CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 novembre 2008
96.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-00443 Villecco Calipari: Sui minori stranieri non accompagnati scomparsi dopo l'arrivo in Italia.

TESTO DELLA RISPOSTA

Signor Presidente, Onorevoli colleghi, il tema dei minori non accompagnati coinvolge, nella delicata gestione del fenomeno, diversi soggetti istituzionali; in particolare, amministrazioni statali come il Ministero dell'interno e il Ministero della giustizia, organismi interministeriali quali il Comitato per minori stranieri, ed enti locali, cui è affidata la presa in carico del minore una volta acclarata la sua posizione giuridica sul territorio. Coinvolge anche soggetti non istituzionali: organizzazioni non governative con comprovata esperienza nel settore.
Come è noto, la Risoluzione del Consiglio dell'Unione europea del 26 giugno 1997 definisce «minore straniero non accompagnato» il «minorenne non avente cittadinanza di uno Stato dell'Unione che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa nel territorio di uno degli Stati membri privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento statale».
Per garantire maggiore tutela a tale categoria di soggetti è stato da tempo istituito al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Comitato per i minori stranieri, con compiti in materia di censimento, rimpatrio assistito, vigilanza sulle modalità di soggiorno, accertamento dello status di minore non accompagnato, impulso e ricerca per promuovere l'individuazione dei familiari.
I dati in possesso del Comitato, aggiornati al 30 settembre 2008, indicano la presenza sul territorio italiano di 7.411 minori stranieri non accompagnati, di cui 1.741 identificati e 5.670 non identificati, di età compresa prevalentemente tra i 16 e i 17 anni.
L'identificazione del minore compete alle Autorità di pubblica sicurezza che operano in collaborazione con le rappresentanze diplomatico-consolari del paese di origine. Ogni informazione utile a stabilire l'identità del minore va fornita al Comitato perché si attivino le procedure per rintracciare la famiglia.
I pubblici ufficiali che abbiano notizia della presenza sul territorio dello Stato di un minore straniero non accompagnato sono tenuti a darne comunicazione, oltre che al Tribunale dei minori ai fini dell'affidamento, al Comitato, corredando la segnalazione con le informazioni disponibili relative alla generalità, alla nazionalità, alle condizioni fisiche, ai mezzi di sostentamento e al luogo di provvisoria dimora del minore.
Una volta acquisite le informazioni, il Comitato inserisce il nominativo in una banca dati, costantemente aggiornata con le diverse comunicazioni relative allo stesso minore.
Il rimpatrio assistito - inteso come assistenza assicurata al minore fino al ricongiungimento con i propri familiari o al riaffidamento alle autorità del Paese di origine - viene effettuato previe indagini riguardanti anche la situazione socio-familiare del giovane. Solo in presenza di condizioni favorevoli, su richiesta degli enti locali che hanno la responsabilità dell'accoglienza, si avviano le procedure di rientro. Negli ultimi anni le richieste di

