CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 21 ottobre 2010
385.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-03038 Ginoble: reintegro degli stanziamenti alle aree della provincia di Teramo colpite dagli eccezionali eventi atmosferici del 6 e 7 ottobre 2007.

TESTO DELLA RISPOSTA

In riferimento all'atto di sindacato ispettivo presentato dalla S.V. On.le concernente gli aiuti economici ai comuni di Tortoreto, Alba Adriatica e Martinsicuro interessati dagli eventi alluvionali del 2007 e in seguito a quanto riferito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si fa presente quanto segue.
L'articolo 2, comma 118, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge Finanziaria 2008) ha istituito, presso il suddetto Ministero dell'Ambiente, un fondo di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010 volto alla ripresa e al rilancio dell'economia, oltre che alla realizzazione, indifferibile, di opere infrastrutturali preventive, nelle zone colpite dall'eccezionale evento alluvionale e franoso che ha interessato la costa teramana. Lo stesso articolo, al comma 119, ha fissato le modalità di assegnazione del finanziamento da parte del Dicastero.
Con il decreto ministeriale del 28 ottobre 2008, registrato alla Corte dei Conti in data 25 novembre 2008, il Ministero dell'ambiente ha attuato la disposizione legislativa, regolamentando le modalità con le quali la Direzione Generale competente ha dato attuazione operativa alle previsioni del citato articolo.
In particolare, è stata prevista l'assegnazione delle risorse al Commissario Delegato per l'attuazione degli interventi, di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3643 del 16 gennaio 2008, secondo le indicazioni specificamente previste nello stesso Decreto ministeriale.
La Direzione Generale competente ha così trasferito le risorse disponibili per l'anno 2008 (3 milioni di euro), al suddetto Commissario.
Relativamente all'anno 2009, le risorse previste non sono state rese disponibili sul bilancio della Direzione per effetto del taglio imposto dal decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008; sono state, invece, trasferite le risorse disponibili per l'anno 2010, pari a 2.277.947,00 euro.
Il Ministero dell'Ambiente ha, quindi, attribuito al Commissario Delegato tutte le risorse che il Ministero dell'economia e delle finanze ha reso disponibili nel corso del triennio, impegnandosi a trasferire ogni ulteriore risorsa.

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ALLEGATO 2

5-03246 Pes: costruzione di un immobile della Guardia di Finanza ad Oristano.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con l'articolo 29 della Legge 18 febbraio 1999 n. 28, è stata autorizzata «la realizzazione di un programma per la costruzione, l'ammodernamento e l'acquisto di immobili destinati a caserme ed alloggi di servizio, nonché per lo svolgimento delle relative attività di gestione» relative al Corpo della Guardia di Finanza. Le risorse occorrenti per la realizzazione del suddetto programma sono reperite attraverso la stipula di apposite convenzioni con una o più banche. Nell'ambito del programma di opere predisposto, per il Comando Provinciale di Oristano è stata prevista la realizzazione della Caserma e di tre alloggi di servizio.
A seguito di gara informale esperita presso la sede centrale di Roma, è risultato aggiudicatario il CONSORZIO NOVUS S.p.A., che ha indicato per l'esecuzione dei lavori, quale Impresa consorziata, OPERE PUBBLICHE & AMBIENTE S.p.a..
L'importo contrattuale ammontava a complessivi euro 6.741.511,56, dei quali euro 1.914.793,76 per copertura degli oneri finanziari (mutuo bancario), euro 3.933.153,20 per lavori al netto del ribasso d'asta (5,49 per cento) ed oneri della sicurezza, ed euro 893.564,60 per la copertura economica delle somme a disposizione della stazione appaltante previste nel progetto.
In merito si specifica che il contratto ha previsto il riconoscimento all'impresa appaltatrice dei cosiddetti oneri finanziari in quanto il pagamento dell'intera opera, comprensiva dell'IVA e somme a disposizione dell'Amministrazione, verrà corrisposto dal Comando della Guardia di Finanza in quindici anni, con il riconoscimento di rate annuali fisse e costanti con scadenza al 2019.
Durante il corso dei lavori vennero predisposte due perizie suppletive e di variante che ottennero parere favorevole dal Comitato Tecnico Amministrativo dell'ex Servizio Integrato Infrastrutture e Trasporti Lazio-Abruzzo-Sardegna (oggi Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Lazio l'Abruzzo e la Sardegna), rispettivamente in data 19 luglio 2006 con voto n. 723 e 15 novembre 2007 con voto n. 1052.
La prima perizia di variante si rese necessaria per creare una viabilità alternativa di accesso laterale alla costruenda Caserma e per adeguare ed apportare alcune modifiche alle sistemazioni esterne rispetto al progetto originario approvato. Dette modifiche hanno avuto origine dalla assegnazione in corso d'opera di un lotto prospiciente a quello inizialmente assegnato che ha variato la conformazione planimetrica del lotto assegnato originariamente cui faceva riferimento la progettazione esecutiva principale. È stato inoltre necessario, a seguito di nuove esigenze manifestate dalla Guardia di Finanza riguardanti l'incremento di postazioni di lavoro nei singoli uffici, provvedere alla rivisitazione ed integrazione degli impianti elettrici, telefonici ed alla predisposizione della rete lan sull'intero edificio.
La seconda perizia di variante, si è resa necessaria per consentire il trasferimento del nucleo navale di manovra della Guardia di Finanza presso la nuova caserma, (attualmente in locazione presso uno stabile all'esterno dell'area del porto industriale

