CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 giugno 2011
503.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-03106 Contento: Correlazione tra disservizi postali legati alla carenza della rete internet e introduzione del sistema denominato «service delivery platform».

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

La piattaforma informatica Service Delivery Platform (SDP) rappresenta un rinnovamento del software della piattaforma di sportello, utilizzata per l'erogazione dei servizi al pubblico presso tutti gli uffici postali, allo scopo di migliorare le prestazioni di servizio in termini di affidabilità e di velocità nell'esecuzione delle operazioni.
Tale progetto, che ha richiesto il coinvolgimento dei massimi esperti delle società HP e IBM, non rappresenta soltanto un aggiornamento della piattaforma di erogazione dei servizi di sportello ma, pur mantenendo invariata, per scelta, l'interfaccia utente ed i processi, ha consentito a Poste Italiane di realizzare una soluzione integrata, per offrire i propri prodotti e i propri servizi presso la rete dei 13.294 uffici postali in maniera integrata e razionale, migliorando sensibilmente l'efficacia e l'efficienza dei processi interni ed esterni all'ufficio postale.
Tale sistema SDP costituisce, inoltre, un'avanzata base di partenza, non solo per l'erogazione dei servizi già disponibili presso i propri punti di contatto, ma anche per l'incremento della propria capacità di contatto stesso, tramite l'erogazione di prodotti e di servizi anche di altri partner, presso reti terze, esterne a Poste Italiane.
In merito ai criteri adottati per la realizzazione dell'applicativo della Service Delivery Platform (SDP), Poste Italiane precisa che, in data 8 giugno 2005, previa pubblicazione di un bando comunitario, è stata indetta un'apposita gara, alla quale hanno presentato istanza di partecipazione alla fase di prequalifica n. 5 Imprese/RTI, delle quali tre - Getronics, RTI Accenture/Elsag/Finsiel e RTI IBM/HP/Sistemi Informativi/Gepin - sono state ritenute idonee in relazione ai requisiti richiesti nel bando e pertanto sono state invitate alla successiva licitazione.
Hanno presentato offerta completa e valida i seguenti due raggruppamenti: RTI Accenture/Elsag/Finsiel e RTI IBM/HP/Sistemi Informativi/Gepin.
La gara è stata aggiudicata con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. L'offerta del RTI IBM/HP/Sistemi Informativi/Gepin aggiudicatario, è risultata la migliore sia dal punto di vista tecnico, che economico.
Quanto ai malfunzionamenti citati dall'onorevole interrogante ed occorsi l'anno scorso, consistenti nelle interruzioni registrate in diversi uffici postali, a causa della mancanza di collegamento alla rete informatica, il fenomeno era dovuto alla fase pilota del nuovo sistema, che si è svolta durante il primo semestre 2010, su circa 800 uffici postali.
Per ciò che attiene, invece, ai malfunzionamenti rilevati nei primi giorni del corrente mese negli uffici postali dislocati su tutto il territorio nazionale, si rappresenta, per completezza della risposta, seppure non sia stato richiesto dall'onorevole Contento, che si è trattato di diversa fattispecie, da attribuirsi ad un guasto tecnico, derivante da problemi di software di base delle case costruttrici.
Tali disagi, che hanno comportato difficoltà per l'utenza e hanno inciso su aspetti fondamentali della vita di tutti