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rimpatrio assistito hanno preso le mosse dalla manifestazione di volontà del minore di fare ritorno in patria.
Se le condizioni socio-familiari nel paese d'origine non permettono tale rientro, il Comitato assume i provvedimenti necessari per consentire al minore l'integrazione in Italia.
Per una più efficace protezione dei minori non accompagnati, il Comitato ha attivato, stipulando una convenzione con l'ANCI, un «Programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati», prevedendo l'emanazione di un bando rivolto ai Comuni per la presentazione di progetti relativi ai servizi di pronta accoglienza e assistenza.
Specifici bandi sono rivolti al territorio siciliano, in considerazione dell'emergenza propria di quell'area. Lampedusa è interessata massicciamente dagli sbarchi dei clandestini, tra i quali - nel corso degli anni - vi è stato il progressivo aumento della presenza di donne e di minori. Al loro arrivo nell'isola, i minori non accompagnati sono identificati e separati dagli adulti, per poi essere condotti ad Agrigento, dove vengono affidati dall'Ufficio minori della Questura alle Comunità-Alloggio esistenti sul territorio della provincia. Queste strutture, normalmente, hanno la possibilità di ospitare fino a 10 persone, alle quali devono essere garantiti elevati standard di accoglienza.
Per avere idea del carico del lavoro che viene svolto, è sufficiente pensare che dal 1o gennaio al 30 ottobre 2008, sono giunti nell'isola 1.996 minori (1.415 non accompagnati e 581 accompagnati). Questo numero rivela una vera e propria emergenza, cui si è fatto fronte collocando i nuovi arrivati nelle Comunità che si sono dichiarate disponibili ad accoglierli.
La Prefettura di Agrigento ha chiesto indicazioni ai Tribunali dei Minori dei distretti siciliani circa le comunità alloggio accreditate, presso le quali i Tribunali stessi, abitualmente, inviano i minori temporaneamente privi di un ambiente familiare idoneo.
Per fronteggiare le difficoltà connesse alla necessità di dare accoglienza, nell'immediatezza degli sbarchi, un gran numero di minori sono stati indirizzati - previo parere favorevole del Ministro dell'interno - verso strutture per l'accoglienza temporanea dei minori clandestini non richiedenti asilo.
Le convenzioni per la gestione di tali strutture, con disponibilità tra le trenta e le sessanta unità, prevedono l'erogazione di servizi simili a quelli assicurati dalle Comunità-Alloggio per minori, con particolare attenzione all'alfabetizzazione e all'assolvimento dell'obbligo scolastico.
Tali strutture, analogamente a quanto previsto per le Case-Famiglia, non sono soggette a vigilanza da parte delle Forze dell'ordine e, in assenza di specifici riferimenti normativi, sono gestite esattamente come le Comunità per minori italiani privi di riferimenti familiari.
Ciò significa che gli ospiti delle Comunità-Alloggio sono sottoposti a controllo esclusivamente da parte del personale delle Comunità stesse e sono, in particolare, liberi di entrare e uscire dalle strutture per seguire i percorsi di inserimento previsti dalla normativa vigente, fra i quali, prima di tutti, la frequenza scolastica.
La mancanza di un'azione di sorveglianza nei confronti dei minori non accompagnati - la cui quasi totalità è compresa nella fascia d'età che va dai 16 ai 18 anni - rende difficilmente controllabile il fenomeno degli allontanamenti arbitrari, la cui stima è difficile e risponde a ragioni differenti.
Alcuni minori, per esempio, entrano clandestinamente in Italia con l'intento di ricongiungersi ai genitori o ai parenti già presenti sul territorio nazionale in condizioni di clandestinità e, non volendo rivelare tale intenzione, scelgono di diventare clandestini per poter raggiungere i propri familiari.
Nel corso di una riunione svoltasi il 9 ottobre scorso alla Prefettura di Agrigento con l'intervento del Presidente del Tribunale, del Procuratore della Repubblica di Agrigento, del Giudice tutelare e dei responsabili provinciali delle Forze di polizia, sono stati esaminati i principali problemi

