CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 25 agosto 2011
523.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per le questioni regionali
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

DL 138/11: Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. (S. 2887 Governo).

PROPOSTA DI PARERE

La Commissione parlamentare per le questioni regionali,
esaminato, per i profili di propria competenza, il disegno di legge di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, in corso di esame presso la V Commissione del Senato, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo;
considerati gli obiettivi perseguiti dalla manovra, tesa a garantire la stabilizzazione finanziaria ed il contenimento della spesa pubblica al fine di salvaguardare la stabilità del Paese con riferimento all'eccezionale situazione di crisi internazionale e di instabilità dei mercati;
rilevata l'opportunità di attivare più incisive modalità di interlocuzione con le autonomie territoriali in relazione all'esigenza di modulare e mitigare gli interventi volti a fissare le dimensioni finanziarie del contributo richiesto a Regioni ed enti locali all'importo complessivo della manovra;
considerata l'opportunità di sopprimere l'articolo 15 del decreto-legge, in quanto appare lesivo delle previsioni di cui all'articolo 133 della Costituzione; la delineata cancellazione di un modesto numero di province, che riguardano una popolazione complessiva di circa quattro milioni di abitanti, produce peraltro l'inopinata cancellazione di importanti identità locali e conseguenti possibili sperequazioni e tensioni sociali, nonché sembra determinare risparmi economici tanto esigui da non venire neppure quantificati nella relazione tecnica del provvedimento; al contrario, sarebbe opportuno dare attuazione all'articolo 114 della Costituzione relativamente all'istituzione delle città metropolitane, con conseguente eliminazione dell'ambito provinciale interessato, che riguarderebbero una popolazione di circa ventiquattro milioni di abitanti; rilevato che risparmi più consistenti potrebbero essere realizzati di attraverso la revisione dell'assetto istituzionale come contemplato nel testo del Codice delle autonomie approvato dalla Camera e in corso di esame al Senato,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
1) siano ridefinite le misure che incidono sul patto di stabilità interno al fine di attenuare e ridimensionare l'entità della riduzione dei trasferimenti di risorse alle autonomie locali, in quanto appaiono inidonee, sotto il profilo degli effetti compensativi, le deroghe contemplate per gli enti locali virtuosi e le misure tese a consentire l'innalzamento delle addizionali Irpef per Regioni e Comuni;
2) siano introdotte specifiche previsioni tese a delineare un diverso modello di intervento sui conti pubblici nel quale le misure di rigore, ispirate a principi di equità e connesse a riforme strutturali di sistema, si accompagnino a norme volte a favorire la crescita economica e lo sviluppo, nel quadro di un equilibrato confronto

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tra i diversi livelli di governo del territorio ed in piena conformità al Titolo V della Costituzione;
3) all'articolo 1, comma 8, sia prevista un'apposita norma tesa a consentire ai comuni il pagamento dei residui passivi in conto capitale per gli investimenti effettuati;
4) all'articolo 1, comma 11, in attuazione del federalismo fiscale, sia garantita ai comuni piena autonomia con riferimento a tutti i tributi comunali;
5) sia soppresso l'articolo 15;
6) all'articolo 16, sia meglio precisata la portata degli interventi previsti in ordine alla nuova forma associativa dell'unione municipale, affinché l'esigenza di fronteggiare le inefficienze derivanti dall'eccessiva frammentazione delle amministrazioni comunali possa coniugarsi con la necessità di non cancellare forme di autonomia, identità e tradizioni fortemente radicate sul territorio; in particolare, siano incentivati i processi volontari di aggregazione municipale e si potenzino le forme di semplificazione amministrativa e di gestione associata obbligatoria dei servizi e siano salvaguardati organi istituzionali di rappresentanza dei comuni, in un quadro di razionalizzazione dell'impiego delle risorse pubbliche;

e con le seguenti osservazioni:
valuti la Commissione di merito, all'articolo 3, comma 13, l'opportunità di predisporre una complessiva revisione delle incompatibilità e consideri i maggiori oneri a carico degli enti locali provocati dalla menzionata norma;
valuti la Commissione di merito l'opportunità di tener conto, in relazione alle previsioni sulla riduzione del numero dei consiglieri e assessori regionali e relative indennità di cui all'articolo 14, dell'articolato quadro costituzionale delle competenze che contraddistingue la forma di governo regionale che, in tali ambiti, prevede aree riservate allo Statuto regionale.

