CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 6 luglio 2010
348.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO
Pag. 72

ALLEGATO 1

5-02684 De Pasquale: Sull'equiparazione tra il diploma Isef e la laurea triennale in Scienze motorie.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'interrogazione in discussione riguarda un argomento - l'equiparazione tra il diploma ISEF e la laurea triennale in scienze motorie - su cui si è già riferito in questa stessa sede il 17 giugno 2009 rispondendo all'atto del medesimo onorevole interrogante n. 5-01259.
Nel confermare quanto comunicato nella precedente occasione, appare opportuno richiamare preliminarmente gli atti che dal 1998 in poi sono intervenuti in materia.
Come è noto, il decreto legislativo n. 178 del 1998 ha stabilito la trasformazione degli istituti superiori di educazione fisica (I.S.E.F.) e l'istituzione della facoltà e del corso di laurea, di durata quadriennale, in «scienze motorie».
Ad esso ha fatto seguito il decreto ministeriale 15 gennaio 1999, che ha fissato i criteri per la programmazione dell'istituzione delle facoltà e dei corsi di laurea e di diploma in scienze motorie e dato la possibilità alle Università di immediata attivazione di specifici corsi riservati ai diplomati I.S.E.F., consentendo così a costoro, a partire dall'anno accademico 1999/2000, l'opportunità di conseguire la laurea quadriennale.
Alla fine dello stesso anno è stato emanato, con decreto 3 novembre 1999, n. 509, il «Regolamento concernente l'autonomia didattica degli atenei» nel quale è previsto, tra l'altro, il rilascio da parte delle istituzioni universitarie, in stretto ordine progressivo, di titoli accademici di primo livello (laurea triennale), di secondo livello (laurea specialistica biennale), diplomi di specializzazione (DS) e dottorato di ricerca (DR).
Successivamente all'entrata in vigore del nuovo ordinamento universitario, è stata emanata la legge 18 giugno 2002, n. 136, che ha equiparato i diplomi I.S.E.F. alle lauree di primo livello afferenti alla classe 33 dando poi, ai singoli atenei, l'autonomia di definire l'accesso ai corsi di laurea specialistica per coloro che erano in possesso del diploma I.S.E.F. e della laurea in scienze motorie.
Infine, con il decreto 5 maggio 2004, è stata stabilita l'equiparazione dei diplomi di laurea secondo il vecchio ordinamento alle nuove classi di lauree specialistiche ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici; in questo provvedimento è stata stabilita, tra le altre, la corrispondenza della laurea in «scienze motorie» con una delle lauree specialistiche 53/S, 75/S e 76/S, da dichiarare da parte delle università su richiesta degli interessati.
Va inoltre ricordato che l'accesso alle classi di concorso e di abilitazione all'insegnamento (graduatorie di istituto - supplenze) e alle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario è regolamentato dal decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio 1998 e successive modifiche e dal decreto ministeriale n. 22 del 2005, integrativo dello stesso.
In via transitoria è stato consentito ai diplomati ISEF, da parte del Ministero dell'istruzione, università e ricerca (nota 31 maggio 2002), di essere ammessi alle scuole di abilitazione all'insegnamento secondario (SSIS), fino all'anno accademico 2002/2003, ai fini del conseguimento delle abilitazioni all'insegnamento dell'Educazione fisica nelle scuole secondarie di primo e di secondo

Pag. 73

grado, fermo restando che, a regime, i titoli di accesso prescritti fossero le lauree specialistiche sopra citate.
Poi, con nota protocollo n. 1581 del 12 settembre 2006, la competente Direzione generale per l'Università - ha ribadito definitivamente l'applicazione della nuova normativa, invitando i Rettori delle Università a non più accogliere le domande di iscrizione dei diplomati I.S.E.F. Ciò ha sollevato proteste da parte degli interessati che, adducendo la scarsa pubblicità data alle norme transitorie ed il permanere, senza alcuna limitazione temporale, delle disposizioni del suddetto decreto ministeriale n. 39 del 1998, lamentano di non aver più altra possibilità di abilitarsi se non dopo il conseguimento di una delle lauree specialistiche previste dal citato decreto ministeriale n. 22 del 2005, pur essendo in possesso, al momento del conseguimento del diploma, di un titolo «finito», ovvero prescritto al tempo dalle norme ai fini di cui sopra.
Ritengo comunque utile segnalare, infine, per quello che riguarda l'accesso all'insegnamento di coloro che sono in possesso del diploma ISEF, che è all'esame della Commissione Istruzione del Senato, per il prescritto parere, lo schema di regolamento concernente la definizione della disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale degli insegnanti; detto provvedimento, sul quale è stato già acquisito il parere della Commissione Cultura della Camera, prevede in particolare - al comma 13 dell'articolo 15 (Disposizioni transitorie) - che sino all'anno accademico 2011-2012 sono ammessi in soprannumero al tirocinio formativo i soggetti in possesso del diploma ISEF già valido per l'accesso all'insegnamento di educazione fisica, privi di abilitazione, che abbiano svolto, alla data di entrata in vigore dello stesso decreto, almeno 360 giorni di insegnamento nella classe di concorso di riferimento. L'ammissione al percorso è subordinata al superamento della prevista prova di accesso.

Pag. 74

ALLEGATO 2

5-02694 Siragusa: Istituzione di un elenco unico dei docenti di sostegno per le scuole superiori.

TESTO DELLA RISPOSTA

Si ritiene meritevole di attenzione la proposta avanzata dall'Onorevole interrogante di unificare l'elenco degli insegnanti di sostegno della scuola secondaria di secondo grado, che attualmente è suddivisa in quattro aree: scientifica (AD01), umanistica (AD02), tecnica (AD03) e psicomotoria (AD04), analogamente a quanto già previsto per la scuola secondaria di primo grado.
L'attività di integrazione degli alunni disabili, infatti, ai sensi della vigente normativa, non attiene allo specifico insegnamento ma alle effettive necessità dell'alunno riferite alla propria tipologia di handicap; sarebbe opportuno, quindi, che l'assegnazione dei posti venisse effettuata seguendo l'ordine di graduatoria.
Si valuterà, pertanto, l'opportunità di modificare in tal senso il decreto ministeriale n. 132 del 26 aprile 1993, sentite le organizzazioni sindacali.

Pag. 75

ALLEGATO 3

5-02742 Ghizzoni: Sull'applicazione del decreto interministeriale del 23 settembre 2009 sul numero di alunni per classe.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito a quanto evidenziato dall'Onorevole interrogante, nella interrogazione parlamentare in discussione, rappresento che i criteri ed i parametri per la formazione delle classi sono ora quelli previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 20 marzo 2009, concernente il regolamento per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, che ha sostituito integralmente il decreto ministeriale n. 331 del 24 luglio 1998.
Questo decreto dispone che le dotazioni organiche complessive sono definite annualmente a livello nazionale, e ripartite poi a livello regionale, sulla base di vari elementi quali l'entità e la composizione della popolazione scolastica, il grado di densità demografica delle varie realtà territoriali, le caratteristiche geomorfologiche dei territori interessati, l'articolazione dell'offerta formativa, la distribuzione degli alunni nelle classi e nei plessi sulla base del rapporto medio previsto dalla vigente normativa ed anche sulla base delle caratteristiche dell'edilizia scolastica.
Lo stato delle strutture scolastiche è quindi una delle componenti in base alle quali annualmente vengono determinate le dotazioni organiche del personale docente.
Faccio anche presente che la circolare n. 37 del 13 aprile 2010, con la quale è stato trasmesso lo schema di decreto ministeriale riguardante le dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2010-2011, raccomanda ai direttori degli uffici scolastici regionali di prestare puntuale attenzione alle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, quali, tra l'altro, la limitata capienza delle aule.
Quanto al decreto interministeriale del 23 settembre 2009, al quale fa riferimento l'Onorevole interrogante, il medesimo è stato adottato in applicazione dell'articolo 3, comma 2, del suddetto regolamento, che consente di confermare per il solo anno scolastico 2009-2010 i limiti massimi di alunni per classe previsti dal decreto del Ministro della pubblica istruzione n. 331 del 2008, e successive modificazioni ed integrazioni, per le istituzioni scolastiche individuate in un apposito piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica adottato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze.
Si è reso pertanto necessario definire appositi elenchi, a livello regionale, di scuole nell'ambito delle quali individuare quelle in cui per l'anno scolastico 2009-2010 potessero eventualmente restare confermati i limiti massimi di alunni per classe previsti dal citato decreto ministeriale n. 331 del 2008.
Il provvedimento, che è di natura meramente ricognitiva, è stato adottato dopo aver interessato gli uffici scolastici regionali e sulla base delle osservazioni dai medesimi formulate; pertanto gli uffici scolastici regionali erano a conoscenza del provvedimento in parola prima che il medesimo fosse adottato e ne hanno tenuto conto per la ripartizione dell'organico loro assegnato per l'anno scolastico 2009-2010.
Per quanto riguarda la sicurezza degli edifici scolastici vorrei ricordare che recentemente