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giorni, come il pagamento delle pensioni e dei bollettini delle utenze, sono stati causati da un guasto al software sui sistemi IBM e HP, che gestiscono l'operatività della rete postale. Circa 4 mila dei 13 mila uffici abilitati all'erogazione dei servizi non hanno completato le normali procedure di chiusura dell'attività, pur avendo previsto il prolungamento dell'orario di apertura al pubblico.
Nei giorni interessati dai disagi, comunque, sono state effettuate mediamente circa 6 milioni di transazioni finanziarie e postali, sono stati accettati oltre 1,5 milioni di bollettini al giorno e sono state pagate giornalmente, allo sportello, circa 250.000 pensioni.
Inoltre, tutti i 6.000 sportelli automatici (ATM) hanno regolarmente funzionato, così come i canali on-line hanno garantito l'erogazione dei relativi servizi.
Per ripristinare la regolare fruibilità dei servizi da parte della clientela, la società Poste Italiane è intervenuta con i tecnici specializzati delle due società e dall'8 giugno è ripresa la piena funzionalità del software, necessario per il funzionamento dei 60 mila sportelli postali.
Il Governo, ben consapevole dei disagi e dei danni derivati a un gran numero di utenti, si è subito attivato per pervenire a una regolare ripresa della funzionalità del servizio postale.
La gestione di tale eccezionale evento è stata condotta con una serie di azioni, tra cui il prolungamento dell'orario di apertura al pubblico degli uffici, con la corresponsione di prestazioni straordinarie agli addetti; la garanzia di una dichiarazione di mancata fruizione del servizio, nel caso il cliente non avesse potuto attendere per l'espletamento del servizio stesso, nonché l'istituzione di una task force territoriale per il corretto supporto agli uffici postali.
Il Ministero dello sviluppo economico, nell'ambito della sua attività di vigilanza, ha immediatamente predisposto un'azione straordinaria di verifica ispettiva su tutto il territorio nazionale, tramite gli organi territoriali, per accertare la precisa entità dei disservizi verificatisi e le responsabilità per i gravi disagi recati all'utenza, anche ai fini della valutazione di eventuali provvedimenti di carattere sanzionatorio nei confronti del fornitore del servizio universale, fino a 1 milione e mezzo di euro previste dal contratto di programma.
Il MiSE ha, inoltre, chiesto all'Amministratore delegato di Poste Italiane, di fornire informazioni puntuali sulle cause che hanno determinato l'irregolare operatività della rete e sull'immediato ripristino della fruibilità dei servizi postali per gli utenti.
È stata infine acquisita da Poste Italiane una relazione tecnica sugli eventi relativi al malfunzionamento della rete postale, contenente una descrizione dello schema funzionale dell'infrastruttura Service Delivery Platform con i principali elementi innovativi introdotti sulla piattaforma informatica.
Per maggiore completezza della risposta, è bene sottolineare che il Ministero ha assicurato, in occasione del tavolo di conciliazione dello scorso 9 giugno, la piena collaborazione alle associazioni dei consumatori e degli utenti, rendendosi disponibile a fornire ogni informazione utile acquisita nella propria attività di vigilanza per agevolare la risoluzione delle controversie con l'utenza in caso di rimborso di danni ed indennizzi.
Nella successiva riunione del 17 giugno scorso, Poste Italiane ha definito, d'intesa con le stesse associazioni dei consumatori, le modalità e i tempi di presentazione delle domande di conciliazione, per il rimborso a favore dei cittadini che hanno subito danni a causa dei problemi verificatisi.
La procedura di conciliazione sarà gratuita e sarà riconosciuto un rimborso a tutti coloro che abbiano subìto un danno documentabile tra il 1o e il 10 giugno. I cittadini potranno richiedere il rimborso a partire dal 1o luglio e fino al 31 dicembre prossimi, consegnando le domande direttamente agli uffici postali, o presso le sedi delle associazioni, dove potranno essere reperiti i relativi moduli, che potranno, comunque, essere scaricati anche via Internet.

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Tali richieste verranno valutate al tavolo di conciliazione, che sarà composto da un rappresentante dell'Azienda e dal rappresentante dell'Associazione scelta dal cliente.
Infine, il Ministero ha dato piena ed immediata disponibilità al gruppo di lavoro sui servizi postali del CNCU (Consiglio Nazionale Consumatori ed Utenti) nel fornire tutti gli elementi forniti sia da Poste Italiane, sia nell'attività di vigilanza dei propri organi territoriali, utili alla definizione delle procedure di conciliazione dirette a dare agli utenti una risposta celere in termini di rimborsi ed indennizzi.

