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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 736 di mercoledì 19 dicembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,05.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bongiorno, Boniver, Borghesi, Brugger, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Aniello Formisano, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Lamorte, Leo, Mazzocchi, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Nucara, Palumbo, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di ieri martedì 18 dicembre 2012, la XIII Commissione permanente (Agricoltura) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
senatori MONGIELLO ed altri: «Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini» (5565), (Approvata dalla 9a Commissione del Senato), con l'assorbimento delle seguenti proposte di legge: Mario PEPE ed altri: «Introduzione dell'articolo 1-bis della legge 3 agosto 1998, n. 313, per la tutela della qualità dell'olio vergine ed extravergine di oliva» (1281); REALACCI ed altri: «Disposizioni per assicurare la qualità, l'informazione del consumatore sull'origine e il corretto funzionamento del mercato degli oli di oliva vergini» (5078); GENOVESE: «Disposizioni concernenti la designazione dell'origine degli oli extra vergini di oliva e degli oli di oliva vergini nell'etichetta del prodotto» (5091); MARINELLO ed altri: «Disposizioni per assicurare la qualità, Pag. 2l'informazione del consumatore sull'origine e il corretto funzionamento del mercato degli oli di oliva vergini» (5232); LA LOGGIA ed altri: «Disposizioni per assicurare la qualità, l'informazione del consumatore sull'origine e il corretto funzionamento del mercato degli oli di oliva vergini» (5269), che pertanto saranno cancellate dall'ordine del giorno.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (A.C. 5617-A/R) (ore 10,11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 5617-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale.
Ricordo che nella seduta di ieri l'Assemblea ha approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo aveva posto la questione di fiducia.
Ricordo altresì che, sempre nella seduta di ieri, sono stati illustrati gli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 5617-A/R)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5617-A/R).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5617-AR/1 ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Binetti n. 9/5617-AR/2, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire, al primo capoverso del dispositivo, le parole: «ad investire nell'attività di ricerca» con le seguenti: «a sviluppare l'attività di ricerca» e, al secondo capoverso, sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a promuovere l'attuazione di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Patarino n. 9/5617-AR/3 e Contento n. 9/5617-AR/4. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/5617-AR/5, a condizione che sia riformulato nel senso di elidere il primo impegno e, al terzo capoverso del dispositivo, sostituire le parole: «a garantire l'adeguatezza» con le seguenti: «a promuovere iniziative per il miglior utilizzo».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/5617-AR/6, mentre non accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5617-AR/7. Il Governo accetta l'ordine del giorno Vatinno n. 9/5617-AR/8.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Marinello n. 9/5617-AR/9 è inammissibile.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Fava n. 9/5617-AR/10, a condizione di premettere, all'inizio dell'impegno, le parole: «a valutare la possibilità di».
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Meroni n. 9/5617-AR/11, a condizione di inserire, all'inizio dell'impegno, le parole: «a valutare la possibilità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Lanzarin n. 9/5617-AR/12 e Fedriga n. 9/5617-AR/13. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5617-AR/14, mentre accetta l'ordine del giorno Rigoni n. 9/5617-AR/15. Pag. 3
Il Governo accetta l'ordine del giorno Burtone n. 9/5617-AR/16, a condizione di premettere all'impegno le parole: «a valutare la possibilità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/5617-AR/17, a condizione, ancora una volta, di permettere all'impegno le parole: «a valutare la possibilità di».

PRESIDENTE. Dovremmo passare ai voti, però non è ancora decorso il termine previsto, per cui sospendo la seduta, che riprenderà, con votazioni immediate, alle ore 10,30.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,35.

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, il rappresentante del Governo ha espresso i prescritti pareri sugli ordini del giorno.

ERICA RIVOLTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, intendo svolgere rapidissimamente una segnalazione al Governo riguardo al Fondo sull'edilizia scolastica. Vorrei semplicemente sollecitare il Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, sta intervenendo sull'ordine dei lavori?

ERICA RIVOLTA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, dovrebbe intervenire a fine seduta, perché dobbiamo passare ai voti.

ERICA RIVOLTA. Va bene.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Scilipoti se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5617-AR/1, sulla cui parte ammissibile il Governo ha espresso parere contrario.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, ho preparato un ordine del giorno che cerca di tutelare (ma a questo punto debbo dire «cercava di tutelare», visto che il Governo non l'ha preso in considerazione) tutti quei lavoratori che si trovano in difficoltà perché hanno avuto un danno; conseguenzialmente si potevano trovare i presupposti per un prepensionamento per quanto riguarda quei lavoratori che hanno avuto dei problemi, anche in riferimento a tutto quello che era previsto dalla «legge Fornero».
Perciò il mio ordine del giorno non era in grande contrasto con le linee dettate dal Governo. Era soltanto un ordine del giorno non dico migliorativo, ma aggiuntivo di qualcosa nell'interesse di quei lavoratori che hanno avuto un danno e che si trovano anche con la beffa. Perciò, pregherei il Governo di rivedere il parere espresso su questo ordine del giorno e, se ci dovessero essere i presupposti, di poterlo accettare.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il parere precedentemente espresso e che l'onorevole Scilipoti insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5617-AR/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Laboccetta, Nirenstein, Quartiani, Codurelli, Mondello, Frassinetti, Pelino, Rampelli, Compagnon, Porcino, Taddei, Lo Monte, Calderisi, Pisicchio, Ascierto, Traversa, Sardelli, Stasi, Tassone, Osvaldo Napoli, Capitanio Santolini, Ronchi, Lovelli, D'Anna, Valducci, Brancher, Carra, Roccella, Gozi, Di Biagio, Pugliese, Bocchino... Pag. 4
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 413
Astenuti 6
Maggioranza 207
Hanno votato
13
Hanno votato
no 400).

Prendo atto che i deputati Minniti, Duilio, Speciale, De Girolamo, Consolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/5617-AR/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Patarino n. 9/5617-AR/3 e Contento n. 9/5617-AR/4, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/5617-AR/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/5617-AR/6, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5617-AR/7, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5617-AR/7, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Saltamartini, Scilipoti, Sanga, Fucci, Marchioni, Fallica, Lusetti, Boccuzzi, Duilio, Gava, De Biasi, Lazzari, Livia Turco, Pezzotta, Comaroli, Abrignani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 442
Votanti 436
Astenuti 6
Maggioranza 219
Hanno votato
17
Hanno votato
no 419).

Prendo atto che i deputati Distaso, Antonino Foti, Speciale, De Girolamo, Consolo, Golfo, Ceccacci Rubino e Vico hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vatinno n. 9/5617-AR/8, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fava n. 9/5617-AR/10, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Meroni n. 9/5617-AR/11, accettato dal Governo, purché riformulato.

FABIO MERONI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del mio ordine del giorno proposta dal Governo, con una piccola postilla per il sottosegretario: ieri, nel mio intervento alla Camera, avevo chiesto che almeno il sottosegretario per gli affari esteri e il suo Ministro dialogassero per dare una risposta ad una mia interrogazione presentata per sapere qual è l'ente che sta valutando la tecnologia fornita dalla Fondazione Keshe all'ambasciatore a Bruxelles. Questo vuole dire che con il mio ordine del giorno si potranno utilizzare anche eventuali nuove tecnologie che il nostro Governo e i suoi enti stanno valutando.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Lanzarin n. 9/5617-AR/12 e Fedriga n. 9/5617-AR/13, accettati dal Governo. Pag. 5
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5617-AR/14, non accettato dal Governo.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo una cosa molto semplice. L'ordine del giorno in oggetto è una fotografia della situazione esistente, supportata da una serie di indicazioni delle associazioni del mondo ambientalista secondo cui bisogna fare alcune cose.
Nell'impegno si chiedono degli interventi di buonsenso. Chiedo al Governo qual è il motivo che preclude l'accoglimento di questo ordine del giorno che non è né ultroneo, né chiede qualcosa che il Governo non possa fare.
Quindi, se vi è la disponibilità a trovare soluzioni per situazioni che ci vedono distanti, troviamole perché credo si tratti di un ordine del giorno di buonsenso.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in entrambi gli impegni richiesti al Governo sussistono delle contraddizioni rispetto alla normativa in approvazione.
Per quanto riguarda il primo capoverso, nella parte dispositiva, prevedendo appunto il provvedimento una disciplina su quando, eventualmente, attivare degli strumenti per salvaguardare l'occupazione, non è accettabile una formulazione che, in qualche modo, limiti l'emanazione di provvedimenti come quello in esame a casi eccezionali. Sono quelli previsti dalla normativa in oggetto. Potrei accettarlo con una riformulazione che inviti il Governo ad applicare con la dovuta attenzione il provvedimento in esame, ma sicuramente non una formulazione che incida sul testo.
Per quanto riguarda il secondo capoverso, francamente l'introduzione del concetto di accelerazione dell'adeguamento degli impianti alle indicazioni dell'AIA, cioè l'Autorizzazione integrata ambientale, contrasta con una norma che è stata appena emanata. Parlare di accelerazione non è accettabile. Quindi, ancora una volta, potrei accettare l'impegno in oggetto con una riformulazione, nel senso di attuare l'adeguamento degli impianti così come previsto dall'AIA, salvaguardando l'occupazione.
Se l'onorevole Di Stanislao accetta la riformulazione proposta, allora posso considerare il parere sull'ordine del giorno in oggetto favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5617-AR/14, accettato dal Governo, purché riformulato.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta perché comunque si tratta di andare avanti in un processo di assunzione di responsabilità.
Abbiamo percorso un tratto di strada a metà che ci consente anche di dare qualche speranza in più a quei territori. Penso che questa parte dell'impegno si possa tenere e si possa andare avanti.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rigoni n. 9/5617-AR/15, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Burtone n. 9/5617-AR/16 e Montagnoli n. 9/5617-AR/17, accettati dal Governo, purché riformulati.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Poiché la Conferenza dei Presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta, abbiano inizio a partire dalle ore 11, sospendo la seduta sino a tale ora.
La seduta è sospesa.

Pag. 6

La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11,05.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5617-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, la componente Autonomia Sud-Popoli Sovrani d'Europa ieri non ha votato la fiducia, perché riteniamo che questo Governo sia il peggiore Governo dell'Italia repubblicana. È un Governo che non doveva nascere in virtù del primo articolo della nostra Costituzione, che sancisce che il popolo decide da chi deve essere governato.
Però oggi noi votiamo questo provvedimento, anche se della questione Ilva si parla dall'estate scorsa. Votiamo, perché riteniamo che sia compatibile la tutela della salute e dell'ambiente con la tutela del posto dei lavoratori. E certo il Sud non si può permettere di perdere tanti posti di lavoro dopo Termini Imerese, dopo l'Irisbus di Flumeri e dopo l'Alcoa in Sardegna.
Tuttavia, voglio aggiungere una riflessione, signor Presidente. Noi siamo sull'orlo di un vero e proprio colpo di Stato in Italia, con la complicità dei massimi vertici delle nostre istituzioni. Infatti noi abbiamo chiesto che questo Governo si dimettesse molto prima, quando era chiaro che l'azione di politica economica stava distruggendo l'Italia.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. Ora che questo Governo non è mai stato sfiduciato e nessun provvedimento è stato mai bocciato, si dimette per impedire la libera e democratica espressione del popolo. È per questo che noi denunciamo questo clima, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Autonomia Sud-Lega Sud Ausonia-Popoli Sovrani d'Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ieri la componente Liberal Democratici ha preannunziato il voto favorevole sulla fiducia e naturalmente sulla conversione di questo decreto.
Dodici mila lavoratori nel Mezzogiorno, nella città di Taranto, non sono qualcosa di cui il Governo o il Parlamento potevano dimenticarsi. In tutti i grandi stabilimenti industriali del Mezzogiorno l'occupazione non arriva a 100 mila persone. Il Governo ha fatto bene, ha fatto il suo dovere, nel decidere che l'impianto dell'Ilva di Taranto debba rimanere aperto e naturalmente nel corso dei prossimi mesi dovrà essere anche posta molta cura sul problema ambientale, che certamente è un problema rilevante.
Signor Presidente della Camera, adesso bisogna andare rapidamente al voto. Questa legislatura è finita e non vale la pena cercare di prolungarne l'agonia, come ho visto ieri sera chiedere all'onorevole Berlusconi: cerchiamo di guadagnare una settimana o due. L'Italia ha bisogno di eleggere un nuovo Parlamento, un Governo che, dopo avere risolto il problema dei conti pubblici, come ci ha dato atto l'Europa, metta mano ad una politica di sviluppo economico e chieda all'Europa - e Monti ha l'autorità per chiedere all'Europa - il sostegno ad una politica che consenta di fare ripartire l'economia.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole La Malfa.