Pag. 76

il CIPE ha stanziato 358 milioni di euro per la messa in sicurezza delle scuole. È un risultato importantissimo in quanto grazie all'impegno del Ministero e del Dicastero delle Infrastrutture, sono stati assegnati 100 milioni in più rispetto ai fondi complessivamente investiti negli ultimi tre anni.
Il Governo continuerà ad impegnarsi su questo fronte come ha sempre fatto, sostenendo il piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Il nostro prossimo obiettivo è il completamento del monitoraggio degli edifici in vista di un successivo stanziamento di 420 milioni di euro.

Pag. 77

ALLEGATO 4

5-02845 Comaroli: Sulla soluzione delle questioni legate alla circolazione delle opere dell'ingegno nelle reti telematiche.

TESTO DELLA RISPOSTA

Mi riferisco all'interrogazione presentata dagli On.li Comaroli e Crosio con la quale si chiedono informazioni sulle soluzioni tecniche e giuridiche per risolvere le problematiche concernenti la tutela dei diritti d'autore sulle opere che circolano nelle reti telematiche.
Come è noto, il processo di digitalizzazione ha permesso di ridurre i testi, le immagini e i suoni in codici binari destinati ad essere veicolati sulla rete, consentendo all'utente la possibilità di fruire dell'opera dell'ingegno direttamente sul computer, telefono, eccetera.
Questa straordinaria trasformazione in atto ha posto - come è noto - nuovi e più gravi problemi di protezione delle opere dell'ingegno e dei contenuti digitali.
In effetti, però, la natura del diritto d'autore sui contenuti digitali scambiati in rete non muta: semmai mutano le modalità di gestione dei diritti che sono ovviamente condizionate dalla tecnologia.
Questa necessità di adattamento - come è stato giustamente osservato - non è nuova, ma si è presentata ogni volta che si è imposta sulla scena un'innovazione tecnologica: così è stato con la stampa, con i fonogrammi, con la radio, la televisione, la trasmissione via cavo e via satellite, i registratori, i CD, i DVD eccetera. I concetti classici del diritto d'autore, nei suoi aspetti morali e patrimoniali, non possono, infatti, non subire l'influenza dell'impiego dei molteplici e nuovi strumenti di riproduzione e di diffusione dell'opera dell'ingegno.
Certamente l'era digitale ha messo in crisi l'equilibrio che si era determinato in riferimento alla tutela della proprietà intellettuale, in quanto l'innovazione tecnologica ed i nuovi canali distributivi hanno fortemente ridotto i costi di duplicazione e di distribuzione dei contenuti.
Attraverso strumenti facilmente disponibili chiunque può copiare e trasferire materiale altrui protetto dal diritto d'autore, diventando «pubblicatore» di informazioni, di contenuti senza essere l'autore e senza averne diritto, non essendo sufficiente, in questo caso, stante la classica distinzione esistente tra corpus mysticum e corpus mechanicum, la sola acquisizione legittima del supporto.
Di fronte a ciò, ovviamente, i settori produttivi maggiormente esposti e danneggiati hanno cercato di reagire incoraggiando politiche di settore specifiche.
L'incontro tra il digitale e la rete ha determinato, quindi, l'adozione di una serie di misure, anche a livello internazionale, che possono essere considerate a ben ragione come la risposta del legislatore alle sfide poste dall'evoluzione tecnologica (1).
In questo senso va detto, però, che l'opzione normativa (magari solo repressiva, a qualsiasi livello internazionale, comunitario, nazionale) non appare idonea, da sola, ad arrestare il fenomeno della pirateria, in quanto se, da un lato, il continuo sviluppo tecnologico rende sempre più sicuri i sistemi di protezione,

In tal senso, l'adozione dei Trattati OMPI del 1996 (Copyright Treaty (WCT) e Performers and Phonograms Treaty (WPPT)) hanno confermato, già in ambito internazionale, l'estensione delle privative tipiche del diritto d'autore ma anche all'ambiente digitale.

Pag. 78

dall'altro determina lo sviluppo sempre più aggiornato dei sistemi per eludere tali sistemi.
È necessario, dunque, per affrontare efficacemente le diverse problematiche connesse alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale in rete, attuare ad un approccio sinergico e multilivello, sia in ambito comunitario che nazionale, non solo aggiornando (armonizzando) l'attuale legislazione dei Paesi UE - attraverso l'implementazione delle difese e sanzioni civili e penali e l'avvio di concrete campagne di sensibilizzazione - ma anche e soprattutto attraverso lo sviluppo di maggiori e più intense forme di collaborazione fra tutti i soggetti interessati (titolari dei diritti, case produttrici, Broadcasters, Internet Service Provider, eccetera).
In particolare, oggi, accanto al sempre più diffuso ripensamento sull'utilizzo dei DRM, è in atto, in molti Paesi europei, un nuovo approccio alla risoluzione delle problematiche legate alla distribuzione on-line dei contenuti digitali, che prevede, il coinvolgimento degli Internet Service Provider, nell'azione di contrasto delle pratiche illegali in rete, ed in particolare di quelle concernenti la condivisione e lo scambio (file sharing) di contenuti audio e video.
In particolare, si riscontrano due linee di tendenza:
una volta ad introdurre misure che rafforzano la protezione dei diritti al fine di porre rimedio ai danni economici che queste pratiche causano alle industrie e agli operatori del settore;
l'altra che prevede la nascita di nuove forme di gestione dei diritti d'autore on-line al fine di adeguare la norma alle mutate condizioni che vanificherebbero azioni puramente repressive (licenza collettiva estesa).

Il dibattito è in atto, ovviamente, anche in Italia dove, nel 2008, è stato istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale che, nel corso del 2009, ha svolto numerose audizioni con esponenti delle categorie, delle associazioni e degli enti interessati, da cui sono emerse queste indicazioni:
1. necessità di porre in essere un intervento legislativo volto a sistematizzare e semplificare la normativa vigente in materia di contrasto della pirateria;
2. necessità di sensibilizzare gli Internet Service Provider (ISP) affinché partecipino attivamente, anche attraverso la sottoscrizione di codici di condotta, nell'azione di contrasto della pirateria.

