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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 735 di martedì 18 dicembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,40.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 dicembre 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Antonione, Bergamini, Bocchino, Borghesi, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, Corsini, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Aniello Formisano, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Leo, Lombardo, Lupi, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (A.C. 5617-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale. Ricordo che nella seduta del 12 dicembre 2012 sono state respinte le questioni pregiudiziali Borghesi ed altri n. 1 e Dozzo ed altri n. 2.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 5617-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Italia dei Valori, Partito Democratico, e Lega Nord Padania ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento. Avverto, altresì, che le Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per l'VIII Commissione, onorevole Mariani, ha facoltà di svolgere la relazione.

RAFFAELLA MARIANI, Relatore per l'VIII Commissione. Signor Presidente, Pag. 2l'Aula avvia oggi l'esame di un importante e delicato provvedimento con il quale il Governo ha inteso fornire risposte normative urgenti e necessarie per assicurare - come indicato nelle premesse del decreto - che, in presenza di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, qualora vi sia una assoluta necessità di salvaguardia dell'occupazione e della produzione, il Ministro dell'ambiente possa autorizzare in sede di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, la prosecuzione dell'attività produttiva, al fine di assicurare la più adeguata tutela dell'ambiente e della salute secondo le migliori tecniche disponibili.
Conseguentemente il decreto individua l'impianto siderurgico dell'Ilva di Taranto come stabilimento di interesse strategico nazionale e ne autorizza la continuità produttiva in considerazione dei rilevanti profili di tutela dell'ambiente e della salute, e della salvaguardia dei livelli occupazionali e dell'ordine pubblico, a patto che siano integralmente rispettate le disposizioni per assicurare la piena ed integrale attuazione delle prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame dell'AIA, di cui al decreto del Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare del 26 ottobre 2012.
Il decreto in esame è stato oggetto di un'istruttoria attenta e accurata, anche se concentrata nei tempi, a seguito della quale il provvedimento giunge in questa Aula modificato rispetto al testo originario. Le modifiche apportate hanno inteso migliorare il testo lungo le seguenti direttrici: maggior coinvolgimento degli enti locali; rafforzamento delle procedure di informazione e di partecipazioni dei cittadini; valorizzazione del ruolo e delle funzioni degli organismi di controllo ambientali operanti sul territorio; messa in campo di misure e strumenti diretti a garantire il monitoraggio della situazione sanitaria e l'aumento del livello di tutela della salute dei cittadini. Tale ultimo profilo qualifica positivamente il lavoro delle Commissioni in quanto permette di perseguire l'obiettivo fondamentale di riattivare il circuito di fiducia tra cittadini ed istituzioni.
Passando ad illustrare il provvedimento, faccio presente che l'articolo 1 dispone che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare possa autorizzare, in sede di riesame dell'AIA, la prosecuzione dell'attività produttiva di uno stabilimento industriale per un periodo di tempo determinato non superiore a 36 mesi, a condizione che vengano adempiute le prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame, secondo le procedure e i termini ivi indicati, al fine di assicurare la più adeguata tutela dell'ambiente e della salute secondo le migliori tecniche disponibili. L'esercizio di tale potere del Ministro dell'ambiente è concesso qualora si verifichino tutti i seguenti presupposti: lo stabilimento è stato individuato, con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, come «stabilimento di interesse strategico nazionale»; presso lo stabilimento sono occupati almeno 200 lavoratori subordinati, compresi quelli ammessi al trattamento di integrazione dei guadagni, da almeno un anno; vi è un'assoluta necessità di salvaguardia dell'occupazione e della produzione. Le misure volte ad assicurare la prosecuzione dell'attività produttiva sono esclusivamente e ad ogni effetto le misure contenute nel provvedimento di AIA e quelle contenute nel provvedimento di riesame della medesima AIA.
Al fine di tener anche conto, secondo quanto riferisce la relazione illustrativa, dell'evoluzione continua delle migliori tecnologie disponibili, è fatta comunque salva l'applicazione degli articoli 29-octies, comma 4, 29-nonies e 29-decies del Codice dell'ambiente relativi, rispettivamente, ai casi in cui è comunque necessario il riesame dell'AIA, alle procedure da seguire in caso di modifiche degli impianti e al rispetto delle condizioni contenute nell'AIA.
Il comma 3 dell'articolo 1 introduce una misura sanzionatoria aggiuntiva rispetto al quadro normativo vigente, stabilendo che, ferme restando le sanzioni Pag. 3previste dall'articolo 29-decies e 29-quattuordecies del Codice dell'ambiente e dalle altre disposizioni penali e amministrative contenute nelle normative di settore, la mancata osservanza delle prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame dell'AIA, costituisce un illecito amministrativo punito con sanzione amministrativa pecuniaria fino al 10 per cento del fatturato della società risultante dall'ultimo bilancio approvato. La sanzione è irrogata dal prefetto competente per territorio ai sensi della legge 24 novembre 1981, n. 689. A seguito di un emendamento, approvato nel corso dell'esame in sede referente, è stato eliminato il riferimento incongruo all'articolo 16 della citata legge n. 689 del 1981 che disciplina il pagamento in misura ridotta della sanzione e non la competenza in termini di irrogazione della sanzione.
Ai sensi del comma 4 dell'articolo 1, le disposizioni del comma 1 dello stesso articolo, che consentono allo stabilimento di interesse strategico nazionale in cui si realizzano le condizioni sopra richiamate di proseguire l'attività produttiva a patto che vengano adempiute le prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame dell'AIA, secondo le procedure e i termini ivi indicati, trovano applicazione anche quando l'autorità giudiziaria abbia adottato provvedimenti di sequestro sui beni dell'impresa titolare dello stabilimento. In tal caso, i provvedimenti di sequestro non impediscono, nel corso del periodo di tempo indicato nell'autorizzazione integrata ambientale, l'esercizio dell'attività d'impresa.
Il comma 5 impone al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di riferire semestralmente al Parlamento circa l'ottemperanza delle prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale impartite nei casi contemplati dall'articolo 1. Al riguardo, faccio notare che il comma 5 è stato oggetto di modifiche avendo le Commissioni inteso precisare che la relazione al Parlamento del Ministro dovrà concentrarsi sul provvedimento di riesame dell'AIA, più che sull'AIA medesima, considerato che, a norma del comma 1, la prosecuzione dell'attività produttiva è consentita a condizione che vengano adempiute le prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame. A seguito di una modifica introdotta dalle Commissioni, il Ministro della salute riferisce annualmente alle competenti Commissioni parlamentari sul documento di valutazione del danno sanitario, introdotto nel nuovo articolo 1-bis, sullo stato di salute della popolazione coinvolta, sulle misure di cura e prevenzione messe in atto e sui loro benefici. In particolare, l'articolo 1-bis prevede che in tutte le aree interessate dagli stabilimenti industriali strategici, ivi compresa l'area dello stabilimento Ilva di Taranto, l'azienda sanitaria locale e l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente competenti per territorio redigono congiuntamente, con aggiornamento almeno annuale, un rapporto di valutazione del danno sanitario redatto sulla base di criteri indicati con decreto dal Ministero della salute, adottato di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, anche sulla base del registro dei tumori regionali e delle mappe epidemiologiche sulle principali malattie a carattere ambientale.
L'articolo 2 dispone che, nei limiti consentiti dal decreto-legge in questione, la gestione degli impianti di interesse strategico nazionale, anche ai fini dell'attuazione delle prescrizioni contenute nell'AIA e nel provvedimento di riesame dell'AIA, nonché le responsabilità derivanti da ogni obbligo di legge o dall'AIA o dal provvedimento di riesame dell'AIA stessa, resta in capo esclusivamente ai titolari dell'AIA medesima. Viene, altresì, disposto che resta ferma l'attività di controllo prevista dall'articolo 29-decies, comma 3, del Codice dell'ambiente, a norma del quale l'ISPRA, per gli impianti di competenza statale, o le agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente, negli altri casi, accertano, secondo quanto previsto e programmato nell'AIA, con oneri a carico del gestore, il rispetto delle condizioni Pag. 4dell'AIA, la regolarità dei controlli a carico del gestore, con particolare riferimento alla regolarità delle misure e dei dispositivi di prevenzione dell'inquinamento, nonché al rispetto dei valori limite di emissione, nonché l'ottemperanza da parte del gestore agli obblighi di comunicazione, in particolare in caso di inconvenienti o incidenti che influiscano in modo significativo sull'ambiente.
L'articolo 3 riguarda l'efficacia dell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata in data 26 ottobre alla società Ilva. Prima di passare all'illustrazione dell'articolo in questione, ricordo che, come ricostruito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel corso dell'informativa resa alla Camera il 28 novembre scorso, nel mese di marzo 2012 il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha deciso di procedere alla revisione dell'AIA, rilasciata il 4 agosto 2011, in seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea della decisione della Commissione europea che ha indicato le migliori tecnologie disponibili da impiegare, a decorrere dal 2016, nel settore della siderurgia a livello europeo per assicurare la protezione dell'ambiente e la protezione della salute, alla lettera della procura della Repubblica di Taranto, pervenuta al Ministero nel febbraio 2012, contenente le perizie epidemiologiche e chimico-fisiche ordinate dalla procura sullo stabilimento di Taranto, nonché alla lettera della regione Puglia contenente gli ultimi dati sulle concentrazioni in atmosfera di benzopirene, sostanza chimica pericolosa cancerogena sicuramente prodotta dalle attività dello stabilimento Ilva.
Ricordo altresì che il 25 luglio 2012, dopo l'avvio della procedura di riesame dell'AIA, con ordinanza del Gip di Taranto, su proposta della procura, è stato disposto il sequestro degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento, che era oggetto del riesame dell'AIA e che nel frattempo è proseguito concludendosi con il provvedimento di riesame di cui al decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 26 ottobre 2012, pubblicato su Gazzetta Ufficiale del 27 ottobre 2012. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel corso dell'informativa richiamata, ha dichiarato che il provvedimento di riesame dell'AIA del 26 ottobre scorso recupera nelle prescrizioni tutti gli obiettivi e tutte le indicazioni che erano state fornite dal GIP in merito alla sicurezza degli impianti ed al raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Tali prescrizioni, secondo il Ministro, sono state ulteriormente rafforzate con alcune indicazioni tecnologiche puntuali e con la previsione di attivare un sistema di monitoraggio e di valutazione del danno sanitario in relazione alle emissioni inquinanti.
In seguito al rilascio dell'AIA del 26 ottobre, l'Ilva ha presentato il piano degli interventi, che comporta investimenti per circa tre miliardi di euro che è stato, dopo i miglioramenti richiesti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, considerato adeguato alle prescrizioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, congiuntamente agli altri Ministeri interessati, alla regione Puglia, alla provincia, al comune di Taranto e al comune di Statte.
Ricordo infine che all'avvio delle operazioni di risanamento ambientale prescritte dal provvedimento di riesame, previste per il 26 novembre, si è sovrapposto il provvedimento di sequestro dei Gip di Taranto, che ha disposto il sequestro dei prodotti finiti e semilavorati dell'area a freddo dello stabilimento. Il 30 novembre 2012, il GIP ha respinto la richiesta di dissequestro degli impianti a caldo dell'Ilva avanzata dall'azienda.
In tale contesto si inseriscono le disposizioni dell'articolo 3 del decreto-legge in esame che, alle condizioni descritte, autorizza la prosecuzione dell'attività produttiva dell'Ilva nelle more dei lavori di bonifica ambientale degli impianti, dalla data di entrata in vigore del decreto in commento, il 3 dicembre. Il 5 dicembre 2012, la procura ha rimesso nella disponibilità dell'Ilva gli impianti a caldo, dando però parere negativo al dissequestro dei Pag. 5prodotti finiti e semilavorati. Su quest'ultimo punto è intervenuto l'emendamento del Governo approvato nel corso dell'esame in sede referente. In particolare l'articolo 3 - che, a seguito della modifica delle Commissioni, prevede l'adozione entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto di una strategia industriale per la filiera produttiva dell'acciaio - dichiara l'impianto siderurgico della società Ilva Spa di Taranto, stabilimento di interesse strategico nazionale secondo quanto previsto dalla disciplina generale introdotta dall'articolo 1, stabilendo che, con decorrenza dalla data di entrata in vigore del decreto, la società Ilva Spa di Taranto è immessa nel possesso dei beni dell'impresa ed è in ogni caso autorizzata, nei limiti consentiti dal provvedimento di riesame dell'AIA, alla prosecuzione dell'attività produttiva nello stabilimento e alla conseguente commercializzazione dei prodotti per un periodo di 36 mesi, ferma restando l'applicazione di tutte le disposizioni contenute nel decreto-legge.
Al fine di fugare dubbi interpretativi, nel corso dell'esame in sede referente, come già accennato, il Governo ha presentato un emendamento, poi approvato dalle Commissioni, volto a chiarire che il periodo di 36 mesi riguarda l'immissione nel possesso dei beni dell'impresa e l'autorizzazione alla prosecuzione dell'attività per la società Ilva Spa e che la commercializzazione dei prodotti alla quale è autorizzata la stessa società Ilva Spa, concerne anche quelli realizzati antecedentemente alla data di entrata in vigore del decreto-legge. Il comma 2 precisa che le prescrizioni volte a consentire la prosecuzione dell'attività produttiva dello stabilimento Ilva di Taranto, sono esclusivamente quelle contenute nel provvedimento di riesame dell'AIA.
Ai sensi del comma 4, ai fini del monitoraggio dell'esecuzione delle prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame dell'AIA, viene prevista la nomina, per un periodo non superiore a tre anni, di un garante di indiscussa indipendenza, competenza ed esperienza, incaricato di vigilare sull'attuazione delle disposizioni del decreto. La nomina dovrà avvenire entro dieci giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e della salute, previa delibera del Consiglio dei ministri. Qualora il garante dovesse essere individuato in un dipendente pubblico, sarà collocato in posizione di fuori ruolo per tutta la durata dell'incarico. La determinazione del compenso del garante è demandata ad un decreto del Presidente del consiglio dei ministri e non potrà comunque essere superiore a 200.000 euro lordi annui.
In base al comma 6 dell'articolo 3, il garante, avvalendosi di ISPRA e - a seguito di una modifica introdotta dalle Commissioni - con il supporto delle agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente, sentite le rappresentanze dei lavoratori, acquisisce le informazioni e gli atti ritenuti necessari, che i soggetti pubblici e privati ai quali vengono richiesti, sono tenuti a fornire tempestivamente; segnala al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute eventuali criticità riscontrate nell'attuazione del provvedimento di riesame dell'AIA; propone le misure idonee a risolvere le criticità riscontrate nell'attuazione del riesame dell'AIA, ivi compresi eventuali provvedimenti di amministrazione straordinaria, anche in considerazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione.
In una prospettiva di garanzia e di partecipazione, il Garante - secondo quanto introdotto dalle Commissioni - promuove, anche in accordo con le istituzioni locali, iniziative di informazione e consultazione finalizzate ad assicurare la massima trasparenza per i cittadini, in conformità ai principi della Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico a processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, con due allegati, fatta ad Aarhus nel 1998, resa esecutiva ai sensi della legge Pag. 616 marzo 2001, n. 108. L'attività svolta dal Garante, nonché le criticità e le inadempienze riscontrate sono parte integrante della relazione semestrale che il Ministro della salute rende annualmente alle competenti Commissioni parlamentari ai sensi del comma 5 dell'articolo 1.
Le Commissioni hanno poi inserito nel testo un nuovo articolo recante disposizioni per contrastare le criticità sanitarie riscontrate in base alle evidenze epidemiologiche nel territorio di Taranto. In particolare, l'articolo 3-bis dispone la sospensione, per il quadriennio 2012-2015, dei vincoli di spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale e di alcune delle misure e delle azioni legate al piano di rientro e di riqualificazione sanitaria della regione Puglia. Più precisamente, si prevede la sospensione della limitazione del turnover, dei vincoli di spesa per il personale degli enti del Servizio sanitario, della limitazione che, dal 2011, ha previsto anche per gli enti del Servizio sanitario nazionale di avvalersi di personale impiegato con contratti flessibili nei soli limiti del 50 per cento della spesa sostenuta nel 2009, nonché la sospensione delle disposizioni limitative dei posti letto e degli accordi contrattuali con le strutture accreditate, di cui al piano di rientro e riqualificazione sanitaria, sottoscritto con la regione Puglia.
Si prevede altresì che tale sospensione intervenga anche nel caso in cui si applichi alla regione Puglia, dal 2013, quanto disposto dall'articolo 15, comma 20, del decreto-legge n. 95 del 2012, che permette alle regioni sottoposte ai piani di rientro e non commissariate di richiedere la prosecuzione del piano di rientro medesimo ai fini del completamento dei programmi operativi previsti dal piano, condizione per l'attribuzione in via definitiva della quota di risorse finanziarie già subordinata, a legislazione vigente, alla piena attuazione del piano.
L'articolo 4 provvede alla copertura degli oneri connessi alla remunerazione del Garante mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 432, della legge n. 266 del 2005, nell'ambito della quota destinata alle azioni di sistema di cui alla delibera CIPE n. 8 del 20 gennaio 2012.
In conclusione, desidero evidenziare come le Commissioni, a seguito dei tempi ristretti, non abbiano potuto valutare fino in fondo i rilievi presenti nei pareri pervenuti. Auspico, tuttavia, che lo spirito di tali rilievi possa essere adeguatamente considerato nel dibattito in Assemblea, anche ai fini di un'eventuale valutazione, insieme con il Governo, dell'adeguatezza delle misure previste dal decreto-legge a raggiungere gli obiettivi di tutela ambientale e sanitaria delle popolazioni e di garanzia dei profili occupazionali dell'area, senza determinare dannosi conflitti tra diversi soggetti istituzionali coinvolti.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dirò subito che è sempre complicato, in un provvedimento, portare a bilanciamento oggettivo valori e norme costituzionali, e il decreto-legge oggetto della discussione e della conversione odierna ne è la «rappresentazione plastica»: ovvero conseguire il principio della sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Proverò rapidamente a fare un breve excursus degli eventi che ci portano ad oggi. Comincerò con l'intervento della magistratura tarantina del 26 luglio 2012, con le misure cautelari dei vertici dell'ILVA e il sequestro dell'area a caldo del centro siderurgico. Quell'evento, quell'intervento ha portato al centro del dibattito nazionale le storture del modello di sviluppo di Taranto, della sua cintura industriale, con tutto il carico di effetti che Ilva oggi, e Italsider statale prima, insieme ad altre attività produttive, comprese anche quelle militari, hanno determinato negli anni sulla salute e sull'ambiente.
Quell'intervento ha fatto detonare, in una città per lungo tempo rassegnata, un Pag. 7diffuso sentimento di rifiuto, a tratti radicale, per la presenza dell'intero sistema industriale, dal quale è sembrata emergere anche una frattura con gli operai che dentro di esso lavorano.
Insomma, si tratta di una condizione preoccupante di separatezza, accentuata da un senso di distanza e di sfiducia verso le istituzioni, effetto di una crisi complessa e delicata, che, tuttavia, è anche una straordinaria occasione per Taranto e per la Puglia di contare sull'attenzione del Governo e del Parlamento per correggere quegli effetti e per affrontare l'emergenza sanitaria ambientale, nonché quella occupazionale, di una città e di un territorio che sono fondamentali per l'economia regionale e nazionale.
Ebbene, in un contesto sociale così articolato, le risposte del Governo, del Parlamento e delle istituzioni territoriali sono venute recentemente su più versanti: in primo luogo, la cosiddetta legge Taranto, decreto-legge di agosto, con la quale si è data attuazione, mettendo a disposizione 336 milioni di euro, al Protocollo di intesa del 26 luglio riguardante interventi urgenti di bonifica, di ambientalizzazione e di riqualificazione; in secondo luogo, la legge regionale 24 luglio 2012, n. 21, che ha introdotto per la prima volta la valutazione di danno sanitario; in terzo luogo, i molteplici interventi di carattere organizzativo e finanziario degli enti territoriali, miranti al sostegno degli organismi di controllo ambientale e sanitario, nonché al rafforzamento dell'assistenza sanitaria ospedaliera nel territorio tarantino; n quarto luogo, il varo del progetto sperimentale «salute e ambiente» della regione Puglia, con uno stanziamento iniziale di 8 milioni di euro; in quinto luogo, il riesame, con l'attiva partecipazione delle istituzioni territoriali, e l'approvazione, il 26 ottobre 2012, dell'autorizzazione integrata ambientale, che, come è noto, seguendo l'impostazione e le restrizioni dei provvedimenti già suggeriti dalla magistratura tarantina, ha anticipato di quattro anni il rispetto dei limiti e delle migliori tecnologie contenuti nella decisione della Commissione europea - le cosiddette BAT conclusion - concernenti, tra l'altro, il benzo(a)pirene, con una richiesta di investimento in tre anni stimato in 3,5 miliardi di euro, senza precedenti nel nostro Paese.
Tuttavia, non c'è dubbio che oggi il punto di approdo dell'azione di Governo è costituito dal decreto-legge oggi al nostro esame, il n. 207, varato dal Consiglio dei ministri e promulgato dal Presidente della Repubblica. In proposito, prima di qualsiasi valutazione, va ricordato che, a fronte degli atti legislativi e amministrativi innanzi detti, la crisi dell'Ilva e di Taranto ha avuto un'accelerazione dopo il provvedimento del 26 novembre 2012, con il quale l'autorità giudiziaria ha disposto il sequestro della produzione, ritenuta frutto di reato perché realizzata in uno stabilimento già sequestrato e affidato ai custodi giudiziari.
Questo sequestro, che ancora permane per il periodo precedente all'emanazione del decreto-legge oggetto della discussione, ha posto tutti di fronte a un bivio: la chiusura entro pochi giorni quale effetto del provvedimento del sequestro degli acciai prodotti, adottato a dichiarata tutela dei beni primari e della salute dei cittadini e dei lavoratori, o la continuazione dell'attività produttiva, sia pure nel rispetto della nuova autorizzazione integrata ambientale (AIA) e, quindi, a tutela, oltre che della salute e dell'ambiente, anche dell'occupazione e delle esigenze strategiche nazionali chiamate in causa dalla produzione siderurgica Ilva.
A fronte di questa situazione, il Governo, i sindacati, i rappresentanti delle istituzioni, oltre a una parte significativa dell'opinione pubblica, hanno ritenuto che fermare gli impianti e la produzione al fine di risanare fosse un obiettivo non realistico. Era, infatti, diffusa la convinzione che, come insegnano altre storie del nostro complicato Paese (vedi Bagnoli), il fermo degli impianti avrebbe portato non al risanamento, ma alla definitiva chiusura dello stabilimento, con effetti gravissimi sull'occupazione, sulla produzione nazionale, oltre che sull'ordine pubblico, e senza benefici certi per la salute e l'ambiente. Il «colosso morto», infatti, avrebbe Pag. 8continuato a incombere sulla città senza controllo e con il suo formidabile carico di materiali, di residui di lavorazione e di discariche ampiamente pericolose.
Ebbene, il Governo - ovviamente senza toccare, non solo nel mio intervento, ma come obiettivo generale, nulla del processo in corso per disastro ambientale - si è assunto la responsabilità di intervenire per garantire una seconda strada: il risanamento con produzione. Quest'ultimo, approvato il 3 dicembre 2012, appunto con il decreto-legge n. 207 oggetto della conversione, con le importanti modifiche suggerite dal Presidente della Repubblica, si presenta con una precisa caratteristica e introduce diverse ed importanti cautele e condizioni.
La caratteristica del decreto-legge è quella di introdurre uno strumento generale stabile di intervento da parte del Governo in tutte le situazioni di crisi che riguardano gli stabilimenti di interesse strategico nazionale. In questi casi il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare può autorizzare la prosecuzione dell'attività produttiva per non più di 36 mesi, a condizione che vengano rispettate le prescrizioni a tutela dell'ambiente e della salute contenute nell'AIA, appositamente riesaminata.
Insomma, non si tratta di un decreto «salva Ilva», come si è detto e come si continua a dire, ma di un decreto-legge a tutela di stabilimenti di interesse strategico nazionale per i quali la salvaguardia dell'occupazione e della produzione deve andare di pari passo con la tutela dell'ambiente e della salute, secondo un programma di interventi e una tempistica stabilita dall'autorizzazione integrata ambientale. Fra questi stabilimenti di interesse strategico nazionale al quale il decreto-legge si applica c'è ovviamente l'Ilva di Taranto, che non descriverò per la sua importanza.
Tuttavia, il problema sta proprio nell'esigibilità e nel rispetto delle prescrizioni AIA e sulla certezza delle risorse finanziarie, pari a 3,5 miliardi di euro, che dovranno essere rese disponibili da parte dell'Ilva Spa. Il decreto-legge n. 207 introduce, effettivamente, misure di garanzia che vanno nella giusta direzione. La prima misura di garanzia è costituita dall'istituzione della figura di un Garante al quale sono affidate le funzioni di sorveglianza sul comportamento dell'azienda e sul rispetto delle prescrizioni AIA, avvalendosi dell'ISPRA, come è stato appena detto, sentendo i rappresentanti dei lavoratori e acquisendo da aziende ed enti pubblici le informazioni e gli atti ritenuti importanti.
La seconda misura di garanzia è legata ancora alla figura e al ruolo del Garante, il quale, in presenza di criticità nell'attuazione dell'AIA, può segnalarle al Presidente del Consiglio e ai Ministri interessati, proponendo idonee misure di intervento che includano espressamente anche l'adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria finalizzata alle conseguenze dell'eventuale intervento dello Stato. In tal modo, per la prima volta nel nostro sistema, si stabilisce che lo Stato, con apposite autorizzazioni, possa intervenire consentendo la continuazione dell'attività produttiva degli stabilimenti di interesse strategico nazionale a garanzia degli interessi occupazionali e produttivi, avendo, altresì, a disposizione, al fine di assicurare il rispetto della salute e dell'ambiente, uno strumento decisivo come quello dell'intervento diretto, che prelude all'esecuzione degli interventi di ambientalizzazione da parte dello Stato, per poi ricollocare l'impresa «espropriata» e risanata sul mercato.
In particolare, in sede di conversione il gruppo del Partito Democratico ha inteso sostenere fondamentalmente tre emendamenti in linea con il principio di fondo innanzi indicato: il primo emendamento per affrontare concretamente ed efficacemente quella che il Ministro della salute ha definito un'emergenza sanitaria a Taranto e nell'intero territorio della sua cintura industriale, assicurando la possibilità per le ASL, oggi impedite da limitazioni prescritte da alcune leggi nazionali, di procedere al turnover al fine di garantire una risposta piena e tempestiva alla domanda sanitaria dei cittadini, sia sul piano prevenzionale che della diagnostica, Pag. 9oltre che su quello delle cure e più in generale dell'assistenza sanitaria ospedaliera e territoriale.
Il secondo emendamento prevede l'inclusione della valutazione del danno sanitario nell'azione di monitoraggio, anche ai fini dell'adozione delle conseguenti misure e delle prescrizioni contenute nello stesso decreto-legge di cui è oggetto, oggi, la nostra discussione sulle linee generali e la conversione, così implementando, rafforzando e generalizzando a tutti i siti di interesse strategico nazionale le disposizioni contenute nella legge regionale cui ho fatto prima riferimento.
Il terzo emendamento è volto ad attivare e sostenere un percorso che consenta di ricucire gli strappi con una parte significativa della città, provando a superare la diffidenza e la disillusione che la crisi dell'Ilva ha accentuato, mediante il rafforzamento della figura del Garante, prevista nello stesso decreto-legge, nello svolgimento dei suoi compiti di alta sorveglianza, al fine che egli riferisca e sia affiancato da un comitato plurale, nel quale siano presenti e attive le espressioni più rappresentative della comunità locale, dall'associazionismo per la tutela ambientale e dei beni comuni al mondo del lavoro e delle professioni, cioè un'interlocuzione a cui affidare protagonismo e capacità di azione e di consenso sociale.
Ma non è tutto, accanto a questi primi interventi si pone il problema di attivare un piano strategico di risanamento ambientale e di riqualificazione urbana: insomma, come nel decreto-legge relativo alle bonifiche, un accordo di programma simile a quello che in più circostanze abbiamo chiamato «modello Marghera».
Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il decreto-legge in discussione pone una sfida che legislativamente non ha precedenti: l'obbligo del risanamento degli impianti attraverso l'AIA con le prescrizioni anticipate di cui ho detto prima e chiamate in maniera più comune le BAT conclusion. Insomma, il percorso virtuoso che bisogna attivare per affrontare le molteplici criticità della realtà sociale, insieme a quella economica (talvolta anche prima di quella economica), nell'area di Taranto, è quello della trasparenza, della partecipazione e dell'attivazione dei processi dal basso per la costituzione di una rete di organizzazioni sociali, produttive e culturali che disegni insieme interventi e azioni capaci di incrementare una diversa idea di sviluppo, aprendosi anche ad un confronto con quella comunità, per provare a superare diffidenze e colmare quella che - come ho già detto - è la frattura della separatezza che la attanaglia.
Taranto, con il suo territorio, è un grande polo industriale, con uno dei più importanti porti del Mediterraneo, con una storia plurimillenaria raccontata da tanti reperti e documenti; è una città che deve rivendicare l'attenzione e il ruolo di rilievo nazionale che le competono. È una città che deve parlare il linguaggio adeguato a questo ruolo, badando a non rifugiarsi di nuovo nella separatezza del localismo politico, senza sbocchi e senza futuro. Tutto questo si chiama: «una grande stagione di dialogo» e un primo risultato è il decreto-legge oggetto della nostra discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, signor sottosegretario, questo decreto-legge, che nasce dall'emergenza, a parere dell'Italia dei Valori sancisce invece il fallimento della politica industriale di questo Paese, dove abbiamo messo in contrapposizione il diritto alla salute al diritto al lavoro, dove un Ministro dell'ambiente sta facendo quello che avrebbe dovuto fare il Ministro dell'industria.
L'Ilva, nel 1996, è stata svenduta a Riva, che da vent'anni tiene sotto ricatto il Paese e la città di Taranto con la minaccia, ogni anno, ogni tre anni, dei licenziamenti. Questo Paese, per esempio, non ha stabilito fino ad ora quelli che dovevano essere i limiti delle emissioni perché Riva si adeguasse alla normativa internazionale. Tutti i Paesi del mondo hanno limiti di Pag. 10emissione per diossine e benzo(a)pirene secondo quanto stabilito dall'Organizzazione mondiale della sanità, invece l'Italia, il nostro Paese, non ha stabilito questi limiti, perché Riva ha chiesto di non farlo e ha trovato in quest'Aula anche chi lo ha ascoltato.
Riva ha contribuito a costruire, infatti, la cordata di Alitalia, a salvare la compagnia di bandiera, magari ricevendo in cambio benemerenze e qualche chiusura d'occhio sulle cose che faceva e che ha fatto a Taranto.
È il fallimento di una politica industriale, perché non c'è stata la politica nella vicenda di Taranto e lo Stato si è manifestato prono agli interessi di un privato, che le indagini dicono essere - se le indagini dimostreranno il vero - un criminale.
Vi siete chiesti, prima di firmare il decreto, se Riva vuole continuare ad investire in Italia? Vi siete chiesti, prima di firmare il decreto, se Riva non abbia già deciso di lasciare il nostro Paese e di delocalizzare altrove?
Una politica seria avrebbe dovuto, invece, prevedere quello che è successo oggi. Avrebbe dovuto - già vent'anni fa - capire che cosa sarebbe successo oggi, con la crisi dell'acciaio e i rischi per l'occupazione; avrebbe dovuto pensarci prima a risolvere quello che oggi ci troviamo invece a dover risolvere con decreti incostituzionali e con soluzioni di emergenza, che non saranno la soluzione al problema dell'Ilva, né di Taranto, né dei cittadini tarantini.
Questo decreto, invece, ha una certezza: è un decreto contro i magistrati di Taranto e contro la Costituzione, ma soprattutto è un decreto contro Taranto. Con questo decreto voi state aprendo un conflitto tra poteri dello Stato. Con questo decreto state violando gli articoli della Costituzione che riguardano il diritto alla salute, perché, attraverso l'aggiramento delle ordinanze giudiziarie, consentite a chi non ha messo a norma la sua azienda di continuare ad inquinare e di continuare a mettere a rischio la salute dei cittadini tarantini.
