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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 726 di giovedì 29 novembre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10,10.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Borghesi, Brugger, Cicchitto, Cirielli, De Biasi, Della Vedova, Dozzo, Dussin, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, La Morte, Lusetti, Milanato, Misiti, Moffa, Mogherini Rebesani, Nucara, Palagiano, Palumbo, Pecorella, Pisacane, Pisicchio e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo, pertanto, la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,40.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 2 del disegno di legge n. 5019, deliberato dall'Assemblea il 9 ottobre 2012) (A.C. 5019-bis-A); e degli abbinati progetti di legge: Pecorella ed altri; Bernardini ed altri; Vitali e Carlucci; d'iniziativa del Governo; Ferranti ed altri; Ferranti ed altri (A.C. 879-2798-3009-3291-ter-4824-5330).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge A.C. 5019-bis-A. Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 2 del disegno di legge n. 5019, deliberato dall'Assemblea il 9 ottobre 2012); e degli abbinati progetti di legge d'iniziativa dei deputati: Pecorella ed altri; Bernardini ed altri; Vitali e Carlucci; d'iniziativa del Governo; Ferranti ed altri; Ferranti ed altri. (A.C. 879-2798-3009-3291-ter-4824-5330). Pag. 2
Ricordo a tutti che nella seduta del 28 novembre 2012 è stato, da ultimo, respinto l'emendamento Rainieri 1.75. Ricordo altresì che, essendo esauriti anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza per gli interventi a titolo personale, per la quasi totalità utilizzati dai deputati appartenenti al gruppo della Lega Nord Padania, la Presidenza ha già annunciato che non consentirà più lo svolgimento di interventi a titolo personale da parte di deputati appartenenti a tale gruppo.
Ricordo che nella seduta di ieri, nel corso dell'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1, sono state poste delle questioni alle quali risponderanno - ci è stato comunicato direttamente - sia il Ministro della giustizia sia il Ministro dell'interno.
Chiederei ai colleghi di prendere posto, e intanto approfitto per salutare gli studenti della Scuola internazionale di Udine, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi). Abbiamo appena iniziato la seduta della giornata odierna e avete ascoltato l'ordine del giorno che l'Assemblea della Camera dei deputati affronterà.
Sono arrivati sia il Ministro della giustizia sia il Ministro dell'interno, che la Presidenza saluta. Ha facoltà di parlare, e chiederei appunto ai colleghi di sedersi, il Ministro della giustizia, Paola Severino.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, devo dire che assistendo ieri alla gran parte del dibattito che si è svolto e avendo letto i resoconti della seconda parte del dibattito, quella dalla quale mi sono dovuta assentare per impegni ai quali non potevo sottrarmi (ma seguendo il dibattito attraverso il resoconto puntuale che mi è stato fatto), mi sembrava di assistere ad un déjà vu; infatti esattamente le stesse considerazioni, esattamente lo stesso senso di catastrofismo erano emersi in alcuni settori del Parlamento quando venne approvata la legge poi ribattezzata «salva carceri», quella che prevedeva il contrasto al fenomeno nelle cosiddette «porte girevoli» e l'allungamento dei tempi per la concessione degli arresti domiciliari.
Bene, sono passati un bel po' di mesi dall'entrata in vigore di quella legge e, come era prevedibile (ma era prevedibile non perché qualcuno di noi abbia la sfera di cristallo e altri non ce l'abbiano, era prevedibile per il meccanismo di quella legge), nessun elemento ci può portare a ritenere che le persone che non sono entrate in carcere in virtù di quel provvedimento o le persone che hanno avuto gli arresti domiciliari negli ultimi 18 mesi di pena da scontare abbiano commesso quei delitti che dovrebbero provocare quel grande allarme sociale di cui si parlava in quella prima discussione.
Allora, forse questo primo elemento dovrebbe indurre a qualche ragionamento, perché quel primo provvedimento rappresentava la prima tappa di un progetto, completo, che il Governo aveva già in mente fin dal gennaio dello scorso anno e al quale ha dato puntualmente seguito con altri due provvedimenti, quelli relativi al mantenimento del piano carceri, dunque alla edificazione di altre carceri. E mi dispiace che oggi non ci sia chi diceva che il problema dell'affollamento carcerario si risolve costruendo altre carceri, perché è esattamente quello che abbiamo fatto insieme ad altre misure, la terza delle quali è quella di cui stiamo parlando oggi, che non è - come qualcuno ha detto - il segno del fallimento della politica del Governo in materia di sovraffollamento carcerario, è il segno della linearità che il Governo ha avuto in questa materia, proseguendo sulla stessa linea, quella che chiamerei la terza puntata.
Un provvedimento che è diventato la terza puntata, badate bene, soltanto perché è stato calendarizzato più tardi degli altri. È dal gennaio di quest'anno che ho chiesto la calendarizzazione di questo provvedimento. Siamo arrivati alla soglia di dicembre e ancora siamo nell'Aula della Camera e dobbiamo passare all'Aula del Senato. Tutto questo certo non significa che questo provvedimento, come si è voluto dire, sia il segnale del fallimento della linea del Governo. La linea del Governo è stata sempre questa e oggi si dovrebbe Pag. 3completare, spero, con il voto del Parlamento, con questo importante completamento che segue esattamente la stessa logica del primo provvedimento «salva carceri». Già da ieri, forse, si sarebbe potuti intervenire. Non l'ho voluto fare e non ho chiesto al sottosegretario di farlo perché credo sempre nella pienezza del dibattito parlamentare. Credo che tutte le voci debbano essere ascoltate perché tutte le voci devono contribuire a formate un'idea, ma se si dicono delle cose che non trovano corrispondenza nel provvedimento è bene anche che queste cose vengano corrette.
Allora, dibattito sì, però i necessari chiarimenti che ci sono stati chiesti e, come vedete, siamo prontissimi a darli. Infatti, questo è un Governo nel quale la risposta al Parlamento è sempre pronta. Se avete dei dubbi chiamateci e saremo pronti a venire a rispondere. Se rispondo questa mattina e non ieri è semplicemente perché avevo, come ho già detto, un impegno al quale non potevo sottrarmi. Uno dei temi più discussi nella giornata ieri è stato il tema del braccialetto. In realtà, l'onorevole Mantovano, a conclusione della giornata, ha posto tre questioni: esecuzione della pena nei confronti dei cittadini stranieri, tema dello stato dell'arte in materia di braccialetto elettronico e questione degli organici di polizia. Siamo qui pronti a rispondere a tutte e tre le questioni ed anche alle altre che sono state sollevate.
Intanto, vorrei dire che quello dei braccialetti è solo una parte del problema di questo provvedimento, ma lo vorrei affrontare subito, perché non c'è nessuna remora nel rispondere. Vorrei partire dalla applicazione del braccialetto e dalla individuazione, con voi, dei motivi per i quali il braccialetto viene poco applicato. Ho chiesto anche alla Ministro Cancellieri di intervenire e la ringrazio della sua immediata disponibilità, perché il tema del braccialetto è un tema condiviso tra Ministero dell'interno e Ministero della giustizia. Il Ministero dell'interno, come molti di voi sanno, è competente per la stipula delle convenzioni e, quindi, per la gestione del braccialetto e questo ha una sua logica, che è una logica che risale al lontano 2001, se non sbaglio. Non è certo una novità introdotta da questo Governo. Fin dal 2001 si ritenne che, poiché il braccialetto rappresentava un mezzo di controllo che poteva dare un certo sollievo alla Polizia di Stato, potesse essere un mezzo utilmente acquisibile attraverso una convenzione da parte del Ministero dell'interno. Tutto qui il tema della divisione, poi, naturalmente, poiché il braccialetto, come istituto che si lega ad altri istituti di alleggerimento carcerario, viene in qualche modo a riverberare i propri effetti sul Ministero della giustizia, perché viene adottato dai magistrati, vi è una residuale competenza del Ministero della giustizia.
E, allora, fatta questa distinzione, credo che il tema sul quale il Ministro della giustizia può rispondere sia quello di cercare di comprendere perché pochi braccialetti vengano usati.
Di comprendere, ma non certo di risolvere il problema in maniera impositiva, perché la scelta del braccialetto è una scelta discrezionale del magistrato. È il magistrato che deve valutare se ritiene quella persona socialmente più o meno pericolosa e idonea ad indossare il braccialetto. È inutile che ci neghiamo che vi sia stata una certa diffidenza nei confronti di questo mezzo, diffidenza certamente non ispirata da motivi riferibili a questo Ministro o al Ministro dell'interno: riferibili alla magistratura, che ha ritenuto di fare prevalente ricorso a mezzi tradizionali di controllo, fors'anche perché lo sviluppo tecnico del braccialetto non era arrivato ad una fase di sufficiente garanzia. E di questo stavamo discutendo con il Ministro dell'interno in questi giorni. Se vogliamo che il braccialetto venga maggiormente utilizzato, noi dobbiamo sviluppare l'aspetto tecnico, la discussione tecnica tra di noi, per poter garantire consapevolmente, come sempre facciamo, che si tratta di un mezzo il cui funzionamento può essere efficace.
Ora, con l'ultima convenzione, come poi vi dirà il Ministro dell'interno, è stato aumentato il numero dei braccialetti dotati di GPS, e noi stiamo sperimentando Pag. 4questo numero di braccialetti dotati di GPS per vedere se possono efficacemente produrre dei risultati di controllo, perché a queste condizioni noi ce la sentiremmo di invogliare, suggerire maggiormente ai magistrati di utilizzarlo. Ma sempre di un suggerimento si tratterebbe, non certo di un'imposizione, i cui effetti possano essere fatti ricadere o fatti valere a favore o contro il comportamento del Ministro e del Ministero della giustizia.
D'altra parte, la norma, quella richiamata anche dall'attuale provvedimento, è una norma che esiste nel codice di procedura penale. Noi non abbiamo inventato nulla di nuovo, non abbiamo introdotto nulla di nuovo con questo provvedimento. Abbiamo semplicemente richiamato l'articolo 275-bis del codice di procedura penale, che prevede oggi, in relazione agli arresti domiciliari, la possibilità dell'uso del braccialetto elettronico. Tutto qui. Tutto qui, onorevoli parlamentari: una norma che esiste già nel nostro codice, alla quale noi abbiamo aggiunto qualcosa, però, e anzi dobbiamo sottolineare quel qualcosa. Infatti, nel richiamare quella norma in questo provvedimento, si è attribuita, in sede di esercizio della delega, la possibilità di contemplare, anche nei casi che noi abbiamo individuato, di reclusione o di arresto domiciliare, l'uso di mezzi elettronici o di altri strumenti tecnici di controllo. Dunque, noi abbiamo uno strumentario vario con il quale operare, uno strumentario che non si riduce al solo braccialetto elettronico, che è solo una delle possibilità. Allora, introdurre questo tema come se fosse il tema di questo provvedimento è certamente fuorviante, perché il tema richiamato dall'attuale norma è semplicemente un richiamo ad una norma del codice di procedura penale in vigore, di cui mi pare nessuno abbia invocato l'abolizione, e rispetto alla quale noi abbiamo implementato anzi gli altri possibili mezzi di controllo ai quali si può eventualmente ricorrere. E non escludiamo che ulteriori miglioramenti tecnici e che il ricorso ad altri strumenti di controllo possano comunque contribuire all'efficacia di questo provvedimento.
L'altro tema che era stato posto riguardava l'esecuzione della pena nei confronti di cittadini stranieri negli Stati di appartenenza.
Vi devo dire che io ritengo di rispondere a tutto, anche se non comprendo la stretta inerenza del tema con quello di questo provvedimento, tuttavia, siccome il Ministro della giustizia deve essere sempre pronto a rispondere dei suoi atti, rispondo anche di questo.
Come è a voi noto, la Convenzione base su cui si deve fare riferimento è quella di Strasburgo del 1983, che è stata firmata da 68 Paesi. Come è, peraltro, parimenti noto, l'esecutività del trasferimento del condannato richiede tre consensi: quello dello Stato dal quale parte il condannato, quello dello Stato nel quale va il condannato e quello del condannato stesso. Se si verificano questi tre consensi, naturalmente, lo straniero andrà nel suo Paese, ma noi non possiamo certo violare una convenzione e mandare la gente nel proprio Paese, se non vi è il consenso. Anche perché vi è una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ci sanzionerebbe se noi mandassimo detenuti stranieri a ricevere un trattamento peggiorativo nel loro Stato di origine. Dunque, mi pare che il problema sia chiarissimo, ed è un problema rispetto al quale l'Italia, nel frattempo, ha anche firmato delle convenzioni bilaterali - Albania e Romania - per consentire il trasferimento del condannato, ma, ovviamente, alle stesse condizioni alle quali sono sottoposti tutti i trasferimenti di stranieri.
Ancora. Qualcuno ha parlato, ieri, di amnistia strisciante. Bene, che non sia amnistia strisciante lo dimostrano vari fatti. Innanzitutto, che l'onorevole Bernardini, che giustamente è sempre molto attenta a questo tema, lamenta, invece, che si tratti di un tema ad effetto limitato. Dal suo punto di vista, ha perfettamente ragione: questo è un provvedimento che vale soltanto per coloro per i quali un giudice riterrà non presente la pericolosità sociale. Quindi, parlare di amnistia strisciante è tecnicamente scorretto, perché l'amnistia è Pag. 5un provvedimento che riguarda tutti e non consente selezioni da parte del giudice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Non solo. Ribadisco che si tratta di un provvedimento che viene assunto da un magistrato. Ieri, sentivo dire da qualcuno: io non vorrei che dovessi vedere fuori tutte le persone che ho contribuito a mettere in carcere. Io non so se questo accadrà con riferimento a quelle singole persone; io so soltanto che questo provvedimento prevede un doppio vaglio da parte del giudice: un primo vaglio nel momento in cui il giudice decide che tipo di misura applicare e un secondo vaglio di non pericolosità nel momento in cui la misura deve essere applicata. Quindi, non solo gli elementi dell'articolo 133, che sono già, comunque, completissimi, perché riguardano l'antefatto, il fatto e il post fatto, ma anche gli elementi dedotti dal comportamento e dalla personalità del reo. Ma quale garanzia in più possiamo dare? È un provvedimento discrezionale, un provvedimento che viene assunto dal giudice sulla base di tutti questi elementi, e noi continuiamo a considerarlo o a discuterne come se si trattasse di un provvedimento che, automaticamente, apre le porte del carcere indifferenziatamente a chiunque. Allora, io credo che questo vada detto e vada ribadito, perché l'opinione pubblica e l'intero Parlamento vanno informati di come è questo provvedimento e di cosa vuole.
Si diceva ancora che questo provvedimento è stato dovuto al fatto che l'altro provvedimento, il «salva carceri», era fallito e che non abbiamo costruito posti di edilizia penitenziaria. Bene, per dire queste cose occorrono i numeri. Ho già detto quale era la strategia originaria del Governo e come sia stata mantenuta, ma adesso riporto anche i numeri, perché anche sui numeri bisogna dire cose esatte.
Il totale di detenuti al 30 novembre 2011, cioè nel momento in cui il Ministero della giustizia ha varato il provvedimento cosiddetto «salva carceri», era di 68.047 unità; il totale dei detenuti al 31 ottobre 2012 è pari a 66.888 detenuti. Allora, la diminuzione c'è stata. Io ho sentito parlare addirittura, ieri, di aumento del sovraffollamento carcerario. Semplicemente, non è vero: i numeri lo dimostrano. E volendo scorporare questi numeri, vi aggiungerò che il numero dei detenuti usciti dagli istituti ex lege n. 199 del 2010 e n. 9 del 2012, quindi congiungendo il provvedimento Alfano con quello di questo Governo, è stato di 8.363 unità, nel passaggio dai dodici ai diciotto mesi di detenzione finale. Dopodiché, per le «porte girevoli», la detenzione nei limiti di tre giorni grazie alla legge è passata da quasi il 27 per cento nel 2009, al 13 per cento al 31 ottobre 2012: dunque il fenomeno si è dimezzato. Se considerate questo un fallimento, non lo so, mi sembra che i numeri parlino abbastanza chiaro.
Per quanto riguarda il piano carceri - e lo sapete perché è una costante di questo Governo tenervi informati di come evolve la situazione del piano carceri, lo facciamo costantemente, periodicamente, ad ogni risposta ad interrogazioni - esso prevede 11.700 posti, vale a dire 2.273 in più rispetto al piano carceri originario e nonostante 228 milioni di euro in meno rispetto agli stanziamenti originari del piano straordinario. I nuovi posti di piano carceri già disponibili al 31 dicembre 2012 sono 2.150, mentre 3.300 saranno disponibili il 31 dicembre 2013 e 6.250 al 31 dicembre 2014. Se anche questo vi sembra un fallimento, ditelo, ma ditelo con questi numeri, tenendo presente questi numeri. Allora, non è stato un fallimento quel provvedimento, non ha causato un'elevazione della criminalità rispetto ai reati per i quali è intervenuto. Questo di oggi, dunque, non è la «pezza a colore» messa ad un fallimento: è la terza tappa ed è sempre nella linea di quel provvedimento.
Qualcuno ieri mi diceva: che fa, Ministro, sta ad occhi bassi mentre noi parliamo? Sì, sto ad occhi bassi, non perché mi vergogni di questo provvedimento, ma perché è mia abitudine seguire il dibattito leggendo il provvedimento ed è quello che dovrebbero fare tutti quando commentano un provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo). Mano a mano Pag. 6che arrivavano certe considerazioni, io andavo cercando nel provvedimento se vi fosse corrispondenza o meno con quello che veniva detto e ad un certo punto ho incominciato a prendere appunti. Ecco perché non guardavo più le persone che parlavano: ascoltavo e prendevo appunti. E nel prendere appunti, mi sono resa conto che andavano chiarite alcune cose, che forse non erano state abbastanza chiaramente esplicitate e, quindi, sarà stata certamente colpa di chi non ha illustrato preventivamente il provvedimento. Avrei potuto farlo anch'io e forse, oggi, avremmo tutti quanti maggiore completezza di cognizione. Poi ognuno prenderà le sue decisioni, ma partendo da una base: e cioè che questo provvedimento è tutto strutturato intorno a reati - poi ne esaminerò qualcuno - che hanno, come pena massima, la pena di quattro anni e per i quali la decisione sulle modalità è assolutamente discrezionale ed è del giudice, con gli elementi che vi ho detto. E comunque è una misura detentiva, perché non manda la gente per strada, come è stato detto; è una misura detentiva domiciliare, che offre un'alternativa al carcere solo per coloro per i quali il giudice ritenga che il carcere non sia la migliore delle misure possibili.
Ma nessuno andrà per strada con questo provvedimento! Allora, partiamo da questo e vediamo quali erronei riferimenti sono stati fatti a norme che non hanno la pena inferiore a quattro anni. Primo erroneo riferimento: corruzione per un atto d'ufficio; ricordo che, ai sensi della normativa vigente, articolo 318 del codice penale, la corruzione per l'esercizio della funzione è punita con una pena da uno a cinque anni, dunque non rientra in questo provvedimento. Secondo: il riferimento al furto in abitazione e al furto con strappo; ricordo a me stessa e a tutti voi che sono puniti con una pena da uno a sei anni e quindi non c'entrano con questo provvedimento. Ancora, erroneo riferimento ai reati tributari; la pena va da un anno e sei mesi a sei anni, non rientra in questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Veniamo alla pornografia minorile; l'articolo 600-ter contempla sei ipotesi di pornografia minorile, tutte fuori da questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Vi rientra soltanto una ipotesi, quella della cessione gratuita di una immagine di pornografia minorile, che è l'ipotesi minoritaria; basterà questa, ma basterà anche al giudice per decidere se ritiene che per questo reato e per le modalità con cui è stato commesso non debba essere concessa la detenzione domiciliare ma debba essere dato il carcere; il giudice vedrà se si è trattata di una cessione unica, di una cessione casuale oppure riterrà che quella persona deve scontare il carcere. Questo vuol dire discrezionalità, questo vuol dire fare una selezione di norme che, naturalmente, va fatta con un tetto limite di carattere preventivo; infatti preventivamente è il legislatore, siete voi che avete deciso che i reati da uno a quattro anni sono meno gravi degli altri; non solo, ma siete voi che avete deciso che per i reati da uno a tre anni, come quello di cui vi ho parlato, pornografia minorile, nessuno andrà in carcere perché sono previste tali e tante di quelle misure alternative che, credetemi, non vedrete mai nessuno in carcere per quel singolo reato punito da uno a tre anni del quale sto parlando che è un reato che non piace a nessuno di noi, è un reato che è fortemente immorale, ma rispetto al quale voi sapete che già esistono delle leggi che consentono di non andare in carcere, perché per pene da uno a tre anni, oggi, in Italia, il carcere non lo sconta nessuno. E allora, non è questo un provvedimento che toglie la certezza della pena, questo è un provvedimento che si adagia su un tessuto di norme preesistente e che è stato confezionato e consolidato da anni.
Ancora, ed infine, perché non vorrei distogliervi dai compiti estremamente importanti che oggi avete da svolgere, è stato Pag. 7sollevato il problema del turnover. Anche qui non so che inerenza abbia con il provvedimento però voglio rispondere anche a questa questione relativa al turnover delle forze di polizia, in relazione all'esigenza di disporre di maggiori risorse di personale. Sa la Ministro Cancellieri quanto abbiamo discusso, quanto stiamo soffrendo e combattendo perché questo problema arrivi alla giusta soluzione. Devo sottolineare che rispetto alle originarie previsioni contenute nel decreto-legge n. 95 del 2012 di revisione della spesa, la Camera dei deputati in sede di approvazione del disegno di legge di stabilità per il 2013 ha modificato le originarie percentuali di assunzioni, incrementandole dal 20 al 50 per cento per ciascuno degli anni 2013 e 2014 e fino al 70 per cento per l'anno 2015 prevedendo, a tal fine, l'istituzione di un apposito fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze. La suddetta modifica consentirà all'amministrazione di fronteggiare, negli anni a venire, le prime necessità connesse a questa materia.
Dunque non solo l'impegno del Governo c'è stato, non solo abbiamo discusso per giorni e giorni della possibilità di incrementare il turnover delle Forze armate ponendoci un problema che è di noi tutti, il problema della sicurezza sociale, ma dovendolo anche coniugare con le difficoltà e la crisi economica del nostro Paese e mi pare che le nostre insistenze siano arrivate comunque ad un risultato, compatibilmente, certo, con quello che si può fare. Era il massimo che si potesse fare, ma l'abbiamo ottenuto e abbiamo insistito perché avvenisse.
Infine, fra le altre misure destinate ad alleviare le difficoltà connesse al sovraffollamento delle carceri ed a consentire l'applicazione di detenuti ad attività lavorative, c'è stato l'inserimento, sempre nella legge di stabilità, del rifinanziamento della legge Smuraglia. Qualcuno ha parlato ieri dei lavori socialmente utili e del fatto che a volte sembrano come porre nella libera disponibilità di alcuni un lavoro che sarebbe ambito da altri. Bene, sul lavoro socialmente utile noi siamo stati attentissimi a selezionare solo lavori che nessun altro voleva fare e a dare una tessera ad ore che chiunque non sia detenuto può chiedere, ed è stato un successo straordinario. I detenuti sono andati a pulire gli argini dei fiumi, quelli che da anni non si pulivano, facendo lavori socialmente utili retribuiti ad una paga disponibile per chiunque altro volesse fare quello stesso lavoro. Dunque non hanno rubato lavoro a nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Hanno lavorato in maniera utile per la società e la stessa cosa avverrà con il rifinanziamento della legge Smuraglia, perché vedete, i conti che noi abbiamo fatto istituendo una seria commissione di studio sulla recidiva ci dicono che il detenuto che lavora è un investimento per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo) perché impara a lavorare, si reinserisce nella società e la recidiva, misurata in altri Paesi, sapete a quanto scende? Al 2 per cento. Allora ecco perché questo, è una parte di un piano intero organico che cerca di eliminare il sovraffollamento carcerario non con una misura o un episodico intervento, ma con una serie di interventi che hanno tutti una loro razionalità. Sono interventi che non vogliano creare pericolo sociale e scusate, dimenticavo una cosa, sono interventi che possono essere assunti soltanto previa consultazione della persona offesa, ricordatevelo questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Ricordatevi quando citate le norme che non dovrebbero essere qui dentro perché le persone offese non le vorrebbero, le persone offese vengano consultate dal magistrato prima di applicare questi provvedimenti. Ecco perché io ero con gli occhi bassi, perché mentre si parlava e leggevo queste cose dicevo: ma stiamo parlando di due cose diverse? Quello che leggo qui è quello che sto sentendo dire? Allora io credo che la mia presenza qui oggi spero sia stata utile semplicemente perché ha dato una lettura di quello che c'è nel Pag. 8provvedimento e l'ha inquadrato in una più ampia cornice che è quella di tutti i provvedimenti del Governo in materia di detenzione carceraria, che sono tutti ispirati allo stesso principio: sfollare le carceri, creare delle alternative, abbattere la recidiva. Questi sono i tre punti per i quali io continuerò a battermi perché li reputo punti di giustizia sociale per tutti, per i colpevoli e per le vittime (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro della giustizia, Paola Severino Di Benedetto. Permettetemi, prima di dare la parola al Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, di salutare gli studenti ed i professori delle classi quinta B e C della scuola primaria dell'istituto Villa Flaminia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Poi ci sono altri studenti a fianco a loro, ma li saluteremo successivamente se ci verrà comunicato il nome dell'istituto che rappresentano.
Ha chiesto di parlare il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA CANCELLIERI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, volevo solo aggiungere poche considerazioni sulla famosa convenzione Telecom. La convenzione Telecom è stata stipulata per tutti i servizi di telefonia del Ministero dell'interno nel 2001 e comprendeva, appunto, tutti i servizi. Nel 2003 si è deciso di implementare questa Convenzione con un capitoletto riguardante i braccialetti elettronici, che sono stati istituiti con legge nel 2003.
Il capitolo «braccialetti elettronici» prevedeva che venisse istituita una piattaforma per l'utilizzazione di questi braccialetti, e l'utilizzo fino a 400 di questi. La convenzione aveva la durata di dieci anni: al 31 dicembre del 2011 è cessata. Ritenendo che ci fossero le condizioni per la privativa industriale, il Ministero ha rinnovato la convenzione per altri sette anni. La convenzione prevedeva una nuova piattaforma molto più evoluta, naturalmente tenendo conto dell'avanzamento della tecnologia, e l'utilizzo fino a duemila braccialetti elettronici, di cui 200 muniti di GPS. Su questa convenzione c'è stato un ricorso della Fastweb, che è stato accolto e ne ha portato la validità fino al dicembre 2013. Attendiamo serenamente il Consiglio di Stato, che naturalmente è stato chiamato. La convenzione è stata fatta sulla base di un parere rafforzato dell'Avvocatura dello Stato che ha sentito anche il comitato consultivo.
Sulla quantità dell'uso dei braccetti elettronici e non, che è limitato, come ha già detto il Ministro Severino, c'è una responsabilità dei magistrati, che valutano se utilizzarli o meno. Quindi, tocca a loro decidere quanti utilizzarne, in che numero. Il Ministero è in grado, in qualsiasi momento, di fornirne sino a 2.000 e, di questi 2.000, 200 sono muniti di GPS.

PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro dell'interno, Anna Maria Cancellieri, anche per le informazioni aggiuntive che ha voluto fornire all'Assemblea. Mi ero ripromesso di salutare gli alunni della scuola Guglielmo Marconi di Catania, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Dopo l'intervento dei rappresentanti del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Non sarà ovviamente ammesso nessun intervento a titolo personale. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, vorrei anzitutto ringraziare i Ministri dell'interno e della giustizia per i chiarimenti e le informazioni che hanno fornito. Oggi, in questo momento, si è stabilito il corretto rapporto tra il Governo ed il Parlamento: il Parlamento chiede, non di porre ostacoli, ma di avere elementi Pag. 9di maggiore consapevolezza a fronte di provvedimenti così delicati e controversi, che attraversano non soltanto il mondo penitenziario, ma la vita di ciascuno di noi.
E da questo punto di vista mi permetto di dissentire solo su un punto rispetto alla relazione del Ministro Severino, quello secondo cui queste questioni sarebbero una sorta di deja vu. Sono deja vu se alcune risposte non vengono fornite, o comunque non nella loro completezza. Il decreto-legge cosiddetto svuota-carceri dell'inizio di quest'anno, non è mai stato seguito, o perlomeno non in questa Assemblea, da un compiuto bilancio sull'attuazione di quelle norme - bilancio che pure era stato chiesto - e da alcune informazioni, per esempio, su come si regolano - a fronte dei reati cosiddetti da strada, che qualcuno impropriamente definisce di microcriminalità, ma che di micro non hanno nulla - le forze di polizia dall'entrata in vigore di quelle norme e se, per esempio, non hanno incrementato le denunce a piede libero rispetto agli arresti in flagranza come effetto dell'impossibilità di detenere delle persone nelle camere di sicurezza.
Ma vengo ai punti oggetto dell'informativa. Io non ritengo fuorviante la precisazione sul braccialetto elettronico, che è stato avviato nel 2000 - e non nel 2003 - su iniziativa dei Ministri Bianco e Fassino (Applausi polemici di deputati del gruppo Lega Nord Padania) e che certamente poi, in corso d'opera, ha avuto una dilatazione ad altri servizi forniti da Telecom, per evitare che quei 90 milioni, circa, di euro complessivi, fossero tutti dispersi. Piuttosto, una buona metà di quelle somme sono andate a servizi, invece, realmente fruiti.
Però, signor Ministro, con tutto il rispetto, mi sembra che sia un argomento che merita ulteriore approfondimento, perché la scarsa propensione della magistratura e, in particolare, della magistratura di sorveglianza, a rendere applicabile questa misura costituisce, dopo 10 anni, un dato oggettivo del quale non si può non tener conto in un momento in cui, come ella e la sua collega dell'interno hanno ricordato, per le necessità generali del bilancio vi è una rigorosa spending review. Dunque, non mi sembra la cosa più adeguata e più adatta continuare a erogare somme non per incrementare il parco macchine o per incrementare il tetto di straordinario, ma per incrementare un servizio che, in 10 anni, non ha funzionato. Questo non lo dice l'ultimo deputato presente in quest'Aula ma lo dice la Corte dei conti, che nella relazione n. 11 di quest'anno, a proposito del rinnovo di questa convenzione, usa delle parole che non hanno bisogno di commento. Cito testualmente: «Il rinnovo della convenzione con la Telecom per una durata settennale ha reiterato una spesa, relativamente ai braccialetti elettronici, antieconomica e inefficace, che avrebbe dovuto essere almeno oggetto, prima della nuova stipula, di un approfondito esame (...)», mentre poi ci si interroga a proposito della questione relativa alla convenzione privata e non a mezzo gara di cui si sta occupando, come è stato ricordato, la giustizia amministrativa.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO. Un cenno sugli stranieri e concludo, signor Presidente. È vero, esistono quelle tre condizioni. Ma un conto è fare la ricognizione normativa, un conto è incentivare l'applicazione di questa normativa - è quello che noi richiediamo nuovamente al Governo - sulle forze di polizia da ultimo. Se il braccialetto continua a non essere utilizzabile, vuol dire che i nuovi compiti verranno scaricati in aggiunta alle forze di polizia e la questione relativa al turn over è pertinente. Conosco i vostri sforzi perché il turn over sia dilatato il più possibile e li apprezzo. Ma, da un lato vi sono i vostri sforzi, che sono nella fase ovvia della discussione, e dall'altro vi sono delle norme, immediatamente operative, che incrementano un lavoro già difficile e complesso e che rendono la sicurezza di tutti noi meno garantita rispetto a standard diversi da quelli che tutti vorremmo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo delle Libertà e Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mantovano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Severino e il Ministro Cancellieri. Ringrazio il Ministro Severino per l'ampia spiegazione e per l'approfondimento che ha fornito, di supporto al perché e alle ragioni del provvedimento che abbiamo in esame.
Mi permetto, però, prima di rispondere ad alcune delle questioni, di ricordare quello che è successo nella giornata di ieri e che, cioè, per intralciare questo provvedimento, nel quale noi crediamo, ieri si è sollevato in quest'Aula, in particolare da parte dei colleghi della Lega Nord Padania ma anche da diversi esponenti del PdL, l'argomento del peggioramento della condizione della sicurezza in questo Paese in ordine alle conseguenze di questo provvedimento.
Sono stati fatti molti numeri ma me ne bastano due per confutare questa tesi e per chiedere a voi, che avete governato questo Paese per quattro degli ultimi cinque anni, una risposta. Quale Governo governava questo Paese quando sono stati tagliati 4 miliardi di euro alle forze dell'ordine di questo Paese, ai comparti sicurezza e difesa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Chi governava, collega Mantovano, questo Paese quando nel gennaio del 2010 sono stati promessi dal Ministro della giustizia del Governo Berlusconi duemila agenti di polizia penitenziaria in più che non sono mai arrivati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Allora, se ci sono delle responsabilità, per dire che vi sono dei problemi di minore efficienza e di minore capacità nel campo della sicurezza in questo Paese in questi anni, qualcuno dovrebbe prendersi le responsabilità per il periodo in cui ha governato, per molti anni, questo Paese.
Penso che le risposte che abbiamo ricevuto oggi sulla questione del braccialetto elettronico, vadano nella direzione di una consapevolezza critica dei limiti che fino adesso ha avuto l'applicazione di questo strumento. Queste considerazioni non fanno che confutare le ipotesi su questo particolare aspetto di questo provvedimento, che ha invece un senso politico compiuto per la ricerca e l'applicazione di pene detentive non carcerarie e che noi appoggiamo. Vi siete attaccati a questo particolare, che voglio ricordarle di nuovo, onorevole Mantovano. Lei qui ha esposto la genesi dell'applicazione dei braccialetti, ma non vogliamo dimenticarci che voi avete perpetuato il contratto di quei braccialetti. È il Governo di centrodestra che ha continuato ad utilizzare quello strumento. Lo da detto anche lei ieri, dicendo che non siete riusciti ad interrompere quel contratto che era in essere. Allora, se è confutata l'ipotesi che il braccialetto elettronico sia la ragione, come ho visto qui ieri tentare di dimostrare, che mette in crisi tutto il sistema di sicurezza del Paese, se abbiamo ascoltato tutti, come ho ascoltato io, l'elencazione dei reati che il Ministro Severino ha qui, con dovizia di particolari citato, spiegando a questa Aula, che ieri aveva dovuto ascoltare parole diverse, secondo cui una serie di reati gravissimi venivano associati all'ipotesi di pene non carcerarie - e non è vero, perché questa tesi è confutata - allora rimane l'idea, che è la nostra idea, la linea politica che c'è su questo provvedimento. Questo provvedimento guarda al futuro e prevede la necessità di pene alternative non automatiche, legate alle scelte discrezionali del magistrato.
Per quanto riguarda l'aspetto del braccialetto elettronico, onorevole Mantovano, questo ha avuto un'evoluzione, perché qui si è detto - ci hanno spiegato i Ministri - che sono cambiati i riferimenti elettronici con l'applicazione del GPS. C'è stata una evoluzione e bisognerà vedere se effettivamente può avere un nuovo utilizzo, sempre nella discrezionalità del magistrato.
Allora, penso che la polemica che qui si è sollevata sia strumentale ed elettoralistica. Non è possibile da parte vostra accettare questo tipo di polemiche, in Pag. 11particolare da chi ha avuto responsabilità, in questi anni, di Governo, da chi ha colpito il sistema della sicurezza con tagli orizzontali che hanno fatto sì che noi siamo in possesso oggi di meno forze dell'ordine di quando voi avete iniziato a governare. Ringraziamo il Ministro per le spiegazioni che qui ha fornito, che credo molto utili al prosieguo del nostro dibattito su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, signor Ministro, innanzitutto credo che una prima risposta vada data al collega Fiano, che ricordava l'operato dei precedenti governi. Collega Fiano, ricordiamo quello che avete fatto voi nel 2006 votando l'indulto del Governo Prodi, prendendo 30 mila detenuti e mettendoli liberi sul territorio, riducendo i livelli di sicurezza dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), tanto per ricordare l'operato dei Governi precedenti.
Signor Ministro, credo che ieri non ci sia stata la manifestazione di un senso di catastrofismo. Credo che ieri vi sia stato un dibattito sul tema delle carceri e del loro sovraffollamento, a fronte di una serie di politiche di natura clemenziale, che sono state approvate in questi anni, che non hanno assolutamente risolto il problema del sovraffollamento delle carceri. Se oggi voi approvate questo provvedimento, questa è la dimostrazione che le politiche precedenti, dall'indulto del Governo Prodi in poi, hanno fallito. Questo tipo di politiche... nel momento in cui si prendono coloro i quali hanno commesso dei reati e hanno la pena da scontare, questi la devono scontare all'interno delle carceri, e se voi gliela fate scontare ai domiciliari, ciò rappresenta il fallimento di una vostra politica carceraria.
Non è vero che lei crede nel dibattito parlamentare. Se lei vi avesse creduto, ieri sarebbe rimasta in Aula con noi a discutere e a confrontarsi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

