CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 8 giugno 2011
491.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Risoluzioni n. 7-00491 Servodio, n. 7-00499 Delfino, n. 7-00541 Rainieri e n. 7-00555 Gottardo: Sulle iniziative per il rilancio del settore della ciliegicoltura.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La XIII Commissione,
premesso che:
l'Italia è il primo produttore di ciliege in Europa e il quarto nel mondo, con una produzione diffusa in numerose aree dell'intero territorio nazionale che, nel periodo 2004-2008, è cresciuta del 41,2 per cento, raggiungendo il 7,2 per cento della produzione mondiale (che si è incrementata, nello stesso periodo, del 9,1 per cento);
la produzione cerasicola italiana - frutto della tradizione rurale italiana ed in particolare di quei territori che meglio di altri in Europa hanno saputo sviluppare le migliori tecniche agronomiche - presenta caratteristiche di assoluta qualità ed eccellenza, in termini organolettici, nutrizionali e di immagine, che la rendono particolarmente apprezzata all'estero. La ciliegicoltura italiana vanta inoltre numerosissime varietà autoctone, molte delle quali sono state utilizzate per la sperimentazione e il miglioramento genetico a livello planetario. Ancora oggi il livello qualitativo italiano è irraggiungibile seppur inizia a subire l'influenza di dinamici competitor quali Spagna, Turchia, Siria, Romania che, seppur con poche varietà e per specifici periodi, riescono sempre di più a guadagnare spazio nei migliori mercati europei e mondiali. Le ciliege italiane rappresentano pertanto uno dei migliori e più affascinanti esempi della produzione ortofrutticola «made in Italy»;
la rilevanza della produzione cerasicola nazionale non è data solo dal suo prodotto frutticolo, ma anche dalla produzione legnosa (sono di essenza di legno di ciliegio i migliori mobili della produzione della Brianza);
inoltre, la coltivazione delle ciliege - che avviene in piantagioni poste generalmente in collina e media montagna - assume anche una particolare valenza ambientale, essendo legata a valori ecologici, di assetto e salvaguardia del territorio dal rischio idrogeologico, di redditività delle aree marginali di alta collina e montagna;
nel 2009 si è tuttavia verificata, a fronte della crescita complessiva del mercato mondiale, una inversione di tendenza nella produzione italiana, con un arretramento rispetto al 2008 in tutti gli indici di riferimento; più precisamente, il totale degli impianti è passato da 29.740 a 29.726, la superficie in produzione da 28.900 a 28.796 ettari; la produzione da 137.580 a 129.079 tonnellate, la produzione raccolta da 134.387 a 116.179 tonnellate;
anche nell'anno 2010 questa tendenza negativa risulta confermata;
le principali cause di questo trend negativo sono da riscontrare negli elevati costi di produzione e nei rischi di impresa molto alti, condizionati dalla brevità della stagione produttiva, fortemente legata a fattori climatici e metereologici, dalla produzione disseminata su terreni frazionati e di estensione ridotta, da una produzione estera sempre più dinamica, nonché dalla necessità di migliorare, mediante idonei

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progetti di ricerca, il panorama varietale con l'offerta di nuove tipologie produttive;
è indubbio, dunque, che occorre intervenire con immediatezza per invertire il trend negativo, tenuto conto del significato strategico della produzione di ciliege nel paniere frutticolo dell'Italia, del valore economico complessivo delle attività ad essa legate e del rilevante numero di persone impegnate;
in particolare, occorre definire specifiche iniziative per rilanciare il settore della ciliegicoltura, rendendo la produzione più competitiva nel mercato mondiale e sviluppando azioni per un ulteriore miglioramento della qualità, per la valorizzazione e la promozione di questo prodotto di eccellenza;
è necessario inoltre riservare una specifica attenzione alla ciliegicoltura oltre che nel quadro delle politiche per il settore ortofrutticolo, anche in quelle finalizzate alla promozione degli alimenti caratteristici del territorio nazionale, in quanto dotati di un particolare valore nutrizionale;
ridare ossigeno al settore comporterà risvolti positivi in termini di sviluppo dell'occupazione e di prodotto interno lordo nazionale così come sarà di fondamentale importanza rilanciare l'immagine di un prodotto vissuto dai consumatori al vertice qualitativo della produzione ortofrutticoltura italiana, di grande e storico prestigio, capace di trainare l'intero comparto nazionale in quanto primo frutto della primavera,

