CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 2 luglio 2008
25.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013 (Doc. LVII, n. 1).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La XI Commissione,
esaminato - ai sensi dell'articolo 118 bis del Regolamento - il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013;
condivisi i quattro obiettivi essenziali indicati nel Documento: riduzione del costo complessivo dello Stato, al fine di invertire la tendenza storica all'incremento della spesa corrente; maggiore efficacia dell'azione della pubblica amministrazione all'interno di un nuovo piano industriale; riduzione del peso burocratico che grava sulla vita dei cittadini; spinta dell'apparato economico verso lo sviluppo, rimuovendone i vincoli e promuovendo una migliore coesione sociale aperta alle istanze della sussidiarietà;
condivisa altresì la scelta di coordinamento tra parte programmatica e parte attuativa del DPEF, così da dare fin da subito piena, organica e responsabile attuazione agli impegni assunti in Europa dall'Italia attraverso l'anticipazione della manovra di bilancio con una prospettiva triennale;
ritenuto tuttavia necessaria una ridefinizione delle regole e delle procedure della sessione di bilancio che riconosca adeguati spazi di confronto e di dibattito;
considerato il riferimento recato nel DPEF al piano industriale volto alla riorganizzazione della Pubblica amministrazione da attuare in nome dei criteri della meritocrazia, dell'innovazione e della trasparenza, al fine di raggiungere adeguati livelli di efficacia e di efficienza e ottenere miglioramenti quantificabili in un risparmio di circa un punto percentuale l'anno di prodotto interno lordo;
rilevato che il suddetto piano prevede, come primo importante elemento, una riforma organica dei sistemi di contrattazione collettiva e della disciplina dei rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, al fine di definire i diritti e i doveri del dipendente pubblico, premiando il merito e sanzionando le inefficienze, nell'ottica di un significativo miglioramento della qualità dei servizi offerti;
constatato che l'accelerazione dei processi di innovazione dentro e fuori l'amministrazione, la mobilità, nonché la trasparenza e l'accessibilità vengono indicati dal Documento come ulteriori pilastri su cui poggiare il rilancio della pubblica amministrazione;
ritenuto che la fissazione di un tasso di inflazione programmata all'1,7 per cento nel 2008 e all'1,5 per cento negli anni successivi (correttamente al di sotto al di sotto del 2 per cento come richiesto dalla Banca centrale europea) è coerente con l'esigenza di contrastare la ripresa di saggi inflazionistici in accelerata e preoccupante crescita sotto la spina di processi «importati» relativi al prezzo del greggio e in generale delle materie prime;
preso atto che per il computo della cosiddetta inflazione importata, negli accordi tra governo e parti sociali, di cui al

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Protocollo del 1993, furono previste disposizioni particolari rivolte a non generare automaticamente effetti inflazionistici ulteriori attraverso la dinamica salariale;
considerato altresì che il potere d'acquisto delle retribuzioni è sicuramente tutelato in maniera più adeguata se ha successo la strategia per il contenimento dell'inflazione anziché attraverso l'introduzione di sostanziali automatismi applicati surrettiziamente alla dinamica salariale;
valutato che nelle esperienze concrete dal 1993 ad oggi, le parti sociali hanno sempre trovato, nella loro autonomia negoziale, soluzioni equilibrate per quanto riguarda il rapporto salari/prezzi, senza sottrarsi a priori - e tenendo conto anche dei tassi di inflazione programmata - dal fornire il loro contributo al contenimento dell'inflazione: contributo risultato fondamentale nel contesto del Protocollo del 1993;
auspicato che il negoziato sulla riforma della struttura della contrattazione si concluda positivamente e possa affrontare e risolvere tali problemi nel comune interesse della stabilità e della salvaguardia del potere d'acquisto delle retribuzioni, in una logica di effettivo riequilibrio tra il settore privato e quello pubblico;
preso comunque atto delle intenzioni del Governo - come indicato nel Documento - di adottare «misure perequative per alleviare l'impatto negativo sui redditi più bassi»;
apprezzato che il Documento abbia richiamato i problemi del sistema pensionistico ed abbia evidenziato due parametri indispensabili a garantire un'evoluzione della spesa in linea con le previsioni di stabilità: l'allungamento dell'età effettiva di pensionamento e la revisione periodica dei coefficienti di trasformazione nel modello contributivo, nel quadro di quanto indicato, da ultimo, nella legge n. 247 del 2007,
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
1) si valuti di prevedere nella risoluzione ogni utile proposta rivolta ad arricchire la strategia più complessiva nella lotta all'inflazione indicata dal Governo e a migliorare le retribuzioni dei lavoratori e le pensioni;
2) si consideri l'opportunità di proporre al Governo di assumere il disegno di legge recante delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro, attualmente all'esame del Senato (S. 847), come provvedimento collegato alla manovra di finanza pubblica, in considerazione dell'importanza che tale provvedimento riveste per il conseguimento degli obiettivi indicati nel DPEF ai quali è data coerente attuazione nell'ambito del disegno complessivo della manovra.