NICOLA MOLTENI. Il tema del braccialetto non è quello principale, che invece è rappresentato dalle carceri e dai provvedimenti che voi avete adottato. Il tema del braccialetto nasce nel momento in cui, nel vostro decreto-legge, voi indicate in materia di misure di controllo per quanto riguarda la detenzione domiciliare, l'articolo 275-bis del codice di procedura penale. È evidente che vi chiediamo conto di una convenzione scaduta, onerosa, che avete rinnovato e che riguarda dei braccialetti che non funzionano. È evidente che vi chiediamo conto di come ed in che modo ritenete opportuno esercitare il controllo con i braccialetti elettronici. Ci dispiace che oggi voi non abbiate fornito alcuna risposta.
Signor Ministro, siccome lei non ha fornito alcuna risposta, non accettiamo il suo atteggiamento da maestra che viene a dirci cosa dobbiamo o non possiamo fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Non è assolutamente vero quello che lei dice con riferimento ai reati, perché non abbiamo sentito, da parte sua, menzionare, ad esempio, il reato di stalking previsto dall'articolo 612-bis del codice penale, uno di quei reati che prevede una pena alla reclusione sino a quattro anni rispetto ai quali, è vero, vi sarà la scelta discrezionale da parte del magistrato, ma, siccome all'interno di quest'Aula parlamentare abbiamo dibattuto molto per introdurre il suddetto articolo 612-bis, crediamo che, con riferimento a quel reato, la possibilità, che non deve essere discrezionale, di poter punire anche con il carcere chi commette quel tipo di reati, sia doverosa.
Inoltre, signor Ministro, non ha neppure sconfessato l'inclusione di un altro reato che abbiamo indicato ieri, ossia il traffico di influenze illecite, un reato che lei ha voluto, giustamente, introdurre nel provvedimento sull'anticorruzione, che abbiamo votato. Oggi, tra quei reati che prevedono una pena detentiva sino a quattro Pag. 12anni che possono essere inclusi nel provvedimento relativo ai domiciliari, vi è anche quello di traffico di influenze illecite. Non lo ha negato e, soprattutto, non lo ha escluso. Da questo punto di vista, attendiamo da lei una risposta.
Lei dimostra, voi dimostrate, di avere più attenzione e maggiore sensibilità nei confronti di chi commette reati anziché di chi i reati li subisce! Questa è una vergogna! Questa è una vergogna, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Le vittime dei reati vengono prima di tutti e, soprattutto in questo momento in cui, ad esempio, i furti aumentano, hanno bisogno di maggiore attenzione.
Non siamo assolutamente soddisfatti. Abbiamo fatto ostruzionismo e continueremo a farlo perché il provvedimento in oggetto, caro collega Fiano, mina i livelli di sicurezza e, soprattutto, non riconosce una tutela alle persone perbene e oneste. Vi siete dimenticati di loro! Vi siete colpevolmente dimenticati di loro! Fortunatamente c'è la Lega Nord che dà voce a questi soggetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, mi dispiace che, durante un dibattito serio, in quest'aula si sia assistito praticamente ad una «mutazione genetica» del dibattito stesso. Si è passati, di fatto, dalle misure alternative al carcere, ad un'informativa urgente sul braccialetto elettronico. La parola d'ordine ormai sembra essere, nell'imminenza della scadenza elettorale, quella di dividersi tra noi a tutti i costi, anche quando, francamente, non ve ne è bisogno.
Ricordo le interrogazioni su questi temi che io ed altri abbiamo presentato al Ministro dell'interno Maroni. Non faccio fatica a dire che il Ministro Maroni è stato un bravo Ministro dell'interno, ma, nonostante questo, su questi temi mi rispondeva in termini molto dubitativi, molto problematici, ammettendo le sue difficoltà. Noi lo abbiamo incalzato, siamo stati presenti in Aula, abbiamo presentato interrogazioni. Meno male che oggi sono arrivate in Aula le signore Ministro nel tempo di ventiquattro ore. Raramente in passato si è visto rispondere a temi così stringenti, sollevati in quest'Aula, in meno di ventiquattro ore (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico). Possiamo essere soddisfatti o meno di queste risposte, ma sicuramente hanno dato al Parlamento una dignità che in questi giorni noi stessi abbiamo contribuito, probabilmente, a far perdere.
La parola d'ordine, dicevo, è stata quella di dividersi, e molti di coloro contrari al provvedimento, oggi hanno sollevato un tema, come quello relativo al braccialetto elettronico, che invece è pienamente confacente all'adozione di mezzi di controllo dei detenuti e, in generale, di pene alternative.
Quindi anche questa è un po' una contraddizione: si sta in Aula per criticare questo provvedimento e poi si solleva il tema del braccialetto elettronico, che io condivido, come strumento utile - non indispensabile, ma sicuramente utile - per ottenere una tutela ed un controllo di coloro che sono sottoposti ad un regime restrittivo.
Molti dei responsabili, e mi verrebbe quasi da dire conniventi o quanto meno dei prosecutori della convenzione del contratto con Telecom per il braccialetto, oggi sono qui in Aula - ieri soprattutto, oggi meno - a stracciarsi le vesti, a puntare il dito, ad accusare. Questa è una responsabilità - noi siamo stati sempre all'opposizione negli ultimi sette anni - che coinvolge molti e secondo me la cosa importante è trovare una soluzione rapida, per far sì che il nostro Paese non sia l'unico di quelli tecnologicamente avanzati - e speriamo di esserlo - a non poter ancora adottare una soluzione di questo tipo, che noi vediamo soltanto nei film e siamo contenti di vedere nei film, ma in Italia, purtroppo, non possiamo adottare. Pag. 13
Per tanti reati - penso proprio allo stalking o ad altri reati in cui bisogna tenere lontano l'aggressore dalle proprie vittime - questo sarebbe uno strumento essenziale. Le risposte di oggi mi soddisfano, ma invito i ministri, anche nella parte restante della legislatura, ad intervenire pesantemente. Questa convenzione, se c'è, si deve portare a termine: si devono avere i braccialetti e si devono avere i braccialetti sui detenuti per non tenerli negli scantinati (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Dall'inizio della legislatura abbiamo fatto queste richieste e bene ha fatto oggi anche, il Ministro Severino soprattutto, a rispondere a tutti gli erronei riferimenti - uso un eufemismo, «erronei riferimenti» - a tutta la becera propaganda, tesa solo a sollevare paura sociale in quest'Aula e, quindi, a farne eco nel Paese, non so francamente per quale motivo, se non per quello elettorale.
Il diritto penale noi lo consideriamo - lo dirò poi nel mio intervento finale su questo argomento - come extrema ratio della tutela giuridica e, a sua volta, il carcere come extrema ratio del diritto penale. Oltretutto su questi argomenti c'è sempre il magistrato, c'è sempre il magistrato che alla fine deve decidere nel nostro complesso sistema di garanzie, sistema di garanzie che poi viene evocato un giorno come essenziale, indispensabile (tutte le garanzie all'imputato!) e il giorno successivo, invece, l'imputato non deve avere nessuna garanzia. Questo francamente da parte nostra è un comportamento di doppia morale che dovremmo considerare molto quando interveniamo in quest'Aula.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO RAO. In conclusione, signor Presidente, il carcere secondo me non è la migliore misura possibile, e non dovrebbe essere neppure quella auspicabile, a meno di non voler giocare proprio e soltanto sulla paura delle persone, ma questo significa lavorare, secondo me, per un Paese peggiore.
Noi vogliamo invece il contrario: sicurezza per i cittadini, certezza della pena, carceri vivibili e non illegali, recupero e riscatto dei detenuti. Lavoriamo per un Paese con queste caratteristiche. Dovremmo farlo tutti. Noi intanto ci incamminiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, signora Ministro, credo che stamattina abbiamo potuto assistere alla prima vera irruzione della politica da parte di un Governo tecnico in quest'Aula.
È stata una pagina importante e vi ringraziamo per l'intervento, per la sensibilità che avete dimostrato, non dimenticando di ringraziare la Commissione, che ha contribuito in maniera importante ad approfondire con un grande lavoro un provvedimento, che anche per alcuni di noi aveva delle sfaccettature da approfondire e da discutere. Lo ha fatto nel migliore dei modi.
La pagina di questa mattina: con chiarezza, con trasparenza, con un atto politico, avete voluto riferire al Parlamento su questioni essenziali di settori vitali della nazione. Si scrive appunto una bella pagina di un Governo che, seppur tecnico, ha dimostrato una grandissima sensibilità politica. Quindi, innanzitutto, questo ringraziamento.
Noi siamo una piccola forza politica, molto attenta al tema della legalità, al tema della certezza della pena.
Siamo molto attenti al tema della legalità e della certezza della pena e non ci iscriviamo, però, al partito degli ipocriti o di coloro i quali, in maniera ipocrita, hanno trasformato un dibattito delicato, come quello legato a questa normativa, in una sorta di apertura di campagna elettorale sulla tema della sicurezza del cittadino.
Noi crediamo alla certezza della pena perché crediamo nella sicurezza del cittadino, ma conosciamo, ad esempio, la situazione Pag. 14realmente drammatica delle carceri italiane dove nulla ha a che vedere con i principi costituzionalmente importanti e fondamentali, quali quello della funzione rieducativa della pena; situazione alla quale si assiste, purtroppo, non per colpa degli operatori penitenziari, ma per colpa di una situazione drammatica.
Allora riteniamo che non possiamo non condividere questo provvedimento. Lei ha chiarito. Sul tema del braccialetto elettronico abbiamo avuto un altro piccolo festival dell'ipocrisia, c'è stato al riguardo un chiarimento, da parte sua, che ci soddisfa pienamente. Il provvedimento è opportuno perché è opportuno depenalizzare, perché è opportuno sospendere il procedimento attraverso un meccanismo intelligente e produttivo per la società civile quale quello della messa alla prova, perché, ancora, il provvedimento introduce nel codice penale pene detentive alternative a quelle carcerarie in una luce realistica.
Questa, signori del Governo, ma soprattutto, colleghi parlamentari, è una grande lezione di politica e realisticamente la politica deve comprendere cosa succede all'interno del perimetro nazionale e che la situazione carceraria versa in una condizione gravissima.
Parlavo di ipocrisia, e mi avvio a concludere, perché mi è sembrata strana, innanzitutto, una sorprendente sensibilità della Lega sul tema dello stalking. Sono positivamente sorpreso di questa sensibilità socialmente avanzata sul tema dello stalking, sul diritto delle donne, è una bella sorpresa, è un avanzamento culturale, lo hanno ripetuto spesso. Soprattutto, però, mi riferivo alla grande ipocrisia da parte di chi - e, guardate, il conto sarebbe troppo lungo - ha votato senza alcuna esitazione per l'abrogazione del falso in bilancio, sulle intercettazioni, il processo breve, il processo lungo; ha salvato colleghi parlamentari dalla detenzione quando erano accusati di corruzione, concussione, peculato, concorso esterno in associazione mafiosa. Ed ora, il problema, che hanno posto all'attenzione dell'Aula, è il gravissimo rischio per la sicurezza nazionale determinato dall'accattonaggio o dal piccolo spaccio dell'extracomunitario.
Il festival dell'ipocrisia! Il festival di chi ritiene che sia importante la sicurezza attraverso questo moralismo «peloso» e non il grande tema della legalità (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo)!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Per questi motivi, sosterremo con forza questo provvedimento e per questo vi ringraziamo per la lezione di politica che avete dato a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signora Ministro, a nome del gruppo Popolo e Territorio intendo rappresentarle la forte considerazione per le comunicazioni che lei oggi ha voluto portare all'attenzione dell'Assemblea.
Le siamo molto grati perché non capita spesso che un Ministro - nel pieno di un dibattito molto difficile e molto complesso, che presenta anche sfumature non di secondo ordine e che richiama tutti ad una qualità dell'approfondimento se vogliamo dare davvero delle risposte concrete ai problemi reali che il Paese oggi sta attraversando - venga in Aula, forse anche con qualche legittimo tono piccato, a puntualizzare alcuni aspetti che ieri sono stati al centro di un confronto molto serrato.
Quello che mi rammarica - lo dico con franchezza non da esperto della giustizia, ma come politico che cerca in qualche modo di dare un contributo perché il livello legislativo assuma un'adeguatezza rispetto alla sfida dei tempi moderni - è che nel dibattito molto spesso si torna a tirar fuori argomenti, che pure in qualche modo incidentalmente entrano su questioni di questa natura, che cercano però di spostare l'asse verso altre parti, altre considerazioni. Pag. 15
Vede, io ho apprezzato molto il fatto che lei oggi abbia voluto, in maniera puntuale, indicare esattamente quei reati che non c'entrano nulla con questo provvedimento; ed abbia voluto anche sottolineare aspetti che interagiscono, ma rispetto ai quali bisogna avere la consapevolezza che oggi una legislazione adeguata che cerchi di affrontare il tema del sovraffollamento delle carceri, mettendo in linea il rispetto della dignità della persona con la qualità del reato e con il problema della sicurezza che deve essere assolutamente garantita per il cittadino, passa attraverso quella cultura di un approccio alla legislazione in termini di complessità del problema e non di semplificazione del problema.
E allora sottolineo questo aspetto, perché oggi credo che sia positivo che il Parlamento venga messo di fronte ad una questione di questa natura e a un approfondimento di questo tipo, perché ieri noi ci siamo soffermati come gruppo proprio sul tema della sicurezza che nessuno di noi vuole marginalizzare. Ma la sicurezza è fatta di tanti fattori, voglio dirlo con grande chiarezza. La sicurezza è fatta certamente di controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, è fatta di integrazione sostanziale tra le forze di polizia, è fatta di capacità di mettere in linea le forze di polizia locale con le forze di polizia tout court, è fatta anche della capacità degli amministratori locali di pianificare lo sviluppo del loro territorio in maniera di armonizzarlo rispetto alle esigenze di sicurezza dei cittadini, creando ambiti non oscuri nelle grandi città come nelle piccole periferie, cercando cioè una collaborazione che chiama ognuno a svolgere un segmento di quel mosaico che, se è completo, allora riesce a garantire tutti i fattori sui quali noi ci muoviamo.
Ed anche sul tema - questo sì portato un po' ad emblema di una cattiva amministrazione politica di questi ultimi tempi - che riguarda l'uso dei braccialetti elettronici, io la ringrazio, Ministro Cancellieri, perché ha voluto chiarire in maniera definitiva quello che è anche il tema del rinnovamento di una proroga che riguarda l'uso di questi strumenti. Ed è davvero singolare che per molto tempo si sia discusso intorno all'utilizzo o meno dei braccialetti elettronici come elemento che accompagnasse un modo diverso di rapportarsi rispetto alla figura del reo e, poi, nel momento stesso in cui si trovano misure alternative al carcere, si voglia scompaginare questo percorso che è stato delineato nel tempo.
Concludo con una riflessione: quando parliamo di edilizia carceraria dobbiamo purtroppo avere anche l'onestà intellettuale di dire che quando siamo stati nelle condizioni di costruire le carceri non siamo stati in grado di farlo. Io mi auguro che sia messo a capo di quel dipartimento chi sia in grado di accelerare le procedure, perché abbiamo bisogno non solo di nuove carceri ma anche di modernizzare quelle carceri che oggi sono indecenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di parlare in relazione agli interventi svolti dal Ministro della giustizia e dal Ministro dell'interno, possiamo passare alla votazione dell'articolo 1.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 5019-bis-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 5019-bis-A). Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, io vorrei sinteticamente riassumere un po' i contenuti dell'articolo 1 e quindi contraddire tutto quello che in questa Aula è stato detto ieri. La Commissione ha riscritto l'articolo 1 con il parere favorevole del Governo proprio per rafforzare la sicurezza dei cittadini e la tutela della parte offesa. Le esperienze positive di altri Paesi dove sono state introdotte da tempo misure punitive diverse dal carcere hanno registrato la riduzione della recidiva al 2 per cento. Parole in libertà sono state dette ieri. Pag. 16Io vi invito a consultare il codice penale e a verificare personalmente tutti i reati che sono puniti con una pena superiore ai quattro anni.
Così scoprirete che il furto in abitazione o il furto con strappo è punito fino a sei anni, che la rapina è punita sino a dieci anni, che la pornografia minorile è punita sino a dodici anni, che i maltrattamenti fino a cinque, che l'estorsione fino a venti, che la truffa aggravata sino a cinque anni e la corruzione sino a otto, la concussione sino a dodici annui, la violenza sessuale sino a dieci anni, la prostituzione minorile sino a dodici anni, lo sfruttamento della prostituzione minorile sino a dodici anni. Nessuno, quindi, di questi reati può rientrare nella previsione di questa norma. È vero, il reato di stalking rientra nella previsione di questa norma perché è punito con una pena sino a quattro anni, ma non dimentichiamo che non è previsto nessun automatismo, la misura deve essere comminata dal giudice di cognizione dopo una scrupolosa ponderazione della pericolosità sociale e solo se in concreto il soggetto si dimostri meritevole di questa misura.
La detenzione domiciliare, colleghi, è una pena afflittiva (non lo dimentichiamo), è una pena privativa della libertà personale; chi ne usufruirà non andrà in giro per la città, non andrà nei giardinetti pubblici, come hanno sostenuto i colleghi della Lega, sarà detenuto nel suo domicilio o in una casa di cura, ma sarà detenuto. Noi abbiamo fatto tanta polemica su questo tema della sicurezza e io mi rendo conto che la Lega ha bisogno di sventolare la bandierina della sicurezza, così come abbiamo colto il travaglio del PdL che costringe alcuni deputati ad assumere posizioni differenziate, ma ridurre a questo il problema complesso della sicurezza e amplificare la percezione del rischio non serve ad affrontare e a risolvere il fenomeno e non serve soprattutto ai cittadini italiani.
A fronte di una diminuzione dei fenomeni criminali si assiste ad un aumento della percezione del pericolo proprio perché legato ad altri fattori e ad altre paure: la paura di perdere il posto di lavoro, la paura della disoccupazione, la paura di vivere in una società poco solidale e sempre più egoista. A queste paure i Governi hanno il dovere di mettere fine con una efficace politica di prevenzione. Ecco, questo è quello che si sta tentando di fare con questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, ho ascoltato l'intervento del Ministro Severino, e non sono potuta intervenire, che ha risposto benissimo - devo dire - alle argomentazioni della Lega, però non ha risposto benissimo ad altre argomentazioni che sono state portate in questa Aula sull'inutilità di questo provvedimento ai fini di interrompere l'illegalità delle nostre carceri. Signor Ministro, la prego - se avrà modo - di farsi dare lo stenografico dell'interpellanza che si discuterà oggi. Si tratta di carceri dove viene effettuato costantemente sui detenuti un trattamento inumano e degradante.
La Commissione è riuscita persino a svuotare questo primo articolo della legge, riguardante la carcerazione, rendendolo ancora più inefficace. Ma di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di provvedimenti spot o di qualcosa che dovrebbe essere utile ad interrompere la criminalità di Stato (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, il Popolo della Libertà dà atto al Ministro della giustizia di aver ricondotto il confronto e il dibattito sul provvedimento, in particolare sull'articolo 1, entro i confini entro cui si è sviluppato all'interno anche della Commissione. Il Ministro, però, sa benissimo che il testo originario Pag. 17presentato dal Governo era diverso, prevedeva, come pena principale per questi reati, gli arresti domiciliari. Ed è nata da questo confronto, in particolare su proposta del Popolo della Libertà, l'idea di non passare tout court a quel principio, ma di mantenere, attraverso la responsabilità del giudicante e con riferimento ai criteri, che bene ha elencato lei, dell'articolo 133 del codice penale, il doppio binario in modo tale da consentire al magistrato, anche in alcuni casi, di poter optare per gli arresti domiciliari di fronte, magari, alla rigidità che deriverebbe dall'applicazione della reclusione.
E vorrei dire una parola anche nei confronti degli amici della Lega che molto spesso si battono con correttezza su temi che anche noi condividiamo, che non si potevano fare distinzioni di reati perché nel preciso istante in cui, sotto il profilo sostanziale, si fa riferimento a tutti i reati puniti con pena fino a quattro anni dal codice penale, qualsiasi esclusione avrebbe comportato l'illegittimità costituzionale. È questo l'errore che era presente anche nella prima stesura nella quale, sotto magari anche un profilo politico condivisibile per chi ama gli slogan, era stato escluso il reato naturalmente relativo allo stalking.
Quindi, il provvedimento, in sede di Commissione, è stato vagliato sotto questi aspetti. Non dimentichiamo che nel nostro ordinamento esistono già delle misure alternative come la detenzione domiciliare e l'affidamento in prova. Ricordo che, per alcuni reati, l'affidamento in prova arriva a quattro o a sei anni di condanna per reati gravi, penso al testo unico degli stupefacenti, tanto per fare un esempio, e vi sono poi altre misure alternative che, attenzione, esistono in tutti i principali Paesi europei che sono, ancora oggi, alle prese con questa duplice situazione: l'aumento, purtroppo, della criminalità, le strutture esigue sotto il profilo penitenziario, l'esigenza di misure alternative di cui noi discutiamo in Parlamento da circa vent'anni.
Signora Ministro, però, lei mi consentirà, nel ribadire il voto favorevole all'articolo 1 del Popolo della Libertà, che ha contribuito a riscrivere con il suo sforzo in Commissione, di ritenermi non soddisfatto della risposta del Ministro dell'interno. Signora Ministro, quando un Ministro dell'interno, che viene dalla carriera prefettizia, cioè di coloro che rappresentano l'élite dei servitori dello Stato, non si pone il problema di una gara pubblica dopo un fallimento di una convenzione che ha inchiodato il nostro Paese per dieci anni, facendo pagare 91 milioni di euro ai contribuenti italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), non posso associarmi ai complimenti che ho sentito in quest'Aula, perché il primo dovere di chi viene da quella carriera era un dovere di trasparenza e di rispetto delle regole. In Francia, la legge che applica questi sistemi è del 1997; lo stesso avviene in Spagna pochi anni dopo e lo stesso avviene in Inghilterra e negli Stati Uniti d'America. Siamo, purtroppo, e lo dico con amarezza, signora Ministro, l'unico Paese in cui abbiamo dato 91 milioni di euro circa alla Telecom, ad una società allora pubblica, e oggi, purtroppo, senza trasparenza, cerchiamo di darne ancora mentre quella società, oggi privata, dovrebbe fare i conti con gli investimenti per rimanere sul mercato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Voto favorevole, quindi, all'articolo 1, ma, mi consenta, sanzione politica, magari da scontare in modo alternativo, al Ministro dell'interno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, rassicuro i colleghi: sarà una dichiarazione telegrafica, perché ho già espresso le considerazioni che desideravo esprimere, soprattutto sul livello e sulla qualità - si fa per dire - del dibattito che ha caratterizzato ieri il percorso parlamentare di questo importante disegno di legge. Io credo che l'articolo 1 - e in questo senso mi esprimo positivamente - Pag. 18vada votato da parte del gruppo di Futuro e Libertà, anche perché, insieme ad altri articoli, forse è quello dove è stato maggiormente messo a frutto il lavoro di approfondimento da parte della Commissione, che ha fugato alcuni dubbi che pure esistevano e che ha costruito un articolato equilibrato, aperto alle necessità innovative che il disegno di legge ha implicitamente con sé, e nello stesso tempo attento ai temi legati alla sicurezza del cittadino ed alla certezza della pena. Quindi il voto di Futuro e Libertà sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare il Ministro Severino per essere stata presente questa mattina in Aula e per averci dato le sue delucidazioni ed anche le motivazioni per le quali sostiene fortemente questo provvedimento. Tuttavia, signor Ministro, forse lei ha una visione di noi della Lega Nord come gente ignorante, gente barbara, gente che non legge le norme che si vanno ad applicare. In realtà, noi queste norme le abbiamo lette bene e confermiamo la nostra contrarietà, perché quello che si distingue, da lei e anche da questa ritrovata maggioranza PD e PdL sul tema della giustizia, sono due concezioni completamente diverse sulla politica criminale. Siamo divisi oggi e la pensiamo diversamente oggi come l'abbiamo pensata diversamente in passato.
Ricordava prima l'onorevole Molteni la misura dell'indulto: c'era il Governo Prodi, è vero, però quella misura - lo sapete benissimo - fu approvata con un'ampia convergenza. Anche allora PD e PdL si trovarono uniti insieme per approvare quella misura clemenziale che doveva ridurre la popolazione carceraria. In realtà, poi non è stato così, perché abbiamo visto che in tempi brevi le nostre carceri sono tornate a riempirsi. Quindi, questo per far capire che PdL e Lega non sono sempre stati sulla stessa direzione (lo dico anche al collega Fiano, visto che ci addossava anche responsabilità degli anni precedenti di Governo per quanto riguarda la politica criminale): noi abbiamo avuto sempre le idee ben chiare, tant'è che finché c'è stata l'alleanza di Governo Lega Nord-PdL non sono state votate misure clemenziali come appunto l'indulto, che invece porta la benedizione del Governo Prodi.
Signor Ministro, lei viene qui a bacchettare noi della Lega, però è stata un po' bacchettata anche dalla maggioranza che la sostiene. Infatti effettivamente adesso noi andiamo a votare un testo di un articolo 1 che non è il testo originario che lei ci veniva a proporre, testo originario che era palesemente viziato da incostituzionalità. Glielo ha appena ricordato anche l'onorevole Contento, che alla fine dice che il limite di applicazione era la pena della reclusione di quattro anni e voi avevate previsto un'esclusione oggettiva, guarda caso proprio per il reato di stalking. Forse perché lei, signor Ministro, visto che è una donna e quindi sensibile su questo argomento, si sarà posta il problema, avrà detto: ma come, abbiamo fatto tante battaglie per dare alle donne una misura per difendersi dagli aggressori e poi siamo incoerenti, perché diciamo che contro chi commette atti di molestie ostinati nei confronti di una donna si deve poter intervenire e bisogna aumentare le misure della custodia cautelare, dell'arresto e della reclusione e invece poi adottiamo un provvedimento contraddittorio. Quindi, anche voi vi eravate posti questo problema. Però l'onorevole Contento dice che è anticostituzionale. Alla fine è rimasto il limite dei quattro anni e tutta una serie di reati - lei ne ha elencati alcuni - chiaramente verranno ricompresi in questo limite di quattro anni. Lei mi viene a dire: ma tanto oggi chi commette reati fino a tre anni non va in galera. Allora, cancelliamoli, allora diciamo che chi commette reati fino a tre anni, via, è libero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Facciamo l'amnistia, fate l'amnistia, se queste sono le cose che ci venite a dire in Aula: «Il furto non è aggravato, Pag. 19ci rientra solo il furto semplice»; e la collega Samperi mi viene a leggere la prostituzione minorile, questa sì e questa no.
Collega Samperi, l'articolo sulla prostituzione minorile, così come quello sulla pornografia minorile, si compone di diversi commi: vai a leggerti i commi che rientrano in questa misura alternativa alla detenzione. Io ho omesso di dirlo: ricordava anche il collega Molteni che abbiamo fatto la «faccia feroce» nei confronti dei corruttori. Ma, signor Ministro, sul traffico di influenze lei aveva avuto effettivamente qualche difficoltà a farla digerire ai colleghi del PdL. Non è che, poi, vi siete messi d'accordo, dicendo: non vi preoccupate, ve la faccio passare nel disegno di legge anticorruzione, ma, poi, l'impunità ve la garantisco con il «salva delinquenti» o con lo «svuota carceri»?

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Lussana.

CAROLINA LUSSANA. Allora, queste sono cose che noi abbiamo evidenziato leggendo le carte (Commenti della deputata Angela Napoli)...questa bassezza te la risparmi! Come dicevo, abbiamo evidenziato queste cose leggendo le carte. Ripeto: abbiamo due diverse concezioni di politica criminale, e noi andiamo orgogliosi di questo, benissimo.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lussana.