Il punto di partenza per qualsiasi tipo intervento è, però senza dubbio, rappresentato dalle direttive in materia, che non prevedono alcuna regolamentazione specifica per le procedure di notifica e rimozione dei contenuti digitali illecitamente scambiati o immessi in rete.
Tali procedure sono lasciate alla discrezionalità dei singoli Stati membri, anche se non mancano indicazioni presenti sia nella Direttiva n. 2001/29, sia nella Direttiva n. 2000/31 sia soprattutto nella Direttiva n. 2004/48, in base alle quali, già oggi, i detentori dei diritti sulle opere dell'ingegno possono richiedere all'autorità giudiziaria un provvedimento cautelativo o inibitorio.
In tal caso, come previsto, dalla direttiva n. 2004/48 e più di recente dalla direttiva 2009/140/CE (che con la direttiva n. 2009/136/CE e con il regolamento (CE) n. 1211/2009, costituiscono il cosiddetto «Pacchetto Telecom» approvato dal Parlamento europeo nella seduta plenaria del 23-26 novembre 2009) le misure eventualmente previste dovranno risultare proporzionate, appropriate, necessarie alla effettiva tutela e salvaguardia degli interessi giuridici coinvolti ed essere adottate nel rispetto del principio della presunzione d'innocenza e del diritto alla privacy nonché di adeguate garanzie procedurali conformemente alla Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali e ai principi generali del diritto comunitario.
A ciò si aggiunga la necessità di tener conto sia di quanto disposto dalla direttiva

Pag. 79

2000/31 e dal relativo decreto legislativo di recepimento n. 70/2003 sia di quanto previsto dalla legge n. 128 del 2004, secondo cui a seguito di provvedimento dell'autorità giudiziaria, i prestatori di servizi della società dell'informazione, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, hanno l'obbligo di comunicare alle autorità di polizia le informazioni in proprio possesso utili all'individuazione dei gestori dei siti e degli autori delle condotte segnalate nonché di porre in essere tutte le misure dirette ad impedire l'accesso ai contenuti dei siti ovvero a rimuovere i contenuti medesimi.
Ciò stante, si ritiene di poter senza dubbio affermare che un'efficace strategia a tutela del diritto d'autore non possa prescindere dall'istituzione di adeguate forme di collaborazione tra titolari dei diritti e gli Internet Service Provider da campagne di sensibilizzazione sul tema del rispetto della legalità e della valorizzazione della creatività rivolte soprattutto nei confronti dei giovani utenti di internet.
Sono, in particolare, le istanze di regolazione delle attività, cui l'evoluzione tecnologica imprime un ritmo incalzante, unitamente alla sensibilità verso le implicazioni sociali dei comportamenti d'impresa, a proiettare una rinnovata attenzione sui codici di comportamento, quali espressione del tentativo di pervenire alla disciplina uniforme su base volontaria di specifiche categorie di rapporti, spesso con spiccate connotazioni sociali oltre che economiche.
Peraltro, la possibilità di sviluppare pratiche di autoregolamentazione, ai fini della tutela dei contenuti digitali, è già prevista nel nostro ordinamento dalla legge n. 43/2005, che ha espressamente attribuito al Presidente del Consiglio dei Ministri il compito di promuovere forme di collaborazione tra i rappresentanti delle categorie operanti nel settore, anche per individuare le modalità tecniche per l'informazione degli utenti circa il regime di fruibilità delle opere in rete.
A ciò si aggiunge la necessità di sviluppare un'offerta diversificata di contenuti on-line consentendo di individuare alternative legali alla pirateria nonché la promozione di politiche concordate tra le associazioni di categoria per il contenimento dei prezzi dei contenuti digitali sul mercato on-line.
Infatti, solo fornendo agli utenti la possibilità di scegliere tra offerte diversificate, soprattutto sul piano qualitativo e sul valore aggiunto di servizi accessori, è possibile spostare verso il mercato legale l'enorme massa di consumatori che attualmente agisce da free rider in ambiente Internet, invertendo una tendenza che ha portato al livellamento nella percezione del consumatore tra prodotto originale e prodotto «pirata».
In tal senso, evitando il proibizionismo, considerato poco idoneo ad arginare il fenomeno della pirateria musicale su Internet, la Siae, già da tempo, ha predisposto una licenza per l'utilizzo in Rete del repertorio musicale affidato alla sua tutela.
A ciò si aggiunge la recente costituzione del Gruppo di Lavoro Giuridico misto, composto da rappresentanti della SIAE e da esponenti del gruppo di lavoro Creative Commons, per dare la possibilità agli autori che hanno optato per il rilascio delle proprie opere con licenze libere, riservandosi gli usi commerciali, di affidare alla SIAE la raccolta e distribuzione dei relativi proventi.
Tali misure ovviamente dovranno essere affiancate da un sistema di più ampio raggio che assicuri una equa remunerazione dei titolari dei diritti sulle opere dell'ingegno e nel contempo consenta l'utilizzo legale delle stesse.

Pag. 80

ALLEGATO 5

5-02864 Zamparutti: Chiarimenti sul restauro e sull'ubicazione dell'Annunciazione di Benozzo Gozzoli.

TESTO DELLA RISPOSTA

Mi riferisco all'interrogazione presentata dall'On.le Zamparutti ed altri con la quale vengono richieste una serie di informazioni riguardanti la Tavola dell'Annunciazione di Benozzo Gozzoli di proprietà del Comune di Narni.
Premetto, anzitutto, che l'allarme relativo al grave stato di degrado dell'opera in argomento è assolutamente comprensibile, tenuto conto che sono già stati effettuati sette interventi di restauro determinati da una sequenza di altrettanti segnali di grave pericolo per il rigonfiamento e distacco del dipinto dalla tavola.
Detti interventi, peraltro, sono stati operati negli ultimi 110 anni, quindi in un periodo che equivale a meno di un quarto dell'età dell'opera, per giunta con un intensificarsi progressivo e crescente di tali esigenze straordinarie e con una riduzione dell'intervallo di tempo tra un restauro e l'altro.
Evidenzio, comunque, che questa preoccupante sequela di interventi non può essere considerata come un segnale di incuria, perché non sempre il ripetersi invano delle cure indica una inettitudine o peggio una colpa degli operatori e dei conservatori, ma può invece essere prova della gravità delle patologie a cui si cerca di porre rimedio. Ciò anche in considerazione del fatto che i progressi scientifici e della tecnica non devono illudere che sia sempre possibile risolvere ogni problema.
Ciò premesso, preciso che non si vogliono certamente negare le ragioni e le preoccupazioni che sono state ripetutamente manifestate ed esposte dai molti che hanno a cuore le sorti dell'opera, ragioni e preoccupazioni che hanno originato l'interrogazione parlamentare in esame e che sono condivise anche dal Ministero per i beni e le attività culturali. Ma tutto ciò nella obiettiva consapevolezza che, come già evidenziato, non necessariamente i ripetuti e crescenti segnali di criticità dello stato dell'opera debbono essere ricondotti a responsabilità istituzionali e/o professionali.
Pertanto, al fine di fornire completezza di informazione agli Onorevoli interroganti, allego alla presente risposta un dettagliato appunto con il quale si forniscono puntuali chiarimenti ad ognuno dei numerosi quesiti posti.
Voglio comunque rappresentare che, a fronte della situazione così come riepilogata e considerata l'ampiezza delle attenzioni suscitate dall'emergenza, la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Umbria ha assunto, in aggiunta a quello di stazione appaltante, anche i compiti di coordinamento, ai sensi degli articoli 117 e 118 della Costituzione oltre che in attuazione dei decreti del Presidente della Repubblica 233 del 2007 e 91 del 2009.
A tal proposito evidenzio che sono stati già effettuati diversi sopralluoghi coinvolgendo varie professionalità, è stata organizzata d'intesa con il Comune di Narni una riunione di confronto pubblico sull'argomento in data 29 dicembre 2009 e si è provveduto ad ascoltare anche dipendenti del Ministero attualmente a riposo per garantire la maggiore memoria storica possibile.
Voglio pertanto assicurare agli Onorevoli interroganti che il Ministero sta vigilando con la massima attenzione sulla

Pag. 81

problematica in argomento al fine di garantire la maggiore e migliore conservazione futura dell'opera.

