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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 733 di mercoledì 12 dicembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,35.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Borghesi, Brugger, Cirielli, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Fava, Aniello Formisano, Franceschini, Frassinetti, Galletti, Leone, Lo Moro, Lucà, Melchiorre, Messina, Migliori, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Palagiano, Palumbo, Pecorella, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo, Santelli e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,38).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare, tramite suo, la risposta ad alcune interrogazioni presentate circa i pesanti disservizi di Trenitalia nella regione Friuli Venezia Giulia. Anche in questi giorni c'è stata un'ulteriore penalizzazione con la chiusura delle biglietterie di Trenitalia a Gemona del Friuli, dove sono stati installati dei distributori automatici di biglietti che non funzionano.
Inoltre, desidero segnalare a lei e anche ai colleghi, che magari riescono a recuperare l'articolo, che oggi sul giornale Il Piccolo di Trieste c'è un bellissimo articolo a firma di Paolo Rumiz che descrive l'odissea che ha dovuto vivere anche lui in prima persona sul tratto di servizio ferroviario Trieste - Cervignano del Friuli. In un bellissimo articolo descrive la situazione del servizio ferroviario nella regione Friuli Venezia Giulia, per cui, signor Presidente, grazie per avermi dato la parola ma le chiedo, ancora una volta, di sollecitare il Governo a fornire risposta a tutta una serie di interrogazioni, non solo mie ma anche di altri colleghi di altri raggruppamenti politici che hanno presentato nel tempo diverse interrogazioni a cui appunto non è stato risposto.

Pag. 2

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, porteremo il grido di dolore, suo e degli utenti del tratto ferroviario Cervignano del Friuli - Trieste al Ministro competente.
A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,05.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,15.

Seguito della discussione della proposta di legge: Giancarlo Giorgetti ed altri: Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione (A.C. 5603-A) (ore 10,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, di iniziativa dei deputati Giancarlo Giorgetti ed altri: Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore, onorevole Duilio, è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Misto, per la componente politica delle Minoranze linguistiche, è stato invitato a segnalare i sei emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile l'articolo aggiuntivo Calderisi 19.020, non previamente presentato in Commissione, volto ad istituire una Commissione bicamerale con il compito di esercitare il controllo sull'equilibrio tra entrate e spese e sulla quantità, qualità ed efficacia della spesa.
Al riguardo faccio presente che l'articolo 5, comma 4, della legge costituzionale n. 1 del 2012, di riforma dell'articolo 81 della Costituzione, prevede che «le Camere, secondo modalità stabilite dai rispettivi Regolamenti, esercitano la funzione di controllo sulla finanza pubblica», facendo proprio specifico riferimento all'equilibrio tra entrate e spese ed alla qualità e all'efficacia della spesa delle pubbliche amministrazioni. Tale riserva di Regolamento preclude quindi la possibilità di ogni intervento legislativo in merito: in tal senso, l'articolo aggiuntivo Calderisi 19.020 si pone in contrasto con l'autonomia costituzionale delle Camere, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 7 marzo 2002.
Avverto che prima dell'inizio della seduta sono stati ritirati dall'onorevole Cambursano tutti gli emendamenti a sua firma, gli emendamenti 5.100 e 6.100 della Commissione, nonché gli emendamenti Baretta 3.20 e 18.20.
Avverto inoltre che la Commissione ha presentato gli emendamenti 5.200, 6.200, 10.200, 16.200, 18.200 e 18.201, che sono in distribuzione, ed in relazione ai quali risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato ai termini per la presentazione di subemendamenti.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 3
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 387
Astenuti 3
Maggioranza 194
Hanno votato
387).

Prendo atto che i deputati Laratta e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, ricordo che l'emendamento Cambursano 2.3 è stato ritirato. Resta, pertanto, l'emendamento 2.100 della Commissione, la quale ne raccomanda l'approvazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paglia, Tommaso Foti, Sanga, Zucchi, Carfagna, Crolla, Patarino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 402
Votanti 400
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato
400).

Prendo atto che il deputato Gava ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lussana, Villecco Calipari, Mondello, Crolla, Rossomando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 397
Votanti 395
Astenuti 2
Maggioranza 198
Hanno votato
395).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3. Ricordo che le proposte emendative ad esso presentate sono state ritirate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 4

Onorevoli Stasi, Sanga, Paniz, Paglia, Vella, Cossiga, Calderisi, Granata... è un'epidemia... onorevoli Cesario, Cesaro, Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 409
Votanti 407
Astenuti 2
Maggioranza 204
Hanno votato
407).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, è l'ennesima volta che accade. Se gli uffici non sono in grado di garantire al parlamentare, che ha regolarmente votato, di votare, chiedo che si ripeta la votazione, perché questo strumento deve metterci in condizioni, senza indugi, di votare regolarmente. Può apparire una questione di lana caprina, ma tale non è. Io ho alzato varie volte le mani e tutte le volte ho difficoltà. Evidentemente, visto che l'Ufficio di Presidenza della Camera ha adottato questo strumento, che lascia molto a desiderare, ci deve mettere in condizione di votare regolarmente quando siamo presenti e votiamo, perché non possiamo alzare le mani tutte le volte. Utilizzate un altro strumento o cercate di fornire gli strumenti idonei per consentire a noi di votare.

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, cercheremo di migliorare la funzionalità degli strumenti e di fare più attenzione ai colleghi in difficoltà. Lei, d'altro canto, abbia comprensione, perché qui dobbiamo tenere un qualche equilibrio tra il diritto di ogni parlamentare a votare e anche il diritto dei colleghi a non aspettare indefinitamente quando invece qualche collega non riesce a votare.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sanga, Calderisi, Marini, Rossomando, Cesaro, Bonciani, Angela Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 420
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato
420).

Pag. 5

Prendo atto che il deputato Stasi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sanga, Marini, Veltroni, Lussana, Stanca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 413
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
413).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Calderisi 5.20 e 5.21, anche alla luce del fatto che è stato presentato un emendamento da parte della Commissione che raccoglierebbe le questioni che sono poste dai due emendamenti Calderisi. L'emendamento 5.100 della Commissione è stato ritirato. La Commissione raccomanda inoltre l'approvazione del suo emendamento 5.200.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

GIUSEPPE CALDERISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, come ha anche detto il relatore, il contenuto degli emendamenti che ho presentato all'articolo 5 è stato sostanzialmente recepito nell'emendamento 5.200 della Commissione, per cui ritiro i miei emendamenti 5.20 e 5.21.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Veltroni, Minniti, Damiano, Torrisi, Moles, Gelmini, De Camillis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 430
Votanti 427
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato
427).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Sardelli, De Micheli, Patarino, Iannuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 6

(Presenti 430
Votanti 427
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato
426
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Bressa 6.20 e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.200.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Bressa 6.20.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Bressa 6.20, formulato dal relatore.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor presidente, accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 6.20.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Bossa, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 434
Votanti 431
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato
431).

Prendo atto che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Volpi, Sanga, Cardinale, Rao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 441
Votanti 438
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato
438).

Prendo atto che i deputati Distaso e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 7

Onorevoli Frassinetti, Viola, Scanderebech, Porcino, Sardelli, Realacci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 438
Votanti 436
Astenuti 2
Maggioranza 219
Hanno votato
436).

Prendo atto che i deputati Distaso e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bossa, Sanga, Barbato, Donadi, Moles, Antonione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
442).

Prendo atto che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 9.100, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Zeller 9.20.
Rispetto all'emendamento Zeller 9.21, la Commissione propone al presentatore una riformulazione, nel senso di espungere dal testo le parole finali...

PRESIDENTE. Onorevole Alberto Giorgetti, l'emendamento Zeller 9.21 non è stato segnalato dal gruppo.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, in ogni caso l'emendamento in oggetto è presente nel fascicolo e la Commissione propone una riformulazione, nel senso di espungere alla fine del testo le parole «anche con riferimento alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3». Con tale riformulazione la Commissione esprime un parere favorevole.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Bressa 9.22.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Onorevole Zeller, lei cambia l'ordine di segnalazione dei suoi emendamenti? Vuole che l'emendamento 9.21 sia votato e rinuncia ovviamente all'altro, oppure no?

KARL ZELLER. Signor Presidente, vista la dichiarazione del relatore, ritiro il mio emendamento 9.20 e accetto la riformulazione dell'altro mio emendamento 9.21.

PRESIDENTE. Sta bene. Pag. 8
Passiamo all'emendamento Bressa 9.22. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro e chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento Zeller 9.21.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.100 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Leo, Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 448
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato
448).

Prendo atto che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Zeller 9.20 è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zeller 9.21.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 9.21, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marchignoli, D'Antoni, Realacci, Calderisi, Sposetti, Servodio, Capodicasa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 445
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato
444
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, l'articolo 9 prende in considerazione la partecipazione degli enti locali al raggiungimento dell'equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico.
Nel testo iniziale c'era la possibilità che lo Stato potesse fare un'ulteriore normativa maggiormente restrittiva e maggiormente penalizzante per gli enti locali, che era l'ex comma 4. La Lega Nord si era opposta a questa previsione del testo iniziale perché, se deve essere pareggio, lo deve essere per tutti, compreso lo Stato, e lo Stato non può sempre accanirsi sugli enti locali per riuscire ad ottenere un pareggio di bilancio proprio per i debiti che esso stesso ha creato, non certo gli enti locali.
La soluzione mediana che si è trovata, che non è stata quella della soppressione del comma 4, è comunque molto importante, perché si è inserita di fatto in una legge rafforzata - e quindi si può dire quasi costituzionale - la previsione che vengano sanzionate tutte quelle situazioni in cui gli enti locali non perseguano l'equilibrio gestionale. Con questo sistema, quindi, si torna ai principi del federalismo fiscale che voi avete cancellato in tutte le vostre manovre.
Inoltre, viene anche previsto che la partecipazione degli enti locali è parametrata in funzione della virtuosità degli stessi. Pag. 9Questo è un concetto importantissimo, perché è il concetto primario che la Lega Nord ha sempre utilizzato come metro di misura: chi è più virtuoso deve partecipare meno; chi, invece, spende senza controllo e crea il dissesto deve partecipare in maniera superiore. Sono, quindi, due soluzioni che ricevono il voto favorevole della Lega Nord, quella delle sanzioni per chi porta in dissesto i propri enti e quella che la virtuosità deve essere premiata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Cesario, Fogliardi, Agostini, Cambursano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 449
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato
449).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, ricordo che gli emendamenti Cambursano 10.4, 10.5 e 10.6 sono stati ritirati.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 10.200.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ronchi, Distaso, Barani, Giro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 449
Astenuti 4
Maggioranza 225
Hanno votato
449).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Marchignoli, Pedoto, Antonino Russo, Vico, Pianetta, Sarubbi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 452
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato
452).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.

Pag. 10

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Sardelli, Ruben, Cesario, Pezzotta, Minniti, Ciccioli, Cosenza...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 454
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato
454).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Zeller 12.21, 12.3 e 12.20.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli emendamenti Zeller 12.21, 12.3 e 12.20, formulato dal relatore.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, ritiriamo tutti e tre gli emendamenti.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Antoni, Cesario, Girlanda, De Nichilo Rizzoli, Bonaiuti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 458
Astenuti 6
Maggioranza 230
Hanno votato
456
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Mazzuca, Villecco Calipari, D'Antoni, Della Vedova.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato
458).

Pag. 11

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Pianetta, La Malfa, Villecco Calipari, Patarino, Monai, Farina Coscioni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 461
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
461).


(Esame dell'articolo 15 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Baretta 15.20, mentre raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 15.100 e 15.101.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Baretta 15.20 lo ritirano.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 15.100 della Commissione. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Stasi, onorevole Villecco Calipari, onorevole Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
460).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.101 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cassinelli, onorevole Leo, onorevole Buonanno, onorevole Garofani, onorevole Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 459
Astenuti 4
Maggioranza 230
Hanno votato
459).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 12

Onorevole Patarino, onorevole Laboccetta, onorevole Lisi, onorevole Leo, onorevole Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 461
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
461).

Prendo atto che il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Contento 16.20, anche perché - mi rivolgo all'onorevole Contento - affrontiamo lo stesso argomento sostanzialmente nell'articolo 18 con delle riformulazioni dei relatori che credo accolgano sostanzialmente le questioni poste dal suo emendamento. La Commissione, invece, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 16.200.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per aderire all'invito al ritiro del mio emendamento 16.20.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 16.200 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole D'Antoni, onorevole Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
459).

Prendo atto che il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli La Malfa, Osvaldo Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 454
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato
454).

Prendo atto che il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Pag. 13

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Baretta 17.10 e 17.11.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sugli emendamenti Baretta 17.10 e 17.11.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Baretta 17.10 e 17.11 li ritirano.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'articolo 17.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Vignali, Rosato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
461).

Prendo atto che i deputati Realacci e Cuperlo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Bonavitacola ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Calderisi. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, intervengo per sottoporre all'attenzione dell'Aula e, in particolare, del presidente della Commissione bilancio e dei relatori una questione che è connessa con la dichiarazione di inammissibilità di un emendamento che avevo presentato all'articolo 19 per l'istituzione di una Commissione di controllo sulla finanza pubblica che è una questione, al di là della formulazione che, nei termini in cui ho presentato l'emendamento, gli uffici hanno ritenuto non ammissibile, di assoluta centralità ed importanza a maggior ragione nel momento in cui viene previsto il fiscal council.
C'è bisogno di una Commissione parlamentare, a mio avviso, bicamerale, che sia volta esclusivamente a questa funzione di controllo sulla finanza pubblica. Per la nuova missione delle Camere, quella del controllo della spesa, essendo le Commissioni competenti per materia tutte volte a seguire l'attività normale della legislazione, c'è bisogno di una Commissione, di questo strumento. La legge costituzionale aveva demandato ai Regolamenti parlamentari questo compito. Credo che bisogna tentare di accelerare i tempi.
Allora, l'articolo 18 può essere la sede per prevedere, in diversa formulazione che sia ammissibile, questa Commissione per il controllo della finanza pubblica. Chiaramente, per poter valutare l'ipotesi, credo sia necessaria una brevissima riflessione di qualche minuto, per cui chiedo al presidente della Commissione e ai relatori di voler consentire una breve sospensione di cinque minuti per poter valutare l'eventuale inserimento nell'articolo 18 di un Pag. 14emendamento che la Commissione stessa potrebbe presentare al riguardo, se ci fosse evidentemente il consenso politico. Ma perché si verifichi l'esistenza di un consenso, c'è bisogno, come ripeto, almeno di qualche minuto, pochissimi minuti, per una riflessione su questa ipotesi di prevedere l'istituzione di questa Commissione, sempre con rinvio ai Regolamenti parlamentari, ma incardinandola nell'ambito del fiscal council. Quindi, la mia richiesta è in questo senso se il presidente della Commissione vuole accedere e far propria questa richiesta e consentire di valutare tale questione.

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, come lei ha opportunamente ricordato, devo acquisire il parere del presidente della Commissione, onorevole Giorgetti. Prego.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, le argomentazioni dell'onorevole Calderisi non sono prive di fondamento e sono anche parzialmente condivisibili.
Tuttavia, come sicuramente l'onorevole Calderisi e tutti quanti i presenti in quest'Aula stanno constatando, questo provvedimento ha trovato un punto di equilibrio tra tutte le forze politiche qui alla Camera e credo anche con l'altro ramo del Parlamento. Abbiamo tempi ristrettissimi e la necessità di una larghissima condivisione, quindi io inviterei l'onorevole Calderisi a non insistere. La previsione nella norma costituzionale di qualcosa di simile a quello da lui richiesto è possibile passando attraverso i Regolamenti. Riteniamo che sia in qualche modo una forzatura che potrebbe mettere a rischio un percorso che ormai è incanalato verso una rapida e positiva conclusione dell'iter di questo provvedimento, quindi, lo ripeto, inviterei veramente l'onorevole Calderisi a non insistere. Non ci sono le condizioni, in questo momento, per registrare un largo consenso come quello che è maturato sul resto del testo.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 18.100, 18.200, 18.101 e 18.201.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Baretta 18.20. Ma mi dicono che è già stato ritirato.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta gli emendamenti della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Servodio, D'Anna, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
457
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati De Torre e Cuperlo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Bonavitacola ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.200 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 15

Onorevole Stasi, Farina Coscioni, Servodio, Villecco Calipari, Veltroni, Verducci, D'Anna, Motta, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
459
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Bonavitacola ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.101 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Stasi, Gatti, Marchioni, Distaso, Martino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 463
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato
462
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.201 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Montagnoli, Stasi, Della Vedova, Marchioni, Colaninno, Nicolucci, Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
459
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte, Tommaso Foti, Pezzotta, Volpi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 461
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
460
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Stasi, Moles, Malgieri.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 466
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
465
Hanno votato
no 1). Pag. 16

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Contento 20.2 e Bressa 20.20, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Contento 20.21.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Contento 20.2 e Bressa 20.20.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli identici emendamenti Contento 20.2 e Bressa 20.20 formulato dal relatore.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, ritiro l'emendamento 20.20 a mia firma.

PRESIDENTE. Onorevole Contento?

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, anch'io accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 20.2.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 20.21.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 20.21, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pionati, De Girolamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 464
Astenuti 4
Maggioranza 233
Hanno votato
463
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pelino, Biasotti, De Micheli, Baretta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
464
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 21.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 17

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 21.100 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Brandolini, Martino, Servodio, Agostini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 464
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
463
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bernardini e Tommaso Foti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
461
Hanno votato
no 1).

Invito adesso il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi all'articolo 21.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli articoli aggiuntivi Zeller 21.021, 21.01 e 21.020.

PRESIDENTE. Il Governo?

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro degli articoli aggiuntivi Zeller 21.021, 21.01 e 21.020, formulato dal relatore.

KARL ZELLER. Sì, signor Presidente, sono ritirati.

PRESIDENTE. Sta bene.
Assiste ai nostri lavori il sindaco della città di Zagabria, Milan Bandic, accompagnato da una delegazione (Applausi). Signor sindaco, questo applauso le mostra quali siano i sentimenti di sincera amicizia del Parlamento italiano e del popolo italiano verso la sua città e verso il suo popolo. Grazie della visita.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5603-A).
Invito il rappresentante del governo ad esprimere il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta gli ordini del giorno Contento n. 9/5603-A/1 e Cambursano n. 9/5603-A/2.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione Pag. 18degli ordini del giorno Contento n. 9/5603-A/1 e Cambursano n. 9/5603-A/2, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, questo provvedimento che stiamo per votare discende da una legge di modifica costituzionale di cui abbiamo discusso a lungo in questo nostro Parlamento. In occasione di quella discussione, io mi permisi di fare presente ai colleghi che il principio che si voleva introdurre - ossia il principio, in Costituzione, del pareggio di bilancio - mi sembrava costituisse un errore sostanziale. Infatti, mentre io sono convinto da molti anni che bisognerebbe stabilire dentro la Costituzione italiana il principio del pareggio fra le entrate fiscali e le spese correnti, cioè che dovrebbe essere inibito costituzionalmente il finanziamento della spesa corrente con mezzi diversi dagli incassi ordinari di carattere fiscale, introdurre nella Costituzione un obbligo di pareggio costituzionale del bilancio significa legare le mani ai Governi - non a questo, a tutti i Governi che verranno - circa il finanziamento delle spese di investimento da cui dipende il futuro di un Paese.
Naturalmente, so bene che nella fase di scrittura di questo testo, il pareggio costituzionale del bilancio è diventato l'equilibrio del bilancio. Leggendo questo provvedimento si capisce che l'equilibrio del bilancio è compatibile, in certe circostanze, con un bilancio in attivo, in passivo o in pareggio. Cioè, in sostanza, noi stiamo introducendo una legislazione molto ambigua.

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, la invito a concludere.

GIORGIO LA MALFA. Per questo motivo, pur comprendendo e avendo votato a favore del testo di questo provvedimento, io, in coerenza con il fatto di non avere votato a favore di quella astratta norma costituzionale, annuncio la mia astensione su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, il provvedimento al nostro esame intende dare attuazione al principio del pareggio di bilancio, secondo quanto previsto dal nuovo articolo 81 della Costituzione. È un passo fondamentale, necessario, che ci pone di fronte agli impegni che l'Italia ha assunto con l'Unione europea e ci impone di onorarli per assicurare la prosecuzione di quelle politiche volte al risanamento dei conti pubblici avviate, sia pure con significativi sacrifici, da parte dei cittadini. Conosciamo bene le criticità strutturali che caratterizzano il nostro Paese ormai da anni e ricordiamo tutti il punto in cui si trovava il nostro Paese appena un anno fa, ad un passo dal baratro. Da quel momento in poi il nostro obiettivo è stato quello di avviare un importante processo di riforme per assicurare la stabilità finanziaria, l'equilibrio di bilancio, la messa in sicurezza dei conti e una necessaria opera di ammodernamento del Paese.
Questo provvedimento ci adegua agli altri Paesi europei che hanno, a loro volta, adottato norme più stringenti, al fine di conseguire gli stessi obiettivi di finanza pubblica che derivano dall'appartenenza all'Unione europea. Noi abbiamo sempre sostenuto il Governo, ci saremmo augurati anche una conclusione diversa, meno rocambolesca, perché sappiamo di essere dei sorvegliati speciali e ci osservano con preoccupazione i partner internazionali, le istituzioni europee e, soprattutto, i mercati. Questa riforma ha il merito di assicurare Pag. 19maggiore trasparenza, efficienza e responsabilità nel processo di controllo e gestione dei conti pubblici.
Il principio del pareggio di bilancio costituisce un tassello fondamentale; questo è un provvedimento da approvare entro il 28 febbraio 2013, ma sappiamo che non sarà così, la mancata calendarizzazione al Senato impedirà la conclusione dell'iter di questo provvedimento e questo costituisce un fatto estremamente grave e disattende sia gli impegni assunti nell'ambito dell'Unione europea con il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance economica e monetaria, il cosiddetto fiscal compact, sia lo stesso disposto della legge costituzionale.
Questo principio del pareggio di bilancio, come dicevamo, è un tassello fondamentale di una strategia più ampia che, in mancanza dell'approvazione di questo provvedimento, risulterà fortemente indebolita, con il rischio di alimentare nuovamente tensioni e manovre di natura speculativa tali da far salire, oltre il livello di guardia, i costi di gestione del debito pubblico. Nonostante tutti questi motivi, il nostro gruppo assicurerà il proprio voto a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi richiamo alle mie dichiarazioni in sede di discussione sulle linee generali per dire che, una volta che il principio è stato inserito in Costituzione - e anche noi abbiamo votato a favore del suo inserimento in Costituzione -, ne discende necessaria la legge di attuazione perché altrimenti rischiamo di delegare ad altri organismi, esterni e diversi dal legislatore, le modalità di applicazione e di interpretazione di quel principio. Quindi, è assolutamente opportuno, e ci auguriamo che ci sia il tempo necessario, perché questo provvedimento passi anche al Senato e diventi, pertanto, una legge definitiva.
Penso che il vero problema, la vera questione, era se fosse giusto o no inserire il principio di pareggio che meglio viene poi chiamato, non pareggio, ma equilibrio, perché questa è l'espressione letterale che viene usata nel testo della Costituzione. Su questo punto, come è noto, c'è un ampio dibattito anche tra gli economisti, anche tra i costituzionalisti e molto si è detto, tant'è che nel mondo le soluzioni sono diverse. Per esempio, come è noto, negli Stati Uniti trentacinque Stati lo hanno nella loro Costituzione, gli altri hanno ritenuto di non metterlo; in Europa, come sappiamo, la Germania, la Francia, sia pure senza ancora aver completato totalmente il processo e la Spagna lo hanno inserito, e anche noi abbiamo ritenuto di farlo. Penso che di per sé non sia il principio scritto in Costituzione che garantisca o che non permetta di raggiungere quell'obiettivo, e se vogliamo posso citare il fatto che quando lo Stato italiano ha conseguito il pareggio di bilancio, nel 1871, lo ha fatto senza bisogno che fosse scritto in Costituzione.
L'ha ottenuto addirittura anche con una sorta di non acquiescenza del Parlamento, nel senso che molti provvedimenti con cui voleva ottenerlo il Parlamento glieli ha rifiutati, anche se poi alla fine quell'attività ha dato luogo al raggiungimento del pareggio di bilancio. Devo anche dire che in questi anni la Corte costituzionale, nell'interpretare il quarto comma dell'articolo 81 della Costituzione, ha via via affinato la sua interpretazione, legandola in qualche modo ed arrivando in modo, come dire, del tutto congruente a quello che abbiamo fatto noi, verso l'idea che comunque per proteggere il bilancio era comunque necessario avvicinarsi molto a quel concetto di pareggio che oggi è scritto in Costituzione. Allora, il problema era quello, era necessario farlo, era necessaria questa rigidità, e noi dobbiamo inquadrarla nel contesto in cui ciò è avvenuto, in una situazione che è quella della crisi economica e finanziaria e nel fatto che il nostro Paese era più esposto degli altri a quella crisi. Quindi, io lo vedo non tanto come un meccanismo, come dire, necessitato in sé, ma per dare una risposta Pag. 20ai mercati internazionali e quindi aveva più un valore paradigmatico, più un valore simbolico, che era necessario dare ai mercati, per questo credo sia stato fatto.
Quanto a coloro che dicono che attraverso questo principio diventerebbe legittima poi l'attività di macelleria sociale, come viene definita, io mi permetto di contrastarlo, perché se tutti siamo d'accordo che lo Stato spendeva troppo, spendeva male, spendeva in modo inappropriato, faceva spese inutili e aveva costi - come i costi della politica e altri tipi di costi - assolutamente del tutto inutili che hanno fatto crescere in modo incredibile la spesa pubblica, bene, vuol dire che c'è tutta la possibilità, pur mantenendo quel principio e perseguendo quel principio, di mantenere intatto il principio dello Stato sociale e della destinazione di risorse allo Stato sociale.
Quindi, in questo modo, è da contestare l'idea che di per sé una legge attuativa del pareggio di bilancio possa portare ad una conclusione di quel tipo. Per tutti questi motivi, ribadisco, e perché il provvedimento permette di chiarire tutte le possibilità di deroga a quel principio nei casi in cui ci siano appunto crisi di natura economico-finanziaria e nei casi in cui ci siano calamità naturali, cioè in tutti quei casi in cui la deroga diventa in qualche modo necessaria, per tutti questi motivi, avendo il mio gruppo votato a favore dell'inserimento in Costituzione in entrambi i passaggi avvenuti in quest'Aula, ritiene che sia assolutamente congruo dare anche il nostro voto favorevole alla legge attuativa del pareggio di bilancio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Popolo e Territorio voterà a favore dell'approvazione di questo provvedimento, ancorché in altre circostanze noi abbiamo sottolineato e stigmatizzato con forza l'inutilità di alcune ganasce di carattere contabile in uno Stato nel quale si deve curare la malattia e non i sintomi della stessa.
La vexata quaestio riguardante l'introduzione dell'obbligo del pareggio di bilancio credo che verrà trattata dai futuri legislatori nello stesso modo in cui è stato trattato il vincolo costituzionale che obbligava il Parlamento a varare leggi con copertura finanziaria certa. Se questo obbligo fosse stato rispettato, noi non avremmo un debito pubblico che, è bene ricordare, è pari a circa 2 mila miliardi di euro. Quindi, non vorrei essere un facile profeta nel dire che anche il vincolo costituzionale derivante dall'obbligo di pareggio del bilancio dello Stato nel tempo che verrà potrà ricevere la stessa sorte e la stessa coerente adesione del legislatore in futuro.
Quantunque questo pareggio di bilancio venisse, dal punto di vista ragionieristico, raggiunto, noi non avremmo risolto in alcun modo la causa prima e vera del debito, la causa prima e vera di quello che origina, in questo Stato dilapidatore di risorse, inefficiente e ridondante dal punto di vista burocratico, i costi esorbitanti che inducono necessariamente l'adozione di politiche di bilancio e di tassazione, vessatorie nei confronti dei contribuenti e, soprattutto, vessatorie nei confronti di coloro che intendono produrre ricchezza.
Diceva chi mi ha preceduto, con una considerazione che non mi permetto di definire risibile per rispetto al collega, che nel bilancio, tra le spese ridondanti, c'era la spesa destinata ai partiti politici ed al finanziamento della politica. È questa un'argomentazione abbastanza strumentale che i mass-media, la stampa e determinate forze politiche hanno accreditato presso la pubblica opinione. Diceva il collega, questi soldi devono servire per lo Stato sociale; dovrebbe accorgersi, il collega, che è proprio lo Stato cosiddetto sociale il primo dilapidatore di risorse che potrebbero essere risparmiate per essere destinate all'assistenza, alla scuola e a tutti quei servizi che sono utili e indispensabili per i cittadini. Pag. 21
Cosa voglio dire all'onorevole Borghesi? Si è mai posto il problema, questo Stato, di inserire, all'interno delle attività che intende svolgere in via monopolistica o in regime di concorrenza con il privato, un ruolo di terzietà dei controlli, di inserire criteri di economicità, di efficienza, di produttività, criteri di calcolo vero e coerente del rapporto tra costi e benefici, o ha alimentato solamente la greppia delle clientele, delle burocrazie, o ha alimentato solo uno Stato Leviatano che ingurgita migliaia di miliardi perché non riesce - esso stesso - a stabilire un criterio di parametrazione dell'efficienza dei servizi che intende gestire, spesso in ragione ed in condizione di monopolio?
Allora, è veramente risibile che in quest'Aula ci si continui a rivolgere ai costi della politica che, per quello che mi riguarda, possono essere completamente azzerati, ovviamente trasformando questo Parlamento in un Areopago di aristoi, di persone che sono poi in grado per censo, per costume, per attività, per capacità economiche di poter giungere in questo Parlamento.
Vado col pensiero - tanto per recitare la parte dell'infedele, all'interno di questo tempio di moralisti - alle piccole liste che si apprestano a partecipare alle prossime elezioni politiche, a quelli che hanno bisogno delle risorse minime per raccogliere le firme, per stampare manifesti, per arrivare, anch'essi, ad usufruire di quel diritto di tribuna, che va garantito in una democrazia a tutti coloro che intendano partecipare alla competizione elettorale. Anche a questo i padri costituenti avevano pensato quando avevano pensato al finanziamento della politica.
Ma avevano pensato al finanziamento della politica, non dei mascalzoni che hanno utilizzato questi fondi per destinarli ad altre fattispecie!
Noi non possiamo buttare l'acqua sporca e il bambino. Noi non possiamo continuare a non distinguere tra ciò che è necessario per far funzionare la democrazia in questo Paese e la plutocrazia, cioè l'unica capacità, per chi ha mezzi e denaro, di poter sedere tra i banchi del Parlamento, perché ha la capacità e la possibilità di rivolgersi agli elettori.
Allora, chiarita, per amore di verità, questa specie di giochetto che ogni tanto qualcuno utilizza per spargere grani di incenso sull'ara della propria moralità o per accreditarsi come il più puro dei puri dinanzi ad un'opinione pubblica che è stata per gran tempo aizzata e fuorviata da falsi problemi, io voglio fare un esempio, da tecnico che si interessa di sanità, nell'illustrare a quest'Aula qual è il criterio che lo Stato usa nel gestire i servizi che eroga in regime di monopolio o in regime di concorrenza. Lo faccio a beneficio di tutti, perché voi possiate capire che il vero problema è ricondurre lo Stato all'interno di una dimensione di efficienza, ridefinirne compiti ed attività senza indulgere, ancora una volta, nello Stato sprecone, nello Stato inefficiente, nello Stato burocratico.
La spending review ha determinato il taglio di 20 mila posti letto in Italia e questo taglio, ovviamente, deve essere fatto su tutto quello che è disponibile in termini di ricettività ospedaliera. Noi sappiamo che un posto letto, in una casa di cura accreditata, viene retribuito a DRG, cioè a tariffa predeterminata in ragione di quella patologia. Pertanto, un posto letto vuoto in quella clinica allo Stato non costa nulla, perché lo Stato paga la prestazione. Viceversa, in un ospedale pubblico il posto letto vuoto ha dei costi di gestione enormi. Cosa fa questo Stato che cincischia con il pareggio di bilancio? Taglia il 60 per cento dei posti nel privato, dove il posto letto vuoto non costa niente, e solo il 40 per cento dei posti letto nel pubblico, dove questi hanno un costo. Se questo è il criterio e il sistema per gestire le risorse che lo Stato utilizza, noi non abbiamo bisogno del pareggio ragionieristico del bilancio, ma abbiamo bisogno di uomini e di idee per riformare, alla radice, lo Stato e le sue funzioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,30)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, una breve dichiarazione di voto in linea con l'urgenza di esitare al più presto questa importantissima legge di attuazione costituzionale che, sebbene arrivi a fine legislatura, dà finalmente compiuta attuazione alla modifica costituzionale dell'articolo 81, che ha introdotto il principio del pareggio di bilancio nella nostra Carta costituzionale.
Questo provvedimento diventa centrale nello svolgimento di qualsiasi politica, perché assume il tema della riduzione della spesa come paradigma fondamentale di prospettiva di ogni iniziativa e decisione in materia di sviluppo economico ed organizzazione della struttura dello Stato. Con questo provvedimento le strategie di governo dovranno necessariamente essere impostate secondo principi di efficienza, e tutte le pubbliche amministrazioni avranno l'obbligo di assicurare l'equilibrio dei rispettivi bilanci e di concorrere, in tal modo, alla sostenibilità del debito pubblico, in conformità con l'ordinamento europeo. Ciò lo si è potuto realizzare già con una novella all'articolo 97 della Costituzione.
Non entrerò nel dettaglio dell'articolato del provvedimento perché già contiene...

