CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 19 maggio 2011
481.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria.
(relatori: on. Gaetano Pecorella; on. Alessandro Bratti).

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ALLEGATO 2

Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria.

PROPOSTE DI MODIFICA

A pagina 18, sostituire le parole da: «Tenuto conto del fatto» fino a: «società TEC Veolia» con le seguenti: «Tenuto conto del fatto che non si tratta di aree omogenee e che sussistono comunque seri problemi di viabilità, non sono chiari i criteri di tale suddivisione del territorio calabrese, che appare del tutto ingiustificata.».
n. 1 I Relatori.
(Approvata)

A pagina 243, sostituire le parole da: «In ogni caso, rimane da chiarire» fino a: «alla discarica di Giammiglione.» con le seguenti: «All'esito dell'excursus anzidetto e alla luce di quanto ha dichiarato il dottor Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale della direzione generale qualità della vita del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel corso dell'audizione del 12 aprile 2011, questa Commissione d'inchiesta ha non poche perplessità sulla scelta operata a suo tempo dalla Syndial SpA e approvata dal Ministero dell'Ambiente, in ordine al trasferimento dei rifiuti nocivi dalle aree inquinate dell'ex Pertusola e dell'ex Fosfotec alla costruenda discarica di Giammiglione, località ubicata nello stesso territorio comunale.
In via generale, va osservato che, quando si movimentano milioni di metri cubi di materiale da un posto noto a un altro, sussiste il rischio che qualcosa non funzioni. Alla certezza di trasferire l'inquinamento da un sito a un altro si accompagna il rischio concreto di vedere disperso il materiale da bonificare su una ben più ampia superficie e, quindi, con spese e danni ancora maggiori, tanto più nel caso di specie, che prevedeva centinaia di migliaia di viaggi di camion, che avrebbero dovuto attraversare l'intera costa crotonese carichi di molti milioni di metri cubi di materiali contenenti scoria cubilot, fosfogessi e fibretta d'amianto, da trasferire nella discarica di Giammiglione, località sita a ridosso della stessa città di Crotone in una zona collinare.
In realtà - come ritenuto dal dottor Mascazzini nel corso della sua audizione - appare preferibile la bonifica in situ e cioè l'opportunità di chiudere i materiali inquinanti all'interno di un volume confinato e di trattarli sul posto, evitando escavazione e trasporto degli stessi. Il meccanismo dell'isolamento e del marginamento con tecniche sempre più raffinate, che oggi presentano un ragionevole rapporto costi/benefici, consente di attivare e scommettere sulle tecnologie di bonifica in situ.
In tal modo si evita il pericolo della fuoriuscita dell'inquinante grazie all'isolamento - chi se ne occupa sa quali regole rispettare - ed è anche possibile costruire nuovamente sui siti interessati, sia pure con una serie di cautele.
Alla luce delle condivisibili considerazioni del dottor Mascazzini e con riferimento alle aree ex Pertusola ed ex Fosfotec - che versano in stato di inquinamento permanente ormai da molti anni - si può quindi affermare che meglio sarebbe stato isolarle e iniziare il trattamento in loco sin dall'epoca in cui la bonifica era affidata al Commissario delegato per l'emergenza

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(2002-2008) e anche prima, provvedendo a inertizzare il materiale inquinato, piuttosto che affidarsi a una costruenda nuova discarica in cui trasferire il suddetto materiale.
Tale discarica, peraltro, è stata oggetto di forti manifestazioni pubbliche di contestazione da parte della stessa popolazione crotonese che, all'evidenza, vedeva nella stessa non la soluzione del problema dell'inquinamento, bensì il suo aggravamento (cfr. relazione del Prefetto di Crotone del 16 giugno 2010, pag. 12 in doc. 481/1).
Infine, per quanto riguarda l'inquinamento marino, essendo impossibile la rimozione dell'inquinante, si sarebbe potuto realizzare, secondo il dottor Mascazzini, una cassa di colmata nella quale far refluire i sedimenti contaminati.
Alla luce di queste poche considerazioni appare evidente che è stato perso inutilmente un gran tempo senza che le problematiche connesse alla bonifica del SIN di Crotone siano state - ancora ad oggi - in alcun modo neanche affrontate».
n. 2 I Relatori.
(Approvata)

