CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 9 marzo 2010
294.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-01682 Ghizzoni: Sul ritrovamento presso la residenza privata Villa Certosa di 30 tombe fenicie riconducibili al 300 a.C.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'interrogazione presentata dall'Onorevole Ghizzoni ed altri con la quale si chiedono informazioni circa rinvenimenti archeologici presso Villa Certosa, si forniscono le seguenti informazioni risultanti dai documenti agli atti del Ministero.
Il 24 gennaio 2005 la Società IDRA di Olbia, durante lo svolgimento di alcuni lavori, ha ritrovato taluni «resti ossei e cocci in terracotta», provvedendo dapprima a segnalare il ritrovamento al funzionario della Soprintendenza per i Beni archeologici della Sardegna lì presente e poi a comunicano via fax, alla stessa Soprintendenza.
In data 26 gennaio 2005 i predetti oggetti - contenuti all'interno di due cassette - sono stati depositati presso la Stazione dei Carabinieri di Porto Rotondo.
All'atto della consegna, i Carabinieri hanno redatto un apposito verbale nel quale è stato riportato anche l'esito dell'esame condotto dal funzionario della Soprintendenza che fissava la datazione degli oggetti ritrovati al III secolo dopo Cristo.
Successivamente, con una specifica relazione datata 4 maggio 2005, il citato Funzionario della Soprintendenza ha comunicato lo svolgimento di un sopralluogo effettuato insieme ai Carabinieri nella medesima zona oggetto del verbale, confermando i dati e l'inquadramento cronologico degli oggetti ritrovati.
Rappresento, inoltre, che il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Porto Rotondo, nel mese di agosto 2009, ha comunicato che i predetti beni sono stati sempre debitamente custoditi nel medesimo stato in cui sono stati consegnati.
In data 22 settembre i suddetti reperti (n. 28 frammenti di parete di anfora da trasporto d'età tardo romana e n. 20 frammenti di ossa umane) sono stati depositati, a cura della Stazione Carabinieri di Porto Rotondo, presso la competente Soprintendenza per i beni archeologici a Sassari.
Per completezza d'informazione si precisa che i reperti sono verosimilmente l'esito della distruzione, avvenuta in epoca remota, di una tomba tardo romana in anfora. La giacitura scomposta e l'incompletezza dei resti sembrano, inoltre, dimostrare che il luogo di rinvenimento non corrisponda al sito originario della sepoltura.
Intendo infine sottolineare che la Soprintendenza competente ha definito il ritrovamento «quanto mai generico e di scarsissimo rilievo archeologico».

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ALLEGATO 2

5-01938 Garagnani: Promozione di uno statuto dei dirigenti scolastici e degli insegnanti

TESTO DELLA RISPOSTA

L'atto in discussione fa seguito ad altri atti di sindacato ispettivo dell'onorevole Garagnani, di analogo tenore, concernenti manifestazioni di pregiudiziale avversione alla politica scolastica del Governo che hanno interessato alcune scuole dell'Emilia-Romagna ed in particolare Bologna e provincia.
In primo luogo, riteniamo pienamente condivisibile quanto affermato dall'onorevole interrogante circa l'esigenza di evitare interferenze politiche nelle scuole, tenendo sempre ben presente la distinzione fra sfera politica e sfera istituzionale e facendo salva la libertà di espressione e di libera manifestazione del pensiero tutelate dall'ordinamento.
Con riguardo al segnalato clima di politicizzazione presente in alcune scuole dell'Emilia-Romagna, in specie di Bologna e provincia, la Direzione generale dell'Ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna, a conferma di quanto già precedentemente comunicato in relazione a specifici episodi segnalati dal medesimo interrogante, ha da ultimo ribadito di avere sempre dimostrato un alto grado di attenzione nei confronti del clima complessivo della scuola bolognese, gestendo con fermezza le diverse situazioni che si sono presentate, manifestando in ogni occasione con chiarezza il ruolo istituzionale che le è proprio ed intervenendo con puntualità, in presenza di situazioni critiche, per la garanzia dei diritti sanciti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato.
In questo contesto l'Ufficio scolastico regionale ha costantemente esercitato tutti i compiti di vigilanza che gli sono attribuiti, al fine di assicurare la certezza del diritto in tutte le scuole bolognesi di ogni ordine e grado. Tale atteggiamento è una costante dell'operato della Direzione scolastica regionale, mantenuto nei diversi momenti di incontro e di contatto con le scuole e il personale che vi opera, in primo luogo i dirigenti scolastici, a cui è richiesto di rispettare il proprio ruolo di garanti del perseguimento delle finalità istituzionali della scuola.
In particolare, riguardo alle manifestazioni che hanno interessato scuole di Bologna e provincia, ricordo che l'Ufficio scolastico provinciale di Bologna, in data 7 ottobre 2008, inviò alla Direzione generale per l'Emilia-Romagna una documentata e motivata relazione, ricostruendo le vicende che hanno interessato alcune scuole primarie della provincia di Bologna nel mese di settembre 2008, sulle quali sono intervenuti anche gli organi di stampa e l'Autorità giudiziaria. Sulla base di tale relazione, l'Ufficio scolastico regionale dispose nello stesso giorno un incarico di vigilanza generale ad un proprio dirigente tecnico, il quale relazionò sulla vicenda in data 4 novembre 2008, dopo aver esaminato i numerosi documenti relativi al contenzioso in atto ed ascoltato la ricostruzione degli episodi in questione attraverso la testimonianza dei dirigenti scolastici interessati.
Per i dettagli, rimando a quanto comunicato, sempre in questa sede, circa gli specifici episodi che hanno interessato la scuola «Longhena» e la scuola «XXI Aprile». Per quanto riguarda la scuola «Cremonini» - cui si faceva cenno, unitamente

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alla scuola «XXI Aprile», nell'interrogazione n. 5-01951 del medesimo interrogante - ricordo che lo stesso atto era stato calendarizzato per lo svolgimento nella seduta della VII Commissione «Cultura» del 26 gennaio scorso; l'assenza dell'onorevole interrogante è stata considerata come rinuncia all'interrogazione.
Anche in relazione al caso del dirigente scolastico menzionato nell'atto in discussione, ho già riferito in questa sede il 29 ottobre 2009 rispondendo all'atto dell'Onorevole Zampa n. 5-01758.
Come già comunicato in quella occasione, il Direttore scolastico regionale per l'Emilia-Romagna è intervenuto nei confronti del dirigente in parola in merito alle valutazioni dallo stesso espresse nella sua veste di consigliere comunale ed ha sottolineato la necessità che coloro che sono impegnati in ruoli dirigenziali e rivestono nel contempo ruoli politici distinguano le diverse funzioni e nell'esplicarle applichino buon senso, secondo i principi di saggia e buona amministrazione della cosa pubblica che devono ispirare l'azione dei pubblici dipendenti e, in specie, l'azione dei dirigenti scolastici. Lo stesso dirigente scolastico ha condiviso l'esigenza di espletare, nell'esercizio delle proprie funzioni, maggior equilibrio e di moderare le esternazioni pubbliche concernenti la politica di governo.
Vengo, infine, alla richiesta di uno statuto dei dirigenti scolastici e degli insegnanti. A tal proposito, ricordo che l'argomento è oggetto della risoluzione presentata dall'onorevole interrogante n. 7-00209, il cui iter è in corso.

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ALLEGATO 3

5-02309 Siragusa: Equipollenza del diploma delle scuole dirette a fini speciali e del diploma universitario con la laurea di primo livello in alcune classi di studio

TESTO DELLA RISPOSTA

Come ricordato dall'onorevole interrogante in questa sede è stato risposto ad una interrogazione da Lei stessa presentata in merito alla problematica dell'equipollenza dei diplomi rilasciati dalle Scuole dirette a fini speciali a quelli universitari. In tale circostanza è stato precisato che non è possibile l'equipollenza di cui trattasi in considerazione della sostanziale diversità dei rispettivi percorsi formativi.
Tale problematica è stata, comunque, oggetto di una recente valutazione da parte del Consiglio Universitario Nazionale che, nell'adunanza del 17 dicembre 2009 si è espresso come segue:
«Il CUN ritiene che, alla luce della normativa vigente, non sia possibile equiparare, in via generale, diplomi universitari o diplomi delle scuole dirette a fini speciali alle lauree triennali di una determinata classe».
«Il CUN ritiene infatti che, ai fini del conseguimento della laurea, gli studi compiuti per conseguire i diplomi universitari e i diplomi delle scuole dirette a fini speciali debbano essere valutati in crediti e quindi eventualmente riconosciuti dalle università, così come stabilito dall'articolo 13, comma 6, del decreto ministeriale n. 270 del 1994. La valutazione e il riconoscimento dei crediti sono di competenza degli atenei, che li determinano in coerenza con gli obiettivi formativi indicati negli ordinamenti e nei regolamenti didattici dei propri corsi di studio».
«Il CUN ribadisce peraltro che, ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 6, comma 2 del decreto ministeriale n. 270 del 2004, un ateneo può ammettere a un determinato corso di laurea magistrale i possessori di diploma universitario di durata triennale, anche se privi di diploma di laurea, ferma restando la necessità della verifica del possesso dei requisiti curriculari e dell'adeguatezza della personale preparazione, determinate dagli atenei secondo le modalità definite nell'ordinamento e nel regolamento didattico del corso di laurea magistrale al quale viene richiesta l'ammissione».

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ALLEGATO 4

5-02380 Pili: Individuazione di risorse per il progetto Sardinia Radio Telescope presso la Stazione radioastronomica di Pranu Sanguni (CA)

TESTO DELLA RISPOSTA

Il progetto Sardinia Radio Telescope, realizzato dall'Istituto Italiano di Astrofisica grazie al finanziamento di più enti (Ministero e Regione Sardegna in primis) non presenta allo stato attuale difficoltà di ordine finanziario.
I fondi attualmente stanziati risultano infatti sufficienti per la realizzazione dell'intera struttura, come dimostra anche il fatto che è attualmente all'esame del Ministero soltanto una richiesta di proroga, presentata dall'INAF, relativa ai termini per il completamento del radiotelescopio, ma non una richiesta di ulteriori fondi.
L'entrata in funzione del radiotelescopio è prevista, come già detto, per la fine del 2011 e non è, pertanto, comprensibile la richiesta di un incremento dei fondi per la gestione del medesimo già a partire dall'anno in corso; la richiesta sarà presa in considerazione al momento opportuno e sulla base di precise valutazioni economico-finanziarie che dovranno essere correlate agli effettivi impieghi della struttura (programmi nazionali e internazionali, ore di lavoro previste, costi fissi e variabili, eccetera); l'aspetto relativo ai costi di esercizio, quindi, appare senz'altro prematuro e del tutto indipendente dall'ammontare delle risorse stanziate nel bilancio 2010.
L'Agenzia Spaziale Italiana ha sostenuto il programma SRT sin dalle fasi iniziali e partecipa alla realizzazione ed alla gestione operativa del radiotelescopio mediante un accordo con l'INAF, firmato nel novembre del 2008, che prevede diritti riservati di utilizzo pari al 20 per cento del tempo-antenna, al fine della sua utilizzazione per le comunicazioni con le sonde interplanetarie, nell'ambito delle attività di esplorazione interplanetaria che sta conducendo direttamente o in collaborazione con altre Agenzie spaziali internazionali.
L'ASI, pertanto, ha contribuito alla progettazione ed alla realizzazione del radiotelescopio con 15 milioni di euro, dei quali 12,8 già erogati; per la gestione operativa, prevista a partire dal 2011, il contributo sarà di 1 milione di euro all'anno: il costo aggiuntivo relativo al suddetto sistema di comunicazione interplanetaria è previsto in 8,8 milioni di euro.
Tutte le spese trovano copertura nei bilanci, corrente e previsionale, dell'Agenzia stessa.

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ALLEGATO 5

5-02459 Bobba: Sul taglio di risorse ai servizi di pulizia nelle scuole, in particolare in Piemonte

5-02519 Rossomando: Sul taglio di risorse ai servizi di pulizia nelle scuole, in particolare in Piemonte

TESTO DELLA RISPOSTA

Rispondo congiuntamente alle interrogazioni parlamentari n. 5-02459 dell'onorevole Bobba e n. 5-02519 dell'onorevole Rossomando in quanto di analogo contenuto.
Ho già riferito in questa sede in merito ai contratti di appalto per la pulizia dei locali scolastici trasferiti allo Stato per effetto delle disposizioni contenute nell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999 n. 124, norma questa che ha disposto il trasferimento nei ruoli dello Stato del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario delle scuole dipendente dagli Enti locali, senza oneri per lo Stato. Si è ritenuto inoltre in via interpretativa che, oltre al personale amministrativo, tecnico ed ausiliario dovessero essere trasferiti allo Stato, sempre senza oneri, anche detti contratti.
Come altresì riferito il subentro dello Stato nei contratti di appalti stipulati dagli enti locali per lo svolgimento di detti servizi ha comportato un rilevantissimo onere.
Le procedure di terziarizzazione dei servizi di pulizia nelle scuole per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili ivi utilizzati sono state definite poi con decreto ministeriale n. 65 del 24 aprile 2001, emesso di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale ed il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, in applicazione delle disposizioni contenute nell'articolo 78, comma 31, della legge n. 388 del 23 dicembre 2000 (legge finanziaria 2001).
Per effetto di detto decreto nelle scuole che si avvalgono per i servizi di pulizia di imprese e consorzi e che utilizzano lavoratori socialmente utili, conseguentemente, la dotazione organica dei collaboratori scolastici è stata ridotta.
In data 7 giugno 2001, è stata poi stipulata una Convenzione quadro con quattro Consorzi che, tra l'altro, ha previsto la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili utilizzati presso gli istituti scolastici al 30 giugno 2001.
Nel corso del rapporto è intervenuta una procedura di infrazione da parte della Commissione delle Comunità europee che ha espressamente richiesto il rispetto della disciplina comunitaria in materia di appalti per i servizi in questione, avendo il Ministero proceduto in deroga alla disciplina in materia di contratti della Pubblica Amministrazione.
Di tali censure ha preso atto la legge 31 ottobre 2003, n. 306 recante disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee che ha espressamente richiesto il rispetto della disciplina comunitaria in materia di appalti anche per i servizi in questione.
Un apposito gruppo di lavoro ha quindi elaborato e predisposto una documentazione di gara con procedure le quali prevedono che il bando di gara sia affidato

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agli uffici scolastici regionali e il concreto affidamento dei lavori effettuato, con il perfezionamento dei rispettivi contratti attuativi, ad ogni capo d'istituto.
Per garantire una certa omogeneità di comportamento sono state fornite indicazioni ed istruzioni con due apposite direttive: la n. 68 del 25 luglio 2005 riguardante gli appalti storici e la n. 92 del 23 dicembre 2005 per i lavoratori socialmente utili.
Per quanto riguarda in particolare la regione Piemonte faccio presente che l'aggiudicazione provvisoria della gara d'appalto disposta il 7 novembre 2006 è stata successivamente revocata in data 10 aprile 2008 in quanto in sede di verifica della documentazione prodotta ai fini dell'aggiudicazione definitiva, sono emerse dichiarazioni difformi dagli accertamenti d'ufficio.
L'A.T.I. aggiudicataria dell'appalto ha opposto ricorso al T.A.R. del Piemonte e al Consiglio di Stato e detto contenzioso è ancora in corso.
Quanto alla nota n. 9537 del 14 dicembre 2009 con la quale sono state fornite indicazioni per la predisposizione del programma annuale 2010, con la stessa si è anche provveduto a comunicare alle istituzioni scolastiche le risorse destinate ai servizi di pulizia e vigilanza ex appalti storici che sono almeno pari al costo del personale della scuola sostituito con i servizi esternalizzati.
Con successiva nota del 22 febbraio 2010 è stato altresì precisato che nel caso in cui la risorsa finanziaria comunicata con nota del 14 dicembre 2009 fosse inferiore al costo del personale predetto la stessa risorsa finanziaria verrà integrata della differenza, mentre nel caso in cui le risorse a tal fine assegnate fossero eccedenti, le risorse medesime rimangono a disposizione della scuola per il prosieguo del contratto ex appalto storico ovvero per le ulteriori esigenze di funzionamento.
Soltanto nel caso in cui la differenza tra le somme assegnate e il costo del personale accantonato sia particolarmente rilevante tale differenza sarà oggetto di opportune analisi.

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ALLEGATO 6

5-02450 De Pasquale: Ridefinizione dei profili professionali dell'Istituto «Aurelio Nicolodi» di Firenze nell'ambito del riordino degli istituti professionali

TESTO DELLA RISPOSTA

Le qualifiche professionali di massofisioterapista e di centralinista non vedente, a seguito della riforma del titolo V della Costituzione, rientrano nella esclusiva competenza delle Regioni e, pertanto non è stato possibile prevederle nel riordino degli istituti professionali.
La questione è stata oggetto di approfondimento con il Ministero della salute, l'Unione Italiana dei Ciechi e il Coordinamento tecnico delle Regioni; quest'ultimo ha dimostrato la piena disponibilità a trovare adeguate soluzioni già a partire dall'anno scolastico 2010/2011 nel quadro delle disposizioni contenute all'articolo 8 del regolamento di riordino degli istituti professionali adottato in seconda lettura dal Consiglio dei Ministri il 4 febbraio 2010. Anche la Regione Toscana è stata contattata a riguardo per quanto concerne l'Istituto professionale «Aurelio Nicolodi» di Firenze.
Comunque, in attesa della compiuta attuazione delle norme che disciplinano i percorsi di istruzione e formazione professionale di cui al capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005, con la circolare n. 17 del 18 febbraio 2010 riguardante le iscrizioni alle scuole di istruzione secondaria di secondo grado per l'anno scolastico 2010/2011 è stato precisato che gli studenti in possesso del titolo conclusivo del primo ciclo, possono iscriversi a percorsi triennali per il conseguimento di qualifiche professionali, ai fini dell'assolvimento dell'obbligo di istruzione e del diritto dovere all'istruzione e alla formazione.
Infatti gli studenti che chiedono di iscriversi alla prime classi degli indirizzi degli istituti professionali per il settore dei servizi o per il settore industria e artigianato possono contestualmente chiedere anche di poter conseguire una qualifica professionale a conclusione del terzo anno. A tal fine gli istituti professionali propongono agli studenti e alle loro famiglie i diplomi di qualifica relativi ai percorsi realizzati sino al corrente anno scolastico.
Tali richieste comunque sono accolte con riserva, in quanto è necessario acquisire, nei tempi più brevi, le determinazioni dei competenti Assessorati delle Regioni in ordine all'attuazione dei percorsi triennali di istruzione e formazione professionale secondo quanto previsto dall'articolo 27, comma 2, del decreto legislativo n. 226 del 2005.

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ALLEGATO 7

5-02369 Mariani: Stato di attuazione del programma straordinario per l'edilizia scolastica

TESTO DELLA RISPOSTA

La messa in sicurezza degli edifici scolastici costituisce una delle priorità di questo Governo. Lo dimostrano i numerosi provvedimenti a ciò finalizzati adottati in questa legislatura e noti all'onorevole interrogante. Pertanto rispondo anche a nome del Ministero delle Infrastrutture e trasporti soltanto sui quesiti posti.
In merito ai due Piani stralcio faccio presente che nell'ambito del Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici previsto dall'articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 e utilizzando la totalità delle risorse messe a disposizione dall'articolo 3, comma 21, della legge finanziaria n. 350 del 2004, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha predisposto due piani stralcio (delibere: CIPE nn. 1101 del 2004 e 143 del 2006) che, anche a seguito delle intervenute rimodulazioni (delibera n. 17 del 2008), complessivamente hanno finanziato 1.593 interventi per un totale di circa 489 milioni di euro.
Ad oggi risultano stipulati n. 1.187 documenti di attuazione (75 per cento del totale) che impegnano provvisoriamente l'importo di 336.439.727 euro pari al 69 per cento del valore complessivo dei programmi stralcio.
Risultano altresì in fase di stipula, ovvero predisposti ed inviati agli enti attuatori per la raccolta delle firme del medesimo Ente e della Regione competente per territorio, n. 32 documenti di attuazione (2 per cento del numero totale) che impegnano provvisoriamente l'importo di 12.103.307 euro pari al 2 per cento del valore complessivo del primo programma stralcio.
Sono in attesa della prevista attestazione di coerenza rilasciata dalle Regioni n. 374 interventi (23 per cento del numero totale) che impegnano provvisoriamente l'importo di 140.457.081 euro pari al 29 per cento del valore complessivo del primo programma stralcio. Sono stati stipulati mutui per n. 971 interventi (61 per cento del numero totale) per un importo di 266.239.297 euro pari al 54 per cento del valore complessivo del primo programma stralcio e ultimati n. 177 interventi (11 per cento del totale) per un importo di 36.438.060 euro pari al 7 per cento del valore complessivo del primo programma stralcio.
Si rammenta, comunque, che sui relativi stati d'avanzamento viene riferito al CIPE a cadenza semestrale a partire dal 2004, data di avvio del primo piano.
Peraltro, grazie all'articolo 7-bis del così detto Decreto legge Gelmini è stato previsto un finanziamento stabile e costante nel tempo per tale iniziativa ed, a seguito di ciò, è stato possibile predisporre, di concerto col Ministero delle Infrastrutture e trasporti un terzo Piano stralcio (di circa 120 milioni), sottoposto al CIPE nel novembre scorso e temporaneamente sospeso, presumibilmente per fasarlo con le altre iniziative in itinere.
Per quanto riguarda l'Intesa istituzionale del 28 gennaio 2009, la medesima ha previsto l'attivazione di apposite squadre tecniche miste, formate da un tecnico del Comune o della Provincia direttamente

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interessati e da un funzionario del locale Provveditorato alle opere pubbliche, per la verifica degli elementi non strutturali degli edifici scolastici.
La governance delle attività è affidata ad un apposito Gruppo, presieduto dalla rispettiva Regione e le attività attualmente raggiungono quasi il 75 per cento e si prevede il loro completamento entro la prossima estate.
Per monitorare le attività è stata predisposta fin dall'inizio un'apposita funzione e, dal luglio 2009, predisposta ed offerta al Ministero delle Infrastrutture e trasporti ed alle Regioni un'altra funzione per l'acquisizione dei verbali; sono stati, inoltre, tenuti più incontri presso la Segreteria della conferenza Unificata, ove è stato aperto un apposito Tavolo tecnico interistituzionale per la verifica delle attività e la soluzione delle eventuali problematiche.
Dal monitoraggio dei risultati dei sopralluoghi previsti dall'Intesa del 28 gennaio 2009 è emersa una forte criticità connessa con gli elementi non strutturali e la conseguente necessità di intervenire con finanziamenti straordinari.
Per far fronte a tale necessità nazionale è stata avviata una azione di raccolta delle istanze espresse da tutti i soggetti rappresentati nei tavoli di monitoraggio regionali (Enti locali proprietari, Ministero istruzione, università, ricerca, Ministero infrastrutture e trasporti e Regioni) coordinati dalle Regioni stesse. Tale rilevazione ha prodotto un primo piano di interventi finalizzati alla rimozione immediata delle situazioni di rischio, destinando allo scopo un importo di 350 milioni di euro a valere sui fondi FAS assegnati al Fondo infrastrutture per l'edilizia scolastica dalla delibera CIPE 6 marzo 2009. Detto programma secondo quanto riferito dal Ministero delle Infrastrutture, sarà quanto prima trasmesso al CIPE ai fini della prescritta delibera.
Ulteriori iniziative saranno programmate, a valere sulle risorse residue dei fondi FAS, non appena sarà discusso in sede di CIPE il citato primo Programma straordinario stralcio di interventi urgenti sul patrimonio scolastico finalizzati alla messa in sicurezza e alla prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi, anche non strutturali, degli edifici scolastici.
Ricordo, infine, che l'articolo 2, comma 239, della vigente legge finanziaria ha previsto l'avvio di un ulteriore Piano (per un importo massimo di 300 milioni) per la sicurezza nelle scuole, definito secondo gli indirizzi che saranno forniti dalle Commissioni permanenti della Camera e del Senato entro il 30 giugno 2010, termine, questo, previsto dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, di conversione con modificazioni del decreto legge 30 dicembre 2009, n. 194.