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ALLEGATO 2

DL 138/11: Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. (S. 2887 Governo).

INTERVENTO DEL DEPUTATO MARIO PEPE (PD)

Presidente, Onorevoli Colleghi,
ci accingiamo ad approfondire il decreto-legge n. 138 adottato dal Governo il 13/08/2011, dopo aver già deliberato il decreto-legge n. 9 del 06/07/2011 convertito nella legge n. 111 il 15/07/2011 contenente norme sulla stabilizzazione finanziaria, consapevoli che ci troviamo in un passaggio di svolta epocale del nostro Paese contrassegnato da una crisi economico-finanziaria profonda, globale, inarrestabile, da un diffuso e penetrante disagio sociale che caratterizza le comunità più deboli del nostro paese, in particolar modo del sud, da un'incertezza di guida e di orientamento della Comunità Europea, dagli effetti di uno stato di «down grading» che caratterizza gli USA e si diffonde in maniera comunicativa e penetrante nelle economie e nelle finanze dei paesi europei, da forti dinamismi speculativi che caratterizzano le borse ed i titoli di stato che affluiscono ai mercati in uno stato di confusione ed anarchia.
Questa consapevolezza, unita ad una riflessione di carattere storico, richiede equilibrio e lungimiranza nella classe dirigente, stabilità e funzionalità delle istituzioni, azione decisa ed immediata del Governo per superare la difficile fase che stiamo vivendo.
Diciamo la verità, per quanto riguarda il nostro paese l'azione del Governo risulta irretita, debole, inefficace. Come Don Ferrante ne «I Promessi Sposi» dichiarò che non vi era la peste e da essa fu travolto, così il Governo Berlusconi ha negato la crisi economico-finanziaria del Paese, rischiando di porre il Governo in uno stato di pigrizia e di ignavia.
È diffusa una crisi finanziaria di inaudita violenza: la mancanza di una fase espansiva del ciclo economico, il debito pubblico che angustia e sovrasta le finanze del nostro Paese, la riduzione sempre più diffusa dell'area economica intermediata e connessa alle politiche pubbliche sono tutti fatti evidenti di una crisi irrevocabile ed irreversibile.
Non possiamo restare indifferenti ed inerti. Il Governo si è mosso ma non ha svolto pienamente le sue funzioni: la maxi manovra di 45 miliardi presentata unita alle misure di stabilizzazione della legge n. 111 del 15/07/2011 di 48 miliardi, risulta essere inadeguata abborracciata, convulsa nell'azione di risanamento che propone.
Risanamento, più rigore, meno crescita. Se non aumentano i parametri della crescita e dello sviluppo si rischia di non avere le risorse per affrontare le spese del sistema politico. Una manovra che affronta molteplici problemi: istituzionali, economici, finanziari.
Insomma, essa tocca in maniera profonda e disordinata gli aspetti della vita politico-istituzionale che dovrebbe indurre il Governo ad affidarsi alle decisioni del Parlamento perché una manovra corretta, condivisa, incisiva potrà dare efficacia alle azioni delle istituzioni e tranquillità alla coesione sociale.
Viviamo in un tempo delicato, non possiamo chiuderci in una logica del «tanto peggio, tanto meglio», ma dobbiamo