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relativi al fenomeno dell'immigrazione dei minori non accompagnati. In tale sede, è stato deciso di avviare indagini per individuare eventuali interessi da parte del racket della prostituzione e, più in generale, delle organizzazioni criminali dedite al traffico degli esseri umani. Sempre nel corso di tale incontro, il Presidente del Tribunale di Agrigento ha presentato una relazione nella quale si chiarisce che «... nel caso in cui il minore si allontani senza autorizzazione dalla Comunità, il responsabile deve segnalare l'allontanamento non autorizzato al servizio sociale di riferimento e all'Autorità Giudiziaria competente (Tribunale per i minorenni e/o Giudice Tutelare). Il servizio sociale deve segnalare l'allontanamento alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, al Giudice Tutelare e al Comitato Per i Minori Stranieri».
Sull'esigenza di monitorare le condizioni di accoglienza dei giovani non accompagnati, il Ministero dell'interno, in stretto raccordo con i Prefetti territorialmente competenti, svolge una costante attività di controllo e vigilanza sulle condizioni di vivibilità esistenti all'interno di tutte le strutture per immigrati, al fine di garantire il pieno rispetto dei diritti delle persone ospitate.
Tale azione è rafforzata dalla proficua collaborazione in atto con le organizzazioni umanitarie partner nel Progetto «Praesidium», quali l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, la Croce Rossa Italiana e, in particolare, Save the Children Italia, di cui è nota la qualificata e consolidata esperienza nel campo dell'assistenza e dell'accoglienza del minore.
Grazie alla Convenzione sottoscritta con l'Amministrazione dell'Interno lo scorso 2 luglio, Save the Children Italia concorre al potenziamento del sistema di accoglienza dei migranti irregolari, curando, tra l'altro, l'orientamento e l'informazione legale, la mediazione culturale in favore dei minori stranieri, la sensibilizzazione degli stessi sui rischi legati alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento, il monitoraggio sulle procedure e sugli standard di accoglienza realizzati nel Centro di Lampedusa e nei Centri e Comunità per minori presenti in Sicilia: tutto ciò al fine di garantirne la conformità agli standard internazionali, quali quelli della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.
Sotto quest'ultimo profilo, informo che tale organizzazione ha già completato un primo monitoraggio sulle condizioni di accoglienza e di assistenza all'interno delle comunità alloggio per minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio siciliano e ha avviato il monitoraggio sul Centro di Lampedusa, che dovrebbe concludersi a breve.
Si sta ora procedendo all'esame dei dati raccolti per far luce sulle ragioni sottese all'alto tasso delle fughe dei minori dalle case alloggio; ciò anche per evitare che gli stessi possano incappare nell'orribile circuito del traffico di esseri umani.
Per quanto riguarda le altre organizzazioni operanti nel settore, la Croce Rossa italiana, in linea con il proprio mandato, assicura le informazioni di carattere generale attinenti alle questioni di assistenza socio-sanitaria mentre l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni si occupa, tra l'altro, dell'orientamento legale, attraverso colloqui collettivi ed individuali, in stretta cooperazione con Save the Children. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, invece, presta assistenza ai minori stranieri non accompagnati, ai fini della eventuale presentazione della domanda di asilo.
Sull'operato delle organizzazioni umanitarie, il Ministero dell'interno svolge un'attività di impulso e di monitoraggio, per garantire il buon andamento delle procedure di assistenza, informazione e di accoglienza nonché il pieno rispetto dei diritti e della dignità dei migranti.
Per completare il quadro dell'accoglienza dei minori stranieri in Italia, desidero, infine, fare un cenno a una particolare forma di accoglienza, assistenza e integrazione che il Ministero dell'interno attua in favore dei minori non accompagnati

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richiedenti asilo attraverso il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR).
Come è noto, l'architettura dell'accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati sul territorio - disegnata dalla legge n. 189 del 2002 - è stata realizzata dal Ministero dell'interno mediante un sistema che da un lato, prevede l'erogazione di contributi in favore dei progetti presentati dagli enti locali, aderenti ai presupposti normativi, dall'altro, con la prevista convenzione con l'ANCI, attraverso il Servizio centrale, svolge puntuale monitoraggio sulla presenza dei richiedenti asilo, sugli interventi realizzati e la loro efficacia.
Il sistema di protezione si sostanzia in una rete territoriale di progetti di accoglienza dei quali una parte significativa è dedicata alle categorie cosiddette vulnerabili, in cui sono compresi, appunto, i minori non accompagnati richiedenti asilo.
Dal 1o gennaio 2008 al 10 novembre scorso, sono stati accolti nello SPRAR 283 minori non accompagnati richiedenti asilo, ai quali sono stati forniti adeguati servizi di accoglienza e integrazione, con particolare attenzione alla scolarizzazione: i progetti territoriali prevedono, infatti, l'iscrizione dei minori nelle varie scuole dell'obbligo e il completamento del ciclo scolastico è il presupposto per accedere, poi, ai corsi di formazione professionale.
Un importante passo avanti è stato fatto attraverso la direttiva emanata dal Ministro dell'interno, d'intesa con il Ministro della giustizia, il 7 dicembre 2006, con la quale si stabilisce che, all'arrivo alla frontiera, il minore deve essere informato sulla possibilità di richiedere asilo e, in caso di espressa volontà, deve essere subito affidato alle strutture del Sistema di Protezione.
Tale procedura rafforza la protezione e la tutela dei diritti dei minori, i quali, pur in attesa di formalizzare la propria domanda di asilo, con il supporto del tutore che verrà loro assegnato, hanno accesso facilitato a un sistema nazionale già organizzato e collaudato, che dispone di strutture e servizi specifici per l'accoglienza, la tutela e l'integrazione dei minori stranieri non accompagnati.
Tramite la direttiva si vuole, appunto, scongiurare il rischio di dispersione dei minori sul territorio, informandoli adeguatamente sui loro diritti, inserendoli in un percorso altamente organizzato e protetto, e indirizzandoli, senza soluzione di continuità, in strutture idonee non solo a riceverli, ma anche a sostenerne lo sviluppo, la crescita e formazione.