APPUNTO ALLEGATO ALLA RISPOSTA INTERROGAZIONE N. 5-02864 VII COMMISSIONE CAMERA

a) In merito al restauro del 1988 di cui al quarto paragrafo in premessa.

Quali erano le condizioni della tavola.
Il Comune di Narni con telegramma del 29 giugno 1987 segnalava alla Soprintendenza di aver provveduto con somma urgenza al posizionamento in orizzontale del dipinto «a causa del rigonfiamento della pellicola pittorica».

Perché si decise di operarne il restauro.
Lo stesso Comune di Narni in data 6 luglio 1987 rimarcava l'urgenza di restaurare il dipinto ubicato nell'ex chiesa di San Domenico perché «presenta rigonfiamenti in più parti con distacco di colore», chiedendo l'autorizzazione al restauro alla competente Soprintendenza e precisando che l'operazione sarebbe stata effettuata dal prof. Giovanni Manuali di Perugia «che già in passato ha lavorato per questo Comune con ottimi risultati»; alla stessa nota era allegato il preventivo del restauratore.
Nelle successive risposte del 18 luglio e del 15 ottobre la Soprintendenza rispettivamente prendeva atto del posizionamento in orizzontale dell'opera e concedeva il nulla osta ai lavori, nell'ambito dell'attività istituzionale di tutela e alta sorveglianza sugli interventi condotti da terzi sul patrimonio storico artistico di proprietà pubblica e pertanto senza l'affidamento d'incarico di Direzione lavori al funzionario di zona, che già allora era la dott.ssa Margherita Romano.
Il 31 ottobre successivo il Comune di Narni autorizzava il trasporto della tavola a Perugia nel laboratorio di restauro di Manuali.

Chi si assunse l'onere dell'intervento e quale fu il costo.
Come comunicato dal Comune di Narni nella stessa richiesta di autorizzazione del restauro, l'onere fu assunto dal Lions Club di Narni, per un importo di lire 3.514.000.

Esiste una relazione finale e quali furono le modalità del restauro.
Come specificato nel preventivo di spesa redatto dal restauratore Manuali e indirizzato al Comune, l'intervento consisteva in: «pulitura della superficie pittorica, fissatura del colore e degli strati preparatori, revisione della parchettatura e del supporto ligneo, stuccatura delle lacune e reintegrazione pittorica ad acquarello, documentazione fotografica».
La relazione finale non risulta agli atti della Soprintendenza.

Chi scelse il tecnico.
Il Comune di Narni.

b) In merito all'intervento del 2001 di cui al quinto paragrafo in premessa.

Chi scelse i tecnici.
Il Comune di Narni individuò nuovamente la ditta Giovanni Manuali di Perugia; la Soprintendenza chiese, come intervento complementare, l'affiancamento di Roberto Saccuman, restauratore esperto di supporti lignei. Ambedue i restauratori elaborarono, ciascuno per il proprio ambito di competenza, i progetti esecutivi per il Comune di Narni e per il Comitato Nazionale Benozzo Gozzoli 1497-1997; gli elaborati progettuali, su successiva richiesta dello stesso Comune, furono approvati dalla Soprintendenza nell'ambito dell'attività istituzionale di tutela e alta sorveglianza, pertanto senza l'affidamento d'incarico di Direzione lavori al funzionario di zona, dott.ssa Margherita Romano.

Pag. 82

Perché non furono prese in considerazione la relazione del restauratore Simone Deturres incaricato dall'Amministrazione comunale di redigere il progetto di restauro.
Agli atti della Soprintendenza non risulterebbe sia stato presentato un progetto del restauratore Deturres riferito all'opera in oggetto.

Quali furono le modalità del restauro.
Il «progetto di miglioramento estetico e di fissaggio dei sollevamenti di colore», elaborato in data 20 maggio 2001 da Giovanni Manuali su incarico del Comune di Narni, prevedeva le seguenti operazioni: «demolizione delle vecchie stuccature perimetrali e all'interno delle figure mediante uso di bisturi e mezzi meccanici opportuni, stuccatura delle lacune con amalgama di gesso di Bologna e colla organica e rasatura delle stesse a leggero sottolivello rispetto all'originale; fissaggio di tutti i sollevamenti di colore presenti sul dipinto mediante infiltrazione di resina acrilica in diluizione acquosa e successiva riadesione con stiratura con termocauterio e carta siliconata; reintegrazione pittorica ad acquarello delle lacune, sia con trattamento a tinta neutra con velature successive e leggera puntinatura, sia con ricostruzione a tratteggio di acquarello per parti mancanti, per consentire una migliore leggibilità del dipinto; verniciatura finale del dipinto realizzata mediante nebulizzazione di resina chetonica Mat».
L'intervento di «risanamento e consolidamento del supporto» effettuato da Roberto Saccuman, secondo il progetto del 28 novembre 2001, prevedeva la: «rimozione della struttura di contenimento e delle stuccature, il consolidamento con impregnazione di resina acrilica in profondità senza interessare lo strato pittorico, quindi il riempimento delle zone molto degradate con resina caricata con farina di legno a concentrazione variabile fino ad ottenere un allettamento per una serie di tasselli di legno (pioppo o balsa) fino a colmare i vuoti creati». Nel corso dell'intervento di Saccuman fu disposta una ulteriore operazione consistente nella sostituzione delle vecchie traverse con nuovi supporti scatolari.

Cosa nascondeva la cassa chiusa fissata sul retro della tavola.
La cosiddetta «cassa» non conteneva nulla, poiché era una struttura lignea di contenimento, a protezione del retro, con prevalente funzione di isolante ambientale del supporto, per favorire la stabilità del microclima sul retro della tavola.

Chi si assunse l'onere dell'intervento e quale fu il costo.
L'onere fu assunto dall'organizzazione della mostra Benozzo Gozzoli - allievo a Roma maestro in Umbria, Montefalco (PG), 1o giugno - 31 agosto 2002, realizzata dal Comitato Nazionale Benozzo Gozzoli 1497-1997, poiché il dipinto narnese era stato inserito nel percorso espositivo e richiesto in prestito; i due interventi ammontavano rispettivamente a lire 4.977.500 (Manuali) e lire 4.652.140 (Saccuman).

Se esiste la relazione finale e come vennero interpretati dai tecnici i gravissimi sollevamenti di colore presenti sulla superficie della tavola.
Le relazioni finali non risultano agli atti della Soprintendenza. Dalla descrizione sullo stato conservativo della tavola allegata al preventivo di Giovanni Manuali del 21 maggio 2001 si rileva: «a seguito del sopralluogo in Narni del 18 maggio 2001 si è potuto constatare che dopo il trasferimento del dipinto nei locali dell'ex Vescovado [divenuto nel frattempo sede della Pinacoteca Comunale], dopo dodici anni circa di permanenza nel Palazzo Comunale, si sono manifestati alcuni sollevamenti di colore dovuti a sbalzi climatici [...] che si sono manifestati intorno alle stuccature dei vecchi restauri che furono lasciate nell'ultimo intervento per una scelta estetica».
Nella descrizione conservativa dell'opera, introduttiva al progetto di Saccuman,

Pag. 83

si rileva: «il dipinto, restaurato di recente, presenta alcuni problemi di sollevamento degli strati preparatori dovuti ai movimenti del legno. I sollevamenti sono prevalentemente evidenti in corrispondenza delle zone d'unitura delle assi, le quali sono anche le più interessate da un profondo attacco da xilofagi.
L'intervento precedente ha ovviato al danno ricoprendo interamente le zone con una stuccatura a base di colla animale e segatura; lo strato oramai si sta staccando in conseguenza alle tensioni che questi materiali generano nel tempo».

c) In merito a quanto descritto nel sesto paragrafo (al ritorno dalla mostra di Montefalco).