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di Oristano). Tale richiesta ha rappresentato la necessità di realizzare, all'interno della caserma in costruzione, un ulteriore alloggio nonché gli Uffici destinati al nucleo suddetto al Piano Terra e, conseguentemente, un ulteriore maggior numero di postazioni di lavoro. In detta perizia si sono inoltre previste ulteriori opere di sistemazione delle aree esterne nonché delle reti Lan e di videosorveglianza, previste parzialmente nella perizia suppletiva e di variante n. 1 a causa della insufficiente disponibilità economica del finanziamento.
In merito alle motivazioni che hanno condotto alla redazione delle succitate perizie si evidenzia che in data 1o febbraio 2006 il Comando della Guardia di Finanza della regione Sardegna ha appalesato nuove e diverse esigenze sulla realizzazione dell'intervento mentre il 2 marzo 2006 è stato autorizzata la redazione della perizia n. 1.
In data 17 settembre 2007 il Dirigente dell'Ufficio Tecnico n. 5 del Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Lazio, l'Abruzzo e la Sardegna richiedeva al Comando Generale della Guardia di Finanza l'autorizzazione ad utilizzare, con apposita perizia di variante, le economie di euro 785.000,00 derivanti dal piano finanziario di cui al contratto n. 4587 di rep. del 21 aprile 2005 stipulato con Banca Intesa S.p.a..
In data 10 ottobre 2007 l'Ufficio Logistico - Sezione Infrastrutture del Reparto Tecnico Logistico e Amministrativo Sardegna della Guardia di Finanza, su istanza del Comando Generale della Guardia di Finanza, ha chiesto «di allocare nell'ambito della costruenda struttura anche gli Uffici e le pertinenze logistico/operative del Nucleo di Manovra del Gruppo Aeronavale» al fine di «conferire un carattere di unitarietà alle sedi dei Reparti del Corpo in Oristano».
A seguito delle due varianti, l'importo complessivo del contratto è stato portato ad euro 7.741.511,56, dei quali euro 1.129.793,76 per oneri finanziari, diminuiti a seguito della ricontrattualizzazione del mutuo bancario, euro 5.726.440,76 per lavori ed oneri della sicurezza, ed euro 885.277,10 per somme a disposizione dell'Amministrazione.
Per quanto riguarda la consegna dei lavori, questi vennero consegnati in data 8 marzo 2005 e l'ultimazione venne allora fissata per il 17 maggio 2007 (tempo contrattuale 800 giorni).
I lavori vennero sospesi, una prima volta, in data 1o agosto 2007 e ripresi in data 6 maggio 2008. La sospensione si rese necessaria per consentire la predisposizione ed approvazione della perizia suppletiva e di variante.
Una seconda volta i lavori vennero sospesi in data 14 ottobre 2008 e ripresi in data 20 maggio 2009. Detta sospensione si rese necessaria a seguito della richiesta del Comando Generale della Guardia di Finanza - IV Reparto - Ufficio Infrastrutture 3a Sezione in data 16 luglio 2008 per l'acquisizione dell'atto pubblico di ricognizione del debito al fine di autorizzare l'esecuzione delle opere di perizia suppletiva e di variante n. 2.
I lavori vennero sospesi, infine, in data 3 giugno 2009 e ripresi in data 19 aprile 2010. Quest'ultima sospensione si rese necessaria in attesa che il Comando Generale della Guardia di Finanza autorizzasse l'esecuzione delle nuove lavorazioni previste nella perizia n. 2, previa formalizzazione della copertura finanziaria del maggior importo necessario.
Per effetto dei maggiori lavori e delle modifiche apportate dalle perizie suppletive e di variante n. 1 e 2, i due atti aggiuntivi al contratto hanno stabilito un maggior tempo per l'ultimazione dei lavori complessivamente pari a 240 giorni.
Il Responsabile del Procedimento, in data 25 maggio 2009, ha concesso 30 giorni di proroga del termine contrattuale dei lavori a seguito di formale istanza presentata dall'impresa esecutrice in data 22 settembre 2008 volta ad ottenere 120 giorni.
A seguito delle sospensioni dei lavori, del maggior tempo utile accordato con i due atti aggiuntivi e della proroga concessa

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dal Responsabile del Procedimento, la nuova scadenza del tempo utile risultava fissata alla data dell'8 maggio 2010.
Circa l'andamento dei lavori, se si esclude il periodo dalla consegna dei lavori fino al giorno della prima sospensione, i lavori hanno risentito delle incertezze economiche dei finanziamenti relativi, in particolare, alla parte dei lavori aggiuntivi previsti nelle due perizie suppletive e di variante. Quanto sopra viene evidenziato anche nei pareri espressi dal CTA che prescrivono la stipula dei relativi atti aggiuntivi solo a seguito dell'ottenimento delle risorse economiche necessarie alla copertura dei maggiori importi.
Giova a tal proposito evidenziare alcune circostanze:
solamente in data 26 marzo 2008, con la registrazione del disegno di legge n. 55247 del 2008 del 19 febbraio 2008 del Ministero dell'economia e delle finanze - Comando Generale della Guardia di Finanza - IV Reparto, è stato perfezionato il finanziamento dei maggiori lavori previsti nella perizia n. 1.
In data 16 luglio 2008, il Comando Generale della Guardia di Finanza IV Reparto - Ufficio Infrastrutture - 3o Sezione ha avuto la possibilità di richiedere al CONSORZIO NOVUS S.p.A., la trasmissione «dell'Atto pubblico di ricognizione del debito» finalizzato all'accertamento delle economie verificatesi e propedeutico all'autorizzazione per l'esecuzione delle nuove lavorazioni previste nella perizia suppletiva e di variante n. 2.
Solamente in data 1o marzo 2010, il Comando Generale della Guardia di Finanza ha portato a conoscenza della Stazione Appaltante dell'emanazione del decreto ministeriale autorizzativo dell'utilizzo dei contributi pluriennali.
La quasi totalità dei periodi di sospensione dei lavori e di proroga concessa è riconducibile alla suesposta problematica.
Sotto il profilo economico, la percentuale di avanzamento dei lavori risulta pari a circa l'80 per cento, riferito all'importo complessivo risultante dal contratto principale e dai due atti aggiuntivi.
Successivamente all'ultimo verbale di ripresa dei lavori in data 19 aprile 2010, a seguito di ripetuti solleciti della Direzione dei Lavori per addivenire ad una rapida ripresa e conclusione delle opere, con nota in data 25 giugno 2010 l'impresa esecutrice si impegnava a riprendere i lavori entro la data del 12 luglio 2010. Si constata tuttavia che, a tutt'oggi, l'impresa non ha dato corso a nessuna lavorazione ed il cantiere risulta inattivo.
Con provvedimento in data 18 giugno 2010, è decaduta di validità la «Abilitazione di Sicurezza» del Consorzio Stabile Novus s.p.a., requisito indispensabile alla prosecuzione dei lavori, sicché la Stazione Appaltante ha attivato la procedura di risoluzione contrattuale, attualmente in corso, che, una volta conclusa, consentirà di procedere all'appalto dei lavori residui necessari al completamento dell'opera.