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ALLEGATO 2

5-03650 Meta: Possibili disagi conseguenti al futuro passaggio televisivo dal sistema televisivo analogico a quello digitale nelle regioni adriatiche e in particolare nelle Marche.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Per ciò che riguarda le competenze in materia di assegnazione delle frequenze del digitale terrestre, si segnala che il Ministero dello sviluppo economico ha il compito di attuare il piano predisposto dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Peraltro nella regione Marche non è ancora stato adottato, da parte dell'AGCOM, il relativo provvedimento di pianificazione per l'emittenza locale.
L'attuazione del piano da parte del Ministero viene, tra l'altro, condotta tenendo conto delle risultanze dei tavoli tecnici bilaterali con i Paesi confinanti, al fine di ridurre le problematiche interferenziali.
Bisogna altresì considerare che la situazione in atto è transitoria, dal momento che non tutti i paesi confinanti stanno effettuando il passaggio al digitale con le stesse tempistiche. Alcuni Paesi - ad esempio la Croazia - hanno già digitalizzato le proprie reti e questo ha fatto sì che, temporaneamente, la situazione interferenziale si sia aggravata a seguito del fatto che i servizi analogici sono maggiormente interferiti da quelli digitali.
Una volta effettuato lo switch-off nelle Marche la situazione avrà un sensibile miglioramento, anche rispetto alla preesistente situazione analogica.
A tale riguardo, si evidenzia che le risorse frequenziali da destinare alle emittenti televisive locali della regione Marche saranno individuate dall'AGCOM con delibera di pianificazione dell'area tecnica 10, ad integrazione della pianificazione per la radiodiffusione televisiva Nazionale.
L'attività di elaborazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze, per il servizio di radiodiffusione televisiva terrestre in tecnica digitale (DVB-T), effettuata dall'Autorità e risoltasi nell'approvazione della delibera n. 300/10/CONS, ha nel suo complesso perseguito il primario obiettivo di massimizzare l'uso di tutte le disponibili risorse frequenziali, su tutto il territorio nazionale; le modalità ed i criteri seguiti sono stati illustrati nella relazione tecnica allegata (allegato 2) alla predetta delibera.
Per quanto riguarda la ricostruzione normativa, si osserva che il Testo Unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo n. 177 del 2005, che si occupa dell'uso efficiente delle risorse frequenziali e dell'attività di pianificazione in capo all'Autorità, al Capo V, si esprime in modo che l'Autorità adotti un piano nazionale delle frequenze televisive e che, ai fini del migliore, razionale utilizzo della risorsa, nella predisposizione di tale piano, siano previste di norma per l'emittenza nazionale, reti isofrequenziali per macro aree di diffusione.
In relazione ai criteri di pianificazione, la delibera 181/09/CONS, all'Allegato A, indica criteri riferibili in senso stretto a tale ambito laddove recita che - cito testuale - «per consentire un pieno, efficiente e pluralistico utilizzo della risorsa radioelettrica è necessario prevedere l'uso della tecnica SFN (Single Frequency Network), già sperimentata con successo nella Regione Sardegna, al fine di pianificare il maggior numero di reti televisive possibili in ogni area territoriale, da suddividere

