CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 aprile 2011
472.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4).

PARERE APPROVATO

La I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni);
esaminato, per i profili di competenza il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4), che costituisce il nuovo documento di programmazione economica e finanziaria in base alla legge 7 aprile 2011, n. 39, di riforma della legge di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196);
premesso che:
il Patto per l'Euro, approvato dal Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2011, ha come obiettivo un più stretto coordinamento delle politiche economiche dei Paesi membri per la competitività e la convergenza;
gli Stati membri si sono impegnati, in particolare, a recepire nella legislazione nazionale le regole di bilancio dell'UE fissate nel patto di stabilità e crescita;
ai singoli Stati è concessa la facoltà di scegliere, oltre l'esatta forma della regola, anche lo specifico strumento giuridico più idoneo, purché questo abbia una «natura vincolante e sostenibile sufficientemente forte»;
nel Programma di stabilità che introduce il DEF, il Governo italiano annuncia la decisione di introdurre in Costituzione un vincolo di bilancio in conformità con le nuove regole di bilancio europee e, a tal fine, si impegna a presentare in Parlamento un apposito disegno di legge di riforma costituzionale che comporterà, dunque, la modifica dell'articolo 81 della Costituzione per rendere ancora più stringente il vincolo di bilancio;
considerato che l'Italia è l'unico paese d'Europa con una struttura economica fortemente duale, dove il differenziale tra nord e sud continua a crescere, l'intento del Governo di rilancio del mezzogiorno deve ritenersi imprescindibile da una serie di misure tese a rafforzare la sicurezza e la legalità, unitamente alla piena attuazione della riforma federalista, allo scopo di responsabilizzare maggiormente gli amministratori locali nel passaggio dalla spesa storica alla spesa standard;
i risultati emersi dall'analisi del documento sono incoraggianti, in quanto il deficit, coerentemente con le stime di settembre, è risultato inferiore all'obbiettivo, e la spesa primaria corrente è in diminuzione; inoltre il rientro del disavanzo al di sotto del 3 per cento, previsto per il 2012, e l'obbiettivo di pareggio di bilancio per il 2014, sono impegni fondamentali in grado di determinare un abbassamento del peso del debito consentendo di ottemperare alle regole europee: appare pertanto chiaro come il contenimento della spesa, fondato su analisi precise e dettagliate, rappresenti un passaggio importante ed anzi, obbligatorio, per il nostro paese;
al tempo stesso si sottolinea la necessità di monitorare e correggere il Patto di Stabilità per i comuni al fine di distribuire in modo equo il contributo degli enti alla manovra di pareggio, considerando come la possibilità di spesa per gli enti virtuosi possa contribuire positivamente alla crescita sia a favore delle imprese private sia della occupazione lavorativa;