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ALLEGATO 3

5-03460 Vannucci: Sui ritardi per la realizzazione della Fano-Grosseto E-78.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'onorevole interrogante chiede informazioni sul completamento della S.G.C. E78 Grosseto-Fano, con particolare riguardo al tratto di collegamento con la E45 «Orte-Ravenna».
L'itinerario della E78 collega la statale Aurelia, presso Grosseto, con l'Autostrada A14, presso il casello di Fano, con un tracciato lungo 270 km circa, di cui il 63 per cento in Toscana, il 5 per cento in Umbria ed il 32 per cento nelle Marche.
Il tratto citato dall'onorevole Vannucci va da «Le Ville» a «Parnacciano», con un'estesa di 24 km circa e comprende l'intersezione della E78 con l'asse E45 «Orte-Ravenna, interessando il territorio umbro-toscano fino all'imbocco della Galleria della Guinza.
Le valutazioni divergenti tra le Regioni territorialmente competenti sull'ubicazione del tracciato ove costruire l'infrastruttura, ha rappresentato il principale ostacolo per la realizzazione dell'opera in questione.
Per superare tali divergenze, nel 2007, il Ministero delle Infrastrutture ha istituito, con le Regioni interessate, una Commissione tecnica mista che, solo nello scorso mese di maggio, è pervenuta ad una soluzione condivisa sul tracciato dell'opera.
L'ANAS, facendo seguito alle decisioni adottate dalla Commissione, ha provveduto a riavviare la progettazione preliminare del citato tratto stradale per consentire l'inizio delle procedure di Legge Obiettivo, finalizzate all'approvazione del progetto e al finanziamento dell'opera.
Va segnalato, infine, che la soluzione individuata, consentirà finalmente di sbloccare l'iter realizzativo del tratto terminale umbro-marchigiano, comprendente anche il completamento e il raddoppio della galleria della Guinza, opera, ad oggi, incompiuta.
Va infine fatto presente che lo scorso 13 ottobre si è tenuta una riunione presieduta dal Ministro Matteoli alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti delle Regioni interessate.
Nell'ambito della stessa riunione è stato concordato di istituire un tavolo tecnico con compiti di individuazione di ipotesi e di modalità di finanziamento anche mediante forme di partenariato pubblico e privato per la realizzazione dei tratto non ancora realizzati.

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ALLEGATO 4

5-03542 Tommaso Foti: Sulla pericolosità che caratterizza la strada statale 45 di Val Trebbia, tratto Bobbio e Gorreto.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'ANAS ha riferito in merito ai singoli lavori interessanti la strada statale n. 45 di Val Trebbia evidenziati nell'interrogazione in esame.
Relativamente ai lavori urgenti per il consolidamento del ponte sul fiume Trebbia in località Lenzino, in Comune Corte Brugnatella (Piacenza), si comunica che il ponte Lenzino, ubicato al km. 78+100 della Statale, è un manufatto della lunghezza totale di circa mt. 71, a 4 campate, di cui 3 ad arco in muratura di pietra e 1 formata da travi e soletta in c.a. semplicemente appoggiata.
Attualmente il ponte in questione è soggetto al limite di carico precauzionale di 5 tonnellate, determinato da un decadimento statico generalizzato dell'infrastruttura.
Il Compartimento di Bologna ha redatto un progetto per il consolidamento dell'intero manufatto, per un importo di circa euro 450.000,00 che consentirà di innalzare il limite del carico a 44 tonnellate.
Ciò premesso, si segnala, che nonostante le note difficoltà finanziarie che hanno coinvolto il Paese, accentuate dalle gravi ed urgenti priorità generatesi a seguito delle alluvioni di fine 2009 ed di inizio 2010, con chiusura di numerose viabilità, questa Società procederà, entro il corrente mese di ottobre, ad autorizzare il Compartimento ANAS di Bologna, ad avviare le procedure di gara per i lavori suddetti.
Circa la messa in sicurezza delle barriere stradali, l'Anas rende noto che il Compartimento di Bologna ha redatto un progetto per la messa in sicurezza delle barriere Stradali lungo la Statale 45 per un importo di euro 1.630.000,00=.
Tale intervento sarà incluso nella prossima rimodulazione del Contratto di Programma, con appaltabilità 2010.
L'ANAS assicura la massima attenzione finalizzata al reperimento urgente delle necessità finanziarie, compatibilmente con le altre priorità che interessano la viabilità gestita da questa Società.
Circa i lavori urgenti di ripristino della stabilità della scarpata stradale a seguito di eventi franosi occorsi nel gennaio 2010 in Comune di Marsaglia al km. 85+500 e Bobbio al km. 94+00 della Statale 45 il Compartimento Anas di Bologna ha redatto, nel gennaio 2010, il progetto dell'intervento, con una previsione di spesa di euro 90.000,00=. Tali lavori sono inseriti nel Contratto di programma con appaltabilità nel 2010.
Con riferimento ai lavori urgenti di ripristino della stabilità della scarpata stradale a seguito di eventi franosi verificatisi nel gennaio 2010 in Comune di Perino di Coli al km. 108+750 e Travo al km. 113+000 lungo la Statale 45, il Compartimento di Bologna ha redatto, nel gennaio 2010, il progetto dell'intervento, che prevede un importo di euro 82.000,00=. Tali lavori sono inseriti nel Contratto di programma con appaltabilità nel 2010.
Per quanto riguarda, infine, i lavori di manutenzione straordinaria per ripristino delle strade statali a seguito di smottamenti ed allagamenti nei tratti delle strade citate nell'atto al punto c), il Compartimento di Bologna ha redatto il progetto,

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con una previsione di spesa di euro 3.500.000,00=, nella cui somma sono compresi anche alcuni interventi inerenti la SS.45. Tali lavori sono inseriti nel Contratto di programma con appaltabilità nel 2010.
Per la Statale 45 in Emilia Romagna, nel Piano degli Investimenti ANAS 2007-2011, capitolo Fondi Ordinari, è inserito soltanto l'ammodernamento del tratto Perino - Rio Cernusca, per il quale sono in corso i lavori.

