CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 13 ottobre 2011
546.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-04567 Stradella: Incentivazione del fotovoltaico in abbinamento alla rimozione di coperture in cemento-amianto.

TESTO DELLA RISPOSTA

Al fine di rispondere compiutamente ai quesiti posti nell'atto di sindacato ispettivo in esame, da parte degli Onorevoli Interroganti, si premette che l'interrogazione medesima è stata presentata prima dell'emanazione del cd. quarto conto energia, cioè del decreto ministeriale 5 maggio 2011, previsto dall'articolo 25 del citato decreto legislativo 28 del 2011 e che disciplina l'incentivazione della produzione di elettricità da fotovoltaico dagli impianti entrati in esercizio dopo il 31 maggio di quest'anno.
Con riferimento alla questione prospettata nell'atto, tale decreto ministeriale prevede che alle tariffe incentivanti previste per gli impianti realizzati su edifici venga aggiunto un premio di 5 centesimi di euro/kWh qualora i medesimi impianti siano installati in sostituzione di coperture in eternit, o comunque contenenti amianto.
Tale disposizione differisce da quella contenuta nel decreto ministeriale 6 agosto 2010 - il cd. terzo conto energia - nel quale, per la medesima applicazione, si prevedeva un premio consistente in una maggiorazione espressa in percentuale, cioè del 10 per cento della tariffa.
La nuova disposizione, contenuta nell'articolo 14, comma 1, lettera c) del decreto ministeriale 5 maggio 2011, risulta quindi più efficace per le finalità auspicate dagli Onorevoli Interroganti, atteso che le tariffe incentivanti stabilite dal decreto ministeriale di cui sopra, hanno un andamento progressivamente calante per riflettere le corrispondenti riduzioni dei costi, registrate o previste, degli impianti e che pertanto, il premio espresso in percentuale rispetto alla tariffa avrebbe comportato una corrispondente riduzione dell'entità del premio, rendendo sempre meno efficace la misura.
Proprio per assicurare un'adeguata remunerazione per gli interventi in questione, si è provveduto a determinare il premio in valore assoluto - 5 centesimi di euro/kWh - in modo da conseguire il risultato auspicato nell'atto in esame, vale a dire il mantenimento a valori costanti dei livelli di incentivazione per le fattispecie di installazione di pannelli fotovoltaici, in abbinamento alla rimozione delle coperture in cemento-amianto.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-04617 Martella: Iniziative per la soluzione della crisi produttiva e occupazionale degli stabilimenti Vinyls presenti in Italia.

Interrogazione n. 5-04666 Martella: Continuità produttiva e occupazionale degli stabilimenti Vinyls di Porto Marghera, Porto Torres e Ravenna.

TESTO DELLA RISPOSTA

Si risponde congiuntamente alle interrogazioni in titolo in quanto relative al medesimo argomento. La situazione di crisi in cui versa la Vinyls nasce, come noto, dalla decisione della Società madre, la multinazionale britannica Ineos, di fermare le attività di produzione nel settore del CVM-PVC (cloruro di vinile monomero e polivinil-cloruro) in Italia, negli impianti di Porto Torres, Porto Marghera e Ravenna.
Nonostante il profuso impegno del MiSE per l'acquisizione della Società da parte di un imprenditore italiano, la Vinyls è stata dichiarata insolvente dal Tribunale di Venezia in data 19/06/2009.
Con decreto del 07 agosto 2009, il Tribunale di Venezia ha dichiarato l'apertura della Procedura di Amministrazione Straordinaria relativamente alla Vinyls e successivamente - con decreto del 13 agosto 2009 - sono stati nominati dal Ministro dello Sviluppo Economico i Commissari Straordinari della stessa.
Il 12 novembre 2009, presso il MiSE, è stato stipulato l'accordo tra i Commissari Vinyls ed Eni, con il quale sono state definite le modalità e le condizioni dell'approvvigionamento di cloro, al fine di consentire il riavvio degli impianti di Porto Torres e Porto Marghera.
A seguito della pubblicazione di invito sui quotidiani, pervenne un'unica manifestazione di interesse all'acquisto da parte della Ramco, gruppo del Qatar. Tuttavia, la trattativa con il gruppo del Qatar non è andata a buon fine, e pertanto, la Ramco ha ritirato la propria proposta.
In data 22 luglio 2010 è stato siglato il protocollo d'intesa Eni-MiSE, in base al quale Eni si rendeva disponibile a cedere gli assets necessari per garantire agli eventuali interessati la realizzazione dell'integrazione del ciclo del cloro. A questo punto, i Commissari sono stati autorizzati ad avviare la procedura di vendita ad evidenza pubblica dei complessi aziendali di Vinyls.
All'esito della pubblicazione del bando di gara, giunsero le seguenti offerte d'acquisto:
Offerta Gita Holding AZ, fondo svizzero, avente ad oggetto tutti e tre gli stabilimenti, condizionata all'acquisizione degli assets Eni, ai fini dell'integrazione del ciclo del cloro; in particolare, l'offerente Gita propose di acquistare i complessi aziendali tramite una Newco, con capitale sociale di 100 mln di euro, interamente versato;
Offerta IGS-Industrie Generali S.p.A., avente ad oggetto il solo impianto PVC di Ravenna;
Offerta Dioki D.D., avente ad oggetto i siti di Ravenna e Porto Torres.