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tra reti nazionali e reti locali. Di esse, un terzo è riservato, secondo la normativa vigente, alle emittenti televisive locali.
Inoltre, la delibera specifica che - e cito ancora - «il piano di assegnazione dovrebbe prevedere 21 reti nazionali con copertura approssimativamente pari all'80 per cento del territorio nazionale da destinare al DVB-T, ed ulteriori 4 reti nazionali sarebbero utilizzate per servizi DVB-H.»
La pianificazione è stata svolta in perfetta coerenza con le disposizioni normative ed ha ipotizzato l'uso estensivo della tecnica isofrequenziale (SFN), raggiungendo gli obiettivi indicati dalla delibera di cui sopra, obiettivi che, è bene evidenziarlo, sono complessivamente superiori alle risorse «coordinate» per l'Italia, stabilite dall'Accordo di Ginevra 2006.
La maggior parte delle reti nazionali indicate in tale piano sono interamente isofrequenziali e possono quindi raggiungere la copertura richiesta del territorio nazionale, nonché, come ragionevolmente assunto, la copertura di tutti i capoluoghi di provincia, mediante l'impiego di un'unica frequenza.
Solo alcune delle reti nazionali pianificate, pur utilizzando estensivamente la tecnica SFN, hanno la necessità di impiegare, in alcune aree tecniche, una frequenza diversa da quella principale, per consentire una sostanziale equivalenza di copertura rispetto alle reti a singola frequenza; ciò a motivo dei vincoli interferenziali con i Paesi confinanti e degli accordi internazionali, come l'accordo Ginevra 2006 sopra citato, che fanno sì che alcune frequenze non siano di fatto utilizzabili sull'intero territorio nazionale, ma possono essere comunque utilizzate selettivamente nelle differenti aree tecniche.
È bene sottolineare che la pianificazione di reti nazionali come sopra descritte non sottrae risorse all'emittenza locale in quanto, in una determinata area tecnica, l'emittente nazionale può utilizzare una sola frequenza, mentre le frequenze alternative non rimangono nella disponibilità dell'operatore nazionale e vengono utilizzate per la pianificazione in ambito locale.
Per quanto concerne l'uso per reti nazionali di frequenze previste nell'accordo di Ginevra del 2006, per ampie aree del territorio nazionale, va osservato che ciò deriva sostanzialmente da un criterio di efficienza complessiva dell'uso della risorsa. Infatti le emittenti locali di regioni confinanti non possono evidentemente utilizzare la medesima frequenza, altrimenti si interferirebbero, mentre una rete nazionale isofrequenziale può farlo. Pertanto, volendo riferirsi nuovamente all'esempio precedente del lato adriatico - e quindi delle regioni richiamate dagli onorevoli interroganti - una frequenza coordinata su tutto il versante, non sarebbe utilizzabile dalle emittenti locali sull'intero versante, ma si dovrebbero necessariamente lasciare ampie aree di non utilizzo.
In concreto, con la pianificazione adottata, in ciascuna area tecnica, almeno 13 frequenze - un terzo delle risorse - sono state pianificate per l'assegnazione all'emittenza locale, garantendo la copertura dell'intera area tecnica di riferimento.
Tali risorse, ove pianificate, sono localmente equivalenti, sotto il profilo tecnico-qualitativo, a quelle indicate per l'emittenza nazionale.
Inoltre diverse altre risorse sono disponibili localmente per la realizzazione di reti provinciali o pluri-provinciali, ovvero sono utilizzabili in sottoinsiemi dell'area tecnica di riferimento.
Con ciò, l'Autorità ha ampiamente soddisfatto la riserva di legge per l'emittenza locale.
Parallelamente, sono in corso da parte del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con l'Autorità, le attività di coordinamento bilaterale con i Paesi che si affacciano sull'Adriatico, finalizzate al raggiungimento di accordi tecnici che, attraverso un'analisi puntuale delle specifiche situazioni in campo e degli effettivi utilizzi nei rispettivi territori, consentano un utilizzo delle frequenze più efficiente, che

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vada oltre quanto a suo tempo stabilito dall'accordo di Ginevra 2006.
Di fatto, allo stato attuale, tali attività non sono concluse, né è stato attuato il passaggio al digitale nell'area adriatica, pertanto la situazione di mutua interferenza evidenziata dagli onorevoli interroganti, deve necessariamente essere riferita al una fase di transizione, non ancora conformata ad una pianificazione dell'Autorità ed alla conseguente assegnazione dei diritti d'uso da parte del MiSE.
Per quanto sopra esposto, si ritiene che la pianificazione adottata non comporti penalizzazioni specifiche per l'emittenza locale, rispondendo, i criteri utilizzati, ad un oggettivo adattamento a quella che è la realtà creatasi a seguito della redistribuzione, nell'utilizzo delle risorse frequenziali, operata in ambito europeo, dall'entrata in vigore del nuovo accordo di Ginevra 2006, nonché alle decisioni prese per l'attribuzione di frequenze a servizi diversi da quello televisivo.