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ALLEGATO 5

5-03631 Mariani ed altri: Misure urgenti per evitare l'aggravamento della situazione relativa alla gestione del ciclo dei rifiuti in Campania.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo a risposta immediata presentata dall'On. Mariani ed altri, riguardante le iniziative del Governo per evitare l'aggravamento dell'emergenza rifiuti in Campania, sulla scorta delle informazioni fornite dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della protezione civile, dalla Prefettura di Napoli e dalla Provincia di Napoli, si rappresenta quanto segue.
Alla chiusura della fase emergenziale, avvenuta il 30 dicembre 2009, per effetto del decreto-legge 195/2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 26/2010, il piano straordinario avviato dal Governo, in particolare tramite l'attività del Sottosegretario di Stato all'emergenza rifiuti, ha condotto ad una infrastrutturazione del territorio tale da consentire, nell'immediato, lo smaltimento dei rifiuti urbani della regione Campania e, a lungo termine, di dotarsi di un sufficiente numero di siti ed impianti, tali da assicurare un ciclo virtuoso di gestione dei rifiuti medesimi, garantendo un'autonomia gestionale di oltre tre anni.
Nel periodo di azione commissariale gestita dal menzionato Sottosegretario di Stato, dal maggio 2008 al dicembre 2009, sono stati, infatti, realizzati cinque impianti di discarica; la viabilità di servizio ai predetti impianti; le attività di manutenzione degli Stabilimenti di Tritovagliatura ed Imballaggio dei Rifiuti (STIR); le attività di stabilizzazione dei rifiuti medesimi presso i predetti impianti STIR.
È stato inoltre ultimato e messo in finzione il termovalorizzatore di Acerra, il quale ha ricevuto una media di 1.435,41 tonnellate di rifiuti al giorno, rispetto alle 1.560 previste; esso ha operato quindi al 92 per cento della potenzialità prevista. Attualmente due delle sue tre linee di termovalorizzazione sono interessate da interventi di manutenzione programmata che, in base a quanto recentemente riferito dalla Prefettura di Napoli, si concluderanno rispettivamente per la terza decade di ottobre ed entro la fine del 2010.
Per gli altri impianti analoghi previsti dalla legge, il Presidente della Regione ha recentemente evidenziato che partiranno a breve le due gare di appalto per i lavori degli impianti di Salerno e Napoli est; per quest'ultimo, in particolare, tra un mese, è attesa la conclusione della fase di acquisizione delle concessioni e dei suoli.
L'insieme delle azioni realizzate dal Governo ha restituito una situazione incoraggiante in esito alla chiusura della gestione emergenziale garantendo il seguente stato di esercizio:
una crescita nel 2008 della raccolta differenziata salita nell'intera regione al 19 per cento, con un aumento del 5,5 per cento rispetto all'anno precedente, (il più alto fra le regioni del mezzogiorno);
una capacità impiantistica residua per lo smaltimento in discarica
Terzigno, Cava Sari (Napoli) - marzo 2011;
Chiaiano (Napoli) settembre 2011;
San Tammaro (Caserta) - ottobre 2011;
Svignano Irpino (Avellino) - agosto 2013;
Sant'Arcangelo Trimonte agosto 2014.

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In merito alla discarica nel Comune di Terzigno, il già richiamato decreto-legge n. 90/2008 prevedeva la creazione di un secondo invaso in area Cava Vitiello (Napoli); le attività garantite dal suddetto Sottosegretario di Stato a tal proposito, da ultimo culminate nell'acquisizione del parere favorevole del Consiglio dei Ministri per la Valutazione di Impatto Ambientale, cui va aggiunta l'avvenuta autorizzazione all'ampliamento della discarica del comune di Serre, sono state finalizzate ad assicurare un'adeguata capacità di smaltimento dei rifiuti urbani della provincia di Napoli, ed a garantire così la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti per non renderla critica in assenza di soluzioni alternative da parte delle Amministrazioni competenti in via ordinaria.
Con riferimento alla suddetta discarica, il territorio di Terzigno ha registrato, e continua tuttora a registrare, manifestazioni di dissenso e di protesta che sono culminate, non solo in legittime espressioni della libertà di critica e del diritto di riunione ed associazione, ma purtroppo anche in azioni vandaliche e delittuose, quali l'incendio di mezzi autocompattatori, blocchi stradali e comportamenti violenti a danno degli operatori.
A tal proposito la Prefettura di Napoli ha sottolineato come sia verosimile, alla luce delle acquisizioni investigative espletate, che nella realizzazione delle anzidette azioni vandaliche si siano verificate cointeressenze tra gli esponenti dei centri dell'associazionismo locale, a connotazione ambientalista e antagonista, e taluni aderenti dei centri sociali, come del resto verificatosi anche nel maggio 2008 in occasione della apertura della discarica di Chiaiano.
A ciò si aggiunge, secondo la stessa Prefettura, la permeabilità intrinseca alle ingerenze criminali del settore del ciclo dei rifiuti campano, da contrastarsi attraverso un'azione di costante monitoraggio e verifica delle imprese impiegate a qualsiasi titolo nel settore stesso, in uno scenario in cui esso si rivela concretamente e particolarmente esposto alle mire criminali dei sodalizi camorristici i quali, mediante mutamenti repentini degli assetti societari delle imprese coinvolte, tentano di arginare fraudolentemente la normativa antimafia.
Con la chiusura dell'emergenza al 30 dicembre 2009, il Governo si è preoccupato di predisporre un sistema di interventi necessari per accompagnare la progressiva riacquisizione in regime ordinario delle competenze della Regione Campania e degli altri enti territoriali, così come si evince all'interno del quadro normativo recato dal decreto legge n. 195/2009.
In tale prospettiva per i Comuni veniva confermato l'onere, fino al 31 dicembre 2010, delle sole attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti nonché dello smaltimento e recupero inerenti la raccolta differenziata.
Inoltre, in attuazione ed esplicazione della legge regionale n. 4 del 28 marzo 2007, veniva prevista anche la provincializzazione del ciclo dei rifiuti, fissando sempre al 31 dicembre 2010 l'ulteriore termine per il trasferimento alle Province campane dei compiti in materia di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ciò, come sottolineato anche dalla prefettura di Napoli, nell'ottica di mettere a fattor comune gli impianti di smaltimento disponibili a livello regionale ed ottimizzare la raccolta dei rifiuti urbani.
Detto quadro normativo, se puntualmente e tempestivamente osservato dalle Amministrazioni territoriali competenti, probabilmente consentirebbe oggi di osservare il regolare ed ordinato svolgimento del ciclo integrato dei rifiuti, scongiurando una grave regressione del meccanismo di smaltimento dei rifiuti urbani e, contemporaneamente, evitando potenziali ripercussioni di carattere igienico-sanitario ed economico-occupazionale.
Invece, a fronte degli apprestamenti realizzati dal Governo ed in particolare dal citato Sottosegretario di Stato all'emergenza rifiuti, si registrano criticità tali da compromettere il regolare svolgimento del ciclo dei rifiuti.
Detta situazione di criticità è collegata a problematiche di carattere economico-finanziario ed occupazionali, locali. Risultano,