Violate l'articolo 41 della Costituzione, perché un imprenditore continua a fare impresa senza rispettare la dignità umana e, in particolare, la dignità umana dei cittadini tarantini. È un decreto che calpesta, offende e vilipende la Costituzione italiana. Avete persino presentato un emendamento - perché ovviamente le ciambelle non sempre riescono con il buco - e infatti il gip vi ha anche detto che non poteva - e non potevate - dissequestrare il prodotto finito, corpo del reato dell'attività criminale dell'impresa Ilva Spa. Lo avete fatto con un emendamento che è persino un emendamento «ad aziendam», perché applicabile solo ed esclusivamente allo specifico caso dell'azienda Ilva. Avete consentito di aggirare anche il sequestro del prodotto finito, cioè dell'acciaio finito, che è stato considerato dal gip corpo del reato e ne avete aggirato l'efficacia. Insomma, è un provvedimento che delegittima l'attività giudiziaria e l'operato dei magistrati.
In questa maniera, state dicendo ai lavoratori che voi risolverete i problemi dell'Ilva e che non ci saranno problemi occupazionali. Noi crediamo che li stiate illudendo e che con questo decreto non si risolva proprio nulla. Ma perché non dite la verità? Questo decreto, se rimane così - e rimarrà così -, davanti alla Corte costituzionale, con la sollevazione del conflitto di attribuzione da parte della procura di Taranto, sarà bocciato. Quindi, ci troveremo nuovamente il problema pendente e i lavoratori, ancora una volta, saranno stati ingannati da chi ha deciso di non trovare una soluzione definitiva e coraggiosa sull'Ilva, da chi non vuole capire che occupazione e salute si possono garantire se si garantisce la legalità. E Riva in questa vicenda la legalità non l'ha garantita.
Riva la legalità, invece, l'ha costantemente violata. Dicono gli atti giudiziari che l'ha consapevolmente violata, cioè ha consapevolmente inquinato il territorio.
Ha consapevolmente contaminato i cibi, ha consapevolmente portato ad ammazzare tanti tarantini. Sabato sera a Taranto c'erano 20 mila cittadini, non ne hanno Pag. 11parlato gli organi di informazione, ne parliamo qui, in quest'Aula, perché anche voi del Governo possiate capire cosa sta accadendo a Taranto. Probabilmente, più che qui dentro, bisognerebbe andare lì ad ascoltare i cittadini di Taranto che hanno sfilato per le strade per chiedere di vivere, per chiedere legalità. In quei 20 mila cittadini che hanno sfilato per Taranto c'erano bambini, c'erano mamme, c'erano anziani, c'erano giovani e c'erano anche lavoratori, perché anche loro sono vittime della mala gestione dell'impresa Ilva da parte di Riva. Infatti, questo decreto-legge di fatto trasforma Taranto in un campo di concentramento e costringe per legge gli abitanti a inalare i fumi tossici e i gas che l'Ilva continuerà a diffondere nell'aria.
Taranto è stanca, Taranto è arrabbiata e non ne può più di una politica - e lo diciamo per tutti noi - incapace di dare risposte serie e concrete a un problema vero, che si vive tutti giorni. Un cittadino incontrato nel corso della manifestazione mi ha detto: «sai, per capire Taranto devi leggerti ogni giorno i manifesti dei morti affissi ai muri, cambiano i nomi, molti sono di bambini, e allora capisci qual è la vicenda e la situazione di Taranto». I numeri di questa vicenda sono impressionanti, dovrebbero far preoccupare e impallidire tutti; parliamo di 11.550 morti in sette anni, 1.650 morti ogni anno, 27 mila ricoveri, l'incremento di mortalità del 14 per cento sugli uomini e dell'8 per cento sulle donne, del 20 per cento sui bambini al di sotto di un anno, del 211 per cento per tumori come il mesotelioma.
Eppure questi dati erano noti a tutti, anche alle istituzioni che però hanno fatto finta di nulla. Persino nel 2010 la Commissione rifiuti, che stava indagando sulla vicenda dell'Ilva, faceva notare i rischi di una gestione e di una vicenda che rischiava di esplodere e di cui ci si è accorti dopo due anni, quando le cose ormai sono irreparabili. Ma quei dati sono denunciati da anni da associazioni che a Taranto hanno volontariamente dosato la diossina negli alimenti, nel latte materno, nelle uova, e hanno dimostrato da tempo che i livelli di inquinamento e di contaminazione di Taranto e del territorio erano al di sopra di quello consentito, che a Taranto e nella provincia di Taranto imprese e allevatori hanno chiuso perché il loro bestiame è stato abbattuto perché contaminato da diossina. Ma di tutto questo si è fatto finta di non vedere.
Per cui, di fronte a tutto questo disastro, ci saremmo aspettati non un decreto-legge «salva Riva», non un decreto-legge «salva Ilva», ma un decreto-legge «salva Taranto», un decreto-legge che rimettesse ordine nelle regole, che chiedesse a Riva quello che chiede l'Europa, cioè che paghi lui le bonifiche per aver lui inquinato il territorio e di mettere a norma l'azienda. Avete fatto un decreto-legge per salvare Riva in cambio di alcuna garanzia, perché per ambientalizzare l'Ilva servono 4 miliardi di euro che vi dovrebbe dare uno che oggi è latitante e che sfugge alla giustizia italiana. Mi chiedo: ma quali garanzie può dare la proprietà di un'azienda, il cui titolare è latitante e vi dovrebbe mettere a disposizione 4 miliardi di euro per rispettare le prescrizioni dell'AIA che oggi diventano legge?
Chi metterà i 4 miliardi di euro se Riva non c'è, ed è «uccel di bosco»? Quali garanzie avete ottenuto? Certo, l'AIA diventa legge, anche se, come i magistrati e le stesse associazioni vi hanno detto, i tempi, i 36 mesi, tenuto conto della gravità dell'emergenza sanitaria sul territorio di Taranto, sono comunque lunghi e mettono a rischio il diritto alla salute sancito dalla Costituzione per quella città e per quei cittadini.
È un decreto «salva Riva» perché voi all'articolo 1, comma 3, di questo provvedimento introducete una sanzione amministrativa del 10 per cento del fatturato qualora Riva non dovesse rispettare le prescrizioni. Ma quante prescrizioni non deve rispettare? Potremmo dire di applicarla se non ne rispetta 10, se non ne rispetta 5 oppure non ne rispetta una. Inoltre, non rischiamo di trasformare un reato penale in una sanzione di natura amministrativa? Infatti, se Riva non rispetta Pag. 12le prescrizioni dell'AIA commette reato penale e, quindi, continua ad inquinare e a creare disastro ambientale.
Allo stesso modo, al comma 4 dell'articolo 1 fate, di fatto, decadere tutte le ordinanze giudiziarie di sequestro e per questo motivo - per aggirare quella che diventava un'evidente forma incostituzionale della legge - non potevate farla; anzi, forse era meglio che la facevate «ad aziendam» così era molto chiara perché, così facendo, avete dovuto estendere il provvedimento a tutti i siti di interesse strategico nazionale con almeno 200 lavoratori.
Ciò significa che se domani ci sono provvedimenti giudiziari di sequestro di un'azienda che inquina ed è sito di interesse nazionale strategico, è compito del Governo, attraverso una norma, che è un semplice DPCM, aggirare le ordinanze di sequestro della magistratura e, quindi, consentire a quell'azienda, nell'interesse delle politiche industriali, di continuare ad inquinare. Questo non è valicare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura? Non è sottomettere l'autonomia e l'indipendenza della magistratura alla volontà del Governo?
Questo è quello che si legge in questo decreto, che non è la soluzione al provvedimento. Questo decreto non risolve l'emergenza della salute a Taranto, non risolve l'emergenza del lavoro, non dà risposte sul modello di sviluppo della città di Taranto. Noi abbiamo proposto una via per poter in questo momento provare a trovare una soluzione che metta insieme il diritto alla salute e il diritto al lavoro; occorre che il Governo (cioè lo Stato) prenda in mano la situazione e la vicenda dell'Ilva e avvii un processo di nazionalizzazione. Laddove oggi c'è il proprietario di una azienda che di fatto è latitante, oggi lo Stato deve diventare il protagonista delle vicende di Taranto e noi vi abbiamo anche detto come fare. Vi abbiamo anche detto che probabilmente quei 4 miliardi che Riva non vi darà e non troverà, forse è il caso che li mettiate voi e li prendiate attraverso la Cassa depositi e prestiti e poi vi prendiate le quote societarie dell'Ilva, in modo tale che lo Stato diventi controllore dell'azienda Ilva e decida di metterla a norma, di adeguarla agli standard internazionali in modo tale che sia una azienda che non crei morte, ma occupazione e sviluppo.
Questa è l'unica strada oggi possibile perché l'interlocutore non c'è, perché oggi l'Ilva non è un interlocutore affidabile. Riva ha dimostrato di essere una persona che commette reati, che non ha nessuna intenzione di investire in questo Paese e che voi invece continuate ad inseguire con provvedimenti che servono solo ad aiutare lui ma non la popolazione tarantina.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mondello. Ne ha facoltà.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, a distanza di qualche tempo dal precedente intervento che ho svolto in quest'Aula su questo argomento, rinnovo come rappresentante del gruppo Unione di Centro il nostro vivo interesse riguardo il provvedimento sul risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto.
La questione si protrae già da mesi in mezzo al divampare di polemiche, proteste, conflitti di competenze, ed è stata aggravata dal provvedimento di sequestro dei prodotti finiti giacenti che comporta minaccia di sospensione del lavoro presso gli stabilimenti di Genova, Novi Ligure ed altri. Proprio per questo il mio intervento non entrerà nel merito tecnico del decreto-legge che è già stato ampiamente illustrato dalla relatrice in quest'Aula, componente della Commissione VIII di cui faccio parte.
Dopo l'allarme lanciato dal direttore dello stabilimento a seguito del sequestro del materiale già prodotto, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, cui va il nostro sostegno per l'impegno costante con cui ha seguito la drammatica vicenda, ha presentato un emendamento che chiarisce la possibilità per l'Ilva di disporre dei manufatti realizzati fino a 36 mesi prima dell'entrata in vigore del decreto-legge e Pag. 13oggi bloccati dalla magistratura poiché, siccome il decreto-legge assicura la continuità produttiva, l'Ilva deve tornare in possesso dei prodotti. Con l'emendamento dovrebbe risolversi la partita dei semilavorati e dei prodotti finiti che non possono ad oggi essere spediti da Taranto per approvvigionare gli altri stabilimenti del gruppo e non possono essere venduti. Con l'emendamento si dovrebbe sbloccare il milione 700 mila tonnellate di acciaio del valore commerciale di 1 miliardo di euro che sono sulle banchine portuali. Il Ministro Clini e il collega della salute, Ministro Renato Balduzzi, hanno ampiamente illustrato il senso del provvedimento alle Commissioni ambiente e attività produttive della Camera, dicendo che esso punta a favorire il risanamento ambientale offrendo tutte le tutele per la salvaguardia della salute. In effetti non posso negare che in passato, anche recente, questo aspetto è stato trascurato e sottovalutato grazie alle disposizioni previste dall'AIA.
Il Ministro Balduzzi ha annunciato che parte delle risorse degli obiettivi prioritari del Piano sanitario nazionale saranno destinati a Taranto, auspichiamo l'approvazione del decreto-legge con l'inserimento dell'emendamento perché a Genova in particolare la preoccupazione è alta. I dipendenti Ilva hanno dimostrato, pur dando vita a varie manifestazioni, grande senso di responsabilità e dignità anche nella disgraziata circostanza del tornado che ha investito l'area, causando anche la perdita di una vita umana, e desidero ricordare anche le manifestazioni delle maestranze genovesi preoccupate per una crisi che ricadrebbe su una città già duramente colpita nel proprio tessuto economico. Al riguardo, si sono espresse le massime autorità genovesi, religiosa e laica, accomunate dalla stessa preoccupazione e dall'intento di sostenere delle persone in difficoltà.
Il cardinale Bagnasco ha parlato, nella tradizione dei vescovi e cardinali che l'hanno preceduto a Genova, e ha fatto intendere anche in modo indiretto di essersi interessato da vicino della vicenda. Bisogna che si intervenga velocemente in modo equo affinché si possa risanare quello che è necessario per la salute di tutti e mantenere il lavoro per migliaia di famiglie. Il cardinale ha anche ribadito che ognuno cerca di fare quello che può secondo le proprie competenze e possibilità. Quanto al sindaco Marco Doria, ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio, Mario Monti, per dirgli che ritiene assolutamente indispensabile che il Governo intervenga urgentemente con un decreto in cui vengono identificati tempi certi e investimenti per il risanamento, garantendo, nel contempo, la continuità produttiva. La tutela della salute - conclude il sindaco - la riqualificazione industriale e la salvaguardia dei livelli occupazionali del gruppo Ilva sono un obiettivo di tutto il Paese, che non può essere vanificato.
Desidero anche sottolineare come l'emergenza legata al sequestro dei prodotti finiti sia stata ben gestita grazie all'accordo responsabile tra sindacato e direzione dell'azienda genovese. A Genova è stata effettuata una riunione tra i vertici aziendali ed il sindacato, dalla quale è emersa l'importanza dell'approvazione dell'emendamento al decreto-legge in discussione oggi.
Se, come auspichiamo, l'emendamento sarà approvato, tra rotoli di scarto che è possibile lavorare e ferie, si può arrivare alla Befana con una certa tranquillità. Se così non fosse, la situazione potrebbe diventare drammatica. Noi auspichiamo l'approvazione del decreto-legge, con inserito l'emendamento che stabilisce che l'Ilva può continuare a vendere i prodotti, compresi quelli realizzati antecedentemente all'entrata in vigore del decreto-legge.
Siamo consapevoli che l'iter è stato difficoltoso, irto di problematiche, foriero di dubbi affrontati in profondità nel dibattito delle Commissioni, a cui sempre era presente il dottor Fanelli, ma credo che, nella convinzione che salute e lavoro debbano coesistere, si sia intrapresa una strada che, pur nella consapevolezza dei molti errori commessi in passato, porti al Pag. 14mantenimento di una realtà industriale fra le più importanti del nostro Paese e non solo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, qualche breve riflessione su questo decreto-legge, che è doveroso apprezzare perché ha una valenza generale e riguarda anche gli stabilimenti industriali diversi dall'Ilva e che comunque rivestono un interesse strategico nazionale.
Quindi, contrariamente a quello che hanno sostenuto alcuni colleghi che mi hanno preceduto, personalmente, non penso che l'unico obiettivo sia stato quello di evitare a tutti i costi un braccio di ferro con la magistratura tarantina. Il decreto-legge ha sei punti essenziali. Gli stabilimenti strategici, innanzitutto, sono autorizzati se rispettano l'autorizzazione integrata ambientale. In secondo luogo, prosegue la produzione e la commercializzazione; in terzo luogo, ai titolari dell'AIA va la responsabilità della gestione. In quarto luogo, se non si rispetta il decreto-legge ci sono multe fino al 10 per cento del fatturato. In quinto luogo, c'è la nomina di un garante che vigila sull'attuazione del decreto-legge. Da ultimo, si prevede anche l'opzione amministrazione controllata. In questo modo, sono ripartiti gli impianti dell'area a freddo, sono rientrati i lavoratori - cosa da non sottovalutare - che erano in ferie forzate. Lo sblocco dell'area a freddo ha preceduto lo stop delle batterie, avvenuto il 6 dicembre, quelle batterie che alimentano l'altoforno 1, che viene fermato per essere rifatto ex novo. È quindi, tutta la fase dei lavori dell'AIA che ha cominciato a rimettersi in moto in questo modo.
Ma, il giudice per le indagini preliminari, che ha deciso la settimana scorsa che i prodotti finiti ed i semilavorati restano sequestrati respingendo l'istanza per il loro dissequestro, dimostra come la tragedia dell'Ilva non abbia mai fine e come il Governo abbia di fronte un problema dalla enorme complessità.
Bisogna dire, però, che la norma interpretativa, fornita dal Governo sotto forma di emendamento a questo decreto-legge, dimostra la sua ferma volontà di trovare soluzioni ai sempre nuovi problemi che vengono via via posti. L'Ilva può continuare a produrre e a vendere i suoi prodotti, compresi quelli realizzati antecedentemente all'entrata in vigore del decreto-legge. Questo emendamento sbloccherà un milione e settecentomila tonnellate di acciaio - il loro valore è di circa un miliardo e cento milioni di euro - che sono sulle banchine del porto di Taranto. Possiamo immaginare che questa mossa possa non essere stata apprezzata dai pubblici ministeri che indagano sull'Ilva per il disastro ambientale, ma era necessario farla per dare continuità all'attività produttiva, che, con i prodotti bloccati, sarebbe stata impossibile. Ma, vi è di più: le bonifiche ambientali e la ristrutturazione del ciclo produttivo, che la proprietà deve realizzare all'interno della fabbrica, hanno un valore di circa 3 miliardi e mezzo. Il valore dell'acciaio sequestrato è di poco superiore a un miliardo e cento milioni. Non è difficile, quindi, comprendere che dovendo fare lavori per tre miliardi e mezzo buttare un miliardo e cento milioni mette a rischio la realizzazione del piano di risanamento.
Oggi l'area a freddo ha gli impianti quasi tutti fermi, ad eccezione dei treni nastri uno e due e della finitura nastri. L'area a caldo, con gli altiforni due, quattro e cinque, va al minimo, perché vi sono poche materie prime per alimentarli e, quindi, si va a passo ridotto. Vi è la cassa integrazione per 1.800 addetti, 400 di questi per il tifone che c'è stato qualche settimana fa, e sulle banchine del porto abbiamo visto un milione e settecentomila tonnellate che non si possono toccare. Anche se si riprendesse a produrre non vi sarebbe lo spazio sufficiente per depositare le nuove merci.
Dalle forniture di Taranto dipendono altri stabilimenti italiani - lo sappiamo tutti - oltre a quelli che sono in Grecia, Spagna e Tunisia. A soffrire sono soprattutto gli stabilimenti di Genova, con mille Pag. 15dipendenti, e di Novi Ligure, con 500 dipendenti. Esclusi i lavoratori di Taranto, sono circa 2.500 i lavoratori degli altri centri coinvolti. Intanto, è stato spento l'altoforno uno, la settimana scorsa. Ci vorranno 18 mesi per terminare i lavori. Verrà riavviato nel primo semestre del 2014 e costerà 270 milioni di euro. È stato rifatto già tre volte dal 1962 ad oggi ed è capace di produrre 5.800 tonnellate di ghisa al giorno. Spegnerlo, per chi ci lavora - e ve lo dice un medico del lavoro - ha un che di «rituale». Noi dobbiamo, invece, augurarci che sia di buon auspicio e che sia il primo passo di un lavoro lungo e pieno di difficoltà.
I limiti prescritti dall'AIA di Ilva, che ha messo addirittura un tetto discutibile, a mio parere, alla soglia di produzione - 8 milioni di tonnellate - sono tra i più stringenti in Europa, dal momento che il Governo si è fatto carico di anticipare, in questo documento, quelli che saranno gli obiettivi del 2016. La strada del decreto, imboccata dal Governo, è senz'altro la più saggia. Nessun Paese al mondo può permettersi il lusso di lasciare in balia degli eventi e delle decisioni della magistratura il futuro della più grande acciaieria d'Europa, una fabbrica che dà lavoro a 20 mila addetti, indotto compreso.
Vi sono, poi, due questioni separate: una riguarda la responsabilità penale personale. Se vi sono stati reati, la magistratura ovviamente fa bene a perseguirli, con la massima severità e celerità. La seconda questione è industriale e riguarda il futuro dell'Ilva, nel rispetto della legalità, della salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto. La strada è questa dell'AIA, rilasciata dal Ministero con il concorso delle istituzioni locali, e del cosiddetto piano di applicazione, varato dall'Ilva e approvato dal Ministero. Il piano prevede l'ammodernamento della fabbrica e dei suoi altiforni e la costruzione di barriere frangivento, nonché la predisposizione dei nebulizzatori per attenuare le polveri sottili. Sono tutte misure che fanno parte delle buone prassi applicate in tutto il mondo. Si tratta di un piano che si concluderà entro il 2016 e darà certezze all'impresa, ai lavoratori e alla industrie del Paese di una continuità produttiva necessaria all'Ilva per stare sul mercato.
Ora, si deve andare avanti, si deve andare avanti speditamente. L'azienda deve onorare i suoi impegni, investire le risorse necessarie. Gli enti pubblici devono liberare i fondi già disponibili e il Ministero approvare, al più presto, la seconda parte dell'AIA, quella che riguarda la bonifica del territorio circostante.
Se si spegnessero tutti gli impianti, senza l'Ilva rimarrebbe un territorio desertico, inquinato, senza contare le macerie della disoccupazione e della filiera spezzata e soprattutto con l'immagine di un Paese nel quale investire è come giocare un terno al lotto.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, a differenza di quanto ho sentito in questa discussione sulle linee generali da parte di chi è intervenuto voglio, da radicale, esprimere un giudizio profondamente negativo su questo provvedimento, che considero l'ennesima abile costruzione politica che contribuisce a far sprofondare ulteriormente il nostro Paese nella spaventosa crisi di legalità in cui è già immerso sotto molti profili. Ritengo che questo provvedimento voglia cancellare - e questo è grave - per decreto-legge la flagranza di reato in cui è immersa la modalità di produzione dello stabilimento dell'Ilva in nome della produzione, una produzione obsoleta e insostenibile. E ancor più grave è che si colga l'occasione della crisi in cui versa lo stabilimento di Taranto per generalizzare questo approccio sul piano nazionale, poiché d'ora in poi basterà dichiarare uno stabilimento di interesse nazionale per vedere venire meno i provvedimenti che la magistratura vorrà adottare nel caso di specie.
Per me è stato anche doloroso vedere il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la settimana scorsa presentare in Commissione quell'emendamento, che costituisce un atto di arroganza, Pag. 16con cui si è voluto sbloccare il sequestro di quanto in questi mesi è stato prodotto dallo stabilimento dell'Ilva, anche con efficacia retroattiva, proprio per superare quel punto di tenuta che la magistratura aveva assunto su questo. In Commissione non ho voluto presentare alcun emendamento, perché considero questo provvedimento, per quello che ho detto, un atto eversivo e inemendabile.
Non voglio neanche nascondere le criticità legate alla nuova autorizzazione integrata ambientale che è stata adottata, perché non è vero, come è stato detto, che recepisce le prescrizioni della magistratura, tant'è che i dati delle perizie a disposizione dei magistrati e i dati dell'AIA non sono comparabili, avendo usato diversi criteri e unità di misura rispetto alle varie sostanze inquinanti, alle quali si vuole porre rimedio. Ci sono tutta una serie di altre criticità: il fatto di non aver previsto, rispetto ad una serie di sostanze fortemente pericolose e dannose, dei limiti di emissione, limitandosi invece a prevedere dei meri parametri conoscitivi. Poi non sono neppure previste quantificazioni per la riduzione delle emissioni fuggitive e, rispetto alla gravità della situazione in cui versa la modalità di produzione dell'Ilva di Taranto, non si è voluta richiedere l'adozione delle migliori tecnologie disponibili in assoluto, cioè ci si è limitati a chiedere quello che è disponibile secondo l'interpretazione che è sempre stata data a queste disposizioni e risulta disponibile rispetto alla capacità economica del gruppo Riva, cioè di chi poi deve far fronte all'adozione di queste nuove misure.
Mi soffermo su questo, per parlare degli aspetti economici di questo provvedimento, perché ho chiesto anche al Governo di avere una spiegazione rispetto a quelle che sono le aspettative di impegno economico del gruppo Riva per far fronte alla adozione e all'attuazione di questa autorizzazione integrata ambientale, che si stima abbia un costo di 3,5 - 4 miliardi di euro. Ebbene, non ho avuto alcuna risposta (li abbiamo sentiti nell'audizione in Commissione) e trovo preoccupante che non si sia detto che i debiti finanziari totali della società Ilva ammontano a 2,9 miliardi di euro, quantomeno nel 2011. Mi domando come sia pensabile che questo gruppo riesca nell'arco di tre anni (peraltro rispetto ad una situazione economica mondiale difficile, che indubbiamente porterà ad un contenimento anche della domanda, e quindi - per meccanismi e logiche meramente economiche di mercato - a ridurre la produzione) a far fronte ad un esborso di 3,5 miliardi di euro, lo ripeto, nell'arco di tre anni.
Allora, non solo da un punto di vista costituzionale, non solo da un punto di vista ambientale, ma neanche da un punto di vista economico, quello che ci state proponendo è minimamente sostenibile. In particolare, da un punto di vista economico, non è sostenibile, a meno che non intervenga pesantemente e massicciamente ancora una volta lo Stato. Ma io credo che se questa è la posta in gioco, il dibattito dovrebbe essere assolutamente di altro un tipo, ed è umiliante francamente vedere liquidato questo aspetto che riguarda una riflessione più ampia su che cosa significhi oggi per il nostro Paese produrre acciaio: ecco questo dibattito così ampio e così complesso, non si può vederlo liquidato attraverso un'emendamento che prevede l'adozione entro 180 giorni dalla conversione del decreto di una strategia nazionale sull'acciaio.
È desolante vedere che rispetto alla città di Taranto, è questo quello che, non solo il Governo ma anche le forze rappresentate in Parlamento, vogliono offrire. Un'offerta che nega un futuro per questa città, nega un futuro per i lavoratori di questo stabilimento e per i cittadini di questa città, perché si potrebbe invece evitare, come si è detto, che altrimenti il destino di Taranto sia il destino di Bagnoli. Certo, se non si costruisce un'alternativa a questa desolazione (e questo decreto va nel senso di costruire uno scenario di desolazione) il futuro non può essere che quello di Bagnoli. Queste sono le ragioni che mi portano ad esprimere la mia contrarietà e anche - lasciatemi dire - una profonda delusione per questo atto del Governo che è - diciamo - conclusivo Pag. 17di questa esperienza, ma che manifesta davvero la totale inadeguatezza rispetto a quelli che sono i grandi problemi sociali del nostro Paese, che sono rappresentati senz'altro dalla vicenda dell'Ilva e dalla situazione di Taranto, ma che riguardano anche la giustizia, l'amministrazione della giustizia, le condizioni in cui versano le nostre carceri. Su tutte queste grandi questioni sociali la risposta non c'è, e quel poco che si dice è assolutamente inadeguato alla soluzione di questi importanti, gravissimi problemi, in cui siamo tutti immersi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vatinno. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VATINNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il caso dell'Ilva di Taranto è particolarmente sentito in questo oscuro periodo di crisi recessiva che ormai ci trasciniamo da quattro anni. Il caso Ilva non è solo il caso in se stesso, pur rilevantissimo e delicatissimo, ma è un caso che si può giustamente definire paradigmatico e che riassume le problematiche dell'intero sud dell'Italia, sia nel senso dell'occupazione che in quello ambientale, sicuramente dell'intero comparto della siderurgia.
L'Ilva di Taranto significa acciaio, significa industria, significa occupazione, significa posti di lavoro che vedono in gioco il futuro di migliaia di famiglie che ci guardano oggi con preoccupazione e speranza. Dobbiamo dare loro, prima di tutto moralmente e poi legislativamente, una risposta che coniughi la salvezza sia della salute che dell'occupazione, entrambe tutelate dalla Carta costituzionale. Ricordiamo, infatti, che l'Ilva è la più grande acciaieria d'Europa e dà lavoro a 12 mila lavoratori diretti che arrivano a 40 mila con l'indotto. L'acciaio Ilva copre il 67 per cento del consumo effettivo della nostra manifattura. L'impatto negativo sull'economia stimato sarebbe di 8 miliardi di euro annui. Nel 2010, secondo le perizie del tribunale e le dichiarazioni dell'Ilva, sono state immesse nell'ambiente circostante 4.159 tonnellate di polveri, 11 mila di diossido di azoto e anidride solforosa, tantissima anidride carbonica e quantità di arsenico, cromo, cadmio, nichel, diossine, piombo e molti altri materiali. L'azione della magistratura, scattata il 26 luglio 2012 con il sequestro dell'area a caldo dello stabilimento e proseguita il 26 novembre con quello delle aree a freddo, è arrivata comunque con ritardo. Il problema era noto da anni e va detto che, già nel 2007, i Riva erano stati condannati per violazione delle norme antinquinamento.
L'Ilva di Taranto rappresenta, dunque, il caso esemplificativo di come sia difficile coniugare sviluppo e territorio. L'equazione che descrive questa situazione è quella di un difficile, ma non impossibile, bilancio tematico e strutturale che vede un'azione concreta su entrambi i fronti. Questo si può fare e si deve fare. È stato detto più volte, ma lo ripetiamo perché è vero che occorre appunto coniugare insieme sviluppo economico ed ecologia in una sintesi più alta che possiamo chiamare, o con il termine ormai logoro e abusato di «sviluppo sostenibile» o con un nuovo termine di «ecologia sociale». Cosa significhiamo con ciò? Significhiamo che tale sintesi più alta è realmente possibile e praticabile qualora si utilizzino e si mettano in pratica gli strumenti che le nuove tecnologie, anzi le ipertecnologie, possiedono, mentre con «ecologia sociale» intendiamo un concetto che inglobi sia le tematiche ambientali vere e proprie che le relazioni produttive tra esseri umani. Una nuova ecologia, dunque, della produzione, della società e dell'ambiente. Ormai possiamo produrre senza inquinare come in passato, ma per fare questo occorre che si investa e molto su queste nuove tecnologie e la domanda conseguente è: chi ha la forza economica, se non la lungimiranza sociale e politica di investire nel nuovo? Se dobbiamo riferirci al passato, sia remoto, che prossimo, dobbiamo amaramente concludere che tale lungimiranza non abita purtroppo le menti e i piani dei nostri industriali perché essi sono affetti da un'involutiva forma di miopia ed egoismo e non investono o non vogliono investire Pag. 18in ricerca e sviluppo. È questa la principale anomalia del nostro apparato produttivo e tutti i dati statistici lo confermano.
Dunque, se il privato, non solo non investe, ma fa anche obiettiva razzia dei fondi pubblici messi a disposizione, occorre una soluzione diversa, anche in un'economia capitalista come la nostra. Occorre, onorevoli colleghi, sottosegretario, che lo Stato nella sua veste più alta, nella sua veste di res publica, intervenga nei periodi di crisi. Ce lo insegna Keynes, ce lo insegna la drammatica depressione del 1929 da cui gli Stati Uniti d'America uscirono con il new deal di Franklin Delano Roosevelt. Possiamo, però, proporre un miglioramento, una nuova forma di keynesianesimo, un keynesianesimo verde, declinato dalla green economy, da contrapporre all'usuale keynesianesimo grigio delle infrastrutture tradizionali legate alle opere pubbliche, appunto strade e autostrade, con cui classicamente si è tentato di uscire dalle crisi, qualche volta con mezzi peggiori come la guerra, ma speriamo che questo non sia il caso.
Occorre avere dunque il coraggio politico di pronunciare una parola che nel passato era assai di moda, ma che ora lo è molto meno: nazionalizzare. Basti pensare solo al grande piano dell'IRI, che nei primi anni Sessanta del ventesimo secolo, proprio tramite l'Italsider, diede un fondamentale input per la produzione dell'acciaio, con l'inaugurazione dello stabilimento di Taranto - mi pare proprio nel 1961 - da parte dell'allora Presidente del Consiglio, onorevole Aldo Moro.
La Francia, una società avanzata ad economia capitalista, ha da poco nazionalizzato di fatto la Peugeot grazie ad una coraggiosa azione di François Hollande. Così succede ogni qual volta che c'è una crisi che debba risolvere contemporaneamente aspetti difficili e contraddittori di un problema.
La famiglia Riva obiettivamente non si è dimostrata all'altezza di gestire la situazione che si è creata negli anni, anche indubbiamente per gestioni precedenti poco accorte. Ma i tempi sono cambiati: è un periodo di crisi in cui sono richiesti grandi sacrifici ai cittadini e non possiamo più tollerare sprechi ed inefficienze.
Il capitalismo funziona bene nei cicli espansivi, ma male in quelli recessivi. Il compito dello Stato è allora intervenire nei cicli recessivi con le risorse finanziarie ottenute durante i cicli espansivi e tramite una tassazione mirata, in cui i profitti vengono fatti appunto dall'industria nei cicli espansivi.
Quest'azione congiunta tra privati e Stato è la chiave di volta per avere ricchezza e prosperità, prendendo il meglio dei due modelli: il mercato e la gestione statale. Forse il caso dell'Ilva dovrebbe essere esemplificativo per ricostruire un forte impegno dello Stato in settori strategici della nostra industria. L'IRI è stato un esempio che ci può dare una linea futura, senza cadere negli eccessi partitocratici che segnarono il suo corso. In settori strategici come la produzione industriale dell'acciaio e dell'energia, l'esempio dell'IRI potrebbe essere dunque di aiuto, anche se declinato modernamente.
L'Ilva ha bisogno dell'intervento forte e determinato dello Stato, ma quello proposto, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, pare più un succedaneo, una specie di pannicello caldo. I soldi sono pochi per risanare, sia da parte dello Stato sia, soprattutto, da parte del privato. Per questo, non siamo d'accordo, come gruppo dell'Italia dei Valori, con questo decreto-legge presentato dal Governo in fretta e furia. Vorremmo misure più strutturali e definitive, che garantissero appunto il binomio ambiente e occupazione, senza contare che detto decreto prevede un'ulteriore figura istituzionale, quella del Garante, che costerà alle casse dello Stato fino a 600.000 euro in tre anni (e mi pare che non sia stato ancora nominato, anche se i termini credo siano scaduti già da qualche giorno).
Non possiamo neppure non citare l'accondiscendenza con cui è stata concessa l'autorizzazione integrata ambientale dal precedente Ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo. Vi fu tale accondiscendenza che la vicenda ha richiamato la giusta Pag. 19attenzione della magistratura, come le intercettazioni telefoniche ci dimostrano. Parimenti è da rilevare come anche l'attività di controllo, nel corso di decenni, degli enti locali coinvolti nella vicenda sia stata lacunosa e superficiale nel valutare la situazione.
Altresì non è un buon esempio, in questi tempi così difficili, questa contrapposizione dura tra poteri dello Stato, come l'Esecutivo e il giudiziario, che si sta verificando per questo caso, senza contare il progressivo esautoramento che a colpi di decreti-legge si fa sul potere legislativo, cioè questo consesso, in cui oggi siamo qui riuniti.
L'opinione pubblica, non solo italiana ma internazionale, sta assistendo ad una pericolosa escalation di questo confronto - direi scontro -, tanto da richiedere l'intervento dirimente della Corte costituzionale e tanto da farci presentare, come partito, una pregiudiziale di costituzionalità sull'ultimo decreto di cui stiamo parlando, presentato dal Ministro dell'ambiente.
Il caso Ilva, come detto, è emblematico di una politica industriale profondamente errata, ma rappresenta anche l'immagine di un Paese, l'Italia, ormai allo sbando, un Paese che non è rispettato a livello internazionale. Qui mi si permetta un estemporaneo ma doveroso richiamo al caso dei nostri militari trattenuti in India, che di un tale non rispetto internazionale è paradigmatica esemplificazione.
Per trovare rispetto ed autorevolezza ci vuole serietà, e la serietà implica un duro lavoro di ricostruzione di credibilità, che è incompatibile con le solite scorciatoie italiche. Questa volta la partita che l'Italia si gioca è quella della sua stessa sopravvivenza, quindi, non è più il tempo delle promesse: il nostro tempo deve essere quello dell'azione.
Dunque, onorevoli colleghi, membri del Governo, diamo il buon esempio ed impegniamoci tutti per trovare una soluzione reale di questa vicenda così difficile: impegniamoci non solo per noi stessi, per le istituzioni, per i cittadini che rappresentiamo, impegniamoci soprattutto per l'Italia. Per fare questo, ognuno di noi - politici, Governo, industriali, sindacati, forze sociali, popolazione - deve fare la sua parte mettendo in secondo piano gli interessi egoistici, perché in gioco vi è una cosa più importante e, cioè, il concetto di bene comune. Facciamo sì che il caso dell'Ilva non sia ricordato dagli storici come l'ennesimo caso di poca lungimiranza di politica industriale, ma diventi il segnale per una nuova primavera di cambiamento.
Per questo, nel merito, su questo nuovo decreto-legge che il Governo presenta all'Aula parlamentare, il gruppo dell'Italia dei Valori non può che votare contro, per tutti i motivi e le considerazioni che abbiamo espresso precedentemente.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, prima di entrare nel merito specifico del decreto-legge in oggetto, ritengo indispensabile ricordare alcuni fatti, sia di natura politica che giudiziaria, più o meno recenti, relativi alla vicenda dell'Ilva di Taranto, che credo debbano essere tenuti, comunque, ben presenti oggi, nel momento in cui, come Parlamento, siamo chiamati a discutere ed approvare questo provvedimento.
Voglio anche sottolineare che, a causa della fine anticipata, probabile, della legislatura, non saremo in grado di discutere la relazione presentata già all'Assemblea - ed anche messa all'ordine del giorno -, approvata all'unanimità dalla Commissione bicamerale sugli illeciti collegati al ciclo dei rifiuti, riguardante la regione Puglia.
In quella relazione vengono dedicate numerose pagine all'Ilva di Taranto, che sottolineano la gravità della situazione di carattere ambientale e sanitario, che poi gli organi giudiziari hanno tradotto in provvedimenti sicuramente forti, ma al tempo stesso, ritengo ineludibili.
Il primo imprescindibile dato è costituito dalle conclusioni della perizia chimica ed epidemiologica depositata all'esito Pag. 20dell'incidente probatorio disposto nel procedimento penale condotto dalla procura di Taranto. La perizia descrive una grave ed attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria, imputabile alle emissioni inquinanti, convogliate, diffuse e fuggitive dello stabilimento dell'Ilva e, segnatamente, di quegli impianti ed aree del siderurgico costituiti dall'area parchi, area cokerie, area agglomerato, area altiforni, area acciaierie ed area della gestione dei rottami ferrosi.
Risulta processualmente come gli inquinanti siano entrati anche nella catena alimentare, tanto da determinare l'abbattimento di migliaia di animali, nei quali si erano riscontrate imponenti tracce di diossina. Ed è proprio in ragione di tale situazione che il GIP di Taranto ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo delle aree interessate, la cui esecuzione dovrebbe consistere nell'eliminazione delle emissioni inquinanti e pericolose attraverso l'inibizione di qualunque attività produttiva degli impianti sequestrati.
Le principali problematiche sono emerse proprio a seguito - come abbiamo avuto occasione di discutere - dell'esecuzione del provvedimento di sequestro, che incide sull'utilizzo degli attuali impianti, sul blocco dell'attività produttiva con effetti sicuramente dirompenti anche rispetto all'attività futura, sul mantenimento dei livelli occupazionali all'interno dell'impresa, sulle nefaste prospettive economiche di un settore produttivo, che, soprattutto in un periodo di crisi economica, qual è quello attuale, avrebbe potuto rappresentare un'eccezione rispetto al trend generale.
In sostanza, gli interessi coinvolti nella vicenda in esame sono molteplici, tutti di rilevanza costituzionale, ma non tutti bilanciabili fra di loro, sì da determinare la frustrazione di un interesse rispetto ad un altro. In particolare, fondamentale oggetto di tutela è la salvaguardia del diritto alla salute, contemplato dall'articolo 32 della Costituzione che, appunto, recita che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività.
Si tratta di un diritto insopprimibile, che non può essere bilanciato o sacrificato con nessun altro diritto o libertà, sia pure di rango costituzionale. La salvaguardia della salute umana è definita come fondamentale diritto dell'individuo. Come è stato da più parti sottolineato, anche altri valori costituzionali sono chiamati in causa, primo fra tutti la tutela del lavoro.
Non solo l'articolo 1 della Carta costituzionale afferma il principio per cui l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma ben cinque articoli della Costituzione sono dedicati alla tutela del lavoro. Senza considerare, poi, che questa tutela rappresenta la condizione indispensabile per la tutela della dignità umana. E nessuna dignità vi può essere nel caso in cui il lavoro non venga effettuato in condizioni di sicurezza per la salute del lavoratore medesimo.
Altro interesse coinvolto è quello relativo all'iniziativa economica privata, contemplato dall'articolo 41 della Costituzione: iniziativa che è definita libera, ma che non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. Ancora una volta, quindi, si ha la conferma, semmai ve ne fosse stato bisogno, che la tutela del diritto alla salute è insopprimibile, non limitabile e non comprimibile, rappresentando non solo un diritto fondamentale per il singolo, ma un interesse per l'intera collettività.
Fatte queste precisazioni, che rappresentano per certi versi il filo conduttore delle conclusioni anche della Commissione bicamerale che citavo prima e che io ho ampiamente condiviso, è necessario valutare quelle che sono state le posizioni degli attori principali in campo. Ebbene, il provvedimento di sequestro adottato dall'autorità giudiziaria non poteva che assolvere alla funzione che gli attribuisce la legge, ossia quella di eliminare il pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso, ovvero agevolare la commissione di altri reati. Questo è l'articolo 321 del codice di procedura penale. Pag. 21
Il problema delle ricadute occupazionali, che discendono dal provvedimento di sequestro e dall'esigenza di evitare l'aggravamento o la protrazione delle conseguenze di reati contro la salute e l'integrità dell'incolumità pubblica, è un problema la cui soluzione appartiene esclusivamente alla pubblica amministrazione e al soggetto imprenditoriale, secondo ovviamente le rispettive competenze: di valutazione, per la pubblica amministrazione, e di adeguamento, per l'imprenditore, ad un modello aziendale che garantisca una produzione nel rispetto, appunto, del diritto alla salute.
Alcune considerazioni si impongono proprio in relazione alla procedura per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Dopo una lunga attività istruttoria avviata nel 2007, il provvedimento di rilascio dell'AIA da parte del Ministero dell'ambiente è stato emanato il 4 agosto 2011 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 23 agosto sempre dello stesso anno. Con il decreto, poi, del 15 marzo 2012, quindi a distanza di pochissimi mesi dal rilascio di questa autorizzazione, il Ministero dell'ambiente ha disposto l'avvio del procedimento amministrativo per il complessivo riesame dell'AIA.
Il riesame dell'AIA a così breve distanza di tempo, per le considerazioni fatte in sede di Commissione bicamerale, sarebbe da ascrivere ai risultati delle perizie che citavo in precedenza, mentre, per il Ministro Clini, sarebbe dovuto essenzialmente a due questioni: la prima è che l'ARPA Puglia, con nota del 1o febbraio 2012, ha reso noto un distinto e diverso studio riguardante i risultati del monitoraggio diagnostico del benzo(a)pirene a Taranto, un inquinante la cui concentrazione elevata in atmosfera rappresenta un pericolo; la seconda è che, in accordo con il presidente della regione e il sindaco di Taranto, si è concordato di avviare il riesame complessivo dell'autorizzazione integrata ambientale, rilasciata appunto il 4 agosto ultimo scorso, sulla base delle BAT conclusion per il settore siderurgico: conclusioni recentemente pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea in esito a una decisione della Commissione europea stessa.
Qui c'è una questione che vale la pena di ricordare, che ha avuto come protagonisti in negativo il Governo Berlusconi e la maggioranza che lo sosteneva. Il Partito Democratico, infatti, il 30 settembre 2010 presentava in Commissione ambiente una risoluzione in cui, senza dilungarmi in aspetti troppo tecnici, si chiedeva di mantenere livelli molto cautelativi per il benzo(a)pirene, cancerogeno pericoloso, chiedendo di modificare il decreto legislativo n. 155 del 13 agosto 2010, che, invece, così come recepito, era, a nostro giudizio, troppo permissivo. Il risultato fu che la nostra risoluzione venne bocciata.
Ciò, però, conferma che già dal 2010 era noto che i valori di questo pericoloso cancerogeno erano oltre l'accettabile e, quindi, pare abbastanza strano che la revisione dell'autorizzazione venga realizzata adducendo una motivazione nota da un paio d'anni. Tuttavia, le stranezze in questa vicenda sono tante e di molte se ne sta occupando la magistratura nelle sedi opportune.
Va poi ricordato che i primi provvedimenti giudiziari e le prime sentenze sul caso Ilva, sullo stabilimento siderurgico e sui danni provocati all'ambiente e alla salute dei cittadini, risalgono al 1982, quando la magistratura tarantina emise le prime condanne nei confronti dell'Italsider, allora proprietaria dello stabilimento siderurgico di quella città. Ricordo inoltre che, da allora, più volte l'autorità giudiziaria intervenne, e che gli atti e i provvedimenti della magistratura sono rimasti privi di conseguenze relativamente alle bonifiche delle aree inquinate e alla tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini; qui vanno compresi anche i quattro accordi di programma, in buona parte mai rispettati dall'azienda stessa. Queste vicende giudiziarie, sommariamente richiamate, costituiscono gli antefatti dei recenti provvedimenti di sequestro di cui oggi si parla e dei quali anche il decreto-legge in esame si occupa. Pag. 22
Due dati - credo - sono entrambi gravi e inaccettabili: il primo riguarda il fatto che la proprietà dello stabilimento, compresa quella attuale, non ha mai inteso adempiere alle prescrizioni contenute nei provvedimenti emessi nel corso dei decenni dalla magistratura; il secondo dato riguarda la circostanza che per una buona parte della legislatura in corso - mi riferisco al periodo del Governo Berlusconi - questo Governo non ha mai voluto affrontare seriamente tale questione, non ha mai voluto affrontare seriamente la questione della bonifica dei siti inquinati, dell'ambientalizzazione e della riqualificazione del territorio della città di Taranto.
Tuttavia, veniamo al decreto-legge e mi soffermo, in particolare, su cinque aspetti, il primo dei quali riguarda la salute. Il Ministro della salute ci ha rassicurato che l'autorizzazione integrata ambientale, in alcuni suoi aspetti, contiene già misure importanti che riguardano il monitoraggio costante della salute dei lavoratori e dei cittadini; così come ci è stato detto della necessità di mettere in sinergia, sempre sulla salute, le progettualità regionali con quelle nazionali. Abbiamo presentato al riguardo un emendamento importante, sempre relativo al tema esclusivamente sanitario, così come consideriamo positivamente l'accettazione della procedura della valutazione del danno sanitario.
In secondo luogo, nel decreto-legge, in virtù anche delle considerazioni fatte in premessa - e credo che questo sia l'aspetto più deficitario -, non è stato ancora raggiunto, all'interno del decreto-legge stesso, un punto di equilibrio nel rapporto tra autorità di Governo e autorità giudiziaria. Giudico molto negativamente il fatto che nessuno degli emendamenti al riguardo che avevamo presentato sia stato accettato. Noi riteniamo che occorra fare ogni sforzo per evitare che il provvedimento in esame finisca per diventare, al di là delle intenzioni, un pericolosissimo precedente.
In terzo luogo, ritengo che sia assolutamente ancora poco chiara la definizione della struttura e delle competenze della figura del Garante, che si sommano a un poco chiaro grado di coinvolgimento degli organismi di controllo ambientale. Sarebbe stata meglio una struttura collegiale e coordinata dal Ministro competente.
Il quarto punto riguarda le sanzioni previste nel caso di mancato rispetto delle prescrizioni dell'AIA da parte della proprietà dello stabilimento, a fronte del pessimo comportamento fin qui tenuto dalla stessa. Queste prescrizioni debbono essere graduate in maniera e in modo più stringente se davvero si vuole conservare un sufficiente ed accettabile grado di effettività ed efficacia, così come sarebbe stato forse più cautelativo il deposito di una cauzione fideiussoria ex ante da utilizzare per un'eventuale non rispetto delle prescrizioni suddette.
L'ultimo aspetto riguarda la necessità di coinvolgere in questo percorso di trentasei mesi, per l'assolvimento e l'applicazione dell'autorizzazione integrata ambientale, i cittadini nelle loro forme organizzate. La partecipazione dei cittadini, oggi, nei processi decisionali che riguardano le ricadute ambientali e sanitarie sul proprio territorio è fondamentale, soprattutto in una realtà dove l'impresa ha avuto un comportamento sicuramente da condannare. Parimenti, la maggioranza delle istituzioni pubbliche, i ministeri in primis, hanno l'esigenza di riconquistare una fiducia presso i cittadini degna, credo, di un Paese civile.
La vicenda Ilva purtroppo ha ricacciato la discussione riguardo alle politiche ambientali indietro di mezzo secolo: ambiente e salute versus lavoro. È una condizione non accettabile per un Paese che, più volte, almeno a parole, anche nelle dichiarazioni delle parti politiche presenti in quest'Aula, si è detto destinato a puntare sulla green economy, sull'ambiente come opportunità per lo sviluppo e sulla sua tutela in quanto bene comune principale.
Tutto ciò - e concludo signor Presidente - è possibile solo se esistono delle condizioni, tutte con un denominatore comune, che risiede nel rispetto della legalità. Ciò in questo caso non è avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, questo provvedimento è evidentemente necessario, per la situazione che si è venuta a creare. Però, Presidente, la prima considerazione che vogliamo esporre al Governo è che corre voce - e purtroppo, come al solito, questa voce diventa certezza - che si voglia porre la questione di fiducia. Io non so che tipo di Repubblica siamo diventati, perché, per un provvedimento che è stato condiviso senza ostruzionismi in tutte le Commissioni, un provvedimento che ha il favore della stragrande maggioranza dei gruppi e per il quale è limitato il numero degli emendamenti, il fatto che si ponga la questione di fiducia dà veramente l'idea che discutere in quest'Aula e fare delle lezioni politiche, almeno come sono fatte ad oggi, non abbia senso. Sarebbe molto più efficiente e meno costoso provvedere all'elezione diretta di un caudillo, togliendo quello che abbiamo al Quirinale, che ci è arrivato come si sa e che dovrebbe essere il garante di questa Costituzione parlamentare. Io invito il Governo a riflettere, perché poi nel tempo le cose si sedimentano e arriverà anche il giorno in cui si tireranno anche le conclusioni, perché di scelte importanti e spesso deleterie questo Governo ne ha fatte. Dico ciò su un provvedimento che, ripeto, è necessario.
Questo provvedimento è necessario e credo abbia messo in luce tre aspetti fondamentali: il primo è che ormai la magistratura in questo Paese fa tutto. Il Governo non l'aveva messo nella sua agenda, però ha scoperto che effettivamente la magistratura, come gli studenti del Sessantotto e «l'immaginazione al potere», si interessa di tutto e non guarda in faccia a niente, che teoricamente dovrebbe essere un valore per la magistratura, però c'è un problema, che ci sono delle leggi e le leggi le fa il Parlamento. Non le può interpretare, allargare, aggirare o piegare la magistratura. Ci sono delle leggi e la magistratura le applica, ma poi, se il Parlamento interviene, non si può gridare allo scandalo, perché le norme vengono fatte dal Parlamento, che, con tutti i suoi difetti, è la rappresentazione del volere dei cittadini. Questo Governo, che ha girato molto intorno a questo aspetto - anche perché la magistratura è stata utile probabilmente per portare alla consunzione della precedente maggioranza -, ha dovuto fare poi i conti con la realtà ed è dovuto intervenire. Lo ripeto: questo provvedimento è necessario, perché non si può pensare adesso, dopo tutto il tempo, di chiudere l'Ilva di Taranto o di metterla nelle condizioni di chiudere. Abbiamo, qui, a che fare con della gente laureata in legge e loro, poverini, i numeri, l'industria, quelle cose lì non le capiscono mica. Cioè, il tempo, le trasformazioni irreversibili e il valore dell'entropia non sanno cosa siano e quindi agiscono sempre in condizioni ideali. Purtroppo le condizioni ideali, nella realtà e nella tecnica, ma in tutto quello che è umano, non esistono, ma il magistrato, invece, ha questa formazione e pensa di poterla applicare dappertutto e si arrabbia moltissimo quando le condizioni ideali non si verificano. Quindi, forse, consiglierei al sottosegretario di regalare un bel tomo sull'entropia ai pubblici ministeri di Taranto, perché potrebbe aiutarli a capire alcuni aspetti della vita che loro amministrano con tanto potere.
Il secondo passaggio che si è visto è l'evanescenza della classe dirigente del Mezzogiorno. Evanescenza non nel senso del potere, perché il potere lo sanno gestire benissimo, tant'è vero che a Taranto arriveranno i soldi, ed è diventato un problema nazionale, ma evanescenza nella fase di soluzione dei problemi. Infatti, tutti fanno finta, e quando ho sollevato il problema del quartiere che a momenti finisce dentro il forno, addirittura, mi hanno detto: è vero, ma tanti anni fa... Dopodiché, ho visto fare piani regolatori che prevedevano dismissioni, spostamenti e aggiustamenti in tante parti del nostro Paese, ma lì non l'ho visto. Non so esattamente cosa abbia fatto la magistratura, mi dicono abbia fatto qualche ballon d'essai e oggi di colpo si è svegliata. Sarà un effetto psicologico del singolo magistrato Pag. 24o sarà qualcosa di diverso? Io potrei anche pensare che magari i nostri partner, che tanto hanno a cuore la salute della nostra Repubblica, pensino che 12 miliardi di euro di fatturato di acciaio, che poi se ne tirano indietro degli altri per le nostre imprese, siano una cosa molto interessante.
Questo lo ha pensato in qualche modo anche il Governo, perché sennò non sarebbe intervenuto, dicendo che comunque è un sito di interesse nazionale.
Il terzo passaggio, sempre rimanendo nel campo dell'evanescenza (manca ancora una spiegazione), è il governatore della Puglia. Il nostro amico Nichi, nel momento in cui si dovrebbe occupare dei problemi della Puglia e di Taranto, è scomparso. Per un po' di tempo ha cincischiato con la storia del suo matrimonio, e noi gli auguriamo sempre tanta felicità anche se qualcuno si arrabbia, ma noi non siamo invidiosi della felicità altrui.
Però, come avevo già detto, ci sono altri 57 siti nazionali dove probabilmente ci sono dei presidenti di provincia e di regione e dei sindaci che hanno anche loro una vita sentimentale e anche loro avrebbero diritto al rispetto, all'interesse del Parlamento e del Governo e invece qua - e qui vediamo la fase del potere della classe dirigente meridionale - siamo passati davanti a tutti e contromano sull'Ilva che, dati alla mano, è comunque una società che ha migliorato moltissimo le sue emissioni, se parliamo di diossina.
Ci sono degli altri problemi, ma noi abbiamo 57 siti e se andassimo ad analizzare l'acqua della falda di Milano o l'aria di Milano probabilmente chiuderemmo anche Milano, però poi mancherebbero i soldi a qualcuno che fa bagordi in altre aree del Paese e allora Milano non si può chiudere. I dati sulla mortalità per i vari tipi di tumori, malattie respiratorie e così via su Milano e sul suo hinterland (o anche su Torino) sono gravissimi, però si fa finta di niente.
Il terzo punto, che è quello per cui noi siamo più critici, è che pochissimo tempo fa abbiamo avuto il problema dell'amianto che è ancora in essere con una cava che va sistemata, con una fabbrica che va sistemata, nel Monferrato, dove la gente continua a morire e si ammala adesso, non muore per quello che ha respirato prima, quando c'era l'Italsider e nella prima fase Ilva.
Lì i soldi non c'erano e nessuno ha fatto niente, nessun magistrato di Casale Monferrato - che sicuramente non è di Casale Monferrato - ha scatenato il casino. Forse non c'era la possibilità di prendere in ostaggio l'Ilva, andare sui giornali e avere tanto interesse e muovere tanto potere, però quello che risulta è sempre quello: se a crepare sono i padani i soldi «gh'è mia», se invece c'è un problema nel Mezzogiorno i soldi saltano fuori, tant'è che il vostro Governo del rigore e delle tasse ha regalato un miliardo alla regione Sicilia, non si sa perché.
Gli avete chiesto, almeno, di spegnere prima la luce, quando chiudono la loro bella Assemblea? No, non avete imposto una sola misura per ridurre il loro deficit e i loro sprechi e gli avete allungato un miliardo. A Napoli 850 milioni su due miliardi e mezzo per i comuni dissestati, quindi noi siamo un Paese che, mentre il Patto di stabilità interno lo applica con una ferocia e una miopia pazzesca colpendo i comuni virtuosi, quando qualcuno è veramente una bestia, saltano fuori due miliardi e mezzo per aiutarlo.
È un atteggiamento singolare, a maggior ragione se fatto da un Governo di tecnici e da un professore che dovrebbe formare le persone. Dopodiché, passiamo al ragionamento dell'aiuto all'impresa. Come abbiamo detto, è un provvedimento necessario perché dall'Ilva di Taranto non discendono solo sviluppo, lavoro e risorse per il Mezzogiorno e per la Puglia, ma per tutto il territorio nazionale per via di una catena e di una filiera che è determinante.
Lo dico per chi una fabbrica non l'ha mai vista: nelle fabbriche, dove si fa il fatturato, si pagano le tasse e si paga tutto questo ambaradan, di acciaio ce ne è tantissimo e, senza, i soldi non ci sono. E se uno pensa veramente di creare a Taranto dal nulla un'altra cultura che fatturi 12 miliardi, ha bisogno di un TSO, anche Pag. 25se magari è un collega che - per quanto riguarda l'ambiente - è molto preparato.
Però, occorre tenere a mente anche questo aspetto, perché sennò «hai voglia» investimenti dello Stato, che tra l'altro sarebbero investimenti da prendere, facendo un conto che tiene nell'insieme anche l'effetto della mancanza del fatturato degli utili di Taranto, delle tasse, degli oneri sociali e così via, ossia un costo spaventoso. Allora il nostro Presidente del Consiglio però, mentre ha avuto questo sussulto finale per mettere una pezza a quello che poteva diventare veramente un problema drammatico, negli stessi giorni, sempre per aiutare le imprese, cosa fa? Versa la tranche di aiuto alla Grecia.
Questi soldi vanno a finire alle banche e allo Stato greco fondamentalmente per dare indietro i soldi agli amici di Goldman Sachs e alle banche francesi e tedesche. Tra l'altro, Goldman Sachs finanzia la globalizzazione, quindi i nostri concorrenti e i francesi e i tedeschi idem: finanziano dei nostri concorrenti. Ma la domanda è: i 70 miliardi che dovevano rendere alle piccole e medie imprese quali debiti della pubblica amministrazione? Noi paghiamo i debiti della pubblica amministrazione greca ai privati e non paghiamo i debiti della nostra?
È un concetto medievale del signore che mantiene i servi della gleba alla fame e poi va in giro a fare il brillante altrove. Però questo è un dato di fatto. Nell'intervento dei miei colleghi ho avuto modo anche di sentire alcune proposte che effettivamente dimostrano come la diffusione di una cultura non industriale sia forte e radicata, perché qualcuno ha parlato di nazionalizzazione. Ma, colleghi, il disastro dell'Ilva, che era l'Italsider, è nato proprio durante la gestione dello Stato. I costi di un'operazione di quel genere sarebbero folli. Quando uno pensa a spendere dei soldi non è che deve mandare l'immaginazione al potere, deve pensare se li spende lì o li spende da un'altra parte.
Questa è un'altra cosetta che bisognerebbe imparare, ossia che ci sono delle alternative di spesa e, se butto un sacco di soldi nella nazionalizzazione dell'Italsider, ne faccio mancare per tante altre idee più intelligenti, quindi queste opportunità vanno comparate. A parte questo, consiglierei a questi colleghi anche di farsi vedere perché, secondo me, non può essere frutto soltanto di ignoranza il parto, l'idea di nazionalizzare in questo momento una società come l'Ilva.
Concludo segnalando alcuni emendamenti che per noi sono importanti. Sull'articolo 3, abbiamo chiesto di intervenire perché, al comma 6, come già visto in Commissione, si prevede «anche in considerazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione». Non dico che lo debbano sapere tutti a scuola, ma qua siamo in un Parlamento, si fanno le leggi: la Costituzione sta sopra, ma le leggi le facciamo noi. Noi ci ispiriamo a quel principio, ma dobbiamo mettere le norme che siano applicabili, concrete e operative, altrimenti lasciamo aperto uno spazio in cui, con la magistratura che abbiamo, può venir fuori di tutto. Con la magistratura che abbiamo e con il consumo di cannabis che c'è in questo Paese, uno può tirar fuori di tutto.
Il secondo passaggio riguarda, relativamente alla disposizione di cui all'articolo 3-bis, il discorso dell'intervento per il risanamento e per le criticità sanitarie. Noi abbiamo previsto che, se consideriamo il caso di Taranto, ovunque si presenti questa situazione ciò debba essere stabilito. Quindi, all'articolo 3-bis abbiamo presentato questo emendamento per aggiungere il comma secondo cui le disposizioni di cui al presente articolo si applicano a tutte le aree interessate negli stabilimenti di cui comma 1 dell'articolo 1, sulla base delle criticità sanitarie riscontrate in base alle evidenze epidemiologiche nei relativi territori. Tale disposizione, tra l'altro, è una declinazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione: la sanità e il diritto alle cure valgono per tutti.
L'ultimo rilievo, che è quello un po' più scandaloso, riguarda il fatto che qui mettiamo 200 milioni di euro all'anno prendendoli dalla fiscalità generale. Basta, sottosegretario: prima avete dato i milioni prendendoli dal dissesto ideologico, adesso prendete dei soldi per l'ambiente quando Pag. 26ci sono i Fondi FAS della regione Puglia che sarebbero oggettivamente i giusti destinatari di questo prelievo. Quindi, invito il Governo e i colleghi a riflettere su quest'ultimo aspetto.
Mi sono dilungato un po' rispetto ai dieci minuti, però poi qui, quando uno pensa a quello che ha combinato il nostro Governo e a tutte le fiducie che chiede, si preoccupa anche perché, non vorrei, «nun vurria» mai, come dicevano al militare, che ci troviamo ancora il professor Monti a fare il Presidente del Consiglio dopo le elezioni, che sarebbe uno shock non da poco. Vi ringrazio per l'attenzione e buon lavoro. Tenete presente i nostri suggerimenti, sottosegretario.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, inizio questo intervento ricordando di avere negli ultimi 15 giorni per due volte votato la fiducia al Governo Monti, prima sul decreto-legge sui costi della politica e poi sul decreto-legge cosiddetto sviluppo, in dissenso dal gruppo a cui appartengo. Questo per dire che non ho pregiudiziali nei confronti dell'Esecutivo. Ho però, più che pregiudiziali, interrogativi nei confronti di questo provvedimento d'urgenza del Governo, che richiedono attenzione nel merito e risposte.
Dal mio punto di vista, proporre tali interrogativi significa porsi nella prospettiva non di osteggiare una positiva definizione della questione Ilva, che salvaguardi al tempo stesso salute e lavoro, ma anzi di accelerare realmente questa soluzione e soprattutto di scongiurare il rischio che tra qualche mese ci si ritrovi al punto di partenza. Per questo ripropongo al Governo gli interrogativi già formulati in Commissione e auspico che l'Esecutivo fornisca risposte più soddisfacenti.
Ricordo, anche in questa sede, che il sequestro penale degli stabilimenti Ilva a Taranto nel luglio 2012 è stato impugnato davanti al Tribunale del riesame e da esso è stato confermato nella sostanza con qualche modifica. Contro l'ordinanza del riesame, non è stato a sua volta presentato alcun ricorso per Cassazione, sicché sulla più parte del sequestro si è formato il cosiddetto giudicato cautelare.
Pur se cautelare (e quindi tale da tollerare modifiche nel merito se mutano i presupposti), a indagini ancora in corso non è iniziato il giudizio e neanche l'udienza preliminare; si tratta comunque di un atto che ha la natura del giudicato come la giurisprudenza ha attestato più volte senza incertezze. Domanda: può un giudicato, pur se cautelare, essere contrastato e superato da un atto amministrativo qual è la nuova autorizzazione integrata ambientale? Evidentemente no. Però qui ci si trova di fronte ad un provvedimento amministrativo cui viene conferita dignità e natura di legge.
Quesito: può la legge superare un giudicato? È un interrogativo a cui chiedo nuovamente che il Governo dia una risposta plausibile e chiedo che il Governo risponda, tenendo conto delle pronunce della Corte costituzionale. Infatti, possiamo fare tutte le battute che vogliamo (ne ho ascoltate alcune anche qualche istante fa a proposito degli interventi della magistratura), ma poi dobbiamo fare i conti con la realtà, che ci dice che la Consulta ha detto, ripetutamente e in modo chiaro, che le leggi provvedimento (e qui ci si trova di fronte ad un caso tipico di legge provvedimento) non sono inammissibili, ma debbono rispettare dei parametri costituzionali. E quanto al parametro costituzionale, che coincide con il rispetto delle funzioni riservate ad un altro potere (in questo caso quelle del potere giudiziario), la Consulta ci ha detto che la retroattività conferita ad una norma reca un vulnus alle funzioni giurisdizionali se travolge l'effetto di pronunce che hanno assunto il carattere della irrevocabilità e comunque quando la disposizione non si limita a fissare una regola astratta, bensì punta a risolvere controversie specifiche in quanto volta a incidere su giudizi in corso. Non ci troviamo di fronte ad un caso che ha esattamente queste caratteristiche?
Addirittura il Governo durante l'esame in Commissione ha proposto e fatto approvare Pag. 27un emendamento che toglie effetto ad un recentissimo provvedimento di sequestro da parte del GIP di Taranto (quello riguardante il materiale destinato alla commercializzazione) a prescindere e prima ancora della pronuncia da parte del Tribunale del riesame. Conosco quali sono le ragioni sostanziali a fondamento di questo provvedimento. Mi chiedo soltanto se non si possa morire di sostanzialismo e, saltando alcuni modi ed alcune forme fondamentali, non si rischi - lo ripeto - di trovarci a breve nella stessa situazione di partenza. A proposto del giudicato cautelare, il sequestro, come le altre misure che sono state adottate, si basa su una perizia. La perizia è stata svolta non con una semplice consulenza del pubblico ministero, ma con un incidente probatorio che è durato oltre un anno.
Personalmente non sono in grado di dire (non ne ho la competenza tecnica, ma non sono stato posto nelle condizioni di farlo), se gli esiti della perizia siano o meno scientificamente corretti. So solo che tutti gli interessati sono stati messi in condizione di interloquire nelle operazioni peritali e in ordine alle sue conclusioni. L'Ilva non ha nominato propri consulenti. Il Ministro dell'ambiente, che pure aveva l'interesse a difendere gli esiti della prima autorizzazione integrata ambientale, non ha nominato propri consulenti.
Allora non sto a ricordare quali sono le conclusioni della perizia di cui all'incidente probatorio. Sono terribili, ma, se il richiamo alle norme costituzionali può apparire formale se non addirittura formalistico, questo è un aspetto sostanziale.
Non vi è stato fino a questo momento alcun documento giudiziario, neanche di parte, che abbia negato le conclusioni della perizia, e non vi è stato addirittura nessun documento istituzionale che abbia fatto questo. Sempre sotto il profilo costituzionale, che evidentemente è un argomento di minor peso, ma non da eliminare, viene da chiedersi per quale motivo è stata stabilita questa soglia dei 200 lavoratori per permettere l'operatività di queste norme. Sul punto in Commissione il Governo ha fatto richiamo alla propria discrezionalità, però a me sembra di ricordare che la Corte costituzionale, quando ha giustificato delle deroghe al principio di eguaglianza, l'ha fatto richiamando la ragionevolezza della deroga; allora se le ragioni non vengono esplicitate e viene fatto un richiamo apodittico alla discrezionalità, ho l'impressione che il criterio di ragionevolezza non abbia un seguito concreto.
Per concludere, signor Presidente, mi chiedo e chiedo al Governo, in particolare al Ministro Clini, per quali ragioni egli non abbia mai concretamente percorso la strada possibile di un fattivo confronto con l'autorità giudiziaria di Taranto - che pure, a differenza di quanto è stato detto sui media e anche in Parlamento, ha dimostrato non poca elasticità, per esempio nelle modalità di applicazione del sequestro di fine luglio, un'elasticità che si è estesa fino a quattro mesi - e, parlo ancora del Ministro Clini, abbia invece preferito la strada della dialettica, talora anche aspra, certamente improduttiva. Sono certo che un confronto serio, ancora adesso attivabile, avrebbe potuto e potrebbe condurre ad una tendenziale sovrapposizione fra le prescrizioni AIA e quelle che si trovano a conclusione della perizia, e quindi far venir meno il contenzioso giudiziario, perlomeno per la parte relativa alla prosecuzione della produzione.
Non operare questo tentativo è concausa del pasticcio giuridico e delle concrete difficoltà che presenta questo decreto-legge, e questa costituisce, in ordine di gravità, l'omissione più grave da parte del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sulla questione Ilva, cui si affianca quattro mesi e 11 giorni dopo il varo del primo decreto-legge, quello del 7 agosto, e tre mesi e mezzo dopo la sua conversione in legge, la mancata nomina del commissario per la bonifica delle aree di Tamburi e di Statte, che lascia ancora inutilizzati i circa 300 milioni di euro destinati a questo. Vorrei chiedere al Governo e al Ministro Clini: ma che stiamo aspettando? Qui si affianca ancora l'omissione costituita nell'aver lasciato Pag. 28scadere il termine per la nomina del garante prevista dall'articolo 3 comma 4 di questo decreto-legge, dieci giorni dopo l'entrata in vigore del decreto-legge: siamo cinque giorni oltre il limite di scadenza, che stiamo aspettando?
L'Ilva non ha bisogno di omissioni ma di un'efficace e tempestiva azione di Governo, personalmente - è una scelta ovviamente del tutto personale - non potrò votare a favore di questo provvedimento, che va incontro a pesanti censure di incostituzionalità, ma soprattutto che non risponde, al di là dell'impatto mediatico che ne ha accompagnato il varo, alle esigenze di tutela della salute e di rilancio della produzione e quindi dell'occupazione collegata all'industria dell'acciaio. Mi asterrò per segnalare il dissenso, ma mi auguro veramente che il Governo, pur se sicuro della conversione in legge di questo provvedimento, fornisca risposte per una volta adeguate agli interrogativi posti, perché non si può lasciare a chi verrà un'eredità così pesante.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 5617-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Saglia.

STEFANO SAGLIA, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, interverrò brevemente per condividere quanto già affermato dalla relatrice, onorevole Mariani, e per aggiungere - alla luce anche della discussione che si è svolta in questa sede - alcune considerazioni brevi che riguardano l'importanza di questo provvedimento.
Non è compito, a nostro avviso, del legislatore stabilire se sono stati commessi dei reati - la magistratura fa bene ad indagare in profondità di fronte a questo grande allarme, che è anche un allarme sociale - e, al tempo stesso, il legislatore si deve invece porre il problema, non solo ovviamente della costruzione di un contesto, dal punto di vista della salute e dell'ambiente, che sia rispettoso dei cittadini che vivono nelle immediate vicinanze e nella città di Taranto, ma anche quello di un'attività produttiva che rappresenta una parte importante del prodotto interno lordo italiano, e un pezzo - direi il pezzo principale - di molte filiere industriali, a cominciare naturalmente da quella siderurgica, ma anche di quella della meccanica, degli elettrodomestici e così via. Un fermo di questo impianto avrebbe sicuramente delle conseguenze molto negative nei confronti del sistema industriale italiano.
Per questa ragione, nel rispetto delle posizioni che sono state evidenziate dai colleghi, replichiamo, confermando il fatto di riferire favorevolmente su questo decreto-legge, perché riteniamo che la priorità debba essere data all'efficacia dell'autorizzazione integrata ambientale, quella firmata dal Ministro Clini il 26 ottobre 2012 e, in particolare, al fatto che qui non siamo di fronte solo ad un'autorizzazione per un impianto, ma alla complessità di interventi che devono essere posti in essere perché questo impianto industriale possa produrre e possa farlo nel rispetto della salute e dell'ambiente. Ci sono scadenze cogenti, ci sono sanzioni rilevanti, si è anche opportunamente sbloccato il tema delle materie prime e dei semilavorati che già sono stati prodotti e che, quindi, crediamo sia corretto possano essere commercializzati.
Noi siamo convinti che, con questo strumento normativo, nel rispetto delle competenze della magistratura, possa procedersi ad un'ambientalizzazione e ad un risanamento che non ha eguali in Italia e che probabilmente non ha eguali in Europa, ma che tutto questo si possa e si debba fare con gli impianti in marcia e, quindi, con un'industria produttiva che non fa venir meno il proprio contributo al sistema Paese, soprattutto perché questo tipo di interventi, per la complessità degli impianti di cui stiamo parlando, ha la necessità che lo stabilimento sia funzione.