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ALLEGATO 2

5-00019 Caparini: Sulle aggressioni nelle stazioni di rifornimento della provincia di Brescia.

TESTO DELLA RISPOSTA

Signor Presidente, Onorevoli colleghi poiché i dati statistici non consolano, ma indicano un orientamento, il raffronto statistico tra gli anni 2006-2007 e il dato relativo al 2008 fanno rilevare una tendenziale, diminuzione del fenomeno delle rapine ai danni di distributori di carburanti e di aree di servizio nella provincia di Brescia.
Gli episodi delittuosi sono stati 7 nel 2006 e 2 nel 2007, mentre nel primo semestre del 2008 non è stata perpetrata nessuna rapina in aree di servizio.
Alcuni episodi avvenuti nel territorio provinciale hanno avuto, tuttavia, modalità di attuazione particolarmente efferate. Ne è esempio la rapina del 28 agosto 2007 ai danni di una stazione di Castenedolo, nel corso della quale uno dei due rapinatori, armato di fucile, ha esploso un colpo di arma da fuoco che ha raggiunto un cliente.
L'Arma dei Carabinieri, a seguito di una attività investigativa, ha individuato e tratto in arresto i due responsabili del delitto, entrambi pluri-pregiudicati per rapina e sottoposti, al momento dei fatti, alle misure degli arresti domiciliari e dell'affidamento in prova ai servizi sociali.
Il fenomeno delle aggressioni agli impianti di distribuzione di benzina è, comunque, oggetto di attenzione da parte delle Autorità di pubblica sicurezza che hanno avviato iniziative sul piano della prevenzione e del contrasto dei delitti in questione.
In particolare, il questore di Brescia ha disposto, con ordinanza, di intensificare i servizi di vigilanza da parte di tutti i presidi delle Forze di polizia territoriali, attuando, nel contempo, indagini sui singoli episodi delittuosi.
Le iniziative tese a contenere le rapine ai distributori di benzina si inseriscono, più in generale, nel complesso di misure avviate per fronteggiare i furti in abitazione e le rapine di diversa tipologia, perpetrate, perlopiù, da gruppi di malviventi di etnia slava, albanese e romena.
Il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ha, a tal fine, promosso e coordinato sul territorio bresciano dispositivi di prevenzione e di contrasto in sinergia con le componenti presenti sul territorio. Si segnalano, al proposito, i recenti progetti «Renovatio», «Partecipa alla sicurezza», «Spartacus», «Vesta», attivati su tutto il territorio nazionale (compresa la provincia di Brescia), conclusi con lusinghieri risultati (centinaia di arresti, rimpatri di clandestini, sequestri di droga ed armi).
Alle attività di controllo del territorio concorre il Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato con sede a Milano, che dal 1o ottobre 2007 al 30 settembre 2008, ha impiegato complessivamente 682 equipaggi, con 2.046 unità.
Le iniziative adottate dalle Forze di polizia sono state illustrate alla responsabile locale della Federazione Autonoma Italiana Benzinai (F.A.I.B.), organismo rappresentativo dei gestori degli impianti di distribuzione, con il quale è stato avviato un fattivo confronto. In particolare, è emerso che per i gestori è estremamente difficoltoso assumere iniziative di protezione passiva degli impianti (dislocazione di dispositivi di allarme o di telecamere),