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, va tutto bene? Portiamo un bicchiere d'acqua all'onorevole Lo Presti. Secondo me sono i suoi colleghi che le stanno tirando uno scherzo. È emozionato per la fine della legislatura... è per questo.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente sono i miei colleghi che mi fanno emozionare ovviamente, ma la prego di scusarmi, anzi prego i colleghi di darmi la possibilità di concludere il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Non entrerò nel dettaglio dell'articolato del provvedimento, perché già nella discussione sulle linee generali e in precedenza in Commissione bilancio si è compiutamente dibattuto e sono stati svolti tutti gli approfondimenti necessari. Rimane oggi, nell'imminenza del voto, l'obbligo per tutti noi di una chiara assunzione di responsabilità per assicurare la tempestività nella definizione della disciplina di dettaglio del principio di pareggio di bilancio, che l'Europa ci raccomanda, per assicurare un adeguato coordinamento e un'adeguata coerenza con il quadro normativo in Europa. La mancata approvazione di questo provvedimento nei tempi stabiliti costituirebbe un fatto estremamente grave, signor Presidente, un fatto che disattenderebbe sia gli impegni assunti nell'ambito dell'Unione europea con il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'unione economica e monetaria, cosiddetto fiscal compact, ratificato dall'Italia con la legge n. 114 del 23 luglio 2012, sia lo stesso disposto della legge costituzionale. In questo senso, la proposta di legge in esame rappresenta il necessario completamento sul piano ordinamentale dell'impegno dell'Italia per il risanamento dei conti pubblici e l'esigenza di assicurare effettività al principio del pareggio di bilancio costituisce il tassello fondamentale di una più ampia strategia che, in mancanza di tale provvedimento, risulterebbe fortemente indebolita, con il rischio di alimentare nuovamente tensioni e manovre di natura speculativa, tali da far salire oltre il livello di guardia i costi di gestione del debito pubblico e tali da ricondurre al centro delle speculazioni finanziarie il nostro Paese. Noi di Futuro e Libertà votiamo dunque con convinzione e anche con una certa apprensione questo provvedimento, perché speriamo che a qualcuno, nel prossimo svolgersi della campagna elettorale, non venga in mente di attaccare, anche in questo scampolo di legislatura, la nostra credibilità nazionale ovviamente proponendo scenari inverosimili, di improbabili modifiche di questo testo o definendo un imbroglio, come è già capitato a proposito dello spread, quella che invece con questo provvedimento possiamo Pag. 23definire una conquista per la nostra democrazia e per il rafforzamento delle nostre istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il debito pubblico italiano fino a ieri era di 1.992 miliardi, pari a circa 33 mila euro per ogni cittadino residente. Il 44 per cento di questo debito è contratto con soggetti stranieri, il 56 per cento con gli italiani. Dal 1994, 529 miliardi di questo debito, pari al 28,12 per cento, sono stati prodotti nei 107 mesi di Governo Berlusconi, mentre 349 miliardi, pari al 18,54 per cento, sono stati determinati dai 101 mesi di Governo di centrosinistra. Questi nostri creditori sono tra i più preoccupati dello stato di salute delle nostre finanze, perché temono che l'Italia come la Grecia possa diventare insolvente. Tale timore si manifesta soprattutto sul debito a lungo termine, ossia sui buoni del tesoro poliennali, i cosiddetti BTP.
Il nostro debito è sostenibile se i fondamentali dell'economia italiana sono solidi, e quindi tali da poter restituire i prestiti contratti. La sostenibilità del nostro debito, però, è data da due parametri: il primo è la fine dell'indebitamento, ossia dei disavanzi finanziati con prestiti, e la chiusura del bilancio in pareggio; il secondo è la possibilità concreta di restituire lo stock dei prestiti ricevuti.
L'essenza di questa proposta di legge si gioca su questi due parametri, per due motivi: uno, di carattere politico, dovuto agli impegni assunti a livello internazionale con i partner europei e con il Fondo monetario internazionale; l'altro è di carattere finanziario, perché gli investitori della finanza internazionale, e non solo loro, non sono disposti a dare prestiti all'Italia se non dimostra di essere in grado di restituirli.
Questo schema finanziario è semplice e comprensibile: lo sanno soprattutto le famiglie e le imprese, quando vanno a chiedere prestiti alle banche e devono dimostrare il loro rating. Per completare il quadro, mi si permetta un'altra banale considerazione: il livello di benessere italiano è di 2 mila miliardi al di sopra delle sue reali possibilità. Stiamo vivendo con la nostra ricchezza prodotta, ossia il PIL, che è di circa 1.560 miliardi di euro, e con i prestiti stranieri e nazionali.
Due sono le soluzioni: una è stampare moneta, come propongono gli euroscettici, svalutando il valore di chi vanta crediti, ma con l'euro questa soluzione non è praticabile, e comunque colpirebbe il reddito fisso, e quindi, soprattutto, pensionati e lavoratori dipendenti, che rappresentano l'ultimo anello della catena del valore; l'altra soluzione è la nostra, ossia garantire il valore dell'euro e la sua sfida globale attraverso il rispetto delle regole del gioco.
Si tratta, cioè, di produrre più ricchezza di quella che si consuma, e quindi di avere più entrate che spese, e utilizzare l'avanzo per restituire i prestiti. Negli ultimi dieci anni il PIL è cresciuto con una media al di sotto dello 0,2 per cento contro una spesa pubblica che cresceva con una media intorno al 2 per cento. Se si spende più di quello che si produce, i conti non possono tornare. Su uno schema virtuoso della finanza pubblica, invece, si è mosso il Governo Monti: con questo schema è stato approvato il Documento di economia e finanza e la successiva Nota di aggiornamento. Su questo schema, conseguentemente, è stata approvata la legge di stabilità e il disegno di legge di bilancio 2013.
Sono stato relatore di maggioranza di questi tre importanti documenti di finanza pubblica e ne ho sostenuto la coerenza interna, costruendo i saldi di finanza pubblica, indebitamento, fabbisogno e saldo netto da finanziare, con l'impegno a chiudere il bilancio 2014 in pareggio e a cominciare dal 1o gennaio 2015 la riduzione del debito pubblico di un ventesimo del PIL, ossia a restituire i prestiti per la parte eccedente il 60 per cento del debito consentito dal Trattato di Maastricht. Pag. 24
La Banca centrale europea ha potuto agire come prestatore di ultima istanza anche senza la relativa regola, finanziando, sostanzialmente, per tre anni, il debito pubblico anche dell'Italia, superando il rischio di insolvibilità temuto lo scorso 16 novembre 2011 grazie alla fiducia riconosciuta dalla Francia e, soprattutto, dalla Germania della Merkel in seno alla Banca centrale europea.
Non dimentichiamoci che la politica di sostegno alla crescita voluta con coraggio dal Governatore Draghi è stata possibile superando le resistenze e le divisioni tedesche, con l'appoggio determinante della Cancelliera Merkel. Solo risentimenti personali, che leggiamo oggi sulla stampa, verso la Merkel possono portare a valutazioni diverse. Tale fiducia verso l'Italia è venuta dopo l'approvazione del decreto-legge «salva Italia», dove è stato reso strutturale un consistente risparmio di spesa con la riforma delle pensioni e dove sono state rese strutturali le entrate senza una tantum, con l'anticipo di due anni dell'IMU già prevista dal precedente Governo Berlusconi.
Ma non basta far quadrare i conti: bisogna creare ricchezza, migliorando i livelli di competitività, e risparmiare sul lato del miglioramento della spesa pubblica. L'ampio programma di spending review, il sostegno al sistema produttivo attraverso il credito di imposta per ricerca e innovazione in luogo degli incentivi e l'efficientamento del sistema economico con le liberalizzazioni hanno come obiettivo la riduzione dei costi e il miglioramento della produttività totale dei fattori del sistema Italia. In tale ottica è da iscrivere anche la riforma del mercato del lavoro.
È mancata la riforma fiscale per rendere più equa la redistribuzione del carico fiscale, ma Berlusconi e il PdL l'hanno impedita con la chiusura anticipata della legislatura. La lotta all'evasione fiscale non è solo una questione prioritaria di giustizia sociale, ma è anche una condizione per rendere la concorrenza economica più trasparente e, soprattutto, per avere una platea più ampia di contribuenti quale condizione indispensabile per ridurre la pressione fiscale.
L'avanzo primario, cioè una positiva differenza tra entrate e spese al netto degli interessi sul servizio del debito, è condizione necessaria per destinare alla crescita risorse derivanti da eventuali avanzi conseguenti alla migliore efficienza del sistema e alla riduzione della spesa pubblica. Un avanzo primario oltre il 5 per cento per il 2015 e un PIL oltre l'1 per cento azzerano l'onere del rientro di un ventesimo del debito pubblico sul PIL previsto per il 2015. Questo cammino virtuoso è già indicato nei numeri e nei documenti di finanza pubblica.
Il fiscal compact, che impegna l'Italia a riportare nei prossimi anni il debito pubblico dal 126 per cento al 60 per cento del PIL, è una sfida che può essere vinta perché abbiamo i fondamentali per poterlo fare, se si migliora la sua ricchezza e i suoi livelli di produttività. Lo sanno bene Berlusconi e la sua maggioranza che hanno approvato il Patto Europlus nel marzo 2011 da cui conseguono le clausole previste nei Regolamenti del six-pack e del two-pack e quelle, più vincolanti giuridicamente, del «Trattato sulla stabilità».
Questa proposta di legge di sistema consacra i numeri in regole e in principi normativi da modificarsi solo con la maggioranza assoluta delle due Camere, in attuazione dell'articolo 81 della Costituzione. Sui dettagli ci rimettiamo alla relazione dei relatori che è una sintesi dell'ampio confronto avuto in V Commissione. Chiunque governerà in futuro avrà vincoli su questo binario di scorrimento. Pertanto, ringrazio quanti in questo Parlamento hanno lavorato per mettere l'Italia su questo binario dove il positivo contributo dell'UdC e di chi vi parla è agli atti parlamentari.
I termini per l'adozione della legge di attuazione degli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione scadono il 28 febbraio 2013. La Conferenza dei capigruppo del Senato ha posto una pregiudiziale politica di improcedibilità sulla seconda lettura, rivendicando un diritto di primazia sull'approvazione. Pag. 25Dopo il fallimento del riordino delle province, un rinvio alla prossima legislatura di questa proposta di legge sarebbe un pessimo segnale verso le autorità europee ed i mercati, che si aggiunge alla fine anticipata della legislatura. La fiducia verso l'Italia è un bene inestimabile. Signor Presidente, a conclusione del mio intervento faccio un appello: sia il Governo, sia le maggiori forze politiche di questo Parlamento, non commettano anche questo errore a danno della credibilità dell'Italia in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, da sempre la Lega Nord ha l'obiettivo di far sì che tutti gli enti locali, soprattutto lo Stato, raggiungano il pareggio, l'equilibrio, di bilancio. È una finalità che da sempre il nostro movimento vuole far perseguire a questo Stato che, invece, ha sempre utilizzato il diabolico debito pubblico come sussistenza per finanziare «l'assistenzialismo peloso», la Cassa del Mezzogiorno. Il deficit spending è sempre stato utilizzato non per costruire impresa, ma per comprare, di fatto, consenso e voti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Finalmente, però, il principio del pareggio di bilancio «entra» nella Costituzione. Si costituzionalizza questo principio e, con oggi, si inizia a completare il processo attraverso l'approvazione di questa proposta di legge rafforzata.
Ricordo che il debito pubblico dal 1970 al 1990 ha avuto un rapporto con il PIL che è passato dal 38 per cento al 100 per cento nel 1990, fino ad arrivare al 126 per cento dei giorni nostri. È un debito che blocca la crescita e che ingloba, all'interno di tutte queste spese indistinte, ogni sforzo che i cittadini fanno per la riduzione delle spese e per tutte le ulteriori risorse aggiuntive che questa maggioranza inedita, formata da PD e PdL, ha voluto predisporre con le manovre Monti di questo momento e con la tassazione per i cittadini e per le imprese. Quindi è un debito che mangia tutti gli sforzi che i cittadini, purtroppo, non riescono più a fare, ma che devono comunque subire.
È stato un anno, sono stati mesi di manovre contro i territori, contro le famiglie, contro le imprese. Si è dato più spazio, più flessibilità e più attenzione all'economia e ai mercati, piuttosto che ai cittadini. Si è privilegiato il mercato, piuttosto che le esigenze della popolazione. Infatti, adesso, in questi giorni e in queste ore, si va ad ascoltare cosa dicono i mercati, se Monti si dimette, ché non abbiamo ancora capito se si dimette o no. Cosa dicono i mercati: ma a noi interessa cosa dicono i cittadini, cosa dicono le imprese, cosa dicono le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Cosa ce ne frega dei mercati? È la politica che deve decidere, non se c'è lo spread a più o meno 200 punti. I cittadini ci chiedono una cosa: di mandare a casa Monti. Vediamo se entro quindici giorni riusciremo in questo intento.
È un provvedimento che fa seguito alla legge costituzionale n. 1 di quest'anno, che è l'unico dei provvedimenti che la Lega Nord ha votato di tutto il pacchetto - proprio «pacchetto» - che l'Unione europea, la Commissione europea e la finanza europea hanno voluto che l'Italia approvasse. Noi abbiamo approvato la modifica costituzionale, perché crediamo nel pareggio del bilancio, ma non abbiamo creduto in tutti gli altri provvedimenti, che hanno un vulnus democratico al loro interno, perché nessuno li ha decisi, nessun cittadino eletto, ovvero persone che avevano il mandato per decidere. Eppure, questi hanno deciso il two pack, il six pack, il fiscal compact, il MES, che poi sono stati ratificati, senza neanche un grande dibattito, da questo Parlamento.
È quindi un periodo storico che ha in sé due questioni preoccupanti, che preoccupano appunto la democrazia. C'è, infatti, una perdita di sovranità nazionale, che non viene discussa da questo Parlamento. Commissari europei non eletti e tecnici Pag. 26impongono delle perdite di sovranità. In parte anche questa legge impone una perdita di sovranità, perché va a collegarsi con il nuovo metodo di redazione dei bilanci dello Stato, secondo cui il bilancio non viene più deciso a livello nazionale - non dico a livello territoriale, ma neanche nazionale - ma viene deciso a livello europeo.
Poi c'è la questione finanziaria. Questo euro ci costa troppo, perché questo sistema europeo costa troppo ai cittadini e alle imprese: il MES costa 125 miliardi all'Italia e il fiscal compact costa 45 miliardi all'anno al Paese. È chiaro che sono posizioni molto critiche e quindi noi siamo in una posizione molto critica.
Noi diciamo che, se pareggio di bilancio deve esserci, è bene che sia per tutti e, quindi, non che ci sia solo il pareggio di bilancio per la Lombardia, il Veneto e il Piemonte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), quando la Sicilia, la Calabria, la Campania e il Lazio sforano allegramente i bilanci e poi costantemente chiedono i soldi attraverso il Fondo per il dissesto. Se Milano è in pareggio, lo devono essere Taranto, Catania, Palermo, Reggio Calabria: tutti in pareggio! E devono essere in pareggio con i loro soldi, non con i nostri soldi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché altrimenti il meccanismo non funziona!
È duro, veramente duro, perché è grazie a voi siciliani che noi abbiamo dovuto dare ulteriori 400 milioni di euro proprio alla Sicilia per riuscire a rientrare dai vostri debiti e dai vostri crediti che non riuscite ad esigere. Avete dei residui attivi miliardari, che sono solo lì sulla carta, e, per riuscire a fare delle spese vere, avete bisogno di altro: crediti finti e spese sempre vere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Così andate sempre più in dissesto e siamo sempre noi a pagare. Sempre noi a pagare!
Se nelle fasi avverse del ciclo e degli eventi eccezionali, è grazie alla Lega Nord che lo Stato garantisce sempre i servizi, le funzioni fondamentali e le prestazioni agli enti locali ed è grazie al presidente Giorgetti che la legge costituzionale ha fatto prevedere che lo Stato deve comunque garantire i servizi essenziali per i cittadini attraverso il fondo straordinario, e se nelle fasi favorevoli i comuni devono partecipare alla sostenibilità del debito pubblico, è bene che sia venuta avanti la posizione della Lega Nord, di cui appunto all'articolo 9, comma 5, che ho già illustrato prima. Se bisogna partecipare, si partecipa in modo inversamente proporzionale alla virtuosità degli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), chi più è virtuoso meno partecipa alla sostenibilità del debito e chi più invece è in dissesto, più deve essere sanzionato.
Finalmente si pone la sanzione a livello costituzionale come prerogativa negativa per chi sfonda i bilanci e si premiano tutti gli enti virtuosi con una partecipazione inversamente proporzionale alla sostenibilità dell'indebitamento pubblico, che - lo ricordo - con le vostre manovre avete fatto pagare per il 75 per cento agli enti locali e alle famiglie, ma che pesa per il 6 per cento sugli enti locali. I comuni hanno il loro carico del 6 per cento di debito pubblico, ma partecipano nella vostra manovra al 70 per cento, con i tagli e con le maggiori risorse che a loro vengono richieste.
Noi abbiamo fatto queste modifiche a tutela degli enti locali e in favore delle virtuosità. Avevamo anche chiesto una concertazione dell'indebitamento che avvenisse non solo a livello regionale, intraregionale, ma anche fra le regioni, in modo tale da creare, con la sussidiarietà orizzontale, e non solo verticale, tra quelle aree omogenee che hanno la possibilità di collaborare tra di loro, una sorta di circuito virtuoso tra regioni confinanti, tra regioni simili, tra regioni omogenee, proprio per determinare quella sorta di macroregione che prima o poi - anzi, più prima che poi - si realizzerà. E questo, purtroppo, non è passato, ma andremo avanti sempre e comunque su queste posizioni.
È una meta da perseguire l'ottenimento del pareggio del bilancio, però bisogna fare anche un altro ragionamento: non bisogna sempre raggiungere il pareggio di bilancio aumentando Pag. 27le tasse, bisogna qualche volta iniziare anche a pensare che si debba ottenere il pareggio del bilancio con la riduzione delle spese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), altrimenti il sistema non funziona. Forse ci siamo dimenticati di inserire a livello costituzionale - sarebbe anche stato bello farlo - un tetto massimo alla pressione fiscale. Perché bisogna sempre pensare che tanto, al massimo, si aumenta la pressione fiscale e si chiudono i buchi? Io direi che si sarebbe potuto inserire anche questo concetto.
Quindi, per diminuire la spesa cosa dico che bisogna fare? Ebbene, bastava applicare quanto avevamo previsto con il provvedimento sul federalismo fiscale: la possibilità di utilizzare i costi e i fabbisogni standard piuttosto che la spesa storica, che però voi avete affossato; dare una fiscalità propria agli enti locali, che voi avete tolto perché con l'IMU sulla seconda casa data allo Stato di fatto avete distrutto tutta la fiscalità locale; avvicinare il livello di spesa al centro di presa fiscale, in modo da responsabilizzare chi chiede, chi spende i soldi, in modo tale che ci sia la possibilità di attuare l'assioma «vedo, voto, pago» in modo tale da calmierare le spese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La soluzione come sempre è il federalismo. Speriamo che questa legislatura finisca al più presto con le nuove elezioni e con la nuova ripresa di questi argomenti, che diventino effettivamente legge dello Stato che possa essere applicata e non sempre distrutta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, colleghi, in queste ore delicate e convulse di fine legislatura, mentre le cronache si ingegnano a conteggiare il numero dei provvedimenti che non andranno a buon fine, la Camera dei deputati si appresta stamattina a compiere un importante atto di responsabilità, votando convintamente la proposta di legge che applica il nuovo articolo 81 della Costituzione.
Si tratta di una legge particolare, rafforzata, dunque non modificabile da un altra legge ordinaria, ma soltanto da un provvedimento ad hoc, a significare che stiamo deliberando su un aspetto particolarmente pregnante e vincolante del nostro impegno futuro. Questo ha implicato un'attenzione particolare ai contenuti in merito che stiamo adottando. Non deve trarre in inganno la rapidità con la quale la Commissione bilancio ha varato questa proposta di legge, perché tutti sappiamo che alle spalle c'è stato un lungo lavoro, che ha visto negli ultimi tre anni dapprima la riforma della legge di bilancio per ben due volte e successivamente la riforma della Costituzione e la legge applicativa, che ha rimandato finalmente a questa legge rinforzata.
In questo lungo itinerario ci siamo confrontati schiettamente tra di noi, abbiamo discusso partendo da posizioni differenti, ma alla fine abbiamo scelto e - voglio dirlo con chiarezza, signor Presidente - abbiamo in tal modo costruito quella che in occasione del voto sulla riforma del bilancio avevo definito «una nuova cultura di bilancio», che non è solo la burocratica applicazione delle disposizioni europee, ma l'autonoma convinzione del nostro Paese che tali regole, pur necessarie in questa congiuntura storica di crisi finanziaria degli Stati sovrani, non possano rappresentare una gabbia che impedisce ai Governi democraticamente eletti di compiere scelte responsabili che abbiano a cuore il benessere dei propri popoli.
Per questo, per quanto ci riguarda, abbiamo sempre affermato che l'abbattimento del pesante debito che attanaglia l'Italia non è un atto di cortesia che facciamo all'Europa, ma è una libera quanto necessaria scelta che adottiamo per la nostra salute pubblica. Questo, collega Simonetti, è il modo di rispondere ai mercati: non dicendo «chi se ne frega», ma Pag. 28approntando una buona politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per questo con la stessa chiarezza e convinzione sosteniamo che il rientro dal debito a partire dal pareggio di bilancio non sono un esercizio burocratico, ma implicano scelte di priorità, di programmazione e - intendo dire - addirittura di libertà, non solo del Governo nazionale, ma di Parlamento e Governo insieme.
Non è in discussione per quanto ci riguarda l'opzione verso una costruzione europea più definitiva, ma è proprio questa prospettiva di un Governo politico dell'Unione che rende ancora più decisiva la discussione sulla strada da intraprendere. Per questo, dopo un serio dibattito, siamo approdati alla modifica dell'articolo 81 della Costituzione con una soluzione che è stata poco approfondita e che talvolta è stata prospettata all'opinione pubblica come la semplice applicazione del pareggio di bilancio inteso, per l'appunto, come quella gabbia imposta dall'esterno. Ma noi sappiamo che non è così.
Il nuovo articolo 81 della Costituzione - è bene riaffermarlo qui - ha scelto una strada ben diversa. Ben sappiamo, signor Presidente, quanta importanza hanno le parole nella nostra vita, nel nostro agire, e quanto solenne sia la scelta delle parole negli atti ufficiali e in politica. Ecco perché avere scelto la parola «equilibrio» e non la parola «pareggio» ha una logica precisa. A rendere esplicita questa logica è la successiva descrizione di come questo equilibrio di bilancio si realizza, assumendo cioè, da un lato, l'esigenza nelle politiche di Governo di confrontarsi con il ciclo negativo delle congiunture economiche e prevedendo la possibilità di scostamento in caso di particolare avversità. Ma questa possibilità di movimento non nasconde alcun alibi o lassismo, in quanto ogni obbligata deviazione dall'obiettivo di bilancio attivo (perché - diciamolo con chiarezza - l'obiettivo del pareggio non è molto ambizioso, dobbiamo tendere ad un bilancio attivo) va decisa con un'azione parlamentare preventiva, che lo modifichi, lo discuta, lo autorizzi a maggioranza qualificata, dunque attraverso la formulazione di un piano esplicito di rientro che ne indichi le modalità e i tempi.
Cosa significa, infatti, misurarsi con un ciclo negativo se non decidere come, ad esempio, abbiamo fatto nella recente legge di stabilità in cui, pur nelle evidenti difficoltà finanziarie, non abbiamo rinunciato ad interventi che sostenessero le famiglie e le imprese, perché questo è interpretato come un modo efficace di migliorare le condizioni generali della nostra economia? Cosa significa impegnarci esplicitamente in politiche di rientro definite se non, ad esempio, sostenere - come noi facciamo da tempo - che bisogna adottare, per abbattere il debito, politiche straordinarie, quali una maggiore capacità di combattere l'evasione fiscale o una oculata politica di gestione del patrimonio pubblico o, addirittura, una revisione del patto di stabilità interno, che tanto deprime i nostri comuni con conseguenze negative per i cittadini? Tutto ciò con la scelta compiuta nella revisione della Costituzione troverà una nuova sistematicità e una nuova responsabilità.
Questa lunga descrizione delle scelte compiute riscrivendo l'articolo 81 della Costituzione era indispensabile, sia per mettere un punto fermo tra di noi, sia perché ci consente di comprendere quanto è stato previsto in questa legge rafforzata che a questi principi si ispira. Ecco, dunque, perché abbiamo previsto con questa legge che la gestione della finanza pubblica, la formazione del bilancio dello Stato e delle amministrazioni decentrate, la stessa descrizione contabile, che si avvia finalmente ad una revisione e semplificazione, siano ispirati a due chiari principi: la esplicita responsabilità dei decisori nelle scelte da adottare e l'indipendenza nella formazione della lettura dei processi contabili. Nel primo caso si valorizza il ruolo programmatorio dei Governi e quello decisionale di controllo del Parlamento; lo si fa attraverso norme che intervengono sui livelli di spesa, sulla coerenza degli obiettivi nazionali con quelli dei tassi europei; si tiene cioè sotto controllo il flusso finanziario Pag. 29pubblico, si gestisce il risanamento, ma non si rinuncia ad una gestione intelligente dei bilanci.
Il dibattito su questo punto presenta un'ambiguità che va sciolta. L'adesione al pareggio di bilancio anche in presenza di uno scostamento dello 0,5 è considerato dal fiscal compact come legittimo, ma ciò non significa non aver chiaro che tutta la politica europea dovrà essere sottoposta ad una riflessione critica, che anche il nostro Governo ha iniziato.
Questa revisione non punterà ad allentare i vincoli, ma a migliorarli e ad affiancarli a politiche espansive. Per dirla chiaramente, non è finita l'epoca del risanamento, ma è finita quella del solo rigore senza crescita e senza equità.
Nel secondo caso si dà vita, come, peraltro, definito in sede europea, ad una nuova capacità di contribuire a decisioni di politica attraverso un'offerta di valutazione della realtà finanziaria che non abbia come obiettivo soltanto la congruità delle decisioni, come oggi autorevolmente avviene, ma anche altri nuovi compiti. Oggi queste capacità sono ben presenti, a cominciare dagli uffici parlamentari, della Camera in particolare, ai quali vanno riconosciute l'alta competenza e la professionalità che rendono del tutto legittimo il ruolo che dovranno assumere nella gestione del fiscal council, ma anche dai nostri abituali interlocutori (Banca d'Italia e Corte dei conti) o dai compiti assegnati ogni giorno alla Ragioneria generale dello Stato.
Voglio dire a questo proposito - una volta per tutte, se è possibile - che il fatto che noi interloquiamo quotidianamente con questo importantissimo istituto, talvolta anche dialetticamente, non ci fa confondere sulla sua autorevolezza e competenza e sull'importanza insostituibile del contributo che esso dà, anche al nostro lavoro quotidiano, proprio in ossequio a quella parte dell'articolo 81 che riguarda l'aspetto delle coperture delle leggi che noi deliberiamo.
Sulla natura di questo istituto si è molto dibattuto e, probabilmente, permangono opinioni articolate in ordine alla sua natura monocratica o collegiale. Molti auditi (Banca d'Italia in particolare) hanno sostenuto la soluzione monocratica. In molti Paesi, però, è stata scelta la soluzione collegiale. Per questa ragione, la Camera aveva optato per questa opzione, ma, nelle ultime ore, accogliendo le diverse sensibilità, si è prospettata una soluzione che definirei presidenziale. In ogni caso, ora la proposta di legge passa al Senato per le eventuali ulteriori valutazioni.
La discussione ha apportato alla proposta di legge originaria modifiche di rilievo prodotte in un confronto tra tutti noi e mantenendo una relazione sui punti più controversi con tutti i gruppi e anche, come ho detto, con i colleghi del Senato. Questo percorso ci consente ora di votare il provvedimento con il consenso di tutti i gruppi. Sappiamo quanto anche la Presidenza della Repubblica consideri importante l'approvazione di questa legge applicativa, che rafforza il percorso di stabilità.
Signor Presidente, concludendo, la legittimazione della politica non è mai un processo definitivo, va rinnovata costantemente, tanto più in questa fase. Io penso e noi pensiamo che la prima legittimazione passi per la serietà e l'autorevolezza del lavoro parlamentare. A questo criterio, anche in questo caso, ci siamo dedicati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non so se siamo tutti consapevoli che stiamo per approvare oggi uno dei provvedimenti più importanti dell'intera legislatura. Stiamo riscrivendo la nuova Costituzione economica del nostro Paese lungo un percorso durato vent'anni, da quando, nel febbraio del 1992, abbiamo consapevolmente voluto e approvato il Trattato di Maastricht.
Con qualche luce e con qualche ombra le regole di Maastricht hanno funzionato bene, ma all'interno dell'Unione europea si sono create, nel passaggio dalle monete nazionali Pag. 30all'euro, due profonde distorsioni, legate, da un lato, alla rigidità del tasso di cambio e, dall'altro, paradossalmente, alla riduzione dei tassi di interesse, tanto sul debito pubblico quanto sull'indebitamento privato degli Stati membri.
Alcuni Paesi hanno tratto beneficio dai tassi di interesse più bassi rispetto a quelli che avrebbero avuto in ragione dei fondamentali economici nazionali e del loro effettivo merito di credito; altri hanno beneficiato di un tasso di cambio di fatto favorevole, che ha rilanciato il commercio con l'estero e le esportazioni nella totale assenza di politiche redistributive.
In questo contesto è emersa la mancanza di istituzioni europee forti, con ruoli chiari e definiti, che arginassero le ondate di attacchi finanziari speculativi sui debiti sovrani dei Paesi dell'Unione, presi di mira in maniera strumentale, di volta in volta, sulla base di pretesti più o meno credibili.
È emerso il ruolo inadeguato della Banca centrale europea, che a differenza delle altre Banche centrali di tutto il mondo, Federal Reserve in primis, non ha potuto per mandato fungere da prestatore di ultima istanza, garantendo in tal modo la stabilità economica e finanziaria dell'area euro. Infine è emerso come l'Eurozona non possa considerarsi come un'area monetaria ottimale e come, in ragione di ciò, le economie nazionali tendano a divergere, se non si attivano gli strumenti a disposizione: la modalità del lavoro, le politiche fiscali compensative, la flessibilità dei cambi. Questi ultimi, per esempio, hanno consentito fino all'introduzione dell'euro di correggere gli squilibri di bilancia dei pagamenti degli Stati, che quando raggiungevano avanzi o disavanzi eccessivi erano tenuti rispettivamente a rivalutare o svalutare la propria moneta.
Ma non possiamo arrenderci di fronte a tutto questo, siamo anzi in una posizione privilegiata: conosciamo i nostri errori, i nostri limiti, e abbiamo chiara la ricetta per superarli. In dieci anni di euro abbiamo commesso degli errori, così come tutti abbiamo guadagnato, in un modo piuttosto che in un altro, dalla moneta unica. Come ha dimostrato la più qualificata letteratura scientifica internazionale, è ormai ampiamente acquisito che solo una parte minoritaria dello spread dipende direttamente dal merito di credito, quindi dai fondamentali economici di ogni singolo Stato, mentre tutto il resto afferisce al cosiddetto premio di reversibilità dell'euro, vale a dire al più alto rendimento che gli investitori chiedono a fronte del rischio di disgregazione della moneta unica. Si tratta del rischio di break-up, cioè di fallimento dell'euro, legato all'architettura imperfetta dello stesso.
Oggi in Europa affrontiamo una crisi grave, resa pericolosa per l'Unione e per ciascuno dei nostri Paesi appunto dalle deficienze strutturali e istituzionali dell'euro. Per superarle non serve tornare indietro, ma andare avanti: serve più Europa. Il più grave attacco all'Unione europea viene da chi avesse la tentazione di utilizzare quelle deficienze per portare al proprio Paese e al proprio sistema produttivo dei vantaggi indebiti. L'Italia è giunta all'appuntamento con la crisi, con la speculazione che ha colpito i debiti sovrani, portando con sé un debito pubblico troppo alto e una spesa pubblica largamente corrente e quindi improduttiva. Questa è la nostra colpa. Ma abbiamo anche dei meriti, che non consentiremo siano sottovalutati. In particolare, dal 2008 ad oggi siamo saliti dal decimo al quinto posto nella classifica per il miglior rapporto deficit-Pil, siamo già entro i limiti posti dai parametri di Maastricht, siamo saliti dal settimo al primo posto per il migliore avanzo primario.
A questi meriti dobbiamo aggiungere la forza del nostro sistema produttivo e la saggezza delle nostre famiglie, perché il rapporto fra debito aggregato e patrimonio aggregato ci rende fra i Paesi più solidi. Quello che non possiamo accettare è che le deficienze strutturali dell'euro, vale a dire l'aver messo sotto una sola moneta debiti pubblici diversi, venduti a tassi di interesse diversi, possano essere messe sul conto di chi è finito nel mirino della speculazione. Non solo non è questo lo spirito con cui è nata l'Unione europea, ma Pag. 31non è neanche lo spirito con cui, in casi che si sono verificati in passato, noi affrontammo le difficoltà di altri Stati. Non è una resa dei conti quella di cui abbiamo bisogno, occorre eliminare il rancore e guardare avanti, rilanciare lo spirito europeista che fu alla base della costruzione comunitaria dopo la Seconda guerra mondiale, con la necessità di correggere gli errori già conosciuti fin dai tempi di Maastricht, introducendo quei meccanismi redistributivi che il trattato non aveva considerato.
Per queste ragioni e per ovviare a queste deficienze si deve lavorare ai quattro pilastri individuati dai Presidenti del Consiglio europeo, della Commissione europea, dell'Eurogruppo e della Banca centrale europea. Una volta edificati questi quattro pilastri, avremo assolto al nostro compito storico: dare vita ad una vera Europa federata, sogno di una generazione che ci portò fuori dalla guerra e promessa alle generazioni che oggi si affacciano agli studi e al lavoro.
Con questo provvedimento, con il provvedimento legato all'applicazione del nuovo articolo 81 della Costituzione, noi realizziamo l'unione di bilancio; realizziamo l'unione di bilancio, nella completezza, tra i primi in Europa. Questa deve essere la nostra consapevolezza, signor Presidente, onorevoli colleghi. Dispiace, a questo punto, che il Presidente del Consiglio, Mario Monti, e il Ministro dell'economia e delle finanze, Vittorio Grilli, non abbiamo sentito l'esigenza, la sensibilità e il dovere di essere presenti in quest'Aula, in un momento così importante della vita del nostro Paese e al termine della nostra legislatura.
Devo dire grazie a tutte le forze qui presenti in quest'Aula, che hanno realizzato questa volontà con estremo senso di responsabilità e con estremo orgoglio. Questa è la migliore risposta all'Europa, questa è la migliore risposta ai mercati, questa è la migliore risposta alla speculazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, ho chiesto di fare questa breve dichiarazione, che ritengo doverosa, perché ho seguito i lavori in Commissione e perché, a suo tempo, ho presentato la prima proposta di legge sull'equilibrio di bilancio.
Questo è un provvedimento fondamentale, pari solo alla riforma costituzionale approvata il 20 aprile, che, in qualche modo, l'ha generata. È un grande risultato che questo ramo del Parlamento assume all'unanimità. Viene tracciato un percorso che, se rispettato, sarà virtuoso, perché garantirà equilibrio di bilancio e sostenibilità del debito. Se non rispettato, ci penserà l'organismo indipendente a farci ritornare sulla retta via.
Mi auguro che il Senato della Repubblica lo approvi in modo spedito ed equilibrato, e che non lo metta su un binario morto, perché sarebbe una grave responsabilità: l'Italia non potrebbe ottemperare agli impegni assunti con l'Europa e, soprattutto, non rispetterebbe il dettato della Costituzione. Anche rispetto all'organismo di controllo, lo stesso Ministro Grilli, ieri, ci ha detto che si tratta di un provvedimento ottimale e che, quindi, deve essere approvato anche dall'altro ramo del Parlamento senza tanti sofismi, altrimenti davvero, ancora una volta, daremmo un brutto segnale all'Europa e a noi stessi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, se un'azienda privata, per fronteggiare un'emergenza o per sviluppare e crescere ha bisogno di assumere lavoratori specializzati o nuove tecnologie, allora è anche giusto che investa e che chiuda il bilancio in perdita. Lo stesso discorso deve valere anche per lo Stato: uno Stato improntato alla managerialità e all'efficienza non Pag. 32può impiccarsi al principio del pareggio di bilancio. Invece, questo Stato avrebbe bisogno di chiudere un capitolo o, meglio, di azzerare il capitolo di bilancio che riguarda i politici e i dirigenti pubblici ladri. Questo Stato ha bisogno di azzerare il capitolo di bilancio che riguarda i politici casta. Insomma, io da quattro anni e mezzo sto lavorando e sto cambiando l'Italia (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, scusate...

FRANCESCO BARBATO. ... per azzerare il capitolo dei politici ladri, dei politici casta. Da quattro anni sto lavorando per cambiare questo Paese, perché questo Paese ha bisogno di cambiare e di eliminare i ladri di politica (Commenti)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barbato.
Colleghi, l'onorevole Barbato ha fatto un intervento in dissenso, e si è capito che era in dissenso. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, colleghi, credo che sia un piccolo miracolo, nel clima politico che stiamo vivendo, quello che, grazie al lavoro di tutta la Commissione bilancio e, in particolare, dei due relatori - che ringrazio -, sta avvenendo questa mattina.
La proposta di legge di cui stiamo parlando è particolarmente importante. Il fatto che debba essere approvata con numeri diversi dalle leggi ordinarie lo testimonia. È una proposta di legge che richiede un equilibrio politico e tecnico non comune. Raramente sono intervenuto in quest'Aula per testimoniare l'importanza del lavoro fatto, perché quello che si è raggiunto in così poco tempo è un punto di equilibrio che testimonia il senso di responsabilità - ribadisco, in un momento particolarmente dedicato - di tutte le forze politiche.
Spero vivamente che questo piccolo patrimonio che abbiamo costruito alla Camera possa giungere al termine e possa giungere al termine in modo proficuo. Credo che in questo senso noi possiamo completare il percorso iniziato con la riforma costituzionale del pareggio di bilancio, dove anche allora chi lavorò sul testo riuscì a resistere alle pressioni di alcuni, magari fuori da queste stanze, e a costruire un testo equilibrato, che qualche mese dopo ha resistito a quelle critiche e si è manifestato e dimostrato di estrema attualità, anche prima del dibattito politico che in Europa si è costruito e realizzato.
Per questo motivo, signor Presidente, siamo veramente soddisfatti e orgogliosi del nostro lavoro e speriamo che questo lavoro non vada disperso (Applausi).

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di prendere posto, anche perché con riferimento al voto che stiamo per fare ai sensi dell'articolo 81, sesto comma della Costituzione, come sostituito dall'articolo 1 della legge costituzionale n. 1 del 2012, per l'approvazione della proposta di legge in esame è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

(Coordinamento formale - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5603-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Pag. 33
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 5603-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, Laboccetta, Ravetto, Nola e Nastri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione» (5603-A):

Presenti 451
Votanti 445
Astenuti 6
Maggioranza assoluta dei componenti dell'Assem- blea 316
Hanno votato 442
Hanno votato no 3
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Vassallo Boccuzzi e Golfo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,20).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare oggi, a quarantatré anni di distanza, la strage fascista di piazza Fontana a Milano (Commenti di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Futuro e Libertà per il Terzo Polo), che il 12 dicembre del 1969 causò con una bomba alla Banca nazionale dell'agricoltura 17 morti e 88 feriti.
Vennero, dopo quella terribile strage, anni di innumerevoli processi, di depistaggi, di condanne e di assoluzioni. Venne, dopo quella terribile strage, l'epoca della strategia della tensione e vennero gli anni di piombo. Con quella terribile bomba, con quei morti innocenti, con quei feriti innocenti, iniziò in Italia in maniera cruenta e terribile la stagione della violenza utilizzata dalla politica, della violenza utilizzata dall'estremismo di destra.
Noi non vogliamo dimenticare quei morti, quei feriti e quella strategia. Vogliamo continuare a conservare memoria di quella bomba per Milano e per tutto il Paese, e continueremo a salvaguardare, dall'idea della violenza e delle stragi, le nostre istituzioni e questa Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENZO RAISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, anch'io mi voglio associare al ricordo della strage di piazza Fontana forse, però, con meno sicurezza rispetto al collega che mi ha preceduto su chi siano gli autori. Io, molto più sommessamente, credo ci sia, visto che prima o poi questo Paese vorrà fare i conti con la verità - ho scritto anche recentemente un libro, ad esempio, sulla strage di Bologna -, molto da rileggere rispetto ai fatti tragici di quegli anni, rispetto alla nostra storia. Spero che il prossimo Parlamento finalmente possa desecretare i tanti documenti che ancora sono secretati e che ancora non ci hanno permesso di chiarire tutta la storia sull'eversione degli anni Settanta e Ottanta (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (A.C. 5617) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 12,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione Pag. 34in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 5617)

PRESIDENTE. Ricordo che a norma dell'articolo 96-bis, comma 3 del Regolamento sono state presentate le questioni pregiudiziali Borghesi ed altri n. 1 e Dozzo ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 5617).
Avverto che, a norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali avrà luogo un'unica discussione. Le questioni pregiudiziali possono essere illustrate per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Borghesi ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, oggi noi di Italia dei Valori depositiamo e presentiamo quelli che, a nostro giudizio, sono i limiti di un decreto-legge che il tempo dimostrerà essere un decreto-legge incostituzionale che avete presentato come decreto «salva Ilva», decreto «ad aziendam» ma che, di fatto, è un decreto che non salva né la città di Taranto né i lavoratori dell'Ilva.
Possiamo fidarci di lei, Ministro? Possiamo fidarci di lei che propone l'evacuazione del quartiere Tamburi come soluzione al problema dell'Ilva? Possiamo fidarci di lei, Ministro, che presenta un decreto-legge che è assolutamente un decreto pro Riva, lei, che in un'intercettazione telefonica Archinà definisce: «uomo nostro», quindi amico di Riva? Però prima di arrivare al provvedimento bisognerebbe spiegare cosa è accaduto in questi vent'anni a Taranto, quando nel 1996 lo Stato ha svenduto l'acciaio a un imprenditore che si dimostra essere un criminale e che per vent'anni ha messo sotto ricatto il Paese; in questi anni Riva ha fatto enormi profitti e in 17 anni ne ha reinvestiti 2,7 miliardi.
Oggi, solamente oggi, per ambientalizzare l'Ilva ne servirebbero 4 di miliardi di euro. Per vent'anni Riva ha commesso reati odiosi, consapevolmente, come l'inquinamento ambientale, la contaminazione di cibo e falde, ha ammazzato cittadini di Taranto e lavoratori; tutti sapevano, tutte le istituzioni sapevano. Ministro, noi abbiamo incontrato il procuratore della Repubblica di Taranto, Sebastio, e ci ha fatto leggere le missive che dal 2000 mandava sistematicamente al Ministero, ai presidenti delle regioni, ai presidenti delle province, ai sindaci, mettendo in guardia, dicendo che la situazione a Taranto era grave e rischiava di esplodere. Tutti hanno guardato dall'altra parte. Nel frattempo, però, a Taranto veniva prodotta il 95 per cento di diossina e i valori di benzopirene, che è un cancerogeno, sforavano i limiti concessi dall'Organizzazione mondiale della sanità.
A fronte di tutto questo, invece di imporre a Riva la legge, è stata cambiata la legge per Riva, come nella vicenda nota del 2010 con il benzopirene; così Riva ha potuto inquinare Taranto per legge, in cambio però garantiva occupazione e in cambio però ha garantito anche il salvataggio di Alitalia. L'inchiesta dei magistrati ha dimostrato l'esistenza di un sistema, il sistema Riva, con cui l'Ilva si comprava il silenzio di tutti: del clero, della stampa, dei sindacati, degli amministratori e anche dei politici. Ora, ora ci volete costringere a scegliere fra lavoro e salute, ora ci dite che 40 mila posti di lavoro sono a rischio, ora ci dite che è a rischio la politica industriale del Paese.
Questo decreto non risolve i problemi di Taranto, perché è un decreto contro i magistrati, contro la Costituzione. Il Governo avrebbe dovuto invece confiscare i beni del latitante Riva, costringere ad ammodernare gli impianti anche attraverso Pag. 35un processo di nazionalizzazione dell'impresa. Noi presenteremo un emendamento come Italia dei Valori che propone, attraverso la Cassa depositi e prestiti, di mettere quei soldi che Riva non vi garantirà, perché Riva è latitante, non c'è.
Voi fate un decreto quindi per aggirare i provvedimenti giudiziari e sanare Riva. È un provvedimento che aprirà, Ministro, uno scontro tra poteri dello Stato, tra il potere giudiziario e quello legislativo, e violate in questo modo la Costituzione per l'equilibrio dei poteri, ma violate gli articoli 32 e 41 della Costituzione: l'articolo 32, che prevede che il diritto alla salute è inviolabile e voi con questo decreto-legge rimuovete i sequestri giudiziari e consentite ad un'azienda che non è a norma di continuare ad inquinare e ad uccidere la salute dei cittadini tarantini; l'articolo 41, perché la libertà d'impresa deve sposarsi con l'impegno sociale di chi fa impresa nel rispetto della dignità umana.
Nel decreto che voi presentate, al comma 4 dell'articolo 1, fate danni peggiori, perché per evitare l'incostituzionalità estendete a tutti i siti di interesse industriale strategico nazionale con almeno 200 dipendenti la possibilità che i provvedimenti giudiziari di sequestro possano decadere, cioè si può continuare a produrre infischiandosene dei provvedimenti giudiziari, e al comma 3, sempre dell'articolo 1, trasformate quello che è un reato di codice penale in un reato amministrativo. Ne renderete conto alla Corte costituzionale, perché trasformate quello che è un reato penale in una sanzione amministrativa che riguarda il 10 per cento del fatturato dell'impresa. Di fatto, state sottomettendo l'autonomia e l'indipendenza della magistratura al volere e alle scelte del Governo.
Riva però, da latitante, continua nella sua opera di ritorsione nei confronti del Paese e oggi annuncia 4 mila licenziamenti perché non gli consentivate di dissequestrare il prodotto finito di acciaio, ma l'uomo nostro ha presentato oggi un emendamento al decreto-legge che prevede il dissequestro di quei prodotti che sono stati posti sotto l'interdizione del magistrato di Taranto. Voi avete detto che questo non è un provvedimento «ad aziendam», eppure nell'emendamento che voi presentate c'è scritto specificamente, per quanto riguarda l'azienda Ilva, che non valgono più i sequestri dei prodotti finiti che sono bloccati lì e il GIP ha spiegato le ragioni, perché se continua a fare profitto quel profitto serve non per ammodernare l'azienda, ma serve per continuare ad inquinare.
Lei, Ministro, sta facendo scempio del diritto. Questo decreto sarà bocciato dalla Corte costituzionale, perché è un decreto vergogna. Chi approverà questo provvedimento, chi approverà in Aula questo provvedimento, deve mettersi la mano sulla coscienza, perché si rende complice di un genocidio.
Voglio solo citare alcuni dati, che sono dati ufficiali: a Taranto, in sette anni, ci sono stati 11.550 morti, 1.650 ogni anno, per cause cardiovascolari, per neoplasie e per motivi respiratori, ci sono stati, ogni anno, 27 mila ricoveri. Secondo il «rapporto Sentieri» c'è un'incidenza di mortalità maggiore a Taranto del 14 per cento per gli uomini, dell'8 per cento per le donne, del 20 per cento per i bambini sotto un anno, e questa percentuale aumenta, man mano che ci avviciniamo al quartiere Tamburi, del 211 per cento in più per un tumore che si chiama mesotelioma e che è legato all'utilizzo di amianto.
Chi in questa Aula ha preso finanziamenti da Riva quantomeno eviti di votare. Liberi questo Parlamento dall'ipocrisia! Il lavoro e la salute non si garantiscono facendo scempio delle regole e della legalità, ma rispettando la legge, mettendo sopra di tutto il diritto e la Costituzione, applicando la normativa comunitaria del «chi inquina, paga». Il latitante Riva deve pagare e, soprattutto, deve investire 4 miliardi di euro per mettere a norma l'azienda.
Questo, signor Ministro, è l'unico modo per garantire insieme lavoro e salute. Per questo, noi, attraverso questa pregiudiziale di costituzionalità...

