CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 marzo 2010
298.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-01722 Ghizzoni: Misure per porre rimedio ai danni provocati dal terremoto in Abruzzo al patrimonio culturale.

TESTO DELLA RISPOSTA

Mi riferisco all'interrogazione degli Onorevoli Ghizzoni e Lolli con la quale si chiedono informazioni sulle misure che il Ministero per i beni e le attività culturali intende adottare per porre urgentemente rimedio ai danni provocati dal terremoto di l'Aquila al patrimonio culturale mobile e immobile.
A tal proposito voglio rappresentare che, nei giorni successivi al sisma che ha colpito l'Aquila, è stato individuato un elenco con 44 monumenti simbolo dell'Aquila e del suo territorio. In particolare si è pensato al centro antico con l'inserimento in elenco delle chiese capo-quarto, delle chiese e dei complessi monumentali di grande rilevanza, dei palazzi più rappresentativi. Sono stati poi identificati alcuni beni, tra quelli maggiormente colpiti dall'evento sismico, fondamentali per la salvaguardia dell'identità del territorio. Si rappresenta inoltre che il Ministero per i beni e le attività culturali ha predisposto delle schede sintetiche di valutazione e censimento danni per ogni monumento che sono consultabili sul sito del Dicastero.
Per quanto concerne i cosiddetti monumenti adottati essi, alla data del 20 gennaio 2010, sono i seguenti:
1. L'Aquila, Complesso monumentale di Collemaggio-Basilica di Collemaggio: Compact disc intitolato «Domani 21.04.09»: il ricavato delle vendite, euro 925 mila ad oggi, devoluto al Conservatorio:
Cassa di Risparmio Fondazioni euro 200 mila;
2. L'Aquila, Complesso monumentale e Chiesa di Santa Maria del Suffragio detta delle Anime Sante:
dal Governo Francese euro 3 milioni 200 mila pari al 50 per cento dell'importo complessivo;
3. L'Aquila, Complesso Monumentale e Chiesa di San Biagio di Amiternum:
dal Governo Kazako euro 1 milione e 700 mila;
4. L'Aquila, Complesso Monumentale e Chiesa di San Marco:
dalla Regione Veneto euro 300 mila (messa in sicurezza esterna + restauro in itinere);
5. San Gregorio (L'Aquila) - Complesso Monumentale e Chiesa di San Gregorio Magno:
Governo Russo per il restauro totale;
6. L'Aquila, Palazzo Ardinghelli:
Governo Russo per il restauro totale;
7. L'Aquila, Palazzo Branconio:
da Carispa Aquila per la messa in sicurezza;
8. L'Aquila, Palazzo Margherita e Torre civica:
da B.C.C. e Federcasse euro 5 milioni;
9. L'Aquila, Palazzetto dei Nobili:
da Camera dei Deputati euro 1 milione;

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10. L'Aquila, Teatro stabile:
da Enrico Brignano euro 100 mila e da Unione dei Cavalieri del Lavoro euro 100 mila;
11. Santo Stefano di Sessanio, (L'Aquila) - Torre Civica:
da ABC rivista Beni Culturali e Sextantio s.r.l.;
12. Complesso Monumentale e Chiesa di San Clemente a Casauria sita in Castiglione di Casauria (Pescara):
da World Monumento Fund euro 1 milione e 500.

Inoltre, al di fuori dell'elenco proposto dal Ministero sono stati poi adottati:
1. L'Aquila, Fontana delle 99 Cannelle e Porta Rivera:
da Fai euro 500 mila per il restauro totale;
2. Onna (L'Aquila) - Chiesa di san Pietro Apostolo:
Governo Tedesco per il restauro totale;
3. L'Aquila, Porta Napoli:
Fondazione Carispa Aquila;
4. L'Aquila, Porta Castello:
Lyon Club L'Aquila.

Voglio inoltre precisare che ai predetti beni immobili si deve aggiungere un ulteriore e nutritissimo elenco di beni mobili già «adottati» o in via di adozione.
Ciò premesso, voglio inoltre rappresentare che per ottenere una piena conoscenza del danno subito dal vastissimo patrimonio culturale mobile ed immobile presente nelle zone colpite dal sisma, è stato svolto un fondamentale lavoro sinergico frutto della collaborazione fra i funzionari del Ministero per i beni e le attività culturali, le squadre dei Vigili del Fuoco, le Associazioni di Volontariato, tecnici della Protezione Civile, del CNR e delle Università, a seguito del quale:
nelle predette schede di valutazione, sono state individuate, sia pure in senso parametrico, le spese e le opere necessarie alla messa in sicurezza degli immobili e i costi totali di restauro e miglioramento sismico dei beni esaminati. Sono state georeferenziate, consentendo così un'immediata valutazione in termini qualitativi e qualitativi rispetto al territorio. Si è così oggi in possesso di una banca dati il cui sistema di riferimento consente, su di una cartografia del territorio, di individuare gli immobili e associare ad essi tutte le informazioni;
per gli edifici di maggiore interesse è inoltre stato realizzato uno studio particolareggiato che ha consentito di analizzare il danno sotto il profilo della meccanica strutturale attraverso il riconoscimento «del meccanismo di collasso», ritenuto responsabile dei danni rilevati;
è stata istituita un'apposita commissione per la verifica e l'istruttoria dei progetti di messa in sicurezza sia degli edifici privati, di competenza dell'ente locale che di quelli pubblici.

