CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 maggio 2011
475.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Risoluzione 7-00458 Vanalli e altri: Sulla disciplina in materia di servizi pubblici locali, con particolare riguardo al servizio idrico.

NUOVA FORMULAZIONE

La I Commissione,
premesso che:
l'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 (successivamente novellato dall'articolo 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni dalla legge 20 novembre 2009, n. 166) ha introdotto una nuova disciplina in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, che mira a completare il processo di privatizzazione e liberalizzazione del settore al fine di garantire una maggiore diffusione dei princìpi di libera concorrenza;
in attuazione del citato articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 è stato adottato il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 168;
le nuove disposizioni (in particolare i commi 2 e 3 del predetto articolo 23-bis) riconoscono quali modalità ordinarie di conferimento della gestione dei servizi pubblici locali:
a) la gara, con procedure ad evidenza pubblica;
b) l'affidamento diretto a società «miste» (partenariato pubblico privato istituzionalizzato (PPPI)), a condizione che il socio privato venga selezionato mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, aventi il duplice oggetto dell'attribuzione della qualità di socio e dei compiti operativi connessi alla gestione del servizio, e che ad esso spetti comunque una partecipazione non inferiore al 40 per cento del capitale sociale;
la previsione di detta soglia minima di partecipazione pari al 40 per cento del capitale sociale mira a rendere «stimolante» l'ingresso dei privati nella società, garantendo agli stessi un ruolo effettivo nella gestione imprenditoriale del servizio senza, tuttavia, eliminare il controllo pubblico del PPPI;
l'in house providing è destinato a fattispecie «residuale» cui può farsi ricorso soltanto in situazioni eccezionali, all'esito di una valutazione economica, sociale, ambientale e geomorfologica del contesto territoriale di riferimento dalla quale emerga l'impossibilità di un efficace ed utile ricorso al mercato;
per gli affidamenti in corso incompatibili con il nuovo quadro normativo, l'articolo 23-bis, comma 8, detta un regime transitorio che prevede, in particolare, per le gestioni conformi ai princìpi comunitari, la cessazione delle società in house alla data del 31 dicembre 2011, salvo che le amministrazioni cedano almeno il 40 per cento del capitale pubblico a privati, attraverso gara pubblica, ai fini della costituzione di un PPPI;
con riguardo alla gestione del servizio idrico integrato, la nuova disciplina regolamentare detta un regime differenziato (articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 168 del 2010) fondato sull'esigenza di salvaguardare l'autonomia gestionale del gestore e

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la piena proprietà pubblica delle risorse idriche, in considerazione della spettanza esclusiva alle istituzioni pubbliche del governo delle stesse, in linea, del resto, con quanto già previsto dall'articolo 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 13, comma 1-ter, che ribadisce sia i princìpi della proprietà pubblica delle risorse idriche che il diritto alla universalità ed accessibilità del servizio, già contenuti nel codice dell'ambiente di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006;
la previsione di tale regime differenziato si fonda sulla peculiare natura di bene pubblico della risorsa idrica;
la privatizzazione e la liberalizzazione dei servizi pubblici locali non sempre sono state accompagnate da una diminuzione dei costi per l'utenza e dall'effettivo soddisfacimento dei cittadini. Le tanto discusse municipalizzate, ora trasformate in gestioni in house, spesso hanno garantito il conseguimento di livelli di servizio, di efficienza e di economicità difficilmente raggiungibili con una gestione esternalizzata a privati;
con riferimento alla gestione dei servizi idrici, l'inserimento del limite minimo del 40 per cento in relazione alla partecipazione del privato nella società di PPPI non garantisce pienamente il controllo pubblico sulla gestione della risorsa idrica;
le peculiarità connesse alla gestione del servizio idrico sono state recepite nella nuova disciplina, che intende chiaramente sostenere, in tale specifico settore, gli affidamenti diretti a società in house, qualora ciò consenta di garantire condizioni di efficienza e di virtuosità - quali, ad esempio, la chiusura dei bilanci in utile e il reinvestimento nel servizio almeno dell'80 per cento degli utili per l'intera durata dell'affidamento o l'applicazione di una tariffa media inferiore alle medie di settore - che si rivelino comparativamente non svantaggiose per i cittadini rispetto ad altre forme societarie;
nell'ordinamento comunitario non esiste una normativa specifica che consenta di armonizzare con regole comuni la materia dei servizi pubblici locali, alla quale si applica, in via generale, la disciplina contenuta nelle direttive comunitarie nonché i princìpi dei trattati dell'Unione europea in materia di appalti pubblici e concessioni;
le norme e la giurisprudenza comunitarie non vietano la costituzione delle società in house, anzi consentono l'affidamento diretto nel rispetto di alcuni requisiti (partecipazione pubblica totalitaria, controllo analogo e svolgimento di attività prevalente nell'interesse dell'ente affidante), elaborati nell'ultimo decennio dalla giurisprudenza della Corte di giustizia europea, a partire dalla nota sentenza Teckal. Tale posizione è stata affermata anche di recente con la sentenza 10 settembre 2009 della Corte di Giustizia europea, in causa C-573/07, ed è stata recepita nel diritto interno, con sentenza n. 5082/2009 del Consiglio di Stato;
nell'ordinamento comunitario, quindi, le amministrazioni pubbliche sono libere di esercitare in proprio un'attività economica o di affidarla a terzi, anche ad entità a capitale misto, a condizione che siano rispettate le disposizioni comunitarie vigenti, che non prevedono alcun limite minimo per la quota di partecipazione del socio privato al capitale della società di gestione di PPPI. Tali disposizioni hanno l'obiettivo di garantire la parità di trattamento, consentendo a tutti gli operatori economici interessati di concorrere all'aggiudicazione dell'appalto o concessione del servizio a condizioni eque e trasparenti;
tale orientamento è stato ribadito dalla Commissione europea nella «Comunicazione interpretativa della Commissione sull'applicazione del diritto comunitario degli appalti pubblici e delle concessioni ai partenariati pubblico-privati istituzionalizzati (PPPI)», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea del 12 aprile 2008, n. 91, nella quale viene affrontato anche il tema del ruolo del privato nella cooperazione con l'amministrazione pubblica, in considerazione dello

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sviluppo che la forma di gestione mista pubblico-privata ha avuto negli ultimi anni nel settore dei servizi pubblici locali;
alla luce del quadro comunitario sopra illustrato, la nuova disciplina nazionale in tema dei servizi pubblici locali che impone la soglia minima del 40 per cento di capitale privato per la costituzione di una società mista rischia di diventare un caso isolato, poiché consegna nelle mani dei privati, in ogni caso ed a prescindere dalla eventuale antieconomicità del risultato, la gestione dei beni e servizi di pubblico interesse e fa perdere alle nostre imprese miste, pubblico-private, tutta la competitività che hanno acquisito negli anni, anche nei confronti del mercato europeo e internazionale;
tale rischio è ancora più evidente con riferimento ai servizi idrici, in considerazione della natura di fondamentale bene pubblico della risorsa idrica,
si ritiene di garantire una particolare tutela alle società in house, che dimostrino una gestione efficiente del servizio pubblico locale, anche in considerazione degli investimenti effettuati, e soprattutto riconoscendo correttamente che la normativa europea non ne vieta affatto la costituzione ma anzi lascia libera scelta alle istituzioni di organizzare la gestione dei propri servizi nel rispetto e nei limiti di alcune disposizioni;
l'acqua e i servizi ad essa riferibili non possono essere trattati alla stregua di un qualsiasi altro servizio pubblico locale, ancorché a rilevanza non economica, poiché rispondono a logiche concorrenziali opposte rispetto agli altri servizi e che un obiettivo fondamentale è la riduzione del consumo dell'acqua stessa, non il suo incremento;
l'acqua costituisce una risorsa che va tutelata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà; qualsiasi uso deve essere effettuato salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. Tutte le acque superficiali e sotterranee appartengono al demanio dello Stato e il loro uso esprime interessi generali la cui integrale tutela è un obbligo indeclinabile delle autorità pubbliche;
che sono necessari interventi riformatori volti ad individuare la divisione più efficiente delle competenze tra pubblico e privato nonché la dimensione territoriale ottimale, fisica e amministrativa, con il fine di migliorare la qualità delle reti e degli impianti e garantire una gestione trasparente, affidabile ed efficiente;
che un intervento necessario per garantire il servizio idrico, favorire lo sviluppo del settore e realizzare un equilibrio tra la tariffa-qualità-investimento-remunerazione del capitale, potrebbe essere l'istituzione di un soggetto regolatore dotato di autorevolezza, effettivi poteri di vigilanza, controllo e di sanzione, in grado di operare contemporaneamente su qualità del servizio e di tariffe, presupponendo per queste ultime un legame diretto tra le stesse e le opere d'investimento ed ammodernamento della rete e dei servizi idrici integrati, per allontanare improprie speculazioni sul bene acqua senza sottrarre al privato la possibilità di concorrere per la migliore erogazione del servizio,