Pag. 36

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la prego di concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiediamo a questo Parlamento di votare perché il decreto-legge sia reso incostituzionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Lanzarin ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Dozzo ed altri n. 2.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, il decreto-legge che ci apprestiamo ad andare ad esaminare contiene già nel titolo una forte non conformità e non congruità, se pensiamo che il titolo del decreto-legge recita: «Disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente, dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale» e, quindi, parla di salute, di ambiente e di livelli occupazionali, però poi sappiamo che il provvedimento in esame, invece, è finalizzato a garantire una continuità produttiva all'impianto dell'Ilva di Taranto. Quindi, ancora una volta, anche se il titolo reca una serie di questioni, andiamo ad esaminare e a risolvere una questione specifica e non a fare una politica che sia una politica industriale generalizzata per tutto il nostro Paese, ma una politica finalizzata a mantenere la continuità produttiva per quanto riguarda l'impianto dell'Ilva di Taranto.
Le stesse cose le avevamo già dette in quest'Aula durante l'esame del provvedimento di settembre, che era stato venduto come un provvedimento che doveva risolvere il problema occupazionale, che doveva risolvere il problema ambientale, che doveva risolvere il problema della salute e quindi garantire i cittadini che abitano soprattutto vicino a questo impianto così importante, ma anche con un impatto così grosso e devastante per il territorio, però - come abbiamo potuto vedere e come vediamo per quanto ci apprestiamo ad andare ad esaminare e a votare - il decreto-legge di settembre non era come era stato ventilato, come era stato venduto, come era stato proposto, ma era un decreto che, alla fine, non ha portato nessuna miglioria, non ha portato nessun risultato positivo, anzi, probabilmente, ha peggiorato la situazione.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare che, con questo decreto-legge, inizia un sentiero nuovo, un sentiero che creerà sicuramente un precedente importante per questo Paese perché, soprattutto, c'è la violazione del principio di separazione dei poteri, tra poteri dello Stato e poteri della magistratura. Questo sappiamo che rappresenta un precedente unico, un precedente di cui sicuramente questo Parlamento e questo Paese dovranno tener conto e che va a ledere l'autonomia costituzionalmente garantita della magistratura. Se così vale per l'Ilva di Taranto, sicuramente deve valere per tutti gli altri impianti, se così vale per un impianto di questo tipo che - lo ripetiamo - è sicuramente un impianto strategico e importante, in cui ci sono moltissimi addetti, in cui c'è un indotto complessivo che riguarda un Paese intero, che riguarda un settore importante come quello dell'acciaio. A tal proposito, sicuramente il Governo, un Governo di tecnici - lo ricordiamo - doveva affrontare in modo pragmatico la problematica industriale e ambientale, ma non ha saputo affrontarla.
Ma, invece, a suon di decreti ha cercato di andare a tamponare, poi, quelle che erano le problematiche, le questioni che ogni giorno si sono susseguite e di cui ogni giorno, insomma, abbiamo potuto leggere dalla stampa, ma anche dalle situazioni che si sono verificate.
Ricordiamo, inoltre, che nel presente provvedimento, come è stato anche detto appunto, vengono messi in discussione, tra virgolette, alcuni articoli e alcuni commi importanti che sono presenti nella nostra Costituzione, ossia quello di cui all'articolo 41, che afferma che l'iniziativa economica privata non può essere in contrasto con l'utilità sociale o da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità delle persone. Qui credo che vi sia l'ennesima non conformità rispetto, appunto, a quello che andiamo ad esaminare. Vi è, poi, l'articolo 32 della Costituzione che, appunto, recita che si deve garantire la salute come Pag. 37diritto fondamentale della persona. Quindi, sicuramente, vi è l'intento di andare a risolvere una problematica. Però, nel tempo stesso, mettere in discussione quelle che sono delle esigenze, appunto, che vanno a collimare con quella che è la salute pubblica, la salute dei cittadini non ci trova sicuramente d'accordo.
Per non dimenticare - e partiamo da un aspetto soprattutto molto più tecnico, ma importante - quello che recita l'articolo 3. L'articolo 3 dispone che viene nominato un garante. Quindi, vi è una nuova figura. Abbiamo molte volte dibattuto, in quest'Aula e nelle Commissioni, sulla necessità di non creare ulteriori figure (i famosi commissari, appunto). Qui si parla di garante. È cambiato il nome ma, in realtà, quello che dovrebbero fare questa persone - insomma, le funzioni - sono un po' le stesse. Una nomina per tre anni che, però, è una nomina che va in contrasto con quello che dice l'articolo 2, ossia che vi sono già degli organi di controllo preposti, ossia ISPRA e ARPA. Allora, ci dobbiamo effettivamente mettere d'accordo. Vi sono degli organi che sono istituzionali, che hanno il dovere di controllare, di garantire che poi vi sia l'applicazione di quelle che sono le misure contenute nell'AIA, che vi siano, appunto, tutti i dovuti, diciamo così, meccanismi affinché venga non solo applicata l'AIA in toto, ma affinché venga anche garantita la salute dei cittadini e dei lavoratori che lavorano all'interno di questi stabilimenti. Però, prevediamo la nomina di un nuovo garante, di un garante la cui durata è tre anni, di un garante che ha anche un costo, di 200 mila euro. Chissà come mai i 200 mila euro saltano fuori nuovamente dai capitoli del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i capitoli che sono già stati prosciugati, che sono stati usati più volte come bancomat. Parlo dei capitoli relativi al dissesto idrogeologico o i capitoli legati alla riduzione delle emissioni di polveri sottili. Questa è una cosa a cui abbiamo già assistiti nel precedente provvedimento, quando ci ricordiamo che 20 milioni sono stati presi dal famoso capitolo dissesto idrogeologico e dal Protocollo di Kyoto.
Quindi, è chiara la politica che il Ministero dell'ambiente ha messo in atto, in cui continua a depauperare capitoli importanti come quelli della difesa del suolo, del dissesto idrogeologico e ogni giorno, ogni mese purtroppo - e dico purtroppo - assistiamo a quella che è diventata la vulnerabilità del nostro territorio, a quella che è diventata, appunto, la fragilità del nostro territorio, che ci vede dover correre ai ripari puntualmente. Però, nello stesso tempo andiamo a privare di risorse quei pochi fondi che ci sono, perché se ritorniamo a quelli che erano gli stanziamenti iniziali vediamo che questi fondi sono stati via via decurtati, sono stati via via ridotti. Ma andiamo a decurtarli ulteriormente poi per situazioni come queste e, in questo caso, per andare a pagare per tre anni un garante, un garante che deve sovrintendere quando, come avevamo detto, vi sono già degli altri organi preposti, ISPRA e ARPA.
Quindi, credo che in un momento in cui ci viene predicata la spending review, in un momento in cui il Governo dei tecnici fa di tutto per ridurre la spesa pubblica e, quindi, cerca di eliminare gli eccessi, che venga introdotta una figura di questo tipo, con dei costi aggiuntivi, credo che sia una contraddizione vera e propria, una contraddizione che non può trovare una sua logica, a meno che il Ministero stesso non si fidi dei propri organi, non si fidi dei propri bracci destri, che sono quelli che dovrebbero essere preposti al controllo e, quindi, alla verifica che poi siano applicate quelle che sono, appunto, le prescrizioni dell'AIA.
Quindi, sicuramente vi è il fatto che ci sia ancora una volta una non uniformità, ci sia una non equità per i trattamenti, rispetto ad una situazione che - ripetiamo - sicuramente è problematica, difficile, strategica. Però non si vuole mettere mano ad una politica ambientale e ad una politica industriale, che creda nell'industria dell'acciaio, nell'industria relativa alle importazioni da Paesi terzi, nelle strategie che possano rilanciare un settore pesante come questo. Pag. 38Non è stato considerato da questo Governo, neanche da un punto di vista ambientale, perché ricordiamoci che qui parliamo di siti ambientali strategici. Quanti ce ne sono di siti ambientali strategici, al nord, al centro, al sud? Quindi, l'Ilva rappresenta sicuramente in questo momento un problema contingente, ma è un problema che non può essere un problema isolato, ma un problema che deve essere visto nella totalità. Per queste ragioni e proprio perché non possiamo pensare che dei soldi che servono per la messa in sicurezza del Paese, un Paese, come abbiamo detto, fragile e vulnerabile, vengano impiegati in questo caso per sprechi e per assumere persone nuove, di cui sinceramente non pensiamo ci sia bisogno, per tutte queste ragioni, con la nostra pregiudiziale appunto chiediamo di non procedere con il seguito di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la questione posta dai proponenti contiene una domanda: questo provvedimento è compatibile con il dettato costituzionale? Vi è contrasto con gli articoli 32 e 41 della Costituzione? La nostra opinione è che il decreto sia compatibile con l'impianto costituzionale. Non contrasta infatti con il primo comma dell'articolo 32 che, ponendo tra i compiti della Repubblica la tutela del diritto di ogni individuo alla salute, implica un'azione positiva da parte dei pubblici poteri, affinché tale tutela possa avere effettività. Il provvedimento in tutta evidenza si fa carico di quell'obiettivo, avendo riguardo non solo alle persone impegnate nell'attività di produzione, ma anche agli interessi più generali della collettività, dettando vincoli precisi alla produzione, con riferimento alle prescrizioni contenute nell'autorizzazione integrata ambientale.
Per le stesse ragioni, dunque, il decreto non contrasta, ma ottempera al disposto dell'articolo 41, secondo comma, della Costituzione, laddove viene detto che l'attività economica non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza e alla dignità umana. Dunque, ben lungi dal rappresentare un provvedimento che contrasta l'intervento della magistratura tarantina, il decreto-legge ne accoglie i principi ispiratori, le preoccupazioni e le urgenze, volte alla tutela della salute della popolazione locale e dei lavoratori, procedendo con un'azione concreta di messa in sicurezza. Un'azione concreta dunque è necessaria, un intervento che tenda a riparare e non a generare conflitti tra poteri dello Stato, un decreto atteso dalla popolazione e dai lavoratori. Questo basterebbe a motivare la nostra reiezione della questione pregiudiziale di costituzionalità, però vorrei aggiungere, onorevoli colleghi, che tra le occasioni che questa legislatura ha sprecato c'è anche quella di un dialogo mancato, di una assunzione reciproca di responsabilità tra politica e magistratura. Forse un dialogo prima avrebbe giovato a Taranto e ai tarantini. Nella densa agenda delle cose da fare nella prossima legislatura, bisognerà trovare posto anche a questo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, le pregiudiziali toccano una materia che indubbiamente è delicata e controversa, ma gli argomenti su cui si fondano, per semplificare, mi pare che siano tre.
Prima di tutto fanno leva sul diritto alla salute e citano alcuni articoli della Costituzione, ma questo - lo vorrei ricordare ancora una volta - è un decreto-legge che tende a bilanciare il diritto alla salute, il diritto al lavoro e il diritto all'impresa, che genera lavoro, e ci sono molte norme nella Costituzione che tutelano anche questo secondo valore, a partire dall'articolo 1 della Costituzione.
Come secondo argomento si citano norme e principi che tutelano l'autonomia della magistratura, ma ci si dimentica di ricordare Pag. 39che la norma base è l'articolo 101 della Costituzione, che stabilisce il principio dei principi: il giudice è soggetto soltanto alla legge. Certo, la legge non è completamente libera di disporre, ma su questo vedremo tra poco.
Il terzo argomento è quello che tocca il principio di separazione dei poteri e l'intangibilità del giudicato: sono altri due principi sacrosanti, ma in questo caso non sono stati toccati.
Questo è un disegno di legge che ha una struttura articolata, proprio per realizzare il bilanciamento: da un lato, all'articolo 1, costituisce legge generale ed astratta; dall'altro, è legge provvedimento per l'Ilva. Così è stata calibrata nel rapporto che la Costituzione prescrive tra Governo, Presidenza della Repubblica e Parlamento.
Sta all'interno dei parametri costituzionali (cito, per tutte, la sentenza n. 94 del 2009 della Corte costituzionale) e di legittimità (cito la sentenza della Corte di cassazione del 9 febbraio 2012). Interviene, certamente, sul sequestro disposto dalla magistratura, ma non travolge il provvedimento e i suoi effetti: questo è un errore che è stato commesso da alcuni interpreti. Interviene, come ha detto il Comitato per la legislazione, semplicemente per circoscrivere la portata di quei provvedimenti in linea generale, quando in ballo vi siano salute, lavoro e impresa.
Vi è un precedente del 2007, un decreto-legge convertito in legge, che, sostanzialmente, sospendeva gli effetti del sequestro; in questo caso, non si arriva neanche a questo risultato.
Quanto all'autonomia della magistratura e al giudicato, ricordo che la Corte di cassazione, sopra citata, ha detto che in materia cautelare il giudicato copre il dedotto e non il deducibile: vi è una portata più modesta, quindi, dei provvedimenti cautelari rispetto al normale giudicato.
Vorrei concludere: siamo certamente in presenza di una materia in cui è difficile avere certezze. Ho sentito molte certezze negli interventi che mi hanno preceduto e li posso invidiare, ma, quando si tratta di bilanciare valori costituzionali, non si può arrivare alla conclusione che uno sia superiore all'altro e che, in qualche modo, finisca per schiacciarlo.
Del tutto inaccettabile è in questa materia un'impostazione manichea, perché essa finirebbe, sostanzialmente, per sacrificare uno dei valori in gioco, che la Costituzione fa oggetto, tutti, di energica tutela. Pertanto, noi voteremo contro queste questioni pregiudiziali, perché ci pare che questo bilanciamento di valori sia stato fatto correttamente. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il caso Ilva è al centro dell'attenzione e anche della passione del Parlamento, delle istituzioni, delle parti sociali e di tutti gli italiani, perché è una grandissima questione nazionale. Il gruppo dell'Unione di Centro - lo anticipo - voterà a favore di questo decreto-legge e contro queste questioni pregiudiziali di costituzionalità, che sono il vero segno dell'irresponsabilità politica.
Il Presidente del Consiglio Monti, solo nell'incontro di pochi giorni fa a palazzo Chigi, ha ricordato che il Governo vive questa questione come un momento di vera prova per il nostro Paese. Non possiamo permetterci di dare un'immagine dell'Italia come di un Paese dove non sia possibile conciliare il rispetto assoluto della magistratura, la tutela dell'occupazione, la protezione della salute e dell'ambiente e il mantenimento di un settore strategico come quello dell'acciaio.
Per questo, ha detto Monti, abbiamo bisogno di sentire il vostro punto di vista e le vostre valutazioni. Questo decreto-legge è figlio di un'ampia e vasta consultazione di tutti i livelli di governo e delle parti sociali ed è un atto delicato, significativo e importante, ma esattamente di amore per il nostro Paese.
Le questioni pregiudiziali - voglio sottolinearlo - non citano neanche un articolo Pag. 40della nostra Costituzione che riguardi la lesione dei poteri della magistratura. Si citano solo gli articoli 32 e 41 della Costituzione, cioè la tutela della salute e la coerenza dell'attività economica con l'utilità sociale.
Allora, mi chiedo e vorrei chiedere, iniziando dai presentatori di queste questioni pregiudiziali: la tutela della salute in senso generale e l'utilità sociale dell'attività economica sono prerogative della magistratura? Hanno il coraggio di affermare che è la magistratura che deve stabilire gli indirizzi e i controlli utili alle attività economiche, o le misure ed i parametri per proteggere, in via generale, la salute, o anche per riqualificare l'ambiente? Ben vengano tutte le indagini a carico dei Riva e di chi ha sbagliato e ha responsabilità penali. Si facciano i processi penali, ma certamente non è un potere della magistratura quello di conciliare le esigenze strategiche dei siti produttivi del lavoro, della salute, della riqualificazione ambientale.
Il 26 luglio scorso fu sottoscritto un Protocollo che il Ministro Clini ci ha illustrato benissimo nell'ambito di un'audizione, e poi di un intervento in Aula, molto chiaro ed efficace. Quel Protocollo di intesa, al quale rinvio, è pieno di programmi complessi, non vi è solo l'autorizzazione integrata ambientale, ma anche programmi specifici per la riqualificazione del quartiere Tamburi, del comune di Statte e così via. Mi chiedo ancora se tutto questo lavoro può essere fatto dalla magistratura che, peraltro, ironia della sorte - a volte il diavolo ci mette la coda -, si serve di consulenti tecnici a loro volta poi indagati per corruzione.
Dunque, dobbiamo essere seri e capire, per l'appunto, che questo decreto-legge si muove in una logica assolutamente necessaria. La qualificazione del sito dell'Ilva di Taranto - fondamentale per l'economia della provincia di Taranto perché è pari circa al 75 per cento del PIL e ha ventimila addetti, ma anche perché è il più grande polo siderurgico d'Europa - può e deve portare alla qualificazione del sito come di interesse strategico nazionale rispetto a cui si fanno i processi, ma non è con le misure cautelari che si possono impedire o dare soluzioni.
Noi vorremmo una terza Repubblica in cui il potere pubblico fosse più chiaro e che ciascuno abbia... (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mantini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Popolo e Territorio voterà a favore del decreto-legge in esame e, quindi, contro la questione pregiudiziale di incostituzionalità.
Ci troviamo, ancora una volta, a discutere di un intervento, per qualche verso esorbitante nella vita politica del Paese, compiuto dalla magistratura che in questo caso, però, interviene nei vuoti, nell'indeterminatezza e negli scempi che la politica e la gestione dello Stato hanno determinato.
Con questo decreto-legge si tratta di tutelare la salute - gravemente, se non irrimediabilmente, minacciata - delle popolazioni della città di Taranto e del contesto territoriale su cui sorge l'Ilva e il diritto di mantenere il lavoro da parte di decine di migliaia di persone.
L'onorevole Zazzera ha perfettamente ragione quando snocciola i dati economici della vicenda Ilva e quando stigmatizza il comportamento omissivo ed opportunistico della proprietà che in questo Paese approfitta del fatto che il capitalismo o è di Stato, o è assistito, un capitalismo a cui è concesso di privatizzare gli utili e di pubblicizzare le perdite. Che altro sono le spese di investimento per ammodernare e mettere a regime l'Ilva perché diventi un'industria non inquinante?
Siamo qui ad anni di distanza a discutere dei contorni, ma non dell'essenza e di quello che ontologicamente deve essere cambiato, ovvero la visione di uno Stato sprecone, quando interviene direttamente, e per così dire distratto, quando delega la gestione Pag. 41di aziende, che furono sue, oppure le vende secondo criteri che con le regole delle imprese e del mercato non hanno niente a che vedere.
Ci troviamo, signor Ministro Clini, nella riproposizione del caso Enimont. Ci troviamo di fronte al caso in cui lo Stato vendette a Gardini la Montedison a prezzo di favore e la ricomprò dopo cinque-sei anni a prezzo raddoppiato, se non triplicato. Perché questo? Perché Gardini voleva chiudere le industrie decotte nel sud Italia e voleva chiudere in Puglia determinate aziende, perché i fiammiferi potevano essere fatti con lo zolfo, che veniva da Genova, senza avere la necessità di circumnavigare l'Italia e andare a prendere lo stesso zolfo in Puglia. Regalammo a Gardini, tra agevolazioni fiscali e contributive, circa mille miliardi delle vecchie lire (oltre ad una plusvalenza di altri mille e passa miliardi quando ricomprammo la Montedison da Gardini stesso).
Ovviamente è passata tristemente alla storia la tangente che Cusani ed altri distribuirono alla fine di questa improvvida operazione che lo Stato fece, ma nessuno si è scandalizzato dei 2 mila miliardi che il contribuente ha dovuto rifondere in quest'operazione a perdere.
Caro Zazzera, ci troviamo nella stessa condizione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole D'Anna.

VINCENZO D'ANNA. Ci troviamo nella condizione di avere venduto a Riva, a prezzi stracciati, un'industria che Riva ha utilizzato per capitalizzare i guadagni, ma che non ha bonificato tutelando gli interessi della collettività.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole D'Anna.

VINCENZO D'ANNA. E noi andremo - faccio un facile vaticinio - mi consenta, signor Presidente, quest'ultima considerazione, con le «brache in mano» dello Stato a rifondere i soldi che Riva non caccerà.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che la questione pregiudiziale Borghesi ed altri n. 1 è stata sottoscritta dagli onorevoli Zamparutti, Bernardini, Beltrandi, Maurizio Turco e Mecacci.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Borghesi ed altri n. 1 e Dozzo ed altri n. 2.
(Segue la votazione).

Onorevoli Casero, Bonaiuti... onorevoli Sisto, Repetti, Trappolino, Porcino... gli onorevoli Bonaiuti e Fontana hanno votato...onorevole Lamorte ... l'onorevole Repetti ha votato... onorevole Lamorte, bisogna sempre agire con calma con lei, se desidera votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 425
Votanti 379
Astenuti 46
Maggioranza 190
Hanno votato
15
Hanno votato
no 364).

Prendo atto che i deputati Argentin e Moles hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Dovremmo ora passare all'esame di un'altra questione pregiudiziale. L'esame del provvedimento avrà luogo in altra seduta che sarà stabilita dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo.

Discussione del disegno di legge: S. 3533 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (Approvato dal Senato) (A.C. 5626) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 13,05)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già Pag. 42approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 5626)

PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, è stata presentata la questione pregiudiziale Borghesi ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 5626).
A norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Borghesi ed altri n. 1 di cui è cofirmatario.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il nostro gruppo pone un'altra questione di illegittimità costituzionale su questo provvedimento che reca misure ulteriori ed urgenti per la crescita del Paese, il cosiddetto «crescita 2». Abbiamo proposto questa questione pregiudiziale confortati dal parere del Comitato per la legislazione che ha evidenziato diverse criticità di questo provvedimento, che è partito con 39 articoli in sede di Consiglio dei Ministri e di emanazione del decreto-legge e a cui si sono aggiunti come tanti vagoncini di questa già impegnativa flotta trainata dalla locomotiva Monti, trentaquattro vagoncini inseriti dal Senato in sede di prima lettura. Abbiamo quindi un spettro molto vasto e articolato ed anche molto disomogeneo di materie che apparentemente verrebbero coperte dal titolo di questo provvedimento e dal suo preambolo che recita che si tratta di misure orientate a favorire la crescita, lo sviluppo dell'economia e della cultura digitali, ad attuare politiche di incentivo alla domanda di servizi digitali, a promuovere l'alfabetizzazione informatica, nonché a dare impulso alla ricerca e alle innovazioni tecnologiche quali fattori essenziali di progresso e opportunità di arricchimento economico, culturale e civile e nel contempo di rilancio della competitività delle imprese. Al di là di questo stucchevole ed invitante preambolo, abbiamo però delle norme che, direbbe il mio Presidente, non «ci azzeccano nulla» con questa ampia coperta che il Governo ha tessuto sul suo provvedimento. Lo dice non soltanto il mio gruppo ma il Comitato per la legislazione che, nel licenziare il parere adottato proprio ieri, prescrive alcune condizioni. Tra queste voglio citarne una proprio in merito alla specificità e alla omogeneità di contenuto, evocando i criteri tassativi che la Corte costituzionale ha, nella sua giurisprudenza, negli anni, enucleato, codificandoli in maniera molto puntuale nella famosa sentenza n. 22 di quest'anno. Chiede il Comitato che si espungano alcune disposizioni che recano misure ordinamentali nel settore della giustizia contenute negli articoli 17 e 18, nonché disposizioni di carattere localistico e microsettoriale contenute negli articoli 31, 32, 34 e 40, dove troviamo norme estranee rispetto alla materia disciplinata dalle altre disposizioni del decreto-legge, cioè troviamo in pratica alcune norme che esulano completamente dalla materia sia pure così ampiamente declinata del provvedimento. Vorrei anche ricordare quali sono queste «perle legislative».
Per esempio, si interviene, in materia di giustizia, sull'ordinamento fallimentare e sui procedimenti di composizione delle crisi da sovraindebitamento e di liquidazione del patrimonio; si introducono misure di carattere localistico o microsettoriale, come la disciplina del compendio costituente l'Arsenale di Venezia; il comma 32 dell'articolo 34 interviene in favore degli operatori della pesca del Porto Canale di Pescara, mentre nel comma 34 troviamo il destino degli introiti derivanti dall'ingresso al sistema museale dell'isola di Caprera; infine, vi sono nuovi livelli di sicurezza dei motociclisti. Pag. 43
Forse qualcuno non ha ben chiaro qual è il tenore della Corte costituzionale quando, nella sentenza n. 22 del 2012, ha specificatamente preteso che, per rispettare l'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, ci sia un unico contesto tra decreto-legge e legge di conversione che rispondano all'esigenza di omogeneità e di unitarietà della legislazione rispetto ad un caso unico, concreto, urgente e necessario da regolamentare. Qui abbiamo proprio, anche alla luce del parere del Comitato della legislazione, un aliud pro alio, che dovrebbe essere espunto a pena di illegittimità costituzionale di questa normativa.
A questi rilievi se ne aggiungono altri che abbiamo enucleato nella nostra questione pregiudiziale e che fanno riferimento alla eterogeneità di materie, soprattutto quelle introdotte da parte del Senato, in quanto anche qui il canone di omogeneità è stato assolutamente stravolto. Per cui abbiamo norme che riguardano le fondazioni bancarie, che si ammettono a continuare a detenere azioni della Cassa depositi e prestiti mediante versamento laterale di un conguaglio risultante da un vantaggioso meccanismo di conversione delle azioni privilegiate in ordinarie, con l'effetto conseguente che costoro non dovranno restituire al Tesoro le quote ben più onerose degli extradividendi incassati dal 2003 in poi e potranno risalire negli anni successivi oltre il previsto limite del 20 per cento del capitale. Si incide, quindi, ope legis e in via emendativa su un contenzioso amministrativo pendente avanti al Consiglio di Stato.
Poco fa il collega Zazzera, in maniera molto puntuale, ha sottolineato l'illegittimità del decreto Ilva, che in qualche modo entra a gamba tesa su un provvedimento di sequestro giudiziario evocato proprio per la tutela della salute, facendone strame; anche in questo decreto troviamo una norma che in qualche modo sovverte dialettiche interne al contenzioso amministrativo, facendo l'ennesimo regalo alle fondazioni bancarie, di cui evidentemente questo Governo ha a cuore, in maniera molto più importante di quanto non siano gli italiani dei ceti medi e medio bassi, le sorti.
Ancora, nel provvedimento ci sono misure urgenti per la ridefinizione dei rapporti contrattuali con la società Stretto di Messina Spa, stabilendo ancora delle proroghe con la possibilità di approfondimenti sui progetti e così via, quando di necessità ed urgenza c'era, si, sulla questione dello Stretto di Messina, del ponte, ma solo nel senso di bocciare questo progetto per le sue carenze tecniche, con un percorso di definanziamento già individuato dal CIPE lo scorso 20 gennaio e rispetto all'esclusione dell'intervento dal piano comunitario di investimenti per le opere prioritarie su scala continentale nel periodo 2014-2020. Quindi, qui addirittura abbiamo una negazione della necessità ed urgenza perché si introducono elementi di proroga e di valutazioni ulteriori, quando questo provvedimento avrebbe dovuto stabilire ben altro sul punto.
Ancora, abbiamo delle criticità sul rispetto delle autonomie locali. Ci sono diverse norme in questo provvedimento che incidono in maniera soverchia sulle competenze legislative delle regioni e su quelle amministrative di enti locali, comuni e province, in particolare relative all'anagrafe, al documento unificato, sulla sanità e trasporti, sulle comunità cosiddette intelligenti (poi magari qualcuno mi spiegherà a che cosa si riferisca questa silloge).
Queste norme dovrebbero necessitare di una maggiore integrazione nel collegamento con le autonomie locali perché, altrimenti, diventano un meccanismo centralista e spregiativo degli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione. A fronte di tutto questo, come Italia dei Valori chiediamo che l'Aula valuti, con quel minimo di tecnicismo che necessita per evitare poi la falcidie della Corte costituzionale, un provvedimento che ha tutte queste criticità di cui ho sinteticamente enucleato alcuni aspetti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

Pag. 44

ANDREA LULLI. Signor Presidente, non voglio rubare molto tempo ai colleghi, ma ritengo del tutto infondata la questione posta dal gruppo dell'Italia dei Valori.
Naturalmente, come sappiamo bene, si può discutere sulla complessità e sulla problematicità del percorso legislativo - del resto, non è neanche la prima volta in questa legislatura, vi sono precedenti in abbondanza - però, porre una questione di pregiudizialità su misure che in gran parte cercano di dare una risposta positiva ai problemi di crescita del Paese è francamente incomprensibile.
Vorrei ricordarle brevemente: Agenda digitale, per cui ci sono interventi che, certo, potevano essere più incisivi, ma sono importanti; tutta la normativa sullo start up per le imprese, e credo sia una scommessa importante; vi sono normative sulle reti di impresa, che in parte risolvono anche il problema della natura giuridica delle stesse, che non è un elemento di poco conto per le piccole imprese e per le filiere delle piccole e medie imprese in questo Paese; vi sono norme che consentono anche, per esempio, sulle assicurazioni, di combattere le frodi e di tutelare il cittadino consumatore.
Certo, si poteva fare meglio, però questo è un giudizio politico, non un giudizio di costituzionalità del decreto-legge. Per questo motivo, annunciamo il nostro voto contrario alla questione di pregiudizialità, anche perché voteremo a favore del decreto-legge stesso.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Borghesi ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fontana, Fioroni, Crosetto, Lo Monte, Iannarilli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 362
Votanti 231
Astenuti 131
Maggioranza 116
Hanno votato
7
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i deputati Argentin, Boccuzzi, Duilio, Schirru e Servodio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario che il deputato Berardi ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi e che la deputata Comaroli ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Avverto che la discussione sulle linee generali avrà luogo a partire dalle ore 16.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,15).

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, in particolare, vorrei chiedere al Governo e al Ministro dell'interno di rispondere urgentemente ad un'interrogazione presentata da me e da alcuni colleghi del Partito Democratico in relazione alla gravità della situazione di un gruppo numeroso di migranti nella zona di Rosarno e San Ferdinando.
Credo che tutti ricordiamo gli episodi gravissimi che avvennero a Rosarno tre anni fa. Oggi siamo in una situazione altrettanto grave, che può esplodere da un momento all'altro. In effetti, lì c'è una tendopoli di 260 posti e, attualmente, gli immigrati, che sono quelli che vanno stagionalmente a raccogliere le arance e le clementine, sono arrivati a 900.
Tutto questo comporta condizioni igienico-sanitarie molto gravi, tanto che domani mattina interverrà la ASL di Reggio Calabria, e anche un disimpegno totale per quanto attiene alle risorse della regione Calabria e della protezione civile regionale. Quindi, tutto è sulle spalle dei due sindaci Pag. 45dei comuni di Rosarno e di San Ferdinando, i quali hanno già posto il problema anche all'attenzione dello stesso Presidente della Repubblica.
Chiedo quindi al Ministro dell'interno Cancellieri e al sottosegretario che ha la delega sull'immigrazione di intervenire urgentemente per risolvere il problema e non lasciare solo il sindaco di un paesino che ovviamente non può e non ha le risorse per affrontare una situazione veramente esplosiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,18).

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, vorrei che il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali potesse venire qui in Aula a spiegarci che cosa è successo nel suo Ministero, viste le notizie che appaiono oggi sui giornali.
Sono stati arrestati infatti i vertici amministrativi e burocratici del Ministero. Si parla di un sistema, in atto nello stesso Ministero, che rappresentava corruzione ed altro. Se il Ministro ci potesse spiegare, saremmo proprio felici di saperlo da lui, piuttosto che leggerlo dai giornali.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Lino Miserotti, già iscritto al gruppo parlamentare Popolo della Libertà, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della difesa e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative volte ad incrementare la presenza ed il controllo delle forze dell'ordine in particolare nel nord del Paese, in considerazione dell'aumento dei furti nelle abitazioni e nelle aziende - n. 3-02650)

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02650, concernente iniziative volte ad incrementare la presenza ed il controllo delle forze dell'ordine in particolare nel nord del Paese, in considerazione dell'aumento dei furti nelle abitazioni e nelle aziende (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, mi fa molto piacere vedere tra i banchi del Governo il Ministro dell'interno, prefetto illo tempore a Bergamo: vuol dire che con la sua presenza dà molto peso a questa interrogazione.
Signor Ministro, negli ultimi mesi, lei saprà benissimo, come è stato riportato più volte sulla stampa, che ci sono state, soprattutto nei territori del Nord, delle grandi invasioni barbariche - utilizzerei questo termine -, perché c'è stata un'escalation di furti in appartamento, auto e aziende; e il dilagare di questi episodi ha visto come persone coinvolte soggetti che provengono per lo più da Paesi dell'est europeo. Questo ha assunto un carattere Pag. 46di intensità tale da costituire una vera e propria problematica sotto l'aspetto sociale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Noi abbiamo chiesto, con questa interrogazione, di vedere cosa pensa il Governo, visto che non si è mosso benissimo negli ultimi mesi, anche per quanto riguarda le norme sulla detenzione domiciliare e sulla messa alla prova; cosa ne pensa e cosa pensa di fare per poter ovviare a questa problematica, che è di carattere sociale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione a risposta immediata iscritta all'ordine del giorno, gli onorevoli Dozzo ed altri chiedono di conoscere le iniziative che il Governo intende assumere per incrementare la presenza delle forze dell'ordine e il controllo del territorio, soprattutto nelle zone dove sono più numerosi i furti in appartamento e nelle aziende.
Desidero innanzitutto premettere che l'attenzione verso la funzionalità e l'operatività delle forze di polizia ha sempre rappresentato, per l'azione del mio Dicastero, un costante punto di riferimento, pur in un momento di revisione della spesa pubblica. Il Governo, in particolare, persegue l'obiettivo di non abbassare i livelli di funzionalità del sistema di sicurezza, in una fase dove la crisi economica, che attanaglia strati significativi della popolazione, può costituire l'innesco per la commissione di illeciti.
Nel primo semestre dell'anno, come pure rilevato dagli onorevoli interroganti, si è effettivamente registrato un incremento dei furti nelle abitazioni rispetto all'analogo periodo dello scorso anno, confermando il trend di crescita registrato negli ultimi anni. Sono consapevole della rilevanza del fenomeno, anche per l'allarme sociale che ne deriva. Posso assicurarle che le forze dell'ordine sono sempre più impegnate in azioni di contrasto, anche mediante il monitoraggio del contesto criminale locale e, soprattutto, attraverso l'intensificazione dei servizi di prevenzione generale, combinati a piani di controllo del territorio costantemente rimodulati in sede di riunioni tecniche interforze. Voglio evidenziare che a supporto delle forze territoriali vengono impiegati reparti speciali di polizia e dei carabinieri per assicurare una maggiore presenza degli operatori di polizia, soprattutto nelle ore notturne.
In relazione allo specifico quesito concernente il concorso delle Forze armate al controllo del territorio, ricordo che il decreto-legge n. 95 del 6 luglio scorso ha previsto la proroga dell'impiego di 4.250 militari anche per il prossimo anno. Adotterò, quindi, al più presto, di concerto con il Ministro della difesa, il relativo piano di impiego che, eventualmente rimodulato sulla base delle valutazioni del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, consentirà di recuperare significative aliquote delle forze dell'ordine per il potenziamento dei dispositivi di vigilanza a tutela della sicurezza dei cittadini e per contrastare le più diffuse manifestazioni delinquenziali.

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di replicare.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio, ma noi, se non per alcuni passaggi che lei ha enunciato, non siamo chiaramente soddisfatti, perché se è vero, come anche lei ha ripetuto, che negli ultimi sei mesi vi è stata un'escalation certificata di questioni legate ai furti in appartamento, credo che ci siano però delle condizioni da tenere in considerazione in un modo serio.
Mi ricordo molto bene quello che era stato il «pacchetto sicurezza» che aveva proposto il Ministro Maroni all'epoca, e che era stato in Aula un po' depotenziato. La questione che noi sollevavamo con Pag. 47questa interrogazione era molto semplice: chiedevamo se effettivamente vi era da parte del Governo la volontà di far sì che le forze dell'ordine, di cui noi abbiamo grande stima e fiducia, avessero i mezzi per poter operare in modo serio.
Però, mi sembra dalla sua risposta che vi saranno 4.250 nuovi operatori delle forze dell'ordine, chiaramente anche al Nord, ma noi non siamo in Sicilia e non possiamo mettere i militari per le strade. C'era veramente voglia di avere una risposta che andasse nel senso dell'interrogazione e quindi capire se, nell'ambito proprio delle competenze che lei ha come Ministro dell'interno, si potesse veramente avere un controllo maggiore e, quindi, dare più forza ai reparti dei carabinieri e della polizia e più mezzi per contrastare quella che veramente è diventata una problematica sociale molto, molto forte. È anche significativo il fatto che un gruppo come il nostro abbia fatto anche della sicurezza uno dei motivi per cui è «sceso» a Roma. Pertanto, la sua risposta ci vede un po' delusi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per lo stanziamento delle risorse necessarie alla copertura del fabbisogno delle regioni in materia di ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2013, nonché per la proroga della norma relativa all'aumento del trattamento di integrazione salariale dei contratti di solidarietà - n. 3-02651)

PRESIDENTE. L'onorevole Bellanova ha facoltà di illustrare l'interrogazione Damiano n. 3-02651 concernente iniziative per lo stanziamento delle risorse necessarie alla copertura del fabbisogno delle regioni in materia di ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2013, nonché per la proroga della norma relativa all'aumento del trattamento di integrazione salariale dei contratti di solidarietà (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, signora Ministro, la crisi economica, ampiamente negata dal Governo Berlusconi, ha indebolito il sistema produttivo italiano e lo ha reso più fragile ed esposto ad una crisi di competitività che si ripercuote sui lavoratori e sul loro posto di lavoro sempre più a rischio. In questo contesto sappiamo che centinaia di migliaia di lavoratori purtroppo oggi vivono con circa 400 euro al mese e dobbiamo essere consapevoli che se non si reperiscono risorse sufficienti e superiori a quelle impiegate negli scorsi anni si rischia la tenuta della coesione sociale. Negare la piena copertura del sostegno al reddito di migliaia di famiglie italiane vuol dire condannare questi lavoratori non soltanto all'espulsione dal mondo del lavoro e del reddito, ma addirittura all'esclusione dalla società. Per questo motivo chiediamo al Governo che vengano adottati urgenti iniziative normative al fine di cercare di attenuare la portata sociale della congiuntura economica estremamente negativa e di reperire le risorse sufficienti affinché gli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2013 vengano prorogati e che venga prorogata la norma concernente l'aumento del trattamento di integrazione salariale dei contratti di solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, ha facoltà di rispondere.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, voglio dire che condivido pienamente le preoccupazioni che sono espresse nell'interrogazione. Non solo le condivido da oggi o da ieri, ma intanto, in sede di approvazione della riforma del mercato del lavoro, è stato predisposto uno stanziamento di un miliardo di euro per l'anno 2013, di 700 milioni di euro per l'anno 2015 e di 400 milioni di euro per l'anno 2016, secondo uno schema che vede il progressivo superamento degli ammortizzatori in deroga. So bene che il peggioramento del quadro macroeconomico e in particolare della situazione occupazionale - che peraltro è un peggioramento che Pag. 48riguarda tutto il contesto europeo - ha messo in discussione l'entità di questi accantonamenti.
Mi sono fatta interprete di queste preoccupazioni in una lettera che ho scritto al Presidente Monti e al Ministro Grilli fin dal mese di settembre, in vista della predisposizione della legge di stabilità. Ho preso personalmente l'impegno con i relatori alla legge di stabilità di presentare due emendamenti che vanno esattamente nella direzione del rifinanziamento degli ammortizzatori. Il primo riguarda la previsione della rideterminazione del Piano di azione e coesione verso l'utilizzo proprio in tema di ammortizzatori sociali, fatta con il Ministro Barca. In questo ambito, per le regioni di convergenza, saremmo riusciti a trovare qualcosa come 500 milioni.
Il secondo emendamento riguarda la possibilità di aggiungere finanziamenti traendoli, per il secondo semestre 2013, in via straordinaria dai fondi per la formazione professionale. Sappiamo che si tratta di risorse che sono destinate all'occupabilità delle persone e quindi sembra un sacrificio quello che viene richiesto, ma sappiamo anche che l'anno 2013, almeno per la prima parte, sarà ancora un anno di recessione, e quindi ci sembra che la prima assicurazione che dobbiamo dare ai lavoratori è che, se ci sono difficoltà per le imprese, non resteranno senza reddito.
Quindi, io credo che in questo contesto di difficoltà occorra agire tutti insieme per aumentare la quantità di risorse proprio per gli impegni che voi avete sottolineato nella vostra interrogazione, e in questo io credo di essere veramente, sinceramente e con determinazione vicina a voi.

PRESIDENTE. L'onorevole Damiano ha facoltà di replicare.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta. Devo dire che non ho capito quanto verrà stanziato dal Governo con il secondo emendamento. Non è cosa secondaria perché, dal nostro calcolo, se verranno stanziati per gli ammortizzatori in deroga risorse pari a circa un miliardo per l'anno 2013, come è stato annunciato, non basteranno per coprire il fabbisogno. Purtroppo, questo è un problema che dobbiamo affrontare.
Voglio anche rilevare, signor Ministro, che nell'attuale consuntivo del 2012 la cassa in deroga rappresenta ben il 33 per cento del totale delle ore di cassa integrazione, persino superiore all'anno terribile, all'anno orribile, il 2010, dove rappresentava il 31 per cento. Noi supponiamo che anche per quanto riguarda il 2013 avremo una situazione critica molto forte e quello che noi temiamo è che questo rifinanziamento, che sicuramente è un fatto positivo perché fa compiere un passo avanti, non sarà sufficiente.
In secondo luogo, non mi ritengo soddisfatto perché lei non ha risposto su una seconda questione che noi abbiamo sollevato ed è la questione della proroga della norma concernente l'aumento del trattamento di integrazione salariale dei contratti di solidarietà.
Come sa il signor Ministro, naturalmente, in una situazione di crisi, se non vogliamo in qualche modo mettere per strada le persone, ovvero avere un reddito insufficiente per centinaia di migliaia di persone, la nostra unica possibilità è quella di tutelare queste persone con la cassa integrazione e di auspicare che nelle aziende vengano in qualche modo stipulati contratti di solidarietà per consentire di tutelare l'occupazione delle persone.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CESARE DAMIANO. Per questo riteniamo che la risposta non sia del tutto soddisfacente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative normative per incrementare le risorse del fondo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace - n. 3-02652)

PRESIDENTE. L'onorevole Holzmann ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pag. 49Cicu n. 3-02652, concernente iniziative normative per incrementare le risorse del fondo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), che ha sottoscritto in data odierna.

GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'esigenza di presentare questa interrogazione nasce dal fatto che riguardo allo stato di previsione per l'anno finanziario 2013 della legge di stabilità non siamo convinti circa gli stanziamenti che verranno assegnati per le missioni internazionali.
In particolare, alla Commissione difesa, sia alla Camera che al Senato, è stato posto il problema del Fondo di finanziamento per le missioni internazionali. Tale Fondo, ai fini della proroga per l'anno 2013 della partecipazione italiana a missioni internazionali, è stato incrementato di un miliardo di euro, ma la dotazione non appare sufficiente soprattutto in relazione alle prevedibili proroghe delle missioni, compresa quella che ci vede impegnati nel ritiro afgano del 2013 che si protrarrà fino al 2014.
Il Governo ha manifestato, sia in Commissione difesa alla Camera che in quella al Senato, la piena condivisione delle valutazioni concernenti questo finanziamento alle missioni, per le quali occorreranno presumibilmente riserve aggiuntive. Noi chiediamo di sapere se queste riserve aggiuntive, che noi quantifichiamo in ulteriori 300 milioni di euro, siano o meno disponibili.

PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO DI PAOLA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevole interrogante, la partecipazione alle missioni internazionali sotto egida ONU, Unione europea, e NATO costituisce un punto fermo, com'è ben noto, della politica estera e di difesa dell'Italia, a tutela sia dei nostri interessi che di responsabile contributo allo sforzo collettivo della comunità internazionale, in particolare di quella europea e atlantica, per la stabilità e la sicurezza. È in questo quadro di condivisa responsabilità che il Governo intende proseguire, onorando gli impegni assunti nell'ambito delle organizzazioni internazionali di sicurezza di cui è parte.
Al riguardo, è in corso di definizione il decreto-legge per la proroga delle missioni internazionali per l'anno 2013, che sarà sottoposto a breve all'approvazione del Parlamento. Soggiungo che, nell'ambito dell'attuale ridefinizione complessiva del nostro impegno, si sta tenendo conto, come sempre, dell'evoluzione della situazione nei teatri operativi, calibrando al meglio le risorse. Posso anticipare che la riduzione degli oneri rispetto al 2012, che saranno conseguiti nel 2013, sono riconducibili in gran parte alla riconfigurazione riduttiva del contingente dispiegato in Afghanistan, coerentemente con quanto deciso dall'Alleanza atlantica e come a più riprese rappresentato dal Governo al Parlamento.
Pertanto assicuro l'onorevole interrogante che, se nel corso della presente definizione del decreto-legge sulle missioni dovesse emergere l'esigenza di integrare le risorse attualmente stanziate, pari ad un miliardo di euro per il 2013, il Governo potrà prendere necessarie misure per far corrispondere il fabbisogno alle esigenze operative. In questo contesto, confermo che l'aggiornamento della configurazione dei nostri contingenti e il relativo impegno finanziario consentiranno di mantenere un adeguato livello di quantità, di sicurezza e di protezione dei contingenti, ciò che costituisce, in continuità con i precedenti Governi, la priorità delle priorità di questo Esecutivo e della mia azione di Ministro.
L'obiettivo di continuare a disporre anche in futuro di Forze armate in grado di assolvere efficacemente alle missioni di sicurezza e difesa decise dal Parlamento, valorizzando al massimo il personale, è proprio quello che il Parlamento ha voluto Pag. 50decidere ieri con l'approvazione definitiva della legge delega di revisione dello strumento militare. Per tale approvazione desidero ringraziare tutto il Parlamento e gli onorevoli, senatori e deputati, sia quelli che sono stati a favore sia quelli che si sono astenuti sia i contrari, per la grande passione, impegno e sensibilità istituzionale con cui hanno discusso il provvedimento, portandone a compimento l'iter prima della scadenza della presente legislatura.

