CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 giugno 2011
499.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VII e XI)
ALLEGATO
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ALLEGATO

Sulla Conferenza dei Presidenti delle Commissioni per l'educazione, le scienze e la ricerca e delle Commissioni per l'occupazione e il lavoro dei Parlamenti dell'Unione europea, svolta a Budapest il 20 maggio 2011.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Una delegazione della Camera dei deputati, composta dalla presidente della VII Commissione cultura, scienza e istruzione, on. Valentina Aprea, e dal vicepresidente della XI Commissione lavoro pubblico e privato, on. Giuliano Cazzola, si è recata in missione a Budapest per partecipare alla riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti in materia di educazione, scienza, ricerca e occupazione, svoltasi il 20 maggio 2011 presso la Camera Alta del Parlamento ungherese. Alla Conferenza hanno partecipato, in rappresentanza delle Commissioni omologhe del Senato della Repubblica, anche i senatori Vincenzo Vita, Vice presidente della Commissione cultura, e Tomaso Zanoletti, componente della Commissione lavoro di quel ramo del Parlamento.
La Conferenza si è articolata in due sessioni, la prima relativa ai temi più specificamente legati al settore dell'educazione, la seconda a quelli del mondo del lavoro.
La prima parte dell'incontro è stata dedicata all'approfondimento del tema dell'accesso all'istruzione superiore e alla mobilità, con particolare riferimento ai sistemi giuridici concernenti la formazione e al loro finanziamento. Ha aperto i lavori il Presidente della Commissione istruzione, scienza e ricerca del Parlamento ungherese, Zoltàn Pokorni, che ha rivolto un saluto di benvenuto alle delegazioni partecipanti. È quindi intervenuto il dottor Miklós Réthelyi, Ministro delle risorse nazionali del Governo ungherese, il quale ha ricordato che 29 Paesi dell'UE, compresa l'Ungheria, hanno firmato nel 1999 la Dichiarazione di Bologna, volta a favorire la convergenza dei sistemi nazionali di istruzione superiore dei Paesi europei, nonché la mobilità di studenti, docenti e ricercatori all'interno dell'UE. Il ministro ha sottolineato, quindi, che l'introduzione della struttura a tre cicli è divenuta realtà nel suo Paese nel 2006, da allora aumentando il numero degli studenti ammessi all'istruzione superiore, finanziata per la maggioranza della spesa dalle casse statali. Il rappresentante del Governo ungherese ha, altresì, illustrato il sistema di istruzione superiore di quel Paese, capace di offrire programmi articolati su quattro livelli, affiancando ai cicli tradizionali - laurea di primo livello, laurea magistrale e post-laurea - il ciclo breve di formazione professionale di livello superiore, che può essere considerato una vera novità nel panorama formativo. Ha ricordato inoltre di aver ricoperto il ruolo di Rettore dell'Università Semmelweis di Medicina, di Budapest, favorendo - come peraltro accade in altre istituzioni universitarie ungheresi - programmi di mobilità studentesca riconosciuti a livello internazionale, come il programma Erasmus, di cui ha elogiato gli ottimi risultati. Il ministro ungherese ha quindi sottolineato l'importanza del sistema nazionale di prestiti agli studenti adottato nel 2011, fondato su finanziamenti a carico del bilancio dello Stato, che ha consentito fino ad oggi a ben 290 mila studenti di beneficiarne. Ha concluso, quindi, con un'indicazione relativa al rapporto tra ricerca e sviluppo, da una

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parte, e istruzione dall'altra, evidenziando che è indispensabile stabilire una stretta cooperazione a livello europeo per conseguire gli obiettivi indicati dalla Strategia Europa 2020 per la crescita e l'occupazione.
Il Presidente Pokorni si è, a sua volta, soffermato sull'importanza che il capitale di risorse umane riveste oggi più che mai nel settore dell'istruzione superiore, inteso come fattore chiave per la crescita. A conferma di ciò ha fornito alcuni dati che provvedono a comparare la percentuale di laureati di età compresa tra i 25 e i 34 anni, che si attesta intorno al 42 per cento negli Usa, al 55 per cento in Giappone ed al 22 per cento nell'area UE. Quanto al PIL dei medesimi referenti territoriali per la materia dell'istruzione, l'Europa è all'1,3 per cento contro il 3,1 degli Stati Uniti e all'1,5 del Giappone. Il rappresentante del Parlamento ungherese ha quindi rilevato che la politica per l'istruzione superiore, finalizzata a potenziare la qualità dell'accesso, si impone oggi quale prioritaria questione sia etica che economica. Ecco perché la qualità deve essere al centro del dibattito e dello sviluppo della crescita: capitale umano e istruzione superiore di massa non possono porsi in contraddizione con la qualità, pena l'accessibilità a tutti, con gravi ripercussioni in termini di limiti rispetto alle sfide che la contemporaneità lancia in tali settori. Il presidente Pokorni ha stigmatizzato, d'altra parte, come il calo della qualità che si registra nell'istruzione superiore non riguardi la sua diffusione, ma è invece dovuto ai finanziamenti degli Stati che non tengono il passo con il numero crescente degli studenti che vi accedono, mostrandosi di fatto inadeguato. Ha quindi auspicato che il finanziamento pubblico venga integrato con quello privato, al fine di individuare prospettive di soluzione strutturali, per risolvere i delicati profili di criticità che il settore pone.