Pag. 29

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la VIII Commissione Ambiente ed il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta a partire dalle ore 15.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere in data 17 dicembre 2012, i deputati Isabella Bertolini, Gaetano Pecorella, Giorgio Stracquadanio, Franco Stradella e Roberto Tortoli, iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno chiesto di aderire alla componente politica «Liberali per l'Italia - PLI».
Il rappresentante di tale componente, con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto tali richieste.

Modifica nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Roberto Antonione, vicepresidente del gruppo parlamentare Misto, in rappresentanza della componente politica «Liberali per L'Italia - PLI», con lettera pervenuta in data 17 dicembre 2012, ha reso noto che la nuova denominazione della componente è «Italia Libera - Liberali per l'Italia - Partito Liberale Italiano».

Sull'ordine dei lavori (ore 13,50).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, anche se siamo alla fine della legislatura, la prego di non considerare fuori luogo questo intervento, perché non ci siamo ancora rassegnati a rinunciare al dovere di reclamare il rispetto delle prerogative parlamentari. Il 62,3 per cento degli atti di sindacato ispettivo, di diretta competenza - l'ultima - del parlamentare, non hanno ricevuto risposta. Si tratta di atti depositati ormai da anni, su cui gli uffici competenti dei Ministeri hanno svolto tutte le istruttorie, per cui essi potrebbero semplicemente depositare e inviare al Parlamento le risposte alle nostre interrogazioni. La prego, quindi, ancora una volta, di chiedere al Presidente della Camera perché chieda ai Ministeri che tutto quello che è ancora nelle loro mani - ma che dovrebbe essere nelle nostre mani - ci sia consegnato.
Mi consenta, infine, di ricordare anche in quest'Aula, che in queste ore è in corso una dura iniziativa non violenta di Marco Pannella per l'amnistia, la giustizia e le libertà, che in questo modo si fa carico di prerogative che dovrebbero essere certo del dovere civile di ciascuno di noi, di quest'Aula, del Presidente della Repubblica e di quant'altri. Nel mentre si continua a chiedere a Pannella di smettere nella sua azione non violenta, si continua anche a non voler prendere atto delle ragioni e degli obiettivi - degli obiettivi soprattutto - di questa lotta, che sono il ripristino della legalità, dello Stato di diritto, della democrazia, del rimuovere le migliaia di occasioni, cioè di sentenze, in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo e il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, si sono pronunciati contro il nostro Paese per la violazione dei più elementari diritti civili, umani e politici dei cittadini.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, per quanto riguarda la prima questione che lei ha posto, sarà mia cura sottoporla al Presidente della Camera. Altrimenti, posso dire: ritenti, sarà più fortunato la prossima volta.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 30

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, è di ieri la preoccupante notizia del rapimento dell'ingegnere Mario Belluomo, un serio professionista siciliano che è stato rapito in Siria. Si trovava in quel luogo e in quella comunità, in cui vi è una profonda crisi politica e una vera e propria guerra civile, per motivi di lavoro. L'ipotesi è di sequestro, signor Presidente, per fini di lucro e pare che i sequestratori vogliano chiedere un riscatto.
Mi permetto di intervenire in quest'Aula perché parliamo di un lavoratore siciliano che si è recato in un Paese, in grave difficoltà per l'ordine pubblico, per motivi legati alla propria professione.
Quindi, richiedo una mobilitazione forte da parte del Ministero degli affari esteri e un sostegno alla famiglia, con le informazioni dovute. So che il prefetto, la dottoressa Cannizzo, ma anche il sindaco di San Gregorio di Catania, l'avvocato Remo Palermo, nel luogo di residenza dell'ingegnere, si sono già mossi e hanno adottato i primi atti relativi all'informazione alla famiglia. Chiedo molta attenzione e molta sensibilità per una vicenda molto grave. Ecco perché mi permetto di intervenire, Presidente, e di chiedere a lei di porre tutte le questioni necessarie al Ministero degli affari esteri.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, siamo a conclusione di questa legislatura e purtroppo non possiamo giudicare adeguato e sufficiente il percorso riformatore dei provvedimenti che sono stati approvati in questi anni. Vorrei segnalare, come fatto importante e significativo, che nei giorni scorsi nei comuni della provincia di Udine di Rivignano e Teor, si è tenuto un referendum con cui i cittadini e gli elettori di quei due comuni, a larghissima maggioranza, si sono espressi favorevolmente alla fusione in un unico comune. Questo è un segnale importante che ci viene proprio dal territorio e che stimola le forze politiche e chi sarà in Parlamento nella prossima legislatura a riprendere con forza un percorso riformatore di riorganizzazione dell'intero sistema politico e amministrativo del nostro Paese, a partire proprio dalle istituzioni locali. Questo è un segnale importante e, quindi, desidero esprimere in quest'Aula la soddisfazione e l'apprezzamento per il sussulto di democrazia e di impegno riformatore che i cittadini di Rivignano e Teor, in provincia di Udine, hanno liberamente espresso, dando un'indicazione che la regione Friuli Venezia Giulia sta raccogliendo in questi giorni per procedere poi con tutte le formalità necessarie per l'unificazione e la fusione di questi due comuni.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Buttiglione, Jannone, La Loggia e Lusetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali): Pag. 31
«Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2012, n. 223, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche nell'anno 2013» (5657) - Parere delle Commissioni III, IV e V.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (A.C. 5617-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore per la Commissione attività produttive, onorevole Saglia, è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunziato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5617-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 5617-A).
In particolare, il parere della Commissione bilancio reca tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.