impegna il Governo:

ad istituire uno specifico «tavolo di settore cerasicolo» presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con lo scopo di approfondire tutte le le problematiche che interessano il relativo comparto produttivo nonché a definire adeguate e specifiche politiche di rilancio del settore;
ad elaborare un piano di settore, che affronti tutte le questioni di rilievo per la ciliegicoltura italiana e gli specifici obiettivi da raggiungere, con riferimento a: valorizzazione delle produzioni e marketing territoriale, promozione della meccanizzazione, di innovative tecniche colturali, di conservazione e di trasformazione del prodotto, ricerca e miglioramento genetico, difesa fitosanitaria;
ad adottare specifici provvedimenti per programmare e finanziare la realizzazione di progetti di valorizzazione e marketing territoriale, attività di ricerca, promozione della qualità e innovazione di processo, contributi di filiera;
a favorire la formazione di consorzi di produttori per rendere la ciliegia un volano di sviluppo dei territori in cui viene coltivata;
ad adottare iniziative mirate a sostenere lo sviluppo e la valorizzazione delle filiere cerasicole, con riferimento anche alle filiere della trasformazione agroalimentare e del legno di ciliegio;
ad attivare iniziative di promozione del consumo di ciliege, anche nell'ambito di quelle già previste nel campo della nutrizione e della sicurezza alimentare, della dieta mediterranea, della cultura alimentare e del consumo di frutta nelle scuole, del turismo enogastronomico;
a sviluppare un reale coordinamento nella valorizzazione di tutto il qualificato paniere di produzioni ortofrutticole finalizzato a promuovere concrete e specifiche azioni promozionali per consolidare il mercato del «made in Italy» in Italia, in Europa e nel mondo nonché a tutelare la ciliegicoltura e tutti i nostri prodotti di qualità da fenomeni di agropirateria e di sofisticazioni;
a prevedere la partecipazione dell'Associazione nazionale città delle ciliegie al tavolo di settore da istituire presso il

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Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nonché ad ulteriori organismi operanti nel campo della nutrizione e della sicurezza alimentare, della promozione della dieta mediterranea, della cultura alimentare e del consumo di frutta nelle scuole, e, in particolare, alla Commissione per la promozione e la valorizzazione del turismo enogastronomico presso il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri;
al riconoscimento della ciliegia quale «frutto della Nazione» per il verde delle foglie, il bianco raggiante della propria fioritura, il rosso brillante dei succosi frutti, attivandosi per l'istituzione della «giornata nazionale della ciliegia» da prevedersi nel primo week-end del mese di giugno.
(8-00125)
«Servodio, Delfino, Rainieri, Gottardo, Iannuzzi, Savino, Agostini, Bellanova, Benamati, Bordo, Bossa, Brandolini, Capano, Marco Carra, Castiello, Cenni, Concia, Cuomo, Di Caterina, Di Giuseppe, Fiorio, Fogliardi, Ginefra, Grassi, Losacco, Miglioli, Nastri, Negro, Oliverio, Mario Pepe (PD), Rubinato, Sani, Trappolino, Vico, Viola e Zucchi».

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ALLEGATO 2

DL n. 70/2011 - Semestre europeo - disposizioni per l'economia. (C. 4357 Governo).

PARERE PROPOSTO DAL RELATORE E APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La XIII Commissione,
esaminato, per i profili di propria competenza, il disegno di legge C. 4357, recante «Conversione in legge del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia»,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:
si invitano le Commissioni di merito a valutare favorevolmente le proposte di modifica volte ad introdurre ulteriori misure di semplificazione per aspetti specifici del mondo dell'agricoltura e della pesca.