Il dottor Csaba Bugár, Capo Ufficio esecutivo dello Student Loan Center, ha quindi presentato il Centro, con particolare riferimento all'accesso al credito da parte degli studenti, illustrando le peculiarità del sistema di rilascio di crediti finanziari. Ha evidenziato in questo senso come il rilascio di crediti per gli studenti abbia avuto un grande incremento in Ungheria, con il completo sostegno da parte di istituti privati ed una larga diffusione tra gli studenti. Si è riconosciuta così a molti studenti la possibilità di svolgere attività professionale dopo la laurea, estinguendo i mutui contratti durante gli anni dell'università.
È intervenuta quindi la Presidente Aprea che ha espresso condivisione e apprezzamento per il sistema dei crediti finanziari riconosciuti agli studenti, che in Italia sono previsti sotto forma di fondi per il merito e prestiti d'onore. Ha aggiunto che il tasso di scolarizzazione di massa, accresciutosi negli anni Sessanta e Settanta, ha tuttavia generato un crescente egualitarismo che mal si concilia con un sistema capace di garantire la qualità della formazione, tanto più che la minore disponibilità di risorse finanziarie crea notevoli difficoltà nel settore. Circa 2 milioni e 200 mila giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni non studiano e non risultano inseriti in ambito lavorativo. Credere nel merito e avere il coraggio di battersi fermamente per l'eccellenza devono essere, quindi, le priorità della scuola di oggi per consentire ai giovani di entrare a pieno titolo in un mondo del lavoro sempre più competitivo a livello globale. La presidente Aprea ha sottolineato, pertanto, l'importanza di puntare sull'eccellenza diffusa, congiuntamente all'obiettivo dell'equità, in modo da favorire una crescita intelligente, basata sulla conoscenza e in grado di valorizzare i talenti in modo concreto, seguendo l'imperativo: sapere, saper essere, saper fare, cui si deve aggiungere però, in modo decisivo, il saper innovare. Ha concluso, infine, auspicando un maggiore investimento anche sui docenti e sulla loro preparazione, attraverso percorsi di aggiornamento e formazione permanente.
Sono altresì intervenuti nel dibattito Jan Kuriata, membro della Commissione per l'istruzione del Senato polacco, che ha illustrato l'impostazione educativa del proprio

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Paese, dichiarandosi favorevole a un approccio modulare per il sistema educativo, ed il senatore Vincenzo Maria Vita, vice presidente della Commissione istruzione e scienza del Senato della Repubblica italiana, che ha ricordato la preminenza assoluta che il discorso sull'istruzione ha avuto per tutto il ventesimo secolo, nonché le novità che esso pone oggi, nell'era digitale. Gli ulteriori interventi di Amir Hollaj, vicepresidente della Commissione istruzione, cultura, scienza e sport del Parlamento del Montenegro; Ognyan Yanakiev, presidente della Commissione istruzione, scienza gioventù e sport dell'Assemblea nazionale della Bulgaria; Ina Druviete, presidente della Commissione istruzione, cultura e scienza della Dieta lettone, nonché di Carmelo Abela, membro della commissione per le politiche sociali della Camera dei rappresentanti di Malta, hanno ulteriormente approfondito la tematica dell'istruzione superiore, illustrando sistemi statuali e proposte in materia. È altresì intervenuto Andrew Miller, presidente della Commissione scienza e tecnologia della House of Commons del Parlamento britannico, che si è concentrato sul ruolo essenziale che i genitori hanno ovunque nel mondo per l'istruzione dei figli, sollevando l'attenzione sul problema degli studenti in condizioni di disagio socio-economico. Ha condiviso l'esigenza espressa da altri colleghi secondo la quale l'istruzione deve essere un diritto di tutti, ma ha voluto lanciare un appello sulla necessità di provvedere in modo concreto alle esigenze delle famiglie svantaggiate, al fine di migliorare le chances di successo di quei giovani, altrimenti emarginati.
Ha quindi concluso la prima parte della Conferenza il presidente Pokorni, ringraziando tutti gli intervenuti per le rilevanti considerazioni espresse.
Dopo il pranzo presso la Hunters'Hall del Parlamento ungherese e la visita guidata dello stesso, si è aperta la seconda sessione della Conferenza, che è stata dedicata ai profili occupazionali previsti nella Strategia Europa 2020. La sessione è stata inaugurata dal saluto di benvenuto di Nàndor Gur, presidente della Commissione occupazione e lavoro del Parlamento ungherese, che ha parlato della necessità di rilanciare l'occupazione. Il presidente Gur ha ricordato che prima della crisi finanziaria in Ungheria vi erano centodiecimila lavoratori in più, da qui la necessità di rafforzare processi volti a creare maggiori e migliori posti di lavoro. È poi intervenuto Kolos Kardkovács, sottosegretario di Stato del Ministero dell'economia nazionale, che si è soffermato sulle gravi sfide per l'occupazione che si pongono nell'UE, dov'è fondamentale sostenere i giovani con la creazione di nuovi posti di lavoro, migliorando la competitività del sistema, al fine di raggiungere l'obiettivo del 75 per cento di occupati nel 2020.