CAROLINA LUSSANA. Faccio un unico esempio per concludere. Nel pacchetto sicurezza voluto dall'allora Ministro dell'interno, il Ministro Maroni, avevamo previsto - poi, la Corte costituzionale ce l'ha cassato, dichiarandone l'incostituzionalità - che chi stupra una donna debba andare - è una misura cautelare, conosco la distinzione tra misura cautelare e pena - obbligatoriamente in carcere. Voi, invece, cosa prevedete? Prevedete gli arresti domiciliari per tutti, senza controlli, perché le forze dell'ordine non possono controllare e i braccialetti elettronici sono una beffa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, prendo la parola, in effetti, per esprimere il convinto voto favorevole del gruppo dell'UdC a questo articolo 1 per le motivazioni che già sono state anticipate dal collega Rao, e per ringraziare il Ministro Paola Severino che, stamane, con molta pacatezza, ci ha dato anche prova di come dovrebbe essere un serio, ragionato confronto tra Governo e Parlamento.
Certo - lo dico soprattutto al collega Contento -, il lavoro parlamentare determina un miglioramento delle norme e, quindi, non c'è nulla di strano se questo impegno tra le forze politiche e in collaborazione con il Governo abbia prodotto un risultato migliore. Quello che, invece, davvero «non c'è» è l'insistenza di quei colleghi che, con posizioni del tutto rispettabili, insistono contro la ragione, contro il testo e, forse, anche contro il contesto, nella logica dell'allarme securitario. Forse, sono gli stessi colleghi che, non solo hanno votato una quantità, che non ricordo neppure per carità di patria, di leggi che dimezzano le prescrizioni e fanno comodo ad una serie di imputati, e così via, ma hanno anche votato come misura, diciamo così, di «diritto mite», lo sconto di un anno di detenzione per condannati per reati assai gravi, questi sì. Ripeto: lo sconto di un anno di reclusione per condannati definitivi per reati assai gravi.
Quindi, mettersi nella logica di chi insiste, pensando che si possa ancora fare politica all'insegna dell'«Aiuto! Stanno mettendo in circolazione delinquenti, il Governo di turno vuole aggredire le nostre proprietà, le nostre vite, la nostra dignità, i nostri figli» è un modo che, francamente, vorremmo tanto vedere lasciato dietro alle spalle, recuperando senno, serietà e anche verità. Pag. 20
Questa misura, che è una misura di delega molto circostanziata, consente al Governo, ma anche ad una serie di altre amministrazioni dello Stato, se guardiamo le norme sull'attuazione, di istituire un meccanismo deflattivo, innanzitutto anche del processo, e non solo dell'affollamento carcerario, a condizioni di legalità molto serie e sorvegliate; a condizione che la misura alternativa della detenzione domiciliare e del lavoro sia, comunque, accettata dalla parte lesa e, quindi, dalla vittima, cioè da Abele. Allora, i tanti colleghi che si richiamano ad Abele, rispettino anche le volontà di Abele, e si richiamino alla decisione prudente e discrezionale del giudice nel caso specifico.
Non stiamo aprendo le carceri, stiamo facendo esattamente uno sforzo molto ragionevole per trovare un sistema proporzionale di pene, sanzioni, di modi con cui scontare le pene in base al principio di proporzione e, quindi, di adeguatezza alla gravità del fatto, alla condotta e alla natura soggettiva del condannato.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, la invito a concludere.

PIERLUIGI MANTINI. Ho concluso, signor Presidente. È uno sforzo che dovremo fare meglio, attraverso le politiche di depenalizzazione, ma non scorderemo, non ci dimenticheremo davvero di sottolinearlo, mai: occorrono più politiche di depenalizzazioni sostanziali, perché ci sono sanzioni alternative, civilistiche, interdittive e di altro tipo, che, per i reati meno gravi, possono essere ugualmente deterrente forte e anche afflittivo, senza ricorrere però al carcere in una serie di reati minori. Meno carceri e più carceri solo per i reati più gravi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi esprimiamo il nostro dissenso su questo articolo perché riteniamo che il Governo avrebbe dovuto agire verso la depenalizzazione, perché è quella che, tra l'altro, consente di osservare il principio di effettività della pena e consentirebbe anche di ridurre la pressione carceraria.
La parte sulla detenzione domiciliare come pena principale ci appare fortemente imprecisa, lacunosa e ci lascia perplessi. Noi eravamo disponibili a discutere dell'applicazione del principio secondo cui il carcere dev'essere un'extrema ratio, purché si tenga conto che per molti reati il carcere ha un effetto deterrente che il legislatore non può cancellare, come invece avverrebbe o potrebbe avvenire grazie all'effetto di questa delega. Non consideriamo sufficiente la garanzia secondo cui il giudice della cognizione deve verificare di volta in volta la pericolosità del soggetto, non concedendo la detenzione domiciliare nel caso in cui risulti pericoloso.
Tra i reati, come abbiamo sentito, anche se molti non sono quelli che sono stati pronunciati in quest'Aula, ne restano anche di gravi e, quindi, in questo caso la possibilità di espiare la sentenza nella propria abitazione ci pare sbagliata. La disposizione rischia anche di avere le stesse censure di legittimità costituzionale, che hanno colpito la norma che prevedeva l'applicazione della misura cautelare detentiva nei confronti di coloro che avessero commesso il reato di violenza di gruppo, ad esempio. In sostanza, noi pensiamo che venga affidata al giudice della cognizione una discrezionalità che rischia di confliggere con il principio di legalità della pena.
Esprimiamo anche forti perplessità nei confronti degli strumenti elettronici, che finora non hanno dato risultati positivi.
Per questi motivi, ribadisco la nostra posizione e il nostro «no» a questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Severino per avere a lungo Pag. 21illustrato le motivazioni di questo provvedimento e mi auguro soprattutto che questo sia l'inizio per un cambiamento che sia di tipo culturale. Infatti, ciò è mancato in questa discussione: il tema che non è solo il carcere, l'unica pena; che ce ne sono altre, che possono essere anche più efficienti. Questo è il tema e speriamo che nei prossimi anni potremo impegnarci.
Purtroppo, non posso aggiungermi ad altri colleghi nell'espressione di entusiasmo utilizzata alla grande vittoria della politica. Riconosco in toto l'impegno del Ministro Severino. In quest'Aula il Ministero dell'interno sul problema convenzione Telecom non ha risposto (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beccalossi. Ne ha facoltà.

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dichiarare che voterò «no» all'articolo 1 di questo provvedimento perché ero e rimango convinta che la certezza della pena debba rimanere un faro per i cittadini che si aspettano che i delinquenti stiano in galera e le persone per bene siano fuori dalla galera. Sono convinta che questo Governo sia nato un anno fa con l'obiettivo di affrontare l'emergenza economica e non per affrontare temi di questo tipo, temi che possono e debbono essere affrontati solo da un Governo politico che spero possa venire quanto prima. Ritengo che un Governo che difende più i forti che i deboli sia un Governo che non mi appartiene; sono convinta che sarebbe stato più facile intervenire contro la carcerazione preventiva ovverosia intervenendo per coloro che, troppi, sono in attesa di giudizio nelle patrie galere, sommati ad una popolazione extracomunitaria enorme che dovrebbe essere rispedita immediatamente a casa. Ritengo che si debba intervenire su nuove carceri e non svuotando quelle che oggi sono sovraffollate; per questo e per tante altre ragioni voterò «no» convintamente (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, mi definisco un Montiano del Popolo della Libertà però, avendo sviluppato con l'età un certo senso critico, a volte mi interrogo se la mia posizione sia giusta e corretta oppure se non mi sbagli perché capita anche di sbagliarsi. Voglio dire in quest'Aula che avendo sentito ieri il fermo intervento del Ministro Clini sul caso Ilva e avendo sentito oggi il Ministro Severino riferire e difendere, giustamente e con argomenti, questa legge, credo, signor Presidente, di essere nel giusto e pertanto voterò a favore dell'articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, non mi ha visto subito perché siedo all'estrema destra; vorrei segnalare come la sanzione politica richiesta con grande capacità dal collega Contento per quanto riguarda l'atteggiamento del Ministero degli interni per la questione Telecom, non mi sembra sufficiente. Mi sembra paradossale che si proponga una sanzione politica da un Governo tecnico, è un dato che non soddisfa. Io chiedo che gli atti di questa discussione, con tutto quello che ne deriva, e cioè la mancanza di trasparenza su questo rapporto, non rimangano un atto politico, isolato della Camera e chiedo che la Presidenza della Camera assuma tutte quelle iniziative necessarie alla trasmissione di questo dibattito a chi di competenza, per verificarne le responsabilità.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo della Lega Nord Padania ha richiesto la votazione a scrutinio segreto sull'articolo 1; ricorrendone i termini regolamentari, lo scrutinio segreto risulta ammesso. Pag. 22
Avverto, quindi, che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 412
Votanti 400
Astenuti 12
Maggioranza 201
Voti favorevoli 315
Voti contrari 85
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che gli onorevoli Corsini, Bergamini, Misuraca, Meloni, Saglia, De Girolamo e Lisi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Secondo le intese intercorse e considerata l'imminenza della Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento, al pari di tutti gli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno per i quali erano previste votazioni, è rinviato ad altra seduta. Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15,30 per lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,20).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho chiesto di parlare su una questione che riguarda un'interrogazione, ma voglio prima premettere una questione di carattere regolamentare. Signor Presidente, probabilmente le è sfuggito che noi stavamo facendo l'unico voto della giornata e il collega Corsini, che era in Aula e non gli funzionava il meccanismo di voto, non ha potuto attendere che gli venisse sostituita la tessera o si verificasse che la strumentazione potesse effettivamente funzionare e questo comporta per il collega non solo la perdita del diritto di voto, ma anche probabilmente la perdita - diciamo così - della presenza nella giornata, essendo l'unico voto.
Vorrei che, per quanto riguarda la prima votazione, com'è prassi in questa Camera, tutti i colleghi che sono presenti possano effettivamente votare. Questa è la questione che volevo sottolineare, senza volere in alcun modo pensare che sia stato soggettivamente voluto, probabilmente non si è verificato da parte della Presidenza che si trattava effettivamente dell'unico voto della giornata.
Per quanto riguarda il sollecito, vorrei far presente che non ho ancora ricevuto da parte del Ministro della salute risposta relativamente all'interrogazione mia e dell'onorevole Miotto che è stata inoltrata il 24 ottobre riguardante il profilo della professione di assistente di studio odontoiatrico, una questione che è in attesa di una definizione nelle relazioni che intercorrono tra il Ministero competente e il coordinamento sanitario delle regioni. Si tratta di una questione che va avanti da più di un anno, attendiamo quindi che si chiariscano le modalità attraverso le quali si va a definire il profilo professionale di 100 mila professionisti che insistono non solo sul profilo della qualità professionale, ma anche sotto il profilo della qualità del servizio che viene reso ai pazienti e ai cittadini utenti.
Chiederei pertanto alla Presidenza di poter insistere affinché il Ministro intervenga, risponda alla mia interrogazione, ma soprattutto si faccia parte diligente affinché le regioni provvedano relativamente ad una definizione univoca attorno alle modalità con le quali viene definito il profilo professionale degli assistenti di studio odontoiatrico.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la Presidenza provvederà a sollecitare la ri Pag. 23sposta alla sua interrogazione. Quanto all'altro problema che lei ha sollevato, mi spiace che l'onorevole Corsini non abbia potuto esprimere il suo voto.
D'altro canto, mi sembra ragionevole che, quando i guasti sono di tale natura da comportare un'attesa prolungata per tutta l'Assemblea, sia dolorosamente necessario procedere anche senza l'espressione del voto. In questo caso, noi non sappiamo quanto tempo ancora ci sarebbe voluto per aggiustare la macchina.
Invece, per quanto riguarda la registrazione della presenza in Aula, questa avviene anche indipendentemente dall'espressione del voto, come in questo caso, avendo io dato atto di questa presenza, che è stata registrata - immagino - dall'ufficio competente.

GIULIA BONGIORNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, qualche giorno fa, ho presentato un'interrogazione, la n. 4-18578, a risposta scritta, con la quale chiedevo al Governo quali provvedimenti erano stati adottati per adeguare l'Italia alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Costa e Pavan, in tema di procreazione medicalmente assistita.
Ricordo, al riguardo, che, con tale pronunzia, la Corte europea a Camera semplice ha condannato l'Italia per la violazione dell'articolo 8 della Convenzione europea perché la legislazione italiana in materia di procreazione assistita preclude la diagnosi preimpianto alle coppie che si avvalgono delle tecniche di fecondazione assistita.
Devo dire che non ho apprezzato il fatto che il Governo, nell'ultimo giorno utile, ha dato incarico al proprio agente presso il Consiglio d'Europa di chiedere il deferimento alla Grande Chambre del caso per un suo riesame, soprattutto perché la mia interrogazione era dello scorso 20 novembre e ieri era il 28.
Allora, credo che, seppur non giuridicamente dovuto, sarebbe stato opportuno e apprezzabile un passaggio in questa Camera, in questo ramo del Parlamento.
Alla luce di quanto accaduto, da un lato, insisto ovviamente per la risposta al mio atto ispettivo che, a questo punto, deve essere trasformato - e chiedo che venga trasformato - in un'interrogazione a risposta in Commissione, rappresentando che sarei anche interessata, anche nella mia funzione di parlamentare che partecipa alla funzione legislativa, a conoscere quali argomenti ha addotto la difesa italiana durante il procedimento innanzi alla Camera semplice e soprattutto quali argomenti intende utilizzare per chiedere la riforma della sentenza davanti alla Grande Chambre.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, adempio ad un debito d'onore che avevo con l'Assemblea ieri.
Vi ricordate quando dissi che avrei verificato, in ordine all'emendamento che escludeva dal beneficio di questo provvedimento gli autori di reati di stalking? Ebbene, avevo invitato le colleghe donne ad avere un sussulto di dignità, in qualità di genere, e di votare a favore del nostro emendamento per introdurre la possibilità di evitare che gli stalker potessero essere messi agli arresti domiciliari anche perché, se lo stalker abita di fronte al pianerottolo della vittima, apre la porta e commette gli stessi atti, pur rimanendo all'interno dell'abitazione.
Ebbene, sapete quante deputate donne hanno votato a favore dell'emendamento? Due sole, non faccio i nomi, ma basta andare a vedere il resoconto stenografico. Chiedo alle altre - alcune delle quali spesso sono in televisione a parlare di violenza sulle donne e a pontificare - di ricordarsi almeno di dire che quell'emendamento non l'hanno votato perché, altrimenti, glielo ricorderemo noi in trasmissione. Pag. 24Dico ciò, signor Presidente, affinché rimanga agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, avrei voluto oggi sollecitare la risposta ad una mia interrogazione, la n. 4-18525 del 13 novembre 2012 sul caso di Silvia Kalina, una detenuta in palese stato di cattiva salute, incontrata nel carcere di San Vittore sulla base di un'intervista rilasciata a Radio radicale.
Io volevo fare questa sollecitazione, quando invece trovo la risposta all'interrogazione su la Repubblica, senza che io l'abbia chiesto, peraltro, a la Repubblica. Il titolo è: «I PM smentiscono Farina. Scrive il falso sulla ladra di bambini».
Io non so se sia prassi, ormai, da parte dei Ministri di consegnare a la Repubblica le risposte alle interrogazioni, ma questo fatto lo ritengo grave anche perché le carte dei PM dicono quale sia precisamente lo stato di salute e quale sia l'operazione che ha fatto questa donna. Pertanto, mi interesserebbe sapere come sia possibile che dai fascicoli processuali, che riguardano temi così delicati e informazioni sensibili, le notizie passino poi a dei giornalisti che le pubblicano sul giornale. Tralascio il fatto che lo pubblicano allo scopo di sbugiardarmi - ma questa è una prassi a cui sono abbastanza abituato - ma, comunque, così facendo si saltano le prerogative istituzionali che dovrebbero governare queste faccende.
Dunque, mi domando cosa succede. Immagino che si presenta un'interrogazione; poi, il Ministero chiede delle risposte - almeno spero, perché su 20 o 30 interrogazioni che ho presentato, a proposito delle carceri, non mi è mai arrivata una risposta in cinque anni e questa è una cosa singolare -. Penso che chiedano informazioni alla procura; poi, la procura risponde al Governo e, di solito, il Governo riporta pedissequamente tutto quello che afferma la procura. Stavolta, però, vi è stata una certa fretta e nel passaggio al Governo la notizia è filtrata a la Repubblica, che l'ha pubblicata.
Mi chiedo se tutto questo sia una prassi magari da consolidare, così abbiamo più interrogazioni veloci e più risposte rapide, oppure se sia un errore di percorso. Su tutto questo vorrei tanto una risposta. Comunque, presenterò un'interrogazione anche su questo caso che, naturalmente, non avrà risposta (magari su la Repubblica riceverà risposta, però). Pertanto, chiedo al massimo di affrettare la cosa ancora su la Repubblica.

PRESIDENTE. Onorevole Renato Farina, allorché presenterà la sua interrogazione ne faccia menzione in Aula e noi provvederemo a sollecitarla.

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, faccio riferimento ad articoli di stampa e, in particolare, a un articolo di oggi, che riguarda tutti i quotidiani, e, in particolare, il quotidiano L'Avvenire, che giustamente ha riportato alcuni dati estremamente preoccupanti sul problema dell'IMU applicato alle scuole paritarie.
Avendo presentato un'interpellanza, a seguito della decisione del Governo, che - e a proposito di interpellanze mi collego alle riflessioni di altri deputati - avrà tempi biblici per la risposta, approfitto di questa occasione per segnalare, di fronte alla presa di posizione del Ministro Profumo, che ha assunto l'impegno domani, in Consiglio dei ministri, di riferire al Presidente del Consiglio, non solo le giuste preoccupazioni ma anche le riflessioni della Fidae e di gran parte dell'opinione pubblica su questa materia e per sottolineare, davanti ai colleghi e per chiedere a lei di intervenire presso il Governo, questo problema pressante.
Vi sono alcuni dati che oggi sono stati evidenziati e che credo dovrebbero indurre ad una maggiore riflessione anche il Pag. 25Governo stesso e quella parte dei nostri colleghi che parlano, a mio modo di vedere in modo errato, di favori alla scuola paritaria. Dai dati della Fidae, apparsi oggi sui quotidiani, risulta che se dovessero chiudere le scuole paritarie, che svolgono un servizio pubblico, come sappiamo tutti, a norma della legge n. 62 del 2000, la cosiddetta «legge Berlinguer» - e il rischio di chiusura è evidente -, lo Stato dovrebbe reperire 6 miliardi di euro per provvedere, soltanto a livello di scuola dell'infanzia, a 600 mila bambini dai 3 ai 6 anni e dovrebbe doverosamente reperire questi fondi, ma non so in che modo.
Di fronte a questi dati ciò che preoccupa è l'indifferenza di buona parte di questa Assemblea, di una parte dell'opinione pubblica ma anche la polemica fuorviante, di quotidiani, della stampa e anche dei partiti, su presunti privilegi. L'applicazione dell'IMU a scuole che svolgono una funzione pubblica essenziale per il nostro Paese, in nome del pluralismo educativo ma, soprattutto, anche sulla base di una legge statale, approvata dal centrosinistra nel 2000, credo che sia qualcosa di profondamente errato. Pertanto, colgo questa occasione, sebbene abbia già sviluppato questo argomento in atti ispettivi anche se - lo ripeto - non so quando riceverò una risposta, per sottolineare, davanti ai colleghi ma soprattutto per sottoporre a lei, perché se ne faccia partecipe presso il Governo, questo problema che non riguarda solo le scuole paritarie ma l'intera collettività nazionale. È un problema di libertà educativa ed è un problema di scelta della famiglia, in adempimento di quella che è la legislazione nazionale (insisto su questo punto).
Il sistema pubblico integrato prevede la compresenza di scuole statali e paritarie. Qui ci troviamo di fronte ad un tentativo di estromettere una componente essenziale, che fa riferimento alla nostra identità storica, culturale e cristiana, in senso lato, culturalmente cristiana, dall'orizzonte, prima ancora che scolastico, culturale e sociale italiano. Bisogna che ce ne rendiamo conto e ho colto l'occasione di questo intervento sull'ordine dei lavori per sollecitare il Governo a farsene veramente carico in modo costruttivo, non rispondendo a provocazioni che sono del tutto gratuite e prive di riscontro nella realtà.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, voglio sostenere con convinzione e forza quanto ha detto l'onorevole Giulia Bongiorno a proposito del ricorso che il Governo credo abbia fatto nella giornata di oggi, in questo che è l'ultimo giorno di scadenza, nei confronti di una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che finalmente aveva riconosciuto come un diritto umano fondamentale quello di una coppia portatrice di una malattia genetica, di poter accedere all'indagine preimpianto. Lo trovo un atteggiamento veramente scandaloso da parte del Governo, anche perché, come giustamente ha ricordato l'onorevole Bongiorno, c'era un'interrogazione alla quale il Governo, sapendo che oggi scadeva questo termine, si è rifiutato di rispondere. Mi permetto anche di dare un consiglio a tutti i deputati che intervengono in questa sede, lamentandosi della mancata risposta alle interrogazioni. Il mio consiglio è di leggersi l'articolo 134 del Regolamento della Camera, secondo il quale se il Governo non risponde entro venti giorni, ciascun deputato può richiamare l'interrogazione in Commissione e il Governo a quel punto è obbligato a rispondere.

