prodotti del tabacco si rendano disponibili a siglare dei nuovi accordi con la filiera tabacchicola che, similmente a quanto fatto dalla Japan Tobacco International, abbiano una durata pluriennale, assicurando la stabilità della domanda alle imprese del settore e per quantitativi equivalenti al 50 per cento del volume venduto dalle stesse sotto forma di prodotto finito;
   ad intervenire con fermezza presso le istituzioni europee, nell'ambito del negoziato sulla PAC post 2013, affinché l'Italia possa mantenere una parte di aiuto accoppiato per i settori, come la tabacchicoltura, che sono labour intensive e che garantiscono il mantenimento di posti di lavoro nei sistemi di produzione locali, soprattutto dove vi sono poche opportunità di impiego alternative;
   a monitorare, per quanto di competenza e nel rispetto delle competenze delle regioni, lo stato di attuazione delle misure 144 e 214 dei piani di sviluppo rurale da parte delle regioni;
   a monitorare e facilitare, per quanto di competenza e nel rispetto delle competenze delle regioni, il processo di adozione da parte delle regioni di misure di Pag. 218ristrutturazione del comparto nell'ambito dei piani di sviluppo regionale;
   ad intervenire per la tutela delle produzioni nazionali di tabacco rendendo meno onerose per il sistema Paese le norme legate alla rivisitazione della direttiva europea 2001/37/CE (la cosiddetta direttiva prodotto), che regolamenta la produzione, l'etichettatura e la vendita dei prodotti da fumo, soprattutto per quel che riguarda il divieto di utilizzo di ingredienti nella produzione di sigarette e l'introduzione del pacchetto generico.
(8-00183) «Negro, Delfino, Di Giuseppe, Trappolino, Paolo Russo, Zucchi, Callegari, Oliverio, Agostini, Boccia, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Messina, Naro, Mario Pepe (PD), Rainieri, Rota, Sani, Servodio, Verini».