CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 18 novembre 2010
401.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-03831 Binetti: Misure per la prevenzione, la cura e il monitoraggio del diabete giovanile nelle scuole e per la riqualificazione della figura del medico scolastico.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento alla «question time» in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di valutazione.
L'obesità e le patologie croniche che da essa possono derivare (cardiopatie ischemiche, alcuni tipi di neoplasia, ictus, ipertensione, diabete mellito) costituiscono un grave problema di salute e hanno un significativo impatto economico sul nostro Sistema sanitario nazionale. Si stima, infatti, che il costo dell'obesità si avvicini a 30 milioni di euro l'anno per perdita di produttività e cure delle complicanze cliniche correlate.
L'obesità infantile è, infatti, predittiva di obesità nell'età adulta, in quanto i principali determinanti dell'obesità dipendono da stili di vita e comportamenti che si instaurano nell'età evolutiva (dieta scorretta, sedentarietà).
Per avere un quadro aggiornato del fenomeno tra i bambini italiani, il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) ha affidato al Centro Nazionale Epidemiologia per la Promozione della Salute (CNESPS) il coordinamento del progetto «Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni».
Obiettivo del progetto è mettere a punto un sistema di sorveglianza a livello nazionale, che permetta la raccolta dei dati nelle scuole, che sia sostenibile nel tempo per il sistema sanitario e per la scuola ed efficace nel guidare la programmazione degli interventi di sanità pubblica. Il progetto è diviso in due fasi: la prima, svoltasi nel 2008 e denominata «OKkio alla SALUTE», ha comportato lo svolgimento di un'indagine per la sorveglianza nutrizionale e sui fattori di rischio comportamentali di un campione rappresentativo di alunni delle scuole primarie (terza classe); la seconda ha riguardato la sorveglianza dei comportamenti associati con lo stato di salute negli adolescenti nel corso dell'anno scolastico 2009-2010 e si inserisce nel progetto dell'OMS HSBC (Health Behaviour in School-aged Children).
L'indagine, infine, ha permesso di raccogliere informazioni sulle abitudini alimentari dei bambini, in particolare relative alla prima colazione, la merenda, il consumo di frutta e verdura e l'uso quotidiano di bevande zuccherate, che risultano non adeguate.
Sono stati raccolti anche dati sull'attività fisica praticata e sul tempo trascorso davanti alla televisione o ai videogiochi: un bambino su 4 pratica sport per non più di un'ora a settimana e il 26 per cento non ha fatto attività fisica il giorno precedente l'indagine. Inoltre, la metà circa dei bambini ha la TV in camera e la guarda per 3 o più ore al giorno.
Sulla base di quanto sopra, appare necessario, oltre che continuare a monitorare il fenomeno per consentire la costruzione di trend temporali e la valutazione dei risultati di salute, programmare interventi di sanità pubblica che possano risultare incisivi nelle varie fasce d'età e nelle diverse condizioni socio-economiche.
Il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2010-2012, sottoscritto con Intesa Stato-Regioni del 29 aprile 2010, ripropone e rilancia fortemente le tematiche