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assumere decisioni che siano finalizzate a ridurre il deficit nel triennio con il meccanismo del pareggio di bilancio ed a determinare quelle politiche di investimento e di sostegno al sistema delle imprese ed alle comunità più vulnerate dalle conseguenze perverse della crisi economica e finanziaria.
Non possiamo correre il rischio di essere assorbiti in un processo di «bailout» (salvataggio) da parte del fondo facility costituito dall'Unione Europea. Nelle particolari circostanze in cui viviamo l'Europa deve dare una svolta alla politica di governo: se non ci sarà integrazione politica ed istituzionale non potrà mai esserci interconnessione economica e finanziaria.
La politica deve avere una forte spinta in avanti, a maggior ragione il Governo Berlusconi che vive in uno stato di confusione e di incertezza propositiva. La partita istituzionale che è presente nel decreto-legge 138, recante dall'articolo 15 in poi misure per il sistema delle autonomie territoriali, è una normativa che deve essere profondamente stralciata ed abrogata.
Non possiamo con un colpo violento e scriteriato destabilizzare il sistema delle autonomie territoriali a partire dalle province, prevedendo dei criteri per mantenerne alcune ed eliminarne altre. I criteri devono essere di carattere storico, funzionale, istituzionale.
Il pacchetto autonomistico deve essere trattato fuori dal presente decreto-legge per evitare effetti disastrosi sulla legge costituzionale. Non si può parlare delle istituzioni locali se non a partire dal contributo della Conferenza Unificata delle autonomie e da quello del sistema dei partiti che sono parte sostanziale della Costituzione democratica.
Una parola voglio spenderla per la provincia di appartenenza, la provincia di Benevento, che è stata istituita nel 1861. Dopo 150 anni si propone di abolirla: dovremo gridare «W l'Italia o Governo infame?». Io con questa norma abrogativa sarei deputato «nullius soli», di nessun territorio, di nessuna storia, di nessuna identità.
Il mio «demos» di appartenenza sarebbe un inesistente territorio sannita abrogato con un colpo solo dal Governo Berlusconi. Non è questa la sede, ma spero di diventare, se la norma non viene abrogata, un «giacobino guerrafondaio». O tutte le province o nessuna. Le proposte che ha fatto il PD sono significative, adeguate, commisurate allo stress economico e finanziario che viviamo.
Il Governo non può sottrarsi al confronto, non può ignorarle. Esse possono concorrere a dare uno spettro di luce al nostro Paese. A partire dalla politica e dai costi della politica, ma senza fughe in avanti e senza spararle più grosse rispetto alla normale immaginazione.
Questa Commissione, la Commissione per le Questioni Regionali, soprattutto per la parte relativa alle autonomie territoriali ed al sistema delle Regioni non può che esprimere parere negativo sulla manovra, chiedendo con forza di eliminare tutta la parte autonomistica del presente decreto-legge 138.
Per quanto riguarda il PD il voto è profondamente contrario, auspicando che nel dibattito parlamentare e nelle decisioni che si andranno ad assumere possa crearsi una condizione di dialogo e di collaborazione nell'accoglimento delle proposte che il PD ha fatto.

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ALLEGATO 3

DL 138/11: Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. (S. 2887 Governo).