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preso atto che:
il Programma nazionale di riforma (PNR), parte integrante del DEF, reca le azioni specifiche (già avviate o in programma) per rafforzare l'economia e garantire la stabilità finanziaria;
una cornice istituzionale all'insieme di tali azioni è fornita dal disegno di legge costituzionale di modifica degli articoli 41, 97 e 118 della Costituzione presentato dal Governo alla Camera (C. 4144) e il cui esame in sede referente è iniziato, nella Commissione affari Costituzionali, in coincidenza con quello del DEF;
il citato disegno di legge costituzionale del Governo si pone nell'ambito dell'indirizzo culturale e legislativo tracciato dal diritto comunitario che prevede il pieno dispiegarsi della libertà economica privata;
il Governo conta di raggiungere tali obbiettivi continuando principalmente sulla linea di rientro della spesa iniziata con il decreto-legge n. 78 del 2010 sul versante del contenimento dei costi della pubblica amministrazione e della politica in generale, e proseguita poi con la legge di stabilità 2011-2013: il Governo indica quindi una duplice strategia tesa ad una implementazione sempre maggiore della programmazione e del coordinamento europeo, unita ad un attento monitoraggio della finanza pubblica, con particolare riferimento alla riduzione della spesa primaria;
rilevato tuttavia come la politica di limitazione della spesa e di abbattimento del debito pubblico debba essere accompagnata, nel suo iter, anche da una lungimirante ed attenta politica di crescita tale da aumentare la competitività delle imprese, l'occupazione e la produttività;
considerato che l'implementazione di piani industriali e la diminuzione della pressione fiscale, attraverso un crescente impegno al contrasto dell'evasione fiscale rappresenta un punto inderogabile per il Governo finalizzato non solo a debellare per sempre lo squilibrio esistente tra chi paga le imposte e chi le evade, ma, al contempo, ad aprire alla possibilità di riduzione delle aliquote fiscali;
in questi termini, peraltro, occorre evidenziare come la riforma federalista nel nostro paese rappresenti non solo un processo di revisione della spesa e di autonomia tributaria, ma anche un importante strumento di snellimento dell'assetto amministrativo dello Stato, sia centrale che periferico, il quale risponde perfettamente alle nuove priorità evidenziate dall'UE, come l'efficienza e la razionalizzazione delle spese e della pubblica amministrazione;
i programmi delineati nel DEF sono quindi pienamente in linea e perfettamente corrispondenti con le regole di bilancio europee esistenti e con le nuove regole che si stanno delineando con la riforma della governance economica europea;
tutto questo evidenzia, per l'ennesima volta, la grande partecipazione che l'Italia vuole intrattenere con l'Europa: partecipazione ad azioni comuni e condivise che non sempre trovano riscontro in tutti i paesi europei quando ad esempio si trattano temi culturali, sociali ed identitari, ma che sono altrettanto, se non più importanti, di programmazione e bilancio;
sottolineato altresì con favore che:
il PNR evidenzia la rilevanza della riforma della pubblica amministrazione ai fini del potenziamento della competitività del Paese;
le azioni intraprese dal Governo si concentrano sull'aumento dell'efficienza e mirano a generare un significativo dividendo economico, attraverso l'innalzamento dei livelli di produttività e la riduzione degli oneri amministrativi;
il programma di modernizzazione della pubblica amministrazione segue tre direttrici principali: la riorganizzazione interna della pubblica amministrazione; l'innovazione e la digitalizzazione nella pubblica

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amministrazione e nel sistema Paese; il miglioramento delle relazioni tra amministrazioni, cittadini e imprese;
per quanto riguarda la riorganizzazione interna, il PNR prevede la definizione del Sistema di misurazione della performance e la predisposizione dei Piani triennali della performance, in modo da rendere possibili misurazioni strutturate e periodiche dell'efficienza e dell'efficacia gestionale; è inoltre in corso di attuazione il Piano industriale della pubblica amministrazione che prevede la riforma della contrattazione in collegamento con la valutazione della performance e l'innovazione nell'organizzazione del lavoro (anche attraverso lo sviluppo delle tecnologie informatiche);
tali misure seguono una serie di interventi operati nella legislatura, quali l'attuazione di due importanti deleghe contenute nella legge n. 15 del 2009: il decreto legislativo n. 150 del 2009, con il quale è stata introdotta una riforma complessiva del rapporto di lavoro pubblico con l'obiettivo di incrementare le produttività e l'efficienza delle pubbliche amministrazioni, e il decreto legislativo n. 198 del 2009, che ha disciplinato il ricorso per l'efficienza delle amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici (cosiddetta class action amministrativa), finalizzato al ripristino del corretto svolgimento della funzione o alla corretta erogazione del servizio;
il PNR, inoltre, richiama, tra gli interventi diretti al miglioramento dell'efficienza, l'istituzione e l'entrata in funzione della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche (CiVIT);
sul versante dell'innovazione e della digitalizzazione nella pubblica amministrazione, il PNR intende proseguire nell'azione di riforma intrapresa soprattutto con la riforma del Codice digitale e l'adozione del piano di semplificazione 2010-2012;
in materia di miglioramento delle relazioni tra amministrazioni, cittadini e imprese, il PNR evidenzia il programma per la riduzione degli oneri amministrativi delle imprese, la cui piena attuazione consentirà un risparmio valutato nell'ordine di 11,6 miliardi (comprensivo sia degli interventi definiti, sia di quelli in corso di definizione o programmati);
il DEF sottolinea il ruolo chiave del tasso di occupazione delle donne all'interno della strategia generale per l'occupazione;
in questa direzione si muove il Programma per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro del 2009, finalizzato alla conciliazione dei tempi di lavoro-famiglia e per la promozione delle pari opportunità nell'accesso al lavoro;
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PARERE FAVOREVOLE

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ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEL GRUPPO DEL PARTITO DEMOCRATICO

