CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 4 dicembre 2008
104.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00179 Bobba: interventi per la messa in sicurezza dei siti nucleari.

TESTO DELLA RISPOSTA

In relazione all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
Il Ministero dello sviluppo economico, con nota del 29 dicembre 2006, previo parere tecnico dell'ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ex APAT), ha accordato la deroga alla prescrizione tecnica che regola l'esercizio del deposito Avogadro, dettata dall'ISPRA nel giugno 1995, al fine di consentire il trasferimento temporaneo, per un periodo di tre anni, del solo combustibile irraggiato presente nella piscina di Eurex, in quanto si è ritenuto «... prioritario, imprescindibile e urgente l'adozione da parte della Sogin S.p.A. ...» delle azioni necessarie alla risoluzione della problematica della potenziale dispersione di acqua contaminata dalla piscina dell'impianto Eurex di Saluggia, essendo tale soluzione l'unica praticabile con maggiore celerità e, comunque, funzionale all'allontanamento definitivo del combustibile verso il riprocessamento all'estero.
A seguito della citata deroga, il combustibile irraggiato della piscina Eurex di Saluggia è stato trasferito nel deposito Avogadro. L'allontanamento di tale combustibile ha reso poi possibile dare attuazione al previsto piano di intervento per lo svuotamento e la bonifica della piscina di stoccaggio dell'impianto Eurex. Tale operazione, ormai terminata, ha consentito la risoluzione della problematica relativa alla potenziale dispersione di acqua contaminata.
In relazione al riprocessamento in Francia del combustibile irraggiato italiano, di cui all'Accordo Intergovernativo del 24 novembre 2006, si fa presente che nel mese di maggio 2007 il Ministro dello sviluppo economico pro-tempore e l'omologo Ministro francese hanno firmato un Addendum a tale Accordo per meglio definire alcuni aspetti relativi all'applicazione dello stesso. In relazione a tale firma, la Società Sogin ha proceduto alla definitiva firma del contratto con la Società francese AREVA NC. Il contratto implementa gli accordi intergovernativi sopra detti e prevede il trasporto, il trattamento e il condizionamento in territorio francese del combustibile irraggiato italiano.
Al riguardo, si ricorda, altresì, che la deroga concessa nel dicembre 2006 prescrive alla Società Sogin S.p.A. di: «... provvedere affinché, nell'ambito del programma di trasferimento del combustibile presente presso i siti nazionali, programma che la Società stessa dovrà predisporre in attuazione del sopra citato accordo tra il Governo Italiano ed il Governo Francese, venga previsto l'allontanamento del combustibile depositato in Avogadro con la dovuta priorità nel rispetto dei termini temporali della deroga ...».
Quanto al programma generale di allontanamento del combustibile irraggiato presentato dalla società Sogin Spa nell'ottobre 2007, si fa presente che lo stesso è stato concordato anche con la società AREVA. In tale programma è stato previsto l'allontanamento del combustibile stoccato negli impianti della Regione Piemonte mediante l'impiego di due contenitori di trasporto ad hoc di nuova progettazione e costruzione in considerazione sia dei vincoli geometrici delle piscine, sia delle capacità dei mezzi di sollevamento degli impianti del Deposito Avogadro e della centrale E. Fermi di Trino Vercellese.