CLAUDIO D'AMICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, in primo luogo, devo segnalare, proprio oggi che abbiamo parlato di giustizia, di carceri e di pene alternative, che il sottoscritto, in data 14 novembre 2008, aveva presentato un'interrogazione al Ministro della giustizia per chiedere se fosse vero che un nuovo penitenziario a Reggio Calabria, agibile, non veniva utilizzato per la Pag. 26mancanza di una strada. Io sto ancora aspettando - siamo alla fine del 2012 - una risposta dal Ministero della giustizia. È incredibile, e non è la sola interrogazione che ho presentato da anni alla quale non è stata data risposta. Quindi, volevo sollecitarne la risposta.
In secondo luogo, desidero sottolineare che oggi pomeriggio - per l'Italia, ma mattina per New York - nella sede delle Nazioni Unite, ci sarà una votazione sul riconoscimento o meno dello status di osservatore permanente della Palestina. Da quanto ci dicono le informazioni giornalistiche, sembrerebbe che l'Italia si stia per apprestare a votare a favore o ad astenersi. Nel 2011 l'Italia ha tenuto una posizione contraria, che è quella che anche il sottoscritto sottolinea sarebbe meglio tenere, seguendo l'esempio degli Stati Uniti, che voteranno sicuramente contro. Ora sembra che ci sarà un cambio netto da parte di questo Governo. Decisioni così importanti da parte di un Governo tecnico non credo siano corrette, a meno che non si mantenga il voto contrario e si confermi quello che il Governo politico di questo Paese, legittimamente eletto, aveva portato avanti in precedenza. Se ci fosse un cambio di direzione, sarebbe corretto che il Governo lo venisse a dire al Parlamento per avere, tra virgolette, un'investitura parlamentare per poter prendere una decisione di questo tipo, invece di cambiarla in corso d'opera, visto che questo Governo tecnico dovrebbe attenersi a questione meramente tecniche, come il termine stesso suggerisce, e non politiche come queste.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo in risposta e a latere delle colleghe Bongiorno e Bernardini intanto per dare un plauso personale al Governo che è intervenuto con il ricorso, come un Governo serio deve fare, presso la Corte europea di Strasburgo. Perché così un Governo serio deve fare, magari oltre agli scandali, ognuno poi si scandalizza per quello che vuole, per carità, ma da che pulpito arriva la predica.
L'onorevole Bongiorno è Presidente di una Commissione e dovrebbe, in qualche modo, rispettare le leggi di questo Parlamento. La legge n. 40 del 2004 non è uno scandalo o un provvedimento votato adesso. È stata adottata liberamente dal Parlamento della Repubblica, ne prenda atto e la rispetti, così come la collega Bernardini. Non solo, è stata anche sottoposta ad un referendum popolare, quindi, più legittima di così... Mi sarebbe sembrato molto strano che un Governo non difendesse un pronunciamento di questo tipo.
Vorrei però anche entrare nel merito, intanto ricordando al Presidente Bongiorno - che si distingue sempre per interventi di un certo tipo, sicuramente in sintonia con un determinato tipo di concezione personologica - che, credo, il primo disegno di legge depositato a firma del Presidente Fini, nella passata legislatura, fu sul tema della personalità giuridica dell'embrione - in qualche modo confermata dall'impianto della citata legge n. 40 del 2004 - che prevede che l'embrione abbia dei diritti. Il primo diritto che esiste sulla faccia della terra è quello alla vita, il secondo quello all'uguaglianza, che non possono essere sottoposti al giudizio o al desiderio di un terzo. Noi non possiamo decidere se il delinquente - non facciamo nomi - diventato famoso per aver mangiato le budella di una persona, abbia o meno diritto di vivere, perché la vita non è un bene nella nostra disponibilità. Non può esservi un terzo che sottopone un bene indisponibile ad un giudizio di virtù, di valore o altro. Idem, in linea teorica, questo vale anche per chi ha personalità giuridica come l'embrione. L'esistenza non può essere sottoposta al desiderio di un terzo.
Questo principio in qualche modo già sancito dalla Corte costituzionale, è un principio della Costituzione. Se poi qualcuno si scandalizza perché da Presidente non si comporta come Presidente questo è un altro discorso. Vorrei semplicemente lasciare Pag. 27agli atti, come immagino molti colleghi della Lega Nord presenti qui con me in Aula, il plauso, questa volta, a chi ha fatto il proprio dovere e ha rappresentato non solamente il Governo, ma anche il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Renato Farina).

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo brevemente perché mi associo a quanto ha dichiarato adesso l'onorevole Polledri.
Mi sembrava praticamente ovvio e scontato che il Governo presentasse ricorso. Era semplicemente ovvio nel senso che vi è una legge dello Stato, confermata appunto da un referendum, per la quale una certa corrente di pensiero è stata sonoramente sconfitta. Non ce lo dimentichiamo, perché tendiamo ad archiviare cose che fanno parte ormai della storia. Il 74 per cento degli italiani ha detto che quella legge andava bene.
Allora mi sembra normale che un Governo faccia ricorso per difendere una legge, votata tranquillamente in questo Parlamento e difesa da un referendum. Non torniamo a fare eterne battaglie déjà-vu, da cui i radicali sono rigorosamente e periodicamente usciti sconfitti.
Non è un diritto umano fondamentale selezionare gli embrioni, quindi non continuiamo ad invocare diritti inesistenti e non continuiamo a moltiplicare diritti che non ci sono. I diritti sono quelli previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 dell'ONU. Fine dei diritti.
Allora il problema è di non stravolgere lo spirito di una legge, che invece prevede la tutela dell'embrione e, soprattutto, non affida alle scelte di una persona se e chi sia degno o meno di vivere e non dà alle persone il diritto di decidere. È vero che esiste l'aborto, purtroppo, ahimè, con cui una persona decide che cosa fare del proprio figlio, ma questo non significa poi estenderlo alla legge n. 40 ed a qualsiasi altro provvedimento che debba essere affrontato in quest'Aula.
Pertanto mi associo al plauso al Governo e ritengo questo suo atto una cosa assolutamente ovvia e doverosa. Non c'è nessuno scandalo: lo scandalo sarebbe stato esattamente l'opposto.
Per quel riguarda - e concludo - il problema dell'IMU alle scuole, siamo invece, ahimè, sconfitti da una cultura antiliberale. Non è un problema cattolico. È stato giustamente detto che non è un problema di scuole cattoliche: è un problema delle scuole italiane, perché ci sono le scuole dei comuni, ci sono le scuole di associazioni dei genitori, ci sono scuole che sono gestite da persone che si impegnano in questo settore e che quindi hanno diritto a vivere esattamente come le altre, perché svolgono il servizio pubblico esattamente come le altre, perché in Europa è sempre così da cinquant'anni e non si capisce perché noi, che invochiamo tanto spesso l'Europa a ogni piè sospinto, non siamo in grado di adeguare una legislazione italiana a quella europea. Quando ci fa comodo l'Europa è assolutamente vincente e detta legge, quando non ci fa comodo l'Europa viene cancellata.
Questa questione delle scuole paritarie è una questione cruciale. Ieri al nostro convegno il Ministro ha fatto bene a dire che sottoporrà la questione al Consiglio dei ministri. Io mi auguro davvero - ed anche questo lo ritengo ovvio ed assolutamente normale - che un Governo tuteli la pluralità dell'offerta formativa che esiste in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 28

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare, suo tramite, una risposta da parte del Governo ad una interrogazione che ho presentato sul problema dell'ipotizzato accorpamento degli uffici scolastici regionali del Friuli Venezia Giulia e del Veneto.
Siccome gira voce in questi giorni che il Ministro stia per adottare o addirittura abbia già adottato il provvedimento, sarebbe auspicabile e doveroso dare prima risposta a questa interrogazione.
Infatti, per quanto riguarda la regione Friuli Venezia Giulia c'è, da parte di tutte le istituzioni, delle rappresentanze locali e del mondo della scuola, l'obiezione e l'osservazione che, essendo presenti in Friuli Venezia Giulia delle minoranze linguistiche, che sono quelle slovena, friulana e tedesca, accanto ovviamente alla lingua italiana, c'è la necessità di garantire l'erogazione di un servizio scolastico adeguato, in una realtà che presenta delle specificità e delle situazioni che sono tra l'altro tutelate da norme costituzionali. Mi riferisco al diritto ad utilizzare strumenti per garantire la diffusione e l'utilizzo delle lingue minoritarie, che sono o di derivazione nazionale, come quella slovena, oppure locale, come quella friulana, ed anche, in alcune zone del Friuli Venezia Giulia, l'utilizzo della lingua tedesca.
Accanto a questa motivazione che deriva appunto anche da norme di carattere costituzionale, mi permetto di segnalare - e questo è un aspetto contenuto nell'interrogazione che ho presentato - anche il fatto che in sede di commissione paritetica Stato-regioni, si sta discutendo circa la possibilità di attribuire alla nostra regione poteri, compiti e funzioni relativi al settore della pubblica istruzione. Quindi un accorpamento dei due uffici scolastici regionali, sarebbe visto - non tanto per un fatto di difesa campanilistica o regionale - come una lesione del diritto alla tutela di questa presenza particolare di minoranze linguistiche e questo accorpamento determinerebbe poi sicuramente delle grandi difficoltà nella erogazione e nella gestione di un servizio fondamentale come quello dell'istruzione.
Pertanto, signor Presidente, chiedo che per suo tramite ci sia un sollecito al Governo a dare risposta a questa mia interrogazione prima di assumere decisioni nel merito della questione che ho qui brevemente e sinteticamente illustrato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, intendo, attraverso la Presidenza, sollecitare il Governo, in particolare il Ministro della salute, a rispondere nel più breve tempo possibile ad una interrogazione che ho presentato in data 22 novembre, un'interrogazione a risposta scritta dovuta al fatto che sul territorio della provincia di Pavia, in particolare in Lomellina, si rischia di vedere la chiusura, conseguente alla spending review voluta dal Governo, di un importante presidio sanitario quale la Cittadella sociale di Pieve del Cairo.
Si stanno raccogliendo migliaia di firme, siamo arrivati a tredicimila, ci sono decine di sindaci quotidianamente mobilitati a difesa ed a sostegno di questo importante presidio, e domani ci sarà una nuova manifestazione. Questo significa che il tema è estremamente sentito non solo dalla popolazione locale, ma anche dalle amministrazioni comunali, e quindi io credo che sia un dovere del Ministro rispondere nel più breve tempo possibile affinché si sappia che questo importante presidio deve restare sul territorio a sostegno e a difesa di quelle che sono le prerogative dei cittadini che pagano onestamente le tasse.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 15,40.

Pag. 29

PRESIDENZA VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Borghesi, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Lusetti, Moffa, Pisacane, Pisicchio e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,41).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Misure per la salvaguardia della qualità della mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta - n. 2-01742)

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01742, concernente misure per la salvaguardia della qualità della mozzarella di bufala campana a denominazione di origine protetta (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

Testo sostituito con errata corrige volante ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, il problema è noto, visto che viene affrontato da parecchio tempo anche dalla stampa e dalla politica. È il problema del latte bufalino che deve essere lavorato entro 60 giorni dalla sua produzione. C'è un Consorzio che ne tutela la gestione ma ne tutela anche in qualche modo il controllo diretto sugli operatori. Fondato nel 1991, e da allora doveva gestire questa vicenda.
L'allora Ministro Zaia creò una Commissione di verifica e garanzia che portò ad alcune rilevanze. Alcune trasmissioni televisive sollevarono il problema a più ampio raggio, e furono interessate anche le forze dell'ordine, con i NAC in particolare, ma anche la Commissione nel suo insieme e formarono una serie di determinazioni.
Questo ha portato ad inchieste, sequestri e arresti. La situazione è nota, abbastanza complessa e provoca fondamentalmente due tipi di problemi che devono essere però visti come due tipi di problemi politici, non solo problemi reali per chi opera nel settore.
Il primo è la perdita di credibilità dell'intero comparto della mozzarella di bufala campana DOP che prevede quattro regioni interessate, ma prevede soprattutto un disciplinare che, nella sua forma attuale, dà dei suggerimenti chiari per cui entro 60 giorni il latte deve essere lavorato, trasformato, e ciò deve essere una garanzia per il produttore e per tutti gli allevatori che rispettano le regole; però, quello che è emerso è che non tutti rispettano le regole.
Intercettazioni più volte riportate nei verbali anche della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, che ha audito alcuni interessati dei NAC, confermano queste parole. Vengono venduti decine di migliaia di quintali di latte congelato, latte che arriva da Paesi dell'Est, arriva anche dall'India, arriva forse dall'Egitto, può arrivare da mille altri posti e, quindi, manca un controllo. Il consumatore mangia una mozzarella di bufala e non sa se questa viene realmente prodotta nel territorio delle quattro regioni interessate, attraverso un disciplinare e un controllo, ma potrebbe arrivare da qualsiasi altra parte del mondo se noi lasciamo aperta la strada ad un congelamento che interrompe la trasformazione entro 60 giorni e non c'è un controllo reale. I problemi sono due: vogliamo dare garanzia ai cittadini e ai consumatori senza svilire il prodotto mozzarella di bufala campana DOP e dare un mercato certo a un prodotto di qualità, e Pag. 30vogliamo, dall'altro, dare anche un senso di sicurezza, perché noi non possiamo pensare dal punto di vista lavorativo, dal punto di vista economico, dal punto del ritorno dell'indotto, del mercato nel suo complesso, che questa cosa possa essere trascurata.
Ora il disciplinare così com'è prevede un regolamento che deve essere adottato dal 1o gennaio 2013. Questo regolamento deve essere fatto; quindi una garanzia al Ministero in questo senso la chiediamo, ma senza modificare il disciplinare attuale visto che da più parti arrivano spinte o segnali per inserire questa parola del «condizionamento».
«Condizionare» la cagliata anche durante la fase di lavorazione potrebbe voler dire lasciare aperto che, poi, qualcuno truffando stocchi decine di migliaia di quintali di cagliata congelata che può essere fatta arrivare da qualsiasi parte del mondo, quindi senza controllo, senza garanzie e facendo fallire così tutto l'esperimento positivo del DOP sulla mozzarella campana.
Quelli che sono gli aspetti di tracciabilità, che noi più volte abbiamo richiamato anche in questa Aula e nelle Commissioni competenti, sui nostri prodotti devono avere una filiera certa che non può essere quella del microchip o dei controlli a campione fatti attraverso il computer; devono essere fatti attraverso controlli veri, specifici, non preavvisati, attraverso gli organi preposti: la Guardia di finanza piuttosto che i nuclei dei carabinieri piuttosto che le ASL. Devono essere fatti però con serietà, perché quanto avvenuto ci ha dimostrato che spesso alcuni consorzi, per esempio, hanno dentro produttori che girano fatture false e non sempre è possibile controllarli prima o durante ma ce ne possiamo accorgere eventualmente solo dopo, e allora queste quantità non sono veramente controllabili da nessun tipo di certificazione computeristica ma ci vuole invece un contatto diretto di verifica.
Ora - in poche parole - o questo Stato si mette in testa che uno degli ori bianchi, che è quello della mozzarella campana DOP, è qualcosa di importante che va tutelato, e allora le cose le facciamo seriamente (prima che Striscia la notizia di turno ci rifaccia vedere le tante belle intenzioni, ma poi si è fatto esattamente il contrario). E allora a tutti gli organi dello Stato va dato il messaggio chiaro che le truffe su questo tipo di prodotto, che è la nostra vetrina nel mondo, non solo a casa nostra, non devono essere ammesse, e per non ammetterle bisogna essere seri e controllare fine fondo, oppure il messaggio che, ancora una volta, passerebbe è che questo Stato se ne frega. Se ne frega perché? Anche le domande sono legittime, sono le più disparate, le più complesse, le più cattive. Io credo che la volontà di tutti, almeno a parole, è quella di procedere nel primo senso e non nel secondo. Ora se vogliamo farlo vorrei oggi, da parte del Ministero, una risposta chiara che non lasci spazio a interpretazioni o dubbi e che ci dica finalmente che il messaggio di questo Stato nei confronti di un nostro prodotto, quindi di un nostro tesoro che va in qualche modo garantito all'interno e all'esterno, è chiaro, forte e deciso.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, il problema è noto, visto che viene affrontato da parecchio tempo anche dalla stampa e dalla politica. È il problema del latte bufalino che deve essere lavorato entro 60 ore dalla sua produzione. C'è un Consorzio che ne tutela la gestione ma ne tutela anche in qualche modo il controllo diretto sugli operatori. Fondato nel 1991, e da allora doveva gestire questa vicenda.
L'allora Ministro Zaia creò una Commissione di verifica e garanzia che portò ad alcune rilevanze. Alcune trasmissioni televisive sollevarono il problema a più ampio raggio, e furono interessate anche le forze dell'ordine, con i NAC in particolare, ma anche la Commissione nel suo insieme e formarono una serie di determinazioni.
Questo ha portato ad inchieste, sequestri e arresti. La situazione è nota, abbastanza complessa e provoca fondamentalmente due tipi di problemi che devono essere però visti come due tipi di problemi politici, non solo problemi reali per chi opera nel settore.
Il primo è la perdita di credibilità dell'intero comparto della mozzarella di bufala campana DOP che prevede quattro regioni interessate, ma prevede soprattutto un disciplinare che, nella sua forma attuale, dà dei suggerimenti chiari per cui entro 60 ore il latte deve essere lavorato, trasformato, e ciò deve essere una garanzia per il produttore e per tutti gli allevatori che rispettano le regole; però, quello che è emerso è che non tutti rispettano le regole.
Intercettazioni più volte riportate nei verbali anche della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, che ha audito alcuni interessati dei NAC, confermano queste parole. Vengono venduti decine di migliaia di quintali di latte congelato, latte che arriva da Paesi dell'Est, arriva anche dall'India, arriva forse dall'Egitto, può arrivare da mille altri posti e, quindi, manca un controllo. Il consumatore mangia una mozzarella di bufala e non sa se questa viene realmente prodotta nel territorio delle quattro regioni interessate, attraverso un disciplinare e un controllo, ma potrebbe arrivare da qualsiasi altra parte del mondo se noi lasciamo aperta la strada ad un congelamento che interrompe la trasformazione entro 60 ore e non c'è un controllo reale. I problemi sono due: vogliamo dare garanzia ai cittadini e ai consumatori senza svilire il prodotto mozzarella di bufala campana DOP e dare un mercato certo a un prodotto di qualità, e Pag. 30vogliamo, dall'altro, dare anche un senso di sicurezza, perché noi non possiamo pensare dal punto di vista lavorativo, dal punto di vista economico, dal punto del ritorno dell'indotto, del mercato nel suo complesso, che questa cosa possa essere trascurata.
Ora il disciplinare così com'è prevede un regolamento che deve essere adottato dal 1o gennaio 2013. Questo regolamento deve essere fatto; quindi una garanzia al Ministero in questo senso la chiediamo, ma senza modificare il disciplinare attuale visto che da più parti arrivano spinte o segnali per inserire questa parola del «condizionamento».
«Condizionare» la cagliata anche durante la fase di lavorazione potrebbe voler dire lasciare aperto che, poi, qualcuno truffando stocchi decine di migliaia di quintali di cagliata congelata che può essere fatta arrivare da qualsiasi parte del mondo, quindi senza controllo, senza garanzie e facendo fallire così tutto l'esperimento positivo del DOP sulla mozzarella campana.
Quelli che sono gli aspetti di tracciabilità, che noi più volte abbiamo richiamato anche in questa Aula e nelle Commissioni competenti, sui nostri prodotti devono avere una filiera certa che non può essere quella del microchip o dei controlli a campione fatti attraverso il computer; devono essere fatti attraverso controlli veri, specifici, non preavvisati, attraverso gli organi preposti: la Guardia di finanza piuttosto che i nuclei dei carabinieri piuttosto che le ASL. Devono essere fatti però con serietà, perché quanto avvenuto ci ha dimostrato che spesso alcuni consorzi, per esempio, hanno dentro produttori che girano fatture false e non sempre è possibile controllarli prima o durante ma ce ne possiamo accorgere eventualmente solo dopo, e allora queste quantità non sono veramente controllabili da nessun tipo di certificazione computeristica ma ci vuole invece un contatto diretto di verifica.
Ora - in poche parole - o questo Stato si mette in testa che uno degli ori bianchi, che è quello della mozzarella campana DOP, è qualcosa di importante che va tutelato, e allora le cose le facciamo seriamente (prima che Striscia la notizia di turno ci rifaccia vedere le tante belle intenzioni, ma poi si è fatto esattamente il contrario). E allora a tutti gli organi dello Stato va dato il messaggio chiaro che le truffe su questo tipo di prodotto, che è la nostra vetrina nel mondo, non solo a casa nostra, non devono essere ammesse, e per non ammetterle bisogna essere seri e controllare fine fondo, oppure il messaggio che, ancora una volta, passerebbe è che questo Stato se ne frega. Se ne frega perché? Anche le domande sono legittime, sono le più disparate, le più complesse, le più cattive. Io credo che la volontà di tutti, almeno a parole, è quella di procedere nel primo senso e non nel secondo. Ora se vogliamo farlo vorrei oggi, da parte del Ministero, una risposta chiara che non lasci spazio a interpretazioni o dubbi e che ci dica finalmente che il messaggio di questo Stato nei confronti di un nostro prodotto, quindi di un nostro tesoro che va in qualche modo garantito all'interno e all'esterno, è chiaro, forte e deciso.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Franco Braga, ha facoltà di rispondere.