PRESIDENTE. L'onorevole Holzmann ha facoltà di replicare.

GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, signor Ministro, ci dichiariamo soddisfatti della sua risposta. Ovviamente noi manifestiamo la nostra preoccupazione soprattutto per quanto riguarda il contingente in Afghanistan, che è il teatro più delicato, pericoloso e difficile per le nostre truppe che sono lì stanziate e, quindi, siamo anche consapevoli del fatto che necessitino le risorse necessarie per l'addestramento e per l'acquisto dei sistemi d'arma.
Sappiamo che il nostro contingente è uno dei meglio equipaggiati di quelli presenti, ma speriamo che questo impegno possa continuare fino a quando verrà completato il loro ritiro. Colgo l'occasione, visto che il Ministro è anche un militare e conosce bene queste problematiche, di raccomandare un ulteriore impegno del Governo per quanto riguarda la questione di due marò prigionieri in India (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Problematiche riguardanti la liberalizzazione del mercato dell'intermediazione dei diritti connessi al diritto d'autore - n. 3-02653)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02653, concernente problematiche riguardanti la liberalizzazione del mercato dell'intermediazione dei diritti connessi al diritto d'autore (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, il decreto «libera Italia» approvato nel marzo 2012 ha disposto che l'attività di amministrazione e intermediazione dei diritti connessi degli artisti - cioè dei passaggi di immagine in televisione - sia un'attività libera. Fin da quando uscì quel decreto il nuovo IMAIE, che è un ente creato sulla stregua del vecchio IMAIE, ha messo in atto tutte le azioni possibili per ostacolare il processo di liberalizzazione sancito da quel decreto. È di questi giorni la pubblicazione anche di una lettera al Governo nella quale sembra che ci siano i «barbari alle porte». L'Autorità garante della concorrenza e del mercato il 28 novembre ha approvato il parere sullo schema di decreto, che ancora il Governo non ha reso pubblico.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Le chiediamo come mai questo non sia ancora avvenuto.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in relazione alle questioni poste osservo che l'articolo 39 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, ha disposto la liberalizzazione dell'attività di amministrazione e intermediazione, in qualunque forma attuata, dei diritti connessi al diritto d'autore. Lo stesso decreto ha previsto che, con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro tre mesi dall'entrata in vigore del decreto-legge previo parere dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, siano individuati i requisiti minimi necessari per un razionale e corretto sviluppo del mercato degli intermediari di tali diritti connessi. Pag. 51
Lo schema del DPCM in data 8 novembre 2012 è stato trasmesso all'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Nella predisposizione del provvedimento si è tenuto conto degli orientamenti a livello comunitario formulati nella proposta di direttiva del Parlamento europeo dell'11 luglio 2012. Lo schema di decreto è stato condiviso con il Ministero per i beni e le attività culturali e con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale. La legge non richiede il concerto del Ministero dello sviluppo economico e non vi è stato alcun coinvolgimento, nell'ambito dell'iter di approvazione del decreto, del comitato consultivo permanente sul diritto d'autore.
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato con nota del 3 dicembre scorso ha reso il proprio parere in merito allo schema di decreto in questione. Il parere contiene alcune osservazioni che il Dipartimento per l'informazione e l'editoria sta valutando insieme alle altre amministrazioni competenti. A breve sarà pubblicato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, decorsi dieci giorni dalla sua comunicazione alle amministrazioni competenti, e pertanto a decorrere dal 13 dicembre.
Il Governo intende, dunque, procedere in tempi brevi all'emanazione del decreto. Tuttavia, si segnala che, al fine di consentire al processo di liberalizzazione di dipanare concretamente i propri effetti positivi, appare necessario procedere a regolamentare alcuni ulteriori aspetti essenziali per un'efficace e corretto funzionamento del mercato dell'intermediazione dei diritti connessi, ma che esulano dall'ambito di competenza proprio del decreto di cui stiamo parlando.
A tal fine, il Governo sta valutando se procedere attraverso una apposita norma di rango primario o nell'ambito applicativo dell'articolo 7, comma 1, del decreto-legge 30 aprile 2010 n. 64, che prevede che le amministrazioni vigilanti sul nuovo IMAIE provvedano con proprio decreto al riordino dell'intera materia del diritto connesso.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, è una risposta che non mi aspettavo proprio così, ma che mi conferma che, invece che farlo dopo sei mesi, ancora non ci siamo e che, addirittura, si prospetta un nuovo intervento legislativo nella materia. Allora, vuol dire che l'hanno vinta quelli che credono che il nuovo IMAIE debba agire in condizioni di monopolio e questo è davvero, a nostro giudizio, scandaloso, perché quella liberalizzazione è stata sancita e il Governo doveva, a nostro giudizio, darne attuazione.
Ancora invece non sappiamo neppure della pubblicazione di quel parere. Allora, ci sono tante chiavi di lettura, signor Ministro, per esempio i legami tra il presidente del cosiddetto nuovo IMAIE, l'avvocato Miccichè, che risulta esercitare la professione - forse è un caso - nello stesso stabile dello studio Summa. Non è un caso di omonimia, è il presidente della SIAE, al quale il presidente Miccichè riconosce la propria formazione legale, uno studio che cura gli interessi di tanti artisti tra cui, ed è curioso, la sorella anche di una nostra deputata che appartiene ad un partito che parla sempre di attività libere, di liberalizzazioni, che riesce in poche ore a ottenere delle risposte dal sottosegretario Peluffo alle sue interpellanze e soprattutto che vengono usate queste risposte per il superamento delle iniziative precedenti circa la ripartizione condivisa del denaro che il vecchio IMAIE aveva, perché questo è l'oggetto vero del contendere.
Allora, questo succedeva a quel tempo, ma noi ci troviamo di fronte, signor Ministro, purtroppo a quello che è già prevedibile, quello che invece sarà dei diritti di chi fa cultura in questo Paese. No, noi non permetteremo l'espropriazione di Stato dei loro diritti, insisteremo e qui mi faccio voce della grande Franca Valeri, quando ha detto: noi artisti ne abbiamo sufficiente competenza. Sarei grato se il Governo ne prendesse atto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 52

(Iniziative per l'operatività del sistema di certificazione dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione - n. 3-02654)

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02654, concernente iniziative per l'operatività del sistema di certificazione dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, signor Ministro, nel maggio di quest'anno il Governo ha introdotto, con due decreti ministeriali, una certificazione per garantire tutte quelle imprese che vantano crediti scaduti dalla pubblica amministrazione. Ora, su 21.700 amministrazioni solamente l'1 per cento ha concluso il procedimento di registrazione per arrivare a smobilizzare i crediti vantati dalle aziende verso la pubblica amministrazione. Per di più, le banche non hanno istituito il plafond dedicato al finanziamento di questi crediti perché il Governo non ha ancora emanato il regolamento operativo del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.
Noi vogliamo sapere, signor Ministro, dal Governo quanto tempo ci vuole ancora per rendere operativo il sistema di certificazione del credito, perché, come lei sa, molte aziende sono al collasso finanziario, altre aziende hanno portato i libri in tribunale e altre ancora hanno chiuso baracca e burattini.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in riferimento all'interrogazione dell'onorevole Lusetti, faccio presente che con un comunicato del 28 novembre 2012, consultabile sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze nella sezione dedicata alle certificazioni dei crediti, è stata data informazione del rilascio delle funzionalità volte a consentire ai titolari dei crediti di accreditarsi sulla piattaforma elettronica predisposta dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e di presentare le istanze per il rilascio delle relative certificazioni.
Nelle more dell'entrata in funzione della predetta piattaforma elettronica i creditori delle amministrazioni incluse nell'ambito di applicazione della norma richiamata hanno già potuto accedere all'istituto della certificazione secondo le modalità ordinarie previste per i creditori dello Stato, degli enti pubblici nazionali, delle regioni, degli enti locali e degli enti del Servizio sanitario nazionale dai due decreti ministeriali che sono stati emanati.
Per quanto riguarda i tempi previsti per l'effettiva operatività del sistema di certificazione si precisa che al momento, considerato che la procedura è stata avviata da pochi giorni, non è possibile fare previsioni né fornire un primo monitoraggio delle operazioni in corso. Assicuro comunque che il Governo continuerà a seguire la questione con la massima attenzione in relazione anche all'importanza che la stessa riveste per il mondo imprenditoriale e produttivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Lusetti ha facoltà di replicare.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, signor Ministro, apprezzo, come lei può immaginare, la buona volontà con cui il Governo vuole affrontare il problema, però esiste. Non è che noi ci siamo inventati una sollecitazione di questo tipo. Lo facciamo perché molte imprese veramente sono in grande difficoltà, cioè fanno fatica ad andare avanti, perché non hanno i giusti pagamenti dalla pubblica amministrazione - a volte questi pagamenti avvengono con ritardi incredibili, quando avvengono - e nello stesso tempo non riescono ad avere i crediti necessari dalle banche perché non hanno garanzie sufficienti. Quindi, queste imprese sono un po' «cornute e mazziate».
Allora, credo che ci debba essere un po' più di impegno. Ormai tutto sta scadendo, la Pag. 53legislatura, il Governo, quello che volete, però questa piattaforma elettronica messa a disposizione dal Ministero dell'economia e delle finanze deve essere attuata al più presto, sennò tutto il sistema complesso delle pubbliche amministrazioni non riesce ad essere operativo. C'è lo Stato, quindi l'amministrazione centrale, poi le regioni, le province, che ci sono ancora, anche se hanno esaurito la loro funzione, poi i comuni e tante altre pubbliche amministrazioni, che devono avere la possibilità di poter pagare in tempi utili i debiti che hanno verso le imprese. Il rischio è che tutto il tessuto imprenditoriale del nostro Paese salti.
Allora, penso che la pubblica amministrazione debba fare uno sforzo ulteriore: quindi, cessione del credito certificato oppure anticipazione presso una banca da garantire da parte della pubblica amministrazione. Per questo motivo penso che oggi sia indispensabile fare tutto il possibile perché questo sistema diventi operativo al più presto entro la fine dell'anno, a gennaio o a febbraio al massimo, affinché ci possa essere una risposta a quelle tante aziende che vogliono non sopravvivere, ma vivere bene (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Effetti conseguenti ad un eventuale mancato rispetto degli impegni di carattere finanziario derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - n. 3-02655)

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02655, concernente effetti conseguenti ad un eventuale mancato rispetto degli impegni di carattere finanziario derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, ho voluto chiedere al Governo di precisare in termini quantitativi ed economici cosa significhi un aumento dello spread di cento, duecento o trecento punti, perché è all'ordine del giorno della discussione politica nazionale, senza che ci sia una corretta informazione. Allora, lo spread per Berlusconi è un imbroglio, per i ragazzini della scuola del Presidente Monti il nomignolo del nipotino del Presidente; direbbe Don Ferrante che, non essendo né acqua, né aria, né fuoco è un accidente. Comunque, è una realtà di questo Paese e di questo momento che non viene chiarita dall'informazione nazionale ai cittadini. Dunque, io ho chiesto al Governo di specificare, affinché i cittadini possano comprendere cosa sta succedendo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la domanda posta dall'onorevole interrogante è molto complessa. Parto con il segnalarle che il Governatore della Banca d'Italia, nell'intervento reso nella giornata mondiale del risparmio, ha dichiarato che, a parità di altre condizioni, un incremento di cento punti base dello spread, cioè del differenziale tra i titoli di Stato italiani a dieci anni e quelli tedeschi, tende a riflettersi in un aumento di circa cinquanta punti base dei tassi medi sui prestiti delle imprese dopo un trimestre e per intero, quindi cento punti base nell'arco di un anno.
È molto difficile valutare quali possano essere gli effetti di aumento dello spread di trecento punti base in termini di tassi passivi medi per le imprese in termini di ritardi temporali dell'aggiustamento, in relazione al fatto che si tratta di un aumento molto importante e molto rilevante e che, al di sopra di certe soglie, gli aumenti dei tassi di interesse possono determinare effetti di razionamento del credito, che operano poi sull'attività del sistema bancario, anche a prescindere dallo stesso livello del tasso.
Con riferimento alle dinamiche del debito pubblico, un aumento istantaneo e permanente Pag. 54dell'intera curva dei rendimenti genera un impatto sull'onere per il debito crescente negli anni, che si riflette per intero solo verso la fine, addirittura, del quinto anno, date le scadenze del debito pubblico, a motivo della conformazione del debito stesso, che ha una durata media finanziaria piuttosto elevata.
Dai dati dell'ultimo DEF si evince che uno choc di 300 punti base di rendimento dei titoli di Stato non farebbe venire meno l'andamento decrescente del rapporto debito/PIL nel triennio 2013-2015, ma farebbe raggiungere il valore obiettivo del 60 per cento, il nostro obiettivo target del rapporto debito/PIL, con nove anni di ritardo rispetto a quello ipotizzato nello scenario base.
Nel corso del triennio 2013-2015 il rapporto debito/PIL crescerebbe di 1,7 punti percentuali nel 2013, di 3 punti percentuali nel 2014 e di quasi 5 punti percentuali nel 2015 rispetto a quelli previsti dagli obiettivi programmatici.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Giarda.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. A seguito dell'aumento istantaneo e permanente di 300 punti base di rendimento, il tasso di interesse implicito, che si può assimilare al costo medio di tutto lo stock del debito esistente, salirebbe al 5,4 per cento nel 2013, al 5,9 per cento nel 2014 e a più del 6 per cento nel 2015.
Con specifico riferimento al Patto di stabilità e crescita, esso rappresenta lo strumento attraverso il quale continuare a garantire il mantenimento della disciplina di bilancio e, come si legge nella relazione pubblicata nel sito della Commissione, il Patto di stabilità e crescita è la concreta proposta della UE alle preoccupazioni...

PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro Giarda.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento.. .. circa la continuità - chiedo scusa, signor Presidente - nel rigore di bilancio dell'Unione economica e monetaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Sardelli ha facoltà di replicare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, ringrazio la cortesia e la precisione del Ministro, che però non è competente per materia, essendo egli Ministro per i rapporti con il Parlamento, che apprezzo molto. Non altrettanto apprezzo chi ha redatto questa relazione, che non dice niente.
Lo spread è la differenza tra gli interessi che l'Italia paga sui Buoni del Tesoro decennali rispetto agli interessi che paga la Germania. Questo vuole dire che, se lo spread aumenta di 300 punti, come era un anno fa, quando è caduto il Governo Berlusconi, il Paese deve pagare almeno dieci miliardi in più di interessi sul debito pubblico l'anno.
Ciò significa che tutti i sacrifici dell'Italia, che gli italiani hanno fatto per una tassa quale l'IMU, verrebbero vanificati da questo aumento. Chi una settimana fa ha investito 20 mila euro in Buoni del Tesoro pluriennali, per un aumento di 50 punti dello spread ha perso, ad oggi, 500 euro. Se lo spread aumentasse di 300 punti, perderebbe 3 mila euro; la Repubblica di ieri, a pagina 7, con un ottimo articolo che si rifà ai lavori del CER, di Antonio Forte, spiega giustamente qual è la realtà di questo spread: è quello che gli italiani non sanno e dovrebbero sapere, ma che l'informazione di Stato, purtroppo, non permette di sapere.
Io, con i colleghi Antonione, Gava, Mistrello Destro e Santori, abbiamo lasciato un anno fa il Governo perché lo spread era aumentato di 300 punti e abbiamo fatto l'interesse nazionale; vorremmo che gli italiani capissero di cosa si parla e che non confondessero lo spread per un accidente o per un insieme confuso di dati, quale il funzionario del Ministero dell'economia e delle finanze ci ha proposto. Quindi, al Governo l'obbligo e il dovere di richiamare il buon lavoro fatto Pag. 55con dati più chiari e più comprensibili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

(Iniziative per evitare la chiusura dello stabilimento della multinazionale Schneider electric a Rieti - n. 3-02656)

PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02656, concernente iniziative per evitare la chiusura dello stabilimento della multinazionale Schneider electric a Rieti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro, in questo ennesimo atto ispettivo il gruppo di Popolo e Territorio sottopone un'altra delle tante questioni che, purtroppo, stanno travagliando il Paese.
Qui abbiamo un'azienda multinazionale francese che da diversi anni opera anche in Italia e in particolare nel reatino.
Anche qui ci troviamo di fronte ad un prodotto che aveva una sua qualità competitiva che ha perso questa sua qualità competitiva e, nella difficoltà di questa azienda di rinnovarsi e, in qualche modo, di riconvertirsi, ci troviamo di fronte ad un annuncio di licenziamento immediato per centinaia di lavoratori.
Qui si è aperto un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico dove il rappresentante della multinazionale Schneider electric italiana ha sostanzialmente annunciato la chiusura dell'azienda in un contesto, quello del reatino, già fortemente segnato dalla crisi occupazionale.
Allora noi chiediamo intanto se quel tavolo abbia ancora un senso e se, in qualche misura, il Governo si stia adoperando per cercare di risolvere questa questione.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, mi permetto un brevissimo detour. A volte il Ministro per i rapporti con il Parlamento deve leggere documenti che sono preparati dagli altri Ministri. In qualche caso i documenti sono siglati dal Ministro che non può essere presente, in altri casi provengono dagli uffici, quindi io sono tenuto a leggere documenti che hanno diversa valenza politica.
In risposta all'interrogazione a risposta immediata dell'onorevole Moffa la società Schneider electric, di proprietà di una multinazionale francese che produce apparecchiature elettriche e sistemi per la sicurezza ed il risparmio energetico, ha comunicato la chiusura dello stabilimento di Rieti. Il Ministero dello sviluppo economico segue da tempo le vicende della società in questione.
Durante l'ultima riunione, che si è tenuta il 23 novembre scorso, dopo ampia e approfondita discussione alla presenza delle istituzioni regionali, locali e delle organizzazioni sindacali, è stata fortemente stigmatizzata la decisione comunicata dall'azienda relativa al sito di Rieti. L'azienda ha confermato che tale chiusura è scaturita dalla saturazione degli impianti e dalla conseguente riduzione degli stock a causa della attuale crisi di mercato. Tuttavia si è dichiarata disponibile ad avviare una discussione di merito, mettendo a disposizione sia le risorse, sia gli strumenti ragionevolmente necessari al raggiungimento di soluzioni adeguate, positive e condivise da tutte le parti interessate.
Le organizzazioni sindacali hanno chiesto di avviare un serio confronto nel merito che riguardi anche gli investimenti che, conformemente agli accordi sottoscritti in sede europea, dovrà essere preceduto dall'incontro tra federazione sindacale europea e vertici del gruppo Schneider. L'incontro, già richiesto, è previsto per i prossimi giorni. Si assicura che in questa fase non saranno assunte decisioni unilaterali quali l'apertura di procedure di mobilità. A valle dell'incontro in sede europea, inoltre, continueranno i confronti con le parti sia in sede nazionale, sia locale. Pag. 56
Il Ministero dello sviluppo economico seguirà costantemente l'andamento dei colloqui, offrendo la più ampia collaborazione e conferma quindi il proprio impegno a riconvocare il tavolo su richiesta di una delle parti o, comunque, entro la metà del mese di gennaio del 2013.

PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di replicare.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, ringrazio molto il signor Ministro per questa sua risposta. Ovviamente condivido la preoccupazione iniziale di essere soltanto latore di un messaggio che viene dal Ministero dello sviluppo economico, ma questo, evidentemente, non cambia la sostanza della questione.
Mi sembra importante il fatto che il Ministero continui a seguire la questione con grande attenzione, ma questo è uno di quei classici argomenti che ci porterebbe a dire che non basta, purtroppo, nella situazione di crisi attuale e con le politiche che stanno attuando le multinazionali nel nostro Paese, seguire soltanto la vertenza come soggetto terzo. Qui occorre fare qualcosa di più, occorre capire, in questa realtà territoriale di Rieti, così profondamente segnata dalla crisi industriale, in settori che erano anche di eccellenza nel nostro Paese, quale politica industriale si debba mettere in piedi. È evidente che qui non basta accontentarsi di qualche promessa temporanea della multinazionale francese - perché è evidente che, se non si ha un altro prodotto ed una riconversione da mettere in atto, la crisi sarà insuperabile - ma capire quale politica industriale sostanzialmente bisogna sviluppare, con quali sistemi, con quali target, con quali elementi rilanciare un'economia come quella del reatino.
Infatti se il Governo - sottolineo - si limita soltanto a certificare l'indisponibilità che a quel tavolo dovesse arrivare dalla multinazionale francese, noi ci troveremmo nella classica situazione di andare ancora incontro con gli ammortizzatori in deroga a quella che è una crisi annunciata e definitiva. Non possiamo permetterci nel territorio laziale di avere un'area compromessa in maniera così pesante come quella del reatino.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Moffa.

SILVANO MOFFA. Per cui l'augurio è che a quel tavolo il Governo possa portare anche qualche proposta, perché di questo abbiamo assolutamente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

(Iniziative in merito alla crisi dell'azienda Oma Sud di Capua (Caserta), con particolare riferimento all'erogazione dei finanziamenti richiesti dalla stessa - n. 3-02657)

PRESIDENTE. L'onorevole Paglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02657, concernente iniziative in merito alla crisi dell'azienda Oma Sud di Capua (Caserta), con particolare riferimento all'erogazione dei finanziamenti richiesti dalla stessa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, più che illustrare, ricordo che a casa ci sono 150 famiglie che aspettano un miracolo, visto che siamo vicino a Natale, quindi la cosa importante è ascoltare la risposta del Ministro.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la Oma Sud, azienda aeronautica italiana che si occupa della realizzazione di velivoli, è destinataria di tre finanziamenti del Ministero dello sviluppo economico ai sensi della legge n. 808 del 1985.
I progetti che riguardano attività di ricerca e sviluppo si riferiscono ai velivoli Skycar, Redbird e Surveyor. I finanziamenti concessi sono articolati in un piano di erogazione che avrà termine nel 2023 Pag. 57per circa 27 milioni di euro. La società Oma Sud con un ritardo di tre mesi ha presentato ai Ministeri i consuntivi per l'annualità 2011, che sono stati esaminati dagli uffici, in relazione ai quali sono stati chiesti, con lettera del 19 novembre scorso, chiarimenti ed approfondimenti con riguardo ad alcune voci di spesa di fatture, come riferito anche dagli onorevoli interroganti.
La società ha risposto il 29 novembre, fornendo solo parzialmente i chiarimenti chiesti, anche perché nel frattempo lo stabilimento era stato occupato da operai e gli amministratori non potevano accedere agli uffici. Gli elementi forniti dalla società, proprio perché sono parziali, non sono stati ritenuti sufficienti a risolvere positivamente le richieste di chiarimento e, quindi, si sta procedendo ad ulteriori approfondimenti.
Vorrei sottolineare che secondo la normativa vigente l'eventuale successivo passaggio alla liquidazione della quota parte del finanziamento concesso è impedito dalla mancata presentazione del documento unico di regolarità contributiva. È opportuno sottolineare che alla società Oma Sud, all'inizio del 2012, è stata regolarmente erogata la somma di oltre 6,5 milioni di euro, quale quota parte dei finanziamenti per le annualità di progetto in precedenza rendicontate.
Per quanto riguarda gli aspetti relativi alla difficoltà di accesso al credito, si sottolinea che i finanziamenti della legge n. 808 del 1985 sono concessi attraverso contributi pluriennali, i cosiddetti limiti di impegno. Pertanto i crediti vantati dall'Oma Sud nei confronti del Ministero, così come quelli di altre imprese per i progetti della stessa legge, sono crediti futuri, cioè che matureranno effettivamente alla scadenza delle singole rate annuali del finanziamento. Tale circostanza rende tali crediti non immediatamente scontabili presso il sistema bancario, ammesso che - aggiungo - non siano già stati scontati per finanziamenti ricevuti nel passato.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Giarda.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Ministero dello sviluppo economico è consapevole di tale situazione e sta cercando di definire con il Ministero dell'economia e delle finanze le azioni da intraprendere per attenuarne gli effetti negativi soprattutto sul sistema delle piccole e medie imprese.

PRESIDENTE. L'onorevole Paglia ha facoltà di replicare.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, confido nella buona volontà del Ministero dello sviluppo economico e sarà mia cura anche parlare con i responsabili della Oma Sud per cercare di risolvere appieno il problema.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Barbi, Bongiorno, Borghesi, Brugger, Bruno, Castagnetti, Commercio, Gianfranco Conte, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Renato Farina, Ferranti, Gregorio Fontana, Galletti, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Jannone, Leo, Lucà, Mantini, Melchiorre, Misiti, Mussolini, Nucara, Pecorella, Pescante, Pisacane, Pisicchio, Ruben, Valducci e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 58

Assegnazione a Commissione in sede legislativa di un progetto di legge.

PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la Presidenza, derogando al termine di cui al comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, propone direttamente l'assegnazione in sede legislativa alla VII Commissione (Cultura), con il parere delle Commissioni I, II, V, X, XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni di regionali, del seguente progetto di legge:
S. 2794-2997 - Senatori Marcucci ed altri; disegno di legge di iniziativa del Governo: «Modifica della disciplina transitoria del conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore di beni culturali e di collaboratore restauratore di beni culturali» (Approvato, in un testo unificato, dalla 7a Commissione permanente del Senato) (5613).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento, sono trasferite alla VII Commissione (Cultura), in sede legislativa, le seguenti proposte di legge attualmente assegnate alla medesima Commissione in sede referente, che vertono sulla medesima materia:
Berretta ed altri: «Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di professioni dei beni culturali» (4547);
Bossa ed altri: «Modifica dell'articolo 182 e introduzione dell'allegato A-bis del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di disposizione transitoria per l'acquisizione della qualifica di restauratore di beni culturali» (4818).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che la VI Commissione (Finanze) ha chiesto, con le prescritte condizioni, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento, il trasferimento in sede legislativa della seguente proposta di legge:
Mogherini Rebesani ed altri: «Divieto di finanziamento delle imprese che svolgono attività di produzione, commercio, trasporto e deposito di mine antipersona ovvero di munizioni e submunizioni a grappolo» (5407).
Secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la Presidenza, derogando al termine di cui al comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, ne propone l'assegnazione in sede legislativa alla medesima Commissione.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Discussione del disegno di legge: S. 3533 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (Approvato dal Senato) (C. 5626) (ore 16,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stata respinta la questione pregiudiziale Borghesi ed altri n. 1.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 5626)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Pag. 59
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Lega Nord Padania e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni IX (Trasporti) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
La relatrice per la IX Commissione (Trasporti), onorevole Velo, ha facoltà di svolgere la relazione.

SILVIA VELO, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, il decreto-legge n. 179 del 2012 è giunto all'esame delle nostre Commissioni, la IX e la X, profondamente modificato durante il lavoro effettuato al Senato, e soprattutto - è nostro dovere rilevarlo anche in questo scorcio di legislatura - è giunto alla Camera a brevissima distanza dalla scadenza del termine per la conversione. Tenuto conto peraltro che il decreto è ampio, complesso, in parte anche eterogeneo nei suoi contenuti, aver avuto la possibilità di intervenire sul decreto comunque quasi a scadenza di termini, e quindi esplicitamente nella impossibilità di apportare modifiche, ha creato disagi al lavoro delle nostre Commissione parlamentari, che ritengo - ripeto - anche in questo scorcio di legislatura importante sottolineare.
Tuttavia, nonostante questo disagio, nonostante che in Commissione da più parti si siano evidenziati i punti su cui sarebbe stato necessario un intervento correttivo e migliorativo, abbiamo congiuntamente valutato che la priorità fosse quella di portare comunque a compimento l'iter di conversione del decreto-legge stesso. Ciò è stato reso possibile - e ne do atto pubblicamente in questa seduta - anche grazie all'impegno del Governo che, nel corso dell'esame, ha approfondito con noi alcune questioni inserite nel provvedimento durante l'esame al Senato e che, appunto, in una lettura più approfondita, hanno evidenziato problematiche nell'applicazione, e in qualche modo anche un allarme nell'opinione pubblica, che richiedono una riflessione ed eventualmente una modifica. Su questo il Governo si è espresso concordemente alle nostre valutazioni e ciò ci ha rassicurato anche nella volontà di andare ad una rapida conversione.
Ne cito due, in particolare quanto contenuto al comma 9-quater dell'articolo 8, inserito al Senato, previsione che consente all'ente proprietario della strada, in determinate condizioni meteorologiche, di prescrivere l'uso esclusivo dei pneumatici invernali precludendo l'uso delle catene. Premesso che la misura ha una sua ratio, in quanto è inutile negare che, anche nello scorso inverno, ci sono stati episodi che hanno provocato disfunzioni, blocco delle strade e quant'altro, la misura così inserita, in termini generici e non precisi, ha causato incertezze nei cittadini, denunciate anche dalle associazioni dei consumatori, in un quadro complicato per le famiglie da un punto di vista delle disponibilità economiche. Quindi, riteniamo che su questo ci sia bisogno di un chiarimento. Così come la questione, affrontata con un emendamento dai colleghi della Lega Nord Padania, relativamente all'etichettatura dei prodotti alimentari, così come prevista dall'articolo 59-bis del decreto-legge n. 83 del 2012, che rappresenta una facoltà e non un obbligo, in quanto questo risulterebbe suscettibile di costituire un significativo onere aggiuntivo per le imprese del settore. Sul punto, il Governo ha precisato, nel corso dei lavori in Aula, che, in sede di regolamento di attuazione della disposizione di carattere facoltativo, in coerenza anche con le indicazioni dell'Unione europea, chiarirà questo equivoco.
Ciò premesso, andrei a richiamare più rapidamente possibile i contenuti del decreto-legge di competenza della Commissione IX (Trasporti), per poi lasciare al collega relatore per la X Commissione (Attività produttive) il resto dell'esame. Mi soffermerei in particolare su un pacchetto rilevante, sia in termini numerici, sia in termini di previsioni, di misure contenute relative alla promozione dell'attuazione dell'Agenda digitale. Questa è la parte a mio avviso - mi permetto di dirlo - tra le più rilevanti, se non la più rilevante del Pag. 60decreto-legge. Sappiamo che, in base agli impegni comunitari per il 2020, viene individuato come obiettivo strategico quello della promozione dell'Agenda digitale, in qualche modo la digitalizzazione del Paese relativamente alla pubblica amministrazione, alle imprese, ma anche ai cittadini. Un'Agenda e un obiettivo che potranno consentire la modernizzazione dell'Italia e dell'Europa, ma anche, come sostengono tutti gli studi, in termini numerici un'incidenza positiva e rilevante in termini di crescita del PIL.
E, allora, le misure relative all'Agenda digitale e altre contenute in questo decreto-legge sono fra quelle che maggiormente ci hanno spinto, appunto, ad andare ad una rapida conversione. Sono gli articoli dall'1 al 22, oltre al 33 e, quindi, un corposo numero di articoli. In particolare, all'articolo 1, primo comma, si prevede la presentazione alle competenti Commissioni parlamentari di una relazione sullo stato di attuazione dell'Agenda digitale italiana, così come previsto dal decreto semplificazioni.
Al comma 2 si correggono alcune disposizioni in materia di carta d'identità elettronica e tessera sanitaria su supporto informatico.
Al comma 3 si destina all'ISTAT un finanziamento di 18 milioni di euro per il 2013 per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali, mentre 12 milioni sono in dotazione al fondo per gli interventi strutturali di politica economica.
All'articolo 2 si dispone l'unificazione in un'unica anagrafe ANPR del sistema anagrafico, attualmente strutturato in quattro partizioni.
Il 2-bis, che è stato introdotto dal Senato, affida all'Agenzia per l'Italia digitale la predisposizione entro 90 giorni delle regole tecniche per l'identificazione tra le basi di dati di interesse nazionale, come è definito dal codice dell'amministrazione digitale.
L'articolo 3 rimette ad un regolamento di delegificazione il riordino dell'ISTAT e prevede anche l'introduzione del censimento permanente, ossia di un censimento della popolazione e delle abitazioni continuo, a cadenza annuale, e prevede anche le modalità di definizione dei contenuti dell'archivio nazionale delle strade e dei numeri civici.
L'articolo 4 riconosce ad ogni cittadino la facoltà di indicare e di accreditare presso la pubblica amministrazione un proprio indirizzo di posta elettronica certificata, un domicilio digitale, mentre all'articolo 5 si estende l'obbligo, già previsto per le società, di dotarsi, anche in questo caso, di un indirizzo di posta elettronica certificata anche alle imprese individuali. Viene inoltre istituito il pubblico elenco denominato Indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata delle imprese e dei professionisti, da tenersi presso il Ministero dello sviluppo economico.
All'articolo 6, con i commi 1 e 2, si recano disposizioni che servono a rendere più cogenti le previsioni in tema di trasmissione di documenti per via telematica tra le pubbliche amministrazioni e tra queste e i privati. Si dispone inoltre che siano sottoscritti con firma digitale gli accordi che le amministrazioni pubbliche concludono tra loro per disciplinare lo svolgimento di attività di interesse comune. Sempre all'articolo 6, invece, i commi 3 e 4 vanno a modificare l'articolo 11 del decreto n. 163 del 2006 (codice dei contratti pubblici), prevedendo per un verso che il contratto debba essere stipulato, a pena di nullità, con atto pubblico notarile informatico ovvero in modalità elettronica.
L'articolo 7 disciplina la trasmissione telematica delle certificazione di malattia nel settore pubblico e privato.
L'articolo 8, ai commi 1 e 3, prevede l'adozione da parte delle aziende di trasporto pubblico locale di sistemi di bigliettazione elettronica, e quello che è interessante, è che questi devono essere anche interoperabili a livello nazionale, biglietti elettronici integrati nelle città metropolitane.
I commi da 1 a 4, ad esclusione del 5-bis, dettano disposizioni di recepimento della direttiva UE n. 40 del 2010 sulla diffusione dei sistemi di trasporto intelligente Pag. 61nel settore del trasporto stradale e nell'interfaccia di altri modi di trasporto.
Il comma 5-bis invece, inserito nel corso dell'esame al Senato, consente ai dipendenti dei concessionari stradali e autostradali e dei soggetti affidatari del servizio di riscossione di pedaggio, di prevenire ed accertare eventuali violazioni dell'obbligo di pagamento del pedaggio.
I commi 9-bis e 9-ter prevedono l'istituzione del Comitato tecnico permanente per la sicurezza dei sistemi di trasporto ad impianti fissi, che svolgerà le funzioni precedentemente attribuite alla commissione interministeriale di cui alla legge n. 410 del 1949, sulla riattivazione dei servizi pubblici di trasporto in concessione.
Il comma 9-quater, come già segnalato, è quello introdotto al Senato relativamente all'obbligo di pneumatici da neve in particolari condizioni.
L'articolo 9 reca una serie di novelle al Codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo n. 82 del 2005, volte ad integrare la disciplina concernente: il documento informatico sottoscritto con firma elettronica; l'accesso telematico e la riutilizzazione di dati e documenti delle pubbliche amministrazioni, nonché gli obblighi delle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico curate dall'Agenzia per l'Italia Digitale; l'acquisizione di programmi informatici a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico; l'accessibilità, anche da parte dei soggetti disabili, agli strumenti informatici.
L'articolo 9-bis reca un'ulteriore novella all'articolo 68 del Codice dell'amministrazione digitale in tema di acquisizione di programmi informatici da parte della pubblica amministrazione. In particolare, viene riscritto il comma 1 dell'articolo 78, inserendo il richiamo ai principi di economicità e efficienza, riuso e neutralità tecnologica, che devono presiedere alla valutazione in sede di acquisto di programmi informatici.
L'articolo 10 è volto ad accelerare il processo di dematerializzazione amministrativa in ambito scolastico e universitario, prevedendo, tra le altre cose, l'istituzione di un fascicolo elettronico dello studente universitario a partire dal prossimo anno accademico.
L'articolo 11 reca disposizioni volte ad agevolare l'adozione di libri scolastici in versione digitale o mista.
L'articolo 12 reca disposizioni in tema di fascicolo sanitario elettronico (FSE) e sistemi di sorveglianza. Per quanto riguarda l'FSE, l'intervento legislativo completa e rende coerente il quadro normativo in materia, privo di una disciplina organica a livello nazionale, a fronte, in realtà, di numerose iniziative di livello regionale. Per quanto riguarda i sistemi di sorveglianza e i registri sanitari, la norma in esame intende uniformare la disciplina di riferimento su tutto il territorio nazionale, fornendo indicazioni relative alla loro istituzione, tenuta ed aggiornamento.
L'articolo 13 prevede la graduale sostituzione del formato cartaceo con quello elettronico relativamente alle prescrizioni mediche, sia per quanto riguarda i farmaci, sia per quanto riguarda le prestazioni specialistiche, a carico del Servizio sanitario nazionale; l'integrazione del sistema per la tracciabilità delle confezioni di farmaci erogate dal Servizio sanitario nazionale, basato attualmente sulle fustelle cartacee, e integrato con tecnologie digitali utili ai fini del rimborso delle quote a carico del Servizio sanitario.
L'articolo 13-bis prevede, per i medici, la facoltà di prescrivere il principio attivo, ovvero il nome specifico di un farmaco, per le aziende farmaceutiche, la possibilità di ridurre il prezzo dei medicinali a brevetto scaduto e, per le regioni, l'obbligo di attenersi alle indicazioni dell'AIFA sull'equivalenza terapeutica dei farmaci.
L'articolo 13-ter impegna lo Stato italiano a promuovere una carta dei diritti volta stabilire principi e criteri per garantire l'accesso universale della cittadinanza alle reti Internet senza alcuna discriminazione o forma di censura.
Rilevante è, poi, l'articolo 14, che contiene un'autorizzazione di spesa di 150 milioni di euro per il 2013 per attuare il completamento del Piano nazionale per la banda larga; Pag. 62inoltre, disciplina i procedimenti amministrativi per l'installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica. L'articolo 14, ai commi da 8 a 10, modifica la disciplina vigente concernente la protezione dalle esposizioni ai campi magnetici, elettrici ed elettromagnetici.
L'articolo 14, comma 10-bis, inserisce un comma 2-bis all'articolo 6 del decreto-legge n. 144 del 2005. In particolare, si stabilisce una deroga in materia di identificazione degli abbonati delle imprese di telefonia mobile, consentendo l'identificazione, anche in via indiretta, attraverso sms. L'articolo 14, comma 10-ter, introduce una misura di semplificazione finalizzata, anche in questo caso, all'attivazione della banda ultra larga.
L'articolo 14-bis assicura alla Camera e al Senato, a titolo gratuito, la funzione trasmissiva, al fine di garantire la trasparenza e l'accessibilità dei lavori parlamentari su tutto il territorio nazionale, nel nuovo sistema universale digitale.
L'articolo 15 sostituisce l'articolo 5 del Codice dell'amministrazione digitale, estendendo la possibilità di effettuare pagamenti verso le amministrazioni e le imprese pubbliche con modalità informatiche. Si prevede, inoltre, che a decorrere dal 1o gennaio 2014 i soggetti privati che effettuano attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi anche professionali, sono tenuti ad accettare pagamenti effettuati attraverso le carte di debito ovvero attraverso carte di pagamento, qualora l'onere posto a loro carico non risulti superiore a quello applicato dalle carte di credito.
L'articolo 16 contiene disposizioni in materia di comunicazioni e notificazioni per via telematica del processo civile e penale.
L'articolo 17 reca modifiche rispettivamente alla legge fallimentare e alle disposizioni sull'amministrazione straordinaria delle grandi imprese, finalizzate all'estensione dell'uso della posta elettronica certificata nelle procedure concorsuali.
L'articolo 18 riforma complessivamente il Capo II della legge n. 3 del 2012, sulla composizione della crisi da sovraindebitamento.
L'articolo 19 innova la disciplina delle funzioni dell'Agenzia per l'Italia digitale, includendovi il compito di promuovere la definizione e lo sviluppo dei grandi progetti strategici.
L'articolo 20 disciplina, attraverso l'attribuzione di compiti di coordinamento dell'Agenzia per l'Italia digitale e la costituzione di un apposito comitato tecnico, il funzionamento delle comunità intelligenti, prevedendo che le amministrazioni pubbliche interessate possano aderire allo statuto della cittadinanza digitale e, attraverso la sottoscrizione di appositi protocolli di intesa, partecipino alla realizzazione degli obiettivi previsti da un piano annuale, con particolare attenzione alla condivisione e al riuso dei dati immessi in comune attraverso una piattaforma nazionale.
L'articolo 20-bis disciplina l'adozione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione da parte della Corte dei conti nelle attività di controllo e nei giudizi che si svolgono innanzi ad essa.
L'articolo 20-ter autorizzata l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia a prorogare, anche oltre sessanta mesi, i contratti a tempo determinato del personale ricercatore e tecnologo in servizio, e comunque non oltre il 30 giugno 2013.
L'articolo 21 assegna all'IVASS il compito di curare la prevenzione amministrativa delle frodi nel settore della responsabilità civile auto, con riguardo alla richiesta di risarcimento e di indennizzo e all'attivazione di sistemi di allerta preventiva contro i rischi di frode. Ora lascerei al collega della X Commissione l'illustrazione degli articoli dal 20 al 32.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi, relatore per la X Commissione (Attività produttive), ha facoltà di svolgere la sua relazione.

