CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 aprile 2009
166.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01303 Mariani: provvedimenti urgenti in materia di bonifica dei siti inquinati.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per quanto indicato nell'interrogazione a risposta immediata presentata dall'On. Mariani ed altri e riguardante il Programma straordinario per il recupero economico e produttivo dei siti industriali inquinati, si rappresenta quanto segue.
Il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, all'articolo 252-bis, ha definito le procedure per l'attuazione di programmi ed interventi di riconversione industriale e sviluppo economico-produttivo delle aree industriali inquinate.
Al fine di disporre di uno strumento di finanziamento ed attuazione del citato articolo, il CIPE con delibera n. 166 del 21 dicembre 2007, relativa all'attuazione del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, ha previsto la definizione del Programma straordinario per il recupero economico produttivo dei siti industriali inquinati, approvato con successiva delibera n. 61/2008. In particolare, tale Programma - la cui responsabilità è affidata al Ministero dello sviluppo economico d'intesa con lo scrivente Ministero ha previsto uno stanziamento complessivo di 3.009,00 M/euro a valere sulle risorse FAS 2007/2013, per l'attivazione di interventi che perseguono contemporaneamente le finalità di riqualificazione ambientale e di rilancio economico produttivo di territori che ricadono in aree di interesse sia nazionale che regionale.
In merito alla quantificazione delle risorse che il Governo intende stanziare per tale programma a valere sugli esercizi finanziari 2009 e 2010, a causa della gravissima situazione di crisi economico finanziario a livello mondiale, si è reso necessario ridefinire le priorità e le modalità di intervento del Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS), fondo in cui sono allocate le risorse nazionali aggiuntive per la politica regionale unitaria del Quadro Strategico Nazionale per il periodo 2007-2013 (cfr. articolo 6-quinquies decreto-legge n. 112 del 2008 e, successivamente l'articolo 18 del decreto-legge 185 del 2008 c. d. decreto-legge «anticrisi»).
Pertanto, il CIPE, con delibere in corso di formalizzazione adottate nella seduta del 6 marzo 2009, ha completato il riparto e la riprogrammazione dei fondi FAS (già avviata con delibera del 18 dicembre 2008) procedendo alla definitiva assegnazione alle Regioni di un importo di 27.026 milioni di Euro (in aderenza all'accordo stipulato da Stato e Regioni il 12 febbraio 2009) ed alla riattribuzione delle risorse, già destinate ai programmi strategici nazionali, ai seguenti Fondi:
a) Fondo sociale per l'occupazione e la formazione;
b) Fondo infrastrutture di cui all'articolo 6-quinquies decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112;
c) Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dall'articolo 18, comma b-bis, decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 (come modificato dall'articolo 7-quinquies, comma 10, decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5), con una dotazione da programmare pari a 9.053 milioni di Euro.

Ciò premesso, gli interventi previsti nell'ambito del «Programma straordinario

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per il recupero economico e produttivo dei siti industriali inquinati», approvato dal CIPE con la delibera 2 aprile 2008, n. 61, potranno essere finanziati, su proposta del Ministero dello sviluppo economico, a valere sulle risorse del predetto «Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale», secondo procedure e modalità che saranno indicate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed oggetto di ulteriore delibera da parte del CIPE.
Per ciò che concerne i rilievi formulati dagli Onorevoli interroganti, si conferma che il Comitato di Sorveglianza e il Comitato Tecnico di Coordinamento, ha individuato 26 siti prioritari all'interno dei complessivi 116 siti segnalati dalle Regioni. Di questi 26, diciotto sono classificati siti di interesse nazionale (SIN).
Si precisa che l'istruttoria è stata condotta tenendo presenti sia le risorse assegnate con delibera CIPE (3.009 milioni di euro), sia le percentuali di attribuzione su base geografica tra Nord e Sud. Tale istruttoria, tuttavia, va considerata come attività di prima fase, tant'è che non tutte le risorse di cui sopra risultano in tale sede attribuite.
In questo contesto, è intendimento di questo Dicastero, alla luce della riassegnazione delle risorse FAS e nel rispetto delle percentuali di attribuzione su base geografica, come sopra indicato, dare priorità agli interventi nei Siti di Interesse Nazionale che rientrano nella specifica competenza e responsabilità del Ministero, priorità che, peraltro, è indicata specificatamente nel capitolo 5 paragrafo 3 («Criteri di selezioni delle operazioni») del PSS. Tale sezione del Programma, infatti, nel dettare i criteri di ammissibilità allo stesso per i siti di interesse nazionale e regionale, ribadisce la priorità assegnata ai primi dal Quadro Strategico Nazionale 2007-2103 e dalla relativa delibera CIPE di attuazione.
Tra i criteri di riferimento si sta valutando altresì l'individuazione dei siti cantierabili, nell'ambito del programma unitario, rappresentato dai 26 siti sopra detti, giacché l'immediata cantierabilità rappresenta la maggiore opportunità per il rilancio economico del settore, in quanto presuppone l'avvenuto perfezionamento del sottostante iter autorizzativo progettuale.
Con riferimento alle risorse che i privati metteranno a disposizione, secondo le previsioni, in base alle istanze regionali ed ai conseguenti esiti istruttori, per i 26 siti prioritari, si ipotizza che esse ammonteranno a circa 10 volte quelle pubbliche, sebbene l'effettivo apporto delle stesse potrà, comunque, essere definito, solo in sede di stipula degli Accordi di Programma giusta articolo 252-bis decreto legislativo n. 152 del 2006 più volte citato.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01304 Scilipoti: iniziative a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini nell'area industriale della Valle del Mela.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito a quanto indicato nell'interrogazione a risposta immediata presentata dagli On.li Scilipoti e Piffari, riguardante le problematiche ambientali nella Valle del Mela e, in particolare, la procedura per l'installazione di una SRB Telecom Italia nella Frazione Olivarella nel Comune di San Filippo del Mela, sulla scorta di quanto comunicato dagli Enti locali interessati alla vicenda, si rappresenta quanto segue.
Prima di entrare nel merito del caso specifico, è opportuno inquadrare a livello normativo il problema dell'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici generati da impianti per telefonia mobile (ma non solo), con l'indicazione delle competenze.
Il tema della protezione dagli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute è trattato esaurientemente dalla legge 22 febbraio 2001, n. 36: «Legge quadro sulla proiezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici», che provvede anche a delineare in modo preciso le competenze in materia.
In attuazione della legge, un apposito DPCM dell'8 luglio 2003, recante: «Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la proiezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generali a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz», individua i livelli di campo ammissibili. Tali livelli sono stati adottati tenendo conto della Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea del 12 luglio 1999, che, a sua volta, ha seguito le linee guida della Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP), elaborate sulla base degli studi scientifici internazionali sugli effetti acuti dei campi elettromagnetici sulla salute. Gli effetti a lungo termine non sono stati considerati nelle suddette linee guida in quanto l'ICNIRP a quel tempo ha giudicato i dati disponibili insufficienti allo scopo. Di conseguenza, anche la Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea contempla soltanto gli effetti acuti, anche se, in nota alla Raccomandazione, lo stesso Consiglio afferma: «Tuttavia, poiché esistono fattori di sicurezza di circa 50 tra i valori limite per gli effetti acuti e i limiti di base, la presente raccomandazione implicitamente contempla gli eventuali effetti a lungo termine nell'intero intervallo di frequenza».
Per tener conto anche degli effetti a lungo termine, il suddetto DPCM 8 luglio 2003 adotta, come valore di attenzione, il valore di 6 V/m (coincidente in questo caso con l'obiettivo di qualità), che è 1/10 di quello indicato dalla Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea. Inoltre, a scopo di aggiornamento, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare segue e promuove studi sugli effetti a lungo termine, unitamente all'innovazione tecnologica volta a minimizzare gli effetti sulla salute di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.
Si richiama l'attenzione sul fatto che il valore di attenzione determinato dal predetto DPCM, essendo esso stesso, in applicazione del principio di precauzione adottato dall'Unione Europea, una misura

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di cautela ai fini della protezione da possibili effetti a lungo termine, è stato fissato tenendo conto dei risultati degli studi scientifici internazionali in materia di esposizione ai campi elettromagnetici, ed è attualmente considerato ancora valido.
Va evidenziato che in materia di installazione e/o localizzazione di antenne per telefonia mobile, la competenza è in capo agli Enti Locali. Infatti, l'articolo 8 della legge 22 febbraio 2001, n. 36 assegna alla competenza regionale:
l'individuazione dei siti in cui collocare gli impianti di telefonia mobile;
le modalità per il rilascio delle autorizzazioni all'installazione degli impianti di telefonia mobile, tenendo conto dei campi elettromagnetici preesistenti;
l'individuazione degli strumenti e delle azioni per il raggiungimento di obiettivi di qualità quali i criteri localizzativi, gli standard urbanistici, le prescrizioni e le incentivazioni per l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili.

Inoltre, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della stessa legge 36/2001 «I Comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici».
Si fa inoltre presente che l'articolo 14 della legge quadro attribuisce alle amministrazioni provinciali e comunali l'esercizio delle funzioni di controllo e vigilanza sanitaria e ambientale mediante l'utilizzo delle strutture delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente. Tali azioni di controllo e vigilanza hanno anche il compito di verificare, sia preventivamente in sede di autorizzazione, che successivamente all'installazione, il rispetto dei limiti di esposizione e valori di attenzione prescritti da un decreto attuativo della suddetta legge quadro, e cioè dal sopra menzionato DPCM 8 luglio 2003, che riguarda anche i campi generati dalle antenne per telefonia mobile.
Nel caso specifico, dalla documentazione pervenuta risulta che l'ARPA Sicilia, in conformità al suddetto articolo 14, ha emesso il parere tecnico preventivo ai tini autorizzativi (previsto dall'articolo 87 del decreto legislativo n. 259 del 2003) in senso favorevole, dando anche la sua disponibilità al Comune per il monitoraggio in continuo ad alta frequenza (sistemi di telecomunicazione) e a bassa frequenza (elettrodotti).
Il Comune di S. Filippo del Mela, dal canto suo, ha comunicato che, in virtù del vigente regolamento comunale, si è opposto all'installazione dell'antenna in un sito considerato «sensibile», ma la sua nota di diniego è stata sospesa dal TAR Sicilia con ordinanza n. 836/08 Reg. Gen. N. 1210/2008 del 18 giugno 2008, su ricorso della Società TowerColl S.p.A., responsabile dell'installazione dell'antenna Telecom.
Ha aggiunto che dal dicembre 2008 i lavori di installazione dell'antenna sono stati momentaneamente sospesi a seguito dei rilievi mossi dallo stesso comune alla Spa TowerCool.
Riguardo ai problemi legati all'inquinamento atmosferico, per quanto comunicato dalla Provincia di Messina, il comprensorio del Mela è monitorato permanentemente attraverso una rete fissa di qualità dell'aria ed è in via di definizione, da parte dell'Autorità Regionale competente, il «Piano di Azione», oggetto di trattazione del Tavolo Tecnico «Gruppo Rete», mentre per la prevenzione delle malattie da inquinamento ambientale nel territorio, il Presidente della Provincia ha nominato un esperto al fine di condurre un'indagine epidemiologica, tuttora in corso, nell'ambito della tutela dell'aria, acqua e suolo.
Riguardo alla bonifica, si rappresenta che il territorio della Valle del Mela è ricompreso nel sito di bonifica di interesse nazionale «Milazzo», istituito con la legge n. 266 del 2005 (Finanziaria 2006).
Il sito, perimetrato con decreto ministeriale 11 agosto 2006, coincide con l'area di Sviluppo Industriale di Giammoro ed interessa i comuni di Milazzo, San Filippo del Mela, Pace del Mela, San Pier Niceto

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e Monforte San Giorgio, già dichiarati «Area ad elevato rischio di crisi ambientale del comprensorio del Mela» ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998.
Le principali criticità ambientali riscontrate dipendono dalla presenza di attività industriali, di discariche abusive e/o abbandonate e di stabilimenti industriali dismessi realizzati, in parte, con materiali contenenti amianto e gli interventi ad oggi attivati consistono in:
messa in sicurezza d'emergenza dell'area cx Sacelit per la rimozione di materiale contenente amianto all'interno degli stabilimenti e avvio degli interventi di rimozione di materiali contenete amianto interrati in prossimità dell'area dello stabilimento Punto Industria;
approvazione dei Piani di Caratterizzazione delle aree private Raffineria di Milazzo, Eni Divisione R&M, Edipower, Punto Industria, Termica Milazzo, Duferdofin;
progettazione del Piano di Caratterizzazione dell'area marino-costiera compresa nel perimetro del sito di Milazzo e dei tratti terminali dei torrenti Corriolo, Muto. Mela e Niceto.

Ad ogni buon fine, poiché il Comune, con l'invio degli elementi di sua competenza, ha avanzato la richiesta di un intervento del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il definitivo blocco dell'installazione dell'antenna, si opererà, attraverso l'ISPRA, per approfondire, dal punto di vista tecnico, le argomentazioni ed i rilievi addotti dal Comune, con una nota del 17 febbraio 2009 inviata alla Società TowerColl S.p.A., per offrire un contributo affinché le autorità competenti addivengano ad una soluzione appropriata al contesto ambientale.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01305 Tommaso Foti: realizzazione di un impianto di biogas nel comune di Alseno.

TESTO DELLA RISPOSTA

Con riferimento all'interrogazione a risposta immediata presentata dagli On.li Foti e Ghiglia, relativa alla realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica alimentato a biogas da 1 MegaWatt presso lo stabilimento di Conserve Italia nel Comune di Alseno ed alla conseguente costituzione del Comitato «Difendiamo la nostra salute», nel premettere che la valutazione di impatto ambientale per il tipo di impianto di cui trattasi è di competenza regionale, sulla scorta di quanto comunicato dalle Amministrazioni coinvolte dalla vicenda, si rappresenta quanto segue.
Ai sensi delle Direttive 85/337/CEE e 97/11/CEE e della Legge Regionale 18 maggio 1999, n. 9, successivamente integrata e modificata dalla legge regionale 16 novembre 2000, n. 35, inerente alla «disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale», Legge Regionale tuttora vigente in virtù di quanto previsto dall'articolo 35 del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, l'intervento in parola è ascrivibile al n. 26 dell'allegato B.2 della legge regionale n. 9/99, e, quindi, assoggettabile alla procedura di verifica (screening) di competenza provinciale, ai sensi degli articoli 4, 9 e 10 della medesima legge.
A tal riguardo lo svolgimento del procedimento amministrativo si è articolato secondo le modalità di seguito indicate:
lo Sportello Unico per le Attività Produttive del comune di Castell'Arquato, per conto della ditta Conserve Italia Scarl, con nota prot. n. 563 del 13 febbraio 2008, ai sensi dell'articolo 9 della legge regionale 9/99, ha chiesto l'attivazione della procedura di screening per l'intervento di «Realizzazione di un impianto di cogenerazione a Biogas per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili della potenza di 1.000 kW elettrici in Comune di Castell'Arquato»;
in data 2 aprile 2008 si è tenuta la riunione della Conferenza di Servizi, che ha ravvisato la necessità di acquisire integrazioni;
la suddetta documentazione integrativa, unitamente a quella originariamente presentata (consistente in relazione tecnica, relazione tecnica di progetto, stralcio PRG, stralcio CTR, stralcio di mappa e misura catastale, relazione tecnico-descrittiva e relazione preliminare di prevenzione incendi, planimetria generale, piante e sezioni dei fabbricati e delle attrezzature dell'impianto di cogenerazione a biogas, schema nuovo impianto fognario, nuovo cavidotto a MT, valutazione impatto acustico, sintesi non tecnica, relazione illustrativa, analisi degli impatti, individuazione dell'area di intervento e relazione fotografica, inquadramento cartografico planivolumetrico e prospetti) conteneva tutto quanto previsto dall'articolo 9 della legge regionale n. 9/99 per lo svolgimento della procedura di screening, vale a dire:
progetto preliminare;
individuazione e valutazione degli impatti ambientali;
relazione tecnica e di conformità alle previsioni in materia urbanistica, ambientale e paesaggistica;

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l'attività istruttoria è stata svolta con l'ausilio dell'apposita Conferenza di Servizi, a cui hanno partecipato i rappresentanti dell'Amministrazione provinciale, del comune di Castell'Arquato, del comune di Alseno, dell'Arpa sez. di Piacenza, dell'Azienda U.S.L. di Piacenza, del Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Piacenza e del Consorzio Bacini Piacentini di Levante, nelle sedute del 24 ottobre 2008, 3 dicembre 2008, 10 dicembre 2008 e 16 dicembre 2008;
entro il termine per la presentazione delle osservazioni da parte dei soggetti interessati all'autorità competente, sono pervenute alla Provincia di Piacenza le osservazioni effettuate dal Comitato «DIFENDIAMO LA NOSTRA SALUTE»;
decorso il predetto termine sono pervenuti, inoltre, ulteriori apporti partecipativi sia da parte del Comitato «DIFENDIAMO LA NOSTRA SALUTE» sia da parte di Italia Nostra sez. di Fiorenzuola d'Arda;
la società Conserve Italia Scarl ha fatto pervenire le proprie controdeduzioni;
la Conferenza di Servizi, nel corso delle riunioni, ha preso in considerazione tutti gli apporti partecipativi pervenuti rispetto ai quali sono state formulate in modo esplicito e/o implicito le considerazioni e le valutazioni che hanno orientato il percorso istruttorio e che sorreggono le conclusioni rassegnate nella seduta del 16 dicembre 2008.

Pur trattandosi di untopera relativa alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (biomasse vegetali) da realizzarsi all'interno di uno stabilimento già esistente, la Giunta Provinciale, con atto n. 9 del 14 gennaio 2009, avente ad oggetto: Legge Regionale 18 maggio 1999, n. 9 Procedura di screening relativa alla modifica dello Stabilimento Conserve Italia S.c.a.r.l., sito in località Lusurasco (Comune di Alseno e Castel'Arquato, mediante la realizzazione di un impianto di cogenerazione a biogas per la produzione di energia elettrica, ha deliberato di assoggettare alla procedura di VIA, ai sensi dell'articolo 10, comma 1, lettera c), della legge regionale n. 9/99 ed in coerenza con le valutazioni conclusive rassegnate dall'apposita Conferenza dei Servizi nella seduta del 16 dicembre 2008, nonché in considerazione delle motivazioni evidenziate nei verbali delle riunioni della Conferenza stessa, l'intervento di «Realizzazione di un impianto di cogenerazione a biogas per la produzione di energia elettrica della potenza di 1.000 KW elettrici» da realizzarsi nel territorio comunale di Castel'Arquato, presso il locale stabilimento della Società Conserve Italia in via Castellana n. 8 della frazione Lusurasco di Alseno.
Infine, si informa che l'Azienda Conserve Italia ha chiesto l'attivazione della procedura di scoping ai sensi dell'articolo 21, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni e dell'articolo 12, comma 1, della legge regionale n. 9/99, per la definizione dei contenuti del S.I.A.. In relazione a detta richiesta, la Provincia ha convocato, ai sensi della legge n. 241/90, la Conferenza di Servizi che si è tenuta il 23 marzo u.s.. Tale conferenza verrà riconvocata ad avvenuta presentazione, da parte della società, della documentazione prevista dall'articolo 21 del predetto decreto legislativo n. 152 del 2006.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-01306 Libè: misure a tutela delle condizioni ambientali e igienico-sanitarie dell'area lambita dal fiume Liri.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito a quanto indicato nell'interrogazione a risposta immediata presentata dagli On.li Libè e Formisano, con la quale si chiede di conoscere quali provvedimenti si intenda adottare per salvaguardare dall'inquinamento le aree lambite dal fiume Liri, considerata la confluenza in esso delle acque del fiume Sacco, si rappresenta quanto segue.
Lo stato di emergenza per la valle del fiume Sacco è stato dichiarato con DPCM 19 maggio 2005 ed è stato prorogato, con successivi decreti, fino al 31 ottobre 2009. Tale area è stata inserita con L. 248/05, tra i Siti di Interesse Nazionale da bonificare di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Con DPCM 10 giugno 2005, n. 3441, sono stati previsti interventi urgenti finalizzati al superamento della fase dell'emergenza nel territorio dei comuni di Colleferro, Segni e Gavignano, della provincia di Roma, e dei comuni di Paliano, Anagni, Ferentino, Sgurgola, Morolo e Supino, della provincia di Frosinone.
In tali aree, di competenza esclusiva del Presidente della Regione Lazio, Commissario Delegato per il superamento dell'emergenza ambientale nella Valle del Sacco, sono già stati attivati interventi di messa in sicurezza d'emergenza e caratterizzazione.
Con decreto ministeriale del 31 gennaio 2008, inoltre, è stata approvata la perimetrazione provvisoria dell'intero sito e sono state affidate all'ARPA Lazio le attività di sub-perimetrazione.
Secondo quanto previsto dal Piano regionale di tutela delle acque per la Provincia di Frosinone, al fine di verificare lo stato di salute dei corsi d'acqua ed informare le autorità competenti in caso di accertamenti anomali, l'ARPA Lazio effettua mensilmente dodici monitoraggi dei corsi idrici in punti fissi individuati dallo stesso Piano. Tre dei punti di monitoraggio sono stati individuati lungo l'asta del fiume Liri, precisamente nei comuni di Sora, S. Giorgio a Liri e Pontecorvo. Ulteriori campionamenti vengono, poi, effettuati su pozzi privati, segnalati dalla Provincia di Frosinone ed in uso alla popolazione dell'area compresa tra i comuni di Paliano, Anagni e Ferentino.
A seguito della dichiarazione dello stato di emergenza nella Valle del Sacco, sono state avviate, inoltre, verifiche analitiche di prodotti ortofrutticoli con la collaborazione del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Frosinone, nonché una campagna straordinaria di campionamenti che hanno interessato le aree ripariali del fiume Sacco, con prelievo di sedimenti e campionamenti di terreni adiacenti, ai fini dell'accertamento della presenza del lindano. I comuni oggetto dell'indagine sono stati quelli di Morolo, Supino, Frosinone, Ceccano, Castro dei Volsci e Falvaterra, interessati dal passaggio del fiume Sacco.
Tali indagini analitiche hanno evidenziato valori sopra la norma per il suddetto isomero in tutti i punti georeferenziati sui suddetti comuni.

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In base a tali prime evidenze, già peraltro segnalate ai Sindaci dei comuni interessati per l'adozione dei provvedimenti di competenza, l'Arpa ha comunicato l'intenzione di estendere la campagna di monitoraggio delle aree ripariali anche al punto di confluenza del Sacco con il lago San Giovanni Incarico ed oltre.
Si segnala, infine, che nella parte più a sud del fiume Liri, in provincia di Latina, la sezione locale di Arpa, ad oggi, non ha riscontrato tracce di HCH nelle sabbie del bacino Liri-Garigliano.
Una volta concluse le indagini da parte dell'ARPA e sottoposta la subperimetrazione all'approvazione della Conferenza dei servizi, sarà possibile focalizzare l'attenzione sulle situazioni più critiche adottando gli interventi all'uopo più opportuni.

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ALLEGATO 5

Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile (C. 1441-bis/B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La VIII Commissione,
esaminato, per le parti di competenza, il disegno di legge n. 1441-bis/B, recante «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile»,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione:
sia preferita una riformulazione del terzo comma dell'articolo 12 nel senso di prevedere forme di consultazione delle Camere analoghe a quelle previste dalla legge 15 dicembre 2004, n. 308, secondo la quale il Governo è tenuto a ritrasmettere alle Camere, entro quarantacinque giorni dalla data di espressione del parere parlamentare, i testi degli schemi di decreti legislativi, ai fini del parere definitivo delle Commissioni parlamentari competenti da esprimere entro venti giorni dall'assegnazione.

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ALLEGATO 6

7-00132 Guido Dussin: definizione di un programma poliennale di interventi per la difesa del suolo.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La VIII Commissione,
premesso che:
la consistente accentuazione di eventi meteo climatici, per molti aspetti anomali, aggrava costantemente la vulnerabilità del territorio del nostro Paese;
nell'ambito dei rischi geologici che caratterizzano il nostro Paese, uno di quelli che comporta un maggior impatto socio-economico è il rischio geologico-idraulico. Con questo termine si fa riferimento al rischio derivante dal verificarsi di eventi meteorici estremi che inducono a tipologie di dissesto tra loro strettamente interconnesse, quali frane ed esondazioni;
le dimensioni del fenomeno vengono rese chiaramente da una panoramica di alcuni degli eventi che hanno interessato l'area italiana: 5.400 alluvioni e 11.000 frane negli ultimi 80 anni, 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni negli ultimi 20 anni;
le recenti piogge autunno-invernali, che hanno colpito con singolare intensità quasi tutti i territori, determinando allagamenti, frane e danni diffusi alle infrastrutture insediative e produttive oltre a disagi notevolissimi per la popolazione, hanno imposto ancora una volta l'assunzione di provvedimenti di emergenza da parte del Governo, con conseguente destinazione di risorse finanziarie per alleviare le conseguenze dei danni;
la pericolosità e i danni diffusi si manifestano, peraltro, anche a seguito di eventi non particolarmente intensi ma localizzati in aree fortemente urbanizzate e vulnerabili le cui cause sono, fra l'altro, da imputare alla inadeguatezza del reticolo idraulico urbano e secondario nonché ad uno sviluppo urbanistico impetuoso che, unitamente alla contrazione complessiva del presidio agricolo, aumentano consistentemente il rischio idraulico;
di recente, il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, insieme agli Enti istituzionalmente competenti, hanno condotto un'analisi conoscitiva delle condizioni di rischio su tutto il territorio nazionale con lo scopo di giungere ad una sua mitigazione attraverso una politica congiunta di previsione e prevenzione;
tale studio ha portato all'individuazione e perimetrazione dei comuni con diverso «livello di attenzione per il rischio idrogeologico» (molto elevato, elevato, medio, basso, non classificabile);
l'aggiornamento effettuato nel gennaio del 2003 mostrava che 5.581 comuni italiani (68,9 per cento del totale) ricadevano in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico più alto. Di questi, il 21,1 per cento dei comuni aveva nel proprio territorio di competenza aree franabili, il 15,8 per cento aree alluvionabili e il 32,0 per cento aree a dissesto misto (aree franabili e aree alluvionabili);
oggi, almeno il 60 per cento dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico molto elevato;
la superficie nazionale, classificata a potenziale rischio idrogeologico più alto,

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è pari a 21.551,3 chilometri quadrati (7,1 per cento del totale nazionale) suddivisa in 13.760 chilometri quadrati di aree franabili e 7.791 chilometri quadrati di aree alluvionabili; le aree a potenziale rischio di valanga ammontano a 1.544 chilometri quadrati, accorpate a quelle di frana;
nel quadro dei fattori che concorrono a definire la pericolosità di una area rispetto ad eventi di dissesto idrogeologico, l'attività antropica ha un ruolo determinante;
spesso l'incidenza umana modifica le dinamiche naturali, incrinando i delicati equilibri di un territorio ad alta fragilità e quindi inducendo nuovi fattori di rischio oppure incrementando la pericolosità di fenomeni di dissesto già presenti;
sarebbe in tal senso necessario intervenire tramite pertinenti mezzi di informazione e di sensibilizzazione, rivolti sia alle autorità competenti in materia di gestione del territorio, sia alla collettività, affinché entrambe le categorie assumano comportamenti e decisioni sull'uso del territorio maggiormente diretti alla salvaguardia degli equilibri naturali e a vietare interventi che possano mettere a rischio la sicurezza delle aree interessate, ciò soprattutto inibendo le iniziative che possono calarsi in aree sensibili o sottoposte a tutela;
i costi delle emergenze sono notevoli e possono essere ridotti solo se si interviene in via preventiva attraverso una costante manutenzione;
nel territorio del nostro Paese gli scenari di pericolosità e di criticità territoriale impongono scelte specifiche di politica territoriale indirizzate alla prevenzione;
la prevenzione dovrebbe basarsi su uno sforzo di ricerca e di studio per dotarsi di adeguati strumenti conoscitivi, sia per il controllo dei fenomeni sia e soprattutto per gli interventi di salvaguardia;
nella consapevolezza che le risorse finanziarie sono limitate e quindi bisogna scegliere, tra i diversi settori di intervento, quelli ai quali va riconosciuta priorità, non può non ritenersi che in tale ambito rientri la difesa e conservazione del territorio in quanto la sicurezza territoriale è indispensabile alla vita delle popolazioni ed agli insediamenti produttivi;
la sicurezza territoriale peraltro va perseguita attraverso una saggia politica di prevenzione per la quale sono necessarie ma non sufficienti le imposizioni di vincoli e limitazioni di uso. L'efficacia di tali regole è subordinata a una costante azione di manutenzione delle opere, degli impianti, delle reti, dei collettori e dei corsi d'acqua naturali che assicurano lo scolo delle acque attraverso un'idonea regolazione idraulica, oltreché alle più rilevanti opere di difesa idrogeologica;
particolare attenzione ai problemi della sicurezza idraulica del territorio è stata dedicata dal Parlamento europeo che ha approvato un importante Direttiva relativa alla valutazione e la gestione dei rischi di alluvione nonché una proposta di direttiva per la conservazione del territorio;
la riduzione del rischio idraulico quale fondamentale strumento di prevenzione è costantemente affermato in tali direttive secondo le quali occorre predisporre i piani di rischio di alluvione incentrati sulla prevenzione, protezione e preparazione. È ormai universalmente riconosciuto che la protezione e conservazione del territorio richiedono costante manutenzione;
si pone con urgenza un duplice problema: evitare che la grave situazione di degrado territoriale peggiori ulteriormente e ridurre il grado di rischio idrogeologico esistente. Tali finalità possono proseguirsi solo attraverso un idoneo programma di azioni di manutenzione del territorio sul quale la popolazione vive, opera e produce;
un organico programma di manutenzione (adeguamento ed ammodernamento