Chi assunse la decisione di chiudere l'opera all'interno del ripostiglio.
Il provvedimento veniva disposto dal Comune, sentito il parere della Soprintendenza, reso all'apertura della cassa, presente il funzionario di zona, dopo la riconsegna del dipinto a fine mostra.
Alla chiusura della mostra nel settembre 2002, l'opera venne trasportata con adeguata cassa lignea e riconsegnata al Comune nel luogo indicato dall'Amministrazione, l'ex Vescovado, e fu depositata nel locale della biglietteria; il Comune non provvide subito all'apertura della cassa, anche perché, sulla scorta del condition report, compilato dal tecnico appositamente incaricato a fine mostra prima dell'imballaggio del dipinto, non era stato segnalato alcun cambiamento di conservazione rispetto allo stato di arrivo in mostra; tuttavia, quando il Comune procedette all'apertura della cassa, su richiesta del funzionario di zona della Soprintendenza, vennero immediatamente rilevati nuovi sollevamenti della pellicola pittorica. Tale imprevista condizione imponeva la collocazione del dipinto in posizione orizzontale e il suo ricovero nella stessa sala che precedentemente l'accoglieva in esposizione e che veniva necessariamente chiusa al pubblico. Si fa presente che, stanti i sollevamenti, non si poteva procedere alla copertura del dipinto a contatto, neppure con un foglio di carta velina, per il rischio di procurare stress accidentali.
Si fa presente che l'allora Soprintendenza BAPPSAD dell'Umbria con nota del 30 agosto, nell'imminenza della chiusura della mostra Benozzo Gozzoli a Montefalco, aveva segnalato all'Amministrazione comunale la necessità di individuare una collocazione per l'opera di Benozzo Gozzoli «in un ambiente idoneo dove le escursioni termiche avvengano gradualmente e i valori di umidità relativa siano compatibili con il supporto ligneo (55 - 60 per cento)».

Quali precauzioni furono messe in atto per scongiurare il progredire dei fenomeni del sollevamento di colore.
Contestualmente alla collocazione del dipinto nella sede museale dell'ex Vescovado fu riposizionato un termoigrografo nel locale, per continuare a monitorare le condizioni di temperatura e di umidità relativa; in virtù di tale monitoraggio, rilevata una situazione di bassi valori di umidità relativa e nell'ottica del pronto intervento, si è provveduto a riportare tempestivamente i valori entro la norma apportando umidità anche con utilizzo di tessuti bagnati posti sul pavimento a distanza dall'opera. All'installazione e al controllo della strumentazione di monitoraggio provvedeva direttamente il Comune, con l'assistenza del personale tecnico della Soprintendenza per la taratura periodica della strumentazione.
Nel giugno 2004 la Soprintendenza si rivolgeva all'Istituto Centrale del Restauro per un parere tecnico sulle cause del degrado dell'opera, sollecitando un sopralluogo che fu effettuato il 28 luglio 2004 dalla dott.ssa Tamanti e dalla restauratrice Costanza Mora dell'ICR. In data 4 agosto fu dalle stesse compilata una dettagliata relazione in cui l'opera risultava così descritta: «l'Annunciazione di Benozzo Gozzoli è un dipinto particolarmente fragile a causa di pregressi, estesi attacchi fungini e di insetti xilofagi che hanno reso il supporto ligneo ancora più sensibile alle variazioni termoigrometriche, le quali hanno

Pag. 84

provocato estesi e preoccupanti sollevamenti a capanna degli strati pittorici [...]. Si ritiene indispensabile non tanto intervenire ulteriormente sul dipinto, quanto piuttosto conservarlo in un ambiente climaticamente stabile». Nella stessa relazione i tecnici dell'ICR suggerivano, inoltre, «di mantenere la tavola in posizione orizzontale al fine di evitare perdita della pellicola pittorica e agevolarne lo spianamento umidificando nello stesso tempo l'ambiente dove è abitualmente esposta».
Anche a seguito di tali indicazioni, nel periodo 2005-2006 fu avviato un monitoraggio sia ambientale che dimensionale direttamente sull'opera, effettuato a cura di Roberto Saccuman su incarico del Comune di Narni, per un importo di euro 3.240,00. Copia della relativa, esauriente relazione, compilata nel giugno 2006 e corredata da dati tecnici, scientifici ed elaborazioni grafiche, è stata acquisita dalla Soprintendenza; dall'elaborazione dei dati raccolti, Saccuman giungeva alla considerazione che i grossi sollevamenti degli strati preparatori e della pellicola pittorica erano da imputare al fattore microclimatico ma anche a problematiche inerenti la specifica natura del supporto ligneo.
Nel settembre del 2007 la Soprintendenza autorizzava la dott.ssa Emanuela Grifoni a effettuare indagini diagnostiche non distruttive nell'ambito del Master universitario «Materiali e tecniche diagnostiche nel settore dei beni culturali», svolto presso il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa. Furono eseguite indagini di diagnostica per immagini inerenti a tecnica di esecuzione e riconoscimento dei pigmenti e della pellicola pittorica per caratterizzare i materiali costitutivi originari e di successiva applicazione, nonché per approfondire la conoscenza delle tecniche esecutive impiegate. L'accertamento dello stato di conservazione avveniva mediante una campagna fotografica condotta anche a luce radente. Copia della relazione finale è stata acquisita agli atti della Soprintendenza. Inoltre, i risultati della stessa indagine sono stati presentati nell'ambito del VI Congresso Nazionale IGIIC - Lo Stato dell'Arte - Spoleto, 2-4 Ottobre 2008 e successivamente pubblicati nei relativi atti. Tale studio non ha comportato alcun costo per l'Amministrazione.

Perché l'Amministrazione non ha preso in considerazione l'offerta del privato.
La Soprintendenza non avrebbe mai ricevuto dal Comune di Narni la formalizzazione di offerte avanzate da privati per il finanziamento del restauro del dipinto.
La Soprintendenza forniva al Comune, nel gennaio 2007, elementi tecnici per la quantificazione dell'onere dell'intervento, stabiliti attraverso un progetto elaborato gratuitamente dalla restauratrice Monica Sabatini per un importo inferiore a quello che in seguito è stato cautelativamente richiesto dalla scrivente direzione.

d) In merito a quanto descritto nel settimo paragrafo.

Chi abbia scelto la ditta e su quali presupposti.
Su richiesta della scrivente direzione regionale l'intervento di restauro del dipinto del Gozzoli per l'importo di euro 30.000,00 è stato inserito nel programma di riparto integrativo per l'anno finanziario 2008, ai sensi dell'articolo 1, comma 1142, Legge 27/12/2006 n. 206, della Direzione Generale per il bilancio e la programmazione economica, la promozione, la qualità e la standardizzazione delle procedure - Servizio II - del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, approvato con decreto ministeriale 1 1/11/2008 e registrato alla Corte dei conti in data 26/11/2008, Reg. n. 6, foglio 96. L'Ufficio Progettazione e Direzione Lavori, costituito con nota n. 4957 del 24/06/09, ha redatto un approfondimento progettuale di intervento, configuratosi nella Perizia n.40/09 del 03/12/09 per l'importo di euro 30.000,00, approvata dal Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Umbria, dott.ssa Vittoria Garibaldi, nella quale è prevista una campagna

Pag. 85

di indagini diagnostiche per l'importo di euro 5.640,00, le fasi operative di restauro per l'importo di euro 15.582,37 e la cifra restante a disposizione per eventuali approfondimenti e integrazioni.
In data 24 marzo 2010 tra la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Umbria e la C.B.C. Soc. Coop. a.r.l. di Roma, con sede in viale Manzoni 26, è stato stipulato il contratto n. 135 di Raccolta, per un importo di euro 15.582,37. La ditta è stata individuata tra quelle accreditate presso la Direzione Regionale, tenuto conto della qualifica professionale dei restauratori in possesso del diploma dell'ICR e della comprovata esperienza di restauro di dipinti su tavola, in particolare dell'opera di Benozzo Gozzoli, conservata presso la Galleria Nazionale dell'Umbria: la Pala della Sapienza Nuova.