RAFFAELLA MARIANI, Relatore per la VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, prendo atto del parere espresso dalla Commissione bilancio sul disegno di legge in esame nella seduta odierna e ritengo che la soluzione procedurale per salvaguardare il lavoro compiuto dalla Commissione sia rappresentato da un breve rinvio in Commissione del provvedimento, al fine di apportarvi quelle modifiche necessarie per recepire il predetto parere.
Pertanto, propongo il rinvio del provvedimento in Commissione al solo fine di esaminare taluni emendamenti, che mi riservo di presentare come relatore, anche a nome del relatore per la X Commissione, di recepimento delle condizioni recate dal parere della V Commissione (Bilancio).
Al fine di consentire il rispetto del calendario già previsto, propongo che l'esame in Commissione a seguito del rinvio sia concentrato in un'ora, cioè fino alle ore 16.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta di rinvio del provvedimento in Commissione, al solo fine di recepire le tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, contenute nel parere espresso dalla Commissione bilancio, si intende accolta dall'Assemblea.
Resta inteso che, salvo diversa indicazione da parte dei gruppi, si intenderanno comunque ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea prima del rinvio.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16. Ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 15,30 al piano Aula.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 16,05.

Pag. 32

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Convalida di un deputato.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Giovanni Lorenzo Forcieri, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 13 novembre 2012, in sostituzione della dimissionaria deputata Giovanna Melandri per la lista n. 5-Partito Democratico nella X Circoscrizione Liguria.
Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida.
Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

Si riprende la discussione (ore 16,07).

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 5617-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

(Ripresa esame dell'articolo unico A.C. 5617-A/R)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 5617-A/R) nel testo recante le ulteriori modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 5617-A/R).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo delle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 5617-A/R).
Avverto che la Commissione affari costituzionali ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 5617-A/R).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto non strettamente attinente alla materia del decreto-legge e non previamente presentato in Commissione, l'articolo aggiuntivo Colaninno 3-bis.030, volto a prevedere e disciplinare l'inquadramento in unico livello dei dirigenti appartenenti al ruolo della dirigenza sanitaria del Ministero della salute.
Ha chiesto di intervenire la relatrice per l'VIII Commissione, onorevole Mariani, che illustrerà le modifiche apportate dalle Commissioni al testo del provvedimento.

RAFFAELLA MARIANI, Relatore per l'VIII Commissione. Signor Presidente, intervengo per informare l'Aula del recepimento delle condizioni poste dalla Commissione bilancio attraverso l'approvazione di tre emendamenti: due contenenti le clausole di invarianza finanziaria agli articoli 1-bis e 3, comma 6, e il terzo che provvede a coprire, nel limite di 10 milioni di euro, l'articolo 3-bis, introdotto dalle Commissioni. È l'articolo che fa riferimento, appunto, al tema riguardante il contrasto alle criticità sanitarie riscontrate in base alle evidenze epidemiologiche nel territorio di Taranto.

PRESIDENTE. Prendo atto delle modifiche introdotte dalle Commissioni.
Risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di emendamenti al nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5617-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda. Ne ha facoltà.

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DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, nel testo modificato dalle Commissioni riunite VIII e X, al fine di tenere conto delle condizioni poste, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, dalla Commissione bilancio.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,11).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 5617 - Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (da inviare al Senato - scadenza: 1o febbraio 2013), nel testo delle Commissioni, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo testé riunitasi, i lavori sono così organizzati.
A partire dalle ore 17,20 avrà luogo l'assegnazione in sede legislativa della proposta di legge n. 5565 e abbinate - Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini (approvata dalla 9a Commissione permanente del Senato) e del progetto di legge n. 3465-4290-B - Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (approvato dal Senato, modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato).
Avranno quindi luogo le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Seguirà, alle ore 19, la votazione per appello nominale e l'illustrazione degli ordini del giorno, il termine per la cui presentazione è fissato alle ore 18.
Domani, dopo la votazione degli ordini del giorno, avranno luogo, alle ore 11, le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta. Seguirà la votazione finale.
Sempre domani, dopo la conclusione dell'esame del disegno di legge di conversione n. 5617, saranno iscritti all'ordine del giorno i documenti in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti dei deputati Rampelli e Saltamartini (Doc. IV-ter, n. 25) e nell'ambito di procedimenti civili nei confronti del deputato Colombo (Doc. IV-quater, nn. 25 e 26).
Seguirà, nel pomeriggio, l'esame del disegno di legge n. 5657 - Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2012, n. 223, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche nell'anno 2013 (da inviare al Senato - scadenza: 16 febbraio 2013).
Nella seduta di domani non avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).

La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 17,25.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Approvazioni in Commissioni.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi martedì 18 dicembre 2012, sono stati approvati, in sede legislativa, i seguenti progetti di legge:
dalla VI Commissione (Finanze):
MOGHERINI REBESANI ed altri: «Divieto di finanziamento delle imprese che svolgono attività di produzione, commercio, Pag. 34trasporto e deposito di mine antipersona ovvero di munizioni e submunizioni a grappolo» (5407).
dalla VII Commissione (Cultura):
Senatore MARCUCCI ed altri; disegno di legge d'iniziativa del Governo: «Modifica della disciplina transitoria del conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore di beni culturali e di collaboratore restauratore di beni culturali» (5613) (Approvati, in un testo unificato, dalla 7a Commissione del Senato), con l'assorbimento delle seguenti proposte di legge: BERRETTA ed altri: «Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professioni dei beni culturali» (4547); BOSSA ed altri: «Modifica all'articolo 182 e introduzione dell'allegato A-bis del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di disposizioni transitorie per l'acquisizione della qualifica di restauratore di beni culturali» (4818), che pertanto saranno cancellate dall'ordine del giorno.

Trasferimento a Commissioni in sede legislativa di progetti di legge.

PRESIDENTE. Comunico che la XIII Commissione (Agricoltura) ha chiesto, con le prescritte condizioni, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento, il trasferimento in sede legislativa del seguente progetto di legge:
S. 3211. - Senatori MONGIELLO ed altri: «Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini» (Approvato dalla 9a Commissione permanente del Senato) (5565).

Secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la Presidenza, derogando al termine di cui al comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, ne propone l'assegnazione in sede legislativa alla XIII Commissione (Agricoltura).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento, sono trasferite alla XIII Commissione, in sede legislativa, le seguenti proposte di legge, attualmente assegnate alla medesima Commissione in sede referente, che vertono sulla stessa materia:
MARIO PEPE (Misto) ed altri: «Introduzione dell'articolo 1-bis della legge 3 agosto 1998, n. 313, per la tutela della qualità dell'olio vergine ed extravergine di oliva» (1281);
REALACCI ed altri: «Disposizioni per assicurare la qualità, l'informazione del consumatore sull'origine e il corretto funzionamento del mercato degli oli di oliva vergini» (5078);
GENOVESE: «Disposizioni concernenti la designazione dell'origine degli oli extra vergini di oliva e degli oli di oliva vergini nell'etichetta del prodotto» (5091);
MARINELLO ed altri: «Disposizioni per assicurare la qualità, l'informazione del consumatore sull'origine e il corretto funzionamento del mercato degli oli di oliva vergini» (5232);
LA LOGGIA ed altri: «Disposizioni per assicurare la qualità, l'informazione del consumatore sull'origine e il corretto funzionamento del mercato degli oli di oliva vergini» (5269).

Comunico che la VIII Commissione (Ambiente) ha chiesto, con le prescritte condizioni, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento, il trasferimento in sede legislativa del seguente progetto di legge:
S. 2472-B - COSENZA; disegno di legge d'iniziativa del Governo: «Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani (3465-4290)» (Approvato dal Senato, modificato dalla Camera, con l'unificazione di una Pag. 35proposta di legge d'iniziativa del deputato Cosenza, e nuovamente modificato dal Senato) (3465-4290-B).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la Presidenza, derogando al termine di cui al comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, ne propone l'assegnazione in sede legislativa alla VIII Commissione (Ambiente).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla VII Commissione (Cultura):
GOISIS ed altri: «Disposizioni per l'insegnamento delle specificità culturali, geografico-storiche e linguistiche delle comunità territoriali e regionali» (1428).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 5617-A/R (ore 17,30).