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infatti, non attivati, da parte degli Enti territoriali, i processi di organizzazione e gestione del ciclo integrato dei rifiuti, il difetto di predisposizione di iniziative volte ad assumere la gestione dei siti e degli impianti ricadenti negli ambiti territoriali provinciali, il mancato avviamento delle opere di completamento, ampliamento e accessorie degli interventi infrastrutturali sopra richiamati realizzati dal citato Sottosegretario, nonché l'inerzia nell'attuazione delle procedure amministrative contabili afferenti al computo e alla riscossione della TARSU e della TIA.
Va inoltre segnalato, che parte delle problematiche sollevate dai sindaci e dalle popolazioni delle località ospitanti siti di discarica sono altresì da ricondurre alla mancata attuazione dell'accordo di programma in materia di compensazioni ambientali sottoscritto dal Ministero dell'Ambiente nel luglio 2008 in occasione del primo consiglio dei ministri tenutosi a Napoli.
Il suddetto accordo, dal quale è derivata lo sottoscrizione di 37 Accordi Operativi con altrettanti Comuni, non ha trovato ad oggi copertura finanziaria nonostante i numerosi solleciti al Ministero dell'Economia, al Ministero dello Sviluppo Economico ed al Cipe anche formulati direttamente dal Ministro.
L'argomento è stato discusso da ultimo in una riunione del CIPE nella quale il Ministero ha chiesto l'inserimento dell'assegnazione nell'ordine del giorno ed in tale occasione il Ministro dell'Economia si è riservato un approfondimento che a tutt'oggi non ha dato alcun esito.
Stando così le cose, le Province anzidette hanno avanzato una richiesta di proroga del termine per il passaggio delle competenze; pur tuttavia non sono stati forniti elementi tali da condurre a ritenere che le problematiche incontrate in attuazione del citato dispositivo normativo, poste altresì a base delle richieste di proroga, siano da ricondurre a fattori esterni alle Province medesime e non già a fattori riconducibili alla propria organizzazione.
L'accoglimento di una siffatta richiesta di proroga postulerebbe, inoltre, che da parte delle richiedenti fosse indicato un possibile percorso alternativo diverso dalla possibilità di derogare al patto di stabilità finanziario.
La legge 26/2010, inoltre, ha previsto che l'intero ciclo dei rifiuti abbia integrale copertura economica nell'imposizione dei relativi oneri a carico dell'utenza, ma l'alto tasso di evasione della TARSU non favorisce la regolare e completa alimentazione del circuito finanziario previsto dal legislatore.
Spetta quindi oggi alla Regione Campania ed alle Province, ciascuna per quanto di propria competenza, l'adozione di tutto quel complesso di iniziative previste dalla vigente legislazione per il regolare svolgimento del ciclo di gestione dei rifiuti.
Nella suindicata prospettiva si deve accogliere favorevolmente, quale segnale del riappropriarsi da parte degli enti territoriali delle proprie competenze, l'iniziativa intrapresa dal Presidente della regione Campania On. Stefano Caldoro, che il 19 ottobre ha emanato un'ordinanza con la quale ovviare al ripetersi degli ostacoli frapposti all'utilizzo della discarica di Terzigno, in forza della quale i Comuni ed i gestori degli impianti STIR della Provincia di Napoli sono stati abilitati a conferire, fino al ripristino delle condizioni di regolare funzionamento degli impianti previsto per il giorno 26 ottobre 2010, i propri rifiuti, per quantità ben precisate, non nella predetta discarica, ma presso le discariche di Savignano Irpino (Avellino), San Tammaro (Caserta) e Sant'Arcangelo Trimonte (Benevento).
Il Governo può garantire il supporto alle predette Amministrazioni territoriali, sia attraverso la specifica Unità operativa creata dal decreto legge n. 195/2009, sia promuovendo gli opportuni meccanismi di raccordo e confronto con i soggetti istituzionali coinvolti, in modo tale da venire incontro alle loro esigenze e sostenerli nella fase di riacquisizione delle loro piene capacità operative, mettendosi a disposizione, nel caso, anche per un'attività di monitoraggio e coordinamento a livello nazionale.

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ALLEGATO 6

5-03633 Piffari: Iniziative urgenti per scongiurare il rischio si sospensione del servizio di vigilanza, prevenzione e abbattimento degli inquinanti del mare.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per quanto indicato nell'interrogazione a risposta immediata presentata dall'On. Piffari dove viene posta in evidenza l'interruzione del servizio di vigilanza, prevenzione e abbattimento dell'inquinamenti a mare, si rappresenta quanto segue.
Il contratto ponte venuto a scadenza dal 5 ottobre 2010 era stato eccezionalmente stipulato per affidamento diretto, vale a dire senza gara, ed eccezionalmente assentito dall'Organo di Controllo in considerazione dell'intervenuto avvio delle procedure di gara per l'assegnazione del servizio de quo mediante pubblico bando europeo. La durata limitata di detto contratto ponte è stata stabilita anche in relazione alle ridotte disponibilità finanziarie dell'Amministrazione per le attività in argomento.
Inoltre, sempre in tema di contratto ponte, è appena il caso di evidenziare che non è più consentita dal vigente ordinamento nessuna forma di proroga dei contratti in essere, soprattutto se attribuiti per affidamento diretto, dovendosi a tal fine avviare una nuova, eccezionale procedura di affidamento diretto.
In ogni caso, pur nel quadro delle attuali limitazioni finanziarie, il Ministero sta verificando in questi giorni la possibilità di realizzare un'ulteriore copertura temporanea del servizio antinquinamento, fino all'avvio delle attività che dovrebbero scaturire da un esito auspicabilmente positivo della gara in corso, per la quale è previsto il 25 ottobre quale termine ultimo per la presentazione delle offerte e dovendosi tenere conto dei successivi adempimenti (aggiudicazione. stipula, registrazione da parte dell'Organo di controllo).
In ogni caso, proprio al fine di evitare sospensioni o interruzioni delle necessarie attenzioni da dedicare alle condizioni qualitative del nostro mare, è comunque operativa un'apposita circolare diramata a tutte le Capitanerie di Porto a seguito della scadenza del cosiddetto contratto ponte scaduto il 4 ottobre 2010, per le iniziative da assumere in caso di inquinamento da idrocarburi delle acque marine.
Le Capitanerie di porto, peraltro svolgono da sempre, 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno, il servizio di sorveglianza e controllo delle aree marine sottoposte alla giurisdizione nazionale contro gli inquinamenti in mare attraverso i servizi di pattugliamento svolti dalla propria componente operativa aereonavale, assistita da una delle più moderne e tecnologicamente avanzate reti integrate di monitoraggio ed informative del traffico navale a livello europeo, costituita da sistemi tra loro integrati, sempre in fase di ulteriore implementazione, in grado di fornire in tempo reale una completa rilevazione dei flussi dei traffici marittimi ma anche delle merci trasportate via mare correlabili al singolo vettore utilizzato.
Tale assetto operativo messo in campo permanentemente dalla Guardia Costiera costituisce, nel settore ambientale marino, l'asse portante della «Rete di risposta precoce nazionale a situazioni di emergenza ambientale marina dovute allo sversamento di sostanze inquinanti di qualsivoglia natura derivanti da vettori marittimi, piattaforme ubicate nel mare

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territoriale e sulla piattaforma continentale, nonché da quelle di origine tellurica». Qualora, pertanto, nell'ambito delle normali operazioni di servizio, si dovessero presentare situazioni in cui è d'obbligo il recupero e la bonifica delle sostanze inquinanti in mare, e non si sia ancora concluso l'iter di perfezionamento del nuovo contratto di appalto a società esterne, è previsto che le Capitanerie di Porto intervengano in via ordinaria con i propri mezzi e, quando necessario, mediante l'acquisizione di servizi per la raccolta di materiali inquinanti da parte di mezzi privati, ponendo i relativi costi a carico del responsabile dell'inquinamento, se individuato, o risarciti mediante il sistema del cosiddetto riconoscimento del debito previsto dalla legge n. 979 del 1982.

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ALLEGATO 7

5-03630 Guido Dussin ed altri: Finanziamento degli interventi di risanamento ambientale previsti dall'articolo 2, comma 240, della legge n. 191 del 2009.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito all'interrogazione a risposta immediata presentata dall'On. Dussin e altri, concernente gli Accordi di Programma e i relativi finanziamenti destinati ad affrontare il rischio idrogeologico su tutto il territorio nazionale, si rappresenta quanto segue.
La situazione di rischio idrogeologico del territorio italiano è nota e conclamata. Uno studio del Ministero dell'Ambiente evidenzia che il 9,8 per cento della superficie nazionale è ad alta criticità idrogeologica e che sono 6.633 i comuni interessati pari all'81,9 per cento dei comuni italiani. In particolare, il 24,9 per cento dei comuni è interessato da aree a rischio frana, il 18,6 per cento da aree a rischio alluvione e il 38,4 per cento da aree a rischio sia di frana che di alluvione. Le regioni che hanno pressoché la totalità dei comuni con aree a rischio idrogeologico sono l'Abruzzo, la Basilicata, la Campania, la Calabria, il Lazio, la Liguria, le Marche, il Molise, la Toscana, l'Umbria, la Valle d'Aosta e la Provincia Autonoma di Trento.
A questo, si aggiunge il crescente grado di rischio di erosione costiera, che interessa oltre 540 km lineari dei litorali italiani in cui sono direttamente coinvolti beni esposti. In particolare, le regioni Sicilia, Calabria, Liguria, Puglia, Campania, Lazio e Marche sono quelle che presentano maggiori tratti costieri con beni esposti a rischio da erosione.
L'impegno profuso fino ad oggi non è ovviamente sufficiente a garantire la messa in sicurezza di tutte le situazioni di rischio idrogeologico nel Paese. Per questa ragione va evidenziato che il Governo con l'ultima legge finanziaria (articolo 2, comma 240 legge finanziaria 2010) ha stanziato risorse pari a 900 milioni di euro proprio per la realizzazione di piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico in tutto il territorio nazionale. Proprio per la consapevolezza dell'importanza di affrontare il problema, va anche puntualizzato che tale cifra costituisce l'intera dotazione di risorse assegnate per il risanamento ambientale dalla Delibera CIPE del 6 novembre 2009 e che il Governo ha deciso di destinarla completamente alla realizzazione degli interventi diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico.
La norma stabilisce che le risorse disponibili possono essere utilizzate anche tramite Accordo di programma sottoscritto dalla Regione interessata e dal Ministero dell'Ambiente e nell'ambito del quale viene definita la quota di cofinanziamento regionale.
Lo strumento dell'Accordo di programma ha consentito di convogliare, all'interno di un unico piano coordinato, sia le risorse statali sia quelle regionali, evitando così duplicazioni di interventi e frammentazione della spesa, e di attivare processi che consentiranno una più rapida attuazione degli interventi ed una maggiore incisività del monitoraggio.
Al fine di arrivare, per ogni regione e per ogni bacino idrografico, alla individuazione delle situazioni a più elevato rischio idrogeologico che richiedano un intervento prioritario per la prevenzione e mitigazione di tale rischio, nonché in successione,