Evidenzio che oggi, a distanza di 11 mesi dal sisma, è stato avviato il progetto di un nuovo spazio museale che verrà allestito in una delle zone più antiche ed evocative di l'Aquila, Borgo Rivera: l'ex mattatoio comunale, con un'operazione di restauro e maquillage che vede protagonista il Ministero per i beni e le attività culturali, ospiterà una selezione delle opere del Museo.
Aggiungo che:
la rimozione del materiale di crollo è già in fase avanzata in diversi complessi presi in esame. È ultimata nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove sono stati recuperati e messi in sicurezza oltre 2.500 tra elementi e frammenti architettonici (facenti parte dei pilastri a fascio del transetto e dei precedenti impianti, utilizzati quale materiale di reimpiego nelle diverse fasi di ristrutturazione dovute ai ben noti eventi

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sismici); è stata ultimata anche nella chiesa di Santa Maria del Suffragio; sono stati invece da tempo avviati i lavori nella chiesa di S. Maria Paganica, dove sono tornati alla luce elementi architettonici inediti che saranno di ausilio alla ricostruzione filologica del complesso;
sono stati progettati grandi interventi di copertura delle chiese che hanno avuto il crollo, totale o parziale, del tetto: Santa Maria del Suffragio all'Aquila è stata la prima chiesa ad essere coperta, le coperture del Duomo e della chiesa di Santa Maria Paganica sono in fase di attuazione;
sono stati avviati progetti di monitoraggio strutturale in continuo finalizzato alla definizione di parametri meccanici di supporto al restauro e al controllo dell'interazione fra presidi statici e strutture in diverse chiese del territorio colpito dal sisma e nel Castello cinquecentesco dell'Aquila;
si è portato avanti il progetto «Una chiesa per Natale» nato dalla necessità di individuare, nell'ambito di ogni parrocchia, una chiesa che potesse assolvere tale compito.

Voglio in conclusione sottolineare che lo spirito che ha animato la scelta del primo elenco di manufatti da restaurare è stato tutto rivolto alla volontà di far rinascere ciò che da sempre è stato considerato di primaria importanza sia da un punto di vista del valore storico-architettonico che da quello della fruizione da parte della popolazione locale.
Nell'individuazione delle priorità di intervento si è inoltre tenuto conto della possibilità di eliminare rischi mediante interventi immediati di minima entità e, soprattutto, di avviare lavori che non potevano essere dilazionati, pena il pericolo di perdita del bene stesso.
Alla presente risposta allego una scheda riportante i dati più significativi aggiornati al 20 gennaio 2010 riguardanti gli interventi e le attività svolte per i recupero del patrimonio culturale in argomento.

Si riportano di seguito i dati più significativi aggiornati al 20 gennaio 2010:

Verifiche danno e agibilità.
Totale sopralluoghi effettuati1763
Chiese1018
Strutture palazziali  688
Altre tipologie (castelli, borghi, fontane, mura, porte, torri...)    57

Esiti di agibilità

Esito N. %
Agibile41824%
Agibile con provvedimenti23513%
Parzialmente agibile583%
Temporaneamente inagibile1116%
Inagibile89951%
Inagibile per cause esterne422%
Totale1763 
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Esiti di agibilità - Chiese/palazzi

EsitoChiesePalazzi
 N.%N.%
Agibile34433%517%
Agibile con provvedimenti16316%599%
Parzialmente agibile293%274%
Temporaneamente inagibile9810%101%
Inagibile37937%50774%
Inagibile per cause esterne50,5%345%
Totale1018 688 

Interventi provvisionali.

Chiese.

Quasi 200 interventi progettati e diretti con il coordinamento del Vice Commissario delegato, e realizzati prevalentemente dai VV.F. Circa il 70 per cento degli interventi sono stati completati, il 20 per cento è in fase di definizione e il 10 per cento in fase di completamento dei lavori. Circa il 35 per cento si trova nel territorio dell'Aquila (città e frazioni).

Palazzi.

236 progetti per edifici pubblici e privati affidati ad imprese e pervenuti alla struttura del Vice Commissario, di cui 216 autorizzati. A questi si aggiungono ulteriori 20 monumenti tra edifici pubblici, porte, torri, mura, fontane.

Beni artistici mobili.

110.433 beni mobili recuperati e messi in sicurezza, tra opere (4800) e beni librari (105.632); 3500 schede prodotte dal personale volontario Legambiente con il coordinamento della struttura del Vice Commissario per la salvaguardia dei Beni Culturali.