PARERE APPROVATO

La Commissione parlamentare per le questioni regionali,
esaminato, per i profili di propria competenza, il disegno di legge di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, in corso di esame presso la V Commissione del Senato, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo;
considerati necessari e indispensabili gli obiettivi perseguiti dalla manovra, tesi a garantire la stabilizzazione finanziaria ed il contenimento della spesa pubblica al fine di salvaguardare la stabilità del Paese con riferimento all'eccezionale situazione di crisi internazionale e di instabilità dei mercati;
ritenuto opportuno prevedere accanto a misure di rigore e di contenimento della spesa anche norme volte a favorire la crescita economica e lo sviluppo, che siano perseguite d'intesa con i diversi livelli di governo del territorio ed in piena conformità al Titolo V della Costituzione;
rilevata l'opportunità di attivare più incisive modalità di interlocuzione con le autonomie territoriali in relazione all'esigenza di modulare e mitigare gli interventi volti a fissare le dimensioni finanziarie del contributo richiesto a Regioni ed enti locali all'importo complessivo della manovra;
considerata l'opportunità di sopprimere l'articolo 15 del decreto-legge, in quanto appare lesivo delle previsioni di cui all'articolo 133 della Costituzione; rilevato che la delineata cancellazione di un modesto numero di province, che riguardano una popolazione complessiva di circa quattro milioni di abitanti, produce l'inopinata cancellazione di importanti identità locali e conseguenti possibili sperequazioni e tensioni sociali, nonché sembra determinare risparmi economici tanto esigui da non venire neppure quantificati nella relazione tecnica del provvedimento; considerato che al contrario, sarebbe opportuno dare attuazione all'articolo 114 della Costituzione relativamente all'istituzione delle città metropolitane, con conseguente eliminazione dell'ambito provinciale interessato, che riguarderebbero una popolazione di circa ventiquattro milioni di abitanti; rilevato che risparmi più consistenti potrebbero essere realizzati attraverso la revisione dell'assetto istituzionale come previsto nel testo del Codice delle autonomie approvato dalla Camera e in corso di esame al Senato;
rilevata altresì la necessità di determinare una riduzione della spesa anche attraverso la soppressione di tutta una serie di enti pubblici non elettivi ed attraverso una razionalizzazione degli uffici periferici dello Stato;
evidenziata l'opportunità di sopprimere l'articolo 16, in quanto la soppressione del Consiglio comunale e della Giunta e la concentrazione delle funzioni istituzionali di rappresentanza nella sola figura del sindaco appare lesiva dei più consolidati principi e valori democratici; rilevato che la nuova forma associativa dell'unione municipale non appare in

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grado di determinare un contenimento dei costi né sembra capace di fronteggiare le inefficienze derivanti dall'eccessiva frammentazione delle amministrazioni comunali; rilevata, invece, l'opportunità di incentivare i processi di aggregazione municipale e di potenziare le forme di semplificazione amministrativa e di gestione associata obbligatoria dei servizi, forniture e appalti,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti condizioni:
1) sia fatto esplicito richiamo al rispetto delle prerogative costituzionali, delle disposizioni dei rispettivi statuti, delle norme di attuazione delle Regioni a statuto speciale e delle previsioni contenute nell'articolo 27 della legge delega n. 42 del 2009;
2) siano ridefinite le misure che incidono sul patto di stabilità interno al fine di attenuare e ridimensionare l'entità della riduzione dei trasferimenti di risorse alle autonomie locali;
3) all'articolo 1, comma 8, sia prevista un'apposita norma tesa a consentire ai comuni il pagamento dei residui passivi in conto capitale per gli investimenti effettuati;
4) all'articolo 1, commi 8 e 9, sia previsto un più equilibrato e proporzionale riparto delle ulteriori misure contenute, nel rispetto di parametri certi, delle previsioni costituzionali e degli statuti delle Regioni a statuto speciale;
5) all'articolo 1, comma 11, in attuazione del federalismo fiscale, sia garantita ai comuni piena autonomia con riferimento a tutti i tributi comunali;
6) sia soppresso l'articolo 15;
7) sia soppresso l'articolo 16;

e con le seguenti osservazioni:
a) valuti la Commissione di merito l'opportunità di verificare che tutte le norme contenute nel provvedimento riferite agli enti locali siano conformi al dettato costituzionale con riferimento al titolo V della Costituzione;
b) valuti la Commissione di merito, all'articolo 3, comma 13, prima di proporre modifiche all'attuale ordinamento, l'opportunità di predisporre una complessiva revisione della disciplina delle incompatibilità salvaguardando i mandati elettivi in essere;
c) valuti la Commissione di merito l'opportunità di tener conto, in relazione alle previsioni sulla riduzione del numero dei consiglieri e assessori regionali e relative indennità di cui all'articolo 14, dell'articolato quadro costituzionale delle competenze che contraddistingue la forma di governo regionale che, in tali ambiti, prevede aree riservate allo Statuto regionale.