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alla definizione e sottoscrizione, su base regionale, degli accordi di programma finalizzati al finanziamento degli interventi, il Ministero dell'Ambiente ha avviato da tempo apposite consultazioni con tutte le Regioni, le Autorità di bacino ed il Dipartimento della Protezione Civile.
Gli interventi vengono individuati dalle Regioni di concerto con la Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse idriche del Ministero dell'Ambiente e con il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sentite le Autorità di bacino interessate, sulla base delle effettive criticità del territorio con l'obiettivo primario di garantire la sicurezza delle persone e dei centri abitati.
Il peso del dissesto idrogeologico per il Paese è importante e impone a tutte le istituzioni decisioni responsabili e un'attenta valutazione delle situazioni di maggiore crisi. Quello intrapreso è un percorso che richiede tempi adeguati per individuare univocamente quelle situazioni di rischio che destano più preoccupazione per l'incolumità delle popolazioni e per l'assetto del territorio.
Per il futuro, la messa a regime di tale sistema e la sua continuità nel tempo consentirà di ridurre al minimo gli effetti della mancata prevenzione nelle aree maggiormente esposte a rischio idrogeologico rispetto a quanto non sia stato possibile fare in passato, sia per carenza di fondi che per carenza di coordinamento nella programmazione degli interventi.
Ad oggi sono stati siglati quattro Accordi di Programma, con le Regioni: Sicilia, Lazio, Liguria e Abruzzo, ne sono stati predisposti altri cinque, con le Regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Campania, mentre i restanti si concluderanno entro il mese di ottobre.
L'attuazione degli interventi in tal modo programmati è condizionata alla erogazione delle risorse economiche attribuite a tal fine dalla legge finanziaria, non ancora disponibili nel bilancio di questa Amministrazione.

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ALLEGATO 8

5-03632 Libè e Testa: iniziative per fronteggiare i gravi fenomeni di inquinamento delle acque marine nell'area dei Campi Flegrei.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'interrogazione a risposta immediata presentata dagli On.li Libè e Testa, riguardante il malfunzionamento del depuratore di Cuma, sulla scorta delle informazioni fornite dalla Regione Campania, dalla Prefettura di Napoli, dalla Provincia di Napoli, dall'ARPA Campania e dal Comune di Bacoli, si rappresenta quanto segue.
L'impianto di depurazione di Cuma fu realizzato tra gli anni '70 e gli anni '80 nell'ambito del Progetto Speciale n. 3 della Cassa per il Mezzogiorno per il disinquinamento del golfo di Napoli.
Una volta concluso l'intervento straordinario nel Mezzogiorno, l'opera è stata trasferita ope legis alla Regione Campania, mentre la gestione dell'impianto è stata affidata agli Enti locali.
Con O.M. 2948/99 è stato attribuito al Commissario Delegato per l'emergenza Rifiuti, Bonifiche e Tutela delle Acque nella Regione Campania l'incarico di progettare e realizzare le integrazioni e gli adeguamenti funzionali dei sistemi di collegamento e di depurazione degli impianti di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni e Cuma al fine di garantire la compatibilità ambientale delle attività depurative e di assicurare la conformità degli scarichi ai criteri di sicurezza ambientale e sanitaria.
Il Commissario delegato ha, quindi, attivato, mediante project financing, le procedure per l'affidamento dei lavori per l'adeguamento e la realizzazione del sistema di collettori ex PS n. 3 (ad esclusione di quelli di competenza del Sindaco di Napoli - Commissario di Governo), per l'adeguamento degli impianti di depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni e Cuma e per la realizzazione o adeguamento degli impianti di trattamento fanghi, nonché per assicurare la gestione degli impianti in regime di concessione per un periodo di 15 anni. Le opere furono consegnate solo alla fine del 2006 a conclusione di un complesso contenzioso.
Da tale data, la società di progetto Hydrogest Campania S.p.A., costituitasi a norma di legge tra le imprese raggruppate per l'esecuzione unitaria della concessione, ha assunto la responsabilità della gestione dei suddetti impianti, nei termini e con le modalità di cui alla convenzione stipulata con il Commissariato delegato e sotto il diretto controllo di quest'ultimo.
Con DGR n. 932 del 26 maggio 2008 è stato, poi, disposto il trasferimento della concessione dal Commissario di Governo alla Regione Campania, nelle more dei definitivi trasferimenti delle opere agli ATO competenti per territorio.
La finanza di progetto prevedeva un impegno di circa 150 milioni di calo, di cui circa 130 di capitale privato e 20 di provenienza pubblica, per la realizzazione di un piano degli investimenti da realizzarsi in quattro anni. Il Concessionario doveva eseguire i lavori di ripristino funzionale degli impianti di depurazione e dei collettori comprensoriali già esistenti, operare sui collettori e sugli impianti di sollevamento e mettere a punto interventi di adeguamento degli impianti di depurazione in modo da adeguare gli effluenti e da realizzare gli impianti di essiccamento dei fanghi.