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Si riporta di seguito il quadro economico aggiornato al 20 gennaio 2010.

Fondi assegnati con le ordinanze della Presidenza del Consiglio del Ministri n. 3803
del 15 agosto 2009 e 3820 del 12 novembre 2009
Euro32.000.000,00
Fondi accreditati   »20.000.000,00
Fondi assegnati e accreditati dal MIBAC   »3.250.000,00
Fondi spesi al 31 dicembre 2009   »8.130.792,24
di cui euro 1.597.965,51 fondi MIBAC
          euro 6.532.826,73 fondi del D.P.C.
 
Fondi impegnati:
Obbligazioni giuridiche assunte ordinanza 3803 del 15 agosto 2009Euro8.816.949,49
Obbligazioni giuridiche assunte ordinanza 3820 «Chiese di Natale»   »7.123.220,12
Convenzione Soc. S.C.p.A. Abruzzo Engineering   »300.000,00
Forniture da pagare   »1.141.481,85
Spese funzionamento ufficio (beni di consumo, noleggi, leasing, utenze, canoni)   »35.000,00
Spese per il personale (missioni, lavoro straordinario)   »28.000,00
 
 Euro17.444.651,46
 
Convenzione con lo IUAV di Venezia per il monitoraggio della chiesa di S. Maria
del Suffragio (AQ)
   »100.000,00
 
TotaleEuro17.544.651,46
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ALLEGATO 2

5-02133 Mancuso: Sulla normativa relativa al riconoscimento delle qualifiche del settore restauro e dei beni culturali.

TESTO DELLA RISPOSTA

Mi riferisco all'interrogazione dell'Onorevole Mancuso con la quale chiede informazioni su una serie di problemi concernenti il conseguimento, in via di prima applicazione (articolo 182 del Codice dei beni culturali), delle qualifiche professionali di restauratore e di collaboratore restauratore di beni culturali, da parte dei titolari e dipendenti delle imprese artigiane operanti nel settore.
Premetto che - come ha avuto occasione di rilevare il Ministro Bondi - l'attuazione della disciplina transitoria non può diventare l'occasione di una «sanatoria» incontrollata, che rischia di azzerare la diversità delle esperienze e capacità professionali, pur di accontentare il maggior numero possibile di persone. La parola «sanatoria» non si concilia affatto con la tutela del patrimonio culturale, assunta a principio fondamentale dall'articolo 9 della Costituzione. L'obbiettivo che, giustamente, la legge e prima ancora il buon senso ci consegnano è ben diverso: accertare, in modo presuntivo o diretto, la capacità di ognuno, dando ad ognuno la qualificazione professionale adeguata.
In ogni caso buona parte delle problematiche evidenziate nel frattempo sono state risolte in quanto il Ministero ha attuato o favorito interventi normativi e interpretativi che hanno tenuto conto delle richieste provenienti dalle associazioni di categoria coerenti con l'impianto della disciplina introdotta dal Codice.
Ciò premesso, occorre anzitutto ricordare che le esperienze lavorative maturate nel settore del restauro di beni culturali vengono riconosciute dall'articolo 182 del Codice, con riferimento a determinati limiti temporali, nonché a determinati presupposti di responsabilità ed autonomia professionale.
In particolare, la previsione testuale dell'articolo 182, comma 1-ter, richiede l'esistenza di una specifica documentazione in ordine all'attività svolta da ciascun operatore. Poiché una simile documentazione può risultare di difficile reperimento per coloro che non siano titolari, bensì dipendenti o collaboratori delle imprese appaltatrici, il Ministero, nell'ambito della selezione pubblica in corso volta al conseguimento delle qualifiche, ha apprestato un sistema di valutazione incentrato sulla dichiarazione e dimostrazione della posizione lavorativa nei confronti dell'impresa appaltatrice, da parte degli interessati, e sulla successiva attestazione di quanto dichiarato, ad opera delle Soprintendenze preposte alla tutela del bene oggetto dell'attività di restauro.
In pratica, in mancanza di elementi contrastanti e di conflitti tra diversi richiedenti, alla dimostrazione della posizione lavorativa seguirà l'attestazione dell'attività di restauro dichiarata.
Per la qualifica di collaboratore restauratore, la dimostrazione può consistere anche in un'autocertificazione o in una dichiarazione del datore di lavoro.
A tal proposito evidenzio che si tratta di una fortissima apertura interpretativa rispetto al tenore testuale della normativa. Consentire di più, avrebbe significato dare rilevanza al lavoro nero o alle mansioni di fatto, ipotesi evidentemente impraticabile per elementari esigenze di certezza e salvaguardia della qualità degli interventi;

