CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 8 giugno 2011
491.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-04347 Pedoto: Iniziative per colmare il divario assistenziale tra regioni settentrionali e meridionali nell'ambito delle cure palliative e della terapia del dolore.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento alla interrogazione parlamentare in esame, si osserva quanto segue.
Le indicazioni contenute nella relazione al Parlamento, in merito allo stato di attuazione della Legge n. 38/2010, sono motivate dalle seguenti considerazioni.
1. Tra gli atti previsti, attuativi della legge stessa, è stato approvato, in data 16 dicembre 2010, il provvedimento concernente le «Linee guida per la promozione, lo sviluppo e il coordinamento degli interventi regionali nell'ambito della rete di cure palliative e della rete di terapia del dolore». Il provvedimento prevede la creazione, in ciascuna regione, sia a livello regionale che aziendale, di strutture per il coordinamento delle due reti. Sono inoltre in fase di stesura, a cura del Ministero della Salute, con il contributo delle sottocommissioni di esperti della Commissione nazionale sulle cure palliative e la terapia del dolore, altri due documenti strategici: il primo, in attuazione dell'articolo 5, comma 2, riferito all'identificazione delle figure professionali che potranno operare nelle reti, e nella tipologia di strutture che compongono le reti, e il secondo, in attuazione dell'articolo 5, comma 3, che identifica i criteri di accreditamento delle reti, specificando i fattori di qualità e le tariffe di riferimento delle prestazioni erogabili. Una volta approvati, i due nuovi documenti, unitamente alle linee guida già approvate, rappresenteranno i riferimenti normativi a garanzia per l'erogazione di cure palliative e di terapia del dolore, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e a pari qualità di prestazioni.
2. Per quanto concerne le risorse, nel rapporto al Parlamento viene riportato il grafico identificativo del numero di pazienti morti in un reparto per acuti con una diagnosi primaria o secondaria di neoplasia, relativamente agli anni 2004-2008. Si nota una inversione della tendenza costantemente crescente negli anni precedenti al 2008, che potrebbe far presupporre una maggiore azione di intercettazione di questa tipologia di pazienti da parte delle reti di cure palliative attivate. Considerando che per il solo anno 2008, la valorizzazione delle prestazioni ospedaliere erogate era pari ad oltre 200 milioni di euro, il passaggio dall'ospedale a una maggiore appropriatezza assistenziale tramite la rete di cure palliative svincolerebbe le risorse finanziarie necessarie per lo sviluppo delle reti stesse, in quanto l'assistenza tramite la rete di cure palliative comporta oneri finanziari per il Servizio Sanitario Nazionale ridotti in modo significativo.

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Tabella 3 - Distribuzione regionale dei deceduti in ospedale, con diagnosi (principale e/o secondarie) di tumore (ICD - 9 - CM 140-239) e valorizzazione delle prestazioni ospedaliere in tariffa nazionale (decreto ministeriale 12 settembre 2006). (ANNO 2008)

Regione Onere a totale o parziale carico del SSN Onere NON a carico del SSN
Numero di dimissioni Valorizzazione in euro Numero di dimissioni Valorizzazione in euro
Piemonte5.001 21.097.884 32 128.417
Valle D'Aosta152 752.118 - -
Lombardia11.889 45.950.465 155 608.385
P.A. Bozano622 2.546.095 4 19.950
P.A. Trento515 2.011.553 - -
Veneto6.805 27.029.840 5 17.807
Friuli Venezia Giulia2.511 9.896.249 6 34.550
Liguria2.833 11.721.829 8 66.688
Emilia Romagna5.465 21.580.257 62 289.828
Toscana4.316 17.284.088 37 152.896
Umbria955 4.020.969 - -
Marche1.964 7.957.189 - -
Lazio4.760 21.077.627 161 636.607
Abruzzo1.171 4.509.379 - -
Molise251 1.044.783 - -
Campania1.223 5.482.393 - -
Puglia1.380 5.711.351 3 12.684
Basilicata209 883.975 - -
Calabria599 2.931.182 - -
Sicilia1.053 4.383.927 1 10.392
Sardegna1.525 5.645.340 1 526
Totale Italia55.199 223.518.493 475 1.977.730
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ALLEGATO 2

