CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 14 maggio 2009
177.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Sulla missione a Praga del 27 e del 28 aprile 2009.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Il 27 ed il 28 aprile scorso, insieme all'on. Strizzolo della Commissione finanze, ho partecipato a Praga all'incontro tra i Presidenti delle Commissioni bilancio e finanze dei Parlamenti dell'Unione Europea promosso nell'ambito del semestre di presidenza della UE da parte della Repubblica ceca.
La prima giornata di lavoro è stata dedicata al tema della ripresa economica della UE e delle politiche di spesa dopo il 2013. La seconda alla vigilanza bancaria ed alla supervisione dei mercati dei capitali al fine di rafforzare la stabilità e lo sviluppo di un mercato finanziario comune europeo.
Sul primo tema è innanzitutto intervenuto Miloslav Vlcek, Presidente della Camera dei deputati del Parlamento ceco, che ha tratteggiato un quadro della situazione economica internazionale, osservando come le attuali difficoltà siano destinate a permanere per tutto il 2010 e ritenendo che la situazione possa anche peggiorare. A suo avviso siamo investiti da una lunga recessione, che non ha solo una dimensione economica, e colpisce in particolare la classe media, così come è avvenuto in Germania prima dell'avvento del nazismo. Occorre evitare che si sviluppino i conflitti sociali e si crei un clima di tensione. Ha quindi osservato come la Commissione europea, in tutte le decisioni di rilievo, si trovi ad operare tra Scilla e Cariddi, dovendo fronteggiare con risorse scarse problemi rilevanti. È chiaro tuttavia l'obiettivo comune: estinguere il fuoco della crisi che coinvolge tutta la UE.
Il punto di vista del governo ceco è stato illustrato dal Vice ministro delle finanze, che ha osservato come il problema della revisione del bilancio sia comune a tutti i paesi europei impegnati a contrastare la crisi. Ritiene che l'azione della Commissione europea volta a contrastare la crisi economica e finanziaria sia resa problematica dalla scarsa flessibilità del bilancio della UE: esiste un tetto fisso di spesa e regole rigide per incrementarlo e ciò rende difficile reagire agli eventi. Ha poi ricordato come l'entità del bilancio UE sia pari a circa l'1 per cento del reddito nazionale lordo e ciò induca a insistere sul coordinamento delle politiche economiche e sulle regole per le politiche di crescita, affidando agli Stati membri la gestione degli incentivi fiscali. Ritiene che occorre pensare ad una riforma della struttura delle entrate e delle spese, stanziare risorse per le regioni meno sviluppate, contrastare la riduzione delle risorse in favore dei paesi in via di sviluppo e affrontare la crisi demografica che investe molti Stati membri attraverso riforme strutturali. Il governo ceco è infine contrario ad introdurre una tassa europea ed agli sconti di bilancio in favore di alcuni Stati membri.
Per la Commissione europea è intervenuto Stefan Lehner, Direttore della Direzione generale delle risorse proprie e della programmazione e valutazione finanziaria della Commissione europea, il quale ha evidenziato come il bilancio UE non sia per dimensioni comparabile ai bilanci nazionali e sia inoltre diminuito negli anni recenti. L'agricoltura e la politica di coesione sono le voci di spesa nettamente prevalenti e, seppure negli ultimi 25 anni il peso della prima è declinato e quello della seconda aumentato, la ripartizione delle risorse si è piuttosto evoluta in favore dell'agricoltura. Per quanto riguarda i contributi al bilancio comunitario, ha ricordato come, oltre al rebate britannico, esistano più di 40 eccezioni alle regole di entrata e di spesa ed il bilancio sia divenuto incomprensibile. Ciò ha indotto il Parlamento europeo a chiedere alla Commissione

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di procedere ad una revisione del bilancio. La Commissione ha ritenuto, in via preliminare, di dovere individuare quali sono le sfide nel medio termine per la UE e quali possono essere ritenute le priorità di spesa. La Commissione ha quindi stabilito di avviare una procedura pubblica di consultazione della durata di 10 mesi: una discussione aperta è stata avviata in 20 Stati e sono giunti alla Commissione circa 300 contributi, anche da parte di organizzazioni non governative e di istituzioni universitarie. Dalla procedura di consultazione sono emerse tre priorità: i cambiamenti climatici, la sicurezza energetica e la competitività in un'economia globale. Ulteriori questioni sollevate riguardano i trend demografici, la ricerca e l'innovazione. La domanda che ci si pone è soprattutto come si possano spendere meglio le risorse della UE. Dalla consultazione è inoltre emerso il consenso per la politica di coesione ma anche la richiesta che si focalizzi sui paesi e sulle regioni meno dinamici. L'agricoltura è risultato un elemento molto controverso di dibattito: in futuro ci sarà una politica agricola comune ma non è chiaro con quale ruolo del bilancio UE. Siamo pertanto in una fase di ridefinizione degli obiettivi della UE in esito alla quale dovranno essere assunte decisioni in ordine all'impiego delle risorse (scarse) disponibili. Il Presidente della Commissione si è impegnato a presentare un rapporto sulla riforma del bilancio al termine del suo mandato. A cavallo tra il 2009 ed il 2010 si avrà un'intensificazione della discussione della riforma con le prossime tre presidenze. Nel 2011 verrà presentata la proposta della Commissione.
A giudizio di Bohuslav Sobotka, Presidente della Commissione bilancio della Camera dei deputati del Parlamento ceco, la recessione non è un argomento per posporre la riforma del bilancio UE ma per farla. Ha quindi informato i partecipanti all'incontro che entro maggio terminerà il processo di ratifica del Trattato di Lisbona con l'approvazione da parte del Senato della legge di autorizzazione alla ratifica (poi effettivamente intervenuta). A fine maggio si insedierà il nuovo Governo e a fine ottobre vi saranno le elezioni politiche. Ha poi osservato come lo sviluppo delle politiche di bilancio degli Stati membri persegua tradizionalmente due obiettivi: il consolidamento fiscale e la stabilizzazione/decremento del debito pubblico. Nel lungo termine, per assicurare l'efficienza dell'economia nazionale, è necessaria un'alta qualità del processo di bilancio. Adesso tuttavia vi è il rischio di un grave deficit di bilancio e personalmente ritiene che, in tempi di recessione, il consolidamento fiscale rappresenti una comune responsabilità. Si è inoltre dichiarato scettico in merito alla possibilità di rilanciare l'economia attraverso gli stimoli fiscali, sottolineando come i Governi siano tentati di spendere di più di quanto ricevono anche per le pressioni esercitate in tal senso da piccole e grandi lobbies. A suo avviso nessuno è in grado di prevedere quanto dureranno le turbolenze economiche e quanto profonda sarà la crisi, che comunque si protrarrà per tutto il 2010. Finita la recessione bisognerà tornare ad una politica razionale di stabilizzazione del bilancio.
Al termine delle relazioni, ha avuto luogo un dibattito aperto a tutti i partecipanti all'incontro.
È intervenuto un rappresentante della Commissione bilancio del Parlamento europeo che ha definito l'attuale sistema delle risorse proprie molto complicato, difficile da giustificare al pubblico e carente di proporzionalità per quanto riguarda i benefici arrecati ai diversi Stati. Si è quindi dichiarato favorevole ad una reale semplificazione, all'abolizione di tutte le eccezioni, osservando come il sistema delle risorse proprie possa essere riformato attraverso la previsione di una tassa ma come sia più importante renderlo trasparente e rigoroso. Circa le priorità di bilancio, ha rilevato l'opportunità di privilegiare la ricerca e lo sviluppo, le misure relative ai cambiamenti climatici e la politica di coesione quale strumento per attenuare le disparità tra regioni e paesi. In merito alla politica agricola, ha sostenuto la necessità di una riforma da attuare introducendo il cofinanziamento, ricordando come tale politica rappresenti la principale fonte di diversi contributi netti al bilancio UE. Ha infine ricordato come

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la politica di sicurezza e difesa comune sia al momento sottofinanziata e come sussista un problema di semplificazione della burocrazia UE.
Sono quindi intervenuti i rappresentanti dei Parlamenti nazionali.
Gunter Stummvoll, Presidente della Commissione finanze del Consiglio nazionale austriaco, dopo aver ricordato come il quadro finanziario rimarrà comunque immutato sino al 2013, ha invitato a concentrarsi sul Trattato di Lisbona, sui mutamenti climatici, sullo sviluppo della cooperazione in materia di giustizia e sulle sfide demografiche.
Il rappresentante portoghese, rilevato come Europa e Stati Uniti stiano al momento affrontando le medesime sfide, ha affermato che non è possibile impegnare il 40 per cento del bilancio per l'agricoltura e che occorre cambiare. Ha sostenuto inoltre la necessità di investire più risorse nella politica estera.
Francois-Xavier De Donnea, Presidente della Commissione finanze e bilancio della Camera dei rappresentanti belga, ha dichiarato che la questione fondamentale è come l'Unione possa utilizzare meglio le risorse disponibili, indicando tre sfide principali: il clima, la competitività e l'energia. Ha suggerito inoltre di condizionare i soggetti economici affinché spendano di più in ricerca e sviluppo.
Konstantinos Agorastos, Presidente della Commissione affari economici del Parlamento greco, ha invitato a coinvolgere i cittadini nella riforma del bilancio, rendendolo chiaro, comprensibile e focalizzato sulle politiche in modo da assicurare soluzioni ai problemi in tempi certi. A suo avviso bisogna fare di più con meno risorse mentre, per quanto riguarda la politica agricola, più che alla quantità occorre guardare alla qualità e ai risultati.
Laurent Mosar, Presidente della Commissione bilancio e finanze della Camera dei deputati del Lussemburgo, ha invece criticato la Commissione per l'assenza palesata rispetto all'attuale crisi economico-finanziaria. La Commissione non ha in particolare chiarito come riformare il bilancio tenendo conto dell'impatto della crisi e, in particolare, non ha preso posizione riguardo al rischio che più liquidità nell'economia possa stimolare l'inflazione. Ha infine sottolineato il pericolo rappresentato dall'immigrazione illegale e in primo luogo da quella proveniente dall'Africa.
Michael Ahern, Presidente della Commissione finanze del Parlamento irlandese, ha individuato quali obiettivi prioritari le politiche di coesione per le realtà meno sviluppate, la ricerca e lo sviluppo, l'energia, l'immigrazione e la protezione dei confini esterni.
Petre Petrescu, componente della Commissione bilancio e finanze della Camera dei deputati romena, ha sostenuto che la riforma deve avere come priorità il medio e lungo termine ed essere ispirata ai principi di sussidiarietà e di programmazione. Occorre inoltre affrontare le disparità territoriali regionali e locali e affrontare i temi dell'energia, dei cambiamenti climatici e delle sfide economiche.
Jouko Skinnari, Presidente della Commissione commercio del parlamento finlandese, dopo aver condiviso le valutazioni del rappresentante portoghese in merito alla PAC, ha sottolineato la necessità di sostenere le imprese colpite dalla crisi economico-finanziaria.
Eduard Oswald, Presidente della Commissione finanze del Bundestag tedesco, ha osservato come la UE debba astenersi dall'intervenire in tutti casi in cui è sufficiente limitarsi a svolgere un'attività di regolazione, lasciando che sia il livello nazionale a ricorrere alla spesa pubblica. La UE deve imparare a fare meglio con meno risorse, anche perché oneri netti eccessivi ostacolano il consenso dei cittadini. La UE dovrebbe inoltre concentrarsi su competitività e innovazione.
Charles Mangion, Presidente della Commissione per i conti pubblici della Camera dei rappresentanti maltese, ha definito prioritarie le politiche relative allo sviluppo, all'invecchiamento della popolazione e all'immigrazione clandestina. Si è detto infine contrario all'introduzione di una tassa europea ed invece favorevole a valorizzare la risorsa reddito nazionale lordo.

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Nel mio intervento, al fine di risolvere il paradosso di un'Unione dotata di scarse risorse ma investita di compiti sempre più rilevanti, ho proposto di concentrare gli sforzi su pochi obiettivi ad alto valore aggiunto europeo: immigrazione, investimenti per lo sviluppo, politiche di coesione, sistema di finanziamento della UE. Riguardo all'immigrazione, ho auspicato, in particolare, un più consistente e convinto impegno dell'Unione per controllare la frontiera esterna e coinvolgere gli Stati terzi nell'azione di contrasto all'immigrazione clandestina. Circa gli investimenti ho chiesto di puntare a produrre un effetto leva, incrementando le risorse nazionali ed europee, anche attraverso la BEI, e concentrandole sulle infrastrutture ed il sostegno alle PMI. Ho ribadito la validità della politica di coesione della quale va confermato il riferimento regionale e la specificità in quanto politica di sostegno all'occupazione ed allo sviluppo delle aree deboli. È tuttavia condivisibile l'obiettivo di riformare tali politiche incrementando la valutazione ed introducendo meccanismi di premialità. Infine, per rendere più equo e trasparente il sistema di finanziamento, ho proposto di imperniarlo sulla risorsa RNL, procedendo in parallelo alla progressiva eliminazione delle compensazioni di bilancio di cui beneficiano alcuni Stati.
Nel replicare ai parlamentari intervenuti nella discussione, il rappresentante della Commissione, per quanto riguarda il tema dell'immigrazione, ha sostenuto la necessità di superare la dicotomia tra politica interna e politica estera, avviando dei programmi di sostegno in patria ed ai paesi di transito al fine di limitare la pressione migratoria. Ha quindi osservato come il bilancio della UE non rappresenti un buon strumento per reagire alle fluttuazioni cicliche poiché ha una consistenza predeterminata e deve essere impiegato per specifiche finalità. Riguardo alle politiche di coesione ha rilevato come vi sia un consenso per quanto riguarda il sostegno allo sviluppo di Stati e regioni mentre appare più delicato stabilire quali siano le regioni ricche che devono ormai fare da sole. Ha giudicato infine assai controverso il tema relativo alla previsione o meno di una tassa europea.
Il Presidente Sobotka, nel dichiarare che il suo Paese nutre perplessità in merito alla tassa europea, ha affermato che allo stato attuale appare possibile solo una ristrutturazione del bilancio UE.
La seconda giornata di lavoro è stata aperta dall'intervento di Zdenek Tuma, Governatore della Banca nazionale ceca, che ha ricordato come la Banca svolga compiti di controllo mentre la funzione di regolazione è affidata al Ministero delle finanze. Ha quindi osservato come, per quanto riguarda i gruppi finanziari internazionali, occorra coordinare e bilanciare i controlli della «casa madre» con quelli del Paese ospitante. Le innovazioni registratesi in materia di prodotti finanziari hanno a suo avviso determinato una carenza di liquidità e l'assunzione di rischi eccessivi. L'attività di regolazione internazionale deve a sua volta fare i conti con la competizione internazionale in atto tra istituzioni diverse: banche, assicurazioni, investitori collettivi. Il sistema va rafforzato e stabilizzato. Esistono settori non regolati come gli hedge fund la cui regolazione comporterebbe peraltro degli oneri. Più in generale, la regolazione non dovrebbe essere limitata al sistema ma estendersi anche ai supervisori. Tra i Paesi che hanno una maggiore esposizione transfrontaliera ha segnalato quelli dell'Europa orientale, l'Austria, la Svezia e l'Italia. Ha poi rilevato come il sistema bancario sia per definizione prociclico e come la prociclicità possa solo essere, non senza qualche difficoltà, limitata. A suo avviso le regole devono essere uniformate a livello internazionale ma la supervisione deve rimanere nazionale. Il Rapporto de Larosiere ha provato ad affrontare tali temi ma ritiene che si debba stare attenti ad assumere decisioni affrettate. È in ogni caso evidente la mancata integrazione tra i diversi settori: esistono circa 70 autorità di vigilanza ed il quadro è sicuramente troppo frammentato. Eccessiva è inoltre la discrezionalità che si riscontra a livello nazionale: esistono quasi 200 regole diverse.

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Ritiene importante concentrarsi sulla politica monetaria e sviluppare la sorveglianza macroprudenziale anche se riconosce la difficoltà di individuare benchmark quantitativi. In merito alla proposta di istituire un'unica autorità di vigilanza, ha evidenziato come sussista il problema di distribuire gli oneri e come in ogni caso la responsabilità nei confronti dei contribuenti rimanga a livello nazionale. Ritiene che nell'immediato si possa migliorare il sistema di scambio di informazioni e uniformare i formati di rendicontazione.
Michael Mejestrik, professore universitario e presidente dell'istituto di economia all'Università Carlo, ha rilevato come le previsioni del FMI siano molto pessimistiche ed il portafoglio delle banche sia destinato a deteriorarsi ulteriormente. Anche i gruppi industriali e finanziari sono pessimisti. I Governi stanno cercando di migliorare e diversificare il portafoglio delle banche. Le banche europee hanno una forte esposizione estera, i capitali nel mondo si stanno spostando e l'Europa deve competere con altri soggetti, ad esempio con i cinesi. Questo è lo sfondo sul quale si deve definire il nuovo sistema di regolazione. La UE non risulta al momento molto interessante perché non è una parte vincente e gli investimenti sono pertanto scarsi. In Europa centro-orientale vi sono Paesi che crescono ma che hanno un forte indebitamento con l'estero. Le agenzie di rating cominciano a riflettere sul fatto che l'Europa non è un Paese omogeneo e presenta invece diverse economie. Cambia anche la percezione del rischio: nella Repubblica Ceca, dove non vi è stato alcun intervento pubblico in favore delle banche, era molto alto nel 2008 ed è poi diminuito. C'è il rischio che l'esposizione delle banche nazionalizzate si riverberi in altri Paesi. In passato regole sbagliate hanno cagionato danni a risparmiatori e investitori. Bisogna evitare che i Paesi più prudenti paghino gli sbagli di quelli avventati ed occorre intervenire per evitare che i gruppi finanziari abbiano una struttura opaca. A tale scopo bisogna consolidare i diversi organi di regolazione e armonizzarli tra di loro.
Jiri Kunert, Presidente dell'associazione bancaria ceca, ha dichiarato che nella Repubblica ceca esiste una forte supervisione e che l'impatto della crisi finanziaria è risultato nel complesso limitato perché le banche non hanno investito in titoli tossici. La crisi deriva da una crisi di fiducia che si è poi estesa all'economia reale. La riforma della regolazione deve a suo avviso tenere conto di quattro elementi: le regole sulla capitalizzazione sono state violate; prima di varare regole più vincolanti occorre verificare che vi sia stata un'uniforme applicazione di Basilea 2 in tutti i Paesi; vi è stata un'evidente mancanza di trasparenza; le regole c'erano ma sono fallite perché è prevalsa la discrezionalità e l'interesse nazionale. Ha quindi evidenziato i problemi che si pongono quando, come avviene nel suo Paese, la gran parte dei gruppi bancari sono di proprietà straniera e si chiede una migliore regolazione dei gruppi transfrontalieri. Nella Repubblica ceca non vi è ancora una completa armonizzazione della regolazione con quella di altri Paesi e per talune decisioni esiste una doppia vigilanza: ceca e di altri Paesi. Non è chiaro pertanto il quadro delle competenze e di chi sarebbe la responsabilità in caso di fallimento. Nella nuova architettura europea della vigilanza dovrebbero essere innanzitutto chiare responsabilità e competenze.
Miroslav Vleck, Ministro delle finanze della Repubblica ceca, ha sostenuto che, a livello europeo, il suo Paese è pronto a fare progressi in materia di regolazione e di supervisione. Si è dichiarato in particolare favorevole ad unificare gli standard, ricordando come l'Ecofin abbia espresso preoccupazione per l'esistenza di diversi sistemi contabili e di rendicontazione. Sussiste inoltre il problema della non trasparenza di alcuni prodotti finanziari e dei titoli tossici. Esistono inoltre rischi di protezionismo che è necessario affrontare. Ha quindi sostenuto l'opportunità di promuovere un'evoluzione graduale del sistema, ritenendo che decisioni rapide e

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precoci potrebbero causare più danni che benefici. Le decisioni assunte devono rivelarsi sostenibili nel lungo termine per i bilanci pubblici e non è possibile scaricarne i costi sulle generazioni future. Le sfide fondamentali sono a suo avviso quelle legate all'invecchiamento della popolazione ed all'assicurazione sanitaria.
Nel corso del dibattito seguito alle relazioni, Stefan Attefal, Presidente della Commissione finanze del Parlamento svedese, ha osservato come occorra chiarire la responsabilità delle diverse autorità, le caratteristiche del sistema di supervisione della UE e la distinzione tra supervisione e compiti delle banche centrali.
Jouko Skinnari, Presidente della Commissione commercio del Parlamento finlandese, ha osservato come sia stata prestata scarsa attenzione ad altri intermediari finanziari, ed in particolare alle assicurazioni, che nel corso della crisi si sono dimostrati deboli quanto le banche. Occorre quindi intensificare la vigilanza ed estenderne il campo di applicazione.
Laurent Mosar, Presidente della Commissione finanze e bilancio del Lussemburgo, ha osservato coma la prima priorità sia una migliore regolamentazione della capitalizzazione delle banche. Per quanto riguarda gli hedge fund, ha ricordato come in passato si siano fieramente opposti ad una loro regolamentazione Stati Uniti e Gran Bretagna, mentre oggi sono tutti favorevoli a procedere in tal senso. È inoltre necessario disciplinare le agenzie di rating che hanno una parte di responsabilità per la crisi attuale. Sui paradisi fiscali ritiene si sia dimostrando una grande ipocrisia: alcuni grandi Paesi sembrano proteggere loro stessi, Macao, ad esempio, non è nella lista. Ha infine giudicato del tutto assenti e prive di un ruolo, in particolare nell'ambito del G 8, la UE e la Commissione.
Gunter Stummvoll, Presidente della Commissione finanze del Consiglio nazionale austriaco, ha rilevato come la crisi rappresenti un fallimento non delle banche ma della politica. Non serve più regolazione ma una minore regolazione effettivamente applicata ed una UE più emancipata dagli Stati Uniti.
Il rappresentante portoghese ha osservato come serva una nuova cultura della regolazione e come la regolazione non sia possibile senza un coordinamento delle politiche europee. La supervisione deve riguardare anche il settore assicurativo e sono necessari controlli tempestivi, non ex post, e anche ispezioni. In ambito parlamentare occorre creare organismi con funzioni di monitoraggio e controllo dei finanziamenti pubblici.
Nel suo intervento l'on. Strizzolo ha evidenziato i fattori di debolezza dell'attività di vigilanza ai diversi livelli: l'eccessivo ricorso all'autoregolamentazione e l'approccio troppo benevolo verso i vigilati sono stati fallimentari; mancano meccanismi di allerta precoce; è assai debole il coordinamento tra le autorità di vigilanza europee. Ha quindi ricordato le risoluzioni di recente approvate dalla Camera che affermano l'esigenza di un'effettiva convergenza delle attività di regolamentazione e vigilanza sui mercati finanziari, anche attraverso la loro concentrazione a livello europeo, sul modello del Rapporto de Larosiere. Gli standard di vigilanza della UE devono essere più uniformi e rigorosi e va privilegiato il ricorso ai regolamenti anziché alle direttive. Ha poi rilevato l'inopportunità di un accentramento della vigilanza a livello europeo, mentre ha sottolineato come sia indispensabile definire poteri e requisiti di indipendenza minimi comuni delle autorità di vigilanza. Ha sostenuto la necessità di stabilire regole più vincolanti per le agenzie di rating e di rivedere i principi contabili internazionali.
Mihaly Varga, Presidente della Commissione bilancio e finanze dell'Assemblea nazionale ungherese, ha concordato con il rappresentante del Lussemburgo circa la debolezza dell'attuale regolamentazione, dichiarando di condividere a riguardo le proposte contenute nella Rapporto de Larosiere. Ha inoltre osservato come la disciplina della liquidità rappresenti un tema fondamentale.

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Kostantin Agorastos, Presidente della Commissione affari economici del Parlamento greco, ha sottolineato la debolezza della supervisione e i rischi di carattere transfrontaliero che derivano dalla globalizzazione dei mercati, sottolineando la necessità di dotarsi di regole che consentano di agire ed assumere decisioni tempestive.
Charles Mangion, Presidente della Commissione per i conti pubblici della Camera dei rappresentanti maltese, ha osservato come occorra ristabilire fiducia nel sistema ma senza soffocare l'economia e la finanza con un eccesso di regolazione. A suo giudizio la responsabilità della supervisione deve rimanere a livello nazionale ma occorre un coordinamento tra i regolatori a livello europeo.
Jiri Kunert, intervenendo in replica, ha rilevato come tutti i servizi finanziari debbano essere supervisionati e regolati. Riguardo alle agenzie di rating, ha osservato come siano anch'esse in cerca di profitti ed i soggetti si aspettino di essere ben valutati. Bisogna quindi assicurare che l'attività di rating si basi su valutazioni realmente autonome. Ha quindi affermato di non ritenere una buona soluzione quella di tenere la gestione del rischio separata dalla gestione delle banche: sono le banche a dover trovare un equilibrio tra rischi e profitti attesi, anche se dire di no a certi prodotti e a certe attività non è facile. Per gli aiuti di Stato ci vorrebbe trasparenza ed armonizzazione. Ha infine concordato con chi non ritiene opportuno creare un organo di vigilanza sopranazionale.
Michal Majstrik, intervenendo in replica, ha rilevato come i fallimenti bancari abbiano prodotto effetti gravissimi in più Paesi e determinato situazioni imprevedibili. Ha aggiunto che per avere degli standard minimi di vigilanza ci vorranno degli anni.
L'incontro ha nel complesso consentito un franco scambio di opinioni ed ha permesso di apprezzare come via sia un consenso di massima in ordine ad alcune problematiche. Si potrebbero tuttavia individuare le forme per fare emergere con più chiarezza una comune volontà dei Parlamenti europei in ordine a singole questioni, individuando talune priorità sulle quali richiamare l'attenzione delle istituzioni nazionali e comunitarie. I temi degli incontri potrebbero, ad esempio, essere prima oggetto di esame nelle singole Commissioni bilancio, i cui esiti andrebbero comunicati al Parlamento della Presidenza di turno. In tal modo, risulterebbe più facile far emergere una posizione comune delle Commissioni dei diversi Parlamenti riguardo a singole questioni di rilevanza comunitaria.
Bohuslav Sobotka, Presidente della Commissione bilancio della Camera dei deputati del Parlamento della Repubblica ceca, al termine dei lavori, ha preannunciato la redazione di un documento conclusivo dell'incontro.

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ALLEGATO 2

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente l'individuazione delle risorse necessarie per sottoscrivere strumenti finanziari delle banche (Atto n. 78).

PARERE APPROVATO

«La V Commissione bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri concernente l'individuazione delle risorse necessarie per sottoscrivere strumenti finanziari delle banche (atto n. 78),
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo per cui:
l'emissione dei nuovi titoli non rende per il momento necessario modificare il livello del ricorso al mercato stabilito dalla legge finanziaria per il 2009, in quanto l'importo oggetto dell'emissione appare compatibile con tale limite;
l'incremento del debito pubblico, così come previsto dalla Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica, trasmessa alle Camere il 30 aprile scorso, rende comunque necessario un incremento dell'importo massimo di emissione di titoli pubblici per il 2009, al quale si provvederà nell'ambito del disegno di legge di assestamento per l'anno 2009;
nel presupposto che, qualora, in attuazione dell'articolo 12 del decreto-legge n. 185 del 2008, si rendesse necessario modificare il livello del ricorso al mercato previsto dalla legge finanziaria per il 2009, verrebbe espressamente modificato l'articolo 1, comma 1, di tale legge;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:
il Governo, in conformità a quanto previsto dal comma 5-bis dell'articolo 12 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, prima di procedere alla sottoscrizione degli strumenti finanziari, trasmetta alle Camere lo schema del protocollo d'intenti tra l'emittente e il Ministero dell'economia e delle finanze in ordine al livello e alle condizioni del credito da assicurare alle piccole e medie imprese e alle famiglie e lo schema del codice etico contenente, tra l'altro, previsioni in materia di politiche di remunerazione dei vertici aziendali.».

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ALLEGATO 3

7-00149 Vannucci: Pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle imprese creditrici.

EMENDAMENTI PRESENTATI

Nella premessa aggiungere, in fine, i seguenti capoversi:
con i commi da 365 a 369 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2005 venne istituito un Fondo a copertura dei debiti di fornitura delle Amministrazioni statali, tramite il quale i creditori cedevano il proprio titolo alla Cassa depositi e Prestiti, che li ristorava a valere su un Fondo istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze;
la norma citata prevedeva, nei commi ricordati, che i crediti scaduti ed esigibili, per fornitura di beni e servizi, potessero essere ceduti da parte delle imprese, senza autorizzazione del soggetto debitore, alla Cassa depositi e prestiti, che provvedeva a pagare il creditore. Lo Stato poi restituiva in quindici anni alla Cassa le somme pagate, maggiorate degli interessi;

Nel dispositivo aggiungere in fine, il seguente capoverso:
a valutare la possibilità di istituire un Fondo rotativo presso la Cassa depositi e prestiti per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese per il biennio 2009-2010, prendendo a modello le disposizioni di cui ai commi da 365 a 369 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004, ed estendendo la sua validità ai debiti di fornitura di tutte le pubbliche amministrazioni;
7-00149/1.Cambursano, Borghesi.

Nel dispositivo, al primo capoverso, dopo la parola «pubbliche» aggiungere le seguenti: «, provvedendo, una volta accertato l'ammontare dei crediti maturati nei confronti dei Ministeri, a destinare al predetto Fondo le somme necessarie e, contestualmente, a ripartirle tra le Amministrazioni interessate».
7-00149/2.Gioacchino Alfano.

Nel dispositivo, al secondo capoverso, dopo la parola «2008» aggiungere le seguenti: «, al fine di favorire il finanziamento delle attività economiche, garantendo, in particolare, liquidità alle imprese che vantano crediti nei confronti di Amministrazioni pubbliche per la fornitura di beni e servizi.
7-00149/3.Gioacchino Alfano.

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ALLEGATO 4

Disposizioni in materia di sicurezza stradale (Testo unificato C. 44 e abb.).

DOCUMENTAZIONE DEL GOVERNO

Con riferimento alle richieste di chiarimento formulate dal relatore si fa preliminarmente presente la necessità di acquisire apposita relazione tecnica al testo unificato predisposto dalla Commissione nella seduta del 30 marzo 2009, come da ultimo emendato nella seduta del 29 aprile.
Sulle osservazioni formulate si rappresenta quanto segue:
articolo 5: la disposizione prevede l'introduzione della targa personale.
Il relativo rilascio non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica in quanto tale adempimento rientra nelle attività ordinarie dell'amministrazione competente:
articolo 7: viene aumentato, da uno a due anni, il periodo di validità dell'autorizzazione alla circolazione per le macchine agricole.
La norma appare suscettibile di determinare flessioni nel gettito derivante dall'imposta dl bollo e considerata la natura tributaria dell'entrata, si rinvia alle valutazioni del competente Dipartimento delle Finanze;
articolo 10: riguarda lo svolgimento di prove di esame e di abilitazione alla guida.
Le stesse non dovrebbero comportare oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica nella considerazione che le spese per le prove di esame sono normalmente sostenute dai richiedenti;
articolo 11: la norma prevede nuove procedure per il rinnovo di validità della patente di guida.
Al riguardo la norma non può comportare nuovi a maggiori oneri a carico della finanza pubblica stante l'idoneità della clausola di invarianza finanziaria;
articolo 21: la disposizione introduce modifiche alla disciplina dei controlli sui periodi di guida, sulle interruzioni e sui periodi di riposo per i conducenti che effettuano il trasporto di persone e merci su strada.
Al riguardo si conferma che la stessa non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica in quanto tale adempimento rientra nelle attività ordinarie dell'amministrazione competente;
articolo 22: la disposizione riguarda la guida sotto l'influenza di alcool e sostanze stupefacenti. La stessa prevede l'abrogazione del secondo periodo del comma 5 dell'articolo 186 e del terzo periodo del comma 5 dell'articolo 187 del decreto legislativo n. 285 del 1992, con cui si dispone che i fondi necessari per l'espletamento degli accertamenti conseguenti ad incidenti stradali sono reperiti nell'ambito dei fondi destinati al fondo nazionale di sicurezza stradale.
Tale disposizione sembra essere in correlazione con il successivo articolo 23, comma 1, lettera c-quater) che riserva al Ministero dell'interno, nella misura del 2,5 per cento del totale annuo, una parte dei proventi per le spese relative all'effettuazione degli accertamenti rivolti alla guida sotto l'influenza dell'alcool (articolo 186) e in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti (articolo 187), ivi comprese le spese sostenute da soggetti pubblici su richiesta degli organi di polizia. In assenza di relazione tecnica non è

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possibile valutare l'idoneità della nuova copertura a far fronte agli oneri derivanti dagli accertamenti in esame.
articolo 23: modifica la destinazione dei proventi delle sanzioni amministrative-pecuniarie.
Parere contrario in mancanza dell'avviso dei Ministeri competenti sulla adeguatezza delle risorse per far fronte al programmi di spesa già avviati e a quelli da effettuare;
Articolo 27: prevede la custodia del mezzi sequestrati e confiscati.
Parere contrario in assenza di elementi idonei a valutare eventuali oneri a carico della finanza pubblica. Si rinvia, pertanto, al parere delle Amministrazioni competenti;
Articolo 28: dispone che i programmi educativi sui principi della sicurezza stradale siano svolti obbligatoriamente, rispetto alla facoltatività prevista dall'articolo 230 del codice della strada, a decorrere dall'anno scolastico 2010-2011.
Si rimanda al parere dei Ministeri dell'Infrastrutture e dei trasporti e della Pubblica Istruzione, competenti per materia circa la possibilità di istituire tali costi nell'ambito dell'attività curriculare ad invarianza di risorse umane, finanziarie e strumentali;
Articolo 29: interventi di manutenzione straordinaria della rete stradale a valere sulle risorse provenienti dalle sanzioni pecuniarie attribuite al Ministero delle Infrastrutture per attuazione del piano della sicurezza stradale.
Al riguardo, si condivide l'osservazione del relatore, in quanto tale obbligo appare suscettibile di determinare effetti e alterazione dell'equilibrio economico delle concessioni, con eventuali nuovi o maggiori oneri a carico di soggetti che fanno parte del settore delle amministrazioni pubbliche, e in ogni caso i proventi delle sanzioni rappresentano risorse dl natura non certo sia per l'an che per il quantum;
articolo 32: prevede che i ciclomotori già in circolazione non in possesso del certificato di circolazione e della targa personale debbano conseguirli secondo un calendario stabilito dal Dipartimento per i trasporti.
Al riguardo, nel condividere le osservazioni della Commissione Bilancio, si rinvia al parere del competente Dipartimento delle finanze;
articolo 33: prevede l'introduzione del casco protettivo elettronico e della scatola nera. Al riguardo sembrerebbe che la norma non comporti nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica in quanto il controllo dl specie rientra nelle attività dei competenti organi di controllo. Si rinvia, in ogni caso, al parere del Ministero dell'Interno;
articolo 35: si estende ai titolari di patenti rilasciate da tutti gli Stati esteri l'obbligo di alimentare la banca dati del Dipartimento per i trasporti terrestri del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti con riferimenti anagrafici ed infrazioni.
Pur riguardando le attività gestionali del sistema, e quindi rientrante nell'ambito delle risorse umane e strumentali disponibili a legislazione vigente, si rinvia al parere del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
articolo 36: si prevede la accolta e l'invio dei dati relativi all'incidentalità stradale.
Al riguardo, nel premettere che il Fondo ISPE non presenta le necessarie disponibilità da destinare allo scopo, si concorda con quanto osservato dal relatore in merito alla necessità di acquisire gli elementi di stima posti alla base della quantificazione;
articolo 40: si dispone che con decreto ministeriale vengano definite le caratteristiche di omologazione e di installazione delle luci degli impianti semaforici.
Si ritiene che, ove non rientranti in un piano di ammodernamento già previsto dagli enti locali, dall'attuazione della norma possono derivare oneri non quantificati e coperti;
articolo 41: le norme vincolano gli enti locali ad effettuare gli accertamenti

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strumentali delle violazioni del codice della strada soltanto mediante strumenti di proprietà.
Al riguardo, ferme restando le valutazioni che saranno espresse in proposito dal competente Ministero dell'interno, si esprime l'avviso che l'eventuale incremento di spesa dovuto alla necessità di acquisire nuove strumentazioni o assumere nuovo personale per l'accertamento delle violazioni del codice della strada, dovrebbe essere, verosimilmente, più che compensato dal relativo incremento dei proventi di tale attività, il cui svolgimento, peraltro, rientra nell'autonomia dei predetti enti.
Infine, con riferimento al testo, si rappresenta quanto segue:
articolo 17, comma 1: l'introduzione di una graduazione nell'importo delle sanzioni da comminare a seconda che si tratti di ciclomotori e motoveicoli o dei restanti veicoli appare suscettibile di generare riflessi finanziari negativi sulle entrate. Inoltre, la disposizione proposta potrebbe, in taluni casi, creare incertezze interpretative, specialmente con riferimento ad alcune tipologie di veicoli (ad esempio, citycar, quad, ecc.);
articolo 24, comma 1: parere contrario, in quanto fino a quando la pubblica amministrazione detiene beni oggetto di sequestro è tenuta alla sua conservazione fino al momento della sua restituzione o al provvedimento definitivo di confisca.
Anche la previsione che i veicoli confiscati possono essere assegnati in comodato anche a soggetti anche estranei al perimetro della pubblica amministrazione non tiene conto della normativa e pertanto si esprime parere contrario. Infatti, si ritiene che, stante la disciplina generale in materia di comodato, le spese connesse al pagamento di tasse automobilistiche, assicurazione della responsabilità civile e oneri di manutenzione straordinaria incombono al soggetto proprietario, quindi, allo Stato. Inoltre considerato che il permanere del diritto di proprietà che si estingue solo nel caso di provvedimento di confisca divenuto definitivo, la previsione può presentare forti problemi di legittimità.
articolo 24, comma 3: introduce l'articolo 214-ter, il quale al comma 2 dispone, in primo luogo, che i veicoli sequestrati, una volta acquisiti dallo Stato a seguito di provvedimento definitivo di confisca, sono assegnati, a richiesta, agli organi o enti che ne hanno avuto l'uso, oppure, in assenza di tale richiesta, sono posti in vendita. Detta disposizione prevede che, qualora la vendita dei veicoli sia antieconomica, i medesimi sono ceduti gratuitamente o distrutti con provvedimento del dirigente del competente ufficio del Ministero dell'Economia e delle Finanze. In proposito, si osserva che la predetta attribuzione della competenza a disporre la cessione gratuita o la distruzione dei beni di cui trattasi non risulta pertinente, atteso che si verte in materia penale, per cui appare più appropriato individuare nell'autorità giudiziaria la competenza a decidere in merito.
Per quanto riguarda l'assegnazione in comodato previsto sia nel comma 1 che nel comma 3, si rileva che la norma non tiene conto delle disposizioni dettate dall'articolo 38, del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito nella legge n. 326 del 2003 e relativo decreto attuativo, che dettano regole e procedure in materia di veicoli sequestrati. Inoltre la disposizione non tiene altresì conto del decreto-legge n. 143 del 2008, convertito nella legge n. 181 del 2008 in materia di Fondo Unico Giustizia, che all'articolo 2 prevede, tra l'altro, che il ricavato dalla vendita di beni confiscati affluisca a tale fondo.
articolo 32, comma 2: in ordine alla prevista esenzione dall'imposta di bollo, si rimanda al parere del competente Dipartimento delle Finanze.
Articolo 36: Si esprime parere contrario, in quanto le risorse dell'autorizzazione di spesa prevista all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307 (Fondo per interventi strutturali di politica economica) sono destinate prioritariamente ad iniziative governative programmate per la realizzazione di interventi strutturali di politica economica.