CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 dicembre 2009
260.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO
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ALLEGATO

Sulla missione di studio in Francia e Germania (29 novembre-2 dicembre 2009).

RELAZIONE DEL PRESIDENTE

Una delegazione della XI Commissione, guidata dal Presidente Moffa e composta dai deputati Fedriga, Antonino Foti, Miglioli e Paladini, ha svolto - nelle giornate dal 29 novembre a 2 dicembre 2009 - una missione di studio a Parigi e Monaco di Baviera, finalizzata ad acquisire utili elementi informativi in ordine ad alcune rilevanti problematiche di propria competenza, con particolare riguardo alle dinamiche contrattuali nelle relazioni industriali, al tema della rappresentanza e della rappresentatività sindacale, nonché al rafforzamento delle misure per fronteggiare l'attuale situazione di crisi occupazionale a livello globale. La missione di studio si è inserita nell'ambito dell'attività istruttoria e conoscitiva posta in essere dalla Commissione, al fine di confrontare le soluzioni contenute negli atti e nei provvedimenti al suo esame con la legislazione vigente presso due Paesi che, per ragioni differenti, costituiscono alcuni tra gli esempi più innovativi nel settore. Essa ha consentito di effettuare una serie di incontri, sulle materie sopra richiamate, a livello istituzionale e amministrativo, oltre che con le parti sociali (organizzazioni datoriali e sindacali), nonché di realizzare anche uno specifico confronto con i responsabili dell'OCSE competenti su detti argomenti.
La missione di studio è partita da Parigi (dove la delegazione è giunta nella tarda serata del 29 novembre), con un incontro preliminare - svolto nella prima mattinata di lunedì 30 novembre - con l'Ambasciatore d'Italia presso la Repubblica francese, che ha consentito uno scambio di opinioni sul quadro dei rapporti bilaterali tra la Francia e il nostro Paese, nonché su taluni aspetti di politica generale.
A seguito di tale incontro preliminare, la delegazione ha quindi realizzato un confronto, di estremo interesse, con i rappresentanti di diversi patronati e sindacati italiani presenti in Francia, con i quali si è potuto fare il punto sulla situazione della comunità italiana presente in Francia, con specifico riferimento all'ambito del lavoro e della previdenza sociale. Da tale confronto sono emersi, in primo luogo, i seri problemi esistenti in ordine alla gestione e all'erogazione di numerosi trattamenti pensionistici (spesso derivanti da problematiche burocratiche connesse ai rapporti con i competenti enti previdenziali), nonché le questioni relative alla difficoltà di riconoscimento di una adeguata integrazione delle pensioni al minimo per numerosi concittadini italiani, spesso in età particolarmente avanzata, residenti sul territorio francese. Al contempo, gli esponenti della comunità italiana hanno illustrato un rilevante problema legato ai controlli reddituali sugli italiani residenti in Francia, che hanno di recente determinato una difficile situazione per taluni cittadini, alla quale, peraltro, può idealmente essere collegata anche una ulteriore questione, relativa all'esistenza di una particolare disciplina in materia di imposizione dei redditi da pensione, contemplata nella Convenzione sulle doppie imposizioni che regola i rapporti tra Italia e Francia, la quale contiene una specifica disposizione in difformità rispetto analoghe convenzioni bilaterali siglate dal nostro Paese. Sono state, infine, esposte da

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taluni rappresentanti sindacali anche le problematiche del personale del MAE a contratto regolato dalla legge locale, solo in parte risolte con la proposta di legge n. 717, approvata in sede legislativa dalla XI Commissione e attualmente all'esame del Senato: in tal senso, è stato richiesto con forza alla delegazione un impegno per la completa revisione del decreto legislativo n. 103 del 2000.
Sempre nella mattina del 30 novembre, la delegazione ha poi incontrato taluni esponenti del MEDEF (l'associazione rappresentativa delle imprese francesi), i quali hanno fornito un quadro complessivo della vigente situazione nelle relazioni industriali, anche alla luce della recente riforma (2007-2008) che ha innovato radicalmente le regole in materia di rappresentatività sindacale. In particolare, è stata illustrata la nuova disciplina introdotta, che - prendendo anche atto del basso tasso di «sindacalizzazione» esistente nel Paese (pari all'incirca al 6 per cento della «forza-lavoro») - ha instaurato un meccanismo di consultazioni ed «udienze» elettorali periodiche tra tutti i lavoratori (anche i «non sindacalizzati»), basato su due turni di votazione, al fine di individuare i sindacati effettivamente rappresentativi sia nelle singole imprese sia nei rispettivi settori professionali. In particolare, all'interno delle imprese un sindacato sarà considerato rappresentativo se, nel primo turno di votazione, raccoglie almeno il 10 per cento dei suffragi espressi nelle consultazioni elettorali; gli accordi conclusi saranno considerati validi solo se sottoscritti da uno o più sindacati che abbiano raccolto almeno il 30 per cento dei voti validi alle elezioni e se, al contempo, non vi sia opposizione all'accordo da parte dei sindacati che abbiano raccolto oltre la metà dei suffragi. Tale riforma, che punta direttamente sulla consultazione dei lavoratori presso le singole aziende, mira a rafforzare il coinvolgimento degli stessi e - per entrare definitivamente a regime - dovrà attendere il 2013 (anno in cui si concluderanno tutti i turni di elezione). Nell'incontro sono stati quindi illustrati i principali elementi del sistema di partecipazione dei lavoratori all'impresa, non particolarmente sviluppati nell'ordinamento francese, ed è stata fatta una rassegna dei problemi registrati a livello industriale a seguito della crisi economica in atto, per i quali vi è il costante tentativo, anche da parte imprenditoriale, di individuare soluzioni condivise tra aziende e sindacati. I rappresentanti del MEDEF hanno inoltre fatto presente che, nel corso degli ultimi mesi, sono diminuiti i più allarmanti episodi di tensione sociale, nel cui ambito avevano destato serie preoccupazioni i fenomeni di sequestro dei dirigenti di aziende in crisi. Sono stati inoltre forniti dati sui principali strumenti di sostegno al reddito, tra cui si segnalano gli ammortizzatori sociali, le misure di «flessicurezza» introdotte dal Governo francese e le recenti riforme delle strutture di intermediazione per l'impiego. I rappresentanti imprenditoriali hanno infine fornito un quadro della legislazione adottata per favorire l'occupazione femminile, per la quale, tuttavia, ritengono che esista ancora un lungo percorso da compiere.
Nel pomeriggio del 30 novembre - dopo una interessante colazione di lavoro con diversi rappresentanti italiani che operano presso l'OCSE, anche a titolo di rappresentanza diplomatica - si è quindi svolto un incontro con i responsabili della Direzione lavoro, occupazione e affari sociali dell'OCSE medesima, competente nella redazione del recente documento «Employment outlook 2009», nel quale sono stati forniti dati ed elementi sull'attuale fase di crisi economica a livello mondiale, unitamente alle misure che la stessa OCSE suggerisce per monitorare e fronteggiare il corrente periodo di difficoltà nelle economie globalizzate. Nell'incontro - nel cui ambito è stato dedicato anche uno specifico «focus» alla situazione italiana - è stato spiegato come la difficile situazione occupazionale a livello mondiale interessi ormai più di 15 milioni di disoccupati dalla fine del 2007, con rischi di un ulteriore, sensibile, aumento. I responsabili dell'OCSE, nell'illustrare le modalità con le quali i diversi Paesi membri

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hanno risposto alla crisi, hanno spiegato che la grande maggioranza di tali Paesi ha introdotto sussidi per la disoccupazione e misure per la riduzione degli orari di lavoro, mentre solo una limitata parte di essi ha adottato iniziative per la riduzione dei costi dei contributi sociali ovvero incentivi alle assunzioni da parte delle imprese. In questo contesto, l'OCSE giudica, pertanto, importante rafforzare i collegamenti tra gli interventi a supporto dei disoccupati e l'adozione di politiche attive, invitando gli Stati membri a lavorare su quelli che la stessa organizzazione definisce «activation programs». In tale ambito, peraltro, è stato approfondito l'aspetto del ruolo strategico dei sistemi di formazione professionale, con una riflessione specifica sul tasso di disoccupazione giovanile, che ha registrato un sensibile aumento a seguito della crisi mondiale. L'incontro, nel suo complesso, è risultato particolarmente interessante, anche perché ha consentito uno scambio di opinioni molto franco ed informale con gli autori del rapporto OCSE, la cui capacità di analisi è stata ampiamente riconosciuta da tutti i componenti della delegazione italiana.
Nello stesso pomeriggio del 30 novembre, la delegazione ha poi incontrato anche il Segretario Generale del TUAC, l'associazione sindacale internazionale rappresentativa dei sindacati dell'area OCSE, che ha lo status di organo consultivo all'interno dell'Organizzazione. L'esponente del TUAC ha fornito una spiegazione della struttura e del funzionamento di tale associazione sindacale (la cui attenzione è concentrata sulle politiche economiche degli Stati membri dell'OCSE), che si esplicita nella preparazione di posizioni comuni delle organizzazioni sindacali in occasione dei grandi vertici mondiali. È stato, quindi, evidenziato come, in occasione delle recenti riunioni del G8 e del G20, siano state segnalate dal TUAC tre principali priorità: come orientare le politiche per ridurre la perdita di posti di lavoro; come individuare un efficace modello di mercato del lavoro che uscirà dalla crisi: come stabilizzare il livello della domanda e della offerta di lavoro in ambito mondiale. L'incontro si è, poi, concluso con una rapida rassegna delle principali questioni sindacali sul tappeto in Francia e in ambito europeo.
Nella giornata di martedì 1o dicembre, la delegazione ha successivamente potuto realizzare un interessante incontro con i responsabili del Gabinetto del Ministro del lavoro della Repubblica francese, che hanno illustrato la politica di riforme adottata dalla Francia in materia di lavoro nel biennio 2007-2008, la quale ha interessato i settori degli orari di lavoro, del rapporto individuale di lavoro e delle relazioni sindacali. In materia di orari di lavoro, il Governo francese ha introdotto una riforma degli «straordinari», che prevede premi supplementari per il lavoro volontario oltre i normali orari di servizio, nonché l'esonero dai contributi previdenziali e fiscali per le ore di lavoro straordinario. Tali interventi sono stati accompagnati da un rafforzamento del ruolo della contrattazione sindacale a livello aziendale e da una forte semplificazione normativa del settore, che dovrebbero consentire - nell'intento dei proponenti - un miglioramento delle condizioni di lavoro, oltre che della produttività aziendale. Sul versante del rapporto individuale di lavoro, è stato illustrato il nuovo meccanismo ideato per la composizione dei rapporti tra datore di lavoro e lavoratore, che ha visto l'introduzione di un nuovo istituto, definito «rottura del contratto di lavoro», che favorisce liberi accordi tra le parti per interrompere il rapporto di lavoro e beneficiare dell'applicazione di specifici incentivi contributivi. Al contempo, è stata introdotta una regolamentazione più flessibile del lavoro domenicale, è stata resa più elastica la mobilità del lavoro (con la creazione di contratti di «transizione professionale») ed è stato istituito il principio della «portabilità dei diritti», che consentirà al lavoratore di non perdere determinate prerogative, già maturate in precedenti esperienze lavorative, nel momento in cui si appresta a cambiare lavoro. Con riferimento, infine, ai nuovi meccanismi di relazioni sindacali, è stata

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confermata la riforma delle regole di rappresentatività sindacale già illustrata dai rappresentanti del MEDEF, con l'indicazione delle specifiche misure che disciplinano le elezioni finalizzate a determinare la rappresentanza sindacale medesima. Dalla definitiva attuazione delle elezioni disciplinate in detta riforma, prevista - come già detto in precedenza - entro l'anno 2013, i rappresentanti del Governo francese si augurano di poter acquisire un miglioramento dei rapporti sindacali e un sensibile incremento delle garanzie in favore degli stessi lavoratori.
Sempre nella giornata del 1o dicembre, la delegazione ha poi svolto un incontro istituzionale con il Presidente della omologa Commissione dell'Assemblea nazionale (Commissione Affari sociali), che ha consentito di realizzare uno scambio di vedute politiche all'interno degli ambiti di competenza dei rispettivi organismi parlamentari, con particolare riferimento alle politiche previdenziali e formative. Il Presidente della Commissione ospitante ha spiegato come il principale problema che la Francia si trova ad affrontare, oggi, in materia di lavoro è quello di gestire con efficacia la spesa sociale, soprattutto migliorando l'efficienza della spesa stessa ed il controllo dei suoi effetti sui soggetti più svantaggiati, in un'ottica di rafforzamento dei principi di giustizia sociale. Si sono, poi, affrontati i temi del miglioramento della formazione professionale, finalizzata - nell'intenzione dei parlamentari francesi - a dare nuovo valore anche ai lavori non intellettuali, nonché la questione della messa in sicurezza dei percorsi professionali. In questo contesto, è stato evidenziato come la riforma del sistema di formazione professionale sia partita da un coinvolgimento preventivo delle parti sociali e si trovi, al momento, nella fase di esame parlamentare, dove si sta cercando di mettere a sistema un meccanismo di coesistenza tra formazione pubblica e formazione privata. Le due delegazioni hanno, infine, sviluppato un confronto sul problema del decentramento amministrativo, convenendo sull'esigenza di affrontare con attenzione i temi della complessità istituzionale del sistema e dell'efficace allocazione della spesa pubblica.
Al termine degli incontri a Parigi, la delegazione si è quindi trasferita, nel tardo pomeriggio di martedì 1o dicembre, a Monaco di Baviera, dove - nella mattina del 2 dicembre - ha anzitutto incontrato il Segretario Generale del Ministero del lavoro e degli Affari sociali della Baviera. In tale incontro, è stato in primo luogo affrontato il tema delle relazioni sindacali: l'interlocutore bavarese ha evidenziato come, in questo ambito, la parte pubblica miri sempre ad una forte ricerca di consenso con le parti sociali, tanto che lo sciopero viene ormai indicato, dalle stesse organizzazioni sindacali, come l'ultima scelta possibile nelle trattative negoziali. In questo ambito, è stato poi spiegato come il ruolo del sistema regionale nelle politiche occupazionali sia basato su un'azione di stimolo e di lavoro negoziale, che punta al rafforzamento della stabilità sociale e alla salvaguardia dei posti di lavoro. Per tali ragioni, la Baviera ha deciso di adottare proprie specifiche misure per fronteggiare la crisi, intervenendo ad integrazione del programma congiunturale adottato a livello federale, ma mantenendo al contempo una elevata attenzione nei confronti del pericolo di innalzamento del debito pubblico. Con queste misure, la regione è riuscita a mantenere il tasso di disoccupazione al 4,5 per cento, con risultati invidiabili sotto il profilo della tenuta sociale. Dopo aver sinteticamente tratteggiato le principali caratteristiche del sistema di partecipazione dei lavoratori all'impresa - che risulta più utilizzato nelle aziende di grandi dimensioni, che non in quelle medio-piccole - il Segretario Generale ha quindi illustrato le singole politiche attive adottate in ambito regionale, evidenziando le misure in tema di formazione, di sussidio economico e di sostegno al reddito, anche mediante l'utilizzo di specifici ammortizzatori sociali.
La missione della delegazione della XI Commissione si è, dunque, conclusa con un incontro con il responsabile delle relazioni sindacali e del personale di BMW

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group, e con il Presidente del Consiglio aziendale del medesimo gruppo industriale, i quali - dopo avere ricostruito la storia della partecipazione dei lavoratori all'impresa nel sistema federale - hanno illustrato le peculiarità del meccanismo di relazioni sindacali esistente in BMW, basato su una forte condivisione delle scelte a livello aziendale e dal rifiuto di logiche di «divisione» tra proprietà e lavoratori. In particolare, è emerso come l'organizzazione del Consiglio aziendale sia basata sull'elezione democratica dei suoi rappresentanti e come le funzioni e i compiti dei sindacati siano ben distinti da quelli dello stesso Consiglio. In questo meccanismo, peraltro, esiste un sistema di riparto degli utili dell'azienda, in parte attribuiti agli azionisti e in parte ai lavoratori, che consente di motivare i dipendenti e di raggiungere un elevato livello di consenso con le organizzazioni sindacali. Elemento del tutto peculiare è apparso che la formula del riparto degli utili non è determinata né da una negoziazione sindacale né da una decisione del Consiglio aziendale, ma è una formula matematica predeterminata, che consente di riconoscere a priori un beneficio a tutti i dipendenti, siano essi dirigenti o operai. È stato, inoltre, ricordato che il gruppo BMW ha di recente concluso un importante accordo sindacale per fronteggiare l'attuale fase di crisi, con il quale è stata garantita - anche a fronte di un sensibile calo degli ordinativi - la salvaguardia di tutti i posti di lavoro: tale obiettivo è stato possibile grazie ad una intesa definita dal Consiglio aziendale, che ha previsto, in luogo degli ordinari interventi di cassa integrazione, specifiche misure sugli orari di lavoro. In particolare, è stato introdotto un sistema di «conteggio delle ore», che non incide sul salario bensì sulla produttività del lavoratore, mediante un meccanismo per cui il lavoratore non presta servizio nei periodi di abbassamento del livello di produzione, pur mantenendo inalterato il livello del salario, ma presta un maggior numero di ore lavorative nelle fasi successive, nelle quali la produzione torna a crescere. In sostanza, il meccanismo consente una grande flessibilità anche alla azienda, che si impegna a garantire lo stipendio al lavoratore in cambio di un forte recupero di ore di straordinario nei periodi di necessità. L'incontro, che è risultato di estremo interesse per l'intera delegazione, si è quindi concluso con un sopralluogo nelle aree espositive dell'azienda, con l'illustrazione delle metodologie adottate per la promozione del lavoro e del prodotto del gruppo BMW.
In conclusione, la presidenza della Commissione ritiene che la missione di studio sia stata straordinariamente utile, soprattutto per verificare gli elementi di vicinanza e quelli di differenza rispetto alle esperienze di due importanti Stati membri dell'Unione europea, in varia misura legati all'Italia da rapporti antichi e consolidati. In tal senso, è auspicio della stessa presidenza l'implementazione di tali iniziative, unitamente all'eventuale organizzazione, presso il Parlamento italiano, di una apposita sessione di approfondimento su tali tematiche (alla quale potrebbero anche essere invitati taluni dei soggetti incontrati nel corso della missione), da realizzare con carattere seminariale, in modo da consentire all'intera Commissione di poter avviare un confronto approfondito e più informale sui diversi aspetti in gioco.