GIORGIO LA MALFA. Questo è l'appello che noi rivolgiamo: presto alle elezioni, presto un Governo per una politica Pag. 7che consenta di affrontare i problemi della disoccupazione, che sono il dramma sociale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, forse non è privo di significato il fatto che uno degli ultimi provvedimenti all'attenzione del Parlamento riguardi la messa in sicurezza dell'Ilva e la ripresa della sua attività produttiva. È come se l'intera attività del Governo si racchiudesse nella metafora che questo decreto-legge rappresenta: un provvedimento di necessità, che non ha valore salvifico, ma che tuttavia non può essere eluso a meno di non voler mettere la parola «fine» alla presenza italiana nel settore strategico della siderurgia, condannare alla disoccupazione 20 mila lavoratori del comparto e continuare a minacciare la salute della popolazione tarantina. Crediamo dunque che il valore di questo decreto-legge sia da considerare alla luce delle prescrizioni che esso impone allo stabilimento industriale, dirette ad assicurare la più adeguata tutela dell'ambiente e della salute secondo le migliori tecniche conosciute.
Il decreto-legge pertanto offre un'alternativa plausibile a quello che è apparso rappresentare un inesorabile ricatto: se si vuole l'occupazione, si deve pagare pegno in termini di salute. Insomma, o veleni e lavoro o disoccupazione.
Il decreto-legge spezza questo binomio inaccettabile e dice che la salute è coniugabile con la prosecuzione di un'attività produttiva che rappresenta l'asse portante della filiera siderurgica italiana, garantendo la permanenza del nostro Paese nell'area dei Paesi industrializzati. Come abbiamo già avuto modo di osservare, come ha fatto anche il collega Fabbri, il provvedimento si muove in una logica di adempimento delle previsioni contenute all'articolo 32 della Costituzione, laddove si impone ai pubblici poteri l'assunzione di un ruolo attivo nella tutela della salute nei confronti del singolo e della collettività e all'articolo 41, laddove viene detto che l'attività economica non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza e alla dignità umana. Ma quel che più conta, a valle di un dibattito non sempre limpidissimo sui rapporti tra magistratura e politica, il decreto-legge non disattende ma adempie alle prescrizioni contenute nei provvedimenti restrittivi della magistratura tarantina, perché non c'è, né può esserci, antagonismo tra scelte della magistratura e scelte del Governo. Esiste un'unica ragione comune che è quella del bene collettivo. Certo, in avvenire un'abitudine dialogica, una esperienza di collaborazione preventiva tra le istituzioni non potrebbe che giovare al bene della collettività cui magistratura, Governo e Parlamento sono vocati. Forse era ancora troppo recente qualche cattiva abitudine più incline al conflitto che alla collaborazione per rendere possibile quel necessario dialogo. Speriamo dunque per il tempo nuovo. Oggi tuttavia non possiamo che confermare il nostro voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, il gruppo Misto Diritti e Libertà, quando è nato, ha assunto l'impegno di valutare, atto per atto, i provvedimenti di questo Governo e di intervenire nel merito degli stessi senza alcuna opposizione preconcetta e senza alcuna opposizione massimalista o pregiudiziale. Devo dire che il lavoro che il Governo ma anche il Parlamento hanno svolto e registrato su questo decreto-legge è un lavoro positivo, è un lavoro che comporta l'aumento del livello di tutela di salute dei cittadini e dà una visione strategica per quanto riguarda le vicende dell'Ilva, le vicende che riguardano tantissimi lavoratori nostri. Il nostro Pag. 8esame, l'esame del gruppo di Diritti e Libertà, colleghi, è stato basato su alcune valutazioni che ha espresso il Capo dello Stato su questa vicenda, quando ha detto a tutti noi e al Paese intero che non poteva esistere contrapposizione fra diritto alla salute e diritto al lavoro, che era assurdo che potesse esistere questo tipo di contrapposizione. Devo dire che il lavoro che ha fatto il Governo e il lavoro che ha fatto il Parlamento, migliorando po' il testo, in qualche modo, avendo inserito ulteriori strumenti di controllo ai fini della tutela della salute dei cittadini, vanno nella direzione giusta.
Due nuovi strumenti di controllo sono stati inseriti: il primo, particolare e preciso, è quello del controllo diretto dei cittadini con l'accesso agli atti riguardanti ciò che concerne la salute dei cittadini di quel territorio e non solo di quel territorio, ai sensi della Convenzione di Aarhus, ratificata dall'Italia. L'accesso diretto alle informazioni è, secondo noi, una conquista formidabile che in qualche modo va nella direzione della tutela del diritto alla salute nel senso più pieno e più diretto.
E poi il controllo del Parlamento con le due relazioni che sono state previste: una relazione del Ministro dell'ambiente semestrale ed una relazione annuale del Ministro della salute. Mi pare di poter dire che, sotto questo aspetto, in qualche modo si è tenuto conto di quello che il Capo dello Stato ci raccomandava, cioè di contemperare il diritto alla salute con il diritto al lavoro delle migliaia e migliaia di nostri lavoratori che in questa vicenda stanno correndo rischi concreti. Un altro argomento importantissimo riguarda le disposizioni che sono state previste sulla valutazione del danno sanitario. Tutto questo, insieme con la previsione specifica per l'Ilva di emanare entro centottanta giorni una strategia industriale per la filiera produttiva dell'acciaio, ci fa concludere positivamente, e avrete il nostro voto favorevole, stavolta ci avete convinti, e quindi voteremo a favore di questo provvedimento, perché abbiamo integrato le cose che il Capo dello Stato ci chiedeva di integrare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, i Repubblicani hanno votato ieri la fiducia su questo provvedimento, la fiducia al Governo, e quindi voteranno il provvedimento in esame. Essi votano con convinzione assoluta, considerando dannoso un ambientalismo ideologico che impone una visione bucolica di una società industriale, peraltro in fragoroso declino. Le soluzioni proposte ci trovano d'accordo poiché non crediamo che i salotti radical chic dell'ambientalismo debbano determinare la politica e il destino ambientale e industriale del nostro Paese. Sono state dette tante cose non vere sul problema della salute, problema molto controverso sulla base di dati contrastanti forniti da diverse organizzazioni scientifiche. I dati in nostro possesso smentiscono decisamente gli allarmismi denunciati da qualche forza politica.
Accanto alla tutela dell'ambiente, per come abbiamo già dichiarato ieri, è necessaria la tutela del lavoro e dello sviluppo perché si può morire anche di fame e il Mezzogiorno ne sa qualcosa. Se malauguratamente l'Ilva dovesse chiudere, lo spettro della disoccupazione si aggirerebbe non solo su Taranto ma su gran parte delle aree del nord e sull'intero nostro Paese. L'acciaio per le esigenze industriali del Paese dovrà essere importato se chiude l'Ilva, e accanto all'acciaio si accompagna l'importazione dell'energia elettrica che rende le nostre aziende industriali non competitive in Europa e nel mondo, se accanto al costo dell'energia dobbiamo aggiungere un costo suppletivo dell'acciaio se l'Ilva dovesse chiudere.
Altro che competitività per le nostre industrie! Signor Ministro, noi abbiamo accompagnato e seguito tutta l'opera fin da quando venne qui in Aula all'inizio di questo dibattito su questo problema, a fare dichiarazioni sull'Ilva. Abbiamo detto allora quello che pensavamo anche sul problema dell'inquinamento e, se lei ricorderà bene, sul problema dell'utilizzo dei fingerprintPag. 9per capire bene in merito a quella diossina. La regione Puglia ha cambiato versione sul problema dell'Ilva dieci volte. Lei tenga la barra dritta e vada avanti per come sta andando e avrà l'appoggio dei Repubblicani certamente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, questo decreto-legge ha le caratteristiche di necessità e urgenza più di ogni altro in quanto si riferisce alla sopravvivenza del nostro sistema industriale e manifatturiero. L'Italia ha questo punto di forza che non deve disperdere: un sistema manifatturiero solo di poco secondo a quello della Germania.
Distruggere questo, con decisioni basate su dati e considerazioni non supportati da studi approfonditi con risultati certi, sarebbe un gravissimo errore della classe dirigente italiana e in questa ci metto anche la magistratura. Bene ha fatto il Governo a provvedere, con decreto-legge, a dare valenza di legge all'AIA (autorizzazione integrata ambientale) e a mobilitare tutto il Paese a favore del sistema industriale italiano. Qualcuno osserva che vi sarebbe uno strappo rispetto ai poteri della magistratura. Io ritengo, invece, che superare il sequestro operato da un magistrato, che aveva agito per mancanza di una normativa adeguata, sia un elemento a favore della magistratura che così concorre, insieme alle altre istituzioni, al bene del Paese.
Grande Sud-PPA, pertanto, nel solco tracciato dal dibattito parlamentare sull'informativa del Ministro Clini, si schiera con convinzione a favore del decreto-legge, votandolo. Nel decreto-legge vi è un provvedimento a favore della sanità di Taranto che vale 10 milioni di euro all'anno fino al 2015, che ci sembra particolarmente importante. Il decreto-legge salvaguarda anche l'ambiente imponendo alla società interventi di risanamento e di recupero da almeno 3 miliardi di euro, da considerare investimenti produttivi a tutti gli effetti. Partendo dal caso Ilva, entro centottanta giorni dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge di conversione, il Governo deve adottare una strategia industriale per la filiera produttiva dell'acciaio.
Altro aspetto fondamentale è costituito dalle iniziative finalizzate ad assicurare la massima trasparenza per i cittadini italiani. Siamo comunque consapevoli che l'industria siderurgica, in Europa e nel mondo, comporta effetti negativi sull'ambiente e sul territorio. Tutti questi casi vanno seguiti con attenzione dagli Stati affinché si possa conoscere il contributo di questo settore all'inquinamento ambientale e quanto, invece, deriva da altre fonti inquinanti che, al contrario, l'uomo e le istituzioni molto spesso tendono a nascondere. Per quanto sinteticamente detto prima e sulla base della lettera e del significato, anche teorico-pratico, del decreto-legge che oggi votiamo, ci sarà certamente un provvedimento di scarcerazione della dirigenza di Ilva, che non sarebbe più spiegabile, ammesso che prima lo fosse.
Egregio Presidente, egregio Ministro, i dieci deputati di Grande Sud-PPA voteranno compatti la legge di conversione del decreto-legge sull'Ilva che dimostra la civiltà a cui è pervenuto il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi di Italia Libera-Liberali per l'Italia-Partito liberale italiano esprimiamo un voto favorevole a questo decreto-legge apprezzando il profilo determinato e politico - torno a dire: fortemente politico - che il Ministro ha avuto in questa complessa e difficile partita. Infatti, noi abbiamo, nella Costituzione, da una parte il diritto al lavoro e, dall'altra parte, il diritto alla salute e, poi, Pag. 10è il Governo quello che deve mediare fra questi diritti trovando soluzioni legislative e amministrative che permettano che questi diritti possano coesistere. Infatti, se dipendesse soltanto dal Ministro della salute, egli porrebbe la salute come il bene primario fondamentale di un Paese e, quindi, a questo tenderebbe ogni legge, ogni azione, ogni sforzo; se decidessero solo il Ministro del lavoro e delle politiche sociali o il Ministro dello sviluppo economico, direbbero che il lavoro e la produzione industriale sono la ricchezza fondamentale di un Paese e senza produzione industriale e senza ricchezza un Paese non ha futuro perché un Paese povero non può neanche preoccuparsi di curare i suoi cittadini.
Ecco, la sintesi è il Governo. In una situazione difficile e complessa, il Ministro ed il Governo hanno dato prova di buon equilibrio e anche di determinazione politica perché noi non parliamo di poca cosa.
Noi, se parliamo dell'Ilva, parliamo di un'azienda che ha 15.000 dipendenti, 40.000 complessivamente con l'indotto, che ha all'incirca una produzione che arriva complessivamente a 7-8 miliardi di euro, che rappresenta il 70 per cento della produzione del fabbisogno italiano di manufatti siderurgici. È quindi un'azienda fondamentale per il sistema Paese. Cosa costerebbe al Paese importare e comprare su altri mercati questa materia prima? Quanto costerebbe alla produttività ed alla competitività del sistema Paese tutto questo? Io lo posso dire, vivendo e lavorando in una realtà che è a 40 chilometri da Taranto e dove moltissimi cittadini godono della posizione e della possibilità di lavorare per l'Ilva.
Allora il Governo, in questo contesto complesso e difficile, da una parte ha assicurato l'autorizzazione integrata ambientale a condizioni difficili, quelle più complesse, quelle che l'Europa richiede per il 2014-2015, dall'altra ha previsto la figura di un garante che vada a controllare che l'autorizzazione integrata ambientale e i vincoli ambientali siano rispettati; dall'altra ancora ha posto anche delle sanzioni amministrative molto pesanti, che arrivano perfino all'amministrazione controllata, qualora l'azienda fosse inadempiente.
Mi pare che sia stato fatto un ottimo lavoro. Mi pare che il percorso sia corretto. D'altra parte quale sarebbe l'alternativa? Ma se l'Ilva chiudesse sic et simpliciter cosa ne sarebbe delle decine di migliaia di dipendenti? Cosa ne sarebbe del sistema industriale italiano? Cosa ne sarebbe della credibilità del Paese rispetto agli investitori internazionali? Cosa ne sarebbe del territorio di Taranto, che rimarrebbe un territorio inquinato, senza interventi di riqualificazione e recupero, impoverito e quindi destinato ad un declino sociale ed economico gravissimo? Quindi bene ha fatto il Governo, anche in questo caso, in condizioni straordinarie, a trovare una soluzione equilibrata. Una piccola nota: io credo che bisognerebbe avvicinare e aumentare il dialogo e il confronto con la magistratura, affinché i problemi costituzionali grossi e complessi che si pongono con questo decreto possano trovare una soluzione equilibrata e condivisa nel riequilibrio fra i poteri (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Italia Libera-Liberali per l'Italia-Partito liberale italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signori del Governo, noi dell'Italia dei Valori ancora una volta, e preliminarmente, denunciamo questo «esproprio» della democrazia parlamentare. Mi rivolgo non tanto a chi sta qui dentro, ma a chi sta fuori: provate ad ascoltare tutti coloro che intervengono; nella quasi totalità, ad eccezione dei gruppi dell'Italia dei Valori e della Lega Nord Padania, stanno dando la fiducia a questo Governo e a questo provvedimento. Ma allora perché si vota la fiducia? Perché non si permette di votare il provvedimento senza la fiducia, se veramente avete tutti a vostra disposizione? Questa idea che una fiducia al giorno la si deve Pag. 11fare per non affrontare il dibattito parlamentare ed il dialogo parlamentare e rispettare chi è stato eletto dai cittadini per portare avanti le idee dei cittadini in questa sede, è un atto di dittatura che noi denunciamo ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
E ancora una volta rimaniamo amareggiati, anche se so che questa è una cosa che non dovrei dire, che il Presidente della Repubblica non intervenga (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Nel merito, questo provvedimento che avete preso è un provvedimento costituzionalmente illegittimo e che soprattutto mette l'uno contro l'altro dei poveri Cristi: le persone che hanno diritto al lavoro e quelle che hanno diritto alla salute. Voi mi dovete spiegare per quale ragione al mondo avete previsto, in questo provvedimento, che si possa usare il prodotto già confezionato, il prodotto già realizzato dall'Ilva, in violazione della legge e sequestrato dalla magistratura come corpo di reato.
Per capirci un po' meglio, alla «dipietrese»: è come se l'Ilva avesse coltivato l'oppio per fornire l'eroina e voi autorizziate che il prodotto realizzato, cioè l'eroina, giacché realizzato, siccome vi serve, debba continuare ad essere utilizzato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Quindi, questo provvedimento del Governo, in primo luogo, è incostituzionale perché viola il diritto alla salute e il diritto all'ambiente, perché questi sono due diritti costituzionali garantiti, e in secondo luogo, ancora una volta, è un provvedimento ad personam, perché siccome all'Ilva serve il prodotto che hanno già realizzato, nonostante questo sia nocivo all'ambiente e alla salute, voi permettete che questa «droga» possa andare in commercio. Voi siete complici di un reato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,30)