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative normative al fine di:
a) prevedere, limitatamente al caso di costituzione di società mista per la gestione dei servizi idrici, che la quota di capitale sociale da cedere ai privati sia determinata dall'ente pubblico gestore, anche in variazione dei limiti posti dalla lettera a) del comma 8 dell'articolo 23-bis del citato decreto-legge n. 112 del 2008, con la finalità di garantire il massimo livello di servizio, di efficienza e di economicità raggiungibili con una gestione in partenariato pubblico privato;
b) prevedere che soggetti indipendenti, quali ad esempio agenzie costituite riconvertendo strutture di vigilanza esistenti verifichino l'adeguatezza della quota

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di capitale sociale che le società pubbliche intendono cedere ai privati, assumendo poteri di vigilanza, di controllo e di sanzione, in tema di qualità del servizio e di tariffe, presupponendo per queste ultime un legame diretto tra le stesse e le opere d'investimento ed ammodernamento della rete e dei servizi idrici integrati;
c) adottare iniziative per il coordinamento della normativa in oggetto con la disciplina delle Autorità d'ambito territoriale (AATO) in materia di acqua che ha demandato alle regioni il compito di attribuire con legge le funzioni già esercitate dalle Autorità, nel rispetto dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza;
d) nelle more della predisposizione degli atti normativi necessari, prorogare il periodo transitorio per la cessazione delle società in house fino al 31 dicembre 2012.
(7-00458)
(Nuova formulazione) «Vanalli e altri».

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ALLEGATO 2

5-04264 Bordo: Dotazione organica delle forze dell'ordine e relativi presidi nella provincia di Foggia.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

L'area di San Severo, e con essa, l'area garganica, sono oggetto di particolare attenzione da parte delle Forze di polizia. San Severo costituisce un importante snodo di comunicazione del mercato degli stupefacenti e rappresenta un luogo di contatto tra i gruppi locali e la criminalità albanese, dedita quest'ultima, oltre al traffico di sostanze stupefacenti, anche allo sfruttamento della prostituzione.
Su tale quadro incide anche la latitanza di Giuseppe Pacilli che, già annoverato nell'elenco dei latitanti più pericolosi, è stato inserito, dal settembre del 2010, nel programma di ricerca dei latitanti di massima pericolosità con priorità delle relative attività di ricerca.
Per contrastare efficacemente l'evolversi delle dinamiche criminali, è stato costituito, già a partire dal luglio 2010, un Gruppo di lavoro dedicato che si occupa, tra l'altro, delle indagini relative alla cattura del Pacilli e alla disarticolazione del Clan mafioso «Romito».
Il Gruppo è composto sia da operatori della Squadra Mobile di Foggia che della Sezione Criminalità Organizzata di Bari, le cui attività investigative vengono supportate con servizi di controllo del territorio da parte dei Nuclei dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato e hanno portato alla cattura di alcuni pregiudicati.
Il dispositivo di sicurezza delle Forze di polizia nella provincia di Foggia - composto da 247 appartenenti ai ruoli operativi alla Polizia di Stato e da 705 Carabinieri, a cui si aggiungono 320 militari della Guardia di Finanza che, anche se con prevalenti compiti di polizia economica e finanziaria, concorrono all'esecuzione dei piani coordinati di prevenzione generale - è stato integrato da aliquote di rinforzo.
Queste vengono impiegate sia per compiti di controllo del territorio, affidati ai Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato, alle Compagnie di Intervento Operativo dell'Arma dei Carabinieri ed agli equipaggi automontati della Guardia di Finanza per un totale complessivo di 60 unità, sia con funzioni di supporto nel settore investigativo della polizia giudiziaria, mediante l'invio di specialisti provenienti dalle Squadre Mobili di altre Questure limitrofe e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato di questo Dipartimento, nonché dai Nuclei Investigativi dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza per un totale di 30 unità.
Tali misure hanno consentito, fin da subito, di raggiungere importanti risultati. In tale contesto, cito alcune tra le operazioni di maggior rilievo. Quella denominata «Domino tris» che, conclusa nel gennaio del 2009, è stata condotta da operatori del Commissariato di pubblica sicurezza di San Severo in sinergia con la Squadra Mobile della Questura e che ha portato all'arresto di 24 soggetti di nazionalità italiana ed albanese, tutti componenti di un'organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti.
Sempre nell'area di San Severo, il successivo 3 marzo l'Arma dei Carabinieri ha arrestato altre 31 persone appartenenti ad un'organizzazione criminale anch'essa dedita al traffico di droga.
La Squadra Mobile di Foggia, il 1o giugno 2010, ha eseguito un provvedimento

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restrittivo nei confronti di 62 soggetti, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alle truffe e al falso.
Il successivo 12 luglio, sempre in provincia di Foggia, investigatori della locale Squadra mobile e del Commissariato di Pubblica Sicurezza hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 indagati, che dovranno rispondere di spaccio di sostanze stupefacenti.
A Foggia, il successivo 10 settembre, nell'ambito dell'operazione «Andromeda», la locale Squadra Mobile ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 18 soggetti, ritenuti responsabili del reato di traffico di sostanze stupefacenti.
Ricordo ancora che nell'ambito dell'operazione «The Final Cut», il 22 ottobre, la Squadra Mobile ed il Commissariato di P.S. di Cerignola (Foggia) hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 12 persone ed una misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di altri 4. L'attività investigativa ha consentito di individuare un sodalizio malavitoso, capeggiato da un pregiudicato foggiano, dedito al riciclaggio di autovetture di pregio, nonché alla ricettazione di pezzi di ricambio attraverso rivenditori compiacenti e mediante un sito internet appositamente allestito.
Ricordo, infine, che lo scorso 18 marzo la Squadra mobile di Foggia ha proceduto all'arresto di un noto pregiudicato e del figlio di quest'ultimo.
Nel corso del 2010 è, inoltre, aumentato il numero delle persone denunciate e arrestate. Infatti, a fronte delle 12.092 del 2009 (di cui 2.330 arrestate e 9.762 denunciate in stato di libertà) si arriva nel 2010 alle 2.660 (di cui 2.612 arrestate e10.048 denunciate).
Nei primi quattro mesi del corrente anno l'attività operative delle Forze di polizia territoriali - mediante l'impiego dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato con una media giornaliera di 10 equipaggi - ha reso possibili i seguenti risultati: 47.659 persone controllate; 162 persone denunciate; 29 persone arrestate; 715 perquisizioni personali effettuate; 270 perquisizioni domiciliari effettuate; 612 esercizi pubblici controllati; 1.782 contravvenzioni al Codice della Strada elevate; 72 patenti ritirate; 21.366 veicoli controllati; 287 veicoli sequestrati; gr. 233 di sostanze stupefacenti sequestrate.
Analogo impulso ha l'azione di contrasto alla criminalità anche sul versante del sequestro e della confisca ai patrimoni frutto di attività illecite. In particolare, nel periodo che va dal gennaio 2008 ad oggi, i beni sequestrati nella provincia di Foggia alle organizzazioni criminali locali sono stati 310 per un valore complessivo di oltre 64 milioni di euro, mentre, nello stesso arco temporale di riferimento, quelli confiscati sono stati 44 per un valore complessivo di quasi 4 milioni di euro.
Il Commissariato di pubblica sicurezza di San Severo (Foggia) dispone di una forza effettiva di 48 unità - tra i quali il dirigente, appartenente al ruolo direttivo, e 47 appartenenti agli altri ruoli operativi della Polizia di Stato - superiore di un'unità rispetto alla previsione organica.
Il controllo dell'area viene assicurato anche da 45 militari dell'Arma dei Carabinieri e da 54 appartenenti alla Guardia di Finanza.
In San Severo è, inoltre, presente un Distaccamento della Polizia Stradale che dispone di una forza effettiva di 16 operatori della Specialità.
Il potenziamento del Commissariato di Pubblica Sicurezza - invocato dall'onorevole interrogante - deve tenere conto delle esigenze, meritevoli di non minore tutela, di altri Uffici e Reparti della Polizia di Stato distribuiti sull'intero territorio nazionale.
In ogni caso l'esigenza auspicata potrà essere utilmente riconsiderata all'atto delle nuove immissioni in servizio, nell'ambito delle pianificazione delle risorse disponibili per il corrente anno.
L'immobile ove è attualmente ubicato il Commissariato è stato acquisito dal luglio del 2002 in regime di locazione a causa dello sfratto esecutivo intimato dai proprietari