Il primo marzo 2011, è stato siglato il contratto tra Syndial (ENI) e Vinyls Group

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la Newco di Gita - per la cessione degli assets di Eni, necessari ad assicurare l'integrazione del ciclo del cloro, la cui efficacia è stata subordinata alla preannunciata capitalizzazione della Newco per 100 mln di euro. Realizzatasi la condizione, i Commissari hanno invitato Gita a procedere alla capitalizzazione della Newco per 100 mln di euro, nonché a provvedere al pagamento del credito vantato per l'acquisto della giacenza, per circa 700 mila euro.
Non avendo avuto conferma degli adempimenti richiesti, i Commissari hanno quindi provveduto ad invitare gli altri due operatori a presentare eventuali offerte migliorative, rispetto a quelle precedentemente presentate. Al riguardo, i Commissari Straordinari, a seguito della conclamata inaffidabilità dimostrata dal fondo Gita, nell'ambito della procedura di vendita, hanno comunicato di aver provveduto a notificare alla stessa Gita atto di citazione, con richiesta di risarcimento dei danni patiti per responsabilità pre-contrattuale.
All'esito della valutazione delle due definitive offerte pervenute, con provvedimento del 24 giugno scorso, i Commissari sono stati autorizzati ad accettare l'offerta presentata dalla S.p.A. Industrie Generali, per l'acquisto del complesso industriale PVC e CVM di Ravenna, facente capo alla Vinyls Italia S.p.A., in Amministrazione Straordinaria. In particolare, la Società acquirente, operante nel settore chimico in partnership con un importante gruppo multinazionale, si è impegnata a riavviare e a proseguire l'attività industriale per un biennio, garantendo altresì per il medesimo periodo il mantenimento di tutta la forza lavoro attualmente occupata nel sito di Ravenna, pari a 37 unità, oltre all'impegno ad aumentare l'occupazione fino a 54 unità, attingendo tra gli occupati Vinyls nei siti di Porto Torres e Porto Marghera.
Per quanto attiene agli impianti di Porto Marghera e Porto Torres, a seguito dell'infruttuoso esperimento di vendita svolto dalla procedura, con decreto del 25 luglio scorso, è stata autorizzata la modifica del Programma di cessione, nel senso di consentire la vendita degli assets aziendali anche per attività industriali e produttive diverse da quelle esposte nel programma, ma pur sempre compatibili con le finalità, anche di riconversione, proprie della procedura di Amministrazione Straordinaria.
All'esito di un nuovo bando, finalizzato alla raccolta di eventuali offerte d'acquisto per i due siti di Porto Torres e Porto Marghera, sono pervenute alla Procedura, come riferito dallo stesso On. Interrogante, le seguenti offerte:
Oleificio Medio Piave, Società che svolge attività di estrazione dell'olio vegetale da semi oleosi, interessata all'acquisto di alcuni terreni del sito di Porto Marghera - non comprensivi degli impianti PVC - ai fini di consentire lo sbarco dei semi sulla banchina ex Syndial e di trasferire a destinazione il prodotto finito, evitando rotture di carico. L'offerta è condizionata alla possibilità di ottenere la piena disponibilità di altri terreni limitrofi di proprietà Eni, le concessioni e le autorizzazioni da parte degli enti locali, necessarie per svolgere l'attività aziendale, nonché la disponibilità dell'uso della ferrovia presente sul sito. L'offerente si impegnerebbe ad assumere tutti i dipendenti del sito di Porto Marghera;
SGI PV1, società veicolo controllata al 100 per cento dalla Sardinia Green Island, operante nel settore delle energie rinnovabili, interessata all'acquisto del sito di Porto Torres, in un'ottica di riconversione industriale; l'offerta si presenta suscettibile di miglioramenti, come precisato dallo stesso imprenditore, sotto il profilo del livello occupazionale e del corrispettivo.

Le altre due offerte pervenute riguardano lo smontaggio e l'asportazione degli impianti di CVM e di PVC presenti in entrambi i siti.
Tutti i tentativi sin qui esperiti per perseguire l'obiettivo di reperire possibili soggetti interessati alla continuazione dell'attività caratteristica di Vinyls, tra cui quella di produzione del PVC - con ben 3

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bandi - non hanno avuto pertanto, esito, eccezione fatta per lo stabilimento Vinyls di Ravenna.
Si segnala, peraltro, che l'Amministrazione Straordinaria, per la denegata ipotesi in cui anche le sopra descritte offerte non dovessero essere positivamente valutate dagli Organi della procedura, non potrebbe svolgere ulteriori tentativi di vendita delle attività, ma solo dei residui cespiti all'attivo nell'ambito della fase liquidatoria, conseguente alla scadenza del programma di cessione.
Per quanto attiene all'occupazione, si segnala che tutto il personale Vinyls di Porto Marghera e di Porto Torres è attualmente in CIGS; tuttavia, è stato previsto l'impiego a rotazione di lavoratori da destinare al presidio degli impianti, necessario a scongiurare danni ambientali.
Attualmente si è in attesa di conoscere le determinazioni dei Commissari, all'esito delle valutazioni tuttora in corso, sulle offerte pervenute. In riferimento al ruolo dell'Eni, nella difficile situazione che si è venuta a creare, la stessa ha continuato a fornire materie prime alla Vinyls, fino al momento dello stop degli impianti - malgrado l'ingente credito di 100 milioni di euro dalla stessa accumulato - e si è resa disponibile a cedere a qualunque potenziale acquirente tutti gli impianti e le infrastrutture necessari all'integrazione della filiera produttiva.
Si fa presente, infine, che ENI S.p.A. è una società quotata in borsa partecipata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze con una quota pari al 3,93 per cento.
Ai sensi di legge, il Ministero di cui sopra non svolge attività di indirizzo e coordinamento delle proprie partecipate e non interferisce nella gestione operativa.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-05168 Lulli: Continuità produttiva dello stabilimento Iribus di Flumeri, in provincia di Avellino.