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ALLEGATO 2

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013 (Doc. LVII, n. 1).

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DAI DEPUTATI DELFINO, CESA E POLI

La XI Commissione,
esaminato il testo del Doc. LVII, recante «Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013»;
rilevato che ci sono delle procedure relative alla legge di bilancio da seguire e che è stata evidenziata l'anomalia di un decreto collegato, presentato prima dell'approvazione del DPEF;
considerato che l'obiettivo di risanamento politico economico presentato è in linea con gli impegni assunti dall'Italia e rispetta rigorosamente i parametri di Maastricht;
tenuto conto che siamo davanti ad una politica del Governo che presenta luci ed ombre, che da una parte annuncia la volontà di tutelare la famiglia, il reddito dei lavoratori e dei pensionati, ma dall'altra su questi temi propone interventi marginali e assolutamente inadeguati;
rilevata la necessità di integrare e rivalutare la manovra con tutte le misure e i confronti necessari che tengano conto, seriamente, della questione familiare e delle fasce dei più deboli;
considerato, altresì, che nel documento non è adeguatamente preso in considerazione né il potere d'acquisto dei lavoratori né quello dei pensionati;
rilevato che sull'andamento dei redditi da lavoro pesa l'indicazione del tasso di inflazione programmato dell'1,7, dato che potrebbe generare incertezza nella contrattazione, così come è stato espresso dal Governatore della Banca d'Italia Draghi, nella relazione annuale;
visto che la riduzione della spesa prevista rischia di penalizzare proprio i servizi della sanità e della scuola con ricadute particolarmente ingiustificabili sulle persone disabili e in grave disagio;
considerata l'assenza di indicazioni programmatiche puntuali sul sostegno all'occupazione dei giovani e delle donne;
rilevato, quindi, che il documento in esame risulta carente di una visione universalistica e solidaristica capace di garantire la dignità civile sociale e reddituale di ogni cittadino in qualunque condizione si trovi;
dato atto, infine che sugli obiettivi e sulle azioni attuative condivisibili presenti nel DPEF quali ad esempio la crescita, la stabilità, la coesione sociale, la semplificazione burocratica, la riqualificazione della pubblica amministrazione, valuteremo nel merito i singoli provvedimenti;
valutato che nell'azione complessiva di Governo sono emersi tagli incomprensibili agli stanziamenti per la sicurezza e una reale diminuzione della previsione di spesa in conto capitale per il triennio,
esprime

PARERE CONTRARIO.

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ALLEGATO 3

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013 (Doc. LVII, n. 1).

