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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 706 di giovedì 18 ottobre 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 8.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Donadi, Giancarlo Giorgetti, Lanzillotta, Leone, Letta, Migliori, Mussolini, Pianetta, Raisi, Stucchi e Tempestini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute (A.C. 5440-A/R) (ore 8,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea (Vedi l'allegato A della seduta del 17 ottobre 2012 - A.C. 5440-A/R).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5440-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà per tre minuti.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, la componente politica dei Repubblicani ancora una volta responsabilmente voterà a favore della fiducia al Governo Monti, però, diciamolo con franchezza, il ricorso al voto di fiducia - e non lo dico come fatto stantio, di ripetizione, ma è un dato che bisogna lasciare agli atti - continuo è una patologia del sistema democratico, anche se in questa occasione, come ha spiegato bene il Ministro della salute, la richiesta di fiducia è maturata perché, apro le virgolette, «dopo il lavoro Pag. 2in Commissione in quest'Aula sono stati presentati ben 350 emendamenti», mi pare di ricordare a memoria, «ed avendo il Governo tempi di conversione rigidi, la fiducia è stata inevitabile».
Purtroppo sappiamo che non sarà l'ultimo, questo è il dato politico, voto di fiducia, da qui la considerazione e la preoccupazione, signor Presidente, signor Ministro, dei Repubblicani perché se una scelta eccezionale, come il ricorso alla fiducia, è ormai diventata una prassi normale ciò vuol dire che la vita democratica del Parlamento è sotto tutela.
Chiediamo alle maggiori forze politiche rappresentate in Parlamento di affrontare questo nodo, lo chiediamo al Governo ma lo chiediamo anche ai gruppi parlamentari del Partito Democratico e del Popolo della Libertà perché sono le maggiori forze politiche. Signori parlamentari, colleghi, l'Europa ci pone di fronte a scelte che dobbiamo essere capaci di affrontare, scelte che riguardano non solo e non tanto la legge elettorale e le possibili alleanze, bensì l'assetto fondamentale della nostra Repubblica.
Nel merito del decreto-legge in esame, i Repubblicani condividono, signor Ministro, la volontà di procedere ad un riassetto del sistema assistenziale e di alcuni aspetti della cosiddetta governance del personale dipendente del Servizio sanitario nazionale, così come sosteniamo la necessità di completare la riqualificazione e realizzazione dell'assistenza farmaceutica.

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, la invito a concludere.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Alle regioni viene riconosciuto il compito di definire l'organizzazione dei servizi territoriali di assistenza primaria e nel farlo si dice che verrà privilegiata la costituzione di reti poliambulatoriali; qui il nostro dubbio, signor Ministro: ma quanto costeranno? Noi abbiamo una vecchia esperienza, per mettere in rete quello che il Governo si propone...

PRESIDENTE. Onorevole Ossorio, deve concludere.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, concludo. Credo che i costi saranno esorbitanti, da qui qualche nostra preoccupazione. Comunque, riaffermo il voto favorevole della componente politica dei Repubblicani sulla questione di fiducia posta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. La presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor Ministro, la salute è una priorità che il Paese non può permettersi di accantonare mai, per nessun motivo. Rammentare questo, a lei in particolare signor Ministro, forse è troppo. La salute condiziona l'espressione delle capacità individuali, la possibilità di ciascuno di sviluppare la propria autonomia e di partecipare alla vita della comunità. È un bene fondamentale della persona, è un diritto. Se non è pienamente garantito, non vi sono rispetto della dignità umana, uguaglianza delle opportunità, sicurezza, e non possono esserci né crescita economica, né sviluppo sociale e culturale.
Il decreto-legge fonda il suo obiettivo su questa consapevolezza, persegue un più alto livello di tutela della salute, ravvisando in esso uno strumento concreto per lo sviluppo del Paese. Ne abbiamo perciò condiviso da subito lo spirito e dato il nostro convinto contributo al perfezionamento del testo in sede di Commissione affari sociali. Oggi, come Alleanza per l'Italia, ci apprestiamo a votare la fiducia.
La riorganizzazione delle cure primarie ed il rafforzamento del ruolo della medicina di prossimità costituiscono scelte innovative e responsabili, promettono un'assistenza Pag. 3tempestiva ai cittadini e creano il terreno per un risparmio ed una migliore utilizzazione delle risorse professionali e finanziarie, sebbene siamo consapevoli della complessità del processo che si dovrà mettere in atto. È positivo quindi il giudizio sugli interventi in tema di intramoenia e sugli effetti di fidelizzazione dei pazienti e dei sanitari rispetto alla struttura, mirati a produrre benefici per i cittadini, i medici e le stesse aziende sanitarie.
Condividiamo anche le misure in tema di governo clinico e di trasparenza della nomina dei vertici apicali delle aziende sanitarie. Abbiamo detto a più voci che la politica non deve occuparsi di individuare i direttori generali e i primari d'ospedale, la cui selezione deve essere saldamente ancorata a criteri curriculari, tecnici e di merito.
Il provvedimento recepisce l'importanza della gestione dei rischi sanitari tra le attenzioni quotidiane delle aziende e segna un passo avanti significativo occupandosi anche di ludopatia, un fenomeno che ha assunto negli ultimi tempi, complice la crisi economica, le dimensioni di una vera emergenza sociale. È stata accolta la nostra proposta di coinvolgere la scuola primaria e secondaria nella promozione di iniziative educative tese a diffondere tra i giovani il significato autentico del gioco, che non ha nulla a che vedere con l'azzardo.
I drammi che si sono consumati sui campi sportivi anche in tempi recenti hanno reso opportuna una disciplina attenta degli interventi emergenziali da praticare. È bene prevedere l'effettuazione dei controlli sanitari sui praticanti e le dotazioni dei defibrillatori da parte delle società sportive. Occorre però evitare che dalla norma nasca una corsa all'acquisto di tali mezzi con tutto quello che ne deriva.
Auspico che le linee guida previste dal provvedimento siano ampiamente condivise e chiare sul punto dell'individuazione del set minimo di dotazione di sicurezza e del suo corretto uso. Confido anche che possa essere riconsiderata la scelta di non dotare di defibrillatori gli istituti di istruzione, le università e gli altri gestori.
Svolgo una considerazione finale sull'edilizia sanitaria pediatrica. Era stata accolta in Commissione affari sociali la nostra sollecitazione per adeguare le strutture ospedaliere alle esigenze dei bambini ricoverati nelle unità pediatriche e dei genitori che li assistono. I rilievi della Commissione bilancio ne hanno purtroppo bloccato l'iter. Il tema però resta; e trovo sia segno di progresso assicurare un ambiente decoroso ai bambini ricoverati - gli stimoli ambientali sono parte integrante del sistema di cura - e garantire un soggiorno dignitoso e confortevole ai genitori che li assistono. Con questo decreto-legge siamo convinti che dei passi avanti si stiano per compiere, dei passi avanti per migliorare il sistema sanitario. Per questo, Ministro, le assicuriamo tutto il nostro appoggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iapicca. Ne ha facoltà.