ENZO RAISI, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, Ministro, colleghi, Pag. 63le Commissioni riunite trasporti e attività produttive hanno svolto un esame approfondito delle tematiche contenute nel provvedimento. Sul provvedimento si sono già espresse in sede consultiva le Commissioni Affari costituzionali, Giustizia, Esteri, Difesa, Finanze, Cultura, Ambiente, Lavoro, Affari sociali, Cultura e Politiche europee, nonché il Comitato per la legislazione e la Commissione per le questioni regionali, mentre la V Commissione (Bilancio) esprimerà il prescritto parere direttamente per l'Assemblea.
Dalle Commissioni sono pervenuti suggerimenti utili e costruttivi, dei quali purtroppo non si è potuto tener conto per i motivi che diceva anche la mia collega. Anzi, a questo proposito devo fare una nota un po' stonata. L'ho già detto anche in Commissione che sono rimasto stupito, e lo dico, anche perché ho sentito delle critiche al provvedimento da parte di alcuni colleghi, secondo i quali la cornice è molto ampia. Il provvedimento è andato in Aula al Senato con una sua logica e una sua razionalità, ma l'attività dei nostri colleghi parlamentari senatori non è stata certamente delle migliori, nel senso che, come è avvenuto peraltro anche con altri provvedimenti, c'è stato un tentativo, come dire, di forte condizionamento «lobbystico», che ha creato anche delle situazioni un po' imbarazzanti per quanto riguarda la nostra attività parlamentare, visto che siamo stati costretti ad un lavoro in tempi molto ristretti - che è un problema - e soprattutto, su alcune tematiche abbiamo espresso anche all'unanimità dei pareri quanto meno di dubbio.
Ma questo non va imputato al Governo, ma va imputato all'attività del Senato. Mi auguro che, così come il Governo si è dimostrato sensibile alla prospettiva di tener conto di talune perplessità sollevate da parte delle Commissioni riunite IX e X nel corso dell'esame in sede referente - mi riferisco, in particolare, alle disposizioni relative all'utilizzo degli pneumatici invernali e all'installazione dei sistemi ABS - allo stesso modo possa tenere nella dovuta considerazione, in sede di attuazione delle disposizioni contenute nel provvedimento, delle indicazioni e dei rilievi contenuti nei pareri espressi dalle Commissioni.
Darò, quindi, conto in maniera sintetica delle disposizioni di competenza della X Commissione contenute nel decreto-legge n. 179 del 2012, così come modificato nel corso dell'esame al Senato dalla legge di conversione. Passando al contenuto del provvedimento in esame, l'articolo 11-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, riconosce un credito di imposta del 25 per cento dei costi sostenuti dalle imprese che sviluppano nel territorio nazionale piattaforme telematiche per la distribuzione, la vendita e il noleggio di opere dell'ingegno digitali. L'agevolazione si applica per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, nei limiti di spesa di 5 milioni di euro annui e fino ad esaurimento delle risorse disponibili.
L'articolo 22 contiene una serie di misure a favore della concorrenza e della tutela del consumatore nel mercato assicurativo, un altro settore su cui si sono create molte norme a favore della concorrenza in questo anno del Governo Monti. L'articolo 23 è volto a modificare la disciplina delle società di mutuo soccorso (SMS) per adeguarne la normativa rispetto alla formulazione del 1886 e per ampliare il loro campo di attività.
L'articolo 23-bis, inserito durante l'esame in sede referente, modifica la disciplina del danno risarcibile per ritardato perfezionamento della surrogazione dei finanziamenti bancari. L'articolo 23-ter, introdotto al Senato, sostituisce l'articolo 3, comma 14, della legge n. 92 del 2012 (riforma del mercato del lavoro) in materia di fondi bilaterali alternativi. L'articolo 23-quater, introdotto durante l'esame del provvedimento al Senato, intende modificare le disposizioni concernenti la governance e la struttura delle banche popolari e delle società cooperative quotate.
Con l'articolo 24-bis, introdotto anche qui nel corso dell'esame in sede referente, vengono abrogate le disposizioni che prevedono l'applicazione al gruppo bancario dei limiti all'acquisto di obbligazioni da parte degli esponenti della società. L'articolo 24-ter contiene norme che, Pag. 64accanto al recepimento di alcune novità intervenute nel corso del tempo nella legislazione bancaria, precisano che i bollettini di conto corrente postale possano essere emessi anche in forma elettronica; includono tra le attività di bancoposta l'esercizio in via professionale del commercio di oro; consentono a Poste Italiane di stabilire succursali negli altri Stati comunitari ed extracomunitari per l'esercizio di attività di bancoposta.
L'articolo 25 - e questo, credo, sia l'aspetto, per quanto riguarda la mia Commissione, più interessante - contiene la definizione di start up innovativa e ne stabilisce i requisiti soggettivi e oggettivi tra cui la maggioranza del capitale detenuta da persona fisica, 20 per cento della spesa destinato a ricerca e sviluppo, e infine occupazione di ricercatori pari a un terzo del personale. Elementi, a mio parere, importanti sia per la modernizzazione del sistema produttivo del Paese, sia per quanto riguarda il tema dell'occupazione giovanile.
Le misure previste nella presente sezione possono essere concesse anche a società costituite anteriormente, se rientranti nella definizione di start up innovativa. È disciplinata la specifica categoria della start up a vocazione sociale ed è introdotta la definizione di incubatori certificati. Tali sono le società che offrono servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start up innovative.
L'articolo 26 reca norme volte a semplificare alcune procedure per le imprese sempre di start up innovative. L'articolo 27 introduce agevolazioni fiscali in favore di alcuni soggetti che intrattengono rapporti, a diverso titolo, con start up innovative e incubatori certificati. Per tali soggetti non concorre a formare l'imponibile, a fini fiscali e contributivi, quella parte di reddito di lavoro che deriva dall'attribuzione di azioni, quote, strumenti finanziari partecipativi o diritti (anche di opzione).
L'articolo 27-bis prevede l'applicazione del credito di imposta, sempre per quanto riguarda assunzioni di profili altamente qualificati, alle start up innovative e agli incubatori certificati. L'articolo 28 reca norme relative ai rapporti di lavoro subordinato a termine e di somministrazione per la società start up innovative, introducendo una disciplina speciale rispetto alla normativa generale vigente in materia. Le disposizioni in esame trovano applicazione per un periodo di quattro anni dalla data di costituzione della società. L'articolo 29 introduce una serie di incentivi fiscali per gli anni 2013-2015 in favore di persone fisiche e persone giuridiche che intendano investire nel capitale sociale di imprese start up innovative.
L'articolo 30 reca disposizioni in materia di raccolta di capitale di rischio da parte delle imprese start up innovative, consentendo che essa avvenga mediante portali online. Sono a tal fine individuati i soggetti autorizzati all'esercizio di tali attività. Si prevede, infine, che le imprese start up innovative operanti in Italia siano tra le imprese destinatarie dei servizi messi a disposizione dall'ICE-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane e da Desk-Italia, quindi importante anche per il processo di internazionalizzazione del nostro sistema produttivo.
L'articolo 31 afferma che alle start-up innovative, nei primi quattro anni dalla costituzione, non si applicano né l'istituto del fallimento né altre procedure concorsuali disciplinate dalla legge fallimentare. In caso di crisi, a queste imprese si applicherà esclusivamente la procedura di composizione della crisi da sovra indebitamento. Quindi, anche questa previsione è volta ad evitare che chi rischia poi vada a incorrere in normative pesanti per quanto riguarda lo sviluppo e l'eventuale fallimento del processo di queste imprese. L'articolo 32 prevede che la Presidenza del Consiglio dei ministri promuova una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale per diffondere una maggiore consapevolezza pubblica sulle opportunità imprenditoriali legate all'innovazione, alla nascita e allo sviluppo di imprese start-up innovative.
L'articolo 34, comma 1, proroga di un anno, fino al 2013, il termine della procedura Pag. 65di assegnazione da parte della regione Sardegna di una concessione integrata per la gestione della miniera di carbone del Sulcis. Quindi, siamo intervenuti su uno dei temi caldi che abbiamo sentito in questi ultimi periodi per quanto riguarda il tema del lavoro in alcune regioni, in particolar modo per la regione Sardegna, tant'è che anche il comma 2, introdotto al Senato, dispone che le somme ancora da restituire alla Cassa conguaglio per il settore elettrico, in attuazione di alcune decisioni della Commissione europea in merito ad aiuti di Stato erogati con regimi tariffari speciali per l'energia elettrica (tariffa Alcoa), siano destinate ad interventi del Governo a favore dello sviluppo e dell'occupazione nelle regioni ove hanno sede le attività produttive oggetto della restituzione. Quindi, anche questo è un intervento importante a favore della crisi occupazionale che ha investito la Sardegna.
Il comma 18, sempre dell'articolo 34, interviene sulla durata delle concessioni di stoccaggio di gas naturale in sotterraneo, prevedendo che esse abbiano una durata non superiore a trent'anni, prorogabile non più di una volta per dieci anni (30 più 10). Il comma 19, introdotto dal Senato, proroga l'esercizio dei terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto e degli impianti di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi attualmente in funzione fino al completamento delle procedure autorizzative in corso. Il comma 32 stanzia 3 milioni di euro per il 2013 per il pagamento degli indennizzi agli operatori della pesca del Porto canale di Pescara.
Il comma 34 dispone, dal 2013, il versamento all'entrata del bilancio dello Stato, per la riassegnazione al Ministero per i beni culturali, degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti relativi ad alcuni luoghi della cultura.
Il comma 35, introdotto nel corso dell'esame al Senato, pone a carico dell'aggiudicatario dei contratti pubblici le spese per la pubblicazione dei bandi e degli avvisi sui quotidiani. I commi 36 e 37, già contenuti nel testo originario del provvedimento, prevedono una riduzione di 120 milioni di euro per l'anno 2012 delle somme da recuperare al bilancio dello Stato ai sensi dell'articolo 13, comma 17, del decreto-legge cosiddetto «salva Italia». A tal fine restano acquisite al bilancio dello Stato una serie di somme, individuate nell'allegato 1 al testo in esame, versate e non riassegnate.
Il comma 38, introdotto nel corso dell'esame al Senato, prevede che, ai fini della corretta applicazione delle disposizioni in materia di contenimento della spesa pubblica riguardante le società partecipate dalle amministrazioni pubbliche, si intendono per società quotate le società emittenti strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati. Il comma 39, introdotto al Senato, abroga il comma 6 dell'articolo 21 del decreto-legge n. 1 del 2012, il cosiddetto decreto liberalizzazioni, secondo il quale l'Autorità per l'energia elettrica e il gas determina la remunerazione relativa alla cessione da parte dei concessionari di reti elettriche di rami di azienda ovvero di quote di flussi di cassa derivanti dai ricavi tariffari regolati.
Il comma 40 prevede che tutti i veicoli a due o tre ruote di nuova immatricolazione e aventi cilindrata superiore a 125 centimetri cubici debbano avere la possibilità, come dotazione opzionale a disposizione dell'acquirente, dei sistemi di sicurezza e di frenata avanzati (ABS). Su questo abbiamo già espresso i nostri dubbi in sede di Commissione, che credo siano dubbi che abbiamo riscontrato all'interno di tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Il comma 41, introdotto durante l'esame al Senato, innova parzialmente la disposizione attualmente in vigore materia di facoltà, da parte degli edicolanti, di praticare sconti sulla merce venduta.
Il comma 42 esonera i commercianti al dettaglio che utilizzino saccarosio, glucosio e isoglucosio dall'obbligo di tenere registri di carico e scarico. Il comma 44, introdotto al Senato, modifica la disciplina dei depositi fiscali ai fini IVA - anche questo è un aspetto importante -, al fine di chiarire che l'introduzione in deposito si intende Pag. 66realizzata anche negli spazi limitrofi al deposito IVA e che l'IVA si intende definitivamente assolta all'estrazione della merce dal deposito IVA per la sua immissione in consumo nel territorio dello Stato, qualora risultino correttamente posti in essere gli adempimenti di legge. Anche questo è un passaggio importante per quanto riguarda anche la semplificazione e il chiarimento della attività delle nostre imprese.
Il comma 55 dell'articolo 34 interviene sull'ambito soggettivo delle imprese che possono trasmettere telematicamente all'Agenzia delle entrate l'ammontare complessivo dei corrispettivi giornalieri, estendendolo anche alle imprese che, pure in assenza dei requisiti indicati dal comma 430 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2004, fanno parte di un gruppo societario che opera con più punti vendita e che realizza un volume d'affari annuo aggregato superiore a 10 milioni di euro.
L'articolo 34-bis, introdotto al Senato, reca norme concernenti l'elezione del presidente nonché il funzionamento della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche.
L'articolo 34-quater, introdotto al Senato, demanda alle regioni la fissazione degli indirizzi per lo svolgimento delle attività accessorie degli stabilimenti balneari. Anche questo è un aspetto importante che attendeva questo settore. In particolare, l'esercizio di somministrazione di alimenti e bevande e gli intrattenimenti musicali e danzanti (attività accessorie) devono essere svolti nel rispetto degli indirizzi regionali e, comunque, entro gli orari di esercizio cui sono funzionalmente e logisticamente collegate.
È importante l'articolo 34-quinquies introdotto al Senato. Istituisce il piano strategico dello sviluppo del turismo in Italia adottato dal Governo entro il 31 dicembre 2012. Su proposta del Ministro con delega al turismo, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, il Governo adotta, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, un piano strategico di sviluppo del turismo in Italia. Credo che questo sia abbastanza sentito da parte di tutti quanti.
L'articolo 34-sexies, introdotto durante l'esame al Senato, intende riconoscere anche ai crediti vantati dai titolari di licenza per l'esercizio di depositi commerciali di prodotti energetici ad accisa assolta il privilegio generale sui beni mobili dei cessionari dei prodotti, loro debitori.
L'articolo 34-septies, introdotto al Senato, dispone che nella sezione speciale del registro delle imprese siano iscritti anche gli imprenditori ittici.
L'articolo 35 riguarda un altro aspetto secondo me rilevante di questo provvedimento: interamente sostituito dal Senato, istituisce all'interno del Ministero dello sviluppo economico il Desk Italia, cioè lo Sportello unico attrazione investimenti esteri. Si tratta di un aspetto importante in un Paese che ha visto negli ultimi anni un numero sempre più ridotto di investimenti esteri nel proprio territorio.
Direi che sono altre le normative introdotte, ma questi più o meno sono sostanzialmente gli aspetti più rilevanti. Da ultimo, l'articolo 37 reca disposizioni per il finanziamento di talune agevolazioni a favore delle piccole e medie imprese localizzate nelle zone franche urbane ricadenti nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Quindi, si affronta il tema delle zone franche urbane anche per cercare in qualche modo in quelle aree certamente non fortemente industrializzate...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Raisi, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito dei tempi molte stretti e precisi. Alle ore 18 noi dobbiamo iniziare le dichiarazioni di voto. Vorrei invitare non lei, ma i colleghi che interverranno successivamente a contenere i tempi per permetterci di stare dentro a quanto stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.

ENZO RAISI, Relatore per la X Commissione. La mia relazione comunque è conclusa.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce Pag. 67al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
Constato l'assenza dell'onorevole Borghesi, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, naturalmente raccolgo l'invito al contenimento dei tempi. Questo decreto arriva ormai in conclusione di legislatura e mi sia consentita una valutazione di carattere politico-parlamentare più generale che riguarda il tema affrontato da questo decreto (anche se in verità è una traccia che va quasi verso l'infinito considerata la mole dei temi e degli argomenti trattati).
Stando al titolo, se questo film strano, dove ci sono una miriade di personaggi e di scene, volessimo identificarlo in base al titolo, questo è un provvedimento che riguarda il tema della cosiddetta crescita. È il secondo tempo di un film che è stato proiettato qualche mese fa dove c'era «crescita 1», altro documento che aveva attirato grandi attese e grandi aspettative e che - ahimè diciamo la verità - sono andate largamente deluse.
Ci fu anche addirittura - io ricordo - un balletto di cifre sugli investimenti previsti e passammo nel giro di poche ore da cifre significative di centinaia e centinaia di milioni di euro a poche decine.
Comunque sicuramente il titolo esprime uno sforzo che il Governo ha messo in campo e visto che siamo a fine legislatura - diciamo che potremmo essere a fine di anno scolastico - di quattro materie virtuali di cui potremmo comporre l'attività di Governo e, quindi, sottoporre anche ad un esame, se è consentito, le prime due, la rappresentanza internazionale del Paese e una politica di rigore e di risanamento, sono state superate, io credo, a pieni voti. Altre due, cioè l'equità e la crescita, ahimè sono materie che richiedono una bocciatura.
Non parlo della problematica dell'equità perché non è un tema di questo decreto-legge ma aver visto persino i malati di SLA mobilitarsi nelle piazze non è stato un episodio edificante e piacevole sul piano della solidarietà sociale ed etica di questo Paese. Mantenendoci in questa materia sulla quale siamo chiamati a pronunciarci, questo decreto-legge contiene, in primo luogo, un vizio che io mi auguro sarà definitivamente archiviato nella prossima legislatura. Signor Presidente, ormai la legislazione è diventata una sequela di portacontainer, di navi nelle quali ci sono container di prodotti vegetali, abbigliamento, mezzi meccanici, c'è di tutto. La decretazione d'urgenza, su cui anche sarebbe lecito aprire grandi interrogativi perché qui vi sono l'80 per cento di queste norme che non hanno nulla a che vedere con la decretazione d'urgenza, accentua questo vizio perché spinge anche l'attività parlamentare ad un'azione frenetica, concitata, ad una sorta di arrembaggio, quindi questo non è un bell'esempio di legiferare ed è probabilmente un metodo che dovremo lasciarci alle spalle.
Io voglio fare solo un esempio, se mi è consentito, voglio citare una cosa positiva di questo decreto-legge: questa misura di alleggerimento della pressione fiscale, cioè agevolare con il credito d'imposta l'IRES e l'IRAP per gli investimenti in finanza di progetto come cofinanziamento pubblico ad un investimento privato è, a mio avviso, una buona idea, perché limitarla ad interventi superiori ai 500 milioni di euro? Perché non generalizzarla? Perché sottoporla ad una delibera CIPE applicativa, all'integrazione del nucleo di valutazione con degli esperti? La crescita in questo Paese è soprattutto semplificazione, signori. Diamoci una regolata, rendiamo le cose più semplici. Io credo che sarebbe stato opportuno abbassare molto questa soglia, in ogni caso apprezziamo un alunno volenteroso, con tutte le riserve che Pag. 68abbiamo espresso, e visto che siamo a conclusione dell'anno scolastico, esprimeremo il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, diciamo che nell'affrontare la discussione di questo decreto-legge non posso che rifarmi a quanto già detto in Commissione perché ci troviamo in una situazione indubbiamente particolare, che non può non influenzare le nostre decisioni in questo momento. Siamo di fronte ad una crisi di Governo ma in realtà corrisponde anche ad una fine della legislatura, quindi come comportarci con questo provvedimento che abbiamo in discussione? Si tratta eventualmente di affossarlo e quindi non avere nessuna altra possibilità di rimediare in qualche maniera oppure di far sì che vada avanti per quello che noi riteniamo sia positivo. Noi siamo per quest'ultima indicazione.
Questo provvedimento che abbiamo in esame è stato profondamente modificato dal Senato che ne ha quasi raddoppiato persino il numero degli articoli.
Anche qui mi devo collegare ai relatori, che hanno fatto presente come bisogna considerare per il futuro la relazione tra Senato e Camera, che ha visto sempre la Camera doversi attenere necessariamente alle modifiche e agli interventi del Senato, senza poter migliorare ulteriormente il testo, che credo che sia un handicap da superare.
Il lungo confronto tra Governo e maggioranza sul maxiemendamento ci ha consegnato un testo cui non mancano comunque misure interessanti, anche se, come ha detto qualcuno che mi ha preceduto, qualcosa in più si poteva fare. Riteniamo infatti che l'abbassamento della soglia da 500 a 100 milioni di euro del valore delle opere per accedere al credito di imposta per le infrastrutture probabilmente avrebbe prodotto una politica equilibrata sul territorio fra grandi e piccole opere e avrebbe fornito al settore edilizio, oggi in crisi, sicuramente una boccata d'ossigeno, così come, anche se giustificato dal pericolo di ricorsi da parte delle regioni, cadendo il limite dei 200 mila euro per gli affidamenti diretti, che sarebbe scattato nel 2014 secondo la spending review, viene messa la parola fine al tentativo di liberalizzazione nel settore dei servizi pubblici locali, che anche a noi sembrava una cosa estremamente interessante.
Però, abbiamo anche qualcosa di positivo, come l'ampliamento della potenziale platea delle start up innovative, di cui si estende il perimetro dell'oggetto sociale per poter essere ammesse alle semplificazioni e agevolazioni, e soprattutto cambiano i criteri per la quantificazione della spesa in ricerca e sviluppo, che dovrebbero essere pari almeno al 20 per cento del maggior valore tra costo e valore totale della produzione, con esclusione delle spese per acquisto o affitto di immobili. Discorso a parte invece è quello che riguarda - per noi è una cosa importante - le concessioni demaniali balneari, in scadenza alla data del 31 dicembre 2015, alle quali è stata concessa una proroga di cinque anni, nonostante la contrarietà manifestata dal Governo. Noi lo riteniamo invece un atto positivo, anche se sappiamo bene che non è certo quanto richiesto dagli operatori del comparto, che si aspettavano e ancora richiedono un'adeguata disciplina transitoria che dia loro la possibilità di un riordino complessivo del settore che garantisca il proprio futuro. Ed anche qui mi permetto di far rilevare al Governo come l'Europa emetta spesso direttive che mettono in serio pericolo attività che in Italia sono di fondamentale interesse.
È stata introdotta una riserva del 25 per cento delle risorse annuali, che la relazione tecnica del Governo indica in 240 milioni di euro, a favore delle piccole e medie imprese, anche associate tra loro, nell'ambito dei grandi progetti di ricerca e innovazione che saranno gestiti dall'Agenzia digitale italiana. Rientrano in questi progetti da premiare anche quelli svolti in collaborazione con grandi imprese od organismi di ricerca. Pag. 69
Il provvedimento in esame introduce novità importanti anche per gli utenti che dimenticano di rinnovare la polizza RC auto. Con l'abolizione del tacito rinnovo di fatto si sarebbe eliminata anche la tolleranza di quindici giorni prevista dal codice civile, tolleranza che invece è stata mantenuta grazie ad una modifica introdotta dal Senato, che obbliga le compagnie a garantire ancora questa proroga della copertura.
Dunque, siamo anche noi soddisfatti, come diceva anche la relatrice, che il Governo si sia impegnato a rivedere la norma che riguarda le manifestazioni atmosferiche rilevanti, permettendo l'indifferente utilizzo dei pneumatici invernali e delle catene. La riteniamo una cosa necessaria, quindi sotto questo aspetto lo ringraziamo.
Arriva in porto con qualche modifica anche il Desk-Italia che nelle intenzioni del Governo dovrà costituire il punto di riferimento di progetti di investitori stranieri, fungendo da raccordo tra le attività svolte dall'Agenzia per il commercio estero e l'Italia. Il testo, tra l'altro, interviene anche in materia di lavoro, modificando l'articolo 4, comma 1, della riforma Fornero, prevedendo, nei casi di eccedenza di personale, che il datore di lavoro, tramite accordi con i sindacati, possa accollarsi una prestazione pari alla pensione e il pagamento della contribuzione fino al raggiungimento della pensione, per accelerare l'esodo dei più anziani, e che tale prestazione possa essere oggetto anche di accordi sindacali nelle procedure di mobilità collettiva e nell'ambito di processi di riduzione del personale dirigente conclusisi con accordo sindacale.
Tra le altre cose che riteniamo di dover far rilevare vi è il fatto che è previsto un meccanismo molto importante, che è premiale nell'assegnazione delle risorse, definite in base alla capacità di spesa dimostrata dagli enti locali in ragione della tempestività, dell'efficienza e dell'utilizzo delle risorse assegnate nell'anno precedente.
Concludo, signor Presidente, intervenendo su questioni importanti, che combinazione vuole riguardino la mia regione, per le quali noi ci siamo sempre battuti. Per esempio, il decreto-legge rende possibile la fiscalità di vantaggio in nove città della Sardegna. Regioni che sono fuori dall'Obiettivo Convergenza, come la Sardegna, infatti, potranno riprogrammare le risorse europee di concerto con il Governo e attivare un sistema di fiscalità di vantaggio in tutte le città che superano la valutazione del Dipartimento sviluppo tra il 2008 e il 2009.
Quindi, oltre a Cagliari, Quartu Sant'Elena e Iglesias, città già individuate dal CIPE nel 2009, potranno attivare la zona franca urbana anche Sassari, Alghero, Olbia, Oristano, Selargius e Carbonia. Grazie ad un regolamento specifico nell'ambito del piano Sulcis e a valere sulle sue successive risorse, che il decreto-legge ha incrementato, anche tutti i comuni della provincia di Carbonia-Iglesias saranno considerati come una sorta di unica zona franca urbana.
In pratica, le imprese di micro e piccola dimensione godranno di un sistema di agevolazioni fiscali e contributive che consentiranno loro di affrontare la gravissima crisi in atto con nuovi strumenti. Si tratta, infatti, di una grande opportunità per il tessuto economico, produttivo e sociale, soprattutto per le aree maggiormente in difficoltà.
A questa si aggiunge un'altra norma importante, che proroga di un anno la concessione della miniera di carbone del Sulcis. La gara per la privatizzazione slitterà a fine 2013: è una decisione che si è resa necessaria per garantire il tempo indispensabile per la conclusione dell'esame da parte della Commissione europea della compatibilità dell'aiuto di Stato previsto. Tale esame, attualmente in corso, rappresenta l'elemento giustificativo della fattibilità del progetto, sulla quale si decideranno le adesioni alla gara stessa.
Un'altra nota importante: è disposta, inoltre, ai sensi di una recente pronuncia della Commissione europea, la proroga di tre anni della scadenza del servizio di interrompibilità per la sicurezza del sistema elettrico nazionale nelle isole maggiori. Pag. 70L'Autorità per l'energia elettrica e il gas aggiornerà le condizioni del servizio nel rispetto della disponibilità del servizio stesso.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mereu.

ANTONIO MEREU. Infine, e concludo, signor Presidente, è da valutare positivamente la norma che dispone che le somme ancora da restituire alla Cassa conguaglio per il settore elettrico in attuazione di alcune decisioni della Commissione europea in merito agli aiuti di Stato erogati con regimi tariffari speciali per l'energia elettrica vengano usate dal Governo a favore dello sviluppo e dell'occupazione nelle regioni che da questo trarranno vantaggio; quindi, questa norma riguarda il Sulcis.
Tutte queste cose non sono definitive, non sono determinanti, ma, sicuramente, sono un inizio per dare più credibilità all'azione politica che mira a risolvere questi problemi, che nel Sulcis sono ormai diventati insostenibili.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Vizia. Ne ha facoltà.

GIAN CARLO DI VIZIA. Signor Presidente, ancora una volta la Lega Nord dirà «no» a un provvedimento del Governo, un «no» pienamente coerente con la posizione intransigente assunta da subito, sia perché questo è un Governo che non rappresenta la volontà dei cittadini sia perché ha un netto dissenso sui provvedimenti che hanno fatto precipitare a livelli da immediato dopoguerra la nostra economia. Altro che crescita, signor Presidente! Il PIL è precipitato a meno 2,4 per cento e nel medio periodo ha assegnato al nostro Paese il penultimo posto in Europa, perfino dietro la Spagna. La produzione industriale è diminuita, i consumi delle famiglie sono calati del 30 per cento, la disoccupazione è alle stelle, 700 mila giovani hanno perduto la speranza di trovare, nell'immediato futuro, un posto di lavoro.
Le costruzioni edili sono crollate, l'erogazione dei mutui bancari è quasi inesistente, le tasse sono continuamente aumentate portando la tassazione complessiva per le imprese del nostro Paese a più del 62 per cento, superiore a tutte le medie europee, e, addirittura, su quello che è il settore privato, oltre il 46 per cento, portando tutto questo grande difficoltà sul mercato dei consumi e sulla competitività delle nostre imprese.
Ora, questa analisi è anche del Fondo monetario internazionale, signor Presidente, che ha bocciato l'operato per la politica prettamente recessiva che punisce l'economia, facendo precipitare i consumi delle famiglie e creando un avvitamento economico, un kreislauf, che strozza la crescita della nostra economia e le risorse erogate dalla Banca europea per aiutarci ad un tasso di favore dell'1 per cento sono andate a beneficiare situazioni speculative a vantaggio delle banche stesse e, quindi, hanno evitato di incrementare la produzione industriale e tutto il tessuto produttivo del Paese che ne aveva bisogno. A riguardo, la Lega Nord reputa scandalosa l'erogazione di 3,9 miliardi di euro ad una banca, ovvero al Monte dei Paschi di Siena, che è stato ed è un ricco pascolo per un'importante formazione politica che siede qui in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non ci sono risorse per le nostre PMI, che sono state e sono il vero volano della nostra economia, e si danno alla banca? Ma questo Governo da che parte sta? Noi lo sappiamo da tempo.
Si doveva colpire in modo drastico la spesa pubblica improduttiva. Il settore pubblico del Paese arriva al 52 per cento, contro il 12 per cento della Germania. Quindi, vi era un'aspettativa, anche da parte di tutte le forze politiche che sostenevano questo Governo, un Governo di tecnici che non doveva avere un proprio, prettamente collegato, consenso popolare. Vi era la speranza che avrebbero inciso di più, in modo più deciso, sui tagli e sulla spesa improduttiva. Invece, signor Presidente, di colpire il bubbone della burocrazia si sono colpiti i pensionati, i lavoratori Pag. 71più umili e non i boiardi di Stato. La Lega Nord aveva proposto qui, in quest'Aula, un tetto alla retribuzione degli alti dirigenti paragonandoli ai corrispettivi dei parlamentari. Non vi è stato alcun riscontro in tal senso, siamo rimasti soli e questa è una vergogna.
E poi, cari colleghi, abbiamo assistito ad un provvedimento vergognoso che ha prodotto tante vittime tra i lavoratori, i cosiddetti esodati, lavoratori che, dopo una vita di lavoro, si sono trovati senza stipendio e senza pensione. Che errore. Ma non avevamo dato il Governo del Paese a dei tecnici, a dei professori? Ci aspettavamo che, accanto alla nostra sdegnata reazione, ci fosse quella di tutte le forze politiche di questo Parlamento, soprattutto di coloro che dicono di rappresentare il mondo del lavoro. Il segretario del PD ci ha stupito, perché nel suo intervento - ricordo allora ed è registrato - vi è stato sì un accorato intervento con toni accesi, ma riguardo al rilascio della cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia, non su questi problemi. Per un Paese che partecipa al G8 e al G20 avere retribuzioni medie dei lavoratori italiani al ventiduesimo posto in Europa la dice lunga sull'impegno politico di questa sinistra che dice di rappresentare il mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È notizia di questi giorni, almeno riportata dai giornali, che un partito che rappresenta gli interessi dei lavoratori ha paura che scenda in campo chi rappresenta gli interessi forti delle banche, cioè il signor Monti. Qualcosa non quadra. Tanti anni di lotta buttati al vento. È quindi responsabilità della Lega Nord se l'Italia si trova al cinquantaduesimo posto - il signor Ministro Passera conosce bene - a livello di infrastrutture, che non è partito il piano della logistica che ha permesso alla Germania di trovare 2 milioni e mezzo di posti di lavoro ai giovani, che non c'è una politica razionale sui porti? I presidenti dell'autorità portuale al Nord sono quasi tutti del partito del PD e quindi non vi è stata una grande volontà di trovare dei collegamenti su quelle che sono le grandi opere di infrastrutture.
Cosa c'entra con il piano della crescita sostituire l'anagrafe tenuta dai comuni con l'istituzione di un'anagrafe centrale, istituita presso il Ministero dell'interno? Stiamo assistendo ad un continuo attacco alle autonomie locali, che sono le vere istituzioni che presidiano il territorio. Il rilascio della residenza è il primo gradino fondamentale per una buona politica di inclusione sociale.
I Paesi in Europa stanno molto attenti, come la Spagna, che rilascia la residenza dopo tre anni di permanenza nel proprio territorio. Ebbene, qui non abbiamo neppure rispetto di tutta quella che è stata la legislazione, con il decreto del Presidente della Repubblica riguardo l'idoneità sanitaria e abitativa (tanti abitanti, tanti metri quadrati), un controllo locale e territoriale che è collegato al rilascio della residenza ed ai ricongiungimenti, soprattutto riguardo alla politica migratoria. Quindi, questo non è un provvedimento della crescita e rischia di comportare delle nuove spese sia sul piano dell'assistenza sanitaria che per quello che riguarda i diritti previdenziali.
Assistiamo alla demolizione continua delle autonomie locali per un ritorno ad un superato centralismo. Ma come mai gli abitanti di questo pianeta - il 92 per cento della popolazione del pianeta Terra - vivono in Paesi federalisti? Noi ci rivolgiamo sempre alla Francia, ma la Francia è la nazione dei piccoli comuni - tra l'altro, se noi abbiamo 9 mila comuni, la Francia ne ha 36 mila - e la seconda Camera dal 1945 è costituita dai rappresentanti dei comuni. Qui invece in Italia, dove noi pensiamo di essere molto moderni, siamo dietro a tutti.
Voglio ricordare, anche con un po' di preoccupazione, i giorni nei quali ho assistito al congresso dell'ANCI nell'ottobre del 2009, che era presieduto dal sindaco di Torino Chiamparino, il quale con molto orgoglio ha presentato nell'ottobre 2010 la carta di Torino, che prevedeva un'Italia federale, con i costi standard, che sono molto importanti nel campo della sanità in quanto l'80 Pag. 72per cento dei bilanci delle regioni sono divorati da questa spesa. Ebbene, Chiamparino con molto orgoglio aveva rilanciato, seguito anche da noi della Lega Nord, un partito - anzi un movimento, non tanto un partito - che voleva un'Italia moderna e funzionale, che entrasse in un'Europa dei popoli a testa alta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Oggi noi abbiamo bisogno di dare un futuro al Paese. Occorre cambiare immediatamente rotta. Noi l'abbiamo indicata, siamo sicuri che la nostra strada sia quella giusta, speriamo che molti di voi la seguano.
Voglio concludere - visto che qui c'è il ministro Passera e stamattina sono stato onorato di aver avuto la presenza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Clini - ricordando che il nostro Paese è in ritardo su una politica molto importante, che è quella della chiusura del ciclo dei rifiuti.
Lei lo sa, Ministro Passera, ha fatto una proposta al Senato, che noi della Lega Nord avevamo già indicato e condividiamo: ogni regione deve avere immediatamente un termovalorizzatore. Noi abbiamo le buffonate della regione Campania, che ha più termovalorizzatori, ma dove ne funzionano solo assai pochi. Noi siamo in procinto di pagare delle multe salatissime da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea, in quanto questo Paese è pieno di discariche. La regione da cui provengo, la Liguria, che è una regione del Nord, non ha un termovalorizzatore, non ha alcun impianto e tutto finisce nelle discariche. È una cosa incivile, quando noi sappiamo che nel 2020 l'Unione europea metterà fuori legge anche gli inceneritori che bruciano rifiuti non riciclati.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Vizia.

GIAN CARLO DI VIZIA. Quindi, noi siamo in procinto di pagare multe salatissime per la mancanza di una visione moderna. Noi della Lega Nord insistiamo perché questo Paese vada avanti sulla strada della modernità europea, ma su delle scelte giuste e non sulla solita politica del tran tran (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, il presidente della Confindustria ha definito questo decreto un aperitivo. Stando ai numeri di questi decreti - il terzo in termini di crescita - verrebbe da dire che questo è davvero un Governo degli aperitivi, perché per declinare la parola crescita, questo Governo ha utilizzato per tre volte un provvedimento d'urgenza, senza giungere a nessun atto concreto e senza nessun segnale in questa direzione, la direzione appunto della crescita.
Avete scelto un provvedimento d'urgenza per azioni ordinarie senza alcuna visione strategica e con azioni minime, marginali, assolutamente inutili rispetto alla strategia invece necessaria per affrontare, in questo momento di recessione, la questione fondamentale della crescita, dell'equità e dello sviluppo.
È questo un decreto d'urgenza che per esempio - cito soltanto uno dei titoli dell'articolato - prevede l'istituzione dell'Archivio nazionale dei numeri civici delle strade urbane, come se questo potesse generare crescita e sviluppo del nostro Paese.
Ma potrei citare, per esempio, un altro dato che è stato millantato e speso come un risultato importante, quello che riguarda opere di 500 milioni di euro che hanno uno sgravio fiscale. Ma quali opere possono beneficiare di uno sgravio fiscale di 500 milioni di euro nel nostro Paese? Sicuramente non le piccole e medie imprese che concorrono per appalti molto più limitati di 500 milioni di euro, e quindi è chiaro che vi è anche in questa norma un nome e un cognome che avete voluto scrivere in questo provvedimento.
È un provvedimento che avete detto si fonda sul rilancio delle start up, cioè le nuove aziende che voi pensate di far partire nel nostro Paese con sgravi fiscali, Pag. 73con minimi incentivi, e che in realtà si dimentica di affrontare le imprese esistenti, quelle che stanno morendo sotto la pressione fiscale, che stanno morendo sotto strumenti di pressione come Equitalia che sicuramente mettono in ginocchio il sistema del Paese e il sistema delle piccole e medie imprese che voi avete totalmente ignorato, che avete sottaciuto in questo provvedimento e che forse, ancora una volta, risulta essere un aperitivo anche se amaro. Mi permetto di soffermarmi soltanto su tre questioni di natura industriale che avete posto in questo decreto-legge. La prima è sicuramente quella della reiterazione del rinvio del progetto Carbosulcis sul quale questo Governo ha giocato carte false con l'Unione europea per tentare di bloccarlo. Le parole dei Ministri competenti, da Passera a Clini, hanno sicuramente minato alla radice quel progetto, un progetto avversato dalle lobby dell'Enel che tentano sistematicamente di affossare l'unico giacimento di materie prime che abbiamo in Italia, quello di carbone nel Sulcis e che per un anno di tempo ulteriormente viene prorogato, senza dare nessuna certezza al futuro di quei lavoratori e di quel progetto strategico sul piano non soltanto produttivo energetico ma anche della ricerca scientifica, tecnologica ed applicata, che avrebbe consentito, con la cattura e lo stoccaggio della CO2, di dare delle risposte importanti sul piano del know-how al nostro Paese. Avete scelto di affossare, con i reiterati ritardi che avete messo in campo, un progetto strategico per il nostro Paese, cercando di limitare il cosiddetto «costo economico», magari per tutelare le lobby dell'eolico e della stessa Enel.
La seconda questione è quella della reiterazione dell'interrompibilità, di quel processo che avrebbe consentito l'abbattimento del costo elettrico a favore delle industrie energivore. Anche in questo caso, siccome questo è un decreto-legge d'urgenza, viene da domandarsi per quale motivo non abbiate posto in essere questo provvedimento un anno fa, quando è emersa la questione dell'Alcoa e quando Alcoa era ancora in esercizio ed in produzione, e avete aspettato la chiusura di Alcoa per arrivare a proporre un intervento comunque marginale e non risolutore di tre anni di proroga sull'interrompibilità, anche in questo caso a coprire la lobby dell'Enel che vuole continuare a non esercitare in Sardegna quel contratto bilaterale che un Governo autorevole avrebbe dovuto sollecitare e in tutti i modi cercare di realizzare, per dare quell'energia ad un costo non basso né di vantaggio ma di riequilibrio rispetto al costo energetico europeo.
Il terzo elemento è quello dell'utilizzo di questi fondi che arrivano dalla sanzione europea, che è stato proposto al Senato. Mi permetto di dire che il piano Sulcis non esiste nella concretezza: sono quattro strutture fognarie che vengono proposte, due strade provinciali, senza alcuna strategia, ma sono soldi, quelli della sanzione europea, che non esistono, perché come tutti sanno il Governo italiano si è opposto a quel provvedimento della Corte di giustizia europea e siamo ancora nella fase del secondo grado di giudizio e quindi bisognerà attendere per capire quello che ci sarà.
Il terzo e ultimo elemento, signor Presidente, e concludo, riguarda la politica turistica nel nostro Paese. Vi è un provvedimento marchiato Alitalia scritto da rappresentanti del Governo che sono l'emanazione diretta di Alitalia nel Governo, che punta a cancellare le compagnie low cost dal nostro Paese, con un danno di 40 milioni circa di passeggeri che rischiano di essere allontanati dalla nostra terra. Io credo che sia un danno incalcolabile, incommensurabile che viene fatto tentando di riportare l'allineamento, così è detto, fiscale, con l'Irlanda. In realtà bisogna fare l'esatto contrario: consentire alle compagnie tradizionali italiane, così come quelle europee, di allinearsi al costo più basso che esiste in Europa della fiscalità sull'occupazione e sul lavoro, per garantire davvero quel ponte tra l'Italia e l'Europa che consente sviluppo e occupazione.
Con quella norma inserita all'articolo 38 il Governo si conferma lobby dell'Alitalia Pag. 74che mina alla radice la potenzialità dello sviluppo economico e che quindi non dà quella speranza di futuro ad un settore così trainante come quello del turismo. Per questo motivo io voterò contro la fiducia a questo Governo, perché è stato un Governo di aperitivi senza soluzioni concrete.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, autorevoli membri del Governo, il deserto di questa Aula è un simbolo eloquente di quanta fiducia il Parlamento possa avere sull'effettiva utilità di questo provvedimento. È vero che alcuni dei temi che sono trattati in questo «decreto crescita 2» hanno effettivamente delle ricadute positive o dovrebbero averle. Penso alla Agenda digitale che nella IX Commissione permanente abbiamo cercato di accelerare e di cui il Ministro Passera è stato effettivamente consapevole, portando avanti importanti innovazioni su questo tema. Ci sono delle aperture verso quel mondo dell'innovazione, della tecnologia che con le start up codificate in questo provvedimento dovrebbero trovare qualche risposta, qualche incentivo, ancorché siano stati cassati i nostri emendamenti tesi ad ampliare ai professionisti e alle società tra professionisti questa normativa, nella considerazione che anche il mondo delle professioni (che totalizza oltre due milioni di soggetti con un 15 per cento del PIL affidato alla loro intraprendenza) avrebbe dovuto a nostro giudizio avere ben maggiore considerazione anche in questo provvedimento.
Certo è che di crescita, con tutti i limiti di un Governo tecnico che in un anno ha cercato di mettere mano alle falle vertiginose di un Governo di centrodestra che ha portato il Paese nelle condizioni in cui l'avete trovato un anno fa, ha fatto forse il possibile, ma con tutti i limiti di una mancanza di investitura popolare che voi non avete avuto e che avete in qualche modo cercato di supplire adottando dei modelli teorici (ex cathedra, mi verrebbe da dire guardando alle illustri carriere accademiche che molti di voi hanno messo a disposizione del Paese), modelli astratti che forse non sono stati abbastanza tarati per entrare in maniera efficace in un tessuto economico così lacerato e così gracile come quello che l'Italia sta mostrando in questi anni.
Dico questo perché effettivamente anche i precedenti decreti che il Parlamento ha licenziato su vostra iniziativa avevano questa ambizione, questa aspirazione di creare le condizioni per una crescita, per uno sviluppo, per una resurrezione economica dell'Italia. Ebbene, a distanza di un anno, mi pare che il bilancio non possa essere positivo. Sono stati già ricordati i dati dell'ISTAT, sulla perdita del PIL, sulla crescita della disoccupazione, sul calo della spesa privata per i consumi, e quindi forse bisognerà interrogarsi su che cosa dovrebbe farsi e deve farsi rispetto a manovre che hanno depresso l'economia italiana, avvilito le famiglie, chiuso molte delle piccole e medie imprese. Io vengo dal Friuli Venezia Giulia che era noto in tutto il mondo per il distretto della sedia; se oggi noi passiamo attraverso quelle che erano le capitali di questo distretto industriale produttivo, ebbene, vediamo più capannoni chiusi di quanti non siano quelli ancora attivi.
La stessa cosa la possiamo dire e vedere in tante altre parti del nostro Paese - non ultima la questione del Sulcis, piuttosto che dell'Ilva di Taranto o della FIAT - che ha visto venir meno grandi opportunità di reddito e di iniziativa economica. Allora, questo provvedimento, oltre ai pochi lati positivi, presenta anche delle titubanze, dei ritardi e dei meccanismi burocratici che, alla fine, rendono assai labile il tema della necessità e dell'urgenza di provvedere. Siamo d'accordo tutti che questa c'è e comporterebbe iniziative ben più stringenti ed efficaci. Qui, viceversa, abbiamo molti rinvii a decreti legislativi, a decreti ministeriali, a proroghe di termini che, alla fine, rischiano di rappresentare una cura palliativa per un malato che pare terminale. Pag. 75
E, allora, l'auspicio che io faccio è che, fra tre mesi, questo Parlamento possa trovare nuove energie, che ci sia un Governo che possa portare effettivamente maggiore equità nella nostra comunità nazionale per una Paese che merita ben altro e certamente merita una ventata di innovazione a sua volta. E se l'innovazione dovesse essere di nuovo il Governo Berlusconi, cosa che evidentemente qualcuno medita in maniera piuttosto velleitaria, ebbene io espatrierò da questo Paese perché non ne posso più e ho vissuto questi anni francamente con molta amarezza perché, anziché fare il bene del Paese, molte volte ci siamo attardati a fare il bene di singoli e di alcuni potentati e ci siamo dimenticati di quale fosse effettivamente la nostra mission in quest'Aula.
Per cui, ho questa amarezza, ritenendo di prendere la parola in una delle ultime occasioni quanto meno di questa legislatura, di aver potuto dare un contributo modesto, ma ho anche l'aspirazione che le cose cambino effettivamente per il bene del Paese e degli italiani.