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dello stabile dove precedentemente era ubicato il presidio di polizia.
Tuttavia l'attuale edificio, essendo stato già adibito ad uso scolastico, presenta carenze sotto il profilo degli alloggi, motivo per il quale è in corso di valutazione l'offerta di una ditta privata di costruire un immobile da locare per le esigenze esclusive sia del citato Commissariato di pubblica sicurezza che di quelle del Distaccamento della Polizia Stradale.
Quanto alla mancanza di un impianto di distribuzione di carburante presso il Commissariato, riferisco che il rifornimento delle autovetture in dotazione - quando non vi siano motivi per raggiungere la Questura del capoluogo - può essere effettuato mediante ricorso ai buoni cedola, di cui il Commissariato dispone, presso i distributori in servizio a San Severo.
Quanto alla proposta di istituire un nuovo Commissariato di pubblica sicurezza nel Comune di San Nicandro Garganico (Foggia), osservo che presso quel Comune è già operante una Stazione dell'Arma dei Carabinieri che dispone di 13 militari per le funzioni di presidio dell'area.
Sull'ultimo punto ritengo opportuno ricordare a questa Commissione che ripetuti atti di indirizzo del Ministero dell'interno in materia tendono ad escludere, in generale, l'istituzione di nuovi presidi della Polizia di Stato laddove siano già esistenti analoghi dell'Arma dei Carabinieri e/o viceversa.
Tale indicazione, che nel lungo periodo ha dato risultati positivi nell'azione di prevenzione generale e di contrasto alla criminalità, è con tutta evidenza finalizzata ad ottimizzare la presenza sul territorio delle Forze di polizia, assicurandone una più razionale ed uniforme dislocazione al fine, quindi, di evitare sovrapposizioni delle limitate risorse disponibili.
Peraltro, l'Arma dei Carabinieri svolge già un'efficace e costante attività di prevenzione generale sul territorio di San Nicandro Garganico in quanto, a supporto del menzionato presidio territoriale, vengono costantemente inoltrate aliquote di rinforzo provenienti dalle Compagnie di Intervento Operativo dell'Arma dei Carabinieri che, per il corrente mese, corrispondono a 30 unità.
Quanto sopra ha consentito, sotto il profilo della prevenzione generale, di incrementare nel 2010 rispetto a 2009 il numero delle persone arrestate (da 18 a 32, pari a circa + 78 per cento) e di quelle denunciate a piede libero (da 48 a 133, pari a circa + 177 per cento).
Per queste ragioni il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell'interno, in sede di valutazione, si era già espresso in maniera negativa sull'istituzione di un nuovo Commissariato e non vi sono al momento ragioni concrete per rivedere questo orientamento.

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ALLEGATO 3

5-00014 Caparini: Ordine pubblico nella provincia di Brescia.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

La situazione della sicurezza nella città e nella provincia di Brescia è simile a quella di altre aree dell'Italia settentrionale caratterizzate da significative realtà economiche e commerciali che attraggono attività di natura criminosa, seguiti con attenzione dalle Forze dell'Ordine.
L'immigrazione è sensibilmente aumentata nell'arco di un decennio: accanto alla presenza di cittadini regolarmente inseriti nel tessuto economico e produttivo, si registra anche la presenza di clandestini.
Elevato e costante è l'impegno delle Forze di Polizia grazie al quale si è registrata una diminuzione dei reati in generale.
Al 31 marzo 2011, gli extracomunitari regolarmente presenti nella provincia di Brescia sono 141.126, provenienti principalmente dal Marocco, Albania, India, Pakistan e Senegal. Le più frequenti causali di rilascio dei permessi di soggiorno sono rappresentate dal lavoro subordinato, da quello autonomo e dal ricongiungimento familiare. Nel 2010 risultano rintracciati in posizione irregolare 2.890 stranieri; nei primi 4 mesi del 2011 gli stranieri in posizione irregolare sono risultati 566 e di essi 79 sono stati allontanati dal territorio nazionale.
La collaborazione tra le Forze di Polizia è uno degli elementi fondanti del successo nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Gli indicatori della banca dati interforze delle Forze di polizia relativi alla provincia di Brescia evidenziano, per il 2010, una sostanziale stabilità del numero dei delitti denunciati rispetto al 2009. Nel primo bimestre del 2011 sembra, tuttavia, delinearsi un trend positivo, con un decremento pari al 15,9 per cento rispetto al corrispondente arco temporale del 2010.
(10 in meno), 11 estorsioni (8 in meno) e 4.438 furti (l'8,1 per cento in meno).
L'attività di contrasto condotta dalle Forze di polizia è stata particolarmente intensa ed ha consentito di denunciare all'Autorità giudiziaria 20.873 persone nel 2010, di cui 5.921 in stato di arresto; nel gennaio-febbraio 2011 ne sono state denunciate 2.936, di cui 876 in stato di arresto.
Prestano servizio complessivamente 712 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato, 49 in più rispetto alla previsione organica di 663 unità. La Questura ed il dipendente Commissariato di pubblica sicurezza di Desenzano del Garda dispongono complessivamente di 407 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato (43 unità in più rispetto alle 364 previste), nonché di 16 appartenenti ai ruoli tecnici della Polizia di Stato e di 54 dipendenti dell'Amministrazione civile dell'Interno.
La Questura di Brescia dispone, per le esigenze dei suoi uffici e del dipendente Commissariato di pubblica sicurezza, di 21 autovetture allestite per il controllo del territorio (di cui 18 «Alfa Romeo 159» e 3 «Fiat Marea»); 18 autovetture in colore di istituto per attività ordinarie e di 55 autovetture in colore di serie per servizi info-investigativi.
Gli Uffici della Polizia Stradale ubicati nel bresciano possono contare complessivamente su 11 autovetture efficienti - tra cui 4 nuove «BMW 320D» con colori d'istituto - e 12 motocicli efficienti.
L'Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza dispongono, presso i Comandi

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ubicati nella provincia di Brescia, rispettivamente di 1.243 e 429 militari. Tali dati non comprendono le unità impiegate in servizi tecnico-logistici, amministrativi ed addestrativi.
Dal Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri dipendono il Reparto operativo, 7 Compagnie e 79 Stazioni; da quello della Guardia di Finanza 1 Nucleo di polizia tributaria, 2 Compagnie e 6 Tenenze.
Il dispositivo di controllo del territorio è integrato dai servizi disposti dal Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato.
Per quanto riguarda, infine, le iniziative adottate sul territorio, numerosi sono stati i protocolli d'intesa ed i patti siglati dalle istituzioni locali e statali allo scopo di sperimentare ogni possibile forma di collaborazione: tali strumenti hanno contribuito ad incrementare il controllo del territorio e, nello stesso tempo, sono stati un valido ausilio per aumentare nei cittadini la percezione di sicurezza.
In tale ambito ricordo il «Piano coordinato di controllo del territorio», il «Patto per Brescia Sicura», e il «Patto di Sicurezza dell'Area del Lago di Garda», indici di un particolare dinamismo e modernità nella gestione del complesso fenomeno della Sicurezza partecipata.