MAURIZIO IAPICCA. Signor Presidente, signor Ministro, noi di Grande Sud-PPA esprimiamo apprezzamento all'iniziativa del Governo, come abbiamo fatto sempre da quando lo stesso si è insediato. Abbiamo sempre appoggiato il Governo Monti e lo faremo anche sulla materia sanitaria, perché, grazie anche al lavoro parlamentare delle Commissioni, si sono affrontate problematiche al fine di raggiungere importanti obiettivi. I più rilevanti, che per il breve tempo a disposizione possiamo sinteticamente enunciare, sono quelli del risparmio e dell'efficienza. Il risparmio è necessario dal momento che lo spreco è una piaga che non solo tormenta il sud Italia, ma anche il resto della nazione. L'efficienza delle strutture è altrettanto importante, perché assistiamo a problemi di accoglimento da parte degli ospedali e delle aziende sanitarie pubbliche, che non riescono a soddisfare in maniera esaustiva le esigenze dei nostri cittadini, che comunque pagano le tasse e le pagano in maniera più che proporzionale. Pag. 4
L'articolo 1 del provvedimento stabilisce disposizioni in tema di riordino dell'assistenza territoriale e di mobilità del personale delle aziende sanitarie. Le regioni definiscono l'organizzazione dei servizi territoriali di assistenza primaria promuovendo l'integrazione con il sociale anche con riferimento all'assistenza domiciliare e con i servizi ospedalieri, prevedendo forme organizzative monoprofessionali e multiprofessionali.
Poniamo l'accento sull'articolo 3, che disciplina alcuni aspetti della responsabilità professionale stabilendo il principio che l'esercente la professione sanitaria nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale, e non risponde penalmente per colpa lieve, salva la determinazione del risarcimento del danno previsto dalla legge.
Sono comunque ribaditi e previsti i contratti di assicurazione. È comunque prevista l'istituzione di una unità di risk management. Un aspetto molto importante è che vengono definiti gli strumenti e le modalità di valutazione dei dirigenti medici e sanitari, e questo è quello che più ci preme per assicurare una omogeneità della valutazione dell'attività dei direttori generali. Questo viene demandato alle regioni in sede di Conferenza per definirne i criteri e i sistemi. Quindi una commissione individuerà i candidati idonei e la scelta verrà effettuata dal direttore generale con l'obbligo di una motivazione analitica qualora si discosti dal criterio del miglior punteggio.
Andando avanti nell'esame del provvedimento poniamo l'accento sull'attuazione di misure in materia di edilizia sanitaria, per sviluppare il coinvolgimento del capitale privato nei lavori di ristrutturazione, di realizzazione di strutture ospedaliere, per semplificare l'applicazione delle varie normative, quali quelle antincendio, alle strutture sociosanitarie pubbliche e private, per accelerare, ancora, l'utilizzazione delle risorse per la realizzazione di strutture di accoglienza dei detenuti degli ex ospedali psichiatrici giudiziari.
Ancora, l'articolo 7 reca disposizioni in materia di vendita di prodotti del tabacco e di bevande alcoliche, disposizioni relative all'attività sportiva non agonistica, nonché misure di prevenzione per contrastare la ludopatia, una «dipendenza senza sostanze» come è stata definita dall'Istituto superiore di sanità che può divenire una autentica malattia sociale se non affrontata idoneamente con mezzi di informazione e prevenzione.
Inoltre, in materia di farmaci si è lavorato per inserire disposizioni che snelliscono alcuni adempimenti finora richiesti per la produzione e immissione in commercio dei medicinali. Esse intendono assicurare su tutto il territorio nazionale l'erogazione e l'utilizzo uniforme dei medicinali innovativi di particolare rilevanza, garantendo la parità di trattamento di tutti gli assistiti nei vari ambiti regionali.
Molto importante è l'articolo 11-bis, inserito durante l'esame in Commissione, che vieta il trasferimento per atto tra vivi dell'autorizzazione sanitaria all'esercizio della farmacia in caso di condanna con sentenza di primo grado per il reato di truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale fino a sentenza definitiva. Si è posta l'attenzione anche sulle procedure di classificazione dei medicinali e, quindi, le aziende farmaceutiche possono presentare all'Aifa la domanda soltanto dopo aver ottenuto l'autorizzazione alla immissione in commercio dello stesso medicinale. Si è posto l'accento anche in materia di medicinali omeopatici.
In questo decreto sottolineiamo anche l'importanza del trasferimento alle regioni delle funzioni di assistenza sanitaria del personale navigante marittimo e dell'aviazione civile. Noi di Grande Sud-PPA, in conclusione, confermiamo la fiducia a questo decreto sottolineando l'importanza dell'argomento e la necessità di attuazione immediata al fine di risollevare il livello sanitario nazionale evitando le differenze tra le singole regioni e la migrazione dei cittadini dal sud al nord e anche all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, quella che ci accingiamo a votare oggi è la quarantesima fiducia posta dal Governo Monti in soli 11 mesi di legislatura; un record che per la politica, quella con la «P» maiuscola, e per il Parlamento, sempre quello con la «P» maiuscola, ha il sapore della sconfitta. La sconfitta della democrazia e dei suoi valori più alti, quelli sanciti dalla nostra Carta costituzionale.
A nulla sono serviti i richiami del Capo dello Stato su questo abuso al ricorso al voto di fiducia e alla decretazione d'urgenza che, come sappiamo tutti, è prevista dall'articolo 77 della Carta costituzionale solo per i casi di necessità ed urgenza. In sintonia con i dettami costituzionali, attraverso quattro formali messaggi alle Camere, di cui l'ultimo risale appena a due mesi fa (ricordiamo che era l'8 agosto del 2012), il Quirinale ha stigmatizzato un abuso che esautora le Camere dal loro potere. A nulla sono servite le parole di Giorgio Napolitano, che auspicava un pieno rispetto e un libero svolgimento del ruolo del Parlamento. Anzi, il Governo dei tecnici ha continuato - e temo continuerà - a sfornare decreti-legge e a chiedere fiducia approfittando di quello che i costituzionalisti avevano pensato come uno strumento straordinario, da usare soltanto nei casi imprevedibili.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, qui si sta cambiando di fatto la Carta costituzionale. Il potere legislativo si sta spostando dalla sua sede naturale, il Parlamento, al Governo, anche quando la materia è squisitamente tecnica. Anche in questo caso il Governo decide per tutti attraverso un decreto-legge che non tiene in alcun conto del contributo dei parlamentari, deputati e senatori. Il decreto-legge arriva in Aula frettolosamente per il «voto estremo». È così o andate a casa. Va bene la crisi economica, va bene l'emergenza, è un'emergenza quotidiana, ma 40 questioni di fiducia in 11 mesi non possano essere giustificate. Il Governo Prodi, in carica per 23 mesi, ha chiesto la fiducia 28 volte, con una media di 1,16 al mese. Più o meno come ha fatto il Governo Berlusconi che vi ha fatto ricorso 53 volte con una media analoga di 1,26 volte al mese. Con il Governo Monti - e siamo ripeto al quarantesimo voto - in 11 mesi abbiamo una media di 3,7, il triplo rispetto ai Governi Prodi e Berlusconi. È veramente un abuso.
Con questa fiducia, in nome della crisi, si sacrifica la democrazia parlamentare. Una vergogna per un Paese che si professa democratico, ma che poi non dà al Parlamento gli strumenti per esercitarla questa democrazia. Una vergogna maggiore se ad essere sottoposti a voti di fiducia sono provvedimenti per i quali saranno i cittadini, e sempre loro, a pagare. Quella che stiamo oggi votando, per esempio, è la fiducia ad una riforma sanitaria e mi fa sorridere soltanto pronunciarla la parola riforma, senza né capo né coda, ma, soprattutto, senza soldi. Signor Ministro, mi rendo conto che lei ha cercato in ogni modo di dare vita ad un testo che potesse essere degno di una riforma del sistema sanitario nazionale, ma mi rendo altrettanto conto di quanto le sue siano rimaste soltanto belle parole. Parole che dall'annuncio del decreto ad oggi hanno perso forza, hanno perso spessore. E poi perché, signor Ministro, lei ricorre ancora una volta al decreto-legge per un provvedimento che, proprio per la sua portata, avrebbe dovuto essere frutto di studio, di condivisione e di lavoro da parte di tutti i gruppi politici? Un provvedimento che ha l'ambizione di intervenire in settori della sanità italiana importanti sui quali - penso proprio al governo clinico - ci sono almeno quattro anni di duro lavoro delle Commissioni e di tutti i deputati, della maggioranza e dell'opposizione. Dove sono queste motivazioni di necessità ed urgenza, quelle che richiede la Costituzione per emanare un decreto di questo tipo? Forse vuole dire che stabilire la percentuale di frutta nelle bevande analcoliche è una misura urgente e necessaria in questo momento? (Applausi dei deputati del Pag. 6gruppo Italia dei Valori). Penso proprio di no. Ma se qualcosa di necessario ed urgente in questo decreto ci fosse stato, l'ultimo colpo di spugna l'ha dato la Commissione bilancio, che ha dato vita ad un testo che oggi siamo costretti a digerire senza alcuna possibilità di intervento.
Ma se scendiamo nel dettaglio di tutto ciò che era stato emendato in XII Commissione, anche grazie al contributo dell'Italia dei Valori, tutto è stato smontato dal parere delle Commissioni, che si sono spesso «ficcate nel merito» delle decisioni, sono entrate proprio nello specifico e si sono nascoste dietro il vincolo della neutralità finanziaria. Sono stati eliminati degli emendamenti e dei commi preziosi e parlo, per esempio, di quelli che prevedevano la maggiore trasparenza nei pagamenti delle prestazioni in intramoenia e la corresponsione di emolumenti ai medici e ai sanitari in tempi accettabili (pensavamo tre mesi). È stato eliminato il fondo per contrastare la ludopatia, una vera piaga del nostro Paese che, proprio lei, Ministro Balduzzi, sembrava avere così a cuore. Ma ancora di più parlo della lotta serrata alla medicina difensiva, che danneggia il nostro sistema sanitario nazionale logorando quel rapporto che c'è tra medico e paziente, un rapporto fiduciario che oggi non c'è più.
Avremmo voluto approfittare del suo provvedimento per inserire finalmente l'obbligo di stipulare polizze assicurative di responsabilità civile da parte delle strutture sanitarie e del personale sanitario per eventuali danni subiti dai pazienti, che adesso non saranno più tutelati. In questo modo avremmo tutelato al contempo i medici nell'esercizio della loro professione e i cittadini stessi, dando loro modo di affidarsi con maggiore sicurezza alla sanità italiana. Avremmo potuto anche approfittare di questo intervento per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute, così come si chiama, per mettere la parola «fine», una volta per tutte, al legame perverso che lega la sanità alla politica, intervenendo duramente e drasticamente sulle nomine dei direttori generali delle nostre ASL. Invece niente, niente di questo è stato fatto. Il risultato è una riforma fatta su misura non per i cittadini, ma per adattare la sanità italiana alle esigenze di bilancio, dove l'appropriatezza terapeutica e il diritto alla salute, quello sancito dall'articolo 32 della Costituzione, vengono completamente ignorati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
È un provvedimento inutile, che spiana anche la strada ad una nuova stretta sulla sanità del nostro Paese, il quale sarà purtroppo costretto a subire la legge della stabilità, una nuova manovra economica che porterà - non secondo noi, ma secondo Il Sole 24 Ore - a 34 i miliardi che vengono tagliati al comparto sanitario per il periodo 2012-2015 (facciamo riferimento anche ai tagli fatti ovviamente dal Ministro Tremonti del Governo Berlusconi).
Vedete, onorevoli colleghi, noi dell'Italia dei Valori la differenza fra questo Governo e quello che l'ha preceduto facciamo fatica a vederla. Il modus operandi, purtroppo, è esattamente lo stesso: l'esautorazione dei poteri del Parlamento, l'abbattimento della democrazia e tagli in tutti quei settori che, al contrario, avrebbero bisogno di risorse, primo fra tutti la sanità. Tagliare sulla sanità significa tagliare sul diritto alla salute dei cittadini, di tutti i cittadini. Con queste premesse, l'Italia dei Valori non può che votare contro l'ennesima richiesta di fiducia di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signora Presidente, signor Ministro, noi ci troviamo ancora una volta di fronte ad una richiesta di fiducia connessa ad un provvedimento incardinato in un decreto-legge. Dobbiamo ancora una volta rilevare la nostra insoddisfazione per il ricorso, ormai ripetuto, a porre il Parlamento di fronte a riforme che hanno una grande valenza e che sono per molti versi strutturali con uno strumento assolutamente inadeguato. Lo diciamo perché, pur nella consapevolezza della fase che stiamo attraversando, che è Pag. 7caratterizzata dalla presenza di un Governo tecnico, non abbiamo perso di vista l'importanza e la centralità del Parlamento e continuiamo a sostenere quanto sia assolutamente importante, pur nella crisi attuale profonda, che orizzontalmente attraversa la politica italiana, ridare centralità al Parlamento, recuperarne dignità e soprattutto consentire al Parlamento di intervenire in maniera concreta in quelle che sono scelte di fondo che poi si ripercuotono sulla intera cittadinanza. Noi non abbiamo apprezzato, anche in altre occasioni, il ricorso al voto di fiducia e la decretazione d'urgenza, tant'è che ancora oggi siamo alle prese con non poche conseguenze negative, legate anche alla fretta con cui alcune riforme strutturali sono state imposte al nostro Paese. Colgo la presenza del Ministro del lavoro accanto al Ministro della salute e il Ministro del lavoro sa con quale difficoltà oggi ci si stia confrontando per risolvere problemi connessi ad una radicale riforma che ha interessato il sistema pensionistico italiano, per cercare di correggere e di rispondere ad alcuni problemi che proprio quella riforma, per mancanza di una norma transitoria, ha purtroppo provocato.
Lo dico, perché credo che non sfugga ai tecnici del Governo il fatto che riforme di grande portata, che implicano anche cambiamenti radicali, pur necessari - qui la politica deve fare ammenda del ritardo che ha registrato nel non affrontare alcune questioni sostanziali per il nostro Paese -, riforme di questa natura, purtroppo, richiedono anche alcuni momenti di sedimentazione per essere non solo condivise, ma per essere fatte nella maniera adeguata.
Lei, signor Ministro, si è trovato a dover affrontare il tema di una riforma sanitaria - perché di questo stiamo parlando -, impostandola correttamente, anche in termini di cambiamento del tessuto normativo e della organizzazione complessiva del nostro sistema sanitario rispetto ad un cambiamento della domanda sanitaria e rispetto a quella che è l'incongruità circa una domanda sanitaria diversamente qualificata rispetto al passato, che, anche per innalzamento dell'età media della vita e per tutto quello che oggi riguarda anche l'approccio rispetto ai temi che attengono alle malattie rare, pone oggi, dal punto di vista della sua fisionomia di domanda, un complesso di problemi che richiede un adeguamento strutturale del nostro sistema sanitario.
Ma si è trovato a dover fare questo in una condizione economica e finanziaria inadeguata a poter supportare completamente una riforma così profonda e così intensa. Il limite finanziario è all'interno di questa normativa, in qualche modo, lo accompagna in tutte le sue parti, e questo, pur nella consapevolezza dello stato nel quale noi ci siamo trovati e che stiamo attraversando, ci pone molti interrogativi sulla bontà e sulla efficacia di questo tessuto riformatore che, con grande attenzione, è stato portato avanti anche in un confronto molto serrato con le Commissioni, dove, è vero - qualche deputato lo ha ricordato nei giorni scorsi -, forse, per la prima volta, sono venute in evidenza due culture diverse rispetto all'approccio alla questione sanitaria nel nostro Paese: la cultura di chi oggi vuole rafforzare il rapporto tra paziente e medico e il rapporto di chi vede un rafforzamento del paziente con un sistema multidisciplinare e multiprofessionale, molto più congeniale a quella domanda diversa, qualitativa che oggi pone la sanità non solo nel nostro Paese, ma direi a livello europeo.
E pur tuttavia, anche nella bontà di alcune scelte, che noi non abbiamo difficoltà a riconoscere, il fatto che ci sia stata una definizione delle libere professioni intramoenia, che si sia andati verso la depenalizzazione della colpa lieve, che ha angosciato per molto tempo anche le stesse capacità professionali e, quindi, ha in qualche modo rafforzato quella linea di difesa rispetto alla libertà che deve avere il professionista, il medico quando è chiamato non solo a curare il paziente, ma anche a dover capire le radici della malattia; la istituzione del risk management, la individuazione di situazioni e di prestazioni sanitarie potenzialmente rischiose, Pag. 8l'Osservatorio per il monitoraggio, la revisione del prontuario farmaceutico, sono tutti aspetti sicuramente positivi di questa riforma.
Ma ci sono altre questioni che noi vorremmo brevemente porre alla sua attenzione, signor Ministro, e che non ci portano ad essere completamente soddisfatti di questo tessuto normativo. Le parlo, in questo caso, da presidente della Commissione lavoro della Camera: vede, finalmente, è stata espunta dal provvedimento quella norma che, in qualche modo, andava a determinare un regime pensionistico speciale per i dirigenti e i professionisti che operano nelle ASL, nelle aziende sanitarie locali. Vede, la cosa che angoscia è che abbiamo dovuto lottare per imporre un principio sacrosanto, che è quello di una parità di condizione di tutti i soggetti che operano nel nostro Paese.