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della prevenzione dell'obesità e delle patologie croniche all'interno dell'ambito più generale della prevenzione di abitudini, comportamenti, stili di vita non salutari, con un approccio di tipo globale, non per singoli determinanti (la persona va compresa nella sua interezza e dunque programmi e progetti dovrebbero avere un approccio multifattoriale, senza limitarsi a singoli aspetti). La prevenzione dell'obesità, con particolare riguardo a quella infantile, mira al contenimento dell'epidemia in atto attraverso il perseguimento di linee strategiche, che puntano soprattutto con alleanze con il settore scolastico.
In tale contesto il MIUR per l'anno scolastico 2010-2011 ha previsto l'estensione a livello nazionale del Programma «Scuola e Cibo» - Piani di Educazione Scolastica Alimentare in tutte le classi di IV e V elementare.
Il programma Comunitario «Frutta nelle Scuole», anche in accordo con il Programma nazionale MIUR «Scuola e Cibo», si propone di far fronte allo scarso consumo di frutta e verdura da parte di bambini e ragazzi, aumentando durevolmente e qualitativamente le porzioni di frutta e verdura nella loro dieta, nella fase in cui si formano le abitudini alimentari.
Per quanto riguarda la figura del medico scolastico si formulano le seguenti valutazioni.
Prima degli anni '90, nell'area generale di prevenzione-igiene e sanità, per la disciplina dell'organizzazione dei servizi sanitari di base, era prevista come disciplina equipollente igiene c medicina preventiva con orientamento in medicina scolastica.
Però, già dall'anno Accademico 1991-1992, gli orientamenti previsti nell'ambito dei corsi di specializzazione non hanno più avuto rilevanza per l'accesso al Servizio Sanitario Nazionale.
Pertanto, ad oggi esiste il servizio di igiene scolastica, equipollente al servizio di organizzazione dei servizi sanitari di base, che, come è noto, corrisponde alla organizzazione di base dei distretti delle AA.SS.LL.
Alla luce delle considerazioni sopra formulate, emerge che le funzioni a suo tempo garantite dal «cosiddetto» medico scolastico sono oggi adeguatamente assicurate dai distretti delle AA.SS.LL.

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ALLEGATO 2

5-03832 Miotto e Burtone: Interventi a sostegno del servizio di pubblica utilità svolto dagli informatori scientifici del farmaco.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito alla situazione del settore farmaceutico degli informatori scientifici, questo Ministero condivide le valutazioni concernenti la rilevanza e la delicatezza della questione, tuttavia è opportuno rilevare che, come ricordato anche dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), le operazioni societarie effettuate dalle aziende farmaceutiche, consistenti nella riduzione del personale impiegato nell'informazione medico-scientifica, sono ispirate da ragioni di mera natura imprenditoriale.
Per quanto attiene alle iniziative da assumere a tutela degli informatori scientifici del farmaco, licenziati o a rischio licenziamento, si osserva che, in attuazione della Legge Finanziaria del 2006 (articolo 1, commi 313-316, della legge 23 dicembre 2005, n. 266), recante la previsione di interventi finalizzati a favorire nel territorio nazionale investimenti in produzione, ricerca e sviluppo, l'AIFA, in qualità di ente regolatorio nazionale operativo nel settore farmaceutico, ha stipulato per il triennio 2007-2009 Accordi di programma con numerose industrie farmaceutiche, secondo quanto previsto dal programma decennale di rinnovamento e di stimolo dell'ambiente economico e sociale dell'Unione Europea, definito dal Consiglio Europeo di Lisbona, utilizzando il valore di stimolo che può essere esercitato dal finanziamento pubblico sulle attività di ricerca e innovazione.
In particolare, i progetti relativi ai suddetti Accordi sono finalizzati alla realizzazione di investimenti che garantiscono incrementi occupazionali, a tempo indeterminato, relativamente al personale addetto alla produzione e ad attività di ricerca e sviluppo.
Occorre precisare che l'erogazione degli incentivi è soggetta al controllo e alla verifica da parte dell'AIFA, che si è riservata, altresì, la facoltà di revocare il finanziamento in ipotesi di gravi inadempienze nella realizzazione di ciascun progetto approvato.