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ALLEGATO 4

5-00504 Viola: Ordine pubblico nei comuni del Veneto orientale.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

La questione della sicurezza pubblica nei comuni del Veneto Orientale e delle misure apprestate a tutela dei cittadini e delle attività economiche, mediante potenziamenti dei presidi di polizia è ben nota per avere già formato oggetto di una risposta da parte del Governo in questa stessa Aula ad una precedente interrogazione degli stessi interroganti, che, al di là di sfumature di toni e diversità di accenti, poneva gli stessi quesiti oggi all'ordine del giorno.
Per tali ragioni ritengo opportuno richiamare integralmente il contenuto di quella risposta, fornita dal Sottosegretario senatore Davico che lascio agli atti della Commissione.
Fornisco poi i necessari aggiornamenti che dimostrano come nell'arco di un triennio l'impegno del Ministero dell'interno si sia costantemente mantenuto al livello di una responsabile attenzione.
Quanto agli episodi segnalati dall'onorevole Viola, in relazione al fatto avvenuto a San Donà di Piave il 18 giugno 2008, gli autori sono stati individuati e arrestati, come pure è stato prontamente rintracciato e denunciato in stato di libertà l'autore della rapina avvenuta a Jesolo il 17 ottobre sempre del 2008.
Quanto alla situazione della criminalità nel Veneto Orientale, gli indicatori statistici della banca dati interforze delle Forze di Polizia evidenziano nel 2010 un decremento della delittuosità in genere rispetto al 2009 di circa il 12 per cento, con una netta diminuzione di rapine e dei furti. Per quanto riguarda, invece, la presenza delle Forze di Polizia, ricordo che la Polizia di Stato dispone, nella provincia di Venezia, di 1.371 appartenenti ai ruoli operativi. Presso la Questura e i dipendenti commissariati di Pubblica Sicurezza di Chioggia, Jesolo e Portogruaro prestano servizio, complessivamente 814 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato ai quali si aggiungono 35 appartenenti ai ruoli tecnici.
La situazione degli organici della Polizia di Stato della provincia è alla costante attenzione di questo Ministero, che pur nella carenza di risorse disponibili per la difficile congiuntura economico-finanziaria, nel corso del 2010 ha assegnato agli uffici 41 operatori di polizia.
Il Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri dispone di un Reparto operativo, 5 Compagnie e 2 Tenenze con una forza effettiva di 1.137 militari. La Guardia di Finanza si articola in 6 Compagnie e 4 Tenenze con una forza complessiva di 1.234 militari.
Il rapporto operatore di polizia/popolazione nella provincia di Venezia è di un operatore ogni 232 abitanti e risulta comunque più favorevole rispetto ai corrispondenti indici di livello regionale e nazionale.
Il dispositivo del controllo del territorio è integrato dal concorso del Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato che, nel 2010, ha dispiegato 1.044 pattuglie con 3.132 operatori.
Per quanto riguarda più in particolare le assegnazioni temporanee di personale delle Forze di Polizia per rafforzare i presidi in occasione della stagione estiva, ricordo che nel 2010 è stato attuato un piano straordinario di vigilanza, concordato nel corso di diversi incontri tenuti presso la Prefettura di Venezia, consistente in un nuovo articolato dispositivo di prevenzione generale e controllo del territorio

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e in una specifica ripartizione dello stesso in aree omogenee, per prevenire e contrastare più efficacemente le fattispecie penali e i comportamenti illeciti.
In particolare è stata predisposta una coordinata attività di vigilanza dedicata delle aree individuate, affidata alle Forze di Polizia, cui si sono affiancate la Polizia provinciale e quelle locali.
Il piano di potenziamento per l'imminente stagione estiva è in via di definizione e assicuro che il Ministero dell'interno seguirà con la massima attenzione la questione, nella consapevolezza che il piano di rinforzo estivo costituisce un importante modulo operativo per andare incontro alle esigenze di sicurezza della popolazione del Veneto Orientale.

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ALLEGATO 5

5-00727 Siragusa: Intimidazioni di esponenti politici della provincia di Palermo.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Sugli atti di intimidazione avvenuti alla fine del 2008 gli interroganti pongono due questioni: la prima relativa alle misure di protezione nei confronti di esponenti politici oggetto di atti intimidatori; la seconda riguarda le misure di rafforzamento dei presidi nella provincia di Palermo.
La materia è disciplinata e regolata in modo circostanziato dal decreto ministeriale 28 maggio 2003 che prevede i casi nei quali va apprestata la tutela; l'analisi e la valutazione della minaccia delle persone esposte, da compiere in stretta intesa tra gli Uffici provinciali per la sicurezza, istituiti presso ogni Prefettura, e IUCIS che opera presso il Ministero dell'interno; la graduazione dei livelli di esposizione al pericolo cui corrisponde il modulo operativo di tutela.
A questa disciplina il Governo, e per esso il Ministero dell'interno, si attengono nel modo più scrupoloso, avendo sempre cura di verificare lo stretto nesso che intercorre tra misure di protezione ed effettiva esposizione al pericolo.
Vengo ora agli episodi cui fanno riferimento gli On.li interroganti.
Il 29 novembre 2008 alle ore 20.30, nel Comune di Capaci (Palermo) veniva segnalato un principio di incendio ai danni dell'abitazione - utilizzata come residenza estiva - di proprietà della figlia di un assessore dello stesso Comune.
I danni all'edificio venivano contenuti grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco, che ha impedito alle fiamme di propagarsi al piano superiore. Gli accertamenti effettuati hanno fatto rilevare segni di effrazione sugli infissi esterni del primo piano dell'edificio, mentre non venivano rinvenuti né tracce di liquido infiammabile né la presenza di segnali intimidatori.
L'episodio è stato subito oggetto di una Riunione Tecnica di Coordinamento delle Forze di Polizia nel corso della quale è stato deciso di adottare adeguate misure di tutela dell'assessore e della sua famiglia, (è stato istituito un servizio di vigilanza generica radiocollegata, ancora in atto, con scadenza, salvo proroga, il 30 giugno 2011).
Sull'altro episodio citato dagli onorevoli interroganti, accaduto due giorni prima, risulta che il segretario del circolo del Partito Democratico di Borgetto (Palermo) sporgeva denuncia alla Stazione dei Carabinieri per una telefonata ricevuta dalla moglie con la quale veniva consigliato al marito di ritirarsi dalla politica.
Anche questa vicenda veniva esaminata durante una Riunione Tecnica di Coordinamento delle Forze di Polizia nel corso della quale è stato deciso di adottare idonee misure di tutela nei confronti del segretario del circolo e della sua famiglia, (la vigilanza generica radiocollegata, istituita nel 2008, è stata revocata nel novembre 2010 non sussistendo più elementi di particolare esposizione al rischio nei confronti del predetto segretario).
Le indagini inerenti l'atto intimidatorio nei confronti di Puccio sono attualmente in corso. Sono state archiviate quelle relative alle minacce nei confronti di Alessandro Santoro.
Sui potenziamenti auspicati dagli onorevoli interroganti, tutti i Commissariati di Polizia di Palermo sono stati riorganizzati nel 2004. Nel 2005, la I e la II Compagnia

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della Guardia di Finanza sono state ricondotte nell'ambito del gruppo di Palermo, sono state elevate a Compagnia le Tenenze di Bagheria e Partinico, a Tenenza le Brigate di Cefalù, Corleone, Lercara-Friddi, Petraia Soprana e soppressa la Brigata di Terrasini. Sempre nel corso del 2005, sono stati riorganizzati i Commissariati di Polizia e ridefinite le relative competenze territoriali.
Nel 2007, il Compartimento della Polizia Postale assume la denominazione di Compartimento per la Sicilia Occidentale.
Nel 2008, è stata istituita la squadra sommozzatori presso la Questura, con competenza sull'intera regione.
Sempre nel corso del 2010, l'organico è stato aumentato con i rinforzi estivi, nella misura di 5 unità per la Polizia di Stato,10 unità in alternanza dell'Arma dei Carabinieri e 10 unità della Guardia di Finanza.
Con decreto del 23 maggio 2008, convertito dalla legge 24 luglio 2008, n. 125, è stata autorizzata l'operazione Strade Sicure, con la previsione di 3.000 unità della Forze armate, successivamente aumentate a 4.250, che operano in concorso e congiuntamente alle Forze di polizia. Il piano è stato ulteriormente prorogato per il primo semestre del 2011 e prevede l'assegnazione a Palermo di 58 militari, di cui 23 per vigilanza siti e obiettivi e 35 per servizi di perlustrazione e pattuglia.