TESTO DELLA RISPOSTA

La crisi dell'Irisbus coinvolge uno stabilimento storico del Mezzogiorno, la cui chiusura può comportare pesanti riflessi occupazionali e sociali.
Il MiSE ha seguito, fin dal mese di luglio, la difficile situazione che si è creata sul territorio in seguito alla decisione del Gruppo Fiat Industrial di cedere il ramo di azienda IRISBUS di Flumeri alla società DR Motor Company, che fa capo all'imprenditore molisano Massimo Di Risio.
L'Azienda, come noto, è attiva nella produzione di autobus - Granturismo e per Trasporto Urbano.
Le ragioni dell'annunciata chiusura sono state attribuite agli effetti della grave crisi che ha colpito il mercato degli autobus urbani in Italia, le cui immatricolazioni hanno registrato un forte calo.
Per far fronte a tale situazione, si è fatto ricorso a strumenti di ammortizzazione sociale. Infatti, è stata autorizzata dal Ministero del lavoro la corresponsione del trattamento d'integrazione salariale per un massimo di 818 unità lavorative, per il periodo dal 30 agosto 2010 al 29 agosto 2011.
Il Ministro dello sviluppo economico, On Paolo Romani, nell'agosto scorso ha proposto una mediazione in grado di risolvere positivamente l'insieme dei problemi occupazionali e di dare prospettive industriali al sito Valle Ufita.
La proposta di mediazione avrebbe, infatti, consentito di sospendere la procedura di cessione del ramo di azienda, dando la possibilità di iniziare l'esame delle eventuali soluzioni, nell'ottica di garantire la vocazione industriale del sito e gli attuali livelli occupazionali. In particolare, tale proposta puntava al mantenimento di un'attività industriale e alla salvaguardia, con il concorso diretto della FIAT, di tutta l'occupazione attualmente in forza allo stabilimento - 690 persone. La proposta del Ministro, condivisa dalla FIAT e dalle istituzioni locali, non ha, in seguito alle consultazioni con i lavoratori, trovato il consenso delle organizzazioni sindacali.
Successivamente, alla luce delle recenti prese di posizione della DR Motor Company e della susseguente comunicazione di FIAT di volere cessare l'attività, il Ministero, in stretto raccordo con la Presidenza del Consiglio, ha accelerato i colloqui con le parti.
Il Ministro dello sviluppo economico, pertanto, lo scorso 21 settembre ha convocato Fiat Industrial, Anfia e i Segretari Generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl per esaminare le problematiche della società Iribus di Valle Ufita. Tale riunione si è conclusa con la proposta rivolta all'Irisbus di continuare l'attività produttiva fino al 31 dicembre 2011, per consentire nel frattempo la ricerca di eventuali imprenditori interessati all'acquisizione del sito, oltre alla DR Motor Company, che si era resa nuovamente disponibile a rilevare l'Azienda con una parte del personale. La proposta comprendeva, inoltre, la ricollocazione di un'ulteriore parte dei lavoratori interessati presso altre aziende del Gruppo Fiat Iveco e il possibile utilizzo di ammortizzatori sociali, per la rimanente quota dei dipendenti.
Il 26 settembre scorso tale progetto è stato respinto in assemblea dalla RSU, con voto unanime dei lavoratori che, nonostante

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quanto già precisato, ribadiscono la necessità che la vertenza sia trattata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri «al fine di rivendicare la definizione e il finanziamento del piano nazionale trasporti, unica soluzione per mantenere in Valle Ufita il sito produttivo del settore bus».
In relazione alle richieste dei lavoratori si segnala quanto segue.
Come emerso nel corso dei numerosi incontri tenuti presso il Ministero dello sviluppo economico, la definizione di un piano nazionale dei trasporti, seppure assolutamente necessario in relazione all'oggettiva obsolescenza del parco autobus nazionale, difficilmente potrà contribuire alla risoluzione della difficile vertenza IRISBUS per due ordini di ragioni: in primo luogo per i tempi, che, vista l'oggettiva carenza di risorse già destinate al fondo trasporto pubblico locale istituito presso il Ministero dei trasporti, per la realizzazione di un piano organico di rinnovo del parco, non sono coerenti con le esigenze espresse dall'azienda; inoltre, per le regole volte alla realizzazione di bandi europei che non consentono riserve per l'industria nazionale, la quale si trova a operare in un regime di forte e crescente concorrenza internazionale, come dimostrato dall'esito di recenti gare di appalto che hanno visto prevalere operatori che producono in aree con minori costi di produzione. In seguito a tale presa di posizione l'Irisbus ha aperto il 30 settembre la procedura di mobilità per tutti i lavoratori del sito. Le Organizzazioni sindacali provinciali e la RSU hanno, di conseguenza, chiesto all'Azienda l'incontro procedurale, previsto dall'articolo 4 della legge 223 del 1991.
Più in generale, l'intera vicenda FIAT continua a essere seguita con grande attenzione, anche attraverso costanti verifiche con il management e le organizzazioni sindacali.
Con riferimento, invece, alla richiesta rivolta al Governo di assumere iniziative per stanziare una congrua quota di risorse nazionali e regionali al rinnovo del parco vetture delle aziende operanti nel settore del trasporto pubblico su rotaia e su gomma, si osserva preliminarmente che il Piano per il Sud approvato dal Consiglio dei Ministri del 26 novembre 2010, ha già individuato una priorità nelle grandi opere ferroviarie e viarie per rafforzare i collegamenti tra il Nord e il Sud del Paese, destinando ad esse 1,6 miliardi di euro delle risorse FAS - attualmente denominato Fondo per lo sviluppo e la coesione - e che permettono di attivare infrastrutture per 20 miliardi di euro circa. Cionondimeno, ove sia di prioritario interesse la realizzazione del programma prospettato nell'atto in esame, si segnala che le risorse del FAS possono essere destinate anche al proposto finanziamento, fatta salva in ogni caso, la normativa nazionale ed europea in materia di aiuti di stato.
Si segnala, altresì, che, in sede di attuazione del Piano per il Sud, sono in corso apposite interlocuzioni tra le Amministrazioni Centrali e Regionali di volta in volta interessate, per l'individuazione degli interventi da finanziare con le risorse FAS a titolarità regionale ancora disponibili. Le risorse nazionali FAS, allo stato attuale, sono coinvolte nei processi di attuazione delle manovre finanziarie di luglio ed agosto 2011, sul contenimento della spesa pubblica.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-05204 Margiotta: Problematiche connesse al registro per i grandi impianti fotovoltaici previsto dal decreto ministeriale 5 maggio 2011 (IV conto energia).

TESTO DELLA RISPOSTA

Relativamente ai quesiti posti dall'On. Interrogante e procedendo con ordine, va premesso, con riguardo all'intervento sui livelli di incentivazione, che il decreto ministeriale 5 maggio 2011, è coerente con quanto raccomandato dalla Commissione Attività Produttive del Senato, che, sin dalle premesse del parere reso in sede di esame del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/28/CE sulle fonti rinnovabili - fonte del predetto decreto ministeriale - ha rilevato «la necessità di una progressiva riduzione dei costi attualmente gravanti sui cittadini e sulle imprese per il finanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili fino al raggiungimento della grid parity». Com'è noto, infatti, le incentivazioni gravano sulla componente tariffaria delle bollette elettriche.
Questo, in ragione del fatto che nel corso del 2010, anche grazie alle economie di scala indotte dal massiccio ingresso nel settore dell'industria cinese, si è registrato un sensibilissimo e non previsto calo dei prezzi dei componenti, a fronte di tariffe incentivanti di cui al decreto ministeriale 6 agosto 2010, dimensionate sulla base di una previsione di riduzione dei costi più contenuta.
Il decreto legislativo 28 del 2011 ha quindi previsto una revisione del terzo conto energia per ridurre le tariffe incentivanti in linea con la riduzione dei costi delle tecnologie e secondo standard europei, ma anche per introdurre strumenti di controllo della spesa basati su dinamiche di mercato - il cosidetto modello tedesco, in cui le tariffe si riducono nel tempo in relazione all'aumento della capacità installata - e per favorire lo sviluppo di installazioni e tecnologie innovative, sulle quali si raggiungerà più facilmente l'efficienza economica.
Il nuovo provvedimento interviene, a parità di onere per la collettività rispetto a quello che si sarebbe sostenuto in vigenza del III conto energia, in modo da offrire al settore uno scenario di certezze, un orizzonte temporale adeguato a stimolare gli investimenti e l'ulteriore riduzione dei costi. L'obiettivo generale è giungere, nel giro di cinque anni, alla cosiddetta grid parity nelle principali applicazioni, vale a dire all'equivalenza tra il costo dell'elettricità fotovoltaica e il costo di acquisto dell'elettricità dal sistema elettrico sostenuto da famiglie e da piccole e medie imprese.
Le risorse previste renderanno possibile, con il trend di riduzione degli incentivi delineato nel decreto, l'installazione di circa 23.000 MW, circa il triplo di quella prevista come obiettivo 2020 dal Piano di azione sulle rinnovabili del giugno 2010 e dallo stesso III conto energia dell'agosto dello stesso anno. Tale potenza fornirà circa 25 miliardi di kWh, circa il 7 per cento degli attuali consumi.
Uno degli strumenti messi in atto con il nuovo decreto è il registro dei grandi impianti, necessario per controllare meglio la spesa pubblica negli anni 2011-2012 attraverso budget predeterminati a favore di questa tipologia di impianti.
Vanno preliminarmente svolte alcune considerazioni che si discostano da alcune affermazioni contenute nell'atto di sindacato

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ispettivo nella parte delle premesse e delle richieste conclusive, per quanto riguarda i contenuti del decreto ministeriale 5 maggio 2011 e dell'applicazione delle disposizioni in esso contenute per la gestione del registro.
Non si può affermare che il decreto ministeriale non preveda norme a salvaguardia degli investimenti effettuati.
Va segnalato, infatti, che l'articolo 6, comma 2, prevede l'accesso diretto alle tariffe, senza quindi concorrere per l'iscrizione al registro, per i grandi impianti che sono entrati in esercizio entro il 31 agosto scorso, cioè per gli impianti che alla data di emanazione del decreto ministeriale si trovavano in avanzato stato di realizzazione. Tale disposizione ha comportato l'ammissione agli incentivi di grandi impianti per una potenza complessiva di ben 1800 MW.
Anche la disposizione contenuta nell'articolo 8, comma 3, relativa ai criteri di priorità da applicare per la formazione della graduatoria, è ispirata dalla necessità di privilegiare gli investimenti effettuati. Tali criteri attengono, infatti, alla data di entrata in esercizio, alla data di realizzazione e alla data del titolo autorizzativo.
Per quanto attiene alla gestione del registro, si fa presente, innanzitutto, che il 16 maggio scorso - e non l'11 luglio - il GSE ha pubblicato sul sito web la Guida per l'iscrizione al registro, vale a dire a soli 4 giorni di distanza dalla pubblicazione del citato decreto ministeriale 5 maggio 2011, avvenuta il 12 maggio. Tale Guida, di pertinenza esclusiva del Soggetto attuatore e conforme ai contenuti del decreto ministeriale in esame, è stata poi integrata solo per puntualizzare alcuni aspetti nell'interesse degli operatori.
Il 19 maggio scorso, il GSE, sempre in conformità ai termini indicati dal decreto ministeriale, ha preannunciato l'apertura del registro, rendendo quindi disponibili i modelli da utilizzare per la presentazione on line delle istanze di iscrizione.
Il registro è stato disponibile a partire dal 20 maggio e non vi sono stati disfunzioni o malfunzionamenti del sistema informatico che abbiano impedito l'iscrizione al registro, pur avendo gestito richieste da oltre 5.000 impianti.
Il ritiro della graduatoria pubblicata lo scorso 15 luglio e avvenuto il 18 dello stesso mese, è stato motivato dalla necessità di provvedere ad un esame di tutta la documentazione per gli errori riscontrati e commessi, non dal GSE, bensì dai Soggetti Responsabili degli impianti, in occasione delle dichiarazioni e allegazioni rese in sede di presentazione delle istanze.
Il GSE, il 29 luglio, ha ri-pubblicato la graduatoria motivando in un apposito comunicato che quella pubblicata il 15 luglio derivava dai dati dichiarati dai Soggetti Responsabili e relativi ai criteri di priorità per l'inserimento nel registro e che l'analisi della documentazione allegata alla richiesta di iscrizione, iniziata subito dopo la pubblicazione, aveva evidenziato la mancanza di documenti essenziali per l'iscrizione, nonché numerose incongruenze e difformità tra quanto dichiarato dai Soggetti Responsabili stessi e quanto si deduceva dalla documentazione inviata.
Di conseguenza, il GSE ha dovuto ritirare gli elenchi e procedere all'analisi di merito della documentazione. La complessità di tale attività di valutazione, data anche la numerosità delle domande pervenute, pari, come detto, a circa 5 mila per oltre 6 mila MW di potenza, ha dilatato i tempi di verifica e di pubblicazione della graduatoria. Nel medesimo comunicato il Gestore ha precisato che l'inclusione nella graduatoria non garantisce l'accesso agli incentivi, che potrà avvenire solo dopo l'entrata in esercizio degli impianti, quando si potrà verificare la reale corrispondenza tra l'impianto realizzato e quello autorizzato, il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla normativa, nonché l'assenza delle condizioni ostative di cui agli articoli 23 e 43 del decreto legislativo 28 del 2011, relativi, rispettivamente, ai requisiti di accesso agli incentivi e alla disciplina sui controlli.
Inoltre, procedendo nella articolata risposta, il contenzioso cui fa riferimento l'Onorevole interrogante origina dunque dall'esclusione dalla graduatoria definitiva

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di soggetti che erano stati invece inclusi nel primo elenco, poi ritirato. In base all'istruttoria condotta dal GSE, si trattava di istanze incomplete rispetto ad aspetti essenziali ovvero recanti dichiarazioni non veritiere rispetto a dati sensibili, quali, ad esempio, l'idoneità del titolo autorizzativo. A fronte di tali illegittimità, si ritiene che il GSE abbia motivatamente corretto la graduatoria, alla luce anche delle severe sanzioni che il decreto legislativo 28/2011 ha stabilito a carico di chi fornisca dati errati, ai fini dell'ottenimento degli incentivi.
Non sembra quindi che possa essere contestata al GSE l'attenta verifica della ricorrenza dei requisiti di legge per l'ammissione agli incentivi né sembra esserci spazio per la modifica delle norme in materia, a favore di iniziative che, al contrario, pensavano di entrare in graduatoria sulla base di elementi poi rivelatisi scorretti ed incompleti.
D'altro canto, la sanatoria prospettata dall'On. Interrogante per tutte le domande di iscrizione al registro di grandi impianti conformi a legge vanificherebbe la portata del nuovo istituto del registro come sistema di controllo della spesa per gli anni 2011 e 2012, con conseguente riduzione delle risorse destinabili agli anni successivi, o alle installazioni più efficienti ed innovative.
Quanto, poi, alle auspicate modifiche del decreto ministeriale in esame per rimuovere i limiti di potenza installabile al fine di promuovere lo sviluppo della fonte fotovoltaica, va osservato che nei primi 3 mesi di applicazione di tale decreto sono entrati in esercizio impianti, tra grandi e piccoli, per una potenza di circa 2.500 MW e che il decreto in parola già garantisce al fotovoltaico una crescita fino a 23.000 MW in pochi anni, come ricordato sopra.
È necessario che la promozione delle rinnovabili avvenga seguendo criteri di efficienza economica, privilegiando le fonti che presentano, sia oggi, sia in prospettiva, i costi più sostenibili dai cittadini. È necessario quindi che si guardi all'efficienza energetica e alle rinnovabili termiche come un modo importante di raggiungere gli obiettivi di rinnovamento del panorama energetico, non privilegiando solo le rinnovabili elettriche.
La prossima definizione della Strategia energetica nazionale potrà aggiornare le previsioni al riguardo.
Sotto il profilo tecnico, è necessario, in ogni caso, che l'ulteriore crescita delle rinnovabili elettriche non programmabili - come il fotovoltaico - avvenga secondo una distribuzione geografica ed una tempistica che agevoli il loro inserimento nell'ambito del sistema elettrico, in parallelo ad un cambiamento sia dell'assetto sia del modello di gestione delle reti, in modo da preservare gli attuali livelli di sicurezza e non creare inefficienza nel sistema.
Si tratta di una modifica strutturale del sistema elettrico, per la quale è auspicabile elevata capacità di programmazione anche temporale dello sviluppo delle varie fonti.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-05255 Bocci: Revisione dei criteri per l'assegnazione del marchio «Patrimonio d'Italia».