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5617-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo dunque, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Saluto gli studenti e i docenti della scuola secondaria di primo grado «Giovanni Boccati», di Camerino, in provincia di Macerata, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, stiamo assistendo, in questa triste fine di legislatura, allo scempio della nostra prassi parlamentare e della nostra democrazia. Noi abbiamo chiesto coerentemente le dimissioni di questo Governo in virtù di scelte economiche che hanno messo in ginocchio l'Italia e gli italiani e ci aspettavamo che il Governo si dimettesse almeno sei o sette mesi fa, in modo tale da consentire di andare al voto e di consentire ad un nuovo Governo ed a una nuova maggioranza di votare la legge di stabilità. Invece cosa accade? Che senza un voto di sfiducia, senza nessuno dei provvedimenti proposti da questo Governo morente e dannoso, il Presidente del Consiglio annuncia le sue dimissioni per andare anticipatamente di due mesi al voto in un clima di caos istituzionale proprio perché non è stata approvata la legge elettorale (evidentemente c'è qualcuno che non vuole o che non ha voluto che venisse approvata la riforma della legge elettorale); ciò per impedire un esercizio democratico del voto e la fine sancita dagli elettori di un Governo tecnico che è stato un affronto irredimibile alla nostra Costituzione. Ricordo Pag. 36che l'articolo 1 della Costituzione sancisce che la sovranità appartiene al popolo. Quindi, Presidente, noi non votiamo, per l'ennesima volta, la fiducia, e ci auguriamo che questo Governo tecnico scompaia definitivamente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Autonomia Sud-Lega Sud Ausonia-Popoli Sovrani d'Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, tra le tantissime fiducie che abbiamo votato, quella di oggi è quella che noi votiamo con maggiore convinzione, a parte quella relativa all'insediamento di questo Governo. Un ambientalismo ideologico che ha pervaso anche organi rilevanti della struttura statuale ha peggiorato la pur seria situazione iniziale che c'era nella città di Taranto. Il Governo, per opera del Ministro Clini, ha ricercato soluzioni che garantissero la salute dei cittadini con la necessità della tutela del lavoro; diritti chiaramente garantiti dall'articolo 32, per quanto riguarda la salute, e dagli articoli 4 e 36 per quanto riguarda il lavoro, così come sancito dalla nostra Costituzione. La soluzione che ci propone il Governo tiene conto di queste due esigenze e trova soluzioni conseguenti.
Bisogna ricordare che il centro siderurgico di Taranto non nasce con l'Ilva bensì con la Finsider più di cinquant'anni or sono. Il quartiere Tamburi vicino allo stabilimento nasce anch'esso ai tempi della Finsider, e tuttavia pure su questo annoso problema vengono proposte soluzioni che noi condividiamo. Ricordiamo infine che la chiusura dello stabilimento Ilva di Taranto comporterebbe la perdita di altrettanti e forse più posti di lavoro in molti altri stabilimenti in tutta Italia. Conciliare lavoro e salute è il tema di questo decreto e i Repubblicani ritengono che la soluzione trovata sia quella giusta e pertanto accordano la loro fiducia a questo decreto proposto dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, insieme ai colleghi del gruppo voteremo favorevolmente la fiducia posta su questo provvedimento. È un provvedimento, come ho avuto modo di dire stamattina, che ha una valenza generale, riguarda anche gli stabilimenti industriali diversi dall'Ilva e che comunque rivestono un interesse strategico nazionale. Voteremo a favore perché condividiamo i punti essenziali: quando si dice che gli stabilimenti strategici sono autorizzati se rispettano l'autorizzazione integrata ambientale, perché è possibile proseguire la produzione e la commercializzazione dei prodotti; perché ai titolari dell'AIA va la responsabilità della gestione; perché se non si rispetta il decreto-legge sono previste multe che arrivano fino al 10 per cento del fatturato; perché c'è la nomina di un garante che vigila sull'attuazione del decreto-legge; ed è prevista anche l'opzione dell'amministrazione controllata.
Quando però il giudice per le indagini preliminari decide, la settimana scorsa, che i prodotti finiti e semilavorati restano sequestrati respingendo l'istanza per il loro dissequestro, si dimostra come la vicenda dell'Ilva non abbia mai fine. Va detto che la norma interpretativa fornita dal Governo, e ricompresa nel provvedimento, dimostra la ferma volontà del Governo di trovare soluzioni serie ai problemi che vengono via via posti. L'Ilva può continuare a produrre e a vendere i suoi prodotti compresi quelli realizzati antecedentemente all'entrata in vigore del decreto-legge. Possiamo immaginare che questo possa non essere stato apprezzato dai pubblici ministeri che indagano sull'Ilva per disastro ambientale, ma era necessario farlo per dare continuità all'attività produttiva che con i prodotti bloccati sarebbe stata impossibile.
Voteremo la fiducia, perché i limiti prescritti dalla autorizzazione integrata ambientale di Ilva, che ha messo addirittura Pag. 37un tetto (discutibile a mio parere) alla soglia di produzione di 8 milioni di tonnellate, sono fra i più stringenti in Europa, dal momento che il Governo si è fatto carico di anticipare in questo documento quelli che saranno gli obiettivi in Europa per il 2016. Ora si deve andare avanti, la proprietà deve onorare i suoi impegni, investire le risorse necessarie, gli enti pubblici devono liberare i fondi già disponibili e il Ministero deve approvare al più presto la seconda parte dell'AIA, quella che riguarda la bonifica del territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, noi di Italia dei Valori non voteremo la fiducia a questo Governo, non voteremo la fiducia su questo provvedimento che oggi rappresenta il funerale del diritto e della Costituzione. Avete messo anche sul decreto Ilva la fiducia dimostrando ancora una volta di impedire a questo Parlamento di confrontarsi, di discutere nel merito, e di trovare soluzioni su un provvedimento complesso e complicato come è quello che riguarda l'Ilva, la città di Taranto e il tema delicato della salute e del diritto al lavoro. Ancora una volta dimostrate che non avete a cuore la democrazia in questo Paese, perché la scelta di imporre dall'alto un provvedimento senza il coinvolgimento del Parlamento (e questo accade per la cinquantunesima volta) dimostra la deriva delle istituzioni. Questo decreto violenta la Costituzione e sancisce il fallimento della politica industriale.
Avete messo il diritto alla salute contro il diritto al lavoro. Un Ministro dell'ambiente che si comporta come un Ministro dell'industria. Sono saltate tutte le regole e questo perché abbiamo di fronte un provvedimento che riguarda un imprenditore che ricatta da venti anni questo Paese.
E voi siete sotto ricatto, da sempre siete sotto ricatto. E proprio perché siete sotto ricatto, in questi anni si sono cambiate le leggi per favorire Riva, il quale ha potuto inquinare per legge, ha potuto sforare i parametri di diossina e di benzopirene che sono cancerogeni. Per legge. Questo decreto-legge è ancora una volta figlio di quel ricatto. Riva vi ricatta e voi proni gli presentate un decreto-legge e non importa se questo decreto-legge calpesta il diritto e la Costituzione, non importa se crea uno scontro tra poteri dello Stato senza precedenti, non importa se cancella l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Voi state facendo un decreto-legge per un latitante accusato di disastro ambientale e di reati odiosi e che, per il suo consapevole comportamento, ha ammazzato migliaia di cittadini di Taranto. È un decreto-legge per un criminale e contro i magistrati, contro la Costituzione, contro Taranto. Avete persino presentato un emendamento interpretativo che annulla le ordinanze di sequestro su un corpo di reato; è come dire che trovate il ladro con la refurtiva e fate un provvedimento riconsegnandogli la refurtiva.
Con questo provvedimento state solo illudendo i lavoratori, li state ingannando e state tradendo la fiducia di migliaia di cittadini. Volete trasformare Taranto in una Chernobyl con questo decreto-legge che trasforma i reati penali in sanzioni amministrative e annulla i provvedimenti giudiziari. E, quindi, non è la soluzione ad un problema che resta. Resta perché dovete chiedere 4 miliardi di euro per ambientalizzare l'Ilva ad uno che è latitante. E chi paga? Chi dà garanzie? Pagherà ancora una volta Pantalone, pagheranno i lavoratori e pagherà la città di Taranto. Questo decreto-legge è un decreto porcata senza precedenti ed è per questo che noi dell'Italia dei Valori voteremo contro la fiducia ad un Governo che protegge i criminali e che fa leggi contro i magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Presidente, sottosegretari, Pag. 38onorevoli colleghi, quello all'esame dell'Aula, a ridosso dello scioglimento delle Camere, è un decreto-legge, non solo importante, ma che contiene tutta una serie di aspetti molto delicati. Il Governo, con un decreto-legge che sicuramente ha l'urgenza che si merita, intende porre in essere azioni in relazione a stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale per i quali sussista la necessità di salvaguardia dell'occupazione e della produzione, attraverso il riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, in modo da consentire la prosecuzione dell'attività produttiva per un periodo di 36 mesi, assicurando, nello stesso tempo, la tutela dell'ambiente e quella, ancora più importante, della salute dei cittadini, individuando le migliori tecniche. Un decreto, quello in esame, che nominalmente si riferisce a tutti gli stabilimenti di interesse strategico nazionale che abbiano almeno 200 lavoratori subordinati e la necessità della salvaguardia occupazionale, anche tenendo conto della gravissima situazione sociale e della garanzia della tutela della salute dei cittadini.
Con il decreto-legge in particolare si interviene in relazione all'impianto siderurgico dell'Ilva di Taranto. Il decreto-legge, infatti, in riferimento a questo impianto, in qualità di sito di interesse nazionale, autorizza la continuità produttiva a patto che siano integralmente rispettate le disposizioni per assicurare la piena ed integrale attuazione delle prescrizioni contenute nel provvedimento di riesame dell'AIA di cui al decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 26 ottobre 2012. È un tema delicato che tocca la vita di 20 mila lavoratori dell'Ilva, le loro famiglie, ma anche un'intera comunità locale che sta subendo da troppi anni, anzi decenni, gli effetti dannosi alla salute derivanti da lavorazioni provenienti dall'Ilva e che, in particolare, investono il quartiere Tamburi di Taranto. È di pochi giorni fa la notizia della cassa integrazione per 1.428 lavoratori fino al 31 gennaio richiesta dall'Ilva, una richiesta motivata dall'azienda con il sequestro dei prodotti finiti e semilavorati che è stato confermato dal GIP Patrizia Todisco. Viste le enormi implicazioni relative all'impatto sulle questioni occupazionali a Taranto, appare evidente il rischio che si creino modalità di approccio al problema che possono mettere in secondo piano le questioni della salvaguardia della salute, che deve avere carattere prioritario.
La scommessa è che con questo decreto si possano tenere insieme la salvaguardia della salute con quella dei livelli occupazionali e la tutela ambientale.
Riteniamo positivo che il Ministro Balduzzi abbia dichiarato che nel fondo sanitario nazionale del 2013 saranno disponibili risorse per l'emergenza Taranto, così come segnaliamo con favore il fatto che il biomonitoraggio prosegua e che presto saranno disponibili altri dati.
Bene, ma l'Ilva continua a produrre drammi umani nella città dal punto di vista sanitario e lacerazioni ancora più forti dal punto di vista sociale. La politica, il Governo, il Parlamento devono dimostrare di essere capaci, a partire dall'Ilva di Taranto, di saper coniugare il diritto alla salute con la salvaguardia delle produzioni e dei conseguenti livelli occupazionali.
In tale contesto, procedere alla chiusura sarebbe una catastrofe. Nelle esperienze in Italia relative ad altri siti industriali contaminati nei quali si è proceduto alla chiusura o dismissione, le bonifiche non sono mai state attuate. Non è con la chiusura che si risolve la questione e si risponde alle aspettative di un'intera comunità, siano essi cittadini o lavoratori, tanto meno alla causa ambientale.
La vera scommessa è che lavoro, salute, tutela ambientale procedano di pari passo. Come già detto sono in ballo non solo 20 mila lavoratori dell'Ilva e dell'indotto a Taranto, ma anche i circa 6 mila lavoratori degli stabilimenti di Genova e Novi Ligure. Va dato atto alla magistratura di aver dato rilevanza nazionale ad una problematica che non poteva continuare ad essere taciuta. Che si debba intervenire in maniera decisa ed in tempi rapidi è indubbio, visto che anche recentemente sono Pag. 39stati abbattuti 300 capi di pecore e capre contaminate da diossina e PCB perché pascolavano nei dintorni dell'area industriale dell'Ilva, così come ancora nei giorni scorsi sono state sequestrate diverse tonnellate di cozze prodotte nelle acque del Mar Piccolo, e come se non bastasse continuano ad ammalarsi e purtroppo a morire lavoratori dell'Ilva e bambini che abitano nelle vicinanze dell'area industriale.
Certo è che dubbi sono legittimi, in merito al decreto-legge che sancisce la continuità della produzione, quando sappiamo che la proprietà di fatto non ha ottemperato alle disposizioni della magistratura non solo degli scorsi mesi, ma anche a quelle prescritte anni e anni fa.
Il decreto-legge in questione è un atto che ci auguriamo porti ad interventi concreti e soprattutto definitivi. Certo sono previste sanzioni nel caso in cui l'Ilva non rispetti le prescrizioni, ma queste devono essere effettive per non lasciare qualche dubbio, tenuto conto di come in passato si è comportata l'azienda, non rispettando o attuando azioni dilatorie rispetto alle prescrizioni indicate dall'AIA.
Infine, una qualche criticità va segnalata nei rapporti del Governo con la magistratura, che non giova all'efficacia del decreto-legge in questione. Sarebbe stato meglio assistere ad un rapporto di maggiore integrazione tra l'azione della magistratura e l'azione del Governo e dei Ministri interessati, magistratura che se da un lato, con i suoi interventi, ha portato alla ribalta quello che stava avvenendo nella città di Taranto, d'altro canto non ha mostrato particolare propensione al dialogo con le istituzioni e con il Governo.
Infine, ma non di minore importanza, la questione relativa agli stanziamenti e alle risorse economiche destinate alla bonifica delle zone contaminate, che appaiono ancora largamente insufficienti a partire dalle risorse messe a disposizione dalla proprietà dell'Ilva, in relazione anche ai pesantissimi ritardi dei quali è responsabile e che hanno portato alla situazione attuale il costo, valutato in 3 miliardi di euro, che a detta del Governo la proprietà dell'Ilva sembrerebbe impegnare. Deve essere un impegno con riscontri precisi e contenuti ben determinati: è un compito di questo Governo, è un compito del futuro Governo.
Con il decreto si applicheranno per la prima volta i limiti ambientali che nel resto dell'Europa entreranno in vigore solo dal 2016, ed è bene farlo perché dobbiamo risanare urgentemente i siti contaminati da diossina e quello di Taranto è stato fino a tre anni fa il produttore di diossina più grande d'Europa.
Per questi motivi sopra esposti, il gruppo di Popolo e Territorio esprimerà il voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge, cui è legato, ovviamente, anche il voto di fiducia che ci accingiamo a dare questa sera (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, il provvedimento su cui ci esprimiamo oggi rappresenta a nostro avviso un atto di responsabilità nei confronti dei cittadini e nei confronti del Paese intero. L'attenzione del Governo e in particolar modo del Ministro Clini in merito agli aspetti sociali, sanitari ed ambientali, relativi alla gestione dell'impianto Ilva è sempre stata orientata al massimo della concretezza e con questo provvedimento si è voluto confermare in modo chiaro questo trend. È un provvedimento che non abbiamo voluto compromettere con interventi o emendamenti, in nome di una responsabilità e di fiducia nei confronti del Governo. Ritengo però inaccettabili le accuse che sono state rivolte in quest'Aula durante le fasi della discussione. Ritengo altresì demagogico e privo di significato esaurire il tempo prezioso a nostra disposizione per incolpare il Governo, questo Governo, di colpe che non ha (e ribadisco: che non ha).
È inutile parlare ora di politiche sbagliate vecchie di vent'anni. Condivido che gli errori a monte siano antichi e tentacolari, lo sappiamo bene, non è una cosa Pag. 40nuova, così come condivido che chi ha responsabilità debba pagare, ma oggi siamo chiamati a rispondere a un'emergenza, un'emergenza al tempo stesso economica e sociale oltre che sanitaria e ambientale, trovando tutti gli strumenti normativi, amministrativi e tecnici per superare l'impasse e garantire il proseguire delle attività. Il Governo, come si diceva in queste ore, ha voluto proprio dare delle risposte urgenti e non più indifferibili al Paese, riconoscendo al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la possibilità di autorizzare, in presenza di stabilimenti industriali di interesse strategico-nazionale, nell'ambito del riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, la prosecuzione dell'attività produttiva, tutto questo al fine di assicurare la più adeguata tutela dell'ambiente e della salute secondo le migliori tecniche disponibili. Il riconoscimento dell'impianto siderurgico dell'Ilva di Taranto come stabilimento di interesse strategico-nazionale rappresenta, quindi, il primo passo di questo percorso di responsabilità, poiché rappresenta la precondizione per l'esercizio dell'autorizzazione introdotta dal decreto-legge. Infatti, con questo provvedimento, viene autorizzata la continuità del ciclo produttivo in considerazione, proprio, del carattere strategico degli aspetti occupazionali, ambientali e di salute che questo impianto trascina con sé.
Voglio rinnovare, anche a nome del mio gruppo, un sentito ringraziamento al Ministro Clini, il cui pragmatismo e la cui lucidità hanno consentito la definizione di programmi di intervento mirati ad armonizzare le esigenze economiche, ambientali e di salute legate all'area e al territorio stesso; un ringraziamento sentito anche in virtù dell'emendamento da lui sottoposto a questo provvedimento, che ha chiarito la possibilità di disporre dei manufatti realizzati fino a trentasei mesi prima dell'entrata in vigore del decreto-legge, quelli che sono oggi bloccati dalla magistratura, in modo, dunque, da consentire realmente il prosieguo delle attività. Tra l'altro l'AIA, così come rivista e pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso ottobre, si colloca proprio nella giusta direzione, adeguando le prescrizioni dello stabilimento ai migliori standard e alle migliori tecnologie disponibili indicate dalla Commissione europea, sebbene il vincolo di adeguamento sia previsto per il 2016, e questo a mio parere è un aspetto non trascurabile. A chi, invece, ha additato il Ministro e quindi anche questo provvedimento come anticostituzionale, dico basta! Basta con la demagogia che dinanzi ai drammi sociali ed economici rappresenta una aggravante; infatti voglio ricordarlo: il blocco imposto dalla magistratura si colloca in una situazione di controtendenza rispetto a quanto auspicato e operato dal Ministro e dal Governo negli ultimi mesi perché, di fatto, il blocco delle attività impedisce l'esecuzione delle operazioni di risanamento prescritte dall'autorizzazione integrata ambientale, ma questo, invece, non lo dice nessuno. Al di là della facile demagogia cui sembra che molti referenti politici si vogliano lasciare andare in questo momento, bisogna dare priorità a tre fattori: salute dei cittadini, continuità occupazionale, tenuta economica e ambientale e nulla di più. Ma tutto questo è possibile con l'esecuzione della prescrizione dell'AIA in perfetto accordo con le disposizioni internazionali, per cui l'azione del Ministro Clini rappresenta la best practice al momento percorribile; come ricorda il Ministro, la chiusura dell'impianto può comportare rischi ambientali rilevanti considerando i riflessi che può avere lo smantellamento delle strutture. Per cui, chi auspica la chiusura supportando le decisioni della magistratura evidenzia uno scollamento tra la realtà e le esigenze del Paese, uno scollamento che qui dovremmo colmare e che invece si continua a rafforzare. Al momento devono apparire particolarmente chiare l'efficacia e l'opportunità degli interventi sanciti con questo decreto-legge.
Appare chiaro, qualora non ci fosse stata l'attenzione del Ministro Clini, che con molta probabilità si sarebbe prestato il fianco a coloro che, sia sul fronte politico che istituzionale, premono per la chiusura dell'impianto, sbattendo le porte Pag. 41in faccia a chi vuole operare un rinnovamento ambientale, sanitario e occupazionale e, di conseguenza, a chi vuole consentire un rinnovamento delle potenzialità dell'industria siderurgica italiana. È per questo che voglio affermare con certezza, dopo averci messo la faccia, che il Ministro Clini si configura come uno dei migliori rappresentanti di questo Governo, e l'attenzione rivolta a questo provvedimento ne rappresenta la conferma più evidente. Con queste premesse, mi preme evidenziare il voto favorevole del mio gruppo al decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mondello. Ne ha facoltà.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, intervengo come rappresentante del gruppo UdC prima del voto di fiducia sul provvedimento inerente la conversione in legge del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di Taranto. Il nostro gruppo ritiene che il lavoro sia di fondamentale importanza nella società, come il diritto alla salute, e crediamo che si siano fatti tutti gli approfondimenti possibili, per conciliare questi due diritti, con ampie discussioni ed elevata partecipazione nelle Commissioni competenti. Vanno svolte alcune considerazioni in merito. La bonifica dell'area di Taranto deve fronteggiare un inquinamento che deriva da oltre cinquant'anni di industrializzazione pesante ben antecedente alla privatizzazione dell'Ilva. Si afferma che, con il sequestro dell'Ilva, cinquemila lavoratori andrebbero a casa, ma in realtà sarebbero molti di più, forse il doppio, se si calcola tutto l'indotto e anche il porto di Taranto, alimentato al 75 per cento dall'Ilva. È un intero sistema produttivo che rischia, perché l'Ilva è la più grande acciaieria europea ed ha grande importanza per l'economia nazionale. La siderurgia italiana è un sistema che esprime 30 mila posti di lavoro e ci sono parti importantissime dell'economia e del manifatturiero alimentate dalle produzioni di Taranto.
Le ripercussioni, sullo stabilimento genovese in particolare, sarebbero gravissime e si assisterebbe ad una vera e propria ingiustizia, perché si pagherebbero colpe altrui, visto che a Genova, grazie ad un accordo di programma del 2005, ci fu una riconversione della produzione che permise di salvaguardare molti posti di lavoro e, al tempo stesso, di tutelare ambiente e salute. Ribadisco la fiducia nell'operato della magistratura, che ha sollevato il problema e posto le istituzioni e la proprietà di fronte alle proprie responsabilità. Per giungere alla conciliazione fra diritto al lavoro e quello alla salute sarà necessaria la disponibilità e il sacrificio di tutte le parti in causa, che devono mostrare senso di responsabilità nella direzione del bene comune. Di fronte alle manifestazioni dei dipendenti, a cui, come gruppo Unione di Centro, particolarmente sensibile alle tematiche sociali, siamo vicini, all'apprensione delle famiglie per la propria salute e alle preoccupazioni delle altre attività, anche il Presidente Napolitano è intervenuto ed ha dichiarato che deve essere possibile, nel pieno rispetto dell'autonomia della magistratura e delle sue valutazioni ai fini dell'applicazione della legge, giungere a soluzioni che garantiscano la continuità e lo sviluppo delle attività in un settore di strategica importanza nazionale, fonte rilevantissima di occupazione, in particolare per Taranto e la Puglia, e insieme procedere senza ulteriori indugi agli interventi spettanti all'impresa e alle iniziative del Governo nazionale e degli enti locali che risultino indispensabili per un pieno adeguamento alle direttive europee e alle norme per la protezione dell'ambiente e la tutela della salute dei cittadini.
Il Ministro Clini, che ringraziamo per l'intenso lavoro che ha svolto in un periodo tra l'altro particolarmente difficile per il reperimento delle risorse, ha dichiarato: all'Ilva non regaliamo nulla, l'azienda dovrà affrontare investimenti impegnativi Pag. 42per allinearsi ai migliori standard europei. Voglio, inoltre, richiamare l'attenzione sull'emendamento che è stato introdotto per sbloccare i prodotti finiti che sono stati oggetto di sequestro: se, in effetti, non fosse tolto il sequestro dei prodotti rimasti giacenti, che comporta minacce di sospensione del lavoro presso gli stabilimenti di Genova, Novi Ligure ed altri...Di fronte a questa grave situazione, dopo l'allarme lanciato dal direttore dello stabilimento a seguito del sequestro del materiale già prodotto, il Ministro dell'ambiente, Corrado Clini, ha presentato un emendamento che chiarisce la possibilità per l'Ilva di disporre dei manufatti realizzati sino a 36 mesi prima dell'entrata in vigore del decreto-legge e oggi bloccati dalla magistratura poiché, siccome il decreto-legge assicura la continuità produttiva, devono essere sbloccati. Con l'emendamento potrebbe risolversi la partita dei semilavorati a prodotti finiti che non possono ad oggi essere spediti da Taranto per approvvigionare gli altri stabilimenti del gruppo e non possono essere venduti. Con l'emendamento si dovrebbe sbloccare un milione e 200 mila tonnellate di acciaio, del valore commerciale di un miliardo di euro, che sono ora sulle banchine portuali.
Il Ministro Clini e il collega alla salute Renato Balduzzi hanno ampiamente illustrato il senso del provvedimento alle Commissioni ambiente e attività produttive della Camera, dicendo che esso punta a favorire il risanamento ambientale, offrendo tutte le tutele per la salvaguardia della salute. Non possiamo negare che in un passato anche recente questo aspetto è stato trascurato e sottovalutato grazie alle disposizioni previste dall'AIA. Il Ministro Balduzzi ha annunciato che parte delle risorse degli obiettivi prioritari dal Piano nazionale sanitario saranno destinati a Taranto.
Auspichiamo, quindi, la conversione del decreto-legge con l'inserimento dell'emendamento, perché a Genova, in particolare, la preoccupazione è alta. I dipendenti Ilva hanno dimostrato, dando vita a varie manifestazioni, grande senso di responsabilità e dignità anche nella disgraziata circostanza del tornado che ha investito l'area, causando anche la perdita di una vita umana, che oggi noi ricordiamo. Desidero anche ricordare come le manifestazioni delle maestranze genovesi si siano svolte in un clima ordinato nonostante la preoccupazione per un fatto che ricadrebbe su una città già duramente colpita dalla crisi. Per cui a Genova è stata effettuata una riunione tra i vertici aziendali e il sindacato, dalla quale è emersa l'importanza dell'approvazione dell'emendamento al decreto-legge in discussione oggi.
Se, come auspichiamo, l'emendamento sarà approvato tra rotoli di scarto, che è possibile lavorare, e ferie, si può arrivare alla Befana con una certa tranquillità. Se così non fosse, la situazione potrebbe diventare drammatica. Noi auspichiamo la conversione del decreto-legge con inserito un emendamento che stabilisce che l'Ilva può continuare a vendere prodotti. Siamo consapevoli che l'iter è pieno di problematiche e foriero di dubbi affrontati in profondità nel dibattito delle Commissioni, ma credo che, nella convinzione che salute e lavoro debbano coesistere, si sia intrapresa una strada che, pur nella consapevolezza dei molti errori commessi in passato, porti al mantenimento di una realtà industriale tra le più importanti del nostro Paese e non solo. Per questo, il gruppo UdC voterà convintamente la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, colleghi, oggi ci troviamo di fronte all'ennesima fiducia, una fiducia in condizioni tali per cui pare impossibile porla, una banalizzazione della procedura, quindi uno spregio al valore politico del voto e conseguentemente alla volontà popolare che tuttavia non sembra turbare l'inquilino del Colle. Sinceramente un comportamento arrogante e provocatorio, quello del Governo, e, visto che vogliamo parlare di fiducia, parliamo allora della fiducia a questo Governo. Pag. 43
Il vostro Governo è partito, parlando di trasparenza, regole, equità, rigore e sviluppo, poi abbiamo rivisto il solito vecchio film: tasse, ingiustizia, clientelismo, centralismo e sprechi. Tutti i dati dicono che la Repubblica sprofonda, ma il Presidente del Consiglio, novello Adolfo nel bunker di Berlino, insiste col dire che ha salvato l'Italia e che tutto è a posto, i conti sono a posto. Non so se dobbiamo vedere una correlazione fra queste dichiarazioni ottimistiche ed i tentativi legislativi di depenalizzare l'uso della cannabis, però la gente ascolta queste dichiarazioni e confronta con la sua vita di tutti i giorni e rimane basita.
Professore, seriamente, di che cosa stiamo parlando? I conti sono a posto perché voi... Ministro, tra l'altro, capisco che è un momento difficile per l'economia ma se lasciasse stare un secondo il doppio lavoro e si dedicasse all'Aula sarebbe meglio... (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sto ascoltando con grande attenzione.