La I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)
esaminato il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4);
premesso che:
nello spirito della Nuova Strategia Europa 2020 (EU2020), la Commissione europea ha previsto un coordinamento strategico dei diversi momenti di definizione programmatica per i Paesi membri attraverso l'introduzione del cosiddetto «Semestre europeo» che ha inizio ad aprile di ogni anno, con la presentazione contestuale dei Piani nazionali di riforma (PNR) e dei Programmi di stabilità (PS);
il nuovo PNR, documento che assume un ruolo fondamentale in questo processo, deve contenere i seguenti elementi: lo scenario macro-economico, come definito nel PS; l'analisi degli squilibri macroeconomici nazionali e l'identificazione degli ostacoli principali alla crescita e all'aumento dell'occupazione; le misure strategiche di riforma da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali da perseguire di crescita produttiva e occupazionale;
la legge n. 196 del 2009 incardina la discussione del PNR all'interno di quella più generale del DEF di cui costituisce la terza parte, la prima sezione reca invece lo schema del Programma di stabilità;
nella fase transitoria, in sede di predisposizione della bozza di PNR, da presentare alla Commissione entro il 12 novembre, il Governo ha trasmesso il documento alle Camere a ridosso della data in cui si chiedeva la conclusione della discussione, limitando fortemente la possibilità del Parlamento di procedere ad una ampia disamina del testo;
nell'Analisi annuale della crescita, la Commissione ha evidenziato che molti progetti di PNR indicano tra le proposte previste dagli Stati membri per raggiungere gli obiettivi nazionali, misure già attuate o a uno stadio piuttosto avanzato, oppure alquanto vaghe, con poche precisazioni circa la natura esatta delle norme, il calendario di attuazione, l'impatto previsto, il rischio di applicazione parziale o di insuccesso, il costo per il bilancio e l'uso dei Fondi strutturali dell'UE,

considerato che:
anche nella versione definitiva, il PNR appare vago, di difficile lettura, spesso ripetitivo e scevro di un impianto strategico, di impegni dettagliati e di scadenze precise. Una «cornice del nulla» come è stato efficacemente definito, in cui si contano complessivamente misure programmatiche di cui alcune sono semplici piani, altre titoli vuoti, altre ancora passibili di un iter lunghissimo o di difficile realizzazione;
se dalle enunciazioni teoriche del PNR si passa ai dati macroeconomici e di finanza pubblica del Programma di stabilità, si rileva che nel prossimo triennio la crescita è rivista al ribasso rispetto alla DFP del settembre 2010 ed è stimata all'1,1 per cento per il 2011, all'1,3 per cento per il 2012 e all'1,5 per cento per il 2013;