A pagina 274, sostituire le parole da: «In funzione di tale obiettivo» fino a: «ricompresi nel sistema "Calabria Sud"» con le seguenti: «In funzione di tale obiettivo il territorio regionale è stato suddiviso in tre macroaree ("Calabria Nord", "Calabria Centro", "Calabria Sud"), ma in modo assolutamente non corrispondente al dato geografico, posto che la "Calabria Sud" comprende non solo tutta la provincia di Reggio Calabria ma anche la zona di Rossano (CS) e la provincia di Crotone che, viceversa, per la loro posizione, avrebbero dovuto essere collocate nel sistema "Calabria Nord".
In particolare, non si comprende la ragione per cui ben cinque impianti di trattamento dei rifiuti siano stati tutti ricompresi nel sistema "Calabria Sud" - località Sambatello (RC), Siderno (RC), Rossano (CS), Gioia Tauro (RC) e Crotone - e sia stato lasciato privo di impianti il sistema "Calabria Nord".
Tale anomala suddivisione non risponde in alcun modo alle esigenze del territorio e a quelle di un virtuoso ciclo integrato dei rifiuti nella regione».
n. 3 I Relatori.
(Approvata)

A pagina 284, dopo le parole: «si dovrà attentamente vigilare.» inserire le seguenti: «E, tuttavia, a questo punto, questa Commissione di inchiesta - anche alla luce delle puntuali osservazioni del dottor Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale della direzione generale qualità della vita del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel corso della sua audizione del 12 aprile 2011 - non può non esprimere tutte le sue perplessità sulla scelta operata dalla Syndial e approvata dal Ministero dell'ambiente, circa il trasferimento dei rifiuti nocivi dalle aree inquinate dell'ex Pertusola e dell'ex Fosfotec alla costruenda discarica di Giammiglione, località sita a ridosso della città di Crotone in una zona collinare, al confine del Comune di Scandale, comune interno a 350 sul livello del mare, inserito nella comunità montana "Alto Marchesato Crotonese".
In pratica, nel caso di specie, il piano prevedeva il trasferimento dell'inquinamento dalla zona costiera a quella collinare dello stesso comune di Crotone, con centinaia di migliaia di viaggi di camion che avrebbero dovuto attraversare l'intera costa crotonese, carichi di molti milioni di metri cubi di materiali contenenti scoria cubilot, fosfogessi e fibretta d'amianto, da trasferire nella discarica di Giammiglione.
Viceversa - come ritenuto anche dallo stesso dottor Mascazzini nel corso della sua audizione - appare preferibile la bonifica in situ e, cioè, l'opportunità di chiudere all'interno di un volume confinato i materiali inquinanti e di trattarli sul posto, evitando escavazione e trasporto degli stessi.
Tanto più che il meccanismo dell'isolamento e del marginamento con tecniche sempre più raffinate - che oggi presentano

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un ragionevole rapporto costi/benefici - consente di attivare e scommettere sulle tecnologie di bonifica in situ.
In tal modo si evita il pericolo della fuoriuscita dell'inquinante grazie all'isolamento - chi se ne occupa sa quali regole rispettare - ed è anche possibile costruire nuovamente sui siti interessati, sia pure con una serie di cautele.
In conclusione sul punto, nelle more del lungo iter per l'autorizzazione all'apertura della discarica di Giammiglione - che risale addirittura al lontano 1998 e che è stata oggetto di forti manifestazioni pubbliche di contestazione da parte della stessa popolazione crotonese - meglio sarebbe stato isolare le suddette aree inquinate e iniziare il loro trattamento in loco, provvedendo a inertizzare il materiale inquinato, piuttosto che affidarsi a una costruenda nuova discarica in cui trasferire i prodotti inquinati, con il concreto rischio della dispersione del materiale inquinato nel corso del suo trasferimento da un sito all'altro.
Infine, per quanto riguarda l'inquinamento marino, essendo impossibile la rimozione dell'inquinante, si sarebbe potuto realizzare una cassa di colmata nella quale refluire i sedimenti contaminati.
Alla luce di queste poche considerazioni, appare evidente che è stato perso inutilmente un gran tempo, senza che le problematiche connesse alla bonifica del SIN di Crotone siano state - ancora ad oggi - in alcun modo neanche affrontate».
n. 4 I Relatori.
(Approvata)