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A tal proposito, si precisa che l'inizio delle spedizioni del combustibile ex EUREX stoccato nel Deposito Avogadro è, ad oggi, previsto a partire da marzo 2010 e l'allontanamento dello stesso dovrebbe completarsi, secondo le previsioni, entro giugno 2010. Successivamente, senza soluzione di continuità, sarà allontanato il combustibile ad ossido di uranio di Trino Vercellese ed il combustibile ad ossidi misti della centrale del Garigliano stoccati anch'essi presso il Deposito Avogadro.
A conclusione dei trasporti dal Deposito Avogadro inizieranno i trasporti dalla centrale di Trino Vercellese che si concluderanno nel primo semestre del 2011. La tempistica per l'allontanamento del combustibile depositato in Avogadro è condizionata dalla necessità di approvvigionamento dei cask adeguati ai requisiti richiesti per la movimentazione presso il Deposito stesso.
Per quanto concerne la progettazione, fabbricazione e licensing dei 2 contenitori tipo necessari per poter dare avvio ai trasporti dal deposito Avogadro e dalla centrale di Trino Vercellese, è stato chiesto alla Sogin Spa di mettere in campo tutte le competenze e le risorse necessarie per la riduzione dei tempi occorrenti.
Nell'ultimo rapporto sullo stato di avanzamento dei lavori, presentato dalla Sogin il 4 luglio 2008 al Ministero, all'ISPRA, al Prefetto di Vercelli ed alla Regione Piemonte, è stato indicato che la consegna del primo dei due contenitori tipo per lo svolgimento delle prove in bianco presso il deposito di Avogadro è attualmente prevista per il dicembre 2009, con un anticipo di circa due mesi rispetto al programma precedente.
Riguardo alla solidificazione dei rifiuti radioattivi liquidi presenti in Eurex, che verrà effettuata definitivamente nell'impianto CEMEX, l'ISPRA ha fatto presente che già dal 2001 sono stati presi provvedimenti diretti alla riduzione del rischio connesso alla loro presenza tra i quali il trasferimento, concluso il 26 novembre scorso, dei rifiuti liquidi a più elevata attività in nuovi serbatoi di stoccaggio posti in una struttura bunkerizzata denominata «Nuovo Parco Serbatoi».
Per quanto concerne il progetto dell'impianto per la solidificazione dei rifiuti radioattivi liquidi, CEMEX, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha comunicato che tale progetto è stato oggetto di un decreto di compatibilità ambientale (VIA), emanato in data 19 settembre 2008, già notificato a tutte le Amministrazioni competenti per il rilascio dell'autorizzazione alla sua realizzazione.
Per quanto attiene alla problematica relativa alla verifica e al controllo dell'infiltrazione della radioattività che potrebbe eventualmente essersi accumulata nel terreno e nelle falde freatiche, la campagna di monitoraggio idrogeologico e radiologico di tutta l'area interessata sarà proseguita dall'ISPRA, dalla Sogin, dall'Arpa Piemonte e dagli uffici tecnici della Regione, della Provincia e dei Comuni coinvolti, ciascuno per quanto di competenza.
In questo contesto di analisi tecnica potranno essere valutate eventuali proposte di integrazioni e miglioramenti sia delle tecnologie di rilevazione sia delle metodologie di controllo del potenziale inquinamento radioattivo, soprattutto per la salvaguardia delle falde freatiche, e quali siano le misure di tutela ambientale e sanitaria, eventualmente, da adottare. Il Ministero dello sviluppo economico conferma tutta la sua sensibilità al problema e disponibilità a svolgere ogni azione di competenza per il conseguimento dei comuni obiettivi di salvaguardia della popolazione e dell'ambiente.
Per quanto attiene al controllo e alla vigilanza per la sicurezza nucleare e la protezione sanitaria sulle attività operative della Sogin Spa e di quanti operano nei siti nucleari, l'ISPRA, competente in materia ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo del 17 marzo 1995, n. 230, ha fatto presente che per l'intervento di bonifica della piscina Eurex, come per tutte le attività che comportano per i lavoratori il rischio di esposizioni alle radiazioni ionizzanti, la legge prescrive il rispetto di precisi limiti di dose (20 milliSievert all'anno), nonché l'adozione di provvedimenti protettivi di ottimizzazione atti a mantenere l'esposizione «al livello più basso ragionevolmente ottenibile». Ha, altresì, precisato che, in passato, in alcuni casi di esposizioni giudicate non ottimizzate, oltre ad applicare le sanzioni previste, ha adottato provvedimenti che hanno

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portato ad una drastica riduzione delle dosi ricevute dai lavoratori dell'impianto.
Inoltre, con riguardo al 2007, anno in cui si sono svolte diverse attività all'interno del locale piscina, l'ISPRA ha precisato che le dosi da contaminazione interna dei lavoratori sono risultate tutte inferiori a 1 milliSievert (che è il limite di dose di legge per gli individui della popolazione), con sole due eccezioni di esposizioni totali annue leggermente superiori. Infine, ha riferito che per il 2008 si sta riscontrando una situazione analoga che sarà valutata a conclusione dell'anno solare.
In relazione alla realizzazione del Deposito nazionale, si fa presente che con decreto ministeriale 25 febbraio 2008 è stato costituito un Gruppo di Lavoro, composto da rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, del Ministero della salute, delle Regioni, dell'APAT e dell'ENEA, per l'individuazione della tipologia, delle procedure e della metodologia di selezione dirette alla realizzazione, su un sito del territorio nazionale, di un centro di servizi tecnologici e di ricerca ad alto livello nel settore dei rifiuti radioattivi, comprendente il Deposito nazionale.
Il gruppo di lavoro Stato-Regioni, coordinato dal Ministero dello sviluppo economico, ha concluso i lavori il 25 settembre 2008 con l'elaborazione di un documento finale che delinea, oltre agli aspetti di carattere tecnico, le linee di un processo decisionale che vede il coinvolgimento delle Regioni e delle Amministrazioni locali in un percorso partecipativo, basato sulle manifestazioni di interesse del territorio.
Il documento, come previsto dal decreto ministeriale 25 febbraio 2008, è stato trasmesso dal GdL al Ministro dello sviluppo economico unitamente al verbale dell'ultima riunione, in cui sono riportate le motivazioni che hanno spinto il solo rappresentante della Regione Basilicata a non sottoscrivere il testo, e trasmesso alla Conferenza unificata Stato Regioni ed alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Il Ministero dello sviluppo economico è consapevole della complessità del tema ed è altresì convinto della necessità che sia trovata presto una soluzione per la sistemazione dei rifiuti radioattivi, problema che interessa non solo i Comuni sedi di impianti nucleari in via di disattivazione ma anche i settori diversi da quello dell'energia, come la ricerca, l'industria ed il settore ospedaliero.
In tal senso, si ritiene che le conclusioni del lavoro del GdL possano costituire la base per un confronto aperto e consapevole tra Amministrazioni statali, Regioni, Province e Comuni.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00090 Siragusa: attività di alcuni stabilimenti industriali siti in provincia di Palermo.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per quanto indicato nell'interrogazione n. 5-00090 presentata dall'onorevole Siragusa e riguardante le problematiche ambientali che investono lo stabilimento Italcementi Spa nel Comune di Isola delle Femmine, è utile premettere che il rilascio dell'A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale), cui è soggetto il predetto stabilimento, è di competenza regionale.
Tale autorizzazione è stata concessa con decreto n. 693 del 18 luglio 2008 solo per lo stabilimento esistente, invece il Progetto di ammodernamento della cementeria è stato stralciato al fine di essere ripresentato per l'A.I.A. dopo l'acquisizione del giudizio di compatibilità ambientale, di cui si specificherà più avanti.
Ciò premesso, secondo quanto comunicato dalla Regione Sicilia, risulterebbe che i limiti alle emissioni contenuti nell'Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) sono in linea con quanto previsto dalla vigente normativa di settore e che il pet-coke è classificato come «combustibile consentito» dalla normativa vigente (Allegato X «Disciplina dei combustibili» alla Parte V del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152) che, a certe condizioni, la cui puntuale verifica è assolutamente indispensabile per garantire la tutela della salute e dell'ambiente, ne autorizza l'utilizzo.
L'impianto in questione ha avuto per decenni, e fino a quando non è stata rilasciata l'Autorizzazione Integrata Ambientale, autorizzazioni che gli permettevano di emettere in atmosfera un carico di inquinanti che era notevolmente superiore a quello attuale. Per alcuni parametri peraltro (diossine, metalli pesanti, IPA, eccetera), non esistevano neanche limiti e/o restrizioni. Va detto però che, già a partire dal 2000, la normativa vigente imponeva di adottare specifici provvedimenti finalizzati a ridurre la pressione ambientale nelle aree industriali, in linea con i principi UE di gestione eco-compatibile e sviluppo sostenibile. Provvedimenti che la Regione era tenuta ad emanare - ma non lo ha fatto - in attuazione di quanto previsto in questo senso dalla direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell'aria ambiente. Si fa riferimento in particolare alla mancata adozione dei Piani e dei Programmi sulla qualità dell'aria previsti dagli articoli 7, 8 e 9, del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351, ed alla mancata attivazione delle forme di informazione al pubblico previste dall'articolo 11 dello stesso decreto.
Dalle informazioni pervenute risulta che ad oggi il dipartimento sta lavorando alacremente per adottare gli atti sopra indicati, tanto che entro l'anno è prevista la definizione della bozza del Piano d'Azione ex articolo 7 del decreto legislativo n. 351 del 1999 per la «Zona di risanamento palermitana», nella quale sono inclusi i comuni di Capaci, Isola delle Femmine, Torretta, Villabate e Palermo. La Procura della Repubblica di Palermo si sta interessando delle omissioni degli anni passati per l'accertamento delle connesse responsabilità penali.
Ritornando al rilascio dell'A.I.A. indicato in premessa, si evidenzia che sono state imposte all'Italcementi specifiche restrizioni e prescrizioni per quanto riguarda le emissioni diffuse, in ciascuna fase di manipolazione, produzione, trasporto, carico e scarico, stoccaggio di prodotti polverulenti, nonché quelle in forma di gas o vapore derivanti dalla lavorazione,