ANTONIO DI PIETRO. Ed ancora. Stabilito, quindi, questo come principio fondamentale, andiamo a vedere voi del Governo Monti cosa avete fatto. Innanzitutto, smettetela di chiamarvi Governo tecnico: voi siete un Governo politico, mascherati da tecnici, per portare avanti una legge, una legislazione, un'attività parlamentare politica e governativa uguale a quella del Governo Berlusconi: semplicemente, vi siete ammantati di tecnicismo per non farla passare. Una riprova? Ieri, avete fatto un decreto-legge per voi, per permettere a voi stessi di andare alle elezioni senza dover raccogliere le firme, senza dovervi presentare ai cittadini per chiedere loro il consenso per presentarvi alle elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). È un decreto ad personam: come li faceva prima Berlusconi, così lo fate voi adesso.
Ed ancora. Quali sono i risultati veri e quali sono i risultati apparenti che state tanto declamando? Più disoccupazione, più recessione, più debito pubblico, più cittadini arrabbiati e disperati: siamo quasi alla soglia non della protesta, ma della rivolta sociale. E voi, ogni giorno, grazie ad un sistema dell'informazione ormai accovacciato ai vostri ordini, state raccontando al Paese che se qualcosa non va, è colpa del Paese e non è colpa vostra. Siete stati qui un anno a fare provvedimenti perché dovevate risanare il Paese: non solo non avete fatto quadrare i conti, ma avete fatto pagare il conto ai più deboli e ai più onesti, salvaguardando il sistema bancario, il sistema delle imprese degli armamenti, salvaguardando, cioè, quei settori che nulla hanno a che fare con la giustizia sociale. A noi non interessa niente dei soldi che avete dato al Monte dei Paschi: a noi interessava che quei 3 miliardi fossero dati agli esodati, ai cittadini che avevano bisogno di lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). A noi non interessa niente che avete comprato oltre cento aerei da combattimento: a noi interessava che quelle cifre venissero date alle piccole e medie imprese per poter continuare a lavorare e a svolgere il proprio lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Il vostro Governo è né più né meno che un Pag. 12Governo finto tecnico, finto liberale: è solo un Governo che ha cercato di sfruttare la sua posizione, per ora, e mettersi a fare attività politica. Quindi, siete un Governo non solo politico, ma anche scorretto politicamente.
Ed ancora. Usciamo da questa idea che adesso siete un Governo che si sta dimettendo perché c'è un'opposizione: quell'opposizione, fino a ieri, ha votato i vostri provvedimenti, e voi state continuando a fare i loro provvedimenti. Se oggi dovete andare a casa, riflettete solo su questo: siete stati sfiduciati e avete la fiducia da chi vi ha sfiduciato. Ma che senso ha, se siete stati sfiduciati, fare ancora attività di Governo?
Mi permetto di dire un'ultima cosa, giacché sono in quest'Aula, e mi rivolgo, ancora una volta, al Capo dello Stato. C'è quasi un milione di cittadini che ha raccolto quasi un milione di firme per abrogare l'articolo 8 e l'articolo 18, la riforma Fornero di questo Governo; quella riforma, cioè, che mette in condizione i cittadini, i lavoratori di dover andare a casa anche quando vengono licenziati illegittimamente. Poiché questo Governo sta andando a casa, e noi abbiamo raccolto le firme, vogliamo che i cittadini mantengano il diritto di esprimersi sull'abrogazione o meno dell'articolo 18. Invece, questo Governo si sta adoperando per andare a casa un giorno prima della fine dell'anno, o per sciogliersi un giorno prima della fine dell'anno, per impedire a noi di depositare quelle firme, constando alle formalità di quella legge sul referendum. Il Governo, come avete visto nell'ultimo provvedimento, non ha preso a cuore questa nostra richiesta, che pure abbiamo fatto formalmente: cioè, di prevedere in un decreto la possibilità che, quando vi è lo scioglimento anticipato delle Camere, le firme raccolte per il referendum, debbano essere considerate valide, anche se raccolte l'anno precedente rispetto a quando si vota.
Ed è questo un appello che rivolgiamo al Presidente della Repubblica, affinché non permetta questo esproprio ulteriore di democrazia. Già non c'è più quella parlamentare, lasci almeno che quella dei cittadini si possa esprimere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Ed ancora: a questo Governo, a questa maggioranza parlamentare, vorrei ricordare che qui dentro l'Italia dei Valori è l'unica formazione politica che in questi cinque anni di legislatura ha fatto opposizione politica. Ancora una volta sono passati cinque anni, di cui un anno di Governo tecnico, e la legge sul conflitto di interessi non è stata fatta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Il risultato è che ancora una volta, oggi, qua, ci accingiamo a fare una campagna elettorale con sproporzione di mezzi, con chi ha mezzi televisivi, con chi ha l'uso della televisione pubblica e privata. Noi dell'Italia dei Valori siamo l'unico partito che ha rifiutato di partecipare alla spartizione dei consigli di amministrazione e dei consiglieri di amministrazione della RAI. Tutti gli altri vi hanno partecipato e adesso ne godono i benefici, anzi approfittano di quei benefici.
Ed ancora: noi denunciamo ancora in questa sede che in cinque anni, nonostante gli accorati appelli del Presidente della Repubblica, nonostante un anno di Governo tecnico, la legge elettorale non è stata fatta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Non l'avete voluta fare perché qui dentro volete che decidano soltanto i segretari di partito, non volete che decidano i cittadini. Noi dell'Italia dei Valori siamo quella formazione politica che, insieme al comitato referendario, ha raccolto 1 milione e 200 mila firme di cittadini per un referendum per cambiare questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e voi non avete voluto metterla all'ordine del giorno! Voi siete delle persone che stanno espropriando la democrazia di questo Paese.
Ed ancora, questo ultimo decreto-legge che avete fatto, vale a dire quello sul divieto delle candidature ai condannati: dovevate fare seriamente questo divieto, avete fatto un divieto soltanto per sentenze definitive, per cui adesso, se in Italia fosse successo quel che è accaduto in America, con venti, trenta bambini uccisi, voi lo Pag. 13potevate candidare lo stesso, l'assassino, perché non c'è una sentenza definitiva!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la invito a concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Ed ancora: voi avete previsto che ci vogliono due anni di condanna penale. Ci sono una marea di reati, compresi quelli contro la pubblica amministrazione, i cui responsabili, con i riti abbreviati e attenuati, prendono meno di due anni di condanna, ma non meritano di stare in questo Parlamento.
La verità è una e una sola, signori del Governo, signori del Parlamento, che qui dentro non c'è più democrazia e che voi continuate a fare leggi così come serve al potere finanziario, al potere del sistema bancario, al sistema dei poteri forti. Voi ve ne fregate dei cittadini ed è questa la ragione per cui l'Italia dei Valori alle prossime elezioni ci sarà, e ci sarà per dare più giustizia sociale e per portare la giustizia sociale qua dentro...

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, deve concludere.