5-04562 Fucci: Iniziative per ridurre il fenomeno della «immigrazione sanitaria» dalle regioni meridionali verso quelle settentrionali.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riguardo alla tematica trattata dall'interrogante, e per quanto di competenza, si segnala che le affermazioni effettuate sul Rapporto al Parlamento sullo stato di attuazione delle Legge 38/2010 relativamente alla possibilità di colmare il divario nord, centro-sud grazie allo sviluppo della legge trovano motivo dalle seguenti osservazioni.
Come indicato dall'articolo 9 della legge 38 del 2010 è previsto che il Ministero della salute effettui il monitoraggio sullo stato di attuazione della di cure palliative e della rete di terapia del dolore e sul consumo di farmaci utilizzati per la lotta al dolore; tale attività viene svolta dall'apposito ufficio XI da poco creato nell'ambito della Direzione Generale della Programmazione sanitaria dedicato.
Per l'anno 2010, del finanziamento previsto dall'articolo 9 della legge, 135.000 euro sono stati impegnati per lo sviluppo, in collaborazione con la Direzione Generale del Sistema informativo del Ministero della Salute, di un cruscotto per la lettura dei dati attualmente presenti nel SIS (Sistema informativo sanitario) finalizzata al monitoraggio.
Le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano forniscono tutte le informazioni e i dati utili all'attività del Ministero e possono accedere al complesso dei dati e delle informazioni in possesso del Ministero stesso.
È ipotizzabile che, nel caso in cui si riscontri una profondo inefficienza della Regione nei termini di attivazione della rete assistenziale, l'ufficio preposto possa attuare specifiche ispezioni atte a verificare i motivi di tale inefficienza e a pervenire al superamento delle stesse.
L'Ufficio XI è anche di supporto alle attività svolte dalla Commissione nazionale per l'attuazione della legge 38 del 2010 istituita con apposito decreto del Ministro della salute nel maggio 2010.
Tra gli atti previsti, attuativi della legge stessa, è stato già approvato in data 16 dicembre 2010 le «Linee guida per la promozione, lo sviluppo e il coordinamento degli interventi regionali nell'ambito della rete di cure palliative e della rete di terapia del dolore» nel quale si prevede la creazione in ciascuna regione, sia a livello regionale che aziendale, strutture per il coordinamento delle due reti. Unitamente sono in fase di approvazione da parte della Commissione nazionale altri due documenti strategici a cura della Direzione Generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute, coadiuvata dalle sottocommissioni di esperti della Commissione nazionale sulle cure palliative e la terapia del dolore: il primo, in attuazione dell'articolo 5 comma 2, riguardante l'identificazione delle figure professionali che potranno operare nelle reti e nella tipologia di strutture che compongono le reti e il secondo, in attuazione dell'articolo 5 comma 3, che identifica i criteri di accreditamento delle reti specificando i fattori di qualità e le tariffe di riferimento delle prestazioni erogabili. L'approvazione dei due nuovi documenti, unitamente con le linee guida già approvate, rappresenteranno i riferimenti normativi che garantiranno l'erogazione di cure palliative e di terapia del dolore in

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modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e a pari qualità di prestazioni.
La legge rappresenta un motivo di soddisfazione nel nostro Paese nella misura in cui comprende nella definizione del malato qualsiasi persona affetta da patologia ad andamento cronico ed evolutivo, per la quale non esistono terapie o se esistono sono inadeguate o sono risultate inefficaci, senza distinzione di età comprendendo dunque anche il paziente in età pediatrica. Il paziente pediatrico acquista dunque, grazie alla sensibilità evidenziata dal legislatore, una particolare rilevanza riconoscendo stessi diritti della persona adulta, e trattamenti di cura e di assistenza non difformi qualitativamente da quelli riservati agli adulti. Ad oggi l'unica rete di cure palliative pediatriche attiva è quella funzionante nella Regione Veneto per la quale è stato collocato il cuore operativo e organizzativo nella città di Padova presso la sede del hospice pediatrico, attivato con i finanziamenti della legge 39/99.
Il Ministero della Salute ha realizzato in collaborazione con la Fondazione Maruzza Lefebvre d'Ovidio Onlus un progetto assistenziale dedicato alle cure palliative pediatriche, sviluppato seguendo i dettami dell'Accordo tra il Governo e le regioni in materia di cure palliative sottoscritto il 27 giugno 2007, denominato «Progetto Bambino»; alla data odierna le regioni Piemonte, Lazio e Basilicata hanno aderito a tale progetto mediante delibera di Giunta regionale, le regioni Lombardia, Friuli e Sicilia hanno deliberato sul tema delle cure palliative pediatriche.
Con il finanziamento previsto dalla legge all'articolo 4 per l'anno 2010, pari a euro 50.000 sono stati organizzati dalla Direzione Generale della Comunicazione in collaborazione con la Direzione Generale della programmazione sanitaria due eventi di comunicazione/formazione sul tema delle cure palliative pediatriche nelle Regioni Friuli Venezia Giulia e Basilicata.
Per quanto concerne le risorse economiche necessarie per l'attuazione delle reti assistenziali, in base all'articolo 12 comma 2 della legge 38, le Regioni dispongono annualmente della quota vincolata del Fondo sanitario nazionale di euro 100 milioni per la realizzazione delle finalità indicate dalla legge stessa.
Inoltre il Rapporto al Parlamento riporta il grafico identificativo del numero di pazienti morti in un reparto per acuti con una diagnosi primaria o secondaria di neoplasia relativi agli anni 20042008. Si nota una inversione della tendenza costantemente crescente negli anni precedenti al 2008 che potrebbe far presupporre una maggiore azione di intercettazione di questa tipologia di pazienti da parte delle reti di cure palliative attivate. Considerando che per il solo anno 2008 la valorizzazione delle prestazioni ospedaliere erogate era pari ad oltre 200 milioni di euro, il passaggio dall'ospedale a una maggiore appropriatezza assistenziale tramite la rete di cure palliative svincolerebbe le risorse finanziarie necessarie per lo sviluppo delle reti stesse in quanto la seconda comporta degli oneri finanziari per il SSN ridotti in modo significativo.