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di canali, impianti idrovori, sistemazioni idrauliche, canali collettori, vasche di laminazione, consolidamento, eccetera) dovrebbe avere una durata poliennale e coinvolgere nella realizzazione i soggetti competenti già individuati dalla legislazione vigente;
da una indagine sulle esigenze manutentorie è emerso che occorre un programma poliennale di interventi che, nell'attuale situazione della finanza pubblica, potrebbe essere finanziato attraverso limiti di impegno di durata quindicennale;
l'importo globale dovrebbe consentire investimenti per almeno 5.000 milioni di euro per le azioni di maggiore urgenza;
per la definizione del suddetto programma, da affidarsi ai competenti organi di distretto, sarebbe necessario prevedere che le proposte, nel rispetto del principio di sussidiarietà, provengano dal territorio ossia dai soggetti istituzionali specificamente competenti, previsti dal decreto legislativo n. 152 del 2006 per la realizzazione della difesa del territorio (Comuni, Province, Consorzi di bonifica e Comunità montane) e siano riferite ad ambiti territoriali definiti idraulicamente;
la previsione e l'esecuzione di un ampio programma nazionale di interventi relativi alla manutenzione del territorio per prevenire i danni da dissesti idrogeologici potrebbe rappresentare uno strumento fondamentale per concorrere a contenere l'attuale situazione di crisi economica, favorendo investimenti in tutti i settori che si interfacciano con le opere idrauliche e con gli interventi di bonifica;
l'azione concertata dello Stato con le altre istituzioni competenti finalizzata alla realizzazione dell'auspicato programma di manutenzione andrebbe ad aggiungersi all'imprescindibile agire ordinario delle Amministrazioni regionali e locali e potrebbe arrecare un concreto contributo alla complessiva azione pubblica in un settore di fondamentale importanza per garantire la tutela degli interessi delle nostre popolazioni, nonché per salvaguardare la loro generale sicurezza,

impegna il Governo:

ad intraprendere le occorrenti iniziative, anche di natura normativa volte a promuovere, sostenere ed attuare un organico programma di interventi diretti principalmente alla prevenzione del rischio idrogeologico ed alla manutenzione del territorio ed in tale ambito ad individuare confacenti risorse economiche, in particolare effettuando una ricognizione con finalizzazione convergente di quelle esistenti ma allocate in maniera non coordinata tra differenti regie, oppure valutando l'opportunità di autorizzare ulteriori risorse attraverso cui i soggetti competenti ai sensi della normativa vigente in materia di difesa del territorio e tutela dell'ambiente, segnatamente il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, tra cui i Comuni, le Province, i Consorzi di bonifica e le Comunità montane, possano provvedere all'adeguamento ed all'ammodernamento delle strutture deputate alla funzione di regimazione delle acque quali canali, impianti idrovori, sistemazioni, idrauliche, canali collettori, vasche di laminazione, sistemi di consolidamento, ed altre opere con analoghe finalità;
a sostenere e incentivare le seguenti linee di intervento, anche ai fini dell'incremento dell'occupazione nelle aree di montagna e nei piccoli comuni caratterizzati da significativi fenomeni di dissesto e da estrema perifericità rispetto ai centri abitati di maggiori dimensioni, da attuare prevalentemente da parte dei comuni, adottando politiche che promuovono le pratiche di vigilanza attiva e di manutenzione costante del territorio da parte dei cittadini locali che sono più a contatto con il territorio e hanno una maggiore sensibilità nel comprendere le necessità e le relative emergenze:
interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione delle opere di sistemazione idraulico-forestale e degli alvei

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dei corsi d'acqua, per conservare in efficienza gli interventi e mantenere sufficienti sezioni di deflusso ivi compreso il trattamento della vegetazione in alveo attuato in modo da contemperare le esigenze di sicurezza idraulica con quelle di carattere ecologico, paesaggistico e ambientale;
presidio, recupero e mantenimento della funzionalità idraulica del reticolo idrografico minore ivi compresi gli impluvi di carattere effimero;
interventi mirati alla riqualificazione ambientale dei corsi d'acqua con particolare riferimento alla ricostruzione morfologica e alla rinaturalizzazione di tratti degradati;
interventi sul sistema alveo-versante volti al controllo del trasporto solido e del materiale legnoso fluitato con particolare riferimento ai bacini soggetti a fenomeni torrentizi;
rimboschimenti, cespugliamenti e rinverdimenti di terreni denudati anche a seguito di incendi, interventi di arricchimento della composizione floristica e di riequilibrio dei popolamenti forestali comprese le cure culturali e quelle indirizzate alla normalizzazione dei caratteri del bosco;
miglioramento delle caratteristiche di efficienza idrologica dei suoli nel territorio montano e collinare, in particolare favorendo, secondo corrette pratiche selvicolturali, il recupero e l'evoluzione verso forme equilibrate dei popolamenti forestali;
ad adottare, infine, le opportune iniziative ai fini di un efficace coordinamento dell'attività di programmazione che consenta di utilizzare al meglio le risorse e razionalizzare la spesa, evitando la sovrapposizione di piani e programmi definiti in sedi differenti.
(8-00040)
«Guido Dussin, Mariani, Bratti, Zamparutti».