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ALLEGATO 3

5-03829 D'Anna: Ritardo nella trasmissione del parere espresso dal Consiglio superiore di sanità sulle competenze dei biologi in materia di nutrizione.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'interrogazione in oggetto si rappresenta, in via preliminare, che il parere del Consiglio Superiore di Sanità in argomento è un atto interno, che l'Amministrazione ha richiesto per meglio definire gli ambiti di competenza delle professioni che interagiscono nel campo della nutrizione.
Nel merito della questione vale la pena di ricordare che, a seguito di numerose richieste di chiarimenti da parte di soggetti ed associazioni, pervenute al Ministero della Salute, concernenti lo svolgimento di attività nel settore della nutrizione, si è ritenuto di sottoporre la questione al Consiglio Superiore di Sanità, al fine di acquisirne il relativo parere, trattandosi di tematiche di carattere tecnico scientifico aventi riflessi sul sistema delle professioni sanitarie.
Il Consiglio Superiore di Sanità, nel corso della seduta del 15 dicembre 2009, valutate le considerazioni emerse nello sviluppo del dibattito, ha provveduto ad esprimere il proprio parere sulle competenze del biologo e degli altri professionisti sanitari in materia di nutrizione. Il parere è stato comunicato alla competente Direzione Generale con nota del 13 gennaio 2010.
Dalla lettura dell'atto, emergeva un chiaro contrasto tecnico-amministrativo con la normativa vigente, avuto riguardo alla figura professionale del dietista, rilevato dai rappresentanti della Direzione Generale competente. Infatti, nel menzionato parere si legge che «Il dietista, profilo professionale dell'area tecnico-sanitaria individuato dal decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 744, ex articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502 del 1992, opera nelle strutture del S.S.N. in collaborazione con il medico ai fini della formulazione delle diete su prescrizione medica». La citata determinazione risultava palesemente limitativa dell'ambito di attività del dietista ed in contrasto con la normativa vigente, in particolare con l'articolo 1, commi 2 e 3, del decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 744 «Regolamento concernente l'individuazione della figura e del relativo profilo professionale del dietista». Infatti, ai sensi delle norme citate, il dietista può svolgere la sua attività professionale sia in strutture pubbliche che private, in regime di dipendenza o liberoprofessionale.
Considerato che il parere è atto di natura consultiva, è evidente che, se esso fosse stato diffuso, come richiesto dagli onorevoli interroganti, sarebbe divenuto direttamente imputabile al Ministero della Salute e, nella sua formulazione attuale, avrebbe determinato ripercussioni non favorevoli nella sfera giuridica di numerosi professionisti, potendo determinare il licenziamento di dietisti operanti in strutture diverse da quelle del SSN, oltre che la chiusura degli studi eventualmente aperti, con connesso potenziale contenzioso per il Ministero.
Pertanto, alla luce di quanto sopra e delle rappresentate criticità, la Direzione Generale competente ha ritenuto opportuno non diffondere il contenuto del citato parere, al fine di non causare nel paese gravi ed ingiustificate conseguenze negative

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per i professionisti e per gli stessi cittadini. Vale la pena di segnalare che sul sito ufficiale dell'Ordine Nazionale dei Biologi, senza la preventiva autorizzazione del Ministero della Salute, è stato pubblicato il parere in esame.
In conclusione e in considerazione delle criticità sopra esposte, si anticipa che è intenzione della stessa Direzione Generale riproporre la questione all'attenzione del Consiglio Superiore di Sanità.
Il ritardo di tale procedura è legata alla circostanza che l'Organo consultivo non è operante dal luglio di quest'anno, per effetto dell'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica 14 Maggio 2007, n. 86, «Regolamento per il riordino degli organismi operanti presso il Ministero della salute, a norma dell'articolo 29 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248».