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ALLEGATO 3

5-03520 Codurelli: Iniziative a sostegno della maternità e per la conciliazione tra maternità e impegno lavorativo.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'onorevole Codurelli - nell'atto parlamentare che passo ad illustrare - richiama l'attenzione sulle iniziative intraprese a sostegno della maternità e della conciliazione tra vita familiare e professionale.
In proposito è opportuno precisare che il Governo - consapevole della crescente difficoltà che le donne incontrano nel conciliare la vita familiare con l'impegno lavorativo - ha promosso, in questi ultimi anni, specifici interventi strettamente legati all'obiettivo di accrescere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
In particolare, l'articolo 2, comma 6, della legge n. 203 del 2008 (legge finanziaria 2009) ha messo a regime - a far data dal gennaio 2009 - la detrazione Irpef pari al 19 per cento delle spese sostenute dai genitori per il pagamento delle rette relative alla frequenza agli asili nido statali, comunali o privati, su un importo complessivamente non superiore a 632 euro annui per ogni figlio ospitato negli stessi. Le politiche in materia sono state finalizzate al raggiungimento dell'obiettivo - previsto dall'agenda di Lisbona - della copertura territoriale del 33 per cento.
In aggiunta alle risorse stanziate, per il triennio 2007-2009, con il Piano Straordinario per lo sviluppo della rete integrata dei servizi socio-educativi per la prima infanzia (per un importo totale di 727 milioni di euro), il Governo ha destinato - per l'anno 2010 - 100 milioni di euro in favore delle Regioni al fine di implementare, in via prioritaria, lo sviluppo dei servizi per la prima infanzia nonché per la realizzazione di altri interventi a favore della famiglia.
Nel corso dell'ultimo triennio inoltre è stata attivata la sperimentazione delle cosiddette Sezioni Primavera - sezioni nido aggregate alla scuola dell'infanzia - finanziate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con il contributo del Dipartimento per le politiche della famiglia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Informo al riguardo che, per gli anni scolastici 2008-2009 e 2009-2010 nonché per il corrente anno scolastico, il contributo dell'Amministrazione che rappresento è stato pari a 1.400.000 euro.
Con il Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale aggiuntiva 2007-2013 (QSN) - approvato con decisione della Commissione europea del 13 luglio 2007 - è stato inoltre previsto un meccanismo competitivo legato al conseguimento di risultati verificabili in termini di servizi collettivi in ambiti essenziali.
Il QSN ha in particolare individuato per le regioni del Mezzogiorno quattro obiettivi tra i quali l'aumento dei servizi socio-sanitari in favore di bambini ed anziani al fine di agevolare la partecipazione femminile al mercato del lavoro.
In linea con tale obiettivo, ha preso avvio, nel gennaio 2009, il progetto Azioni di sistema e assistenza tecnica per gli obiettivi di servizio Servizi per l'infanzia - gestito dalla Amministrazione che rappresento congiuntamente al Dipartimento per le politiche della famiglia presso la Presidenza