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ALLEGATO 6

5-01373 Motta: Dotazione organica delle forze dell'ordine a Parma.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Nel quadro di grave crisi economica e finanziaria, esigenze di contenimento della spesa pubblica hanno comportato l'adozione di tagli lineari che hanno interessato anche il Ministero dell'interno.
L'intendimento del Governo è comunque di salvaguardare la funzionalità e l'efficienza del sistema di sicurezza e tutelare le legittime aspettative del personale del comparto sicurezza, sempre pesantemente impegnato (emergenza degli sbarchi).
In questa ottica la manovra finanziaria dell'estate scorsa ha escluso riduzioni degli stanziamenti per la formazione e le missioni del personale del comparto sicurezza, mentre relativamente al funzionamento del sistema sicurezza, risorse aggiuntive sono disponibili a seguito della ripartizione tra Interno e Giustizia delle risorse del Fondo Unico Giustizia che ha già consentito di disporre, rispetto agli stanziamenti di bilancio 2011, di circa 105 milioni, di cui 83 milioni di euro appena destinati al Dipartimento della pubblica sicurezza.
Non sono esclusi ulteriori stanziamenti.
Va inoltre segnalato che il personale del comparto sicurezza è stato escluso dal limite del 3,2 per cento dei rinnovi contrattuali stabilito per tutto il personale pubblico per il biennio 2008-2009 e in favore dello stesso sono state adottate misure specifiche per salvaguardare le Forze di Polizia dagli effetti delle norme di contenimento della spesa per il pubblico impiego di cui al decreto-legge n. 78 del 2010.
Sono stati inoltre prorogati per il 2011 i benefici fiscali sul trattamento economico accessorio corrisposto al personale del comparto sicurezza, già riconosciuti per il 2009 e 2010.
Tutti gli interventi sopra evidenziati dimostrano la costante attenzione del Governo nei confronti degli operatori di polizia.
Premesso quanto sopra, comunico che, alla data del 1o aprile 2011, prestano servizio presso la Questura di Parma 215 operatori della Polizia di Stato rispetto ad una previsione organica di 236, con una carenza pari a 21 unità tra gli appartenenti ai ruoli dei Sovrintendenti, degli Assistenti ed Agenti della Polizia di Stato, carenza che invece non sussiste nel ruolo degli Ispettori.
Va comunque segnalata la presenza presso quel capoluogo di 280 appartenenti all'Arma di Carabinieri e dai 134 Militari della Guardia di Finanza.
Nella provincia il presidio delle Forze di Polizia è costituito da ulteriori 75 unità della Polizia di Stato, da 301 militari dell'Arma dei Carabinieri e da 31 operatori della Guardia di Finanza.
Inoltre, detto dispositivo viene costantemente supportato da unità specializzate del Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato e delle Compagnie di Intervento Operativo dell'Arma dei Carabinieri.
Gli eventuali potenziamenti di organici della Questura di Parma saranno valutati, compatibilmente con le esigenze di altri Uffici e Reparti di polizia distribuiti sul territorio nazionale, nell'ambito della pianificazione delle risorse disponibili per il corrente anno finanziario anche ai fini delle nuove immissioni in servizio.

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Per quanto concerne la situazione del parco veicolare, la Questura di Parma dispone di 9 autovetture di servizio (sette Alfa Romeo 159, una Fiat Marea ed una Fiat Bravo) allestite per il controllo del territorio, in linea con quanto previsto dal decreto del Capo della Polizia del 30 settembre 2002; 14 autovetture per attività ordinarie rispetto alle 12 previste nel citato decreto; 16 autovetture di serie, di cui 3 in custodia giudiziale, rispetto alle 13 spettanti.
Per il corrente anno, è prevista l'assegnazione di ulteriori 4 autovetture per il parziale ammodernamento del parco veicolare.
Per quanto riguarda le risorse destinate alla manutenzione delle autovetture stesse, l'Amministrazione della Pubblica Sicurezza ha assegnato alla Questura di Parma i seguenti fondi:
anno 2009: 32.950,00 Euro;
anno 2010: 23.237,00 Euro;
anno 2011: fino ad oggi è stato assegnato l'importo di 6.270,00 euro con riserva di ulteriori assegnazioni.

L'azione di prevenzione generale - tramite mirati piani coordinati che vengono periodicamente rimodulati al fine di garantire un'ottimale presenza dinamica degli operatori di polizia sul territorio - ha consentito la riduzione di circa l'0,8 per cento del totale dei delitti negli anni 2009 (pari a 21.136) e 2010 (pari a 20.962); tale favorevole tendenza viene confermata dal raffronto tra i dati del mese di gennaio del corrente anno e quelli dell'analogo periodo del 2010, che evidenziano una diminuzione pari a circa il 10,6 per cento del totale dei delitti.
Nei periodi di riferimento è sensibilmente incrementato il dato delle persone denunciate ed arrestate: 6.495 nel 2010 rispetto alle 5.900 del 2009. Nel gennaio 2011 le persone denunciate ed arrestate sono state 421 rispetto alle 384 dell'analogo periodo dell'anno precedente.
Dal quadro sopra evidenziato emerge un eccezionale impegno da parte di tutti gli operatori di polizia, supportato da una costante attenzione da parte del Governo.

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ALLEGATO 7

5-01410 Zazzera: Revoca della scorta a un magistrato.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

L'interrogazione iscritta all'ordine del giorno riguarda in larga parte vicende giudiziarie estranee alla competenza del Governo e, in particolare, del Ministero dell'interno.
Investe invece la responsabilità del Ministero dell'interno il tema delle misure di protezione nei confronti nella dottoressa Clementina Forleo, attualmente G.I.P. presso il Tribunale di Cremona.
La posizione del magistrato, non più titolare dell'incarico di GIP presso il Tribunale di Milano, è stata oggetto di attento e periodico monitoraggio, in alcuni casi sollecitato direttamente dall'interessata, per aggiornare il dispositivo di protezione in considerazione dei mutamenti intervenuti nella sua esposizione a rischio.
Tali delicate valutazioni, in conformità con la normativa vigente, sono state compiute in sede di riunioni tecniche di coordinamento delle Forze di Polizia delle province interessate - vale a dire Milano, Cremona e Brindisi, provincia d'origine del magistrato - alla presenza dei Procuratori Generali delle Corti d'appello territorialmente competenti.
In relazione alle risultanze emerse nelle citate sedi locali e tenuto conto dell'assenza in sede centrale di elementi a supporto di profili di esposizione a rischio concreto ed attuale riferibili all'interessata, non sono state adottate nei suoi confronti le misure di sicurezza personale di cui all'articolo 8 del decreto ministeriale 28 maggio 2003, precedentemente attivate in data 1o settembre 2005 e revocate in data 1o aprile 2009, in considerazione dell'affievolimento dell'esposizione a rischio dovuto al mutamento dell'incarico assegnato alla dottoressa Forleo.
Attualmente nei suoi confronti è in atto un servizio di vigilanza generica radiocollegata disposto dal Prefetto di Brindisi nell'ambito di sua competenza, nei periodi in cui il magistrato dimora in quella provincia.
Le Autorità provinciali di Pubblica Sicurezza di Milano e Cremona, invece, hanno attuato nei suoi confronti servizi di vigilanza generica radio collegata rispettivamente sino alle date del 20 novembre 2009 e dell'8 aprile 2011.
Ciò premesso, voglio infine rassicurare l'onorevole interrogante che la revoca del dispositivo tutorio è stata compiuta dall'UCIS in base alle conformi valutazioni espresse dalle Autorità provinciali di pubblica sicurezza nelle sedi competenti e con il coinvolgimento dei Procuratori generali presso le Corti d'appello, è stata determinata esclusivamente da motivi oggettivi connessi con l'affievolimento dell'esposizione a rischio del magistrato e con l'assenza di specifiche, attuali e concrete situazioni di pericolo per la sua persona.
Il Ministero dell'interno, continuerà a seguire la situazione della dottoressa Forleo e ripristinerà il dispositivo tutorio revocato, se sopravvenissero elementi in tale direzione.