TESTO DELLA RISPOSTA

L'onorevole interrogante - premesso che il 28 luglio 2011 è stato presentato dal Ministro del turismo il nuovo marchio «Patrimonio d'Italia», dedicato alle manifestazioni culturali che «contribuiscono a valorizzare l'immagine dell'Italia e a generare nuovi flussi turistici» chiede:
a) di conoscere il motivo per cui tra le 34 manifestazioni che hanno ottenuto il detto riconoscimento sono state escluse importanti manifestazioni umbre, tra le quali, in particolare, la Giostra della Quintana di Foligno, il che ha provocato le proteste dei Sindaci e delle comunità locali interessate;
b) di rivedere i criteri per l'assegnazione del detto valutando la possibilità di assegnare in futuro il riconoscimento ad altre manifestazioni che si svolgono in territorio umbro.

Con riguardo, in specie, alla menzionata Giostra della Quintana di Foligno, l'onorevole interrogante rappresenta che gli animali impiegati sono amati e rispettati e che il loro benessere è assicurato tutto l'anno.
Conviene anzitutto osservare che alla base della creazione del marchio «Patrimonio d'Italia» vi è l'intendimento del Ministro del turismo di valorizzare, attraverso la concessione del detto riconoscimento, le manifestazioni che realmente costituiscano veri e propri attrattori turistici. In tale ottica, i soggetti promotori di tali manifestazioni sono incentivati a considerare le opportunità turistiche quali elementi assolutamente prioritari nella pianificazione, costruzione ed organizzazione di tali manifestazioni, anche rinnovando i propri formati nel corso delle varie edizioni.
Inoltre è opportuno ricordare che il Comitato Ministeriale per la Creazione di un'Italia Animal Friendly, istituito presso il Ministero del turismo e composto da parlamentari di ogni formazione politica, dalle Associazioni Animaliste, dall'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia e dall'Unione Province Italiane ha espresso il preciso indirizzo - che tiene opportunamente conto delle istanze inviate da migliaia di cittadini - volto a disincentivare le manifestazioni popolari a carattere storico, culturale e religioso, che impiegano animali, in quanto, al di là delle intenzioni degli organizzatori, si sono verificati troppo spesso incidenti che hanno provocato la morte degli animali stessi.
Invero, atteso il grado di sensibilità e di attenzione che la stragrande maggioranza degli italiani nutre per gli animali e che ha ricadute positive per l'immagine del Paese, il Ministro del turismo ha ritenuto - in linea con le puntuali indicazioni dettate a livello europeo (articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, quale risulta dal Trattato di Lisbona del 2007, in vigore dal 10 dicembre 2009 - che il decreto ministeriale che istituisce il riconoscimento annuale «Patrimonio d'Italia per la tradizione», senza oneri finanziari a carico del bilancio dello Stato (articolo 3, n. 2, ultima frase) prevedesse fra i criteri di carattere oggettivo e qualitativo quello volto a «favorire la cultura di rispetto dell'ambiente e tutela della biodiversità, evitando l'impiego di animali a qualsiasi titolo» (articolo 1, n. 1).

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Alla luce di tale criterio sono state individuate, nella prima edizione del riconoscimento, 34 manifestazioni, che si sono distinte a livello nazionale per la capacità di mantenere vivo il folklore del proprio territorio, adeguando le rappresentazioni tradizionali all'evolversi dei tempi, nel rispetto degli animali e dell'ambiente, incentivando la partecipazione di turisti e visitatori, profilandosi, pertanto, quali esempi virtuosi del percorso di valorizzazione dell'immagine dell'Italia a finalità turistica. Tra le dette manifestazioni figura, tra l'altro, una delle più antiche manifestazioni folcloristiche italiane quale è, in Umbria, la Festa dei Ceri di Gubbio.
Infine, è del tutto evidente che nelle prossime edizioni del riconoscimento «Patrimonio d'Italia per la tradizione» potranno essere valutate altre iniziative che si svolgono nel territorio umbro meritevoli di valutazione positiva e che rispondano ai criteri dettati dal decreto ministeriale istitutivo del riconoscimento.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-05384 Pili: Avvio delle procedure di appalto e di realizzazione del metanodotto Galsi.

TESTO DELLA RISPOSTA

In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in oggetto e da elementi acquisiti dalla società Galsi si comunica quanto segue:
come riportato nell'interrogazione, la Società Galsi S.p.A. è stata costituita nel 2003 per sviluppare e realizzare una nuova infrastruttura di importazione di gas naturale dall'Algeria all'Italia. Fin dalla costituzione, la Regione Sardegna partecipa alla Società con la controllata SFIRS SpA.
Attualmente gli azionisti della Società sono primarie aziende internazionali e nazionali che operano nel mercato energetico:
Sonatrach, la compagnia di Stato algerina per la ricerca, lo sfruttamento, il trasporto, la trasformazione e la commercializzazione di idrocarburi e derivati, con il 41,6 per cento;
Edison, con il 20,8 per cento;
Enel, con il 15,6 per cento;
Gruppo Hera, con il 10,4 per cento;
Regione Autonoma della Sardegna, che attraverso la finanziaria d'investimento SFIRS possiede l'11,6 per cento della Società.