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oppure basarsi, anche per la qualifica di restauratore, sulle autocertificazioni, ciò che la legge espressamente esclude.
Non si sarebbe trattato di una semplificazione, ma di un vero e proprio abbandono di ogni possibilità di controllo sulla effettiva capacità ed esperienza degli operatori, anche in via presuntiva o indiretta, che avrebbe comportato evidenti pericoli per la tutela del patrimonio culturale.
Anche secondo l'impostazione indicata, la dimostrazione dell'attività svolta resta comunque un adempimento complesso.
Per questo motivo, il termine di presentazione delle domande è stato prorogato al 30 aprile 2010, e sono stati fornite analitiche linee guida applicative, sono stati diramati chiarimenti attraverso il sito istituzionale, e sono stati attivati presso le direzioni regionali centri di assistenza.
Segnalo che, da ultimo, con il decreto-legge cosiddetto proroga termini, per venire incontro alle esigenze dei più giovani - le cui aspettative erano state alimentate dalla ritardata attuazione dell'articolo 182 - alcune date ultime di riferimento per lo svolgimento dell'attività di restauro sono state spostate al luglio 2009 (entrata in vigore della nuova disciplina della formazione dei restauratori, dettata dal decreto ministeriale n. 87 del 2009). Tanto, per quanto concerne l'accesso alla prova di idoneità utile al conseguimento della qualifica di restauratore, ed il conseguimento in via diretta della qualifica di collaboratore restauratore.
Ritengo pertanto che il Ministero abbia cercato di venire incontro alle esigenze degli operatori, ed in particolare delle imprese artigiane, nei modi che la prioritaria necessità di assicurare la qualità degli interventi di restauro consentiva. Del resto, i numeri prospettati nell'interrogazione non corrispondono alle previsioni del Ministero secondo cui la stragrande maggioranza degli interessati dovrebbe vedersi riconosciuta una delle qualifiche previste, e continuare quindi ad operare nel settore. Prevedibilmente, la qualifica di restauratore riguarderà soltanto una parte di essi, ma in misura di gran lunga superiore al numero di 600 che viene prospettato; 600, in realtà, sono soltanto i diplomati delle scuole di alta formazione statali, che hanno fin d'ora la certezza di poter conseguire direttamente alla qualifica; ma, accanto ad essi, molti di più usufruiranno dei requisiti alternativi previsti dalla norma per il conseguimento diretto o per l'accesso alla prova di idoneità.
Desidero comunque precisare che, nel rispetto dei suddetti punti fermi, il Ministero è disponibile ad attivare un tavolo di confronto con le associazioni di categoria degli artigiani al fine di individuare criteri applicativi delle disposizioni oggi vigenti e modalità operative che garantiscano un corretto svolgimento delle attività di attestazione da parte delle Soprintendenze, nonché delle attività di valutazione delle posizioni dei singoli, compresa la prova di idoneità, nel prosieguo della procedura di selezione.

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ALLEGATO 3

5-01939 Garagnani: Iniziative dirette ad evitare lo svolgimento di attività politica da parte di dirigenti scolastici e insegnanti nell'orario scolastico.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'onorevole interrogante fa riferimento ad un comunicato stampa diramato in data 11 giugno 2009 dai Comitati «Scuola Costituzione» di Bologna, nel quale detti Comitati esprimono soddisfazione per l'ingresso dei loro esponenti, anche con incarichi dirigenziali nella scuola, nel Consiglio comunale, auspicando che gli esponenti medesimi «diano un contributo per far partire l'inversione di tendenza sulle politiche scolastiche...».
L'argomento è riconducibile nell'ambito degli analoghi temi più volte discussi in questa sede, da ultimo nella seduta della settima Commissione (Cultura) del 9 marzo scorso, in relazione a numerosi atti di sindacato ispettivo presentati dal medesimo interrogante, ma anche, sia pure meno numerosi, provenienti da altri parlamentari. Trattasi di temi che riguardano, da un lato, le manifestazioni di dissenso avverso la politica scolastica di questo Governo e, dall'altro, l'esigenza di tenere distinte la sfera politica e la sfera istituzionale, facendo salva la libertà di espressione e di libera manifestazione del pensiero, nonché la libertà di insegnamento e l'autonomia scolastica, tutelate dall'ordinamento giuridico.
Nel confermare, quindi, tutto quanto già riferito in proposito nelle precedenti occasioni, concordiamo totalmente su ciò che si afferma nell'interrogazione.
Infatti, non è in discussione il diritto di ciascuno di manifestare il proprio pensiero; riteniamo, anzi, che il diritto di critica e il confronto dialettico, svolti nelle sedi e modi previsti dall'ordinamento, concorrano positivamente alla crescita di ciascuno e di tutti, in primo luogo della scuola. Sono invece in discussione, e anche su ciò concordiamo con l'onorevole interrogante, i principi di lealtà e di correttezza verso lo Stato e i suoi legittimi rappresentanti, democraticamente eletti, nonché i principi costituzionali di buon funzionamento ed imparzialità dell'amministrazione.
Da qui l'inderogabile esigenza che tutti - ivi compresi i dirigenti scolastici, i docenti e il personale amministrativo, tecnico e ausiliario - tengano ben presente la distinzione tra la sfera politica e i doveri istituzionali, evitando la commistione tra le due sfere, come si è invece talora verificato con conseguenze negative sul regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche. Ne sono prova le segnalazioni dell'onorevole interrogante riferite al contesto dell'Emilia-Romagna ed in particolare di Bologna e provincia.
Proprio con riferimento al contesto della provincia bolognese, la Direzione scolastica regionale per l'Emilia-Romagna, anche in relazione all'atto oggi in discussione, ha nuovamente ricordato che detto contesto è tradizionalmente connotato da un clima di acceso dibattito politico-culturale, che investe ogni aspetto della vita sociale e ne costituisce una sua caratteristica saliente. In tale quadro, è costante impegno della Direzione scolastica regionale operare affinché il confronto dialettico e la manifestazione delle diverse opinioni, anche critiche, che possono assumersi in tema di istruzione, si svolgano nelle forme e nei modi previsti dall'ordinamento e non divengano invece occasioni di mancata osservanza delle norme dello Stato né di svolgimento di attività politica all'interno delle scuole.