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a causa di una complessa procedura di autorizzazione alla spesa da parte delle società proprietarie delle stazioni di servizio.
In considerazione della diffusa preoccupazione nella categoria, il prefetto di Brescia ha avviato contatti con la Regione Lombardia, allo scopo di individuare, comunque, percorsi privilegiati per l'assegnazione di risorse economiche utili a incrementare i sistemi di difesa passiva dei distributori.
La Regione Lombardia, con delibera del 9 aprile 2008, ha emanato un bando di concorso a favore dei Comuni per l'installazione di impianti di videosorveglianza in aree pubbliche particolarmente sensibili, perché altamente frequentate.
La F.A.I.B., nel frattempo, ha individuato circa 50 distributori bresciani aventi determinate caratteristiche tecnico-logistiche - privilegiando gli impianti vicini ad aree commerciali o, comunque, in prossimità di aree pubbliche più frequentate - al fine di consentire alle Amministrazioni locali di partecipare con successo al concorso.
A tutela di alcuni esercizi commerciali convenzionati, maggiormente esposti a rischio di episodi delittuosi (fra cui gli impianti di distribuzione di carburanti), sono stati installati sistemi di videosorveglianza antirapina, collegati con le Forze di Polizia, per segnalazioni in tempo reale.
In occasione dei contatti con la FA.I.B. è stata constatata, inoltre, la riluttanza dei gestori ad incrementare il ricorso al pagamento del carburante con mezzi elettronici, per ridurre il rischio connesso alla presenza di elevate somme di denaro in cassa. Ciò in quanto il costo delle commissioni applicate dalle banche incide sul guadagno di tali operatori economici.
Per superare il problema, il Prefetto ha sollecitato, tramite l'ABI, il sistema bancario a contenere i costi di utilizzazione del bancomat e delle carte di credito. Il «Banco di Brescia» ha già aderito alla sollecitazione e ha ridotto il costo delle commissioni, incrementando, in tal modo, sul territorio provinciale, il pagamento con moneta elettronica.

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ALLEGATO 3

5-00041 Caparini: Sulla stazione dei Carabinieri di Vezza D'Oglio (Brescia).

TESTO DELLA RISPOSTA

Signor Presidente, Onorevoli Deputati, le notizie relative alla soppressione della Stazione dell'Arma dei Carabinieri di Vezza d'Oglio, in provincia di Brescia, sono infondate; infatti, allo stato attuale, non è in atto - né tantomeno allo studio - alcuna procedura in tal senso.
Al contrario, da maggio 2004 il Ministero dell'interno ha autorizzato la stipula di un nuovo contratto di locazione - in corso di perfezionamento - con il Comune proprietario dell'immobile in cui ha sede la Stazione.
L'Arma dei Carabinieri contribuisce fattivamente ad assicurare il controllo del territorio bresciano, attraverso l'attività di un Comando Provinciale, 7 Compagnie, 79 Stazioni, 4 Nuclei operativi, 1 Reparto Servizi Magistratura, 1 Stazione Aeronautica Militare, 1 Unità d'Altura del Servizio Navale e 1 Sezione Anticrimine.
La forza effettiva dispiegata nel territorio è pari a 1.270 unità.

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ALLEGATO 4

5-00539 Lovelli: Sullo svolgimento di un rave party a Pozzolo Formigaro (Alessandria).

