CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 12 febbraio 2009
136.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00926 Mariani: Istruttoria tecnica per la riconversione della centrale Enel di Porto Tolle.

TESTO DELLA RISPOSTA

In relazione all'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Mariani e riguardante la Valutazione di Impatto Ambientale sulla compatibilità ambientale della riconversione a carbone della Centrale Enel di Porto Tolle si riferisce quanto segue.
Occorre preliminarmente evidenziare che, per quanto riguarda lo stato del procedimento di VIA, non risultano formali comunicazioni pervenute al Ministero che attestino l'espressione del parere da parte della Commissione Tecnica di Verifica dell'Impatto Ambientale VIA-VAS.
L'istruttoria dunque risulta tuttora in corso, tenuto conto altresì della necessaria acquisizione dei previsti pareri da parte della Regione Veneto e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che non sono ancora pervenuti.
Ripercorrendo la complessa istruttoria relativa al progetto di trasformazione della centrale di Porto Tolle è utile ricordare che fu avviata nel corso dell'anno 2001 a seguito della proposta avanzata da Enel Produzione Spa di convertire l'attuale impianto termoelettrico da impianto a olio combustibile ad impianto a «orimulsion» (emulsione naturale di acqua e bitume). La scelta di tale ultimo combustibile, oltre alle generali motivazioni di competitività economica e di diversificazione della fonte energetica primaria, era anche da porre in relazione alla possibilità di utilizzare l'esistente oleodotto Ravenna - Porto Tolle per l'approvvigionamento del nuovo combustibile.
L'utilizzo di «orimulsion», previsto per l'iniziale progetto di ambientalizzazione, presupponeva che l'Enel portasse a termine positivamente le trattative con la società venezuelana «Pdvsa», per la fornitura a lungo termine di tale combustibile. Successive difficoltà, inerenti in particolare il perfezionamento dei contratti di fornitura, hanno indotto l'Enel ad avviare lo studio di un progetto alternativo di ambientalizzazione mediante la trasformazione a carbone, dell'impianto suddetto.
La procedura è stata avviata con nuova istanza che la società elettrica ha presentato in data 30 maggio 2005 con un nuovo progetto da sottoporre alle Amministrazioni interessate. Il 19 luglio del medesimo anno si è tenuta, presso il Ministero dello sviluppo economico, la riunione iniziale della prescritta Conferenza di servizi.
A seguito dei contatti con le istituzioni territoriali Enel Produzione Spa ha apportato varie modifiche al progetto iniziale quali:
1. la realizzazione di sole tre nuove sezioni a carbone, in luogo delle quattro sezioni inizialmente previste;
2. una modifica del sistema logistico per la movimentazione di materiali (in prevalenza carbone, calcare, gessi e ceneri).

Per quanto concerne specificatamente l'utilizzo di altri combustibili in co-combustione con il carbone, ENEL, chiamata a fornire integrazioni documentali al progetto ed allo Studio di Impatto Ambientale (SIA) su richiesta del Ministero dell'ambiente e della Tutela del territorio, nel mese di settembre 2006, si è preoccupata di spiegare ed illustrare alle Amministrazioni

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interessate la modalità della co-combustione: prevedendosi l'utilizzazione, sino al 5 per cento del potere calorifico immesso nelle caldaie con il combustibile, del cosiddetto «cippato di legna vergine», specificando, altresì, che un'ulteriore forma di biomassa suscettibile di utilizzo potrebbe essere il cosiddetto «pellet di biomassa vergine».
Ad onor del vero la Commissione VIA in data 27 luglio 2007 aveva espresso dei dubbi e segnalato delle criticità, sebbene in forma interlocutoria, e, sulla base del richiamato parere interlocutorio della Commissione VIA, anche il Ministero dell'ambiente, in data 13 agosto 2007, con disposizione dirigenziale ha emesso un parere negativo, sempre di carattere interlocutorio.
A seguito di ciò Enel Produzione Spa a sua volta ha cercato di fugare dubbi e perplessità producendo ulteriore documentazione tecnica (in data 24 ottobre 2007).
La Direzione per la Salvaguardia Ambientale del Dicastero dell'Ambiente in data 16 novembre 2007 ha avanzato rilievi.
A questo punto, visto anche il tempo trascorso, Enel Produzione Spa, in data 3 dicembre 2007, ha inviato formale istanza di riavvio della procedura di VIA.
Tutto ciò premesso, si evidenzia che la procedura di valutazione dell'impatto ambientale (VIA) si qualifica come un endoprocedimento nell'ambito del macro procedimento concernente il rilascio dell'autorizzazione unica alla costruzione e all'esercizio dell'impianto che adotta il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della legge n. 55 del 2002.
Ad oggi l'istruttoria di VIA non è ancora conclusa, come evidenziato in premessa, ne deriva pertanto che al momento non è possibile, come chiede l'interrogante, rendere disponibili i relativi risultati.
Da parte sua, il Ministero dello sviluppo economico, avendo riguardo alla necessità di pervenire alla definizione del procedimento di riconversione, considerato anche il lasso di tempo trascorso dalla presentazione dell'istanza da parte di Enel Produzione nel maggio 2005, ha inteso farsi parte attiva, nel portare all'attenzione del Consiglio dei Ministri la questione, come peraltro chiesto dall'Enel.
A tal proposito occorre precisare che, allo stato delle cose, non è stato ufficializzato alcun intento specifico della Presidenza del Consiglio dei Ministri teso ad avvalersi della procedura prevista all'articolo 6, comma 5, della legge n. 349 del 1986, sicché ogni valutazione appare prematura rispetto allo stato degli atti.

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ALLEGATO 2

5-00825 Nucara: Interventi per la difesa del suolo nella regione Calabria.