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ALLEGATO 8

5-02866 Codurelli: Ordine pubblico nella Brianza.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Il contesto di riferimento dell'interrogazione, quello della «Bassa Brianza Lecchese», comprende circa trenta comuni della provincia di Lecco, con una popolazione complessiva di centomila abitanti.
È un territorio ricco e fiorente dal punto di vista economico. L'area è caratterizzata da una elevata urbanizzazione, da un'alta frammentazione in comuni - dotati di un'estensione anche minima - (quelli che superano i diecimila abitanti sono Merate e Casatenovo) e da una peculiare conformazione topografica, costituita da numerose vie comunali e da direttrici provinciali e statali.
Il quadro relativo alla situazione della criminalità va delineato, innanzitutto, tenendo conto di una corretta analisi dei dati statistici relativi alla delittuosità nell'anno 2010.
Tali dati indicano due trend contrastanti: da un lato se si considera l'intero territorio della provincia lecchese, l'indice della delittuosità registra un decremento, confermato del resto anche dai dati relativi al primo bimestre del 2011. Se, invece, si focalizza l'attenzione su un territorio più circoscritto, comprendente i comuni di Barzanò, Casatenovo e Costa Masnaga, il dato registra un aumento, con particolare riferimento ai reati contro il patrimonio.
La maggior parte dei reati contro il patrimonio viene commessa per lo più da soggetti provenienti dall'hinterland milanese, che si riversano nella bassa Brianza lecchese, per non essere facilmente identificati e rintracciati nel loro territorio di origine.
Tale situazione è oggetto di un'attività di controllo da parte delle Forze dell'ordine, testimoniata - peraltro - dalle iniziative di coordinamento promosse sul territorio dalla Prefettura di Lecco.
Fin dal 2007, la situazione della criminalità nella zona è stata affrontata dalla Conferenza permanente dei sindaci del Casatese, che aveva avviato una serie di iniziative, finalizzate ad ottenere un potenziamento dei presidi delle Forze dell'ordine.
In tale quadro si inserisce la possibilità di procedere al potenziamento dei presidi dell'Arma dei Carabinieri, già presenti sul territorio.
Rispetto a tale profilo, già a partire dal 3 maggio 2010 il Comandante Provinciale dell'Arma dei Carabinieri - accogliendo la proposta avanzata dal Ministero dell'interno - esprimeva parere favorevole all'istituzione di una Tenenza dei Carabinieri nel comune di Barzanò, previa soppressione della stazione di Cremella.
Tale proposta è stata esaminata nella seduta del 26 maggio del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica, svoltasi presso la Prefettura di Lecco, alla presenza dei sindaci di Barzanò e Crepella. In tale sede è stata evidenziata l'opportunità di istituire un presidio di polizia di particolare visibilità e rilevanza, quale appunto una Tenenza dell'Arma dei Carabinieri, con un numero

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di pattuglie superiore a quello attualmente presente, garantendo, inoltre, una maggiore presenza delle forze di polizia nella zona del territorio casatese.
Successivamente il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri ha confermato l'orientamento favorevole all'attivazione di una Tenenza dei Carabinieri nel comune di Barzanò ed ha precisato che il provvedimento di istituzione verrà formalizzato non appena la situazione logistica lo renderà possibile.

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ALLEGATO 9

5-03443 Bertolini: Utilizzo del burqa nel territorio italiano.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

L'articolo 85 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza sancisce il divieto di comparire mascherati e la legge 22 maggio 1975, n. 152, all'articolo 5, prescrive il divieto di usare caschi protettivi o qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, senza giustificato motivo.
In sede di interpretazione di tale normativa, l'assimilabilità delle due ipotesi (velature e travisamento in luogo pubblico) è controversa.
Nei confronti di coloro che indossano il burqa, o qualunque altra velatura, operano le limitazioni imposte dall'ordinamento a salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica, fra le quali rientrano gli obblighi di consentire e non ostacolare il riconoscimento della persona da parte degli agenti a ciò abilitati.
Trattandosi di norma penale, ogni valutazione in merito all'ambito di operatività della stessa appartiene all'esclusiva attribuzione dell'Autorità giudiziaria.
Resta ferma la facoltà delle Forze di polizia di attivare i propri poteri di identificazione, anche nei confronti della persona che circoli in luogo pubblico col volto coperto, qualora esistano circostanze ambientali tali da costituire giustificato motivo di allarme per la sicurezza.
Del resto i dati relativi alle persone denunciate all'Autorità giudiziaria per la violazione dell'articolo 5 della legge n. 152 del 1975 dimostrano che la normativa viene osservata e correttamente applicata, pur nel rispetto della dignità della persona. Nel 2009 le persone denunciate o arrestate per la violazione del predetto articolo sono state 364 di cui 299 italiani e 65 stranieri; nel 2010 sono state 240 e hanno riguardato 206 italiani e 34 stranieri.
Per quanto riguarda lo specifico episodio avvenuto a Sonnino, in provincia di Latina, confermo che lo stesso ha trovato soluzione e da allora non si sono più verificati episodi analoghi.
È noto che, al momento, codesta Commissione ha all'esame, in sede referente, 11 proposte di legge concernenti il divieto, attualmente recato dalla legge n. 152 del 1975, di utilizzare senza giustificato motivo mezzi o indumenti che rendano difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico o aperto al pubblico.
Il 14 luglio 2010, il Comitato per l'Islam italiano, presieduto dal Ministro dell'interno, ha predisposto un parere sull'uso del burqa e del niqab, inviato al presidente di codesta Commissione affari costituzionali della Camera e da me personalmente illustrato. A esso rinvio per la posizione del Governo e del Ministero dell'interno.
Il Comitato ha sottolineato che l'uso in luogo pubblico di indumenti che coprono interamente il volto e rendono la persona irriconoscibile (quali il burqa e il niqab) deve rimanere vietato per ragioni di pubblica sicurezza, né presunte interpretazioni religiose costituiscono «giustificati

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motivi» per eludere tali esigenze di ordine pubblico. Quello del burqa e del niqab, dal punto di vista dei rapporti con l'islam, non è un obbligo religioso che derivi dal Corano, né è riconosciuto come tale dalla grande maggioranza delle scuole giuridiche islamiche.
La materia va dunque «deconfessionalizzata» e il Comitato ha suggerito che le leggi evitino ogni specifico riferimento all'islam e a questioni che attengano al velo o alla condizione della donna musulmana, ribadendo che la riconoscibilità delle persone deve essere garantita.

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ALLEGATO 10

5-01346 Scilipoti: Rilascio del permesso di soggiorno ai cittadini stranieri.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

La verifica della legittimità del titolo di permanenza sul territorio nazionale degli extracomunitari è tra le priorità del Governo.
Con riferimento alla verifica del possesso da parte dello straniero di un reddito annuo proveniente da fonti lecite e di importo superiore al livello minimo previsto dalla legge per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, requisito necessario per il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro autonomo, le Prefetture, d'intesa con le Questure e con gli altri organismi preposti a tali compiti (l'ispettorato del Lavoro e la Guardia di Finanza) svolgono controlli per evitare surrettizie elusioni della normativa vigente, con conseguente danno per l'erario.
Con riferimento al quesito formulato dall'interrogante, da accertamenti disposti dal Prefetto di Messina, risulta che l'Ufficio Immigrazione della Questura acquisisce - ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro autonomo - la dichiarazione dei redditi corredata della ricevuta di avvenuta trasmissione all'Agenzia delle Entrate, nonché la documentazione attestante l'avvenuto versamento di IVA, IRPEF ed IRAP all'Agenzia stessa per l'accredito alla Tesoreria competente.
Peraltro, la Questura di Messina ha reso noto che sono in corso attività investigative volte ad accertare eventuali profili di responsabilità sui fatti riferiti dall'onorevole interrogante.