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ALLEGATO 3

5-04220 Brandolini: Disservizi nella ricezione del TG3 dell'Emilia Romagna nel territorio del comune di Cesena a seguito del passaggio dal sistema televisivo analogico al digitale terrestre.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Come noto in Italia ai sensi dell'articolo 2-bis, comma 5, della legge 29 novembre 2007, n. 222 le trasmissioni televisive su frequenze terrestri dovranno, entro l'anno 2012, essere irradiate esclusivamente in tecnica digitale su tutto il territorio Nazionale. A tal fine, anche sulla base del lavoro propedeutico svolto dal Comitato Nazionale Italia Digitale, costituito con decreto dell'ex Ministero delle comunicazioni del 4 agosto 2006, con decreto ministeriale 10 settembre 2008, il territorio Nazionale è stato suddiviso in sedici aree tecniche per stilare un calendario di transizione al digitale, con una sequenza degli switch off tale da ottimizzare la compatibilizzazione degli impianti e assicurare altresì la continuità con aree limitrofe.
Nonostante tutte le opportune attenzioni, il passaggio dalla tecnica analogica a quella digitale può provocare situazioni di disagio ai teleutenti,come quelle lamentate dagli utenti dell'Emilia Romagna, concernenti la cattiva ricezione del TG3.
In particolare, nelle aree interessate, le antenne dell'utenza ricevono storicamente i segnali Rai dalla postazione veneta del Monte Venda. Pertanto con la ricomposizione da parte della Rai del Mux 1, comprendente anche il TG3 Emilia Romagna, irradiato dal Monte Venda, sono stati parzialmente risolti i problemi citati dall'Onorevole Interrogante, venendo incontro alle necessità dell'utenza.
In questi ultimi tempi si sono verificate interferenze, sorte a causa di nuove attivazioni sul canale 55; attivazioni che hanno impattato e stanno tuttora impattando pesantemente sul servizio di alcuni impianti Mux 1 RAI, già autorizzati provvisoriamente nel Master Plan a trasmettere sulla stessa frequenza.
Sono stati, pertanto, recentemente effettuati alcuni urgenti interventi di cambio frequenza, al fine di ripristinare il servizio e sono in programma ulteriori interventi nei prossimi giorni.
Si precisa, inoltre, che anche il passaggio dalla V alla IV banda potrebbe provocare problemi, come ad esempio a Modena, dove gli utenti hanno la IV banda sul Monte Venda e potrebbero avere difficoltà a ricevere il canale 25 da Sassuolo.
A breve saranno effettuati, inoltre, alcuni lavori sulle antenne di Udine, che lavorando sul canale 24 in Friuli, possono creare, specialmente in estate, qualche problema anche nella vicina Emilia. Tali lavori dovrebbero durate circa due mesi e dovrebbero portare ad un ulteriore miglioramento della ricezione in Emilia.
Il Ministero dello Sviluppo Economico, sempre attento alle esigenze dei cittadini, non mancherà, comunque, di far effettuare, nell'ambito delle proprie competenze e attraverso gli uffici preposti, monitoraggi e sopralluoghi e di sensibilizzare la RAI, onde assicurare alla cittadinanza un servizio sempre efficiente e di qualità.