Infatti, mentre al suo fianco c'è un Ministro che si batte correttamente per un sistema pensionistico uguale per tutti e per un allungamento della permanenza nel mondo del lavoro uguale per tutti, c'è chi, nel nostro Paese, continua a pensare di poter essere, invece, fuori da questo schema e pensa che ci debba essere sempre una deroga alla deroga, fino al punto di ritenere, poi, che questa norma possa venire espunta; questo mi angoscia, è una critica che faccio evidentemente a noi stessi, al Parlamento e anche alla Commissione bilancio, che è intervenuta soltanto perché il problema riguardava ancora l'elemento della copertura finanziaria e non la sostanza della questione sulla quale, evidentemente, noi ci eravamo fermati come Commissione. Siamo contenti che quelle condizioni siano state recepite, ma notiamo questa dimenticanza o questa frettolosa argomentazione che non ci convince sotto il profilo proprio di quelle che sono le filosofie che sottendono alcune riforme strutturali.
Ancora, uno degli elementi portanti che abbiamo cercato, in qualunque maniera, di mettere all'interno degli emendamenti che il nostro rappresentante di Popolo e Territorio in Commissione affari sociali ha cercato di far approvare - e che oggi, nel momento in cui parleremo del provvedimento, si soffermerà su emendamenti che non sono stati accolti e che pur tuttavia cercavano, in qualche modo, di imprimere un'accelerazione in quel passaggio sostanziale che è all'interno anche della filosofia del provvedimento che stiamo votando - e che riguarda l'integrazione tra l'elemento privato e l'elemento pubblico del sistema sanitario: l'elemento di misurazione dello standard di quello che deve servire oggi a far sì che non si abbiano tante sanità diversificate nelle diverse regioni, ma che si abbia un costo di riferimento unitario che, questo sì, abbatterebbe enormemente i costi enormi della sanità. Lei si è dovuto confrontare con un sistema che, purtroppo, è ancora ancorato in quella imbecillità del Titolo V della nostra Costituzione, che prima lo smantelliamo e meglio sarà se vogliamo ridare dignità al nostro Stato e centralità alla nostra salute.
È per queste ragioni che noi ci asterremo rispetto al provvedimento sul quale il Governo oggi pone la questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, illustre Ministro, il provvedimento che ci apprestiamo oggi a votare rappresenta un punto di approdo normativo importante, necessario e, lo ribadisco ai miei colleghi, emergenziale. Ricordo le questioni poste, le continue questioni di fiducia; forse i miei colleghi hanno dimenticato le origini di questo Governo anche e soprattutto in uno scenario in cui si assiste a un mutamento strutturale del Servizio sanitario nazionale e a una rimodulazione delle risorse ad esso orientate, a cui si aggiunge un'evoluzione della configurazione delle patologie e dunque un'esigenza rinnovata di adeguare nuovi livelli assistenziali a queste.
Il lavoro è stato complesso, senza dubbio, ma la consapevolezza dimostrata nelle sedi opportune dai colleghi, unita alla Pag. 9volontà di definire una normativa chiara e adeguata ad una materia certamente complessa, hanno condotto a rispettare i tempi dettati dall'urgenza; anche per questo ci tengo ad esprimere soddisfazione per il lavoro svolto dai colleghi della XII Commissione (Affari sociali) e per la disponibile collaborazione manifestata dal Governo. Un lavoro, questo, che ha tenuto conto di più voci, dei referenti auditi, come i rappresentanti delle associazioni di categoria e delle Conferenze delle regioni e delle province autonome, e che ha portato alla presentazione di una quantità significativa di emendamenti. Tutto ciò ha favorito una discussione articolata, che ha portato, certamente, a migliorare la norma; non mancano, però, da parte nostra alcune rilevanti indicazioni. Innanzitutto, ci preme sottolineare che avremmo gradito un po' più di coraggio in riferimento alla disciplina di cui all'articolo 4 del presente provvedimento, che disciplina le modalità di nomina dei direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio sanitario regionale e le modalità di conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa.
La selezione dei primari verrà effettuata da una commissione composta da tre colleghi, individuati tramite sorteggio da un elenco nazionale costituito dall'insieme degli elenchi regionali dei direttori di struttura complessa. La commissione, così composta, dovrà fornire tre nominativi al direttore generale dell'azienda, che individuerà tra questi il candidato da nominare, senza però l'obbligo di tener conto della graduatoria all'atto della nomina. Egli può quindi indicare un candidato con punteggio inferiore motivando la scelta con una semplice relazione analitica. Siamo convinti in verità che la politica debba porsi il problema della reale e totale indipendenza dei professionisti sanitari. Sarebbe stato opportuno prevedere altri meccanismi di scelta molto meno aperti all'intervento discrezionale tipico della politica, magari anche attraverso l'indizione di procedure concorsuali o comunque attraverso strumenti di valutazione delle competenze e delle professionalità dei candidati. Abbiamo notato, inoltre, con rammarico, che è stato eliminato del tutto il riferimento all'età anagrafica per la selezione dei direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio sanitario regionale, con la conseguenza che sarà possibile diventarlo anche oltre l'età di accesso alla quiescenza prevista dalla normativa vigente. Non sono trascurabili questi aspetti, perché dietro una gestione manageriale vincente e capace si nasconde una struttura altrettanto vincente e capace.
Bisogna garantire piena armonia tra l'esigenza di assicurare qualità ed efficienza al servizio sanitario, con quella di rinnovare completamente il sistema manageriale, garantendo altresì un adeguato effettivo ricambio, anche generazionale, dei profili dirigenziali.
Altro aspetto rilevante che vogliamo evidenziare è quello che attiene alle ludopatie. Sappiamo bene come l'attuale situazione economica induca alcune persone a cercare strade azzardate per reperire denaro, e tra queste c'è senza dubbio quella del gioco, una sorta di tassazione indiretta che riguarda in particolare i ceti medio-bassi. In questo Paese vengono spesi nel gioco circa 80 miliardi di euro l'anno, secondo i dati del 2011. Questo è un dato in crescita, un dato enorme, che va certamente a nutrire le casse dello Stato, ma che deve mettere in allarme quanti nello Stato hanno anche una responsabilità etica. Questo provvedimento affronta il tema, in particolare, dal punto di vista della pubblicità e della divulgazione dei rischi dovuti al gioco, e si propone di accrescere la tutela dei minori. Noi chiediamo al Governo di proseguire questo lavoro, che non può limitarsi ai buoni propositi forniti dalle norme, ma deve attivarsi in modo perentorio il meccanismo dei controlli. Siamo contenti, inoltre, che si sia affrontato il tema del fumo e dell'alcool: è lodevole l'intervento volto a limitare la vendita di bevande alcoliche e prodotti da tabacco ai cittadini minorenni. Sappiamo, tuttavia, che con pochi e semplici espedienti è facile aggirare questa norma. L'intenzione, anche qui, può trovare applicazione efficace solo se seguita Pag. 10da controlli minuziosi e tenaci. Devono servire questi a valutare il grado di rispetto delle disposizioni indicate da parte di rivenditori ed acquirenti, perché il grado di attenzione a norme come queste dipende quasi esclusivamente dall'andamento del senso civico individuale.
Tuttavia, intendo soffermarmi con qualche riflessione sull'articolo 3 del presente provvedimento così riformulato. La responsabilità del sanitario verrebbe limitata ai soli casi di dolo e colpa grave; viene esclusa quindi la colpa lieve in presenza di un danno al malato nel caso in cui il medico dimostri di essersi attenuto alle indicazioni fornite dai criteri e dalle buone pratiche ospedaliere di vocazione universale dei protocolli diagnostici e terapeutici. Ma di certo non sfugge il fatto che in questo modo si rischia di legittimare il medico come mero esecutore di protocolli e di linee guida, senza che venga ascoltato il paziente, senza che si tenga conto delle sue particolarità.
L'auspicio adesso è che i giudici applichino in maniera corretta questa norma, senza che venga svilito il diritto del malato ad essere ascoltato e curato nel migliore dei modi. Su questo aspetto ovviamente sarà il caso di vigilare. Infine, rivolgiamo, noi di Futuro e Libertà, un invito al Governo, un invito che è strettamente connesso al provvedimento su cui si chiede la fiducia, se è vero, come si annuncia, che questo Governo intende mettere mano al Titolo V, per rivedere il delicato tema della ripartizione delle competenze tra i diversi livelli esecutivi.
Allora auspichiamo che questo Governo voglia lavorare insieme al Parlamento ad una organizzazione omogenea del sistema sanitario su tutto il territorio nazionale, con il fine ultimo e nobile di garantire pari livelli di tutela e di servizi a ciascun cittadino italiano. Con questo auspicio intendiamo evidenziare il nostro voto di fiducia al provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, c'è una premessa che mi sembra importante porre come punto di partenza. Il nostro sistema sanitario nazionale ha un urgente bisogno di essere riformato per almeno tre ragioni fondamentali: prima di tutto perché stanno cambiando i bisogni di salute dei cittadini in un contesto sociale in rapida evoluzione. Emergono nuovi problemi di salute legati all'allungamento della vita, c'è un aumento della cronicità e mutati stili di vita stanno creando nuove patologie che vanno dall'obesità alle tante forme di dipendenza (alcool, fumo, droghe ed ora anche gioco d'azzardo).
C'è un secondo motivo, legato al lievitare dei costi della sanità, dovuto ad uno sviluppo tecnologico sempre più accelerato e al concomitante ridursi delle risorse economiche in tempi di crisi, che rendono impossibile tollerare qualunque tipo di spreco e qualunque possibile forma di inefficienza.
E poi vi è un terzo fatto, direi, di gravità inaudita: ciò che recentemente è accaduto conferma come nella sanità si possa annidare una corruzione diffusa che sottrae risorse ai malati, e questo la rende ancor più scandalosa.
Per questo motivo, in questo provvedimento, esaminato con attenzione da parte di tutti i membri di tutte le Commissioni, sono entrate nel merito molte cose che meritano di essere valorizzate e di essere portate all'attenzione di tutti. Voglio sottolinearne alcune: prima di tutto la sostanziale difformità di approcci tra chi ha posto la tutela della salute dei cittadini al centro della sua attenzione, e quindi ha considerato l'economia strumentale al raggiungimento di questo obiettivo, e chi invece ha messo in primo piano il tema del bilancio e ha considerato la salute una sorte di corollario di questo primo e principale obiettivo.
Questa è la vera sfida che ci attende nel prossimo futuro e che dovrà caratterizzare non solo la nostra economia, ma anche il nostro modello di civiltà. Fino a che punto il criterio guida delle decisioni deve avere la cifra prevalente dell'economia? E fino a che punto invece dovranno essere i bisogni Pag. 11di salute e di solidarietà a dare la linea alla politica? Fino a che punto, per esempio - è stato uno dei punti più accesi del dibattito - è tollerabile che il gioco d'azzardo faccia da volano all'economia, sfruttando vizi e debolezze dei cittadini? E fino a che punto, invece, la politica deve riappropriarsi di una sua dimensione etica reale che investe nell'educazione e nella prevenzione del disagio sociale che cura chi è vittima di un sistema distorto di valori?
Il confronto con la V Commissione (Bilancio) è stato in molti momenti drammatico, soprattutto quando si è compreso che il Governo non intendeva rinunziare in nessun modo al gettito economico proveniente dal gioco d'azzardo e per questo rifiutava anche alcuni interventi che avevano un esplicito carattere dissuasivo. C'è una evidente e diversa visione della sanità che la Commissione avrebbe voluto orientare in modo più virtuoso verso i bisogni reali dei cittadini.
Ad alcuni di noi il provvedimento appare, quindi, ancora insufficiente ed approssimativo, ma ciò nonostante è opportuno valorizzarne le proposte che possono più e meglio contribuire ad un miglioramento della gestione del sistema sanitario nazionale. Voglio elencare rapidamente le cose che ci piacciono del decreto. Voglio davvero che si possa guardare a questa decisione che prenderemo tra poche ore, come a una decisione presa con consapevolezza e nella speranza di estrarne tutto il bene possibile nel passaggio alla fase attuativa.
Ci è piaciuto molto concepire la sanità, con il suo portato di conoscenza e di innovazione, come un volano per la crescita complessiva del Paese, anche sotto il profilo economico, una sanità come investimento e non solo come costo. Ci è piaciuto il tentativo di superare l'antico scollamento tra medicina territoriale e medicina ospedaliera, sollecitando i medici di medicina generale ad organizzarsi in forme associative diverse, funzionanti 24 ore su 24, compresi i festivi e prefestivi.
Se questo obiettivo riuscirà lo sapremo solo a partire dal 2015, ma se così fosse il malato avrebbe ritrovato quella continuità di cure che tutti auspichiamo profondamente. Ci è piaciuto il recupero della dimensione sociale dell'assistenza, gravemente penalizzata dai Governi precedenti che avevano praticamente azzerato le risorse a disposizione delle politiche sociali e che invece qui vengono recuperate, sia pure nell'interfaccia sociosanitaria. Non è tutto, ma è già qualcosa.
C'è piaciuta la valorizzazione dell'intero complesso delle figure professionali che costituiscono il pianeta sanità e che da ormai vent'anni, da quella famosa prima riforma, quella del decreto legislativo n. 502 del 30 dicembre 1992, sono professionisti sanitari che condividono con i colleghi medici spazi e tempi di formazione universitaria e di formazione professionale. La loro presenza nel collegio di direzione contribuirà certamente a umanizzare e qualificare sempre più e sempre meglio l'assistenza.
C'è piaciuto il fatto che nel governo clinico siano più chiare le modalità della nomina ai livelli apicali alti, grazie anche alla rinnovata valorizzazione del direttore sanitario e alla condivisione sul piano nazionale dei criteri che presidiano le nomine stesse. Resta ovviamente l'ambiguità del tentativo di integrare il metodo della terna con quello della graduatoria. C'è piaciuto anche lo sforzo di una maggiore razionalizzazione dell'attività libero professionale allargata. Ci sembra un concreto passo in avanti, sufficientemente pragmatico e speriamo efficace.
Il decreto-legge poi cerca di riequilibrare meglio il rapporto tra indirizzo politico e gestione delle aziende sanitarie, il che significa meno politica e più competenza professionale a tutto vantaggio della salute dei cittadini e, ci auguriamo, a vantaggio della gestione economica delle aziende. Sono aspetti positivi del decreto-legge anche la maggiore distinzione tra colpa grave e colpa lieve, con la depenalizzazione di quest'ultima e la speranza che tutto ciò possa ridurre il contenzioso medico legale. Anche la mitica data del 31 dicembre, come termine ultimativo per la Pag. 12revisione dei LEA, appare una conquista positiva se si pensa che non vi si poneva mano dal 2007, quando l'allora Ministro Turco intervenne con chiarezza e determinazione.
La cosa che ci lascia più preoccupati e perplessi, anche alla luce dei recenti scandali della sanità regionale, è il fatto che le regioni configurino un insieme di ventuno sistemi sanitari regionali che non offrono le stesse garanzie previste dall'articolo 32 della nostra Costituzione. È ora che il Ministero della salute recuperi tutte le prerogative del suo ruolo, non solo politiche, di indirizzo e di valutazione dei risultati, ma anche un più puntuale e preciso ruolo gestionale.
Un discorso a parte, però, merita la riflessione sui farmaci e su alcune modifiche introdotte durante il dibattito, perché sono state oggetto di valutazioni molto difformi all'interno della stessa Commissione. La ragione per cui siamo intervenuti con determinazione su questi punti, infatti, potrebbe essere definita come la terza via per la tutela della salute dei cittadini, con un «no» fermo e deciso a tagli che rendono intrinsecamente più rischiosa e spesso più inefficace la politica sanitaria e con un «no» altrettanto fermo e deciso a politiche che antepongano falsi risparmi ai bisogni di salute dei cittadini. Quindi, per dire un sì chiaro e deciso a un più alto livello di tutela della salute, abbiamo posto dei vincoli precisi all'uso dei farmaci off label.
Ricordo che per uso off label di farmaci si intende un uso di farmaci diverso da quanto previsto dalla scheda tecnica autorizzata dal Ministero della salute e, quindi, una prescrizione di farmaci per indicazioni, modalità di somministrazione e dosaggi differenti da quelli indicati nel foglio illustrativo. È comprensibile la nostra preoccupazione per la sicurezza dei pazienti dal momento che l'efficacia e la sicurezza di questi farmaci spesso viene valutata in Paesi diversi dall'Italia.
Voglio ricordare che prima del 1998 questo era un campo regolato solo dal principio generale della responsabilità professionale. Il medico era libero di prescrivere ogni medicinale per risolvere questioni di patologia, qualsiasi patologia, qualora lo ritenesse utile per la salute del paziente. L'attività curativa del medico oggi, invece, è pienamente legittima soltanto qualora il medicinale sia stato preventivamente autorizzato dall'autorità regolatoria per le medesime modalità di somministrazione, dosaggi e indicazioni terapeutiche per le quali è effettivamente prescritta al paziente.
Si tratta di un cammino che ha previsto un cambio di atteggiamento che si formalizzò proprio ai tempi della famosa «legge Di Bella», di cui il nostro Presidente ricorderà assolutamente tutto, in tutti i dettagli e in tutti gli aspetti. Allora si disse che l'attività del medico è reputata pianamente legittima soltanto quando il medicinale viene preventivamente autorizzato dall'autorità regolatoria.
A questo proposito, la finanziaria per l'anno 2006 diceva che, come chiarito anche dall'Agenzia italiana del farmaco, la citata disposizione normativa non preclude in modo categorico l'impiego dei medicinali per indicazioni non autorizzate, ma - e questo è il punto chiave su cui voglio concentrare la mia e la vostra attenzione - persegue l'obiettivo di prevenire l'abuso di farmaci fuori dalle indicazioni terapeutiche, a rischio della salute del cittadino.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Binetti.

