CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 maggio 2012
649.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-04829 Trappolino: Sulla vicenda del progetto «100 impianti in 100 comuni d'Italia».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Per quanto indicato nell'interrogazione n. 5-04829 presentata dall'onorevole Trappolino ed altri, riguardante l'iniziativa dell'Ente nazionale energie rinnovabili (ENER), denominata «100 impianti in 100 Comuni d'Italia», si relaziona quanto segue.
  L'Ente nazionale energie rinnovabili richiese al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di patrocinare l'evento di un Convegno organizzato nel comune di Fiuggi da tenersi in data 31 luglio 2008 presso il teatro comunale, avente ad oggetto la sensibilizzazione all'utilizzo delle energie prodotte da fonti rinnovabili.
  Il Ministero, riconosciuta la meritevolezza del tema trattato, ha concesso con atto del 30 luglio 2008 il mero patrocinio morale all’«evento», senza alcun contributo di carattere finanziario, e senza sostenere in alcun modo il progetto nella sua interezza.
  Il Ministero, in seguito, avuta notizia che sul sito dell'ENER, nonché ad opera di alcuni funzionari del suddetto ente, fosse riportato in maniera del tutto errata che l'ottenimento del patrocinio da parte del Ministero non dovesse riferirsi ad un solo convegno ma riguardare l'intero progetto, immediatamente ha avanzata contestazione all'ENER disponendo di non aderire ad eventuale nuova simile richiesta.
  Oltre al patrocinio morale di cui sopra, il Ministero non ha concesso alcun ulteriore patrocinio o sostegno di altra natura al progetto in esame e non ha incentivato, con contributi di qualsivoglia specie, le associazioni o società coinvolte.
  Vista l'evoluzione in negativo del progetto e l'alto numero di soggetti coinvolti, appare evidente che l'intera questione può dirimersi solo in sede giudiziaria. Di questo, infatti, si stanno già occupando diverse procure, tra le quali quella di Terni, Frosinone e Perugia.
  In particolare, il procuratore di Terni ha segnalato la presenza presso il proprio ufficio di diversi procedimenti penali, alcuni già archiviati, «genericamente riferibili all'installazione di pannelli fotovoltaici e per lo più scaturiti da autonome indagini della polizia giudiziaria. I fatti espressamente indicati nel testo parlamentare vanno, però, ricondotti al procedimento penale n. 3310/2011 RGNR iscritto nei confronti di soggetti noti ed attualmente nella fase delle indagini preliminari. Tale procedimento, così come segnalato dal predetto procuratore, deriva dalla riunione di altri procedimenti penali, tutti aperti dalla procura in seguito alla presentazione di denunce o querele di cittadini ternani nei confronti della società Energesco.
  Inoltre, il capo dell'ufficio requirente di Frosinone, ha comunicato che, in seguito ad una notizia di reato pervenuta il 13 aprile 2011, è stato iscritto nei confronti di soggetti noti anche il procedimento penale n. 1984/11 RGNR, pur'esso attualmente in fase di indagine preliminare.
  Quanto, poi, agli elementi di pertinenza della procura di Perugia, la stessa ha riferito che sulla vicenda segnalata nell'interrogazione Pag. 198risulta attualmente aperto il procedimento penale n. 3809/2011. Le ipotesi di reato contestate al legale rappresentante della società Energesco, destinatario in data 5 dicembre 2011 della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, sono quelle di truffa (articolo 640 del codice penale) e di ricettazione di pannelli solari rubati (articolo 648 del codice penale).
  Per quanto detto, i soggetti costituitisi come parte lesa nella vicenda potranno trovare ristoro nelle opportune sedi giudiziarie.