TESTO DELLA RISPOSTA

Riguardo ai quesiti posti dall'onorevole Nucara con l'interrogazione n. 5-00825, riguardante il Programma di investimenti a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo, soprattutto nella Regione Calabria, si riferisce che gli investimenti di cui trattasi, relativi all'annualità 2008, sono stati indirizzati alla realizzazione del Piano strategico nazionale e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico, del Programma di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico e per gli interventi nelle Regioni Calabria e Sicilia, in ordine ai quali si rappresenta quanto segue.
Riguardo al Piano strategico nazionale e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico, l'articolo 2, comma 321, della Legge Finanziaria 2008 prevede che: «Per le finalità della difesa del suolo e della pianificazione di bacino nonché per la realizzazione degli interventi nelle aree a rischio idrogeologico di cui al decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 1998, n. 267, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare adotta piani strategici nazionali e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico e per favorire forme di adattamento dei territori, da attuare d'intesa con le autorità di bacino territorialmente competenti, con le regioni e con gli enti locali interessati, tenuto conto dei piani di bacino».
Pertanto, per l'utilizzo delle risorse finanziarie a disposizione, pari ad euro 91.000.000,00, è stata convocata una riunione in data 27 ottobre 2008 nel corso della quale è stato chiesto alle Regioni di predisporre un programma di interventi di difesa del suolo a valere sulle risorse disponibili, nel rispetto dei criteri di ammissibilità stabiliti dalla norma. Nella stessa riunione si è concordato di ripartire le risorse a disposizione con i criteri di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 1999.
È stata così, successivamente, acquisita la proposta delle stesse Regioni sugli interventi da ricomprendere nel Piano ed è stato poi individuato, con decreto del 10 novembre 2008, registrato alla Corte dei Conti in data 13 novembre 2008, il Piano strategico nazionale e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico che finanzia n. 150 interventi di difesa del suolo a valere sulle citate risorse rese disponibili pari ad euro 91.000.000,00.
In particolare, nell'ambito di tale Piano sono stati programmati per la Regione Calabria n. 13 interventi per un importo complessivo di euro 4.034.030,00 che interessano aree perimetrate a rischio idrogeologico elevato (R3) e molto elevato (R4) nel Piano stralcio per l'assetto idrogeologico della Regione Calabria.
In proposito al quesito se «la Regione Calabria in questa sua elaborazione, non abbia tenuto conto di richieste urgenti inviate al Ministero dai comuni ai sensi dell'articolo 16 della legge n. 179 del 2002», si risponde affermativamente in quanto spesso gli enti locali indirizzano le richieste di intervento sia al Ministero che alle Regioni competenti.
In particolare, nell'ambito del citato Piano strategico nazionale sono stati finanziati n. 3 interventi di difesa del suolo per un importo di euro 900.000,00 individuati dalle Regioni competenti, le cui

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domande di finanziamento risultano presentate al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dai comuni interessati.
In ordine al Programma di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico, relativamente al quesito se «se l'intesa con la Regione, prescritta dal comma 432 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2006, preveda che sia la Regione a redigere il Programma e se il Ministero si sia limitato soltanto a ratificarlo, assumendosi una responsabilità che non gli competerebbe», e «se nella formazione del programma il Ministro abbia fornito i propri indirizzi e se gli uffici competenti ne abbiano tenuto conto» e «quale ruolo abbiano svolto gli uffici del Ministero», si evidenzia quanto segue.
Il comma 432 dell'articolo 1 della Legge finanziaria 2006 recita «il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, d'intesa con le regioni o gli enti locali interessati, definisce ed attiva programmi di interventi urgenti di difesa del suolo nelle aree a rischio idrogeologico».
La Direzione Generale per la Difesa del Suolo del Ministero dell'ambiente, a seguito della avvenuta comunicazione delle risorse disponibili per gli interventi di difesa del suolo per l'annualità 2008, ha proceduto a effettuare l'istruttoria tecnica delle domande di finanziamento pervenute presso i propri uffici dalle Regioni e dagli enti locali, tesa a verificare la sussistenza dei requisiti previsti dalla norma. Tali requisiti consistono nell'individuazione di interventi di difesa del suolo in aree a rischio idrogeologico.
Tali domande sono state n. 1076 per un importo complessivo di 1,78 miliardi di euro.
Sulla base di tale istruttoria è stata attuata la procedura prevista dal comma 432 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2006 che prevede che il Ministro d'intesa con le Regioni o gli enti locali individui il programma di interventi urgenti per la rimozione del rischio idrogeologico.
Il Ministero, nella rigida osservanza della norma predetta, ha acquisito per la definizione del Programma l'intesa dagli enti interessati dagli interventi finanziati.
Con Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 10 novembre 2008, registrato alla Corte dei Conti in data 19 novembre 2008, è stato così approvato il Programma di Interventi Urgenti per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, costituito da n. 235 interventi per un importo di 161.467.208,65 milioni di euro.
In particolare, nell'ambito della Regione Calabria sono stati finanziati n. 10 interventi per un importo complessivo di euro 6.483.000,00 che interessano aree perimetrate a rischio idrogeologico elevato (R3) e molto elevato (R4) nel Piano stralcio per l'assetto idrogeologico della Regione Calabria.
Non risulta poi a questo Ministero, come indicato nell'interrogazione, che «professionisti qualificati esterni al ministero stesso siano venuti in possesso anticipatamente dei dati contenuti nel suddetto decreto, avendo in tal modo l'opportunità di comunicarli tempestivamente ai singoli comuni, ricercandone e ottenendone incarichi professionali».
Riguardo agli interventi nelle Regioni Calabria e Sicilia, si fa presente che nel corso dell'esercizio finanziario 2008 sono state rese disponibili risorse, in attuazione del comma 1155 della legge finanziaria 2007, per interventi di tutela dell'ambiente e difesa del suolo in Sicilia e Calabria. Tali risorse, pari a complessivi e 151.500.000 (10 per cento di 1,55 miliardi di euro), sono destinati ad interventi di difesa del suolo nel territorio della Regione Sicilia per complessivi 106,05 milioni di euro e nel territorio della Regione Calabria per 45,45 milioni di euro. Gli interventi sono definiti con Decreto dell'onorevole signor Ministro, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa con le Regioni Sicilia e Calabria.
Per la composizione del Piano è stata convocata una riunione in data 27 ottobre 2008, nel corso della quale è stato chiesto alle Regioni di predisporre un programma di interventi di difesa del suolo e tutela dell'ambiente a valere sulle risorse disponibili,