ANTONIO DI PIETRO. ...perché con tanta ipocrisia, qua dentro, si votano provvedimenti che, poi, fuori si va a dire che sono provvedimenti sbagliati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo è il massimo dell'ipocrisia che non possiamo permettere, né a voi, né a coloro che vi appoggiano i provvedimenti in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, ieri il gruppo di Popolo e Territorio ha votato la fiducia al Governo e coerentemente darà il proprio voto favorevole al decreto-legge a cui quella fiducia era riservata.
Mi permetto di far notare un'incongruenza ormai nella politica parlamentare italiana: un Governo che si accinge a dimettersi pone in continuazione la richiesta di fiducia al Parlamento e, avendola ricevuta, reitera la propria intenzione di dimettersi. Mi sembra una contraddizione in termini per un Governo tecnico, il quale dovrebbe guardare asetticamente e apartiticamente al buon funzionamento e, quindi, pragmaticamente, ai provvedimenti per amministrare la nazione.
Se questo Governo chiede la fiducia e la ottiene, così come l'ha ottenuta ieri, ed ottiene che i provvedimenti che propone al Parlamento siano, poi, ratificati e approvati, non riusciamo a capire perché il Presidente del Consiglio Monti intenda presentare le proprie dimissioni.
Ovviamente, comprendiamo bene, ma vogliamo che comprendano anche altri fuori da quest'Aula, che questo Governo è partito per essere un Governo tecnico o, perlomeno, il partito che doveva eliminare Silvio Berlusconi, ovvero il Governo democraticamente eletto dagli italiani, dal governo del Paese, e finirà con l'essere, più o meno, un «governicchio» di carattere politico in cui Tizio mira a candidarsi da una parte e Caio dall'altra parte. Devo però dare atto al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Clini, di essere tra i pochi che si è esposto poco mediaticamente ma che ha proficuamente lavorato, perché credo che la più grande delle ingiustizie sia sempre fare parti uguali fra diseguali. Devo dare atto al Ministro Clini di essere uno dei pochi ministri - lo dico anche da biologo, si parva licet - ad aver affrontato i problemi con cognizione di causa, con l'appropriatezza, non solo terminologica, ma anche concreta, di colui che conosce i problemi; non sempre la storia repubblicana ha avuto ministri competenti; ricordo ancora Donat-Cattin che era un grande sindacalista ma come Ministro della sanità, all'epoca, mal si districava con problematiche che non gli appartenevano.
Tuttavia, devo dire, signor Ministro, che è ineccepibile quello che lei ha fatto anche perché, mi consenta l'espressione Pag. 14che non è irriverente, lei mi ricorda un po' Forlani, il quale veniva chiamato il «coniglio mannaro»; espressione utilizzata per indicare quelle persone che hanno l'aspetto mite ma anche una grande determinazione nel raggiungere gli obiettivi. Lei è stato un Ministro che ha affermato la primazia del Parlamento e del Governo rispetto a provvedimenti che la magistratura ha preso, ovviamente tenendo conto di una serie di ragioni, quale, innanzitutto, la tutela della salute pubblica; tuttavia qualcuno, in procura, lì a Taranto poteva pensarci anche qualche attimo prima, poteva fare anche molto prima di entrare a gamba tesa a fermare un processo produttivo come quello dell'acciaio, che è un processo continuo e che una volta fermato richiede mesi e se non qualche anno per rimettere in moto la macchina produttiva. Lei è intervenuto opportunamente anche se, credo, dannosamente per i cittadini, non perché il suo provvedimento sia dannoso ma perché la prima cosa che questo Governo farà sarà quella di mettere le mani in tasca e di pagare a Riva e ai proprietari dell'Ilva la bonifica dei suoli. Glielo spiego io: ciò non accadrà subitaneamente; per il momento i contribuenti italiani si accollano 1.423 lavoratori in cassa integrazione, e mi piacerebbe che qualcuno una volta tanto facesse il conto ai cittadini di che cosa significa questo. Ciò significa esattamente che i proprietari dell'Ilva hanno privatizzato gli utili ed accollano le perdite e gli investimenti per la bonifica ai cittadini e ai contribuenti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio). Ecco cosa significa, così come significa che ci troviamo - ho già avuto modo di dirglielo - di fronte ad un nuovo caso Enimont-Montedison, ci troviamo di fronte ad uno «Stato Pantalone» che vende le aziende, le svende dopo averle aiutate ad essere aziende decotte, senza procurarsi il diritto di richiedere a chi le acquista di ammodernarle, di adeguarle alla normativa; in questo caso noi ci troviamo di fronte ad un imprenditore che ha comprato dallo Stato un'azienda a prezzo di favore, ma se ne è fregato di portare questa azienda agli standard richiesti dalla legge per la protezione della salute pubblica.
Lei andrà via e qualcun altro prenderà il suo posto e ci verrà a dire che siamo nella ganascia: tra 2-3 mila disoccupati e la tutela e la salvaguardia della salute pubblica. Per cui, dopo esserci indignati, ciò riverbererà sul famoso debito pubblico; a questo riguardo, mi preme ricordare a qualche collega che fa il saccente per televisione e che lo identifica con gli stipendi dei parlamentari che esso, con i parlamentari, non ha niente a che vedere, perché questa operazione costerà altre centinaia di milioni di euro di debito pubblico che verrà riversato sulle tasche dei contribuenti.
Perché? Perché noi continuiamo ad essere, signori, una nazione cripto-socialista. L'ho detto e lo ripeto: noi continuiamo ad avere un capitalismo assistito che privatizza gli utili e pubblicizza le perdite. Noi continuiamo ad avere la faccia tosta di volere lo Stato imprenditore che, laddove imprende, non rispetta le regole dell'impresa, della produttività, dell'efficienza, del contenimento degli sprechi, perché riteniamo di dover inseguire ciò che il mio amico Di Pietro chiamava la giustizia sociale. Se egli leggesse un poco la scuola austriaca leggerebbe che il premio Nobel per l'economia Von Hayek ha spiegato che l'ingiustizia sociale è un ossimoro, è una contraddizione in termini: quello che è giusto lo è in quanto tale, non ha bisogno di essere sostanziato da altre aggettivazioni sociali. Allora, la giustizia sociale, a cui molti in questo Parlamento si rivolgono, è lo statalismo, è l'assistenzialismo, è il clientelismo che produce il debito pubblico e la più alta tassazione europea in una nazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
E se questo è, quale grande accelerazione dello sviluppo e della ricchezza noi possiamo dare in questa nazione? Mi consenta di rubarle dieci secondi, signor Presidente della Camera. Noi dobbiamo chiarire un concetto: la solidarietà non è in discussione, alla solidarietà mancano proprio le centinaia di milioni e i miliardi Pag. 15che lo Stato leviatano e sprecone butta dalla finestra, perché l'individualismo non si oppone al solidarismo, ma si oppone al collettivismo, e le società individuali sono società solidali. Lei con questo provvedimento avrà addossato allo Stato oneri per centinaia di milioni, ma ha fatto il suo dovere. Il problema non è richiamare lei al suo dovere, il problema è riedificare e reimpostare uno Stato, che non può essere più lo Stato sociale della giustizia sociale, deve essere lo Stato che dà a chi ha bisogno, uno Stato snello, efficiente e produttivo, perché, cari amici, senza ricchezza non c'è solidarietà, così come non ci può essere impresa senza che gli imprenditori rispettino le regole senza addossare allo «Stato Pantalone» e ai cittadini le proprie perdite e le proprie inadempienze (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor Ministro Clini, signori del Governo, onorevoli colleghi, tre mesi fa, precisamente il 18 settembre scorso, intervenendo in quest'Aula per dichiarare a nome di Futuro e Libertà il voto sul provvedimento relativo alla conversione in legge del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto, decreto-legge varato dal Consiglio dei ministri a seguito dell'intervento della magistratura, pur esprimendo parere favorevole non mancai di avanzare qualche perplessità sull'impianto di detto provvedimento.
Esso, infatti, a nostro parere, presentava alcune lacune, sia per la mancanza di precise indicazioni in campo sanitario, sia per la scarsezza delle risorse messe in campo, assolutamente inadeguate rispetto alla gravità di quella emergenza ambientale e sociale che, durando da tanto, troppo tempo, oltre a compromettere gravemente la salute di un'intera comunità, soprattutto bambini, stava mettendo a serissimo rischio l'occupazione di migliaia di lavoratori, la sopravvivenza di molte aziende agricole e zootecniche e l'esistenza di tanti artigiani, commercianti e piccoli e medi imprenditori.
Quelle perplessità, come poi si è visto, non erano campate in aria, né erano dovute ad una nostra visione esageratamente pessimistica della realtà e, men che mai, potevano essere scambiate per noiose lamentazioni, ma erano semplicemente il frutto di una riflessione maturata da una esperienza direttamente vissuta come cittadino di terra ionica e come parlamentare della Repubblica.
In data 18 febbraio 2009, circa quattro anni fa, con una mozione sottoscritta da me come primo firmatario e da altri 25 colleghi deputati di ogni parte d'Italia, lanciai l'allarme su quelli che avevo indicato come gravi problemi ambientali e di tutela dei livelli occupazionali del territorio. Con quattro anni di anticipo, cioè, rispetto ai provvedimenti della magistratura, ponevo all'attenzione del Parlamento la questione Ilva, chiedevo al Governo di intervenire per affrontare con la dovuta serietà ed attenzione il grave problema e, facendomi interprete di una sensazione diffusa, rappresentavo la grande preoccupazione per quello che stava accadendo a Taranto e, ancor di più, per quello che sarebbe potuto accadere in assenza di interventi tempestivi e mirati.
Quella mozione non fu mai discussa. Dell'Ilva e della situazione ambientale a Taranto si parlò un anno dopo, il 18 marzo 2010, quando - visti cadere nel vuoto tutti i miei solleciti per portare in discussione la mozione -, su suggerimento del collega Consolo, decisi di presentare un'interpellanza urgente alla quale rispose, con informazioni che ebbi a definire rassicuranti, il sottosegretario dell'epoca, onorevole Menia. Dopo di allora il Governo preferì ignorare tutto e la situazione è precipitata al punto tale da far intervenire la magistratura con i pesanti provvedimenti che tutti conosciamo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Pag. 16
Io non intendo fare il processo alle intenzioni, né ho alcuna voglia di andare a caccia di streghe per assegnare a qualcuno le colpe e poi gridare ai sette venti: «avevamo ragione noi di Futuro e Libertà, ma nessuno ci ha voluto ascoltare». Non servirebbe a niente e a nessuno, tuttavia viene spontanea una domanda: sarebbe cambiato qualcosa, se il Governo, la regione Puglia, le istituzioni avessero dedicato alla questione la dovuta attenzione? Quale sarebbe stato il corso degli eventi, se qualcuno avesse preso i provvedimenti necessari prima della irruzione, della provvidenziale irruzione della magistratura?
So che nessuno è in grado di rispondere, ma io lo dico a futura memoria. Credo, tuttavia, che si debba essere grati alla magistratura che, intervenendo in maniera assai determinata, ha fatto capire a tutti che bisogna fare sul serio e senza perdere tempo, invitando chi ha la responsabilità delle decisioni, anche quelle più difficili, anche quelle che rischiano di apparire impopolari, anche quelle per le quali occorre impiegare considerevoli risorse economiche, ad agire senza indugi, senza furbizie e facendo fino in fondo il proprio dovere, nel più assoluto rispetto delle leggi e dei diritti delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Fa bene la magistratura ad andare avanti, deve andare avanti.
Noi lo chiediamo con forza: non deve essere accantonato il lavoro della magistratura, deve andare avanti per accertare colpe e reati, prendendo provvedimenti esemplari nei confronti dei colpevoli, siano essi imprenditori, siano essi politici, sindacalisti e rappresentanti istituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Al tempo stesso non si può non riconoscere a questo Governo il merito di aver affrontato la questione con pragmatismo, equilibrio, grande sensibilità ed anche con un metodo nuovo e diverso, il metodo del confronto.
Il provvedimento che stiamo approvando e quello di agosto, a cui ho fatto riferimento prima, non sono solo il frutto delle scelte e delle decisioni prese nel chiuso di una stanza all'interno del Palazzo, ma sono maturati anche grazie a incontri tenutisi sul territorio, a Bari, a Taranto, con i Ministri dell'ambiente, della salute, dello sviluppo, con le parti sociali, con le associazioni, con le istituzioni locali, con i rappresentanti delle forze politiche, e anche a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio.
Si è trattato di incontri utili, durante i quali ciascuno ha esercitato il diritto di esprimere il proprio parere e di esporre le proprie proposte: idee, pareri e proposte, che non sono caduti nel vuoto, come accadeva in passato, ma sono stati tenuti nella giusta considerazione. La grande novità sta proprio nel fatto che quei provvedimenti varati contengono gran parte di quelle proposte in cui anche noi, che a tutti quegli incontri abbiamo partecipato e abbiamo dato il nostro contributo di idee, ci siamo riconosciuti, soprattutto nelle parti che riguardano i controlli, le garanzie, le sanzioni, da noi fortemente richiesti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Per quanto riguarda infatti il Garante, ci siamo permessi, come gruppo di Futuro e Libertà, di presentare un ordine del giorno chiedendo al Governo di tenere presente il politecnico di Bari, che risulta essere, tra gli atenei italiani, uno dei primi, di tenere presente cioè un patrimonio di persone e di idee che lì esistono e che sarebbe un peccato disperdere. È a tutti chiaro che la proprietà dell'Ilva, se non provvede, come da disposizioni, a realizzare gli adeguamenti necessari per tutelare l'ambiente, la salute e a garantire i livelli occupazionali, viene penalizzata fino alla perdita delle aziende.
Noi abbiamo detto in passato quali erano le ragioni che ci hanno spinto ad approvare i provvedimenti precedenti. Siamo stati favorevoli e abbiamo contribuito a quei provvedimenti. Oggi abbiamo un elemento in più, abbiamo questa garanzia, che è stata da noi richiesta quando ci siamo presentati all'incontro alla Presidenza del Consiglio, ed è questo un motivo di più per dire che il gruppo di Futuro e Pag. 17Libertà è d'accordo con questo provvedimento e per votare favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, oggi affrontiamo per il voto finale uno dei tanti casi che dimostrano come in questo Paese è stata forte la scarsa attenzione a dei modelli credibili di sviluppo, che dimostrano la scarsa lungimiranza che c'è stata, la mancanza di rispetto delle regole, ma anche l'incapacità di farle rispettare. Questo dell'Ilva è sicuramente il caso più eclatante e dimostra una debolezza complessiva di questo Stato. Si tratta del caso più eclatante, ma i casi sono tanti. Dimostra tutto quello che il Governo Monti sta cercando di cambiare, tutto quello che noi da tempo diciamo e sosteniamo debba essere cambiato. Vorrei ringraziare pubblicamente il Ministro Clini, e noi voteremo a favore di questo provvedimento, non per ciò che ha fatto, e lo ringraziamo per quello, ma per il coraggio con cui è stato fatto in una situazione molto complessa, in una situazione nella quale qualunque cosa fosse stata fatta si sarebbe stati criticati.
Vi è stato il coraggio di fare un intervento lungo, dopo tanto tempo di latitanza di quelli che dovevano decidere, in un momento in cui la magistratura, in questo caso, ha dimostrato poca illuminazione e non è riuscita a vagliare, a decidere e a valutare la complessità dei problemi. Nessuno vuole fermare la ricerca delle colpe: la magistratura deve farlo, ma non può bloccare il processo produttivo di un Paese, un processo oltretutto virtuoso, che serviva a bonificare delle aree che erano lasciate in uno stato a dir poco di abbandono (ma non era uno stato di abbandono, ma di uso indecente).
Vi era in mezzo la tutela dell'occupazione: tanti ne parlano in quest'Aula, anche a sproposito, perché, quando è il momento di agire, magari, se ne dimenticano, e abbiamo sentito le dichiarazioni anche di poco fa. Vi era da tutelare l'ambiente, perché noi abbiamo bisogno di tutelare un ambiente che serve a dare sviluppo, anche economico, a questo Paese. Vi era la necessità di tutelare la salute, un principio sancito dalla Costituzione.
Eppure, tanti professori, che non sono quelli del Governo, dalle Aule del Parlamento o da fuori avevano tutti una ricetta, ma non era una ricetta complessiva. Ognuno vedeva dal proprio punto di vista, da una parte, dal particolare, un'eventuale soluzione.
Ecco, il Governo ha avuto questo grande merito: conciliare il prosieguo di una produzione con questi lavori necessari. La bonifica si può fare se si produce, se si continua a produrre con i paletti che sono stati messi, utilizzando o tendendo a utilizzare le migliori tecnologie disponibili.
Questo è quanto è stato fatto e per questo votiamo con soddisfazione questo provvedimento, che oltretutto - vorrei ricordarlo ai detrattori - rafforza anche un sistema di controlli che non vi è stato, e non vi è stato, principalmente, da parte di quelli che oggi ci fanno le prediche.
Questa è la nostra idea di sviluppo: l'ha spiegata molto bene e ha lavorato su questo, con grande passione, l'onorevole Ruggeri, rappresentandoci benissimo con un lavoro attivo e proficuo, che ci porta, oggi, ad essere più uniti di ieri su questo caso.
Ho detto che il caso Ilva rappresenta tanti casi sparsi per l'Italia, troppi, che vanno affrontati, casi che non hanno dato la possibilità di sviluppo. Questo è un caso ancora più importante, non solo per le modalità con le quali si è manifestato, non solo perché sicuramente è un intervento enorme, ma perché tutelare Taranto vuole dire tutelare la produzione e l'occupazione in tanti altri stabilimenti nel Paese. L'onorevole Mondello ci ha spiegato quello che può significare in Liguria e in tante altre realtà della nostra Italia. Il caso Ilva, nella sua drammaticità, unisce l'Italia; la unisce perché mette insieme tutti con la voglia di Pag. 18uscirne, perché tutti sanno che, risolvendo Taranto, non si risolve solo il problema di Taranto.
Quello che è stato fatto è un qualcosa che lei, caro Ministro Clini, ci spiega sempre e che noi condividiamo: uscire dall'emergenza si può fare con una visione del futuro. L'emergenza si gestisce programmando anche il futuro e non guardando solo, come è stato fatto troppo spesso, all'emergenza, richiudendosi dentro questo elemento necessario, che non è, però, il bene di un Paese. Un Paese è forte e importante quando riesce a guardare avanti, quando si ha la capacità di affrontare i problemi e di risolverli dando soluzioni anche per il futuro.
Ricordo insieme all'Ilva - è già stato fatto - la vicenda di Alcoa, della TAV, che non va avanti solo per demagogia, e tantissimi altri problemi che, oltre a bloccare uno sviluppo sostenibile che tuteli sicurezza e ambiente, non consentono di risolvere i grandi temi di questo Paese.
Abbiamo voglia a predicare che le nostre famiglie e le imprese pagano cara l'energia e non sono competitive, che i trasporti sono lenti e non riusciamo a distribuire le merci o a collegarle con i tempi che sono dell'Europa.
Se non risolviamo questi nodi, avremo i problemi e non avremo le soluzioni, non daremo un futuro ai nostri figli e a questo Paese!
Oggi vediamo - lo abbiamo visto anche in quest'Aula - chi vuole davvero uno sviluppo sostenibile e chi continua a dire di no. Qui non c'è, come qualcuno ha detto anche ieri, la tutela dell'illegalità: c'è l'esatto opposto, c'è la volontà di far uscire il sistema dall'illegalità, c'è un avvio verso la legalità, con le opportune azioni, naturalmente! Qui c'è chi grida «al lupo» e si limita a guardarlo mentre mangia le pecore, mentre il lupo distrugge l'occupazione, distrugge la crescita, distrugge e uccide l'economia. Guarda il lupo e non ha la capacità di agire.
È lo stesso modo con cui ieri qualche rappresentante della regione interessata ha giudicato quella di oggi una giornata triste. Oggi è una giornata importante per cambiare la cultura di questo Paese, è una giornata importante per tutti! Quell'assessore ha potuto fare quelle affermazioni perché c'è stato, in questi giorni, chi si è sporcato le mani intervenendo sul tema e gli ha permesso di pontificare!
Qui c'è chi ha lavorato per risolvere un problema, con difficoltà, come dicevo prima, rischiando anche di sbagliare, ma il risultato è sicuramente importante. Si è lavorato e si è lottato contro la demagogia di chi vuole «scaldare la pancia» del «no»! È facile fare questo, è molto più difficile costruire.
Questo Governo ha lavorato con una volontà forte, una volontà che ritengo debba essere la guida del futuro: la volontà di dare a questo Paese uno sviluppo sostenibile, un futuro per i propri giovani, delle aziende che possano competere, una vita migliore per tutti e un'Italia che vive dentro le regole e non fuori (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, signor Ministro, devo dichiararle, sin da subito, la nostra assoluta e totale delusione per come si sono svolti i lavori in quest'Aula e per come non ci sia stato permesso di apportare miglioramenti ad un provvedimento che, dal nostro punto di vista, aveva la necessità di essere modificato e assolutamente migliorato.
Vede, ci sono momenti in cui il ricorso al voto di fiducia è fondamentale, perché i lavori si incagliano in Parlamento, molti gruppi si dedicano al cosiddetto ostruzionismo parlamentare e le azioni che vengono poste in essere qui dentro evitano il regolare svolgimento del provvedimento stesso nei tempi che ci siamo dati. Bene, non era questo il caso. Noi abbiamo presentato pochi emendamenti - per l'Aula erano solo sedici -, pochi e qualificati, che riguardavano alcuni dei punti più critici del provvedimento di cui stiamo parlando. Pag. 19
Voi avete cercato di caratterizzare la vostra azione di Governo, la vostra azione ministeriale, in due fasi, come ci avevate detto: la prima fase era quella del rigore, la seconda era quella della crescita e dello sviluppo.
Noi abbiamo vissuto una prima fase che non è mai finita, perché il cosiddetto rigore, di fatto, non ha mai visto una fine, un epilogo vero e proprio. È un rigore, peraltro, a senso unico, perché è fatto solo di una concezione legata ad un vecchio schema di Paese, un Paese oppressore, che pretende di avere solo delle entrate, che impone tasse e gabelle, che cerca di «mungere» e di spremere i cittadini, a fronte del fatto che non si fa alcun sacrificio dall'altra parte, che non si investe su nulla.