ALBERTO TORAZZI. Dicevamo, i conti sono a posto perché voi sommate l'IRES sui redditi del 2011, cioè prima del vostro sciagurato avvento, con i 28 miliardi dell'IMU con cui state strozzando le famiglie italiane, ma come saranno i conti l'anno prossimo o tra due anni quando noi dovremo utilizzare l'IRES derivato dalla vostra cura del 2012 e del 2013? Una cura insensata che ha un solo ingrediente: tasse, tasse, tasse e ancora tasse. Ora ve lo dico io come saranno i conti: mancherà almeno un 3 per cento di IRES nel 2013 e un 4 o forse anche un 5 per cento nel 2014, mentre l'IVA, l'abbiamo già visto, nonostante l'aumento nominale, è già in caduta libera.
Noi non eravamo sull'orlo del baratro, signori professori, finché non è arrivato il professore che ci ha buttato di sotto. Bravo! Il professore parla sempre di spread e di difesa dell'euro e a questi concetti ha «impiccato» un Paese intero, ma ha capito o non ha capito che, se avessimo la nostra moneta come la Gran Bretagna, lo spread sarebbe prossimo allo zero? Lo chiedo anche a voi, colleghi, perché non è un concetto da poco. Potremmo, come gli Stati Uniti, stampare moneta in caso di necessità, cioè quando si scatena la speculazione e ci prende in giro. Vi do dei dati: il terzo quantitative easing vale 60 miliardi di dollari al mese a cui hanno appena aggiunto un plus di 45 miliardi di dollari al mese; sono 105 miliardi di dollari di carta ogni mese, soldi che sono disponibili a tasso zero e con cui molti comprano i nostri titoli di Stato che danno una rendita del 4 per cento, la speculazione perfetta, e noi la stiamo agevolando. Noi, pieni di debiti che ci strozzano, continuiamo a difendere l'euro: è una politica economica da TSO, diciamo la verità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non basta, incuranti del ridicolo, dopo che vi siete rimangiati la promessa di saldare i 70 miliardi di debito della pubblica amministrazione con le imprese, senza batter ciglio avete versato i miliardi per l'ultima tranche di aiuti alla Grecia, miliardi con cui la povera Grecia dovrà pagare i suoi creditori che sono poi quelli che hanno speculato sul suo debito, cioè sempre gli amici di Goldman Sachs e le banche francesi e tedesche, cioè dei soggetti privati come le nostre imprese.
Voi pagate i debiti della Grecia alle banche che finanziano i concorrenti delle nostre imprese, cosicché non manchi loro la liquidità - Dio non voglia - utilizzando i soldi, con cui dovreste pagare i debiti del vostro Governo, con le nostre imprese. Questa è la vostra equità! A lei piace spiegare, fare il professore - mi riferisco al vostro capo -, allora le do un consiglio: spieghi bene questo concetto che abbiamo esposto, quando parla con gli studenti e si vanta, perché non credo che si trovi nei dizionari a disposizione delle persone normodotate. Le vostre manovre hanno spostato decine di miliardi di euro da un'economia privata tra le più dinamiche del pianeta alla gestione di una macchina Pag. 44pubblica tra le più inefficienti della storia dell'umanità. E voi dite che così ci sarà sviluppo e crescita. State facendo una politica economica diversamente intelligente - direbbe qualcuno per non offendere - ed il Presidente Napolitano, preoccupato, vuole evitare di trovarvi in sella il giorno che si vedranno gli effetti dei vostri sforzi, che sono anche i suoi. Questo è il motivo per cui non vi sostiene più, cari tecnici. In nessun Paese normale un Governo subentrato ad un altro, che in pochi mesi peggiora tutti gli indicatori economici, accende una recessione mai vista e riduce in cenere i sacrifici di una vita intera - lo dico per il Ministro Fornero, ma è uno dei vostri Ministri - avrebbe il coraggio di chiedere la fiducia. Ma questo non è un Paese normale: basta guardare voi. Come si fa ad introdurre l'IMU, sapendo che metà del Paese considera il catasto un'offesa alla sensibilità sociale del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? In altre latitudini si dice: evasione fiscale, ma qui diciamo così. Come si fa a tagliare le pensioni di anzianità, le uniche che sono frutto del risparmio concretizzato da decenni di contributi, ignorando la montagna di 5 milioni di pensioni di invalidità? Sono oltre il doppio di quelle della Germania, che ha 2 milioni di pensioni di invalidità e ha un terzo di cittadini in più di questa felice Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Si tratta di una montagna, che la statistica - come ho già avuto modo di dire - scienza cinica e bara, chiama con il suo nome: truffa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Lega Nord Padania, per queste e tante altre ragioni, non voterà la fiducia al vostro Governo, un Governo che è contro il nord, contro le famiglie, contro le imprese, contro chi lavora e contro la libertà della nostra gente.
Chiudo con gli auguri al Presidente del Consiglio: auguri di una precoce pensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, vorrei iniziare questo mio brevissimo intervento leggendo dei passi delle norme tecniche di attuazione del piano regolatore di Venezia. Siamo nel 1962: «Nella zona industriale di porto Marghera troveranno posto prevalentemente quegli impianti che diffondono nell'aria fumo, polvere o esalazioni dannose alla vita umana, che scaricano nell'acqua sostanze velenose, che producono vibrazioni o rumori», parole testuali di quel piano regolatore. Da questo bisogna partire. Quella cultura è la cultura che ha fatto sì che in Italia fossero costruiti stabilimenti come quello dell'Ilva del quale ci stiamo occupando. Una cultura, per fortuna, trascorsa, ormai alle spalle, che però forse è passata alle spalle in un tempo troppo lungo. Avremmo dovuto superarla ben prima.
La vicenda dell'Ilva è anche il paradigma di tutte le questioni aperte nel nostro Paese, di una politica industriale non ancora ordinata, coerente e funzionante, dei problemi del Mezzogiorno (l'Ilva è forse il più grande stabilimento del Mezzogiorno, uno stabilimento che inquina una zona bellissima del Mezzogiorno), dei problemi dell'ambiente perché lo stabilimento era frutto di quei tempi, tempi nei quali era possibile costruire lungo la costa, vicino al mare, ponendo in essere un intervento così invasivo delle nostre località. C'è il tema dell'attenzione alla salute che è, dal mio punto di vista, il tema principe del decreto-legge di cui ci stiamo occupando.
Il collega Bratti questa mattina ha ben sintetizzato le diverse vicissitudini dell'Ilva e soprattutto la gravità della situazione sanitaria, così come certificato dalla perizia chimica ed epidemiologica richiesta dalla procura di Taranto.
Ma c'è anche un altro aspetto, quello degli imprenditori spregiudicati. Possiamo dirlo che siamo in presenza di imprenditori spregiudicati che hanno pensato al profitto prima di tutto, mettendo molto in secondo piano tutti gli altri diritti dei quali, invece, è importante tener conto e che la politica deve tutelare prima di ogni cosa? È anche una vicenda in cui compaiono Pag. 45i conflitti tra poteri dello Stato, non solo tra il potere giudiziario e quello politico, ma anche tra il potere politico centrale e quello periferico, se così si può chiamare, con un termine che francamente non mi piace ma che anche in questi giorni contrappone, in qualche modo, la posizione del Governo a quella della regione Puglia. Interrogativi forti, irrisolti e, in qualche modo, persino laceranti cui questo decreto prova a dare risposta. Ambiente, salute e occupazione, è un trinomio ineludibile, peraltro tra i diritti sanciti dalla Costituzione. Ogni qualvolta non si trova equilibrio in questo trinomio il Paese e i cittadini subiscono danni ineguagliabili e tutti, in primis il legislatore, sono chiamati a porvi rimedio.
Il decreto consente la prosecuzione dell'attività produttiva, a patto che siano rispettate le prescrizioni contenute nell'AIA. Qui mi piace precisare, richiamando parole del Ministro Clini, che l'AIA, rilasciata il 4 agosto 2011 dallo scorso Governo con il consenso della regione, era ovviamente insufficiente, altrimenti non saremmo in questa situazione. Ben altre prescrizioni ambientali ed impegni di risanamento per l'Ilva sono contenuti nell'AIA del 26 ottobre 2012. Per l'AIA precedente sono passati anni perché fosse approvata e anche da questo punto di vista credo che forse qualcuno il mea culpa dovrebbe farlo se è stato necessario, dopo solo un anno, approvarne un'altra per evitare la chiusura degli stabilimenti. Il Ministro ha affermato che è la prima volta che in Europa si applicano requisiti così severi dal punto di vista ambientale e sanzioni così rigorose da un punto di vista amministrativo. È vero ed è anche per questo che voteremo la fiducia e che voteremo poi la conversione in legge del decreto-legge.
I relatori, i colleghi Mariani e Saglia, hanno svolto un egregio lavoro, pur nella situazione tutta particolare nella quale ci troviamo in questa traumatica fine di legislatura, che ha reso necessaria un'accelerazione, forse a detrimento di un ulteriore approfondimento e riflessione che ben volentieri avremmo voluto che il Parlamento potesse fare. E, però, il lavoro che abbiamo svolto nelle Commissioni ha migliorato il testo originario. Voglio citare, in particolare, due emendamenti del gruppo del PD, uno a prima firma Realacci e firmato anche da me e dai colleghi Braga e Bratti, che consente di compiere un significativo passo in avanti, peraltro facendo somigliare di più il testo del decreto al titolo, perché il titolo richiama e, anzi, inizia dicendo «(...) disposizioni urgenti a tutela della salute (...)». Questo emendamento del collega Realacci introduce il concetto di valutazione del danno sanitario ed impone al Ministro della salute di riferire annualmente in Parlamento sullo stato della salute della popolazione coinvolta, sulle misure di cura e di prevenzione messe in atto e sui loro benefici.
Allo stesso modo, un altro emendamento, proposto da me con i colleghi citati poco fa del Partito Democratico, introduce iniziative di informazione e di consultazione che il Garante dovrà promuovere, finalizzate ad assicurare trasparenza e partecipazione dei cittadini alle scelte più rilevanti. Abbiamo «tenuto» molto e abbiamo discusso a lungo su questo emendamento, facendo anche una piccola battaglia perché inizialmente non vi era accoglimento da parte del Governo che poi nella riformulazione, invece, ha condiviso la nostra impostazione. Ma anche questo è un principio ineludibile. Quanto più toccanti, laceranti e delicate sono le situazioni di cui ci si occupa, quanto più queste situazioni riguardano la salute dei cittadini, tanto più è necessario garantire agli stessi il massimo possibile di informazione e di trasparenza, di formazione condivisa delle scelte, di coinvolgimento di tutti i livelli, anche politico-istituzionali. Ed, infatti, ulteriori emendamenti ampliano il coinvolgimento degli enti locali e valorizzano il ruolo e le funzioni degli organismi di controllo ambientale.
Concludo, signor Presidente. Questo decreto - non lo voglio negare - è un atto estremo. È un atto che punta a chiudere una stagione troppo lunga di ritardi, opacità, superficialità, errori. L'obiettivo è quello di tutelare ambiente e salute mantenendo Pag. 46però i livelli di occupazione. Meglio sarebbe stato non essere a questo punto. Però qui siamo e la buona politica è quella che nelle condizioni date cerca una via d'uscita da cammini incerti e fuorvianti del passato, provando ad indicare percorsi virtuosi. Non abbiamo certezze, ma speriamo che il percorso indicato sia quello giusto. Siamo certi che il PD lavorerà perché sia quello giusto e siamo certi anche di aver provato ad indicare una via d'uscita da una situazione che, come dire, è preoccupante per tutti noi e che, in virtù di errori che sono stati compiuti, mette tutti noi di fronte a responsabilità forti, responsabilità che la buona politica è in grado però di assumersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, signor Ministro, annuncio fin da ora che il voto di fiducia del Popolo della Libertà su questo provvedimento sarà favorevole e lo sarà convintamente. E questo per diverse ragioni. La prima è questa: siamo il secondo Paese manifatturiero d'Europa, siamo un Paese manifatturiero e vogliamo continuare ad esserlo. Non possiamo perdere per questo l'industria di base dell'acciaio. Per questo motivo la definizione di sito di interesse strategico è la giusta definizione che dà questo decreto-legge ai siti come l'Ilva. Nel passato abbiamo perso la chimica di base per distrazione della politica. Se perdiamo anche l'industria dell'acciaio siamo destinati ad uscire anche dal novero dei Paesi industrializzati ed è bene che questo l'abbiamo chiaro, perché la questione dell'Ilva, la vicenda di questo decreto, si pone come la prima e più importante questione e la prima sfida che riguarda la politica industriale di questo Paese e riguarda l'opzione, perché sull'Ilva si gioca il futuro industriale manifatturiero dell'Italia, come ha giustamente ricordato il presidente di Confindustria, Squinzi.
Secondo motivo: siamo in una fase di recessione economica e non possiamo pensare di mettere in ginocchio una città né di gettare al vento circa tre punti di PIL, perché un punto riguarda Taranto, ma due punti riguardano le imprese della trasformazione dei semilavorati e anche gli utilizzatori finali, l'industria del «bianco», gli elettrodomestici, l'edilizia, l'industria meccanica, l'industria dei produttori di macchine, che guarda caso sono il vanto del made in Italy. Perdere PIL significa perdere occupazione e lo dico anche al collega Zazzera, anche se non c'è, del quale non ho apprezzato l'intervento demagogico. E se chiudesse il principale produttore italiano dell'acciaio, il prezzo dell'acciaio stesso salirebbe alle stelle e sarebbe un'altra «botta clamorosa», sarebbe un colpo fortissimo alla competitività ed anche alla produttività delle nostre imprese.
Altra motivazione: in un Paese che sia e voglia essere veramente moderno non si possono contrapporre produzione e ambiente, lavoro e salute, come abbiamo sentito in quest'Aula negli interventi di oggi pomeriggio e anche in qualche intervento nella discussione sulle linee generali di questa mattina. Produzione e ambiente, lavoro e salute possono e devono poter coesistere. Devono essere coniugati e va dato atto al Ministro di averlo fatto in questi mesi di impegno.
Se posso fare una piccola nota al collega Margiotta, la citazione di Venezia è anche un po' fuori luogo, perché nel 1958, quando in questo Paese di ambiente non si parlava e non si sapeva neanche cosa volesse dire questa parola, prima di fare lo stabilimento dell'Italsider, si fece addirittura l'analisi dei venti, quindi il contrario di quello che è successo a Venezia. Quindi, teniamo conto anche di queste cose. Non lo dico per polemica, ma solo per una questione di verità.
Le norme della nuova AIA emanata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, contro le quali, ricordo, non vi è stato alcun ricorso da parte delle aziende, e quindi sono accettate, introducono disposizioni pesantissime Pag. 47e strettissime. Abbiamo anticipato norme che entreranno in vigore in Europa per i nuovi impianti e i rifacimenti dal 2016, non per gli impianti esistenti, peraltro. Non solo, forse a qualcuno sfugge che gli industriali tedeschi stanno chiedendo una proroga di sei anni dell'entrata in vigore di tali norme. Noi la anticipiamo! Al riguardo, non è che stiamo imponendo delle norme «acqua e sapone» all'Ilva, ma stiamo imponendo delle norme pesantissime, molto oltre qualunque norma attuale. Questo credo dica della volontà di fare le cose seriamente, per coniugare, come dicevo prima, produzione e lavoro, ambiente e salute, ed è bene che tutti abbiano chiaro che sono queste norme che consentiranno a Taranto, al sito dell'Ilva e ad altri di fare le bonifiche; bonifiche che non si faranno se l'Ilva chiude (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), come, purtroppo, testimonia la storia di tanti impianti industriali di questo Paese che sono stati dismessi e sui quali non si sono fatte le bonifiche. Dove si chiude la produzione non si fanno bonifiche: lo abbiano chiaro tutti, soprattutto quelli che, giustamente, hanno a cuore l'ambiente.
Ma vi è un'ulteriore ragione, non meno importante, per il voto favorevole alla fiducia e al decreto: è quella che ha ricordato il Ministro Clini nel corso dell'ultimo passaggio, dell'ultima informativa urgente resa in quest'Aula poche settimane fa. Vi è, infatti, in gioco una questione che riguarda lo Stato di diritto: la nostra Costituzione prevede che le norme le faccia il Parlamento e che le autorizzazioni per l'esercizio di impianti industriali competano al Governo e alle autorità amministrative; non competono alla magistratura. Questo lo dico senza alcuna polemica. La giustizia faccia il suo corso e lo faccia tutto: se individua delle responsabilità, punisca i colpevoli, ma questo non significa che possa essere la magistratura ad autorizzare che un impianto produttivo possa operare o meno, perché non è compito della magistratura. E sarebbe sbagliato se non si rispettasse l'ordine che la divisione dei poteri prevede. Domani, come ha giustamente ricordato il Ministro Clini, un giudice potrebbe vietare l'utilizzo di qualunque veicolo a motore, perché i veicoli a motore inquinano l'aria e provocano i tumori. Quindi, cosa facciamo? Fermiamo tutti i veicoli in questo Paese? Sarebbe il requiem delle norme e questa è una cosa che credo un Parlamento non possa accettare.
Per questo il decreto che stiamo convertendo riguarda tutti i siti di interesse strategico nazionale, e non solo l'Ilva. E non è un aggiramento della Costituzione, come ha detto l'onorevole Zazzera: è una norma giustamente generale, che deve essere giustamente generale. Queste sono le ragioni che motivano il nostro appoggio a questo provvedimento.
Vorrei concludere, signor Presidente, esprimendo comunque, a nome del mio gruppo, e anche mio personale, ovviamente, un sincero apprezzamento per l'impegno costante e intenso del Ministro Clini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), sia per le normative che ha predisposto sia per l'impegno a cercare una soluzione anche con gli altri ordini e poteri dello Stato, per fare una cosa veramente equilibrata per il bene comune. È un impegno di cui diamo volentieri atto a lui, al sottosegretario Fanelli e anche a tutta la Presidenza del Consiglio, che ha sostenuto quest'opera.
Concludo ribadendo, un'altra volta, il voto convinto e favorevole del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Sull'ordine dei lavori (ore 18,25).

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, dall'ordine del giorno della seduta di domani risulta che è stato iscritto il decreto-legge sulla riduzione del numero delle sottoscrizioni per la presentazione Pag. 48delle liste di candidati e cause di ineleggibilità alle elezioni politiche del 2013.
Signor Presidente, io mi appello alla sua sensibilità affinché trasferisca al Presidente della Camera la nostra ferma opposizione alla discussione del decreto nel pomeriggio di domani perché, in maniera del tutto impropria, è stato fissato e messo all'ordine del giorno dalla Conferenza dei presidenti di gruppo un provvedimento che non risultava ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Questo è il primo punto.
Il secondo punto della nostra preoccupazione è che non c'è il tempo materiale per poter esaminare un provvedimento complesso che, ad una prima, superficiale, lettura di un testo non pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, risulta poco corretto, risulta un decreto-legge che discrimina i diritti delle diverse componenti parlamentari. Insomma, è un abito confezionato ad hoc per qualcuno contro altri. Vi è una forzatura rispetto al nostro Regolamento della Camera dei deputati, per cui io mi appello alla sua sensibilità affinché si diano i tempi giusti, altre ventiquattro ore, per poter affrontare nel merito le questioni sollevate da questo decreto, per poter andare alle elezioni nella maniera più trasparente e corretta possibile.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, mi consenta, innanzitutto, di constatare che, non essendoci altri iscritti a parlare sul punto all'ordine del giorno, sono esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Mi ha colto di sorpresa chiedendomi la parola.
A questo punto le rispondo che il decreto è pubblicato in Gazzetta Ufficiale oggi e la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso, all'unanimità, di porre all'ordine del giorno di domani la discussione sul decreto. Quella sarà la sede nella quale, evidentemente, tra l'esame in Commissione e l'esame in Aula, potrà essere modificato.

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, mi permetta di tornare su questo punto, perché è evidente che ci troviamo di fronte ad un decreto molto complesso e molto articolato che presenta, anche a nostro avviso, alcune parti molto censurabili. Comunque di questo ne discuteremo nella sede opportuna, che è quella della Commissione.
Però mi permetto di osservare che è stato fissato un termine degli emendamenti, che mi sembra sia fissato per domani alle 11, ancora prima che il decreto fosse pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Questo, evidentemente, comporta un'anomalia sulla quale bisogna ragionare perché, se poi vogliamo utilizzare questo decreto per una forzatura anche rispetto al Regolamento della Camera, evidentemente vi è materia sulla quale dovremmo discutere a lungo.
Allora, mi appello a lei, signor Presidente, perché io ho partecipato a quella Conferenza dei presidenti di gruppo e mi sono attenuto, concordando, a quelle che sono state le disposizioni finali, ma qui ci troviamo di fronte ad una questione molto, molto particolare. Mi appello a lei perché sia rappresentata anche al Presidente della Camera e, se necessario, riconvocando la Conferenza dei presidenti di gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole Moffa, naturalmente sarà mia cura riferire al Presidente e anche, naturalmente, al presidente di Commissione per poi verificare e provvedere all'esame della sua richiesta.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione A.C. 5617-A/R (ore 18,30).

PRESIDENTE. Essendo esaurite le dichiarazioni di voto sulla fiducia e poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale abbia inizio a partire dalle ore 19, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 18,30, è ripresa alle 19.

Pag. 49

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5617-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Aggiungo che dopo quell'elenco, che sarà rigorosamente rispettato dalla Presidenza, non verranno accettate altre richieste, comprese quelle di chi è appena stato chiamato e vorrebbe essere richiamato.
Quindi, prego i colleghi che vogliono rispettare il turno di stare in Aula. Facciamo i patti chiari subito: questo è lo svolgimento per questa sera.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Lulli.
Invito dunque il deputato segretario a procedere alla chiama.

(Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 19,40)
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 19,42)
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n.5617-A/R di conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 516
Votanti 492
Astenuti 24
Maggioranza 247
Hanno risposto 421
Hanno risposto no71.

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Antonione Roberto
Aracri Francesco
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista Pag. 50
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biasotti Sandro
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Cimadoro Gabriele
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Colucci Francesco
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto Pag. 51
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontanelli Paolo
Forcieri Giovanni Lorenzo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gelmini Mariastella
Gentiloni Silveri Paolo
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giammanco Gabriella
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo Pag. 52
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Muro Luigi
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (Pd)
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Pizzimbone Pier Paolo
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Portas Giacomo Antonio
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco Pag. 53
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo
Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Bianconi Maurizio
Bitonci Massimo Pag. 54
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bragantini Matteo
Brugger Siegfried
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Forcolin Gianluca
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Mancuso Gianni
Meroni Fabio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Reguzzoni Marco Giovanni
Rivolta Erica
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Vatinno Giuseppe
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Ascierto Filippo
Beccalossi Viviana
Biancofiore Michaela
Catanoso Basilio
Contento Manlio
Costa Enrico
Di Cagno Abbrescia Simeone
Dima Giovanni
Formisano Aniello
Giorgetti Alberto
Giulietti Giuseppe
Grassano Maurizio
Mantovano Alfredo
Martino Antonio
Moles Giuseppe
Murgia Bruno
Nicco Roberto Rolando
Nola Carlo
Paladini Giovanni
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pisacane Michele
Porcino Gaetano
Prestigiacomo Stefania

Sono in missione:

Bergamini Deborah
Buonfiglio Antonio
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
Corsini Paolo
Jannone Giorgio
Lombardo Angelo Salvatore Pag. 55
Lupi Maurizio
Martini Francesca
Melchiorre Daniela
Migliori Riccardo
Mura Silvana
Stucchi Giacomo

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5617-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5617-A/R).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, a norma dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento, l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5617-A/R/1, limitatamente alle lettere a) e b) dell'impegno, che intervengono in materia di prepensionamento dei lavoratori che abbiano maturato gli anni contributivi necessari, nonché in materia di inclusione tra i lavoratori cosiddetti «esodati» di quelli che, alla cessazione dell'attività lavorativa, risultino privi di tali requisiti.
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 88, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Marinello n. 9/5617-A/R/9, in quanto non è volto, come prescritto dalla citata norma regolamentare, a recare istruzioni al Governo in relazione alla legge in esame, ma contiene un impegno relativo ad una modifica di principi e disposizioni di rango costituzionale, impegno che non può costituire oggetto di un atto di indirizzo.

FABIO MERONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Meroni, quale ordine del giorno intende illustrare?

FABIO MERONI. Signor Presidente, intendo illustrare l'ordine del giorno n. 9/5617-A/R.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Meroni, quello è il numero del provvedimento; qual è il numero dell'ordine del giorno? Alla Presidenza non risulta che lei abbia presentato alcun ordine del giorno. Quindi, non può illustrare..

FABIO MERONI. L'ordine del giorno è stato presentato entro le ore 18 da parte dell'ufficio della Lega Nord Padania.

PRESIDENTE. Ma lei non lo ha sottoscritto.

FABIO MERONI. È firmato: onorevole Meroni.

PRESIDENTE. A noi risulta in effetti un ordine del giorno presentato dalla Lega Nord Padania ma non riporta la sua firma.

FABIO MERONI. Io ho la fotocopia, mi scusi.

PRESIDENTE. Non si preoccupi allora, ora provvedo a controllare gli atti; si vede che lei ha una copia che io non ho.
Bene, onorevole Meroni, ora a noi risulta l'ordine del giorno Meroni n. 9/5617-A/R/11.
Prego, se vuole illustrarlo, ne ha facoltà.

FABIO MERONI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno, che ha un altro protocollo, impegna il Governo, nell'ambito delle misure di attuazione del presente decreto-legge e del decreto-legge n. 129 del 2012, e delle attività di bonifica e messa in sicurezza ivi previste, ad utilizzare tutte le tecnologie disponibili, anche quelle più innovative. Come ho già avuto modo di dire con il sottosegretario e con il Ministro, vorrei ribadire cosa chiedo io, signor Presidente, checché lei non abbia ritenuto che esista un ordine del giorno a mia firma. Visto e considerato che il sottoscritto ha presentato anche una interpellanza a questo Governo, a cui è stata data risposta, cosa succede? A noi non interessa il parere che esprime la magistratura, ci interessa cosa farà il Garante, Pag. 56ci interessa cosa succederà ai ventimila dipendenti, quale sarà il destino dei ventimila dipendenti.
Signor Presidente, a noi interessa anche che effetti abbia il benzopirene certificato dal Governo nella relazione del 1o agosto 2012 del Ministro Clini che riguarda l'inquinamento ambientale da benzopirene, dove si afferma che non esistono tecnologie note che possano eliminare la polverosità diffusa.
Signor Presidente, dovrei leggere solamente l'estratto, dove vi è scritto ciò che dice il Ministro Clini, ma le riassumo solamente e brevemente le linee prioritarie, che affermano che tecnologie anche innovative potrebbero ottenere finanziamenti dalla Comunità europea. Caro sottosegretario, cosa chiedo? Io chiedo un chiarimento della risposta alla mia interrogazione, nella quale il Ministro degli esteri non ha detto chi sta analizzando questa famosa tecnologia data dalla Fondazione Keshe, ed è per la prima volta che si parla in quest'Aula della Fondazione Keshe.
A seguito di questa «risposta non risposta» ho presentato un'altra interpellanza, con la quale chiedo chi stia verificando questa tecnologia, per un semplice motivo: il sottosegretario agli esteri Dassù ha detto che si sta provvedendo ad inviare tali file per un eventuale esame da parte degli enti competenti in materia. Questi enti competenti in materia, caro sottosegretario, cosa ci devono dire? La composizione, eventualmente, non della chiavetta che è stata consegnata dalla Fondazione Keshe all'ambasciatore, ma ci devono dire qual è la composizione del materiale, o meglio se hanno analizzato il materiale che era legato alla chiavetta. Inoltre, se lo hanno analizzato, lo hanno capito?
Signor sottosegretario - e parlo a lei per non parlare al Ministro -, mi faccio artefice di questa richiesta per un semplice motivo. Lei ha una grande responsabilità, non nei miei confronti, lei ha la grande responsabilità di rispondere all'umanità, e noi la stiamo ringraziando anticipatamente: se esiste la tecnologia innovativa che addirittura potrebbe permettere non solo di bonificare l'Ilva di Taranto, ma di prendere in esame anche gli altri siti inquinati, perché non si dà una risposta, positiva o negativa, ad una tecnologia innovativa? Perché non si dà una risposta ad un ingegnere nucleare che è venuto volontariamente in ambasciata a Bruxelles e ha fornito gratuitamente la tecnologia che ha permesso ad altri Stati di essere più avanti del nostro Paese in termini di bonifica ambientale, di sistemi medicali, di trasporto? Allora, le chiedo di darci questa risposta, anche se negativa, ma ce la dia. Chi è quell'ente che sta analizzando? Signor sottosegretario, le chiedo un grande favore, non per me, ma per chi verrà dopo di me e per chi verrà dopo di lei, ma soprattutto per chi potrà usufruire di queste nuove tecnologie. Signor sottosegretario, dia una risposta, è questo che chiederò in Aula domani.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Il seguito dell'esame del provvedimento avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 19 dicembre, a partire dalle ore 10, per l'espressione del parere e la votazione degli ordini del giorno. Successivamente, a partire dalle ore 11, avrà luogo lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta. Seguirà la votazione finale.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 19 dicembre 2012, alle 10:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, Pag. 57dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (C. 5617-A/R).

- Relatori: Mariani, per l'VIII Commissione; Saglia, per la X Commissione.

2. - Discussione di documenti in materia di insindacabilità:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti dei deputati Rampelli e Saltamartini (Doc. IV-ter, n. 25-A).
- Relatore: Paniz.

Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti civili nei confronti del deputato Colombo (Doc. IV-quater, nn. 25 e 26).
- Relatore: Samperi.

3. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1428.

(p.m.)

4. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2012, n. 223, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche nell'anno 2013 (C. 5657).
PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA
alla VII Commissione (Cultura):
GOISIS ed altri: «Disposizioni per l'insegnamento delle specificità culturali, geografico-storiche e linguistiche delle comunità territoriali e regionali» (1428).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

La seduta termina alle 20,15.