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nel rispetto dei criteri stabiliti dalla norma. Tali criteri consistono nell'individuazione di interventi di difesa del suolo in aree a rischio idrogeologico.
Le Regioni Sicilia e Calabria hanno fatto pervenire le proposte relative agli interventi da ricomprendere nel Piano.
Con Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 27 novembre 2008 registrato alla Corte dei Conti in data 27 novembre 2008, stato così approvato il Programma di interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo nella Regione Siciliana costituito da n. 71 interventi per un importo di 106.050.000,00 euro.
Con Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 27 novembre 2008 registrato alla Corte dei Conti in data 27 novembre 2008, è stato cosi approvato il Programma di interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo nella Regione Calabria costituito da n. 88 interventi per un importo di 45.450.000,00 euro.
Da ultimo, si fa presente che il programma in questione finanzia, con alcune modifiche e integrazioni, gli interventi a suo tempo inseriti nel primo atto integrativo dell'APQ (Accordo di Programma Quadro) Difesa del Suolo, approvato con Deliberazione di Giunta Regionale n. 467 del 21 luglio 2008, non andato a buon fine per la mancata disponibilità delle risorse di cui alla Delibera CIPE n. 3/2006.

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ALLEGATO 3

5-00907 Bordo: Dissesto idrogeologico nell'area di Lesina Marina.

TESTO DELLA RISPOSTA

In riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, si forniscono, per quanto di competenza, i seguenti elementi utili per la risposta.
La situazione critica lamentata dall'Interrogante è nota da tempo al Dipartimento in quanto già rappresentata dallo stesso comune di Lesina Marina fin dal 2005 e oggetto di richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza anche in considerazione del successivo evolversi del fenomeno di dissesto.
In proposito, questo Dipartimento ha più volte evidenziato con successive note indirizzate alla Regione Puglia come il contesto emergenziale in questione presentasse aspetti tali da investire prioritariamente le competenze ordinarie della Regione medesima, se del caso utilizzando le risorse presenti sul Fondo regionale di protezione civile, istituito anche per fronteggiare le conseguenze degli eventi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b) della legge 24 febbraio 1992, n. 225, ovvero quegli eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria.
Per quanto concerne il recente aggravamento della situazione preesistente nel territorio comunale di Lesina Marina, già con note del 6 e del 12 agosto 2008, la Regione Puglia aveva proposto la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, in relazione ai gravi dissesti idrogeologici in questione.
Nel contempo, la Regione medesima comunicava di aver destinato la somma di euro 400.000,00 all'estensione delle indagini geognostiche all'intero centro abitato di Marina di Lesina, chiedendo anche al Prefetto di Foggia di sollecitare il Comune perché provvedesse a realizzare gli interventi già finanziati su fondi Decreto del Presidente della Repubblica n. 331 del 2001.
Il Dipartimento della protezione civile con nota del 4 settembre 2008 comunicava alla Regione Puglia l'assenza dei presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza rappresentando la necessità di proseguire le azioni finalizzate al ripristino delle condizioni di normalità nell'ambito dei poteri e delle competenze previste dalla normativa ordinaria, mediante l'utilizzo delle risorse presenti sul bilancio regionale.
Peraltro, in considerazione del successivo ulteriore aggravamento del contesto critico in argomento ed alla luce delle prime risultanze delle indagini geognostiche avviate dalla Regione e dell'esame condotto dal Comitato tecnico operativo appositamente istituito dalla Regione Puglia al fine di fornire il necessario supporto tecnico-istituzionale all'Amministrazione comunale per il coordinamento delle attività di indagine, la Regione stessa e l'Ufficio territoriale del Governo di Foggia hanno richiesto di riesaminare la possibilità di attivare le procedure per la dichiarazione dello stato di emergenza ex articolo 5 della legge n. 225 del 1992.
Sulla scorta degli elementi conoscitivi da ultimo acquisiti, il Dipartimento della protezione civile, con nota del 17 ottobre 2008, si è reso disponibile ad accogliere la predetta istanza, rappresentando, tuttavia, alla Regione la necessità di attingere al proprio bilancio per il reperimento delle

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risorse finanziarie occorrenti per il superamento della situazione emergenziale di cui trattasi, attesa l'insufficienza di disponibilità del Fondo della protezione civile, anche per effetto dei recenti tagli apportati dalla legge 22 dicembre 2008, n. 203 (legge finanziaria 2009).
Quindi, in data 31 ottobre 2008, il Consiglio dei Ministri ha provveduto a deliberare la dichiarazione dello stato di emergenza in ordine ai gravi dissesti idrogeologici che interessano il territorio del comune di Marina di Lesina, in provincia di Foggia, fino al 31 dicembre 2009.
Attualmente, è in corso di predisposizione da parte di questo Dipartimento la relativa ordinanza di protezione civile finalizzata ad accelerare le attività necessarie a completare ed estendere le indagini geognostiche recentemente avviate, nonché a disciplinare i primi interventi urgenti tesi a rimuovere la situazione di pericolo in atto nel territorio comunale.
La Regione non ha, tuttavia, ancora indicato su quali capitoli del proprio bilancio intende fare gravare gli oneri dei necessari interventi infrastrutturali.

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ALLEGATO 4

5-00932 Zamparutti: Misure per fronteggiare il dissesto idrogeologico del territorio nazionale.