Se siano stati interpellati i tecnici autori dei precedenti interventi e se esiste un progetto di restauro.
Il progetto elaborato, consistente in una campagna di indagini diagnostiche e nell'individuazione delle fasi operative del restauro, prevede anche la consulenza tecnica di Roberto Saccuman per un'eventuale revisione del supporto ligneo.
Nell'ambito della programmata campagna di analisi tecnico scientifiche, a completamento di quelle già eseguite, è prevista l'esecuzione di ulteriori indagini radiografiche (RX), riflettografiche (IR), spettroscopiche (XRF), dendrologiche e microbiologiche.

A quali spiegazioni sono giunti i nuovi tecnici per giustificare l'entità e la gravita dei fenomeni di degrado.
Premesso che le considerazioni definitive potranno essere espresse solo al termine dell'intervento e comunque dopo l'elaborazione dei dati delle indagini scientifiche in corso, risulta al momento confermato quanto già dichiarato nel 2004 dai tecnici dell'allora Istituto Centrale del Restauro, ora Istituto Superiore per la Conservazione e Restauro, cioè che il degrado è stato causato in massima parte da squilibri termoigrometrici degli ambienti che hanno ospitato l'opera. A tale proposito il Comune di Narni ha provveduto alla realizzazione di una teca climatizzata, collocata nel percorso espositivo di Palazzo Broli, nuova sede del Museo cittadino. Tale teca, dopo le opportune valutazioni e prove del caso, potrà dirsi pronta a ricevere il dipinto non appena sarà terminato il restauro.
Si sottolinea che, dalla documentazione reperita nell'archivio storico delle cessate Soprintendenza miste (prima alle belle arti, poi ai monumenti e gallerie), il dipinto risulta essere stato oggetto di interventi di restauro, per i sollevamenti che si manifestavano ripetutamente, nel 1901, 1933, 1947 e 1952, alcuni dei quali documentati anche fotograficamente. Si ipotizza che le increspature sottili e abbastanza diffuse sulla superficie possano essere state causate da tali interventi.
Si indicano di seguito i nominativi delle persone presenti a vario titolo all'epoca dei restauri citati nell'interrogazione, successivi a quelli suddetti, non già per indicare responsabilità, ma solo ed unicamente per favorire eventuali ulteriori approfondimenti di indagini ed acquisizioni di informazioni aggiuntive.
Nel 1988 era Soprintendente l'Architetto Guglielmo Malchiodi. Funzionario di zona era la Dottoressa Margherita Romano.
Nel 2001-2002 era Soprintendente Regionale l'Ing. Luciano Marchetti, che ricopriva anche l'incarico ad interim di Soprintendente per i Beni Ambientali, Architettonici, Storici, Artistici e Demoetnoantropologici dell'Umbria. Funzionario di zona era sempre la stessa Dottoressa Margherita Romano.

Perché, nonostante le garanzie del direttore regionale e l'avvio dei contatti per organizzare una giornata di studio sull'opera, la tavola sia stata portata via da Narni.
A seguito di sopralluogo congiunto, avvenuto a Narni il 20.04.2010, considerata l'evidente inadeguatezza della sede dell'ex Vescovado, sia dal punto di vista climatico

Pag. 86

che della sicurezza, poiché interessata da lavori in corso di adeguamento funzionale disposti dalla Diocesi di Terni - Narni - Amelia, proprietaria dell'edificio, anche in considerazione della massima urgenza di avviare l'intervento, il Comune (rappresentato dall'arch. Franco Cerasa, dirigente dell'Area Dip. Beni e Attività culturali - Turismo - Sport - Istruzione - Sviluppo economico e territoriale), il R.u.p. Dottoressa Tiziana Biganti, il Direttore dei lavori Dottoressa Margherita Romano e i Direttori tecnici della ditta C.B.C., dopo accurata verifica e dopo aver dichiarato l'inesistenza di un locale idoneo all'uso temporaneo come laboratorio anche presso la sede museale di Palazzo Broli, hanno unanimemente determinato di trasferire l'opera nel laboratorio perugino della ditta appaltatrice.
Si riporta il verbale di detto sopralluogo, redatto dalle restauratrici Giovanna Martelletti e Carla Bertorello della ditta C.B.C.:
In data odierna [20 aprile 2010] presso il Museo Vescovile di Narni si effettua la consegna dei lavori per il contratto del 24/03/2010 n. 135 «Restauro urgente alla Pala lignea di Benozzo Gozzoli, Narni (Terni)» per l'importo netto di euro 12.634,45.
Sono presenti per la Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici dell'Umbria, la Dott.ssa Tiziana Biganti, la Dott.ssa Margherita Romano, la restauratrice Paola Passalacqua, per la C.B.C. Soc. Coop. Di Roma le restauratici: Giovanna Martelletti e Carla Bertorello.
Nella visita di sopralluogo si prende atto dello stato di conservazione del dipinto.
L'opera è collocata in una piccola saletta al primo piano del Palazzo Vescovile, tutt'ora soggetta a lavori di adeguamento e risistemazione per poter ospitare l'archivio. La stanzetta è contigua ad un atrio adibito temporaneamente a segreteria. L'ambiente presenta una sola finestra esposta a Sud; in direzione Est è in comunicazione con l'atrio con una porta a doppia anta; la tavola è collocata in orizzontale disposta su due cassette che la tengono sopraelevata dal piano di appoggio, per consentire l'aerazione del retro.
La superficie è interessata da una fitta coltre di polvere e sono molto evidenti alcuni sollevamenti a capanna, che seguono l'andamento verticale delle fibre del legno. Ad un confronto visivo si può constatare che si tratta degli stessi sollevamenti già riscontrati e fotografati da Roberto Saccuman nella primavera del 2006, all'epoca di un monitoraggio ambientale disposto nella sala.
La situazione sembra oggi paragonabile a quella già constatata allora, forse solo leggermente aggravata. In particolare uno dei sollevamenti sulla parte sinistra, in prossimità del prato fiorito, è collassato per un paio di centimetri all'estremità inferiore, producendo una serie di piccoli frammenti; la tipologia del danno fa pensare ad uno stress accidentale. Si rilevano altresì increspature, sempre con andamento parallelo alle fibre del legno, dall'aspetto rigido, probabilmente prodotte in interventi di consolidamento difficilmente databili.
Dovendo procedere al trasporto nel laboratorio della C.B.C, di Perugia, in Via dei Priori 84, come concordato tra Soprintendenza, Comune di Narni e ditta appaltatrice, visto che l'ambiente in cui è collocata attualmente l'opera non risulta idoneo allo svolgimento dei lavori, si concorda di procedere alla messa in sicurezza dei vistosi sollevamenti. L'intervento avrà decorso immediato, a partire dalla prossima settimana.
Si concorda altresì che il trasporto, in cassa dotata di materiale assorbente e ammortizzante, sarà comunque effettuata con il dipinto disposto in orizzontale. È presente al sopralluogo e informato delle procedure l'Architetto Cerasa, in rappresentanza del comune di Narni.