TESTO DELLA RISPOSTA

Signor Presidente, Onorevoli Deputati, come è noto, i rave parties sono raduni caratterizzati dalla concentrazione improvvisa e non preavvisata di numerosi giovani - provenienti anche da Paesi diversi - in una determinata località.
Le date e le aree geografiche dei raduni sono di solito comunicate tramite la rete internet, mentre l'esatta ubicazione dei luoghi viene fornita con comunicazioni telefoniche e con sms soltanto nell'immediatezza dell'evento.
Con riferimento al rave party tenutosi a fine ottobre nella provincia di Alessandria - all'interno di capannone dell'ex stabilimento «Sider-Comit» sito nel Comune di Pozzolo Formigaro - si segnala che già nel 2006 erano stati organizzati due precedenti rave parties nel medesimo luogo.
Dopo il secondo di questi rave, che si è tenuto dal 28 ottobre al 3 novembre 2006, la società proprietaria del capannone, su impulso delle Autorità di pubblica sicurezza, ha ripristinato la recinzione dell'area, ha apposto lucchetti di chiusura degli ingressi e ha collocato barriere di sicurezza in cemento sulle vie di accesso all'ex stabilimento.
Le strutture di sbarramento in cemento, in precedenza predisposte, sono state rimosse alla fine della scorsa estate dalla stessa società proprietaria dell'area che vi ha provveduto - senza alcun avviso all'amministrazione comunale né alle Autorità di Pubblica sicurezza - per eseguirvi alcuni lavori in muratura.
Nel primo pomeriggio di sabato 25 ottobre 2008, circa una trentina di giovani, dopo aver forzato le serrature dei cancelli di recinzione, sono entrati nell'ex stabilimento, con intenzione di tenervi un rave party.
Sul posto è intervenuto personale del Comando Compagnia Carabinieri di Novi Ligure e della Questura di Alessandria che ha proceduto all'identificazione di 19 giovani, fra cui un cittadino italiano e 18 cittadini francesi.
Un cittadino francese alla guida di un autocarro che trasportava impianti di amplificazione sonora, nel tentativo di accedere alla fabbrica, ha speronato un'autovettura della polizia, collocata sulla strada sterrata per impedire l'accesso all'area del rave party, producendo danni alla carrozzeria. L'agente di polizia alla guida del veicolo ha riportato contusioni guaribili in 10 giorni. Il conducente dell'autocarro, arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e processato per direttissima il 31 ottobre scorso, è tornato in Francia, dopo aver patteggiato la pena di un anno di reclusione.
Alle ore 16 circa, l'opera di mediazione delle Forze dell'ordine ha consentito che oltre 200 giovani, con almeno 50 cani di al seguito, abbandonassero l'area della «Sider-Comit».
I medesimi, tuttavia, si sono riuniti nell'area non recintata dell'ex supermercato «Unes», prospiciente l'ex strada statale Bis dei Giovi - km 14, territorio anche questo del Comune di Pozzolo Formigaro, con il chiaro intento di tenere comunque il rave party. Il gruppo era guidato da un cittadino francese, da tempo domiciliato ad Alessandria, e da tre cittadini