TESTO DELLA RISPOSTA

Nel premettere che gli Onorevoli interroganti hanno posto quesiti relativi a diverse situazioni di dissesto idrogeologico conseguenti all'ondata di maltempo che del mese di gennaio appena trascorso, che hanno interessato diversi ambiti regionali, si rappresenta che per quanto riguarda la descrizione dei principali eventi franosi che hanno colpito la regione Calabria e dei conseguenti interventi posti in essere dal Servizio nazionale della protezione civile, illustrerò gli elementi di competenza di questo Dipartimento nel corso della discussione dell'interrogazione dell'onorevole Misiti, limitandomi, in questa sede, a fornire un quadro di raccordo degli elementi, forniti dai Ministeri dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, delle Infrastrutture e dei Trasporti e dello Sviluppo economico.
Il Ministero dell'Ambiente ha evidenziato la condizione di intrinseca pericolosità dei fenomeni franosi che il territorio nazionale presenta, purtroppo, per la propria struttura morfologica naturale. Gli eventi ricordati nel testo dell'interrogazione ed in particolare la tragedia dello scorso 26 gennaio ne sono una drammatica testimonianza. Tali situazioni sono state aggravate dalla assenza di regolamentazione degli insediamenti e le attività umane nel territorio calabro e dalle mutate caratteristiche dei fenomeni meteo climatici sempre più concentrati e violenti tali da mettere a rischio non solo i beni del Paese ma la stessa vita umana, come dimostra il sempre più frequente ricorso agli interventi straordinari di cui alla legge n. 225 del 1992.
Ben consapevole di ciò, il Ministro dell'Ambiente ha ribadito il suo impegno nell'attività di realizzazione dei necessari interventi di difesa del suolo e di mitigazione del rischio attraverso, in particolare, la manutenzione del territorio.
Inoltre, uno degli obiettivi fondamentali del medesimo Ministero, è costituito dalla promozione di un uso migliore delle risorse disponibili da indirizzare laddove sono concentrate le situazioni di maggiore criticità, nonché di una costante azione di verifica e controllo sulle modalità di impiego effettivo delle stesse risorse, mediante, in particolare, l'incentivazione del coordinamento tra le varie Istituzioni per una più efficace azione sul territorio. Ciò nella considerazione che il fabbisogno finanziario per gli investimenti di difesa idrogeologica del territorio nazionale è molto elevato e l'unica risposta efficace può essere costituita dal dare attuazione in maniera coordinata alle previsioni dei Piani di Assetto Idrogeologico.
Condivido quanto affermato dal Ministero dell'Ambiente circa la piena sintonia e collaborazione attivata con questo Dipartimento, che comunque, per essere pienamente efficace necessita di essere adeguatamente supportata da idonee dotazioni finanziarie.
A questo proposito, per quanto concerne l'accenno dell'interrogante in relazione

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alla progressiva decurtazione degli stanziamenti destinati al Ministero dell'Ambiente rappresento che per la tutela del territorio sono stati ridotti i seguenti importi:

2003: euro 211.000.000;
2004: euro 211.000.000;
2005: euro 298.114.305;
2006: euro 219.854.005;
2007: euro 241.222.663;
2008: euro 216.507.209;

a cui vanno aggiunti euro 151.500.000 per interventi in Sicilia e Calabria derivanti dalle risorse finanziarie precedentemente destinate alla realizzazione del Ponte sullo Stretto.
2009: euro 240.016.581

Come si può vedere, stralciando le risorse «una tantum» disponibili per Sicilia e Calabria, l'andamento degli stanziamenti non subisce variazioni particolari, anzi le risorse 2009 si incrementano dell'11 per cento rispetto all'anno precedente.
Ciò premesso, mi preme evidenziare che: è necessario investire molto più in prevenzione, piuttosto che intervenire a posteriori, dopo aver subito danni o, ancora peggio, dopo aver registrato vittime.
Per ulteriore informazione, evidenzio che relativamente alla politica di prevenzione del rischio idrogeologico, lo Stato, negli ultimi venti anni, ha speso mediamente circa 350 milioni di euro all'anno per interventi, a tutt'oggi ancora insufficienti.
Di contro, per azioni di emergenza di protezione civile, indennizzi e opere a seguito di eventi calamitosi, nel solo bacino del Fiume Po, dal 1994 al 2005, sono stati spesi oltre 12.5 miliardi di euro, dei quali oltre 5.5 miliardi di euro per far fronte alla sola alluvione del 2000. Inoltre, per gli interventi di gestione dell'emergenza della zona di Sarno sono stati spesi oltre 0,5 miliardi di euro. In sintesi si stima che la spesa dello Stato per le attività di emergenza sia stata mediamente di 2-3-,5 miliardi di euro all'anno. Il rapporto tra prevenzione e post-evento è quindi di 1/10.
L'incertezza di questo ultimo dato rende conto di come sia difficoltoso controllare la spesa per l'emergenza e monitorarne lo sviluppo e i benefici, e di come sia complicato definirne gli interventi e le eventuali sovrapposizioni sia con interventi finanziati da altri canali che con interventi finanziati con i medesimi conali (vedi le alluvioni del Fiume Po del 1994 e del 2000).
Le risorse disponibili annualmente hanno consentito di finanziare nel tempo programmi di intervento per la riduzione del grado di rischio locale nelle aree più vulnerabili, ma si rende necessaria una strategia complessiva di più vasta portata per raggiungere livelli di sicurezza idrogeologica adeguata sul territorio, principalmente in corrispondenza dei centri abitati, delle infrastrutture e nelle zone nelle quali si concentrano i settori trainanti dell'economia nazionale, favorendo azioni multisettoriali in sinergia (project financing) con altri assi economici importanti come l'agricoltura, il turismo, l'industria, l'ambiente in generale.
Peraltro, in merito allo specifico riferimento ai tagli effettuati agli stanziamenti attribuiti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le informazioni fornite dallo stesso Ministero confermano quanto espresso dall'interrogante.
Per quanto riguarda, invece, la dotazione finanziaria di questo Dipartimento, nell'evidenziare il riscontro positivo alla mia richiesta di rifinanziamento del Fondo della protezione civile, desidero informarvi dettagliatamente in merito ai tagli operati dalla legge n. 203 del 2008 (legge finanziaria 2009):

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PROTEZIONE CIVILE - Tagli Tabella C Legge 203/2008 (legge finanziaria 2009) (cifre in migliaia)

Tagli anno Tagli anno Tagli anno
2009 2010 2011
Dl 142/91 articolo 6 co. 1-50.703-53.637-92.811
Art. 6 co. A (mutui) -18.280-19.338-33.462
Legge 225/92 articolo 1 -9.011-12.459-19.356
Legge 225/92 articolo 3
Totali . . .-77.994-85.434-145.629
Tagli Legge 133/2008, articolo 64 -236-703-1.389
TOTALI . . .-78.230-86.137-147.018

In merito, poi, alla specifica richiesta ai Ministri competenti riguardante l'eventuale riconsiderazione degli investimenti a tutela del territorio, con particolare riferimento alle regioni Calabria e Sicilia, il Ministero dello Sviluppo economico ha evidenziato che l'articolo 18 del decreto-legge n. 185 del 2008 recante «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale», ha previsto che, in coerenza con gli indirizzi assunti in sede europea, una quota delle risorse nazionali disponibili del FAS fossero destinate a fare fronte, oltre che alle esigenze di finanziamento degli ammortizzatori sociali, anche alle esigenze infrastrutturali, comprese le opere di risanamento ambientale.
Innanzitutto, in attuazione di tale disposizione, il CIPE ha adottato, in data 18 dicembre 2008, una delibera in corso di formalizzazione con cui si è provveduto ad un primo finanziamento pari a 7.356 milioni di euro del «Fondo per il finanziamento di interventi finalizzati al potenziamento della rete infrastrutturale di livello nazionale» di cui all'articolo 6-quinquies del decreto-legge n. 12 del 2008.
Quindi, il Ministero dello Sviluppo economico sta predisponendo una proposta per completare il riparto e la riprogrammazione dei fondi FAS e procedere alla definitiva assegnazione delle risorse FAS restanti, ammontanti a circa 45 miliardi di euro, di cui circa 18 miliardi di euro per le Amministrazioni centrali e 27 miliardi di euro per le Regioni, nel rispetto del criterio di riparto territoriale per cui l'85 per cento delle risorse è da destinarsi al Mezzogiorno. (articolo 6-quinquies, comma 2, Decreto-legge n. 112 del 2008; articolo 18 decreto-legge n. 185 del 2008).
Tale proposta, che a breve sarà sottoposta al parere della Conferenza Unificata ed all'approvazione del CIPE, prevederà anche, in attuazione del citato articolo 18, la specifica assegnazione di risorse per le opere di risanamento ambientale.
In relazione, infine, all'ultimo quesito il Ministero dell'Ambiente ha rappresentato che, nella considerazione che la comunicazione ed il confronto sono momenti fondamentali così come il coinvolgimento di tutte le parti interessate, è in corso di valutazione l'opportunità di promuovere un evento nazionale sul tema della mitigazione del rischio idrogeologico.

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ALLEGATO 5

5-00953 Misiti: Misure per fronteggiare il grave dissesto idrogeologico del territorio in Calabria.

TESTO DELLA RISPOSTA

Nei mesi di dicembre e gennaio 2009 l'intera penisola è stata interessata da una diffusa ondata di maltempo, e, in particolare, la Calabria è stata caratterizzata da precipitazioni persistenti che, seppure con intensità relativamente modeste, hanno riversato sul territorio ingenti volumi di pioggia.
La notevole persistenza delle precipitazioni che ha caratterizzato i fenomeni in questione è andata ad aggravare il preoccupante stato in cui versa il territorio regionale, determinando quelle che possono essere definite le maggiori problematiche, costituite non tanto dall'esondazione dei bacini, che per caratteristiche proprie, se sollecitati soprattutto da impulsi brevi e intensi sarebbero in grado di determinare le piene più rovinose, ma da un dissesto idrogeologico di versante.
Tale situazione idrologica ha, dunque, provocato un dissesto diffuso che si è manifestato più o meno ovunque sul territorio regionale a seguito del verificarsi di eventi che hanno avuto una intensità pressoché uniforme nell'intera Regione.
Volendo, quindi, fornire una sintetica illustrazione degli accadimenti richiamati dall'interrogante, si rileva che, dalla serata del 9 dicembre, una perturbazione di origine atlantica ha generato una rilevante fase di maltempo, caratterizzata da manifestazioni nevose al nord e da precipitazioni, anche temporalesche, accompagnate da forti venti e mareggiate, al centro sud.
Nelle giornate dal 10 al 13 dicembre si sono quindi verificate piogge moderate localmente molto elevate sulla regione, che, cumulate sull'intera durata dell'evento, hanno superano diffusamente i 200 mm e localmente anche i 300 mm.
Ai fini della caratterizzazione della criticità dell'evento sopra accennata, si rappresenta che i quantitativi delle precipitazioni hanno comportato un superamento, seppure locale, delle soglie pluviometriche relative a livelli di criticità elevata, con tempi di ritorno almeno ventennali. L'entità delle piogge ha determinato l'attivazione di dissesti idrogeologici ed idraulici dovuti a fenomeni di instabilità dei versanti di tipo superficiale di limitate dimensioni, nonché la generazione di deflussi superficiali in grado di impegnare significativamente il reticolo idrografico secondario e, in condizioni di media saturazione dei terreni, come in questo caso, anche il reticolo principale. A ciò deve essere aggiunta la concomitanza e l'interazione con altri e diversi fenomeni in atto, quali venti e mareggiate, che hanno ulteriormente aggravato gli effetti sul territorio.
Anche dalla metà del mese successivo, la regione Calabria ha continuato ad essere interessata da fenomeni meteorologici abbastanza persistenti, in questo caso caratterizzati da precipitazioni anche estremamente abbondanti, accompagnate da un'intensa attività elettrica, da venti di burrasca con raffiche in diversi punti.
Per quanto concerne le mareggiate a cui si fa cenno nel testo dell'interrogazione, si può affermare in generale che il mare agitato o molto agitato di quei giorni unito ad una severa ventosità, che hanno interessato soprattutto ampi tratti della costa ionica calabrese, ha provocato l'intrusione di forti mareggiate anche in aree

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antropizzate. In particolare, nel corso delle avverse condizioni meteorologiche dei giorni 12 e 13 gennaio, le mareggiate hanno creato notevoli difficoltà ed interruzioni anche durante le operazioni d'imbarco nel porto di Villa S. Giovanni facendo registrare danni alle abitazioni ed agli esercizi commerciali, in particolare a Catanzaro lido e a Squillace lido, nonché locali interruzioni sulla rete ferroviaria.
È di tutta evidenza come nel caso in questione la criticità dell'evento sia attribuibile soprattutto all'estensione ed alla molteplicità dei fenomeni avversi, che si sono manifestati in modo importante e concomitante, nonché in alcuni casi con reciproca interferenza.
Dopo una breve pausa concessa dal maltempo, a partire dal pomeriggio del 20 gennaio è ripresa una nuova importante fase temporalesca caratterizzata dal succedersi di diversi impulsi perturbati, di cui il più rilevante si è manifestato nei giorni 24 e 25 gennaio.
La distribuzione delle precipitazioni registrate dagli strumenti al suolo ha maggiormente interessato la fascia tirrenica centro settentrionale con le province di Cosenza e Catanzaro, successivamente tutta la zona centro meridionale ed in particolare le province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria.
La provincia maggiormente colpita è stata Cosenza, dove si sono osservate precipitazioni che nei giorni dal 20 al 25 gennaio hanno diffusamente superato i 100 mm e localmente i 200 mm in provincia di Cosenza a Montalto Uffugo e San Sosti.
L'evento più grave che, purtroppo, ha causato la perdita di due vite umane ed il ferimento di persone, si è verificato la sera del 25 gennaio su di un tratto dell'autostrada A3 (Salerno-Reggio Calabria), dove un fenomeno di dissesto iniziato come «soil slip» si è evoluto in movimento franoso di tipo complesso, provocando il conseguente cedimento del muro di contenimento in cemento armato e delle barriere paramassi sopra di esso installate. Tale fenomeno ha determinato il blocco della circolazione all'altezza del km 283 in direzione sud tra gli svincoli di Rogliano e Altilia-Grimaldi, con indirizzamento del traffico verso l'uscita Cosenza nord.
Dall'analisi delle precipitazioni relativamente alla zona tra Altilia e Rogliano è emerso che i 348 mm registrati ad oggi nella stazione di Rogliano nel mese di gennaio rappresentano il quarto caso critico negli ultimi 86 anni e sono stati superati solo tre volte, nel 1979, 1966 e 1945. Tali precipitazioni, infatti, che sono state pressoché continue con solo 8 giorni asciutti sui 28 giorni del periodo considerato, sommate a quelle dello scorso mese di dicembre nella medesima stazione, pari a 307 mm, portano a 650 mm i valori di precipitazione complessivamente cumulata nei mesi di dicembre e gennaio. Il terreno, in tali condizioni, è rimasto in uno stato di costante imbibizione e, verosimilmente, prossimo alla saturazione.
Infatti, è opportuno ricordare come nella notte del 29 gennaio 2009, un altro evento franoso si è verificato nel territorio comunale di Tropea, in provincia di Vibo Valentia.
Al riguardo, si evidenzia che, su segnalazione del comune di Tropea, è stato effettuato un sopralluogo da parte di tecnici appartenenti al Dipartimento della protezione civile, unitamente ai rappresentanti locali e ad un tecnico del Genio Militare, allo scopo di effettuare una verifica delle condizioni di rischio connesse al fenomeno in argomento. Il sopralluogo ha permesso di rilevare la presenza di una colata di fango generata dal collasso di una porzione della collina sovrastante l'abitato in prossimità dell'imbocco della galleria sulla strada statale 522 per effetto della forte imbibizione dei terreni costituenti.
La colata ha invaso il piazzale ed il litorale della località marina, procurando diversi danni oltre che la chiusura della strada comunale. Comunque, al di là dei disagi arrecati, non sono state rilevate situazioni di rischio per la pubblica e privata incolumità.
Successivamente nel corso della mattinata del 30 gennaio, numerosi sono stati gli eventi avversi che hanno continuato a

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manifestarsi; in particolare sul territorio della provincia di Reggio Calabria, tra cui preme ricordare:
la chiusura dell'Autostrada A3, interessata da due fenomeni franosi, uno in località Santa Trada e precisamente il tratto del versante che insiste sulla corsia nord in corrispondenza del km 514+500 della SS 18 e l'altro in corrispondenza dello svincolo per Scilla, a ridosso della strada provinciale per Melito;
la chiusura del tratto stradale lungo il tratto tra Villa San Giovanni e Scilla della SS 181 interessata in ben cinque siti da fenomeni franosi di particolare criticità, nonché da altri piccoli smottamenti che hanno invaso il manto stradale e richiesto una serrata attività di sorveglianza per consentirne la percorribilità;
l'isolamento dei territori di Bagnara Calabra e di Scilla, sempre dovuta a fenomeni di dissesto idrogeologico ed idraulico, nonché altri eventi franosi particolarmente pericolosi ed estesi nelle aree antropizzate di Tropea e in molte altre zone della provincia.