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del Consiglio dei Ministri - per il quale sono stati assegnati, per il periodo 2007-2013, 2 milioni di euro.
Ricordo altresì che - nel dicembre 2009 - il Governo ha dato avvio al Progetto Pilota NIDI PA che prevede la realizzazione di oltre 50 nidi aziendali presso le sedi centrali e periferiche della Pubblica Amministrazione nazionale. A tale iniziativa - per la quale sono stati destinati, per l'anno 2009, oltre 25 milioni di euro - farà seguito un'azione più complessiva indirizzata a tutte le Pubbliche Amministrazioni.
Con il III Piano Biennale Nazionale e di Azioni e di Interventi per la Tutela dei Diritti e lo Sviluppo dei Soggetti dell'Età (approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 21 gennaio 2011) il Governo ha previsto - oltre al potenziamento su tutto il territorio nazionale di servizi per bambini dai 3 mesi ai 3 anni di età (nidi d'infanzia, micro-nidi, nidi aziendali e sezioni primavera aggregate a nidi e a scuole di infanzia) e dei servizi educativi integrativi ai nidi e alle scuole per l'infanzia (centri gioco, spazi gioco, centri per bambini e genitori) - l'istituzione dei cosiddetti asili domiciliari, incentrati su persone adeguatamente formate che offrono educazione e cura a bambini di altri presso il proprio domicilio.
Nella medesima direzione si collocano il Piano recante il sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e il Piano d'azione per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro (cosiddetto «Piano donne Italia 2020»).
Il primo, in particolare, ha investito 40 milioni di euro del Fondo per le Politiche relative ai diritti e alle pari opportunità in finanziamento (per le tagesmutter), per il telelavoro e per la formazione volta a sostenere il rientro nel lavoro dopo un periodo di congedo per maternità.
Il Piano donne Italia 2020, sottoscritto dai Ministri Sacconi e Carfagna, prevede 40 milioni di euro per favorire l'occupazione femminile attraverso la diffusione dei nidi familiari, il potenziamento dei servizi di cura, la creazione di albi di badanti e di babysitter appositamente formate, il sostegno economico a chi lavora da casa tramite telelavoro e gli sgravi fiscali sul lavoro delle donne del Mezzogiorno.
Inoltre, con l'Avviso Comune sulle misure a sostegno delle politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro dello scorso 7 marzo, il Ministro del lavoro e le Parti sociali si sono impegnati a valorizzare le buone pratiche di flessibilità family-friendly - favorevole alle famiglie - e di conciliazioni esistenti, provvedendo a tal fine ad attivare un tavolo tecnico per la verifica delle buoni prassi nonché delle relative azioni di monitoraggio effettuate dalla cabina di pilotaggio istituita nell'ambito del Piano Italia 2020.
Per le misure di conciliazione in favore dei lavoratori dipendenti e di quelli autonomi distintamente previste dal regolamento recante criteri e modalità per la concessione dei contributi di cui all'articolo 9 della legge n. 53 del 2000, sono stati stanziati - per l'anno 2011 - 15 milioni di euro, a valere sul Fondo per le politiche della famiglia.
Ricordo inoltre che - nel luglio 2010 - il Consiglio dei Ministri ha approvato il Piano Triennale per il lavoro «Liberare il lavoro per liberare i lavoratori», elaborato dal Ministro Sacconi, che individua nelle politiche di conciliazione - che si realizzano attraverso la rimodulazione dell'orario di lavoro e la promozione dei servizi di cura all'infanzia - le azioni in favore dell'occupazione femminile.
Più di recente, con il cosiddetto Decreto sviluppo 2011 - tutt'ora in fase di conversione - è stata prevista la semplificazione delle regole per l'assunzione di donne di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, che siano residenti in un'area geografica il cui il tasso di occupazione femminile sia inferiore almeno del 20 per cento di quello maschile o in un'area per la quale il tasso di disoccupazione femminile superi del 10 per cento quello maschile.
Da ultimo, con specifico riferimento a quanto rilevato dall'interrogante in ordine

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alla iniziativa promossa dalla Regione Lombardia, quest'ultima ha precisato di aver avviato - nel maggio 2010 - una sperimentazione (denominata Fondo Nasko) finalizzata a promuovere la natalità attraverso la rimozione delle cause che possono indurre una donna a richiedere l'interruzione della gravidanza.
La sperimentazione prevede, in particolare, un'attiva collaborazione tra i Consultori pubblici e privati accreditati e i Centri di aiuto alla vita che in Lombardia costituiscono un importante punto di riferimento per le madri in difficoltà.
La Regione ha altresì precisato che, per la realizzazione della sperimentazione, è attiva una rete costituita da 66 consultori familiari pubblici e privati accreditati che collaborano con 22 Centri di aiuto alla vita, iscritti nell'apposito elenco regionale. Allo stato risultano essere in corso oltre 1000 progetti di aiuto e che, grazie al Fondo Nasko, sono nati circa 250 bambini.