PAOLA BINETTI. Un secondo, signor Presidente. Conosciamo effetti avversi dell'utilizzo improprio di questi farmaci. Nella data dell'8 febbraio 2007, in risposta ad una interrogazione parlamentare, l'allora Ministro Livia Turco precisava che con la legge finanziaria per l'anno 2007 è stata limitata la possibilità di utilizzare in ospedale farmaci per indicazioni terapeutiche diverse da quelle per le quali sono stati registrati off label, evitando così impieghi per i quali non è dimostrata alcuna efficacia terapeutica e che, quindi, in assenza di benefici, possono determinare effetti collaterali anche gravi. Così recitava l'amica e collega Ministro Livia Turco.

Pag. 13

PRESIDENTE. Onorevole Binetti, deve concludere.

PAOLA BINETTI. Concludo, signor Presidente. Voglio soltanto dire questo: l'aver posto come scelta strutturale e determinata la salute dei pazienti al centro del nostro sistema è una scelta politica, sociale e culturale e vogliamo che l'economia risponda a questo. Bisogna che non sia la salute a rispondere ai bisogni dell'economia.
Per questo, ben venga una diversa, più ampia e più matura concezione della sanità come autentico volano di sviluppo anche sotto il profilo della invenzione, della creatività, della creazione di brevetti e della ricerca di farmaci nuovi. La salute può essere un investimento forte nel Paese, e non è possibile che l'economia detti le sue regole fino a porre stringenti e gravi ipoteche sulla salute del cittadino (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, ancora una volta viene posta la questione di fiducia su un provvedimento licenziato da questo Governo di tecnici, privo di legittimità popolare, ma che vanta sicuramente entrature e benedizioni nei circoli dell'alta finanza internazionale, quell'alta finanza apolide, priva di radicamento territoriale e, quindi, sicuramente lontana dagli interessi dei popoli, ennesima dimostrazione della volontà perseguita con tenacia di voler esautorare l'Aula e i parlamentari che la compongono dal compito di licenziare provvedimenti solo a seguito di un confronto democratico che trova nell'Aula il luogo deputato a tal fine.
Ma veniamo al provvedimento, sul quale possiamo dire che è sbagliato il mezzo attraverso il quale si cerca di perseguire l'obiettivo di razionalizzazione dell'attività assistenziale e sanitaria. Non si poteva e non si doveva utilizzare lo strumento del decreto-legge. In tale senso, risulta ancor più inappropriato il metodo utilizzato per conseguire il risultato, ossia il ricorso alla questione di fiducia.
Entrando poi nel merito del provvedimento, non possiamo che sottolineare quanto già segnalato nei pareri delle commissioni e del Comitato per la legislazione, che rilevano che, sotto il profilo dell'omogeneità di contenuto, il provvedimento dispone di un complesso di interventi che investono numerosi aspetti della più ampia materia della tutela della salute, i quali spaziano dalla disciplina della professione e della responsabilità dei medici, della dirigenza sanitaria e del Governo clinico, sino alla disciplina della garanzia dei livelli essenziali di assistenza per le persone affette da malattie croniche e rare e da dipendenza dal gioco, alla sicurezza alimentare, al trattamento di emergenza veterinaria, ai farmaci, alla sperimentazione clinica dei medicinali, alla razionalizzazione di alcuni enti sanitari, al trasferimento alle regioni della funzione di assistenza sanitaria del personale navigante.
Peraltro, la ripartizione dei singoli interventi all'interno del testo non è sempre operata assicurando che le discipline oggetto di ciascun articolo rivestano carattere omogeneo, in difformità, dunque, rispetto alle prescrizioni contenute nel paragrafo 2, lettera a), della circolare congiunta dei presidenti di Camera e Senato e del Presidente del Consiglio del 20 aprile 2001 sulla formulazione tecnica dei testi legislativi.
Ed ancora, nel parere della I Commissione (Affari costituzionali) vengono richiamate le previsioni dell'articolo 4 in materia di dirigenza sanitaria e governo clinico, che novellano talune disposizioni del decreto legislativo del 30 dicembre 1992, n. 502, recante riordino della disciplina in materia sanitaria a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421, come modificato dal decreto legislativo n. 229 del 1999 e sono, quindi, riconducibili in gran parte alla materia della tutela della salute di competenza Pag. 14concorrente tra Stato e regioni ai sensi del terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione.
Ed ancora, sempre nel parere della I Commissione (Affari costituzionali) viene richiamata la giurisprudenza della Corte costituzionale in cui si evidenzia come il nuovo quadro di riferimento sia caratterizzato dall'inserimento nell'ambito della legislazione concorrente, anzitutto della materia della tutela della salute, assai più ampia rispetto alla precedente materia dell'assistenza sanitaria ospedaliera.
Con la riforma del Titolo V della Costituzione, inoltre, il quadro delle competenze è stato profondamente rinnovato e in tale quadro le regioni possono esercitare le attribuzioni, di cui ritengano di essere titolate, approvando una propria disciplina legislativa, anche sostitutiva di quella statale.
Viene altresì rilevato che il provvedimento in esame è riconducibile, nel suo complesso, alla materia «tutela della salute», attribuita alla competenza legislativa concorrente tra Stato e regioni. Viene, inoltre, ricordato, sempre nel parere della I Commissione (Affari costituzionali), che in proposito la Corte costituzionale, nella sentenza n. 105 del 2007, ha sottolineato che la materia della sanità, dopo la riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione, ricomprende sia la tutela della salute sia l'organizzazione sanitaria in senso stretto, nella quale le regioni possono adottare una disciplina anche sostitutiva di quella statale, la quale organizzazione sanitaria inerisce ai metodi e alle prassi di razionale ed efficiente utilizzazione delle risorse umane, finanziarie e materiali, destinate a rendere possibile l'erogazione del servizio.
Ebbene, per concludere, si tratta di rilievi e richiami che sono stati completamente disattesi dal provvedimento in esame e che lo rendono un «minestrone indigeribile» a causa, da un lato, della disomogeneità, ben sottolineata dal Comitato per la legislazione, ed ancora un provvedimento che si configura come una palese violazione delle prerogative e delle competenze delle regioni, assegnate attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione.
Da questo Governo e dal signor Ministro ci saremmo aspettati - ma forse è una vana speranza - in luogo di questo provvedimento, considerata la mission che vi siete dati (la razionalizzazione della finanza pubblica e il contenimento della spesa pubblica), qualcosa di diverso. Ma fino ad ora, con i vostri provvedimenti, avete acuito la crisi e mortificato il potere di acquisto. Ebbene, ci saremmo aspettati l'applicazione dei costi standard e che venissero agevolati provvedimenti tesi al superamento della spesa storica e all'applicazione dei fabbisogni dei costi standard. Invece, nulla! Nulla di tutto ciò è stato fatto! E a noi non rimane che annunciare il voto contrario su questo provvedimento e augurarci, quanto prima, che la parola venga restituita finalmente ai cittadini e si vada quanto prima al voto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, bene ha fatto il Ministro a intervenire sul piano organizzativo della sanità invece che limitarsi, come si poteva prevedere negli ultimi mesi, a un'azione di riduzione del danno dei tagli che si sono susseguiti sul sistema sanitario nazionale. Questa scelta di implementare i centri di medicina generale, la loro organizzazione in presidi sul territorio, con un più facile e prolungato accesso in collaborazione con i medici specialisti e con gli operatori dell'area socio-sanitaria, era una scelta necessaria per controbilanciare il drastico ridimensionamento dell'offerta ospedaliera previsto dal decreto-legge n. 95 del 2012, cioè dal provvedimento sulla spending review. Infatti, il mancato ampliamento dell'offerta dei servizi territoriali, la riduzione dei posti letto, la chiusura delle unità operative e la chiusura dei presidi ospedalieri, si traducono in un'oggettiva riduzione Pag. 15della possibilità di cura, soprattutto per chi non abita nelle grandi città.
È, quindi, necessario un processo di riorganizzazione dell'offerta sanitaria. Ma dove questo processo è, almeno in parte, già avvenuto si sa e si è imparato che, sì, porta risparmi e un recupero di efficienza e di efficacia nell'intervento ma richiede, all'inizio, un po' di investimento e di risorse. Il timore che ci pervade è che la mancanze di risorse alla fine infici anche il risultato condivisibilissimo che ci siamo voluti dare con questo decreto-legge.
Sulla strada dell'innovazione si potrebbe fare ancora molto, prendendo dalle esperienze migliori, italiane o straniere. Penso alla sperimentazione degli ospedali a intensità di cura, che già ci sono sia in Emilia sia in Lombardia; allo sviluppo della rete delle cure domiciliari per le malattie croniche; all'organizzazione a rete, che consente un solo punto di presa in carico del paziente e la definizione di percorsi assistenziali per patologie, con un'organizzazione condivisa tra presidi ospedalieri e territorio.
Penso alla valorizzazione di tutte le professioni sanitarie e in particolare al ruolo nuovo degli infermieri, penso alle infinite possibilità che si aprono grazie all'innovazione tecnologica e all'informatizzazione del sistema. Però poi si legge la legge di stabilità e si ritorna con i piedi per terra, perché ci sono ancora tagli, una riduzione portata al 10 per cento dei contratti già in essere, contratti già firmati, che scarica sul settore privato dei fornitori le inefficienze del servizio pubblico.
Questa scelta, unita all'aumento dell'IVA per le cooperative sociali, rischia di far saltare un sistema di servizi alla persona che costa assai meno che in tutti gli altri Paesi europei ed è ad alta intensità di manodopera, con pesanti conseguenze occupazionali, oltre che a scaricare queste spese per l'ennesima volta sulle spalle delle famiglie. Nessuno di noi nega la necessità di affrontare il problema dello scandalo del triplo o doppio costo della stessa siringa portato ormai ad esempio in tutti i talk show, ma gli interventi fatti in questo modo, che non entrano nel merito, colpiscono più gli onesti che i disonesti.
C'è una riflessione di fondo da fare: se prendo il titolo di questo decreto-legge, si chiama «disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute». È un bellissimo titolo, allora noi dobbiamo ricordarci che le industrie del comparto sanitario sono considerate in tutti i settori e in tutti i Paesi industrie ad alto contenuto tecnologico, che richiedono investimenti sui quali c'è una forte competizione. Vogliamo porci il tema, nella discussione sulla legge di stabilità, di come compensare le necessarie esigenze di risparmio del Servizio sanitario nazionale con quella di sviluppare questo settore così importante per l'adeguamento tecnologico e la tenuta industriale dell'Italia intera? È la sfida che vorremmo cogliere durante quella discussione.
Va riconosciuto che il decreto-legge raccoglie una parte del lavoro che la XII Commissione ha portato avanti durante l'intera legislatura sul tema del governo clinico, su una definitiva regolamentazione dopo 12 anni di proroga dell'intra moenia, sulla sperimentazione clinica, sui problemi ormai diffusi conseguenti al diffondersi della medicina difensiva, sul tema della dipendenza dal gioco d'azzardo su cui questa Commissione ha sviluppato, attraverso un'indagine conoscitiva conclusa con una relazione dell'onorevole Miotto, una propria posizione che in parte e non certo per resistenza del Ministro Balduzzi è stata raccolta nel provvedimento. Si pensi solo al fatto che mentre noi la chiamiamo, come l'OMS, dipendenza dal gioco d'azzardo, più romanticamente il Ministro dell'economia e delle finanze la chiama ludopatia, e dev'essere l'unica cosa in cui dà un ammorbidimento delle sue definizioni. Si affronta il tema della prevenzione, attraverso l'incoraggiamento al cambiamento di stile di vita, alcol, tabacco, dipendenza da gioco, non vogliamo uno Stato etico ma vogliamo che ci sia più informazione e una maggiore consapevolezza Pag. 16delle conseguenze sulla salute delle scelte che vengono compiute da ognuno, singolarmente preso.
Due annose questioni trovano soluzione: quella dell'attività intra moenia, come già ricordavo, viene regolata in modo uniforme su tutto il territorio nazionale cercando di garantire l'attività scelta dal medico e la libertà di scelta del paziente, di contenere le conseguenze negative, sempre possibili per il sistema sanitario soprattutto se continuano a crescere i ticket, con la necessità di una maggiore trasparenza in quel settore e una necessità di maggiore fedeltà fiscale, imponendo la tracciabilità dei pagamenti; il tema della selezione, della scelta dei manager e dei responsabili di unità complessa.
Su questo punto, la Commissione aveva discusso a lungo e sostanzialmente si torna al concorso.
Personalmente, ho smesso da anni di credere nei concorsi, ma ritengo che quello che viene previsto dall'articolo 4, cioè un procedimento più trasparente e più pubblico sia, di per sé, una migliore garanzia della possibilità di arrivare a scelte che attengano al merito e non a condizionamenti di vario tipo.
Rimane irrisolto, ma avrebbe richiesto ben altro lavoro, il tema della relazione tra le facoltà di medicina ed i policlinici universitari ed il sistema sanitario nazionale. Il Partito Democratico ha cercato nella sua azione di mediare tra la necessità di un sistema sanitario più omogeneamente distribuito nel Paese, capace di garantire un buon livello di sanità in tutte le regioni, con il necessario rispetto dell'autonomia regionale.
A noi sembra di aver fatto un passo avanti e che il provvedimento, grazie anche al contributo della Commissione, sia in grado di trovare su questo punto un buon equilibrio. Abbiamo lavorato per l'adeguato riconoscimento della dignità e della centralità del medico, del medico di famiglia, del medico specialista e del medico ospedaliero perché il medico che lavora per il Servizio sanitario nazionale pubblico, in questi anni, si è trovato spesso chiamato a far fronte ad emergenze, a richieste sempre più numerose di intervento, a nuove patologie, a pazienti che chiedono sempre di più e hanno famiglie sempre meno in grado di farsene carico e con risorse in calo.
Noi abbiamo bisogno dell'apporto dei professionisti: senza di loro non è possibile arrivare a quell'innovazione organizzativa di cui parlavo all'inizio. Con l'auspicio che si persegua la strada dell'innovazione per garantire l'esistenza, nei prossimi anni, del nostro servizio sanitario pubblico, riconfermo la fiducia per il Partito democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancuso. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo per licenziare un importante provvedimento che affronta temi complessi in materia di salute, finalizzati al contenimento ed all'ottimizzazione delle risorse del Fondo sanitario nazionale, attraverso una più efficiente organizzazione del servizio stesso, un contenimento ed un'ottimizzazione sempre più necessari ed urgenti nel nostro Paese, vista la crisi economico-occupazionale e considerato che la spesa sanitaria assorbe circa l'80 per cento dei bilanci regionali.
La Commissione affari sociali ha affrontato la conversione del decreto-legge con grande impegno e facendo un lavoro eccezionale. Il «decreto-sanità» uscito da palazzo Chigi rappresentava già un buon provvedimento ampio, che toccava diverse criticità, ma la Commissione di merito di questo ramo del Parlamento ha contribuito a migliorarlo, visto che negli ultimi dodici anni la Commissione non aveva mai lavorato su un provvedimento di queste dimensioni e che interviene su molte materie già affrontate nel corso della legislatura: dal governo clinico, alle ludopatie, alla riforma della medicina di base, alla farmaceutica ed alla veterinaria. Temi su cui avevamo dibattuto lungamente, ma che non siamo riusciti a trasformare in legge.
La fase di discussione e di approvazione degli emendamenti in Commissione Pag. 17si è articolata anche attraverso lo svolgimento di un'intensa attività conoscitiva, mediante audizioni informali dei rappresentanti delle associazioni dei medici, dei veterinari, dei farmacisti e della Conferenza delle regioni e delle province autonome, che hanno contribuito con valore all'esame del provvedimento.
Il tempo mi consente solo qualche cenno ad alcuni articoli, quelli che considero gli aspetti cruciali per il futuro della sanità di questo Paese. In particolare, l'articolo 1 prevede l'ammodernamento del sistema sanitario ed il miglioramento della qualità e della sicurezza delle cure e non può non partire da una presa in carico dei nuovi bisogni di salute: cronicità, lunga convivenza con la malattia e medicina pediatrica.
Alla luce di quanto è già stato costruito nel corso degli anni dalle esperienze regionali, questo articolo diventa importante perché spetterà alle regioni definire l'organizzazione dei servizi territoriali di assistenza primaria, promuovendo l'integrazione con il sociale, anche con riferimento all'assistenza domiciliare e con i servizi ospedalieri, prevedendo forme organizzative monoprofessionali e multiprofessionali che erogano, in coerenza con la programmazione regionale, prestazioni assistenziali tramite il coordinamento e l'integrazione dei medici, degli infermieri, delle professionalità ostetriche e tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e del sociale a rilevanza sanitaria.
Verrà privilegiata la costituzione di reti di poliambulatori territoriali, dotati di strumentazione di base e aperti al pubblico per tutto l'arco della giornata, nonché nei giorni prefestivi e festivi con idonea turnazione. Con l'articolo 2 abbiamo definito finalmente, non più con proroghe, la libera professione intra moenia attraverso modifiche alla legge n. 120 del 2007. Ricordo ai colleghi che questa tematica è stata oggetto di confronto e anche di dura contrapposizione in Commissione già durante l'elaborazione del testo sul governo clinico negli anni passati. Il punto di mediazione trovato nel testo attuale è sicuramente un buon equilibrio, considerato che raggiunge l'obiettivo di maggiori e più efficaci controlli attraverso un sistema informatizzato in rete e, nel contempo, garantisce a tutti i richiedenti l'effettivo esercizio della libera professione intramuraria. L'articolo 3 è veramente un articolo rivoluzionario per i medici. Forse, come ha detto il relatore Barani in sede di discussione generale, questo tema attendeva una soluzione da circa un secolo. Mi riferisco alla depenalizzazione della colpa lieve. Non vi saranno più intasamenti processuali nei confronti dei medici per colpa lieve, anche se nell'articolo è previsto il risarcimento del danno al cittadino. Giustamente, non si è perso di vista il risarcimento e il giudice dovrà tener presente, ai fini della quantificazione del danno, se il medico ha seguito le buone pratiche mediche e le linee guida scientifiche internazionali. In questo modo il medico potrà occuparsi meno di medicina difensiva, che costa ai cittadini circa 10 miliardi di euro l'anno. In merito all'articolo 4, che riguarda il governo clinico, va dato atto al Ministro e ai relatori di avere sostanzialmente recuperato nella riformulazione buona parte del provvedimento cui aveva lavorato la Commissione affari sociali, dopo anni di dibattito, dentro e fuori il Parlamento e per tre anni di lavoro certosino. In estrema sintesi, si prevede, a proposito delle nomine dei direttori generali e degli apicali di strutture complesse ospedaliere ed universitarie di operare con norme più trasparenti e orientate ad una reale valutazione del merito. Infatti, vengono definiti strumenti e modalità di valutazione dei dirigenti medici e sanitari per assicurarne l'omogeneità nella valutazione dell'attività dei direttori generali. Viene inoltre rimesso alle regioni il compito di concordare in sede di Conferenza delle regioni criteri e sistemi di verifica sulla base di parametri definiti. Nel corso dell'esame in Commissione, è stato inserito un nuovo articolo 4-bis, poi modificato dalla Commissione bilancio, che detta disposizioni dirette a consentire, allo scopo di assicurare una costante erogazione dei servizi sanitari ed il rispetto dei LEA, una disapplicazione del blocco automatico del Pag. 18turnover nelle regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari, nel rispetto dei criteri stabiliti. Vorrei anche sottolineare come il decreto-legge in conversione abbia trattato in modo molto efficace un tema di grandissima rilevanza sociale in questa fase, come quello del gioco d'azzardo e della ludopatia. Sul gioco d'azzardo siamo a favore di tutti gli interventi per contrastare lo stesso e per intervenire, con risposte di prevenzione e cura, nella sindrome da gioco patologico e da vincite in denaro. Più volte il gruppo Popolo della Libertà si è espresso a favore della costituzione di un fondo per la cura e la riabilitazione delle persone affette da ludopatia, attingendo dai proventi dei giochi stessi e in Commissione eravamo riusciti ad agire in questo senso, se non fosse stato per l'intervento del Ministero dell'economia e delle finanze, che ha ritenuto la norma non consona. Un cenno ancora all'articolo 8, che reca norme in materia di sicurezza alimentare dei consumatori, riguardanti il commercio di pesce e di latte crudo e di bevande analcoliche, e all'articolo 9, in materia di emergenze veterinarie, al fine di procedere alla eradicazione di malattie infettive e diffusive del bestiame. Entrambi questi articoli enfatizzano il ruolo strategico della professionalità medico-veterinaria all'interno dei dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie. Concludo, onorevoli colleghi, rinnovando il ringraziamento già espresso in Commissione al Ministro, ai relatori, al presidente, ai colleghi e soprattutto a tutti i funzionari per il lavoro svolto. Rimane un po' di amarezza perché, con un po' di coraggio in più e un pizzico di rigore in meno, la Commissione bilancio avrebbe potuto fare di più. La sanità e la tutela della salute dei cittadini non possono essere paragonate ad altre voci di bilancio. Si doveva e si poteva osare un po' di più. A nome del gruppo Popolo della Libertà dichiaro che voteremo convintamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale avrà inizio alle 9,30, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 9,20, è ripresa alle 9,30.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione (ore 9,31).

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 5440-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, nel nuovo testo approvato dalla Commissione, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica. Pag. 19
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Lorenzin.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 10,25)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 10,27)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 10,55)

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 5440-A/R, di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato in Assemblea, sulla cui approvazione senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 480
Votanti 465
Astenuti 15
Maggioranza 233
Hanno risposto 380
Hanno risposto no 85

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Hanno risposto sì:

Adinolfi Mario
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Angelucci Antonio
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bertolini Isabella
Biasotti Sandro
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Boniver Margherita
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Pag. 20
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Carella Renzo
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Causi Marco
Cavallaro Mario
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colombo Furio
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Alessandro Luca
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
De Luca Francesco
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
Di Biagio Aldo
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontanelli Paolo
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Gentiloni Silveri Paolo
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto Pag. 21
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mancuso Gianni
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nirenstein Fiamma Pag. 22
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pionati Francesco
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Recchia Pier Fausto
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Roccella Eugenia
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Saglia Stefano
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scanderebech Deodato
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Scelli Maurizio
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Speciale Roberto
Sposetti Ugo
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo
Valentini Valentino
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia Pag. 23
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verducci Francesco
Verini Walter
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zani Ezio
Zucchi Angelo
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Aracri Francesco
Barbato Francesco
Beccalossi Viviana
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brugger Siegfried
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Chiappori Giacomo
Cimadoro Gabriele
Consiglio Nunziante
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
Desiderati Marco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Giuseppe Anita
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Goisis Paola
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Maroni Roberto
Meroni Fabio
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mura Silvana
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Nizzi Settimo
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pili Mauro
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Reguzzoni Marco Giovanni
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Scilipoti Domenico
Simonetti Roberto
Stucchi Giacomo
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl

Pag. 24

Si sono astenuti:

Biancofiore Michaela
Castiello Giuseppina
Cesario Bruno
Contento Manlio
D'Anna Vincenzo
De Angelis Marcello
De Girolamo Nunzia
Lehner Giancarlo
Mannucci Barbara
Martino Antonio
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Razzi Antonio
Siliquini Maria Grazia

Sono in missione:

Antonione Roberto
Barbi Mario
Bongiorno Giulia
Buonfiglio Antonio
Buttiglione Rocco
Caparini Davide
Cassinelli Roberto
Cirielli Edmondo
Commercio Roberto Mario Sergio
Fallica Giuseppe
Jannone Giorgio
Leone Antonio
Lombardo Angelo Salvatore
Migliori Riccardo
Mosca Alessia Maria
Nucara Francesco
Parisi Arturo Mario Luigi
Pianetta Enrico
Pisacane Michele
Raisi Enzo
Rigoni Andrea
Stefani Stefano
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Valducci Mario
Vitali Luigi

PRESIDENTE. Sono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

Comunicazioni del Presidente sul contenuto del disegno di legge di stabilità ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento (ore 10,58).

PRESIDENTE. Comunico, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, le decisioni in merito al contenuto del disegno di legge di stabilità (A.C. n. 5534).
Al riguardo, do lettura del parere espresso all'unanimità in data 17 ottobre 2012 dalla V Commissione (Bilancio):
«La V Commissione bilancio, tesoro e programmazione, esaminato, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, il disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013);
osservato che l'articolo 11 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, nel disciplinare i limiti di contenuto della legge di stabilità, oltre a precludere l'introduzione in tale legge di norme di delega, fa divieto di inserire disposizioni di carattere localistico o microsettoriale, precludendo altresì la possibilità di inserire nell'articolato del provvedimento norme che comportino aumenti di spesa, ancorché finalizzate direttamente al sostegno o al rilancio dell'economia, nonché norme di carattere ordinamentale o organizzatorio, anche se suscettibili di determinare aumenti di entrata o riduzioni di spesa;
considerato che le limitazioni di contenuto del disegno di legge di stabilità rilevano anche con riferimento alle eventuali modifiche che potranno essere apportate al medesimo nel corso dell'esame parlamentare, per cui dovranno considerarsi inammissibili per estraneità di materia le proposte emendative che non rispondano alle previsioni dell'articolo 11 della legge n. 196 del 2009;
rilevato, per quanto concerne i profili finanziari, che:
a) agli oneri di parte corrente derivanti dalle disposizioni contenute nel disegno di legge si fa fronte mediante le Pag. 25maggiori entrate e le minori spese determinate dal medesimo disegno di legge, in conformità a quanto richiesto dall'articolo 11, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 196;
b) dal prospetto di copertura recato dal disegno di legge risulta che, nel complesso, i mezzi di copertura eccedono gli oneri di natura corrente di 416 milioni di euro per l'anno 2013, 460 milioni di euro nell'anno 2014 e 935 milioni di euro nel 2015;
ritiene
che il disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013) risulti conforme alle disposizioni in materia di copertura finanziaria stabilite dalla vigente disciplina contabile;
ritiene
di sottoporre all'attenzione del Presidente della Camera, al fine delle decisioni da assumere ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, le seguenti disposizioni, suscettibili di essere valutate estranee al contenuto proprio della legge di stabilità, come determinato dalla legislazione vigente:
a) disposizioni di carattere ordinamentale e organizzatorio che, anche alla luce delle indicazioni contenute nella relazione tecnica, non comportano apprezzabili effetti finanziari e non concorrono alla definizione della manovra di bilancio:
l'articolo 3, comma 9, lettera b), che esonera dal pagamento dell'imposta per la registrazione degli atti giudiziari quanti abbiano subito danni a causa della violazione del termine ragionevole del processo, adeguando l'ordinamento ad una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo;
l'articolo 3, comma 10, primo periodo, e, per coordinamento, al secondo periodo, le parole: »di cui al presente comma e quelle", che limita il compenso del difensore della parte vittoriosa ad un importo non superiore al valore effettivo della causa;
l'articolo 3, comma 13, che apporta modifiche alla composizione della Commissione d'esame per la professione di avvocato;
l'articolo 3, comma 15, che prevede l'esclusione degli istituti penitenziari dall'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 12, commi 2 e 7, del decreto-legge n. 98 del 2011, che attribuiscono all'Agenzia del demanio le decisioni di spesa per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili di proprietà dello Stato in uso per finalità istituzionali alle amministrazioni statali;
l'articolo 3, comma 16, relativo alla razionalizzazione della vigilanza sugli ordini professionali, al fine di attribuirla a dicasteri diversi dall'amministrazione della giustizia;
l'articolo 3, comma 32, che stabilisce che il personale docente dichiarato inidoneo permanentemente alla propria funzione per motivi di salute possa essere sottoposto, a sua richiesta, ad un'ulteriore visita medica collegiale, finalizzata all'accertamento del recupero dell'idoneità all'insegnamento, ai fini della riammissione in servizio;
l'articolo 3, comma 33, che attribuisce all'INPS le funzioni di valutazione della diagnosi funzionale propedeutica all'assegnazione del docente di sostegno all'alunno disabile;
l'articolo 3, comma 35, che prevede la facoltà per l'amministrazione scolastica di promuovere, in collaborazione con le regioni e mediante la stipula di apposite convenzioni, progetti per lo svolgimento di attività di carattere straordinario anche al fine dell'adempimento dell'obbligo dell'istruzione, da realizzarsi con personale docente e ATA incluso nelle graduatorie provinciali; Pag. 26
l'articolo 3, comma 36, che reca disposizioni relative all'applicazione delle misure in materia di attribuzione di posizione di dirigente scolastico e di direttore dei servizi generali ed amministrativi alle istituzioni scolastiche ed educative;
l'articolo 3, comma 39, che consente la costituzione di uffici scolastici di carattere interregionale avvalendosi delle procedure di organizzazione già previste per quelli a carattere regionale dall'articolo 75, comma 3, del decreto legislativo n. 300 del 1999;
l'articolo 3, comma 40, che disciplina la formazione delle classi delle scuole paritarie;
l'articolo 3, comma 41, che detta disposizioni relative agli esami di idoneità, prevedendo che essi debbano essere sostenuti, ove possibile, presso istituzioni scolastiche ubicate nei comuni di residenza;
l'articolo 7, commi 12 e 13, i quali prevedono che l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture stipuli apposita convenzione con il Ministero dell'economia e delle finanze per la gestione, anche per il tramite di propria società in house, della Banca dati nazionale dei contratti pubblici, mentre il comma 13 attribuisce i compiti di indirizzo, vigilanza e controllo sulle predette attività di gestione all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture;
l'articolo 7, commi da 22 a 24, che reca disposizioni in materia di funzionamento e composizione della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 13 del decreto legislativo n. 150 del 2009, operante come autorità nazionale anticorruzione;
l'articolo 7, commi da 27 a 33, che prevede la soppressione di alcune commissioni tecniche di verifica in materia ambientale e la conseguente istituzione della commissione unica per i procedimenti ambientali VIA, VAS e AIA, con la conseguente previsione di risparmi a regime;
l'articolo 7, comma 34, che prevede che l'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) verifichi l'ottemperanza alle prescrizioni della valutazione di impatto ambientale e dell'autorizzazione integrata ambientale di competenza statale;
l'articolo 10, che reca disposizioni volte sia all'istituzione dell'Agenzia per la coesione sia alla razionalizzazione del Nucleo tecnico di valutazione e verifica degli investimenti pubblici;
l'articolo 11, che reca disposizioni volte al riordino degli enti di ricerca, fra le quali l'istituzione della consulta dei presidenti di vari enti ivi indicati, nonché l'istituzione dell'abilitazione scientifica nazionale.

B) Disposizioni che prevedono interventi di carattere localistico o microsettoriale:
l'articolo 3, comma 28, che reca un intervento microsettoriale, autorizzando la spesa di 600 mila euro, a decorrere dall'anno 2013, quale contributo all'Investment and Technology Promotion Office (ITPO/UNIDO) di Roma;
l'articolo 3, comma 34, che modifica l'articolo 12, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2010, prevedendo un valore minimo di risorse da destinare all'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR);
l'articolo 8, comma 15, che dispone un'autorizzazione di spesa per la ristrutturazione del Quartiere generale del Consiglio atlantico di Bruxelles;
l'articolo 8, comma 16, che autorizza la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2013, al fine di consentire la proroga della convenzione con il Centro di produzione Spa; Pag. 27
l'articolo 8, comma 19, che autorizza una spesa per realizzare la bonifica dei poligoni militari di tiro, prevedendo una autonoma copertura finanziaria.

C) Disposizioni che recano misure non destinate a produrre effetti nel triennio compreso nel bilancio pluriennale di riferimento:
l'articolo 9, comma 1, capoverso «Articolo 16-bis, comma 3», che prevede che il fondo per il finanziamento per il trasporto pubblico locale sia ripartito, con riferimento all'anno 2012, sulla base del criterio storico.

D) Voci inserite nelle tabelle allegate al disegno di legge in contrasto con la normativa in materia di contabilità e finanza pubblica:
la voce inserita nella Tabella C riferita al Fondo solidarietà nazionale - Incentivi assicurativi di cui all'articolo 15, comma 2, del decreto legislativo n. 102 del 2004, che, sulla base di quanto previsto in tale ultima disposizione, dovrebbe essere inserita nella Tabella E, come peraltro indicato nel medesimo disegno di legge».

Questa è la pronuncia della V Commissione (Bilancio).
Sulla base di tale parere, le disposizioni in essa indicate sono pertanto da considerarsi estranee all'oggetto del disegno di legge di stabilità, così come definito dalla legislazione vigente in materia di bilancio e contabilità dello Stato e sono stralciate dal medesimo disegno di legge, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento. Esse andranno a costituire autonomi disegni di legge, che saranno assegnati alle competenti Commissioni.
Inoltre, sempre sulla base del parere della V Commissione (Bilancio), la voce inserita nella Tabella C riferita al Fondo di solidarietà nazionale - Incentivi assicurativi di cui all'articolo 15, comma 2, del decreto legislativo n. 102 del 2004, deve intendersi espunta dal disegno di legge. La V Commissione (Bilancio) provvederà a regolare le conseguenti variazioni dei totali nella Tabella C e nelle restanti parti del disegno di legge.

Assegnazione alla V Commissione (Bilancio) in sede referente del disegno di legge di stabilità e del disegno di legge di bilancio (ore 11,03).