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ALLEGATO 4

5-03830 Palagiano: Istituzione di un registro dei tumori in tutte le regioni, con particolare riferimento alla regione Campania.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'atto ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di valutazione.
In via preliminare, si comunica che la norma già anticipata dal Ministro della Salute in data 30 luglio 2010, finalizzata a disciplinare in modo organico la tematica dei registri sanitari, è stata di fatto inserita in un disegno di legge di iniziativa governativa concernente «Delega in materia di sperimentazione clinica e disposizioni in materia sanitaria», già delineato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri a fine settembre e passato in Conferenza Stato-Regioni alla fine del mese di ottobre scorso.
Nel merito della questione sollevata, si ribadisce che l'estensione dei registri tumori è una priorità che il Ministero ha già individuato da tempo, dando vita alle seguenti azioni.
Vale la pena di ricordare che il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CAIM) ha finanziato un progetto di supporto alla diffusicene dei registri tumori affidato all'AIRTUM (che è l'associazione dei Registri tumori italiani); tale supporto ha lo scopo di promuovere il procedimento di accreditamento del Registro candidato, secondo i requisiti di qualità stabiliti dallo IARC-Agenzia dell'OMS per il cancro (International Agency for Research on Cancer).
L'estensione dei Registri è un obiettivo previsto nel Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012, approvato con l'Intesa Stato-Regioni e province Autonome di Trento e Bolzano il 29 aprile 2010. Tale obiettivo deve essere inserito dalle singole regioni nel proprio piano Regionale di Prevenzione, (la adottare ai sensi dell'Intesa sopra citata, entro il 31 dicembre 2010. È quindi già predisposto e istituzionalmente formalizzato il quadro di pianificazione, nonché il quadro di supporto e monitoraggio del Ministero, che potrà permettere l'istituzione di un Registro tumori regionale della Campania.
Si ritiene necessario segnalare, tuttavia, che la decisione finale in tal senso è di esclusiva pertinenza della regione medesima.
Per la tematica in esame, si ricorda, inoltre, che il territorio della Regione Campania è servito, ad oggi, da due Registri tumori, relativi rispettivamente alla Provincia di Salerno e al territorio ASL Napoli 4. Quest'ultimo Registro copre un'area di 15 comuni, comprendente sia il comune di Acerra, con il suo inceneritore, sia aree caratterizzate dallo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, come ad esempio Nola e Marigliano, sia aree con discariche tuttora attive come Terzigno.
In questo contesto, l'Istituto Superiore di Sanità collabora da alcuni anni con il Registro Tumori della ex ASL Napoli 4, al fine di monitorare l'incidenza della patologia neoplastica in questo territorio. La metodologia adottata e i primi risultati conseguiti sono stati illustrati al convegno EROEPI tenutosi a Firenze nei giorni 6-9 novembre 2010 (Fusco M, et al. The contribution of cancer registries to epidemological investigations in polluted sites: a case-study in the Naples area. Epidemiologia & Prevenzione 2010 suppl. 1: 140).
Da ultimo, vale la pena di fornire, anche se sinteticamente, le indicazioni rese dal Dipartimento della protezione civile

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della Presidenza del consiglio dei ministri, che ha comunicato di aver commissionato all'O.M.S, a seguito dell'emergenza rifiuti del 2004, uno studio sull'impatto sanitario dei rifiuti nei comuni delle province di Napoli e Caserta.
In una prima fase di fattibilità (Studio Pilota), sono stati analizzati i dati di mortalità (1994-2001) e di incidenza delle malformazioni congenite (1996-2002) a livello comunale.
In particolare, sono state considerate 20 cause tumorali e 11 raggruppamenti di malformazioni congenite, per le quali nella letteratura scientifica sono state riportate segnalazioni di rischio associate alla presenza di discariche e inceneritori.
I risultati di questa prima analisi sono stati presentati pubblicamente nel mese di gennaio 2005 a Napoli.
La seconda fase dello studio, di cui si riportano di seguito i principali risultati, è stata dedicata all'analisi più dettagliata degli esiti sanitari trovati in eccesso nello Studio pilota, in relazione ad una migliore caratterizzazione territoriale riferibile al rischio rifiuti: i dati analizzati sono relativi al periodo 1994-2001 per la mortalità e al 1996-2002 per le malformazioni congenite.
Lo studio di correlazione ha confermato l'ipotesi che vi siano eccessi di mortalità e di malformazioni, ma che questi tendano a concentrarsi nelle zone dove è più intensa la presenza di siti di smaltimento illegale e incontrollato di rifiuti. L'analisi ha tenuto conto di alcuni importanti parametri che potrebbero spiegare la citata correlazione, ed in particolare quelli di natura socioeconomica.