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L'Ufficio scolastico regionale mantiene su questo punto una linea di costante fermezza, volta alla crescita di una diffusa cultura istituzionale. Tale linea viene confermata in occasione degli incontri e delle conferenze di servizio con i dirigenti scolastici di quella regione.
Ciò premesso, vengo alla richiesta di un'apposita circolare volta a garantire che l'attività politica di dirigenti scolastici e docenti non possa essere esercitata sul posto di lavoro durante l'orario scolastico.
Trattasi, invero, di doveri e norme di comportamento che sono ben noti a tutti ed in particolare ai dirigenti scolastici e ai docenti. Pertanto, allo stato, non si ravvisa l'opportunità di una specifica circolare sull'argomento in esame, considerato che i fatti cui fa riferimento l'onorevole interrogante appaiono, al momento, per lo più circoscritti al suddetto contesto territoriale sul quale, peraltro, vigila costantemente e con fermezza la Direzione scolastica regionale per l'Emilia-Romagna.
Va da sé che, qualora dovessero ravvisarsi condizioni tali da suggerire l'invio in tutto il territorio nazionale di una circolare nel senso auspicato dall'onorevole interrogante, sarà cura del Ministero fare le opportune valutazioni e fornire le consequenziali indicazioni a tutte le direzioni scolastiche regionali e a tutti i dirigenti scolastici.

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ALLEGATO 4

5-02402 Boffa: Questioni relative al personale precario della scuola.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito alle osservazioni dell'Onorevole interrogante sui provvedimenti adottati dal Governo in materia di istruzione, ricordo che il Governo ha assunto l'impegno di mettere in ordine i conti pubblici e di restituire qualità, efficacia ed efficienza al sistema scolastico in modo da allineano agli standard europei.
Venendo alle disposizioni in materia di organizzazione scolastica contenute nell'articolo 64 del decreto legge n. 112 del 2008, i provvedimenti ivi previsti mirano ad una migliore qualificazione dei servizi scolastici e alla valorizzazione professionale del personale docente, da realizzare mediante il riordino complessivo del sistema attraverso la valorizzazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, il pieno coinvolgimento delle Regioni e delle autonomie locali e puntando su una nuova governance territoriale dell'istruzione e della formazione ed un più efficiente ed efficace utilizzo delle risorse.
Pur in presenza del suddetto complessivo piano di interventi, anche per l'anno scolastico 2009-2010, al fine di garantire continuità didattica agli studenti, assicurare la stabilità necessaria al personale della scuola e la continuità organizzativa a tutte le istituzioni scolastiche, sono state effettuate assunzioni di 647 dirigenti scolastici, 8.000 docenti e 8.000 unità di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA).
Per le assunzioni del prossimo anno scolastico, è necessario definire preliminarmente gli organici - le relative operazioni sono in corso - fermo restando che le assunzioni stesse sono soggette al regime autorizzatorio previsto dall'articolo 39 della legge n. 449 del 1997.
In relazione ai dati riportati nell'interrogazione, la riorganizzazione della scuola, che è una realtà ineludibile, ha riguardato, per l'anno scolastico 2009-2010, circa 42.000 unità di personale docente; tuttavia, considerato il considerevole numero di docenti che al termine dell'anno scolastico 2008-2009 sono andati in pensione, il numero dei docenti con contratto a tempo determinato cui non è stato possibile confermare il contratto nell'anno scolastico 2009-2010 si è notevolmente ridotto. Analogamente, la prevista riduzione di organico del personale ATA è stata in gran parte compensata dai pensionamenti avvenuti al termine dell'anno scolastico 2008-2009.
Va peraltro evidenziato che, come correttamente ricordato nell'interrogazione, per venire incontro alle esigenze di coloro che nel decorso anno scolastico erano stati destinatari di contratto a tempo determinato, è stato emanato il decreto-legge n. 134 del 2009, convertito con modificazioni nella legge n. 167 del 2009, con cui è stato varato un pacchetto di misure in favore del personale precario della scuola.
È noto che l'anzidetto decreto-legge ha disposto che, per l'anno scolastico 2009-2010, le supplenze temporanee sono assegnate con precedenza assoluta al personale docente e ATA già destinatario di supplenze annuali o fino al termine delle attività scolastiche nel precedente anno.
Lo stesso provvedimento ha inoltre previsto che l'amministrazione scolastica possa promuovere, in collaborazione con le Regioni, progetti della durata di tre mesi, prorogabili a otto, da realizzarsi prioritariamente mediante l'utilizzo di lavoratori precari della scuola percettori