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ALLEGATO 3

Interrogazione 5-04519 Cenni: Iniziative in vista della liberalizzazione dei diritti di impianto dei vigneti, con particolare riferimento alla richiesta di proroga della validità dei diritti di reimpianto.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'interrogazione riguarda il settore vitivinicolo e, in particolare, i cosiddetti diritti di impianto la cui concessione, sul territorio comunitario, è vietata fino al 2015 ad eccezione di precise condizioni al cui verificarsi la normativa comunitaria consente agli Stati membri di rilasciare nuove autorizzazioni (come, ad esempio, il possesso di un diritto di impianto e in caso di sperimentazione) ovvero diritti di reimpianto.
La medesima norma consente ai paesi membri che ne faranno richiesta, di mantenere tale regime per ulteriori 3 anni, fino al 31 dicembre 2018.
Dal 2019 si realizzerà, quindi, la completa liberalizzazione delle superfici vitate, i cui riflessi sono già paventati dall'intera filiera non solo per la probabile perdita di valore dei diritti acquisiti ma, soprattutto, per il verosimile aumento di offerta di prodotti qualitativamente inferiori, a danno delle produzioni storicamente e tradizionalmente tipiche di determinate aree geografiche.
Le preoccupazioni rappresentate dalla filiera sono condivisibili, anche in considerazione del fatto che il mantenimento dei diritti di impianto, pur rappresentando una misura di accompagnamento, permette di tutelare sia la qualità delle produzioni (limitando la coltivazione ad aree fortemente vocate), sia l'offerta complessiva dei prodotti immessi sul mercato.
Peraltro, non è da sottovalutare l'azione di protezione del territorio svolta dalle superfici vitate in particolari ambienti pedologici, quali quelli collinari, e le conseguenze che la liberalizzazione degli impianti in parola potrebbe avere sull'abbandono della coltivazione.
Devo, inoltre, segnalare che la possibilità di prorogare la validità dei diritti di reimpianto, essenzialmente per contribuire a sostenere i redditi dei produttori in un periodo di crisi del settore e per consentire una maggiore flessibilità nell'utilizzazione dei diritti stessi, è stata già rappresentata alla Commissione Europea.
La Commissione ha fatto presente che tale modifica non è fattibile. Ciò in quanto, la validità dei diritti di impianto a otto anni è ampiamente sufficiente per consentire ai produttori di procedere al reimpianto, come confermato due volte dal Consiglio dell'UE, nel 1999 con il regolamento (CE) 1493/99 e nel 2008 con il regolamento (CE) 479/2008.
Ritengo, pertanto, che la problematica dei diritti di reimpianto vada inquadrata in un più ampio contesto, prevedendo la possibilità di intervento nell'ambito della discussione della riforma dell'organizzazione comune di mercato (OCM) vino, per sollevare la questione a livello di Consiglio e Parlamento europeo, coinvolgendo anche gli altri grandi Paesi produttori affinché sia mantenuto l'attuale sistema di «blocco» degli impianti post 2015 per tutti i Paesi UIE e per tutte le tipologie di vino.

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ALLEGATO 4

Interrogazione 5-04357 Oliverio: Sulla crisi delle produzioni della cipolla di Tropea conseguente agli eventi meteorologici del marzo 2011.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'interrogazione concerne le piogge alluvionali che nei primi giorni dello scorso marzo hanno causato, tra l'altro, danni alle produzioni di cipolla rossa di Tropea (prodotto IGP) nelle province di Catanzaro e Vibo Valentia.
Al riguardo, faccio presente che gli interventi compensativi previsti dal Fondo di solidarietà nazionale a sostegno delle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali possono essere attivati a condizione che il danno sulla produzione lorda vendibile risulti superiore al 30 per cento ed esclusivamente per quelle avversità e colture danneggiate che non sono comprese nel Piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative (peraltro, agevolate per l'esistenza di un contributo statale fino all'80 per cento della spesa premi sostenuta).
Tuttavia, in presenza di offerte di mercato insufficienti a coprire la domanda assicurativa delle produzioni, la regione interessata può chiedere la modifica delle previsioni assicurative previste dal Piano assicurativo in vigore e, con successivo decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, può essere consentita l'attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale.
Colgo l'occasione per far presente che, ai sensi della vigente normativa, per le colture, strutture e avversità non assicurabili al mercato agevolato possono essere concessi contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello successivo nonché una proroga delle rate relative alle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso.
Evidenzio infine che, alla data odierna, nessuna richiesta formale d'intervento è pervenuta al Ministero da parte della regione Calabria.
Tuttavia, considerata la gravità della situazione, assicuro che non appena perverrà da parte della regione specifica richiesta nei termini soprarichiamati, gli uffici del Ministero provvederanno tempestivamente all'istruttoria di competenza e, riscontrati i requisiti di legge, saranno adottati i provvedimenti necessari per l'attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale.