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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 712 di mercoledì 31 ottobre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,40.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 ottobre 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Gregorio Fontana, Franceschini, Ghizzoni, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Leo, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mosca, Mura, Pisacane, Pisicchio e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2156-B - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato, modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato) (A.C. 4434-B) (ore 9,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato, n. 4434-B: Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione.
Ricordo che nella seduta di ieri l'Assemblea ha approvato l'articolo 1, nel testo delle Commissioni, identico a quello licenziato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo aveva posto la questione di fiducia.
Ricordo altresì che l'articolo 2 non è stato posto in votazione, in quanto non modificato dal Senato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 2

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, lunedì avevo sollecitato il Governo a svolgere un'informativa urgente sul terremoto che si è verificato nei giorni scorsi nel Pollino, in provincia di Cosenza, e che ha coinvolto anche la provincia di Potenza. La situazione è certamente drammatica: in questo momento c'è pioggia, c'è neve, con grande disagio per gli sfollati.
Fino ad oggi non ho avuto nessuna notizia da parte del Governo. Voglio capire se il Governo è disponibile a dare queste informazioni in quest'Aula, visto e considerato che noi al Governo stiamo dando continuamente la fiducia e io ritengo che la fiducia non possa essere limitata semplicemente a provvedimenti, ma bisogna anche che il Governo si assuma delle responsabilità, visto e considerato che il responsabile della protezione civile, Gabrielli, ha fatto delle dichiarazioni che sottovalutano la situazione ed esclude che vi possa essere la dichiarazione di stato di emergenza o di calamità naturale.
Ritengo che questo assunto, questa idea e soprattutto questo convincimento del prefetto Gabrielli debba essere verificato e non può che essere verificato in quest'aula, dopo l'informativa urgente che il Governo dovrà rendere, a mio avviso, non posticipandola, ma subito, immediatamente.
Perciò, signor Presidente, voglio capire se vi è stata questa sollecitazione (e non ho dubbi, perché gli uffici sono solerti) e voglio capire se il Governo ha dato una risposta. Infatti, signor Presidente, se non avesse dato una risposta, certamente sarebbe molto grave e molto inquietante.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la sollecitazione da parte della Presidenza c'è stata. Colgo l'occasione della presenza del sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, che ha ascoltato il suo intervento, perché possa farsi parte attiva nei confronti sia del Ministro sia del Governo nel suo complesso affinché quanto da lei richiesto possa avvenire nel più breve tempo possibile.

RITA BERNARDINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, faccio un richiamo all'articolo 137 del Regolamento della nostra Assemblea in merito all'interpellanza presentata il 15 ottobre 2012, n. 2-01705, che riguarda il diritto di voto dei detenuti. Infatti, sappiamo che ci sono decine di migliaia di detenuti, soprattutto quelli in attesa di giudizio, che mantengono il loro diritto di voto, ma che difficilmente riescono ad esercitarlo per tutta una serie di difficoltà burocratiche.
Pensate che, in Sicilia, nell'ultima tornata elettorale, hanno votato solamente 48 detenuti sui circa 6 mila ristretti nelle carceri siciliane.
L'articolo 137 del Regolamento a me pare molto chiaro ed afferma che: «Le interpellanze sono pubblicate nel resoconto della seduta in cui sono annunziate. Trascorse due settimane dalla loro presentazione, le interpellanze sono poste senz'altro all'ordine del giorno della seduta del primo lunedì successivo. Non possono essere poste all'ordine del giorno della stessa seduta più di due interpellanze presentate dallo stesso deputato». Poi, c'è il comma 4, che, in questo caso, non ci interessa, perché il Governo ha ritenuto di non dover intervenire prima del termine di cui parlavo, cioè due settimane, che sono trascorse. Quindi, chiedo che questa interpellanza sia messa all'ordine del giorno, come previsto dall'articolo 137 del Regolamento.
A me è stato già risposto da parte della Presidenza della Camera che, praticamente, questo articolo è caduto in disuso nell'Assemblea di Montecitorio a causa della programmazione dei lavori. Questo argomento non mi convince di fronte ad un articolo così chiaro. Perché lo dico? Lo dico perché c'è il precedente delle interrogazioni a risposta scritta, che, grazie al richiamo che noi abbiamo fatto all'articolo 134 del Regolamento, adesso sono via via calendarizzate nelle varie Commissioni. Pag. 3Anche le Commissioni, così come l'Assemblea, hanno il loro calendario e, quindi, la Conferenza dei presidenti di gruppo decide anche il calendario delle Commissioni.
Pertanto, questa argomentazione sinceramente non mi convince, tanto più che ritengo che, se un articolo è caduto in disuso, allora bisognerebbe avere il coraggio di abrogarlo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bernardini, mi sembra che la sua ultima osservazione sia assolutamente puntuale e condivisibile: nel momento in cui esiste un articolo del Regolamento e non è stato abrogato, l'articolo ha la sua valenza. Questo per quanto riguarda, ovviamente, il pensiero del Presidente di turno. Sarà mio compito sottolineare il suo intervento al Presidente della Camera.
Certamente, sa anche lei che gli articoli, poi, vanno correlati con tutto il Regolamento, compresa la parte che riguarda la programmazione dei lavori. Infatti, in ogni caso, la prossima settimana sarà certamente prevista, all'inizio della settimana stessa, lunedì o martedì, una Conferenza dei presidenti di gruppo: credo che in quella sede anche la questione da lei posta dovrà e potrà essere affrontata. Comunque, da parte mia, certamente, riferirò al Presidente il suo intervento.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, intervengo per insistere con lei affinché il Governo ci dia una risposta immediata sulla situazione drammatica che sta vivendo il comune di Mormanno.
Al di là delle passerelle che stamattina, come in giorni precedenti, il nostro presidente di regione va fare a Rai Uno, utilizzando una televisione pubblica per difendere, peraltro, l'indifendibile, cioè un comune sciolto per mafia a Reggio Calabria, io dico che c'è bisogno che la politica - quella seria - intervenga e faccia capire ai calabresi, agli italiani calabresi, che non sono cittadini di serie C.
Sono convinto che sia assolutamente necessario un intervento straordinario del Governo, affinché metta quei cittadini, costretti a dormire in macchina, al freddo e al gelo, nella condizione di avere il conforto necessario davanti alla tragedia determinata dal terremoto.
Per cui, signor Presidente, la prego di fare pressione sul Governo affinché ci dia una risposta immediata, non a parole ma in termini di fatti, su quei territori che sono gravemente disagiati già di loro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Belcastro. L'ho interrotta semplicemente perché vale quello che abbiamo detto prima. Lei va a rafforzare la richiesta. Sottosegretario D'Andrea, mi raccomando, si faccia attore partecipe della richiesta. Abbiamo una lunga seduta, quindi, se durante la seduta ci farà sapere la disponibilità del Governo, sarà il Presidente Fini, certamente, a comunicare all'Assemblea quando questa informativa potrà avvenire.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 9,52).

MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, voglio soltanto sollecitare la risposta all'interrogazione n. 5-08338, rivolta al Presidente del Consiglio, che riguarda alcune informazioni relative ad una ispezione effettuata dall'apposito nucleo del Ministero dell'economia e delle finanze in merito alla gestione commissariale dell'autostrada A4 e dei lavori di ampliamento.
L'interrogazione è necessitata dal fatto che le conclusioni di questo commissario, prima che ai destinatari istituzionali, risultano Pag. 4recapitate alla stampa, che le ha pubblicate. Quindi, vorremmo sapere come ciò è potuto accadere.

PRESIDENTE. Onorevole Contento, la Presidenza si attiverà in merito alla sua sollecitazione.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, desidero anch'io sollecitare alcune interrogazioni. Non è mia abitudine farlo, ma per evitare di farlo ogni giorno, perché le interrogazioni sono tante, sollecito a questa Presidenza quelle che, secondo me, delle tante presentate, sono più urgenti.
La prima è la n. 3-02414, del luglio 2012, che riguarda il preoccupante fenomeno dei traffici e delle spedizioni, senza autorizzazione, di alcuni mezzi tra il nostro Paese e l'Ucraina, la Moldavia e la Bielorussia. Ciò crea grandi problemi al nostro territorio, non solo al nostro territorio di confine, ma anche a tutto il nostro Paese.
La seconda è la n. 3-02451, che riguarda la tratta ferroviaria Sacile-Gemona, che richiede almeno di una risposta immediata per capire la posizione del Governo.
La terza è la n. 3-01527, presentata il 16 marzo 2011.
L'ultima è quella appena richiamata dall'onorevole Contento, della quale sono cofirmatario, molto delicata.
Pertanto, signor Presidente, credo che anche la sua autorevolezza potrebbe far sì che queste interrogazioni trovassero un minimo di risposta immediata in quest'Aula.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Compagnon, anche per il riferimento alla mia autorevolezza. Visto il lungo elenco sarà compito della Presidenza attivarsi nel merito.
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 10,05.

La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4434-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-B).
L'onorevole Giachetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4434-B/12.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sarò molto breve. Questo ordine del giorno cerca di sanare un problema con il quale coloro che hanno avuto la possibilità di lavorare sul disegno di legge anticorruzione e, nello specifico, sul tema che riguardava il collocamento fuori ruolo, si sono scontrati. Occorre dare atto ai Ministri, in particolare al Ministro della giustizia, ma anche al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, del fatto che, dopo anni nei quali navigavamo nel buio, perlomeno sono riusciti a portare dei dati all'attenzione del Parlamento. Prima che questo accadesse, nell'anno precedente, abbiamo fatto una lunga discussione sulla base di informazioni raccolte a destra e a sinistra, ma senza dati ufficiali.
Non c'è dubbio che il Ministro Severino e il Ministro Patroni Griffi, portando alcuni dati su nostra richiesta, hanno messo in condizione la Commissione di fare un ragionamento che almeno tenesse conto di quale fosse il fenomeno relativo al tema dei fuori ruolo.
Va anche dato atto - e lo faccio volentieri - al Ministro Severino di avere sicuramente aumentato la possibilità, con una parte dell'integrazione del testo che riguarda anche la possibilità di fare emergere Pag. 5tutta una serie di incarichi che pur venivano svolti, ancorché non in funzione del fuori ruolo, per il Parlamento, ma anche per i cittadini, di verificare quale sia effettivamente lo stato dell'arte dell'impegno dei magistrati contabili, amministrativi, ordinari e militari, oltre che dei procuratori e degli avvocati dello Stato, riguardo a incarichi diversi da quelli che li riguardano dal punto di vista della loro missione.
Detto questo, però, credo che tutti ci siamo resi conto di come tali dati - che ovviamente non hanno elaborato i Ministri, ma che gli sono stati forniti - siano abbastanza incompleti e difficili da verificare, perché sono assemblati in un modo abbastanza confuso.
Signor Presidente, fatte salve le mie considerazioni sulle modifiche che sono state apportate dal Senato rispetto al testo approvato dalla Camera riguardo al «fuori ruolo», l'obiettivo di questo ordine del giorno è di fare in modo che, nel giro di poco tempo, sia almeno possibile avere un quadro complessivo effettivo e soprattutto chiaro di quale sia l'effettiva consistenza di questo fenomeno.
Quindi, ho presentato un ordine del giorno nel quale sostanzialmente si chiede di costituire una banca dati, entro sessanta giorni, che sia consultabile anche attraverso i siti Internet (e quindi da tutti, anche dai cittadini), per verificare non solo quale sia la consistenza complessiva, ma anche singolarmente, per ogni titolare di un incarico fuori ruolo, quale sia lo stato attuale dell'impiego e la durata del suo incarico e, soprattutto, nel corso della sua carriera, quale sia stato l'impiego che c'è stato nei confronti di questo magistrato per incarichi fuori ruolo.
Questo è il senso del mio ordine del giorno, mi auguro che i Ministri competenti e il Governo vogliano accoglierlo e mi riservo una rapida dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Toto n. 9/4434-B/1, a condizione di una riformulazione che espunga il secondo capoverso delle premesse, quello che inizia con le parole «appare, così, opportuno modificare ulteriormente l'articolo 1 (...)», e che, nella parte dispositiva, siano aggiunte le parole: «anche relativamente ai soggetti privati coinvolti nel giudizio di responsabilità dinanzi alla Corte dei conti».

PRESIDENTE. Sta bene. Qual è il parere sull'ordine del giorno Contento n. 9/4434-B/2?

ANTONINO GULLO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Contento n. 9/4434-B/2.

PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno Mantini n. 9/4434-B/3?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mantini n. 9/4434-B/3.

PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno Ferranti n. 9/4434-B/4?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo chiede di ritirare l'ordine del giorno Ferranti n. 9/4434-B/4, per riportare all'ordine del giorno Mantini n. 9/4434-B/3, in quanto il termine di 30 giorni è considerato non praticabile dal Governo.

PRESIDENTE. Quindi, vi è un invito al ritiro e, in caso contrario, un parere contrario, giusto?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Sì, signor Presidente. Inoltre, il Governo esprime sull'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4434-B/5 lo stesso parere espresso sull'ordine del giorno Ferranti n. 9/4434-B/4.

Pag. 6

PRESIDENTE. Quindi, vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
Il parere sull'ordine del giorno Lo Presti n. 9/4434-B/6?

ANTONINO GULLO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Lo Presti n. 9/4434-B/6, purché riformulato, eliminando, dalle premesse, il quarto capoverso, ossia quello dalle parole: «la depenalizzazione» sino a «bilanci», ed il settimo capoverso, quello dalle parole: «a questo proposito» sino a «corruzione» - quindi integralmente i capoversi quarto e settimo - e riformulando la parte dispositiva nei seguenti termini: «a valutare ogni ulteriore iniziativa utile a contrastare il fenomeno della corruzione, assumendo altresì le iniziative di propria competenza in relazione all'esame dei provvedimenti pendenti in Parlamento in tema di falso in bilancio».

PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4434-B/7?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4434-B/7.

PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno Granata n. 9/4434-B/8?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Granata n. 9/4434-B/8, purché riformulato nella parte dispositiva nei termini seguenti: «impegna il Governo ad adottare tempestivamente ulteriori misure di competenza volte a favorire l'applicazione dei principi introdotti dal codice etico di cui in premessa».

PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4434-B/9?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4434-B/9.

PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/4434-B/10?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/4434-B/10, in quanto non praticabile perché i limiti della delega non lo consentono.

PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4434-B/11?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, lo esprimo successivamente.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Giachetti n. 9/4434-B/12.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime favorevole sull'ordine del giorno Giachetti n. 9/4434-B/12, purché riformulato nel seguente modo: sostituire, nella parte dispositiva, le parole: «il Dipartimento per la pubblica amministrazione e la semplificazione» con le parole: «Presidenza del Consiglio dei ministri» e sostituire le parole: «di colui o colei che viene (...)» con le parole: «magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che vengono posti fuori ruolo».

PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno Giovanelli n. 9/4434-B/13?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Giovanelli n. 9/4434-B/13.

PRESIDENTE. Allora, il Governo può esprimere il parere sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4434-B/11? Onorevole Ferranti, prego di non disturbare.

Pag. 7

Pregherei il Governo di esprimere il parere sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4434-B/11.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4434-B/11 è favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Toto n. 9/4434-B/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/4434-B/2, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/4434-B/3, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Ferranti n. 9/4434-B/4, formulato dal Governo.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, credo che l'invito al ritiro sia del tutto immotivato e su questo punto noi chiederemmo al Governo di rivedere il suo parere che mi sembra un po' avulso dal contesto reale. Ora, forse la formula: «adottare» è una formula che deve essere rivista, ma lo stesso ordine del giorno è stato sostanzialmente approvato al Senato. Noi lo abbiamo ripreso da quello che è stato approvato in Senato proprio perché si è detto che, poiché la delega nel testo che è rimasto invariato con le varie fiducie deve essere esercitata entro un anno, e siccome esercitare la delega per l'incandidabilità entro un anno sembra uno schiaffo non solo al Parlamento, ma a tutti i cittadini, chiedo al sottosegretario di rivedere il parere. Eventualmente noi siamo disponibili a riformulare l'ordine del giorno in maniera tale che sia possibile esercitare la delega, ma vogliamo che la delega sia esercitata in tempo utile alle prossime elezioni politiche. Quindi, chiedo al Governo di rivedere il suo parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere è favorevole se si toglie in sostanza il termine dei 30 giorni, ma si consente un termine più ampio per l'esercizio della delega. In questo caso, il parere è favorevole, così come riportato nell'ordine del giorno Mantini n. 9/4434-B/3, cioè senza il termine dei 30 giorni.

PRESIDENTE. Onorevole Ferranti, va bene così? Signor sottosegretario, può leggere la riformulazione proposta?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, la riformulazione in sostanza è togliere il termine dei 30 giorni, quindi che l'applicazione della nuova normativa sia disposta entro le prossime elezioni politiche generali.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Mantini n. 9/4434-B/3 diceva «con urgenza». Credo che potrebbe essere...

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, a proposito del termine, poiché abbiamo indicato nel dispositivo: «voler adottare», quindi ciò vuol dire che deve essere esaurito tutto l'iter, io vorrei proporre: «voler adottare il decreto legislativo in tempo utile per poter consentire l'entrata in vigore e l'applicazione in occasione delle prossime elezioni politiche, regionali e amministrative».

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo è d'accordo sulla riformulazione dell'ordine del giorno Ferranti n. 9/4434-B/4, suggerita dai presentatori, che non insistono per la votazione. Pag. 8
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4434-B/5, formulato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiedo al Governo che accolga l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4434-B/5 poiché si tratta esattamente della stessa cosa di cui si è parlato finora, quindi sono sorpreso.

PRESIDENTE. Il Governo?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere sull'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4434-B/5 è favorevole con la stessa riformulazione dell'altro.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4434-B/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Presti n. 9/4434-B/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4434-B/7, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Granata n. 9/4434-B/8, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4434-B/9, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/4434-B/10, non accettato dal Governo.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda l'incandidabilità alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, perché la normativa è notevolmente differente da quella che riguarda le elezioni nazionali ed europee.
Inoltre, riconduce nell'ambito delle ipotesi di incandidabilità, attraverso un'interpretazione che noi riteniamo estensiva del dettato normativo, anche i comportamenti meno gravi tra quelli tipicamente indicati nell'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, che riguarda gli stupefacenti. Si tratta di condotte, cioè, che nulla hanno a che fare con la produzione o il traffico di sostanze stupefacenti, le sole che sono state presuntivamente e ragionevolmente ricollegate dal legislatore all'attività della criminalità organizzata e che nulla hanno a che fare con eventuali infiltrazioni appunto della criminalità stessa negli enti locali.
Quindi, non si capisce perché persista questa ipotesi di incandidabilità e non ci sembra adeguata la risposta del Governo che afferma che questo ordine del giorno, che pure è stato ammesso, non è praticabile per i limiti della delega, che non consentirebbero questo tipo di intervento, quando sappiamo che nella delega è previsto un intervento per armonizzare tutta la legislazione riguardante l'incandidabilità.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/4434-B/10 non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/4434-B/10, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 9

Onorevoli Leo, Mantini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 458
Astenuti 6
Maggioranza 230
Hanno votato
8
Hanno votato
no 450).

Prendo atto che i deputati Scanderebech, Calvisi, Zinzi e Cosenza hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Cambursano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4434-B/11, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Giachetti n. 9/4434-B/12, accettato dal Governo, purché riformulato.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, a me la riformulazione va bene. Mi permetterei di fare presente al Governo che, quando ha citato la sostituzione delle parole: «di colui o colei (...)» con il riferimento ai magistrati vari, non ha citato gli avvocati e i procuratori dello Stato. Volevo sapere se è una decisione voluta. Per me è uguale, però credo che dovrebbero rientrare, considerato che stanno in tutta la categoria dei fuori ruolo.

PRESIDENTE. Il Governo?

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, va bene, sì, anche avvocati e procuratori dello Stato.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, però le chiedo - e chiarisco al Governo che lo chiedo per dare più forza al Governo stesso, che so perfettamente avrà grande difficoltà, perché non dipende solo da lui poter mettere in piedi una banca dati che, per varie ragioni, altri soggetti non aiutano certo e collaborano a fare - che, a questo fine, vi sia un voto dell'Aula perché questo parere favorevole del Governo sia rafforzato anche da un voto dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giachetti n. 9/4434-B/12, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 462
Astenuti 6
Maggioranza 232
Hanno votato
462).

Prendo atto che l'onorevole Giovanelli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4434-B/13, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4434-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà per due minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, anche per il tempo che mi è concesso, per dire Pag. 10che noi voteremo questo provvedimento, nonostante ieri abbiamo votato contro la fiducia a questo Governo, anche se si tratta di un provvedimento assolutamente incompleto e assolutamente non idoneo a rimediare alle problematiche di una corruzione dilagante su tutto il territorio nazionale ed a maggior ragione su quei territori dove lo Stato è inidoneo a fronteggiare la criminalità organizzata, dove lo Stato si è rivelato inidoneo rispetto a tutto ciò che ha contribuito a creare condizioni di non agibilità democratica.
Mi si dice anche che, nelle ultime elezioni siciliane, c'è stata una compravendita di voti e i prezzi sono fortemente lievitati, addirittura mi si dice che un voto è stato pagato 300 euro. In Calabria, alle scorse elezioni, al massimo si era arrivati a 70 euro. Allora, se lo Stato non pone rimedio a questo con leggi rigorosissime, se si consente a gente che fa la politica di investire per guadagnare nella politica, io dico che lo Stato non c'è.

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, la prego di concludere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. È questo il motivo per cui io chiedo al Ministro, a questo Parlamento e ai partiti politici che hanno avuto un segnale forte da queste ultime elezioni, di porre rimedio a quello che sta accadendo e a un'Italia che va a rotoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà per tre minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole a questo provvedimento, perché in un momento non facile della nostra vita nazionale un filo rosso unisce l'Italia, del nord e del sud. Queste due «Italie» diverse, economicamente disuguali, sono unite dal fenomeno della corruzione generalizzata, che è presente al nord come al sud. Gli scandali che hanno coinvolto le istituzioni regionali hanno scavato un solco più profondo tra cittadini e la politica, come hanno dimostrato le ultime elezioni siciliane in cui il 53 per cento ha disertato le urne.
Cari colleghi, il tempo delle chiacchiere è finito. Gli slogan e le parole d'ordine che ci siamo detti urlando in questi anni perdono ogni significato ed efficacia perché la gente è impermeabile a qualsiasi discorso. È tempo di riflettere in silenzio, osservando una specie di «ramadan della parola» e agire - sì agire - perché tocca ancora a questo Parlamento fare qualcosa. Tocca a questo Parlamento assediato e vilipeso fare qualcosa per il Paese, perché mi riferisco alla legge elettorale. Le elezioni siciliane consegnano ai partiti un avvertimento: i partiti tornino ad essere strumento nelle mani dei cittadini e non i cittadini strumento nelle mani dei partiti.
Se in questi ultimi mesi di legislatura riusciremo a fare una legge elettorale che restituisca rispettabilità al Parlamento e non consegni il Paese al caos dell'ingovernabilità, potremo dire che il nostro passaggio in quest'Aula non sarà stato inutile. Per questo annuncio il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per tre minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, ieri nella dichiarazione di voto sulla questione di fiducia abbiamo avuto modo di sottolineare quanto il disegno di legge sull'anticorruzione possa interpretare un sentimento di attesa da parte dei cittadini, attesa che la politica compia un gesto di virtuosa controtendenza e, per ciò stesso, carico di significato.
Poiché al di là dei necessari adempimenti sul piano degli impegni internazionali, al di là della struttura normativa del provvedimento, che pure introduce e riconsidera fattispecie penali emblematiche, al di là persino del giudizio di insufficienza o di straripamento, che abbiamo potuto ascoltare in quest'Aula e anche fuori, Pag. 11una cosa appare certa: l'approvazione della legge, da parte del Parlamento, rappresenta oggi un passo concreto nella direzione dell'uscita del nostro Paese dalla black list delle nazioni corrotte.
Onorevoli colleghi, non vi è soluzione di continuità tra crisi della politica, crisi delle istituzioni, crisi dell'economia e presenza endemica dell'anticultura dell'illegalità nel nostro Paese e, in modo particolare, nella scena pubblica. È questo clima che soffoca le imprese, che alimenta fuori dall'Italia la percezione, anche al di là della giusta misura, che fare investimenti qui da noi è una causa perduta. È questo clima che avvelena i pozzi della politica, allontanando la gente dalla democrazia ed esponendola alle trappole di tutti i populismi, siano essi vestiti in doppio petto o proposti con il gesto caricaturale di qualche teatrante.
Vi è un articolo della nostra Costituzione, onorevoli colleghi, un po' dimenticato, un po' caduto in desuetudine, che basterebbe a dare senso a questo provvedimento. È l'articolo 54, che al secondo comma dice: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore (...)». Dunque, tutti i pubblici ufficiali, impiegati dello Stato ed eletti nelle istituzioni rappresentative della volontà popolare hanno il dovere di servire lo Stato con disciplina ed onore, con competenza e rettitudine, con consapevolezza ed onestà. Parole desuete anche queste, parole che la politica ha consumato a tal punto da svuotarle di ogni significato, ma parole che rappresentano la base per ogni ripartenza di una democrazia, di una civiltà, parole che possono sconfiggere tutti i cattivi personaggi da fumetto che hanno attraversato la vita pubblica del nostro Paese negli ultimi anni.
Certo, il provvedimento avrebbe potuto contenere ancora altre fattispecie, che attendono ancora puntuale regolazione. Pensiamo al falso in bilancio, all'incandidabilità per i condannati, alla prescrizione dei reati corruttivi, all'autoriciclaggio. Ma vi sarà modo, nelle prossime settimane, di lavorare anche su questi temi. Ciò che conta, oggi, è approvare questo provvedimento, emblema di una svolta.
È con queste forte ragioni che i deputati di Alleanza per l'Italia dichiarano il loro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, ringrazio il Governo e il Ministro per il lavoro svolto. Voglio evidenziare, in maniera sommaria, alcuni passaggi, e consegnerò poi, invece, il testo scritto del mio intervento, che è più completo e preciso su temi così delicati.
Credo, signor Presidente, che abbiamo fatto un bel pezzo di strada, abbiamo fatto un bel pezzo di lavoro. Do atto al Ministro che ha cercato sicuramente di mediare posizioni difficili e contrastanti, obiettivamente. Noi abbiamo contribuito - e penso che ci verrà anche dato atto di questo - in maniera costruttiva, con degli emendamenti volti a migliorare la fattispecie, soprattutto in quella parte della fattispecie penale prevista negli ultimi articoli del testo del provvedimento su cui abbiamo già votato la fiducia - e lo evidenzio - e che ci accingiamo a votare senza, però, poterci esimere da quelle osservazioni o considerazioni critiche sotto l'aspetto puramente penale che, comunque, servono per indirizzare una futura attività del Parlamento a fare norme eventualmente integrative o eventualmente necessarie là dove vi fossero delle lacune.
Quindi, direi che in questo provvedimento vi sono delle luci e vi sono delle ombre. Le luci sono soprattutto riferite al fatto che, come ho detto, abbiamo fatto un passo avanti nei confronti di quelli che, secondo me, sono i principi essenziali su cui si può muovere una democrazia e, quindi, il nostro Paese Italia, che stiamo cercando, tutti insieme, di portare avanti.
I tre cardini principali sono la legalità, la trasparenza e la meritocrazia, che sono le nostre guide, in base alle quali questo Pag. 12provvedimento cerca di portare avanti il Paese. Quindi, mai avremmo potuto - anche se riteniamo certe norme migliorabili e perfettibili - non dare questa spinta in avanti al corpo legislativo dell'Italia proprio per stare dietro a questi principi che, altrimenti, ci portano indietro a livello internazionale ed europeo. Abbiamo dei problemi economici seri, abbiamo dei problemi di raffronto nell'ambito di una platea internazionale che ci sta a guardare e credo che quindi sia giusto che oggi, tutti insieme, votiamo questo provvedimento e facciamo questo passo avanti. Questo è lo spirito con cui ci accingiamo a votare.
Non possiamo però non dire, in brevissimo tempo - poi consegnerò il testo della mia dichiarazione di voto - che questo provvedimento non nasce oggi, questo provvedimento è nato a maggio del 2010, quando l'ex Guardasigilli, Alfano, depositò alla Presidenza del Senato della Repubblica il provvedimento che oggi, dopo un lungo iter, andiamo a completare. Infatti, tutto nasce addirittura nel 1999 - lo sappiamo -, cioè dalla Convenzione europea, e quindi voglio dare atto al nostro ex Ministro Guardasigilli di aver voluto avviare e portare avanti questo iter con un suo atto di impulso preciso, determinato e chiaro. Poi la storia d'Italia ha visto evoluzioni diverse ed oggi il Parlamento completa quel percorso dopo il lavoro che abbiamo fatto.
Le ombre. Le ombre, signor Ministro, sono quelle già scritte negli emendamenti e quindi non c'è nulla di nuovo, però voglio sottolinearlo ai colleghi dell'Aula: sicuramente, noi abbiamo a che fare con i reati contro la pubblica amministrazione, e già quando si parla di reato c'è tutta una complessità che richiede una condotta precisa, un dolo intenzionale e una - chiamiamola maggiore - rigidità nell'indicazione dei confini, perché si deve stabilire quando un fatto passa dal lecito all'illecito penale e quindi non si tratta solo di un fatto eticamente censurabile, ma di quello che passa davanti al procuratore della Repubblica e, prima o poi, davanti ad un organo giudicante. Quindi, questo passaggio andrà nel futuro, secondo me, meglio previsto e meglio corretto soprattutto in ordine ad alcuni articoli nuovi, che sono stati successivamente inseriti e che riguardano l'articolo 317 del codice penale, ossia la concussione, l'articolo 318, ossia la corruzione, l'articolo 346, ossia il traffico di influenze illecite ed il 346-bis. Vorrei ricordare a noi stessi - come si usa dire - che la determinatezza della fattispecie e della condotta è un punto previsto dalla Carta costituzionale, che non possiamo superare o sorpassare. Questa determinatezza, per cui bisogna circoscrivere i confini della condotta criminosa, funge da guida non solo al comportamento del cittadino, che deve sapere fino a dove si può spingere e la soglia oltre la quale non può andare perché altrimenti riceverà un'informazione di garanzia, ma deve servire anche perché il cittadino sia messo al riparo da interpretazioni fantasiose che talora alcuni magistrati a caso possono eventualmente svolgere se la norma non è particolarmente cogente, se la norma non è particolarmente descrittiva e prescrittiva. Quindi, è una doppia tutela semplicemente quella che indico che forse andava più assolta.
Quindi, di conseguenza, oltre alla determinatezza della pena, vorrei sottolineare che noi avevamo presentato un emendamento chiedendo che il dolo fosse ben previsto come intenzionale perché, su questa materia scivolosa, una materia dove si può franare su aspetti che riguardano la pubblica amministrazione complicata, la politica che ci si infila dentro condotte di ogni genere - ne abbiamo viste purtroppo, e dico purtroppo, troppe - nel momento in cui vogliamo giustamente stabilire dei principi rigorosi e introdurre nuove norme che sicuramente vadano meglio a sanzionare delle condotte che non vogliamo più vedere nel nostro Paese, questo andrà fatto prevedendo però una struttura della norma non aperta, ma più chiusa, un dolo non eventuale o di altro genere, ma fortemente ancorato all'intenzionalità, perché, altrimenti, lasciamo i cittadini esposti a quelle che possono essere - lo dico prima - le eventuali interpretazioni che poi magari in primo grado portano a serie Pag. 13e gravi condanne - ed è storia di tutti i giorni nel nostro Paese - che poi la Corte d'appello magari riduce o cambia e poi magari la Corte di cassazione o annulla per sempre tali sentenze o le annulla con rinvio.
La storia d'Italia è piena di questi processi, in tutti i campi, allora forse - questa era la mia sommessa proposta - era necessaria quella di stabilire un maggiore criterio di fermezza sul dolo intenzionale. Ultima, la distribuzione della pena più graduata, differenziata a seconda dei vari tipi di reato. Io capisco che è giusto farla questa legge, ma forse andava - e comunque dovrà essere fatto dopo - meglio prevista come una singola fattispecie sia collegabile ad una pena più piccola, un'altra ad una pena più grande, quindi suddividendo ovviamente, ad esempio, tra il tentativo e la consumazione, tra reato semplice e reato aggravato, a prescindere dalle aggravanti generali, ma proprio tipicizzato su questi reati che oggi stiamo esaminando, forse bisognerebbe aver dovuto dosare le sanzioni in maniera corrispondente all'obiettivo di valore del reato connesso, perché questa è la funzione della norma.
Ricordiamo ad esempio che i pubblici ufficiali sono diversi per funzione rispetto agli incaricati di pubblico servizio, devono avere quindi una maggiore responsabilità nel caso di violazione dei rispettivi doveri, quindi doveva essere prevista, ad esempio sempre, una pena decisamente diversa tra la condotta messa in atto dall'incaricato di pubblico servizio e quella messa in atto dal pubblico ufficiale. Ho voluto solo fare degli esempi, sono tutti problemi che richiedono un intervento ulteriore di maggiore lavoro proprio ai fini di dare la doppia tutela, la tutela alla società, che non vengano più commessi reati di questo genere nella pubblica amministrazione, quindi tutela con - giustamente, e le voteremo - nuove previsioni di reato, ma contemporaneamente, insieme, io mi sarei aspettata un po' di più e lavoreremo per farlo in futuro, una maggiore tutela anche dei cittadini tutti, quelli onesti, che per fortuna credo siano la maggioranza in questo Paese, perché altrimenti, Ministro, mi permetto di dirle da collega avvocato, lei lo sa, si aprono, anche se noi non lo vogliamo, delle voragini interpretative...

PRESIDENTE. Onorevole Siliquini, la invito a concludere.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Noi vogliamo che non avvenga, per cui voteremo, ma con queste precisazioni di carattere assolutamente garantistico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Siliquini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, l'Italia dei Valori, come il Ministro già sa, ha votato «no» alla fiducia ed ancor più convintamente esprime il proprio voto contrario nel merito di questo provvedimento. Prima di entrare nel merito però, mi sia permesso fare qui, in questa sede, una denuncia politica. Lo stesso Ministro ha detto nei giorni scorsi pubblicamente che trattasi di un compromesso politico fra le forze politiche che appoggiano questo Governo e che trattasi di un provvedimento chiamato anticorruzione, ma che è stato formulato in questo modo perché altrimenti le forze politiche non lo avrebbero approvato. Quindi, è lo stesso Ministro che disconosce la qualità di questo provvedimento, che viene fatto semplicemente per indurre in errore l'opinione pubblica e far credere che stiamo qui emanando un provvedimento anticorruzione per rispondere alle osservazioni, alle indicazioni e alle prescrizioni che ci ha dato l'Unione europea con la Convenzione internazionale di Strasburgo. Pag. 14
Facciamo una denuncia politica perché quando si chiede un voto di fiducia, il voto di fiducia si chiede su quel che il Governo ritiene giusto e necessario fare per contrastare la corruzione, invece il Governo chiede il voto di fiducia su quel che è un compromesso politico, quindi non chiede un voto di fiducia per sé, ma il Parlamento in questo momento ha dato un voto di fiducia a sé stesso, e non all'operato del Governo, in ciò dimostrando ancora una volta il ricorso abnorme, il ricorso poco corretto che si è fatto a questo istituto.
Intendiamo denunciare qui in modo chiaro il fatto che sia avvenuta una trattativa su un provvedimento così delicato, quale il provvedimento anticorruzione, e che la trattativa abbia portato ad un provvedimento che nel merito è chiaramente al ribasso, perché non combatte la corruzione né combatte i reati contro la pubblica amministrazione, ma nel merito è pro corruzione ed aiuta ancora di più i corrotti e i corruttori. Quel che affermiamo è tanto vero che fa impressione ascoltare i colleghi che hanno preso e prendono la parola in questo Parlamento per dire che questo provvedimento andava fatto in modo diverso, eppure lo votano lo stesso, senza comprendere la ragione per cui si poteva fare e andava fatto in un modo diverso e non è stato fatto in questo Parlamento in questo momento. Questa idea di far passare un provvedimento per quel che non è è un artifizio e un raggiro per indurre gli italiani in errore e far credere che questo Parlamento finalmente prende delle decisioni che doveva prendere dagli inizi degli anni Novanta, ma che ancora non prende e non ha preso.
Volendo entrare ora nel merito, vorrei soltanto ricordare alcuni errori gravi contenuti in questo provvedimento: innanzitutto l'eliminazione del reato della concussione per induzione. Come ci hanno insegnato a scuola, la concussione è il reato del politico e del pubblico ufficiale - lo è anche dell'incaricato di pubblico servizio e adesso non si capisce per quale ragione questa figura sia stata tolta - che con violenza o minaccia induce il privato a concedere delle somme di denaro o altra utilità. Ebbene, non si è mai visto nella storia giudiziaria italiana un reato di concussione per violenza, perché non si è mai visto un politico prendere a martellate, a botte o a cazzotti un imprenditore per farsi dare i soldi; non si è mai visto un procedimento penale per concussione per minaccia, perché non si è mai visto un pubblico ufficiale o un amministratore pubblico mettere la pistola alla tempia per farsi dare i soldi da un privato. Si è sempre vista, invece, la concussione per induzione, cioè quel modo di fare e di comportarsi del pubblico ufficiale, del politico e dell'amministratore pubblico che, senza parlare, fischiettando, girandosi dall'altra parte, chiudendo la pratica e non rispondendo al telefono, mette il privato in condizioni tali per cui non può che ridursi ad accettare una proposta che non ha più neanche bisogno di essere formulata per essere imposta. Questa, fino a ieri e fino ad oggi, si chiamava concussione per induzione ed era il reato tipico dei procedimenti che hanno invaso decine e decine di procure della Repubblica in questi vent'anni di storia giudiziaria italiana.
Ebbene, questo reato è stato eliminato, e allora è ovvio che non può chiamarsi anticorruzione un provvedimento che invece aiuta i pubblici ufficiali e gli amministratori a commettere fatti ancora più gravi. Così come noi contestiamo nel merito il fatto che non si sia intervenuti alla radice attraverso il ripristino del reato di falso in bilancio, delle modalità con cui venivano e vengono formate le provviste per pagare le corruzioni, le concussioni e quant'altro. Fino a quando non si ripristina il falso in bilancio, è ovvio che non si interviene a monte su come viene formata la provvista, perché non è che l'imprenditore, quando paga una tangente, la prende dalla tasca propria; la fa uscire dall'azienda come una spesa dell'impresa e la fa uscire attraverso la falsificazione dei bilanci. Il Governo Berlusconi aveva eliminato apposta questa norma, proprio per giustificare comportamenti diretti del Presidente del Consiglio, che sul falso in bilancio ci ha giocato molto. Il Governo tecnico ci dice oggi che ha dovuto trovare Pag. 15un compromesso politico, altrimenti questa riforma non gli veniva approvata, e che nel compromesso politico ha previsto la non reintroduzione del falso in bilancio. Noi chiamiamo questo non compromesso politico, ma chiamiamo questo coinvolgimento politico; chiamiamo questa complicità politica nel mantenere questo provvedimento pro corruzione.
Noi riteniamo che sia stato e sia un errore grave avere previsto una riduzione della repressione penale - e non un aumento -, perché è vero che è stato previsto il traffico di influenze private, ma, addirittura, con una punibilità inferiore a quella del millantato credito. Vale a dire, se solo ci riflettete, che, se una persona millanta suoi interventi presso un pubblico ufficiale, viene condannata a quattro anni, ma, se lo fa veramente, solo a tre anni.
Anche questo ci sembra un'assurdità, ma capiamo le ragioni per cui è stato fatto: si vogliono evitare le intercettazioni telefoniche, si vuole evitare che su questo tipo di reati si possa intervenire con mezzi istruttori idonei per scoprirlo e quindi si deve prevedere una pena tale per cui interventi istruttori in tal senso non possano essere fatti.
È ovvio, quindi, ancora una volta, che siamo in presenza di un provvedimento che raggira la volontà popolare.
Così come non capiamo perché sia stata eliminata l'interdizione automatica dai pubblici uffici. Se uno viene condannato, è giusto che sia interdetto dai pubblici uffici in via automatica, almeno per un certo numero di anni, fino alla riabilitazione.
Così come non comprendiamo per quale ragione sia stato delegato al Governo l'inserimento di una norma che noi riteniamo fondamentale per mandare un messaggio al Paese di ripresa di dignità di questo Parlamento, vale a dire la previsione di liste pulite nelle candidature e quindi la non candidabilità delle persone condannate. Non vi era bisogno di fare un provvedimento di delega; bastava inserirlo direttamente in questo disegno di legge.
Ecco perché noi riteniamo, per questa e per mille altre ragioni, così come hanno detto l'Associazione nazionale magistrati e il Consiglio superiore della magistratura, che si tratti, ancora una volta, di un'occasione mancata, anzi, queste autorità hanno detto che si tratta di un'amnistia parziale e - aggiungo io - mascherata.
È per questa ragione che concludo il mio intervento con un accorato appello al Capo dello Stato, affinché, con il suo intervento, possa rinviare questo provvedimento al Parlamento per una sua rilettura complessiva. Infatti, in questo modo e fino a questo momento il disegno di legge in esame è semplicemente un raggiro dell'opinione pubblica e dell'elettorato italiano per fini elettorali! Signor Presidente della Repubblica, rinvii questo provvedimento al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), affinché il Parlamento si assuma le sue responsabilità e approvi finalmente un provvedimento che serva ai cittadini e non a nascondere sotto il tappeto le magagne di questa politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'istituto Giacomo Quarenghi di Subiaco, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, Futuro e Libertà per l'Italia voterà convintamente in modo favorevole su questo provvedimento, che, come ho già detto nella dichiarazione di voto sulla fiducia ieri sera, avremmo desiderato apparisse e fosse in realtà davvero più coraggioso e maggiormente efficiente. Però, siamo consapevoli che il contenuto del provvedimento che oggi quest'Aula voterà nella sua fase ultimativa è sicuramente da considerare un punto di partenza, una pietra miliare dalla quale iniziare un percorso che possa davvero contrastare questo dilagante e pervasivo fenomeno della corruzione, perché, così come è evidenziato nel rapporto del Governo presentato proprio il 24 ottobre 2012, Pag. 16nel nostro Paese la situazione su tale versante è davvero molto molto grave.
Sappiamo benissimo, perché lo abbiamo seguito attentamente, quale sia stato il percorso estremamente difficoltoso del provvedimento, iniziato con un testo al Senato che noi di Futuro e Libertà avevamo considerato quale testo puramente manifesto, perché assolutamente non valido per contrastare questo fenomeno, purtroppo, dilagante.
Oggi il testo non è così inefficace o inefficiente come vorrebbe fare apparire una certa stampa. Certo - l'ho confermato ieri sera -, ci sono ancora dei vuoti, che noi ci auguriamo possano essere colmati al più presto con l'attuazione delle deleghe contenute nel provvedimento; ci auguriamo che possano essere colmati con dei provvedimenti che riescano a fungere da collante e a rendere questo provvedimento davvero efficiente. Tuttavia, non trascuriamo di evidenziare tutto ciò che di positivo all'interno del provvedimento c'è, sia in termini di prevenzione, sia in termini di repressione.
A livello di prevenzione sono dettate specifiche misure volte alla trasparenza dell'attività amministrativa, compresa l'attività relativa agli appalti pubblici e al ricorso ad arbitrati, e nell'attribuzione di posizioni dirigenziali, oltre a misure per l'assolvimento di obblighi informativi ai cittadini da parte delle pubbliche amministrazioni.
È dettata una più stringente disciplina delle incompatibilità, dei cumuli di impieghi e di incarichi dei dipendenti pubblici. È delegato il Governo all'adozione, entro un anno, di un testo unico in materia di incandidabilità. Qui mi si lasci aggiungere che ho trovato sicuramente condivisibile l'approvazione dell'ordine del giorno presentato dalla collega Ferranti e da altri colleghi, con il quale si invita il Governo a procedere all'attuazione di questa delega prima delle prossime elezioni amministrative e politiche, perché credo che questo punto, signor Ministro, della incandidabilità vada veramente vagliato in maniera opportuna.
Fermi restando i criteri contenuti nella delega, credo che il Governo, alla luce proprio delle situazioni che, purtroppo, emergono ad ogni piè sospinto e ad ogni tornata elettorale, possa davvero valutare la materia della incandidabilità nella sua interezza, prevedendo tutto ciò che i cittadini onesti di questo Paese si aspettano.
Sempre in termini di previsione non possiamo dimenticare che è prevista la tutela del pubblico dipendente che denuncia o riferisce condotte illecite apprese in ragione del suo rapporto di lavoro, e che sono dettate nuove cause ostative, appunto, delle candidature negli enti locali. Ma non dobbiamo trascurare anche la parte relativa alle modifiche nel codice penale.
Ieri sera ho ribadito che avremmo sì gradito un intervento maggiormente coraggioso, non perché siamo a tutti i costi - o vogliamo apparire - giustizialisti, ma perché vorremmo che chi ha derubato i soldi pubblici, chi ha fatto della carica pubblica il proprio interesse, mettendo da parte l'interesse comune, debba effettivamente pagare il conto.
È questo che vogliono i cittadini, quei cittadini che vengono chiamati quotidianamente ad affrontare sacrifici, ma che, in contrapposizione, non vedono poi il conto pagato da chi ha perpetrato e disperso davvero i soldi pubblici, a discapito di coloro che, invece, amministrano con grande realtà.
Rispetto alle modifiche del codice penale, occorre ricordare che sono stati introdotti nuovi reati, quali il traffico di influenze illecite, la corruzione tra privati e la responsabilità amministrativa da reato delle persone giuridiche e adeguate alle nuove fattispecie.
Ministro, onorevoli colleghi, ho ribadito ieri sera che siamo ormai in un momento, attraversato dal nostro Paese, nel quale le norme sono sì necessarie, ma non sono le uniche a dare realmente una svolta. Accanto a questo provvedimento, che oggi il Parlamento approverà e che ribadisco ci auguriamo possa essere coadiuvato da tutte le altre norme che il Governo è stato invitato ad adottare e per le quali si è impegnato, Pag. 17credo che serva al nostro Paese una svolta culturale, che possa davvero dare efficienza a coloro che amministrano...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Angela Napoli.

ANGELA NAPOLI. ...la cosa pubblica, che possa riportare l'etica nella funzione pubblica e che possa ricordare a tutti coloro che amministrano la cosa pubblica stessa l'articolo 54 della Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la corruzione, come sappiamo, è molte cose: può nascondersi nell'avidità umana, nell'assenza di trasparenza e di concorrenza, nella debolezza della legge e persino nell'eccesso di leggi. Corruptissima re publica plurimae leges, scriveva già Tacito.
Proprio la corruzione rappresenta, per il nostro Paese, un problema gravissimo dal quale dipende il suo insoddisfacente sviluppo economico e il suo scarso credito internazionale. L'ultima, purtroppo citatissima, classifica stilata da Transparency International ci colloca al sessantanovesimo posto, allo stesso livello di Ghana e Macedonia. Un altro indice, il Rating of control of corruption, della Banca mondiale, ci relega agli ultimi posti in Europa, con una tendenza negativa in aumento. Come pure è ben noto, la Corte dei conti stima in oltre 60 miliardi di euro il danno erariale annuale derivante dalla corruzione, una cifra enorme che ben potrebbe essere utilizzata per i problemi dei cittadini, per diminuire le tasse, per il lavoro, per la scuola, per la previdenza e per i giovani.
Nonostante le statistiche giudiziarie riportino una diminuzione dei delitti di corruzione e concussione, le cronache e la percezione netta dei mercati e dei partner internazionali ci propongono una verità del tutto opposta.
Una conferma ci è arrivata anche dall'allarmante rapporto presentato il 22 ottobre a palazzo Chigi dal gruppo di lavoro istituito ad hoc dal Ministero della pubblica amministrazione.
Occorre dunque cambiare con decisione per ragioni economiche, di giustizia, di moralità, di credibilità internazionale dell'Italia. D'altronde il Parlamento italiano è stato colpevole: solo negli ultimi mesi ha ratificato la Convenzione penale sulla corruzione del Consiglio d'Europa del 27 gennaio 1999, colmando un gravissimo ritardo.
Alcuni fattori, come sappiamo, rivelano che la corruzione in Italia è sistemica: basti pensare alle ecomafie, agli appalti, al voto di scambio. È perciò necessaria una grande battaglia civile e politica, non solo sul terreno della repressione, ma anche su quello della prevenzione. In tal senso si muove la riforma al nostro esame, una riforma travagliata, come sappiamo, che ha registrato troppe resistenze, ma che con caparbietà abbiamo voluto.
Tra le misure di prevenzione ricordo sommariamente che è stata finalmente individuata nella CIVIT l'autorità nazionale anticorruzione. Sono state dettate specifiche misure volte alla trasparenza dell'attività amministrativa, compresa l'attività relativa agli appalti pubblici, al ricorso ad arbitri e nell'attribuzione di posizioni dirigenziali, oltre a misure per l'assolvimento di obblighi di informazione nei confronti dei cittadini. È stata dettata una più stringente disciplina delle incompatibilità e del cumulo di impieghi e incarichi di dipendenti pubblici ed è affidata al Governo una delega importante per adottare un codice di comportamento dei pubblici dipendenti. È delegato il Governo all'adozione, come sappiamo, di un testo unico in materia di incandidabilità, su cui abbiamo presentato un emendamento, ma anche un ordine del giorno accolto, affinché questo provvedimento sia utile per le prossime elezioni politiche del 2013. È prevista la tutela del pubblico Pag. 18dipendente che denuncia o riferisce condotte illecite. Sono elencate le attività di imprese particolarmente esposte al rischio di infiltrazione mafiosa ed è istituito quindi presso ogni prefettura l'elenco dei fornitori non soggetti a questi tentativi. È incrementato il catalogo dei reati alla cui condanna consegue per l'appaltatore la risoluzione del contratto con la pubblica amministrazione ed è prevista anche una più restrittiva disciplina del fuori ruolo per i magistrati e gli avvocati dello Stato, che certo potrà essere migliorata.
Insomma, abbiamo messo in campo una serie di importanti misure nuove di prevenzione, caro onorevole Di Pietro.
Tra le misure penali, ricordo sommariamente che appunto l'attuale reato di cui all'articolo 318, la cosiddetta corruzione impropria del pubblico ufficiale, viene riformulato in modo da rendere più evidenti i confini fra le diverse forme di corruzione: da una parte, la corruzione propria di cui all'articolo 319, che rimane ancorata alla prospettiva del compimento di un atto contrario ai doveri d'ufficio, dall'altra parte, l'accettazione o la promessa di una utilità indebita da parte del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio.
È aggiunto al codice penale il nuovo articolo 319-quater, cioè il delitto di induzione a dare o promettere utilità, che punisce sia il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che induce il privato a pagare (con la reclusione da tre a otto anni), sia, in modo nuovo e come ci era pure richiesto dall'Europa, il privato che dà o promette denaro o altra utilità.
È inserito per la prima volta nel codice penale il delitto di traffico di influenze illecite, che sanziona chi sfrutta le sue relazioni con il pubblico ufficiale. Abbiamo riformulato l'attuale fattispecie di cui all'articolo 2635 del codice civile, introducendo la corruzione fra privati. Le cronache di tutti i giorni, anche ieri, in occasione di un'importante inchiesta che riguarda le ferrovie, ci segnalano l'importanza di questo nuovo strumento penale.
Insomma, si tratta di una buona legge in sostanza, di un importante passo in avanti per un'Italia più giusta, più credibile, cui il gruppo dell'Unione di Centro ha offerto un costante contributo di proposte e anche di mediazione nei momenti critici.
Per questo lavoro dobbiamo e vogliamo ringraziare il Ministro Paola Severino e il Ministro Patroni Griffi per l'impegno assoluto, assiduo, tenace e competente. Proprio queste considerazioni ci consentono di non nascondere le ombre per ciò che ancora manca e dovrà essere fatto. Il sistema delle prescrizioni che permane non va bene, perché consente a troppi processi di risolversi in nulla e al corruttore di farla franca.
Come è noto, la sanzione penale ha un effetto punitivo, ma anche dissuasivo e preventivo e, dunque, deve esserne garantita la certezza. È una critica al sistema italiano formulata dal gruppo degli Stati europei contro la corruzione e ribadita in un recente documento dell'Associazione nazionale magistrati, che su questi punti condividiamo. I reati di riciclaggio e di falso in bilancio accompagnano in modo coessenziale i fatti di corruzione ed essi devono essere puniti in modo più efficace. Sarà necessario farlo, e lo faremo, d'intesa con l'impegno assunto dal Governo, così come non dubitiamo - lo abbiamo ribadito con un nostro ordine del giorno - che tempestivo sarà il provvedimento sull'incandidabilità dei già condannati.
Cambiare l'Italia, recuperare la via della legalità e di una più forte etica pubblica e, con esse, la via della crescita e dell'equità, è possibile ed è necessario. È il cammino di risanamento iniziato con il Governo Monti: non solo risanamento dei conti e della credibilità internazionale, ma anche della moralità pubblica. Noi dell'Unione di Centro per l'Italia voteremo questo provvedimento, perché crediamo in questo cammino (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Saluto la delegazione di amici brasiliani guidata dal vicesindaco di San Paolo, Alda Marco Antonio, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Pag. 19
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la corruzione è un cancro che al nostro Paese costa la bellezza di ben 70 miliardi di euro all'anno: qualcuno ha parlato di una autentica tassa occulta, pari a 1.000-1.500 euro per ogni cittadino italiano. La corruzione danneggia la nostra economia, continua a minare la fiducia nei mercati, a scoraggiare gli investimenti finanziari e a gonfiare pesantemente i costi degli appalti pubblici. Nell'ultima classifica di Transparency International, che misura la percezione della corruzione, l'Italia è scivolata al sessantanovesimo posto, dopo il Ghana e la Macedonia.
Cresce forte nel Paese, che produce, che lavora e fa sacrifici per andare avanti, l'indignazione per il fenomeno della corruzione che, purtroppo, però continua a dilagare. Eppure, il Parlamento, si dimostra - anche le vicende al di fuori di quest'Aula lo testimoniano -, si è dimostrato ancora una volta disattento rispetto all'importanza, invece, di dotarsi di nuove norme per contrastare questo fenomeno e ha impiegato ben due anni prima di riuscire a concludere, oggi, l'iter di approvazione di questo disegno di legge. Forse - farò male a pensarlo, sarò maliziosa -, se non ci fossero stati gli scandali che hanno suscitato tanto e forte sdegno nell'opinione pubblica, Ministro Severino, visti gli «stop and go» di questo provvedimento, magari, lo stesso sarebbe rimasto ancora nel cassetto. Così come un altro grande tema di cui i cittadini italiani sentono il bisogno, cioè quello della riduzione dei parlamentari, di cui tutti parliamo, ma che è rimasto nel cassetto, che non è stato neanche calendarizzato. Ci aveva provato la Lega Nord con la devolution (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania): se quella riforma fosse stata confermata dal voto popolare con il referendum, oggi, i costi della politica sarebbero già stati abbattuti.
Comunque, tornando al nostro provvedimento, alla corruzione, oggi, arriviamo alla votazione finale di un testo che noi della Lega Nord non disconosciamo.
Nella formulazione iniziale questo disegno di legge presenta la firma di ben tre Ministri della Lega Nord e abbiamo continuato a sostenere questo disegno di legge in tutto il suo iter, anche dopo la caduta del Governo Berlusconi e anche nel nostro ruolo di opposizione.
Però, purtroppo, non possiamo non evidenziare, signor Ministro, come lei stessa tra l'altro ha dichiarato, che il risultato di oggi è purtroppo un forte e un netto compromesso al ribasso. Si doveva fare di più e si poteva fare di più, Ministro Severino, per contrastare l'illegalità e il malaffare nel nostro Paese. Invece abbiamo assistito - e questo da un Governo tecnico sinceramente non ce lo saremmo aspettato - a continui passi avanti e passi indietro, a tentennamenti e ripensamenti, alla ricerca continua di mediazioni, accordi e compromessi sottobanco, per cercare di tenere unita una maggioranza, che, su un tema di giustizia così delicato come quello della lotta alla corruzione, si è dimostrata troppe volte divisa e sfilacciata.
Ci saremmo aspettati - torno a dirlo - di più da un Governo di tecnici. Ci saremmo aspettati soprattutto, Ministro Severino, che un Governo di tecnici avesse il coraggio e la volontà di venire in Aula a confrontarsi in un dibattito aperto e trasparente con le forze politiche e non di trincerarsi dietro alla blindatura del voto di fiducia. In questo modo avremmo potuto scoprire veramente le carte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), vedere i comportamenti sui singoli argomenti delle forze politiche. E invece no: avete preferito la strada del compromesso. Insomma, cerchiamo di portare a casa un minimo risultato. Avete preferito portare a casa un «sei» politico senza infamia e senza lode. Vi è mancato il coraggio e questa sicuramente è una grande occasione perduta per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Detto questo, noi della Lega Nord restiamo fermamente convinti che questo sia Pag. 20un provvedimento che, comunque, presenta luci ed ombre. Cose sicuramente positive ce ne sono, ma altre mancano. Tuttavia, nonostante questo, proprio per l'importanza che diamo alla lotta alla corruzione, che per noi riveste un impegno politico ma soprattutto un impegno morale, lo dico subito che, rispetto al precedente passaggio parlamentare, dove alla Camera ci eravamo astenuti, questa volta voteremo a favore del provvedimento, come tra l'altro il nostro gruppo ha già fatto al Senato. Secondo una logica che il collega Paolini ha già bene evidenziato nel suo intervento di ieri, anche noi sposiamo la logica del «piuttosto che niente, è meglio piuttosto».
E allora scendiamo anche un po' nei dettagli del provvedimento. Sicuramente valutiamo positivamente tutti gli aspetti relativi alla prevenzione del fenomeno della corruzione, dal codice di comportamento per i dipendenti, ai corsi di etica e legalità, al divieto di regali per i dipendenti della pubblica amministrazione, alle tutele per i dipendenti che denunciano gli illeciti commessi da dipendenti o superiori; e ancora, dalla maggiore trasparenza per gli incarichi dei dirigenti nella pubblica amministrazione, alla maggiore trasparenza e alla mappatura delle procedure di appalti: molto significativa è la creazione, ad esempio, della banca dati on line sugli appalti.
Infatti, signor Ministro, il rimedio principale della corruzione è la trasparenza. Nel momento in cui il cittadino e l'amministratore possono effettuare comparazioni, nel momento in cui si possono effettuare comparazioni dirette e immediate, è chiaro che diventa poi molto difficile per chi commette atti illeciti nasconderli e, quindi, garantirsi l'impunità. Per questo, riteniamo estremamente positiva l'introduzione della CiVIT: certo, forse le si potevano dare poteri concreti e pratici maggiori, ma comunque sulla strada della trasparenza bisogna continuare.
Noi della Lega Nord ci avevamo provato, con una grande riforma che è quella del federalismo fiscale. La riforma, finalmente, che consente di valutare gli amministratori bravi, che rispettano la gestione standard, rispetto a quelli, invece, che sono spreconi, che sforano e che non possono più, poi, ripresentarsi al giudizio degli elettori, che devono essere incandidabili e ineleggibili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! È solo attraverso l'attuazione del federalismo fiscale e dei costi standard, signor Ministro, che si batte e che si contrasta il fenomeno della corruzione, e noi vorremmo che questo Governo, che il Premier Monti ci desse delle risposte: dove sono finiti i costi standard e il federalismo fiscale? Questo è concretezza, il resto sono leggi-manifesto, chiacchiere.
Veniamo, poi, ad un altro tema che è stato fortemente dibattuto: quello dell'incandidabilità. Ministro, anche qui la Lega avrebbe voluto una corsia accelerata, avremmo voluto che si disciplinasse, da subito, la materia; avete scelto la via della delega, ebbene, aspettiamo che il decreto delegato ci sia in termini brevi, non certo entro l'anno, ma, come ha detto lei, subito, prima delle prossime elezioni del 2013.
Per quanto riguarda, poi, le norme e l'aspetto penale, abbiamo apprezzato l'introduzione dei nuovi reati, la corruzione tra privati, il traffico di influenze; tuttavia, Ministro, non prendiamoci in giro, con una pena da uno a tre anni, difficilmente i cittadini italiani assisteranno a delle condanne; infatti, fra prescrizione e altri benefici sappiamo che, sì, abbiamo fatto la norma, ma di condanne non ne vedremo. Non possiamo, inoltre, non evidenziare alcune anomalie: perché non c'è stato il coraggio di andare avanti nella previsione, ad esempio, del reato di autoriciclaggio? Chi contrasta e lotta tutti giorni contro le mafie, ci chiede di adeguarci, ci chiede che sia inserita nel nostro ordinamento questa nuova fattispecie penale. Ci sono anche delle altre anomalie: non abbiamo capito, ad esempio, come mai per quanto riguarda l'ambito della concussione, dalla previsione della condotta criminosa, sia stato escluso l'incaricato di pubblico servizio, è previsto solo il pubblico ufficiale; ancora, abbiamo trovato illogico, ad esempio, aver spacchettato alcune norme, come la Pag. 21cosiddetta concussione per induzione, con una sensibile diminuzione della pena edittale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CAROLINA LUSSANA. Qui, mi rivolgo in modo particolare ai colleghi del Partito Democratico che so essere molto sensibili sul tema: avete fatto delle battaglie giustificate, enormi, contro il processo breve, il processo lungo e poi così, con un colpo d'ala, avete consentito l'abbattimento del 50 per cento dei processi per concussione (Applausi)! Penati compreso! Vorremmo capirne le motivazioni.
Mi avvio a concludere, signor Presidente, con il tema ampiamente dibattuto dei magistrati fuori ruolo. Se nella lotta alla corruzione non brilliamo nelle classifiche mondiali, non andiamo meglio in quanto a sistema giustizia, signor Ministro. Quanto ad efficienza del nostro sistema, siamo al centocinquantaseiesimo posto, signor Ministro; allora io dico: i magistrati impieghiamoli per abbattere il numero dei processi, per abbattere i tempi dei processi, gli incarichi extragiudiziali facciamoli svolgere, invece, ad altri funzionari bravi e capaci che possano svolgerli al meglio, senza sottrarre risorse al sistema giustizia!

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lussana.

CAROLINA LUSSANA. Con queste luci e ombre noi comunque voteremo a favore.

In ricordo delle vittime del terremoto verificatosi nel comune di San Giuliano di Puglia il 31 ottobre 2002 (ore 11,30).

SABRINA DE CAMILLIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il 31 ottobre del 2002, alle 11,32, una forte scossa di terremoto fece tremare il Molise e la Puglia. L'epicentro fu individuato sotto un piccolo comune, San Giuliano, San Giuliano di Puglia, dove crollò la scuola elementare Francesco Jovine. Pochi secondi per distruggere; vite intere non basteranno per rimarginare quel dolore... (Applausi). Ho davanti ai miei occhi, impressi come immagini indelebili, quei momenti interminabili, quelle ore che sembravano uscite dalla dimensione del tempo, quelle lacrime, quei silenzi, quelle grida. Ero lì, con quegli uomini, quelle donne che senza risparmio, senza paura, aprivano cunicoli tra le macerie per estrarre i corpicini di quei bambini che erano lì a scuola con i loro insegnanti, con i loro bidelli, in quel momento, in quel luogo dove ognuno di noi la mattina lascia i propri figli, pensando che siano al sicuro perché la sicurezza dovrebbe essere, non un privilegio, ma un diritto, una certezza.
Sento come fosse ora quegli applausi ad ogni respiro che veniva fuori da lì sotto, e poi le grida, la disperazione e il dolore non sopportabile. Sotto quel cumulo di macerie c'erano 57 bambini, 8 insegnanti, 2 bidelli. Oggi dobbiamo ricordare con il silenzio i 27 bambini e la maestra, che morirono in quel tragico giorno, ma abbiamo anche il dovere di non dimenticare quelli che c'erano e che ci sono, quei bambini oggi giovani che hanno negli occhi, nel cuore, e alcuni sul corpo, impresso il dolore e la tragicità di quei momenti e che con coraggio e con forza sono andati avanti. Alle 11,32 il silenzio del comune di San Giuliano di Puglia sarà interrotto solo dalle campane che batteranno un rintocco per ogni morto. Desidererei, signor Presidente, che anche in quest'Aula ci si associ al silenzio di San Giuliano di Puglia, affinché non si dimentichi mai (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Camillis. Il corale applauso dell'Assemblea è la dimostrazione che le sue parole interpretano il sentimento di tutti quanti noi. Invito i colleghi ad alzarsi per osservare un minuto di silenzio in memoria dei 27 bambini e degli insegnanti periti dieci Pag. 22anni fa a San Giuliano di Puglia (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi cui si associano i membri del Governo).

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 4434-B)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non sarà una legge, neppure la migliore, a debellare la corruzione. Chi si illude che questo possa avvenire sottovaluta il disfacimento che segna le istituzioni in questa fase storica. Un disfacimento, uno smarrimento di senso e di missione di cui la corruzione è uno dei segni più evidenti, ma non l'unico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,35)

ANDREA ORLANDO. La corruzione intesa come condotta contro il bene pubblico rinvia all'accezione più generale del termine, quella appunto di decomposizione, in questo caso dello Stato e delle sue articolazioni. Combattere le radici della corruzione significa oggi, innanzitutto, costruire una nuova dimensione pubblica, contrastare le ideologie che hanno descritto lo Stato come una sorta di male necessario, anziché come la proiezione di una comunità, affrontare finalmente il tema delle modalità di selezione e formazione delle classi dirigenti, estirpare dalle strutture pubbliche i presidi degli interessi particolari, illeciti o criminali che siano. In altre parole, costruire una nuova Repubblica che faccia i conti con la crisi degli Stati nazionali e con la fragilità del nostro in particolare. Tuttavia, questa considerazione non può esimerci dal cercare di fare buone leggi o almeno migliorare quelle esistenti. Questo si è provato a fare, noi pensiamo riuscendoci. Non annoierò l'Aula ripetendo un refrain giustamente utilizzato in queste settimane e per il quale il meglio è nemico del bene. Diciamolo subito: resta molto da fare e molto si può fare prima delle urne. È giusto dire però ciò che è stato fatto e come ciò che è stato fatto può cambiare l'approccio al fenomeno corruttivo. Lo ha recentemente ricordato Gerardo D'Ambrosio, che qualcosa contro la corruzione in questo Paese ha fatto. Ad oggi, sino a questo provvedimento e a vent'anni da «tangentopoli», il legislatore si è preoccupato soprattutto di rallentare l'azione della magistratura, alla quale aveva nel contempo delegato il compito di contrastare il fenomeno. Con questo provvedimento si provano ad offrire nuovi strumenti a chi indaga, a rimuovere aree di impunità, a promuovere nuovi strumenti di prevenzione.
Oggi si può, anche simbolicamente, invertire una tendenza. Il parere del CSM, quello approvato, ha parlato di una legge da valutarsi positivamente per la determinazione con cui si intende dare spazio ad una riforma globale e sistematica dei reati contro la pubblica amministrazione e ha valutato con estremo favore il tentativo di prevenzione della nuova legge. Qui sta il primo punto in positivo: un tentativo organico di affrontare la corruzione e le sue cause, non limitandosi alla repressione penale. La legge lo fa fotografando ciò che oggi è la corruzione: il frutto di una complessa rete di relazione, di un intricato intreccio di favori e utilità che si sviluppa in strutture poco trasparenti, caratterizzate da contiguità e collusioni, dove cresce la commistione tra funzioni ed interessi pubblici e privati, tra controllati e controllori.
Non credo sia casuale se di questa parte della legge, quella che affronta la prevenzione, si sia parlato poco, troppo poco. Da un lato, è poco affascinante per i media la ricerca dei cattivi e forme di punizioni esemplari, dall'altro, scomoda quei settori della pubblica amministrazione e della magistratura che della commistione Pag. 23hanno fatto una seconda natura. La norma sugli arbitrati io credo, ad esempio, valga da sola una legge.
Sulla base della fotografia di ciò che è oggi la corruzione questo provvedimento introduce nuovi reati. Non sono figure che escono dalla testa di Giove, sono illeciti - ora penali - previsti dalle Convenzioni che l'Italia ha liberamente sottoscritto quasi 15 anni fa, rimasti lettera morta sino ad oggi. Il traffico di influenze illecite è lo strumento per incidere su quella fauna di faccendieri e pseudoconsulenti che ammorbano le istituzioni pubbliche, forzando, e talvolta guidando, l'azione di una politica troppo debole. Credo sia importante il fatto che, per la prima volta nella storia del nostro ordinamento, sia riconosciuta la corruzione tra privati, un'intromissione inammissibile nella sfera privata secondo alcuni colleghi del PdL, come se la trasparenza del mercato e il destino di importanti soggetti economici, spesso a proprietà diffusa, non fosse un bene da tutelare giuridicamente.
Certo si poteva fare di più, si dovrà fare di più, in alcuni casi si può ancora fare, evitando però delle estemporaneità possibilmente, perché non si capisce per quale motivo la normativa sul voto di scambio mafioso dovrebbe trovare sede in questo testo, essendo quella normativa sulla criminalità organizzata collocata altrove, e quella elettorale - ci si augura - alle porte.
Vorrei ricordare alla collega Lussana che il Ministro Maroni si è giustamente vantato di aver portato al voto del Parlamento un codice contro la mafia, ahimè scordando di introdurre il reato di autoriciclaggio. Manca, invece, una normativa sulla reintroduzione del reato di falso in bilancio e questo è oggettivamente un vulnus. Il PD ha rinunciato ai propri emendamenti che andavano in questa direzione a fronte dell'impegno del Ministro a sostenere l'approvazione della legge ad hoc proposta dall'IdV e attualmente in Commissione.
Il nostro voto di fiducia ha anche come presupposto questo impegno assunto dal Ministro, così come io credo vi siano, in occasione delle prossime misure economiche, le condizioni per introdurre appunto il reato di autoriciclaggio. Ci auguriamo che il Governo non subisca ulteriormente le resistenze che sino qui hanno impedito di cogliere questi obiettivi, quelle esplicite, che abbiamo misurato in quest'Aula, e quelle implicite, che abbiamo misurato attorno a quest'Aula.
Questo provvedimento non è solo la ricerca di un difficile minimo comun denominatore tra chi, sino a pochi mesi fa, produceva leggi ad personam a getto continuo e chi si opponeva. Esso è anche, grazie al cielo, il punto di equilibrio tra visioni diverse, persino alternative, in ordine al ruolo dello Stato, del mercato e della giurisdizione.
Si può fare di più, si potrà sicuramente fare di più in un Parlamento diverso da quello che ha votato sull'identità della «nipote di Mubarak», ma si potrà fare di più anche in una dialettica che sia frutto della competizione tra progetti alternativi di Governo e di riforma della società. Il modo in cui si leggono i fenomeni e gli strumenti per fronteggiarli, quelli criminali inclusi, non è mai - e non può essere - neutro, né tanto meno meramente tecnico. Lo si veda per la vicenda della riconfigurazione del reato di concussione, misurata secondo l'ottica di quanti imputati può agevolare. Pochi, pochissimi per fortuna, con eccezione dell'OCSE, hanno notato come la concussione, così come configurata in Italia, ha costituito un fattore di impunità per migliaia di corruttori che potevano dichiararsi, secondo necessità, concussi.
Alla base di questa polemica non c'è soltanto la legittima preoccupazione che qualche imputato eccellente possa farla franca, c'è una visione del fenomeno che quasi tende a giustificare la condotta del corruttore, che con un esiguo scarto può diventare concusso perché altrimenti non lavora, dimenticando che centinaia di migliaia di imprenditori hanno rinunciato a lavorare piuttosto che pagare una tangente, dimenticando che il corruttore tradisce non solo la comunità, ma anche i Pag. 24propri concorrenti che rispettano le regole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Carlo Federico Grosso ha in più occasioni spiegato perché, sulla base dei principi di successione delle leggi penali, non verrà cancellata né un'imputazione né un processo. Tuttavia c'è da chiedersi se questo sia il metro migliore per valutare una norma. In altre parole, noi facciamo le leggi per punire più o meno duramente un imputato, come paradossalmente sostiene il noto riformatore della giustizia, Silvio Berlusconi, oppure per disincentivare alcune condotte? Come si vede, anche su questo non ci può essere neutralità di giudizio.
Per questo, su tutte sorprende una critica mossa anche da fonti autorevolissime, cioè il rammarico per la mancata revisione dell'istituto della prescrizione nel suo insieme. Per anni ci è stato consigliato, a noi del Partito Democratico, di non avventurarci sul terreno delle modifiche processual-penalistiche. Chi lo ha soltanto ipotizzato si è esposto alla critica di essere, nella migliore delle ipotesi, un inconsapevole che si espone ai magheggi del nemico e, nella peggiore, un colluso. Oggi, dagli stessi, ci viene rimproverato di non aver affrontato il nodo non banale di quando far finire un processo. Un terreno su cui si è giocata tutta la politica di aggressione alla giurisdizione della destra.
Secondo i medesimi osservatori avremmo dovuto tentare il colpaccio nella Commissione che ha licenziato la legge contro le intercettazioni, perché quella è rimasta, nell'Aula che ha approvato l'emendamento alla legge comunitaria sulla responsabilità civile dei magistrati, dovrei ricordarlo, dopo la caduta del Governo Berlusconi. Il Governo ora eserciti le deleghe senza propaganda, ma anche senza timidezza, con l'equilibrio e la determinazione che il Ministro Severino e il Ministro Patroni Griffi hanno sino ad oggi dimostrato e che ha consentito di fare di questo provvedimento neppure il lontano parente di quello che il Ministro Alfano aveva sottoposto alle Camere. Con esse si può fare un passo avanti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Orlando.

ANDREA ORLANDO. Non casualmente le tre deleghe - concludo, Presidente - incidono su soggetti cruciali per il contrasto e per lo sviluppo della dinamica corruttiva: la politica, la burocrazia, la magistratura, con le norme sulle incompatibilità. Non sottovaluterei quest'ultima, perché per la prima volta il Governo dovrà stabilire le funzioni incompatibili con l'esercizio della giurisdizione. Non è naturalmente questione che riguarda solo i magistrati, anche se è indubbio che tra questi c'è una particolare attenzione. È questione che attiene alla separazione e all'indipendenza dei poteri. Non affrontarla con nettezza significherebbe girare la testa dall'altra parte e rispettare relazioni poco salubri tra i poteri dello Stato; farlo in modo propagandistico, o peggio punitivo, equivale a rinunciare a distinguere caso da caso, funzione da funzione e alla fine compromettere il primo serio tentativo di scegliere questo nodo. Il Presidente Monti, con una discutibile - mi si consenta - dichiarazione, ha sostenuto che i limiti del disegno di legge sono dovuti alle resistenze dei partiti. Dal PD non ne sono venute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il PD ha chiesto che la lettura al Senato non modificasse il testo uscito da quest'Aula ed oggi il PD chiede al Governo di utilizzare tutte le opportunità per rafforzare la lotta al malaffare pubblico e privato. Falso in bilancio, autoriciclaggio, voto di scambio sono temi - lo ripetiamo - che in forza di una risoluta iniziativa del Governo possono essere affrontati dal Parlamento. I corrotti non si limitano a violare le norme penali, vecchie o nuove che siano, i corrotti dilapidano il bene oggi più scarso: la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Per questo sono nostri nemici qualunque colore assumano per chi, come noi, crede nel valore della democrazia e della partecipazione popolare. Per questo chiediamo al Governo di proseguire il lavoro. Per questo Pag. 25noi assicuriamo che lo proseguiremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, parliamoci subito chiaro, colleghi: questo provvedimento porta nel suo frontespizio un nome, quello dell'onorevole Alfano, già Ministro della giustizia. Da quel nome è partito e con quel nome diventa ora legge dello Stato. Porta principalmente anche un altro nome: quello dell'ex Ministro della pubblica amministrazione, onorevole Brunetta, ed ha per il 70 per cento dei contenuti già predisposti dal precedente Governo.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare e parliamoci subito chiaro anche su un altro punto. Qualche mese fa, votando a fatica la fiducia sul testo originario portato in quest'Aula dal Governo Monti, eravamo stati univoci dicendo: «Vanno cambiati tre articoli: quello sul traffico di influenze (perché il reato non è tipizzato), quello sulla corruzione tra privati - perché deve essere procedibile a querela - e quello sulla concussione per induzione (statisticamente il più comune, essendo ben raro che la mazzetta venga richiesta con la forza).
Attenuandone la pena, si riduce anche la prescrizione da 15 a 10 anni e, punendo il concusso, si finisce per diminuire le possibili denunce. Ebbene, sui primi due articoli la modifica è intervenuta. Il Ministro ha compreso ed assecondato le legittime istanze del PdL. Grazie, Ministro! Il "Donna avvisata, mezzo salvata" del nostro capogruppo non è stato lanciato invano. Non aveva alcun intento intimidatorio, ma era il richiamo forte alla imprescindibile volontà di avere un testo normativo chiaro, tale da consentire ad ogni cittadino di percepire agevolmente il disvalore del suo eventuale comportamento, non una norma raffazzonata, un'ipotesi di reato da esibire ai media ed al mondo e da lasciare magari ad inquirenti senza scrupoli verso politici ed amministratori, perché ci sono - magari rari, ma ci sono - anche inquirenti di questo tipo.
Sul terzo articolo, invece, nessuna modifica è intervenuta e nessuno toglie dalla testa l'idea che si tratta di un favore non giustificato ad un certo signor Penati, al quale è contestato, tra gli altri, proprio anche questo reato che, con la nuova modifica normativa, sarebbe già prescritto. Per lui il beneficio è evidentissimo ed immediato. Nonostante sia inadeguata la nuova norma sulla concussione per induzione, comunque il PdL oggi vota convintamente.
Intendiamoci però: non si tratta di quello straordinario toccasana indispensabile al prodotto interno lordo del nostro Paese che viene spesso, forse esageratamente ed incautamente evocato, ma solo di un buon testo normativo. La crescita del PIL è motivata da ben altro: interventi sulle assunzioni, sul costo del lavoro, sulla imposizione fiscale. I grandi gruppi multinazionali abbandonano il nostro mercato non tanto per la corruzione, quanto piuttosto per le tasse altissime, per la palese inefficienza della giustizia civile, per l'elevato costo dell'energia. Su questi temi servono interventi veri, tempestivi e concreti.
Nel nostro ordinamento esistono già i reati di concussione, corruzione, peculato, abuso d'ufficio e così via e non è giusto svilire il lavoro fatto fino ad oggi dalla magistratura, che ha giustamente perseguito non pochi illeciti contro la pubblica amministrazione. Si dice che non basta? Può essere, ma non siamo noi, non è stato e non è il PdL a mettersi di traverso. Siamo anche noi, almeno tanto quanto gli altri, il partito che vuole la legalità, la trasparenza e la giustizia. Anche nel PdL ci sono decine, centinaia, migliaia di onesti rappresentanti e se al PdL apparteneva Fiorito, come ci è stato ricordato con enfasi negli interventi di ieri, non sono certo del PdL i vari Maruccio, Belsito, Lusi o Cuffaro, tanto per accontentare tutti e dare a ciascuno il suo. Ma, a differenza di molti, noi siamo anche garantisti cioè non Pag. 26inseguiamo ipotesi di reato tanto per mettere le bandierine e non ci vergogniamo di dirlo.
La nostra resistenza ad accettare il reato di traffico di influenza, nella sua originaria formulazione, non era il frutto di un'ingiustificata ed apodittica presa di posizione, ma solo la coerente risposta a ciò che anni fa è accaduto, ad esempio, per il reato di abuso di ufficio, originariamente talmente generico e non tipizzato che ne hanno fatto le spese tantissimi buoni amministratori, colpiti da sospetti e poi assolti, piano piano, attraverso l'opera individualizzante della fattispecie delittuosa operata saggiamente soprattutto dalla Cassazione.
Ma, quale prezzo si è pagato a questo percorso? Migliaia e migliaia di innocenti indagati e processati, vite invano rovinate e sofferte. Con la nostra resistenza abbiamo dimostrato di non accettare solo norme di facciata. Non abbiamo mai fatto ostruzionismo al provvedimento. Volevamo e vogliamo buone leggi, non solo nuove leggi. Noi guardiamo la Costituzione come alla vera stella polare della nostra democrazia e nella Costituzione, che noi rispettiamo senza se e senza ma, vi è una presunzione di innocenza che per noi rappresenta ancora un cardine imprescindibile della vita democratica, un vero e proprio punto di riferimento. Meglio ribadirlo una volta di più, soprattutto in questi giorni, dopo recenti sentenze di primo grado che lasciano sgomenti - L'Aquila insegna - e dopo continui richiami a non candidare tutti gli indagati, come se essere indagati per lesioni colpose o per ingiurie, tanto per esemplificare, o per il più banale dei reati contravvenzionali dovesse porre nel nulla un principio costituzionale di sacrosanta democrazia, come quello della presunzione di innocenza.
Poi, se vogliamo andare oltre al testo attuale e valutare temi come la prescrizione, l'autoriciclaggio, i reati societari, sui quali si appuntano rilievi mediatici e tardivi, siamo qui e non ci sottraiamo al rapido ed efficace confronto costruttivo, purché sia confronto vero e non solo populistica affermazione di principi teorici, che non porta da nessuna parte. Siamo ben consapevoli che esiste anche una corruzione della mentalità, penetrata in troppa gente, fatta di insensibilità o decisamente di disprezzo verso le regole. Allo stesso modo, vi è una corruzione passiva, propria di quanti assistono a tanti illeciti in una posizione di dormienti partecipando, comunque, ai benefici della spartizione di abnormi somme di denaro senza muovere un dito per poi alzare, invece, la voce quando emergono scandali o contestazioni. Il Paese è pieno di moralizzatori a scoppio ritardato!
Oggi è comunque ingeneroso non dare merito al Parlamento del lavoro fatto in questo testo e con questo testo ed al Governo, soprattutto in persona dei Ministri Severino e Patroni Griffi, della pervicacia nel voler raggiungere un nuovo obiettivo di auspicata legalità. Se è vero che parlano le statistiche, se è vero che parlano i sessanta miliardi annui di costi diretti della corruzione italiana, indicati dalla Corte dei conti, è altrettanto vero che parla anche l'impegno di questi mesi per avere un buon testo. Sottolineo, un buon testo, non un compromesso al ribasso come qualcuno - vero ANM, vero onorevole Di Pietro? - l'ha ingenerosamente definito.
Anche noi, del Popolo della Libertà, vogliamo combattere la corruzione e non ci acquietiamo alla constatazione che è un fenomeno che percorre la storia dell'umanità e che non ci saranno pene, quando anche draconiane, che la estingueranno. Anche noi vogliamo che l'Italia esca dalla lista nera, anche noi pensiamo che l'etica civile sia un valore imprescindibile, anche noi rivendichiamo forte il messaggio di trasparenza e di onestà. Fanno sorridere i «soloni» dell'ultima ora. Ma dove erano quando questo testo ha iniziato e sviluppato il suo percorso parlamentare?
Non so quanta reale affidabilità hanno tutte quelle statistiche che, negli ultimi tempi, riempiono pagine e pagine e vengono diffuse a piene mani nel mondo, con ogni conseguente discredito del nostro Paese, per cui l'Italia sarebbe al sessantaquattresimo Pag. 27posto nella lotta alla corruzione e per cui ben tre punti di PIL dipenderebbero dalla corruzione.
Ma so, che oltre all'Italia dei corrotti, c'è un'Italia degli onesti, un'Italia della legalità e della trasparenza anche tra i politici, anche tra i pubblici amministratori, anche tra i pubblici dipendenti. Questa è l'Italia che noi vogliamo: a questa Italia, l'Italia del futuro, l'Italia vera dedichiamo l'impegno messo nel predisporre ed approvare, anche con il nostro voto, questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal proprio gruppo l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, nella vita quotidiana, ma anche nella vita delle istituzioni, spesso ci si trova di fronte ad una divergenza tra il mito e la realtà. Questo disegno di legge è uno di questi casi. Il mito: questo provvedimento - lo si è ascoltato anche nelle dichiarazioni di voto - dovrebbe rilanciare la nostra immagine in Europa e sul piano internazionale, dovrebbe incrementare la competitività delle nostre aziende e dovrebbe rendere più efficace il contrasto e la prevenzione di fenomeni così gravi. La realtà: nella parte della prevenzione c'è un po' di burocrazia in più; nella parte penalistica, tra l'altro, vi è la disarticolazione di istituti secolari del diritto penale. Penso - e se ne è parlato in lungo e in largo in quest'Aula - all'estrapolazione della condotta di induzione dalla figura di reato nella concussione, così come ci sono altri reati di nuova introduzione che, essendo svincolati da una disciplina di insieme della lobbying, consegnano ai pubblici ministeri di stabilire la linea di confine tra l'attività lobbistica legale e quella illegale.
Avendo ieri votato la fiducia al Governo, oggi non riesco ad andare oltre il voto di astensione (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, signori Ministri, colleghi, pur avendo votato ieri la fiducia al Governo Monti, riteniamo oggi di doverci astenere per due ordini di motivi. Il primo è lo scempio che è stato fatto dell'emendamento Giachetti sui magistrati fuori ruolo; si tratta letteralmente di uno scempio di un emendamento che aveva ottenuto in questa Camera la maggioranza, ossia il voto favorevole dei deputati. L'altro ordine di motivi è legato alla cosa che manca a questo provvedimento e che, con fiducia, avevamo consegnato nelle mani del Ministro della giustizia, Paola Severino, che evidentemente non è stata ascoltata dal suo collega di Governo, Patroni Griffi.
Si tratta dell'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, per la quale - da Radicali - ci battiamo da sei anni e che ci stava tutta in questo provvedimento per prevenire la corruzione. L'anagrafe patrimoniale - le avevamo consegnato, signora Ministro, un articolato dettagliato a tal proposito - non c'è in questo provvedimento e adesso il timore che abbiamo è che, nello scorcio finale di questa legislatura, si rischi di non riuscire in questa Camera, in questo Parlamento a prevedere l'istituzione di questa anagrafe pubblica.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4434-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4434-B, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione). Pag. 28

Onorevoli Maurizio Turco, Cicchitto, Rigoni, Concia, Lupi, Zinzi, Galletti, Patarino, Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 2156-B - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione) (Approvato dal Senato, modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato) (4434-B):

(Presenti 524
Votanti 499
Astenuti 25
Maggioranza 250
Hanno votato
480
Hanno votato no 19).

Sull'ordine dei lavori (ore 12).

ROBERTO RAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prima di darle la parola, vorrei ricordare che dopo questo voto è previsto il seguito dell'esame della proposta di legge in materia di riforma dell'ordinamento della professione forense, con ulteriori votazioni.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, l'onorevole Belcastro in quest'Aula, intervenendo per dichiarazione di voto sul provvedimento in materia di prevenzione e repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione, ha denunciato una compravendita di voti in Sicilia e addirittura un aumento dei prezzi di listino degli stessi - mi sembra di aver capito di circa 200 euro - dicendo che lo stesso era a conoscenza che invece i voti in Calabria costavano circa 70 euro.
Ora, se il mio collega o altri colleghi fossero davvero a conoscenza di fatti non gravi, ma gravissimi, come questi, prima o subito dopo il voto dovrebbero recarsi alla procura della Repubblica per denunciarli e raccontare all'autorità giudiziaria tutto quello che sanno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) altrimenti, signor Presidente, il loro comportamento omertoso e omissivo e le loro insinuazioni - mi permetta - striscianti non faranno altro che generare una sensazione di complicità di questo Parlamento con comportamenti gravissimi e delinquenziali come la compravendita di voti.
Signor Presidente, io sono indignato, la prego di far valere tutta l'autorevolezza del suo ruolo per impedire che in quest'Aula si ripetano accuse tanto gravi quanto generiche, senza che ne segua alcuna iniziativa politica o giudiziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, non ritengo che l'intervento dell'onorevole Rao, che conosco come persona corretta e rispettosa delle leggi, possa significare un'intimidazione ad un uomo libero quale sono io che denuncia dei fatti gravi per i quali già in Calabria esistono dei procedimenti penali in corso, specie per quanto riguarda le ultime elezioni che hanno riguardato la città di Catanzaro dove, peraltro, l'Unione di Centro per il Terzo Polo era interessata e credo che sia anche parte offesa da un eventuale reato di questo tipo.
Per cui non credo che l'onorevole Rao voglia tappare la bocca ad un parlamentare libero che denuncia dei fatti proprio perché si muove nei territori a sentire ciò che la gente denuncia e lamenta.
Per quello che mi riguarda, di ciò che sono a conoscenza, sarei anche pronto a riferire. Naturalmente il de relato e l'aver appreso notizie, il denunciare ipotesi di reato non è compito di un parlamentare, il parlamentare ha il dovere di denunciare questi fatti nell'Aula dove è stato mandato dai suoi elettori per rappresentarli. Ritengo che le procure della Repubblica interessate Pag. 29siano già in movimento per impedire questo scempio che offre del sud, ma non solo del sud, un risultato così negativo da mettere a rischio la democrazia, quella vera, che sui nostri territori - ahimè - spesso manca.
Per cui mi sarei aspettato non una denuncia contro chi denuncia, ma una richiesta di approfondimenti ulteriori, uno stimolare le procure, che, spesso intasate, purtroppo non hanno il tempo materiale di svolgere tutte le indagini. Ho detto al Governo di prendere provvedimenti che possano consentire una certa rapidità degli accertamenti, perché non ha senso accertare la verità quando nel frattempo si è costretti, senza cambiare le regole, a subire ulteriormente, con altre elezioni truccate, la negazione della democrazia. Per cui ritengo di essere stato nel giusto, di aver fatto, come sempre, il mio dovere e di avere, come sempre, la coscienza a posto.

PRESIDENTE. Il deputato denuncia politicamente in quest'Aula gli episodi di malcostume, assumendosi la piena responsabilità politica di quello che dice. Mi permetto sommessamente di far notare che il cittadino che abbia notizie di reato ha un dovere morale di portarle a conoscenza della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 601-711-1171-1198 - D'iniziativa dei senatori: Giuliano; Casson ed altri; Bianchi ed altri; Mugnai: Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 3900-A); e delle abbinate proposte di legge: Contento; Pecorella; Cavallaro; Capano ed altri; Barbieri; Mantini ed altri; Frassinetti ed altri; Cassinelli ed altri; Monai; Razzi ed altri; Cavallaro ed altri (A.C. 420-1004-1447-1494-1545-1837-2246-2419-2512-4505-4614) (ore 12,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, d'iniziativa dei senatori Giuliano; Casson ed altri; Bianchi ed altri; Mugnai: Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Contento; Pecorella; Cavallaro; Capano ed altri; Barbieri; Mantini ed altri; Frassinetti ed altri; Cassinelli ed altri; Monai; Razzi ed altri; Cavallaro ed altri.
Ricordo che risultano accantonati l'emendamento Beltrandi 46.5, la votazione dell'articolo 46, gli emendamenti riferiti agli articoli 47, 48, 49, 50 e 68, nonché la votazione dei relativi articoli. Con lettera del 25 ottobre, la Commissione bilancio ha comunicato alla Presidenza di aver ritenuto all'unanimità che il provvedimento, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Beltrandi 46.3, rechi maggiori oneri per la finanza pubblica. Nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 29 ottobre, si è quindi convenuto di iscrivere il seguito dell'esame del provvedimento all'ordine del giorno della seduta odierna.
Prima di passare all'esame degli emendamenti e degli articoli accantonati, ha chiesto di intervenire il relatore per riferire sull'esito della riunione del Comitato dei nove. Prego, onorevole Cassinelli.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Signor Presidente, le comunico che il Comitato dei nove della Commissione giustizia ha ritenuto di chiedere all'Assemblea lo stralcio dell'articolo 46 del testo in esame, recante disposizioni generali relative all'esame di Stato per l'abilitazione e l'esercizio della professione di avvocato, così come modificato a seguito dell'approvazione dell'emendamento Beltrandi 46.3, volto a prevedere che il predetto esame si svolga con cadenza semestrale, anziché annuale, come invece previsto dal testo approvato dalla Commissione.
Il Comitato dei nove ha preso atto che la Commissione bilancio ha ritenuto all'unanimità che il predetto emendamento reca Pag. 30maggiori oneri per la finanza pubblica. Al fine di superare tali obiezioni e di approvare un provvedimento che non rechi alcun onere alle finanze dello Stato, si propone lo stralcio dell'articolo 46, così come risultante dall'approvazione dell'emendamento Beltrandi 46.3. Vorrei precisare che lo stralcio dell'articolo 46 non determina alcuna preclusione per le disposizioni del provvedimento relative all'esame di Stato, previste dagli articoli da 47 a 50. A tale proposito, faccio presente che la materia stralciata continuerebbe ad essere disciplinata dal regio decreto legislativo 27 novembre 1933, n. 1578, considerato che per essa non opererebbe alcun tipo di abrogazione implicita, al contrario di quanto avverrà per le altre disposizioni aventi ad oggetto le stesse materie disciplinate dal provvedimento in esame.
La proposta di legge risultante dallo stralcio dell'articolo 46 potrebbe avere il seguente titolo: «Disposizioni in materia di esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato», mentre la proposta di legge generale manterrebbe il suo titolo.
Avverto, altresì, che il Comitato dei nove ha formulato alcune proposte di correzioni di forma, al fine di coordinare il testo rispetto ad alcune modifiche introdotte nel medesimo, nonché al fine di coordinare, all'articolo 41, comma 8, il testo approvato con una condizione della Commissione bilancio, del pari approvata.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, come avete tutti sentito, il relatore ha proposto, a nome del Comitato dei nove, lo stralcio dell'articolo 46. A norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, darò adesso la parola su tale proposta ad un deputato contro e ad un deputato a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, ricapitoliamo un po' questa vicenda: l'emendamento 46.3 a mia prima firma è stato approvato a larghissima maggioranza da questo Parlamento, malgrado vi fosse il parere contrario della Commissione bilancio e del Governo.
Ora, visto che la Commissione bilancio aveva dato parere contrario, e lo ha confermato, per assenza di copertura, si poteva individuare una copertura per questo provvedimento, facilissima da trovare. Faccio solo un esempio: sarebbe bastata semplicemente un'altra norma di buonsenso, e cioè consentire che la prova scritta valesse per più prove orali, e con il relativo risparmio, molto probabilmente, si sarebbe coperto ampiamente il fatto di svolgere due sessioni di esame l'anno anziché una, ma altre idee potevano essere prese in considerazione.
Ma, naturalmente, come si era già capito, il vero problema è che non si vuole per nulla facilitare l'accesso dei giovani alla professione, ma li si vuole ostacolare in ogni modo possibile. Quindi, evidentemente, questa soluzione non poteva andare bene. Allora oggi si propone, e l'Aula si appresterebbe a votare, uno stralcio. Quindi, una decisione del Parlamento presa a larga maggioranza determina uno stralcio e diventa una sorta di provvedimento autonomo che ripercorre dall'inizio il proprio iter in Commissione giustizia.
Dicendo subito che voterò contro la proposta di stralcio, mi permetto di osservare alcune cose. Innanzitutto, è stato detto che si può fare a meno di questo articolo 46, perché la materia è disciplinata altrove. Faccio notare che con questo stralcio noi cancelliamo un articolo che indica chi ha la potestà di iscriversi all'esame di Stato, viene cancellato un articolo che prevede con quale periodicità viene fatto l'esame di Stato, viene cancellato un articolo che, tra le altre cose, individua le sedi dell'esame di Stato.
Si dice che tale articolo non conta. Allora, se non conta, forse si sarebbe potuto evitare di scriverlo. Quindi, qualora questa proposta, contro la mia opinione, fosse votata dall'Aula, ci troveremmo con un provvedimento, a mio avviso, menomato di una sua parte, non rispettando un libero voto del Parlamento.
Mi sia anche consentito, a questo punto, di rivolgere un appello al Governo Pag. 31e anche alla Commissione giustizia. Affinché questo stralcio non diventi una presa in giro e un modo per collocare la questione su un binario morto, visto che, come ho detto, la copertura non è difficile da trovare su questa materia - se vi è la buona volontà, sono pronto a farvi una quantità di proposte sulla materia, per non pesare ulteriormente sul bilancio dello Stato - mi auguro che questo provvedimento, che inizia il suo percorso in Commissione giustizia, non sia un binario morto, perché, altrimenti, saremmo veramente all'ennesima parodia della volontà espressa dal Parlamento in modo così ampio, convinto e consapevole, pur in presenza di un parere contrario del Governo, del relatore e anche della Commissione bilancio.
Per questo rivolgo un appello affinché vi sia un impegno a portare avanti e a risolvere la questione. È una questione di buon senso. Come ho detto, è assurdo, proprio mentre il Governo dice che i giovani devono poter accelerare il proprio ingresso nella vita lavorativa e nelle professioni, con questa disciplina monca dell'esame di Stato noi semplicemente diciamo che, nella migliore delle ipotesi, passa un anno e mezzo se uno viene promosso subito, se non due, prima di riuscire ad entrare nell'albo degli avvocati (di iscriversi all'albo); altrimenti passano anni e anni e questo non è degno di un Paese civile e moderno e neanche della professione forense, che con questo provvedimento si vuole così tutelare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, intervengo soltanto per una breve replica a favore dello stralcio. Il Comitato dei nove è arrivato a questa conclusione all'unanimità sulla base di una valutazione molto banale e semplice: questa riforma è composta da una settantina di articoli e, se noi non provvedessimo allo stralcio sulla base delle indicazioni che la Commissione bilancio ci ha ricordato all'unanimità, rischieremmo di sospendere l'esame di questo provvedimento, che contiene tra l'altro di disposizioni che vanno nel senso indicato da chi mi ha preceduto.
È all'interno di questo provvedimento di riforma che ci sono norme importanti per i giovani. È all'interno di questo provvedimento di riforma che ci sono possibilità di svolgere il tirocinio in maniera alternativa rispetto a ciò che prevede la normativa vigente. È all'interno di questo provvedimento che sono inseriti anche quei corsi professionalizzanti. È all'interno di questo provvedimento che si annoverano numerose disposizioni che vogliono modernizzare proprio il profilo dell'avvocatura italiana.
Allora, sarebbe davvero paradossale che, di fronte ad un errore (perché è sempre la Camera che porrà rimedio a questo errore), dovessimo sospendere l'esame di un provvedimento che, come è stato ricordato dal relatore, aspetta dal 1933 una riforma e che nessuna legislatura è stata in grado di fare. Noi siamo ad un passo dal portare a casa questo risultato nell'interesse dei cittadini, per la loro difesa e per una maggiore professionalità dell'intera avvocatura italiana.
Credo che il bilanciamento di posizioni che, all'unanimità il Comitato dei nove o quasi ha fatto, possa essere tranquillamente ratificato in quest'Aula, consentendo al provvedimento di vedere il voto definitivo nella giornata odierna.

PRESIDENTE. Colleghi, si è svolto un intervento a favore e uno contro. A questo punto fermerei gli interventi. So che ci sono altre iscrizioni a parlare, l'onorevole Mantini per esempio, ma a termini di Regolamento abbiamo fatto quanto previsto in questi casi.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 46.
(È approvata).

Essendo stata testé approvata la proposta di stralcio dell'articolo 46, nulla osta alla prosecuzione dell'esame del provvedimento, Pag. 32atteso che lo stesso, nella formulazione attuale, non reca più nuovi oneri per la finanza pubblica.

(Esame dell'articolo 47 - A.C. 3900-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 47 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3900-A).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 47.900, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Beltrandi 47.2, 47.4, 47.700 e 47.8. La Commissione, infine, è favorevole sull'emendamento 47.800, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 47.900 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 47.900 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marini, D'Anna, Razzi, D'Incecco, Castagnetti, Bonavitacola, Centemero, Scalera, Pecorella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 474
Astenuti 5
Maggioranza 238
Hanno votato
467
Hanno votato
no 7).

Passiamo all'emendamento Beltrandi 47.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Beltrandi 47.2, formulato dal relatore.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, prima il collega, onorevole Contento, parlava di norme nel provvedimento che favoriscono i giovani. Ecco qui ci siamo, cioè questi emendamenti, i miei emendamenti, in effetti favoriscono un tantino i giovani e, quindi, mi aspetto che il parere del relatore cambi.
Infatti, per esempio, questo emendamento attua e propone una sorta di compromesso. Noi stiamo parlando delle materie che si devono portare all'esame orale di Stato. Ora, la normativa attuale prevede due materie tra le fondamentali che vanno portate all'esame di Stato; io qui ne propongo tre, il testo invece del provvedimento propone tutte le fondamentali. Quindi, mi sono fatto carico di una norma un po' di compromesso. Tutte forse è eccessivo e non necessario visto che, tra l'altro, le due, diritto civile e diritto penale, resterebbero e sarebbe a scelta una fra il diritto processuale civile e il diritto processuale penale. Credo che avere tutte e due le materie processuali non sia strettamente necessario e che sia un altro di quei paletti che serve assolutamente e solo per rendere più difficile l'accesso alla professione forense. Quindi, invito a votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 47.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Cesaro, Galletti, Zinzi, D'Incecco... Pag. 33
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 469
Astenuti 7
Maggioranza 235
Hanno votato
15
Hanno votato
no 454).

Passiamo all'emendamento Beltrandi 47.4.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Beltrandi 47.4, formulato dal relatore.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, qui si tratta sempre dell'esame orale.
Io propongo che le prove scritte possano avvalersi dei testi di legge senza commenti, ma con i precedenti giurisprudenziali. Perché questo? Perché nella vita di un avvocato ovviamente i precedenti giurisprudenziali si consultano e quindi non si riesce bene a capire perché - se non per voler assimilare sempre di più questo esame di Stato all'esame per magistrato - dovrebbero essere vietati o i precedenti dovrebbero essere tutti imparati a memoria, cosa che mi sembra peraltro assai improbabile, detto francamente.
Quindi, credo che anche questo sarebbe un segnale di un non arroccamento per non rendere questo esame di Stato, come già è oggi, una sorta di esame selettivo in maniera molto arbitraria e poco meritocratica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 47.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zunino, Marini, Di Virgilio, Zinzi, Cesario, Galletti, Lussana, D'Anna, Di Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 478
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato
14
Hanno votato
no 464).

Prendo atto che il deputato Renato Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Beltrandi 47.700. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 47.700, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marini, D'Anna, Follegot, Galletti, Granata, Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 478
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato
11
Hanno votato
no 467).

Prendo atto che il deputato Rigoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Beltrandi 47.8. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

Pag. 34

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, l'emendamento in esame vorrebbe sanare un'incongruenza. Infatti, bocciando i nostri emendamenti ad altri articoli, noi abbiamo detto in sostanza che i praticanti non fanno parte dell'ordine forense. Noi proponevamo di includerli, ma è stato detto: «No, non fanno parte».
Allora, se non fanno parte dell'ordine forense, come è stato votato da quest'Aula, non si capisce perché, nel caso in cui ci fosse una violazione delle norme dell'esame di Stato da parte di qualche candidato, oltre alle sanzioni penali possibili in questo caso, si preveda il deferimento del praticante al consiglio istruttore di disciplina del distretto, quindi ad un organo dell'ordine forense.
Allora, se il praticante non è parte dell'ordine forense, perché così ha deciso l'Aula - io ero di parere avverso -, non dovrebbe essere sottoposto a misure disciplinari dall'ordine stesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 47.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Granata, Galletti, Scilipoti, Bonaiuti, Gelmini, Calderisi, Orlando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 479
Astenuti 6
Maggioranza 240
Hanno votato
11
Hanno votato
no 468).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 47.800, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Razzi, Galletti, D'Anna, Fiano, Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 485
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato
474
Hanno votato
no 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 47, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Verducci, Scilipoti, Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 477
Astenuti 6
Maggioranza 239
Hanno votato
469
Hanno votato
no 8).

(Esame dell'articolo 48 - A.C. 3900-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 48 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3900-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Contento Pag. 3548.700 e 48.701. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 48.900.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione (Commenti del deputato Baldelli)... Chiedo scusa, gravissimo errore. Il Governo?

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 48.700.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 48.700, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Verducci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 475
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato
473
Hanno votato
no 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 48.701, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Beltrandi, Verducci, Madia, Iannuzzi, Savino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 474
Astenuti 3
Maggioranza 238
Hanno votato
473
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Renato Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 48.900 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Reguzzoni, Giammanco, Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 473
Astenuti 8
Maggioranza 237
Hanno votato
473).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 48, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Marchioni, Fioroni e Paolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 472
Astenuti 9
Maggioranza 237
Hanno votato
472).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare.

Pag. 36

(Esame dell'articolo 49 - A.C. 3900-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 49 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3900-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 49.900.

PRESIDENTE. Il Governo?

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 49.900 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Cesaro, Razzi, Lussana, Rampelli, Girlanda e Meloni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 480
Astenuti 9
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 49, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Farina Coscioni, Goisis, Galletti, Giorgio Conte e Meroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 479
Astenuti 10
Maggioranza 240
Hanno votato
478
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Livia Turco ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 50 - A.C. 3900-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 50 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3900-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Beltrandi 50.2, e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 50.900.

PRESIDENTE. Il Governo?

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Beltrandi 50.2.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 50.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 37

Onorevoli Madia, Piccolo, Verducci, Concia, Iannuzzi, Laganà Fortugno, Lussana e Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 478
Astenuti 9
Maggioranza 240
Hanno votato
25
Hanno votato
no 453).

Prendo atto che la deputata Livia Turco ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 50.900 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Meroni, De Poli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 475
Astenuti 9
Maggioranza 238
Hanno votato
472
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che la deputata Livia Turco ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, siamo al penultimo voto, relativo a questo articolo che riguarda la disciplina transitoria; l'auspicio finale è che con la disciplina transitoria, con cui bisogna regolare molte materie (società, specializzazioni e così via), si vada in direzione dell'obiettivo che abbiamo perseguito in tutta questa importante riforma, in particolare come gruppo dell'Unione di Centro; occorre rendere coerente la riforma generale delle professioni che è stata un'importante opera di modernizzazione con la specificità che è propria degli avvocati anche per il rango costituzionale di questa funzione. Ci auguriamo davvero, per il successo di questa riforma, che questa coerenza non venga perduta neanche nelle attività transitorie e di attuazione dei principi che abbiamo previsto in questo importante provvedimento di riforma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 50, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nedo Lorenzo Poli, Codurelli, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 474
Astenuti 9
Maggioranza 238
Hanno votato
473
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Livia Turco ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 68 - A.C. 3900-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 68 (Vedi l'allegato A - A.C. 3900-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 68.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calderisi, Farina Coscioni, La Malfa, Osvaldo Napoli, Corsini...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 38
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 477
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
477).

Prendo atto che i deputati Rigoni e Livia Turco hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3900-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3900-A). Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

SALVATORE MAZZAMUTO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accoglie come raccomandazioni gli ordini del giorno Garagnani n. 9/3900-A/1, Cilluffo n. 9/3900-A/2 e Marinello n. 9/3900-A/3.
Inoltre, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Contento n. 9/3900-A/4, perché individua esattamente la sede normativa nella quale, a legislazione invariata, si può porre il problema di una riflessione sulle cadenze dell'esame di Stato. Infine, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cavallaro n. 9/3900-A/5.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/3900-A/1, accolto dal Governo come raccomandazione.

FABIO GARAGNANI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/3900-A/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Barbato, Zinzi, Marchignoli, Capodicasa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 435
Astenuti 36
Maggioranza 218
Hanno votato
66
Hanno votato
no 369).

Prendo atto che la deputata Livia Turco ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Cilluffo n. 9/3900-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.

FRANCESCA CILLUFFO. No, signor Presidente, non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3900-A/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
Inoltre, prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/3900-A/4, accettato dal Governo, e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cavallaro n. 9/3900-A/5, accolto dal Governo come raccomandazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3900-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Pag. 39
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gava. Ne ha facoltà.

FABIO GAVA. Signor Presidente, i Liberali per l'Italia ritengono molto importante l'approvazione del provvedimento che disciplina, innovandolo, l'ordinamento della professione forense. Forse su alcune questioni si sarebbe potuto avere un maggiore coraggio innovativo. Penso, ad esempio, alla norma che riguarda la società di capitali e la possibilità di partecipazione del singolo professionista anche a diverse associazioni o società, che la legge ancora vieta, trincerandosi dietro una malintesa - a mio avviso - valutazione di incompatibilità. Ma conosciamo le forti resistenze - e lo dico da avvocato - che l'ambiente forense ha sempre avanzato al riguardo. Anzi, proprio questo ritardo è stato, a mio avviso, in parte responsabile di un forte decadimento professionale, cui ora il provvedimento cerca di porre rimedio. Non condividiamo invece un atteggiamento apparentemente più liberale, ma in realtà ostile verso questa professione, che abbiamo avvertito in alcuni interventi in quest'Aula durante la discussione sulle linee generali e durante l'approvazione degli articoli e degli emendamenti. La professione forense non è una professione analoga ad altre, è uno dei pilastri su cui si regge la macchina della giustizia e ha rilevanza costituzionale. Del resto, basta guardare in un Paese particolarmente liberale come gli Stati Uniti d'America, per vedere come là la selezione, prima a livello di studi universitari e poi a livello di esame di Stato, sia molto dura e garantisca, quindi, all'avvocatura di quel Paese, un grande prestigio sociale. Personalmente mi auguro, dunque, che parallelamente a tale riforma vi sia anche a breve una riorganizzazione dei corsi di laurea a livello universitario. Per le fondamentali caratteristiche di modernizzazione che comunque il provvedimento contiene, confermo conseguentemente il voto favorevole sul provvedimento in esame a nome della componente Liberali per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, svolgo soltanto alcune brevissime considerazioni per esprimere il consenso dei deputati di Alleanza per l'Italia al provvedimento che introduce elementi di innovazione ad una delle attività professionali più celebrate nelle Aule parlamentari.
Forse bisognerebbe partire proprio da questo dato statistico, che offre, con l'efficacia sintetica propria dei numeri, una chiave di lettura che aiuta a comprendere quanto immanente sia la presenza della professione forense nella legislazione italiana: in questa legislatura il 13,5 per cento dei deputati e il 14,6 per cento dei senatori sono avvocati.
Si dirà che è anche logico che siano così tanti, visto che il Parlamento è il luogo dove viene forgiata la materia prima dell'attività forense: la legge. È giusto. Verrebbe allora anche naturale la domanda: come mai questa professione, così popolare nelle Aule parlamentari, non è riuscita, proprio in questa istituzione, fino ad oggi a trovare efficaci impulsi di ammodernamento?
Forse, però, occorre evitare di insistere troppo su questa domanda e tornare al testo della proposta alla nostra attenzione che si fa carico di una situazione che è sotto gli occhi di tutti: con 230 mila avvocati iscritti all'ordine e 165 mila iscritti alla cassa, l'Italia rappresenta il Paese europeo con il più alto numero di esercenti la professione forense. Anche volendo comparare Paesi come la Francia o la Germania, di tradizioni giuridiche non lontane dalla nostra, ci troviamo a segnare numeri che li surclassano vistosamente: la Francia, con un numero di abitanti pressappoco simile, ha 52 mila iscritti e la Germania, ben più popolosa, ne conta 165 mila.
Per restare nell'area della giurisdizione in cui, a pieno titolo, è compresa la figura dell'avvocato, il rapporto tra professione forense Pag. 40e magistrato è di 1 a 32. Basterebbero questi numeri, dunque, a raccontare quanto urgente e necessaria possa essere la riforma per evitare che alle nuove generazioni di professionisti venga consegnato un titolo, nobile e carico di tradizione, ma del tutto privo di possibilità operative.
Infatti, non serve ricordare che solo alla professione di avvocato, insieme a quella di medico e di giornalista, la Costituzione riserva una considerazione esplicita, se poi l'esercizio di quella professione, dopo anni di studio, dopo la laurea, dopo un difficile esame di Stato resta una chimera.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PINO PISICCHIO. Allora, questo provvedimento si muove nella direzione giusta, che è la direzione utile alle giovani generazioni affinché nessun giovane avvocato possa sentirsi dire qualcosa che assomiglia a quella massima attribuita allo scrittore americano Stevenson: «non può fare il suo mestiere, dunque questo lascia presagire una brillante carriera politica» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, sottosegretario, colleghi, l'Italia dei Valori voterà a favore di questo provvedimento. Esso è stato redatto e approvato con estrema precisione e anche con senso di responsabilità in rapporto alle modifiche anche rilevanti operate sul testo del Senato. Questo è segno di una assunzione di responsabilità e denota la bontà del lavoro svolto dalla Commissione prima e dall'Aula poi.
Il gruppo dell'Italia dei Valori ha contribuito attivamente alla stesura di questo provvedimento. Voglio segnalare, in modo particolare, l'emendamento 28.4 a prima firma Di Pietro che richiamava l'esigenza che negli organi collegiali fosse garantita la rappresentanza di genere. Questo nostro emendamento ha costituito l'ossatura al 90 per cento dell'emendamento presentato poi dalla Commissione che è stato anch'esso unanimemente approvato dall'Aula.
Noi siamo fermamente convinti che in tutte le sedi sia necessario richiamare l'esigenza che vi sia una rappresentanza di uno dei generi meno rappresentati con una quota obbligatoria necessaria e adesso quindi obbligatoriamente attribuita.
Siamo contenti che questa nostra strada, questa strada che abbiamo tracciato con il nostro emendamento, sia divenuta poi patrimonio complessivo di tutto il Parlamento, di tutta la Camera. Noi abbiamo anche contribuito attivamente ad altri punti qualificanti del provvedimento, per esempio alla questione dell'attività esclusiva degli avvocati. Abbiamo contribuito ad una soluzione che ci pare equa, ci pare ragionevole, ci pare determinata da moderazione, nel senso che da una parte abbiamo assicurato alcune attività che sono veramente esclusive, ma questo lo abbiamo fatto non con criteri lobbistici o con criteri di tutela della casta degli avvocati, ma abbiamo espunto alcune parti che potevano essere pericolose, nel senso che vietavano ad altri soggetti o ad altre categorie di soggetti di esercitare funzioni che non sono strettamente connesse e collegate con l'attività legale. Quindi, crediamo che il compromesso sia un compromesso alto e, in questo senso, esprimiamo soddisfazione per il contributo che l'Italia dei Valori ha dato.
C'è poi il punto delle società tra avvocati. Crediamo che anche in questo caso la soluzione che è stata trovata sia una soluzione equa, una soluzione equilibrata. Noi eravamo contrari alla formazione di società miste tra avvocati e altre persone, società di capitali intendo, mentre siamo stati favorevoli alla individuazione di una forma associativa ulteriore rispetto a quella che già esiste, che è quella dell'associazione professionale tra avvocati.
Un altro punto importante al quale abbiamo contribuito e che segnaliamo appunto come importante in questo provvedimento Pag. 41è quello dell'avvocato specialista, che andava anch'esso disciplinato perché vi erano degli equilibri importanti da garantire e da preservare. Crediamo che la disciplina che è stata approvata rappresenti questo equilibrio tra i diversi valori e le diverse esigenze che all'origine si ponevano. Ugualmente accade per l'obbligo di formazione continua. Anche in questo caso abbiamo operato con oculatezza sui fronti delle possibili esenzioni della formazione continua, che sono a favore di categorie di persone che sono già impegnate, in qualche modo sono già ingaggiate nella loro ulteriore e diversa attività rispetto a quella legale, essenzialmente nel lavoro di impegno pubblico che esse esercitano.
Nulla quaestio sull'obbligo dell'assicurazione per la responsabilità civile, che tutela innanzitutto i cittadini, mentre contestualmente tutela anche gli avvocati. Abbiamo anche contribuito alla soluzione equilibrata della questione della retribuzione della prestazione professionale, partendo da una concezione pattizia, prevedendo altre soluzioni che operano sostitutivamente nel caso in cui l'accordo pattizio non ci sia, ed è importante che, come noi pensavamo, sia stato escluso il patto di quota lite.
Infine, ci sono soltanto altri due punti che vogliamo significare come punti importanti, sono quelli del tirocinio professionale e del regime di incompatibilità che è svolto, che è orientato nel senso di favorire la partecipazione dei giovani, quindi l'accesso anche da parte di nuovi professionisti, alla formazione professionale e alla professione.
Poi, in generale riteniamo che questo provvedimento garantisca un accesso anche ai giovani. Mentre per coloro che sono già iscritti all'albo richiede che l'esercizio della professione sia esercitato continuativamente con una ricerca abbastanza rigorosa, riteniamo però che, mentre si pretende da coloro che sono già iscritti all'albo un rigore nell'esercizio della professione anche come continuità, contestualmente si sia operato anche per favorire l'accesso da parte dei giovani.
Ricordo essenzialmente due questioni, che riguardano innanzitutto la necessità dell'adeguato compenso in favore del praticante e poi anche la previsione di un accesso accelerato per dimostrate capacità. Per tutte queste ragioni, noi del gruppo dell'Italia dei Valori, che abbiamo contribuito a questo provvedimento, esprimiamo il voto favorevole. Quindi, il nostro gruppo voterà «sì» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, questa è una giornata importante per tutti coloro che si sono impegnati in un lavoro che ha richiesto effettivamente molto impegno e molta attività sia al Senato della Repubblica, sia in questi mesi avanti, alla Camera dei deputati. Questo lavoro, però, oggi vede il voto finale e soprattutto un testo che, a mio avviso, è stato decisamente migliorato dal lavoro che abbiamo fatto qui e do atto a tutta la Commissione del lavoro fatto da tutti i componenti.
Richiamerò le motivazioni principali in base alle quali noi votiamo convintamente questa riforma, che non era facile da portare a fine e a compimento e speriamo che il Senato la concluda rapidamente. Per quanto riguarda i nostri punti essenziali, poiché la legge è fatta di tanti articoli, ricorderò quelli che mi hanno visto più convinta, anche perché, avendo sempre partecipato - e ho già fatto in passato proposte di riforma sia con riferimento alla professione forense che a tutte le altre, sin dai lontani anni Duemila - ho una particolare convinzione nel votare certi punti che condivido e che mi hanno visto sempre impegnata nell'attività parlamentare.
Quali sono questi punti? Abbiamo prima di tutto l'articolo 2, che finalmente meglio precisa la funzione dell'avvocato, perché ho sentito molti discorsi. Forse non tutti i colleghi di quest'Aula, ovviamente, possono essere al corrente di certi principi importanti. Pag. 42Allora, è giusto che noi troviamo indicato nell'articolo 2 della disciplina della professione di avvocato, qual è la funzione, ovvero quella di garantire al cittadino l'effettività dei diritti. Per noi è scontato, perché noi svolgiamo attività professionale forense è il principio, la stella polare e la guida che abbiamo sempre avuto nelle aule dei tribunali. Però è bello e giusto trovare scritto in una legge questo come altri punti che andrò ad evidenziare. Questo è il cuore della funzione dell'avvocatura: l'avvocato, così il medico sotto altri profili, e altre professioni - chi, ad esempio, tutela la sicurezza pubblica, infatti, in questi casi anche altri professionisti hanno questa importanza di difendere dei diritti primari dei cittadini - sicuramente sono coloro i quali in modo emblematico rappresentano questa tutela.
Allora, ricordiamo che il diritto del cittadino, dal più piccolo processo per una multa o per un provvedimento assolutamente minore, ai gravissimi processi penali che hanno portato a casi clamorosi - ricordo purtroppo uno per tutti, quello del caso Tortora, che ancora recentemente è stato riproposto anche dai media e, quindi, è forse il più noto - in una situazione di vita difficile, che porta l'ingiusto processo (quando poi un processo alla fine si rivela ingiusto), viene difeso e tutelato dall'avvocato, da chi cioè si occupa di garantire la libertà di difesa del cittadino.
Noi riteniamo che questa sia una funzione primaria, di rango costituzionale, assolutamente primaria. Per questo ci siamo impegnati a lavorare per una riforma forense di questo genere.
Altro principio importante è quello di mantenere l'avvocato assolutamente indipendente e autonomo. È un principio e un concetto in cui crediamo fortissimamente e, per fortuna, siamo riusciti a mantenerlo saldo nel testo del provvedimento. In che modo? Bocciando emendamenti che, forse non comprendendo la portata della norma, portavano a inquinare l'attività dell'avvocato con un rassemblement di attività autonoma indipendente, denaro, capitale e altre attività, e siamo riusciti a mantenerlo, quindi in maniera totalmente autonoma e indipendente.
Altro punto essenziale, credo storico: fin da quando ero giovane praticante i miei maestri mi spiegavano che sarebbe stato giusto e opportuno che la consulenza legale fosse riservata all'avvocatura, a coloro i quali si cimentano tutti i giorni, studiando e preparandosi per dare delle risposte di natura giuridica. Questo era effettivamente un passaggio delicato, un passaggio difficile, perché ci sono state anche delle incomprensioni. Invece, alla fine sono assolutamente lieta di poter dire che lo abbiamo mantenuto nel provvedimento e gli articoli 3 e 4 prevedono che, finalmente, anche la consulenza legale sia riconosciuta come appannaggio, come competenza, come capacità forense.
Altro punto essenziale è l'ancoraggio alla deontologia, che è quello che salva l'avvocatura, nell'esercizio della professione, dal cadere in tanti problemi e in tanti rischi. Quindi, il vincolo del codice deontologico è un principio sul quale noi siamo assolutamente fermi e anche questo trova spazio nella proposta di legge che stiamo per approvare.
Il problema delle società, delle associazioni, anche qui si è detto: noi siamo stati a favore, e abbiamo ottenuto, nel provvedimento, che chi svolge l'attività dell'avvocatura, autonoma e indipendente, non possa fare società e associazione con un socio di capitale. Siamo consapevoli, perché ho partecipato alla stesura di quegli emendamenti, che per altre associazioni professionali vi può essere la società di capitale fino al vincolo del 33 per cento, come previsto nel provvedimento che abbiamo limato nel corso del passaggio al Senato, a febbraio e marzo di quest'anno. Ma, l'avvocatura ha un altro ruolo, un'altra funzione. Se stabiliamo per legge e riconosciamo che vi è quest'autonomia e indipendenza, questa altra funzione giurisdizionale, allora non possiamo - e questo è il punto che vorrei esprimere chiaramente, perché non tutti ne sono consapevoli - fare in modo che il giudizio dell'avvocato, che poi è espresso in tribunale, Pag. 43in un parere, in un'attività giurisdizionale, sia inquinato da un qualche altro interesse, magari legittimo, ma di un socio che ha una funzione economica, finanziaria. Quando parlo di un ipotetico socio - per cui è giusto che abbiamo estromesso quest'ipotesi di società con il capitale - può essere un denaro legittimissimo, da banche, assicurazioni, grandi gruppi industriali. Però, se l'avvocato deve scegliere, in ogni momento della sua attività e della sua funzione, e deve dare delle risposte, una linea operativa, come può farlo in piena autonomia se ha un socio di qualcuna di queste formule finanziarie che lo possono vincolare? Non è possibile. È impossibile! Quindi, bene ha fatto la Camera dei deputati e bene ha fatto la Commissione a prevedere che la società tra professionisti avvenga tra avvocati.
Non sono affatto contraria alla società tra vari altri professionisti, tant'è che nei miei progetti di riforma vi sono le società multidisciplinari. Abbiamo dibattuto il problema, però comportava, come ci è stato spiegato dal Governo, delle problematiche riguardo ad altri ordinamenti professionali. Non vedo nessun problema tra una società multidisciplinare tra avvocati e commercialisti, ad esempio, ma qui non è stato possibile farlo, per motivi tecnici.
Una cosa è certa, che la società deve essere fatta tra soci professionisti autonomi e indipendenti, e non quindi con un capitale che - come dico - può venire da fonti più che legittime, ma che incidono sulla decisione dell'avvocatura, ossia purtroppo - i giornali ne sono pieni, ahimè - da fonti inquinate gravi, fonti che possono essere organizzazioni illecite, come 'ndrangheta, mafia e camorra (purtroppo abbiamo anche queste realtà nel nostro Paese).
Allora, proprio per mettere non una scrivania tra l'avvocato ed il cliente, ma un lungo tavolo e far sì che l'avvocato, nella sua autonomia, prenda le sue decisioni sulla base dello studio del diritto, della giurisprudenza e della sua coscienza, noi abbiamo detto «no» al socio di capitale. Non ci sono altre motivazioni, come abbiamo sentito dire in quest'Aula, riferite a fermare il mondo e a non andare avanti. Questa è la motivazione.
Concludo, signor Presidente, ricordando, non solo che è giusto questo principio, ma anche dicendo: non parlate, per piacere, inutilmente delle cosiddette liberalizzazioni. Nulla c'è di più libero in Italia che partecipare ad un concorso pubblico per fare l'avvocato, dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, iscrivendosi appunto ad un concorso, nell'ambito del quale si devono superare prima le prove scritte e poi, ahimè, attendere un anno, perché questi sono i tempi per fare un concorso e non si possono farne due in un anno, se non facendo demagogia. È comunque un concorso libero. Il problema dell'Italia, purtroppo - ben lo sa il Ministro, il sottosegretario il Governo e lo sappiamo tutti noi - è che c'è il triplo degli avvocati della Francia e della Germania. Questo è il problema, ma nessuno di noi li vuole limitare, però questi giovani non hanno più lavoro e non sanno più come fare a gestire la loro vita. Abbiamo quindi la necessità di una disciplina che non sia chiudere l'accesso.
La ringrazio, signor Presidente, voteremo convintamente a favore di questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, una breve dichiarazione per annunciare che il gruppo di Futuro e Libertà voterà a favore di questo provvedimento che, dopo ben 80 anni, tende a riformare la disciplina della professione di avvocato.
Il testo che oggi approviamo è frutto di un lungo e scrupoloso lavoro svolto da tutti i componenti della Commissione giustizia, primo tra gli altri dal relatore, onorevole Cassinelli, ed apporta diverse modifiche al provvedimento pervenutoci dal Senato, cercando di tenere in considerazione le esigenze della classe forense, nonché quelle della sua parte giovanile. Pag. 44
Il testo, altresì, ha dovuto prendere in considerazione la riforma generale delle professioni e le relative posizioni del Governo nazionale. Come tutte le riforme, quanto oggi questa Camera andrà ad approvare, sicuramente non riuscirà ad essere esaustivo rispetto a tutte le esigenze ed aspettative. Tuttavia, la unanime condivisione sulla necessità di procedere, dopo così lunghi anni, alla riforma forense obbliga tutti noi a definire una regolamentazione, la migliore possibile che, da una parte, sia garante del rapporto tra il difensore ed il cittadino e, dall'altra, aiuti il buon funzionamento della giustizia.
Si è cercato di rispettare la garanzia, l'indipendenza e la libera concorrenza della classe forense. Personalmente, ritengo che, al di là delle valutazioni, la riforma porti sicuramente anche la tutela della parte giovane della classe forense, giacché una regolamentazione sull'accesso, sulla specializzazione, sul tirocinio non potrà che incidere sulla specialità e sulla meritocrazia, senza poi sottacere sulla fissazione di regole deontologiche e le sanzioni disciplinari delle relative violazioni, che rappresentano la migliore garanzia per la specificità della professione forense.
Essendo la mia una dichiarazione di voto finale, non mi addentro poi sull'intero contenuto del provvedimento che, tra l'altro, disciplina le società tra avvocati, l'avvocato specialista, la vincolatività dei minimi tariffari, l'istituzione dello sportello presso gli ordini professionali, la formazione continua, l'esercizio effettivo, continuativo, abituale e prevalente della professione ed altro.
È quindi, ad avviso di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, una riforma adeguata ai tempi, garante dei cittadini e degli assistiti, ma soprattutto una riforma che suggella la specificità della professione forense. Pertanto ribadisco il voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, dopo anni di attesa, oggi finalmente votiamo la riforma dell'ordinamento forense, un percorso lungo e impervio di proposte e di modifiche, riformulazioni e aggiustamenti che ha attraversato cambi di Governo e cambi di legislatura.
Dall'inizio dell'esame parlamentare infatti si sono succedute, oltre alle vicende inerenti il provvedimento in questione, anche normative di riflesso riguardanti le professioni in generale e le liberalizzazioni che tanto hanno influito sull'iter di approvazione del testo di oggi. Votiamo su una proposta di legge che si aspettava da anni, dato che eravamo ancorati ad una disciplina risalente al 1933, anacronistica e non rispondente alle esigenze attuali.
Mi soffermerò brevemente sugli argomenti più innovativi rispetto al passato. L'articolo 5 del testo in questione, ad esempio, contiene i principi di delega che il Governo dovrà seguire nel disciplinare l'esercizio della professione forense in forma societaria; un'esigenza che proviene direttamente dallo sviluppo globale del nostro sistema economico che non può non interessare anche l'esercizio della libera professione. Riteniamo che la strada della legge delega in tale ambito sia stata quanto mai opportuna, specie in considerazione della precedente normativa varata in tema di liberalizzazioni e di libere professioni.
Come gruppo, abbiamo dato un deciso contributo sulle società professionali fra avvocati senza socio terzo di capitale, non sono mancati dubbi sulla possibilità ad oggi prevista di esercitare la professione forense anche attraverso forme di società di capitali e per il vero neppure sulla soluzione finale che esclude la presenza di altri professionisti, cosa che è anche fra le possibili, sulla base del principio generale contenuto nell'articolo 10 della riforma delle professioni. Abbiamo però responsabilmente riconosciuto la specificità della professione di avvocato, che è parte necessaria della funzione giustizia, con un riconoscimento nella Costituzione, pur in coerenza con i principi di modernizzazione della riforma delle professioni. Pag. 45
Ritengo dunque che il Governo, nel rispetto dei criteri direttivi ad oggi imposti dalla legge, possa avere i mezzi per licenziare una disciplina coerente delle società tra avvocati come del resto dovrà fare per le altre professioni regolamentate. Quello della società fra avvocati è uno dei temi più innovativi della riforma, insieme all'esercizio della professione forense in forma associativa. Nell'economia della conoscenza e dei servizi, nell'epoca del capitalismo intellettuale e della sussidiarietà, è essenziale, a mio avviso, che le professioni si trasformino.
La riforma si pone come principali obiettivi lo sviluppo della concorrenza, con abolizione delle tariffe e pubblicità informativa; lo sviluppo delle società professionali con un socio di capitale non superiore ad un terzo; maggiori garanzie per imprese e cittadini, con l'obbligo di assicurazione e della formazione permanente; maggiori responsabilità, separando il sistema di disciplina dai consigli degli ordini; maggiore apertura ai giovani professionisti, con la riduzione del tirocinio da 24 a 18 mesi. Temi complessi che hanno richiesto un'analisi attenta e scrupolosa in tutte le fasi dell'iter legislativo.
Sui giovani professionisti tengo a ricordare l'impegno del nostro gruppo, in particolare del collega Mantini, primo firmatario di un emendamento approvato in Commissione giustizia proprio in relazione alla previsione dell'adeguato compenso per i praticanti negli studi legali, fissato in misura comunque non inferiore al 30 per cento del trattamento contrattuale più favorevole previsto per gli apprendisti negli studi professionali.
Credo che essersi spesi a favore di una definizione del rapporto tra avvocato e tirocinante, tutelando finalmente con precisione la figura del tirocinante anche sotto l'aspetto del compenso economico, sia segno di grande sensibilità e di estrema coerenza con l'intento di aprire concretamente un varco alle nuove generazioni.
È importante infatti che il lavoro di tanti giovani laureati in giurisprudenza, che svolgono un ruolo essenziale all'interno degli studi legali, sia riconosciuto anche sotto l'aspetto retributivo. Siamo stati tutti tirocinanti prima di diventare avvocati e non abbiamo dimenticato le esigenze e le difficoltà di quei tempi. Oggi si parla tanto di ricambio generazionale.
In politica soprattutto è molto in voga il termine rottamazione. Non mi appiattisco su certi atteggiamenti strumentali e non mi sembra questa la sede per commentarli, ma sul tema mi esprimerei meglio in termini di meritocrazia, una meritocrazia che dovrebbe rappresentare il filtro attraverso cui vagliare le capacità di ciascuno, al di là dell'età anagrafica.
Non parlerei di ricambio generazionale immediato, dunque, ma di scambio tra professionisti esperti e giovani leve, uno scambio che con molta naturalezza dovrebbe portare via via al ricambio della classe dirigente.
La riforma tiene conto anche di questo. Prendiamo ad esempio il tema delle specializzazioni: dall'entrata in vigore della nuova disciplina, sarà possibile per gli avvocati ottenere e indicare il titolo di specialista secondo le modalità stabilite dall'articolo 9. Il titolo di specialista si può conseguire all'esito positivo di percorsi formativi almeno biennali o per comprovata esperienza nel settore di specializzazione. I percorsi formativi sono organizzati presso le facoltà di giurisprudenza, con le quali il Consiglio nazionale forense e i consigli degli ordini territoriali possono stipulare convenzioni per corsi di alta formazione per il conseguimento del titolo di specialista.
L'attribuzione del titolo di specialista sulla base della valutazione della partecipazione ai corsi relativi ai percorsi formativi, nonché dei titoli ai fini della valutazione della comprovata esperienza professionale, spetta in via esclusiva al Consiglio nazionale forense. Questo cosa vuol dire? Non solo i giovani avvocati, ma anche quelli di comprovata esperienza dovranno superare il vaglio del Consiglio nazionale forense, tramite i parametri e i criteri fissati in via regolamentare sulla base dei quali valutare l'esercizio assiduo, Pag. 46prevalente e continuativo di attività professionale in uno dei settori di specializzazione.
Mi avvio a concludere, facendo un breve cenno, per restare in tema di novità, alla disciplina della pubblicità informativa sull'attività professionale, prevista dall'articolo 10, che consente all'avvocato la pubblicità informativa sulla propria attività professionale, sull'organizzazione e struttura dello studio e sulle eventuali specializzazioni e i titoli scientifici e professionali posseduti. La pubblicità e tutte le informazioni diffuse pubblicamente con qualunque mezzo, anche informatico, debbono essere trasparenti, veritiere, corrette e non devono essere comparative con altri professionisti, equivoche, ingannevoli, denigratorie o suggestive. In ogni caso, le informazioni offerte devono fare riferimento alla natura e ai limiti dell'obbligazione professionale e l'inosservanza di tali disposizioni costituisce illecito disciplinare. In tal modo, credo si sia giunti ad una soluzione concreta, che bilancia la tutela delle professioni intellettuali con l'esigenza di rispondere alle nuove richieste del mercato globale. La strada per confezionare questa riforma, tanto attesa e tanto voluta, è stata molto difficile e controversa. Credo si sia giunti infine ad un buon testo, una buona riforma, che noi abbiamo contribuito a delineare in tutto il percorso. Una riforma per la quale dichiaro, quindi, per quanto detto, il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord voterà a favore della riforma dell'ordinamento della professione forense, nella speranza di una rapida approvazione poi al Senato, in modo da fornire, dopo circa ottanta anni, uno strumento nuovo e migliore per una professione, quella dell'avvocato, fondamentale e necessaria per lo sviluppo economico, ma anche sociale e culturale del Paese. L'avvocatura rappresenta una delle professioni cardine del sistema delle professioni ordinistiche, costituzionalmente garantita, che rappresenta il diritto e la garanzia di difesa dei cittadini.
Rappresenta un mondo di 240 mila professionisti e il mondo del sapere e della conoscenza, che vive, però, anch'esso, la crisi economica che sta colpendo il Paese. È una riforma necessaria per avere un'avvocatura più moderna, aperta ai giovani, non di casta e corporativa, basata sulla competenza e sulla qualità delle prestazioni, orientata ad avere una giustizia migliore e più efficiente, che guardi al cittadino e alla difesa dei diritti dell'utente consumatore.
È una riforma complessa, probabilmente non la migliore riforma in assoluto, ma la migliore possibile in questo momento e in questo contesto politico, o comunque la meno deleteria, anche alla luce del dibattito intenso che vive ormai da anni il mondo dell'avvocatura stessa.
È una riforma non perfetta, perfettibile, che rappresenta, però, una base di partenza importante per far ripartire questa professione. Poteva, forse, essere fatto di più e meglio. Probabilmente, arrivare all'approvazione di questa riforma nella parte finale della legislatura non ha agevolato la produzione normativa, ma siamo certi e consapevoli di poter consegnare al Senato una riforma migliore di quella che abbiamo ricevuto e di quella iniziale.
È una riforma che si innesta in un contesto normativo sulle libere professioni complesso e in continua evoluzione; un contesto confuso, disorganico, a volte schizofrenico, rispetto al quale, però, la specificità dell'avvocatura andava difesa e salvaguardata, senza, per questo, esercitare una difesa puramente corporativa e di casta della professione. La professione di avvocato non va liberalizzata, perché è già liberalizzata; va semplicemente regolamentata e disciplinata.
Noi non vogliamo difendere una casta, ma vogliamo sostenere una categoria di lavoratori, di liberi professionisti, che, insieme a tutti gli altri rappresentanti del mondo delle professioni ordinistiche, rap Pag. 47presentano complessivamente qualcosa come 2,3 milioni di iscritti: 240 mila sono, appunto, gli avvocati, tutto il sistema delle professioni ordinistiche in Italia rappresenta il 15 per cento del PIL del Paese e il 50 per cento degli iscritti all'ordine ha meno di 45 anni, e quindi l'evoluzione di questo mondo del lavoro rispetto ai giovani rappresenta un'evoluzione e uno sbocco occupazionale importante.
La mano del legislatore in questi anni, e in modo particolare nell'ultimo anno con il Governo dei tecnici, con il pressing dell'Antitrust, nell'ottica dello sviluppo di politiche di liberalizzazione e di apertura a politiche proconcorrenziali, non è stata una mano ferma. Anzi, con il regolamento delle professioni emanato dal Governo ad agosto ha tracciato un quadro fortemente penalizzante per la categoria, giustamente criticato dagli avvocati, come è emerso anche sabato durante il convegno che la Lega Nord ha tenuto con tutto il mondo delle professioni ordinistiche, al quale erano presenti anche notevoli e importanti esponenti del mondo dell'avvocatura, come il professor Alpa, il professor De Tilla e il presidente dell'ordine degli avvocati di Milano.
Da questo dibattito e da questo convegno è emersa da parte di tutti i rappresentanti della categoria degli avvocati un'aspra critica nei confronti del regolamento di delegificazione n. 137 del 2012, a cui si sono aggiunte critiche, critiche dure, mosse anche al Governo e, in modo particolare, al Ministro Severino.
Questo è il Governo che ha liberalizzato tutto o ha tentato di liberalizzare tutto, ivi compreso il modo delle professioni, ma non ha liberalizzato quello che andava liberalizzato, ovvero il comparto delle banche e delle assicurazioni. Noi ringraziamo il sottosegretario Mazzamuto per essere presente e per aver seguito i lavori in Commissione e al Comitato dei nove, ma l'assenza del Ministro Severino, la quale era qui presente durante l'esame del disegno di legge anticorruzione e avrebbe potuto mantenere e conservare la propria presenza, dando un segnale di attenzione a questa riforma, è un'assenza colpevole ed è l'assenza di un Ministro che dimostra di disinteressarsi di questa riforma e del mondo dell'avvocatura.
È un'assenza doppiamente colpevole, visto che il Ministro è un avvocato, un avvocato importante e stimato, e avrebbe potuto aiutare questa riforma e il lavoro svolto dal Parlamento per migliorare le condizioni degli avvocati. La Lega Nord, come ho detto, voterà a favore della riforma forense, anche perché alcuni dei nostri emendamenti hanno trovato accoglimento da parte del relatore e del Comitato dei nove.
Sono emendamenti migliorativi, importanti, significativi, in particolare quelli a tutela dei giovani. Questa riforma non deve essere contro i giovani, contro la possibilità per i giovani bravi, preparati, competenti, che hanno merito, di poter accedere al mondo della professione. Noi crediamo nei giovani, crediamo nella possibilità che i giovani capaci possano vedere in questa nobile ma decadente professione uno sbocco occupazionale importante, nonostante la crisi economica.
Pertanto abbiamo chiesto con forza l'eliminazione di un limite che rappresentava una vera e propria ingiustizia, nei confronti dei giovani in modo particolare. Abbiamo chiesto l'eliminazione del limite reddituale come condizione per il mantenimento dell'iscrizione all'interno degli albi. Il limite reddituale avrebbe rappresentato una ingiusta barriera sociale in particolar modo nei confronti dei giovani, ma non solo nei confronti dei giovani; un discrimine non accettabile che abbiamo cancellato anche grazie ad un nostro emendamento, e credo sia giusto ricordare la battaglia fatta in questo senso anche dal collega Cavallaro. Così come abbiamo guardato con favore alla norma relativa all'anticipazione del tirocinio. Sappiamo che il tirocinio rappresenta un momento importante di formazione, di crescita e di avvicinamento al mondo della professione: quindi, l'avvicinamento di questo processo di formazione anche durante gli studi universitari.
Abbiamo presentato emendamenti in tal senso perché crediamo che il tirocinio, che, Pag. 48ripeto, è assolutamente fondamentale per la crescita e per la formazione del giovane, debba avere una portata non solo teorica ma anche e soprattutto pratica. Così come guardiamo con favore e in modo assolutamente positivo alla riduzione dei termini del tirocinio stesso da 24 a 18 mesi; o ancora, altro elemento positivo contenuto in questa riforma, la possibilità di poter svolgere la pubblicità informativa nel rispetto ovviamente dei principi, dei dettati di natura deontologica, utilizzando anche quei mezzi - i social network - che rappresentano uno strumento in più, in modo particolare per i giovani; anche questa riformulazione dell'articolo relativo alla informativa pubblicitaria è stata da noi fortemente voluta e fortemente difesa proprio per dare un segnale importante nei confronti dei giovani.
Ci sono due temi rispetto ai quali il regolamento delle professioni fatto dal Governo danneggia profondamente la professione di avvocato e quindi, a nostro avviso, anche il rapporto tra il professionista e il cittadino cliente.
I due temi sono quello delle tariffe professionali, con la cancellazione dei minimi, e l'aspetto relativo - se ne è discusso molto in Commissione, se ne è discusso durante il Comitato dei nove, ne abbiamo discusso e dibattuto molto anche nell'Aula - al modello e alle modalità organizzative della professione, in modo particolare con riferimento alle società di capitali con socio di capitale anche di minoranza. Crediamo, con questa riforma e con riferimento a questi due aspetti, di aver declinato al meglio e comunque di aver ovviato a principi che riteniamo assolutamente deleteri per il mondo della avvocatura. I parametri sostitutivi delle tariffe in caso di contenzioso fissati dal regolamento governativo sono sbagliati - l'abbiamo detto, l'abbiamo ripetuto - e sono anche oggetto di impugnativa. La pattuizione del compenso attraverso il preventivo di massima, così com'era previsto nella formulazione iniziale, è inapplicabile e sbagliata. L'abolizione delle tariffe rischia di creare più precariato, soprattutto per i giovani, e meno qualità delle prestazioni professionali, quindi anziché favorire i cittadini si rischia di danneggiarli e di ridurre la professionalità.
Abbiamo apprezzato la parte relativa alla formazione (una formazione continua, una formazione permanente), la parte relativa alle specializzazioni proprio per avere un avvocato migliore, più preparato, che possa fornire servizi più efficienti nei confronti del cittadino. Oggi il mondo dell'avvocatura vive una grave crisi. Oggi il mondo della avvocatura sta facendo manifestazioni. Ci sono scioperi, si stanno contestando duramente alcune scelte, alcune linee di indirizzo da parte del Governo, e mi riferisco, in modo particolare, alla scelta del Governo di riformare la geografia giudiziaria. È di pochi giorni fa la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale relativamente alla media conciliazione per quanto riguarda un eccesso di delega.
Noi vogliamo difendere questo mondo che non è un mondo corporativo ma è un mondo di lavoratori che ha bisogno di essere sostenuto, di essere difeso, di essere modernizzato e di guardare in una prospettiva nuova e al futuro. Per tutte queste ragioni il gruppo della Lega Nord voterà a favore di questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, com'è stato ricordato, dopo ottant'anni finisce la ricerca di una legge perfetta, ovviamente non con una legge perfetta, ma con una legge, almeno per quanto riguarda l'intenzione e la volontà di questo ramo del Parlamento. Sebbene si possano esercitare numerose critiche al testo, va, tuttavia, chiarito che alcune di esse sono presumibilmente da dedicare soprattutto alla tecnica che è stata utilizzata. Probabilmente, sarebbe stato meglio un più ampio ricorso alla delegificazione, così come, nonostante le nostre richieste, è mancata a monte un'indagine conoscitiva Pag. 49approfondita, tanto che, a tutt'oggi, manca un quadro analitico della composizione, anche di genere e anagrafica, dell'avvocatura e mancano i dati effettivi sul numero e sulla consistenza, per esempio, degli studi europei che operano in Italia come avvocati stabiliti: tutti elementi che avrebbero potuto essere utilizzati meglio nella regolazione della professione forense.
Tuttavia, la legge ordinamentale era necessaria, anche se non ci sfugge, come abbiamo più volte affermato, che, in questo momento di criticità, occorrono pure alcune misure che non sono ordinamentali, ma che sono urgenti e che sono state oggetto di provvedimenti normativi da noi proposti, come la riforma del gratuito patrocinio e della difesa d'ufficio, delle norme cogenti per la trasparenza e la circolazione degli incarichi pubblici, la riforma della magistratura onoraria, di cui si sta occupando un provvedimento presentato dal nostro collega Melis, e un ampliamento delle competenze specifiche e mirate degli avvocati che, invece, in questa sede non è stato possibile ottenere e che si potrebbe tentare di riordinare anche attraverso una modifica dell'istituto, ora cassato dalla Corte costituzionale, della media conciliazione.
Noi, comunque, abbiamo posto l'accento sulla necessità costituzionale di una riforma legislativa della professione forense, in base al principio dell'esistenza di poche professioni ordinistiche legate al principio, a garanzia del cittadino, dell'articolo 33 della Costituzione, e di altre professioni non ordinistiche ordinate secondo i principi di una legge che recentemente noi abbiamo approvato e che colgo l'occasione per fare voti affinché venga rapidamente approvata dall'altro ramo del Parlamento, proprio per cercare di completare il quadro della riforma del sistema professionale.
Noi rivendichiamo con forza di avere compiuto sul testo del Senato, che deriva da una diversa temperie socio-economica ed istituzionale, un'opera di significativa modifica la cui rotta è stata formalmente e sostanzialmente quella di un adeguamento soprattutto ai principi che nel frattempo erano stati introdotti nella legislazione, non solo per la professione forense, ma per tutte le professioni, che non mi piace chiamare «principi di liberalizzazione», bensì principi di modernizzazione e di ammodernamento dell'ordinamento delle professioni, che rimangono uno degli elementi fondanti della vita e della società del nostro Paese.
Abbiamo intrattenuto - e di questo meniamo vanto - una feconda opera di collaborazione dialettica con le istituzioni e le associazioni forensi, basata sul principio del rispetto della reciproca libertà ed autonomia intellettuali, tanto che pensiamo che quel tavolo istituzionale con l'avvocatura che anche il Governo in questi ultimi tempi sta portando avanti possa essere, come ha proposto il nostro responsabile giustizia Andrea Orlando, un modo per garantire una continuità di rapporti per un sistema professionale che non è solo uno dei pilastri economici, ma anche uno dei pilastri della formazione culturale e della formazione della classe dirigente nel nostro Paese.
Il testo che licenziamo oggi con il nostro voto favorevole non è, quindi, un punto d'arrivo, ma è un punto di partenza di un'elaborazione e di un'evoluzione ulteriori della disciplina della professione forense e in genere di tutte le professioni.
La nostra consapevolezza è che alcuni temi restano, se non irrisolti, certamente da affrontare nuovamente. Ci riferiamo, in particolare, per esempio, al tema dell'accesso e del suo rapporto con la formazione universitaria e pure dell'esame, anche perché il Governo ha evocato più volte il suo intervento su questo tema, ma, poiché in quest'Aula non ci è stato consentito di esaminare delle proposte specifiche, rinviamo l'argomento ad una successiva fase, quando meglio conosceremo il legame tra formazione universitaria e formazione professionale.
Tale tema, com'è noto, è stato espunto attraverso lo stralcio.
Comunque abbiamo riformato il tirocinio secondo i criteri moderni, non più Pag. 50come un'area di parcheggio, statica e permanente, ma come un momento breve ed intenso di formazione professionale.
Come è stato da altri ricordato, richiamiamo anche noi con soddisfazione il fatto che, pur senza una specificazione quantitativa, al tirocinante è ora riconosciuto un compenso proporzionale all'apporto che egli dà allo studio. Qui evochiamo la necessità che vi siano degli accordi associativi che sostituiscano, almeno per quella parte necessaria, il rigore ma anche la rigidità delle norme di legge. Infatti, è bene che si faccia sempre più riferimento ad una crescita del sistema associativo e del valore dell'autodeterminazione della categoria.
Abbiamo introdotto, come è noto, la società forense in senso proprio. Qui per noi si poteva anche prevedere - lo abbiamo detto in maniera abbastanza chiara - una partecipazione minoritaria del socio di capitali, purché con norme che garantissero la partecipazione solo ai professionisti della governance e dei patti parasociali. Tuttavia, abbiamo risolto l'obiezione sia introducendo comunque la forma della società cooperativa, che è utile, sia ragionando sul fatto che l'apporto di capitali effettivamente non è particolarmente significativo in una società che rimane strettamente forense e rinviando a quando il Governo eserciterà le deleghe in materia di società interprofessionali e di società fra professionisti in genere l'eventuale verifica della compatibilità di quello che noi abbiamo scritto in questo ordinamento.
Anche altri temi rimangono inesplorati: ci è stato segnalato il tema dei giuristi di impresa, il tema dei collaboratori di studi di grandi dimensioni (che, peraltro, la collega Rossomando aveva fatto oggetto di emendamenti). Riteniamo anche qui che si debba operare per sviluppare un riconoscimento di specifici diritti e doveri nel quadro, tuttavia, della specialità e della salvaguardia del lavoro forense.
Sul tema delle competenze esclusive ritengo che abbiamo scritto una norma che è significativa, perché ancora la competenza dell'avvocato alla fase prognostica dell'esercizio della giurisdizione e qui mi sento incidentalmente di rassicurare anche quelle associazioni che, non svolgendo attività forense, si sono preoccupate e hanno lanciato segnali di allarme. Credo che, se si limitano a svolgere attività di consulenza non finalizzata all'esercizio della giurisdizione e quindi non prognosticamente ad essa legata, non debbano avere queste preoccupazioni. Quindi, ci pare che anche sotto questo tema ci siamo.
D'intesa con tutte le altre forze parlamentari abbiamo rimosso il vincolo censuario alla continuità dell'esercizio professionale, lo abbiamo non sostituito, ma integrato con la necessità dell'iscrizione alla cassa forense. Il nostro disegno, che mi pare la cassa abbia già recepito nelle prime dichiarazioni, è che entro un anno si crei, attraverso il principio della solidarietà intercategoriale, che riguarda non solo i giovani e gli anziani, ma tutti insieme i professionisti, si possa, anche attraverso la formazione - perché no? - di casse più ampie, mantenere il principio della libertà previdenziale, ma al tempo stesso garantire non solo la previdenza, ma anche l'assistenza, che in particolare ai giovani e alle donne è considerata necessaria.
Sulle specializzazioni faccio anche qui una breve precisazione: noi abbiamo pensato che fosse necessario un sistema di carattere pubblico per valorizzare il riconoscimento; tuttavia le associazioni avranno e potranno avere tutto il ruolo che meritano nell'esercizio delle attività funzionali al rilascio delle specializzazioni. Lo stesso vale per la funzione di patrocinanti innanzi alle giurisdizioni superiori: il numero ormai ridondante fa grazia di ogni specifica norma di favore.
Conclusivamente abbiamo anche sollevato il tema della governance e ringraziamo le colleghe (in particolare, Cinzia Capano, Amalia Schirru e la collega Samperi), che hanno fatto degli emendamenti che già introducono il principio della rappresentanza di genere. Ci pare che sulla rappresentanza debba essere aperto un cantiere di lavoro. Abbiamo indicato dei principi di partecipazione democratica e Pag. 51capitaria e di riforma generale dell'ordinamento associativo ed istituzionale forense.
Crediamo che sia opportuno che l'avvocatura a sua volta, con questo rapporto fecondo che si è instaurato con il Parlamento, dia un segnale di diverso interesse e soprattutto dia delle indicazioni che, sempre con lo spirito di reciproca libertà, sicuramente il Parlamento in futuro potrà recepire.
Dunque, è un cantiere che rimane aperto, ma è anche un cantiere che finalmente, almeno per quanto riguarda questo ramo del Parlamento, ad oggi, si chiude con un provvedimento normativo che noi consideriamo sicuramente utile ed importante non per gli avvocati, della cui rappresentanza nessuno di noi ha inteso farsi carico, ma per i cittadini e per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo di poter dire che il Popolo della Libertà, in relazione a questo provvedimento, si è mosso lungo alcune linee direttrici molto chiare. La prima: un'avvocatura moderna non poteva rimanere ancorata ad una legge degli anni Trenta, perché essa non rappresentava più la situazione attuale. Vi era, quindi, necessità di una riforma che ristabilisse il contatto tra la situazione attuale e uno dei compiti più delicati che è previsto all'interno del nostro ordinamento.
La seconda questione era quella relativa alla correttezza, quindi, una maggiore attenzione nella riforma agli aspetti deontologici, che rimangono, oggi come sempre, rilevanti per l'esercizio di una professione che ha risvolti di carattere pubblicistico all'interno del nostro sistema di giustizia.
La terza questione era quella riferita alla trasparenza. Il cambiamento epocale che si è sviluppato negli ultimi decenni necessitava di vedere tradotte, attraverso una riforma legislativa, anche quelle regole nel rapporto tra il cittadino e l'avvocato, che erano state, ormai, superate dal tempo e che meritavano, quindi, di essere aggiornate.
Un altro aspetto doveva essere rivolto nei confronti dei giovani. L'inadeguatezza delle regole attuali non considerava principalmente l'esigenza di fare in modo che i giovani avvertissero sicuramente la necessità di un tirocinio professionale, sicuramente l'esigenza di tempi ridotti per accedere alla professione, sicuramente l'esigenza di strade diverse per rafforzare la loro professionalità.
Manca, forse, un tassello che non è proprio di questo provvedimento: l'aspetto relativo alla riforma universitaria. Soltanto sei corsi universitari saranno specificamente dedicati a rafforzare l'insegnamento di chi vuol scegliere questa strada nella vita: essi potranno combaciare perfettamente con la riforma che il Parlamento sta delineando.
Ma le ultime questioni a cui voglio rivolgere l'attenzione e a cui il Popolo della Libertà ha guardato durante il confronto parlamentare, che è arrivato ormai alla fine, riguardano l'aspetto relativo alla competenza. È vero che ai giovani dobbiamo indicare strade certe e rapide, ma dobbiamo avere anche il coraggio di dire ai nostri ragazzi che la professione si fa con maggiore specializzazione, con maggiore formazione e, quindi, con maggiore professionalità. In assenza di questi elementi, la vita, anche per un ragazzo che si accinge ad entrare nell'avvocatura, non è semplice perché, checché ne dicano alcune istituzioni, la concorrenza in questo Paese è stata assicurata per anni attraverso il numero crescente degli avvocati. Non ci sono eguali nei Paesi europei tra i giovani che hanno avuto accesso all'avvocatura in Italia e i giovani che hanno avuto accesso in altri ambiti nazionali del contesto europeo.
L'ultima questione - e mi avvio alla conclusione - è quella dell'indipendenza. Come Popolo della Libertà, abbiamo difeso questo principio nell'ambito della riforma dell'avvocatura e anche il confronto serrato sulle questioni che hanno riguardato la Pag. 52riforma delle società professionali relative all'avvocatura è alla base di questa scelta di fondo, di cui siamo soddisfatti, per avere, attraverso la delega, convinto anche quei colleghi che erano un pochino riottosi e che ritenevano che, comunque, la presenza del capitale, magari minoritario, non avrebbe determinato conseguenze nei confronti di quel principio dell'indipendenza, che è tipico della libera professione.
Lo abbiamo fatto convinti di dover marcare una linea profonda tra chi voleva una completa assimilazione tra la libera professione dell'avvocato e l'esercizio di un'attività imprenditoriale e chi, invece, continua a rappresentare significando come quella libertà sia assicurata dall'indipendenza dell'avvocato.
Non possiamo dimenticare gli articoli della Carta costituzionale, che sanciscono la tutela dei diritti, la difesa degli imputati, le questioni relative al giusto processo: tutti elementi che non possono che garantire quell'indipendenza, perché soltanto attraverso l'indipendenza dell'avvocatura si rafforza il ruolo di prestigio dell'avvocato. E quel ruolo non è stabilito, signor Presidente, in considerazione dell'avvocato stesso, ma è stabilito in considerazione dei valori costituzionali che sono messi in discussione dalla giustizia e, soprattutto, dal cittadino che a quella giustizia si affida o alla quale deve guardare molto spesso con attenzione di fronte ai numerosi procedimenti penali e a situazioni che, purtroppo, anche in quest'Aula, sono spesso echeggiate.
Soltanto di fronte ad un avvocato indipendente, soltanto di fronte ad un professionista capace, soltanto di fronte ad un avvocato preparato, la giustizia può guadagnare sotto il profilo della difesa dei cittadini e anche quel confronto all'interno del giusto processo tra magistratura e avvocatura può avere, come riferimento principale, che riteniamo assicurato in larga misura da questa riforma professionale, il cittadino, il quale si affida alla giustizia nel confronto, per fare un esempio tanto caro alla procedura penale, su un piano di parità tra l'accusa e la difesa.
Il prestigio che assicura questa riforma è, quindi, garanzia del cittadino di fronte alla giustizia e noi del Popolo della Libertà abbiamo affrontato questa riforma con questo faro, con questo riferimento, con questo indirizzo, che si può leggere e ritrovare attraverso l'articolato che oggi sanciamo con l'ultimo voto in questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, a nome della delegazione Radicale sono lieto - anzi, orgoglioso - di annunciare un convintissimo voto contrario a questa riforma. Questa è una proposta di legge corporativa, anzi l'allora presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Antonio Catricalà ebbe a dire che era la più corporativa dai tempi dei fasci e delle corporazioni. Questa è una proposta di legge che carica i costi dell'eccessivo numero degli avvocati sui giovani, anzi sono i giovani che già stanno giudicando questa proposta di legge. Se qualcuno qui dentro non se ne accorge e pretende di dire che, invece, è una proposta di legge per i giovani, basta leggere su Internet, non bisogna andare molto lontano.
È una proposta di legge che scarica i costi sugli utenti, perché c'è meno concorrenza. I prezzi dei servizi legali si alzeranno, perché questa proposta di legge scaricherà i costi sulle aziende, perché è contro il mercato. Questa proposta di legge ha anche profili - come è stato osservato autorevolmente - di dubbia costituzionalità e ce ne sarà traccia. È una proposta di legge che smentisce sentenze della Corte di giustizia europea, smentisce pronunciamenti dell'Antitrust e ci allontana dall'Europa - diciamo così - con il concorso attivo del Governo e, per questo, diciamo anche che siamo fortemente delusi da questo atteggiamento.
Ancora, è una proposta di legge che prevede un accentramento verticistico nel Pag. 53Consiglio nazionale forense, con addirittura aspetti persino grotteschi, come il giuramento dei nuovi professionisti verso l'ordine forense: un aspetto simbolico, ma che dice tutto su questo testo e sul modo in cui è stato concepito.
Si dice: dobbiamo farlo perché gli avvocati sono troppi. Eh già, perché quando si voleva e si poteva affrontare questo problema seriamente con la riforma universitaria - perché poi era chiaro che il numero degli avvocati sarebbe stato troppo -, non si è voluto fare niente per anni...