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ALLEGATO 11

5-03776 Bosi: Problema alloggiativo degli immigrati extracomunitari a Firenze.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

Con l'interrogazione iscritta all'ordine del giorno l'onorevole Bosi pone all'attenzione del Governo e di questa Commissione due problemi strettamente connessi tra di loro: la questione alloggiativa degli extracomunitari nella città di Firenze e il fenomeno delle occupazioni abusive di edifici pubblici.
Tra comune capoluogo e provincia risultano occupati abusivamente, per scopi abitativi o per essere adibiti a centri sociali, diversi immobili, prevalentemente di proprietà di enti pubblici.
Tali occupazioni abusive sono quasi sempre sostenute e coordinate dal «Movimento Lotta per la Casa», gruppo antagonista di sinistra.
La prefettura di Firenze segue con attenzione il problema, oggetto di diverse riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
La stessa prefettura, inoltre, con il supporto delle amministrazioni statali e degli enti locali, ha censito gli edifici a rischio di occupazione.
Grazie a questo documento è stata promossa una costante attività di monitoraggio degli immobili, invitando i proprietari ad adottare gli accorgimenti per impedire un insediamento abusivo.
In due casi la mancata adozione delle misure di vigilanza atte ad evitare l'occupazione ha indotto il prefetto di Firenze a segnalare alla Corte dei conti il comportamento omissivo della proprietà, per l'eventuale accertamento di un danno erariale.
In generale, l'attività svolta dalla prefettura ha coinvolto la regione Toscana e i comuni interessati per i profili attinenti agli aspetti sociali, affinché venissero offerte soluzioni abitative alternative alle famiglie con minori e a coloro che necessitano di particolare assistenza.
Sulla alla realizzazione di un C.I.E. in Toscana, il Ministero dell'interno, ha varato, un piano straordinario di potenziamento dei centri di identificazione ed espulsione con l'obiettivo, in una prima fase, di realizzarli nelle quattro regioni (Veneto, Toscana, Marche, e Campania) che ne sono sprovviste.
Attualmente sono 13 i CIE presenti sul territorio nazionale, localizzati in otto regioni italiane (Puglia, Emilia-Romagna, Sicilia, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio e Piemonte). In Sicilia, Puglia e Calabria ci sono due CIE. Con riferimento alla Toscana, da alcuni sopralluoghi effettuati dal Ministero dell'interno era stata ritenuta idonea l'area ex campo di atterraggio per dirigibili situata in località S. Angelo a Lecore, nel comune di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, già nella disponibilità del demanio dello Stato e concessa il 9 aprile 2009 in uso al Ministero dell'interno.
Secondo gli indirizzi di collaborazione con le autonomie territoriali e in attuazione dei metodo generale di consultazione con i presidenti delle regioni, è stato interessato il presidente della regione Toscana al fine di acquisirne le valutazioni in merito all'area individuata.

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Il presidente della regione, riferendo anche quanto comunicatogli dal sindaco del comune di Campi Bisenzio sulla localizzazione proposta, ha rappresentato l'inadeguatezza dell'area, utilizzata per decenni come poligono per le esercitazioni militari e pertanto da bonificare da eventuali residuati bellici, area peraltro destinata dall'Autorità di bacino a cassa di espansione del fiume Bisenzio che richiederebbe una vasta operazione di messa in sicurezza nonché di elevazione del terreno.

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ALLEGATO 12

Risoluzioni 7-00478 Zaccaria e 7-00578 Bertolini: In materia di programmazione dei flussi migratori.

DATI FORNITI DAL GOVERNO

A) Programmazione transitoria del flussi di ingresso per lavoro subordinato non stagionale.

Decreto flussi 2007 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2007)

Il decreto flussi 2007 ha previsto una quota complessiva massima di 170.000 unità per lavoro subordinato non stagionale e lavoro autonomo. Tale quota è ripartita come segue:
47.100 ingressi sono riservati ai cittadini di Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere specifici accordi di cooperazione in materia migratoria così ripartiti:
a) 4.500 cittadini albanesi; b) 1.000 cittadini algerini; c) 3.000 cittadini del Bangladesh; d) 8.000 cittadini egiziani; e) 5.000 cittadini filippini; f) 1.000 cittadini ghanesi; g) 4.500 cittadini marocchini; h) 6.500 cittadini moldavi; i) 1.500 cittadini nigeriani; l) 1.000 cittadini pakistani; m) 1.000 cittadini senegalesi; n) 100 cittadini somali; o) 3.500 cittadini dello Sri Lanka; p) 4.000 cittadini tunisini; q) 2.500 cittadini di altri Paesi non appartenenti all'Unione europea che concludano accordi finalizzati alla regolamentazione dei flussi di ingresso e delle procedure di riammissione);
110.900 ingressi riservati a cittadini extracomunitari provenienti da Paesi diversi da quelli sopra elencati così ripartiti: a) 65.000 per lavoro domestico e assistenza alla persona; b) 14.200 per il settore edile; c) 1.000 per dirigenti o personale altamente qualificato; d) 500 per conducenti, muniti di patente europea, per il settore dell'autotrasporto e della movimentazione merci; e) 200 per il settore della pesca marittima; f) 30.000 per i restanti settori produttivi).

Inoltre, sempre nell'ambito della quota massima è autorizzata:
la conversione dei permessi di soggiorno per lavoro subordinato di: a) 3.000 permessi di soggiorno per studio; b) 2.500 permessi di soggiorno per tirocinio; c) 1.500 permessi di soggiorno per lavoro stagionale;
la riserva di 1.500 ingressi di cittadini stranieri che abbiano svolto programmi di formazione e di istruzione nel Paese di origine;
l'ingresso di 3.000 stranieri per lavoro autonomo. All'interno di questa quota è prevista la conversione in permessi di soggiorno per lavoro autonomo di 1.500 permessi di soggiorno per motivi di studio;
l'ingresso di 500 unità di lavoratori di origine italiana residenti in Argentina, Uruguay e Venezuela, per lavoro subordinato non stagionale e per lavoro autonomo.

Sono complessivamente pervenute 744.045 domande. Sono stati rilasciati n. 149.231 nulla-osta e 588.154 domande

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sono state chiuse per rinunce e rigetti. Allo stato attuale risultano esaminate 712.264 domande.

Decreto flussi 2008 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2008)

Il decreto flussi 2008 ha previsto una quota complessiva massima di 150.000 unità per lavoro subordinato non stagionale, da soddisfare utilizzando le domande di nulla osta al lavoro valide ed ammissibili presentate ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2007 (decreto flussi 2007), risultate in esubero rispetto alla quota complessiva d'ingressi autorizzata dallo stesso decreto. Nell'ambito della quota complessiva il decreto ha previsto la seguente ripartizione: 44.600 quote a favore cittadini dei Paesi che hanno sottoscritto accordi con l'Italia (così ripartiti: a) 4.500 cittadini albanesi; b) 1.000 cittadini algerini; c) 3.000 cittadini del Bangladesh; d) 8.000 cittadini egiziani; e) 5.000 cittadini filippini; f) 1.000 cittadini ghanesi; g) 4.500 cittadini marocchini; h) 6.500 cittadini moldavi; i) 1.500 cittadini nigeriani; l) 1.000 cittadini pakistani; m) 1.000 cittadini senegalesi; n) 100 cittadini somali; o) 3.500 cittadini dello Sri Lanka; p) 4.000 cittadini tunisini); e 105.400 quote per lavoro domestico e di assistenza alla persona. Le domande transitate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2007 risultano essere n. 451.633. Alla data odierna sono stati rilasciati n. 73.086 nulla-osta e 77.010 domande sono state chiuse per rinunce e rigetti. Risultano esaminate 150.096 domande.

Per l'anno 2009 il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di programmazione dei flussi di ingresso per lavoro subordinato non stagionale non è stato adottato.

Decreto flussi 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 novembre 2010).

Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 novembre 2010 sono stati definiti, in via transitoria, i flussi di ingresso dei lavoratori non stagionali nel territorio dello Stato, per l'anno 2010. La quota massima indicata nel decreto è pari a 98.080 unità. A tale quota deve aggiungersi, ai sensi del decreto medesimo, quella di 6.000 unità, già fissata, in via di anticipazione, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2010, relativo ai flussi di ingresso per i lavoratori stagionali e di altre categorie nel territorio dello Stato.
La quota complessivamente indicata (98.080 unità) è ripartita come segue:
52.080 ingressi sono riservati ai cittadini di Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria così suddivisi: a) 4.500 cittadini albanesi, b) 1.000 cittadini algerini; c) 4.400 cittadini del Bangladesh; d) 8.000 cittadini egiziani; e) 4.000 cittadini filippini; f) 2.000 cittadini ghanesi; g) 4.500 cittadini marocchini; h) 5.200 cittadini moldavi; i) 1.500 cittadini nigeriani; l) 1.000 cittadini pakistani; m) 2.000 cittadini senegalesi; n) 80 cittadini somali; o) 3.500 cittadini dello Sri Lanka; p) 4.000 cittadini tunisini; q) 1.800 cittadini indiani; r) 1.800 cittadini peruviani; s) 1.800 cittadini ucraini; t) 1.000 cittadini del Niger; u) cittadini dei Gambia; v) 1.000 cittadini per i Paesi che concludono accordi per la regolamentazione dei flussi di ingresso e delle procedure di riammissione;
30.000 ingressi riservati ai cittadini extracomunitari provenienti da Paesi diversi da quelli sopra elencati da impiegare nel settore del lavoro domestico e di assistenza e cura alla persona.

Nel limite, della quota massima, è prevista una riserva complessiva di 16.000 unità destinata: a) alla conversione in permessi di soggiorno per lavoro subordinato non stagionale, (in particolare, 3.000 permessi di soggiorno per studio, 3.000 permessi di soggiorno per tirocinio e formazione, 4.000 permessi di soggiorno per

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lavoro stagionale, 1.000 permessi di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo); b) alla conversione in permessi di soggiorno per lavoro autonomo (500 unità per soggiornanti di lungo periodo); c) all'ingresso di stranieri che abbiano svolto programmi di formazione nel Paese di origine (4.000 unità) ed agli stranieri di origine italiana residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela, e Brasile (500 unità) che chiedono di essere inseriti in un apposito elenco istituito presso le rappresentanze diplomatiche o consolari italiane nei Paesi indicati (articoli 4, 5 e 6 del decreto).

Sono pervenute al sistema informativo del Dipartimento per le Libertà Civili e l'immigrazione complessivamente 419.562 domande, di cui:
n. 343.517 domande relative alla quota prevista dall'articolo 2 del decreto riferita ai cittadini dei Paesi che hanno sottoscritto accordi con l'Italia, divise in 242.466, per lavoro domestico (di cui 29.851 per badanti e n. 212.615 colf) e n. 101.051 per lavoro subordinato;
n. 66.900 domande relative alla quota prevista dall'articolo 3 del decreto, riferita al lavoro domestico, divise in 58.661 per colf e 8.239 per badanti;
n. 9.145 per la quota prevista dagli articoli 4, 5 e 6 del decreto (conversioni di permesso di soggiorno, lavoratori formati all'estero e lavoratori di origine italiana).

Alla data odierna, sono stati rilasciati n. 16.775 nulla osta, e 1075 domande sono state chiuse per rinunce o rigetti. Risultano esaminate complessivamente 17.850 domande.
Sulla base dei tempi medi di trattazione fino ad ora registrati presso gli sportelli unici, si prevede che il completamento dell'esame delle istanze relative a tale decreto flussi possa presumibilmente avvenire entro la fine dell'anno.

Per l'anno 2011 il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di programmazione dei flussi di in presso per lavoro subordinato non stagionale non è stato adottato

B) Programmazione dei flussi di ingresso per lavoro stagionale.

Per quanto attiene ai flussi stagionali per gli anni 2007, 2008 e 2009, si fa presente che le relative procedure sono state chiuse, come comunicato dal Ministero del lavoro con circolare del 21 marzo 2011.

Anno 2007 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 gennaio 2007)

Il decreto flussi stagionale per l'anno 2007 ha previsto una quota di 80.000 ingressi relativi a:
lavoratori subordinati stagionali non comunitari di Serbia, Montenegro, Bosnia Herzegovina, Repubblica ex Jugoslava di Macedonia, Croazia, India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e Ucraina;
lavoratori subordinati stagionali non comunitari dei Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria, in particolare: Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto;
cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno per lavoro subordinato stagionale negli anni 2004, 2005 e 2006.

Sono state presentate n. 86.878 domande e rilasciati n. 46.841 nulla osta. Le domande chiuse per rigetto o rinuncia sono 52.585.

Anno 2008 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 novembre 2007)

il decreto flussi stagionale per l'anno 2008 prevede una quota di 80.000 ingressi relativi a:
lavoratori subordinati stagionali non comunitari di Serbia, Montenegro, Bosnia Herzegovina, Repubblica ex Jugoslava di

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Macedonia, Kosovo, Croazia, India, Ghana, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e Ucraina;
lavoratori subordinati stagionali non comunitari dei Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria, in particolare: Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto;
lavoratori stranieri non comunitari titolari di permesso di soggiorno per lavoro subordinato stagionale negli anni 2005, 2006 e 2007.

Sono state presentate n. 91.312 domande e rilasciati n. 43.873 nulla osta. Le domande chiuse per rigetto o rinuncia sono n. 39.132.

Anno 2009 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 marzo 2009)

Il decreto flussi stagionale per l'anno 2009 ha previsto una quota di 80.000 ingressi relativi a:
lavoratori subordinati stagionali non comunitari di Serbia, Montenegro, Bosnia Herzegovina, Repubblica ex Jugoslava di Macedonia, Croazia, India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e Ucraina;
lavoratori subordinati stagionali non comunitari dei Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria, in particolare: Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto;
cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno per lavoro subordinato stagionale negli anni 2006, 2007 e 2008.

Sono state presentate n. 106.824 domande e rilasciati n. 47.886 nulla osta. Le domande chiuse per rigetto o rinuncia sono 39.737. Risultano esaminate n. 87.623 domande.

Anno 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2010)

Il decreto flussi stagionale per l'anno 2010 prevede una quota di 80.000 ingressi relativi a:
lavoratori subordinati stagionali non comunitari di Serbia, Montenegro, Bosnia Herzegovina, Repubblica ex Jugoslava di Macedonia, Kosovo, Croazia, India, Ghana, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e Ucraina;
lavoratori subordinati stagionali non comunitari dei Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria, in particolare: Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto;
lavoratori stranieri non comunitari titolari di permesso di soggiorno per lavoro subordinato stagionale negli anni 2007, 2008 e 2009.

Lo stesso provvedimento consente anche, come anticipazione della quota massima di ingresso di lavoratori extracomunitari non stagionali per l'anno 2010, l'ingresso per motivi di lavoro autonomo di 6.000 cittadini stranieri non comunitari residenti all'estero (così ripartiti: 4000 per lavoro autonomo e 2000 a favore di stranieri che abbiano completato programmi di formazione ed istruzione nel Paese di origine).
Sono state presentate n. 105.553 domande e rilasciati n. 38.908 nulla osta. Le domande chiuse per rigetto o rinuncia sono n. 25.211. Risultano esaminate 64.119 domande.

Anno 2011 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 febbraio 2011)

Il decreto flussi stagionale per l'anno 2011 prevede una quota di 60.000 ingressi relativi a:
lavoratori subordinati stagionali non comunitari di Serbia, Montenegro, Bosnia Herzegovina, Repubblica ex Jugoslava di Macedonia, Repubblica delle Filippine, Kosovo, Croazia, India, Ghana, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Ucraina; Gambia, Niger e Nigeria;

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lavoratori subordinati stagionali non comunitari dei Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria, in particolare: Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia ed Egitto.

Sono state presentate n. 38.204 domande e rilasciati 2.510 nulla osta. Le domande chiuse per rigetto o rinuncia sono n. 145.

C) Emersione dal lavoro irregolare ex articolo 1-ter decreto-legge n. 78/2009 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102/2009

Entro i termini fissati dalla legge, sono pervenute al Ministero dell'interno n. 295.127 domande di emersione.
Alla data odierna, sono state accolte n. 226.526 mentre si registrano 40.035 domande chiuse (per rigetti e rinunce); per un totale complessivo di n. 266.561 pratiche definite.

D) Permessi temporanei ex articolo 20 decreto legislativo n. 286/1998, rilasciati ai cittadini tunisini in applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 aprile 2011

domande presentate presso le Questure 12.144;
domande lavorate dalle Questure 11.231;
permessi di soggiorno prodotti dall'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato 10.727;
permessi di soggiorno rilasciati allo straniero 9.935.

Dati aggiornati alle ore 12.00 del 3 maggio 2011.