FRANCO BRAGA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Consorzio per la tutela del formaggio mozzarella di bufala campana DOP, in linea con quanto previsto dal decreto ministeriale 21 maggio 2007, ha presentato una richiesta di modifica del pertinente disciplinare di produzione. Al momento, nel rispetto delle previsioni normative in materia, i competenti uffici del Ministero stanno esaminando dal punto di vista tecnico dette proposte che coinvolgono vari aspetti del disciplinare. La richiesta di modifica di una DOP o di una IGP infatti può essere presa in considerazione solo se ritenuta idonea dopo una attenta e accurata valutazione in sede nazionale. Anche per quanto concerne la separazione degli stabilimenti di produzione Pag. 31della mozzarella di bufala DOP da quelli di produzione di altri tipi di formaggio o preparati alimentari, prevista a decorrere dal prossimo 1o gennaio, informo che l'amministrazione sta predisponendo atti e strumenti idonei a rendere operativa la disposizione in questione nei termini previsti.
In merito alle auspicate iniziative d'urgenza volte ad imporre al Consorzio di tutela del formaggio mozzarella di bufala campana DOP attività obbligatorie di controllo e verifica delle produzioni, ricordo che la legge n. 526 del 1999, oltre a individuare dettagliatamente le attività dei consorzi di tutela incaricati dal Ministero dirette alla tutela stessa, valorizzazione e promozione della denominazione, dispone che il controllo e la vigilanza sulla produzione siano esplicitamente affidate ad organismi terzi. Rassicuro pertanto gli onorevoli interpellanti che al Consorzio in parola non sono state affidate attività che non gli competono. Colgo l'occasione per ricordare che l'amministrazione, nel contesto delle politiche agroalimentari dirette a potenziare i punti di forza del sistema nazionale attraverso la valorizzazione delle produzioni a più alto contenuto, già da anni ha posto in essere attività di controllo volte a garantire l'identità, la provenienza e la qualità della produzione.
In particolare, vorrei evidenziare l'impegno delle istituzioni deputate al controllo avverso il fenomeno della contraffazione alimentare, lesivo non solo per l'immagine dei nostri prodotti ma anche degli interessi economici dell'intera filiera agroalimentare sia sui mercati nazionali che su quelli internazionali. In tale contesto particolare attenzione è stata riservata proprio alla mozzarella di bufala campana DOP che oltre ad essere una delle produzioni più rappresentative della qualità della produzione agroalimentare italiana si pone, dal punto di vista commerciale, al quarto posto tra le DOP a livello nazionale. Ritengo pertanto che l'impegno degli organi di controllo, ma anche del Consorzio di tutela, non può che rafforzare il livello di tutela della nostra eccellenza agroalimentare e renderla ancora più competitiva sui mercati globali contribuendo ad affermare sempre più l'immagine positiva dei prodotti agroalimentari made in Italy.
Riguardo, infine, all'opportunità di adottare iniziative in favore degli allevatori del prodotto in questione, evidenzio che l'amministrazione ha già adottato tutte le misure atte a tutelare al meglio l'intera filiera. In ogni caso, rassicuro che qualunque ulteriore misura in grado di raggiungere l'obiettivo di garantire il comparto DOP sarà vagliata con estrema attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di replicare.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, sottosegretario, cosa replico? Ad una risposta del genere è difficile dare una replica. Di solito uno dice di essere parzialmente soddisfatto; io sono parzialmente sconcertato dalla risposta che mi ha dato perché tutte le premesse - non so se le ha scritte lei o le hanno scritte gli uffici - sono il solito burocratese che dice, esattamente riprendendo le stesse parole che uso io nella premessa dell'interpellanza, che sì, il Ministero c'è, faremo di tutto, ci siamo, lavoreremo - e voglio vedere il contrario - però non mi dice con certezza se il condizionamento è vietato tout court, quindi non lascia spazio a truffe, non lascia spazio a fare entrare decine di migliaia di quintali di latte cagliato.
Qualcuno mi aveva raccontato che sarebbero venuti i tecnici a governare questo Paese e, essendo tecnici, sono quelli che possono dare lezioni a tutti. Ma i tecnici non sono in grado di prendere una decisione e dire fermamente di «no» alla possibilità, già avvenuta, di truffe. Parliamo di truffe milionarie, sottosegretario, parliamo di arresti, di sequestri, parliamo della possibilità dei più furbi di poter fregare il sistema.
E di fronte a questo, uno Stato deve saper dire di «no» con assoluta certezza. Lei oggi non ha detto di «no», ha detto che ci siete, che guarderete, che farete, che Pag. 32valuterete e, alla fine, mi ha concluso dicendo: «valuteremo - vaglieremo, anzi, è la parola che ha usato - la possibilità di intervenire ad ogni suggerimento». Lo dico io il suggerimento, come ho già detto in premessa: mandate gli organi preposti a fare controlli senza preavvisare, in maniera costante e controllate che ci sia la separazione tra luogo di produzione e luogo di lavorazione. Non è possibile che se uno produce cento, con quel cento possa produrre trecento di mozzarella di bufala. Non è possibile. Quindi, se fate questa semplice operazione, che è ciò che lo Stato dovrebbe fare per meritarsi lo stipendio che prende, credo che avreste fatto semplicemente ciò che è dovuto e la sua risposta doveva essere di tre righe: assolutamente sì, Alessandri, noi siamo in grado di poter garantire che lo Stato controllerà con tutto il suo sistema e con tutte le sue forze in questo senso.
Nella sua risposta credo che chi abbia voglia di truffare abbia detto che lo Stato ancora una volta non ci ha dato risposta e, quindi, si «metteranno» ancora pronti ad intervenire sul sistema. Il 1o gennaio avete un'opportunità, mettetelo chiaro e per iscritto, fate arrivare a tutti gangli dello Stato un messaggio chiaro, che questo «oro bianco» - che è uno dei due ori bianchi, l'altro è il parmigiano che viene da casa mia - deve essere tutelato perché è un patrimonio di questo Paese. Fatelo e qualcuno vi ricorderà come un Governo che non ha fatto solo promesse o ha saputo solo giustificare i momenti difficili, ma forse qualcosa di utile l'ha fatto. Altrimenti, ancora una volta rimpiangeremo, purtroppo, un'occasione persa.

(Orientamenti del Governo in vista del prossimo congresso dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni, che si svolgerà a Dubai nel dicembre 2012, concernente la revisione dei regolamenti internazionali delle telecomunicazioni - n. 2-01758)

PRESIDENTE. L'onorevole Bergamini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01758, concernente orientamenti del Governo in vista del prossimo congresso dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni, che si svolgerà a Dubai nel dicembre 2012, concernente la revisione dei regolamenti internazionali delle telecomunicazioni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, come sappiamo l'Unione internazionale delle telecomunicazioni, cosiddetta ITU, è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite il cui obiettivo è quello di promuovere la cooperazione internazionale tra i popoli e lo sviluppo economico e sociale attraverso servizi di telecomunicazione che siano efficienti. L'ITU conta 193 Stati membri, tra cui naturalmente l'Italia, e, particolarità nell'ambito delle organizzazioni internazionali, 750 compagnie private, organizzazioni ed istituzioni accademiche, tra membri e associati.
Alla riunione plenipotenziaria ITU del 2010 si è deciso di tenere una conferenza mondiale sulle telecomunicazioni internazionali, come diceva prima il Presidente, a Dubai, dal 3 al 14 dicembre 2012, con l'obiettivo di rivedere i regolamenti internazionali delle telecomunicazioni, che ormai risalgono ad oltre vent'anni fa. È un appuntamento molto importante, perché questi trattati hanno una capacità di vincolare legalmente gli Stati membri e sono ideati per facilitare l'interconnessione e l'interoperabilità internazionale dei servizi informativi e di comunicazione ed anche per assicurarne l'efficienza e l'accessibilità. Il trattato fissa dei principi generali che sono finalizzati ad assicurare il libero flusso delle informazioni a livello globale, promuovere l'universalità e l'equità dell'accesso ai servizi di comunicazione e gettare le basi per l'innovazione e la crescita del mercato. Ovviamente, se questi trattati fossero modificati in maniera superficiale o poco attenta, questo potrebbe rivelarsi un grave errore e potrebbero esserci ripercussioni certamente per le libertà e per i diritti fondamentali delle Pag. 33persone, ma anche per l'orizzonte economico di questo settore.
Questi trattati sono stati negoziati nel 1988. Oggi vi è un consenso unanime rispetto alla necessità di rivederli, di procedere ad una loro revisione, data l'esponenziale evoluzione che il settore dell'information technology ha conosciuto in questi ultimi anni. È chiaro a tutti come la regolamentazione delle telecomunicazioni ed in particolare della rete Internet sia un settore di estrema rilevanza prima di tutto sociale, poi politica ed economica. Cito alcuni numeri: è importante che in questo Parlamento si prenda finalmente consapevolezza della straordinaria capacità di trasformazione ed evoluzione legata al settore delle telecomunicazioni e della rete in particolare. Oggi sono 13 miliardi i dispositivi che sono connessi alla rete e nel 2020 saranno 50 miliardi. Ad oggi gli utenti di Internet sfiorano i 2 miliardi e mezzo, 500 milioni sono quelli in Europa. L'85 per cento dei telefonini commercializzati ha un web browser. Secondo i calcoli dell'università di Stanford ogni minuto nel mondo vengono scambiate 200 milioni di mail, 48 ore di video vengono caricate sui YouTube, 2 milioni di richieste vengono digitate su Google ogni minuto. In Italia ogni 100 abitanti 22 sono gli abbonamenti broadband fixed e sono 42 ogni cento quelli wireless. Abbiamo circa 40 milioni di utilizzatori di Internet nel nostro Paese e ad oggi l'Internet economy in Italia vale 300.000 posti di lavoro.
Questi numeri sono davvero impressionanti e probabilmente sono già stati superati dalla realtà attuale e ci danno una misura dell'importanza sociale di questo fenomeno, con le ricadute certamente in termini di competitività, sviluppo, modernizzazione del nostro Paese, ma anche con ricadute in termini di libertà personale, di tutela della privacy, di tutela dei dati personali e della proprietà intellettuale, tutti temi che ci sono molto chiari, ma per i quali sono molto meno chiare le possibili soluzioni. A questo proposito si pensi che la Apple sta per aprire un nuovo data center da 800 milioni di dollari in Nevada per ospitare i servizi online come iTunes App store o iCloud. Sarà il terzo, gli altri due esistono già: uno in Nord Carolina e l'altro nell'Oregon. Microsoft di data center ne ha 6, mentre Facebook sta costruendo una mini-città da 700 milioni di dollari a Lulea, nel nord della Svezia. In questi data center vengono immagazzinate quantità enormi di progetti, di pensieri, di idee e di gusti, selezionati e registrati nel più gigantesco accumulo di proprietà intellettuali e dati personali della storia umana. Da qui discende l'importanza economica di Internet e della rete. Cito uno studio di una società di consulenza, che si chiama Boston Consulting, che stima che l'economia di Internet nei Paesi del G20 arriverà nel 2016 ad oltre quattro milioni di miliardi di euro, con 3 miliardi di utenti Internet a livello mondiale. Se l'Internet economy fosse un Paese, fosse una nazione, grazie al suo tasso di crescita, che è stimato intorno al 10 per cento annuo, sarebbe nella classifica dei Paesi virtuosi, dietro soltanto a Stati Uniti, Cina, India e Giappone, ma molto avanti rispetto per esempio alla Germania.
Data dunque la rilevanza economica e sociale del settore, non è un caso che questo settore sia al centro della forte diatriba tra gli operatori delle telecomunicazioni, i cosiddetti over the top, e i content provider. Gli operatori delle telecomunicazioni infatti lamentano di fungere da veicolo del traffico della rete, un traffico che costa loro moltissimo in termini di investimenti in infrastrutture. Nel periodo fra il 2000 ed il 2014 le Telco avranno investito 31 miliardi di euro in nuove reti, però a fronte di ricavi che diminuiscono del 2-3 per cento da tre o quattro anni.
Per questo gli operatori delle telecomunicazioni denunciano una forte sproporzione fra gli investimenti che sono loro imposti e i ricavi che ne derivano e che vanno tutti a vantaggio, o quasi tutti, degli over the top - i player come Google per esempio -, che sono la prima causa del boom del traffico di contenuti che pesa sulle reti e che ne traggono la maggior fetta di benefici economici. Dunque, la richiesta degli operatori delle telecomunicazioni Pag. 34è che le nuove regole internazionali tengano conto del valore del traffico e, non solo, come si fa oggi, dei volumi.
Molto simili sono, poi, le posizioni dei cosiddetti content provider - gli editori, per esempio, i giornali, le televisioni -, che lamentano come gli over the top facciano profitti grazie ai loro contenuti originali, di cui loro si assumono, naturalmente, anche i costi. Stiamo vedendo casi abbastanza interessanti proprio in questi giorni, anche oggi.
Stante tutto questo, credo che emerga chiaramente la rilevanza strategica e sociale delle scelte che saranno compiute a Dubai nel corso della prossima conferenza mondiale. Le tematiche su cui si sono concentrati i lavori preparatori, e su cui si concentrerà anche il dibattito, sono di prioritaria importanza: riguardano l'accesso alla comunicazione come un diritto umano, la sicurezza nell'utilizzo delle ICT, la protezione delle risorse nazionali, le reti internazionali, la tassazione, la politica dei prezzi, l'interconnettività e l'interoperabilità, la sicurezza, la qualità dei servizi, la convergenza.
Per questo motivo, ho ritenuto necessario chiedere quali attività preparatorie siano in corso di svolgimento, quali quelle già svolte da parte del Governo e quale sia la posizione che esso assumerà nell'ambito del prossimo congresso a Dubai, concernente, dunque, la revisione di questi trattati.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Franco Braga, ha facoltà di rispondere.

FRANCO BRAGA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Governo è in prima linea nella battaglia per la tutela della libertà di espressione su Internet. L'Italia ha fortemente sostenuto la risoluzione sulla protezione della libertà di espressione in Internet, svolgendo un ruolo di primo piano per la sua approvazione da parte dell'ONU, lo scorso luglio a Ginevra.
Il testo sancisce il principio che gli stessi diritti dei quali le persone godono «offline» devono essere protetti «online», in primo luogo la libertà di espressione. Esso richiama tutti gli Stati alla necessità di facilitare l'accesso della popolazione al web, e al dovere di cooperare per favorire lo sviluppo anche dei nuovi media. Occorre colmare il divario digitale fra l'area euro-atlantica e altre regioni del mondo, come l'Africa. Il Governo italiano sta, quindi, seguendo molto da vicino la fase preparatoria della Conferenza mondiale sulle telecomunicazioni, durante la quale si discuterà della modifica della normativa internazionale sulle telecomunicazioni, che risale al 1988.
Si sottolinea che da poco si è conclusa la consultazione pubblica del Ministero dello sviluppo economico, a cui tutti i cittadini hanno potuto partecipare accedendo al sito istituzionale. Un qualificato gruppo di funzionari e dirigenti del Mise è da diverse settimane impegnato ad esaminarne i riflessi in termini di singole modifiche sinora proposte al trattato che sarà, poi, oggetto della Conferenza mondiale sulle telecomunicazioni.
È forte convinzione dell'Italia e dell'Unione europea che una regolamentazione intergovernativa della rete aprirebbe la strada alla possibilità di inaccettabili censure di natura politica alla piattaforma web, a detrimento dei diritti e dei principi fondamentali sanciti in sede ONU. Inoltre, su questi temi, il dibattito è in corso ed è bene che si svolga non solo fra Governi, ma anche con l'attivo coinvolgimento delle società civili e delle istanze che emergono dagli stessi utenti della rete. Un quadro di regole è necessario, ma senza che vengano minimamente intaccati i principi, irrinunciabili e non negoziabili, della libertà di espressione e del libero accesso al web.
Si evidenzia, infine, che nell'ambito dei lavori della Conferenza, che dureranno quindici giorni, il Governo può fin d'ora garantire che la posizione dell'Italia sarà definita in modo tale da essere perfettamente in linea con l'acquis comunitario, a favore dello sviluppo economico, sociale, Pag. 35nonché del progresso tecnologico, in una logica di coerenza con gli interessi nazionali, comunitari e internazionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Bergamini ha facoltà di replicare.

DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, voglio ringraziare il sottosegretario Braga per aver voluto rispondere a questa interpellanza, che purtroppo - e non è certo dovuto a lui - non rientra affatto nelle sue competenze. Devo prendere atto del fatto che, evidentemente, i rappresentanti del Governo per quello che riguarda il Ministero competente hanno altri impegni, che ritengono prioritari rispetto a dare risposte al Parlamento; non posso che prenderne atto ma, certo, questo non può farmi piacere e credo che non possa fare piacere all'istituzione. Pertanto, già per questo motivo non posso ritenermi soddisfatta della risposta che ricevo a questa interpellanza urgente, ma non posso neanche dirmi soddisfatta nel merito, perché, al di là di generiche e assolutamente condivisibili - ci mancherebbe anche che non fosse così - spinte verso il progresso tecnologico, lo sviluppo e la tutela delle libertà di espressione, alle quali tutti teniamo e per le quali tutti combattiamo in prima persona, tuttavia, mi sembra che dalla sua risposta, sottosegretario, non arrivi alcuna indicazione chiara rispetto alla domanda che ho fatto.
Certo, c'è un elemento positivo: si è proceduto ad una sorta di consultazione pubblica per coinvolgere, dunque, anche la società civile e per raccogliere indicazioni rispetto a modifiche specifiche di questi trattati. Questa è una buona notizia, non si fa mai abbastanza consultazione pubblica in questo Paese e stiamo prendendo un buon esempio dai Paesi anglosassoni che lo fanno da lungo tempo. Senz'altro questo è un elemento di grande positività. Tuttavia, non mi sembra che questo elemento sia stato sufficiente a produrre delle risposte: certo che il nostro Governo si muoverà in coerenza con l'acquis comunitario. Naturalmente, noi facciamo parte dell'Unione europea e quindi non si può fare diversamente, ma ancora non è chiara - e rimane non chiara a me - quale sarà la linea che questo Governo intende tenere, non fra sei mesi, non fra un mese, ma fra pochi giorni, alla Conferenza di Dubai.

(Iniziative urgenti volte a garantire il rispetto della disciplina sull'ordinamento penitenziario e dei diritti dei detenuti nel carcere di Vicenza - n. 2-01752)

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01752, concernente iniziative urgenti volte a garantire il rispetto della disciplina sull'ordinamento penitenziario e dei diritti dei detenuti nel carcere di Vicenza (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intanto voglio subito ringraziare i 51 deputati di tutti gli schieramenti politici, esclusa la Lega Nord Padania, che hanno voluto sottoscrivere questa interpellanza urgente, che riguarda una visita ispettiva che ho effettuato domenica 18 ottobre nel carcere di Vicenza, accompagnata da due esponenti radicali veneti, Maria Grazia Lucchiari e Fiorenzo Donatello.
Io ho fatto almeno duecento visite in questa legislatura nelle carceri italiane e devo dire che questa, forse, è stata quella più sconvolgente perché, per la prima volta, alcuni detenuti della terza sezione hanno fatto presente, anzi, hanno avuto il coraggio di denunciare che in quell'istituto vengono sottoposti a veri e propri pestaggi.
Andiamo con ordine, perché l'illegalità di quel carcere, che lo Stato evidentemente consente pur sapendolo, è rappresentata da alcuni numeri che intendo fare presente: noi abbiamo 358 detenuti, di cui 90 italiani e 268 stranieri, per una capienza regolamentare di 146 posti. Naturalmente ci sono detenuti di tutte le nazionalità e un'altra caratteristica importante è che in quel carcere, data la ristrettezza degli spazi, nelle celle convivono sia detenuti in attesa di giudizio, sia quelli con condanna definitiva; cento sono i tossicodipendenti. Pag. 36
Come facciamo sempre, abbiamo ispezionato approfonditamente le celle. Vediamo quali sono gli altri dati che riguardano la violazione dell'ordinamento penitenziario e del suo regolamento di attuazione, oltre che della Costituzione e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Nella terza sezione, in quasi tutte le celle, dalle dimensioni di 9 metri quadrati - anzi di meno di 9 metri quadrati e dobbiamo pensare poi che ci sono i letti (due letti a castello più uno messo di lato), il tavolo, gli sgabelli e gli armadietti -, ossia celle nate per una persona, vi abbiamo incontrato almeno tre detenuti e solo raramente due.
La cosa drammatica è che in questa condizione di ristrettezza - potremmo dire di cattività - queste persone sono rinchiuse per 21 ore al giorno. A loro è consentito di andare nelle tre ore d'aria in un passeggio che definire squallido è poco, tant'è vero che i detenuti lo chiamano «blocco di cemento».
In queste tre ore (le cosiddette tre ore d'aria), non è più possibile per questi detenuti andare nel campo sportivo, dove attualmente pascolano tre capre, perché l'amministrazione penitenziaria ha deciso di costruirvi un nuovo padiglione, quindi togliendo anche altro spazio alla socialità. Anche la palestra è inagibile e, pertanto, una cosa importante - prima ho usato la parola «cattività» - è che le persone detenute hanno pochissima possibilità di movimento.
Ma non finisce qui, perché fa pure freddo: i termosifoni sono accesi un'ora la mattina e un'ora il pomeriggio e i detenuti che possono (cioè quelli che hanno i vestiti) si coprono con un maglione sopra l'altro.
Arriviamo anche al cibo. Il cibo è assolutamente insufficiente: parliamo di giovani che hanno fra i venti e i trent'anni, soprattutto, e quella domenica - il carrello era passato per l'ora di pranzo - i detenuti avevano per cena due uova sode, e stiamo parlando di uomini adulti, di giovani. Ma c'è di più, veniva fornita dall'amministrazione penitenziaria solamente una saponetta ogni due mesi e raramente i detersivi per pulire la cella, per cui c'era un odore certo non buono, oltre al fatto che credo particolare cura deve essere data a questo istituto, visto che recentemente - adesso fortunatamente non ci sono più - si sono verificati alcuni casi di tubercolosi. Anche il personale ci ha manifestato la sua preoccupazione di contrarre malattie infettive.
Ma non finisce qui: quasi tutti i detenuti non hanno la possibilità di lavorare e non parliamo di lavori di un certo valore, come quelli che ci ha descritto stamattina il Ministro Severino. Qui parliamo solamente dei lavori molto umili che sono previsti dentro il carcere. Ebbene, per arrivare al proprio turno, che significa lavorare un mese, i detenuti devono aspettare molto, molto tempo, anche fino a tre anni, e coloro che lavorano, fatto questo mese, riescono a guadagnare poco più di 200 euro. Se non possano lavorare, quindi, qual è la vita di queste persone? È quella di stare tutto il giorno in cella e per di più nemmeno con la televisione, perché in quel carcere è possibile guardare solamente Rai Uno, Rai Due e Canale 5, tutti gli altri canali sono interdetti.
Non solo, ma l'altra cosa gravissima, che è contraria all'ordinamento penitenziario, è che questi detenuti non sanno a chi presentare i loro reclami. Il direttore, molti di questi detenuti, lo hanno conosciuto per la prima volta perché si è precipitato quella domenica in istituto dopo che il nigeriano - di cui conosciamo anche il nome, ma lo riportiamo solamente con le iniziali - ha denunciato i pestaggi che si verificano in quel carcere.
Allora abbiamo visto arrivare - certo, dopo alcune ore - sia il comandante che il direttore, ma quello che è certo è che, né il direttore, né il comandante, né il magistrato di sorveglianza hanno mai visitato quelle celle per verificare quali siano le condizioni di trattamento dei detenuti.
Io voglio ricordare che l'ordinamento penitenziario stabilisce con molta chiarezza che tanto il direttore, quanto il magistrato di sorveglianza, devono visitare le celle. Questi ragazzi, questi giovani detenuti, non riuscivano nemmeno a presentare Pag. 37le istanze! Avevano chiesto da mesi di essere ricevuti dal direttore. Non sapevano, alcuni - probabilmente perché hanno un avvocato d'ufficio - nemmeno qual era la propria condizione dal punto di vista processuale. Quindi, si tratta veramente di uno stato di abbandono totale.
Io che sono (ritengo di essere) un rappresentante di questa Repubblica, quando mi capita di visitare le carceri in questo stato, devo dire che mi vergogno, perché in fondo sto rappresentando lo Stato che va a controllare una realtà e tutte queste realtà - mi chiedo - il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria le conosce? Questa interpellanza l'ho mandata anche al procuratore capo della Repubblica di Vicenza, perché voglio sapere. Però, la cosa grave è che si continua ad agire nel modo sbagliato. Altro che trattamenti inumani e degradanti avremo in futuro! Ciò non solo perché i provvedimenti varati in questa legislatura, ma anche in queste ore, sono totalmente inadeguati ad affrontare questo enorme sovraffollamento, ma perché - vi leggo questi dati e concludo - nel bilancio del 2013, rispetto a quello del 2012, quali tagli abbiamo? Sul vitto dei detenuti, siccome evidentemente sono troppe due uova sode per cena, sono stati tagliati altri 22 milioni di euro. Per il mantenimento, l'assistenza e la rieducazione dei detenuti vi è un taglio di altri 19 milioni di euro.
Per le mercedi ai detenuti - stamattina il Ministro Severino ha fatto un bel discorso sul lavoro in carcere (la mercede è il corrispettivo che viene dato dentro al carcere ai detenuti che lavorano) e, siccome lavora attualmente solamente il 10 per cento dei detenuti, si è pensato bene di tagliare anche le mercedi e quindi ai detenuti lavoranti saranno tagliati 2,3 milioni di euro.
Non possiamo dire in quest'Aula determinate parole e poi agire in questo modo. Noi siamo stati condannati costantemente dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per trattamenti inumani e degradanti. Ci sono duemila cause alla CEDU, tanto che non riescono a stare dietro al contenzioso, così come la nostra magistratura non riesce a stare dietro agli oltre cinque milioni di procedimenti penali pendenti. Pertanto, la CEDU ha detto che a breve emetterà una «sentenza pilota», perché non riesce ad affrontare il contenzioso che proviene dalle carceri.
E non parliamo poi delle condizioni dei lavoratori! Vi do una notizia. Probabilmente non lo sapete, ma poco fa nel carcere di Piacenza si è suicidato un altro detenuto. Gli agenti hanno provato a salvarlo e non ci sono riusciti. Un altro si è impiccato. Questa strage continua e incessante è certamente sulle nostre coscienze.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Antonino Gullo, ha facoltà di rispondere.