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dell'indennità di disoccupazione, a cui può essere erogata una indennità di partecipazione a carico delle risorse a disposizione delle Regioni.
E ancora, è stata riconosciuta ai suddetti precari la valutazione dell'intero anno di servizio ai fini della attribuzione del punteggio nelle graduatorie ad esaurimento per il personale docente e nelle graduatorie permanenti per il personale ATA.
Per quanto riguarda l'indennità di disoccupazione, in data 5 agosto 2009 è stata stipulata apposita convenzione tra il Ministero, l'I.N.P.S. e il Dicastero del lavoro volta ad agevolare il personale docente e il personale ATA che, già destinatario nell'anno scolastico 2008-2009 di contratto di supplenza annuale o fino al termine delle attività didattiche, non ha avuto nel corrente anno scolastico la possibilità di stipulare analogo contratto; in particolare, si è previsto che al medesimo personale spetta, per i periodi di utilizzo, il trattamento economico previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola e per i periodi di non lavoro durante l'anno solare spetta l'indennità ordinaria di disoccupazione.
Ovviamente, la suddetta convenzione non contempla, né poteva contemplare, anche coloro che nello scorso anno scolastico hanno prestato servizio per almeno 180 giorni, in quanto, come è noto, la disposizione normativa che ha esteso anche a questi ultimi le anzidette misure è stata introdotta successivamente dalla legge n. 167 del 24 novembre 2009 in sede di conversione del citato decreto-legge n. 134.
A conferma dell'attenzione alle esigenze del personale precario, la legge n. 25 del 26 febbraio 2010, in sede di conversione del decreto-legge n. 194 del 30 dicembre 2009, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, ha stabilito che le suddette misure restano valide con riferimento al prossimo anno scolastico 2010-2011.
Sono in corso interlocuzioni con l'I.N.P.S. per addivenire ad una nuova convenzione in attuazione della normativa di cui trattasi.
Quanto all'affermazione secondo cui il Ministero non avrebbe ancora consegnato all'INPS la lista degli aventi diritto, determinando ritardi nell'attuazione delle misure previste dalla convenzione, l'affermazione stessa non è fondata. Infatti il gestore del sistema informativo ha provveduto a consegnare all'INPS, in data 9 ottobre 2009, l'elenco dei potenziali beneficiari della convenzione.
Non è neppure fondata l'affermazione secondo cui il Ministero avrebbe «comunicato alle scuole la necessità di compilare bilanci a costo zero per le spese ordinarie».
Tale affermazione si riferisce, evidentemente, alla indicazione fornita dalla Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio del Ministero con nota protocollo n. 9537 del 14 dicembre 2009 circa l'inserimento dei residui attivi nell'aggregato «Z - Disponibilità da programmare» del programma annuale 2010 delle istituzioni scolastiche; trattasi dei residui attivi vantati nei confronti della suddetta direzione generale e per i quali sono state avanzate apposite richieste di assegnazione di risorse finanziarie al Ministero dell'economia e delle finanze. Aggiungo che, come è stato anche precisato dalla medesima direzione generale nelle indicazioni operative successivamente inviate alle istituzioni scolastiche il 22 febbraio 2010, con l'anzidetto suggerimento si è inteso richiamare l'attenzione delle istituzioni scolastiche sulla necessità, in sede di predisposizione del Programma annuale 2010, di adottare criteri di massima prudenza nel prevedere l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione; ciò, anche in coerenza con quanto è stabilito dall'articolo 3 del Regolamento concernente le «Istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche», adottato con decreto n. 44 del 1o febbraio 2001, in base al quale gli stanziamenti di spesa correlati all'utilizzazione dell'avanzo di amministrazione possono essere impegnati solo dopo la realizzazione dell'effettiva disponibilità finanziaria e nei limiti dell'avanzo effettivamente realizzato.
Con riguardo, poi, ai rinnovi contrattuali, è noto che la determinazione dell'importo

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destinato al rinnovo dei contratti del pubblico impiego è demandata alla legge finanziaria; il problema potrà pertanto essere affrontato nel quadro delle misure oggetto del prossimo disegno di legge finanziaria.
Infine, relativamente ai progetti di rafforzamento dell'offerta formativa in Campania, la competente direzione scolastica regionale ha segnalato che, a seguito dell'accordo sottoscritto tra il Ministero e la Regione Campania, la medesima direzione scolastica ha attivato contatti con l'Assessorato regionale dell'Istruzione per l'attuazione delle iniziative finalizzate all'ampliamento dell'offerta formativa. Per la realizzazione di dette iniziative la Regione Campania si è impegnata a destinare un finanziamento di 20 milioni di euro.

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ALLEGATO 5

5-02404 Ceccuzzi: Designazione delle città candidate a «Capitale italiana della cultura» per il 2019.

TESTO DELLA RISPOSTA

Mi riferisco all'interrogazione presentata dall'Onorevole Ceccuzzi con la quale vengono richieste informazioni circa le annunciate candidature per la nomina della Capitale europea della cultura per l'anno 2019.
A tal proposito, voglio anzitutto confermare le informazioni già fornite in Commissione in data 10 novembre 2009 in occasione della risposta alla precedente interrogazione dell'Onorevole Ceccuzzi n. 5-01795, relative agli aspetti procedurali per concorrere al programma comunitario «Capitale europea della cultura» allegate alla Decisione del Consiglio Europeo n. 1622 del 24 ottobre 2006, nonché della Decisione n. 342 del 7 maggio 2007.
Ciò premesso, rappresento che, al di là delle candidature già annunciate ed eventualmente ufficializzate dalle singole città interessate, il Ministero per i beni e le attività culturali, per la parte di sua competenza, non ha ancora assunto una determinazione definitiva.

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ALLEGATO 6

5-02409 Centemero: Casi di nepotismo presso la facoltà di scienze della formazione dell'Università di Perugia.

TESTO DELLA RISPOSTA

All'Onorevole interrogante, che ha espresso sospetti di «pratica nepotistica» riguardo i concorsi per ricercatore banditi dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Perugia, sulla base degli elementi pervenuti dal Rettore della stessa, si riferisce quanto segue.
Il 16 aprile 2008 è stato emanato il decreto rettoriale di approvazione degli atti relativi alla valutazione comparativa per la copertura di 2 posti di ricercatore universitario per il settore scientifico disciplinare M-PED/04 - Pedagogia sperimentale - dai quali risultano vincitori i dottori Federico Batini e Francesco Claudio Ugolini.
Il 3 giugno 2008 è stato emanato un analogo decreto rettoriale relativo alla copertura di 1 posto di ricercatore universitario per il settore scientifico-disciplinare SPS/08 - Sociologia dei processi culturali e comunicativi -, per le esigenze della sede di Terni, dal quale risulta vincitore il dottor Raffaele Federici.
Come si rileva dai verbali relativi alle procedure concorsuali, ciascun membro delle due Commissioni giudicatrici dichiara di non avere legami di parentela o affinità, sino al IV grado incluso, con gli altri membri e che non sussistono le cause di astensione di cui agli articoli 52 e 52 del Codice di procedura civile.
I due decreti citati sono stati emessi, a seguito dell'accertamento della regolarità formale dei verbali e della relazione redatti dalla Commissione, in piena conformità alla normativa vigente che, allo stato, come è noto, non consente agli Atenei, né di limitare la partecipazione ai concorsi in base al possesso di peculiari titoli di studio né, tantomeno, di disporre le limitazioni indicate nel testo dell'interrogazione, se non a pena di incorrere in potenziali contenziosi.
Per completezza di informazione si fa anche presente che i risultati dei concorsi in parola non sono stati annullati né sospesi.
Quanto al riferimento ad un altro concorso nel quale sarebbe stato favorito un candidato, senza alcuna indicazione specifica, non è possibile dare alcun riscontro.
Si fa comunque presente che il Governo, ritenendo urgente e necessaria la revisione sistematica della disciplina del reclutamento dei docenti, nel disegno di legge AS1905 «Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario», attualmente in discussione al Senato, ha previsto nuove norme specifiche in materia di reclutamento dei docenti.
È stata introdotta, infatti, l'abilitazione nazionale, con regolare cadenza annuale al fine di evitare lunghe attese ed incertezze, quale condizione per l'accesso alla docenza, che è attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualità; la copertura dei posti avverrà secondo un doppio canale: da un lato la progressione di carriera dei migliori docenti interni agli Atenei, secondo una quota prefissata, e dall'altro la messa a bando pubblico per la selezione esterna di almeno due terzi delle posizioni di ordinario e associato per ricreare una vera mobilità tra sedi.
È evidente che, gli effetti dell'inserimento nel sistema reclutamento di una maggiore dose di responsabilità e trasparenza, si ripercuoteranno anche sul fenomeno nepotistico, peraltro non generalizzato.

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ALLEGATO 7

5-02553 Vignali: Prosecuzione dell'attività didattica presso l'Ente morale «G. Redaelli» di Cesana in Brianza (LC).

TESTO DELLA RISPOSTA

Il Ministero, a seguito di quanto esposto dall'Onorevole interrogante nell'atto in discussione, si è subito attivato presso l'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia per chiedere notizie.
Il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale di Como al riguardo interpellato ha fatto presente che la scuola paritaria dell'infanzia «Redaelli», sita nel Comune di Cesana Brianza (Lecco), afferisce al territorio di pertinenza dell'istituto comprensivo statale di Pusiano (Como) ed è retta da un ente di gestione cui è riconosciuta la parità scolastica con decreto n. 8315 del 2 agosto 2002.
Nell'anno scolastico in corso, la scuola funziona con n. 57 allievi iscritti (di cui due stranieri e nessuno portatore di diversa abilità), n. 3 sezioni autorizzate e n. 4 unità di personale docente. La scuola medesima riceve un contributo annuo statale di 38.490 euro.
Nel corso del corrente anno scolastico si è aperto un conflitto tra il sindaco di Cesana Brianza ed il gestore della scuola, che si può riassumere nei seguenti termini.
Il 7 ottobre 2009 è pervenuta all'Ufficio scolastico provinciale di Como la richiesta da parte del Sindaco di una nuova istituzione di scuola dell'infanzia statale nel comune in questione. Quest'ultimo comunicava anche la cessazione, a far data dal 1o luglio 2010, degli effetti della convenzione tra il Comune e l'Ente gestore compresa la disponibilità gratuita dell'edificio sede della scuola, di proprietà del Comune.
Il 23 novembre 2009 i rappresentanti dell'Ente gestore - attivo da circa 150 anni nella scuola con presenza, nel tempo, di diversi ordini di suore - hanno manifestato nel corso di un incontro con il dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Como la contrarietà, loro e dell'utenza, circa la richiesta del Sindaco.
Il 14 dicembre 2009 i Presidenti delle sezioni di Lecco e Como della Federazione Italiana Scuole Materne, in un incontro con il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale di Como, hanno sostenuto la posizione del Gestore.
Il 22 gennaio 2010, in un incontro con il Sindaco, il dirigente del medesimo Ufficio scolastico provinciale ha rappresentato la criticità della procedura attivata dal Comune anche in considerazione che l'istituzione di nuove sezioni di scuola dell'infanzia avviene con provvedimento dell'Amministrazione scolastica. Tra l'altro, i tempi per un'eventuale nuova istituzione non sarebbero stati compatibili con quelli delle iscrizioni. Ha inoltre rappresentato il rischio di un'incertezza del servizio per gli utenti, in assenza di un accordo tra Comune e Gestore.
Lo stesso dirigente ha comunicato per iscritto, al Presidente della FISM di Lecco e al sindaco di Cesana Brianza, questa sua posizione, aggiungendo che la definizione della questione andava necessariamente concordata tra l'amministrazione comunale proprietaria dell'edificio (che intendeva ritirare la disponibilità del medesimo) e l'Ente di gestione, che da parte sua non intendeva rinunziare alla prosecuzione della gestione della scuola, entro la scadenza delle iscrizioni (26 febbraio), per non fornire ai genitori indicazioni contraddittorie.

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Il dirigente in questione ha fatto presente al Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia che il conflitto tra il comune di Cesana Brianza e l'ente gestore dovrà essere necessariamente risolto direttamente in sede locale, esistendone i presupposti (parità in atto, risorse logistiche, possibilità di rivedere i termini di regolazione dei reciproci rapporti), non potendosi sostituire lo Stato alle volontà delle parti in causa.
L'ufficio scolastico periferico è venuto a conoscenza che negli ultimi giorni l'amministrazione comunale di Cesana Brianza ha autonomamente proceduto ad operazioni dichiaratamente preliminari all'iscrizione a scuola dell'infanzia statale (di fatto inesistente), mediante inviti rivolti individualmente ai genitori, contenenti peraltro indicazioni errate (quale il richiamo alla ininfluenza di precedenti «preiscrizioni» ad altre scuole, in contraddizione con l'obbligo di iscrizione ad una sola scuola paritaria o statale). In conseguenza di ciò lo stesso ha indirizzato il giorno 1o marzo 2010 una lettera al sindaco di Cesana Brianza, nella quale, facendo riferimento all'invito rivolto ai genitori dal competente Assessore del Comune, ha precisato che:
le iscrizioni alle scuole dell'infanzia statale si raccolgono esclusivamente presso le istituzioni scolastiche statali preposte;
i termini per le iscrizioni erano scaduti;
non esistendo la «pre-iscrizione», l'eventuale iscrizione, già regolarmente avvenuta presso altri istituti statali o paritari, era da ritenersi atto impegnativo del genitore richiedente anche per le conseguenze in termini di contributi alle scuole paritarie, ovvero di finanziamenti e organici per le scuole statali.

L'amministrazione scolastica sta seguendo con la massima attenzione l'evolversi della situazione e continuerà ad adoperarsi affinché le problematiche insorte tra il Comune e il gestore della scuola paritaria trovino al più presto congrua soluzione al fine di corrispondere adeguatamente alle esigenze delle famiglie e dei bambini interessati.