PRESIDENTE. A norma del comma 1 degli articoli 72 e 120 del Regolamento, i seguenti disegni di legge sono assegnati alla V Commissione (Bilancio), in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali:
«Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2013) (Testo risultante dallo stralcio disposto ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento)» (5534-bis);
«Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015» (5535).
Prima di riprendere l'esame del decreto-legge n. 5440-A/R, prego i colleghi di prestare un attimo di attenzione alla luce di quello che la Presidenza ha testé letto. Credo che ai colleghi non sfugga la rilevanza della decisione assunta dalla Commissione bilancio e non sfugga anche ai colleghi che la Presidenza, cui spetta l'ultimo parere circa lo stralcio o meno delle norme giudicate dalla Commissione bilancio in contrasto con la legge n. 196 del 2009, ha doverosamente tenuto conto del fatto che il parere della V Commissione (Bilancio) è stato espresso alla unanimità. Si tratta di una considerazione la cui rilevanza politica credo che sia di tutta evidenza e non necessiti di ulteriori particolari commenti.

Pag. 28

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 5440-A/R (ore 11,10).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5440-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5440-A/R).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, in quanto estranei al provvedimento, i seguenti ordini del giorno: Lo Moro n. 9/5440-AR/66, concernente le procedure di gara per la realizzazione di quattro nuovi ospedali in Calabria; Goisis n. 9/5440-AR/87, recante misure in favore dei professori associati ammessi ai giudizi di idoneità ai sensi della sentenza della Corte costituzionale n. 397 del 1989; Rivolta n. 9/5440-AR/88, che prevede la possibilità per gli psicologi di fare ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie.
L'ordine del giorno Perina n. 9/5440-AR/21 è ammissibile nel presupposto che il riferimento ai ricercatori, contenuto nella parte dispositiva, sia da intendersi limitato ai soli ricercatori nel campo sanitario.
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/56.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, questo tema era stato oggetto di un emendamento, ma siamo arrivati al voto di fiducia, e ripropongo il tema e l'argomento, quindi, attraverso questo ordine del giorno.
Questo provvedimento modifica la legge n. 502 del 1992, delineando gli organi dell'azienda, che sono il direttore generale, il collegio di direzione e il collegio sindacale. Signor Presidente, vi è ancora questa figura del direttore generale dell'azienda.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,13)

MARIO TASSONE. Voglio valutare questa figura, anche insieme a colleghi e, dunque, invitare anche il Governo a rivedere questo tipo di gestione monocratica, di fatto monocratica, che fu introdotta, a suo tempo, con una serie di argomentazioni. La più significativa, diciamo così, era quella di sottrarre la gestione dell'azienda sanitaria - e, quindi, dei presidi ospedalieri - alla politica. Attraverso la figura del direttore generale, invece, abbiamo appaltato la gestione di queste aziende a segmenti e, molte volte, anche a delle persone, espressione di forze politiche. Questo, ovviamente, ha comportato una serie di nocumenti, oppure di ricadute negative.
Ma, non vi è dubbio che la gestione monocratica di un'azienda ospedaliera, che ha una serie di competenze, quindi, da parte del direttore generale, certamente crea delle difficoltà e dei limiti anche sul piano operativo. Non voglio sconfinare e definire anche problematiche sul piano della correttezza della gestione e di un'equità, anche, della gestione. Ma, come si fa ancora ad affidare ad una persona sola competenze sui primari, sull'amministrazione, sulle gestioni, sulle forniture e sui paramedici? Certamente, questa è una contorsione ed una compressione anche della democrazia, a mio avviso. Certamente, gli organismi di gestione, quando vi erano i comitati di gestione, non erano forse il massimo, ma davano sicuramente una garanzia di equilibrio, di compensazione e di bilanciamento. Vi era, quindi, una partecipazione e, soprattutto, vi era una definizione delle pratiche con un contributo, come si suole dire, a più voci e si andava anche verso la posizione di un percorso il più oggettivo possibile. La discrezionalità assoluta lasciata e affidata al direttore generale non credo che possa essere certamente soddisfacente. Ma, soprattutto le esperienze, che abbiamo consumato in tutti questi anni, certamente inviterebbero tutti noi a rivedere questa figura e, soprattutto, a modificare la norma che ha previsto questa figura.
Non vi è dubbio che, allorché parliamo di sanità, di efficienza e di paziente, e si affida soltanto ad una persona la gestione di un ente così mastodontico e ampio nelle Pag. 29competenze, l'attenzione va semplicemente verso il particolare e non si rivolge al paziente, così che il ruolo del paziente è sempre più messo ai margini e non ha una sua centralità. Pertanto, anche il provvedimento che stiamo votando, e che nasce certamente sotto i migliori auspici e con tutte le buone intenzioni, sebbene vi siano le difficoltà e i limiti che ho rilevato in sede di discussione sulle linee generali, viene a essere contraddetto dalla permanenza del direttore generale, perché non si ha, e non si è avuto il coraggio, di rivedere la gestione delle aziende e questo, ovviamente, non si sa. Si cambia per non cambiare e si va sul nuovo non per scrutare e perlustrare, in termini seri e forti, quelle che dovrebbero essere le novità. Certamente, questo è, a mio avviso, un vulnus alla democrazia, in un settore delicato e importante come quello delle aziende ospedaliere.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno - e ho concluso - invito sommessamente il Governo, che avrà già definito anche il parere (sebbene non è che nutra soverchie illusioni), a studiare un percorso per superare questa figura.
È inutile che si parla di direzione, del collegio sindacale o del direttore sanitario. Queste sono figure marginali e subalterne rispetto al direttore generale. Credo che questo darebbe molto credito anche al lavoro del Governo ed al lavoro del Parlamento in questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. L'onorevole Castellani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/4.

CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, signor Ministro, con questo ordine del giorno chiedo che venga superato, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, il vincolo che impedisce agli investitori privati di operare in regime privato e senza oneri a carico del Servizio sanitario nazionale e di realizzare cioè un percorso di maggiore liberalizzazione in sanità, come è accaduto per il settore farmaceutico.
È evidente, signor Ministro, che i tagli che, da qualche anno, anche con questo Governo, incidono sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale, come conseguenza, produrranno una riduzione dei servizi, con grave ricaduta sui bisogni di salute dei cittadini. Anche il blocco del turnover, che ha già prodotto difficoltà nell'organizzazione dei servizi, ne continuerà a produrre, determinando probabilmente la chiusura di molti reparti. La previsione nel disegno di legge di stabilità della riduzione di molte prestazioni nel tariffario, con tagli che potrebbero andare dal 10 al 40 per cento, produrrà anch'essa effetti destabilizzanti; eppure, il testo del decreto-legge alla nostra approvazione recita: «disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute». Si tratta di obiettivi importanti, che tutti auspichiamo possano raggiungersi, ma, nell'attuale situazione di crisi economica ed occupazionale, con la necessità di tenere i conti pubblici in pareggio, è necessario individuare ed adottare ogni tipo di provvedimento che possa favorire realmente la crescita, lo sviluppo e l'occupazione, come previsto anche nella relazione che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inviato al Governo ed al Parlamento.
Per questo, signor Ministro, auspico l'approvazione di questo ordine del giorno e la sua concreta attuazione in tempi brevi.

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/100.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, avevate promesso più salute con questo provvedimento ai cittadini. Ci siamo occupati di tutto, delle «macchinette», Pag. 30le slot machine abbiamo detto che bisognava metterle in un determinato modo, poi abbiamo fatto una retromarcia a spron battuto; volevamo tutelare i minori anche con riferimento alle «macchinette», ma non l'abbiamo fatto. Ci siamo occupati di bibite, poco e male, ci siamo occupati dei medici, con una visione sulla quale abbiamo avuto modo di confrontarci. La visione che voi avete è una visione di diffidenza: i medici, fino a prova contraria, sono persone che pensano al proprio utile e persone che non pensano invece alla salute, persone da irreggimentare. Quindi, si tratta di un provvedimento che va contro la libertà e le regioni virtuose. Ci sono due regioni che potranno sforare tranquillamente, ci sono poi esodati di «serie A» e di «serie B».
Con questo ordine del giorno, noi invece pensiamo ai figli futuri, alla salute di quelli che devono nascere, ai bambini che possono avere una speranza, in qualche modo, di vedere una diagnosi precoce. Con questo ordine del giorno noi chiediamo - e ciò non è stato accettato - che, nei livelli minimi e nei primi livelli di assistenza, sia inserito anche lo screening neonatale, e cioè che si possa in età neonatale accedere ad una diagnosi che possa evitare poi un percorso di malattia.
Si sono trovati i soldi, ripeto, per poter intervenire sulle regioni che sono in dissesto, sicuramente si sono trovati i soldi da mettere da altre parti, noi chiediamo che vengano messi dei soldi anche per garantire ai nostri figli un futuro migliore. Mi sembra, invece, che alla fine, ripeto, per i malati non ci sia stata un'attenzione perché abbiamo detto «aumentiamo il panorama dei livelli di assistenza», tranne poi prevedere di togliere i livelli di assistenza che abbiamo già. Prendiamo da una parte, ne prendiamo due e li diamo da un'altra parte. Mi auguro che questo ordine del giorno possa essere accolto.

PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Scandroglio n. 9/5440-AR/15, di cui è cofirmataria.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, molto velocemente vorrei ribadire con forza quanto sia importante e necessario che questo Governo predisponga delle misure molto severe sulla ludopatia. Il decreto-legge in esame, pur affrontando questo argomento, secondo me non adotta quelle misure necessarie per contrastare seriamente questo fenomeno che sta assumendo, oggi più che mai, tutte le caratteristiche di una droga, quindi è un fenomeno che produce forte dipendenza e che può essere associato all'alcolismo, al tabagismo e agli stupefacenti.
Quindi chiedo non solo che venga accolto, ma che i nostri suggerimenti contenuti nell'ordine del giorno vengano seriamente presi in considerazione dal Ministro, perché oggi più che mai soprattutto dobbiamo pensare ai nostri giovani, e queste misure suggerite potrebbero costituire un forte deterrente.

PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/77.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro per ricordargli che nella provincia - ancora per qualche giorno - dalla quale provengo, la provincia di Mantova, da anni esiste un'associazione denominata Bamco ONLUS che si occupa della raccolta del cordone ombelicale. Questa associazione dal 2002 al 2009 ha raccolto circa 2.600 cordoni ombelicali i quali oggi, in virtù di un decreto ministeriale del 2009, dovrebbero essere o distrutti o portati all'estero.
Stante il fatto che l'utilizzo di questa tecnica è sempre più consueto anche all'interno del nostro Paese e spinge molti nostri concittadini ad andare all'estero per fare le donazioni piuttosto che per fare la conservazione del cordone dei propri figli per utilizzi medici che sono noti a tutti, io chiedo se non sia il momento di chiarire una volta per tutte quali debbano essere le prospettive per questo tipo di attività e soprattutto come debba essere risolta la vicenda che è molto intricata. Infatti, proprio in questi giorni è arrivata una nota Pag. 31dell'ASL che impone alla Bamco di dismettere la propria dotazione di cordoni ombelicali custoditi - che sono, ripeto, 2.600 - ed eventualmente allontanarli portandoli all'estero entro il 15 novembre.
Quindi i tempi sono molto stretti, ed è chiaro che difficilmente ci saranno gli spazi per un provvedimento legislativo e normativo che possa intervenire in modo netto e definitivo su questa vicenda. Ad ogni modo, noi chiediamo un impegno del Governo affinché cerchi di prendere in carico questo tipo di problematica cercando di risolverla quanto meno nel breve periodo, anche solo con una soluzione tampone. Successivamente, nel medio-lungo periodo, si potrà normare una volta per tutte una tematica che sta a cuore a molti cittadini e che è di grande interesse per molte famiglie che, appunto, si preoccupano del futuro dei loro figli e di quello che potrebbe accadere nel caso in cui questi possano essere afflitti da alcune di quelle malattie che, al momento, possono essere purtroppo curate solo in questo modo.

PRESIDENTE. L'onorevole Meroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/94.

FABIO MERONI. Signor Presidente, il nostro ordine del giorno riguarda le disposizioni relative all'articolo 2, laddove si dà la possibilità dell'attività libero-professionale intramuraria.
Considerato che dopo un regime di successive proroghe viene istituzionalizzata l'intramoenia allargata agli studi professionali privati, ritenuto che tale istituzionalizzazione risulta ancora una volta premiare le regioni non virtuose che, a fronte di risorse assegnate per l'adeguamento delle strutture sanitarie interne o al recupero di spazi e strutture facenti parte del patrimonio immobiliare ospedaliero, non hanno provveduto ad adeguarsi, quello che chiediamo noi, signor Presidente, signor Ministro, è solo di fare molta attenzione. Infatti, nonostante le disposizioni che sono messe in cantiere fin dall'anno 1999, ben poche regioni hanno provveduto a fare questi adeguamenti all'interno o a reperire spazi fuori, ma hanno comunque usufruito dei contributi che sono stati dati alle regioni. Noi chiediamo che l'introduzione della possibilità di intramoenia allargata a regime avvenga a condizione di un collegamento con infrastruttura di rete entro il 30 aprile 2013. Signor Ministro, noi chiediamo che entro il 30 aprile 2013 questo sia tassativo e non prorogabile, perché la nostra paura è che con questo articolato si pongano ancora i presupposti per l'inizio di una nuova stagione di proroghe, che è quello che non vorremmo. Ciò per un semplice motivo, caro Ministro: ci sono regioni virtuose che hanno, se mi lascia passare il termine, utilizzato al meglio i fondi derivati dallo Stato centrale, e non riesco a capire perché altre regioni non si siano adeguate, come hanno fatto le regioni virtuose. Non dico dove sono le regioni che si sono adeguate, ma quello che vorremmo capire, con l'accettazione da parte sua di questo ordine del giorno, è se il 30 aprile 2013 sia una data vera e non un'escamotage per dare ancora delle proroghe, sappiamo benissimo a chi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/25.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, a questo ordine del giorno, che riguarda i servizi di assistenza sanitaria al personale navigante, noi ci aspettiamo una risposta positiva e attenta. Il SASN dispone di ventisei ambulatori sparsi sul territorio nazionale e negli anni ha sempre dato buona prova di sé, assistendo migliaia di marittimi. In Commissione affari sociali lei, signor Ministro, pronunciò una frase che mi colpì. Lei disse che il provvedimento che discutiamo stamattina, pur trattando temi di straordinaria importanza, non aveva la pretesa di compiere una riforma di tutta la materia sanitaria, ma rappresentava una sorta di manutenzione straordinaria del Servizio sanitario nazionale. Ora è più facile dire tutto Pag. 32quello che non c'è e che ci sarebbe dovuto essere, piuttosto che quello che nel provvedimento viene fissato. Diciamo che continuiamo a sostenere la buona intenzione, la dichiarazione di principio e qualche piccolo intervento. L'ambizione era un'altra ed era alta. Il provvedimento di sicuro porterà benefici, quindi è da sostenere e lo sosteniamo, con il rammarico però di essere arrivati vicini ad una riforma più seria e di aver mancato l'occasione.