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Le opere di rifunzionalizzazione e manutenzione interessavano tutte le sezioni di trattamento delle opere di depurazione esistenti, con la sostituzione delle apparecchiature danneggiate e/o obsolete, il ripristino delle opere civili in Cattive condizioni, l'adeguamento degli impianti elettrici e idrici alle norme di sicurezza, attuando i piani di sicurezza previsti dalle normative di settore.
La domanda depurativa risulta attualmente insoddisfatta per una serie di criticità riconducibili alla fatiscenza degli impianti e delle condotte, alla mancanza di allacciamenti alla rete fognaria e agli scarichi abusivi, per cui gran parte delle reti fognarie comunali non hanno trovato recapito nei collettori comprensoriali tributari degli impianti di depurazione.
La Regione Campania ha, inoltre, riferito di difficoltà venutesi a creare all'interno del rapporto concessorio durante il periodo commissariale, che sono riassumibili sostanzialmente in tre punti:
l'iter giudiziario che è seguito all'affidamento della gara ha ritardato di circa due anni la consegna delle opere alla ATI aggiudicataria, cosa che ha Comportato uno scompenso nel Piano Economico Finanziario presentato in fase di gara;
il Commissariato di Governo non ha potuto fare fronte agli impegni economici accumulati con la società Hydrogest sia per quanto riguarda il contributo Pubblico previsto nel contratto, sia per quanto riguarda l'anticipazione dei volumi minimi garantiti, anticipazione da realizzarsi a monte delle operazioni di recupero crediti verso gli enti Comunali che si occupano della riscossione dei canoni della depurazione e fognature presso i cittadini;
una parte delle opere previste nel Project Financing, in particolar modo le reti fognarie comunali, non sono mai state consegnate alla società Hydrogest Campania SpA..

L'amministrazione Regionale ha provveduto, quindi, a sanare queste difficili situazioni, occupandosi in primo luogo del riconoscimento alla società Hydrogest del debito pregresso accumulato dal Commissariato di Governo e, in secondo luogo, della revisione dei termini del Piano Economico Finanziario disallineato dal ritardo nella consegna delle opere e dalla mancata consegna di parte di queste.
In questa fase la Società Hydrogest ha svolto principalmente attività di gestione ordinaria oltre ad alcune importanti manutenzioni straordinarie, senza però procedere alla realizzazione delle opere previste nel Project Financing.
Per quanto riguarda, in particolare, l'emergenza ambientale determinatesi nel giugno 2009, si chiarisce che queste sono state causate principalmente dal comportamento omissivo di alcuni dipendenti della società di gestione dell'impianto di Cuma. In questa occasione, la società Hydrogest Campania S.p.A. è stata censurata ed invitata all'adozione di qualsiasi provvedimento o intervento atto alla rimozione di cause pregiudizievoli ed ostative all'effettuazione del pubblico servizio.
Ulteriore difficoltà per l'attuazione del progetto di finanza è dovuta allo sfasamento temporale tra l'aggiudicazione della gara e la consegna delle opere alla Hydrogest Campania S.p.a, avvenuto durante il periodo Commissariale (novembre 2006/maggio 2008). Tale condizione ha comportato la richiesta da parte della Società della revisione della concessione finalizzata alla fattività del progetto di finanza.
In data 28 luglio 2009 è stato sottoscritto, presso la regione della Campania, un'ipotesi di accordo tra il Concedente ed il Concessionario, in cui sono stati inseriti i primi lavori urgenti di rifunzionalizzazione delle opere finalizzati a dare una risposta immediata alle criticità ambientali, oltre al riallineamento del Piano Economico Finanziario.
Per tali interventi la Hydrogest Campania S.p.a., in data 15 settembre 2009, ha consegnato i progetti «esecutivi» concernenti gli impianti di Cuma e Regi Lagni a cui è stata data priorità. A seguito delle istruttorie eseguite è emersa la carenza delle progettazioni trasmesse e la necessità di rendere conformi le progettazioni prodotte

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agli standard previsti dalla normativa vigente in tema di progettazione esecutiva.
Dopo l'iter istruttorio da parte del Responsabile Unico della Concessione, il 28 maggio 2010 si è giunti all'approvazione dello stralcio progettuale degli interventi urgenti per l'impianto di Cuma che prevede sostanzialmente rifunzionalizzazioni di opere e sostituzioni di apparecchiature elettromeccaniche atte a riportare i settori dell'impianto, sui quali si va ad intervenire, agli standard del progetto originario.
La Concessionaria ha provveduto all'approntamento dei macchinari e all'allestimento dei cantieri ed ha avviato gli interventi di funzionalizzazione sul settore biologico e sulla disidratazione dei fanghi.
La Regione Campania ha sottolineato il proprio impegno per garantire la corretta gestione delle opere, verificando il corretto svolgimento delle funzioni della Società Hydrogest ed intervenendo con numerosi Ordini di Servizio e comunicazioni laddove si sono verificate manchevolezze da parte di quest'ultima.
In tal senso, il Responsabile Unico della Concessione ha più volte contestato al Concessionario varie criticità relative alla gestione di tutti i settori del ciclo depurativo e il rilevante e pernicioso accumulo dei fanghi prodotti oltre che ai mancati interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Il permanere di siffatte condizioni di gestione ha portato alla diffida formale della Hydrogest Campania S.p.A. ad adempiere agli obblighi scaturenti dalla Concessione.
A seguito di tale diffida, non essendo stata espressa alcuna volontà ad ottemperare da parte della Società, in data 28 settembre 2010, la Regione Campania ha comunicato alla Hydrogest Campania S.p.A. la risoluzione della convenzione del project financing.
In questa fase, considerata la disponibilità data da Hydrogest Campania S.p.A. per la gestione temporanea degli impianti e l'inderogabile esigenza di completare gli interventi urgenti sugli impianti, la regione ha invitato la società Hydrogest Campania S.p.A. a proseguire nella gestione degli impianti ed ad eseguire con urgenza gli interventi previsti.
La Regione sta, nel frattempo, provvedendo a predisporre gli atti di gara per l'affidamento, in tempi brevi, della gestione dei 12 impianti in attesa dell'individuazione da parte del Consiglio Regionale, mediante emanazione di una legge regionale, del soggetto, Ente o Amministrazione deputato alla gestione degli impianti di depurazione.