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA PRESENTATA DAI DEPUTATI DAMIANO E PALADINI

La XI Commissione,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica (DPEF) per gli anni 2009-2013;
premesso che:
a legislazione invariata e a regolamenti parlamentari vigenti, la sessione di bilancio ha regole ben precise, nei tempi e nei modi, prevedendo che:
entro il 30 giugno sia presentato: il DPEF (che indica gli andamenti tendenziali e programmatici) e il DDL di assestamento di bilancio per l'anno in corso;
entro il successivo 30 settembre siano presentati il DDL di bilancio e contestualmente il DDL finanziaria, nonché la Relazione previsionale e programmatica e l'eventuale nota di aggiornamento al DPEF;
l'approvazione da parte delle Camere del DPEF, mediante una risoluzione con cui si impegna il Governo sui saldi ed, eventualmente, sui contenuti della manovra, non rappresenta un atto formale a carattere meramente programmatico, ma costituisce l'atto di codeterminazione di decisioni vincolanti per la fase di bilancio che, di norma, è successiva;
paradossalmente, stavolta la tempistica viene invertita: è la manovra che anticipa e vincola il DPEF e non il contrario. È una grave violazione delle prerogative del Parlamento, cui la Costituzione attribuisce con l'articolo 81 una funzione di indirizzo e controllo in ordine alla destinazione e allocazione delle risorse pubbliche in relazione ai fini da perseguire nell'interesse della collettività;
considerato che:
la politica economica del Governo, illustrata dal DPEF 2009-2013, non è all'altezza dei problemi del Paese ed è controproducente ai fini dell'aggiustamento della finanza pubblica. Essa non affronta le vere priorità: l'anemia della produttività e la perdita di potere d'acquisto dei redditi da lavoro e pensione;
l'assenza di interventi significativi per lo sviluppo e per il sostegno al potere d'acquisto delle famiglie è riflessa dalle previsioni sull'andamento della produttività e del Pil nell'arco temporale della legislatura: anche per l'ultimo anno della previsione (2013), l'aumento della produttività è inferiore all'1 per cento e permane un significativo differenziale di crescita con i Paesi dell'area-euro;
sull'andamento dei redditi da lavoro e, conseguentemente, della domanda interna, pesa l'obiettivo di inflazione programmata. Il Governo ha indicato un'inflazione programmata dell'1,7 per cento per l'anno in corso e del 1,5 per cento dal 2009 in poi, un livello troppo basso per essere credibile che potrebbe generare conflittualità, incertezze, ritardi nella negoziazione e, inevitabilmente, effetti negativi sugli investimenti e sui consumi;

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per quanto riguarda la finanza pubblica, la correzione per il 2009 avverrà attraverso un aumento della pressione fiscale, che nel quadro programmatico rimane significativamente al di sopra degli andamenti tendenziali, e una riduzione delle spese per gli investimenti, nonostante l'enorme deficit infrastrutturale di cui soffre il Paese, esattamente il contrario di ciò che sarebbe necessario per rilanciare l'economia;
infatti, nonostante l'ipotizzata riduzione della spesa per 35 miliardi, l'impegno di riportare il bilancio in pareggio nel 2011 non avviene attraverso riduzioni di imposte che anzi vengono aumentate per oltre 5 miliardi a partire dal 2009;
l'azione correttiva si concentrerà principalmente sulla spesa pubblica. Oltre ai previsti risparmi di spesa per le Amministrazioni Centrali per un ammontare pari a circa 14,5 miliardi nel triennio, di cui circa 5 miliardi nel 2009, il DPEF prevede misure specifiche, con un effetto di recupero pari nel triennio a circa 20 miliardi, che si concentreranno in particolare nei settori del pubblico impiego, della finanza decentrata, dalla quale dovranno provenire 9,2 miliardi di euro di risparmi nel triennio, di cui un terzo nel 2009, della sanità, che dovrà fornire risparmi per 3 miliardi dal 2010 e della previdenza;
essendo molti servizi sociali forniti dagli enti territoriali questo si tradurrà in una riduzione dei servizi e delle garanzie sociali essenziali, con l'inevitabile e ulteriore peggioramento del potere d'acquisto di salari e pensioni;
sul piano della crescita economica, le stime del DPEF vanno dallo 0,9 per cento del 2009 all'1,5 per cento del 2011, con una media nel triennio dell'1,2 per cento, una crescita così bassa che rivela implicitamente lo scetticismo dello stesso Governo circa l'efficienza della manovra a favore dello sviluppo e tale da far sembrare irrealizzabili gli obiettivi di finanza pubblica, primo fra tutti il pareggio di bilancio nel 2011;
sono completamente assenti misure di rilancio dei consumi interni mediante un incremento del reddito disponibile della famiglie;
valutato che, nelle materie di propria competenza, il Dpef:
dispone una previsione di una irrealistica soglia per l'inflazione programmata all'1,7 per cento annuo, a fronte di una inflazione reale superiore al 3,4 per cento, provocherà una drastica riduzione del potere d'acquisto dei salari e pensioni, stante il legame vincolante di detto parametro per la contrattazione collettiva, e determinando solo per questi redditi il carico della lotta all'inflazione;
anziché proseguire sulla strada tracciata dal Governo Prodi in difesa del potere d'acquisto dei pensionati, che ha istituito la quattordicesima per quasi tre milioni di percettori della pensione più basse, interviene con una estemporanea e compassionevole card per gli anziani, la cui complessità applicativa ed efficacia sociale sono fortemente in dubbio e che sembra riproporre strumenti tipici dei regimi autoritari o di fasi storiche post belliche;
evidenzia l'analisi della dinamica dell'occupazione la quale denota un'ulteriore flessione degli occupati nel settore industriale e delle costruzioni in un contestuale incremento del settore dei servizi, con inevitabili conseguenze sul piano della produttività complessiva del fattore lavoro nel nostro paese senza, al contempo, indicare specifiche misure per l'inversione di tale tendenza elemento del resto confermato dall'abbandono di ogni riferimento agli obiettivi previsti dalla strategia di Lisbona (mai citata nell'intero documento) sia per quanto riguarda la riduzione delle disparità a livello regionale, nel campo occupazionale e del lavoro irregolare, sia per quanto concerne una strategia globale di apprendimento continuo volta a migliorare la qualità dell'istruzione e garantirne l'adeguatezza al mercato del lavoro;
ritenuta la estrema genericità del documento in oggetto, di cui non si ravvisa