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nonostante la revisione delle stime della crescita, il Governo mantiene invariati i saldi di finanza pubblica in termini tendenziali: l'indebitamento netto è confermato al 3,9 per cento per il 2011 e al 2,7 per cento per il 2012, come nella DFP;
se non si affronta il problema della crescita, non solo gli investimenti pubblici continueranno a diminuire (da 48,6 miliardi di euro nel 2011 a 45,9 miliardi nel 2014) e la pressione fiscale rimarrà invariata (42,5 per cento nel primo e nell'ultimo anno del quadriennio) ma per consentire il rispetto degli obiettivi europei sarà necessaria anche una manovra correttiva per il 2,3 per cento del PIL (oltre 35 miliardi di euro), come anticipato dal DEF, per il biennio 2013/2014;
poiché il riequilibrio duraturo dei conti pubblici passa soprattutto per il rafforzamento del potenziale di sviluppo dell'economia, sarebbe stata necessaria l'individuazione di misure strategiche precise anziché una poco convincente politica dei due tempi che, senza garantire la riduzione del debito (per la quale la Banca d'Italia considera necessario un PIL del 2 per cento annuo), rimanda sine die il problema della crescita;
considerato che, per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione:
l'Italia ha bisogno di una pubblica amministrazione moderna per uscire dalla crisi. Oggi l'Italia ha una pubblica amministrazione demotivata che spende molto di più e funziona meno. L'obiettivo che occorre darsi è porsi al servizio del cittadino e delle imprese in un momento di grave crisi e questo comporta rigore nella spesa (se solo il 10 per cento degli acquisti dei ministeri si facessero tramite CONSIP si risparmierebbero 500 milioni l'anno!), poche regole certe e capacità continua di produrre innovazione colpendo inefficienze, sprechi, privilegi. Occorre restituire dignità e professionalità a chi lavora nel settore pubblico e offrire servizi efficienti ai cittadini e alle imprese che ne usufruiscono. Tutto ciò è possibile attraverso la realizzazione di cinque azioni positive:
1. La buona politica. È l'azione consapevole di sindaci, assessori, presidenti, ministri che può produrre il cambiamento. La prima azione virtuosa deve essere la lotta alla corruzione attraverso pene alternative come il sequestro dei beni per chi si macchia di reati contro la pubblica amministrazione, la trasparenza totale degli atti e dei comportamenti, la lotta ai troppi conflitti di interesse e regole certe per appalti e assunzioni.
2. Il federalismo. Se il federalismo non significa fare una grande riforma della pubblica amministrazione non serve a nulla. Uno Stato centrale più snello con meno ministeri e senza loro uffici decentrati, regioni che non gestiscono ma fanno leggi e programmazione, comuni che si associano per gestire meglio i servizi, province che si chiudono dove ci sono le città metropolitane, che si riducono comunque di numero e che assorbono enti e consorzi oggi esistenti. Questo è il federalismo per il Gruppo PD e non la bandierina da agitare in modo ideologico mentre nulla cambia.
3. Piani industriali. In Italia per semplificare si fanno più leggi e per cambiare le amministrazioni si fanno gli annunci spot: questa è stata la politica del Governo e della sua maggioranza in questi tre anni. Noi non vogliamo annunciare l'ennesima grande riforma della pubblica amministrazione. Un comune è diverso da una regione e da un ministero, la sanità non è la scuola che a sua volta non è né la giustizia né l'esercito. Le pubbliche amministrazioni sono tante e diverse per questo non possiamo affidare il loro cambiamento a una massa di regole che pretendono di uniformare tutto: bisogna entrare nel concreto con veri e propri piani industriali affidati ad una dirigenza qualificata e autonoma. Servono meno dirigenti degli attuali ma più capaci e soprattutto non succubi di una politica clientelare. Per questo siamo per la riduzione drastica del cosiddetto spoil system, trasparenza nelle nomine e nuove regole per i concorsi.
4. Più diritti ai cittadini. Rendere effettivi cd esigibili i diritti dei cittadini alla trasparenza, al rispetto dei tempi nelle

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procedure e nei pagamenti, al risarcimento per il danno arrecato con il mero ritardo, alla class action nei confronti della pubblica amministrazione, alla partecipazione ai piani di riorganizzazione dei servizi, alla rendicontazione sull'uso delle risorse e sui risultati ottenuti, all'accesso ad ogni tipo di atto; tutto questo significa fare del cittadino un vero motore del cambiamento e un riferimento forte della valutazione dei singoli e delle strutture amministrative.
5. Innovazione integrale. Le pubbliche amministrazioni stanno invecchiando in termini di personale e di tecnologie. Questo è il nefasto risultato dei blocchi indiscriminati delle assunzioni e dei tagli lineari delle risorse. Obiettivo del Gruppo PD è rompere questo circuito vizioso. Assumere i vincitori di concorso prima di qualsiasi altra assunzione anche a tempo determinato, combattere il precariato, sperimentare la collaborazione con le università per andare a caccia dei migliori talenti, investire 100 milioni all'anno in information and communication technology per la pubblica amministrazione e adottare le best practices internazionali in fatto di gestione e governance dell'information technology, dotarsi di una bussola per la formazione continua di dirigenti e personale,
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PARERE CONTRARIO

«Bressa, Amici, Bordo, D'Antona, Ferrari, Fontanelli, Giachetti, Giovanelli, Lo Moro, Minniti, Naccarato, Pollastrini, Maurizio Turco, Vassallo, Zaccaria».

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ALLEGATO 3

Disposizioni per la conservazione, il restauro, il recupero e la valorizzazione di monumenti e per la celebrazione di eventi storici di rilevanza nazionale (Nuovo testo C. 4071 Barbieri).