Il professor Rolf Birk, docente di diritto del lavoro presso l'Università di Triera, approfondendo i temi oggetto della seconda sessione della Conferenza sul piano accademico e universitario, ha rilevato che la partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali non sembra costituire un problema adeguatamente affrontato a livello UE. Ha aggiunto che dei modelli europei al riguardo, la maggior parte positivi, mirano a stimolare il dialogo sociale. Si è, infine, soffermato sul concetto di flexsecurity ovvero di sicurezza flessibile che necessita di essere sviluppato tenendo conto delle peculiarità dei singoli Stati aderenti e alla circostanza che ogni modifica dei sistemi nazionali rappresenta una delicata decisione politica su cui i Governi mostrano di volersi impegnare con riluttanza.
È quindi intervenuto il vicepresidente della XI Commissione lavoro della Camera, Giuliano Cazzola, che ha voluto rappresentare preminenti aspetti della questione del lavoro giovanile in Italia, osservando che essa ha ragioni strutturali e profonde, che non mancano di talune contraddizioni. Ha, infatti, ricordato che negli ultimi tre anni il numero degli occupati al di sotto dei 25 anni di età è diminuito del 13,6 per cento, a fronte di una diminuzione dell'occupazione totale pari all'1,5 per cento; il lavoro atipico è pari al 25 per cento nella fascia di età compresa tra i 15 e i 34 anni, attestandosi

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al 45 per cento nella fascia tra i 15 e i 24 anni; i giovani italiani entrano tardi nel mercato del lavoro, considerato che il primo impiego avviene mediamente a 22 anni di età e che si laureano in generale più tardi dei loro coetanei europei; la domanda di lavoro manuale si scontra con la preminente offerta di lavoro intellettuale, generando così numerose occasioni di lavoro rifiutato; per quanto concerne il profilo del lavoro manuale, negli ultimi anni sono usciti dal mercato del lavoro 848 mila lavoratori italiani e vi sono entrati 718 mila stranieri, la cui presenza appare sempre più indispensabile per assicurare manodopera in vari settori.
Il vice presidente Cazzola ha, quindi, sottolineato che è fondamentale potenziare la collaborazione tra mondo del lavoro e comparto dell'istruzione, a livello ministeriale, ed ha ricordato che è attualmente in corso in Italia un confronto tra Governo, Regioni e parti sociali volto al rilancio dell'apprendimento inteso quale principale canale di ingresso dei giovani nel mercato lavorativo. Tre sono le tipologie previste dall'indicato accordo: espletamento dell'obbligo scolastico; apprendistato professionalizzante collegato al conseguimento di un diploma; apprendistato di alto livello (laurea/dottorato). Ha, infine, evidenziato che tra le priorità del settore si rilevano il valore del lavoro nel percorso formativo, il ruolo centrale dell'impresa nella formazione e la necessità che le competenze acquisite siano adeguatamente certificate.
Nel corso del dibattito, Peter Kiss componente della Commissione lavoro, e già Ministro nazionale del Lavoro del Governo ungherese, ha rilevato come il previsto programma di flexsecurity non abbia coinciso con la realtà effettiva del mercato del lavoro, il quale necessita - in una fase di crisi economica - di maggiore dialogo e crescente cooperazione istituzionale. Sono, infine, intervenuti sulle problematiche specifiche dei rispettivi Paesi i parlamentari Walter Vandenbossche, presidente della Commissione affari economici del Parlamento di Brussels; Pàl Kontur, membro della Commissione occupazione e lavoro dell'Assemblea nazionale ungherese; Miller in rappresentanza della Gran Bretagna e Odysseas Constatinopoulos, membro del Parlamento ellenico. Gli interventi hanno evidenziato l'esigenza di un rafforzamento delle politiche di sostegno al lavoro e alla formazione giovanile, con l'auspicio dell'avvio di una politica comune a livello europeo.
Nel suo contributo, Làzlò Andor, Commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali e le politiche di inclusione, ha sottolineato infine l'importanza della cooperazione con le Commissioni educazione e lavoro dei Parlamenti nazionali per stabilire un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva alla stregua della coesione. Quanto al profilo della flexsecurity, ha osservato che un obiettivo fondamentale è quello di combinare la flessibilità del mercato del lavoro con la sicurezza dei lavoratori, i quali devono peraltro poter disporre di competenze che li pongano in condizione di incontrare una soddisfacente offerta di lavoro. A tal fine, ha ricordato che la Commissione europea ha programmato l'elaborazione di una nuova panoramica delle competenze in ambito europeo per la fine del prossimo anno.