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ALLEGATO 4

5-04272 Lovelli: Modalità di approvazione e contenuti del contratto di programma tra Poste italiane e Ministero dello sviluppo economico.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Occorre preliminarmente chiarire che l'osservazione dell'onorevole interrogante, in merito alla ritardata approvazione del Contratto di programma tra Poste Italiane e Ministero dello Sviluppo Economico, è effettivamente motivata.
Tale ritardo è però giustificato dalla particolare funzione svolta da questo Contratto che si è innestato temporalmente nella delicata fase di transizione verso la completa liberalizzazione del mercato postale.
Il MiSE, in sede di contrattazione, ha ritenuto necessario armonizzare il Contratto di programma, le iniziative, le innovazioni, le razionalizzazioni in esso contenute, con i principi comunitari trasposti nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 58 del 2011 che ha recepito la direttiva comunitaria 2008/6/CE.
Inoltre, è bene sottolineare che il MiSE, in sede di stesura del Contratto, ha ritenuto elemento strategico - e dunque irrinunciabile per l'utenza - la conservazione sostanziale del sistema normativo contenuto sia nel decreto ministeriale del 28 giugno 2007, relativo agli standard minimi degli uffici postali nei periodi estivi, sia le condizioni minime di presenza degli uffici postali sul territorio, dettate dal decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 7 ottobre 2008.
Il Ministero dunque, in sede di contrattazione con Poste Italiane, ha chiesto il sostanziale mantenimento della rete territoriale costituita da circa 14.000 uffici territoriali, che costituiscono un punto di riferimento per la coesione sociale e, in particolar modo, per i comuni più piccoli e/o montani, dopo opportuna valutazione, in sede di contrattazione, del carattere economico-finanziario di tale scelta, relativamente alla determinazione dell'onere del servizio universale (OSU).
Inoltre, si assicura l'onorevole interrogante, che, a seguito del parere del NARS (Nucleo di consulenza per l'Attuazione delle linee guida per la Regolazione dei Servizi di pubblica utilità), espresso in questi giorni, il Contratto di programma potrà essere approvato in tempi brevi dal CIPE.
Infine, sarà cura del MiSE assumere anche iniziative straordinarie affinché il Contratto di programma, valido per il triennio successivo, venga approntato nel tempo utile perché possa essere licenziato prima della prevista data di decorrenza, assicurando così il previsto coordinamento tra la manovra tariffaria, il Piano d'impresa e il Contratto di programma, come stabilito dalla delibera CIPE n. 77 del 29 settembre 2003.
Tutto ciò premesso, entrando nel merito delle specifiche richieste poste dall'onorevole interrogante, il fornitore del servizio postale universale ha informato che il servizio di recapito del servizio universale a giorni alterni, cui si fa riferimento nel Contratto di programma, rappresenta una mera eventualità, peraltro in linea con la normativa europea di settore, la cui effettiva attuazione è soggetta, oltre che al rispetto dei rigorosi parametri relativi alla densità abitativa e alle caratteristiche orografiche del territorio, indicate dall'articolo 7 del Contratto di Programma, anche a specifiche valutazioni da

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parte della Direzione competente del MiSE nella sua veste di Autorità di regolamentazione.
Si precisa inoltre che il riferimento ad accordi con i comuni e con gli altri enti locali non riguarda la possibile chiusura di uffici, bensì la possibilità di ampliare ulteriormente la gamma di servizi di interesse pubblico forniti dagli uffici postali. Il nuovo Contratto di programma, infatti, consente a Poste, previo accordo con le Autorità locali, di garantire una presenza più articolata nelle aree territoriali disagiate (articolo 2, comma 8).
Attraverso la stipula di tali accordi, si rende possibile un ampliamento dell'offerta di servizi di interesse pubblico a favore dei residenti, in zone geograficamente disagiate, finalizzati, ad esempio, a facilitare l'accesso ai servizi anagrafici, sanitari o amministrativi.
In merito, infine, ai timori che emergono dall'atto in esame circa eventuali esuberi di personale, si rinvia a quanto stabilito dall'Accordo del luglio 2010 con le organizzazioni sindacali, dove sono previsti specifici programmi di riqualificazione per gli addetti al recapito, attraverso un processo di formazione che ne consente l'inserimento nella rete degli uffici postali per potenziare il servizio di sportelleria.
Infatti, l'Accordo di cui in premessa, ha strutturato un complessivo piano di gestione delle eccedenze, valorizzando l'unicità dell'azienda e le potenzialità offerte dalle sinergie fra i diversi asset aziendali e prevedendo il ricorso a soluzioni che privilegiano la volontarietà e vengono incontro alle aspettative delle risorse interessate.
Le azioni gestionali di ricollocazione delle eccedenze, attraverso la riqualificazione professionale, sono state condivise con tutte le organizzazioni sindacali firmatarie del CCNL anche a livello territoriale, con specifici incontri sindacali svoltisi nelle singole Regioni, nel corso dei quali è stato puntualmente analizzato ogni aspetto della riorganizzazione e sono stati individuati i processi di valorizzazione e di inserimento delle risorse nell'ambito della Funzione mercato privati.
Altri interventi gestionali prevedono un incentivo economico per agevolare le uscite volontarie dall'azienda, la favorevole valutazione delle richieste di trasformazione del rapporto di lavoro da full-time a part-time e il ricorso al Fondo di solidarietà per il sostegno al reddito, dell'occupazione della riconversione e riqualificazione professionale del personale di Poste Italiane SpA, istituito con decreto interministeriale 1o luglio 2005, n. 178.