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trasporto, travaso e stoccaggio di sostanze organiche liquide. Tali prescrizioni sono in linea con i principi e le direttive contenute nell'Allegato V della Parte V del decreto legislativo n. 152 del 2006. Per quanto riguarda in particolare il trasporto dei materiali polverulenti e del combustibile (compresi il carbone ed il pet-coke) l'A.I.A. prevede per il gestore l'obbligo tassativo di «fare ricorso a procedure che impediscano la diffusione delle polveri (di qualunque tipo), tramite l'utilizzo di idonei mezzi e/o dispositivi di tenuta».
La cementeria non può utilizzare combustibile da rifiuti (CDR). Nell'Autorizzazione Integrata Ambientale citata dall'interrogante sono infatti specificati i combustibili consentiti, singolarmente o in miscela tra loro:
carbone fossile (forno, molino crudo);
coke di petrolio (forno, molino crudo);
olio a Basso Tenore di Zolfo (caldaie, forno, molino crudo).

È previsto, inoltre, che nelle fasi (critiche) di ripartenza da freddo del forno e/o del fornello del molino crudo, al fine di garantire una migliore performance ambientale e a tutela della salute pubblica e dell'ambiente, sia utilizzato come combustibile esclusivamente olio a basso tenore di zolfo (BTZ). L'A.I.A. prescrive inoltre che tutti i combustibili utilizzati nell'impianto siano conformi alle specifiche tecniche nazionali di settore.
Sempre citando le fonti regionali, risulterebbe che (pur) la cementeria «non essendo» un inceneritore di rifiuti, e non soggetta, quindi, alla medesima normativa tecnica di riferimento per le emissioni in atmosfera, all'impianto dell'Italcementi sono stati imposti (per parametri specifici come diossine, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, eccetera) limiti e condizioni tanto severi da essere perfettamente compatibili con quelli che l'Unione Europea stabilisce per gli inceneritori. La scelta dell'adozione di misure così restrittive è stata dettata proprio dall'esigenza primaria di tutelare i cittadini e l'ambiente, visto il contesto in cui opera l'impianto in questione.
Va inoltre evidenziato, come ulteriore elemento di sicurezza e di garanzia a tutela della salute pubblica e dell'ambiente, che è stato imposto all'Italcementi s.p.a di provvedere all'acquisto di due stazioni di monitoraggio, da affidare in gestione/manutenzione ad Arpa Sicilia, ma con oneri a carico della stessa azienda, proprio per fare in modo che un soggetto pubblico (l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) tenga costantemente sotto controllo la qualità dell'aria nella zona di influenza dell'impianto, al fine di consentire all'amministrazione regionale di adottare, qualora dovesse essere necessario, tutte le misure di contrasto ad ogni forma di inquinamento.
Per quanto riguarda le sentenze del TAR Sicilia, c'è da dire che il 25 luglio 2006 è la data nella quale la Regione Siciliana con un atto formale, diffida n. 48283 del 25 luglio 2006, prende atto che presso la cementeria «il pet-coke viene utilizzato dal 1987 come combustibile del forno 3, del mulino crudo 3 e, in miscela e fino al 1992, del forno 2» e che «l'uso del pet-coke come combustibile non è mai stato comunicato, pertanto dovranno essere prese le necessarie misure volte alla tutela dell'ambiente» ed evidenzia che occorre «l'aggiornamento delle autorizzazioni alle emissioni in atmosfera», e diffida la Italcementi s.p.a. dal «continuare ad utilizzare il pet-coke come combustibile, nonché a continuare ogni attività che dia luogo alla produzione di emissioni diffuse di tale composto in assenza della necessaria autorizzazione ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006».
Successivamente, l'azienda ha presentato ricorso al TAR Sicilia (sez. di Palermo), il 4 agosto 2006, chiedendo la sospensiva della diffida. Il TAR ha respinto la richiesta di sospensiva con Ordinanza n. 1159 del 24 ottobre 2006 e l'azienda, in data 9 luglio 2007, ha presentato ricorso al CGA.
Va chiarito, comunque, che il pronunciamento del TAR fa riferimento alla precedente