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italiani, organizzatori della manifestazione non autorizzata, tutti identificati e deferiti all'autorità giudiziaria.
Nell'occasione, sono state adottate una serie di misure per impedire lo svolgimento del rave party ed è anche proseguita l'opera di mediazione delle Forze dell'ordine per favorire l'allontanamento dei partecipanti all'evento, che continuavano ad arrivare numerosi con roulotte, camper e autocarri, molti dei quali con targa francese.
In particolare, il personale della Polizia e dei Carabinieri - allo scopo di impedire, per quanto possibile, l'arrivo e il concentramento di altri giovani - ha interrotto la circolazione sulla ex strada statale 35 bis, adiacente all'area del supermercato, predisponendo percorsi alternativi per il traffico veicolare estraneo alla manifestazione.
Inoltre, per limitare le strade di accesso all'area dell'edificio sede del supermercato (circa 50.000 metri quadrati), si è realizzato con un escavatore dell'Amministrazione Comunale, una sorta di trincea con posizionamento di materiale inerte.
I numerosi veicoli diretti al rave party sono, comunque, riusciti ad aggirare i blocchi, attraversando i campi e concentrandosi nell'area dell'ex supermercato.
Approfittando del buio sopraggiunto, circa 300 giovani hanno cominciato a lanciare sassi nei confronti delle Forze dell'Ordine, provocando la rottura del parabrezza dell'escavatore e di un camion che trasportava il materiale inerte.
Nell'occasione, sono stati colpiti due agenti di pubblica sicurezza, ricoverati in ospedale e giudicati guaribili rispettivamente in 20 e in 7 giorni.
Dalla notte del 26 ottobre e fino al successivo giorno 27, le forze operanti hanno assicurato una attività di osservazione e di vigilanza nei confronti dei giovani partecipanti all'evento, fra i quali erano presenti numerosi bambini in tenera età.
Secondo una stima effettuata dalle Forze dell'ordine, hanno partecipato al rave party circa 3.000 persone.
Sul posto sono intervenuti, oltre al Questore, che ha coordinato tutte le operazioni sin dall'inizio, coadiuvato dal Comandante Provinciale dell'Arma dei Carabinieri, anche il Sindaco di Pozzolo Formigaro, unitamente al Prefetto di Alessandria.
Nell'ipotesi che il rave party potesse proseguire sino al successivo 3 novembre, come peraltro era già avvenuto nel 2006, su richiesta del Prefetto, sono state assegnate 80 unità di rinforzo.
La mattina del giorno 28, l'area interessata è stata sgomberata dalle Forze dell'Ordine.
L'attività di controllo, svolta dalla Questura e dal Comando Provinciale dell'Arma dei Carabinieri a partire dal primo pomeriggio dei 25 fino alla mattina del 28 ottobre, ha consentito l'identificazione di 606 persone, per la stragrande maggioranza di nazionalità francese, che sono state denunciate in stato di libertà per invasione e occupazione abusiva di area privata.
Sono stati effettuati complessivamente cinque arresti nei confronti di:
due cittadini inglesi per detenzione e spaccio di stupefacenti, perché trovati in possesso di 5 grammi di cocaina e di 5.300 euro in contanti (probabile provento dell'attività di spaccio);
due cittadini francesi, per rapina aggravata in un supermercato;
un cittadino francese per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

Sono stati, inoltre, denunciati due cittadini francesi: uno per interruzione di pubblico servizio - per aver posto in essere un blocco stradale - e l'altro per detenzione e porto illegale di una baionetta; sono stati segnalati tre cittadini francesi, per possesso di 5 grammi di hashish e marijuana.
Sono state, infine, comminate sanzioni pecuniarie nei confronti di 4 cittadini francesi, per spettacoli e intrattenimenti pubblici senza licenza, con conseguente sequestro di materiale stereofonico, per un valore stimato di circa 35.000 euro. Si è provveduto anche, nell'ambito dei controlli a 211 veicoli, al sequestro di un mezzo.

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L'operato delle Forze dell'ordine ha consentito di tenere sotto controllo la situazione, ma le modalità di organizzazione e di svolgimento di questo tipo di manifestazioni non consentono di programmare misure di diversa natura, né soluzioni alternative che impediscano i rave parties.
I giovani partecipanti, infatti, come inizialmente si diceva, si danno appuntamento in un'area - di regola strutture dimesse o ampi spazi - utilizzando siti internet sempre nuovi o sms e sopraggiungono nell'area prescelta improvvisamente e a migliaia, senza preavviso o consenso del proprietario dell'area.
In via preventiva, le Forze di Polizia assicurano il monitoraggio della rete internet ed, un intenso scambio informativo con gli altri Paesi europei, potenziando, ai primi segnali di allarme, le attività di controllo del territorio - soprattutto lungo le grandi reti stradali - al fine di rilevare eventuali flussi anomali di traffico.
L'ultimo quesito dell'interrogante e cioè se il governo non ritenga di promuovere «un'iniziativa adeguata, anche in sede legislativa, per impedire lo svolgimento e l'organizzazione di eventi di tale natura che hanno poco a che fare con la libertà garantita dalla Costituzione e che incidono sulla convivenza civile delle comunità coinvolte» deve fare i conti con le modalità peculiari con cui viene organizzato l'evento (sms improvvisi e inaspettati raduni eccetera) con la circostanza che le norme già ci sono è in forza di esse che sono stati fatti gli arresti.