ANTONINO GULLO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevole Bernardini, con riferimento alle diverse problematiche riguardanti l'istituto penitenziario di Vicenza, le comunico gli elementi informativi che sono stati acquisiti dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Per quanto riguarda il personale di polizia penitenziaria, le rappresento che nella casa circondariale di Vicenza, rispetto alle 191 unità previste dal decreto ministeriale dell'8 febbraio 2001 sulle dotazioni organiche, risultano effettivamente in servizio 156 unità nei vari ruoli, con una scopertura pari al 18 per cento.
Nel mese di luglio 2012, in concomitanza con l'assegnazione del 164o corso agenti, il personale di polizia dell'istituto di Vicenza è stato incrementato di 12 unità maschili. In ogni caso, le ulteriori esigenze di personale saranno valutate in un quadro di compatibilità nazionale non appena si sarà concluso l'interpello per l'anno 2012, conseguente all'imminente assegnazione dei neo agenti del 165o corso. Con riferimento al personale dell'area trattamentale, il DAP riferisce che risultano presenti quattro educatori, a fronte di una dotazione organica di sei posti.
Quanto all'assistenza psicologica, regolata dall'articolo 80 dell'ordinamento penitenziario, faccio presente che la gestione Pag. 38di tale servizio ha subito, negli ultimi anni, una riduzione degli stanziamenti di bilancio, da cui è dipesa la diminuzione delle prestazioni di assistenza psicologica, previste in favore della popolazione detenuta. Peraltro, l'assistenza psicologica resta comunque garantita nonostante l'ulteriore riduzione di risorse per l'anno finanziario 2012.
Per quanto concerne il lamentato sovraffollamento, segnalo che alla data del 27 novembre erano presenti presso l'istituto vicentino 355 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 146 posti detentivi e di una tollerabile di 288. Tale situazione è costantemente monitorata dalla competente direzione generale, impegnata a livello nazionale nell'individuazione e attuazione dei provvedimenti idonei a rendere meno gravosa la situazione dei singoli istituti e a favorire, nei limiti del possibile, le legittime aspirazioni dei detenuti.
In tale ambito, si inserisce l'attività posta in essere dall'amministrazione per elaborare un progetto di ridefinizione dei circuiti regionali, che consenta, in un arco temporale più ampio, di normalizzare l'attuale situazione e ripristinare la necessaria separatezza tra le diverse tipologie di detenuti. Sono, infatti, in atto le procedure per la realizzazione del nuovo padiglione di 200 posti detentivi, che consentirà una migliore allocazione della popolazione detenuta. Quanto alla dimensione delle celle, rappresento che la sezione circondariale include 111 camere di pernottamento singole ed una da due posti regolamentari. Le celle singole misurano, ciascuna, circa 9 metri quadri, escluso il bagno che è di circa 3,50 metri quadri. In genere, le stanze sono occupate da tre detenuti, qualcuna da due.
I cortili di passeggio sono quattro, uno per ciascuna sezione e uno per il piano terra. Vi sono, inoltre, quattro autonomi passeggi più piccoli per i detenuti in stato di isolamento. Il tempo di permanenza giornaliera all'aperto è di 3 ore e 30 minuti. Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria garantita nella casa circondariale di Vicenza, ricordo che la stessa è da tempo gestita dalla azienda sanitaria locale competente per territorio, in attuazione della normativa di riordino della sanità penitenziaria, immediatamente operativa nelle regioni a statuto ordinario, come il Veneto.
Per quel che concerne, quindi, lo specifico quesito volto a conoscere quali iniziative il Ministero della giustizia intenda assumere per garantire un'adeguata assistenza sanitaria ai detenuti ristretti nella sede di Vicenza nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza, posso osservare che uno dei principi cardine del riordino della sanità penitenziaria è diretto a garantire alle persone detenute prestazioni sanitarie al pari dei cittadini in stato di libertà. Infatti, l'articolo 1, comma 2, lettera a), prevede espressamente che il Servizio sanitario nazionale assicuri ai detenuti e agli internati livelli di prestazione analoghi a quelli garantiti ai cittadini liberi e la medesima indicazione è contenuta anche nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008, allegato A, nei paragrafi «Premessa» e «Principi di riferimento».
Com'è noto, però, i livelli essenziali di assistenza, definiti con un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, indicano le prestazioni sanitarie che le regioni sono tenute ad erogare in modo uniforme sul territorio nazionale, ma non comprendono la totalità delle possibili prestazioni di cura e assistenza. Rimangono, infatti, escluse dal novero dei predetti livelli gran parte delle prestazioni di fisiokinesiterapia e la fornitura di protesi odontoiatriche, prestazioni specifiche indicate nel testo dell'interpellanza in relazione alle situazioni segnalate nelle camere detentive n. 19 e n. 16. Devo, tuttavia, precisare che nel caso menzionato dall'onorevole interrogante, riguardante il detenuto che lamenta di avere la protesi dentaria rotta, non risulta che lo stesso abbia mai fatto richiesta di visita odontoiatrica né abbia mai chiesto diete particolari che lo escludano dalla normale alimentazione solida, prevista per gli altri detenuti. Pag. 39
Faccio, comunque, presente che numerose Regioni contribuiscono ad assicurare negli istituti penitenziari tali forme di assistenza: laddove detta assistenza non venga garantita, si è cercato di sensibilizzare i provveditori regionali ad intervenire presso le regioni e le aziende sanitarie locali per incrementare l'offerta assistenziale intramuraria in favore delle persone detenute ed internate. Analoga iniziativa è stata assunta dal Ministero della giustizia nei confronti del Ministero della salute, in ordine alla tematica dell'assistenza sanitaria intramuraria.
Quanto, poi, alle specifiche doglianze di natura sanitaria manifestate da alcuni detenuti nel corso della visita dell'onorevole Bernardini, posso riferire, sulla base della certificazione esaminata, che: il detenuto E.L. risulta affetto da ernia epigastrica, la quale non ha mai costituito un pericolo, né causato dolori. Alla visita chirurgica l'ernia viene descritta riducibile spontaneamente e il detenuto non ha mai chiesto di essere operato. Il detenuto T.T.F. è stato più volte condotto in ospedale per crisi convulsive. Non è stata mai accertata la natura epilettica delle crisi, nemmeno in occasione dell'ultima visita effettuata presso l'ospedale di Vicenza in data 10 novembre 2012.
Con riferimento, invece, alle attività trattamentali, comunico che il lavoro intramurale riguardante i servizi d'istituto, si svolge a turnazione. Nell'anno 2011, grazie a questo sistema, è stato possibile impiegare nell'istituto di Vicenza un totale di 466 detenuti, di cui 156 stranieri e 310 italiani. Nel corso del primo semestre del 2012, hanno svolto attività lavorativa 240 detenuti, di cui 73 stranieri e 167 italiani. I criteri per il lavoro intramurale dei detenuti sono stabiliti dalla commissione, istituita a norma dell'articolo 20, comma 8, dell'ordinamento penitenziario.
All'interno dell'istituto è presente: la cooperativa esterna Saldo & Mecc, che tratta la lavorazione dei metalli e che, in collaborazione con la direzione, ha in atto un progetto di formazione professionale, lavoro, produzione ed eventuale reinserimento sociale. Attualmente, lavorano alle sue dipendenze 5 detenuti, 4 stranieri e 1 italiano. Vi è, inoltre, la cooperativa S. Bernardo, che si occupa di produzione di pane e che impegna 2 detenuti.
Quanto al problema riferito da alcuni detenuti, che asseriscono di non poter lavorare perché privi di codice fiscale, faccio presente che tale documento viene rilasciato, a richiesta dell'interessato, dall'istituto penitenziario, che interagisce con l'Agenzia delle entrate. Segnalo, altresì, che di tale possibilità sono stati resi edotti tutti i detenuti attraverso un avviso appositamente diramato, ma che da un controllo dei fascicoli dei detenuti per i quali si lamenta il mancato rilascio del predetto codice, non risulta che gli stessi abbiano presentato la necessaria istanza.
Nel corso del 2011 sono stati organizzati i seguenti corsi di formazione professionale: corso di pizzaiolo (11 detenuti italiani); corso per operatore addetto al forno di panificazione (7 italiani, 6 stranieri); corso per operatore addetto alla produzione di biscotti (4 italiani, 9 stranieri); corso di operatore addetto alla produzione di piante aromatiche (1 italiani, 8 stranieri); corso di operaio specializzato in ortofrutticoltura biologica (4 italiani, 2 stranieri).
Per quanto concerne, poi, l'istruzione scolastica, segnalo che è previsto un corso di alfabetizzazione, oltre alla scuola media ed a quella superiore. Nell'istituto non è, però, consentito il possesso e l'uso di personal computer, ma soltanto di un computer dell'Amministrazione, su richiesta.
Rispetto, poi, alle doglianze del detenuto nigeriano, che lamenta l'impossibilità di proseguire negli studi universitari, riferisco che sia il direttore, che il capo area giuridico-pedagogica mantengono personalmente i contatti con il professor Ronconi della facoltà di lettere e filosofia dell'Università degli studi di Padova per consentire al predetto detenuto di espletare gli esami presso l'istituto penitenziario vicentino.
Inoltre, sono attivi corsi di yoga, di ping pong, di argilla e un corso di autostima. L'accesso alla palestra del piano terra, bene attrezzata e decorata, è stato recentemente Pag. 40sospeso - ad eccezione del corso di yoga, che occupa uno spazio limitato - a causa di infiltrazioni di acqua provenienti dalla soprastante cella: il personale addetto ha dovuto ricercare le perdite, appurando che si tratta, probabilmente, di un guasto dell'impianto di riscaldamento di una della celle sovrastanti, che sarà riparato quanto prima.
Venendo, infine, alle ulteriori criticità segnalate, posso precisare che: non risultano episodi di «pestaggio» attuati dalla Polizia penitenziaria all'interno dell'istituto, né casi che hanno richiesto l'impiego della forza fisica. Riguardo al detenuto che presenta una frattura al setto nasale, trattasi di ristretto che si è procurato la ferita in data 21 ottobre 2012, in seguito ad una colluttazione avvenuta con un compagno durante i passeggi. Per tale episodio è stato disposto un procedimento disciplinare. Inoltre, per fronteggiare la condizione di povertà di molti detenuti, la direzione dell'istituto, non potendo erogare sussidi, interviene distribuendo generi di vestiario, che vengono periodicamente donati dalla Caritas e da altri organismi benefici.
Per una migliore distribuzione dei beni ricevuti, verrà istituito un registro ufficiale di scarico del magazzino. I beni per l'igiene individuale e per la pulizia delle celle sono consegnati ogni primo giorno del mese, secondo le quantità previste da apposito ordine di servizio; l'erogazione dell'acqua calda è controllata da un computer che è programmato per consentire, con orari leggermente sfalsati, due ore di erogazione al giorno per ciascuna delle cinque sezioni. Recentemente si sono verificate, tuttavia, delle interruzioni dovute, con ogni probabilità, ad eccessi di calcare. La direzione dell'istituto ha comunicato, in proposito, che in occasione dei lavori per le riparazioni e il ripristino dell'impianto della sezione reclusione, peraltro già autorizzati, si procederà all'individuazione degli ulteriori eventuali interventi. Da metà ottobre il riscaldamento delle sezioni è stato assicurato per sei ore al giorno, nelle fasce orarie 6-9 e 20-23. Inoltre, in seguito al recente ulteriore calo di temperatura ambientale, dal giorno 21 novembre 2012 è stata aumentata l'erogazione a 12 ore e 30 minuti, coprendo le fasce temporali 6-9, 11-13, 15,30-17, 20-23 e 1-4.
Per quel che attiene l'uso del campo sportivo, comunico che nel corso del 2012, come per gli anni pregressi, si è svolto il progetto «Carcere e scuola», che ha visto svolgersi una trentina di partite tra detenuti e squadre esterne scolastiche. Per consuetudine, il campo sportivo viene chiuso verso la fine di settembre, per preservare lo stato del terreno che, risentendo delle temperature più rigide, diventerebbe impraticabile.
Riferisco, poi, che domenica 18 novembre scorso, giorno della visita dell'onorevole interrogante, la distribuzione del vitto è avvenuta a mezzogiorno. Nei giorni festivi, infatti, la cucina è aperta soltanto la mattina. Le vivande confezionate per la cena vengono, quindi, distribuite insieme a quelle del pranzo. Il giorno suddetto sono stati rispettati sia il menu settimanale e giornaliero, che le quantità e qualità di vitto previste. Il menù della cena è consistito in minestra di verdure, uova sode e spinaci al vapore.
Quanto all'impianto della televisione, lo stesso ha cominciato a evidenziare anomalie dallo scorso mese di marzo. Poiché il primo intervento in garanzia da parte della ditta non è stato risolutivo, le problematiche riscontrate potranno essere affrontate non appena lo consentiranno le risorse a disposizione.
Per quanto riguarda le telefonate dei detenuti stranieri ai loro familiari - premesso che vengono regolarmente autorizzate, previo controllo dell'utenza, anche telefonate su utenze cellulari -, rappresento che l'istituto di Vicenza fa parte del cosiddetto progetto pilota «PHONio» di installazione del sistema techision di telefonia informatizzata, decisamente conveniente per i detenuti. Tale progetto doveva essere attivato dal 1o ottobre, ma sono subentrati ritardi di forniture.
Da ultimo, riferisco ancora che il direttore dell'istituto vicentino effettua i colloqui Pag. 41con i detenuti nelle giornate di sabato, utilizzando i locali per gli operatori situati ai piani delle sezioni, come si evince dai registri nei quali viene annotata ogni singola udienza.

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di replicare.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi piacerebbe chiederle ancora, signor sottosegretario, visto che lei ha detto che è il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ad aver preparato questa risposta, a chi avete chiesto - magari, l'avete chiesto al direttore - come stanno le cose in quell'istituto. Io le ho viste con i miei occhi e ho visto, con i miei occhi, la gente che non aveva nemmeno di che vestirsi. Comunque, non è che fosse stata avvisata prima perché sono andata a sorpresa a fare questa visita.
Sono pronta a scommettere che avete chiesto informazioni al direttore, cioè alla persona che in questa interpellanza urgente è denunciata per non andare mai a visitare le celle di detenzione. Infatti, prudentemente il direttore (i detenuti hanno detto: «meno male» che ci presenta il direttore, perché noi non l'abbiamo mai visto) ha detto che lui svolge colloqui con i detenuti. Però, bisogna sapere quali e quanti, in una casa circondariale di cui lei ci ha confermato un sovraffollamento impressionante, poiché nelle cella da una persona sono in tre. Questa è la realtà!
Poi, lei ci risponde, secondo i suggerimenti del direttore, che le ore d'aria sono tre e mezza. Voglio vedere, quando arrivano a quei famosi passeggi di cemento, quanto tempo ci impiegano. Ma mettiamo, comunque, che siano tre ore e mezza.
Voi riuscite minimamente ad immaginare che cosa voglia dire stare in una cella di 9 metri quadrati in tre, con due letti a castello, un altro letto messo di traverso, il tavolino, gli sgabelli, gli armadietti, per 21 ore al giorno? Riuscite ad immaginare questa cosa? Le altre risposte sono di conferma di questo stato di illegalità, di trattamenti inumani e degradanti.
Si dice che non vi sono stati pestaggi. Ma lo avete chiesto al direttore? Lo avete chiesto al comandante? Come l'avete fatta questa indagine? Avete interpellato il personale che lavora nell'istituto? Ma come le fate le indagini e le ispezioni? In che modo le fate?
Questo nigeriano, questo detenuto nigeriano, dovrebbe essere, secondo me, premiato, non solo per avere avuto il coraggio di denunciare questi fatti, ma perché, pensate, è un detenuto che in carcere - prima stava a Padova, in un altro istituto - si è laureato, gli mancano due esami alla laurea in lettere e filosofia. Pensate che percorso, nonostante tutte le privazioni, è riuscito a fare.
Si dice che non gli si può dare il personal computer per studiare, ma questa persona continua a rimanere nella cella con altre due persone: come si fa studiare in quelle condizioni? Mi chiedo veramente se avete un minimo di cognizione di che cosa voglia dire, per esempio, la questione del codice fiscale.
Si dice che non hanno fatto la «domandina», ma se queste persone non riescono a presentare queste domandine, se non hanno il regolamento, se non gli si dice qual è il regolamento dell'istituto, come fanno a saperlo? Queste persone il regolamento dell'istituto non lo hanno mai visto e mi chiedo se vi sia, se esista, perché, in molte carceri, non esiste. Si dice: «gli diamo un foglietto all'inizio, quando entrano». Ma mica vi è scritto tutto in quel foglietto!
Un ragazzo mi ha detto che non riesce a telefonare alla madre, che sta in Tunisia, perché ha il cellulare. Sono mesi che è detenuto qui in Italia e nemmeno ha potuto comunicarle che è detenuto. Ma vi sembrano cose possibili? L'ordinamento penitenziario - questa è un'altra violazione - prevede che il trattamento dei detenuti deve fare in modo che si conservino i rapporti con i familiari, perché, finita la pena, dove ritornano? Tanto è vero che vi è la territorializzazione della pena. Pag. 42Invece, voi mandate 23 mila detenuti in giro a centinaia di chilometri di distanza dalla loro famiglia.
Dicevo che alcuni dati sono qui confermati: il lavoro è già poco e voi dite che gli italiani sono 90 e i detenuti in tutto sono 358, e quindi, per questo tipo di lavori, naturalmente, hanno la precedenza gli italiani. Ma questi, molti di questi, la stragrande maggioranza di questi, vivono dei sussidi che gli passa il cappellano. Al riguardo, devo dirlo ancora una volta, non è un caso che la Conferenza episcopale italiana si sia pronunciata a favore del provvedimento di amnistia, perché ha la consapevolezza che bisogna interrompere questa tortura, questi trattamenti inumani e degradanti.
Noi, che siamo spesso in polemica, da radicali, con la Chiesa cattolica, su questo ne riconosciamo il valore. Quei detenuti ricevono 10 euro al mese dal cappellano, che chissà come farà a darglieli, per mangiare, per comprarsi la pasta allo spaccio interno, perché il menù, che avete deciso ancora di tagliare ulteriormente, prevede 3,6 euro al giorno per ciascun detenuto - 3,6 euro al giorno per ogni detenuto! - e voi lo tagliate ancora.
Allora nemmeno più le due uova sode, la minestra data all'ora di pranzo e per la cena. Ma di cosa stiamo parlando?
Concludo dicendo che sono al trentasettesimo giorno di sciopero della fame. Non vi nascondo che spesso ho pensato se vale la pena vivere in un Paese dove c'è una classe politica che non si rende conto, e non vuole rendersi conto, di quanto sia importante la giustizia, che non sa che dalle carceri, da come sono le carceri, si vede la civiltà di un Paese.
Allora, se abbiamo una classe politica così, se chiudiamo gli occhi come si faceva con i campi di sterminio all'epoca del nazismo, dicendo «Vabbè, risposte burocratiche, non mi interessa», vale la pena vivere in un Paese così dove, nonostante i tentativi di dialogo, dimostrate di non voler ascoltare (Applausi del deputato Baldelli)?