La seconda fase che ci avevate annunciato, cioè, appunto, quella della crescita e dello sviluppo, non solo non ha mai visto la luce, ma, paradossalmente, entra solo in modo indiretto in alcuni dei vostri provvedimenti, in particolare in questo, su un tema che è assolutamente emergenziale.
Ministro Clini, avevate tenuto impegnati i giornali nel mese di agosto raccontando agli italiani che, dal vostro punto di vista, la questione dell'Ilva si poteva risolvere con un provvedimento che andava incontro alla necessità di bonificare quel territorio e quell'area. Avete preso in giro gli italiani, perché avete raccontato a tutti che con quelle risorse si andava a sbloccare, una volta per tutte, una situazione di impasse che non avrebbe, di fatto, permesso al sistema di continuare ad avere uno sviluppo omogeneo e armonico, a maggior ragione in un momento di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo.
Il grande bluff si è visto perché, a distanza di mesi, siamo ancora qua e in una situazione che è peggiorata da allora. Quando qualcuno che mi ha preceduto ha detto che sono state fatte tante cose per fortuna, e che sono state fatte cose buone, avrebbe dovuto spiegarmi quali, perché siamo passati da una situazione di assoluta emergenza ad una situazione di emergenza conclamata.
Non c'è stato nessun tipo di stacco e non c'è stato nessun tipo di sviluppo da questo punto di vista. Noi siamo passati da una situazione che era assolutamente ingestibile, negli scorsi mesi di luglio e di agosto, ad una situazione oggi ancora meno gestibile, che vede nascere un conflitto tra poteri dello Stato e che vede soprattutto aprirsi un varco, una grande divaricazione all'interno dell'opinione pubblica del Paese e di quei territori che vivono questa realtà.
Come appunto dicevo, vi è una grande divaricazione. Vorrei dire al collega Di Pietro che il tema del rapporto con la magistratura qua è assolutamente violato. Penso che mai nella storia, come in questo caso, un Parlamento abbia scelto di aprire un contenzioso nei confronti di un potere dello Stato. Non era mai capitato prima e, se lo avesse fatto qualche Governo prima, probabilmente, avremmo avuto la gente per strada.
Così non è e vi spiego perché dal nostro punto di vista. I cittadini di questo Paese adorano la magistratura tutte le volte che arresta qualche politico e, magari, persegue anche Berlusconi; la amano un po' meno tutte le volte che applica la legge e la applica su tutte le altre questioni, perché questo è il dato di fatto, questo è il succo della vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Noi ci troviamo a vivere, purtroppo, questa dicotomia, che è diventata una dicotomia grave. Oggi approviamo un provvedimento che inibisce alla magistratura la possibilità di applicare una norma, senza che nessuno si indigni, anzi, l'opinione pubblica è assolutamente favorevole ad una soluzione di questo tipo!
Allora, se è vero come è vero, che noi abbiamo condiviso in buona parte e in larga misura molte delle ragioni che hanno spinto il Governo a cercare di trovare una soluzione - perché è indubbio che serve una soluzione ad una situazione di stallo di questo tipo -, avremmo preferito che la soluzione fosse stata un'altra. Le questioni di questa natura infatti passano attraverso la necessaria programmazione, che qui non è stata fatta. Pag. 20
Mi dispiace che il Ministro sia impegnato a rispondere al telefono: sarebbe stato meglio che ci avesse ascoltato di più in questi giorni, però vedo che il rispetto nei confronti dell'Aula è questo, ma va bene, tanto è questione di giorni, quindi - per così dire - è un'agonia che presto finirà. Glielo ricordo, perché so che ha ambizioni politiche di altra natura: si ricordi che un Ministro, quando parla un parlamentare, soprattutto in sede di dichiarazioni di voto finale, dovrebbe tenere un atteggiamento diverso.
Ma detto questo, che non riguarda il tema, vorrei riportare le vostre necessità e quelli che erano i vostri impegni. Siccome lei, Ministro Clini, di fatto nei giorni scorsi, in un suo intervento parlamentare nel corso di un'audizione in questa Camera, mi ha indirettamente citato, perché ha detto che qualche idiota - non ha usato questo termine, ma più o meno voleva dire quello - l'ha accusata incautamente di avere fatto il Ministro dello sviluppo economico e non quello dell'ambiente, ebbene, io sono uno di quelli. Lei ha fatto il Ministro dello sviluppo economico senza dare nessuno sviluppo economico a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché questo è un dato di fatto. Lei non solo ha fatto il Ministro dello sviluppo economico: lei ha avocato a sé la facoltà di entrare a gamba tesa su questioni che riguardano l'economia di quel territorio, nella vicenda specifica, e lo ha fatto nel modo più sbagliato, perché l'unica cosa che non ha fatto è stato programmare, non ha programmato alcunché.
Con un nostro emendamento vi abbiamo chiesto di introdurre un meccanismo, un principio per il quale, se si parla di aziende strategiche, serve un piano, serve un progetto. Dobbiamo dire una volta per tutte ai cittadini italiani se la filiera dell'acciaio è o non è ancora una risorsa per il nostro Paese. Da lì deriva la strategicità, non dal fatto che ci sono più o meno di duecento dipendenti.
Anche in questo caso compite una discriminazione assolutamente inaccettabile. Spiegatemi per quale motivo un'azienda strategica può essere salvaguardata se ha più di duecento dipendenti. Questo criterio è figlio di una logica, anche di tipo politico, e di un'impostazione politica generale che tradiscono l'origine e la natura di chi ha scritto questo decreto. Le tradiscono bene, perché io mi chiedo, signor Ministro, se per caso ci fosse un'azienda che, ad esempio, opera nel settore delle nanotecnologie, piuttosto che nel settore della tecnologie evoluta, in campo bellico piuttosto che nelle comunicazioni, che avesse meno di duecento dipendenti e che si trovasse nella stessa identica situazione, cosa faremmo? In quel caso non la tuteliamo?
Voi avete semplicemente applicato un meccanismo che discrimina: ci sono aziende di serie A e aziende di serie B e, guarda caso, questo Governo, ancora una volta, tutela la grande impresa, mai le piccole e medie imprese, che sono l'ossatura del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Mai le piccole e medie imprese! Piuttosto la grande impresa e, casualmente, la grande impresa del sud, l'ultima probabilmente, l'ultima probabilmente grande impresa del sud.
Però, questo è un dato di fatto e noi non possiamo non registrare questa idiosincrasia tra la logica che vi ha spinto a risolvere un problema e le azioni che avete posto in essere perché questo problema venisse risolto in qualche modo.
Allora noi, dicevo, siamo ben consci del fatto che questa impasse ha avuto delle ripercussioni sul mercato che sono andate ben al di là della vicenda squisitamente pugliese, piuttosto che tarantina, ripercussioni che si riverberano anche sui mercati del centro-nord. Noi abbiamo quindi pensato, ragionato, in questi giorni, sull'atteggiamento che avremmo dovuto tenere e abbiamo tenuto un atteggiamento responsabile nel corso di un dibattito che non c'è stato per scelta vostra e non per scelta del Parlamento. Il Parlamento avrebbe discusso molto volentieri alcuni nostri emendamenti, sono sedici, lo ripeto, si poteva tranquillamente affrontarlo tra ieri ed oggi ed oggi avremo chiuso in ogni caso questo provvedimento. Non ce lo avete permesso Pag. 21perché? Perché siete permeati da questo furore ideologico, perché avete la necessità di portare avanti solo ed esclusivamente gli interessi di chi vi finanzia, di chi ha finanziato i partiti che stanno alla base della vostra maggioranza. Ricordiamoci chi è l'Ilva, ricordiamoci chi sponsorizzavano quelli dell'Ilva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), sicuramente non sponsorizzavano noi e su questo siete sempre molto bravi, non c'è dubbio, su questo non vi fate mancare nulla.
Allora voi avete speculato su un problema, lo avete fatto in modo assolutamente immorale dal nostro punto di vista e avete creato un pastrocchio, che non risolverà il problema, lo risolverà solo parzialmente, che non ha una prospettiva di lungo periodo, non servirà a dare neanche in questo caso continuità alle promesse che avete fatto nei nostri confronti e cioè, anche in questo caso, senza rappresentare un fattore di crescita, perché manca l'elemento principale perché vi sia la crescita, manca la programmazione. Soprattutto il provvedimento pecca su un altro versante che è quello delle risorse, perché qui non l'ha detto nessuno ma spiegatemi per quale motivo e qual è la logica che vi ha ispirato quando avete pensato che il Garante, il superconsulente che dovrà vigilare sull'applicazione del protocollo, deve essere un soggetto che pagano i cittadini, così come spiegatemi perché altri 200 milioni di soldi pubblici devono essere destinati all'impresa privata. Allora perché i soldi pubblici vanno a quell'impresa privata e non a tutte le altre migliaia di imprese che tutti i giorni soffrono? C'è una discriminazione assoluta che è inaccettabile dal nostro punto di vista dei contenuti di questo decreto-legge. Ciò nonostante, siccome, lo ripeto, noi abbiamo apprezzato anche il fatto che, in un certo qual modo, si cerchi di risolvere, sia pure in modo dal nostro punto di vista sbagliato, perlomeno non completo e non esaustivo, un problema, il nostro gruppo a questo punto, con senso di responsabilità, si asterrà sul provvedimento, ma si asterrà non con convinzione, perché credetemi, la tentazione di votare contro era forte, ma noi non andiamo ad iscriverci nel lungo elenco dei disfattisti, noi siamo per le cose che si possono fare. Voi questa cosa l'avete fatta, l'avete fatta male, è vero che si poteva fare anche di peggio e quindi alla fine alla mala parata abbiamo scelto il male minore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, signor Ministro, attraverso l'autorizzazione integrata ambientale, che sa rendere compatibile l'attività di Ilva in quel territorio, si obbliga a misure di risanamento attraverso prescrizioni inderogabili. Di questo, signor Ministro, le abbiamo dato atto anche quando si svolse qui una informativa e vogliamo ribadire che il Governo si è mosso lungo una linea di responsabilità per venire a capo di una situazione sicuramente intricata.
Vorrei dire preliminarmente che noi abbiamo tenuto presente altri due punti che formano oggetto di dibattito e di polemiche in queste giornate. Il primo è che non è in discussione il ruolo, la funzione della magistratura. Nella nostra concezione vi è un rispetto sempre esplicitato dell'equilibrio dei poteri e che quindi la magistratura svolga le proprie indagini e arrivi a delle proprie conclusioni. Se vi sono stati dei reati questi vanno portati alla luce e i responsabili vanno chiamati a rispondere.
In secondo luogo - e non accettiamo da questo punto di vista lezioni da ambientalisti dell'ultimo momento - teniamo ben presente (e cito da un intervento del collega Bratti) l'articolo 41 della Costituzione laddove si dice che l'iniziativa, che è definita libera, non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. E quindi il ruolo della magistratura e il ruolo dell'impresa in questo contesto così come richiamato dall'articolo 41, sono per noi due questioni Pag. 22che abbiamo costantemente presenti. Per sintetizzare, noi ci siamo mossi affinché questa legge consentisse l'obbligo al risanamento, con i costi a carico dell'impresa, e nello stesso tempo garantisse la continuità della produzione negli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi, Verona ed altri, e di numerose piccole e medie imprese che trovano la loro locazione in gran parte dell'Italia settentrionale.
Molti si interrogano sulla reale volontà del gruppo Riva di impegnare concretamente le risorse necessarie che sono quantificate in tre miliardi e mezzo; anche su questo il provvedimento prevede che ogni ritardo, se comportasse una interruzione nell'azione di risanamento, farebbe scattare quelle prescrizioni che sono previste e comporterebbe un intervento diretto dello Stato attraverso il garante. Vorrei ricordare, colleghi, che questo decreto ha trovato preliminarmente a Palazzo Chigi un larghissimo consenso dei lavoratori, delle imprese, dei rappresentanti delle istituzioni. Manca ancora una colonna, il progetto sanitario per Taranto che il Ministro Balduzzi ha annunciato di presentare entro poche settimane relativo, in primo luogo, alle attività sanitarie di prevenzione, proprio perché non vogliamo, colleghi, che quelle popolazioni siano costrette a vivere la contraddizione tra lavoro e salute, perché parliamo di due capisaldi che caratterizzano la civiltà di una società, lavoro e salute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e noi vogliamo che lavoro e salute vadano avanti di pari passo.
L'obbligo di realizzare l'Autorizzazione integrata ambientale, il riconoscimento di applicare la valutazione di danno sanitario, il superamento del patto di stabilità per la ASL jonica, l'obbligo dei garanti a dialogare e informare la comunità locale, portano il segno del nostro contributo (come bene ha evidenziato nel suo intervento il collega Vico), e pongono una sfida inedita all'intero Paese. Per cui c'è il nostro sostegno convinto a questo provvedimento, perché riteniamo che effettivamente possa rappresentare una svolta nella cultura industriale, ambientale e per ciò che riguarda la prevenzione e la salvaguardia della salute. Approfitto, signor Presidente, per porre una questione. Quindi su questo ci sarà il nostro voto convinto di sostegno. Questo è uno degli ultimi atti che questo Parlamento approva nel corso di questa legislatura. Noi vogliamo dire oggi che ogni atto dilatorio per allontanare le elezioni, con i problemi sociali ed economici aperti, è un atto contro l'Italia e contro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e che non è possibile che, a fronte di questa situazione, vi sia un tatticismo esasperato, incomprensibile.
Ho letto questa mattina che il presidente Berlusconi giudica che deve recuperare 130 ore di presenza nelle trasmissioni televisive. Già queste due giornate sono state sufficientemente esplicite di ciò che Berlusconi intende. Se posso fare una proposta, si organizzi per Berlusconi una trasmissione tipo «Grande fratello» e facciamolo stare ininterrottamente per 130 ore con telecamere piazzate, o a Palazzo Grazioli o nella villa di Arcore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà) perché così verrebbero meno gli alibi che sono stati richiamati. Non possiamo attendere, signor Presidente, i tempi di questo tatticismo esasperato. Noi dobbiamo pensare alle persone in carne ed ossa, dobbiamo pensare ai problemi degli italiani e questo spettacolo è francamente vergognoso. Io penso e spero che sia tornato il tempo delle persone serie, delle persone che hanno in mente il bene comune e sulla base di questo ragionano e si muovono, non di un tatticismo per un vantaggio elettorale o un vantaggio di interdizione per la prossima legislatura.
Noi ci muoveremo con grande determinazione. Non è corretto parlare dell'altro ramo del Parlamento, ma il Senato si sta assumendo una responsabilità molto seria nel dilatare e nel non mandare alla Camera la legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché siamo oltre i tempi previsti dalla Pag. 23sessione di bilancio. Un uso così spregiudicato delle istituzioni è inaccettabile, degno di chi ha segnato un'epoca che ha mortificato le istituzioni che noi vogliamo valorizzare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 101 della Costituzione recita testualmente che la giustizia è amministrata in nome del popolo e i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Voglio partire da qui perché, per troppo tempo, anche in questa circostanza, si è voluta accreditare una conflittualità tra l'attività del Governo, del Parlamento e della magistratura che, a mio avviso, è completamente fuori luogo e dannosa alle istituzioni. Infatti, se è vero che l'articolo 101 recita così, non può esserci il conflitto perché tutti gli organi dello Stato sono sottoposti alla sovranità della legge esercitata in nome del popolo. E, allora, noi oggi non stiamo consumando un ulteriore capitolo della saga tra politica e giustizia, ma stiamo offrendo al Paese una soluzione efficace attraverso uno strumento normativo che rende cogenti decisioni amministrative che già dovevano essere cogenti e che già dovevano essere considerate immediatamente applicabili perché espressione di decisioni del Governo.
Il Ministro Clini, che ringrazio e che ha il nostro sostegno in tutta questa iniziativa, ha avuto modo di ricordare: noi, il Governo, abbiamo continuato la nostra attività ed ho avuto anche un lungo incontro con il procuratore capo della Repubblica, manifestando la massima disponibilità alla collaborazione, e abbiamo chiuso in termini molto rapidi la procedura AIA (Autorizzazione integrata ambientale) secondo le prescrizioni che la stessa magistratura aveva posto sul tavolo.
Allora qui non c'è un atteggiamento conflittuale, ma c'è la volontà di collaborare e di riconoscere nei provvedimenti del Governo anche le sollecitazioni utili e necessarie che provengono dalla magistratura.
Allora, questa vicenda ha una storia, purtroppo, lunga che va in qualche modo sintetizzata: parte certamente dal 4 agosto 2011, quando il Ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, compiendo il suo lavoro e il suo dovere di ufficio e condividendo questo lavoro con il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola - che, mi consenta, Presidente, dovrebbe anche nelle dichiarazioni pubbliche essere un po' meno ondivago e rispondere anche delle sue iniziative istituzionali -, in quel contesto ha emanato, per il Governo, l'autorizzazione integrata ambientale, d'accordo con la regione Puglia.
Cosa è successo poi? È successo che la Commissione europea ha pubblicato le cosiddette migliori tecnologie disponibili e ha dato quindi gli strumenti affinché venissero introdotte anche nello stabilimento di Taranto le migliorie tecnologiche che avrebbero garantito una maggiore salvaguardia della salute e dell'ambiente. Quindi, le istituzioni - c'è una continuità nell'attività dei Governi - sono intervenute secondo le prescrizioni dell'Europa e secondo le prescrizioni delle leggi nazionali.
Io credo che il Governo abbia difeso la legalità. Lo ha fatto, noi lo abbiamo anche detto nel contesto della Commissione, che si è riunita in agosto (a Ferragosto), e credevamo che già in quel contesto potesse essere assunta un'iniziativa legislativa di questo genere. Si arriva addirittura a dover risolvere con questo decreto-legge non solo il tema della salute, dell'ambiente e della produzione, temi che non devono essere messi in contraddizione, perché non si possono mettere in contraddizione cose giuste: devono essere tenute assieme, quindi salute e ambiente, e possono essere perseguite e migliorate solo ed esclusivamente con gli impianti in produzione. Chi conosce il ciclo integrale della siderurgia sa bene che questo è un dato di fatto incontrovertibile.
Mi consenta, onorevole Di Pietro: lei ha fatto un intervento bizzarro. Infatti, ritenere che le materie prime e i prodotti semilavorati, che sono già nei magazzini Pag. 24dell'Ilva, non possano essere commercializzati è una cosa scellerata ed è dannosa non solo per l'azienda, ma per tutto il ciclo produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Pensare che un'azienda debba ricorrere ad un decreto del Governo per poter commercializzare prodotti già realizzati, dai quali dipende tutta la struttura industriale italiana, è una bizzarria tutta italiana che può trovare come interprete solo l'onorevole Di Pietro, che ovviamente non si vergogna di raccontare cose che non conosce.
Su questo mi permetto di dire anche ai colleghi della Lega: qui stiamo parlando dell'Ilva di Taranto, di un intervento profondo e radicale di risanamento ambientale, in difesa della salute dei cittadini e in difesa della produzione di uno stabilimento che per 9 milioni di tonnellate di acciaio invia questi prodotti nelle imprese del nord (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Due milioni di tonnellate vanno nelle imprese della Lombardia. Il 67 per cento della produzione italiana della meccanica dell'acciaio dipende dallo stabilimento dell'Ilva di Taranto. A Taranto il Governo e il Parlamento fanno politica industriale nazionale ed europea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non si può guardare le cose dal buco della serratura: bisogna guardarle secondo un disegno complessivo.
Allora, signor Presidente, credo che questo sia un decreto da appoggiare perché noi non vogliamo assistere ad un altro scempio come quello di Bagnoli, dove sappiamo come è andata a finire: gli impianti sono stati chiusi, le bonifiche non sono state fatte e i cittadini non hanno una risposta né alla salute, né all'ambiente, né al lavoro, né alla produzione. Dunque, su questo tema noi ci batteremo, perché su di esso si gioca una partita che riguarda il futuro manifatturiero di questo Paese. È il futuro del secondo Paese manifatturiero d'Europa, secondo solo alla Germania, che deve essere accompagnato da un ambientalismo ragionevole.
Mi permetta, in conclusione, di citare Patrick Moore, forse non molto conosciuto in Italia, paladino dell'ambientalismo ragionevole.
È un signore che ha fondato Greenpeace, ma che, a un certo punto della sua vita, ha detto che non poteva più fare parte di quel movimento, perché si era sostituito l'ecologismo con l'ideologia e si erano abbandonate l'innovazione tecnologica e la scienza per dare spazio ad una battaglia esclusivamente di carattere politico. Quindi, noi voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, i deputati radicali votano contro questo atto, che aggrava la crisi di legalità del nostro Paese. È una costruzione politica insostenibile per noi da un punto di vista costituzionale, perché, d'ora in poi, e non solo per Taranto, basterà che un Governo pronunci le paroline magiche «stabilimento di interesse strategico nazionale» perché, come d'incanto, svaniscano gli effetti di ogni provvedimento di sequestro dell'autorità giudiziaria. È un provvedimento insostenibile da un punto di vista ambientale, perché anche l'ultima AIA presenta forti criticità, a partire dal mancato rigoroso recepimento delle prescrizioni della magistratura, al di là delle chiacchiere.
Infine, e mi rivolgo agli economisti, a quelli che «la produzione sempre e comunque»: questo provvedimento non è sostenibile neanche da un punto di vista economico, poiché la società Ilva ha debiti per circa 3 miliardi e non si capisce come possa far fronte a investimenti di pari entità per attuare l'AIA.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 25