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ALLEGATO 5

5-00387 Compagnon: Sul centro di identificazione e permanenza di Gradisca d'Isonzo.

TESTO DELLA RISPOSTA

Signor Presidente, Onorevoli Deputati, l'intendimento del Ministero dell'interno è quello di procedere alla realizzazione di dieci nuovi centri di identificazione ed espulsione solo nelle regioni nelle quali ancora tali strutture non sono operative. Pertanto posso assicurare che, al momento, non è in corso alcuno studio o approfondimento finalizzato all'ampliamento delle strutture esistenti presso il complesso di Gradisca d'Isonzo, ove già operano un Centro di identificazione ed espulsione (CIE), un Centro di accoglienza (CDA) ed un Centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA).
Si tratta, come noto all'interrogante, di strutture recentemente riqualificate e già pienamente funzionanti che registrano un elevato grado di utilizzazione della loro ricettività potenziale, tant'è che, alla data del 17 novembre scorso, ospitavano complessivamente 353 presenze effettive a fronte di una capienza potenziale di 386 posti. Più precisamente, erano presenti 117 persone nel CIE, che può accoglierne fino ad un massimo di 136; 102 nel CDA, su una ricettività di 112; e 134 nel CARA, che invece dispone di 138 posti.
L'adeguamento del sistema di accoglienza e trattenimento, cui sono finalizzati gli interventi programmati dal Governo, è stato reso come noto urgente dallo straordinario intensificarsi dei flussi di immigrazione clandestina, di cui la manifestazione più evidente è rappresentata dagli sbarchi lungo le coste delle regioni meridionali.
Alla data del 9 ottobre scorso, gli stranieri sbarcati sono stati 27.417 mentre nel corrispondente periodo del 2007 erano stati 17.264, con un incremento di 10.153 unità, pari a circa il 59 per cento.
Per assicurare la funzionalità delle procedure di espulsione e garantire il ritorno nei Paesi d'origine o il transito degli stranieri in posizione irregolare, è stato avviato un piano straordinario di ampliamento della ricettività dei centri di identificazione ed espulsione esistenti.
Una prima proposta in tal senso è contenuta nel disegno di legge recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica» (atto Senato 733), in corso di esame al Senato, dove in relazione al prolungamento del periodo massimo di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione, si prevedono nuove costruzioni e ristrutturazioni dei centri già esistenti, per la realizzazione di 4.640 posti.
Tuttavia, in considerazione dei tempi necessari all'esame e all'approvazione del disegno di legge, nell'ambito del decreto-legge n. 151, del 2 ottobre 2008, recante «Misure urgenti in materia di prevenzione e accertamento di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina», è stata inserita una disposizione che consente di procedere immediatamente alla individuazione e realizzazione di nuovi centri di identificazione ed espulsione. Il provvedimento di conversione, come noto, è stato approvato con modifiche dal Senato e, dopo l'esame da parte di questa Commissione, si trova ora in fase di relazione all'Assemblea.
Quanto alle sedi ove sorgeranno le nuove strutture ed anche nell'ottica di pervenire ad una più omogenea distribuzione delle stesse, è stata avviata una

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intensa attività di studio e di ricerca, con una prima valutazione sulla idoneità degli immobili, delle aree libere o con fabbricati, indicati dall'Agenzia del Demanio, nell'ambito delle regioni nelle quali non sono, al momento, operativi centri di identificazione e di espulsione.
Le caratteristiche dei siti sono oggetto della massima attenzione e considerazione. I sopralluoghi effettuati, infatti, sono stati finalizzati a verificare la piena idoneità dei luoghi, sulla base di una approfondita valutazione delle loro caratteristiche, o della presenza di eventuali vincoli di natura archeologica o paesaggistica, nonché della attuale destinazione d'uso degli stessi.
La localizzazione dei nuovi centri sarà resa nota a breve e, al fine di pervenire ad una scelta il più possibile condivisa, come già preannunciato pubblicamente sarà ovviamente garantita la consultazione delle dieci regioni interessate e degli enti locali nel cui territorio ricadono i siti individuati.