PARERE APPROVATO

Il Comitato permanente per i pareri della I Commissione,
esaminato il nuovo testo della proposta di legge C. 4071 Barbieri, recante «Disposizioni per la conservazione, il restauro, il recupero e la valorizzazione di monumenti e per la celebrazione di eventi storici di rilevanza nazionale»,
rilevato che:
la disciplina recata dalla proposta di legge riguarda gli ambiti della tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali e della promozione e organizzazione delle attività culturali;
l'articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione annovera la «tutela dei beni culturali» tra le materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato, mentre l'articolo 117, terzo comma, della Costituzione include la «valorizzazione dei beni culturali e ambientali, promozione e organizzazione di attività culturali» tra le materie di legislazione concorrente;
l'articolo 118, terzo comma, della Costituzione ha devoluto alla legge statale il compito di disciplinare «forme di intesa e coordinamento nella materia della tutela dei beni culturali» tra Stato e regioni;
con riferimento al riparto di competenze sopra delineato, la Corte costituzionale nelle sentenze nn. 478 del 2002 e 307 del 2004 ha evidenziato che lo sviluppo della cultura corrisponde a finalità di interesse generale, «il cui perseguimento fa capo alla Repubblica in tutte le sue articolazioni (articolo 9 della Costituzione), anche al di là del riparto di competenze per materia fra Stato e regioni»;
considerato altresì che:
con specifico riguardo alle disposizioni di cui all'articolo 9 del testo in esame, che prevede uno stanziamento per la realizzazione di interventi di restauro di un complesso monastico nel comune di Modica (RG), va ricordato che lo Statuto della Regione siciliana (approvato con R.D.Lgs. n. 455 del 1946) attribuisce all'Assemblea la competenza legislativa esclusiva in materia di conservazione delle antichità e delle opere artistiche, di musei, biblioteche e accademie (articolo 14, lettera n), nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato;
ai sensi delle norme di attuazione del citato statuto (decreto del Presidente della Repubblica n. 637 del 1975), l'amministrazione regionale esercita nel territorio della regione tutte le attribuzioni delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato in materia di antichità, opere artistiche e musei, nonché di tutela del paesaggio: a tal fine, gli atti previsti dalle leggi di tutela sono adottati dall'amministrazione regionale, che ne dà comunicazione, per conoscenza, al Ministero per i beni e le attività culturali;
la legge regionale della Sicilia 1o agosto 1977, n. 80, ha previsto norme per la tutela, la valorizzazione e l'uso sociale dei beni culturali, assegnando, tra l'altro, le competenze in materia all'Assessorato regionale dei beni culturali e ambientali e

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istituendo le Soprintendenze per i beni culturali ed ambientali che costituiscono organi periferici dell'Assessorato regionale e sostituiscono, a tutti gli effetti, le Soprintendenze trasferite alla Regione ai sensi dei decreti del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975, nn. 635 e 637;
le disposizioni di cui all'articolo 9 prevedono, per la definizione del programma di interventi di restauro, l'intesa con la competente Soprintendenza;
appare tuttavia necessario, al comma 2, al fine di salvaguardare l'autonomia normativa e organizzativa della regione Sicilia, prevedere che sia quest'ultima a disciplinare le modalità e le condizioni per l'erogazione del finanziamento ivi previsto;
rilevato, infine, che la proposta di legge in esame prevede, agli articoli 2, 5 e 6, procedure derogatorie rispetto a quelle stabilite dal Codice dei beni culturali con riguardo agli obblighi di conservazione dei beni appartenenti a privati nonché all'erogazione di finanziamenti per i beni culturali appartenenti ad enti ed istituzioni della Chiesa cattolica e all'istituzione di comitati per lo svolgimento di celebrazioni con riferimento a specifici eventi e beni culturali e che dalle disposizioni recanti le suddette deroghe non sembrano risultare espressamente i presupposti delle discipline speciali previste,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione:
all'articolo 9, comma 2, appare necessario prevedere che le modalità e le condizioni per l'erogazione del finanziamento del programma degli interventi a sostegno del Complesso Monastico della Raccomandata di Modica siano definite dalla regione Sicilia;
e con la seguente osservazione:
valuti la Commissione di merito l'opportunità, agli articoli 2, 5 e 6, di prevedere discipline speciali, derogatorie rispetto a quella del Codice dei beni culturali, per quanto riguarda gli obblighi di conservazione dei beni culturali di proprietà di privati che ricevano finanziamenti e le procedure relative all'erogazione di contributi statali nel caso di enti e istituzioni ecclesiastici.