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autorizzazione alle emissioni in atmosfera della Italcementi S.p.A., e non ha alcuna relazione con l'attuale Autorizzazione Integrata Ambientale, per il rilascio della quale ha fatto, semmai, da elemento propulsivo.
Per quanto riguarda l'applicazione della Direttiva 85/337/CEE modificata, in materia di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) e della Direttiva 92/43/CEE, in materia di Valutazione di Incidenza (V.I.), si precisa che la ditta Italcementi Spa ha già provveduto all'attivazione delle suddette procedure, oggi in corso di istruttoria per il «Progetto di ammodernamento della cementeraa sita nel territorio comunale di Isola delle Femmine (Palermo)», rispettivamente con note del 26 luglio e 2 agosto 2007, acquisite al protocollo dell'Assessorato all'Ambiente della Regione Siciliana il 26 luglio e 9 agosto 2007.
Tale progetto, inizialmente incluso nella procedura per il rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e che prevede la conversione tecnologica (revamping) dell'impianto con il completo allineamento alle Migliori Tecnologie Disponibili (M.T.D.) per il settore cemento e la realizzazione, tra l'altro, di una struttura a torre di altezza di circa 100 metri, è stato successivamente stralciato su richiesta della stessa Italcementi in sede di Conferenza dei Servizi del 31 gennaio 2008, impegnandosi, altresì, a ripresentare istanza di A.I.A. per il progetto di «revamping» dell'impianto con il completo allineamento alle Migliori Tecnologie Disponibili, dopo l'acquisizione del giudizio di compatibilità ambientale positivo su tale progetto.
L'Autorizzazione integrata Ambientale rilasciata, con prescrizioni, dall'Assessorato Ambiente con DRS n. 693 del 18 luglio 2008 riguarda, quindi, esclusivamente l'impianto esistente «cementeria di Isola delle Femmine», come, tra l'altro, è stato precisato all'articolo 2 del medesimo DRS.
Si evidenzia che il citato decreto prescrive all'Azienda proponente di procedere entro 24 mesi dalla data del rilascio della relativa autorizzazione alla conversione tecnologica («revamping») dell'impianto con il completo allineamento alle Migliori Tecniche Disponibili (M.T.D.) previste per il settore cemento al fine di ottenere un sostanziale miglioramento delle prestazioni ambientali relativamente all'abbattimento dei principali inquinanti ... e che «qualora il Gestore non riesca a realizzare la conversione tecnologica dell'impianto prevista dalla superiore prescrizione dovrà comunque adeguare l'impianto esistente alle Migliori Tecniche Disponibili attraverso i seguenti interventi ...».
Infine, tra le altre prescrizioni previste dall'A.I.A. vi è l'obbligo per l'azienda di liberare la cava di Raffo Rosso dal Pet-Coke stoccato, effettuando la bonifica e il ripristino ambientale dell'area qualora si rendesse necessario a seguito delle attività di caratterizzazione.
Ad ogni buon fine, si rappresenta che la questione è attentamente monitorata dal Ministero dell'ambiente e dal Dipartimento delle politiche comunitarie in quanto la Commissione europea ha aperto un caso proprio sul cementificio Isola delle femmine, chiedendo di ricevere informazioni in merito sia alla autorizzazione all'esercizio dell'impianto ed alle misure adottate per ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera e gli scarichi idrici, sia sullo svolgimento della valutazione di incidenza delle attività autorizzate sui siti di interesse comunitario.
Le informazioni richieste sono state inoltrate alla Commissione europea in data 30 settembre 2008.
Da ultimo, è a disposizione dell'interrogante copia dell'Autorizzazione Integrata Ambientale di cui trattasi, fatta pervenire dalla Regione Siciliana, dove sono indicate analiticamente tutte le prescrizioni dettate alla cementeria, le norme di legge che regolano la materia e l'elenco della documentazione a supporto del rilascio dell'autorizzazione stessa.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00228 Alessandri: realizzazione di un'arteria autostradale in provincia di Modena.