Pertanto, come previsto, prima della movimentazione dell'opera è stata eseguita una capillare operazione di fissaggio di tutte le porzioni di superficie pittorica distaccata e a rischio di caduta nonché la successiva rimozione di deposito superficiale incoerente. In seguito a un accurato

Pag. 87

esame della tavola, effettuato congiuntamente dai restauratori, della ditta e dal restauratore della Soprintendenza individuato nella persona di Paola Passalacqua, subito dopo il trasferimento del dipinto nel laboratorio avvenuto il 30.04.2010, è stato appurato che la movimentazione non ha provocato alcun danneggiamento all'opera.
Nel verbale dell'11 maggio 2010, redatto dalla restauratrice Carla Bertorello della ditta C.B.C, dopo l'arrivo dell'opera nel laboratorio, risultano descritte tutte le operazioni effettuate a garanzia di una corretta movimentazione:
In previsione dell'imballaggio e del trasporto, in data 30 aprile 2010, come primo atto sono stati verificati i risultati delle operazioni di riadesione della pellicola pittorica, effettuate nel corso della settimana.
I consistenti distacchi sono rientrati senza che si siano formate fratture o fessure e la pellicola pittorica appare spianata ed adesa alla superficie. Anche in corrispondenza della zona collassata si sono potuti recuperare i frammenti, ricomposti perfettamente, salvo piccole mancanze di pochi millimetri. Una sottile fessura sull'abito dell'angelo, lunga alcuni centimetri, corrisponde alla sutura tra l'originale e una stuccatura di restauro, pertanto non è da imputarsi ad un nuovo danno.
Si è potuto constatare, nel corso dell'intervento, che effettivamente le increspature sottili, abbastanza diffuse sulla superficie, sono il prodotto di fissaggi operati in restauri più o meno antichi e hanno dato luogo a cordonature rigide, stabilizzate, non soggette a rischi di caduta. La superficie pittorica risulta nel complesso assai più leggibile.
Prima e durante l'intervento di fissaggio è stato infatti possibile rimuovere la polvere sedimentata, con pennelli morbidi, detergendo parzialmente la superficie. In corrispondenza di alcune zone critiche, per maggiore prudenza, è stata effettuata una velinatura temporanea con ciclododecano in ciclaesano. La scelta del prodotto è stata preferita al metodo tradizionale della velinatura perché il ciclododecano sublima in pochi giorni, senza ricorrere ai solventi. Il dipinto è stato inserito nella cassa, disposta in piano, opportunamente spessorato sui fianchi, protetto con carta velina e chiuso senza sovrapporre altri materiali, se non il coperchio, già provvisto di materiale isolante.
Le operazioni di imballaggio dirette e personalmente effettuate da Roberto Saccuman, con l'aiuto di Carla Bertorello sono state effettuate alla presenza della Dott.ssa Margherita Romano, dell'Arch. Cerasa per il Comune di Narni e del Dott. Federico Fratini dell'Archivio Diocesano.
Il trasporto è stato effettuato nella stessa mattina, all'arrivo al laboratorio della C.B.C, sito in Via dei Priori 84 Perugia, erano presenti per la Soprintendenza la restauratrice Paola Passalacqua e Elena Mercanti della C.B.C. Le restauratrici hanno constatato l'esito positivo del trasferimento. Il dipinto, estratto dalla cassa, è stato immediatamente ricollocato in piano. Allo stato attuale sono in corso le prime indagini, consistenti nella documentazione fotografica in luce normale e radente e in ripresa alla fluorescenza U.V.

Si ritiene che il trasferimento non infici la possibilità di organizzare a breve un'opportuna giornata di studi sul dipinto, quale occasione di confronto e di approfondimento delle tematiche inerenti restauro in corso. Il trasporto di ritorno a Narni e compreso nel contratto in essere ed in fase di esecuzione; è inoltre ovviamente previsto entro il termine di scadenza del contratto medesimo.
Importo degli interventi di restauro.
1988: lire 3.514.000;
2002: lire 4.977.500 (miglioramento estetico e fissaggio dei sollevamenti); lire 4.652.140 (risanamento e consolidamento del supporto);
2006: euro 3.240,00 (monitoraggio ambientale e dimensionale del dipinto 2005-2006);
2010: euro 30.000,00.

Pag. 88

ALLEGATO 6

5-02913 Marco Carra: Sui finanziamenti per ultimare il Museo archeologico nazionale degli «Amanti».

TESTO DELLA RISPOSTA

Mi riferisco all'interrogazione presentata dall'On.le Marco Carra con la quale si chiedono informazioni sull'ultimazione del museo archeologico nazionale e sulla sistemazione definitiva del reperto degli «amanti».
Per ciò che concerne il museo, voglio rappresentare che allo stato attuale:
sono giunti a termine i lavori edili di completamento architettonico e impiantistico dell'edificio, realizzati con finanziamento gioco del lotto 2001-2003 di euro 4 milioni e 803 mila;
per il progetto esecutivo dell'allestimento (già acquisito e approvato), che comporta una spesa complessiva di 4 milioni 690 mila euro, la competente Soprintendenza ha richiesto sia un finanziamento sui fondi FAS anno 2009 per l'importo di euro 4 milioni 500 mila e sia un finanziamento alla società ARCUS per l'anno 2010 per una somma di euro 4 milioni e 600 mila. Nel frattempo è stato approvato, per tale finalità, un finanziamento di euro 488 mila gravante sui fondi del gioco del lotto per l'anno 2010.

Per quanto attiene al reperto «Amanti», sepoltura neolitica di un uomo e una donna presentata in veste provvisoria nell'ambito della settimana della Cultura, rappresento che, nel concordare con l'Onorevole interrogante che si tratta di un bene di indubbio interesse non solo archeologico ma anche mediatico, esso farà parte della sezione del Museo dedicata al periodo neolitico, unitamente ad alcuni altri reperti venuti in luce nell'ultimo decennio, compresa la sepoltura del cacciatore con il cane, recentemente rinvenuta ed anch'essa presentata in veste provvisoria nell'ambito della settimana della Cultura. A tal proposito evidenzio che sono già state preventivate le somme necessarie per coprire il costo di 20 mila euro per ognuna delle teche da dedicare alle citate «sepolture».

Pag. 89

ALLEGATO 7

5-02945 Motta: Mancata approvazione del bilancio consuntivo della direzione didattica F.lli Bandiera di Parma.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito a quanto rappresentato dall'Onorevole interrogante nella interrogazione in discussione sono stati richiesti chiarimenti al direttore dell'Ufficio scolastico regionale per l'Emilia Romagna il quale, dopo aver sentito l'ufficio di ambito territoriale competente, ha riferito che in data 12 maggio 2010 il consiglio di circolo della direzione didattica «F.lli Bandiera» di Parma ha espresso parere negativo all'approvazione del conto consuntivo 2009, nonostante i revisori dei conti, con verbale redatto in data 5 maggio 2010, avessero dato parere favorevole alla sua approvazione senza muovere alcun rilievo, avendo dunque accertato la regolarità del documento contabile e della documentazione agli atti.
Le motivazioni addotte dal consiglio di circolo, come citato dall'Onorevole interrogante, riguardano il mancato pagamento da parte del Ministero di euro 75.426,00 ascrivibile al pagamento delle supplenze.
Il Dirigente Scolastico ha espresso al presidente del Consiglio di Circolo il proprio dissenso alla mancata approvazione del Conto Consuntivo e ha chiesto la riconvocazione dell'Organo collegiale, per una nuova espressione di parere entro i termini previsti dall'articolo 18 del decreto interministeriale n. 44 del 2001 (14 giugno 2010).
Risulta che in data 9 giugno 2010 il Conto consuntivo per l'esercizio finanziario 2009 sia stato regolarmente approvato dal Consiglio di Circolo.
Quanto alla situazione finanziaria della scuola, si precisa che nell'anno finanziario 2010 il fabbisogno di risorse per far fronte alle spese di supplenza segnalato dalla Direzione Didattica «Fratelli Bandiera» di Parma è stato interamente coperto. La giacenza di cassa al 31 dicembre 2009, pari a euro 134.578,75, consentiva alla scuola di saldare buona parte dei residui passivi. A tale proposito giova precisare che non risultano tra i residui passivi impegni afferenti a supplenti ancora da pagare. L'esercizio 2009 si è chiuso positivamente con un avanzo di amministrazione pari a euro 28.148,66.
Nell'esercizio corrente, alla data del 25 giugno, su un budget annuo per le supplenze di euro 50.490,00 sono già stati assegnati finanziamenti specifici pari a euro 37.868,00 su un finanziamento complessivo già disposto pari a euro 139.602,43.
A tale proposito si segnala che le risorse finanziarie assegnate, costituenti la dotazione finanziaria di Istituto, sono prive di vincolo di destinazione all'infuori di quello prioritario per lo svolgimento delle attività d'istruzione, di formazione e di orientamento proprie dell'istituzione interessata (articolo 1, comma 2, del D.I. 44/2001). Infatti la programmazione temporale delle spese può essere fatta solo da ciascuna scuola in autonomia, in rapporto alle esigenze legate alla specifica situazione e, quindi, tenuto conto della giacenza di cassa, dare priorità alle spese relative al personale (ad esempio, stipendi del personale supplente, stipendi del personale con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, eccetera).