In merito a tutti gli eventi fin qui illustrati, il Servizio nazionale di protezione civile nel suo articolato complesso ha fornito una risposta efficiente, tanto che già in occasione del verificarsi delle condizioni meteorologiche dei primi di dicembre scorso, presso le Prefetture di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, sono stati attivati i Centri di Coordinamento dei Soccorsi (C.C.S.), che hanno operato diversi giorni per garantire e supportare la gestione degli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata. Sono state promosse attività di contenimento e monitoraggio dei corsi d'acqua in piena nel reggino, tra cui il torrente Vacale, nel comune di Polistena, dove purtroppo è deceduto un uomo. Si è operato inoltre, in provincia di Vibo Valentia dove si sono verificati smottamenti, cedimenti delle sedi stradali e colate di fango vicino ai centri abitati, che hanno costretto all'allontanamento preventivo di alcuni nuclei familiari.
Sono stati promossi, inoltre, ulteriori interventi anche in occasione delle esondazioni diffuse alla foce del fiume Crati, responsabile delle criticità nei comuni di Cassano allo Ionio e Corigliano Calabro (Cosenza) e nell'area di Gioia Tauro, dove diverse famiglie, a titolo precauzionale, sono state evacuate nella stessa area l'esondazione del fiume Petracci.
Riguardo, poi, all'azione promossa per fronteggiare gli eventi meteorologici avversi del 12 e 13 gennaio responsabili di ulteriori allagamenti diffusi, smottamenti e colate di fango nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro, presso la Prefettura - UTG di Catanzaro è stato istituito un C.C.S. dove ha operato anche un team inviato dal Dipartimento della Protezione civile per favorire l'azione di raccordo tra le diverse strutture territorialmente competenti nella gestione dell'emergenza.
Nella provincia di Reggio Calabria sono state effettuate evacuazioni, a scopo precauzionale, di alcuni nuclei familiari, così come in numerosi comuni della provincia di Catanzaro che hanno adottato preventive iniziative di evacuazione della popolazione dalle abitazioni ritenute a rischio.
Nel comune di Soverato è stato attivato a scopo preventivo un Centro operativo. Piccoli smottamenti hanno interessato la rete viaria locale causando, in particolare, l'isolamento del Comune di Petrizzi. Anche la tratta ferroviaria, all'altezza di Botricello, è stata temporaneamente interrotta per allagamenti e nel comune di Isola Capo Rizzuto (Crotone) è stato attivato un Centro operativo.
Si è, comunque, provveduto in collaborazione con l'ANAS a fronteggiare le diverse interruzioni alla viabilità anche nelle province di Cosenza e di Vibo Valentia dov'è stato attivato un COC nel comune di Nardodipace.
A questo punto, desidero soffermarmi, in particolare, sugli interventi posti in essere per quanto concerne gli accadimenti relativi all'evento più rilevante e precisamente alla frana di Rogliano.

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In quell'occasione, il Dipartimento della protezione civile fin dal primo manifestarsi ha mantenuto costanti contatti, oltre che con le sale operative delle diverse strutture, anche direttamente con il Prefetto di Cosenza, i responsabili della protezione civile regionale, i vertici operativi dell'ANAS e della Polizia Stradale, il direttore sanitario presente sul luogo dell'evento, apprendendo che già stavano operando in loco squadre del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, della Polizia Stradale, del 118 e dei tecnici dell'ANAS, con mezzi necessari all'intervento tecnico urgente reperiti in zona e implementati da macchine movimento terra della Regione e dell'ANAS.
Il Dipartimento, inoltre, ha rappresentato la propria disponibilità a garantire l'attivazione di ulteriori risorse in termini di uomini e mezzi in caso di necessità e si è assicurato che venisse disposta l'immediata chiusura del tratto autostradale tra Cosenza e Falerna, nelle more dell'effettuazione delle necessarie verifiche di stabilità dei versanti. Il traffico deviato a seguito della chiusura dell'autostrada è stato convogliato sulla strada tirrenica SS 18, attraverso la SS 107.
Dalle forze in campo si è appreso che quattro persone erano state estratte vive da un veicolo sepolto dalla frana e trasportate all'ospedale di Lametia Terme per la necessaria assistenza sanitaria. Intanto, mentre proseguivano le operazioni di ricerca e soccorso, presso la Prefettura di Cosenza è stato attivato il CCS. Ma solo alle prime ore della mattina del giorno seguente è stato reso noto che l'evento ha provocato il decesso di due persone e il ferimento di altre cinque.
In considerazione dei fatti il Capo del Dipartimento ha promosso, d'intesa con il Presidente della regione Calabria, un incontro nel pomeriggio del 29 gennaio 2009 con tutti i rappresentanti delle Amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali, al fine non solo di valutare le conseguenze degli eventi descritti precedentemente, ma anche di affrontare il persistere degli eventi avversi e, in particolare, promuovere un'azione coordinata di tutte le Amministrazioni ordinariamente preposte al governo ed alla gestione del territorio per affrontare il dissesto idrogeologico ed idraulico che il lungo periodo di avversità in atto ha posto in drammatica evidenza in tutto il territorio regionale.
I 409 sindaci ed i 5 Presidenti delle Province, unitamente ai Prefetti competenti, oltre che alle rappresentanze dell'UPI dell'ANCI e dell'Amministrazione regionale, hanno condiviso la necessità di proporre al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza e l'opportunità di istituire un tavolo tecnico anche di livello nazionale, con un compito ben più vasto di quello relativo alla constatazione dei danni subiti dal territorio, e precisamente concernente la definizione degli interventi di mitigazione del rischio, anche permanente, i quali, oltre ad assicurare una viabilità ben più sicura di quella esistente, nonché una più certa vivibilità ed una possibilità di sviluppo sostenibile dei territori regionali, oggi negati dall'eccessiva vulnerabilità del territorio stesso, garantiscano una possibile ed efficace azione di protezione civile.
È il caso di rammentare che a tale pianificazione, programmazione ed attuazione degli interventi sarebbero chiamati i soggetti ordinariamente preposti, sollecitati dall'autorità di protezione civile nazionale che assume così l'onere, come già in occasione dell'azione straordinaria posta in essere a seguito della gravosa stagione degli incendi boschivi del 2007, di accompagnare Regione ed Enti locali nel rafforzamento e, ove necessario, nella riorganizzazione del servizio regionale di protezione civile. Desidero sottolineare che tale richiesta è stata espressa all'unanimità da tutti i rappresenti presenti.
Anche in questa occasione un team del Dipartimento nazionale coordinato dal Vice Capo Dipartimento, affiancato da autorevoli rappresentanti della Comunità scientifica, si è recato in loco e ha fornito supporto alle attività della Prefettura di Reggio Calabria per identificare le situazioni di rischio e quelle da mantenere sotto costante vigilanza per valutare gli