TESTO DELLA RISPOSTA

Per quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo n. 5-00228 presentato dall'onorevole Alessandri, riguardante il progetto per la realizzazione dell'Autostrada Cispadana, nel premettere che si tratta di un'infrastruttura regionale, quindi non inclusa nella rete viaria statale, sulla scorta di quanto comunicato dalla Regione Emilia Romagna, si rappresenta quanto segue.
La previsione della Cispadana trova specifica collocazione nelle politiche regionali di settore (Piano Regionale Integrato dei Trasporti del 1986 e PRIT del 1998): essa è pertanto un'opera infrastrutturale strategica di interesse regionale, coerente con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti di programmazione e pianificazione territoriale.
Il PRIT 1986 affermava già la priorità della realizzazione dell'asse viario Cispadano a quattro corsie ed il suo immediato avvio per lotti funzionali. Il successivo PRIT `98-2010, tuttora vigente, conferma la realizzazione della Cispadana a quattro corsie come una delle azioni fondamentali per adeguare la struttura e le prestazioni dell'offerta viaria regionale.
Per quanto riguarda gli standard prevede all'orizzonte di piano (2010), la realizzazione di una nuova infrastruttura a carreggiate separate a 2 corsie/senso e svincoli «senza punti di conflitto», sulle tratte Ferrara Sud-Reggiolo (A22)-San Secondo Parmense (raccordo Al 5/A22), nonché l'adeguamento della tangenziale di Guastalla al medesimo standard.
La legge regionale n. 3 del 1999 e successive modifiche prevede la possibilità di programmare, come autostrade regionali, alcune infrastrutture di interesse regionale previste dal PRIT, sulla base di uno specifico studio di fattibilità.
Pertanto, nel 2006 la Regione ha realizzato uno studio di fattibilità che ha valutato la sostenibilità, sotto il profilo ambientale, urbanistico, trasportistico ed economico-finanziario, della realizzazione della Cispadana come autostrada regionale.
Tale studio di fattibilità ha evidenziato l'esigenza di conservare quanto più possibile il tracciato plano-altimetrico del progetto preliminare originario di «Cispadana», recepito integralmente prima dal PRIT 86 ed ora dal PRIT 98, essendo un corridoio infrastrutturale consolidato da oltre 20 anni e recepito dagli strumenti di pianificazione comunali e provinciali di settore.
Infatti, l'urbanizzazione del territorio, che in particolare in Provincia di Modena presenta un elevato indice di dispersione e diffusione insediativa, è avvenuta tenendo conto dei varchi lasciati dai corridoi infrastrutturali già pianificati. Risulta pertanto difficile l'individuazione di un tracciato alternativo meno impattante sul tessuto urbanizzato.
In ogni caso, si sottolinea che sia il tracciato scaturito dallo studio di fattibilità che il successivo progetto preliminare risultano pienamente conformi al decreto ministeriale del 5 novembre 2001 concernente le «Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade».
Sotto il profilo dell'impatto ambientale, poi, dallo studio risulta che un tracciato alternativo spostato più a nord avrebbe

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avuto una incidenza ambientale assai maggiore, presentando criticità superiori dovute all'attraversamento delle ZPS Siepi e Canali di Resega-Foresto (ZPS IT 4040016), ZPS Valli Mirandolesi (ZPS IT 4040014) e ZPS le Meleghine (ZPS 1T4040018).
Tale situazione è stata peraltro evidenziata dalle Associazioni ambientalistiche e venatorie presenti nel territorio con nota del 26 marzo 2008, indirizzata, peraltro, al Ministro dell'ambiente, nella quale si afferma che la soluzione progettuale individuata dalla Regione soddisfa di massima l'inserimento territoriale dell'opera nei confronti delle ZPS Siepi e Canali di Resega-Foresto, mentre uno spostamento a nord danneggerebbe maggiormente l'intera ZPS citata.
Dal punto di vista trasportistico, occorre osservare che il traffico indotto da un'autostrada a 2+2 carreggiate è paragonabile, se non inferiore, a causa del pagamento del pedaggio richiesto, al traffico indotto da una strada extraurbana di pari numero di corsie. Pertanto non è la modalità di gestione che può influire in modo significativo sulla qualità dell'aria e sull'inquinamento acustico. Inoltre, tale infrastruttura non genera nuovo traffico, ma al contrario intercetta traffico già presente in altra viabilità presente nel territorio.
Si evidenzia, inoltre, che il Piano di tutela e risanamento dell'aria della Provincia di Modena classifica come zona A tutta l'area nord della provincia, prevedendo l'obbligo di predisporre piani e programmi di risanamento a lungo termine.
Pertanto, in tale ambito territoriale qualsiasi tracciato più a nord avrebbe gli stessi vincoli; peraltro è verosimile che una situazione analoga possa riscontrarsi anche oltre il confine regionale.
Si ritiene di non condividere l'affermazione secondo la quale i citati piani di risanamento andrebbero in contrasto con la realizzazione di una nuova autostrada; infatti, tali piani dovranno valutare tutte le infrastrutture realizzate e previste dalla pianificazione e mettere in atto tutte le misure a lungo termine per il contenimento delle emissioni inquinanti.
Si precisa che sulla base dello Studio di Fattibilità citato; la Regione ha avviato la procedura per la realizzazione dell'autostrada regionale Cispadana, con lo strumento del «Project Financing».
Una volta individuato il concessionario, verranno quindi adempiuti, garantendo le più ampie forme di pubblicità e partecipazione, gli obblighi di legge per il perfezionamento del progetto, per l'espletamento della procedura di Valutazione di impatto ambientale (VIA) e per le fasi della procedura espropriativa. Ciò anche al fine di garantire la più ampia partecipazione di tutti i soggetti interessati, anche attraverso la presentazione di osservazioni.
Poiché in forza delle previsioni normative vigenti la procedura relativa alla Valutazione d'Impatto Ambientale trova la sua collocazione esclusivamente a valle della individuazione del Concessionario, si ritiene opportuno evidenziare che la Regione Emilia Romagna ha correttamente fondato la pianificazione dell'autostrada regionale Cispadana su una valutazione preliminare di fattibilità che ha preso in considerazione, tra gli altri, gli aspetti ambientali, proprio nella consapevolezza del ruolo fondamentale che essi giocano nelle scelte pianificatorie.
Se quindi, da un lato, tali valutazioni hanno dato un esito positivo che ha condotto all'avvio della procedura sopra descritta per la realizzazione dell'opera, dall'altro qualsiasi ulteriore approfondimento o rettifica che sarà evidenziata nell'ambito della procedura di VIA, sarà puntualmente preso in considerazione in tale fase.
Da ultimo, si fa presente che le competenze del Ministero dell'ambiente attengono alla valutazione di impatto ambientale, allorquando il progetto sarà presentato alla competente Commissione VIA e, in tale sede, si valuterà con la massima serietà e attenzione il tracciato con tutte le implicazioni connesse.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00644 Misiti: situazione di inquinamento da rifiuti tossici a Crotone.