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Questo dibattito, in quest'Aula e nelle Commissioni, è stato totalmente censurato. Allora, ci troviamo di fronte ad un atto eversivo, che ha potuto contare sulla complicità del Presidente della Repubblica, ma al quale noi radicali non intendiamo collaborare (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per un ringraziamento il Ministro Clini. Prego, signor Ministro.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, approviamo un provvedimento importante, un provvedimento chiave per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese, per l'equilibrio tra industria, ambiente e salute; è il risultato di un lavoro prezioso. Io voglio ringraziare i relatori, Raffaella Mariani e Stefano Saglia, per il lavoro paziente che è stato fatto insieme con le Commissioni parlamentari. Questo è il risultato veramente di un lavoro che abbiamo fatto insieme ed è un punto fermo per il futuro dello sviluppo sostenibile del nostro Paese (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 5617-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5617-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5617-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Ciccanti, Di Pietro, Zinzi, Verducci, Veltroni, Servodio, Goisis, Paglia, Patarino, Giammanco, Sposetti, Barbato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale» (A.C. 5617-A/R):

Presenti 500
Votanti 441
Astenuti 59
Maggioranza 221
Hanno votato 420
Hanno votato no 21

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Ferrari e Adinolfi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione di documenti in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

(Esame Doc. IV-ter, n. 25-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulle richieste di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione nell'ambito di un procedimento penale nei confronti dei deputati Rampelli e Saltamartini. Pag. 26
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dai deputati Rampelli e Saltamartini nell'esercizio delle loro funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Ricordo che per l'esame del documento è assegnato a ciascun gruppo un tempo di cinque minuti, a cui si aggiungono cinque minuti per il gruppo del deputato interessato. A questo tempo, si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per i richiami al Regolamento e dieci minuti per gli interventi a titolo personale.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Il relatore, onorevole Paniz, ha facoltà di svolgere la relazione.

MAURIZIO PANIZ, Relatore. Signor Presidente, abbiate un attimo di pazienza, ma la relazione non sarà brevissima, tenuto conto della peculiarità del caso.
La Giunta per le autorizzazioni riferisce su una domanda di deliberazione in materia di non sindacabilità giudiziale - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - avanzata per condotte ascritte ai deputati Fabio Rampelli e Barbara Saltamartini. La domanda perviene dal giudice di pace di Roma, innanzi al quale pende un procedimento nel quale sono imputati di minacce e di ingiurie (articoli rispettivamente 612 e 594 del codice penale).
I fatti - in realtà - sono già noti agli atti parlamentari, giacché sono accaduti proprio nell'emiciclo della Camera dei deputati, il 7 luglio 2010, allorquando era in corso l'esame del disegno di legge sulle comunità giovanili.
In quella circostanza, il deputato Francesco Barbato - appartenente al gruppo Italia dei Valori - ebbe a pronunziare frasi assai aspre, irridenti e provocatorie all'indirizzo dell'allora Ministro Giorgia Meloni e di quella parte del Popolo della Libertà che poggia il suo consenso su organizzazioni giovanili a Roma.
Deve essere chiarito - per offrire un fedele quadro di contesto - che sul disegno di legge si registrò un'articolata dialettica parlamentare e si ebbero sfumature diverse anche all'interno stesso del gruppo del Popolo della Libertà. Questa relazione, dunque, è - e altrimenti non potrebbe essere - solo la prospettazione dei motivi per cui i fatti oggetto del processo debbano essere ricondotti alla prerogativa parlamentare invocata dalle difese e non una presa di posizione a posteriori per i sostenitori del disegno di legge o per i suoi critici, quasi occorresse rivisitare sul piano dell'opportunità politica la scelta del Governo di presentare il provvedimento alle Camere.
La retrospettiva sull'andamento dei lavori è invece importante per comprendere i motivi che contribuiscono a radicare entro le formali procedure parlamentari i fatti oggetto dell'accertamento giudiziale di responsabilità e quindi a dar luogo all'applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Ebbene: nel corso della seduta - dopo taluni chiarimenti dell'onorevole Giancarlo Giorgetti, presidente della V Commissione Bilancio - il deputato Donato Bruno, presidente della I Commissione (Affari costituzionali), propose un rinvio in Commissione del provvedimento, per tentare di raccogliere su di esso un più ampio consenso. Parlarono di seguito vari deputati, tra cui Volontè, Santelli, Amici e Vanalli. Prese da ultimo la parola la stessa onorevole Meloni che si mostrò disponibile a tale rinvio.
Inopinatamente, l'onorevole Francesco Barbato si erse e affermò testualmente: "Signor Ministro, glielo voglio dire con grande schiettezza: lei è un Ministro molto giovane, fresco, diciamo nuovo, però è molto giovane solo apparentemente, perché in questo provvedimento che lei sta mettendo in campo vedo che lei rappresenta una politica molto vecchia e stantia, perché nel momento in cui ci ripropone delle modalità, dei percorsi di vecchia politica, di vecchia Repubblica, si ha l'impressione che lei qui stia cercando di finanziare non politiche di sostegno per i giovani. Abbiamo l'impressione che si voglia fare entrare il maneggio della politica Pag. 27e dei partiti, le persone riconducibili a partiti o a correnti, signor Ministro, perché ho l'impressione che lei voglia finanziare la sua corrente, la corrente di Alemanno, del suo assessore regionale Lollobrigida che gestirà questi fondi, il suo parente.
Allora questa vecchia politica che fa rabbrividire, Pomicino e Mastella, perciò lei è vecchio, signor Ministro, lei rappresenta la vecchia politica ...
Sentendo queste parole, molti deputati del gruppo di appartenenza del Ministro rimasero irritati e taluni di essi commentarono ad alta voce; altri si avvicinarono all'onorevole Barbato che imperterrito continuò nella sua provocazione. Volarono apostrofi e scoppiò un tumulto, in seguito al quale la Presidenza di turno - nell'occasione l'onorevole Rosy Bindi - sospese la seduta. Orbene, il tumulto consistette, tra l'altro, precisamente nelle minacce e nelle ingiurie rivolte dai colleghi Saltamartini e Rampelli a Barbato e oggetto dell'imputazione. Per tali fatti essi furono sia puniti dall'Ufficio di Presidenza ai sensi dell'articolo 60 del regolamento della Camera (l'onorevole Rampelli con l'esclusione dall'Aula per otto giorni e l'onorevole Saltamartini con una lettera di richiamo) sia denunziati da Barbato all'autorità giudiziaria.
Orbene, è apparso all'unanimità della Giunta che tra le funzioni delle Assemblee parlamentari ci sia quella di consentire una franca discussione tra opposte idee di bene comune, tra diverse sensibilità ideali e culturali. Lo svolgimento del mandato parlamentare esige, certamente, l'osservanza di forme civili e del galateo istituzionale, ma i relativi canoni non possono essere così rigidi da impedire che nelle occasioni più vivaci siano tollerate intemperanze verbali, le quali, occorre sempre ricordarlo, tengono il luogo di ben peggiori iniziative ove non fosse permesso in Assemblea rispondere a palesi provocazioni e all'irridente sarcasmo dell'avversario. La tradizione parlamentare italiana conosce una vasta aneddotica di sberleffi, sghignazzi, offese e contumelie motivate dalla passione politica e dalla tensione agonistica tra schieramenti, gruppi parlamentari e singole componenti. L'arbitro di tutto ciò è necessariamente il Presidente della Camera, cui spetta, ovviamente, assicurarsi che tali eventualità siano l'eccezione e non la regola e che la legittima polemica (figlia di una sana rappresentanza di ideali e di interessi) non soverchi e soppianti la discussione di merito sui contenuti dei provvedimenti.
Nondimeno, allentare o tirare la briglia della discussione è di sua esclusiva competenza. Sicché è apparso che, in concreto, quelle condotte di minaccia e ingiuria, imputate ai due colleghi, si siano realizzate proprio nell'esercizio delle loro funzioni, sia pure sullo stretto crinale di quei comportamenti la cui appropriatezza parlamentare è rimessa al giudizio del Presidente dell'Assemblea ed eventualmente, anche, dell'Ufficio di Presidenza.
I deputati Rampelli e Saltamartini reagirono con foga eccessiva (come ha ritenuto il citato Ufficio di Presidenza della Camera nella decisione del 13 luglio 2010) a una provocazione evidente e pervicace, contribuendo a realizzare un episodio parlamentare non commendevole ma certamente connesso ai lavori della Camera e ancorato alle relative attribuzioni legislative. Per chiarire ulteriormente il senso della deliberazione della Giunta, vale la pena allegare alla presente relazione non solo l'ordinanza di trasmissione del giudice di pace alla Camera, ma anche il resoconto della seduta della Giunta del 13 dicembre 2012, nella quale il collegio ha esaminato e deciso la questione. Per questi motivi, all'unanimità e con distinte votazioni, la Giunta per le autorizzazioni propone all'Assemblea di deliberare che i fatti oggetto del procedimento penale in titolo, ascritti ai deputati Rampelli e Saltamartini, concernano opinioni espresse da membri del Parlamento nell'esercizio delle loro funzioni e siano pertanto dichiarati insindacabili, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione e dell'articolo 3, comma 1, della legge n. 140 del 2003.