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interventi di somma urgenza, nonché per provvedere ai conseguenti soccorsi ed alla necessaria assistenza alla popolazione.
Infine, per opportuna conoscenza si reputa opportuno evidenziare come, per migliorare ulteriormente la risposta del sistema di protezione civile, è stato attivato presso la prefettura di Reggio Calabria un modello di intervento, articolato in due filoni, dei quali uno costituito da un gruppo tecnico di valutazione composto da rappresentanti della regione, del Dipartimento dei Lavori Pubblici dell'Autorità di bacino, della Provincia e dell'ANAS a cui sono state affidate attività principali quali: l'individuazione delle aree suscettibili a rischio e quella della viabilità alternativa; l'altro relativo al coordinamento delle attività operative composto da ulteriori rappresentanti della Regione, delle strutture operative locali, dell'Anas, della Provincia e del Genio Militare con il compito di promuovere attività quali la costituzione di presidi operativi h24 sui tratti sensibili ed il coordinamento degli interventi di messa in sicurezza e di ripristino. Nell'ambito di tale modello, replicabile, ove necessario, anche in altre provincie, il Gruppo di coordinamento, a seguito delle valutazioni emerse dai sopralluoghi effettuati dal Gruppo tecnico, ha avviato una serie di attività, quali, tra l'altro, la sorveglianza a vista dei versanti interessati attraverso l'istituzione di presidi operativi continuativi, fissi e mobili.
A tali iniziative si è affiancata l'attività di monitoraggio strumentale, anche notturno, dei possibili movimenti dei versanti stessi assicurato dagli esperti del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze, Centro di Competenza Nazionale, che hanno provveduto ad installare un sistema interferometrico da terra analogo a quello che ormai al 2003 garantisce il monitoraggio continuo dei movimenti della Sciara del Fuoco a Stromboli. In particolare, nella serata del 30 gennaio, si è deciso di procedere alla realizzazione di barriere di contenimento dei fenomeni franosi in atto sul tratto autostradale in località S. Trada e Scilla. L'intervento è stato attuato da un'impresa specializzata resa disponibile dall'ANAS, coadiuvata da una Brigata del Genio Militare, nonché da squadre del Corpo Nazionale dei vigili del fuoco e del volontariato di protezione civile e protezione civile regionale.
Sono stati quindi effettuati ulteriori interventi di ripristino della viabilità della SS18 tra Favazzina e S. Trada, nonché di pulizia del manto stradale su diversi tratti della viabilità provinciale connessa ed è stata garantita la sorveglianza costante dei cantieri aperti lungo tutto il tratto autostradale a rischio.
Accanto a tali attività di ripristino sono state allertate la Capitaneria di Porto e le Ferrovie dello Stato al fine di garantire un'eventuale transito alternativo via mare o via rotaia per le località isolate come Scilla e Bagnara Calabra.
Infine, il 1o febbraio, mentre le attività di somma urgenza proseguivano alacremente nei territori regionali sfruttando la breve tregua concessa dagli eventi meteorologici, la Prefettura di Reggio Calabria, in considerazione della previsione di un prossimo peggioramento, ha ritenuto opportuno passare dalla configurazione di Unità di crisi, fino ad allora operante, a quella di Centro coordinamento soccorsi (CCS).
Nella medesima giornata, presso la Prefettura di Cosenza è stato attivato un modello di intervento analogo a quello già realizzato presso la Prefettura di Reggio Calabria. In quel contesto si è preso atto dell'efficace azione svolta dai diversi Sindaci della provincia, in particolare dal Sindaco di Cosenza che ha tempestivamente ed efficacemente predisposto l'evacuazione di numerosi nuclei familiari minacciati dagli eventi franosi durante la notte, ma anche degli interventi realizzati a sostegno della viabilità statale e provinciale già particolarmente compromessa anche dal sovraccarico conseguente all'interdizione del transito dell'A3 interrotta a seguito della già ricordata frana di Rogliano.
Tra le diverse iniziative poste in essere per fronteggiare la situazione in atto e la sua evoluzione, è bene ricordare che, oltre

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all'impiego ed all'impegno prestato sul territorio regionale, da ben tre Brigate del Genio militare (Aosta, Garibaldi e Pinerolo), di cui una operante nel reggino - impegno complessivamente stimato in oltre 160 unità supportate da oltre 50 mezzi - , anche la Regione ha svolto un ruolo attivo ponendo in essere una «task force» tecnica ove erano presenti tra l'altro rappresentanti dell'Autorità di bacino, della direzione regionale del Corpo nazionale dei vigili del Fuoco e del provveditorato alle opere pubbliche.
Altresì, oltre alle risorse del genio militare, le forze armate hanno reso disponibili ulteriori 100 unità che sono andate a concorrere all'attività di ripristino delle sedi stradali, di ricognizione delle zone interessate dagli eventi in questione, di valutazione della fattibilità di interventi tecnici urgenti ed indifferibili: tra le molte attività gli stessi hanno realizzato in località Fiumefreddo un presidio militare che si è avvicendato a quello costituito dai volontari di protezione civile per vigilare sul possibile verificarsi del crollo di massi sulla SS18.
In merito, poi, alle ulteriori azioni di sgombero dei nuclei familiari previste dai Sindaci del cosentino, si rappresenta che sono state emesse più di 30 ordinanze in 18 comuni della provincia che hanno interessato oltre 400 persone.
Infine in risposta al principale quesito posto dall'onorevole Misiti si rappresenta che in considerazione della situazione pregressa ed in atto, su richiesta della Regione, il Consiglio dei Ministri nella seduta del 30 gennaio 2009, ha tempestivamente dichiarato lo stato di emergenza per il territorio della regione Calabria colpita nel mese di gennaio 2009 da eventi avversi e nel contempo si sta provvedendo alla predisposizione di un'apposita ordinanza di protezione civile, per l'individuazione degli interventi occorrenti per la soluzione del contesto emergenziale.