PRESIDENTE. Saluto una delegazione del comune di Bracigliano (Salerno), a tutti noi ben noto per le buonissime ciliegie che vi vengono prodotte, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere venuti (Applausi).
Constato l'assenza dell'onorevole Barbato, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 5626)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice per la IX Commissione (Trasporti), onorevole Velo, e il relatore per la X Commissione (Attività produttive), onorevole Raisi, rinunziano alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, infrastrutture e servizi digitali, creazione di nuove imprese innovative, strumenti fiscali per agevolare la realizzazione di opere infrastrutturali con capitali privati, attrazione degli investimenti esteri in Italia, interventi di liberalizzazione nel settore assicurativo e nella finanza di impresa. Sono questi i capisaldi del «decreto crescita 2» che è stato discusso in queste settimane in Senato e alla Camera e che mi auguro possa trovare oggi la sua approvazione definitiva per poter essere convertito in legge. Il provvedimento costituisce un ulteriore significativo passo in avanti dell'agenda per la crescita sostenibile del Governo, rappresentando la naturale prosecuzione di quanto fatto insieme nei mesi scorsi, in particolare per quanto riguarda i Ministeri di mia competenza con il «decreto liberalizzazioni» e il «decreto crescita 1».
Le risorse messe a disposizione per questo provvedimento sono quelle che è stato possibile mobilitare in un contesto difficile in cui il Governo non può prescindere dalla volontà di mantenere in equilibrio i conti pubblici. Le misure adottate intervengono efficacemente su alcuni nodi strutturali che hanno rallentato la crescita del nostro Paese in questi anni. Il provvedimento, atteso da molto tempo e condiviso con innumerevoli interlocutori pubblici e privati, ha come obiettivi quelli di: favorire un miglior funzionamento della pubblica amministrazione per garantire una semplificazione della vita dei cittadini e delle imprese; creare condizioni più favorevoli alla ripresa economica; creare nuova occupazione facendo leva sull'evoluzione digitale cogliendone tutte le potenzialità; favorire investimenti in imprese creative ad alto contenuto tecnologico; insistere sul fronte delle liberalizzazioni, in particolare in un settore importante come quello assicurativo; proseguire nella riduzione del nostro gap infrastrutturale con strumenti innovativi per attirare capitali privati su opere di rilievo strategico; ridurre il digital divide; favorire gli investimenti esteri in Italia. Pag. 76
Come ricordato da molti onorevoli deputati intervenuti durante la discussione sulle linee generali, con l'applicazione dell'Agenda digitale aumentano fortemente i servizi per i cittadini, rendendo obbligatorio anche per la pubblica amministrazione comunicare attraverso la posta elettronica certificata e pubblicando on line i dati in formato aperto ed utilizzabile da tutti. Significativi risparmi di spesa e maggiore efficienza arriveranno poi ad esempio dalla digitalizzazione delle notifiche e delle comunicazioni giudiziarie, che assicureranno il mantenimento del principio di prossimità del servizio giustizia nei confronti di cittadini ed imprese. Viene inoltre integrato il piano finanziario necessario all'azzeramento del divario digitale per quanto riguarda la banda larga: 150 milioni stanziati per il centro-nord, che intendono mobilitare almeno altrettante risorse regionali e private e che vanno ad aggiungersi a quelle già disponibili per la banda larga ed ultralarga nel Mezzogiorno, per un totale di 750 milioni di euro. Per la prima volta nell'ordinamento del nostro Paese viene introdotta la definizione di imprese innovativa, la cosiddetta start up. Le nuove misure toccano tutti gli aspetti più importanti del ciclo di vita di una start up: dalla nascita alla fase di sviluppo, fino alla sua eventuale chiusura, ponendo l'Italia all'avanguardia nel confronto con gli ordinamenti dei principali partner europei. Tali norme danno anche seguito a quanto indicato nel programma nazionale di riforma e rispondono a raccomandazioni specifiche dell'Unione, che individua nelle start up una leva di crescita e di creazione di occupazione per l'Italia.
Due appunti a cui è stato fatto riferimento anche dai relatori: in merito all'articolo 36, comma 40, il Governo, in relazione all'intervenuta emanazione della disciplina comunitaria, si riserva di allineare le disposizioni nazionali al quadro regolatorio sovraordinato. In merito al comma 9-quater dell'articolo 8, il Governo si riserva tuttavia di specificare ulteriormente ambiti e modalità di applicazione della norma, al fine di non generare abusi nella sua applicazione e fugare ingiustificate preoccupazioni da parte degli utenti.
Per la collaborazione ed il celere passaggio in Commissione, fondamentale per la conversione nei tempi di legge, vorrei ringraziare i presidenti della IX e X Commissione della Camera, Mario Valducci e Manuela Dal Lago, e pure i relatori Silvia Velo ed Enzo Raisi. Ringrazio inoltre i sottosegretari Improta, De Vincenti e Vari, che hanno seguito i lavori in queste settimane. L'interlocuzione tra il Parlamento ed il Governo, anche in questa occasione, si è confermata essere molto proficua per dare concretezza ad importanti riforme necessarie per il nostro Paese.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5626)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda. Ne ha facoltà.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Onorevole Presidente ed onorevoli deputati, a nome del Governo pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, secondo quanto convenuto all'unanimità in occasione dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, in deroga al termine di cui all'articolo 116, comma 3, del Regolamento, le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto avranno luogo, con ripresa televisiva diretta, a partire dalle ore 18 di oggi. Seguirà la votazione per appello nominale. Pag. 77
Come già comunicato ai gruppi, il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 18 di oggi, mercoledì 12 dicembre.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,35).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo anche tenendo conto che in coda alla discussione sul decreto-legge in esame, è presente il Ministro Passera, al quale ho già fatto pervenire notizia di quanto sto per dire, e al quale anticipo che ho già provveduto a presentare un'interrogazione a risposta scritta. Gentilmente, il Ministro mi sta ascoltando e, quindi, chiedo alla Presidenza di tenere conto che questa interrogazione che ho presentato, ha bisogno, però, di un'attenzione complessiva anche da parte dell'Aula.
Infatti, si sta verificando, nella regione più importante d'Italia, una situazione paradossale: mi riferisco al totale disservizio dei treni del servizio Trenord, che al 50 per cento è una società partecipata dalla regione Lombardia e al 50 per cento da Trenitalia. Per cui, da domenica scorsa e, presumibilmente per un'intera settimana - cioè, la settimana cruciale per le attività della manifattura, del commercio, del turismo, dell'impresa, dei servizi -, nel periodo prenatalizio, 700 mila pendolari, in gran parte lavoratori e studenti, saranno sottoposti ad una condizione di soppressione di numerosissimi treni. Siamo arrivati al 50 per cento dei treni soppressi, a orari assolutamente caotici, con oltre un'ora di ritardi per i treni che circolano.
Il tutto è dovuto ad una situazione, pare, concernente l'introduzione di un sistema automatico e informatico nuovo che riguarda la turnazione e la rotazione del personale, ereditato da un sistema spagnolo, e mai precedentemente messo alla prova o, diciamo così, verificato, dal punto di vista dell'applicabilità, sul sistema ferroviario regionale lombardo, che - lo voglio dire - è il migliore di questo Paese. Quindi, siamo nella situazione di una decisione assurda presa anche da quel consiglio di amministrazione di introdurre, in questo momento difficile, un sistema che ha compromesso la funzionalità dell'intero sistema ferroviario lombardo. È chiaro che questa situazione ha bisogno di un intervento anche del Governo, almeno per cercare di garantire, di fare il possibile per garantire, la normalità del servizio.
Teniamo conto, signor Presidente, che, contemporaneamente, c'è un caso, purtroppo, ulteriore che colpisce negativamente la classe dirigente lombarda. Infatti, lo stesso amministratore delegato di Trenord, esattamente ieri, è stato arrestato in seguito ad un intervento della Guardia di finanza per questioni che non riguardano direttamente Trenord, ma una società che egli stesso dirigeva e presiedeva nel passato, per problemi, diciamo così, legati ad una gestione non proprio dentro la legalità, se a tanto si è arrivati. Quindi, siamo anche in presenza di una società che non ha l'amministratore delegato che possa gestire una situazione così difficile, come quella che si è venuta a determinare.
Questo è anche l'ulteriore elemento di urgenza che ci dice che vi è assolutamente bisogno, per la principale economia del Paese, di avere un sistema ferroviario funzionante, esattamente in questa situazione, la più importante - tenendo conto anche della crisi economica - del periodo più importante per l'economia lombarda, in questo momento, vicino alle festività.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Quartiani. Il Ministro competente è in Aula e ha avuto modo di ascoltarla.

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, approfittando sempre della presenza del Ministro Pag. 78Passera, vorremmo sapere, signor Ministro, con riferimento a Trenitalia, se le «carrozze diligenza» che vanno verso il sud, verranno cambiate prima o dopo Natale, oppure se la «cosa» Moretti ce la vuole far trovare sotto il camino della befana. Visto e considerato che ci sono questi temi, non scordiamoci che nel sud si continua ad andare a cavallo, cioè i treni si potrebbero sostituire con le vecchie diligenze del vecchio Far West.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 18,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 5626.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5626)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche nel gruppo Misto, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per non più di due minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, il nostro gruppo, Autonomia Sud-Popoli Sovrani d'Europa, non voterà la fiducia. Non voterà la fiducia perché esprime un giudizio assolutamente negativo sull'azione di questo Governo: il peggiore Governo che ha avuto l'Italia dal dopoguerra in poi. Un Governo che con le sue scelte di politica economica ha determinato una grave recessione per l'Italia. È aumentata la disoccupazione, è diminuito il prodotto interno lordo, sono aumentate le tasse, è aumentato il debito pubblico. Soprattutto, è aumentato il divario tra il nord e il sud del Paese. Il sud, la parte più debole dell'Italia, non ha avuto alcuna attenzione da parte di questo Governo. Ma è un Governo che ha danneggiato gli interessi nazionali. Per l'Italia questo Governo è paragonabile al Governo di Vichy in Francia. È un Governo che non ha difeso gli interessi nazionali; è un Governo che non ha saputo tutelare sullo scenario europeo l'Italia rispetto all'aggressione che le decisioni in sede europea hanno determinato, soprattutto a danno dei ceti più deboli dell'Italia. Noi non votiamo la fiducia perché questo Governo, che aveva avuto il mandato di determinare una nuova fase di crescita, ha invece causato una nuova recessione. Sono queste le ragioni, onorevole Presidente, che ci spingono a votare contro la fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la settimana scorsa Diritti e Libertà votò a favore del provvedimento sulla stabilità e otteneste, pur essendo noi all'opposizione di questo Governo, il nostro voto favorevole, perché noi intendiamo fare un'opposizione non preconcetta, un'opposizione non massimalista, un'opposizione volta ad esaminare nel merito i singoli provvedimenti che questo Governo intende proporre al Parlamento. Questo è quello che vorrebbe fare Diritti e Libertà anche su questo provvedimento, però, purtroppo, questo provvedimento ha un peccato insanabile a monte, un vizio insanabile - oltre alla quarantanovesima fiducia che, in qualche modo, finisce col mortificare questo Parlamento - ed è che esso è in palese contrasto con la recentissima sentenza della Corte costituzionale, che in qualche modo ha stabilito esserci un vincolo costituzionale nella omogeneità delle modificazioni apportate dal Parlamento. Su Pag. 79questo provvedimento, Ministro, signori del Governo, onorevoli colleghi, ciò non c'è. Questo provvedimento al Senato è stato completamente stravolto rispetto a quello che era stato preventivamente esaminato e ciò lo rende, dal nostro punto di vista, incostituzionale e quindi non approvabile.
Soprattutto, proprio perché noi improntiamo la nostra azione politica a valutare secondo una vecchia massima di saggezza, che dice che l'ottimo è nemico del buono, noi non ci aspettiamo, soprattutto in questo fine di legislatura, provvedimenti ottimi, ma almeno ci aspetteremmo provvedimenti buoni, perché siamo disponibili ad accogliere il buono che nei provvedimenti che non sono ottimi, pure c'è. Questo significa avere equilibrio nelle valutazioni complessive di ordine politico. Purtroppo - e ci duole rilevarlo - in questo provvedimento, dal nostro punto di vista, neanche il buono c'è. Non c'è quel buono che in qualche modo ci avrebbe consentito di ripetere un voto favorevole, così come facemmo la settimana scorsa sul provvedimento relativo alla stabilità.
Mi duole dirlo ancora una volta. Vi dicemmo: se conquisterete la nostra fiducia, avrete il voto favorevole di Diritti e Libertà. Con questo provvedimento non avete conquistato la nostra fiducia e quindi non lo sosterremo, né sulla questione di fiducia, né nel voto finale di domani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nel corso dell'ultimo anno il Paese è stato governato dal Governo Monti, che ha avuto il sostegno di tre grandi raggruppamenti politici: il centro, di cui noi liberaldemocratici facciamo parte, il PD e il PdL. Questo Governo ha annunziato un programma che aveva tre fondamenti: il risanamento dei conti pubblici, l'equità e la ripresa dello sviluppo economico.
Improvvisamente, nei giorni scorsi, venerdì, l'onorevole Alfano, segretario del PdL, ha annunziato non il cambiamento delle valutazioni da oggi in avanti, ma ha giudicato completamente errata la politica che esso stesso e il suo gruppo avevano appoggiato nel corso dell'ultimo anno. L'onorevole Berlusconi e il segretario Alfano stanno riunendo le loro forze con quelle di altre forze politiche, come sono la Lega, come è il Movimento 5 Stelle di Grillo, come è il movimento Italia dei Valori che puntano al peggioramento delle condizioni del nostro Paese. Si prendono una responsabilità molto grave, che noi non intendiamo prenderci.
Pensiamo che nelle prossime elezioni dovrà essere data continuità a quella che viene chiamata «l'agenda Monti», cioè non solo il risanamento, non solo l'equità, ma anche lo sviluppo economico, ed è impossibile pensare di votare contro un provvedimento come questo, che indica delle misure che segnano l'inizio di uno sforzo di sostenere la ripresa economica.
Noi crediamo che la battaglia elettorale che si sta predeterminando e che si svolgerà all'inizio dell'anno, vedrà, da un lato, le forze della reazione che puntano a isolare l'Italia dall'Europa e, dall'altro, dovrà esserci un largo schieramento di forze responsabili che comprenda il centro dello schieramento, il centrosinistra dello schieramento, che si assumano la responsabilità di dare continuità allo sforzo che è stato chiesto agli italiani.
Infatti, interrompere questa impostazione significherebbe che gli italiani, a cui è stato chiesto un sacrificio, domani sarebbero chiamati a ulteriori sacrifici per pagare l'aumento dello spread determinato da questa irresponsabilità. Ecco, signor Presidente, il senso del nostro voto favorevole, ma anche il senso dell'appello al Presidente del Consiglio a intestarsi pienamente questa battaglia che noi faremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

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MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, sono giorni difficili per la vita politica del nostro Paese, travagliata da una crisi incomprensibile anche a noi addetti ai lavori. Sono i giorni in cui i cittadini si accingono a pagare la seconda rata dell'IMU, particolarmente alta per gli immobili ad uso lavorativo e produttivo, che in alcune città, come Roma, raggiungono livelli elevatissimi.
Signor Ministro, di fronte a questo decreto n. 179 del 2012, intitolato «ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese», che contiene una colata lavica di norme in tutti i settori, desidero rivolgerle una domanda: le leggi che abbiamo approvato in questo Parlamento sono valide per tutti i cittadini italiani, oppure ci sono delle aree della nostra Italia in cui i cittadini, schiacciati dal peso della burocrazia, non potranno cogliere l'opportunità della legge?
Questa domanda, signor Ministro, gliela rivolgono - attraverso di me - i cittadini della provincia di Salerno, dove in alcune zone non si rilasciano licenze edilizie di ristrutturazione senza i pareri vincolanti perfino della Sovrintendenza alle antichità e belle arti, anche per edifici non di interesse storico. Un dato: la Sovrintendenza di Salerno ha negato il 98 per cento dei pareri. Questo fa sì che quei cittadini non riusciranno ad accedere agli sgravi fiscali previsti dal precedente decreto-legge sulla crescita.
L'onorevole Fulvio Bonavitacola, nel suo intervento, ha dichiarato: la crescita è semplificazione. Come si può essere in crescita, se la burocrazia costa quasi 40 miliardi di euro?
Snellire la macchina burocratica di uno Stato, che costa come in Svezia e funziona come in Egitto, resta il rimpianto di questa legislatura. Concludo, signor Presidente. Data l'importanza dei provvedimenti che il decreto-legge contiene, il nostro gruppo voterà la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà per tre minuti.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, crescita e sviluppo sono parole costantemente evocate in quest'Aula. Tanto grave è la crisi e tristemente chiaro lo scenario di difficoltà in cui si dibattono famiglie e imprese, da rendere urgente una svolta autentica. Occorre mettere in campo progettualità e risorse e avere il coraggio e la determinazione di assumere iniziative che predispongano concretamente il cambiamento. Il provvedimento sul quale siamo chiamati ad esprimere la fiducia al Governo va in questa direzione, cercando di compiere un passo in avanti, per quanto possibile, nelle condizioni date.
Il decreto-legge è certamente complesso e riguarda gli ambiti più diversi dell'economia e della società: dall'industria alle infrastrutture, dall'energia al turismo, dall'edilizia scolastica fino alla costruzione di nuovi istituti penitenziari. Alcune norme contenute nel decreto-legge, in particolare, tendono all'ammodernamento e alla riforma dei settori del Paese che incidono sensibilmente sulla vita dei singoli cittadini e delle imprese nei loro rapporti con la pubblica amministrazione. Per spronare la crescita è necessario colmare il pesante divario che separa l'Italia dagli altri Paesi europei in relazione agli investimenti per lo sviluppo, per la ricerca, per l'innovazione.
Confidiamo che i provvedimenti finalizzati all'attuazione dell'Agenda digitale consentano almeno una prima semplificazione della burocrazia che appesantisce la vita dei cittadini e che gli incentivi fiscali alle start-up innovative, che sarebbe bene estendere anche alle piccole imprese, possano dare un vero slancio alla nuova imprenditoria ad alto contenuto tecnologico e che investe in ricerca e sviluppo. Non sfugge al nostro gruppo che si sarebbe potuto fare di più e di meglio. Mi riferisco, in particolare, ai maggiori fondi che avrebbero reso più rapido il completamento della rete a banda larga. Su Pag. 81alcune norme, come quella relativa alle concessioni balneari, avremmo voluto più coraggio nel coniugare diritto comunitario e rilancio strategico del settore turistico; altre, come il credito di imposta per la realizzazione di nuove infrastrutture, avrebbero potuto essere più estese.
Ciò nonostante, l'opera di risanamento posta in essere dal Governo Monti merita un riconoscimento, basti pensare al punto in cui eravamo appena un anno fa. Avremmo ancora molti provvedimenti da realizzare, norme da approvare e riforme da completare per avere la possibilità di guardare al futuro con maggiore fiducia e consapevolezza sulla scia della credibilità e dell'autorevolezza, a livello internazionale ed europeo, riconquistate con difficoltà e grazie ai molti sacrifici fatti dai cittadini; ma non ci è permesso. La fine anticipata della legislatura ci pone nuovamente e in modo irresponsabile al centro delle attenzioni dei mercati e degli speculatori. Per tale motivo dobbiamo fare tesoro di quanto realizzato sino a questo momento e proseguire nel cammino tracciato dal Governo, a cui rinnoviamo la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà per cinque minuti.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, questo decreto-legge, già approvato dal Senato, ci offre l'occasione per alcune fondamentali osservazioni sulla conclusione anticipata della XVI legislatura. Non c'è dubbio che tredici mesi fa il passo indietro dell'allora Presidente del Consiglio abbia portato a un Governo voluto dal Presidente della Repubblica che anche i membri del precedente Esecutivo hanno sostenuto con lealtà per il bene dell'Italia. Avremmo voluto, così come l'avrebbe desiderato il senatore Mario Monti, un Governo politico e non tecnico, come hanno deciso i partiti maggiori.
Non ci sbagliavamo: i risultati e le attuazioni delle leggi volute dal Presidente Monti non sono stati all'altezza della situazione drammatica in cui il Paese si è trovato. Noi di Grande Sud abbiamo dato la fiducia a Monti per quello che ha rappresentato in campo internazionale e per alcune scelte di politica economica che hanno avuto il merito di calmare i mercati e di porre i nostri conti pubblici in sicurezza, strutturalmente e non con esercizi ragionieristici.
Avremmo invece negato volentieri il voto positivo all'operato di alcuni Ministri che, con piglio da direttori burocrati, hanno insistito su temi come il caso degli esodati, l'articolo 18 e tanti altri provvedimenti settoriali che hanno allontanato la prospettiva della ripresa economica alienandosi per giunta anche la fiducia dei cittadini.
Oggi per la seconda volta votiamo un provvedimento denominato «sviluppo» tendente a farci uscire dalla grave crisi finanziaria, economica e occupazionale, ed è veramente grave che i limiti sopra richiamati dell'Esecutivo hanno condotto alle dimissioni del Presidente Monti che pure si è dimostrato efficace come rappresentante dell'Italia in Europa e nel mondo. Noi lo sosterremo anche oggi, l'abbiamo sempre sostenuto e a maggior ragione oggi perché si chiede la fiducia su un tema fondamentale, cioè sulla creazione delle condizioni favorevoli per le attività imprenditoriali contraddistinte da un elevato contenuto tecnologico.
L'agenda digitale su scuola, sanità e giustizia costituisce un salto di qualità che, se realizzato, porterà l'Italia a ridurre drasticamente le inutili burocrazie imperanti negli uffici pubblici italiani. Ci vorrà molto tempo per realizzare in concreto quanto previsto dalla norma ma gli italiani, anche quando sono indietro, riescono sempre a recuperare rispetto a tutti gli altri popoli dei Paesi sviluppati.
Da rappresentanti dei popoli meridionali, non possiamo tacere sull'introduzione di norme relative ai rapporti contrattuali tra la società Stretto di Messina e il general contractor che è l'Eurolink: attenzione perché queste norme contribuiranno a rendere inaffidabile il nostro Paese di fronte al mondo delle imprese internazionali. Pag. 82Sulle infrastrutture non possiamo condividere l'approccio del decreto-legge che, così com'è, favorisce solo le grandi opere. Oggi avremmo bisogno invece di investimenti per migliaia di piccole e medie opere per far vivere le piccole e medie imprese del settore e avviare quindi la ripresa dell'economia. Ci sono i necessari lavori, diffusi in tutto il territorio, sulla sicurezza sismica e quella idrogeologica, nonché la manutenzione straordinaria delle opere d'arte, stradali e ferroviarie, ma il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha fatto nulla al riguardo e lo stesso Governo non ha mai proposto un piano di questo genere.
Tuttavia qualcosa oggi portiamo a casa con questo decreto-legge e, pertanto, Grande Sud, consapevole dell'importanza di quanto contenuto nel decreto-legge - anche se sarà di difficile attuazione - voterà convintamente la fiducia sia al Governo sia al testo stesso del decreto-legge in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, oggi il Governo Monti va a casa, non è mai troppo tardi giacché per noi dell'Italia dei Valori il Governo Monti non ha fatto altro che portare avanti le politiche e il programma del Governo Berlusconi, in loden ma le stesse politiche; tant'è vero che rispetto alle favole che ci ha raccontato - più rigore, più sviluppo e più equità - tante tragedie ha prodotto, tragedie sociali - più disoccupazione, più debito pubblico, più recessione, più disuguaglianza sociale, più tasse e più insicurezza -, quindi è un bene che l'agenda Monti sia archiviata e che il Governo Monti possa andare a casa.
Noi l'avevamo detto l'anno scorso che era un azzardo affidare a dei tecnici non eletti dai cittadini il compito di sostituire il Governo Berlusconi, soprattutto affidandosi al voto di fiducia del centrodestra, perché il Governo Berlusconi ve l'ha dimostrato oggi, togliendovi la fiducia, le vere ragioni per cui vi ha messi lì a fare «le belle statuine» per quel che serviva a lui senza metterci lui la faccia e, nel momento in cui avete provato ad alzare la faccia, vi ha mandati a casa. La prossima volta, imparate la lezione! Infatti, al di là delle ragioni puerili e incredibili che stanno raccontando quelli del centrodestra, cioè che vi mandano a casa perché non condividono le vostre politiche, la verità è un'altra: che fino ad oggi loro hanno portato avanti le vostre politiche e voi le loro politiche.
Tant'è vero che per cinquanta volte vi hanno votato la fiducia e solo dopo cinquanta volte vi dicono che quello che avete fatto e per cui vi hanno dato la fiducia non va bene. Questa è una presa in giro, è un raggiro, è una truffa, ed è bene che i cittadini lo sappiano.
La verità la diciamo qui a chi ci ascolta. La verità è che vi hanno tolto la fiducia perché, in primo luogo, in vista delle elezioni vogliono dissociarsi da quello che voi avete fatto insieme a loro e insieme a quelli che vi hanno dato la fiducia, perché quello che avete fatto ha creato ancora più disordine, disastro e disuguaglianza sociale, se è vero come è vero che fuori da qui ci sono milioni di cittadini che non arrivano a fine mese, che sono esasperati per le tasse che pagano, che fanno sciopero tutti i giorni, che, se sono sindaci, vogliono dimettersi, che, se sono presidenti delle regioni, vogliono ricorrere alla Corte costituzionale, se è vero com'è vero cioè che voi, per far quadrare i conti, fate pagare i conti ai più onesti e ai più deboli.
Questa è la ragione per cui loro vi tolgono la fiducia, perché si vogliono dissociare da se stessi e vogliono far credere ancora una volta, illudendo i cittadini, che, dissociandosi da voi, loro non hanno colpa. Ma loro, i berlusconiani e il centrodestra, hanno ancora più colpa di voi: loro perché hanno dato a voi la possibilità di cambiare faccia per fare le stesse cose, e voi che vi siete prestati non come professori, ma come lustrascarpe.
Noi sappiamo perché oggi vi tolgono la fiducia e andate a casa: perché avete provato Pag. 83a fare una legge, quella sull'incandidabilità dei condannati. Avete visto cosa è successo? Meglio che andate a casa piuttosto che approviate una legge che deve prevedere che i condannati non debbono andare in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Noi vogliamo che in Parlamento chi è condannato non ci debba venire, neanche se è stato condannato in secondo grado senza aspettare la sentenza definitiva. Soprattutto vogliamo che in Parlamento non ci venga chi è stato condannato, non chi è stato condannato ad una certa pena, perché poi la pena è una cosa e il titolo di reato è un'altra. I corrotti e i corruttori è meglio che in Parlamento non ci siano.
Quindi, invece di prendervela con qualche comico che vuole fare politica, prendetevela con voi che fate i comici. Noi riteniamo che la vera ragione per cui voi andate a casa l'abbia detta testualmente - e ci riportiamo ad essa - il segretario del Popolo della Libertà, Alfano, il 6 dicembre, quando vi ha tolto la fiducia. Dice: «vi togliamo la fiducia perché in materia di giustizia c'era un accordo». Questo è bene che i cittadini lo sappiano, c'era un accordo segreto tra Monti, Severino, Casini e Bersani, che prevedeva l'anticorruzione. L'anticorruzione che avete fatto, come i magistrati vi stanno dicendo, è una finta legge anticorruzione, perché in realtà aiuta la corruzione, non è una legge anticorruzione. E in più per altri due motivi: la responsabilità civile dei magistrati e il limite dell'abuso delle intercettazioni.
Allora, cerchiamo di capirci, vi hanno tolto la fiducia non per i provvedimenti che loro dicono che non vanno bene. Quelli a loro vanno bene, ai cittadini non vanno bene. Vi hanno tolto la fiducia perché non avete eliminato le intercettazioni come strumento di indagine per i magistrati e non avete previsto la responsabilità civile dei magistrati. Insomma non vi siete voluti comportare da delinquenti, in quanto quelle leggi le volevano fare loro, non riuscivano a farle loro e chiedevano a voi di farle. Per questo state andando a casa.
Ecco perché io su una cosa sono d'accordo, che non avete ceduto all'ultimo ricatto che vi hanno fatto. Avete ceduto per un anno intero a cinquanta ricatti, con cinquanta voti di fiducia per fare provvedimenti che il Paese non avrebbe voluto, che non avrebbe voluto neanche questo Parlamento, perché non si capisce la ragione per cui, se c'è una maggioranza così bulgara, c'è bisogno di ricorrere al voto di fiducia. Anche oggi ricorrete al voto di fiducia. La ragione è molto semplice: ricorrete al voto di fiducia perché non avete la fiducia reale sui provvedimenti che fate e quindi per alzata di mano dite: se volete restare in Parlamento dateci la fiducia. Oggi ve la tolgono questa fiducia perché appunto non avete provveduto a modificare le leggi sulla giustizia che loro volevano. Bene fate ad andare a casa, ma soprattutto ora è necessario pensare al domani. E domani c'è questo fatto nuovo, cioè bisogna costruire un'alternativa di governo che abbia un programma totalmente diverso da ciò che ha fatto Berlusconi prima e Berlusconi travestito da Monti dopo.
Un'alternativa di governo programmatica che metta al primo posto una maggiore uguaglianza sociale, che la smetta di togliere ai più onesti e ai più poveri e che vada a prendere a chi, invece, non ha pagato finora e a chi ha le risorse per poter pagare. Un'alternativa di governo che metta al primo posto la necessità di costruire questa alternativa con un'alleanza programmatica che dica prima ai cittadini chi si mette insieme per fare che cosa, e non approfitti di questo «Porcellum» per poter andare alle elezioni e accordarsi dopo di esse, soprattutto al Senato, con chi gli fa più comodo, e non con chi i cittadini hanno voluto che governasse.
Ecco perché noi abbiamo deciso di rilanciare un appello alle forze politiche che si vogliono proporre come alternativa al Governo Monti e, soprattutto, alla società civile e agli elettori che ci ascoltano, affinché possiamo convincere tutti coloro che Pag. 84si pongono in alternativa al Governo Monti che non lo dicano solo a parole, ma lo facciano con i fatti.
Infatti, siamo stufi di vederli qui dentro che votano le leggi e fuori di qui che manifestano, insieme al popolo, contro le leggi che qui dentro votano. Ecco perché noi oggi diciamo che vi è necessità che tutte queste forze politiche, sociali, i movimenti, le associazioni, abbiano, innanzitutto, la possibilità di venire in Parlamento ed essere rappresentate, e denunciamo da subito la necessità di prevedere la possibilità che queste realtà sociali possano essere rappresentate in Parlamento e che non sia impedito a forze politiche rappresentanti di interessi diffusi di venire qui, con il giochino della raccolta delle firme necessarie per presentarsi in Parlamento.
In questo senso, noi diciamo che ci appelliamo al Capo dello Stato affinché ponga una parola chiara su questo tema della rappresentanza e della democrazia e ponga una parola chiara anche su un altro concetto: se il Governo cade entro fine anno, dovete sapere che vi sono milioni di cittadini che hanno firmato quattro referendum, due contro la casta e due a favore del diritto al lavoro.
Questi referendum si debbono fare e non è possibile che, per un gioco e un giochino incrociato di veti e contro-veti, dopo che i cittadini hanno votato per milioni di persone la possibilità di poter fare un referendum per abrogare la «riforma Fornero», per abrogare l'articolo 8 e l'articolo 18, oggi debbano vedersi vanificata, ancora una volta, quella possibilità di democrazia diretta prevista dalla Carta costituzionale.
Noi chiediamo che soprattutto vi sia oggi la possibilità di riconoscere un'unitarietà di programma che metta insieme tutte queste forze politiche, sociali, associative e i movimenti, e che possa convincere coloro che si propongono come alternativa al Governo Monti.
Oggi lo abbiamo sentito anche dal segretario del Partito Democratico, lo abbiamo sentito ieri dal segretario di SEL, lo abbiamo sentito durante le primarie, che vogliono andare oltre e fare qualcosa di più e di diverso dal Governo Monti. Bene, passino dalle parole ai fatti e facciano una coalizione unitaria che dica prima ai cittadini chi sta insieme per fare che cosa, e non giochino con questa legge elettorale...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. ... che serve soltanto per accordarsi dopo e per continuare esattamente un'agenda che ha distrutto il Paese, che ha ridotto ancora in una maggiore disuguaglianza sociale gli strati sociali di questo Paese.
Per queste ragioni, noi vi neghiamo per la cinquantesima volta la fiducia e vi preghiamo di andare a casa al più presto, ma soprattutto...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. ... vi preghiamo di non sottostare più ai ricatti del Popolo della Libertà, ai ricatti del passato Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Pietro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ancora una volta ci troviamo a denunciare la mancanza di una progettualità politica tesa al rilancio dell'economia reale del Paese, un Paese che sta attraversando - lo abbiamo detto più volte - un periodo lungo di sacrifici, e il senso di responsabilità mostrato da questo Parlamento ha favorito l'inizio di un percorso che necessariamente deve condurre verso la ripresa dell'Italia.
Di certo, è mancata una politica di grande respiro che affrontasse i nodi cruciali della riforma dello Stato. Noi non siamo certo tra coloro che affermano che tutto ciò che ha fatto il Governo Monti sia sbagliato, ma, coerentemente con la posizione Pag. 85politica tenuta dal nostro gruppo parlamentare, diciamo che sarebbe stato necessario più coraggio per le scelte legate allo sviluppo.
Noi abbiamo dato la fiducia più volte al Governo; non sempre, per la verità, e non sempre, anzi mai, direi, in maniera acritica. Abbiamo contribuito a migliorare provvedimenti che rischiavano di essere esclusivamente punitivi per la gente, che rischiava e rischia di restare schiacciata dal peso della pressione fiscale e dalla rigidità di scelte politiche basate, in buona parte, su tagli dei servizi e aumenti delle imposte.
Noi ci troviamo di fronte all'aumento della disoccupazione, che ormai sfiora l'11 per cento, all'aumento del numero di famiglie che si possono considerare a pieno titolo tra quelle a rischio di povertà. L'aumento dei licenziamenti ed il ricorso agli ammortizzatori sociali non sono ormai solo più parole, sono la realtà con la quale debbono fare i conti milioni di italiani che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Sono aumentati i prezzi, la pressione fiscale, la stessa tendenza delle famiglie italiane al risparmio si è notevolmente ridotta, stante la crisi, le imprese continuano a chiudere a ritmo impressionante. Cos'altro dobbiamo aspettarci per cominciare a ragionare sulle politiche che possono favorire effettivamente la crescita del nostro Paese?
Per sviluppo si intende altro, forse questo decreto avrebbe dovuto chiamarsi con un altro nome. Sono norme di cui dovremmo vedere i risultati nel medio periodo, norme che noi apprezziamo, che tendono ad incentivare la realizzazione di nuove infrastrutture, accompagnate dal miglioramento dei trasporti e dei servizi pubblici locali, ma, come temevamo, a questi buoni propositi non si accompagnano gli stanziamenti necessari affinché si passi dalla politica delle buone intenzioni alla politica dei fatti concreti. Non ci sono ancora i decreti attuativi per i ritardi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni verso le piccole imprese. Si tratta di cifre non paragonabili, incredibili, che ci hanno messo in ginocchio. Si tratta di 3,7 miliardi di euro vantati in particolare dalle piccole e medie imprese che mettono a rischio la chiusura di aziende solide.
E poi, in un momento in cui sappiamo bene che l'export resta l'unica voce positiva, io ritengo inaccettabile che il Governo abbia bocciato l'emendamento che richiedeva il rafforzamento della rete estera dell'ex ICE. I DPCM sono alla firma, quindi riavremo l'agenzia, ma, signori del Governo, un'Agenzia del commercio con l'estero senza una buona rete estera, con cosa lavora? Permettetemi un paragone, è quasi come mettere un motore di una Cinquecento ad una Ferrari.
In una situazione eccezionalmente grave come quella che stiamo vivendo occorrono interventi parimenti eccezionali se non vogliamo che il PIL continui a scendere, e il Ministero dell'economia e delle finanze continua ad essere prudente. Direi che è finito il tempo della prudenza, occorre coraggio. Come ebbi modo di dire in quest'Aula in tempi non sospetti, lo scenario peggiore si sarebbe verificato quando le famiglie avrebbero smesso di spendere, le imprese di investire e le banche di erogare credito. Bene, purtroppo ci siamo, il Paese oggi rischia di rimanere intrappolato in una spirale dagli effetti perversamente prociclici.
Tuttavia, credo che sia in gioco soprattutto quella dignità che solo il lavoro può dare. Il decreto sviluppo doveva comprendere molto di più di ciò che ha espresso. Restiamo convinti che lo sforzo maggiore andava comunque fatto per il lavoro, che è alla base della sopravvivenza della famiglia, portatrice di valori fondanti per la società quali l'etica e la morale, delle quali sia l'economia, sia la politica sentono il bisogno.
Abbiamo diligentemente risposto alle richieste che ci venivano dalle roccaforti economiche dell'Europa, Germania in testa, e adesso dobbiamo cominciare a far pesare il nostro ruolo di Paese ispirato e promotore dell'Unione europea, di un Paese che non vuole essere schiacciato dai poteri finanziari, ma vuole mettere al centro delle sue scelte politiche gli interessi degli italiani, di un Paese che dica con Pag. 86fermezza, al di là dei diversi orientamenti politici, che non permettiamo a nessuno di intromettersi nelle scelte politiche dei partiti italiani. Noi l'unico referente che abbiamo sono i cittadini elettori e saranno loro a decidere chi guiderà nei prossimi anni il nostro Paese, e non certo chi cerca di influenzare le scelte dei mercati colpendo l'immagine di chi ha tutto il diritto di presentarsi alle urne per candidarsi alla guida dell'Italia.
La nostra è dunque un'astensione, è un'astensione perché questa non è la crescita che aspettavamo, è un'astensione perché questo non è il rilancio che qualche Ministro - che doveva essere un soggetto terzo, ma che poi si è sentito e rivelato essere di parte, eccome di parte - ci aveva promesso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, cercherò di essere meno conciso del mio intervento precedente.
Siamo alla fine di una legislatura in cui, ancora una volta, a pesare saranno più le occasioni perse che quelle colte per modernizzare il Paese e prepararlo alle sfide che lo attendono, perché è questo che ha portato il professor Monti a palazzo Chigi, non la speculazione finanziaria, non un complotto politico internazionale ordito dalla Germania, non un'infrazione al sistema della democrazia parlamentare, come ci ha voluto far credere qualcuno, anche in questi giorni. A portare al Governo Monti è stato il fallimento politico, il collasso istituzionale di un sistema dei partiti che per quasi vent'anni ha mancato l'appuntamento con le riforme, ritenendo di poterle eludere, rinviare o addirittura esorcizzare, sostenendo che le cose andavano bene, o comunque non male, come le cassandre si ostinavano a denunciare. I famosi ristoranti pieni.
Anche la fine traumatica della legislatura, che il PdL ha imposto per lanciare la propria campagna elettorale, è un drammatico esempio di inadeguatezza, come il tentativo di addebitare al Presidente del Consiglio la responsabilità di una crisi economica e sociale, che l'Esecutivo ha avuto il merito di affrontare molto responsabilmente, nonostante i condizionamenti che una compagine parlamentare eterogenea ha imposto all'azione di Governo.
Sentire dire e snocciolare dati statistici, come ho sentito anche in altri interventi poc'anzi, che accusano il Governo di avere negativamente portata avanti la politica economica in questo anno, significa non conoscere i fondamenti della macroeconomia, significa non capire che i provvedimenti hanno ben altre tempistiche rispetto a quelle che qualcuno ci vuol far credere.
Non sfugge a nessuno che la grande parte delle forze politiche soprattutto a destra, ma anche a sinistra - basta sentire anche le dichiarazioni di Vendola di oggi - si accingono a fare una campagna elettorale contro l'Esecutivo, chiamato a rimediare o almeno a tamponare una crisi di credito e di fiducia che ha le sue cause nei ritardi di cui quasi tutti all'interno di quest'Aula siamo stati, in un modo o nell'altro, responsabili. Pensiamo al tema delle pensioni, del mercato del lavoro, delle liberalizzazioni, della trasparenza dei mercati, del riordino istituzionale, del contenimento della spesa pubblica, della trasparenza amministrativa e della legalità fiscale, dei costi della politica. E lungamente potrei continuare.
Lo stallo del processo riformatore ha scaricato sulle spalle dell'Esecutivo il peso di scelte impopolari, secondo le scadenze che non il professor Monti - lo ripetiamo per l'ennesima volta - ma l'onorevole Berlusconi, da Presidente del Consiglio, aveva concordato in sede europea per arginare la crescente sfiducia sulla solidità e solvibilità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
La colpa di Monti è di essersi caricato sulle spalle le colpe di un sistema politico riluttante ad assumere decisioni responsabili. Vediamo con grande chiarezza che il PdL ha scelto la strada della protesta Pag. 87demagogica: dopo avere immaginato in Monti il rappresentante dell'Italia moderata e avergli offerto - a quanto abbiamo letto - lo scettro del comando, è ora tornato a considerarlo un nemico del popolo, un agente al servizio del gendarme tedesco, un commissario liquidatore della potenza economica italiana a vantaggio dei concorrenti stranieri, che dovrebbero prosperare sulla nostra rovina. La fantasia complottista del PdL ha partorito mostri quasi superiore a quelli della sinistra antagonista. Viene quasi da sorridere a vedere che oggi alcune indiscrezioni giornalistiche, che arrivano da fonti molto autorevoli, fanno immaginare un ulteriore ripensamento dell'onorevole Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo) che, dopo avere impostato la campagna contro Monti, oggi sembrerebbe intenzionato a sostenerne la discesa in campo. Leggo un'agenzia di adesso: «Berlusconi: se Monti si candida, faccio un passo indietro. Però non credo che gli convenga». Credo che ogni ulteriore commento sia superfluo.
Il provvedimento che oggi, in chiusura di legislatura, approveremo è un esempio di determinazione e di equilibrio. Non farà ripartire la crescita questo decreto, ma creerà quelle condizioni normative più favorevoli alla ripresa di competitività e produttività, di cui il nostro sistema economico ha disperato bisogno per reggere il confronto con i competitori stranieri e, in primo luogo, con quelli europei.
Vedete, l'Agenda digitale, l'informatizzazione della pubblica amministrazione, anche l'idea innovativa della start up, con tutti i collegamenti che sono stati espressi in questo decreto, sono un mattone per la ripresa della competitività di questo Paese. Non è la panacea, ma sicuramente è quel mattone che se avessimo incominciato a costruire venti anni fa, oggi saremmo in condizioni diverse.
Si sostiene che il Governo Monti ha fatto molto per il risanamento e poco per lo sviluppo. La polemica sull'effetto recessivo delle manovre di finanza pubblica è stucchevole. Certo, la stretta fiscale ha nel breve periodo frenato l'economia e i consumi, ma il default finanziario dell'Italia e la crisi dell'Eurozona non avrebbero di certo favorito dinamiche espansive, né di breve né di lungo periodo. Con la finanza allegra e l'aumento della spesa pubblica improduttiva la recessione sarebbe stata più dura e più iniqua, perché avrebbe colpito soprattutto i redditi più bassi e avrebbe privato il nostro Paese delle risorse necessarie alla tenuta della coesione sociale. Invece l'OCSE ha stimato che le riforme del Governo porteranno ad una maggiore crescita, pari al 4 per cento del PIL, per i prossimi dieci anni. Non mi sfugge affatto che i provvedimenti sul fronte della crescita sono stati meno perentori che in materia di finanza pubblica, ma in questo caso la responsabilità non è del Governo, ma del Parlamento. Pensiamo ad esempio al dossier liberalizzazioni, che le Camere hanno spolpato, rispondendo alle spinte di alcune lobby influenti e non agli interessi dei cittadini e dei consumatori ed agli interessi generali.
Noi riteniamo che l'esperienza di questo Governo non vada difesa come un male necessario ma rivendicata come un bene necessario. Lo abbiamo fatto in Parlamento, lo faremo entro qualche settimana davanti agli elettori. Il nostro impegno, anzi, per usare un termine adatto alla campagna elettorale, il nostro programma è l'agenda delle riforme, è che l'agenda delle riforme non sia rottamata, ma torni ad essere, anche dopo il voto, la base dell'azione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, credo che ognuno di noi abbia consapevolezza di come l'esame di questo provvedimento si collochi in un momento politico particolare. Siamo nell'imminenza delle elezioni, dentro una crisi di Governo, il che ci obbliga però ad agire con una certa urgenza. È un momento particolare anche Pag. 88dal punto di vista economico; dal punto di vista sociale crescono il malessere e le tensioni e il Censis dice che cresce anche la rabbia. I problemi dell'occupazione sono diventati pesanti, drammatici, e quelli dello sviluppo e della crescita si fanno sempre più urgenti e stringenti.
Noi abbiamo, come Unione di Centro, sostenuto lealmente il Governo Monti nella sua azione di risanamento, di recupero della credibilità a livello internazionale e si è riusciti, attraverso questa azione, ad evitare il precipitare in situazioni che avrebbero reso sicuramente più grave la situazione sociale, la vita delle persone e delle famiglie. Quella sarebbe stata la vera macelleria sociale. Non dimentichiamolo mai dove eravamo arrivati, perché a me sembra che siamo tutti diventati smemorati, ma siamo arrivati lì, eh? La fine della Grecia era a un passo. E di chi è la responsabilità? Del Governo Monti o di chi ha governato prima e che oggi viene qui a farci le lezioni? Mi sarei atteso un minimo di autocritica rispetto al fatto che dal Governo, quando è iniziata questa crisi, non la si è capita, non la si è affrontata, la si è negata, portandoci nella situazione in cui oggi noi ci troviamo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Un po' di autocritica anche gli amici della Lega la dovrebbero fare (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Non sono stato io al Governo, siete stati voi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), no, voi, voi, voi! Voi avevate Ministri ed avevate di tutto (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). No, no, fate autocritica, per piacere, per non avere governato come si doveva una crisi che avrebbe precipitato il nostro Paese. E noi ci rendiamo conto, ci rendiamo profondamente conto e non siamo insensibili ai sacrifici che gli italiani hanno dovuto fare e stanno facendo e li avvertiamo come nostri. Perché noi viviamo con la gente, con le persone, conosciamo le loro sofferenze, non siamo un qualcosa di astratto.
Per questo mi corre l'obbligo anche di dire che non comprendo chi mi fa lezioni, non li comprendo e non li capisco. Bisogna avere un'onestà intellettuale quando si parla, bisogna avere senso del proprio passato, perché se si dimentica quello non si è in grado di costruire nulla per l'avvenire. E lo dico non per ostilità o astiosità, lo dico perché avrei preferito un'autocritica, un'azione di verifica di quanto era stato fatto per poter fare meglio quello che stiamo facendo in questo momento. E oggi l'orizzonte si è aggravato, ed è aggravato da una crisi di Governo, dalla indeterminatezza che si accompagna alla scadenza elettorale. Aver provocato la crisi del Governo, in un momento in cui oggettivamente si dovevano mettere i presupposti per quella «fase due» che abbiamo più volte evocato e richiesto, è stato un atto di irresponsabilità nei confronti della gente, nei confronti del Paese e nei confronti del nostro sistema democratico.
E credo che sia la responsabilità che ci chiede di non annullare, di non disperdere, di non rendere nulli i sacrifici che abbiamo chiesto agli italiani. Perché questo Governo non è vero che non è un Governo con una base popolare, perché questo Governo è stato votato da questo Parlamento che ha una base popolare, a meno che qualcuno non riconosca di non avere una base popolare. Noi abbiamo espresso nella forma parlamentare un appoggio al Governo proprio perché siamo una Repubblica parlamentare, e l'appoggio al Governo viene dal Parlamento e il Parlamento ha la sua legittimità dai voti che ha preso. Questo è quello che abbiamo fatto, non altro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo). Ed è partendo da queste considerazioni che valutiamo positivamente il provvedimento che stiamo esaminando.
Non possiamo dimenticare che esso è anche il frutto di un confronto serio avvenuto al Senato tra il Parlamento e il Governo. Con questo non voglio dire - perché sarei ipocrita - che tutto è perfetto, anzi credo che qualcosa in più si poteva fare. Per esempio, si poteva abbassare la soglia da 500 a 100 milioni di euro del valore delle opere per accedere al credito di imposta, il che avrebbe prodotto Pag. 89un effetto positivo su un settore che è importante per l'economia e per l'occupazione che è quello dell'edilizia, che oggi è in profonda crisi, e lo sappiamo bene in quale crisi versa questo settore. Come pure non è stato bene non aver espunto dal maxiemendamento al Senato norme che penalizzano il settore degli appalti. Anche se è giustificato dall'evitare il pericolo dei ricorsi da parte delle regioni alla Consulta, la caduta del limite dei 200 mila euro per gli affidamenti diretti fissati dalla spending review non ci è molto piaciuto, perché questo mette in discussione i tentativi, le volontà di liberalizzazione nei settori dei servizi pubblici locali.
Non credo basti l'obbligo di pubblicare su Internet una relazione che giustifichi la forma di affidamento scelta e i contenuti del contratto di servizio; mancano le sanzioni per chi non fa questo, ed io credo che questo sia un problema che dovremo recuperare, lo dovremo recuperare con forza, con rigore e con attenzione. Ma quello che a me oggi più interessa, quello che al mio gruppo più interessa sono gli elementi positivi che stanno in questo provvedimento, e non sono pochi. E se è vero che deve partire la «fase due» bisognava incominciare a mettere qualche mattoncino e questo è qualcosa di più di un mattoncino, è un orientamento, un indirizzo, un segnale di un cammino che si deve intraprendere, perché solo camminando si apre il cammino, diceva un poeta latino-americano.
Quali sono allora per una persona pragmatica come il sottoscritto gli elementi che si ritengono positivi? L'ampliamento della potenziale platea delle start up. Guardate che è un elemento di innovazione profonda, che risponde probabilmente al desiderio ed alla creatività di molti giovani italiani che vogliono farsi un'impresa, che la vogliono creare, che vogliono rischiare, che vogliono mettersi in campo. Questo è un elemento significativo che indirizza il futuro. Ma vogliamo valutarlo per questo e non per le nostre piccole cose, non per i nostri riferimenti elettorali? Oppure abbiamo trasformato tutta la legislatura in una campagna elettorale? Cosa che io non comprendo e che non accetto. È importante l'aver aperto una corsia preferenziale all'accesso del credito d'imposta per chi innova, per chi fa investimenti innovativi. Questo è un Paese che ha bisogno di innovazione profonda (non di storielle), di innovare, di cambiare i parametri su cui orientarsi. Aver aperto questa possibilità, questa strada è un elemento significativo per la crescita, per lo sviluppo, per la capacità di cambiare anche le nostre imprese. Riteniamo significativa la proroga di cinque anni di questo elemento.
Avrei anche altre cose da dire, tuttavia il tempo è sempre stretto e tiranno, ma c'è l'intervento sulla legge Fornero, c'è l'intervento per quanto riguarda la strategia di messa in sicurezza degli edifici scolastici e tante altre cose. Che cos'è questo provvedimento dal mio punto di vista? E io spero che venga approvato e rimanga una pietra anche per chi verrà dopo a governare questo Paese. Questo provvedimento apre realmente la strada ad una visione innovativa, cambia, se viene applicato, se viene attuato, il paradigma sul quale noi abbiamo fatto reggere fino ad oggi l'economia. Per questi motivi, noi voteremo la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crosio. Ne ha facoltà.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo tecnico, finalmente oggi siamo arrivati all'atto finale, scende il sipario, gli attori se ne vanno e l'ultimo atto si trasforma da tragedia in una farsa, quella di un Governo sfiduciato, senza più una maggioranza, ma con la solita faccia tosta di chiedere ancora una fiducia, la quarantanovesima fiducia. Come la chiamerete questa, fiducia tecnica? (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questa fiducia è un'alchimia politica che rasenta il grottesco. Come può un Governo, senza legittimazione popolare, senza maggioranza e per Pag. 90di più dimissionario, avere l'arroganza di chiedere ancora una volta un voto di fiducia? Non c'è limite al peggio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Mi correggo, il peggio lo avete espresso nella tragedia messa in scena durante questo lungo anno di Governo. Le vittime di questa tragedia sono state le famiglie italiane, i pensionati, gli esodati e tutto il sistema economico e produttivo del Paese, con un occhio di riguardo, sì, nel tassare il nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma qualcuno in questa tragedia ha modo e motivo per ridere e gioire, amici vostri, le banche.
E questo teatro ha degli spettatori molto interessati, frau Merkel e i suoi amici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), verso i quali avete sempre avuto una sudditanza disarmante al punto tale che le recentissime affermazioni della Cancelliera tedesca lasciano poco spazio alle interpretazioni. Lei, Presidente Monti, in questo teatro è un ostaggio in mano all'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Rigore, crescita ed equità, la formula magica con la quale vi hanno proposto agli italiani. Ma anche in questo provvedimento tante parole e poca sostanza; un provvedimento che dovrebbe dare al Paese ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese stesso, ma che a noi sembra, invece, il più classico provvedimento omnibus o milleproroghe, ben lontano da dare al Paese prospettive di crescita e di sviluppo.
Questo provvedimento arriva alla Camera fuori tempo massimo, con lo spettro della scadenza che costringe il Parlamento ad una sostanziale ratifica. La vostra è una tattica ormai conosciuta: mettere il Parlamento alle strette con l'obbligo di digerire tutto e di più. E il paradosso è che chi vi sostiene non perde occasione, a telecamere spente, per lamentarsi del vostro operato, ma anche oggi - e abbiamo assistito poc'anzi all'intervento del collega dell'UdC - stiamo assistendo a come non rinunci a raccontare bugie agli italiani e a se stesso. Malgrado i tempi ristretti, abbiamo cercato con estrema responsabilità di dare ancora una volta il nostro contributo, ma da subito abbiamo ravvisato che il contenuto del decreto-legge risulta ampiamente eterogeneo disattendendo puntualmente anche la nota della Corte costituzionale che prescrive di evitare l'introduzione, nel testo dei decreti-legge, di disposizioni estranee al contenuto del provvedimento. Una domanda a questo punto sorge, però, spontanea: che ne pensa il Presidente Napolitano? Cosa ne pensa Napolitano?
Con i colleghi abbiamo cercato di interpretare questo provvedimento in maniera costruttiva nell'intento di dare come opposizione il nostro contributo, ma, come abbiamo dichiarato in Commissione, risulta difficile emendare un testo che parla di poco o di nulla. Il ritornello è sempre lo stesso: non ci sono risorse.
Allora vi chiedo: le risorse per centralizzare l'anagrafe della popolazione esistente ci sono. Le risorse per il riordino del sistema statistico nazionale ISTAT ci sono. Le risorse per la creazione dell'archivio nazionale delle strade e dei numeri civici - una follia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! - ci sono. Create esclusivamente nuovi sistemi mirati ad accentuare la chiara volontà di soddisfare il centralismo romano. Questa è la vostra mission.
Vi abbiamo chiesto diligentemente di equiparare il regime fiscale, l'IVA agevolata, fra i libri di testo cartacei e quelli in formato digitale. Non avete detto di no, peggio: avete detto che non esiste congruità di materia. Ma se lo sviluppo non passa dalla scuola, attraverso le nuove generazioni, dove diavolo lo prevediamo questo benedetto sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Introducendo l'obbligo dei libri digitali a carico delle famiglie? Lo avete scritto questo. La vostra teoria di sviluppo si basa come sempre sulle nuove imposte e su nuovi costi per le famiglie italiane. Questa è la vostra tanto sbandierata agenda digitale, che ormai ha più la connotazione di una «leggenda digitale» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Proprio in materia di agenda digitale avete creato molte aspettative, non solo fra le Pag. 91forze politiche, ma in modo particolare fra gli operatori di settore. Il Ministro Passera, il Ministro per lo sviluppo economico, ha più volte pontificato in Commissione volando a 10.000 metri, parlando come al solito di massimi sistemi e teorie dell'improbabile. Quando è stato il momento di tornare con i piedi per terra - e questo decreto era l'occasione giusta - avete sbagliato rotta e siete finiti su un altro pianeta, un pianeta senza sviluppo, con crescita zero e senza equità, ma con una certezza: la regola delle tre «T», tasse, tasse e ancora tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo è il vostro concetto per la crescita del Paese.
Le ricordo, Presidente Monti, che lei è stato nominato senatore a vita e le hanno dato, in maniera irresponsabile ed antidemocratica, le sorti del Paese, cercando di convincere gli italiani che lei sarebbe stata la cura giusta per questo Paese malato. A nostro avviso le sue cure sono riconducibili ad una medicina d'altri tempi, medievale: quella fatta esclusivamente di salassi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sì, perché alle famiglie italiane, ai pensionati ed agli esodati avete tolto tutto, anche il sangue.
Presidente Monti, è ovvio che anche oggi non avrete la nostra fiducia. L'occasione però oggi è ghiotta per ricordare agli italiani quanto siete fallimentari e peggio ancora antidemocratici. Il famoso decreto taglia province che fine farà? Ormai è evidente: è destinato a schiantarsi contro un muro. Forse non vi rendete conto del danno che avete arrecato al Paese, una confusione che dura da un anno per arrivare al nulla. Peggio: lasciate le province nel limbo dell'incertezza, creando non pochi problemi sia di carattere politico ma in modo particolare sul piano amministrativo. Siete degli irresponsabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Io credo però che avete toccato il fondo sul piano internazionale, sulla questione della Palestina. Senza entrare nel merito delle possibili e legittime differenze di veduta, vi chiedo: lo sapete che la nostra è, fino a prova contraria, una repubblica parlamentare? Non vi è venuto il dubbio che forse era meglio fare un passaggio formale alle Camere, prima di cambiare l'indirizzo della politica internazionale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? La cosa che ci lascia più perplessi è il silenzio assordante dei baroni della politica: ma non vi vergognate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Come ricordavo all'inizio del mio intervento, siamo finalmente arrivati alla fine: scende il sipario, ve ne dovete andare. Se vorrete tornare, però, c'è uno strumento fantastico, fatto di una combinazione di due parole fondamentali: democrazia e cabina elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se vuole tornare, Presidente Monti, si faccia eleggere dal popolo e non nominare dai partiti insomma.
Concludo, signor Presidente, affermando che la Lega Nord, come sempre, è pronta al democratico confronto elettorale. Ci presenteremo al giudizio dei cittadini non con la cura del salasso, come da voi proposto, ma proponendo ai cittadini un progetto serio, come quello con il quale le risorse prodotte dal territorio restino al territorio e ai suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Signor Presidente, i nostri padri hanno lavorato sodo per consegnarci un mondo migliore e noi vogliamo fare lo stesso con i nostri figli. Siamo responsabili dei loro sogni e non li vogliamo deludere, come ha fatto il vostro Governo e chi lo ha sostenuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, questa sera, voteremo la fiducia sull'ultimo atto in questa legislatura, che, pur senza disporre lo stanziamento di nuove risorse, si prefigge l'obiettivo ambizioso, ma necessario, del rilancio dell'economia del Paese. Noi abbiamo sempre dato, in questi anni, Pag. 92piena disponibilità a sostenere le misure proposte per lo sviluppo. Spesso, abbiamo fatto appello al Governo, affinché, oltre al rigore necessario per rimettere i conti in ordine e recuperare credibilità internazionale, ci si impegnasse su misure più incisive per la crescita, misure che potessero offrire maggiori opportunità di lavoro. Sottolineo questi due termini - «crescita» e «lavoro» -, perché, come sappiamo, sono strettamente collegati tra loro. E pensando ai 2 milioni e 870 mila disoccupati nel nostro Paese e al 36,5 per cento dei giovani, fra i 15 e i 24 anni, senza occupazione, il lavoro è una priorità assoluta per il nostro Paese.
Gli ultimi dati a nostra disposizione rimandano la crescita al 2014, quindi, un anno ancora di calo del PIL, che quest'anno scende del 2,1 per cento, e continuerà a farlo il prossimo anno dell'1,1 per cento, per poi cominciare una risalita dello 0,6 per cento nel 2014. Cadono i consumi - meno 3,2 per cento, il peggior dato dal dopoguerra -, crolla l'occupazione. In questa situazione, c'è già chi è pronto ad annunciare miracoli e a gridare a squarciagola che è stato il Governo Monti, i provvedimenti dell'Esecutivo dei tecnici ad averci portato a questa situazione. Chi ha occhi per vedere, chi non è guidato dal proprio tornaconto, chi non crede ai maghi, sa che non è così: che alla difficilissima congiuntura internazionale, chi ha preceduto il Governo Monti ha risposto facendo finta di nulla, aggravando la situazione, cercando di far passare leggi nel proprio esclusivo interesse, raccontando agli italiani che andava tutto benissimo e che i ristoranti erano pieni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 19,10)