A partire dal dicembre 2006, a valle del completamento delle attività preliminari di studio, è stato avviato lo sviluppo del progetto, attualmente in fase molto avanzata, essendo le principali attività - ingegneria del progetto, iter autorizzativo, contratti per la fase realizzativa, ecc... - già state completate o in via di finalizzazione. In tale quadro, a valle della Decisione Finale di Investimento - attesa alla conclusione dell'iter autorizzativi - avrà avvio la fase realizzativa della durata indicativa di 3 anni e mezzo.
Il progetto GALSI è costituito da:
la sezione sottomarina («off-shore») tra l'Algeria e la Sardegna, costituita da una condotta sottomarina con punti di approdo presso Koudiet Drauche (Algeria) e Porto Botte (Sardegna sud-occidentale) con lunghezza pari a circa 285 km, di cui 45 ubicati nel territorio italiano;
il Terminale di Arrivo di Porto Botte e il relativo breve tratto di metanodotto a terra, tra l'approdo e il Terminale, pari a circa 1,5 km;
la sezione terrestre Porto Botte-Olbia di attraversamento dell'intera Sardegna, da Sud-Ovest a Nord-Est, di lunghezza pari a circa 268 km;
la Centrale di Compressione di Olbia;
la sezione off-shore tra la Sardegna e la Toscana costituita da un breve tratto di metanodotto a terra tra la Centrale di Olbia e l'approdo, di lunghezza pari a 8,5 km;
una condotta sottomarina con punti di approdo presso Olbia (Località «Le Saline») e Piombino (Località «Torre del Sale»), di lunghezza pari a circa 275 km;
il Terminale di Arrivo di Piombino, ubicato in prossimità dell'approdo e presso il quale avverrà il collegamento con l'esistente Rete Nazionale dei Gasdotti e la

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breve condotta terrestre dal punto di approdo al Terminale, di lunghezza pari a 3 km.

L'importanza strategica del progetto che, oltre a costituire un nuovo corridoio energetico senza l'attraversamento di Paesi terzi, consente la metanizzazione della Sardegna - l'unica regione in Italia a non essere servita da questa fonte energetica - è riconosciuta a livello nazionale e comunitario; infatti, l'Accordo Intergovernativo Italia - Algeria, siglato ad Alghero il 14 novembre 2007, ha riconosciuto la rilevanza strategica dell'opera, garantendo il supporto istituzionale per lo Sviluppo del Progetto; inoltre, Galsi è stato incluso dalla UE tra i 5 assi prioritari per lo sviluppo della rete Transeuropea dell'Energia ed è esplicitamente citato dalla L.273/02 quale nuova infrastruttura per l'approvvigionamento di gas naturale dai paesi esteri; in più, nell'ambito del pacchetto di misure anticrisi «European Recovery Plan», la Commissione Europea ha confermato il ruolo strategico prioritario di Galsi per l'Unione Europea attraverso lo stanziamento di un finanziamento a fondo perduto per il progetto di 120 M euro e, mediante apposito decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 1 agosto 2008, Galsi è stata inserita nell'elenco della rete nazionale gasdotti (RNG);
Per quanto riguarda lo stato di avanzamento dell'iter autorizzativo si deve evidenziare che esso è nella fase conclusiva dopo un iter articolato come segue:
il 31 luglio 2008 è stata presentata la domanda di autorizzazione unica ex. articolo 52-quinquies del decreto del Presidente della Repubblica 327/01, come modificato dal decreto legislativo 330/04, che comprende l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio e la pronuncia di Compatibilità Ambientale. L'istanza è stata inviata al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, al Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali alle Regioni Sardegna e Toscana, alle 8 Province (7 sarde) interessate e ai 41 Comuni (40 sardi);
il 3 febbraio 2009 il Ministero dello Sviluppo Economico ha presieduto la prima Conferenza dei Servizi Istruttoria per l'avvio del procedimento, per la quale sono stati chiamati tutti gli Enti che devono esprimersi in relazione alle interferenze dell'opera con le infrastrutture esistenti;
il procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, di competenza del Ministero per l'Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare, di concerto con il Ministero per i beni e le Attività Culturali, si è concluso con il decreto positivo, con prescrizioni, di compatibilità ambientale dell'opera. Tale decreto recepisce il parere favorevole della Regione Sardegna mentre la Regione Toscana si è espressa favorevolmente con Delibera di Giunta Regionale n. 70 del 14 febbraio 2011;
il 25 luglio 2011 il Dipartimento competente del MiSE, ha pubblicato, secondo le modalità previste dalla normativa vigente, l'avviso di avvio del procedimento finalizzato all'apposizione del Vincolo Preordinato all'Esproprio, per l'autorizzazione alla costruzione ed esercizio dell'impianto.

Allo stato attuale, diverse Amministrazioni - competenti per la definizione delle autorizzazioni preliminari da rendere nell'ambito dell'autorizzazione unica - hanno già rilasciato i loro pareri favorevoli, altre stanno ultimando l'attività istruttoria per la definizione degli stessi. È prossima, quindi, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico la convocazione di una Conferenza dei Servizi conclusiva del procedimento, in cui verranno invitati tutti gli enti che devono rilasciare permessi di qualsiasi natura, ovvero che devono esprimersi in relazione alle interferenze dell'opera con le infrastrutture esistenti, cui il proponente ha già provveduto ad inviare copia della documentazione progettuale.
Per quanto riguarda le osservazioni presentate dal Comune di Olbia relativamente al posizionamento della stazione di misura e del Comune di S. Antioco nel