(Chiarimenti in merito alla richiesta di parere rivolta al Comitato IVA da parte dell'Agenzia delle entrate in materia di liquidazione dell'imposta sul valore aggiunto secondo la contabilità di cassa - n. 2-01759)

PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01759, concernente chiarimenti in merito alla richiesta di parere rivolta al Comitato IVA da parte dell'Agenzia delle entrate in materia di liquidazione dell'imposta sul valore aggiunto secondo la contabilità di cassa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, l'interpellanza urgente in oggetto nasce dal fatto che nei giorni scorsi un quotidiano economico in prima pagina ha titolato: «IVA di cassa a rischio». Si riferiva, in particolare, alla circolare n. 44/E dell'Agenzia delle entrate nella quale si richiama il paragrafo 2 dell'articolo 167-bis della direttiva europea, che consente l'aumento del regime di IVA per cassa per le imprese, il quale prevede testualmente che gli Stati membri possono applicare il regime di contabilità per cassa alle imprese con una soglia di fatturato superiore a 500 mila euro e sino a 2 milioni di euro, previa consultazione del Comitato IVA. Al riguardo si rappresenta che il procedimento di consultazione è ancora in corso e ne è prevista la definizione dopo il 1o dicembre 2012, quindi sabato prossimo, data dalla quale si avvierà questo nuovo regime IVA per le piccole imprese. Si aggiunge poi che, qualora tale procedimento non dovesse dare esito positivo, si dovrà procedere alla liquidazione con le modalità ordinarie dell'IVA per cassa e così via.
La direttiva europea dice testualmente che tale consultazione del Comitato IVA non è necessaria per gli Stati membri che al 31 dicembre 2012 abbiano applicato una soglia superiore a 500 mila euro. Nel disegno di legge di conversione del decreto sviluppo di questa estate noi avevamo fissato Pag. 43il tetto a 2 milioni di euro, il massimo consentito dalla direttiva.
Dunque si vuole capire cosa stia succedendo, perché effettivamente questa notizia, la circolare dell'Agenzia delle entrate uscita lunedì scorso, ha gettato nel panico molte imprese, ha creato un allarme mettendo in dubbio questa norma molto attesa, come sa bene il sottosegretario Vieri Ceriani che ha seguito con grande attenzione i lavori del decreto sviluppo, anzi, devo dire che su questo particolare provvedimento in materia di IVA per cassa ha dato anche un contributo notevole affinché si arrivasse alla soluzione più semplice possibile, anche con un'idonea copertura.
Quindi si vuole capire la ragione per la quale non tanto l'Agenzia delle entrate, ma il Ministero dello sviluppo economico abbia inoltrato questa richiesta al Comitato IVA, così come riporta la circolare dell'Agenzia delle entrate, se questo fosse proprio necessario e per quali ragioni e se non sia il caso, qualora non fosse necessario, di ritirarla o, quanto meno, scadendo il termine della consultazione credo il 10 dicembre 2012, quindi dopo l'entrata in vigore del nuovo regime IVA, se non sia il caso che il Ministero chieda all'Agenzia delle entrate di emettere un'integrazione a questa circolare o comunque di darne notizia immediatamente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, riguardo all'interpellanza urgente degli onorevoli, Vignali, Lupi, Baldelli, Saglia e Casero, si precisa quanto segue.
Il regime di cassa è stato introdotto dall'articolo 167-bis della direttiva 2010/45/UE, le cui disposizioni diventeranno obbligatorie per gli Stati membri a partire dal 1o gennaio 2013. In quest'ambito è contenuta la facoltà di istituire un regime di cassa.
Gli Stati membri, a cui fa riferimento il secondo periodo del secondo comma dell'articolo 167-bis, richiamato dagli interpellanti, sono gli Stati membri che legittimamente applicano ora un regime di contabilità di cassa, come quello che dal lo gennaio 2013 potrà essere applicato in via facoltativa da tutti gli Stati membri.
Questi Stati membri sono, in particolare, quelli che hanno richiesto ed ottenuto un'autorizzazione di deroga, ai sensi dell'articolo 395 della direttiva 2006/112/CE.
Sulla base dell'articolo 167-bis il Dipartimento delle finanze ha inoltrato al comitato IVA la consultazione relativa al regime introdotto a livello nazionale.
Per quanto concerne il valore e gli effetti della consultazione del comitato IVA, secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea è stato affermato che, laddove la direttiva IVA preveda un obbligo di consultare il comitato per gli Stati membri che intendano introdurre una misura derogatoria, la consultazione costituisce il presupposto di validità, mentre non viene imposta alcuna condizione sull'esito di tale consultazione, tant'è vero che le consultazioni del comitato IVA possono concludersi con semplici prese d'atto.
Nel caso specifico, è stata sottolineata l'urgenza della questione alla Commissione europea, chiedendo, in assenza di riunioni del comitato IVA nel periodo attuale, di procedere alla consultazione in procedura scritta. Le informazioni a disposizioni indicavano che la prossima riunione del comitato IVA è prevista per febbraio 2013.
Con nota inviata il 15 novembre ultimo scorso, i servizi comunitari hanno avviato la procedura scritta sulla consultazione in questione, indicando come scadenza il 10 dicembre 2012 per le eventuali osservazioni di merito da parte degli Stati membri.
Si riferisce che in questo documento, redatto dai servizi comunitari per presentare la consultazione italiana, la Commissione europea prende nota della consultazione medesima senza sollevare obiezioni o chiedere informazioni integrative.

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PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di replicare.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, signor sottosegretario, se ho ben capito, gli allarmi sono ingiustificati.
Mi resta ancora qualche perplessità legata al fatto che noi avevamo già un regime di IVA per cassa per le imprese con un volume d'affari fino a 200 mila euro, quindi teoricamente saremmo rientrati in quei Paesi membri che già applicavano l'IVA per cassa.
In ogni caso l'importante è la sostanza, quindi il fatto che - ripeto - dal 1o dicembre si possa comunque applicare appunto l'IVA per cassa a tutte le imprese fino a 2 milioni di euro.
Ribadisco ancora la richiesta che, almeno sul sito dell'Agenzia delle entrate, l'11 dicembre, come al termine del perfezionamento, comunque si possa dare notizia che ciò è avvenuto, anche per togliere margini di possibili dubbi, che poi rischiano di bloccare evidentemente quest'operazione - che è un'operazione io credo di grande valore e di grande interesse per le nostre imprese - in modo che si possa procedere speditamente togliendo ogni residuo dubbio.

(Ritiro dell'interpellanza urgente Dima - n. 2-01735)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Dima n. 2-01735.
Avverto che in data odierna il presentatore ha ritirato l'interpellanza urgente in oggetto, presentando contestualmente un'interrogazione a risposta scritta di analogo contenuto.

(Chiarimenti in ordine alla gestione dei fondi destinati alla ricerca, alla luce di recenti notizie di stampa - n. 2-01756)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01756 concerne chiarimenti in ordine alla gestione dei fondi destinati alla ricerca, alla luce di recenti notizie di stampa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, come è noto, un articolo apparso su un quotidiano recentemente ha riportato la notizia di un dossier fatto recapitare al quotidiano stesso da parte, con ogni probabilità, di un funzionario interno al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica, dal quale emergerebbero fatti gravissimi che riguardano la direzione generale per il coordinamento e lo sviluppo della ricerca, in particolare nella gestione dei fondi destinati alla ricerca che, lo ricordo, sono 6,2 miliardi di euro di contributi comunitari a fondo perduto, 3 miliardi di euro circa di budget statale e un miliardo di euro di fondi ordinari per gli enti di ricerca.
Stando al dossier anonimo, vi sarebbe una sorta di «cricca» presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che avrebbe fatto da sponda sistematica ad una serie di truffe. Nel dossier sarebbero contenuti nomi e cognomi di funzionari e collaboratori infedeli, consulenti, si parlerebbe di tangenti, scambi di favori, appalti pilotati, assunzioni, consulenze ed emergerebbe che aziende, che addirittura non ne avrebbero avuto diritto in quanto giudicate non affidabili o non adeguate per i progetti, sarebbero poi state ripescate e avrebbero ricevuto fondi per questa via.
Addirittura ciò emergerebbe anche da inchieste nate in altri luoghi da parte di altre procure italiane che però porterebbero proprio all'utilizzo di somme provenienti dalla ricerca. Mi riferisco, in particolare, a inchieste in corso che riguardano il dissesto del gruppo IDI che sembrerebbe dirottasse fondi europei destinati al meridione, attraverso una truffa così posta in essere.
Allora sappiamo quale sia lo stato della ricerca in Italia, quali siano i tagli giganteschi che in questi anni sono stati fatti propri alla ricerca e credo che la notizia di una sorta di «cricca» ministeriale mortifichi Pag. 45tutti quelli che nella ricerca credono, tutti quei ricercatori che fanno fatica ad ottenere fondi per svolgere il loro lavoro, e sono tanti, in tutte le sedi universitarie italiane e nei centri di ricerca.
Il Ministro, nel corso di un'audizione tenutasi il 22 novembre scorso, ha detto di aver fatto avviare un'inchiesta interna di tipo amministrativo sulla gestione dei fondi. A noi pare, tuttavia, che una risposta, sia pure in un momento molto vicino alla comparsa di quel dossier, di quelle notizie, non sia una risposta esaustiva, per cui noi chiediamo ad oggi quali ulteriori informazioni il Ministero abbia acquisito in ordine a tutto quello di cui ho parlato, con particolare riferimento ai contenuti di questo dossier anonimo e che tempi si prefigurino per avere una risposta tempestiva in termini di trasparenza e chiarezza. Infatti, credo che tutti i cittadini, tutte le università e tutti i ricercatori italiani desiderino essere rassicurati sui modi con i quali vengono gestiti i 10 miliardi di fondi all'anno destinati alla ricerca.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Elena Ugolini, ha facoltà di rispondere.

ELENA UGOLINI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevole interpellante, innanzitutto mi preme evidenziare la tempestività con la quale il Ministro Profumo ha dato pronto riscontro in merito alle presunte irregolarità nella gestione dei finanziamenti alla ricerca riportate da organi di stampa. Il giorno stesso in cui dette notizie sono state pubblicate, sabato 17 novembre, il Ministro ha infatti richiesto l'intervento dei servizi ispettivi della Ragioneria generale dello Stato.
Il Ministro, giovedì 22 novembre, poi ha partecipato all'audizione presso la VII Commissione Cultura della Camera dei deputati che ha costituito un momento importante di confronto nel quale lo stesso Ministro ha illustrato le prime azioni compiute e ha ascoltato con profonda attenzione quanto rilevato dai membri della Commissione. E questo proprio perché è intenzione del Ministero dare immediata risposta al Parlamento e ai cittadini in merito a quanto asserito circa un presunto cattivo uso del denaro pubblico nel settore della ricerca e rendere conto dell'azione amministrativa svolta.
Per quanto riguarda la richiesta degli onorevoli interpellanti, si fa presente che il Ministero continua a non avere alcuna conoscenza del presunto dossier anonimo di cui il Fatto Quotidiano ha dichiarato di essere in possesso. Tuttavia, nell'ottica della massima trasparenza, il Ministero si è fin da subito reso disponibile nei confronti degli organi di stampa, e soprattutto, come detto, ha prontamente richiesto alla Ragioneria generale dello Stato di voler disporre con immediatezza un'indagine amministrativo-contabile da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica sulle modalità di gestione delle risorse finanziarie nazionali e comunitarie dal 2008 ad oggi.
Gli ispettori di finanza pubblica sono già al lavoro dal 20 novembre, giorno in cui dopo essere stati ricevuti nella sede di viale Trastevere dal capo di gabinetto si sono recati presso la sede del Ministero di piazza Kennedy, dove si trovano gli uffici della Direzione generale della ricerca e dove sono stati messi a loro disposizione tutti gli strumenti necessari per dare avvio alla verifica ispettiva. Nell'ambito della piena autonomia che connota l'azione dei servizi ispettivi di finanza pubblica, gli ispettori porteranno al termine la verifica nei tempi ritenuti dagli stessi necessari per svolgere un compito che è connotato, comunque, da una notevole complessità in quanto richiede un'attenta verifica delle articolate procedure sottese all'erogazione dei finanziamenti nazionali e comunitari alla ricerca.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, non posso che esprimere la mia non soddisfazione di fronte Pag. 46ad una risposta che è assolutamente di tipo burocratico. Quelle informazioni che lei ha dato sono le stesse che sono contenute anche nella nostra interpellanza, ma proprio per questo noi chiedevamo ulteriori informazioni acquisite dal Ministero sull'argomento e i tempi. Ora da lei, per bocca di chi le ha preparato questa risposta, non abbiamo conosciuto né ulteriori informazioni né i tempi di questa indagine. Queste indagini partono presumibilmente in una condizione, che lei ha definito, relativa ad una situazione complessa; e ciò lo capisco ma può pure darsi che, se c'è una «cricca», abbia fatto le cose così bene che dal punto di vista formale tutto sembra in ordine.
Io mi chiedo e mi domando: se fosse capitato a me, se io fossi stato Ministro dell'istruzione e dell'università e della ricerca scientifica e un quotidiano mi avesse informato di avere un dossier nel quale si fanno nomi e cognomi, persone, si dicono cose...lei, signor sottosegretario, vuol dire che il Ministro non ha formalmente richiesto a quel quotidiano la consegna di una copia del dossier? Mi permetta, ma allora vuol dire che non vuole realmente fare rapidamente un'indagine e dare una trasparenza rapida a questo problema. Perché la prima cosa da fare è consegnare a questi ispettori, a questi investigatori presso il Ministero il dossier che gli dice già chi sono, che cosa hanno fatto, in quali casi, in quali tipi di ricerca, e in quali tipi di attività, e così questi sarebbero andati in modo mirato.
Signor sottosegretario, è evidente che chi deve fare un'indagine partendo da zero, senza sapere dove andare e facendo un discorso di carattere generale, impiegherà mesi, forse anni, per arrivare ad una conclusione, quando, invece, la cosa migliore era poter andare a colpo sicuro e verificare le cose contenute in questo dossier. Sono altamente insoddisfatto e credo che con me lo saranno tutti i ricercatori che hanno a cuore la ricerca in Italia, perché una gestione di 10 miliardi di euro non è piccola cosa e la rapidità era il primo dei requisiti con i quali si doveva confrontare il Ministro su una vicenda come questa.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per le prime due settimane del mese di dicembre 2012.

PRESIDENTE. Comunico che a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per le prime due settimane del mese di dicembre 2012:

Lunedì 3 dicembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
n. 1934-B ed abbinate - Disposizioni in materia di professioni non organizzate (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (ove non si verifichino i presupposti per il trasferimento alla sede legislativa);
n. 1439-B ed abbinate - Norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Discussione sulle linee generali della mozione Di Stanislao ed altri n. 1-01030 concernente iniziative per la tutela di militari e civili in relazione alle gravi conseguenze derivanti dall'esposizione ad uranio impoverito.

Martedì 4 (a partire dalle ore 10 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 5, giovedì 6 e venerdì 7 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 5019-bis ed abbinate - Delega al Pag. 47Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili.
Esame del disegno di legge S. 3570 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012 (Approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato - scadenza: 9 dicembre 2012).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1439-B ed abbinate - Norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Esame del disegno di legge n. 5569 ed abbinata - Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia (Approvato dal Senato).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1934-B ed abbinate - Disposizioni in materia di professioni non organizzate (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (ove non si verifichino i presupposti per il trasferimento alla sede legislativa).

Nel corso della settimana avrà luogo la deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal giudice della I sezione civile del Tribunale di Roma, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 229 del 2012.

Martedì 11 (antimeridiana, con eventuale prosecuzione al termine delle votazioni)
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
proposta di legge n. 5603 - Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione;
disegno di legge S. 3533 - Conversione in legge del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 18 dicembre 2012).

Martedì 11 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 12 (ore 11 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), giovedì 13 e venerdì 14 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 5603 - Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione;
disegno di legge S. 3533 - Conversione in legge del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 18 dicembre 2012).
Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame delle mozioni:
Di Stanislao ed altri n. 1-01030 concernente iniziative per la tutela di militari e civili in relazione alle gravi conseguenze derivanti dall'esposizione ad uranio impoverito;
Borghesi ed altri n. 1-00866, Terranova ed altri n. 1-00990, Rao, Briguglio ed altri n. 1-00991, Romani ed altri n. 1-00992, Caparini ed altri n. 1-00994, Oliveri ed altri n. 1-00995, Pionati ed altri n. 1-01002 e Peluffo ed altri n. 1-01005 concernenti iniziative in relazione al piano nazionale Pag. 48di assegnazione delle frequenze, con particolare riferimento all'emittenza locale.

Discussione congiunta delle Relazioni territoriali sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Puglia approvate dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (Doc. XXIII, nn. 10 e 12).

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Per quanto riguarda la discussione della proposta di legge n. 5603 l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalla Commissione di merito, mentre per la proposta di legge n. 1934-B ed abbinate essa sarà definita a seguito dell'eventuale conferimento del mandato al relatore.

Integrazione nella composizione del comitato direttivo di un gruppo parlamentare (ore 17,08).

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data odierna, ha reso noto che il deputato Aniello Formisano è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica «Diritti e Libertà».
Ringrazio i deputati Strizzolo e Rampelli che hanno avuto la cortesia di ascoltare il Presidente fino alla fine.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 3 dicembre 2012, alle 16:

1. - Discussione della proposta di legge:
FRONER ed altri; ANNA TERESA FORMISANO; BUTTIGLIONE ed altri; DELLA VEDOVA e CAZZOLA; QUARTIANI ed altri: Disposizioni in materia di professioni non organizzate (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (ove non si verifichino i presupposti per il trasferimento alla sede legislativa) (C. 1934-2077-3131-3488-3917-B).

2. - Discussione della proposta di legge:
MELCHIORRE ed altri; GOZI ed altri; DI PIETRO ed altri; BERNARDINI ed altri: Norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 1439-1695-1782-2445-B).
- Relatore: Rao.

3. - Discussione della mozione Di Stanislao ed altri n. 1-01030 concernente iniziative per la tutela di militari e civili in relazione alle gravi conseguenze derivanti dall'esposizione ad uranio impoverito.

La seduta termina alle 17,10.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 1439-B e abb. - Corte penale internazionale

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 20 minuti
Governo 15 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 45 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 23 minuti 4 ore e 25 minuti
Popolo della Libertà 38 minuti 1 ora e 1 minuto
Partito Democratico 38 minuti 1 ora
Lega Nord Padania 32 minuti 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 22 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 21 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 21 minuti
Misto: 31 minuti 26 minuti
Grande Sud-PPA 6 minuti 5 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti 3 minuti
Alleanza per l'Italia 3 minuti 2 minuti
Diritti e libertà 3 minuti 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti 2 minuti
Autonomia Sud Lega Sud Ausonia - Popoli sovrani d'Europa 2 minuti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 2 minuti
Movimento per le autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti 2 minuti
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Mozione n. 1-01030 - Personale militare colpito da gravi patologie derivanti dall'esposizione ad uranio impoverito

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 20 minuti
Misto: 26 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Diritti e libertà 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Autonomia Sud Lega Sud Ausonia - Popoli sovrani d'Europa 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Movimento per le autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Ddl n. 5019-bis e abb. - Messa alla prova e misure alternative alla detenzione

Seguito dell'esame: 9 ore e 33 minuti (*).

Relatori 25 minuti (complessivamente)
Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 12 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 51 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 12 minuti
Partito Democratico 1 ora e 11 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 19 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 29 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 26 minuti
Popolo e Territorio 25 minuti
Italia dei Valori 1 ora e 14 minuti
Misto: 35 minuti
Grande Sud-PPA 8 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Diritti e libertà 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nelle sedute del 28 e del 29 novembre 2012.

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Ddl n. 5569 e abb. - Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale

Tempo complessivo: 14 ore, di cui:

  • discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 25 minuti
Governo 20 minuti 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 52 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 42 minuti 5 ore e 8 minuti
Popolo della Libertà 38 minuti 54 minuti
Partito Democratico 38 minuti 54 minuti
Lega Nord Padania 42 minuti 59 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 31 minuti 22 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti 20 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti 19 minuti
Italia dei Valori 39 minuti 56 minuti
Misto: 32 minuti 24 minuti
Grande Sud-PPA 7 minuti 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti 2 minuti
Alleanza per l'Italia 3 minuti 2 minuti
Diritti e libertà 3 minuti 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti 2 minuti
Autonomia Sud Lega Sud Ausonia - Popoli sovrani d'Europa 2 minuti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 2 minuti
Movimento per le autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti 2 minuti
Pag. 53

Mozioni n. 1-00866 e abb. - Piano nazionale di assegnazione delle frequenze

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 59 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 20 minuti
Misto: 26 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Diritti e libertà 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Autonomia Sud Lega Sud Ausonia - Popoli sovrani d'Europa 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Movimento per le autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 2 aprile 2012.

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Doc. XXIII, n. 10 - Relazione sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Puglia

e Doc. XXIII, n. 12 - Relazione sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Puglia

Tempo complessivo per l'esame congiunto, comprese le dichiarazioni di voto: 7 ore.

Presidente della Commissione 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 7 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 58 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 8 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 28 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 25 minuti
Popolo e Territorio 24 minuti
Italia dei Valori 23 minuti
Misto: 30 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Alleanza per l'Italia 3 minuti
Diritti e libertà 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti
Autonomia Sud Lega Sud Ausonia - Popoli sovrani d'Europa 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Movimento per le autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Ddl 5019-bis e abb.-A - articolo 1 412 400 12 201 315 85 42 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.