Pag. 28

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Poiché la richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità è stata avanzata in relazione a due deputati si procederà a due votazioni distinte.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, in Giunta ho dichiarato che non avrei partecipato al voto perché non volevo che in nessun modo la nostra posizione potesse essere considerata come una posizione o di difesa aprioristica o, invece, di contrasto aprioristico, trattandosi di un componente del gruppo dell'Italia dei Valori. Questa è una regola alla quale mi sono attenuto anche in altre circostanze, perché ritengo che di fronte alle regole non bisogna guardare in faccia a nessuno. Nel pronunciare la dichiarazione di voto del gruppo dell'Italia dei Valori intendo riferirmi proprio al rispetto delle regole, di quelle regole che in cinque anni in Giunta per le autorizzazioni l'Italia dei Valori ha sempre rispettato e alle quali si è sempre attenuta. La regola alla quale ci siamo sempre attenuti è la seguente: quando si tratta di reati deve essere la magistratura a pronunciarsi e a verificare se c'è la sussistenza dei reati o meno, e la Camera non si può sostituire alla giustizia ordinaria nel fare una giustizia politica.
Questa è la regola alla quale ci siamo attenuti e questa è la regola alla quale intendiamo attenerci anche oggi, perché questa regola ci ha consentito di essere sempre coerenti tutte le volte che ci siamo dovuti pronunciare sulle varie problematiche che si sono verificate nella Giunta per le autorizzazioni, ed è la regola che in fondo, anche quando eravamo in minoranza, la Corte costituzionale ha sempre osservato, perché poi, in sede di decisione sul conflitto di attribuzioni elevato dalla magistratura ordinaria contro delibere francamente impresentabili della Camera dei deputati, abbiamo avuto ragione, cioè ha avuto ragione la linea che noi abbiamo sempre mantenuto. Questa è la ragione per la quale - ripeto -, per una coerenza con regole che abbiamo sempre sostenuto, anche oggi riteniamo che la competenza a pronunciarsi su questo fatto appartenga alla magistratura e non alla Camera dei deputati. Per questa ragione annuncio il voto contrario alla proposta della Giunta da parte il gruppo dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colleghi, ritengo che dopo la relazione del collega Paniz vi sia poco da aggiungere. Mi permetto però di ricordare quanto diceva uno dei più noti costituzionalisti, il compianto professor Giorgio Lombardi, il quale ricordava che nell'attività parlamentare persino l'invettiva faceva parte della dialettica parlamentare, anche se a volte ci si avvicinava ad un crinale e ad un distinguo che poteva non far comprendere l'invettiva nell'attività parlamentare. Non è questo il caso: io ritengo che gli onorevoli Rampelli e Saltamartini abbiano agito secondo la previsione di quell'articolo 68, primo comma, della nostra Carta fondamentale e quindi voteremo a favore delle conclusioni della Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Votazioni - Doc. IV-ter, n. 25-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 25-A, concernono opinioni espresse dal deputato Rampelli nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Verducci, Lussana, De Girolamo, Antonione. ... Pag. 29
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 477
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
459
Hanno votato
no 18).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 25-A concernono opinioni espresse dalla deputata Saltamartini nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Stasi... Meroni... Scilipoti... Divella... Calearo... Verducci... Cicchitto... Marchioni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 480
Astenuti 3
Maggioranza 241
Hanno votato
462
Hanno votato
no 18).

(Esame - Doc. IV-quater, nn. 25 e 26)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti civili nei confronti del deputato Colombo (Doc. IV-quater, nn. 25 e 26).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali sono in corso i procedimenti concernono opinioni espresse dal deputato Furio Colombo nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Ricordo che a ciascun gruppo, per l'esame del documento, è assegnato un tempo di cinque minuti (e di dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungo cinque minuti per ciascuno dei relatori, cinque minuti per i richiami al Regolamento e dieci minuti per gli interventi a titolo personale.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Samperi.

MARILENA SAMPERI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta per le autorizzazioni riferisce su due domande d'insindacabilità avanzate dall'onorevole Colombo. Furio Colombo è citato per danni da diffamazione a mezzo stampa per 150 mila euro da Leonardo Marras, presidente della giunta provinciale di Grosseto, e per 750 mila euro da Puri Negri, amministratore delegato della SACRA, una società di capitali incaricata di costruire un impianto energetico di biogas nel territorio di Capalbio, vicino alla riserva naturale di Burano, nella Maremma toscana, proprio in provincia di Grosseto.
Le due domande di deliberazione concernono giudizi civili per risarcimento di danno pendenti presso i tribunali di Grosseto e Milano. Nell'atto di citazione di Leonardo Marras ci si duole: dell'articolo apparso su il Fatto quotidiano del 29 aprile 2012; della replica apparsa il 4 maggio 2012 su Il Tirreno; dell'interrogazione a risposta in Commissione depositata l'8 maggio 2012, poi dichiarata inammissibile per incompetenza, con la decisione del Presidente della Camera del 17 maggio.
La Giunta ha esaminato le due domande in forma abbinata e ha deliberato l'insindacabilità su entrambe le cause. L'esame parlamentare deve limitarsi a verificare se tra i fatti per cui l'onorevole Pag. 30Colombo è chiamato a rispondere vi sia un nesso funzionale con atti del suo mandato.
Si premette, innanzitutto, che il 15 febbraio 2012 i deputati del Partito Democratico Giusy Servodio e altri presentarono una mozione proprio sul tema della sicurezza delle centrali di biogas e sulla loro compatibilità con gli insediamenti abitativi e con le attività agricole dei territori circostanti.
Gli atti sono pubblicati, quindi posso anche sintetizzare. Le preoccupazioni erano dovute al fatto che l'insediamento di centrali di biogas di medie e grandi dimensioni avrebbero sicuramente creato un impatto ambientale notevole e avrebbero rischiato di trasformare le attività tipiche dell'agricoltura in attività che con l'agricoltura non avevano più niente a che fare, e quindi diventavano sostitutive dell'agricoltura. Queste le preoccupazioni emerse nella mozione.
Questa mozione, che è stata discussa nella seduta del 29 marzo 2012, ha avuto anche il voto dell'onorevole Colombo. Questo passaggio è importante per capire il seguito della vicenda. Dalla documentazione messa a disposizione dalla Giunta si trae che nel comune di Capalbio, uno dei territori maggiormente turistici, dove c'è un ampio ecosistema e dove si trova e ricade anche il lago di Burano, che è riserva naturale gestita dal WWF, si progettava di costruire una centrale a biogas concretando proprio i pericoli paventati nella mozione Servodio, approvata dalla Camera e a cui l'onorevole Colombo ha aderito con il suo voto.
Con un articolo pubblicato su il Fatto quotidiano il 29 aprile 2012, l'onorevole Colombo intese divulgare le preoccupazioni espresse con il suo voto sulla mozione, anche riferendole alla specifica situazione del comune di Capalbio. Analoghi contenuti egli inserì in un altro articolo, dal titolo Caro Marras, sul biogas non è finita, pubblicato il 4 maggio 2012 su Il Tirreno in risposta ad un precedente articolo dello stesso Marras. In tali articoli egli in pratica riferì della contrarietà alla costruzione dell'impianto della popolazione di Capalbio, più volte rappresentata dal sindaco, Luigi Bellumori, nelle diverse sedi delle istituzioni locali e manifestatasi in numerose iniziative pubbliche.
L'8 maggio 2012 il deputato Colombo depositò presso la Presidenza della Camera un'interrogazione a risposta in Commissione con cui domandava al Governo come fosse possibile consentire un simile danno all'ambiente e quali verifiche il Dicastero competente intendesse svolgere per appurare la regolarità delle procedure che avevano portato al rilascio dell'autorizzazione alla SACRA. L'interrogazione era cofirmata dai deputati Bratti, Braga e Mariani, i quali erano anche confirmatari della mozione Servodio ed altri, a cui si è accennato. Sennonché, in data 17 maggio 2012, il Presidente della Camera comunicò all'onorevole Colombo che il suo atto ispettivo non era ammissibile in ragione dell'incompetenza del Governo a rispondere su temi di spettanza regionale e provinciale.
Nel frattempo, sul Corriere di Maremma del 21 maggio 2012 e su Il Tirreno del 15 maggio 2012, si riferiva del contrasto tra il deputato Colombo e gli altri. Adesso noi dobbiamo soltanto verificare la connessione tra gli atti tipici della funzione parlamentare, la partecipazione al voto, la presentazione da parte del gruppo del Partito Democratico, di cui l'onorevole Colombo fa parte, di una mozione e la presentazione dell'interrogazione, anche se poi dichiarata inammissibile per ragioni di competenza. Sicuramente ciò crea un nesso funzionale tra le esternazioni dell'onorevole Colombo e quanto espresso con gli atti tipici. È irrilevante che poi l'interrogazione sia stata dichiarata, dal Presidente Fini, inammissibile perché ci sono sentenze costituzionali, in caso di conflitto, che dicono che l'inammissibilità non rileva, non lede e non tocca il nesso di funzionalità tra l'atto depositato e l'esternazione extramoenia. Quindi, per queste ragioni, la Giunta ha deliberato e ha espresso il parere per l'insindacabilità, e lo ha espresso all'unanimità.

Pag. 31

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ricordo che, analogamente a quanto già avvenuto presso la Giunta per le autorizzazioni, si procederà a due distinte votazioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, anche a nome del gruppo della Lega Nord annuncio che daremo voto favorevole perché riteniamo, pur tuttavia, e sottolineo il pur tuttavia, che si tratta di espressione di un'opinione di un deputato nell'esercizio delle sue funzioni per vari motivi che ha ben sintetizzato la collega Samperi. Però ci preme fare presente, affinché rimanga agli atti, che qui si è verificata una cosa un po' particolare.
Infatti, l'onorevole Colombo ha sì presentato un atto di sindacato ispettivo dichiarato non ammissibile, ma il testo di quell'atto non ammissibile era leggermente modificato rispetto a quello che gli viene contestato e che è stato pubblicato sui giornali. Noi riteniamo che, anche se l'onorevole Colombo spesso è stato molto critico nei confronti della Lega Nord e di quelle che sono le difese delle prerogative dei parlamentari anche extramoenia, anche le sue dichiarazioni meritino la copertura dell'articolo 68 perché egli - seppure con parole certamente non offensive e moderate, ma sicuramente discutibili da parte almeno del soggetto terminale passivo delle sue dichiarazioni - ha agito come parlamentare certamente nell'interesse non personale, ma pubblico. Quindi, in questo senso noi voteremo.
Però, è importante che l'Aula e la prossima Giunta valutino e affrontino il problema, che pare non si fosse mai posto, della difformità tra l'atto non ammissibile pubblicato in modo difforme sui giornali. Questo è il punto vero sul quale abbiamo discusso e che la collega Samperi ha solo parzialmente toccato e, quindi, mi premeva sottolinearlo perché resti agli atti.
Comunque annuncio il voto favorevole per l'insindacabilità del gruppo Lega Nord.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, sarò brevissimo. A differenza dell'onorevole Colombo, io - anche per la cultura del fiore che porto all'occhiello - sono sempre stato garantista e, quindi, voterò a favore. Infatti, ritengo che quello che ha subito sia una forma di intimidazione: quando ad un parlamentare si chiedono 750 mila euro gli si vuole impedire di lavorare sul territorio e gli si vuole impedire di portare avanti la tutela del territorio e di fare veramente il suo dovere come parlamentare, che poi è una prerogativa costituzionale.
È per questo che ritengo che il Parlamento debba far cessare tutte queste forme di intimidazione, perché noi siamo i «carabinieri». I ladri sono quelli fuori, quando ci attaccano e vogliono i soldi da noi. Ho fatto questo esempio perché calza molto con la mia situazione, perché sono quello che ha battuto i record di insindacabilità (ben tre) e, quindi, dico che si è voluto attaccare per tre volte un carabiniere e l'ha fatto chi ovviamente voleva continuare ad agire in modo illegale all'esterno della Camera dei deputati.

(Votazioni - Doc. IV-quater, n. 25 e 26)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento civile pendente presso il tribunale di Grosseto, relativo all'atto di citazione del dottor Leonardo Marras, di cui al Doc. IV-quater, n. 25, concernono opinioni espresse dal deputato Colombo nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione. Pag. 32
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lussana... Onorevole Laboccetta... Onorevole Fogliardi... Onorevole Boniver... Onorevole Verducci... Onorevole Cesaro... Onorevole Lanzarin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 418
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato
410
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che i deputati Morassut, Golfo, Vanalli, Munerato, Cavallotto, Allasia e Zampa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento civile pendente presso il tribunale di Milano relativo all'atto di citazione del dottor Carlo Alessandro Puri Negri, di cui al Doc. IV-quater, n. 26, concernono opinioni espresse dal deputato Colombo nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Misiani, Sanga, Lussana, Verducci, Gelmini, Casini, Lazzari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 418
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato
406
Hanno votato
no 12).

Prendo atto che i deputati Granata, Gelmini, Vanalli, Munerato, Cavallotto, Allasia e Zampa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1428 (ore 13,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione permanente (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
GOISIS ed altri: «Disposizioni per l'insegnamento delle specificità culturali, geografico-storiche e linguistiche delle comunità territoriali e regionali» (1428).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Antonino Lo Presti.

PRESIDENTE. Comunico che in data 13 dicembre 2012 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Antonino Lo Presti:
«Caro Presidente, con la presente rassegno le dimissioni da deputato, per la incompatibilità derivante dall'assunzione della carica di componente del Consiglio di giustizia amministrativa per la regione siciliana. Sono orgoglioso e onorato di avere fatto parte di codesta prestigiosa Istituzione, per oltre 16 anni, e di essere cresciuto umanamente e professionalmente al servizio del mio Paese. Con stima
Firmato: Nino Lo Presti».

Trattandosi di un caso di incompatibilità, accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 18 dicembre 2012, la Camera prende atto, a norma dell'articolo Pag. 3317-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Antonino Lo Presti dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto delle dimissioni del deputato Antonino Lo Presti, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 18 dicembre 2012 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati (decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957) - che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 15 - Il Popolo della Libertà nella XXIV Circoscrizione Sicilia 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Francesco Paolo Lucchese.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XXIV Circoscrizione Sicilia 1, Francesco Paolo Lucchese. Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Ricordo che alle ore 13,30 è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo. La seduta riprenderà al termine di tale riunione.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,10).

ERICA RIVOLTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per tre minuti.

ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, intervengo solo per una comunicazione che interessa tutti i colleghi, tutta l'Aula e il Governo e che si riferisce al decreto dei Ministri Passera, Grilli e Profumo dopo la risoluzione della V e della VII Commissione sul Fondo per la sicurezza delle scuole.
Questo provvedimento ha avuto un iter assai lungo e la comunicazione da parte del Ministero ai comuni è arrivata già da qualche mese. I vari sindaci hanno inserito nell'assestamento di bilancio le poste riferite proprio a questo Fondo, ma non è ancora terminato l'iter per la bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato.
Allora, a questo punto, chiedo a lei, signor Presidente, di farsi parte diligente nel chiedere che questo processo venga accelerato. I nostri sindaci stanno aspettando di poter utilizzare questi soldi per interventi urgenti che si riferiscono alla sicurezza delle scuole.
Signor Presidente, le chiedo un po' di attenzione perché è veramente importante.
Ci sono scuole che aspettano di essere ristrutturate proprio grazie a questi fondi. Si tratta di scuole pericolanti. Penso che, quando c'è di mezzo la salute dei nostri bambini, dei nostri studenti, non si possa tergiversare per questioni burocratiche.
La prego nuovamente di fare tutte le pressioni necessarie perché questo iter si concluda e finalmente possano essere utilizzati questi fondi. I sindaci, come sempre in prima linea, devono dare risposte ai cittadini. Quindi, è giusto che anche noi facciamo la nostra parte per sollecitare la soluzione di tale questione.

PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, la Presidenza si adopererà in tal senso.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo, mi verrebbe da dire, con viva e vibrante preoccupazione, visto che la Commissione europea oggi ha stabilito che voi, tutti insieme, dal 2006 al 2011 - leggo - avete concesso esenzioni a entità non commerciali per scopi specifici relativi all'ICI. Queste esenzioni le avete concesse, in quest'Aula, contro il nostro parere. Siamo intervenuti decine di volte, con interrogazioni, con una denuncia alla Commissione europea. Voi, attraverso i Pag. 34vostri Governi, nel corso di questi sette anni, avete sempre mentito alla Commissione europea. Voi. Noi radicali avevamo ragione, perché chiedevamo il rispetto della legalità comunitaria. Abbiamo ragione!
Ora emerge che la Commissione europea ritiene di non essere in grado di chiedere a coloro ai quali voi avete deciso di fare un regalo - facendolo pagare a tutti i cittadini - che 2,5 miliardi di euro siano restituiti allo Stato. Non è possibile. Non è possibile, perché avevate intenzione di fare un regalo, lo avete fatto e lo avete confezionato in modo tale che non fosse possibile riavere quei denari.
Questo vuol dire solo una cosa, signora Presidente, ossia che questo Paese non è in grado di controllare chi percepisce indebitamente 2,5 miliardi di euro in sette anni, quindi non è in grado di farseli restituire. Noi radicali, signora Presidente, in queste aule, in questi sette anni, non abbiamo smesso di richiamarvi al vostro dovere di rispettare la legalità europea. Allora, oggi chi si presenta agli elettori come uomo di Governo, uomo di Stato, è esattamente tra coloro che hanno fatto questa operazione e che hanno dimostrato, nella pratica, di essere incapaci ad essere persone di Governo, ma, soprattutto, di non avere il senso dello Stato. Nei prossimi giorni saremo più precisi, con nomi e cognomi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

DANIELE GALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, vorrei portare a conoscenza del Parlamento, e di conseguenza del Governo, alcune dichiarazioni rilasciate dal presidente dell'ENEL Colombo, apparse sul quotidiano La Stampa lo scorso lunedì 17 dicembre.
Fra le varie dichiarazioni, egli afferma: «Il mercato dell'energia elettrica in Italia, ad esempio, è liberalizzato dal 1999 e ha visto l'ingresso di numerosi concorrenti a beneficio dei consumatori. C'è da chiedersi, ad esempio, se il mercato francese abbia le stesse caratteristiche».
Io non so di cosa stia parlando effettivamente il presidente dell'ENEL Colombo in quanto il costo dell'energia elettrica in Italia è del 30 per cento superiore a quello della Francia, è il doppio rispetto a quello della Germania, è nettamente superiore alla media europea e quest'anno, purtroppo, è aumentato del 25 per cento del totale, in particolare sulla componente A3.
A questo punto ci si chiede se il Governo vuole intervenire veramente affinché ci sia, come vuole la Comunità europea, un libero esercizio dell'energia in Italia e un libero commercio, o se dobbiamo rimanere prigionieri di determinate dichiarazioni e di determinati condizionamenti che sono frutto, purtroppo, di tantissimi problemi del sistema energetico italiano, con conseguenti ricadute sulle famiglie e conseguenti ricadute drammatiche sul nostro sistema imprenditoriale e su tutta la nostra industria. È la quinta causa di chiusura delle industrie italiane. Io non so il presidente dell'ENEL dove viva, non so in quale Italia stia vivendo, ma certamente determinate cose non corrispondono alle sue dichiarazioni.
Inoltre, essendo l'ENEL in perdita nell'ultimo semestre, chiedo se la dismissione dal sistema francese, con un ricavo di circa 600 milioni, non sia in realtà il vero motivo per cui l'Italia ha lasciato il sistema nucleare francese, per poi approdare, sempre stante le dichiarazioni del presidente, al sistema energetico termonucleare slovacco e spagnolo, nettamente inferiore come tecnologia e, purtroppo, distante (quindi non è possibile fare arrivare in Italia la stessa energia).

PRESIDENTE. Onorevole Galli, come sa, può presentare sull'argomento un atto di sindacato ispettivo.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 35

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo per protestare verso la mancata risposta ad un'interrogazione, che abbiamo presentato in Aula e poi, con la collega Samperi, in Commissione difesa, che riguarda la costruzione del MUOS di Niscemi, ovvero l'installazione di antenne di telecomunicazioni per scopi militari.
C'è una forte preoccupazione in quelle comunità per gli effetti che potrebbe avere sulla salute dei cittadini, c'è una mobilitazione dei consigli comunali, delle associazioni e dei partiti politici e c'è una mobilitazione molto forte di popolo. Con la collega Samperi avevamo presentato questa interrogazione per interpretare tali richieste. Purtroppo, non abbiamo avuto alcuna risposta.
A questo punto della legislatura, alla sua fine, riproporremo l'interrogazione per avere una risposta scritta, perché credo che quelle comunità abbiano questa esigenza. Tra l'altro, non troviamo assolutamente spiegazioni per il Governo, perché avevamo presentato - lo ripeto - l'interrogazione in Aula, in Commissione difesa e in Commissione ambiente, quindi non c'è alcuna giustificazione perché il Governo non sia venuto a dare le spiegazioni dovute su una questione così rilevante, che preoccupa tanta parte della comunità.

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, come è a tutti noto, la «legge Fornero» ha spostato le lancette per gli insegnanti «quota 96» dell'inizio del periodo pensionistico, dal 31 agosto, come è stato sempre, al 31 dicembre 2011.
Nel periodo dal 31 dicembre 2011 al 31 agosto 2012 c'è una fascia incredibile di personale della scuola che è andata oltre quota 100. Addirittura, c'è gente che ha sessant'anni di età e quarant'anni di servizio. A questa gente la legge Fornero chiede di continuare ad andare avanti, di continuare a fare scuola e contestualmente questa gente continua a versare i contributi previdenziali.
Siccome la pensione verrà calcolata al quarantesimo anno di età contributiva, mi chiedo: i contributi che il personale della scuola continua a versare, oltre a costituire un aggravio personale per i lavoratori della scuola, sono per caso un'ulteriore «tangente» che lo Stato chiede a questa gente che continua a lavorare? I contributi previdenziali che questi continuano a versare dopo il quarantesimo anno di età, signor Presidente, che fine faranno? Come verranno restituiti? In che maniera? In che modo?
Allora, il Ministro Profumo su queste basi doveva confrontarsi. Si può dare giustizia anche a 3 mila poveri Cristi che stanno e che sono stati totalmente dimenticati dalla scuola...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELO CERA. Mi consenta, so che do fastidio, Presidente...

PRESIDENTE. No, non è che dà fastidio, onorevole Cera, ma ci siamo dati tre minuti....

ANGELO CERA. ... però è gente che non ha voce. Sembra che questo Parlamento, sia da noi alla Camera, sia al Senato...

PRESIDENTE. Onorevole Cera, se lei presenta un atto di sindacato ispettivo, avrà a disposizione mezz'ora, non tre minuti.

ANGELO CERA. Presidente, mi faccia concludere. Siccome sono state presentate proposte emendative sia qui che al Senato e accantonate, sono stati sempre chiesti alla Ragioneria pareri e contropareri e ci siamo bloccati sui numeri, eppur tuttavia è stato riconosciuto un sacrosanto diritto di questa gente, io mi chiedo: è normale che si possa dimenticare questa gente? Gli oneri previdenziali che costoro versano dove finiscono? Come verranno restituiti?

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PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione su due fatti. Tutti abbiamo letto con grande dolore e con grande stupore quello che è successo negli Stati Uniti, nel Cunnecticut, dove un ragazzo è entrato in una scuola e ha ucciso venti bambini e le insegnanti che si erano messe a disposizione e a protezione di questa infanzia.
Questa notizia è uscita sui giornali, che hanno scritto che il soggetto in questione era autistico. Questo ha suscitato un'ondata di protesta e di dispiacere da parte delle associazioni dei genitori dei bambini autistici perché - perlomeno per quanto è dato di vedere dalla descrizione riportata dai giornali - non si poteva certamente parlare di un soggetto autistico, per tutta una serie di circostanze che hanno accompagnato la descrizione dei fatti avvenuti.
Questo dimostra, ancora una volta, come ci sia uno stigma che riguarda alcuni bambini, soprattutto, come in questo caso, le diagnosi psichiatriche nell'infanzia e successivamente tutto il tema della salute mentale nei bambini e negli adolescenti.
Quello che mi rammarica è che, oltre nove mesi fa, tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio 2011, avevo presentato una mozione raccogliendo oltre cento firme da parte di tutti i colleghi di tutti gli schieramenti per affrontare e approfondire il tema dell'autismo. Avevamo presentato successivamente, all'inizio di ottobre, un'altra mozione, anch'essa accompagnata da un numero molto elevato di firme dei colleghi, anche in questo caso del tutto trasversalmente, sul tema della salute mentale dell'infanzia.
Lo dico per ricordare che vi sono delle battaglie che si vincono sicuramente sul fronte giuridico, ci sono delle battaglie che si vincono sul fronte clinico e dell'assistenza, ma molte battaglie si vincono anche sul fronte dell'opinione pubblica, facendo chiarezza, spiegando, aiutando a capire chi sono questi bambini, aiutando a capire chi sono questi soggetti quando crescono e aiutando a capire qual è il tema profondo del disagio psicologico e mentale.
È stata un'operazione che ha suscitato grande dolore nelle associazioni delle famiglie dei bambini autistici in Italia, che l'hanno vissuta in qualche modo come un ulteriore stigma nei confronti dei propri figli. Ecco, io voglio semplicemente far presente che forse avremmo potuto dare un contributo di chiarezza, non dico attraverso la mia mozione, ma attraverso un dibattito generale, che poteva essere seguito. Avremmo potuto far arrivare a queste famiglie un segno concreto di attenzione e, per quello che vale, poiché di autismo, come tutti sanno, non si guarisce, avremmo potuto far arrivare tutta l'attenzione profonda delle istituzioni nei confronti di quelle situazioni che non hanno una soluzione, ma che possono contare su una solidarietà operativa.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, intervengo solo un minuto per lasciare agli atti una piccola considerazione. Poco fa l'onorevole Binetti ha parlato della strage in America, e siamo tutti ovviamente pieni di orrore e di dolore per quello che è successo. Però anche in queste vicende accade spesso una certa disparità di vedute tra fatti analoghi. In Cina, e questo l'ho appreso dal politologo Luttwak, c'è stato, lo stesso giorno, un accoltellamento di massa da parte di un signore che, in un asilo cinese, ha ferito una ventina di bambini, con un machete, con una lama, fortunatamente provocando più feriti che morti. Ma la cosa singolare è che l'intera stampa italiana ha dedicato grande risalto alla strage americana perché è avvenuta con armi da fuoco e non ha detto quasi nulla o pochissimo su un analogo fatto che è avvenuto in Cina.
Ciò dimostra innanzitutto un certo strabismo come sempre antiamericano a Pag. 37prescindere e a senso unico, e poi soprattutto crea una sorta di sgradevole classifica tra bambini di asilo feriti a colpi d'arma da fuoco piuttosto che con «armi bianche», e sopratutto anche una disparità di correttezza nell'informazione al pubblico. Che resti agli atti.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 14,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, su richiesta della I Commissione (Affari costituzionali), è stato stabilito che l'esame in Aula del decreto-legge per lo svolgimento delle elezioni politiche, già previsto per la seduta pomeridiana di oggi, sia rinviato alla seduta antimeridiana di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 20 dicembre 2012, alle 9,30:

Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2012, n. 223, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche nell'anno 2013 (C. 5657).

La seduta termina alle 14,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5617-A/R - odg n. 1 419 413 6 207 13 400 29 Resp.
2 Nom. odg 9/5617-A/R/7 442 436 6 219 17 419 26 Resp.
3 Nom. Ddl 5617-A/R - voto finale 500 441 59 221 420 21 21 Appr.
4 Nom. Doc. IV-ter, n. 25-A p. I 480 477 3 239 459 18 20 Appr.
5 Nom. Doc. IV-ter, n. 25-A p. II 483 480 3 241 462 18 19 Appr.
6 Nom. Doc. IV-quater, nn. 25 423 418 5 210 410 8 19 Appr.
7 Nom. Doc. IV-quater, nn. 26 423 418 5 210 406 12 19 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.