LAURA FRONER. Chiunque abbia consigliato a Berlusconi di rientrare in campo sappia che il ritorno del passato sulla scena italiana preoccupa tutti noi, che in Italia viviamo, e chi ci guarda da fuori. Non farò l'elenco di quel che hanno detto e scritto i media internazionali e qualche Ministro europeo. Il New York Times, nel suo editoriale di oggi, sottolinea che la ripresa in Italia dipende da una leadership sobria. Abbiamo proprio bisogno di questo, di una leadership sobria, quella che il centrosinistra ha scelto democraticamente chiamando il Paese alle primarie. Una leadership, quella del nostro segretario, candidato Premier, Bersani, che sarà accompagnata, come abbiamo deciso oggi, da una squadra di parlamentari scelti anch'essi dagli italiani. Noi che non ci siamo arresi al «Porcellum»; noi, che avremmo voluto la riforma elettorale e che abbiamo subito la decisione del PdL di non sostenere più l'Esecutivo, interrompendo così precipitosamente la legislatura, faremo le primarie anche per scegliere i rappresentanti del popolo.
Abbiamo cominciato questa legislatura all'opposizione e, nei drammatici anni di Governo di centrodestra - voglio ricordarlo -, Governo al quale ha contribuito la Lega di Bossi e di Maroni, abbiamo ripetuto ogni giorno che la priorità di questo Paese era la crescita. Abbiamo continuato a farlo in questi tredici mesi nei quali abbiamo partecipato all'Esecutivo Monti. Eravamo, siamo minoranza in questo Parlamento. Abbiamo subito l'arroganza e l'incompetenza del Governo Berlusconi.
Abbiamo cercato spazio e compromessi durante il Governo Monti migliorando provvedimenti necessari, ma che avremmo fatto diversamente se avessimo avuto la maggioranza.
Chi verrà dopo di noi, insieme a quelli di noi che faranno parte del prossimo Parlamento, mi auguro che abbiano la maggioranza, per dare l'impronta di centrosinistra allo sviluppo di questo Paese, uno sviluppo solidale in cui paghi di più chi ha di più, in cui si investa sulla conoscenza, sui giovani, sulle donne, sulle energie alternative. Se non c'è crescita non c'è futuro, e se il Presidente del Consiglio, Monti, ha dichiarato che sarebbe stato felice di apprendere da qualcuno come sarebbe stato possibile salvarsi da un destino simile a quello della Grecia, dal baratro, e ottenere anche la crescita, noi vogliamo Pag. 93dire che in quest'anno avremmo potuto fare di più e che in futuro ci impegniamo a moltiplicare i germi di sviluppo inseriti in decreti come questo.
L'impegno che il Partito Democratico, responsabile fino dalla fine, prende con il Paese, non è quello di fare miracoli, come ha già detto Bersani. Abbiamo alle spalle una fabbrica di illusioni, una comunicazione senza verità. Il nostro impegno è quello, invece, di realizzare quello che abbiamo soltanto potuto dire in questi anni di opposizione: non meno riforme, ma più riforme.
La sola austerità non può bastare, ci vuole più attenzione su equità e crescita. Questo che stiamo approvando con il nostro voto di fiducia viene chiamato «decreto sviluppo 2». Stiamo attraversando un momento decisivo per il futuro della nostra economia: abbiamo bisogno di imprese competitive capaci di operare nei diversi settori in un ambiente sempre più internazionalizzato. Per superare le debolezze del nostro Paese sono indispensabili riforme profonde che rafforzino la competitività, la creazione di posti di lavoro e l'innovazione. È per questo che voteremo la fiducia al Governo su questo provvedimento, su cui avremmo voluto ci fosse stato il tempo di intervenire anche qui alla Camera. I temi collegati all'innovazione contenuti nel decreto sono importanti, basti pensare alle misure per attuare l'Agenda digitale, che contribuirà a modernizzare il nostro Paese, sviluppando la digitalizzazione, appunto, della pubblica amministrazione, delle scuole, delle imprese, dei cittadini, e alle numerose misure dedicate alle imprese innovative, alle cosiddette start up. Avremmo voluto contribuire a correggere alcuni aspetti poco chiari, e cito, ad esempio, il paventato obbligo dei pneumatici da neve e l'ABS sui motocicli, norme che hanno creato allarme tra i cittadini. Avevamo presentato degli emendamenti mirati in tal senso, ma, data la necessità di dare rapido corso alla conversione, ieri abbiamo ritirato tutte le nostre proposte, confidando nell'impegno assunto anche oggi dal Ministro Passera di modificare gli aspetti più problematici di questo decreto-legge nella legge di stabilità, che voteremo la prossima settimana.
Vorrei consigliare ai colleghi della Lega Nord di leggere meglio il decreto, perché non c'è alcuna norma che stanzia quattro miliardi di euro al Monte dei Paschi di Siena, definito erroneamente la banca del PD, di cui hanno parlato durante la discussione. Tra i punti che vorrei ancora citare c'è la proroga, per cinque anni per le concessioni demaniali, introdotta al Senato: è una scelta che dà un po' di tempo in più, ma non risponde in modo definitivo e soddisfacente alla domanda di come l'Italia risolverà la questione delle concessioni demaniali. Il rischio è che il settore resti fermo per altri anni, in attesa di capire cosa succederà, che regole saranno poste e se vale la pena di investire. Tra i miglioramenti apportati al decreto ve ne sono alcuni che vanno invece nella direzione di tutelare gli interessi dei consumatori, come quelli riguardanti le polizze RC auto e la proroga da due a dieci anni della durata delle polizze vita: una battaglia che ho combattuto anche personalmente in parte di questi anni di legislatura. Questo, dicevo, è lo «sviluppo 2» di questo Governo, approvato da una strana maggioranza. Noi del PD annunciamo lo «sviluppo 3», quello promesso e promosso dal centrosinistra: nessuna favola, ma uno sviluppo solidale in cui paghi di più chi ha di più, in cui si investa - come dicevo - sulla conoscenza, sulle energie alternative, sui giovani e sulle donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, ci troviamo qui oggi a votare un testo che nel suo titolo reca: «misure urgenti per la crescita del Paese». È un decreto molto atteso, atteso dal Paese, atteso da tutti i nostri concittadini.
Nel ringraziare il mio gruppo e il mio partito per avermi consentito di prendere la parola, ritengo doverosa una premessa Pag. 94di metodo, prima di entrare nel merito del testo, perché questo intendo fare: entrare nel merito del testo. Non userò il tempo che ho a disposizione per fare propaganda, anche se - lo devo ammettere - mi lusinga abbastanza il fatto che, a sentire gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, quando si parla di sviluppo scatti immediatamente l'associazione con Silvio Berlusconi, e questo lo prendo come un fatto positivo.
Dicevo di una premessa di metodo. Dispiace che si sia giunti oggi al voto su questo provvedimento, che si propone di affrontare temi dirimenti per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese, senza che questa Camera abbia avuto l'opportunità di approfondirne adeguatamente i contenuti, dal momento che il testo ci è già stato trasmesso dal Senato solo in prossimità della scadenza del termine per la conversione in legge, consolidando così quella che è divenuta ormai una prassi oltremodo discutibile.
Fatta questa premessa, voglio innanzitutto rilevare l'estrema eterogeneità delle tematiche contenute nel testo. Sono almeno 70 le aree che vengono toccate e poi vi è un eccesso di rinvii ad atti amministrativi successivi di attuazione delle disposizioni previste, cosa che ne ha minato profondamente, a mio parere, l'efficacia. Non si vedono chiaramente, in questo coacervo di disposizioni disparate, le vere misure urgenti per la crescita del Paese, non si vedono i risultati concreti che potranno realmente determinare per l'Italia, per i settori produttivi del Paese, per la sua competitività, per la sua modernizzazione, e quanto premesso è particolarmente grave, se si tiene conto delle grandi aspettative che questo Governo (il Ministro Passera) aveva costruito proprio sul tema dello sviluppo.
Ricordiamo ancora molto chiaramente il giorno in cui il Parlamento votò la propria fiducia all'Esecutivo sulla base di un programma che, nelle parole del Presidente del Consiglio, doveva articolarsi intorno a tre principi cardine: equità, rigore e appunto sviluppo. Oggi, mentre noi stiamo legiferando, dobbiamo invece purtroppo confrontarci con la realtà di numeri che descrivono un'Italia in profonda recessione, molto lontana dalla via dello sviluppo.
Mi dispiace per il collega Raisi, ma io snocciolerò - eccome se lo farò - i dati statistici relativi alla situazione economica del nostro Paese - che poi in fondo costituiscono ormai le pagelle degli Stati sovrani - e ricorderò che l'ISTAT ha stimato un andamento negativo del nostro prodotto interno lordo nel 2012 del -2,4 per cento su base annua, ed una contrazione della produzione industriale superiore al 6 per cento.
Intendo ricordare che secondo Confesercenti c'è stato un calo dei consumi del 3,4 per cento rispetto ad appena un anno fa, e che il tasso di disoccupazione - ma è già stato ricordato - è sopra all'11 per cento, il 30 per cento in più rispetto ad un anno fa, quasi un milione di disoccupati in più, soprattutto giovani, mentre - a causa della recessione indotta dal troppo rigore - il rapporto tra debito e PIL nel nostro Paese ha toccato il picco del 126 per cento e anche il reddito degli italiani è calato del 2,5 per cento, a fronte di una pressione fiscale ormai insopportabile.
E non siamo noi del PdL, ma i nuovi oracoli delle politiche governative, gli analisti finanziari, a dire che l'Italia ha bisogno - e sto citando - di riforme per sostenere la crescita, vera questione dirimente, piuttosto che quella del debito, oppure quella della riduzione del deficit. Non l'ha detto un mio collega del PdL, ma un importante analista geopolitico della banca giapponese Nomura, Alastair Newton. Anzi, dobbiamo rilevare come nel testo compaiano addirittura delle disposizioni che sono del tutto contrarie alle finalità dichiarate di promuovere competitività e crescita. Spicca, fra questi, l'articolo relativo al ponte sullo stretto di Messina.
Visto che si parla molto di europeismo in questi giorni, di europeismo nel nostro Paese, penso che sia importante sottolineare come il rispetto dei valori e della normativa comunitaria sia un elemento fondamentale del nostro europeismo, che tuttavia Pag. 95a tratti sembra venir meno in questo testo. Infatti, all'articolo citato, il Governo italiano modifica le regole del contratto per l'esecuzione del Ponte sullo Stretto di Messina, di fatto facendo decadere gli accordi già in essere da anni con aziende italiane e straniere. Questo costituisce chiaramente un precedente che può determinare un danno per la credibilità internazionale dell'Italia e per la sua capacità di attrarre investimenti dall'estero. Chi, infatti, vorrebbe investire in un Paese in cui lo stesso Stato non rispetta i patti?
Questa decisione unilaterale del Governo, dunque dello Stato italiano, prefigura numerose violazioni delle libertà fondamentali del mercato interno europeo, dei principi sottesi alle regole dell'Unione europea in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici, del principio di leale collaborazione, dei principi del legittimo affidamento e della certezza del diritto, del diritto fondamentale di proprietà. Si tratta di violazioni dei diritti e dei principi cardine dell'Unione europea, di elementi chiave delle politiche europee. Attenzione, allora, a fare dell'europeismo a intermittenza.
In questo senso bisogna fare attenzione anche alla disposizione contenuta nel testo che alza le tasse ai vettori aerei, titolari di licenze rilasciate da uno Stato membro dell'Unione europea diverso dall'Italia, ovvero le compagnie cosiddette low cost. È difficile pensare che questa misura non avrà ricadute sulla loro attività sul territorio nazionale, mettendo a rischio la mobilità di 22 milioni di passeggeri, di cui 16 milioni sulle tratte internazionali, dunque mettendo a rischio il turismo di massa.
Tuttavia non saremmo intellettualmente onesti se non ritenessimo anche che, tra i numerosi articoli e temi che compongono il decreto, alcuni elementi sono apprezzabili, sono di valore, in particolare quelli relativi al nucleo di norme legati alla cosiddetta Agenda digitale. Si è faticato molto in questo Paese per arrivare a comprendere che la digitalizzazione era urgente, necessaria. Ci si è giunti grazie anche a una forte spinta data dal Parlamento, che ha agito su questo tema in modo assolutamente multipartisan ed efficace. Ci sono voluti circa due anni, due anni di partecipazione dell'opinione pubblica e di quell'avanguardia attenta allo sviluppo tecnologico del nostro Paese, due anni di battaglie sulla stampa, mesi di lavoro serrato, dentro e fuori la IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati, per giungere ad un testo condiviso sull'Agenda digitale. Parte di quel lavoro lo vediamo ripreso in questo decreto, in particolare per quanto riguarda la normativa molto attesa sulle start-up innovative e quella sulla tanto auspicata digitalizzazione della pubblica amministrazione, che già i Ministri Stanca, Romani e Brunetta, durante i Governi di Berlusconi, con numerosi provvedimenti e da diverse angolature, avevano iniziato a colmare.
Sono provvedimenti quanto mai opportuni, per i quali naturalmente non possiamo che felicitarci, ma non possiamo allo stesso tempo non rilevare come si tratti di misure che, per quanto utili, non consentono di realizzare, se non parzialmente, l'obiettivo di fondo, cioè quello di avvicinare l'Agenda digitale nazionale a quella europea. Ci dispiace, inoltre, che non sia rimasta o quasi traccia, in questo testo, di alcune delle previsioni del testo adottato dalla IX Commissione della Camera, per esempio quelle in materia di commercio elettronico, di inclusioni digitale, ancorché si tratti di un tema fondamentale per l'interesse dell'Italia.
Sappiamo che una parte consistente della nostra popolazione, per ragioni infrastrutturali o culturali, non ha ancora accesso alla rete. Non si prevedono poi più norme specifiche per l'alfabetizzazione digitale, rimane solo un richiamo alla sua promozione e si rallenta sull'adozione dei testi e libri digitali. Non ci sono più i contributi alle famiglie, sono scomparse le misure per l'inclusione digitale delle persone disabili e appartenenti alle categorie deboli e svantaggiate. Anche sul tema delle smart city e delle comunità intelligenti, che sembrava stare molto a cuore, essere centrale Pag. 96per il Governo, è venuto meno lo slancio iniziale e le disposizioni introdotte non risultano di profilo elevato.
Quanto esposto non può che porci di fronte all'amara evidenza che lo sviluppo del Paese non si fa per decreto, bensì costruendo le condizioni culturali e civili che lo rendano possibile. Tuttavia, noi del Popolo della Libertà non siamo intenzionati, non ci piace fare i processi alle intenzioni e vogliamo credere che l'intento all'origine di questo provvedimento da parte del Governo fosse di elaborare davvero una visione di insieme verso lo sviluppo, la crescita, la modernizzazione e l'aumento della competitività del nostro Paese, una visione che sapesse consentire allo straordinario valore contenuto in questo Paese di poter competere sul mercato globale.
Immaginiamo che l'iter sia stato molto complesso, che ci siano state mediazioni, negoziazioni, rinunce, opposizioni. Sappiamo bene, avendo governato prima di voi, che c'è un grandissimo divario fra il desiderio di cambiare le cose in questo Paese, e la difficoltà di riuscirci, e questa è la fatica bellissima e tragica di governare un grande Paese.
Proprio perché siamo consapevoli di tutto questo, dunque, pur esprimendo la delusione per i contenuti di questo provvedimento, ma con lo stesso senso di responsabilità che ha sempre contraddistinto l'operato del nostro partito e del nostro presidente Berlusconi, annuncio il voto di astensione del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia per le quali è stata predisposta la ripresa televisiva diretta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà, per un minuto.

Testo sostituito con errata corrige volante GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, a titolo strettamente personale, voterò la fiducia al Governo, anche se condivido molte delle riserve dell'onorevole Bergamini su un provvedimento che al Senato è stato caricato di troppe norme incoerenti e ultronee, quasi da assalto alla diligenza di fine legislatura. Ma io voterò a favore perché considero il voto di fiducia come un'espressione di consenso di carattere generale nei confronti di un Governo a cui, se si dice che è un ostaggio in mano all'Europa, a mio avviso gli si fa un complimento e gli si riconosce un merito.
Ciò detto, io non mi sento un deputato che dissente dal gruppo a cui continua ad appartenere, ma mi sento uno che nel suo piccolo indica una prospettiva diversa da quella che sembra ora prevalere. Sono convinto, signor Presidente, che il quadro politico che andrà alle elezioni sarà quello che si profila in queste ore. Lo dico ai miei colleghi: attenti, perché può arrivare il contrordine, perché il quadro politico può mutare e se muta il quadro politico, anche la posizione attuale del Popolo della Libertà potrebbe mutare. È questo il mio auspicio e il mio impegno.
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, a titolo strettamente personale, voterò la fiducia al Governo, anche se condivido molte delle riserve dell'onorevole Bergamini su un provvedimento che al Senato è stato caricato di troppe norme incoerenti e ultronee, quasi da assalto alla diligenza di fine legislatura. Ma io voterò a favore perché considero il voto di fiducia come un'espressione di consenso di carattere generale nei confronti di un Governo a cui, se si dice che è un ostaggio in mano all'Europa, a mio avviso gli si fa un complimento e gli si riconosce un merito.
Ciò detto, io non mi sento un deputato che dissente dal gruppo a cui continua ad appartenere, ma mi sento uno che nel suo piccolo indica una prospettiva diversa da quella che sembra ora prevalere. Sono convinto, signor Presidente, che il quadro politico che andrà alle elezioni non sarà quello che si profila in queste ore. Lo dico ai miei colleghi: attenti, perché può arrivare il contrordine, perché il quadro politico può mutare e se muta il quadro politico, anche la posizione attuale del Popolo della Libertà potrebbe mutare. È questo il mio auspicio e il mio impegno.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5626)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione della questione di fiducia (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, le modifiche introdotte dal Senato e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A - A.C. 5626).
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge n. 5626, di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco Pag. 97della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Brunetta.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 19,45)

(segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 20)

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 5626 di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 487
Votanti 373
Astenuti 114
Maggioranza 187
Hanno risposto 295
Hanno risposto no 78.

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Hanno risposto sì:

Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Antonione Roberto
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbaro Claudio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bertolini Isabella
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco Pag. 98
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Ciccanti Amedeo
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Forcieri Giovanni Lorenzo
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Frattini Franco
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Guzzanti Paolo
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna Pag. 99
Malgieri Gennaro
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Murer Delia
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Paglia Gianfranco
Parisi Arturo Mario Luigi
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pisicchio Pino
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scanderebech Deodato
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Sposetti Ugo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stradella Franco Pag. 100
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tocci Walter
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Barbato Francesco
Bitonci Massimo
Borghesi Antonio
Bragantini Matteo
Brugger Siegfried
Brunetta Renato
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Cavallotto Davide
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Dell'Elce Giovanni
Desiderati Marco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Negro Giovanna
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Paladini Giovanni
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Picchi Guglielmo
Piffari Sergio Michele
Pili Mauro
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco Pag. 101
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Vatinno Giuseppe
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Si sono astenuti:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alfano Gioacchino
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Ascierto Filippo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Brancher Aldo
Bruno Donato
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Cannella Pietro
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesario Bruno
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Contento Manlio
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Crolla Simone Andrea
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Faenzi Monica
Fontana Vincenzo Antonio
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Ghiglia Agostino
Giorgetti Alberto
Gottardo Isidoro
Holzmann Giorgio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lazzari Luigi
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Mannucci Barbara
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marsilio Marco
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Migliori Riccardo
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Misuraca Dore
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murgia Bruno
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Orsini Andrea
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Massimo
Pelino Paola
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico Pag. 102
Pizzimbone Pier Paolo
Prestigiacomo Stefania
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Repetti Manuela
Romele Giuseppe
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Russo Paolo
Saglia Stefano
Scajola Claudio
Scelli Maurizio
Simeoni Giorgio
Sisto Francesco Paolo
Stanca Lucio
Taddei Vincenzo
Testoni Piero
Torrisi Salvatore
Valducci Mario
Vella Paolo
Vignali Raffaello
Vito Elio

Sono in missione:

Barbi Mario
Boniver Margherita
Caparini Davide
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Farina Renato
Fontana Gregorio
Leo Maurizio
Lupi Maurizio
Mantini Pierluigi
Martini Francesca
Milanato Lorena
Moffa Silvano
Mussolini Alessandra
Palagiano Antonio
Pecorella Gaetano
Pescante Mario
Pisacane Michele
Rigoni Andrea
Tenaglia Lanfranco
Vitali Luigi
Volontè Luca

PRESIDENTE. Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, giovedì 13 dicembre, a partire dalle 9,30, per l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,20).