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neanche la suddivisione in specifici settori di intervento, è dovuta all'impropria anticipazione dei contenuti dello stesso nel decreto 112/2008, la cui entrata in vigore è anteriore rispetto alla discussione parlamentare del DPEF e, come evidenziato in premessa, ne vincola la stessa struttura;
considerato che la politica complessiva del Governo sui temi del lavoro, al contrario, è estremamente dettagliata nel citato decreto legge, che, con determinazione, opera un sostanziale svuotamento della legge 247/2008, di attuazione del Protocollo del Welfare, invocando a pretesto una generica «strategia di semplificazione» così come non mancano misure di attenuazione e messa in forse, se non quando di vera e propria abolizione, degli strumenti normativi adottati dal precedente governo in materia di sicurezza su luoghi di lavoro e estensione della sfera dei diritti dei lavoratori;
considerato altresì che, con particolare riguardo al settore del pubblico impiego, il documento in oggetto, si pone per obiettivo l'esplicita «soppressione della sanatoria per i precari prevista dalle leggi finanziarie» laddove, più correttamente, le leggi citate prevedevano un processo di progressiva stabilizzazione del personale in oggetto, previo espletamento di procedure concorsuali e comunque solo in presenza di determinati requisiti di anzianità e professionalità stabiliti dalle amministrazioni competenti. Tale soppressione non potrà non provocare il protrarsi di situazioni di inappropriata applicazione di formule contrattuali flessibili e di disorganicità delle strutture delle amministrazioni pubbliche, a fronte di esigenze istituzionali;
atteso che il DPEF stabilisce tagli alle forze dell'ordine in termini di riduzione del personale, dei mezzi e degli straordinari; e che del tutto reticente, sul piano dell'analisi e, tanto più, su quello della proposta, è lo strumento di programmazione economica che il Governo ha predisposto per quanto concerne il tema dell'occupazione femminile, elemento che, come noto, rimane centrale. Nel corso della legislatura precedente il Governo aveva provveduto ad una serie di misure sia di tutela - estensione dei benefici previdenziale alle lavoratrici atipiche -, che di sviluppo dell'occupazione stessa, sgravi fiscali erano previsti ai datori di lavoro che procedevano all'assunzione di lavoratrici, incrementati qualora fosse realizzata nelle regioni del Mezzogiorno. Nell'attuale Documento all'esame della Commissione l'argomento non è neanche citato, mentre nel richiamato decreto legge 112/08 vengono rese più restrittive le condizioni per il riconoscimento del part time nelle pubbliche amministrazioni, così penalizzando proprio il lavoro femminile, che più spesso ricorre a tale tipologia contrattuale;
considerato che «l'attuazione di un processo di razionalizzazione del personale della scuola» cui si fa cenno, si concretizza, infine, nel decreto legge citato, in una riduzione di circa 150 mila unità di personale della scuola, cui si prevede l'eliminazione di circa 100 mila docenti e 47 mila unità di personale ATA. Una riduzione mai vista prima d'ora laddove nel settore della scuola si concentra la maggior parte dei tagli prevista dalla manovra cosiddetta d'estate, con conseguenze spaventose sul terreno occupazione, oltreché sulla qualità dell'istruzione scolastica pubblica del nostro paese,
esprime

PARERE CONTRARIO.