Interrogazione n. 5-00697 Realacci: situazione di inquinamento da rifiuti tossici a Crotone.

TESTO DELLA RISPOSTA

Poiché le interrogazioni n. 5-00644 dell'onorevole Misiti e n. 5-00697 dell'onorevole Realacci, riguardanti la problematica relativa alla presenza di siti realizzati con materiali tossici a Crotone, vertono sullo stesso argomento, per le stesse sarà data una risposta congiunta.
L'indagine denominata «Black Mountains», condotta dalla Procura di Crotone con il supporto operativo del Nucleo Investigativo Sanità e Ambiente e la Squadra Mobile della Polizia di Stato di Crotone, ha portato, il 25 settembre 2008, al sequestro preventivo, su ordine emesso in data 22 settembre 2008 dal gip del Tribunale di Crotone, di n. 18 aree ubicate nei comuni di Crotone, Cutro (Crotone) e Isola Capo Rizzuto (Crotone), dove gli indagati, dal 1999 ad oggi, avrebbero realizzato vaste discariche non autorizzate di rifiuti pericolosi (circa 350.000 tonnellate), effettuando lavori con l'impiego di materiali tossici costituiti da C.I.C. (Conglomerato Idraulico Catalizzato) e da «scoria cubilot», un composto di sabbia silicea, loppa di altoforno e catalizzatori, la cui matrice (il cubilot) altro non è che un rifiuto proveniente dalla lavorazione delle ferriti di zinco effettuata nello stabilimento della ex Società «Pertusola sud» di Crotone, oggi «Syndial Spa».
Nel corso dell'indagine, che si ricollega ad un procedimento penale risalente al 1999, condotta dal sostituto procuratore dottor Bruni della Procura della Repubblica di Crotone, si è proceduto a nuovi carotaggi sui siti già oggetto di accertamenti.
A tutti gli indagati, a seguito delle ulteriori analisi effettuate sui siti indicati, sono stati contestati i reati:
per avere concorso, o comunque cooperato, alla realizzazione di vaste discariche non autorizzate di rifiuti pericolosi (di cui agli articoli 81, 110 - 113 codice penale, 51, commi 3 e 5, in relazione all'articolo 256, commi 3 e 5, decreto legislativo n. 152 del 2006);
e per avere compiuto fatti diretti a cagionare disastri per la salute e l'incolumità pubblica (di cui agli articoli 81, 110 e 434 codice penale).

Tra le aree oggetto del provvedimento di sequestro sono ricompresi suoli su cui sono stati costruiti:
due istituti scolastici;
un'area nei pressi locale Questura di Crotone;
la banchina di riva del porto commerciale.

Il provvedimento è stato notificato anche al Commissario per l'Emergenza Ambientale Regione Calabria, professor Goggredo SOTTILE, nominato quale custode giudiziale dei siti sottoposti a sequestro.