IGNAZIO MESSINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, cercherò di contenermi nei tempi. Ieri nelle prime ore del mattino il nucleo antifrode di Roma del comando dei carabinieri politiche agricole e alimentari ha dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare e sono stati sottoposti ad indagine 37 tra funzionari, impiegati e soggetti collegati al Ministero e questo per corruzione, per atti contrari ai doveri di ufficio, per turbativa d'asta, per intervento in distrazione di denaro pubblico, il tutto accertato, già adesso, per più di 32 milioni di finanziamenti.
Oggi il Ministro Catania su la Repubblica in un'intervista ha dichiarato che lui conosceva il dottor Ambrosio, sottoposto a custodia cautelare, ed era a conoscenza che la moglie del dottore Ambrosio fosse la responsabile dell'ufficio comunicazione del Ministero. Non potendo intervenire, perché ha detto il Ministro è nudo - quindi non può intervenire quando comprende che c'è qualche problema -, ha solo tagliato i fondi all'ufficio comunicazione.
Ebbene noi riteniamo che sia diversa la posizione di un Ministro: non deve tagliare fondi quando sa che le cose non funzionano, ma intervenire per impedire che ci siano furti e distrazioni. Questo avviene nel momento in cui l'agricoltura è in crisi e - solo per citare due episodi - gli agricoltori di Vittoria in provincia di Ragusa in questo momento stanno facendo da quattro giorni lo sciopero della fame, perché non riescono a portare avanti le loro aziende agricole e siamo solidali con loro. Pag. 103Questo perché lunedì mille titolari di aziende agricole in provincia di Taranto si sono riuniti perché hanno in vendita da parte di Equitalia le loro aziende.
Noi chiediamo al Ministro che venga con urgenza a riferire in Aula per rispetto se non altro di chi sta in quest'Aula e degli agricoltori che in questo momento stanno soffrendo.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che l'esame del disegno di legge n. 5617 - Conversione in legge del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale (da inviare al Senato - scadenza 1o febbraio 2013) avrà inizio martedì 18 dicembre, con votazioni a partire dalla seduta pomeridiana.
La Conferenza tornerà a riunirsi nella medesima giornata per definire l'organizzazione dei lavori in relazione all'esame dei disegni di legge S. 3584 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità) e S. 3585 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015 (approvati dalla. Camera, ove modificati dal Senato).

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge (ore 20,23).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la X Commissione permanente (Attività produttive), cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
S. 2642. - Senatori Izzo ed altri: «Nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini "cuoio", "pelle" e "pelliccia" e di quelli da essi derivanti o loro sinonimi» (Approvata dal Senato) (5584).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 13 dicembre 2012, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3533 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (Approvato dal Senato) (C. 5626).
- Relatori: Velo, per la IX Commissione; Raisi, per la X Commissione.

2. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 5584.

3. - Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Barani (Doc. IV-quater, n. 24).
- Relatori: Cassinelli, per la maggioranza; Palomba, di minoranza.

(al termine delle votazioni)

4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

Pag. 104

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla X Commissione (Attività produttive):
S. 2642. - Senatori IZZO ed altri: «Nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini "cuoio", "pelle" e "pelliccia" e di quelli da essi derivanti o loro sinonimi» (Approvata dal Senato) (5584).

La seduta termina alle 20,25.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ENZO RAISI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 5626

ENZO RAISI, Relatore per la X Commissione. Onorevoli colleghi, le Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive) hanno svolto un esame approfondito delle disposizioni contenute nel provvedimento; nonostante talune perplessità, relative in particolare ad alcune disposizioni inserite dal Senato, è stata ritenuta prevalente l'esigenza di assicurare la conversione del decreto-legge in esame entro i tempi previsti, considerato che il provvedimento scade il 18 dicembre prossimo. In tal modo il Paese potrà contare su un insieme di norme di carattere innovativo, capaci di incentivare la ripresa economica del Paese, assicurando, nel profondo, una ristrutturazione a lungo termine del sistema imprenditoriale italiano. Il riferimento è, in particolare, a quell'insieme di disposizioni volte a configurare un particolare regime giuridico per le imprese cosiddette start up, caratterizzate da un capitale umano rivolto in particolare all'innovazione e alla ricerca.
Sul provvedimento si sono espresse in sede consultiva le Commissioni I (Affari costituzionali), Il (Giustizia), III (Esteri), IV (Difesa), VI (Finanze), VII (Cultura) VIII (Ambiente), XI (Lavoro), XII (Affari sociali), XIII (Agricoltura), XIV (Politiche dell'Unione europea), nonché Comitato per la legislazione e Commissione per le questioni regionali, mentre la V Commissione esprimerà direttamente il prescritto parere per l'Assemblea. Dalle Commissioni sono pervenuti suggerimenti utili e costruttivi dei quali purtroppo non si è potuto tener conto per le ragioni esposte in precedenza; la necessità di non modificare il provvedimento, visti i tempi di ristretti di scadenza del provvedimento.
Mi auguro che, così come il Governo si è dimostrato sensibile alla prospettiva di tener conto di talune perplessità sollevate da parte delle Commissioni riunite IX e X nel corso dell'esame in sede referente - mi riferisco, in particolare alle disposizioni relative all'utilizzo dei pneumatici invernali ed all'installazione dei sistemi ABS - allo stesso modo possa tenere nella dovuta considerazione, in sede di attuazione delle disposizioni contenute nel provvedimento, delle indicazioni e dei rilievi contenuti nei pareri espressi dalle Commissioni.
Darò, quindi, conto in maniera sintetica delle disposizioni di competenza della X Commissione contenute nel decreto-legge n.179 del 2012, così come modificato nel corso dell'esame al Senato dalla legge di conversione.
Passando al contenuto del provvedimento in esame darò conto in maniera sintetica delle disposizioni di competenza della X Commissione così come modificato nel corso dell'esame al Senato dalla legge di conversione.
L'articolo 11-bis, introdotto nel corso dell'esame al Senato, riconosce un credito d'imposta del 25 per cento dei costi sostenuti alle imprese che sviluppano nel territorio italiano piattaforme telematiche per la distribuzione, la vendita e il noleggio di opere dell'ingegno digitali. L'agevolazione si applica per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, nel limite di spesa di 5 milioni di euro annui e fino a esaurimento delle risorse disponibili. Essa non concorre alla formazione del reddito né della base imponibile Irap; non rileva ai fini del rapporto tra l'ammontare dei ricavi e altri proventi che concorrono a formare il reddito d'impresa, ed è utilizzabile ai fini dei versamenti Pag. 105delle imposte sui redditi e dell'Irap dovute per il periodo d'imposta in cui sono state sostenute le spese; non è rimborsabile, ma non limita il diritto al rimborso di imposte spettante ad altro titolo.
L'articolo 22 contiene una serie di misure a favore della concorrenza e della tutela del consumatore nel mercato assicurativo. In particolare si prevede: l'abolizione del tacito rinnovo del contratto di assicurazione obbligatoria per r.c. auto; la definizione, con decreto ministeriale, di uno schema di «contratto base» r.c. auto, nel quale prevedere tutte le clausole necessarie ai fini dell'adempimento di assicurazione obbligatoria; l'obbligo per le compagnie di assicurazione di garantire una corretta e aggiornata informativa on line ai propri clienti; la possibilità per gli intermediari di collaborare con altri soggetti iscritti al registro degli intermediari assicurativi e riassicurativi, garantendo piena informativa e trasparenza nei confronti dei consumatori; la definizione di una piattaforma di interfaccia comune tra le compagnie assicurative per la gestione dell'intero ciclo del prodotto assicurativo; l'aumento del termine prescrizionale delle polizze vita cd «dormienti» da 2 a 10 anni.
L'articolo 23 è volto a modificare la disciplina delle società di mutuo soccorso (SMS) per adeguarne la normativa rispetto alla formulazione del 1886 e per ampliare il loro campo di attività. Viene, aggiunta, tra l'altro, la possibilità di svolgere «mutualità mediata», vale a dire la possibilità di aderire in qualità di socio ad un'altra SMS. Il comma 10-bis, introdotto durante l'esame del provvedimento al Senato, reca disposizioni sull'alimentazione del fondo comune attribuito all'Ente nazionale per il microcredito e sulla destinazione del contributo annuo stanziato in favore dell'Ente: per effetto delle norme in esame a detto fondo comune potranno affluire anche (oltre ai contributi volontari, ai beni attribuiti ex lege, ai contributi erogati da organismi nazionali od internazionali e ad ogni altro provento derivante dall'attività del Comitato) le risorse, pari a 1,8 milioni
L'articolo 23-bis, inserito durante l'esame in sede referente, modifica la disciplina del danno risarcibile per ritardato perfezionamento della surrogazione dei finanziamenti bancari (cosiddetta «portabilità» di finanziamenti e mutui). In particolare sono elevati i termini utili al tempestivo perfezionamento della surrogazione.
L'articolo 23-ter, introdotto al Senato, sostituisce l'articolo 3, comma 14, della legge n.92 del 2012 (riforma del mercato del lavoro) in materia di fondi bilaterali alternativi.
L'articolo 23-quater, introdotto durante l'esame del provvedimento al Senato, intende modificare le disposizioni concernenti la governance e la struttura delle banche popolari e delle società cooperative quotate.
Più in dettaglio, è elevata dallo 0,5 all'1 per cento la quota massima di partecipazione al capitale sociale delle banche popolari, prevedendo specifiche deroghe a tali limiti in favore delle fondazioni bancarie. Si affida allo statuto la possibilità di subordinare l'ammissione a socio, oltre che a requisiti soggettivi, al possesso di un numero minimo di azioni.
Le norme in commento modificano poi la speciale disciplina delle società cooperative quotate contenuta nel Testo Unico Finanziario, al fine di affidare all'autonomia statutaria la determinazione delle quote di capitale rilevanti ai fini dell'esercizio di specifici diritti azionari (relativi all'ordine del giorno in assemblea e all'elezione con voto di lista del CdA).
I commi 1 e 2 dell'articolo 24 modificano il Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria al fine di recepire le innovazioni apportate dal Regolamento n. 236/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di vendite allo scoperto di strumenti finanziari e di contratti derivati.
I commi da 3 a 6 dell'articolo 24 autorizzano la partecipazione italiana all'aumento di capitale della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo.
L'articolo 24-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, mediante una modifica Pag. 106al decreto legislativo n. 385 del 1993 (TUB), consente all'organo di amministrazione di una banca di delegare l'approvazione delle operazioni assunte da esponenti bancari in potenziale conflitto di interessi. Vengono abrogate le disposizioni che prevedono l'applicazione al gruppo bancario dei limiti all'acquisto di obbligazioni da parte degli esponenti della società.
L'articolo 24-ter, introdotto durante l'esame al Senato, modifica in più punti la disciplina dell'attività di bancoposta svolta da Poste italiane S.p.a.. Le norme in esame, accanto al recepimento di alcune novità intervenute nel corso del tempo nella legislazione bancaria (tra l'altro in materia di servizi di pagamento e tutela dei consumatori): precisano che i bollettini di conto corrente postale possono essere emessi anche in forma elettronica; includono tra le attività di bancoposta l'esercizio in via professionale del commercio di oro; consentono a Poste Italiane di stabilire succursali negli altri Stati comunitari ed extracomunitari per l'esercizio di attività di bancoposta; dispongono che la comunicazione ai clienti delle variazioni contrattuali unilaterali sfavorevoli sia effettuata, in luogo della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale o avviso inviato ai correntisti, con le medesime garanzie e tutele previste dal testo unico bancario in materia di contratti di durata e di servizi di pagamento; autorizzano Poste a svolgere nei confronti del pubblico il servizio di collocamento di strumenti finanziari senza assunzione a fermo né assunzione di garanzia nei confronti dell'emittente.
L'articolo 25, modificato dal Senato, introduce la definizione di start up innovativa e ne stabilisce i requisiti soggettivi e oggettivi tra cui maggioranza del capitale detenuta da persona fisica, 20 per cento della spesa destinato a R&S, infine, occupazione di ricercatori pari a un terzo del personale. Le misure previste dalla predetta sezione possono essere concesse anche a società costituite anteriormente, se rientranti nella definizione di start up innovativa. È disciplinata la specifica categoria della start-up a vocazione sociale ed è introdotta la definizione di incubatori certificati: tali sono le società che offrono servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up innovative. Presso le Camere di commercio, industria e artigianato, è istituita un'apposita sezione speciale del registro delle imprese per le start up innovative e per gli incubatori certificati. Infine sono previste forme di pubblicità delle informazioni inerenti la vita e l'attività delle start up e degli incubatori che operano nello speciale regime giuridico previsto dal decreto in esame.
L'articolo 26 reca norme volte a semplificare alcune procedure per le imprese start-up innovative in materia di reintegro delle perdite, diritti attribuiti ai soci, disapplicazione della disciplina delle società di comodo e in perdita sistemica, offerta al pubblico, divieto di operazioni sulle proprie partecipazioni, emissione di strumenti finanziari forniti di diritti patrimoniali o di diritti amministrativi, nonché l'esonero dal versamento di alcuni diritti di bollo e di segreteria.
L'articolo 27 introduce agevolazioni fiscali in favore di alcuni soggetti che intrattengono rapporti, a diverso titolo, con start-up innovative e incubatori certificati. In primo luogo, è previsto un regime di vantaggio per gli amministratori, i dipendenti e i collaboratori delle imprese qualificate come start-up innovative e dei cosiddetti «incubatori certificati». Per tali soggetti, non concorre a formare l'imponibile, a fini fiscali e contributivi, quella parte di reddito di lavoro che deriva dall'attribuzione di azioni, quote, strumenti finanziari partecipativi o diritti (anche di opzione). Viene, poi, precisato il regime fiscale applicabile alle azioni, alle quote e agli strumenti finanziari partecipativi emessi a titolo di corrispettivo per l'apporto di opere e servizi in favore di start-up innovative o di incubatori certificati; fermo restando che i predetti strumenti finanziari - secondo le regole generali - non sono sottoposti a tassazione in capo al soggetto apportante, nel caso delle start-up e degli incubatori detti strumenti non concorrono a formare l'imponibile fiscale anche se emessi a fronte di crediti Pag. 107maturati per la prestazione di opere e servizi, ivi inclusi quelli professionali.
L'articolo 27-bis prevede l'applicazione del credito di imposta per le nuove assunzioni di profili altamente qualificati alle start-up innovative e agli incubatori certificati.
L'articolo 28 reca alcune norme relative ai rapporti di lavoro subordinato a termine e di somministrazione per le società start-up innovative, introducendo una disciplina speciale rispetto alla normativa generale vigente in materia. Le disposizioni in esame trovano applicazione per il periodo di 4 anni dalla data di costituzione della società, oppure, per le società già costituite, per il limitato periodo determinato dallo stesso comma 2.
L'articolo 29 introduce una serie di incentivi fiscali per gli anni 2013-2015, in favore di persone fisiche e persone giuridiche che intendono investire nel capitale sociale di imprese «start-up innovative». Le persone fisiche potranno detrarre dall'IRPEF una percentuale delle somme investite nel capitale sociale delle predette imprese, sia per gli investimenti effettuati direttamente che per tramite di organismi di investimento collettivo del risparmio o di altre società che investono prevalentemente in start-up innovative. Per i soggetti IRES è invece prevista la possibilità di dedurre dall'imponibile parte delle predette somme investite nel capitale sociale di imprese start-up innovative. Tali somme saranno dunque esenti da imposizione.
L'articolo 30 reca disposizioni in materia di raccolta di capitale di rischio da parte delle imprese start-up innovative, consentendo che essa avvenga mediante portali online (cosiddetti crowdfunding); sono a tal fine individuati i soggetti autorizzati all'esercizio di tali attività, disciplinandone i requisiti, il funzionamento e le modalità operative, nonché individuando nella Consob l'organo deputato alla loro vigilanza. Si prevede infine che le imprese start-up innovative operanti in Italia siano tra le imprese destinatarie dei servizi (assistenza in materia normativa, societaria, fiscale, immobiliare, contrattualistica e creditizia) messi a disposizione dall'ICE-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane e da Desk Italia.
L'articolo 31 afferma che alle start-up innovative, nei primi quattro anni dalla costituzione, non si applicano né l'istituto del fallimento né le altre procedure concorsuali disciplinate dalla legge fallimentare. In caso di crisi, a queste imprese si applicherà esclusivamente la procedura di composizione della crisi da sovra indebitamento.
L'articolo 32 prevede che la Presidenza del Consiglio dei Ministri promuova una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale per diffondere una maggiore consapevolezza pubblica sulle opportunità imprenditoriali legate all'innovazione, alla nascita e allo sviluppo di imprese start-up innovative. Un sistema permanente di monitoraggio e valutazione, istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, verificherà l'impatto delle misure volte a favorire la nascita e lo sviluppo di tali imprese, avvalendosi anche dei dati forniti da soggetti del Sistema statistico nazionale. A favore dell'Istat è previsto uno stanziamento di 150 mila euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015 per la raccolta dei dati. Il Ministro dello sviluppo economico presenterà annualmente una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni in materia di start-up innovative, mettendo in rilievo l'impatto di tali norme sulla crescita e l'occupazione.
L'articolo 34, comma 1, proroga di un anno (alla fine del 2013) il termine della procedura di assegnazione da parte della regione Sardegna di una concessione integrata per la gestione della miniera di carbone del Sulcis. Il secondo periodo dispone la proroga di tre anni della scadenza del servizio di interrompibilità per la sicurezza del sistema elettrico nazionale nelle isole maggiori. Il comma 2, introdotto dal Senato, dispone che le somme ancora da restituire alla Cassa conguaglio per il settore elettrico - in attuazione di alcune decisioni della Commissione europea in merito ad aiuti di Stato erogati con regimi tariffari speciali per l'energia elettrica (tariffa Alcoa) - siano destinate ad Pag. 108interventi del Governo a favore dello sviluppo e dell'occupazione nelle Regioni ove hanno sede le attività produttive oggetto della restituzione. Il comma 16 prevede l'adozione - entro sei mesi - di un decreto interministeriale che garantisca uniformità nell'applicazione delle norme riguardanti le compensazioni ambientali. L'intervento è volto a porre rimedio alle incertezze e divergenze nell'applicazione dell'articolo 1, comma 5, della legge 23 agosto 2004, n. 239 (legge di riordino del settore energetico), in cui si prevedeva il diritto - per le Regioni e gli enti locali territorialmente interessati dalla localizzazione di nuove infrastrutture energetiche ovvero dal potenziamento o trasformazione di infrastrutture esistenti - di stipulare, con i soggetti proponenti, accordi di compensazione e riequilibrio ambientale, coerenti con gli obiettivi generali di politica energetica nazionale. Poiché mancavano indicazioni in merito ai criteri e alle modalità di individuazione delle misure compensative, nonché ai tempi di erogazione delle stesse, negli anni tale incertezza ha inciso sui termini di conclusione di procedimenti amministrativi relativi alle infrastrutture energetiche, allungandone i tempi di realizzazione e vanificando l'obiettivo delle compensazioni ambientali, strettamente connesso con l'accettazione da parte delle popolazioni residenti degli impianti energetici. Il comma 17, introdotto dal Senato, interviene su norme che autorizzano in via definitiva alcune opere facenti parte della rete elettrica di trasmissione nazionale per garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori. Il comma 18, interviene sulla durata delle concessioni di stoccaggio di gas naturali in sotterraneo, prevedendo che esse abbiano una durata non superiore a trenta anni, prorogabile non più di una volta e per 10 anni (30+10). Il comma 19, introdotto dal Senato, proroga l'esercizio dei terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto e degli impianti di ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi attualmente in funzione fino al completamento delle procedure autorizzative in corso. I commi da 20 a 25 contengono disposizioni in tema di servizi pubblici locali (SPL), prevedendo l'affidamento degli stessi servizi in base a relazione dell'ente affidante (comma 20); l'adeguamento entro il 31 dicembre 2013 degli affidamenti in essere non conformi alla normativa comunitaria, nonché l'introduzione di una scadenza degli affidamenti stessi, se non stabilita, nello stesso termine (comma 21); la cessazione al il 31 dicembre 2020 degli affidamenti diretti assentiti alla data del 1o ottobre 2003 se privi di scadenza (comma 22); una riserva esclusiva di funzioni per gli enti di governo degli ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei per servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica (comma 23); l'abrogazione di disposizioni che concorrevano al precedente assetto dei SPL oggetto di declaratoria di illegittimità costituzionale (comma 24); l'esclusione dell'applicazione delle disposizioni stabilite dai commi precedenti per i settori del gas, dell'energia elettrica e delle farmacie comunali (comma 25); Il comma 26, introdotto dal Senato, interviene sulla normativa riguardante le procedure di affidamento in concessione del servizio di illuminazione votiva, al fine di aumentarne la concorrenza. Vengono dunque sottratte le illuminazioni votive all'ambito di applicazione del decreto ministeriale 31 dicembre 1983, che individua le categorie dei servizi pubblici locali a domanda individuale, per ricondurre l'affidamento del servizio di illuminazione votiva da parte dei Comuni alle disposizioni del Codice dei contratti pubblici e, qualora ne ricorrano le condizioni, all'articolo 125 sui lavori, servizi e forniture in economia. Il comma 27 dispone la soppressione della condizione del valore economico complessivamente pari o inferiore a 200.000 euro annui stabilita per l'affidamento diretto da parte di pubbliche amministrazioni dell'acquisizione di beni e servizi strumentali dall'articolo 4 del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito con modificazioni, dalla legge 135 del 2012. Il comma 28, introdotto dal Senato, introduce una precisazione riguardante la Pag. 109potenza nominale installata negli impianti pilota all'interno del decreto legislativo di riassetto della normativa in materia di risorse geotermiche, Il comma 29 sostituisce il comma 4 dell'articolo 154 del decreto legislativo n. 152 del 2006 relativo alla determinazione della tariffa base del servizio idrico integrato, al fine di aggiornare la disposizione al mutato quadro delle competenze delineatosi nel corso degli ultimi anni. Il comma 30 dispone che a decorrere dal sessantesimo giorno dall'emanazione dei decreti non regolamentari di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto-legge 2/2012, si applichi la sanzione ai casi di commercializzazione dei sacchi per trasporto merci (cosiddetti shoppers) non conformi alle prescrizioni ivi previste. Il comma 31 individua nel Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Lazio, l'Abruzzo e la Sardegna l'amministrazione competente, in regime ordinario, per il coordinamento delle attività, al fine di consentire l'esecuzione di interventi indifferibili ed urgenti volti a rimuovere i rischi di esondazione del fiume Pescara e ristabilire le condizioni minime di agibilità e fruibilità del porto-canale di Pescara. Il comma 32 stanzia 3 milioni di euro per il 2013 per il pagamento degli indennizzi agli operatori della pesca del Porto canale di Pescara. Il comma 33 stanzia 12 milioni di euro per il 2013 per il compimento delle attività di cui ai commi 31 e 32. Il comma 34 dispone, dal 2013, il versamento all'entrata del bilancio dello Stato, per la riassegnazione al Ministero per i beni culturali, degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti relativi ad alcuni luoghi della cultura. Il comma 35, introdotto nel corso dell'esame al Senato, pone a carico dell'aggiudicatario dei contratti pubblici le spese per la pubblicazione dei bandi e degli avvisi sui quotidiani. I commi 36 e 37 - già contenuti nel testo originario del provvedimento - prevedono una riduzione di 120 milioni di euro per l'anno 2012 delle somme da recuperare al bilancio dello Stato ai sensi dell'articolo 13, comma 17, del decreto-legge cosiddetto salva Italia n. 201 del 2011; a tal fine restano acquisite al bilancio dello Stato una serie di somme - individuate nell'allegato 1 al testo in esame - versate e non riassegnate. Il comma 38, introdotto nel corso dell'esame al Senato, prevede che - ai fini della corretta applicazione delle disposizioni in materia di contenimento della spesa pubblica riguardanti le società partecipate dalle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, della legge n. 196 del 2009 - si intendono per società quotate le società emittenti strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati. Il comma 39, introdotto dal Senato, abroga il comma 6 dell'articolo 21 del decreto-legge n. 1 del 2012 (cosiddetto decreto liberalizzazioni) secondo il quale l'Autorità per l'energia elettrica e il gas determina la remunerazione relativa alla cessione da parte dei concessionari di reti elettriche di rami d'azienda ovvero di quote di flussi di cassa derivanti dai ricavi tariffari regolati. Il comma 40 prevede che tutti i veicoli a due o tre ruote di nuova immatricolazione e aventi cilindrata superiore a 125 c.c., debbano avere la possibilità, come dotazione opzionale a disposizione dell'acquirente, dei sistemi di sicurezza e di frenata avanzati (ABS). Il comma 41, introdotto durante l'esame al Senato, innova parzialmente la disposizione attualmente in vigore in materia di facoltà, da parte degli edicolanti, di praticare sconti «sulla merce venduta». Il comma 42 esonera i commercianti al dettaglio che utilizzino saccarosio (escluso lo zucchero a velo), glucosio e isoglucosio (anche in soluzione) dall'obbligo di tenere i registri di carico e scarico di cui all'articolo 28 della legge n. 82 del 2006, di attuazione della normativa comunitaria che regola la OCM del vino. Il comma 43, introdotto dal Senato, limita l'obbligo di emissione della bolla di accompagnamento per i prodotti sottoposti ad accisa alla sola fase di prima immissione in commercio del prodotto medesimo. Il comma 44, introdotto dal Senato, modifica la disciplina dei depositi fiscali ai fini IVA al fine di chiarire che l'introduzione in deposito si intende realizzata anche negli spazi limitrofi al deposito IVA, e che l'IVA si intende Pag. 110definitivamente assolta all'estrazione della merce dal deposito IVA per la sua immissione in consumo nel territorio dello Stato, qualora risultino correttamente posti in essere gli adempimenti di legge. Il comma 52 reca modifiche all'articolo 285 del decreto legislativo n. 152 del 2006 in cui sono disciplinate le caratteristiche tecniche che devono essere rispettate dagli impianti termici civili di potenza termica nominale superiore al valore di soglia (0.035MW). Il comma 53 riscrive la norma dettata dal comma 9 dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 1993 relativa all'obbligo, per gli impianti termici siti nei condomini, di collegamento a camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione con sbocco sopra il tetto dell'edificio. Il comma 54, introdotto dal Senato, modifica la legge n. 92 del 2012 di riforma del mercato del lavoro, relativamente alle comunicazioni concernenti il lavoro a chiamata (cosiddetto job on call) e alle prestazioni rese dal datore di lavoro al fine di incentivare l'esodo dei lavoratori anziani. Il comma 55 dell'articolo 34 interviene sull'ambito soggettivo delle imprese che possono trasmettere telematicamente all'Agenzia delle entrate l'ammontare complessivo dei corrispettivi giornalieri, estendendolo anche alle imprese che, pur in assenza dei requisiti indicati dal comma 430 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2004, fanno parte di un gruppo societario che opera con più punti vendita e che realizza un volume d'affari annuo aggregato superiore a 10 milioni di euro. Il comma 56 interviene sul decreto-legge n. 138 del 2011 per specificare che le permute effettuate dall'agenzia del demanio potranno essere effettuate anche per la realizzazione di nuovi edifici giudiziari nelle sedi centrali di Corte d'appello in cui sia previsto l'accorpamento delle soppresse sedi periferiche in base alla revisione della geografia giudiziaria. Il comma 55, introdotto dal Senato, autorizza la CONSOB ad assumere, mediante nomina per chiamata diretta e con contratto a tempo determinato, non più di cinque persone che, per i titoli professionali o di servizio posseduti, risultino idonee all'immediato svolgimento dei compiti di istituto. Il comma 57 dell'articolo 34, introdotto durante l'esame del provvedimento al Senato, autorizza la CONSOB ad assumere, mediante nomina per a diretta e con contratto a tempo determinato, non più di cinque persone che, per i titoli professionali o di servizio posseduti, risultino idonee all'immediato svolgimento dei compiti di istituto.
L'articolo 34-bis, introdotto al Senato, reca norme concernenti l'elezione del Presidente nonché il funzionamento della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche (Civit).
L'articolo 34-ter, introdotto dal Senato, specifica che la copia autentica di assegni bancari emessi dal beneficiario a pagamento di forniture di beni e servizi, purché corredati da relativa fattura e lettera liberatoria, vale come documentazione di spesa per interventi realizzati con finanziamenti pubblici.
L'articolo 34-quater, introdotto al Senato, demanda alle Regioni la fissazione degli indirizzi per lo svolgimento delle attività accessorie degli stabilimenti balneari. Più in particolare l'esercizio di somministrazione di alimenti e bevande e gli intrattenimenti musicali e danzanti (attività accessorie), devono esser svolti nel rispetto degli indirizzi regionali e, comunque, entro gli orari di esercizio cui sono funzionalmente e logisticamente collegate.
L'articolo 34-quinquies, introdotto al Senato, istituisce il piano strategico di sviluppo del turismo in Italia, adottato dal Governo entro il 31 dicembre 2012. Su proposta del ministro con delega al turismo, sentita la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, il Governo adotta, previo parere delle competenti commissioni parlamentari, un piano strategico di sviluppo del turismo in Italia.,
L'articolo 34-sexies, introdotto durante l'esame al Senato, intende riconoscere anche ai crediti vantati dai titolari di licenza per l'esercizio di depositi commerciali di prodotti energetici ad accisa assolta, il Pag. 111privilegio generale sui beni mobili dei cessionari dei prodotti, loro debitori, con lo stesso grado del privilegio previsto dall'articolo 2752 del codice civile, cui tuttavia è posposto, per l'ammontare dell'accisa corrisposta, a condizione che essa venga evidenziata separatamente in fattura.
L'articolo 34-septies, introdotto al Senato, dispone che nella sezione speciale del registro delle imprese siano iscritti anche gli imprenditori ittici; le disposizioni attuative sono demandate ad un decreto del Ministro dell'agricoltura di concerto con quello dello sviluppo.
L'articolo 35, interamente sostituito nato, istituisce, all'interno del Ministero dello sviluppo economico, il Desk Italia - Sportello unico attrazione investimenti esteri, che diviene il principale soggetto pubblico di coordinamento territoriale nazionale per gli investitori esteri che intendano realizzare in Italia significativi investimenti reali. Il Desk costituisce il punto di accesso per l'investitore estero in relazione a tutte le vicende amministrative riguardanti il relativo progetto di investimento, fungendo da raccordo fra le attività svolte dall'Agenzia - ICE, e dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa - Invitalia.
L'articolo 36, ai commi 1 e 2, mira a rafforzare patrimonialmente i confidi consentendo di imputare al fondo consortile, al capitale sociale o ad apposita riserva, i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali o finanziamenti per la concessione delle garanzie costituiti da contributi dello Stato, delle regioni e di altri enti pubblici esistenti alla data del 31 dicembre 2012. Nel corso dell'esame al Senato, è stato consentito altresì di accantonare i predetti contributi per la copertura dei rischi. Le disposizioni di cui commi 2-bis e 2-ter, sono dirette a consentire la nascita di fondi mutualistici che attenuino i rischi in agricoltura, in particolare per la stabilizzazione dei redditi, e per stabilizzare le relazioni contrattuali tra gli imprenditori che sottoscrivano contratti di rete. Il comma 3, reca una serie di modifiche all'articolo 32 del decreto-legge n. 83 del 2012, concernente gli strumenti di finanziamento per le imprese e le cambiali finanziarie, a fini di coordinamento con altre disposizioni ivi contenute. Il comma 3-bis, introdotto al Senato, reca disposizioni concernenti il futuro assetto azionario di Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. In particolare, le norme recano i meccanismi per la conversione in azioni ordinarie delle azioni privilegiate in circolazione, attualmente in possesso delle Fondazioni bancarie e disciplinano, in alternativa, le modalità di esercizio del diritto di recesso da parte degli azionisti privati. Il comma 3-bis, introdotto al Senato, reca disposizioni concernenti il futuro assetto azionario di Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. In particolare, le norme recano i meccanismi per la conversione in azioni ordinarie delle azioni privilegiate in circolazione, attualmente in possesso delle Fondazioni bancarie e disciplinano, in alternativa, le modalità di esercizio del diritto di recesso da parte degli azionisti privati. Il comma 4 introduce nelle norme riguardanti il contratto di rete la precisazione che il contratto di rete che prevede l'organo comune e il fondo patrimoniale non è dotato di soggettività giuridica, salva la facoltà di acquisto della stessa su base volontaria con l'iscrizione nel registro delle imprese. Il comma 4-bis, introdotto dal Senato, interviene sulle modalità e le forme con cui la rete di imprese acquista la soggettività giuridica. In particolare, si prevede che per acquistare la soggettività giuridica il contratto debba essere stipulato: per atto pubblico; per scrittura privata autenticata; per atto firmato digitalmente. Il comma 5 dispone che per gli adempimenti pubblicitari richiesti dal decreto-legge n. 5 del 2009 (comma 4-quater dell'articolo 3) il contratto di rete nel settore agricolo può essere sottoscritto dalle parti con l'assistenza di una o più organizzazioni professionali agricole. Durante l'esame al Senato sono stati aggiunti il comma 5-bis ed il comma 5-ter recanti, rispettivamente, alcune modifiche al decreto legislativo n. 163 del 2006 (Codice dei contratti pubblici) relative alle aggregazioni tra imprese aderenti al contratto Pag. 112di rete, nonché disposizioni di semplificazione degli atti notarili. La prima modifica, indicata alla lettera a), aggiunge un'ulteriore tipologia ai soggetti ammessi a partecipare alle procedure di affidamento dei contratti pubblici ai sensi dell'articolo 34 del Codice, ovvero le aggregazioni tra le imprese aderenti al contratto di rete ai sensi dell'articolo 3, comma 4-ter, del decreto-legge n. 5 del 2009. La seconda modifica, prevista dalla lettera b), inserisce un comma aggiuntivo, il comma 15-bis all'articolo 37, in base al quale le disposizioni recate da tale articolo, concernenti i raggruppamenti temporanei e i consorzi ordinari di concorrenti, sono applicate, in quanto compatibili, alle procedure di affidamento delle aggregazioni tra le imprese aderenti al contratto di rete. Il comma 6 autorizza la Simest S.p.A. a partecipare, solo con quote di minoranza, a società commerciali, anche con sede in Italia, specializzate nella valorizzazione e commercializzazione all'estero dei prodotti italiani. Il comma 6-bis esclude i contratti conclusi fra imprenditori agricoli degli obblighi previsti dall'articolo 62 del decreto-legge n. 1 del 2012. Tale norma disciplina i contratti di cessione di prodotti agricoli e alimentari, con la sola esclusione di quelli conclusi con il consumatore finale: a pena di nullità è imposta la forma contrattuale scritta ed è indicato il contenuto obbligatorio. Il provvedimento individua anche, vietandole, talune pratiche commerciali ritenute sleali. Ricordo, in proposito, che l'articolo 36-bis modifica in modo significativo il primo comma dello stesso articolo 62, abrogando le disposizioni che sanzionano con la «nullità» la mancanza nel contratto degli elementi che il medesimo primo comma rende obbligatori. Il comma 7 dell'articolo 36, modificato nel corso dell'esame al Senato, reca una serie di novelle agli allegati alla Parte II del decreto-legislativo n. 152 del 2006 (Codice dell'ambiente) che elencano gli impianti assoggettati alla valutazione di impatto ambientale. I commi 7-bis e 7-ter prevedono che le regioni aggiornino, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola (ZVN), anche sulla base dei criteri contenuti nell'Accordo sull'applicazione della direttiva 91/676/CEE. Viene altresì previsto il potere sostitutivo del Governo dopo un anno, in caso di inerzia delle regioni, e l'applicazione nelle ZVN, nelle more dell'aggiornamento e comunque per un periodo massimo di 12 mesi, delle norme previste per le zone non vulnerabili. Il comma 7-quater, inserito durante l'esame al Senato, modifica le modalità di versamento del sovracanone che, nei bacini imbriferi montani (BIM), deve essere pagato dai concessionari di grandi derivazioni d'acqua per forza motrice ai comuni istituiti in consorzio obbligatorio. Il comma 8 novella le disposizioni sulle «società agricole», consentendo la conservazione della qualifica anche in presenza di redditi derivanti da locazione, affitto o comodato, purché alle stabilite condizioni. Il comma 8-bis assoggetta i produttori agricoli esonerati dalla dichiarazione IVA all'obbligo di comunicazione all'amministrazione finanziaria delle operazioni rilevanti ai fini dell'IVA. I commi 9 e 10 dispongono l'immediata cessazione dell'operatività del comitato deputato ad esprimere il parere riguardo agli interventi del Fondo speciale rotativo per l'innovazione tecnologica (FIT), ora divenuto Fondo per la crescita sostenibile. Il comma 10-bis, introdotto dal Senato, prevede che le risorse già assegnate al soppresso ICRAM possano essere utilizzate anche per le spese di funzionamento ISPRA. Il comma 10-ter autorizza l'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare all'erogazione del credito alle imprese agricole, anche costituendo forme associative con i soggetti autorizzati all'esercizio del credito agrario. Il comma 10-quater, introdotto durante l'esame del provvedimento al Senato, modifica le ipotesi di esclusione di determinate attività dal perimetro dell'agenzia in attività finanziaria. Per effetto delle norme in esame, non costituisce agenzia in attività finanziaria l'attività di promozione e collocamento di contratti relativi alla concessione di finanziamenti o alla prestazione di servizi di pagamento da Pag. 113parte di promotori iscritti in apposito albo - effettuate per conto del soggetto abilitato che ha conferito l'incarico - anche ove i servizi offerti non intendano consentire agli investitori di effettuare operazioni relative a strumenti finanziari. Il comma 10-quinquies, introdotto al Senato, è diretto a consentire che le risorse a suo tempo destinate alle iniziative finanziate dallo SFOP per il periodo 1994-1999, siano utilizzate per la realizzazione del Piano triennale della pesca, entrando a far parte del patrimonio dei beneficiari. Il commi 10-sexies e 10-septies, introdotti dal Senato, estendono alle grandi imprese limitatamente ai soli finanziamenti erogati con la partecipazione di Cassa depositi e prestiti, la concessione della garanzia del Fondo di garanzia a favore delle piccole e medie imprese.
L'articolo 37 reca disposizioni per il finanziamento di talune agevolazioni in favore delle piccole e medie imprese localizzate nelle zone franche urbane ricadenti nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Tale regime agevolativo viene esteso anche alle aree industriali delle medesime regioni per le quali è stata già avviata una procedura di riconversione industriale, purché siano state precedentemente utilizzate per la produzione di autovetture, nonché ai comuni della provincia di Carbonia - Iglesias nell'ambito dei programmi di sviluppo e degli interventi compresi nell'Accordo di Programma «Piano Sulcis».
L'articolo 37-bis prevede che, nell'ambito delle attività di sperimentazione (articolo 12, comma 1, del decreto-legge n. 5 del 2012), possono essere individuate «zone a burocrazia zero». Tali zone risultano disciplinate dall'articolo 43 del decreto-legge n. 78 del 2010, che la stessa disposizione sopprime. È previsto che in queste zone sia possibile individuare tipi di autorizzazioni che possono essere sostituite da semplici comunicazioni al SUAP. Inoltre è prevista l'applicazione del silenzio assenso per i procedimenti amministrativi inerenti le iniziative produttive avviate dopo l'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, ad eccezione di quelli di natura tributaria, di pubblica sicurezza e attinenti all'incolumità pubblica. Infine è previsto che per le aree ubicate nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, le risorse previste per tali zone franche urbane siano utilizzate dal Sindaco territorialmente competente per la concessione di contributi diretti alle nuove iniziative produttive avviate nelle zone a burocrazia zero.

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EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 5603-A - articolo 1 390 387 3 194 387   49 Appr.
2 Nom. em. 2.100 402 400 2 201 400   48 Appr.
3 Nom. articolo 2 397 395 2 198 395   48 Appr.
4 Nom. articolo 3 409 407 2 204 407   48 Appr.
5 Nom. em. 4.100 423 420 3 211 420   47 Appr.
6 Nom. articolo 4 416 413 3 207 413   47 Appr.
7 Nom. em. 5.200 430 427 3 214 427   45 Appr.
8 Nom. articolo 5 430 427 3 214 426 1 45 Appr.
9 Nom. em. 6.200 434 431 3 216 431   45 Appr.
10 Nom. articolo 6 441 438 3 220 438   44 Appr.
11 Nom. articolo 7 438 436 2 219 436   44 Appr.
12 Nom. articolo 8 444 442 2 222 442   44 Appr.
13 Nom. em. 9.100 451 448 3 225 448   44 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 9.21 448 445 3 223 444 1 44 Appr.
15 Nom. articolo 9 452 449 3 225 449   41 Appr.
16 Nom. em. 10.200 453 449 4 225 449   41 Appr.
17 Nom. articolo 10 455 452 3 227 452   41 Appr.
18 Nom. articolo 11 457 454 3 228 454   41 Appr.
19 Nom. articolo 12 464 458 6 230 456 2 41 Appr.
20 Nom. articolo 13 460 458 2 230 458   41 Appr.
21 Nom. articolo 14 464 461 3 231 461   41 Appr.
22 Nom. em. 15.100 462 460 2 231 460   41 Appr.
23 Nom. em. 15.101 463 459 4 230 459   41 Appr.
24 Nom. articolo 15 464 461 3 231 461   41 Appr.
25 Nom. em. 16.200 462 459 3 230 459   41 Appr.
26 Nom. articolo 16 457 454 3 228 454   41 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 17 463 461 2 231 461   41 Appr.
28 Nom. em. 18.100 462 459 3 230 457 2 39 Appr.
29 Nom. em. 18.200 462 460 2 231 459 1 39 Appr.
30 Nom. em. 18.101 466 463 3 232 462 1 39 Appr.
31 Nom. em. 18.201 463 460 3 231 459 1 39 Appr.
32 Nom. articolo 18 464 461 3 231 460 1 39 Appr.
33 Nom. articolo 19 468 466 2 234 465 1 39 Appr.
34 Nom. em. 20.21 468 464 4 233 463 1 39 Appr.
35 Nom. articolo 20 467 465 2 233 464 1 38 Appr.
36 Nom. em. 21.100 466 464 2 233 463 1 38 Appr.
37 Nom. articolo 21 464 462 2 232 461 1 38 Appr.
38 Nom. Pdl 5603-A - voto finale 451 445 6 316 442 3 36 Appr.
39 Nom. Ddl 5617 - Quest. preg. n.1 e n.2 425 379 46 190 15 364 35 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 40)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Ddl 5626 - Quest. preg. n.1 362 231 131 116 7 224 36 Resp.