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ALLEGATO 2

5-06465 Dionisi: Iniziative per agevolare lo smaltimento dei residui di lavorazione dei frantoi oleari liguri.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito all'interrogazione a risposta immediata presentata dagli onorevoli Dionisi e Mondello, si rappresenta che la questione relativa agli scarichi provenienti dall'attività dei frantoi oleari è già stata oggetto di un approfondito confronto che si è tenuto tra i rappresentanti del Ministero dell'ambiente, della regione Liguria e dei frantoi oleari liguri che operano per conto di terzi.
  Questi ultimi hanno rappresentato le difficoltà, anche economiche, determinate della gestione dei propri reflui secondo la normativa vigente. Il Ministero dell'ambiente è conscio di tale stato di cose, tuttavia le problematiche ambientali riconducibili a questa specifica categoria di scarichi non consentono di individuare un'immediata soluzione alla questione a causa, principalmente, delle caratteristiche chimico-fisiche dei reflui in questione e del livello dei trattamenti depurativi disponibili sul territorio.
  La corretta gestione dei residui di lavorazione dei frantoi oleari, infatti, non può prescindere dalla constatazione dell'elevato potenziale inquinante degli stessi. In particolare, le acque reflue derivanti dall'attività dei frantoi oleari sono universalmente ritenute uno degli effluenti più inquinanti dell'industria alimentare, fonte di notevoli problemi nelle aree a vocazione olivicola di tutta Europa. Esse sono caratterizzate da elevati valori di COD (Chemical Oxygen Demand – richiesta chimica di ossigeno) e BOD (Biochemical Oxygen Demand – richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni), bassi valori di pH ed elevati valori di solidi sospesi totali. Inoltre, l'elevato contenuto di polifenoli rende molto difficile la degradazione batterica del refluo, conferendo allo stesso caratteristiche di fitotossicità.
  Tanto premesso, per quanto riguarda in particolare la possibilità dello scarico in fognatura, va evidenziato che, considerate le caratteristiche chimico-fisiche, già richiamate, delle acque di vegetazione, le usuali tecnologie utilizzate negli impianti di depurazione delle acque reflue urbane presenti nel territorio nazionale non risultano idonee al trattamento dei reflui oleari, per lo smaltimento dei quali, peraltro, non erano stati progettati. In conseguenza di ciò, l'immissione di tali reflui negli impianti di trattamento urbani rischia di mettere in crisi i processi depurativi. Ciò finirebbe per determinare il mancato trattamento anche delle acque reflue urbane di natura più «ordinaria», normalmente convogliate.
  Le conseguenze in termini sia di inquinamento dell'ambiente idrico, sia di costi per il ripristino della funzionalità degli impianti sarebbero notevoli.
  In tal contesto, e a riprova del rischio di consentire l'immissione dei rifiuti di frantoio nel generale sistema di depurazione, va tenuto in considerazione lo stato di inadeguatezza del sistema depurativo in gran parte del territorio nazionale, che ha comportato il deferimento dell'Italia in Corte di Giustizia per 159 agglomerati, di cui 14 rientranti proprio nel territorio della regione Liguria.
  In merito a quest'ultimo aspetto, nel corso delle attività di coordinamento svolte dal MATT nei confronti delle regioni coinvolte, sono emerse notevoli difficoltà, anche in termini finanziari, per l'adeguamento Pag. 200dei depuratori finalizzato a trattare le acque reflue ad oggi ammesse in ossequio alle disposizioni comunitarie e nazionali vigenti.
  Stante tale situazione, il conferimento agli impianti di depurazione di un ulteriore carico, tra l'altro di elevato potenziale inquinante qual è quello derivante dalle acque di vegetazione, rischierebbe di vanificare gli sforzi finora compiuti per una corretta funzionalità degli stessi impianti.
  Dal punto di vista normativo, ad oggi, l'unica modalità di gestione alternativa allo smaltimento, ai sensi della disciplina sui rifiuti, risulta essere l'utilizzazione in agricoltura, da effettuarsi nel rispetto delle disposizioni regionali di attuazione del decreto ministeriale 6 luglio 2005 «Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell'utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e degli scarichi dei frantoi oleari, di cui all'articolo 38 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152».
  In riferimento, poi, alla vigente disciplina degli scarichi, è necessario rappresentare che la stessa detta indirizzi generali che devono essere tradotti e sviluppati in provvedimenti autorizzativi a livello locale.
  Spetta, quindi, alle regioni disciplinare in maniera più articolata la materia in esame, in virtù di una puntuale conoscenza del proprio territorio e dell'adeguatezza delle infrastrutture presenti.
  Tuttavia, il Ministero dell'ambiente continuerà ad assumere iniziative per ricercare, congiuntamente alle regioni competenti, soluzioni tecniche, organizzative e normative in grado di salvaguardare le attività industriali nel pieno rispetto dell'ambiente.

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ALLEGATO 3

5-06593 Tommaso Foti: Sull'inserimento del comune di Agazzano (Piacenza) nell'elenco dei comuni aventi diritto al finanziamento per contrastare il dissesto idrogeologico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alla interrogazione n. 5-06593 presentata dall'onorevole Foti, dove, ponendo in evidenza il problema del dissesto idrogeologico che affligge il Borgo di Boffalora, in comune di Agazzano (Piacenza), si chiede l'inserimento di questo comune, tra i prioritari, nell'elenco dei comuni aventi diritto al finanziamento di cui all'accordo di programma tra i Ministero dell'ambiente e la regione Emilia Romagna, nei limiti dei fondi residui che si renderanno disponibili dopo l'aggiudicazione degli appalti, si rappresenta quanto segue.
  Le risorse finanziarie, sia statali che regionali, inizialmente assegnate all'Accordo di programma tra il Ministero e la regione Emilia Romagna, finalizzato alla individuazione, finanziamento ed attuazione degli interventi di difesa del suolo per la mitigazione del rischio idrogeologico, risultano tutte integralmente destinate agli interventi già individuati nell'accordo stesso.
  La regione Emilia Romagna, in merito, ha rappresentato che, alla data odierna, per i predetti interventi, finanziati limitatamente ad una trance della prima annualità, sono state espletate le procedura di gara, a seguito delle quali si procederà alla quantificazione delle economie realizzabili.
  In tale contesto e in attesa che siano messi a disposizione gli ulteriori fondi indispensabili per l'attuazione delle opere già programmate, sempre la regione, conferma che l'intervento relativo al dissesto che interessa il borgo Boffalora sarà valutato per un eventuale finanziamento nel quadro complessivo delle criticità segnalate a livello regionale.
  Tale valutazione, così come per gli interventi attualmente ricompresi nell'Accordo di programma con il Ministero dell'ambiente, potrà giovarsi del contributo di tutte le strutture regionali e nazionali competenti in materia di difesa del suolo a garanzia dell'individuazione delle priorità di intervento.