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Il fascicolo processuale, atteso che le attività sono ancora nella fase delle indagini preliminari, è secretato e, pertanto, non è possibile fornire ulteriori notizie in merito.
Occorre, al riguardo, rammentare che la situazione ambientale della regione Calabria è critica sin dal 1997, quando fu dichiarato lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 settembre 1997. Da allora si sono succedute varie ordinanze, a partire dalla n. 2696 del 21 ottobre 1997, con le quali sono stati attribuiti, ai diversi Commissari (n. 8) nominati, i necessari poteri straordinari volti a garantire gli interventi dovuti per smaltire detti rifiuti speciali e pericolosi, per approntare la bonifica ed il risanamento ambientale dei suoli e dei sedimenti inquinati, dei siti industriali e delle falde, nonché le operazioni a tutela delle acque superficiali e sotterranee e dei cicli di depurazione.
Lo stato di emergenza nei termini citati sarebbe cessato il 31 ottobre 2007; poi con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3645 del 22 gennaio 2008, è stato affidato al Prefetto Montanaro il compito di provvedere fino al 30 giugno 2008, in regime ordinario ed in termini di urgenza, al completamento di tutte le iniziative ancora di propria competenza già programmate ed in corso di attuazione per il definitivo superamento del contesto di criticità ambientale della regione. Con ordinanza n. 3690 del 4 luglio 2008, l'incarico di Commissario Delegato è stato infine affidato al Prefetto Goffredo Sottile fino al 31 dicembre 2008 e fino a quella data il Commissario delegato costituisce a tutti gli effetti il centro di imputazione di diritti ed obblighi.
Nel frattempo, con decreto ministeriale 18 settembre 2001, n. 468, l'area industriale dell'ex Pertusola Sud ed alcune aree limitrofe, interessate dalla contaminazione derivante dalle attività dell'impianto industriale, erano state ricomprese nel S.I.N. (sito di bonifica di interesse nazionale) di Crotone-Cassano-Cerchiara.
Con riferimento alle scorie cubilot, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone il 17 marzo 2004 notificò «la presenza di siti inquinati ai sensi dell'articolo 8 del decreto ministeriale 25 ottobre 1999 n. 471» allegando «l'elenco dei siti interessati all'interramento delle scorie di lavorazione del reparto Cubilot della Pertusola di Crotone».
Ad oggi, dunque, in base alle indagini, risulta la presenza di tale materiale in massiccia quantità (per un totale pari a 572.932.325 Kg.), che è stato utilizzato per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali, come già indicato, per la costruzione della banchina di riva del porto commerciale di Crotone, presso la discarica di loc. «Armeria» di Crotone, addirittura risulta impiegato perfino nei complessi contenenti due istituti scolastici.
La situazione, pur grave e delicata, è tenuta sotto costante controllo da parte del Ministero dell'Ambiente, che aveva espletato già apposita attività istruttoria convocando più conferenze di servizi, di cui l'ultima risale al luglio 2007, con la quale aveva chiesto all'Ufficio del Commissario di accelerare gli studi del Gruppo di lavoro per l'indagine epidemiologica da svolgersi sulla popolazione presumibilmente influenzata dalle attività industriali condotte nel territorio dei comuni di Crotone, Cassano allo Jonio e Cerchiara Calabra.
Non solo, per il recupero del danno ambientale cagionato, nel 2006 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, unitamente alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed al Commissario Delegato per l'Emergenza Ambientale nel Territorio della Regione Calabria, aveva promosso innanzi al Tribunale civile di Milano azione risarcitoria per i danni provocati dall'attività industriale svolta dalla Pertusola Sud S.p.A. (oggi Syndial S.p.A.) nel comune di Crotone ed in quelli limitrofi.
Nell'atto di citazione con il quale è stata introdotta la causa è fatto espresso riferimento alla presenza, fra i contaminanti

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individuati nell'area Pertusola, di arsenico contenuto, fra l'altro, nelle scorie Cubilot.
Nel corso dell'istruttoria del procedimento civile, il Giudice, con ordinanza del gennaio 2008, ha disposto una perizia tecnica d'ufficio per l'accertamento definitivo dei danni arrecati. Intanto, con ordinanza n. 196 del 25 settembre 2008, il Sindaco del Comune di Crotone ha ordinato ai soggetti indagati, nell'ambito dell'indagine sopra citata, di presentare un progetto complessivo per addivenire alla completa bonifica delle aree interessate dal sequestro giudiziario.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si è immediatamente attivato secondo un principio di precauzione per verificare all'interno dell'area S.I.N. gli interventi di messa in sicurezza da effettuare eventualmente sui siti inquinati, operando in raccordo con il Commissario. A tal proposito è stata investita anche l'ISPRA, in collaborazione con l'ARPA, per effettuare gli accertamenti necessari, mirati a definire la natura, la composizione e i livelli di inquinamento ambientale presenti nel SIN di Crotone- Cassano-Cerchiara, con particolare riferimento alle aree in cui è presente il CIC (Conglomerato Idraulico Catalizzato), procedendo a ricercare tutti i potenziali inquinanti riferibili all'attività industriale effettuata nello stabilimento ex Pertusola Sud s.p.a.
Anche la causa civile sta proseguendo con la produzione, da parte del Ministero, di ogni elemento ulteriore acquisito.
Ad oggi, il Commissario Sottile dispone ancora di larga parte delle risorse già trasferite da questa Amministrazione (circa 29 milioni di euro) per la bonifica di Pertusola ed è in attesa dell'erogazione di 30 milioni di euro disposti ai sensi dell'O.P.C.M. n. 3585 del 24 aprile 2007, articolo 4, commi 1, lettera b) e 2. Ciò può rappresentare un importante risorsa per affrontare, con la massima urgenza, lo stato di crisi. Pertanto il Ministero dell'Ambiente, attraverso la direzione competente, sta operando, per accelerare i percorsi necessari alle attività di bonifica generale, finalizzati, in particolare, alla rimozione e allo smaltimento di questo materiale Conglomerato Idraulico Catalizzato, da realizzarsi da parte della società Syndial. Per bonificare è necessario preliminarmente procedere alla caratterizzazione dei CIC, operazione che sta svolgendo la Procura. Qualora non si possa accedere ai dati di caratterizzazione della Procura, occorrerà procedere ad una nuova attività di indagine, i cui tempi possono stimarsi in circa due mesi e, all'esito della caratterizzazione, accertata la pericolosità del rifiuto, il tempo minimo per il completamento delle attività di rimozione e smaltimento è stimabile in sei mesi.
A seguito della riunione tenutasi il 2 ottobre 2008 con l'Amministratore Delegato della Syndial, nel corso della quale, nel sottolineare la criticità della situazione, sono state ribadite le prescrizioni già impartite in sede di Conferenza di servizi, la Società ha dichiarato, nello stesso giorno, la più ampia disponibilità a collaborare con gli organi inquirenti al fine di accertare l'effettivo stato dei luoghi in cui il Conglomerato Idraulico Catalizzato (CIC) è stato impiegato, nonché a farsi carico degli eventuali interventi di ripristino che dovessero rendersi necessari sulla base degli esiti delle indagini.
Con riferimento, poi, alle implicazioni sulla salute pubblica, è intervenuto anche il Ministero della salute e l'Istituto Superiore di sanità, nonché il Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, con ARPA Calabria e rappresentanti degli Enti locali, creando una vera e propria TaskForce, volta ad approfondire le analisi ed indagini del caso.
In base all'indagine effettuata dalla Procura di Crotone, il conglomerato risulta essere presente in diciotto aree, quattro delle quali interne al perimetro del SIN in questione. Per quanto concerne le altre, si fa presente che la Provincia di Crotone, con nota del 10 novembre 2008, ha richiesto a questo Ministero di procedere con decreto ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto ministeriale 26 novembre 2002 all'estensione della perimetrazione