Pag. 90

ALLEGATO 8

5-02957 Grimoldi: Sull'episodio verificatosi all'Istituto superiore Cairoli di Pavia.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'Onorevole interrogante, facendo riferimento agli articoli di quotidiani nazionali e locali riguardanti un episodio verificatosi presso l'istituto superiore «Cairoli» di Pavia - ove una docente al termine di una interrogazione ha valutato negativamente un alunno in quanto leghista - chiede interventi per evitare il ripetersi di simili discriminazioni.
In merito faccio presente che l'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia ha acquisito le necessarie informazioni presso il dirigente dell'ufficio scolastico dell'Ambito territoriale di Pavia e, per il suo tramite, presso il dirigente scolastico dell'Istituto Superiore «Cairoli» di Pavia, il quale ha riferito quanto segue.
Il giorno 8 maggio 2010 uno studente della classe 1oAp si presentava in Presidenza e, alla presenza del capo d'istituto e del vice preside, dichiarava di «essere stato politicamente discriminato» in quanto, a suo dire, al termine di una interrogazione la docente, una supplente temporanea di Musica, lo aveva valutato con la votazione del 5,5 giustificando tale giudizio con l'appartenenza dell'alunno al partito della Lega Lombarda.
A seguito di questa dichiarazione, il dirigente scolastico convocava in Presidenza la suddetta docente la quale, sempre alla presenza del vice preside, affermava di essere stata fraintesa, in quanto aveva semplicemente pronunciato una battuta ed esprimeva il suo rammarico per quanto accaduto.
Il capo d'istituto convocava quindi in Presidenza, sempre alla presenza del vice preside, sia la docente che lo studente. L'insegnante esprimeva le sue scuse al giovane, dichiarando di essere stata fraintesa, non volendo assolutamente né offendere né tanto meno discriminare nessuno. Spiegava che la valutazione non pienamente sufficiente scaturiva esclusivamente dalla preparazione manifestata dall'alunno e manifestava anche la sua disponibilità a procedere ad una nuova interrogazione, da concordare nella data e nelle modalità.
Avendo preso atto dell'avvenuto chiarimento, il dirigente congedava quindi le parti, non ritenendo di assumere alcun provvedimento.
A conclusione della sua relazione, il capo d'istituto afferma di aver verificato, a seguito di un controllo, che effettivamente l'alunno era stato nuovamente interrogato ed aveva conseguito una valutazione ampiamente sufficiente.
Il medesimo capo d'istituto ha inoltre fornito assicurazioni di non aver ricevuto in seguito alcuna ulteriore rimostranza ed ha affermato di considerare pertanto chiusa l'incresciosa vicenda.
Alla luce di quanto su esposto, l'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, pur sottolineando il discutibile ed inopportuno comportamento tenuto dalla docente, ritiene comunque che la vicenda vada ridimensionata.

Pag. 91

ALLEGATO 9

5-03011 Picierno: Tagli ai corsi di recupero per i debiti formativi e criteri di ammissione agli esami di Stato.

TESTO DELLA RISPOSTA

Vorrei osservare preliminarmente che già nel corso della passata legislatura era stata avvertita l'esigenza di restituire serietà alla scuola ove erano venuti via via scemando impegno e rigore.
Questo Governo, sin dal suo insediamento, al fine di evitare che la preparazione degli allievi potesse scivolare ancora più in basso di quanto le indagini OCSE-PISA del 2008 avevano rilevato, si è attivato per sfidare l'emergenza educativa ed elevare i livelli di apprendimento adottando provvedimenti volti a restituire serietà agli studi.
In quest'ottica si pongono le disposizioni introdotte nell'ordinanza ministeriale n. 44 del 5 maggio 2010 in materia di ammissione agli esami di Stato. Detta ordinanza prevede in particolare - all'articolo 2, comma 1, lettera a) - che sono ammessi agli esami di Stato gli alunni delle scuole statali e paritarie che abbiano frequentato l'ultima classe e che, nello scrutinio finale conseguano una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con l'attribuzione di un unico voto secondo l'ordinamento vigente e un voto di comportamento non inferiore a sei decimi.
La medesima ordinanza, opportunamente, precisa che la valutazione è espressione dell'autonomia professionale propria della funzione docente, nella sua dimensione sia individuale che collegiale (articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n.122 del 2009), e che la valutazione degli alunni in sede di scrutinio finale è effettuata dal consiglio di classe, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122 (Regolamento recante coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative in materia, ai sensi degli articoli 2 e 3 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169). In caso di parità prevale il voto del Presidente, ai sensi dell'articolo 79, comma 4, del Regio decreto 4 maggio 1925, n. 653 e dell'articolo 37, comma 3 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297.
Inoltre, sempre nel comma 1, è precisato che il consiglio di classe, nell'ambito della propria autonomia decisionale, adotta liberamente criteri e modalità da seguire per la formalizzazione della deliberazione di ammissione.
In altri termini, l'ordinanza sottolinea come nella valutazione dell'alunno, ai fini dell'ammissione all'esame, operino congiuntamente due principi, già esistenti da tempo nell'ordinamento scolastico e ribaditi dal decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2009: il principio della dimensione individuale e quello della dimensione collegiale. È, quindi, il consiglio di classe l'organo legittimato a valutare collegialmente se ammettere o meno l'alunno. Tale valutazione, peraltro, non è un atto aritmetico ma un'azione pedagogica e responsabile.
Da parte sua l'amministrazione scolastica non può interferire nel processo valutativo ma deve, ovviamente, rispettare l'autonomia delle istituzioni scolastiche, conformemente ai principi ispiratori del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275 - (Regolamento recante

Pag. 92

norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche adottato ai sensi dell'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59).
Quanto ai dati riguardanti i non ammessi agli esami di Stato nell'anno scolastico 2009-2010, vorrei precisare che non è dato ancora conoscerne la reale portata atteso che la rilevazione a livello nazionale è ancora in corso. Si fa presente al riguardo che tale rilevazione è rivolta da quest'anno anche agli alunni delle scuole paritarie.
L'indagine alla quale hanno fatto cenno alcuni giornali ha riguardato un campione di circa 200 scuole situate nelle regioni che alla data dell'indagine medesima avevano concluso le attività didattiche (tre o quattro regioni).
Alla data del 21 giugno 2010 i dati parziali acquisiti sull'andamento degli scrutini nelle scuole secondarie di primo e secondo grado confermano la tendenza registrata dai dati iniziali ed in particolare che il numero degli studenti non ammessi agli esami di Stato aumenta dal 4,8 per cento dell'anno scolastico 2008-2009 al 5,7.
Sottolineo infine che, ai sensi dell'articolo 2 della ordinanza ministeriale n. 92 del 5 novembre 2007, le attività di recupero costituiscono parte ordinaria e permanente del piano dell'offerta formativa che ogni istituzione scolastica predispone annualmente. Il Ministero da parte sua provvede annualmente ad assegnare alle scuole apposito contributo finalizzato ai corsi di recupero. Anche quest'anno, infatti, è stata ripartita per le attività di recupero la somma di 50 milioni di euro.
Sussiste, quindi, il rispetto del diritto di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione.