CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 7 maggio 2009
174.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00959 Germanà: Interventi per l'assetto idrogeologico della Sicilia e della Calabria.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito a quanto indicato nell'interrogazione n. 5-00959 presentata dall'onorevole Germanà, riguardante le risorse finanziate per il dissesto idrogeologico nella Regione Sicilia, si rappresenta quanto segue.
Le risorse disponibili per interventi di difesa del suolo nell'annualità 2008 sono state utilizzate per la predisposizione del Piano strategico nazionale e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico, del Programma di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico - Annualità 2008 e per finanziare ulteriori interventi nelle Regioni Calabria e Sicilia.
In particolare, riguardo al Piano strategico nazionale e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico, l'articolo 2 comma 321 della Legge Finanziaria 2008 prevede che: «Per le finalità della difesa del suolo e della pianificazione di bacino nonché per la realizzazione degli interventi nelle aree a rischio idrogeologico di cui al decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 1998, n. 267, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare adotta piani strategici nazionali e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico e per favorire forme di adattamento dei territori, da attuare d'intesa con le autorità di bacino territorialmente competenti, con le regioni e con gli enti locali interessati, tenuto conto dei piani di bacino».
Per l'utilizzo delle risorse finanziarie a disposizione, pari ad euro 91.000.000,00, è stata convocata una riunione in data 27 ottobre 2008 nel corso della quale è stato chiesto alle Regioni di predisporre un programma di interventi di difesa del suolo a valere sulle risorse disponibili, nel rispetto dei criteri di ammissibilità stabiliti dalla norma. Nella stessa riunione si è concordato di ripartire le risorse a disposizione con i criteri di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 1999.
È stata così, successivamente, acquisita la proposta delle stesse Regioni sugli interventi da ricomprendere nel Piano ed è stato poi individuato con decreto del 10 novembre 2008, registrato alla Corte dei conti in data 13 novembre 2008, il Piano strategico nazionale e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico, che finanzia n. 150 interventi di difesa del suolo a valere sulle citate risorse.
Nell'ambito di tale Piano sono stati programmati per la Regione Sicilia n. 6 interventi per un importo complessivo di euro 7.607.600,00.
In ordine al Programma di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico - Annualità 2008, il comma 432 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2006 recita: «il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, d'intesa con le regioni o gli enti locali interessati, definisce ed attiva programmi di interventi urgenti di difesa del suolo nelle aree a rischio idrogeologico».
La Direzione generale per la difesa del suolo dell'amministrazione che rappresento, a seguito della avvenuta comunicazione delle risorse disponibili per gli interventi di difesa del suolo per l'annualità 2008, ha proceduto a effettuare l'istruttoria

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tecnica delle domande di finanziamento pervenute presso i propri uffici dalle Regioni e dagli enti locali, tesa a verificare la sussistenza dei requisiti previsti dalla norma, consistenti nell'individuazione di interventi di difesa del suolo in aree a rischio idrogeologico.
Tali domande sono state n. 1076, per un importo complessivo di 1,78 miliardi di euro.
Sulla base della predetta istruttoria è stata attuata la procedura prevista dal comma 432 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2006, che prevede che il Ministro d'intesa con le Regioni o gli enti locali individui il programma di interventi urgenti per la rimozione del rischio idrogeologico.
Il Ministero, nella rigida osservanza della norma predetta, ha acquisito, per la definizione del Programma, l'intesa dagli enti interessati dagli interventi finanziati e con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 3 novembre 2006, registrato alla Corte dei conti in data 24 novembre 2006, è stato così approvato il Piano strategico nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, costituito da n. 235 interventi per un importo di 161.467.208,65 milioni di euro.
Nell'ambito della Regione Sicilia sono stati finanziati n. 9 interventi, per un importo complessivo di euro 14.478.000,00.
Per gli interventi nelle Regioni Calabria e Sicilia, nel corso dell'esercizio finanziario 2008, sono state rese disponibili risorse, in attuazione del comma 1155 della legge finanziaria 2007, per interventi di tutela dell'ambiente e difesa del suolo in Sicilia e Calabria. Tali risorse, pari a complessivi euro 151.500.000 (10 per cento di 1,55 miliardi di euro), sono destinati ad interventi di difesa del suolo nel territorio della Regione Sicilia per complessivi 106,05 milioni di euro e nel territorio della Regione Calabria per 45,45 milioni di euro. Gli interventi sono definiti con decreto del Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa con le Regioni Sicilia e Calabria.
Per la composizione del Piano è stata convocata una riunione in data 27 ottobre 2008 nel corso della quale è stato chiesto alle Regioni di predisporre un programma di interventi di difesa del suolo e tutela dell'ambiente a valere sulle risorse disponibili, nel rispetto dei criteri stabiliti dalla norma. Tali criteri consistono nell'individuazione di interventi di difesa del suolo in aree a rischio idrogeologico.
Le Regioni Sicilia e Calabria hanno fatto pervenire le proposte relative agli interventi da ricomprendere nel Piano e con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 27 novembre 2008, registrato alla Corte dei conti in data 27 novembre 2008, è stato così approvato il Programma di interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo nella Regione siciliana, costituito da n. 71 interventi per un importo di 106.050.000,00 euro, mentre con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sempre del 27 novembre 2008, registrato alla Corte dei conti in data 27 novembre 2008, è stato così approvato il Programma di interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo nella Regione Calabria, costituito da n. 88 interventi per un importo di 45.450.000,00 euro.
Il programma in questione finanzia, con alcune modifiche e integrazioni, gli interventi a suo tempo inseriti nel primo atto integrativo dell'APQ (Accordo di programma quadro) difesa del suolo, approvato con Deliberazione di Giunta regionale n. 467 del 21 luglio 2008, non andato a buon fine per la mancata disponibilità delle risorse di cui alla delibera CIPE n. 3 del 2006.
Da ultimo, si precisa che «nell'ambito della programmazione si è tenuto conto delle reali e precise esigenze rappresentate dagli enti locali territoriali» in quanto, per il finanziamento, sono state prese in considerazione tutte le istanze presentate dagli enti locali e che «in sede di stesura del programma si sono tenute in considerazione le priorità stabilite dai piani stralcio per l'assetto idrogeologico predisposti», in quanto tutte le situazioni finanziate riguardano aree a criticità idrogeologica individuate e perimetrate proprio in tali piani stralcio.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00988 Velo: Valorizzazione ambientale e turistica dell'isola di Pianosa.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per quanto indicato nell'interrogazione n. 5-00988 presentata dagli onorevoli Velo e Realacci, dove si paventa l'ipotesi di un ritorno sull'isola di Pianosa di detenuti sottoposti al particolare regime previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, si rappresenta quanto segue.
La recente approvazione del cosiddetto decreto «Milleproroghe», a fronte del piano di incremento delle infrastrutture carcerarie, non prevedendo risorse aggiuntive, conferisce al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria la possibilità di sviluppare piani per la riapertura di vecchie strutture carcerarie.
In conseguenza di ciò, l'ipotesi di una eventuale riapertura del complesso carcerario di Pianosa ha suscitato le proteste delle associazioni ambientaliste presenti sul territorio della Provincia che temono danni all'ecosistema dell'isola, nonché degli amministratori locali, preoccupati da una ricaduta negativa in termini di presenze turistiche nelle isole dell'arcipelago toscano.
In merito a tale ipotesi, il Ministero della giustizia ha fatto sapere che, allo stato, tale iniziativa non rientra tra quelle in atto presso tale dicastero che, chiamato ad elaborare un piano straordinario di edilizia penitenziaria ai sensi della legge n. 14 del 2009, è orientato a porre in essere una serie di interventi, che non prevedono l'isola in questione, finalizzati a decongestionare le Regioni maggiormente interessate dal fenomeno del sovraffollamento.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, rilevato che il territorio di cui trattasi, essendo caratterizzato da un particolare pregio ambientale, costituito dalla valenza archeologica, dal complesso di catacombe esistenti e ville imperiali romane, nonché per i siti di nidificazione del gabbiano corso, per i meravigliosi fondali, sia in grado di costituire un valore aggiunto al territorio dei parchi nazionali in termini turistici, divulgativi e didattici, al fine della sua salvaguardia, nel giugno 2004, sottoscrisse con il Ministero di grazia e giustizia un protocollo di intesa con il quale, attraverso l'ausilio della manodopera dei detenuti, si promuovessero azioni concrete per raggiungere tali scopi.
Proprio in attuazione del predetto protocollo nel corso del 2006 si sono conclusi una serie di validi interventi mirati alla valorizzazione delle Isole di Gorgona e Pianosa. In particolare, per quel che concerne l'Isola di Pianosa fu erogata la somma complessiva di 895.000,00 euro.
Nel novembre del 2006, il Provveditore regionale per la Toscana - Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, oltre a relazionare sugli interventi realizzati sull'isola e a sottolineare l'importanza degli obiettivi raggiunti in termini di tutela, valorizzazione del territorio e avvio di iniziative per una fruizione eco-compatibile dell'isola, aveva avanzato la richiesta di ulteriori finanziamenti per la realizzazione di nuovi interventi che, però, a causa delle limitate disponibilità finanziarie, non è stato possibile accogliere.
Attualmente, sull'isola è operante un presidio di Polizia penitenziaria, dipendente dalla Casa di reclusione di Porto Azzurro, che si avvale di cinque operatori

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per lo svolgimento di servizi di controllo degli immobili in consegna all'Amministrazione penitenziaria, di vigilanza del territorio e di piccola manutenzione dell'impianto idrico. Dal 2000 è presente sull'isola anche un gruppo di detenuti che svolge attività lavorativa all'esterno per conto dell'amministrazione penitenziaria e della Cooperativa San Giacomo che, da maggio a ottobre, gestisce il ristorante locale utilizzato dai visitatori. Dal 2008, data l'insufficienza di fondi, sono presenti soltanto due detenuti per lavori di piccola manutenzione.
Sull'isola è presente anche il C.N.R. che, in collaborazione con il Museo di Piombino, svolge un progetto triennale legato alla biodiversità e, nel contempo, si è in fase di valutazione dei molteplici progetti presentati da diversi enti per promuovere quelli più idonei alla valorizzazione del territorio.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01108 Lanzarin: Interventi di laminazione delle piene del fiume Brenta fra Nove e Cartigliano.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per quanto indicato nell'interrogazione n. 5-01108 presentata dagli onorevoli Lanzarini e Bitonci, riguardante il progetto sistemazione del medio corso del fiume Brenta tra Cartigliano e Piazzola sul Brenta, redatto dalla società Veneto Acque nell'ambito del Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (M.O.S.A.V.), dove si prevede la realizzazione di rampe di stabilizzazione del fondo lungo l'asta fluviale tra Nove e Carturo con finalità di laminazione della piena e, secondariamente, di miglioramento delle condizioni di ricarica della falda, si rappresenta quanto segue.
In merito agli aspetti idraulici del corso d'acqua, è utile premettere che il progetto è stato concepito come manutenzioni idrauliche che rientrano nelle competenze regionali. Pertanto, l'Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta Bacchiglione, competente per territorio, ha comunicato di non essere stata interessata nel merito da alcuna richiesta di parere formale.
Nonostante ciò, l'ipotesi progettuale della stabilizzazione dell'alveo fluviale è stata valutata per iniziativa autonoma dall'Autorità medesima nell'ambito del Documento preliminare del Progetto di Piano stralcio per la sicurezza idraulica del Fiume Brenta, adottato con delibera del Comitato istituzionale n. 1 in data 15 dicembre 2008. L'intervento di regimazione è stato valutato favorevolmente ai fini di una maggiore ricarica della falda idrica sotterranea da parte del fiume, anche se, tuttavia, viene segnalata «l'opportunità di monitorare attentamente l'assetto geomorfologico del tratto del fiume in questione, ivi compreso il bilancio del trasporto solido e l'evoluzione morfologica del fiume».
Tanto premesso, la Regione Veneto ha fatto presente che in data 26 giugno 2008 è stata presentata, per l'intervento in oggetto, dalla società Veneto Acque S.p.A., la domanda di procedura di Valutazione d'impatto ambientale, con contestuale approvazione e autorizzazione del progetto, ai sensi del decreto legislativo n. 4 del 2008.
Contestualmente alla domanda, è stato depositato, presso l'Unità Complessa V.I.A. della Regione Veneto, il progetto definitivo e il relativo studio di impatto ambientale e, in data 27 giugno 2008, sui quotidiani Il Gazzettino e Il Corriere del Veneto, è stato pubblicato l'annuncio di avvenuto deposito del progetto e del SIA, con il relativo riassunto non tecnico, presso la Regione del Veneto, le Province di Padova e di Vicenza ed i Comuni di Cartigliano, Tezze sul Brenta, Pozzoleone, Nove (Vicenza), Cittadella, Carmignano di Brenta, Fontaniva (Padova) ed inoltre presso il Consorzio Pedemontano Brenta e l'A.T.O. Brenta.
La presentazione al pubblico sui contenuti del progetto e del SIA è avvenuta: in data 8 luglio 2008 presso la Sala Consiliare di Villa Rina del Comune di Cittadella ed in data 14 luglio 2008 presso la Sala Consiliare della Provincia di Vicenza.
Le osservazioni e pareri, di cui all'articolo 24 del decreto legislativo n. 4 del 2008, tesi a fornire elementi conoscitivi e valutativi concernenti i possibili effetti dell'intervento, giunte entro i termini previsti

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dalle norme sono state quelle dell'Autorità d'ambito territoriale ottimale «A.T.O. Brenta» e dal Comune di Carmignano di Brenta, altre sono state presentate fuori termine (Comune di Cittadella, Città di Bassano del Grappa, Comune di Piazzola sul Brenta, Comune di Pozzoleone, Comune di Fontaniva, Provincia di Vicenza, Comune di Tezze sul Brenta, Comune di Fontaniva, Comune di Cartigliano, Comune di Nove, Comune di Fontaniva, Provincia di Padova, Associazione Pescatori Bacino Acque Fiume Brenta, Consorzio di Bonifica Pedemontano Brenta, Autorità d'ambito territoriale ottimale «A.T.O. Brenta»), tanto che il Presidente della Commissione VIA, nella riunione del 14 novembre 2008 ha disposto, ai sensi del decreto legislativo n. 4 del 2008, la proroga di 60 giorni per l'espressione del parere sul progetto in esame.
La presentazione del progetto alla Commissione Regionale VIA è avvenuta nella seduta del 1o ottobre 2008 ed è stato affidato dal Presidente al gruppo di esperti incaricati dell'istruttoria tecnica finalizzata all'espressione del parere di compatibilità ambientale ed all'approvazione ed autorizzazione del progetto che, in data 13 novembre 2008, ha effettuato il sopralluogo sull'area di intervento, con la partecipazione degli enti e le amministrazioni interessate.
In merito alla questione, le province di Padova e di Vicenza, nei cui territori ricadono gli interventi progettati, si sono pronunciate con propri provvedimenti.
In particolare, il Consiglio della Provincia di Padova ha emanato la delibera 372 in data 20 ottobre 2008 con la quale, oltre a far proprie tutte le osservazioni in relazione al progetto relative tra l'altro alle modalità delle procedure della VIA, all'avvio di un adeguato sistema di monitoraggio, alla richiesta di istituzione di una commissione tecnica di valutazione e di controllo, alla redazione di uno Studio di impatto ambientale che valuti anche soluzioni alternative, alle integrazione delle carenze evidenziate nella valutazione d'incidenza, delibera di «subordinare la realizzazione delle cinque rampe al monitoraggio della prima fase delle prime due rampe S1 e S2 in località Nove e Cartigliano» e di richiedere «l'istituzione di un tavolo istituzionale con il compito di valutare tutti gli aspetti legati agli interventi programmati compresi gli effetti della realizzazione delle rampe S1 e S2 relativamente ai prelievi sostenibili sia da un punto di vista sia qualitativo che quantitativo».
La Provincia di Vicenza, dal canto suo, ha prodotto le proprie osservazioni tramite la delibera di Giunta n. 384 del 23 settembre 2008 che, nel confermare le osservazioni espresse con le deliberazioni di Consiglio Provinciale n. 58123/66 del 4 ottobre 2007 e di Giunta Provinciale n. 5147/12 del 22 gennaio 2008, subordina «l'eventuale costruzione delle successive cinque rampe di stabilizzazione del fondo lungo l'asta del fiume Brenta tra Noce e Carturo ai risultati del monitoraggio sulla effettiva capacità infiltrante delle prime due briglie».
Ad oggi, l'istanza in oggetto è ancora in fase di istruttoria tecnica da parte della Commissione regionale VIA e nel corso della stessa, assicura la Regione, con l'esame del progetto e la valutazione del suo impatto, saranno valutati tutti gli aspetti ambientali indicati nel testo dell'interrogazione, comprese tutte le osservazioni ed i pareri presentati durante il procedimento amministrativo da parte degli enti e dei cittadini interessati.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-01286 Bratti: Sul contenuto del decreto legislativo n. 30 del 2009.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'interrogazione parlamentare n. 5-01286 presentata dagli onorevoli Bratti e Mariani, con la quale si chiede di sapere se corrisponde al vero che le tabelle dell'allegato 2 del decreto legislativo n. 30 del 2009 «Attuazione della direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento» non risultano conformi al parere espresso in merito dalla VIII Commissione parlamentare, nonché di conoscere i motivi per cui il metil terz-butil etere (MTBE) sia stato escluso dall'elenco delle sostanze pericolose, si rappresenta quanto segue.
La Commissione VIII, nell'esprimere parere favorevole allo schema di decreto proposto dal Governo, ha posto diverse condizioni, tra cui quella di valutare l'opportunità di uniformare la tabella 3 dell'allegato 3 del decreto di recepimento all'allegato II della direttiva 2006/118/CE.
Dal confronto tra le due tabelle emerge che l'elenco delle sostanze pericolose della tabella 3, allegato 3, del decreto, non solo ricomprende tutti i parametri della lista di cui all'allegato II della Direttiva, ma ne prevede molti altri, in considerazione delle criticità specifiche del territorio nazionale, così come stabilito dalla stessa direttiva.
A tal proposito si segnala che all'articolo 8 del decreto in questione è previsto che la Tabella 3, allegato 3, deve essere soggetta a revisione con cadenza almeno biennale.
In tal modo si potrà procedere allo stralcio delle sostanze che non costituiscono più un rischio per i corpi idrici sotterranei, ovvero all'inserimento di ulteriori sostanze di cui le Regioni riscontrino la presenza nelle acque sotterranee ricadenti nel territorio di propria competenza.
Per quanto concerne, infine, il metil terz-butil etere (MTBE), si fa presente che tale sostanza non rientra tra i parametri fissati dalla Direttiva e che il suo inserimento nello schema di decreto, come l'opportunità del suo successivo stralcio, è stato oggetto di attenta valutazione da parte del Governo.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-01355 Mariani: Misure per la salvaguardia e il recupero ambientale del lago di Massaciuccoli.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito a quanto indicato nell'interrogazione n. 5-01355 presentata dall'onorevole Mariani, concernente le problematiche ambientali che presenta il lago di Massaciuccoli, si rappresenta quanto segue.
Il bacino del lago di Massaciuccoli si estende tra le province di Pisa e Lucca, con un perimetro di circa 10 chilometri ed un'estensione di oltre 2000 ettari (700 per il lago e 1300 per il padule). Dopo essere stato fortemente intaccato dall'intensa attività estrattiva della sabbia silicea, il bacino è stato sottoposto ad una serie di pressioni che ne hanno compromesso le caratteristiche naturali, causando così una perdita di qualità ambientale ed alterazioni che si riscontrano sia nelle acque del lago che, di riflesso, nelle sue componenti vegetazionali e faunistiche.
Particolarmente significativo appare il fenomeno di eutrofizzazione delle acque, le cui cause sono state individuate negli apporti degli scarichi civili non opportunamente depurati e nel dilavamento dei terreni agricoli chimicamente trattati della zona di bonifica. Altro fenomeno da evidenziare è quello dell'interrimento, ossia la riduzione del volume dell'invaso dovuto al trasporto solido di origine agricola che confluisce nel lago dalle aree circostanti. A peggiorare la situazione si aggiungono i problemi relativi al ricambio idrico, alla salinizzazione e alla presenza di specie alloctone recentemente immesse (in particolare il gambero della Louisiana) che hanno modificato la rete trofica.
Il ricambio idrico del lago, in particolare, avviene quasi esclusivamente con acque immesse mediante le pompe idrovore utilizzate nella zona bonificata che si trova in larga parte al di sotto del livello del lago. Le sorgenti naturali presenti, inoltre, vengono utilizzate per scopi idropotabili e l'acqua di elevata qualità, derivata in estate dal fiume Serchio attraverso il canale Barra, viene intercettata per scopi irrigui prima che raggiunga il lago non contribuendo, quindi, al ricambio idrico.
Data la complessità dei problemi che interessano il lago e il padule e la diversità di cause che contribuiscono a tale situazione di degrado, si è reso necessario un intervento di tipo integrato tra le amministrazioni competenti e gli enti locali.
In quest'ottica il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, in data 28 gennaio 2006, ha stipulato con tutti i soggetti coinvolti un accordo di programma integrativo dell'accordo quadro già firmato con la Regione Toscana nel 2002.
Tale accordo ha una copertura finanziaria di 20,5 milioni di euro ed ha come finalità principale la realizzazione delle condizioni per il miglioramento della qualità delle acque del lago di Massaciuccoli, nonché il raggiungimento degli obiettivi di qualità fissati dal Piano di Tutela per il bacino del fiume Serchio.
Tra gli interventi prioritari e urgenti, l'Accordo prevede la realizzazione di una derivazione dal fiume Serchio per addurre acque al lago e la mitigazione dell'inquinamento diffuso di origine agricola.
L'opera di adduzione è stata finanziata nell'ambito dell'Accordo di Programma per un importo pari a 18 milioni di euro, tuttora disponibili.

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L'immissione di acqua nel lago può considerarsi efficace ai fini della minimizzazione dell'inquinamento eutrofico causato dall'apporto di nutrienti provenienti dal processo di mineralizzazione dei sedimenti, che si somma ai possibili rilasci dal substrato torboso, saturo d'acqua, sul quale si effettuano le coltivazioni.
Gli interventi di rimozione dei sedimenti, invece, appaiono difficilmente realizzabili per le dimensioni dell'opera, non concentrata in una porzione del bacino, ma diffusa su tutta la sua estensione. Su tali nutrienti, riconosciuti come causa di auto-innesco del processo di eutrofizzazione, appare preferibile, infatti, eseguire trattamenti con inattivanti o con chiarificazione delle acque, ottenuta grazie all'immissione costante e localizzata di acque di buona qualità. La ripresa delle macrofite tipiche di questi ambienti, poi, consentirebbe l'automatica immobilizzazione dei nutrienti del fondale, grazie all'ossigenazione dovuta agli apparati radicali delle stesse piante.
Si ritiene, quindi, che l'opera di derivazione di acqua dal fiume Serchio possa determinare un effetto positivo in termini qualitativi, soprattutto se tale apporto avviene in corrispondenza di punti caratterizzati da fondale idoneo, dove potrebbero esservi le condizioni per tentare di ricostruire una buona catena trofica da cui far partire il processo di rigenerazione del lago.
Per ciò che concerne, poi, la mitigazione dell'impatto di origine agricola, la Regione Toscana, in ossequio all'impegno assunto nell'accordo di programma, ha adottato il Piano regionale di azione ambientale 2007-2010, in virtù del quale l'ARPAT è stata incaricata di effettuare controlli sull'evoluzione dell'eutrofizzazione del lago e di realizzare esperimenti in ambiente controllato per la verifica di un'ipotesi di risanamento a mezzo della inattivazione dei nutrienti. L'ARPAT svolge, in particolare, attività di monitoraggio delle acque superficiali, di controllo degli scarichi e di controllo dei reflui dei depuratori dei Comuni rivieraschi.
Si segnala, infine, che sono in corso studi di dettaglio, promossi dalla Regione Toscana ed eseguiti dall'Università di Pisa, tesi alla valutazione delle tipologie delle diverse lavorazioni agricole in relazione al rilascio di nutrienti attraverso le idrovore ed individuazione delle colture meno idroesigenti.