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procedimento amministrativo di valutazione sulla compatibilità ambientale si rileva che:
tutte le osservazioni che pervengono da parte degli Enti ed Amministrazioni coinvolte nel procedimento saranno valutate nella conferenza dei servizi;
in particolare sulle osservazioni presentate dal Comune di Olbia - e cioè una sostanziale incompatibilità urbanistica delle opere in progetto, motivata sia dall'inquinamento causato dalle emissioni della centrale, sia dall'attuale diversa destinazione d'uso dei terreni interessati dal progetto - si fa presente che per quanto riguarda gli aspetti legati alle emissioni atmosferiche, questi sono stati già valutati durante il procedimento di VIA che si è concluso positivamente; per quanto riguarda, invece, la diversa destinazione d'uso dei terreni si fa presente che l'autorizzazione unica rilasciata ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 327/01 dal Ministero dello Sviluppo Economico per le infrastrutture lineari energetiche comporta automaticamente variazione degli strumenti urbanistici vigenti;
la localizzazione della Centrale di Compressione nel sito di Venafiorita, invece, è stato il risultato dell'ottimizzazione di numerosi fattori tecnici, ambientali e territoriali in quanto numerose sono state le macroalternative di progetto e le microalternative di localizzazione all'interno del Comune di Olbia descritte dal proponente nello Studio di Impatto Ambientale, presentato al Ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare ed alla Commissione Tecnica VIA;
l'installazione di una centrale di compressione immediatamente prima dell'inizio del tratto di gasdotto sottomarino tra la Sardegna e la Toscana è necessaria per innalzare la pressione di spinta del gas nel gasdotto e la sua localizzazione per motivi tecnici non può andare oltre una certa distanza dalla linea di costa;
infine la soluzione tecnica del microtunnel presentata dal proponente è risultata quella di maggiore garanzia di salvaguardia degli habitat caratterizzanti il tratto costiero interessato.

Per quanto riguarda le osservazioni pervenute dal Comune di Sant'Antioco è necessario evidenziare che esse sono state già presentate nel febbraio 2010 nell'ambito del procedimento di VIA.
Il Comune chiedeva una modifica di tracciato che prevedeva l'approdo meridionale della Sardegna a Portoscuso: il proponente ha controdedotto in sede di istruttoria VIA adducendo diverse ragioni tecniche per le quali la variante proposta non poteva essere realizzata in sicurezza.
Tali motivazioni sono state ritenute fondate dalla Commissione Tecnica di Valutazione di Impatto Ambientale che non ha infatti ritenuto di dover prescrivere alcuna modifica progettuale relativa alla localizzazione dell'approdo.
Pertanto, quanto sopra premesso, si conferma l'interesse del MiSE a che il metanodotto venga autorizzato nel più breve tempo possibile e che in tal modo si consenta alla Società di prendere la Decisione Finale di Investimento ed avviare immediatamente le procedure di appalto e realizzazione dell'opera.
Si fa altresì presente che una eventuale modifica della localizzazione degli impianti o degli approdi comporterebbe il riavvio del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, che - oltre al conseguente aggravio dei costi - comporterebbe un sensibile slittamento delle tempistiche di realizzazione e di entrata in esercizio del Progetto.
Pertanto, tutte le osservazioni presentate saranno oggetto di valutazione nella Conferenza dei Servizi conclusiva del procedimento che sarà convocata a breve.
Infine, il MATTM, in merito al fatto che sarebbero stati avanzati dai Comuni di Olbia e S. Antioco richieste di un diverso posizionamento delle centrali di compressione e dei punti di approdo, fa sapere che nessuna comunicazione risulta essere pervenuta - almeno al momento - presso i suoi uffici.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-05443 Di Biagio: Continuità produttiva dello stabilimento Lucchini di Piombino.

TESTO DELLA RISPOSTA

Il sito siderurgico di Piombino rappresenta storicamente un punto di riferimento per l'industria italiana. La delicata crisi finanziaria che ha coinvolto il Gruppo Lucchini-Severstal è stata costantemente monitorata dal MiSE che ha seguito l'evolversi della situazione, nella piena consapevolezza dell'importanza strategica della produzione del Gruppo, sia per il sistema industriale italiano, che per la tutela dei livelli occupazionali.
Come evidenziato dall'On.le Interrogante, in data 6 luglio 2011. si è svolto presso il MiSE, un incontro a cui hanno partecipato i rappresentanti del Gruppo, degli Enti Locali e delle Organizzazioni Sindacali; in tale sede è stata data comunicazione dell'avvenuta intesa tra gli azionisti e le banche per la ristrutturazione del debito del Gruppo.
L'accordo prevede il congelamento del 100 per cento del debito societario, un rifinanziamento di cassa pari a 78 milioni di euro e di altri 48 milioni in lettere di credito; tale risultato consente di guardare con moderato ottimismo al futuro dell'azienda.
Per quanto concerne, in particolare, la vicenda relativa alla vendita delle quattro centrali elettriche, si evidenzia che è stata raggiunta un'intesa tra la società Lucchini ed il Fondo Apollo che prevede, da parte di quest'ultimo, l'acquisizione oltre che degli impianti produttivi anche delle centrali elettriche. Tale operazione dovrebbe consentire il mantenimento dei parametri previsti nell'accordo sottoscritto lo scorso 6 luglio.
Si precisa, inoltre, che è al momento in corso una discussione tra gli azionisti e le banche per rendere operativo l'accordo, che dovrebbe concludersi nelle prossime settimane.
Il MiSE sta, comunque, monitorando con attenzione la vicenda, fornendo quando necessario il proprio contributo in termini di mediazione e, si riserva di convocare, non appena raggiunta l'intesa sulla operatività dell'accordo, un nuovo tavolo di confronto al fine di avviare la discussione sul Piano Industriale del Gruppo.