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ALLEGATO 5

5-04673 Lovelli: Ipotesi di riorganizzazione del centro postale operativo di Alessandria.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Lo scorso 2 maggio, presso la sede della Provincia, si è tenuta una riunione per decidere il nuovo assetto organizzativo del centro postale operativo di Alessandria.
All'incontro hanno preso parte, oltre al presidente della Federazione italiana piccoli editori giornali - FIPEG - anche alcuni esponenti delle testate locali a maggiore diffusione, i responsabili territoriali di Poste italiane ed autorevoli rappresentanti delle amministrazioni locali.
Poste italiane, ritenendo di interpretare le esigenze rappresentate dalle parti, ha prospettato due possibili soluzioni, condivise con i partecipanti, che potevano essere indifferentemente scelte dalle locali case editrici.
Una prima opzione consiste nella possibilità per le case editrici di continuare a consegnare le copie dei giornali diretti ai propri abbonati al centro di distribuzione di Alessandria, confezionati in appositi pacchi indirizzati ad ogni singolo centro di distribuzione della provincia, secondo orari e modalità concordate con ciascun editore.
Una seconda opzione prevede, invece, la consegna direttamente ai singoli Centri di distribuzione locali delle copie di giornali destinate agli abbonati residenti nell'ambito territoriale di ciascun centro.
Al fine di facilitare l'attività delle case editrici, che hanno preferito la seconda modalità di spedizione, è stata anche redatta e messa a disposizione un'apposita scheda-mappatura contenente l'elenco dei comuni e delle località servite da ogni singolo centro di distribuzione della provincia di Alessandria.
Sempre nello scorso mese di maggio si sono tenuti incontri individuali con i rappresentanti delle singole testate locali, nel corso dei quali sono stati dettagliatamente concordati, nel rispetto delle esigenze organizzative di ciascuna di esse, orari e modalità di consegna delle copie, presso il citato centro di Alessandria, nonché la data di decorrenza delle nuove soluzioni operative.
Durante tali incontri, tra l'altro, i rappresentanti delle singole testate locali hanno manifestato apprezzamenti per l'interesse di Poste Italiane alla ricerca di soluzioni condivise.
Si informa inoltre che il Ministero dello sviluppo economico, tramite la Direzione generale competente, in qualità di Autorità di vigilanza del settore postale è in grado di confermare che, per quanto riguarda la distribuzione dei quotidiani, essi sono regolarmente recapitati su tutto il territorio nazionale anche nella giornata del sabato.
In questo ambito, il recapito è assicurato tramite le società accollatarie e le agenzie di recapito partner, che hanno aderito all'accordo-quadro per la realizzazione delle nuove modalità di recapito, siglato da Poste italiane e dalla Federazione sopra citata.