CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 aprile 2011
471.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO
Pag. 98

ALLEGATO

Documento di economia e finanza 2011. Doc. LVII, n. 4.

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DAI DEPUTATI MIOTTO, MURER E FARINA COSCIONI

La XII Commissione,
esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4),
premesso che:
nello spirito della Nuova Strategia Europa 2020 (EU2020), la Commissione europea ha previsto un coordinamento strategico dei diversi momenti di definizione programmatica per i Paesi membri attraverso l'introduzione del c.d. «Semestre europeo» che ha inizio ad aprile di ogni anno, con la presentazione contestuale dei Piani nazionali di riforma (PNR) e dei Programmi di stabilità (PS);
il nuovo PNR, documento che assume un ruolo fondamentale in questo processo, deve contenere i seguenti elementi: lo scenario macro-economico, come definito nel PS; l'analisi degli squilibri macroeconomici nazionali e l'identificazione degli ostacoli principali alla crescita e all'aumento dell'occupazione; le misure strategiche di riforma da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali da perseguire di crescita produttiva e occupazionale;
la legge 196 del 2009 incardina la discussione del PNR all'interno di quella più generale della DEF di cui costituisce la terza parte, la prima sezione reca invece lo schema del Programma di stabilità;
nella fase transitoria, in sede di predisposizione della bozza di PNR, da presentare alla Commissione entro il 12 novembre, il Governo ha trasmesso il documento alle Camere a ridosso della data in cui si chiedeva la conclusione della discussione, limitando fortemente la possibilità del Parlamento di procede ad una ampia disamina del testo;
nell'analisi annuale della crescita, la Commissione ha evidenziato che molti progetti di PNR indicano tra le proposte previste dagli Stati membri per raggiungere gli obiettivi nazionali, misure già attuate o a uno stadio piuttosto avanzato, oppure alquanto vaghe, con poche precisazioni circa la natura esatta delle norme, il calendario di attuazione, l'impatto previsto, il rischio di applicazione parziale o di insuccesso, il costo per il bilancio e l'uso dei Fondi strutturali dell'UE;

considerato che:
anche nella versione definitiva, il PNR appare vago, di difficile lettura, spesso ripetitivo e scevro di un impianto strategico, di impegni dettagliati e di scadenze precise. Una «cornice del nulla» come è stato efficacemente definito, in cui si contano complessivamente misure programmatiche di cui alcune sono semplici piani, altre titoli vuoti, altre ancora passibili di un iter lunghissimo o di difficile realizzazione;
se dalle enunciazioni teoriche del PNR si passa ai dati macroeconomici e di finanza pubblica del Programma di stabilità, si rileva che nel prossimo triennio la crescita è rivista al ribasso rispetto alla DFP del settembre 2010 ed è stimata all'1,1 per cento per il 2011, all'1,3 per cento per il 2012 e all'1,5 per cento per il 2013;

Pag. 99

nonostante la revisione delle stime della crescita, il Governo mantiene invariati i saldi di finanza pubblica in termini tendenziali: l'indebitamento netto è confermato al 3,9 per cento per il 2011 e al 2,7 per cento per il 2012, come nella DFP;
se non si affronta il problema della crescita, non solo gli investimenti pubblici continueranno a diminuire (da 48,6 miliardi di euro nel 2011 a 45,9 miliardi nel 2014) e la pressione fiscale rimarrà invariata (42,5 per cento nel primo e nell'ultimo anno del quadriennio) ma per consentire il rispetto degli obiettivi europei sarà necessaria anche una manovra correttiva per il 2,3 per cento del PIL (oltre 35 miliardi di euro); come anticipato dal DEF, per il biennio 2013/2014;
poiché il riequilibrio duraturo dei conti pubblici passa soprattutto per il rafforzamento del potenziale di sviluppo dell'economia, sarebbe stata necessaria l'individuazione di misure strategiche precise anziché una poco convincente politica dei due tempi che, senza garantire la riduzione del debito (per la quale la Banca d'Italia considera necessario un PIL del 2 per cento annuo), rimanda sine die il problema della crescita;
valutato, per le parti di competenza, che:
il documento di economia e finanza pur non annunciando nuovi tagli per la sanità non anticipa contestualmente, comunque, misure particolari per un suo risanamento efficace e duraturo puntando tutto sulla governance federalista e sulla responsabilità delle Regioni prevedendo in ultima analisi il graduale superamento del criterio della spesa storica in favore dei costi e dei fabbisogni standard;
il DEF indica una crescita costante della spesa sanitaria pubblica con un'incidenza sul PIL che passerà dal 6,7 per cento del 2005 all'8,1 per cento del 2035, fino all'8,8 per cento del 2055 e, anche restando più vicini nelle proiezioni temporali, il DEF valuta comunque una crescita nel periodo 2012-2014 con un tasso medio del 3,3 per cento e con un'incidenza sul PIL, alla fine dell'arco temporale, del 7,2 per cento, senza per altro prevedere nuove e maggiori risorse per il comporta sanità;
la sanità insieme a pensioni e prestazioni sociali è trattata come un «osservato speciale» al quale prestare massima attenzione ai fini dell'attuazione del Patto di stabilità e crescita;
non vengono previste nuove risorse per la copertura nel 2012 per il ticket di 10 euro sulla specialistica. È bene ricordare che già quest'anno sono garantiti solamente 347, 5 milioni di euro a fronte dei 834 milioni annui necessari. Se non interverranno ulteriori provvedimenti di copertura, a partire dal 1 giugno 2011, le Regioni dovranno far fronte con fondi propri alla differenza, ripristinando il ticket o altre misure simili che comunque graveranno sulle tasche dei cittadini;
in tema di politiche sociali, nell'ambito del paragrafo V-1 - Gli impegni in materia di occupazione -, viene in rilievo, in primo luogo, l'utilizzo dei fondi comunitari per l'inclusione sociale. Gli interventi attivati attengono alla realizzazione di infrastrutture socio-assistenziali e di azioni per favorire l'accesso ai servizi da parte dei soggetti a rischio di marginalità nonché a sostegno dell'economia e delle imprese sociali senza che però vi sia in progetto chiaro e preciso a sostegno di quello che sono le funzioni delle regioni e degli enti locali ed elle sinergie da mettere in campo;
in tema di contrasto alla povertà nel documento in esame, vi è il punto già evidenziato nel Piano nazionale di riforma, di concorrere all'obiettivo europeo di ridurre di 20 milioni il numero dei poveri mediante una riduzione, pari a 2 milioni, del numero dei poveri in Italia. A fronte di tale ambizioso obiettivo, tuttavia, il documento in esame, pone uno stanziamento di soli 50 milioni

Pag. 100

di euro per il progetto della «nuova Carta acquisti» distribuita con il contributo degli enti caritativi operanti nei comuni con più di 250.000 abitanti rendendo così evidente come vi sia un forte scostamento tra gli obiettivi prefissati e le risorse stanziate per il raggiungimento di questi,
esprime

PARERE CONTRARIO.