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del SIN al fine di ricomprendere al suo interno tutte le aree oggetto dell'interramento delle scorie.
Al riguardo, pur in attesa dei risultati della caratterizzazione che rileveranno l'effettivo livello di pericolosità del rifiuto, vista la situazione di criticità in cui versa il territorio di Crotone e l'allarme sociale generatosi, la Direzione competente sta predisponendo la proposta di estensione del SIN nei termini richiesti, ai sensi dell'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006, da presentare all'esame della Conferenza di Servizi di prossima convocazione.
Per quanto concerne l'iter istruttorio relativo agli interventi di ripristino del sito, si rappresenta che entro il 5 dicembre prossimo venturo la Syndial dovrà presentare gli elaborati progettuali relativi alle aree ex Pertusola, ex Agricoltura ed ex Fosfotec. In merito ai criteri di elaborazione di tali progetti, si rileva che si è provveduto a formulare una serie di prescrizioni volte, da un lato, ad assicurare la realizzazione di interventi maggiormente efficaci e cautelativi e, dall'altro, a definire il percorso più idoneo ad abbreviare i tempi della predisposizione e dell'esame degli elaborati richiesti.
In relazione, poi, alla bonifica delle aree interessate dalla presenza del CIC, si informa che è stato richiesto alla Società di procedere alle necessarie indagini analitiche e di presentare le relative certificazioni.
Con riferimento, poi, alla richiesta di ulteriori finanziamenti, nel ricordare che il Commissario Delegato dispone ancora di larga parte delle risorse già trasferite da questa Amministrazione (circa 29 milioni di euro) per la bonifica dell'area Pertusola ed è in attesa dell'erogazione di 30 milioni di euro disposti ai sensi dell'O.P.C.M. n. 3585 del 24 aprile 2007, articolo 4, commi 1, lettera b) e 2, si ritiene che, qualora se ne ravvisi la necessità, tale evenienza potrà essere valutata in occasione della ripartizione di risorse per l'esercizio finanziario 2009.
Infine, con riferimento al Programma di Monitoraggio delle acque, si rappresenta che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del Mare, in applicazione dei propri compiti istituzionali, scaturiti dalla legge n. 979 del 1982, conduce da quasi 20 anni un attento controllo sugli ambienti marini costieri italiani, attraverso dei programmi di monitoraggio svolti in collaborazione con le Regioni costiere italiane.
Il penultimo di questi Programmi, iniziato nel giugno 2001 e conclusosi nel gennaio 2007, ha previsto il controllo periodico e sistematico di acqua, sedimenti, molluschi, comunità plantoniche, comunità animali e vegetali dei fondali marini in 81 aree di indagine dislocate lungo tutte le coste italiane, tra le quali rientra anche l'area marina antistante il comune di Crotone. Tutti i dati raccolti in tale Programma sono disponibili sul sito internet istituzionale del Ministero (http://www.minambiente.it - Sezione «Mare»).
Il 1o agosto 2008 ha preso avvio il nuovo Programma di Monitoraggio, finalizzato in parte al proseguimento delle attività di controllo nelle suddette 81 aree di indagine, ma anche alla definizione di condizioni ambientali di riferimento e di livelli di contaminazione chimica recente e pregressa, alla estensione dei controlli ai popolamenti di macroalghe che popolano i fondali rocciosi, alla ricerca di nuove sostanze chimiche, come quelle incluse nella lista delle sostanze prioritarie e pericolose di cui alla Decisione n. 2455/2001/CE, conseguente alla Direttiva 2000/60/CE, nonché al controllo della diffusione di specie algali, anche bentoniche, produttrici di tossine.