PRESIDENTE. Onorevole Beltrandi, la invito a concludere.

MARCO BELTRANDI. ...e adesso improvvisamente si ergono delle barriere per buttare fuori i giovani dalla professione. Complimenti! Questa è una riforma che aggiunge un altro «mattoncino» al disastro della giustizia italiana (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, credo che il nostro Paese abbia bisogno di profonde riforme nel senso della liberalizzazione, mentre questa legge va esattamente in direzione opposta a quella che ci voleva, e gli ordini professionali sono quelli che per primi dovrebbero essere liberalizzati. Per questo motivo, in dissenso dal gruppo, annuncio un voto di astensione da parte mia.

(Correzioni di forma - A.C. 3900-A)

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nella proposta di legge A.C. 3900-A, il Comitato dei nove propone le seguenti correzioni di forma:all'articolo 17, comma 5, le parole: «e g)» devono intendersi sostituite dalle seguenti parole: «g) e h)» e al medesimo articolo, al comma 16, le parole: «da b) a f)» si intendono sostituite con le seguenti parole: «da b) a g)». Si propone questa correzione di forma al fine di armonizzare i criteri per l'iscrizione nel registro dei praticanti (comma 5) nonché per la nuova iscrizione nell'albo da parte dell'avvocato che da esso sia stato cancellato, con quelli per l'iscrizione all'albo ai quali è stato aggiunto l'ulteriore requisito di cui alla lettera g) dell'articolo 17, introdotto dalla Commissione. Tale requisito consiste nel non avere riportato condanne per i reati di cui all'articolo 51, comma 3-bis del codice di procedura penale.
All'articolo 28, comma 1, le parole: «fatta salva la previsione di cui all'articolo 25, comma 2,» si intendono soppresse. Questa correzione di forma viene proposta in quanto l'articolo 25, comma 2, è stato soppresso dall'emendamento Cilluffo 25.200 che ha peraltro soppresso anche il comma 3 dello stesso articolo.
All'articolo 37, il comma 4 si intende soppresso. È necessario procedere in tal senso in quanto il comma 4 si riferisce a criteri stabiliti dall'articolo 31, comma 5, che è stato soppresso dall'emendamento Cilluffo 31.200.
Vi è infine un'ultima correzione di forma da fare. Al fine di armonizzare il contenuto dell'emendamento Cavallaro 41.250, sostitutivo del comma 8 dell'articolo 41, e dell'emendamento 41.800, posto in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, entrambi approvati dall'Assemblea, il Comitato dei nove propone all'Assemblea la seguente correzione di forma, le parole: «Negli studi legali privati», recate dalla parte principale dell'emendamento 41.800, devono intendersi premesse al secondo periodo del comma 8 dell'articolo 41. La parte consequenziale del medesimo emendamento 41.800, che reca l'introduzione di un periodo aggiuntivo, rimane invece collocata Pag. 54alla fine dello stesso comma 8 dell'articolo 41, come sopra modificato.
Signor Presidente, mi consenta infine di esprimere il ringraziamento agli uffici, ai dirigenti, ai funzionari, al personale tutto della II Commissione (Giustizia), al sottosegretario che ci ha assiduamente seguito nei lavori della Commissione e del Comitato dei nove, al Comitato dei nove, alla Commissione e al suo Presidente. Il dibattito è stato, a tratti, molto vivace ma, come dimostrano anche le dichiarazioni di voto dell'Assemblea, mi sembra che il risultato ottenuto sia un risultato molto buono.

PRESIDENTE. Un ringraziamento va anche al relatore.
Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 3900-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3900-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge già approvata in un testo unificato dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato n. 3900-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Razzi, Vassallo, Concia, Zinzi, Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva
(Vedi votazioni).

(S. 601-711-1171-1198 - Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata in un testo unificato dal Senato) (3900-A):

(Presenti 416
Votanti 402
Astenuti 14
Maggioranza 202
Hanno votato
395
Hanno votato
no 7)

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Dichiaro così assorbite le proposte di legge numero 420-1004-1447-1494-1545-1837-2246-2419-2512-4505-4614.
Si è così concluso l'esame degli argomenti iscritti all'ordine del giorno per i quali erano previste votazioni. Ricordo che alle ore 15 è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Annunzio di un'informativa urgente del Governo (ore 14).

PRESIDENTE. Annunzio che a partire dalle ore 16 avrà luogo l'informativa urgente del Governo sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area del Pollino tra Basilicata e Calabria.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 14,01).

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 55

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, intervengo per ricordare la figura del collega Vincenzo Baldassi, che è scomparso lo scorso fine settimana, come ricordato dal Vicepresidente Lupi in Aula nella seduta di lunedì. L'onorevole Vincenzo Baldassi, per tutti coloro che l'hanno conosciuto e hanno avuto l'onore della sua amicizia, come chi sta parlando, era Enzo. Membro della Camera dei deputati dalla VI alla VIII legislatura; comandante partigiano con il nome di battaglia di Bragadin. Entrò nella resistenza subito dopo l'armistizio dell'8 settembre, promotore di quei nuclei che formarono la 59o Brigata Garibaldi. Come commissario di brigata partecipò alla liberazione di Genova, che gli conferì la cittadinanza onoraria per il contributo dato alla sua liberazione. Nel 1944 si iscrisse al Partito comunista italiano di cui fu dirigente della federazione di Parma, con incarichi anche a livello nazionale. Aderì successivamente al Partito democratico di sinistra e ai Democratici di sinistra. Nel 1951, come direttore del settimanale L'eco del lavoro, quando in Italia era più difficile la lotta per il movimento operaio, subì una condanna dal tribunale militare di Bologna ad 1 anno e 14 giorni di carcere, per una articolo antimperialista e in difesa della pace. Scontò interamente la pena nelle carceri di Bologna e di Parma. Fu eletto consigliere comunale a Parma per tre volte, ricoprì la carica di assessore e nel 1963 subentrò alla carica di sindaco al senatore Giacomo Ferrari, sino al 1970. Nel 1972 fu eletto deputato, nuovamente rieletto nelle successive elezioni del 1976 e del 1979, tre legislature, fino alla 1983. Dal 1986 al 1992 è stato presidente dell'Ente fiera di Parma e successivamente membro del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa e della Conferenza permanente dei poteri locali e regionali d'Europa. L'ultimo incarico ufficiale, nel 2002, come presidente del comitato per le celebrazioni in ricordo di Giacomo Ferrari. L'onorevole Baldassi si è spento a 88 anni. Era nato a Portogruaro, in provincia di Venezia, il 29 giugno 1924, ed era arrivato a Parma adolescente con la famiglia, a seguito del padre nominato capostazione della città. Parma è stata la sua città, nella quale ha vissuto la sua lunga ed intensa vita. Vincenzo Baldassi era uomo di forte personalità, decisa, ma nei tratti anche riservato. Il suo modo di essere lo si comprende dalle sue ultime volontà: nessuna cerimonia ufficiale, solo la cremazione. Un modo di essere di una persona che ha dato tutto se stesso nei ruoli politici e nelle responsabilità pubbliche, e che, terminato il suo percorso, si è ritirato a vita privata, con discrezione e signorilità. Un uomo che ha amato la politica, che ha servito le istituzioni, un sindaco esemplare, stimato, un parlamentare rigoroso e competente, una persona di cui le istituzioni che ha rappresentato potevano andare fiere, che ha saputo sempre coniugare la coerenza e i suoi ideali e convinzioni politiche con l'esigenza irrinunciabile del confronto democratico ed il rispetto delle altrui posizioni.
Un testimone limpido e coerente del suo tempo, una figura - per stile e comportamento - che non ha tempo, e di cui oggi più forte avvertiamo la mancanza.
Una vita, quella di Enzo Baldassi, ispirata da valori autentici, che avevano nella nostra Costituzione il punto di riferimento fondamentale: in questo periodo storico del nostro Paese, così difficile e contrastato, il suo esempio potrà guidarci per continuare ad essere all'altezza del nostro compito, al servizio della nostra comunità e dell'Italia, come Enzo ha sempre fatto con coerenza e con passione politica e civile (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Motta, abbiamo bisogno di esempi per dire ai giovani che la politica è dedizione al bene comune e passione civile e non lotta a morte per il potere. Grazie di averlo ricordato anche nel suo intervento.

EZIO ZANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EZIO ZANI. Signor Presidente, nelle scorse settimane, tanto il sottoscritto, Pag. 56quanto alcuni colleghi, hanno portato all'attenzione della Presidenza la problematica riguardante il piano industriale di banca Monte dei Paschi di Siena, con riferimento alla prevista esternalizzazione di oltre 2300 dipendenti del consorzio servizi della banca stessa.
Nei territori interessati dai tagli si sono moltiplicate le iniziative tanto dei parlamentari, quanto degli enti locali, affinché la banca riprendesse la trattativa con il sindacato, interrotta dalla parte datoriale in maniera arbitraria ed ingiustificata. Ciò su cui, tuttavia, voglio attirare la sua attenzione, signor Presidente, sono due circostanze che ritengo estremamente allarmanti.
La prima riguarda il declassamento che lo scorso 18 ottobre l'agenzia di rating Moody's ha fatto della banca Monte dei Paschi portandola a livello BA2, cioè livello spazzatura, secondo la terminologia usata dagli operatori del settore. Ora, io non ho mai fatto mistero, e non lo faccio oggi, di non avere alcuna stima e alcuna fiducia delle agenzie di rating, della loro autonomia e della loro indipendenza.
Ciò che tuttavia è estremamente allarmante è non solo il fatto che questo declassamento avvenga con riguardo a un istituto nei confronti del quale lo Stato è impegnato per 3,4 miliardi di euro e che ha in pancia qualcosa come 27 miliardi di euro di titoli del debito pubblico, ma il fatto che questo pesante declassamento avvenga esattamente - quando si dice «il caso» - nei giorni in cui la banca ha annunciato misure severissime nei confronti dei dipendenti, postulando così la necessità che a queste misure vada dato corso senza considerare minimamente le proposte avanzate dalla parte sindacale.
Il giorno dopo il declassamento, Il Sole 24 Ore, quindi non il bollettino parrocchiale, ha infatti sottolineato che paradossalmente questa misura giova al management della banca per far digerire i tagli annunciati. Visto che questa tempistica è quanto meno sospetta, io le chiedo, signor Presidente, di volersi fare interprete presso il Governo, affinché verifichi che la dinamica delle relazioni sindacali all'interno di un'azienda rispetto alla quale lo Stato ha così forti interessi, avvenga in maniera limpida e totalmente scevra da condizionamenti di agenti incontrollabili e oscuri.
La seconda circostanza su cui voglio richiamare la sua attenzione - e vado rapidamente a terminare - sono le dichiarazioni rilasciate dal presidente della banca Alessandro Profumo nel corso di una sua visita a Mantova lo scorso venerdì. Intervenendo ad un evento pubblico, Alessandro Profumo ha dichiarato, con riguarda alle iniziative assunte dai parlamentari (cito testualmente): «più la politica si avvicina a questa vicenda, più rischia di bruciarsi le mani».
Ora, al di là dell'arroganza che traspare dalla dichiarazione - che non ci stupisce, perché fa parte del tratto del carattere che questo personaggio ama ritagliarsi addosso - ciò che tuttavia non può passare sotto silenzio - e che le chiedo quindi, per le stesse ragioni che ho esposto sopra, di voler segnalare, signor Presidente - è il totale disprezzo e il fastidio verso l'istituzione parlamentare, tradotto addirittura in un ammonimento nei riguardi della politica, che rischia di farsi male, se non sta lontana da queste vicende.
Come politico io ho ben presente il mio ruolo e il mio limite, così come amava declinarlo un gigante della politica che andava sotto il nome di Mino Martinazzoli. Mi domando se il senso del proprio limite ce l'abbia anche il presidente Profumo, la cui storia e le cui vicende non ci consegnano il profilo di un uomo che in questi anni dalla politica e dai politici si è tenuto distante e nemmeno il profilo di un uomo che agisce per beneficenza.
Vede signor Presidente, c'è stato un tempo in cui, anche in quest'Aula, si ammoniva a non occuparsi di politica. «Qui non si fa politica» era scritto nei locali pubblici di questo Paese.
Affinché la politica potesse tornare ad occuparsi della vita della gente, sono stati pagati prezzi altissimi da parte di persone straordinarie, persone infinitamente migliori di me, signor Presidente, e certamente migliori di Alessandro Profumo.

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PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire questa mattina quando una serie di colleghi avevano fatto riferimento al sindacato ispettivo per sollecitare alcune delle mozioni presentate e giacenti da tempo. Il motivo principale del mio intervento riguarda la necessità di portare al centro dell'attenzione del dibattito della Camera quella che è una mozione sulla tutela della salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza.
Ne fanno atto, Presidente, due fatti molto concreti. L'ultimo, drammatico, quello dell'altro giorno: un bambino di dieci anni si è impiccato in casa sua in un contesto nel quale apparentemente non c'era alcuna ragione per cui dovesse compiere un gesto così drammatico. Evidentemente c'era uno stato di disagio, di sofferenza, che era stato sottovalutato da parte delle persone accanto. Non ci si era resi conto di quanto potesse essere drammatica la sensazione di solitudine di questo bambino.
Ma anche l'intervento che ha svolto oggi la collega De Camillis, richiamando alla memoria l'episodio di circa un anno fa in cui sono morti tanti bambini nella scuola del Molise e che però ha lasciato anche vivi tanti altri bambini in preda a quella che è stata diagnosticata una sindrome post traumatica da stress, ci dice pure quanto sia importante, da parte di tutti noi, non sottovalutare il mondo dei bambini. Ora a me sembra che in questo periodo di crisi, in cui siamo presi dalle crisi economiche, dalle crisi politiche, dalle crisi elettorali, corriamo il rischio veramente di essere fin troppo distratti rispetto a quello che è il mondo dell'infanzia, che in realtà si aspetta da tutti noi una risposta di responsabilità, una risposta di impegno.
È per questo che sollecito questa mozione, che può essere davvero un'opportunità per cui tutti noi ci troviamo a confrontarci sulle problematiche del mondo socio-assistenziale in una logica che guarda alle generazioni future, perché non ci dimentichiamo che il disagio di oggi di un bambino è il disagio che ne farà domani una persona più facilmente disadattata o meno capace di dare risposte adeguate a quella maturità che ci si aspetta da lui. Quindi, mi limito semplicemente ad unirmi alla lunga sequenza delle richieste di questa mattina e sollecito anche l'idea forse di una maggiore e migliore valorizzazione di tempi, quelli che a volte a noi ci sembrano un po' tempi morti dell'azione parlamentare e che invece potrebbero davvero essere investiti positivamente e costruttivamente per sdoganare molte delle nostre richieste, molte delle nostre domande, che in una legislatura che volge verso il termine, corrono altrimenti il rischio di rimanere depositate in fondo a un cassetto.

WALTER TOCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, prendo la parola per sollecitare la risposta all'interrogazione che ho presentato il 18 giugno al Ministro Profumo, sulla grave situazione che si è determinata all'Istituto nazionale di ricerca metrologica, INRIM. Il presidente, il professor Carpinteri, rischia di dilapidare un patrimonio di prestigio scientifico dell'istituto, che viene da molto lontano. L'istituto è erede di importanti tradizioni scientifiche dal Galileo Ferrarsi al Colonnetti. Il presidente impegna questo istituto su progetti, come il piezonucleare, che non hanno alcuna validità scientifica e stanno, anzi, determinando lo sconcerto e, in certi casi, l'ilarità della comunità scientifica internazionale.
Già due membri del consiglio di amministrazione si sono dimessi e l'assemblea dei ricercatori dell'istituto, quasi all'unanimità, ha approvato un documento di protesta, di denuncia e soprattutto di richiesta alle istituzioni di intervenire. Quindi, nella mia interrogazione mi sono permesso di chiedere alla Ministro Profumo di metter un po' di attenzione al problema. Sono passati diversi mesi ma il Pag. 58Ministro Profumo non ha fatto sapere che cosa intende fare. Mi sembra davvero molto negativo lasciare un importante istituto di ricerca italiana in balia delle follie del suo presidente. Quindi, spero che il Ministro metta un po' di attenzione su una questione così importante e, pertanto, chiedo alla Presidenza di sollecitare la risposta al Ministro.

PRESIDENTE. Onorevole Tocci, la Presidenza provvederà a portare all'attenzione del Ministro le sue osservazioni e a ricordargli l'obbligo costituzionale di venire in Aula per rispondere al sindacato ispettivo del Parlamento.

MARCO CARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente. Lo scorso fine settimana si è tenuta a Cremona la 67o fiera del bovino da latte e della suinicoltura. Ricordo che il comparto (zootecnia da latte e suinicoltura in generale) rappresenta il 70 per cento della produzione agroalimentare italiana, all'interno di un contesto nel quale il comparto agricolo vede una crescita. Nel secondo trimestre del 2012 c'è stato un più 0,9 per cento rispetto all'anno precedente in un contesto - lo ripeto - di difficoltà economiche generali del nostro Paese.
Si tratta di una fiera che ha visto la presenza di circa 80 mila visitatori, quindi un evento di straordinaria rilevanza nel cuore della zootecnia da latte e della suinicoltura. In questo contesto abbiamo registrato amaramente l'assenza del Ministro competente, Catania, che ha ritenuto di disertare questo appuntamento in un momento nel quale questi comparti stanno vivendo una situazione di difficoltà. Penso al prezzo del latte, alla zootecnia da carne e alla stessa suinicoltura.
Attraverso lei, signor Presidente, intendo esprimere la mia amarezza nei confronti di questo atteggiamento incomprensibile, poiché le ragioni del dialogo vanno ricercate in ogni circostanza e in ogni luogo. Pur comprendendo che questa vicenda può essere oggetto di un atto di sindacato ispettivo nei confronti del Ministro stesso, mi rivolgo a lei per far sì che il Governo e, nella fattispecie, il Ministro dell'agricoltura si sentano in qualche modo protagonisti di questa vicenda, vogliano incontrare i rappresentanti di questo comparto agricolo, perché hanno delle proposte da avanzare per risollevare le sorti dell'agricoltura più generale. Credo che sia fondamentale - lo ribadisco - che il Ministro abbia con loro un rapporto fecondo e costruttivo all'insegna della risoluzione dei problemi.
Ci tenevo ad evidenziare questo in un contesto così solenne come l'Aula di Montecitorio perché mi pare che il fatto accaduto il fine settimana scorso non sia da sottovalutare.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, vorrei sapere che fine ha fatto la mozione sulla Calabria. Avevo presentato la mia mozione e con il mio piccolo gruppo ne abbiamo sottoscritta una condivisa dalla destra e dalla sinistra, ma non abbiamo avuto più notizie. Vorrei che venisse messa in discussione nella prima seduta utile e non vorrei che ci fossero accordi diversi, dei quali, peraltro, io non sono stato messo a conoscenza.

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, come annunciato ieri in Aula, è stata calendarizzata per il 20 novembre.
A questo punto, non essendoci altre richieste di intervento, la seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 15.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Misure per fronteggiare la crisi del settore ippico italiano - n. 3-02571)

PRESIDENTE. L'onorevole Faenzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02571, concernente misure per fronteggiare la crisi del settore ippico italiano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MONICA FAENZI. Signor Presidente, come è noto e come lei sa, il settore ippico sta attraversando uno stato di profonda crisi che abbisogna di interventi urgenti di ristrutturazione al fine di ottenerne il rilancio.
Inutile dire che il comparto ippico occupa nella filiera delle attività che la compongono circa ed oltre 50 mila famiglie e che l'allevamento equino costituisce ancora, sebbene vi sia una profonda crisi, uno dei settori di maggior pregio sia a livello nazionale che internazionale.
Vari provvedimenti normativi si sono succeduti nel tempo per far fronte a questa crisi. Ricordiamo che il comparto ippico costituisce anche un elemento portante dell'economia italiana - lo ha costituito per settant'anni, fin dal 1942 - e che di fatto l'intervento del 2011...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Faenzi.

MONICA FAENZI. ... in particolare, il decreto-legge n. 98, che ha trasformato l'UNIRE in ASSI, e quello successivo, da lei stesso approntato, il decreto-legge n. 95 del 2012, che ha poi soppresso l'ASSI, di fatto non hanno prodotto i risultati sperati.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, ha facoltà di rispondere.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, come ricordato, il decreto-legge n. 95 del 2012 ha soppresso l'ASSI ed ha rinviato il trasferimento delle relative funzioni, risorse umane, strumentali e finanziarie all'emanazione di decreti attuativi.
Per consentire la prosecuzione delle attività istituzionali dell'ex ente, è stato delegato, per lo svolgimento dell'amministrazione ordinaria, l'ex segretario generale. In tal modo, pur nell'impossibilità di dare attuazione alla modifica del decreto del Presidente della Repubblica n. 169 del 1998, è stata data attuazione agli adempimenti aventi rilevanti conseguenze per far fronte tempestivamente alla crisi del settore.
Infatti, non solo è in fase conclusiva il regolamento delle scommesse sulle corse dei cavalli (fra l'altro, con l'istituzione del totalizzatore unico, necessario per individuare formule innovative di scommesse ed invertire così la tendenza al decremento delle scommesse medesime) ma sono state anche introdotte modifiche al regolamento per il controllo delle sostanze proibite onde tutelare il benessere degli animali, la certificazione dei risultati agonistici, il contenimento delle spese relative alle controanalisi e lo snellimento dei procedimenti della giustizia sportiva.
Peraltro, come previsto dal decreto-legge n. 16 del 2012, abbiamo provveduto a stanziare sul bilancio del Ministero 3 milioni di euro per il rilancio del settore. Allo stanziamento è seguita la predisposizione di un programma per consolidare e sviluppare ulteriormente le azioni volte a Pag. 60rafforzare l'immagine del settore ippico con l'obiettivo di riqualificare la comunicazione legata alle opere sportive ed ai luoghi in cui si svolgono.
Nell'ambito dei provvedimenti adottati, segnalo la sottoscrizione del decreto con il quale l'intero capitale di Unirelab è stato trasferito all'amministrazione di cui faccio parte. Il provvedimento in questione è attualmente alla controfirma del Ministro dell'economia e delle finanze.
Come evidenziato nell'interrogazione in esame, il disegno di legge di bilancio 2013 riporta previsioni di spesa conseguenti alla soppressione di ASSI, con una dotazione complessiva di 250 milioni di euro, di cui 9 milioni per il personale, 9,8 milioni per il funzionamento e 231 milioni per gli interventi. Al riguardo, preciso che è stata fornita al Ministero dell'economia e delle finanze la tipologia delle spese di ASSI. L'ammontare complessivo delle risorse destinate al settore è stata operata direttamente dalla predetta amministrazione, sulla base delle verifiche dalla stessa effettuate anche sui dati previsionali del gettito delle scommesse.

PRESIDENTE. L'onorevole Faenzi ha facoltà di replicare, per due minuti.

MONICA FAENZI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatta per quanto riguarda la sua attenzione e per l'impegno che sta ponendo nel settore, ma restano ancora dei punti da chiarire. Voglio precisare che, nel disegno di legge di bilancio, articolato in tre capitoli di spesa, sono stanziati, come diceva, 122 milioni di euro previsti per il gettito delle scommesse, ma di fatto si è visto decrescere le scommesse nel corso degli anni, fino a poter dire che oggi c'è un 70 per cento in meno rispetto agli anni passati, e ciò desta preoccupazione, e che le convenzioni con gli ippodromi sono scadute e di fatto si sta andando avanti soltanto per proroghe. Non solo, voglio anche dire che due importanti ippodromi, quello di Napoli e di Firenze - cito questi due ma di fatto noi sappiamo che molti altri versano nelle stesse condizioni - hanno cessato la propria attività. Aggiungo anche che gli allevatori e i proprietari di cavalli che, pur continuano a svolgere la propria attività nonostante tutto e nonostante la crisi, non riscuotono i premi dal mese di maggio, quindi la situazione è davvero critica ed ha bisogno di interventi urgenti. Infatti noi, che stiamo lavorando anche come Commissione agricoltura ad un lavoro istruttorio importante e abbiamo redatto un testo unico ed abbiamo avuto la collaborazione importante e fattiva di tutte le associazioni del mondo ippico, sappiamo che oggi abbiamo bisogno di fatti concreti, altrimenti perderemmo veramente un comparto importante della nostra economia; metteremmo forse in crisi occupazionale tantissime fasce della popolazione, ma soprattutto metteremmo a repentaglio la vita degli stessi cavalli.

(Problematiche riguardanti i costi di gestione della società Agecontrol e prospettive circa il riordino delle società controllate dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali - n. 3-02572)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'interrogazione Messina n. 3-02572, concernente problematiche riguardanti i costi di gestione della società Agecontrol e prospettive circa il riordino delle società controllate dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, finalmente riesco a confrontarmi con il Ministro Catania. Fino ad ora alle mie interpellanze ha risposto solo ed esclusivamente il sottosegretario Braga, anche se vedo che il Ministro è poco interessato. L'Agecontrol è stata cofinanziata dallo Stato italiano e dalla Comunità europea fino al 2005. Poi il Ministro Alemanno la lasciò operare ma nel 2007 venne posta in liquidazione. Anche qui però la liquidazione fu annullata dal TAR del Lazio. Pag. 61
La cosa che vogliamo sottolineare noi dell'Italia dei Valori è che nel 2008 il direttore generale Versienti aumentò il proprio emolumento fino a 170 mila euro. Nel 2011 anche gli indennizzi di amministratori e dirigenti furono incrementati e addirittura l'allora presidente di Agea, ritenendo che ci fosse un danno erariale, ridimensionò questi compensi. Anche la gestione del personale è una spesa importante: infatti, a chiusura di bilancio, solo il Fondo relativo all'ammontare per il contenzioso della società ammontava ad oltre un milione e mezzo di euro.

PRESIDENTE. Grazie.

ANITA DI GIUSEPPE. Neanche la domanda mi fa fare, Presidente!

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Di Giuseppe, ma ha esaurito il tempo a sua disposizione.

ANITA DI GIUSEPPE. Com'è fiscale, Presidente!

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, ha facoltà di rispondere.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, Agecontrol spa, costituita in forma di società per azioni con capitale interamente pubblico, nasce per svolgere controlli nel quadro del regime di aiuto alla produzione di olio d'oliva e viene poi incaricata di dar corso al sistema dei controlli istituzionali previsti nel comparto ortofrutticolo. La forma giuridica di società per azioni, attribuita per legge ad Agecontrol, soddisfa una serie di requisiti propri di un'organizzazione che deve rispondere con flessibilità ad esigenze operative di intervento specialistico sul territorio con qualificate figure professionali. È questa struttura che consente in via diretta di soddisfare un numero crescente di interventi da svolgere e di mantenere standard di qualità elevati e in via indiretta di assecondare le sempre rinnovate esigenze degli Stati membri di limitare le correzioni finanziarie da parte della Comunità europea. La struttura agisce nel rispetto delle disposizioni del codice civile e delle norme complementari di riferimento sia per quanto riguarda la predisposizione obbligatoria del bilancio annuale sia per la costituzione e gestione dei rapporti di lavoro. I costi di dirigenti ed amministratori, come tutte le altre voci di costo sostenute, sono riportate in bilancio conformemente ai dettami del codice civile e regolarmente validati dagli organi di controllo preposti.
I loro compensi sono stati ridotti, nel rispetto della legge sulla spending review, e il recupero delle somme già erogate è stato effettuato attraverso un procedimento di compensazione.
I dati salienti del 2012 sono relativi ai controlli, che si attestano intorno a 93 mila e che vengono svolti da un numero di ispettori pari a 195 unità che, assieme alle 54 amministrative, determinano la compagine complessiva di risorse umane in organico.
Tra i costi del personale si fa presente che il livello retributivo del direttore generale è pari a circa il 70 per cento del costo di analoga figura dirigenziale che opera nell'ambito dell'amministrazione statale, mentre ai dirigenti di Agecontrol è riconosciuto un trattamento economico inferiore al livello medio dei dirigenti di seconda fascia della pubblica amministrazione.
In conclusione, si ritiene che Agecontrol attualmente costituisca strumento idoneo per operare, con un criterio di flessibilità, sui controlli richiesti dall'Unione europea per la filiera agroalimentare.

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di replicare.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, ci sarebbe da dire al Ministro Catania, che comunque ringrazio per la presenza, che i tecnici si sono messi a fare i politici o, meglio, a parlare in politichese. Sapere che i costi si trovano in bilancio non mi pare che sia la soluzione ai problemi che avevamo Pag. 62posto (ci arrivavamo anche noi da questo punto di vista). Volevamo scendere nel particolare ma lei, Ministro, non lo ha fatto.
Noi avevamo denunziato, con apposita interpellanza urgente già il 7 giugno 2012, le disfunzioni di un'altra società, l'ISA, l'Istituto sviluppo agroalimentare, per gli stipendi degli amministratori, i carichi di lavoro (36 pratiche in 7 anni), un numero di dipendenti pari a 36, con 8 dirigenti. Il sottosegretario Braga, da me interessato in quel caso, mi ha detto che sarebbe intervenuto. Ad oggi, nemmeno avete aperto i fascicoli. Altro che lotta agli sprechi! Avevamo chiesto, con lettera rivolta a lei, Ministro, il 15 ottobre, i documenti relativi all'indagine interna sulle spese pazze del direttore generale dell'INRAN, Salvatore Petroli, e sui regali incrociati che sono venuti fuori. Nessuna risposta, Ministro! Oggi c'è Agecontrol, con pochi controlli ad alto costo e dovremmo guardarci i bilanci. Un altro carrozzone, ma il Governo tace!
Signor Ministro, si approvi subito la nostra proposta di legge. Prevediamo solo tre enti anziché dieci: Agea per i controlli, Ismea per i finanziamenti e CRA per la ricerca. Elimini tutti gli altri. Se lo volete fare risparmiereste tantissimi soldi. Il Ministro, invece, va in giro per l'Italia dicendo che vi è un'agricoltura fiorente e che aumenta l'occupazione in agricoltura, avendo come sponda anche le organizzazioni sindacali. I nostri dati sono diversi, Ministro. Hanno chiuso 150 mila aziende nell'ultimo anno. Altro che incremento! Però, così lei ha dato la possibilità al Governo di aumentare le tasse agli agricoltori, perché nella legge di stabilità è previsto l'aumento dei redditi dominicali e agrari del 15 per cento, per quelli che non sono coltivatori diretti e del 5 per cento per questi ultimi. Il provvedimento arriverà in Aula la prossima settimana.
Allora, Ministro, guardiamoci in faccia! Guardiamo in faccia gli agricoltori. Abbassi l'IMU, consenta la possibilità di accatastare gli immobili - ma non il 30 novembre, perché non ci arriva nessuno - e tolga le spese relative all'aumento, considerato che i 90 milioni che lei pensa di ricavare li può prendere tranquillamente dalla chiusura degli enti che lei ostinatamente continua a mantenere aperti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Misure a sostegno delle aziende agricole e della relativa produzione in Campania - n. 3-02573)

PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02573, concernente misure a sostegno delle aziende agricole e della relativa produzione in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, premetto che la Campania rappresenta il 4,2 per cento della superficie agraria utilizzata nazionale, con l'8,4 per cento delle aziende agricole italiane e che la crisi economica ha impattato notevolmente sulla produzione, con pesanti ripercussioni a livello occupazionale. Considerato che il sesto censimento generale dell'agricoltura per la Campania ha rilevato, dal 2000, una riduzione del numero delle aziende di oltre il 42 per cento e una diminuzione della superficie agraria totale del 14 per cento e che il calo del numero delle aziende interessa pesantemente tutte le 5 province, con un picco di oltre il 75 per cento nel napoletano, vorremmo sapere quali azioni il Governo abbia messo in atto e intenda intraprendere a sostegno della produzione agricola e degli imprenditori campani che rischiano di chiudere in migliaia la loro attività e che hanno già chiuso in decine di migliaia.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, ha facoltà di rispondere.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, la crisi economica che ha colpito le aziende agricole della Campania e le relative produzioni è Pag. 63ben nota all'amministrazione che, per garantire la necessaria redditività alle aziende agricole, opera su più fronti sia in sede nazionale, che internazionale.
Le iniziative intraprese al riguardo sono numerose. Ricordo, infatti, che abbiamo già ottenuto dalla Commissione europea l'autorizzazione ad anticipare la liquidazione degli aiuti diretti previsti per l'anno 2012 dalla PAC e che, nell'ambito della riforma della stessa politica per il periodo 2014-2020, sono state ottenute allo stato modifiche importanti nel corso dei negoziati alle proposte presentate dalla Commissione europea. L'intento è ora di concentrare i benefici della politica agricola comune sulle attività agricole produttive, ponendo la massima attenzione anche ai destinatari degli aiuti medesimi, nell'obiettivo di farli rientrare tra coloro che sono effettivamente agricoltori attivi. Nell'ambito dei negoziati internazionali ed in coordinamento con le altre amministrazioni interessate, è svolta un'azione di rilievo per contrastare qualsiasi fenomeno di contraffazione dei nostri prodotti agroalimentari. Infatti, le produzioni agricole campane, come tutto l'agroalimentare italiano, sono universalmente apprezzate e, in quanto tali, imitate in più Paesi europei ed extraeuropei.
L'indicazione obbligatoria di origine garantisce al consumatore una più consapevole capacità di scelta e al produttore una maggiore redditività ed il riconoscimento del proprio know-how. Si tratta di un obiettivo perseguito con forza dal Ministero e che ha già dato importanti risultati nei settori ortofrutticolo, lattiero-caseario e dell'olio d'oliva. In sede di accordi bilaterali, oltre al riconoscimento reciproco delle indicazioni geografiche, particolare attenzione è stata posta al superamento di barriere non tariffarie anche di ordine fitosanitario, che ostacolano il nostro export. È necessario ora continuare sulla strada dell'aggregazione dell'offerta, già intrapresa per alcuni comparti strategici della Campania come l'ortofrutta ed il settore lattiero-caseario.
Ricordo, infine, che la regione Campania, con l'approvazione della delibera CIPE dell'11 luglio scorso, ha potuto riprendere la spesa a carico delle varie misure dello sviluppo rurale ed in particolare per gli interventi bloccati per esaurimento delle risorse destinate all'IVA non rendicontabile nel quadro della programmazione del medesimo sviluppo rurale.

PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, caro Ministro, credo di aver ascoltato bene quello che magari i suoi uffici le hanno detto. Indubbiamente, so che è un tecnico ed un tecnico molto esperto del settore, essendo anche un ex direttore generale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Sono anche un italiano convinto, sono talmente tanto convinto delle prerogative che abbiamo noi italiani, soprattutto in campo alimentare, ed, essendo anche napoletano, capisco bene le particolarità che esistono nella regione Campania. Quel che non riesco a capire è che, caro Ministro, noi abbiamo già ad oggi perso - visto che lei ha parlato di fondi comunitari, un tema che a me sta molto a cuore - 300 milioni di euro - persi e che non possiamo recuperare - e corriamo il rischio di perderne altri 550. Quindi, penso che tutta questa euforia su quel che si è speso e che si sta facendo per la regione Campania e per l'agricoltura in generale poi impatti sulla perdita reale di ricchezza.
Parliamoci chiaramente: 300 milioni di euro restituiti all'Unione europea non sono cosa da poco. In ogni caso, lei parla di incentivazioni, però sappiamo che il 14 per cento dei terreni agricoli della regione Campania sono stati abbandonati. Ma guardate un po': da chi vengono occupati questi terreni quando sono abbandonati? Vengono utilizzati o per speculazioni edilizie - e noi diciamo che abbiamo una bellissima regione, nella quale potremmo incrementare anche il turismo piuttosto che le speculazioni edilizie se dovessimo lasciare l'agricoltura - ma soprattutto dalla criminalità organizzata per lo sversamento illecito, visto che ci sono rapporti Pag. 64su rapporti anche europei sull'utilizzo dei terreni abbandonati da parte della criminalità organizzata. È un'indecenza che lo Stato e la regione Campania continuino a perseverare in questo senso.

(Problematiche riguardanti il periodo di congedo per maternità con riferimento alle scuole di specializzazione in medicina - n. 3-02574)

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02574, concernente problematiche riguardanti il periodo di congedo per maternità con riferimento alle scuole di specializzazione in medicina (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, l'interrogazione che io pongo al Ministro riguarda un momento molto particolare della formazione dei medici, posto che non si può oggi accontentarsi della laurea in medicina senza completarla con la frequenza di una scuola di specializzazione. Il Ministro conosce tutte le problematiche delle scuole di specializzazione, compreso il tentativo in questo momento di accorparle e in qualche modo quindi anche di creare ancora maggiore complessità nel percorso formativo.
Certamente il caso risulta particolarmente interessante quando tocca le giovani donne, il problema della tutela del lavoro femminile, soprattutto la tutela di un lavoro femminile altamente qualificato come quello della professione medica che, non dimentichiamo, ha visto da alcuni anni lo scavalcamento, per cui il numero dei medici in formazione di sesso femminile è maggiore di quello degli uomini, pone dei gravi problemi alla maternità. Noi ci troviamo davanti all'idea che gli studenti debbano laurearsi in medicina, frequentare la scuola di specializzazione, sposarsi e avere dei figli, il tutto cercando di rendere compatibile quella conciliazione famiglia-lavoro che è davvero il fattore maggiore di stabilizzazione sociale in un Paese.
Se il Ministro vuole darci informazioni più puntuali su questo punto, gliene saremo grati.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Francesco Profumo, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO PROFUMO, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti chiedono di conoscere con quali modalità debba essere recuperata l'interruzione della frequenza delle scuole di specializzazione in medicina per motivi di salute o per maternità.
Al riguardo, si rappresenta che la frequenza alle predette scuole di specializzazione avviene previa stipula di un contratto, a norma dell'articolo 37, comma 2, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368. Lo schema di contratto tipo è stato definito con decreto del Presidente del consiglio dei Ministri il 6 luglio 2007. L'articolo 1 di tale contratto stabilisce che lo stesso ha durata annuale ed è rinnovabile di anno in anno per la durata del corso di specializzazione, il comma 3 del medesimo articolo prevede che gli impedimenti di frequenza per maternità e malattia superiori ai 40 giorni sospendono il periodo di formazione, con l'obbligo per lo specializzando di recuperare le assenze effettuate.
Il quesito proposto dagli interroganti deve essere affrontato tenendo in considerazione la particolare tipologia di formazione che viene acquisita attraverso la frequenze delle scuole di specializzazione. Come evidenziato nelle premesse del citato contratto, tale formazione è finalizzata all'apprendimento delle capacità professionali inerenti al titolo di specialista mediante la frequenza programmata delle attività didattiche formali e lo svolgimento di attività assistenziali funzionali alla progressiva acquisizione delle competenze previste dall'ordinamento didattico della scuola in conformità alle indicazioni dell'Unione europea.
In virtù del predetto contratto, il medico in formazione specialistica si impegna Pag. 65a seguire con profitto il programma formativo svolgendo le attività teoriche e pratiche previste dall'ordinamento didattico secondo le modalità stabilite all'inizio di ciascun anno accademico dal consiglio della scuola. Trattandosi dunque di un'attività professionalizzante che presuppone una costante frequenza, lo specializzando è tenuto al completamento delle attività programmate nell'anno in corso prima di passare al successivo. Il mancato recupero comporterebbe infatti una discontinuità del suo iter formativo, con evidenti difficoltà nella prosecuzione del percorso.
Da quanto sopra esposto, si evince che il recupero sia da effettuare immediatamente al termine del periodo di congedo per maternità, in modo da sostenere gli esami dopo aver compiuto tutto il tirocinio dell'anno in corso, secondo l'ordine programmato e con progressione fisiologica dell'iter formativo.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, l'obiettivo proposto dal Ministro è abbastanza chiaro e semplice, si legge in questo modo: fai un'assenza per maternità, di conseguenza, ad esempio, arriva alla fine del secondo anno o durante il secondo anno, quando torni dalla maternità ripeti il secondo anno e non puoi iscriverti al terzo anno finché tu non hai colmato tutti gli obiettivi relativi al secondo anno.
Questo obiettivo, che potrebbe essere un obiettivo ragionevole in molte professioni, non tiene però conto della complessità di alcuni dei processi di sviluppo delle capacità e delle competenze che sono legate al minigruppo di apprendimento che si forma in ogni scuola di specializzazione. Pertanto io credo che questa misura, se da un lato rappresenta una sua linearità interpretativa e quantomeno scioglie il dubbio e le incertezze, permettendo anche alle segreterie delle scuole di specializzazione di rispondere al Ministro di volta in volta di quanti sono gli iscritti per ogni anno di scuola di specializzazione e quindi come vadano calcolati questi studenti, peraltro non sempre però corrisponde a quelle che sono le esigenze e possono in certi momenti anche di fatto convertirsi in un ulteriore fattore di penalizzazione per le donne in maternità che decidano in qualche modo di affrontare la professione medica cercando di puntare a livelli di specializzazione più alta.
Perché dico questo? Perché in realtà bloccare la progressione significa molte volte bloccare l'appartenenza ad un determinato gruppo di ricerca, significa bloccare e intercettare un iter progressivo di competenze che vanno collegandosi le une con le altre, fino ad arrivare ad una relazione che non è quella di apprendimenti lineari che si sommano. Infatti, a volte passare, per esempio, per un servizio di endoscopia, venendo da un reparto chirurgia, non è che necessariamente preveda l'apprendimento di quegli obiettivi per poter frequentare altri periodi di frequenza in ospedale o in reparto.

PRESIDENTE. Onorevole Binetti, la prego di concludere.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Pertanto, posso dire che, da un lato, penso che l'interpretazione del Ministro sia la più razionale e la più semplice da dare. Certamente, non risponde totalmente alla complessità dei problemi posti dalle donne che frequentano le scuole di specializzazione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Iniziative per l'assunzione dei vincitori del concorso bandito dall'ex Istituto per il commercio con l'estero nel 2008 - n. 3-02575)

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02575, concernente iniziative per l'assunzione dei vincitori del concorso bandito dall'ex Istituto per il commercio con l'estero nel 2008 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

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LUIGI MURO. Signor Presidente, molto brevemente richiamo una mia precedente interrogazione del gennaio scorso, quando sollevai il problema, che ha qualcosa di paradossale: vi è un concorso regolarmente bandito, vi sono vincitori di concorso, vi è una legge che presuppone l'assunzione di tutti i diritti connessi e vi sono persone che non riescono a lavorare. Mi fu risposto che c'era bisogno di un'interpretazione dell'Avvocatura dello Stato. L'interpretazione è pervenuta nell'aprile del 2012, tant'è che nel giugno 2012 si è fatto anche un bando, dopodiché è intervenuta la legge n. 135 dell'agosto 2012, che ha previsto l'assorbimento della Buonitalia Spa, creando un'ulteriore sacca di aspettative. Credo che bisogna dare una risposta a questi giovani lavoratori. Tra l'altro, sono appena sette, non è che parliamo di chissà quali numeri, però è un forte segnale nel momento in cui c'è tanta difficoltà.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli interroganti, rispondo per conto del Ministro Passera, ricordando che le assunzione nell'ambito delle amministrazioni pubbliche sono soggette a vincoli e limitazioni finanziarie disposte dalla legge, in particolare devono essere rispettate le disposizioni volte a contenere il turnover, che pongono dei limiti molto rigidi riferiti all'anno precedente, che riguardano l'utilizzo del solo 20 per cento delle economie di spesa conseguenti da cessazioni dal servizio, e quindi la possibilità di assumere solo il 20 per cento delle unità cessate. Ogni assunzione deve essere inoltre espressamente autorizzata dal Dipartimento della funzione pubblica e dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Prima della soppressione, l'ICE aveva espletato alcune procedure concorsuali, tra cui quella relativa a 107 posti di area funzionale C1. Successivamente, l'ICE ha richiesto per due volte l'autorizzazione ad assumere, una prima volta per l'anno 2010, per complessive sette unità, tra cui quattro di area funzionale C1, e una seconda per l'anno 2011, per l'assunzione di altre dodici unità, tra cui sette di area funzionale C1. Tale personale è stato quindi assunto. Sotto un profilo squisitamente giuridico, rilevo che per i restanti novantasei posti non si configura un diritto in senso proprio, ma solo un'aspettativa all'assunzione, in quanto l'amministrazione ha una mera facoltà di assumere nel rispetto del limite del 20 per cento del turnover. Tale facoltà è inoltre subordinata, come già detto, ai pareri favorevoli della funzione pubblica e del Ministero dell'economia e delle finanze. Posso comunque assicurare l'impegno a far sì che l'agenzia e il Ministero, nel rispetto della normativa vigente, possano avvalersi delle graduatorie per tutto il periodo di validità delle stesse e per i propri eventuali ulteriori fabbisogni di personale.
Ciò in sede di predisposizione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri previsti dalla legge istitutiva dell'ICE per il trasferimento all'Agenzia e al Ministero dello sviluppo economico delle risorse di personale, finanziarie e strumentali, compresi i relativi rapporti giuridici attivi e passivi che fanno capo al soppresso Istituto.

PRESIDENTE. L'onorevole Muro ha facoltà di replicare.

LUIGI MURO. Signor Presidente, non posso dichiararmi soddisfatto della risposta perché, se è vero come è vero che sono passati dieci mesi dalla precedente interrogazione, se nella prima interrogazione si rimandava a un parere dell'Avvocatura dello Stato e se quest'ultima, testualmente, ha autorizzato all'assunzione delle 7 unità, partendo dal presupposto che vi fosse un trasferimento al Ministero dello sviluppo economico di tutti i rapporti, mi pare evidente che richiamare norme generali rispetto alle assunzioni nel campo del pubblico impiego sia ultroneo rispetto alla nostra fattispecie.
Quindi, mi auguro che da questa risposta, che ovviamente non è da attribuire Pag. 67al Ministro Giarda, ma che gli viene sicuramente riferita dagli uffici, il Governo sappia rimediare, non trincerandosi dietro una mera risposta burocratica, ma considerando che dietro a dei problemi e anche a un parere dell'Avvocatura vi sono delle persone che aspettano giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Iniziative per la definizione di un piano di interventi volto alla realizzazione di un sistema infrastrutturale efficiente e competitivo in Calabria - n. 3-02576)

PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Nucara e Ossorio n. 3-02576, concernente iniziative per la definizione di un piano di interventi volto alla realizzazione di un sistema infrastrutturale efficiente e competitivo in Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, illustro l'interrogazione a prima firma del collega onorevole Nucara. Vengo subito al punto, signor Ministro, se me lo permette: a nostro avviso, il Ministro Corrado Passera - diciamolo subito, senza infingimenti - deve rivedere il piano di classificazione degli aeroporti italiani.
Declassare, perché di fatto è declassato, l'aeroporto di Reggio Calabria perché i passeggeri sono pochi è come ignorare che mancano le infrastrutture di collegamento. La riclassificazione, secondo noi, deve riguardare, innanzitutto, l'azione che il Governo deve mettere in atto perché quell'aeroporto sia realmente fruibile.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ossorio.

GIUSEPPE OSSORIO. Ho già esaurito il tempo?

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, aveva un minuto a disposizione.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo sempre a nome e per contro del Ministro Passera. Le azioni, gli interventi e gli investimenti che sono auspicati dagli onorevoli interroganti costituiscono sicuramente condizioni molto importanti, per non dire essenziali, per lo sviluppo socio-economico della regione Calabria e anche di tutto il Mezzogiorno.
I tempi di questa risposta non consentono di soffermarsi su ogni singolo settore. Posso solo ricordare, a grandi linee, le azioni che sono state e sono poste in essere dal Governo. Sono stati garantiti stanziamenti per il completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Entro il 2013 dovrebbero essere ultimati i cantieri, fatta eccezione per un tratto di 58 chilometri. Inoltre, per la strada statale jonica n. 106 sono stati assegnati 698 milioni e, nell'ambito dell'osservatorio appositamente istituito, vengono individuati gli interventi necessari per garantire il più possibile la percorribilità in sicurezza della statale stessa.
Il Governo ha, inoltre, posto particolare attenzione allo sviluppo delle aree portuali calabresi. In particolare, l'Accordo di programma quadro «Polo logistico intermodale di Gioia Tauro» prevede impegni finanziari per complessivi 459 milioni di euro. Gli obiettivi generali riguardano il potenziamento della capacità portuale attraverso interventi di adeguamento strutturale e l'implementazione del sistema retroportuale.
In particolare, l'affidamento e la realizzazione di un gateway ferroviario, il cui bando è stato pubblicato il 22 ottobre scorso, consentirà la gestione unitaria delle operazioni di movimentazione e instradamento delle merci sulle reti nazionali di trasporto via gomma e via treno.
L'attuazione dell'accordo di programma quadro è monitorata mediante un apposito tavolo tecnico di cui fanno parte tutti i soggetti sottoscrittori; il tavolo si Pag. 68riunisce periodicamente per la rilevanza che gli interventi inseriti nell'accordo rivestono ai fini dell'attuazione delle politiche comunitarie per le regioni dell'Italia meridionale. Senza dubbio tutti gli interventi che interessano il territorio calabrese impongono un confronto e un monitoraggio sistematico tra organi centrali, regioni ed istituzioni locali. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha tenuto nei mesi scorsi appositi incontri con le istituzioni regionali. Tali incontri potranno diventare sistematici al fine di individuare azioni congiuntamente volte al superamento delle criticità che ostacolano ancora oggi lo sviluppo della regione Calabria.

PRESIDENTE. L'onorevole Ossorio ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Ministro, intanto la ringrazio perché la sua amabilità e la sua cortesia è proverbiale, però devo dire che la risposta non mi trova d'accordo, mi sembra senza anima, è una risposta tecnica. Capisco bene che sono gli uffici a predisporre queste risposte però a me sembra una risposta che non dà il significato e il senso politico forte sul fatto che il Governo voglia iniziare un'azione affinché la Calabria non sia più una regione isolata.
Noi immaginiamo la Calabria - secondo noi, secondo i Repubblicani - come qualcosa veramente integrata nel tessuto nazionale. La sua è una risposta fredda, non sua - ripeto - ma dei tecnici del Ministero.
Le voglio soltanto citare un articolo del New York Times sulle questioni della Calabria; tale articolo recita: Nulla incarna i fallimenti dello Stato italiano più nettamente di quanto l'autostrada da Salerno a Reggio Calabria; i critici la vedono come il frutto marcio di un «lavoro per voti» cultura che è alimentata dalla criminalità organizzata, endemica nel sud d'Italia. Ma sempre il New York Times riporta una dichiarazione del Ministro Fabrizio Barca, che noi condividiamo. In un'intervista rilasciata a Roma all'autorevolissimo giornale statunitense Fabrizio Barca, Ministro per la coesione territoriale del Governo Monti, ha detto che per troppo tempo i soldi per il sud sono stati spesi male: ciò che il sud chiede sono i diritti dei cittadini; la qualità dei servizi di base ed essenziali è inadeguata; in Calabria il problema è particolarmente grave.
Insomma signor Presidente, concludo: ma l'Alta velocità, come Governo Monti, il Ministro Passera immagina che debba fermarsi a Salerno, per non dire a Eboli (come quel bellissimo libro), oppure debba andare oltre?

(Iniziative per affrontare l'emergenza sanitaria relativa all'inquinamento prodotto dall'Ilva di Taranto - n. 3-02577)

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02577 concernente iniziative per affrontare l'emergenza sanitaria relativa all'inquinamento prodotto dall'Ilva di Taranto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, il 22 ottobre il Ministro Balduzzi ha presentato a Taranto il rapporto «Sentieri» che segnala un aumento importante e preoccupante dell'incidenza di malattie tumorali intorno all'area dell'Ilva. A Taranto, signor sottosegretario, oggi sono in gioco, da un canto, la salute e la preoccupazione per la stessa da parte dell'intera comunità, dall'altro, il destino del più grande stabilimento siderurgico d'Europa che deve adeguarsi alla approvata recente autorizzazione ambientale. Bene, il Ministro Balduzzi ha reso noto in queste ultime settimane molte dichiarazioni, e le stesse esigono delle azioni conseguenti. Per parte nostra le abbiamo già descritte nell'interrogazione. Ovviamente ci riferiamo a quegli atti concreti come le indagini epidemiologiche, come i monitoraggi, ai presidi sanitari e di prevenzione, e - mi consenta - alla deroga per i 600 medici e infermieri dei presidi ospedalieri e di prevenzione.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

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DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, con riferimento alla questione sollevata dall'onorevole interrogante, il Ministro della salute informa che ha avviato una serie di iniziative finalizzate a prevenire e a diagnosticare le nuove patologie. Tali iniziative sono volte a controllare l'efficacia di alcune prescrizioni sotto il profilo della riduzione dei rischi per la salute della popolazione. In particolare, nel decreto di autorizzazione integrata ambientale (AIA) sono stati stabiliti una varietà di interventi: l'adozione di un sistema di monitoraggio sanitario dell'efficacia delle prescrizioni e la costituzione di un apposito osservatorio con la partecipazione di istituzioni locali, nazionali ed internazionali al quale affidare l'interpretazione dei dati e la comunicazione delle conclusioni all'autorità competente. Infine, la possibilità di rivedere l'AIA in funzione dei risultati del monitoraggio.
Un protocollo redatto dall'Istituto superiore della sanità e dall'Organizzazione mondiale per la sanità specifica le linee su cui dovrà essere sviluppato il progetto operativo del monitoraggio sanitario ed è allegato al decreto AIA che prevede che il monitoraggio sia basato su una logica che consenta la verifica dell'efficacia delle azioni intraprese per comparazione, si articoli sulle tre direttrici del monitoraggio ambientale, del biomonitoraggio e della sorveglianza epidemiologica. Il monitoraggio ambientale focalizza l'attenzione sugli inquinanti presenti allo stato gassoso nelle polveri fini (PM10 e PM2,5) e nelle deposizioni secche ed umide: diossine, IPA (benzopirene), composti organici volatili e metalli. Il biomonitoraggio sarà articolato su due coorti di numerosità adeguata di residenti a Taranto selezionati anche sulla base di studi già effettuati nell'area e prenderà in considerazione i metalli, i contaminanti organici e la capacità di riparazione del DNA come biomarcatore di suscettibilità individuale. La sorveglianza epidemiologica prenderà invece in esame: gli effetti dei livelli giornalieri del PM10 e del PM2,5 sulla mortalità naturale, cardiovascolare e respiratoria e sui ricoveri ospedalieri e, come secondo elemento, il rischio riproduttivo e, infine, l'incidenza della patologia oncologica in età pediatrica.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di replicare.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, noi abbiamo rivolto l'interrogazione al Ministro della salute; per gli approfondimenti sull'AIA l'avremmo rivolta al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche perché l'AIA agisce direttamente sullo stabilimento ovvero sulla fonte dell'inquinamento. Detto ciò, c'è un punto che riguarda questo Governo e il Parlamento italiano: come si ricostruisce la fiducia fra lo Stato e quella comunità? In particolare, la comunità che chiede la salute e chiede che lo stabilimento sia messo in regola. Le risposte non sono sufficienti, onorevole sottosegretario. Non lo sono perché l'emergenza sanitaria evapora ancora una volta, non c'è un cronoprogramma sulle questioni delle patologie e delle indagini epidemiologiche sul territorio.
Inoltre, mi consenta e ne approfitto perché lei è il sottosegretario alla Presidenza: persino sulle bonifiche non si è ancora nominato il commissario di Governo benché il decreto sia del 2 agosto ultimo scorso. Ma aggiungo: c'è bisogno di cose concrete subito. Le cose concrete sono: gli organici dell'ARPA e i medici e gli infermieri, in deroga, che non possono stare nei presidi ospedalieri e di prevenzione. Questi sono gli atti, gli atti dentro un'emergenza sanitaria che è riconosciuta tale e che penso lo Stato, nelle sue articolazioni totali, debba attivare per ricostruire quel filo importante fra comunità urbana, comunità di territorio, comunità del lavoro e rappresentanza del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Vico, le ricordo che la risposta l'ha fornita il Ministro Giarda, non il sottosegretario.

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(Iniziative per posticipare al 31 dicembre 2012 il termine per il versamento dell'ultima rata dell'imposta municipale unica - n. 3-02578)

PRESIDENTE. L'onorevole Chiappori ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dozzo n. 3-02578, concernente iniziative per posticipare al 31 dicembre 2012 il termine per il versamento dell'ultima rata dell'imposta municipale unica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, come legislatore ma soprattutto come amministratore sono seriamente preoccupato: l'IMU, tassa federale, usata da voi quale tassa per salvare il Paese, crea problemi sia per quanto sia per quando dobbiamo pagarla. Avverto come tutti la vostra confusione, ma soprattutto la confusione che state trasmettendo agli enti cercando di renderli vostri complici, situazione fuori controllo. Siete riusciti anche a mandare in stato confusionale i burocrati del Ministero, a cui non riesce più il giochetto delle tre carte.
Continua la revisione delle spettanze per i comuni, comuni che dovranno comunicare i valori al Ministero dell'economia in modo da consentire ai cittadini di poter calcolare con certezza l'importo da versare. Ritengo che la pubblicazione dei valori dell'imposta sarà troppo a ridosso della scadenza. Per questo motivo, evitando poi errori che saranno naturali, chiediamo che la data del 17 dicembre sia spostata fino al 31: questo non sarebbe niente di anormale, ma ci darebbe la possibilità di far sì che poi qualcuno non paghi al posto vostro quelle che sono le vostre manchevolezze e non le nostre.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la domanda posta dall'interrogante di spostamento della data è motivata con la preoccupazione di eventuali possibili difficoltà per i contribuenti, nonché per i centri di assistenza fiscale, nella conoscenza in tempi utili delle aliquote eventualmente stabilite dai comuni, perché questi ultimi possono deliberare le stesse fino al 31 ottobre, data odierna, quindi a ridosso della scadenza del termine per il versamento dell'imposta.
Nel rispondere, il Ministero dell'economia osserva, in primo luogo, che il termine a cui fanno riferimento gli interroganti non risulta né breve né tale da ostacolare i contribuenti nell'assolvimento dei loro obblighi. Ciò specie se si considera che, qualora i comuni non deliberino proprie aliquote, come sopra indicato, entro il 31 ottobre, opera in linea generale l'aliquota già direttamente stabilita con legge dello Stato.
Con l'occasione posso informare che il Ministro dell'economia e delle finanze ha firmato in data di ieri il decreto che approva il modello di dichiarazione e gli effetti dell'imposta municipale, l'IMU propria, e che il provvedimento è in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, ma copia dello stesso appare già sul sito istituzionale, così come anticipato da numerose agenzie di stampa.
Oggi poi il Dipartimento delle finanze emana un proprio comunicato, con il quale ci ricorda nuovamente che il 31 ottobre scade il termine entro il quale i comuni possono approvare o modificare il regolamento e la deliberazione relativa alle aliquote IMU; il comunicato ricorda altresì che, nel caso in cui i comuni non deliberino aliquote proprie, troveranno applicazione quelle previste all'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011. Il comunicato rammenta che resta fissato al 30 novembre 2012 il termine per la presentazione della dichiarazione per quanto riguarda gli immobili per i quali l'obbligo dichiarativo è sorto dal primo gennaio di quest'anno, mentre il termine per il versamento a saldo è quello noto del 17 dicembre.
Inoltre, non si deve trascurare il fatto che il termine di scadenza auspicato dagli Pag. 71interroganti - 31 dicembre 2012 - sarebbe tale da mettere oggettivamente a rischio l'acquisizione nell'anno dei gettiti dell'IMU attesi, con pregiudizio per gli obiettivi dei saldi finanziari 2012 che sono stati presi in considerazione nel particolarissimo momento di congiuntura attuale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. A regime, poi, la questione non risulta porsi in modo significativo perché, dal 2013, le delibere comunali riguardanti le aliquote in questione acquisiranno efficacia solo dopo la loro pubblicazione sul sito informatico del Dipartimento delle finanze, che dovrà avvenire entro il 30 aprile dell'anno di riferimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Chiappori ha facoltà di replicare.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, signor Ministro, per il rispetto che le porto, perché alcuni membri anche del mio partito lo fanno e perché lei sa di cosa sta parlando, vorrei dire che credo che voi siate andati oltre i confini della realtà. In altri termini, non riuscite o pensate di dire, oggi, che quella data è normale, ma non dite che, a monte, noi abbiamo necessità di fornirvi dei dati; dati che ci avete portato a fornire in ritardo, perché, come lei sa, il 30 di settembre doveva essere deliberato da parte dei comuni. Poi, in quest'Aula, lei ha detto che andava bene anche dopo. Ebbene, il decreto non è stato emanato entro il 30, ma quindici giorni dopo. Quindi, ci sono comuni che sono estremamente in difficoltà.
Tanto è vero, che su qualsiasi tipo di giornale che avete «addomesticato» - guardate, che non avete l'immunità parlamentare, poi, succederà che qualcuno dovrà giudicarvi. A noi lo fanno, anche con l'immunità, ma a voi lo faranno lo stesso, perché la gente non è che sia tutta normale -, si legge: «Pagamento dell'IMU: nessuna proroga a dicembre, niente rinvio per la rata»; «Saldo IMU: Grilli dice no al rinvio»; «IMU: caos totale, ma Roma tira dritto, scadenze invariate». La vostra è presunzione, glielo dica pure al Ministro. E ancora: «Grilli mette in mora i comuni»: non fa più paura a nessuno, non mette in mora esattamente niente. Noi siamo in prima linea e dobbiamo subire quello che è stato il vostro «difendiamo», «salviamo il Paese»: ci avete massacrato, massacrato di tasse e non ne veniamo più fuori.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIACOMO CHIAPPORI. Ciò al punto tale che io amministro un comune - non siete neanche riusciti a darmi una deroga su Patto di stabilità interno - che ha necessità di fare collettamenti sul depuratore di Imperia: non posso farlo con i soldi in tasca. È una vergogna delle peggiori: guardate, che voi non avete l'immunità.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,10 con l'informativa urgente del Governo sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area del Pollino tra la Basilicata e la Calabria.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Franceschini, Ghizzoni, Guzzanti, Leo, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mosca, Mura, Palumbo, Pisacane e Pisicchio sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta Pag. 72dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area del Pollino, tra la Basilicata e la Calabria (ore 16,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area del Pollino, tra la Basilicata e la Calabria.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo d'Andrea.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo con questa informativa urgente alla richiesta che è stata formulata di fornire al Parlamento elementi relativi alla sequenza sismica in corso ai confini tra la Calabria e la Basilicata, in un'area definita come regione del Pollino dove, da un po' di tempo, cioè dall'inizio del 2010, si sono verificati eventi sismici con periodi di elevata attività: quelli della fase aprile-ottobre 2010, novembre 2011, poi febbraio e maggio del 2012 e, da ultimo, settembre e ottobre del 2012, intercalati a periodi di relativa quiescenza. Secondo gli elementi forniti dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, i terremoti registrati nell'area negli ultimi due anni ammontano a qualche migliaio; l'evento più significativo si è verificato il 25 ottobre del 2012, con magnitudo 5. Successivamente al terremoto del 25 ottobre sono stati stabiliti i necessari contatti con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ha continuato ad inviare relazioni ed aggiornamenti sulla sequenza in atto. Dal 23 ottobre scorso si sono succedute altre trecento scosse, di cui novanta negli ultimi tre giorni. Dopo il terremoto di magnitudo 5, gli eventi si sono mantenuti in prevalenza al di sotto della magnitudo 3, superandola solo in tre casi e raggiungendo, al massimo, un valore di 3,3.
Una prima analisi del quadro di danneggiamento, sia in base a quanto riscontrato sul territorio direttamente, sia indirettamente, evidenzia che lo stesso è caratterizzato da danni limitati, osservabili in prevalenza su elementi non strutturali dell'edificato e con una distribuzione piuttosto circoscritta. Ad oggi, non è pervenuta alcuna richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza da parte delle regioni Calabria e Basilicata e questa è una procedura indispensabile per attivare gli ulteriori interventi previsti dalla legge n. 100 del 2012 oltre a quelli adeguatamente e tempestivamente realizzati dalle strutture ordinariamente presenti sul territorio; fino ad ora, secondo la valutazione del dipartimento della protezione civile, non si ravviserebbero gli estremi della straordinarietà previsti dalla citata legge per la dichiarazione dello stato di emergenza.
Il Governo, tuttavia, ritiene opportuna la promozione di un tavolo tecnico di verifica con le istituzioni interessate, proprio al fine di valutare complessivamente gli effetti del sisma sul territorio interessato e assumere le opportune iniziative, anche in relazione alla esigenza di reperire risorse necessarie per il ristoro dei danni e gli interventi di messa in sicurezza strutturale che, come è noto, non possono essere incluse nelle provvidenze relative alla legge n. 100 del 2012 sulla Protezione civile, ma richiedono un'apposita norma primaria, come è accaduto recentemente anche per il terremoto dell'Emilia-Romagna. Pag. 73
Allo stesso scopo il Dipartimento della protezione civile segue con la massima attenzione l'evento, continuando a monitorarne l'evoluzione, per assumere eventuali ulteriori misure da intraprendere tempestivamente. In proposito si rappresenta che dalle autorità territoriali intervenute per fronteggiare le criticità in atto, e in particolare dalle prefetture interessate dal fenomeno, sono pervenute al Dipartimento della protezione civile comunicazioni inerenti le problematiche insorte a ridosso del manifestarsi dell'evento. In particolare, la prefettura di Cosenza, in data 28 ottobre, ha trasmesso una relazione dalla quale emerge che, a seguito della riunione operativa del 26 ottobre alla presenza del capo del Dipartimento della protezione civile e del sottosegretario alla protezione civile della regione Calabria e dei sindaci dei comuni coinvolti, si è disposta l'attivazione del centro operativo misto al fine di garantire il coordinamento delle operazioni in emergenza ed assicurare al contempo un'idonea assistenza alla popolazione. L'attività è poi proseguita con la promozione di accurati controlli sugli immobili, fra cui un centro di riabilitazione sanitaria sito nel comune di Mormanno, i cui pazienti sono stato evacuati a titolo cautelativo. Dal sopralluogo effettuato è emersa la fragilità di molti fabbricati ritenuti non agibili, e successivamente il sindaco di Mormanno ha provveduto ad emanare le necessarie ordinanze di sgombero, mentre è stato allestito un locale adibito a palestra come centro di ricovero per la parte di popolazione che non poteva disporre di un idoneo alloggio. Le verifiche statiche complessive effettuate sul patrimonio edilizio privato da squadre composte dai vigili del fuoco e da tecnici della Protezione civile regionale, assommano a circa duecento. Le abitazioni non agibili risultano essere circa cinquanta.
I sindaci dei territori interessati hanno promosso le attività di ricognizione dei nuclei familiari che necessitavano di assistenza, al fine di assicurare un'idonea sistemazione presso l'area attrezzata citata. Gli istituti scolastici visionati sono stati ritenuti agibili, comportando la ripresa delle lezioni. Infine, anche le attività finalizzate alla salvaguardia dei beni artistici si sono svolte in maniera celere e continuativa, tanto che si è ritenuto opportuno provvedere alla messa in sicurezza di oggetti sacri di particolare valore, con riferimento a quelli conseguiti presso luoghi di culto dichiarati non agibili. Per completezza di informazione, si rappresenta che a seguito dell'inagibilità del presidio ospedaliero di Mormanno è stato predisposto un punto medico avanzato nelle vicinanze del centro operativo misto, dove operano i sanitari del servizio 118.
Dalle altre informazioni che giungono dalla prefettura di Potenza si è appreso che è stata attivata, il 26 ottobre, nel comune di Rotonda un centro operativo comunale e sono stati allestiti i punti informativi per la popolazione. Presso la prefettura è attivo comunque un presidio per le attività di raccordo informativo e operativo, in coordinamento con le sale operative di tutti gli enti impegnati nella gestione dell'emergenza. In ogni caso, a scopo precauzionale, sono state chiuse le scuole insistenti su quel territorio e la situazione viene osservata con continuità. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha inviato notizie rassicuranti in merito alla tenuta delle dighe che insistono in quei territori.
Nella richiesta di informativa al Governo, come è stato espressamente sottolineato da ultimo dall'onorevole Tassone, si evidenziava la particolare criticità del territorio in questione, in una situazione generale che interessa evidentemente tutto il Paese, perché in Italia si verificano circa 10 mila terremoti all'anno, 250 dei quali di magnitudo maggiore a 3.
In alcuni casi i terremoti di elevata magnitudo, in grado di causare vittime e determinare danni significativi alle costruzioni, di solito, almeno statisticamente, si stanno ripetendo mediamente ogni cinque anni, spesso non preceduti da sciame sismico, al contrario di quello che invece è accaduto in Calabria. Allora l'analisi del tema delle sequenze sismiche, che era già nell'agenda della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei Pag. 74grandi rischi, nel caso in oggetto, anche a seguito di una ripetuta richiesta giunta dal territorio, si è convocata in data 4 ottobre proprio per rispondere al seguente specifico quesito: si prega di voler formulare il circostanziato parere sulla sequenza in corso nell'area del Pollino e se la stessa presenti caratteristiche peculiari sismologiche e tettoniche rispetto alle numerose sequenze in atto e verificatisi nel passato, tali da richiedere una specifica attenzione da parte del Servizio nazionale della protezione civile.
Nel verbale di sintesi stilato al termine della riunione stessa e pervenuto al Dipartimento della protezione civile il 4 ottobre 2012, la Commissione grandi rischi ha informato il Dipartimento della protezione civile del fatto che, «sulla base della propria analisi, non ci sono sufficienti informazioni sulla durata di sciami in passato che possano dare elementi chiari sulla specificità di questa sequenza e che, in conclusione, l'attenzione specifica al rischio sismico dell'area interessata dalla recente sismicità posta in essere, è giustificata dall'analisi condotta e deve essere continuata».
A questo punto il Dipartimento della protezione civile ha provveduto a dare seguito alle raccomandazioni scaturite dalla suddetta riunione, avviando le necessarie interlocuzioni con tutti i soggetti interessati al fine di richiedere all'Agenzia spaziale italiana la garanzia di continuità e disponibilità dei dati derivanti dalla costellazione satellitare Cosmo-SkyMed, al Ministero per lo sviluppo economico di favorire qualsiasi azione volta a rendere disponibili i dati di prosecuzione per la ricerca di idrocarburi utili per finalità di protezione civile e all'Istituto nazionale di geofisica di valutare l'esigenza di un'ulteriore intensificazione del sistema di monitoraggio dell'area in questione.
Successivamente, evidentemente, tale richiesta è stata inviata anche alle regioni e province interessate al fine di rendere disponibile ogni ulteriore atto, con particolare riferimento alla possibilità di accesso, da parte dell'Istituto medesimo, alle stazioni sismiche e ai dati GPS delle reti della regione Calabria. In riferimento alle considerazioni emerse dalla citata riunione della Commissione grandi rischi, è stato chiesto a tali amministrazioni di informare i sindaci delle aree interessate e di proseguire nelle attività di prevenzione di protezione civile. Il Dipartimento ha anche avviato un'attività volta alla predisposizione della pianificazione dell'intervento delle competenti strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile.
Nell'ambito di tali attività, nella regione Calabria, nel mese di novembre 2011, è stata organizzata un'esercitazione nazionale, denominata Calabria 2011, in occasione della quale, oltre a testare le attività delle componenti del Servizio nazionale di protezione civile, si sono svolte anche attività rivolte alla sicurezza delle scuole, con specifiche iniziative di sensibilizzazione atte a divulgare la cultura di protezione civile ai più giovani. Tale percorso formativo si è concluso con un'esercitazione che ha visto l'evacuazione di 271 edifici scolastici su un totale di 512 presenti nell'area.
Agli esiti delle esercitazioni, il Dipartimento della protezione civile ha trasmesso alla regione Calabria e alle altre amministrazioni le criticità e gli aspetti da sottoporre ad approfondimento relativamente al sistema territoriale di protezione civile e, inoltre, sono state trasmesse ai componenti dei tavoli principali le risultanze di dette attività svolte da alcuni dei gruppi tematici con lo scopo di richiedere la validazione e l'aggiornamento dei dati necessari, ma anche con l'intento di fornire ulteriori e definitivi supporti a quanto si auspica venga posto in essere sul territorio, in particolare alla definizione di un modello di intervento locale a integrazione di quello nazionale. Con riferimento ai comuni della provincia di Potenza, analogamente, nel dicembre 2011, in seguito ad un convegno sul rischio sismico e strumenti per la prevenzione, il Dipartimento ha incontrato tutti i sindaci afferenti al centro di coordinamento di Lauria per fare il punto sulle attività poste in essere nei rispettivi territori comunali. Pag. 75
Il 10 gennaio 2012, inoltre, era stata convocata, presso il Dipartimento della protezione civile, una riunione finalizzata ad approfondire le tematiche affrontate nell'ambito della pianificazione nazionale, con la partecipazione della regione Calabria e della regione Basilicata, allo scopo di condividere un analogo percorso di pianificazione e di approfondimento per la definizione del modello d'intervento per il proprio territorio.
Il percorso tracciato, avviato con la formazione dei gruppi di lavoro tematici misti secondo una metodologia di lavoro, è proseguito, anche se rallentato a seguito dell'evento sismico che ha interessato la regione Emilia-Romagna, e terminerà con una esercitazione nazionale che avrà luogo in Basilicata a metà del dicembre prossimo venturo.
L'Istituto nazionale di geofisica, in collaborazione con il Dipartimento di fisica dell'Università della Calabria, ha inoltre migliorato il monitoraggio sismico nella regione del Pollino per aumentare la sensibilità della rete e migliorare le localizzazioni ipocentrali dei piccoli terremoti. Analogamente anche il Dipartimento della protezione civile sta programmando l'installazione di stazioni mobili della propria rete nell'area del Pollino. Inoltre, in coordinamento con la provincia di Potenza, si sta provvedendo ad una razionalizzazione delle reti provinciali e nazionale, anche in tal caso per garantire una più efficace copertura del territorio in oggetto.
Sono in atto verifiche dei piani sul territorio e dei centri di coordinamento della protezione civile e non si è interrotta l'attività di formazione, informazione e comunicazione alla cittadinanza, al fine di ottenere il più attivo coinvolgimento del volontariato, che si è espresso in diverse iniziative sviluppatesi nel territorio a partire diciamo dal dicembre del 2011.
Sempre nel 2011 il Dipartimento della protezione civile ha portato per la prima volta all'interno degli istituti calabresi il progetto «scuola multimediale di protezione civile», un'iniziativa per educare i ragazzi al rischio sismico che verrà riproposta anche quest'anno, ed estesa anche alla Basilicata.
Ed è stata avviata, in raccordo con l'ufficio scolastico regionale della Basilicata, una compagna di informazione nelle scuole, utilizzando percorsi didattici già sperimentati negli anni del progetto Edurisk del Dipartimento della protezione civile e dell'Istituto nazionale di geofisica.
Inoltre, in occasione dell'esercitazione nazionale Calabria 2011, il Dipartimento ha organizzato seminari formativi con i dirigenti scolastici e i responsabili della sicurezza di tutte le scuole della Calabria, un'importante iniziativa che quest'anno verrà portata anche in Basilicata.
Infine, sul sito del Dipartimento, come già avvenuto in occasione di altre sequenze che hanno interessato porzioni diverse del territorio italiano, secondo una prassi ormai consolidata, sono disponibili pagine di approfondimento dedicate alla sequenza sismica del Pollino, con informazioni sui fenomeni in atto, sulla sismicità dell'area, sul ruolo dei cittadini nell'attività di prevenzione del rischio sismico e su cosa fare in caso di terremoto.
Ma non esistono, ovviamente, metodi riconosciuti dalla scienza per prevedere il tempo ed il luogo esatti in cui avverrà un terremoto e, quindi, in nessun modo si può rassicurare o meno la cittadinanza sull'eventualità che si verifichi una forte scossa in qualsiasi momento. Anche lo studio di sequenze sismiche come quella nell'area del Pollino, non consente oggi di fare previsioni. Al contrario, si conoscono bene quali sono le zone vulnerabili del Paese e tra queste è indubbiamente compreso l'Appennino meridionale.
In particolare i comuni attualmente interessati dalla sequenza sono classificati in «zona sismica 2». Si tratta di territori in cui devono essere applicate specifiche norme per le costruzioni, con un livello di severità dell'azione sismica conforme allo stato dell'arte delle conoscenze, ben rappresentato dalla mappa di pericolosità sismica ufficializzata. È, infatti, attraverso la corretta applicazione delle norme, sia nella realizzazione delle nuove costruzioni, sia Pag. 76negli interventi di rafforzamento di quelle esistenti meno resistenti al sisma, che si fa realmente prevenzione e si possono ridurre con efficacia gli effetti di un terremoto.
La riduzione della vulnerabilità delle costruzioni esistenti è un'attività impegnativa, che richiede tempo e risorse, ma costituisce l'unico vero investimento da compiere per una seria battaglia contro il rischio sismico.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Laratta. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, ho seguito con molta attenzione la puntuale e precisa relazione del sottosegretario D'Andrea. Ringraziamo il Governo per essere venuto qui oggi a riferire su quanto intende fare, su quanto ha fatto sulle vicende del terremoto del Pollino. È chiaro, signor sottosegretario, che le popolazioni di quell'area vivono in una costante preoccupazione. Immaginare interi comuni, interi paesi che da due anni vivono le loro giornate, le notti, con la presenza di scosse sempre più avvertite e sempre in aumento, non è semplice per loro; non è facile, pertanto, immaginare questa gente in che condizioni si trovi ora, sapendo che non è finita - un paio d'ore fa c'è stata una nuova scossa - e quindi è forte la richiesta da parte loro di essere ascoltati, di essere assistiti, di far sentire la vicinanza delle istituzioni. Ieri, il sindaco di Mormanno che, come lei diceva, come sappiamo tutti, è il centro più colpito, ha lanciato un allarme dicendo: «Stiamo valutando con gli altri sindaci della zona un'azione forte. Non possiamo essere abbandonati».
C'è la paura, c'è la preoccupazione. Il sindaco racconta di aver dovuto chiudere un supermercato, cinquanta case non sono agibili, otto chiese su dieci sono chiuse, la storica cattedrale inagibile. Hanno paura, il sindaco ha paura e dice: «Qui rischiamo di chiudere». È stato fatto molto, è vero. Io sono stato lì, insieme a tanti colleghi abbiamo visitato subito Mormanno, Castrovillari e altre zone colpite dal sisma. Sappiamo, lo abbiamo visto, come lo Stato ha risposto bene, con la Protezione civile, i vigili del fuoco e tutti gli organi dello Stato. C'erano il prefetto e il comandante provinciale dei carabinieri già durante la notte, però la paura e la preoccupazione c'erano tutte. Non possiamo non sottolinearlo: è da un anno che, anche qui in Parlamento, abbiamo presentato più interrogazioni, più richieste, più interpellanze, più interventi, perché sapevamo, come lei ha detto, che una scossa forte era prevista, non si sapeva quando, non si può assolutamente prevedere, non sappiamo se è quella che c'è stata di quinto grado - e speriamo che sia così - ma certo quindi c'è una grande preoccupazione. Quindi quello che noi chiediamo al Governo, quello che chiedono le nostre popolazioni, i sindaci, i cittadini, è di non sottovalutare questo terremoto e queste scosse, perché i rischi sono molto alti e la gente ha paura. Non possiamo dare la sensazione a questa gente e alle popolazioni interessate dal sisma di essere lasciate da sole. Non c'è questo rischio: vediamo che il Governo è attento e la Protezione civile è sul territorio, ma dobbiamo rafforzare questa presenza, stare più vicini con le istituzioni ai sindaci, alle amministrazioni locali e ai cittadini. Vanno bene tutte le cose che sono state dette e che si faranno, ma alla fine poi occorrono gesti concreti, interventi per la messa in sicurezza degli edifici, delle case, delle strade, degli splendidi monumenti molto fragili. Noi sappiamo, mi pare di aver capito, che la regione Calabria forse proprio ieri ha chiesto lo stato di calamità, non so se è pervenuta già al Governo la richiesta, credo di no, poi il Governo valuterà bene, ed avete annunciato un tavolo tecnico. Io direi che non si deve risparmiare nulla, di evitare i tecnicismi, le difficoltà, anche con riferimento alle previsioni della legge. Ci sta tutto, ma non diamo l'impressione di sottovalutare quello che è accaduto. I Pag. 77sindaci ci chiedono di non essere lasciati da soli: hanno bisogno di maggiore assistenza, di più presenza, di risorse, perché è chiaro che, senza risorse, non si fa nulla; hanno bisogno di un piano di interventi, delle regie competenti e qualificate dei tecnici e c'è bisogno, quindi, lei lo diceva bene, di prevenzione, di tanta prevenzione, perché questo Paese sa benissimo di dover convivere, soprattutto in alcune aree, con i terremoti, con questi fenomeni naturali, ma non può farsi trovare impreparato. Occorre fare previsioni che poi possano alleggerire gli eventi quando se ne verifichino le conseguenze. Non è semplice, lo sappiamo. Vorrei però spendere una parola, signor sottosegretario, su un'altra necessità...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO LARATTA. ... sul potenziamento a fronte dell'emergenza, urgenza sanitaria nell'area della Calabria interessata dal terremoto.
Ci sono molte strutture sanitarie dismesse, chiuse, sottodimensionate. Noi chiediamo - questo è l'appello al presidente della regione e al Ministro della salute - che sia potenziata questa rete, perché, nell'ipotesi dell'emergenza, non potrà rispondere il solo ospedale di Castrovillari o quelle altre piccole e poche strutture che sono rimaste.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Laratta.

FRANCESCO LARATTA. Ho concluso, Signor Presidente. Quindi, vi è questo rischio.
Noi vogliamo stare vicini alle popolazioni. Ringraziamo il Governo. Sappiamo che il fenomeno non si è concluso, che le scosse continuano e che continueranno. Chiediamo, proprio per questo, di non lasciarci soli e di fare sentire forte il peso dello Stato e delle istituzioni nelle zone interessate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, anche io ho ascoltato con interesse ciò che ha riferito il sottosegretario in Aula e che so partecipe del problema non solo per il suo ruolo in seno al Governo ma anche perché proviene territorialmente dalle zone colpite dal terremoto.
Vorrei che l'occasione di oggi non si consumasse per fare polemica politica o, peggio, propaganda politica sul terremoto. Vi sono centinaia di famiglie che già da qualche giorno vivono, anche di notte, nelle macchine, fuori dalle loro abitazioni, con i propri bambini. Dunque, quest'Aula deve avere la capacità di utilizzare questa occasione per assumere un impegno e per farlo assumere al Governo.
Il Governo ci ha detto delle attività che ha messo in essere. Noi non censuriamo in alcun modo l'intervento della Protezione civile che, sappiamo, è stato efficace ed efficiente dall'inizio, anche per il contributo delle popolazioni e delle amministrazioni colpite dal terremoto che, vorrei dirlo al sottosegretario, sono tristemente allenate e addestrate a convivere con questo problema.
Ora, però, senza polemica ma giusto con spirito costruttivo, vorrei dire al sottosegretario e per suo tramite al Governo, che rintraccio una sorta di contraddizione in ciò che si è sostenuto. Da un lato, si dice che non vi sono i requisiti per dichiarare lo stato di emergenza nazionale. Peraltro, il Governo ci ha informato che questa procedura, che deve essere attivata dalle regioni, né la regione Calabria né la regione Basilicata hanno inteso finora attivarla, richiedendo, appunto, lo stato di emergenza al Governo. Ci dispiace. È una circostanza spiacevole e forse anche censurabile. Ma, ci ha detto anche che non si ravviserebbero, a giudizio della Protezione civile, i caratteri di straordinarietà. Però, un istante prima, proprio nelle comunicazioni del Governo al Parlamento, è stato detto quello che noi sappiamo, perché proveniamo da questi territori, e cioè che, negli ultimi mesi, si è registrato circa un migliaio di scosse, fino a quella del quinto grado di qualche giorno fa e che, dopo la scossa di quinto grado di qualche giorno fa, Pag. 78ve ne sono state ben 300. Se non è una situazione straordinaria questa mi chiedo, allora, quali siano le situazioni straordinarie!
Forse, le situazioni straordinarie sono tali perché i terremoti devono necessariamente provocare danni? Se i piani di Protezione civile funzionano, perché i comuni riescono a mettere in atto, con la collaborazione dei cittadini, dei piani efficaci, non si possono penalizzare proprio questi territori, privandoli delle risorse necessarie per mettere in sicurezza il territorio e per fare poi tutte le iniziative di prevenzione. Dunque, non vi sarebbe il carattere della straordinarietà e si rinvierebbe ad un tavolo tecnico. Chi ha esperienza di cose che riguardano la politica e le istituzioni ha anche diffidenza dei tavoli tecnici, perché sa che spesso sono, in un certo senso, degli espedienti per non risolvere un problema.
Noi chiediamo, quindi, che il Governo - ma siamo certi che non lo farà - non sottovaluti la situazione e non dia alle popolazioni della Calabria e della Basilicata, colpite da questo evento e che stanno quotidianamente registrando scosse di terremoto, la sensazione che vi siano regioni di «serie A» e regioni di «serie B». Il Governo non deve dare la sensazione che vi siano eventi sismici di «serie A» ed eventi sismici di «serie B».
Io, per un attimo, vorrei che la Presidenza ed i colleghi immaginassero quale partecipazione ci sarebbe stata in quest'Aula se le cose di cui stiamo parlando avessero riguardato magari regioni diverse, come alcune regioni più potenti e più considerate della Calabria e non, invece, la Calabria stessa, o la Basilicata.
Allora, chiedo al Governo di non far pensare ai cittadini calabresi e lucani che ci siano regioni che valgono di più e regioni che valgono di meno e chiediamo, in sostanza, soltanto che ci sia una maggiore considerazione dei danni emergenti perché a noi risulta che siano più gravi di quelli che ci sono stati rappresentati. Quelli sono stati i danni nell'immediato, ma ora vi è circa - secondo quanto ci risulta - un terzo degli edifici inagibili. L'onorevole Tassone ricordava in altra occasione la morfologia di quel territorio, un territorio a forte rischio di dissesto idrogeologico.
Chiediamo, quindi, al Governo che vi sia un piano di messa in sicurezza del territorio, ma soprattutto gli chiediamo di attivare con forza, sollecitato anche dalle regioni, le procedure per la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale perché non ci sono nel nostro Paese regioni di «serie A» e regioni di «serie B» (Applausi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, anch'io ringrazio il sottosegretario D'Andrea per averci reso questa informativa urgente a nome del Governo e lo ringrazio anche per il contenuto della stessa informativa, senza però sottacere la gravità della situazione che si è creata nella zona del Pollino e che ha intaccato fortemente le città di Mormanno, per quanto riguarda la Calabria, e quella di Rotondo, per quanto riguarda la Basilicata. È una situazione di grave allarme, che non può che essere accompagnata dall'insicurezza che è nei fatti e nella logica. Un'intera popolazione che, da circa due anni, è costretta a convivere con uno sciame sismico che può essere prodromico a delle forti attività sismiche è chiaro che non può stare tranquilla. La scossa di magnitudo cinque, quella più elevata richiamata dal Governo, ha provocato dei danni che forse, al momento, non sono apparsi in tutta la loro gravità perché va dato atto sia alla popolazione, sia alle amministrazioni locali della grande capacità di reazione legata anche ad un'attività di prevenzione, che era nata dalla fase dello sciame sismico che si era registrato nel corso del tempo precedente. Ma i danni sono ben più gravi rispetto a quelli che sono emersi immediatamente, nel senso che la lista delle abitazioni non più abitabili va ad allungarsi quotidianamente e la preoccupazione logicamente aumenta al punto tale che, per esempio, gli abitanti di Mormanno Pag. 79non ritengono più nemmeno sicura la palestra che era stata allestita per la situazione di calamità.
Signor sottosegretario, lei ha giustamente evidenziato che lo stato di emergenza non è stato richiesto dalle due regioni colpite, Calabria e Basilicata, ma io qui vorrei conoscere anche la verità della situazione perché il presidente della regione Calabria, ospite di Unomattina questa mattina ha ribadito esattamente: «siamo preoccupati perché la mancata dichiarazione da parte del Governo dello stato di emergenza, che è un elemento fondamentale per affrontare complessivamente la situazione, ci lascia un po' allo sbando».
Io credo che anche i cittadini debbano sapere di chi è la reale responsabilità, se allo stato non c'è questa dichiarazione di emergenza, se il Governo e la Protezione civile non hanno dichiarato lo stato di emergenza perché non hanno ritenuto che la situazione sia tale da...

PRESIDENTE. Onorevole Napoli, la invito a concludere.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Oppure c'è una carenza da parte dell'ente regione che è venuto meno a questa richiesta. Credo che anche questo sia giusto che venga conosciuto perché le popolazioni e gli amministratori locali non possono poi fare accuse al Governo o rimanere in attesa di ciò che, a nostro avviso, è dovuto.
Concludo, signor sottosegretario, facendo anche mio un riferimento appena fatto dall'onorevole Occhiuto: non vorrei che la situazione che, garantisco, per chi l'ha visionata è pesante, rimanesse così solo perché è relativa ad una regione che viene sempre considerata il sud del sud. Noi abbiamo dei cittadini che sono allarmati...

PRESIDENTE. Onorevole Napoli, deve concludere.

ANGELA NAPOLI. ...che hanno bisogno di garanzie e quelle garanzie tutti quanti, chi è preposto, gliele deve continuare a dare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, è inutile che ripeta quanto già detto dai colleghi relativamente alla gravità della situazione per le popolazioni che allo stato stanno vivendo queste problematiche relative al sisma, non solo più grave, ma anche allo sciame che si sta verificando in questi ultimi giorni.
Mi permette in parte, non vorrei dire di correggere, ma riverificare un attimo l'iter spiegato dal sottosegretario D'Andrea. È vero che la regione non ha chiesto lo stato di emergenza, la ragione non lo ho chiesto perché il responsabile della Protezione civile, dottore Gabrielli, sceso in Calabria per verificare la situazione, ha sostenuto che non ci fossero i presupposti per chiedere lo stato di emergenza, quindi la regione non poteva farlo in assenza di una presupposizione da parte della Protezione civile.
Quindi sta ancora a noi, purtroppo, richiamarci al Governo e ad una nuova verifica da parte del prefetto Gabrielli. Aggiungo che, in questo momento, quello che si sta procedendo a fare è, tramite i Vigili del fuoco, la verifica di tutte le case che sono state effettivamente sgombrate oppure se ci sono dei pericoli immediati. Su quelle, ovviamente - credo siano abbastanza vicine - credo e mi auguro che si possa anche aprire una finestra all'interno del decreto - come già si sta discutendo - sugli enti locali e sulla parte dei danni relativi al terremoto in Emilia anche per evitare perlomeno la beffa di dover pagare tasse su una casa che ormai è distrutta dal terremoto e che è inagibile. Allo stesso modo si sta procedendo relativamente al monitoraggio dei monumenti; credo che la massima richiesta che si possa fare al Governo è un'ulteriore attenzione e magari una richiesta al commissario della Protezione civile di rivedere la situazione in relazione almeno ai cinque comuni che sono stati toccati maggiormente come epicentro del sisma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

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PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, anche noi dell'Italia dei Valori vogliamo esprimere ed esprimiamo solidarietà alle popolazioni della Calabria e della Basilicata. Siamo vicini ai rappresentanti istituzionali degli enti locali, che sono il primo avamposto che ha a che fare con l'emergenza. Ringraziamo il Governo per essere qui a spiegarci e a farci capire cosa sta accadendo.
Io però direi al Governo di evitare prima di tutto il rimpallo di responsabilità. È competenza della regione o è competenza dello Stato? Perché abbiamo di fronte delle persone, la loro paura, i danni provocati dal terremoto, e quindi bisogna assumersi in primo luogo delle responsabilità e lo Stato si assuma la responsabilità di essere vicino alle persone e ai territori. Non possiamo pensare che possano esserci terremoti della stessa entità, come quello accaduto in Emilia Romagna piuttosto che a l'Aquila - se le graduatorie sono relative al 5,2 o al 5,5 e all'avere più o meno danni - e avere comportamenti diversi. Io non credo e mi auguro che questa diversità di comportamento non sia piuttosto legata a quelle esigenze, che qualche tempo fa con il vostro Governo abbiamo dovuto affrontare, che riguardano il pareggio di bilancio, per cui, siccome dobbiamo tenere saldi i conti e assicurare il pareggio di bilancio, passano in secondo piano i problemi legati al terremoto e i problemi legati ai cittadini, quindi vi è la necessità di dare risposte. Pertanto, prima di tutto il Governo dichiari lo stato di emergenza in Calabria e in Lucania, perché il problema c'è. Andrebbe fatto il monitoraggio dei danni subiti dal patrimonio culturale, dal patrimonio dell'edilizia scolastica, dal patrimonio dell'edilizia residenziale.
Va affrontata la questione dell'emergenza di quelli che oggi vivono fuori dalle proprie case, anche con problemi meteorologici. Sono problemi che lo Stato si deve porre, perché i terremoti, signor sottosegretario, non si possono prevenire, però i piani di evacuazione e i piani per affrontare l'emergenza si possono predisporre. Io mi chiedo come mai in Italia un terremoto del quinto grado della scala Richter provochi questi danni, mentre in America solo qualche giorno fa un terremoto di indice 7,2 della scala Richter non ha provocato un morto, non ha provocato danni e sono stati attivati piani di evacuazione tali da poter poi far rientrare tutta l'emergenza nell'arco di quarantotto ore. Evidentemente, abbiamo necessità di lavorare prima, di conoscere di più lo stato dei territori, di conoscere di più lo stato e le condizioni in cui si trova il nostro patrimonio.
Facciamo riferimento alla questione dei territori: non possano esserci terremoti di «serie A» e terremoti di «serie Z» e mi auguro non ci sia una prevalenza della necessità di rispettare i conti prima di risolvere i problemi. Credo che sia più importante invece, quando l'emergenza c'è, quando c'è il disagio da risolvere, che lo Stato eserciti il controllo attraverso le sue funzioni su come sono spese le risorse che giungono sui territori. È vero infatti che ci sono stati momenti e situazioni di cattiva gestione delle risorse e di cattiva gestione in momenti di crisi difficili, ma i compiti dello Stato sono innanzitutto due: il cittadino deve sapere di avere lo Stato accanto e, per avere lo Stato accanto, per prima cosa occorre dichiarare lo stato di emergenza; in secondo luogo, i soldi si spendono bene se si controlla bene come vengono spesi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, non sono d'accordo che la regione Calabria non abbia chiesto lo stato di emergenza: lo ha chiesto. Anche rispetto a quello che ha detto la collega Santelli, lo ha chiesto in forma, se vogliamo, ambigua, ma il 29 ottobre ha chiesto al Governo di considerare l'opportunità di dichiarare lo stato di emergenza. È il Governo che dovrebbe decidere sulla base delle informazioni che ha. Signor sottosegretario, in genere sono contro il principio di precauzione, sbandierato dagli ambientalisti, ma qui mi pare esagerato non pensare a tale principio. Mi rivolgo soprattutto a lei, Pag. 81perché, oltre ad avere il 63 per cento - parlo solo della Calabria - degli edifici inagibili, vi sono gli edifici di culto inagibili. Lei, vista la sua provenienza politica, dovrebbe pensare pure agli edifici di culto, più che il sottoscritto, che pure ci pensa, come vede.
I dati sono sicuramente peggiori di quelli che vengono dati e, quando lei ci sciorina tutta la storia delle costruzioni antisismiche, quelle che verranno, con riferimento agli edifici che sono stati costruiti in Calabria, probabilmente, non ci è posti questo problema 100 o 50 anni fa. Rispetto, quindi, a una situazione di grave rischio per i cittadini del Pollino, il Governo ci deve spiegare cosa vuole fare, e lei, onestamente, non ce lo ha spiegato. Ci ha detto una serie di cose importanti, ma che servono per gli uffici studi, e non per attivarsi su quelle regioni, a meno che non ci dobbiamo augurare in Calabria e Lucania che vi siano un po' di morti. Con 50 o 60 morti, magari a causa di un cornicione, forse a quest'ora il Governo si sarebbe attivato. Non può affermare in Parlamento che non vi sono le condizioni per dichiarare lo stato di emergenza. Se dichiariamo lo stato di emergenza quando vi è un'alluvione senza morti, dichiariamo lo stato d'emergenza oggi in merito a questo terremoto. Siccome ve ne sono troppi e vi è uno sciame sismico continuo, bisogna tenere conto anche della paura che, legittimamente, gli abitanti hanno o possono avere.
Siccome la Calabria, secondo Corrado Alvaro, è una regione che naviga sull'acqua, mentre Giustino Fortunato la definisce uno «sfasciume pendulo sul mare», vogliamo sapere quali sono le condizioni - questo ci doveva dire lei oggi - per dichiarare lo stato di calamità naturale in Calabria. Ci dovrebbero essere 30 morti? Visto che abbiamo la criminalità organizzata, ci possiamo organizzare pure noi per trovare questi 30 morti. Chiedo a lei, signor sottosegretario, che il Governo si attivi e, sulla base dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 100 del 2012, venga dichiarato lo stato di emergenza e di calamità naturale, e questo a prescindere da chi governa il Paese e da chi governa la regione Calabria o la regione lucana. È un fatto, non è un'opinione, il terremoto che sta avvenendo nell'area del Pollino (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Su un lutto del deputato Jean Leonard Touadi.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Jean Leonard Touadi è stato colpito da un grave lutto: la perdita del fratello.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Approvazione in Commissione di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta del 31 ottobre 2012, la IV Commissione permanente (Difesa) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
Senatore SACCOMANNO ed altri: «Modifica dell'articolo 1 della legge 31 luglio 2002, n. 186, concernente l'istituzione della "Giornata della memoria dei marinai scomparsi in mare"» (Approvata dalla 4a Commissione difesa del Senato) (5428).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

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Lunedì 5 novembre 2012, alle 12:

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012 (C. 5520).

2. - Discussione del testo unificato dei progetti di legge:
AMICI ed altri; MOSCA e VACCARO; LORENZIN ed altri; ANNA TERESA FORMISANO e MONDELLO; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; SBROLLINI: Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni (Approvati, in un testo unificato, dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 3466-3528-4254-4271-4415-4697-B).
- Relatore: Lorenzin.

La seduta termina alle 17,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MARIA GRAZIA SILIQUINI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 4434-B

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, Signor Ministro, Governo, mi soffermerò sulle parti del disegno di legge «anticorruzione» oggi in discussione di competenza della Commissione Giustizia ed in particolare sulle modifiche al testo approvato dalla Camera, relative ai nuovi reati di traffico di influenze illecite, di corruzione tra privati e di concussione per induzione, nonché alle norme che hanno portato all'inasprimento delle sanzioni previste per i reati di abuso d'ufficio, peculato, corruzione propria, corruzione per l'esercizio delle funzioni e corruzione in atti giudiziari.
Il nostro gruppo Popolo e Territorio, voterà certamente questa legge dopo aver fatto un «bilancio» della stessa che presenta sicuramente un punto di «mediazione» ma ancora presenta luci ed ombre che non possono non essere, seppur sommariamente, indicate. Votiamo per senso di responsabilità.
Il Ministro ricorderà la nostra fattiva partecipazione ai lavori della Commissione Giustizia della Camera ove abbiamo presentato emendamenti migliorativi per cercare di «costruire» norme non solo rigorose ma anche utili, effettivamente, a combattere fenomeni assolutamente troppo «diffusi» nel nostro Paese e che noi vogliamo con questa legge cercare di ridurre, sanzionare e soprattutto prevenire.
Tre principi cardine: legalità, trasparenza e meritocrazia.
Sappiamo che la corruzione è un cancro per ogni istituzione e per ogni consesso civile e va combattuto senza mai retrocedere di un passo, senza timori o «balbettii» nel redigere norme di prevenzione o sanzione (o altre), quindi sia sotto il profilo dell'«adempimento» dell'impegno internazionale assunto, sia sotto il profilo della necessità di norme di maggior contrasto e prevenzione alla concussione e corruzione.
Per queste ragioni era indispensabile intervenire e non si poteva più differire l'introduzione di questa normativa.
L'approvazione stessa della legge rappresenta un punto di luce per quanto decisamente migliorabile, ciò in quanto si dà finalmente esecuzione alla Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione, sottoscritta dall'Italia nel 1999 e che ricordo doveva ancora essere ratificata all'inizio di questa legislatura, dopo dieci anni!
Chiarezza vuole che sia dato atto che fu l'allora Ministro guardasigilli, onorevole Alfano, a voler dare avvio a questo provvedimento con l'emanazione nel Consiglio Pag. 83dei Ministri del nostro Governo e la presentazione immediata alla Presidenza del Senato sin dal maggio 2010.
Passi avanti sono stati fatti sul fronte della riduzione dei tempi degli incarichi fuori ruolo dei magistrati anche se la soluzione scelta risulta decisamente non condivisibile nel merito (numero di anni troppo elevato).
Ombre, quindi, perché non avete previsto tempi stretti per riportare i magistrati a svolgere prima il loro ruolo principale, la giurisdizione, considerato che essi stessi lamentano che i numeri sono insufficienti.
Il Parlamento di conseguenza deve censurare poi che non sia fatta piena luce sul quadro complessivo degli incarichi dirigenziali né sui doppi o multipli incarichi.
È stata approfondita ed eliminata la incompatibilità degli incarichi.
E i cumuli degli incarichi dei dipendenti pubblici che destano scandalo perché sono ancora totalmente operativi?
Passi avanti sono stati fatti sul fronte della prevenzione e repressione della corruzione. È assoluta la necessità del nostro Paese di diffondere la cultura della trasparenza e legalità in ogni atto della pubblica amministrazione così come della politica, lì dove abbiamo dovuto constatare che persiste una illegalità diffusa.
Le ombre sono ravvisabili anche nella normativa di diritto penale sostanziale con nuovi reati In particolare, potendo fare solo qualche esempio, ricordo che: in nessuno dei reati contro la pubblica amministrazione è stato inserito l'avverbio «intenzionalmente» (malgrado i nostri emendamenti) seppure indicato negli articoli 2 e 3 della Convenzione Penale.
Il mancato inserimento porta alla inevitabile lesione del principio penale della determinatezza della pena previsto dall'articolo 25 della Costituzione.
La redazione di norme in materia di pubblica amministrazione doveva portare alla previsione di una condotta più di un dolo volontario (intenzionale) sufficientemente definito e circoscritto (per garantire il corretto funzionamento della pubblica amministrazione).
In particolare, gli articoli 317 (concussione), 318 (corruzione), 346 (traffico di influenze illecite), (laddove la determinatezza è condizione essenziale e indispensabile sia per circoscrivere i confini della condotta criminosa sia per fungere da guida al comportamento del cittadino) mettono il cittadino al riparo da ipotesi ricorrenti di abusi nell'interpretazione dell'organo inquirente o giudicante.
Preservare la tutela dei cittadini: la norma sarà più obbedita quanto più sarà chiara.
L'introduzione di un più cogente elemento descrittivo avrebbe dato maggiore certezza giuridica che è un valore funzionale al rispetto del principio di legalità.
Il principio di determinatezza pregiudicherebbe lo stesso principio dell'obbligatorietà dell'azione penale posto che farebbe difetto il criterio di verifica dell'osservanza di tale obbligo. Inoltre risulterebbe menomato anche il diritto costituzionale alla difesa, data la difficoltà di confrontarsi con un'imputazione ben precisa in assenza di una puntuale descrizione legale del fatto contestato.
Il principio di tassatività perciò vincola da un lato il giudice ad una interpretazione che rifletta il fatto di reato descritto dalla norma e dall'altro il legislatore ad una descrizione il più possibile precisa del fatto di reato.
Per tali motivi per la redazione della fattispecie penale dei reati contro la pubblica amministrazione non può essere apprezzata la tecnica di legiferazione della formazione sintetica adottata.
L'introduzione dell'elemento descrittivo (intenzionalmente) avrebbe dato maggiore certezza giuridica che - come abbiamo visto - rappresenta un valore funzionale rispetto al principio di legalità.
L'avverbio «intenzionalmente» incide proprio sull'elemento soggettivo dei reati in esame.
Il dolo intenzionale è infatti quello in cui assume ruolo dominante la volontà che raggiunge l'intensità massima.
È evidente, pertanto, che in materia di reati contro la pubblica amministrazione sarebbe stato opportuno limitare la configurabilità Pag. 84del reato - così come previsto dalla convenzione penale sulla corruzione ratificata lo scorso 14 marzo per tutti i reati di corruzione - alle sole ipotesi realizzate con la forma del dolo intenzionale (escludendo tutte le altre forme più lievi di dolo quali il dolo eventuale e il dolo indiretto che ovviamente in assenza di tale avverbio possono essere anche idonee a configurare i delitti in oggetto).
La struttura aperta del dolo prevista per tutti i reati contro la pubblica amministrazione disciplinati da questo decreto si pone perciò in contrasto con le tecniche di redazione delle norme improntate nel rispetto del principio costituzionale di determinatezza ai sensi dell'articolo 25 della Costituzione.
Altra ombra: questo provvedimento viola il principio di proporzionalità delle pene.
Inoltre questo provvedimento presenta problemi di costituzionalità con riferimento al principio della proporzionalità delle pene considerato che l'aumento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione è stato introdotto senza distinguere le diverse fattispecie e apportando l'aumento a prescindere dal grado di offesa apportato dalla condotta punita al bene protetto.
Nell'ottica di voler combattere la concussione, reato gravissimo (che rappresenta una minaccia, si pone contro lo Stato di diritto, la democrazia e i diritti dell'uomo, mina i principi di buon governo, di equità e di giustizia sociale, falsa la concorrenza, ostacola lo sviluppo economico e mette in pericolo la stabilità delle istituzioni democratiche e i fondamenti morali della società) è necessario comunque predisporre delle norme tali da consentire al destinatario della norma di «avvertire» il fatto sanzionato come illecito e avvertire come giusta e proporzionata la pena che gli viene inflitta e ciò non è avvenuto.
Nell'attuale legge in quest'ottica sarebbe stato opportuno ad esempio prevedere tre forme di concussione alle pene differenti, in modo da essere proporzionate alla diversa gravità dell'offesa al bene giuridico protetto dal reato di concussione.
Con la diversificazione delle condotte sovra indicate si sarebbe eliminata una disparità di trattamento tra il pubblico ufficiale che ha ottenuto la dazione e quello che invece questa non l'ha ottenuta e tra il pubblico ufficiale che ha ottenuto l'accettazione della promessa e quello che non l'ha ottenuta in conformità dei principi costituzionali di cui agli articoli 25 e 27 secondo i quali la pena deve esser proporzionata al fatto di reato.
In particolare si osserva che il legislatore costituzionale ha affermato all'articolo 27, comma 3, Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Detta norma però non è isolata e deve essere posta in relazione all'articolo 25, comma 2, della Costituzione Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso.
La differenziazione.
Ne deriva allora che proprio in base al combinato disposto dei predetti articoli, presupposto della stessa pretesa rieducativa non può che essere costituito dalla commissione di un fatto socialmente dannoso da parte del soggetto da rieducare.
Non a caso all'interno di una prospettiva tecnica pur favorevole al principio di rieducazione si è sostenuto che l'idea retributiva rappresenta un momento logico ineliminabile della pena.
La retribuzione della pena lungi cioè dall'assurgere ad un fine in sé offre pertanto la garanzia che il diritto penale mantenga l'imprescindibile nesso col fatto di reato ed in tal modo preservi la libertà del singolo da una illimitata possibilità di intervento statuale: in altri termini posto che il concetto stesso della retribuzione della pena (almeno nella sua accezione «liberal garantista») evoca un rapporto di corrispondenze tra gravità del male commesso e intensità della risposta sanzionatoria, il suo mantenimento (pur all'interno di una prospettiva che ravvisi nella rieducazione lo scopo vero della pena) permetterebbe Pag. 85di dosare le sanzioni in maniera corrispondente all'obbiettivo disvalore dei reati commessi perché vi è la necessità di distinguere le varie condotte concessive diversamente sanzionate. Le stesse considerazioni valgono anche in relazione all'inasprimento delle sanzioni previste per i reati di abuso d'ufficio e di peculato in quanto deve ritenersi alla luce di quanto sino ad ora osservato non proporzionato.
La prevenzione è uno dei fondamentali poli intorno a cui da sempre ruota il dibattito sul concetto e sulle funzioni della pena. La tesi che la pena serva a compensare o retribuire il male arrecato alla società con l'atto criminoso implica l'idea retributiva ovvero l'idea di proporzione tra entità della sanzione e gravità dell'offesa arrecata, tra misura della pena e grado della colpevolezza.
Il principio di proporzione oltre a caratterizzare l'idea generale di giustizia costituisce uno dei criteri guida che presiedono allo stesso funzionamento dello Stato di diritto, è per questa ragione che il principio in parola costituisce un parametro essenziale di qualsiasi teoria razionale e moderna della pena.
Nello stesso tempo la proporzione tra fatto e sanzione consente nella diversa ma complementare prospettiva della prevenzione speciale che il reo avverta la pena come giusta e che perciò assuma un atteggiamento di maggiore disponibilità psicologica verso il processo rieducativo. Oggi si concorda, infatti, all'interno di un'ottica di prevenzione generale, nell'osservare che la minaccia di una pena eccessivamente severa, comunque sproporzionata, può suscitare sentimenti di insofferenza nel potenziale trasgressore e alterare nei consociati la percezione di quella corretta scala di valori che dovrebbe riflettersi nel rapporto tra singoli reati e le sanzioni corrispondenti.
Traffico di influenze.
Altro aspetto negativo del disegno di legge in discussione è attinente al fatto che la condotta di traffico di influenza non è punita più severamente se è compiuta dal pubblico ufficiale e meno se è posta in essere dall'incaricato di un pubblico servizio. Anche in questo caso la diversificazione della pena viene effettuata al fine di garantire il principio di proporzione della pena sovra esposto.
A tal fine si osserva che i pubblici ufficiali rispetto agli incaricati di un pubblico servizio debbono avere una maggiore responsabilità nel caso di violazione dei rispettivi doveri dall'altro debbono assicurare ad essi una maggiore protezione di fronte alle possibili offese degli estranei in quanto i pubblici ufficiali esercitano mansioni più alte e delicate in quanto ai sensi dell'articolo 357 del codice penale sono coloro che formano o concorrono a formare la volontà dell'ente pubblico o comunque lo rappresentano di fronte agli estranei.
Il pubblico ufficiale doveva quindi essere prevista una pena diversa dall'incaricato di un pubblico servizio.
Da questo punto di vista la «proporzionatezza» tra fatto e sanzione avvertita come tale dal reo costituisce una promessa ineliminabile dell'accettazione psicologica di un trattamento diretto a favorire nel condannato il recupero della capacità di apprezzare i valori tutelati dall'ordinamento.
L'affidabilità di un complesso normativo penale dipende, infatti, in buona parte in questo come in altri campi, non solo dalla redazione di norme incriminatrici chiuse e circoscritte ma anche e soprattutto dalla sapiente «modulazione» dei diversi possibili tipi di sanzioni a disposizione dell'ordinamento, premesse indispensabili per un controllo giudiziario misurato ed efficace che non è stato effettuato.
Pertanto è necessario segnare i confini degli illeciti meritevoli del tipo di reazione potenzialmente più drastica a disposizione dell'ordinamento distinguendo infrazioni lievi da assegnare alla competenza di meri controlli interni e/o disciplinari, da illeciti di modesta gravità sui quali intervenire mediante la previsione di illeciti amministrativi o di reati puniti con pene meno gravi - come nell'ipotesi di promessa senza dazione - e da illeciti di gravità maggiore che nel rispetto delle proporzioni Pag. 86comparative dell'intero sistema giuridico riescano a far emergere con chiarezza un autentico bisogno di pena criminale come nell'ipotesi più grave della dazione.
Il successo perciò degli interventi riformatori sulla materia dipenderà prevalentemente dal risalto che nelle norme di incriminazione riescano ad assumere un livello comprensibile di dannosità e un altrettanto tangibile disvalore delle condotte dei soggetti pubblici. Come dire, in definitiva dall'evidenza di un'accettabile, ragionevole, condivisibile meritevolezza della pena.
Tutti i problemi che per mancanza di attinenza della condotta e suo dolo volontario porterà all'apertura di inevitabili voragini interpretative.
Per quanto riguarda infine le ipotesi non previste andranno sicuramente normati il mancato inserimento di altre ipotesi di reato in materia di reati contro la pubblica amministrazione, il riciclaggio, il voto di scambio e il falso in bilancio, si rileva che esso non rappresenta alcun ostacolo in quanto detti reati andranno disciplinati da provvedimenti futuri a carattere generale.
Infatti non sarebbe stato corretto inserirli in questo testo che ha linee precise dettate dalla Convenzione internazionale.
È una legge che sicuramente dobbiamo votare - così come abbiamo votato la fiducia - per l'Italia, certo, per il bene dell'Italia, che vogliamo mantenga e accresca il suo ruolo in sede internazionale per motivi economici e politici.
Ma come deputati in piena autonomia e indipendenza o come giuristi non possiamo esimerci dalle numerose critiche sulle singole norme con formulazioni dubbie che non sono nell'interesse della tutela dello Stato di diritto e delle garanzie di tutti i cittadini italiani di cui siamo convintamente sostenitori.
Quindi seppur con luci e ombre sotto il profilo di diritto penale sostanziale e procedurale, impegnandosi però a dar vita a future norme che integrino le lacune e migliorino il testo, il nostro gruppo voterà a favore dell'approvazione di questa legge.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO NICOLA MOLTENI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3900-A

NICOLA MOLTENI. Crediamo con questa riforma, con riferimento a questi due aspetti, di aver declinato al meglio o comunque di aver ovviato a principi deleteri per il mondo dell'avvocatura.
I parametri sostitutivi delle tariffe in caso di contenzioso fissati dal regolamento governativo sono sbagliati e infatti sono stati impugnati, la pattuizione del compenso attraverso il preventivo di massima era inapplicabile.
L'abolizione delle tariffe rischia di creare più precariato soprattutto per i giovani e meno qualità nelle prestazioni professionali. E quindi anziché favorire i cittadini si rischia di danneggiarli e ridurre la professionalità.
Anche con riferimento alla società di capitali si è intervenuti opportunamente da un lato garantendo il rispetto del principio del segreto professionale, dell'autonomia e dell'indipendenza dell'avvocatura prevedendo il modello associativo o le società tra professionisti senza escludere le società multidisciplinari ma sempre tra professionisti.
Crediamo infatti che le specificità e le particolarità di ogni professione debbano essere salvaguardate e tutelate.
Avere principi generali come quelli enucleati nel regolamento delle professioni fatto dal Governo, che devono valere indistintamente per tutte le professioni è profondamente sbagliato. Ogni professione deve determinare il proprio ordinamento in modo autonomo e indipendente.
Noi siamo per una professione e per una professionalità di qualità dove la meritocrazia deve essere prevalente, dove la preparazione, la formazione permanente e continuativa, la specializzazione attraverso il meccanismo duale, esperienza più corsi di specializzazione rappresentano fattori cardine nell'interesse dei cittadini.
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Principi questi previsti, opportunamente disciplinati nella riforma e che rappresentano aspetti che condividiamo.
Un professionista preparato, competente, costantemente aggiornato e specializzato è una garanzia di qualità professionale importante per i cittadini che si avvalgono delle prestazioni del professionista.
Ciò consente infatti di elevare la professione e di fidelizzare il rapporto di fiducia del cittadino nei confronti del professionista fiducia oggi fortemente a rischio anche per le politiche penalizzanti e preconcette del governo nei confronti degli avvocati.
L'avvocato deve essere preparato, competente ma deve anche rispettare un'etica e una moralità professionale, fondamentale il tema della deontologia. Per questo in tema di responsabilità professionale ben venga l'introduzione, derogata di un anno, dell'obbligatorietà dell'assicurazione contro i rischi derivanti dall'esercizio della professione a garanzia del cittadino e la possibilità di stipulare convenzioni collettive, rimane però che per giovani che si affacciano alla professioni ciò rappresenta un costo ulteriore significativo. Va a garanzia sua e del cittadino ma bisogna pertanto trovare strumenti di agevolazione nei confronti dei giovani anche per quanto riguarda l'avvio della professione e l'apertura degli studi professionali.
Ci sono alcune criticità che il mondo delle professioni e anche l'avvocatura lamentano ormai da anni e che la riforma non affronta: il tema della semplificazione, il tema della sburocratizzazione, il tema del pesante carico fiscale. Tutti temi che prima o poi andranno affrontati, e che noi della Lega ci siamo impegnati a discutere durante il convegno organizzato sabato scorso con il mondo ordinistico e non, per rilanciare e difendere un comparto di lavoratori che rappresenta un vettore fondamentale per lo sviluppo e la crescita del paese e del nord in particolare.
Noi vogliamo difendere i nostri professionisti, abbiamo a cuore il mondo delle professioni a differenza di un governo che li ha penalizzati e duramente indeboliti.
Per tutte queste ragioni il gruppo della Lega esprimerà un voto favorevole.
Il mondo dell'avvocatura è in fermento, ci sono scioperi, manifestazioni, contestazioni, molti provvedimenti del Governo sono stati impugnati; la mediazione obbligatoria è stata dichiarata incostituzionale per eccesso di deleghe, la riforma della geografia giudiziaria creerà più danno che benefici, il filtro in appello è contestato, la riforma forense nonostante le ombre e i limiti che contiene rappresenta l'unico momento di reclamo di modernizzazione dell'avvocatura e del sistema giudiziario.
Per tutte queste ragioni il gruppo della Lega voterà a favore.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4434-B - odg 9/10 464 458 6 230 8 450 39 Resp.
2 Nom. odg 9/4434-B/12 rif. 468 462 6 232 462 39 Appr.
3 Nom. Ddl 4434-B - voto finale 524 499 25 250 480 19 25 Appr.
4 Nom. Pdl 3900 e abb.-A - em. 47.900 479 474 5 238 467 7 27 Appr.
5 Nom. em. 47.2 476 469 7 235 15 454 27 Resp.
6 Nom. em. 47.4 482 478 4 240 14 464 27 Resp.
7 Nom. em. 47.700 482 478 4 240 11 467 27 Resp.
8 Nom. em. 47.8 485 479 6 240 11 468 27 Resp.
9 Nom. em. 47.800 489 485 4 243 474 11 27 Appr.
10 Nom. articolo 47 483 477 6 239 469 8 27 Appr.
11 Nom. em. 48.700 479 475 4 238 473 2 27 Appr.
12 Nom. em. 48.701 477 474 3 238 473 1 27 Appr.
13 Nom. em. 48.900 481 473 8 237 473 27 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 48 481 472 9 237 472 27 Appr.
15 Nom. em. 49.900 489 480 9 241 480 27 Appr.
16 Nom. articolo 49 489 479 10 240 478 1 27 Appr.
17 Nom. em. 50.2 487 478 9 240 25 453 27 Resp.
18 Nom. em. 50.900 484 475 9 238 472 3 27 Appr.
19 Nom. articolo 50 483 474 9 238 473 1 27 Appr.
20 Nom. articolo 68 480 477 3 239 477 27 Appr.
21 Nom. odg 9/3900 e abb.-A/1 471 435 36 218 66 369 27 Resp.
22 Nom. Pdl 3900 e abb.-A - voto finale 416 402 14 202 395 7 27 Appr.