PRESIDENTE. L'onorevole Girlanda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/53.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per ricordare che il dispositivo che oggi approveremo modifica una previsione del decreto legislativo n. 502 del 1992, il famoso articolo 15-septies, che consentiva ai direttori generali delle aziende sanitarie di conferire incarichi per l'espletamento di funzioni di particolare rilevanza. Ebbene, oggi al comma 7-quinquies aboliamo la possibilità di continuare a utilizzare questi contratti a tempo determinato. Se è vero che da una parte le regioni hanno fatto un utilizzo assolutamente politico di questa scelta - non dobbiamo nasconderci dietro un dito - è anche vero che l'improvvisa modifica di questa norma potrebbe creare importanti disservizi ai cittadini. Quindi, con questo ordine del giorno, che spero verrà accolto dal Governo, chiedo di valutare l'opportunità che la disposizione del nuovo comma non si applichi per i contratti sanitari già in essere, al fine di rendere possibile il prosieguo dell'attività e non creare disservizi ai cittadini.
So che il Ministro è stato molto sensibile nel corso delle convocazioni della Commissione Sanità e quindi sono convinto che questo ordine del giorno possa avere un accoglimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Beccalossi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-A/R/72.

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, signor Ministro, ho presentato insieme ad altri colleghi questo ordine del giorno che ha l'ambizione di voler attenzionare questa Aula e soprattutto il Ministro sulla diversità di spesa sanitaria di regione in regione. È fuori ombra di dubbio l'obiettivo, che da anni è stato chiesto di raggiungere a varie regioni, del pareggio di bilancio in materia sanitaria; è stato raggiunto in alcune regioni ed in altre no.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,33)

VIVIANA BECCALOSSI. Paradossalmente le regioni che hanno raggiunto questo pareggio del bilancio hanno espresso un servizio sanitario migliore o superiore rispetto ad altre, con la conseguenza - ahimè - che invece lo Stato poi interviene per coprire i cosiddetti disavanzi di bilancio, buchi, coperti da regioni del centro e del centrosud. Noi crediamo che il tema dei costi standard già affrontato in altri provvedimenti sia assolutamente da portare avanti affinché - per dirla in chiaro - il costo di una siringa sia il medesimo in Lombardia così come in Calabria, e perché quindi i cittadini abbiano un servizio sanitario dello stesso livello in tutte le regioni a costi che siano il più possibile vicini dal nord al centro al sud. Tradotto, va bene risparmiare ma i tagli previsti anche da questo provvedimento rischiano di penalizzare oggi le regioni che già hanno provveduto negli anni passati, per rispettare il pareggio di bilancio, ad avere dei costi più alti, rispetto a regioni che invece fino ad oggi non hanno tagliato i loro bilanci. Quindi l'impegno che chiediamo al Governo è quello di intervenire affinché non solo si razionalizzi la spesa sanitaria, ma lo si faccia in maniera intelligente, perché - ripeto - ancora oggi ci sono regioni che spendono di più dando servizi inferiori.

PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-A/R/78.

Pag. 33

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo su una situazione che è compresa in questo decreto, inerente alla razionalizzazione di alcuni enti sanitari. Ma dove troviamo la voce razionalizzazione di alcuni enti sanitari ci aspetteremmo un taglio di questi enti, ed invece tutto il contrario. Alle regioni virtuose viene chiesto di fare risparmi, di fare ulteriori tagli sulla sanità, è stata fatta la spending review per questo. Purtroppo anche nella spending review alla fine i tagli vanno sulla sanità e sui cittadini, e qui al posto di andare a razionalizzare gli enti sanitari troviamo invece la trasformazione dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà in un ente di personalità giuridica di diritto pubblico, dotato di autonomia organizzativa, amministrativa, e contabile, con tanti tanti fondi, con il compito di promuovere attività di ricerca e assistenza per la salute delle popolazioni migranti, e per contrastarne le malattie e quant'altro. Sapete quanti soldi vengono attribuiti a questo ente? 5 milioni di euro fin dal 2012, 10 milioni di euro a partire dal 2013, nonché altrettanti, circa dieci milioni di euro, mediante rimborsi di prestazioni erogate a carico del Servizio sanitario nazionale e la partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali.
Andiamo a vedere a chi si rivolge questo ente con questi fondi, e andando a scavare, leggendo bene il dossier, cosa abbiamo scoperto? Che alla fine questi fondi interessano il San Gallicano di Roma. Istituito che, se non erro, presenta diversi buchi di bilancio, quando nel Paese sono già presenti invece esempi positivi che trattano la stessa materia.
La stessa materia, quella ovvero che concerne le patologie d'importazione. In questo campo abbiamo, ad esempio, la divisione malattie infettive e tropicali dell'ospedale «Sacco» di Milano che, però, non vede un euro in più da questa razionalizzazione impropria dove si va, invece, ad istituzionalizzare quest'ente che continuerà a risucchiare soldi, fondi e risorse alle tasche dei cittadini di tutto il Paese a partire da quest'anno.
Un insulto, un vero insulto a quelle regioni virtuose che sono oggetto di continui tagli da parte dello Stato in tema di sanità, regioni queste che, fino ad oggi, hanno garantito l'attuazione del principio dell'articolo 32 della Costituzione accogliendo anche quei cittadini provenienti da altre parti d'Italia e intervenendo concretamente nelle risposte alle esigenze di salute legate, come ripeto, alle patologie d'importazione. Ma per queste regioni non c'è nulla. Questa è ancora una visione «romanocentrica» del sistema.
Allora, noi, con questo ordine del giorno, diciamo che, in un momento così grave di crisi economica, di drastici tagli, di riduzione progressiva dei posti letto e dei servizi in genere, di pesanti tagli agli istituti di ricerca che si dedicano a progetti aventi pari e più importanza di quelli di quest'ente, le risorse devono essere utilizzate per garantire l'attività ospedaliera delle strutture delle regioni a partire da quelle non sottoposte ai piani di rientro legati ai disavanzi sanitari.
Il Lazio ha un disavanzo di 1.600 milioni di euro e non è dando soldi ad una sanità malata, fatta di sprechi, inefficienze e incapacità gestionali che si risolvono i problemi. Se non cambia il modello organizzativo, se non cambia il modello gestionale improntato sulle buone practice, improntato su una visione aziendale, questi soldi saranno, ancora una volta, soldi sprecati, soldi tolti, sottratti alle esigenze di salute di tutti i cittadini del Paese!

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/36.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, Ministro, noi avevamo presentato un emendamento al disegno di legge in esame sullo stesso argomento il cui contenuto è stato, poi, trasfuso in un ordine del giorno. Infatti, le norme che sono contenute in questo disegno di legge prevedono l'attivazione per i medici di famiglia, Pag. 34per i pediatri di libera scelta, per la guardia medica, per la medicina dei servizi e per i specialisti ambulatoriali di nuove forme organizzative. Chiaramente, l'organizzazione deve essere effettuata dalle regioni e l'obiettivo, che è giusto, è quello di garantire e assicurare l'attività assistenziale per tutto l'arco della giornata, per le 24 ore, e per tutti i giorni della settimana, ciò al fine soprattutto di favorire il processo di deospedalizzazione.
Noi siamo d'accordo però, secondo il gruppo dell'Italia dei Valori, è anche indispensabile che il rafforzamento venga distinto in bisogni di salute dell'adulto e bisogni di salute del bambino. Infatti, il bambino, come lei sa meglio di noi, Ministro, non è un piccolo adulto, ma è un mondo tutto a sé con delle caratteristiche psicofisiche sicuramente diverse da quelle dell'adulto e, quindi, necessita di un'assistenza pediatrica 24 ore su 24.
Per farla breve, noi che cosa chiediamo in questo ordine del giorno? Che venga distinta appunto l'assistenza pediatrica da 0 a 16 anni dall'assistenza per gli adulti che va dal diciassettesimo anno di età in poi; chiediamo, quindi, che ci siano delle forme organizzative multiprofessionali che vadano ad erogare delle prestazioni assistenziali, anche tramite il coordinamento e l'integrazione dei pediatri di libera scelta e del sociale, proprio per questa fascia di età, cioè per la fascia di età che va da 0 a 16 anni che, come ripeto, rappresenta un'età particolare che può essere trattata soprattutto da un pediatra. Quindi, le chiediamo, noi del gruppo dell'Italia dei Valori, di accogliere questo ordine del giorno che è rivolto proprio all'assistenza dei bambini.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/10.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno ho inteso porre all'attenzione del Ministro, del Governo stesso, in primo luogo la necessità di dare concreta attuazione al provvedimento sulla libera professione intramoenia, dotando i medici, che hanno fatto questa scelta, delle strutture indispensabili per esercitare fino in fondo questa attività. Molte regioni in pratica dicono di accettare e di applicare questa disposizione legislativa, ma, nella realtà dei fatti, in alcuni casi, strutture disponibili non esistono e i medici sono costretti ad un'attività che non ha nulla a che fare con quanto previsto dalla legge.
In secondo luogo, proprio perché questo provvedimento, al di là della definizione della figura del medico e di una serie di competenze specifiche, riguarda la ristrutturazione della sanità e soprattutto la necessità di venire incontro alle emergenze dell'opinione pubblica in tema di tutela della salute dei cittadini, nell'ordine del giorno presentato dal sottoscritto e dal collega Romele che cosa abbiamo evidenziato? La necessità soprattutto, nel rispetto dell'autonomia della libera professione dei medici, di garantire che questa autonomia sia svincolata da pressioni o condizionamenti politici, in particolare a livello dirigenziale, in ordine alle modalità di selezione del personale medico.
Io vengo da una regione, l'Emilia Romagna, ma non è l'unica, in cui purtroppo i condizionamenti politici molto spesso prevalgono su quella che è la preparazione, la competenza, l'attitudine del personale medico.
Credo che questo sia un problema, sul quale si è soffermato anche il Ministro Balduzzi, e non riguarda solo la mia regione, ma buona parte delle regioni. Occorre definire una riforma legislativa che renda il medico protagonista di quelle che sono le sue scelte, sulla base delle sue competenze, delle pubblicazioni, della sua esperienza, che lo svincoli totalmente da pressioni indebite di carattere politico o lobbistico, che purtroppo sono presenti soprattutto ai massimi livelli dirigenziali.
Credo che questo sia un principio fondamentale, che deve essere salvaguardato e in questo io credo che il Ministro debba una risposta, anche a sue precedenti affermazioni che condivido: distinguere nettamente il ruolo di indirizzo politico dalla nomina e dalla selezione del personale Pag. 35medico. Infatti, questo è ciò che crea problemi drammatici in molte regioni e soprattutto penalizza la scelta dei cervelli e delle intelligenze migliori, che potrebbero trovare una loro giusta collocazione.
In questo contesto - e concludo - c'è il problema dei policlinici universitari: credo che dare maggiore autonomia ai policlinici universitari, responsabilizzando maggiormente, non con una sorta di autoreferenzialità, ma valorizzando il ruolo pedagogico e didattico dei docenti e dei medici dei policlinici, sia più che mai indispensabile. Anche in questo contesto, la nomina dei direttori dei policlinici da parte delle regioni ritengo non si giustifichi assolutamente, perché spesso prevalgono logiche politiche estranee all'interesse dell'università e della facoltà di medicina e chirurgia. Questo è il senso dell'ordine del giorno presentato.

PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno De Luca n. 9/5440-AR/1, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di sanare l'antinomia normativa».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bocciardo 9/5440-AR/2.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Abrignani n. 9/5440-AR/3, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, in sede di attuazione del decreto legislativo n. 153 del 2009, di favorire con modalità» e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Castellani n. 9/5440-AR/4, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere il terzo, quarto e quinto capoverso dalla premessa e di impegnare il Governo «a trovare, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, soluzioni idonee in materia di verifica di compatibilità in rapporto al fabbisogno», e così via.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/5440-AR/5, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo, al primo capoverso, «a valutare l'opportunità di accelerare i tempi (...)», e, al secondo capoverso, «a favorire la possibilità dei cittadini di scegliere la somministrazione di singoli vaccini in alternativa alle somministrazioni polivalenti, ferma restando la necessità di assicurare un tasso di vaccinazione atto a garantire la difesa della popolazione nei confronti delle malattie infettive».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5440-AR/6, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di espungere dal secondo capoverso le parole da: «, e dei farmaci», fino alla fine del periodo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Galli n. 9/5440-AR/7, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «l'attiva partecipazione dei poliambulatori», con le parole: «il possibile coinvolgimento dei poliambulatori».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Santelli n. 9/5440-AR/8.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gelmini n. 9/5440-AR/9, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: «La Camera, considerate le recenti modificazioni della normativa in materia di farmaci, impegna il Governo a valutare l'evoluzione della situazione conseguente all'introduzione della predetta normativa, coinvolgendo gli operatori del settore».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/5440-AR/10, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di espungere le parole da: «, favorendo» fino alla fine del periodo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mosella n. 9/5440-AR/11, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze della finanza pubblica, di utilizzare», e così via, fino alla fine del periodo. Pag. 36
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Di Biagio n. 9/5440-AR/12 e Granata n. 9/5440-AR/13.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mancuso n. 9/5440-AR/14, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo «a prendere tempestive iniziative al fine di chiarire la sorte professionale del suddetto personale».
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Scandroglio n. 9/5440-AR/15 e Di Virgilio n. 9/5440-AR/16.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Garavini n. 9/5440-AR/17, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo «a valutare l'opportunità di prevedere sia nell'ambito (...)», per il primo capoverso, e «a valutare l'opportunità di prevedere, nell'ambito di (...)», per il secondo capoverso. Quindi, si impegna il Governo «a valutare l'opportunità di prevedere» sia per il primo che per il secondo capoverso del dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbaro n. 9/5440-AR/18, mentre accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Patarino n. 9/5440-AR/19 e Moroni n. 9/5440-AR/20.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Perina n. 9/5440-AR/21, con quella precisazione fatta in precedenza dalla Presidenza.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Sarubbi n. 9/5440-AR/22, a condizione che il dispositivo sia riformulato, in particolare, impegnando il Governo «a valutare l'opportunità di»: subordinare, incaricare, realizzare, promuovere, ed espungendo l'ultimo capoverso del dispositivo.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Miotto n. 9/5440-AR/23 e Argentin n. 9/5440-AR/24, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Bossa n. 9/5440-AR/25 e D'Incecco n. 9/5440-AR/26.
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Lenzi n. 9/5440-AR/27, Burtone n. 9/5440-AR/28, Schirru n. 9/5440-AR/29, Bucchino n. 9/5440-AR/30, Murer n. 9/5440-AR/31 e Pedoto n. 9/5440-AR/32.
Il Governo, inoltre, accetta gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/5440-AR/33, Giorgio Merlo n. 9/5440-AR/34 e Sbrollini n. 9/5440-AR/35.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/5440-AR/36 a condizione che sia riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di » al primo e al secondo impegno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/5440-AR/37 a condizione che sia leggermente riformulato nel senso di utilizzare, anziché le parole: «opportune iniziative legislative», le seguenti: «opportune iniziative », omettendo cioè: «legislative», che su questo punto non servono.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/5440-AR/38 a condizione che sia riformulato inserendo dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: « a valutare l'opportunità di un rifinanziamento complessivo».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/5440-AR/39 se riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a studiare l'opportunità di prevedere», e così via, ed accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/5440-AR/40 a condizione che sia riformulato inserendo dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare, in sede di aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, l'inserimento di screening».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Messina n. 9/5440-AR/41, purché riformulato inserendo dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità che le soluzioni tecniche (...)».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/5440-AR/42 e invita i presentatori al ritiro degli ordini del giorno Paladini n. 9/5440-AR/43 e Donadi n. 9/5440-AR/44.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rota n. 9/5440-AR/45 a condizione che sia Pag. 37riformulato inserendo dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di» e così via, ed invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Monai n. 9/5440-AR/46; sul punto trattato da quest'ultimo ordine del giorno c'è stata una discussione approfondita in Commissione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/5440-AR/47 se riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad avviare» con le seguenti: « a proseguire » perché questo già si sta facendo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/5440-AR/48 e invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Mura n. 9/5440-AR/49 in quanto questa è una competenza specificamente regionale. Il Governo accetta gli ordini del giorno Zazzera n. 9/5440-AR/50 e Favia n. 9/5440-AR/51.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Barani n. 9/5440-AR/52 a condizione che sia riformulato inserendo, dopo le parole: «ad adottare le opportune iniziative normative», le seguenti: «volte a favorire l'ingresso nella sanità italiana di medici e infermieri giovani». Il Governo accetta l'ordine del giorno Girlanda n. 9/5440-AR/53 a condizione che sia riformulato inserendo dopo le parole «non si applichi» le seguenti: «per i contratti sanitari già in essere» espungendo le parole: «per il rinnovo dei».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Lovelli n. 9/5440-AR/54, Compagnon n. 9/5440-AR/55 e invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Tassone n. 9/5440-AR/56.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Volontè n. 9/5440-AR/57 e accetta l'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa n. 9/5440-AR/58 se riformulato escludendo il primo, il secondo, il quarto e il quinto capoverso delle premesse. Il Governo accetta gli ordini del giorno Dionisi n. 9/5440-AR/59, De Poli n. 9/5440-AR/60 e Binetti n. 9/5440-AR/61.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/5440-AR/62 se riformulato espungendo dal dispositivo le parole: «, interessando gli enti regioni, la rimozione delle cause ostative, ove presenti, o che ritardano».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Calgaro n. 9/5440-AR/63 e Rubinato n. 9/5440-AR/64, e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/5440-AR/65.
Ricordo che l'ordine del giorno Lo Moro n. 9/5440-AR/66 è inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/5440-AR/67 e accetta l'ordine del giorno Servodio n. 9/5440-AR/68 a condizione che sia riformulato inserendo dopo le parole: «a valutare l'opportunità di» le seguenti: « nel rispetto della normativa europea».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Oliverio n. 9/5440-AR/69, mentre accetta gli ordini del giorno Laratta n. 9/5440-AR/70, Zucchi n. 9/5440-AR/71 e Beccalossi n. 9/5440-AR/72.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Savino n. 9/5440-AR/73, purché riformulato così: alla fine, dopo le parole «per il loro acquisto», inserire le parole «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/5440-AR/74, accetta l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/5440-AR/75, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lorenzin n. 9/5440-AR/76 e accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/5440-AR/77. Il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5440-AR/78, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fogliato n. 9/5440-AR/79 e accetta gli ordini del giorno Rainieri n. 9/5440-AR/80, Caparini n. 9/5440-AR/81 e Fabi n. 9/5440-AR/82.
Inoltre, il Governo invita i presentatori al ritiro degli ordini del giorno Rondini n. 9/5440-AR/83, Munerato n. 9/5440-AR/84 e Bonino n. 9/5440-AR/85 - in quanto già superato -, accetta l'ordine del giorno Negro n. 9/5440-AR/86 e invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5440-AR/89. Pag. 38
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Vizia n. 9/5440-AR/90, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Maggioni n. 9/5440-AR/91, invita i presentatori al ritiro degli ordini del giorno Crosio n. 9/5440-AR/92 e Callegari n. 9/5440-AR/93, accetta l'ordine del giorno Meroni n. 9/5440-AR/94.
Per l'ordine del giorno Consiglio n. 9/5440-AR/95 vale la riformulazione espressa sull'ordine del giorno Gelmini n. 9/5440-AR/9.
Il Governo invita i presentatori al ritiro degli ordini del giorno Chiappori n. 9/5440-AR/96, Buonanno n. 9/5440-AR/97 e Cavallotto n. 9/5440-AR/98, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Montagnoli n. 9/5440-AR/99 e Polledri n. 9/5440-AR/100, invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/5440-AR/101 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fedriga n. 9/5440-AR/102. Infine, il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/5440-AR/103, accetta gli ordini del giorno Ria n. 9/5440-AR/104 e Nastri n. 9/5440-AR/105 e accetta l'ordine del giorno Cosenza n. 9/5440-AR/106, purché riformulato nel seguente modo: dopo le parole «stili di vita» inserire le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, non è stato espresso il parere sugli ordini del giorno Goisis n. 9/5440-AR/87 e Rivolta n. 9/5440-AR/88.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, il parere non è stato espresso semplicemente perché, sia l'ordine del giorno Goisis n. 9/5440-AR/87 che Rivolta n. 9/5440-AR/88 sono stati dichiarati inammissibili.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Luca n. 9/5440-AR/1, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto inoltre che i presentatori dell'ordine del giorno Bocciardo n. 9/5440-AR/2, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Abrignani n. 9/5440-AR/3, Castellani n. 9/5440-AR/4 e Zamparutti n. 9/5440-AR/5, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5440-AR/6, accettato dal Governo, purché riformulato.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, ho tentato di capire la riformulazione, quello che lei ha detto in quest'Aula, ma non sono riuscito a capirla bene. Se cortesemente...

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, gliela facciamo rileggere. Prego, Ministro.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, la riformulazione sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5440-AR/6 è la seguente: nel secondo impegno, fermarsi alle parole «suddette patologie».

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, la riformulazione sta nel fatto che ci si ferma, nel secondo dispositivo, alle parole «suddette patologie», e quindi il resto viene eliminato: accetta la riformulazione?

DOMENICO SCILIPOTI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Galli n. 9/5440-AR/7, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Santelli n. 9/5440-AR/8, accettato dal Governo.
Inoltre, prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gelmini n. 9/5440-AR/9, Garagnani Pag. 39n. 9/5440-AR/10 e Mosella n. 9/5440-AR/11, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/5440-AR/12, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Granata n. 9/5440-AR/13, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mancuso n. 9/5440-AR/14, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Scandroglio n. 9/5440-AR/15, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/5440-AR/16, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/5440-AR/17, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Barbaro n. 9/5440-AR/18, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Patarino n. 9/5440-AR/19 e Moroni n. 9/5440-AR/20, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Perina n. 9/5440-AR/21, nel testo accettato dal Governo, come precisato dalla Presidenza.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sarubbi n. 9/5440-AR/22, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/5440-AR/23, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Argentin n. 9/5440-AR/24, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Bossa n. 9/5440-AR/25 e D'Incecco n. 9/5440-AR/26, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Lenzi n. 9/5440-AR/27, Burtone n. 9/5440-AR/28, Schirru n. 9/5440-AR/29, Bucchino n. 9/5440-AR/30, Murer n. 9/5440-AR/31, Pedoto n. 9/5440-AR/32 e Mario Pepe (PD) n. 9/5440-AR/33, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giorgio Merlo n. 9/5440-AR/34, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sbrollini n. 9/5440-AR/35, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/5440-AR/36, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/5440-AR/37, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Borghesi n. 9/5440-AR/38, Aniello Formisano n. 9/5440-AR/39 ed Evangelisti n. 9/5440-AR/40, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/5440-AR/41, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/5440-AR/42, accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Paladini n. 9/5440-AR/43 formulato dal Governo. Poiché credo si voterà, invito intanto i colleghi a prendere posto.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, signor Ministro, volevo solamente evidenziare un fatto: in tutta la pubblica Pag. 40amministrazione, e comunque in qualsiasi tipo di lavoro, esiste un limite di anzianità. Voi, con questo provvedimento, avete tolto il limite di anzianità di 65 anni ai direttori generali. È una cosa incredibile. Il direttore sanitario della stessa struttura deve avere 65 anni, il direttore amministrativo della stessa struttura deve avere 65 anni. Cioè: nella stessa struttura sanitaria dei tre direttori - amministrativo, sanitario e generale - i primi due devono avere 65 anni, però il direttore generale ne può avere anche 80. Credo sia una cosa inammissibile. In Italia per tutti è previsto un limite di età, per qualsiasi ruolo, qualsiasi modello lavorativo, tranne naturalmente i direttori generali che, non si capisce perché, possono essere nominati anche a 80 anni. Allora io dico: possibile, signor Ministro, che io devo ritirare questo ordine del giorno, in quanto non c'è più il limite di età per i direttori generali? Ma secondo lei 65 più 5, ossia lavorare fino a 70 anni in una struttura sanitaria, le sembra poco?
In particolare, per quanto riguarda le nomine delle regioni dei direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio sanitario regionale, non capiamo perché nell'esame di questo provvedimento sia stato soppresso questo requisito e soprattutto se si vuol fare di fatto una competenza professionale o un'evidente soppressione di detto limite di età che si pone, di fatto ed inspiegabilmente, contro il ricambio generazionale. Uno poi come potrà mai fare il direttore generale? Ma al di là di quello, le chiedo: com'è possibile che sia l'unico ruolo dello Stato, o anche di qualsiasi pubblica amministrazione, per il quale non esiste l'età anagrafica? Almeno mettete 70 più 5, ma non è possibile che nei limiti di questo ruolo non ci sia il criterio dell'età anagrafica.
È una cosa scandalosa, che voi avete fatto. Una cosa del genere è scandalosa. Poi venite qui a dire che volete risolvere il problema dell'Italia e togliete limiti essenziali. È una cosa incredibile. Per questo, non posso ritirare il mio ordine del giorno n. 9/5440-AR/43, e mi auguro naturalmente che anche l'Aula sia sensibile a questo tema, perché togliere l'età anagrafica ai direttori generali, e non inserire nessun criterio e nessuna data anagrafica per colui che deve essere nominato direttore generale, è una cosa incredibile.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Paladini n. 9/5440-AR/43 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paladini n. 9/5440-AR/43, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Biancofiore, Orlando, Benamati, Cesare Marini, Verducci, Di Stanislao, Cesario, Barbareschi, Rossomando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 441
Astenuti 11
Maggioranza 221
Hanno votato
145
Hanno votato
no 296).

Prendo atto che i deputati Scanderebech, Binetti e Andrea Orlando hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Donadi n. 9/5440-AR/44 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/5440-AR/45, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Monai n. 9/5440-AR/46, formulato dal Governo.

Pag. 41

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, penso che una iniziativa del Governo e del Parlamento per contrastare la proliferazione del gioco d'azzardo sia comunque auspicabile nonostante la marcia indietro che ha fatto il Governo nel togliere quel limite dei 500 metri per l'installazione di slot machine o giochi d'azzardo rispetto alla presenza di scuole, di strutture sanitarie e ospedaliere, di luoghi di culto e così via. In realtà capisco che può essere un pannicello caldo questo limite di distanza, se è vero com'è vero che con il Governo Berlusconi è stato introdotto il gioco d'azzardo on line, che quelle distanze azzera, consentendo a qualunque cittadino, ancorché minorenne, di dichiararsi maggiorenne e di giocare nel segreto della sua camera.
Ma il problema vero è che questi giochi d'azzardo alimentano una sorta di criminalità organizzata legalizzata, nella quale i controlli sono sempre molto superficiali. I fatti di cronaca ci hanno già messo di fronte ad un panorama inquinato dalla criminalità che alligna proprio anche nel gioco d'azzardo. Se è vero che la relazione della Commissione affari sociali, approvata dalla Commissione il 2 agosto 2012, ci dice che gli italiani spendono 1.200 euro pro capite l'anno per questo tipo di intrattenimento, è anche vero che questa media non è significativa. Infatti, sono tante le famiglie che giocano e tante quelle che non giocano, ma quelle che giocano si trovano spesso a rovinare la loro esistenza e il loro patrimonio perché ovviamente questa può diventare una malattia.
Allora, un Governo che, da una parte, agevola il gioco d'azzardo e, dall'altra, finanzia progetti sanitari per recuperare i ludopatici è un Governo che in qualche modo è schizofrenico, perché la mano destra fa il contrario di quello che fa la sinistra, e viceversa. Allora, qui il tema è un altro, il tema è quello di un Paese, come l'Italia, che deve smetterla di investire sull'azzardo, sulla speranza di un gioco che consuma denaro, consuma la vita delle persone e dovrebbe invece essere un Governo che dà prospettiva di lavoro, di occupazione. Quei soldi che voi guadagnate sulle spalle dei cittadini sono soldi in qualche modo rubati, che tolgono la speranza e non la alimentano. Ben altre sono le speranze di cui hanno bisogno gli italiani. Quindi confido che questo ordine del giorno, che chiede il ripristino di questa disposizione, sia pur parziale, ma significativa nella logica che ho detto, possa essere accolto.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, volevo soltanto aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Monai n. 9/5440-AR/46.

PRESIDENTE. Anche l'onorevole Rondini vuole aggiungere la sua firma all'ordine del giorno Monai n. 9/5440-AR/46. Tutti coloro che intendono sottoscrivere questo ordine del giorno possono rivolgersi agli uffici.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Monai n. 9/5440-AR/46 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/5440-AR/46, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Torrisi, Vico, Calderisi, Goisis, Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 445
Astenuti 6
Maggioranza 223
Hanno votato
139
Hanno votato
no 306).

Pag. 42

Prendo atto che l'onorevole Di Stanislao accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/47 e non insiste per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Cimadoro non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/48, accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Mura se accede all'invito al ritiro formulato dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/49.

SILVANA MURA. Signor Presidente, con questo provvedimento, in particolare all'articolo 4, si apportano delle modifiche al decreto legislativo n. 502 del 1992, in tema di dirigenza sanitaria e di governo clinico. In particolare, alla lettera d) si introduce una nuova e specifica disciplina per la nomina di primario, rimettendo alle regioni la disciplina della selezione dei criteri e delle procedure per il conferimento dell'incarico di primario.
Con questo ordine del giorno, noi chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di unificare questi criteri affinché siano uguali per tutte le regioni e, quindi, chiediamo l'emanazione di un apposito decreto da parte del Ministero della salute affinché stabilisca i criteri per la selezione degli incarichi dei primari.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Mura n. 9/5440-AR/49 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mura n. 9/5440-AR/49, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Colucci... onorevole Beccalossi... onorevole Patarino... onorevole Motta... onorevole Fiano... onorevole Sposetti... onorevole Di Stanislao... onorevole Testa... onorevole Bosi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 448
Astenuti 6
Maggioranza 225
Hanno votato
45
Hanno votato
no 403).

Prendo atto che gli onorevoli Zazzera e Favia non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno n. 9/5440-AR/50 e n. 9/5440-AR/51, accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Barani accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/52 e non insiste per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Girlanda accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/53, ma insiste perché venga posto in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Girlanda n. 9/5440-AR/53, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Melchiorre... onorevole Scanderebech... onorevole Marchioni... onorevole Rossomando... onorevole Girlanda... onorevole Iapicca... onorevole Tanoni... onorevole Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 447
Votanti 396
Astenuti 51
Maggioranza 199
Hanno votato
376
Hanno votato
no 20).

Prendo atto che il deputato Bachelet ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole. Pag. 43
Prendo atto che gli onorevoli Lovelli e Compagnon non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno n. 9/5440-AR/54 e n. 9/5440-AR/55, accettati dal Governo.
Chiedo all'onorevole Tassone se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/56, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, nell'illustrare il mio ordine del giorno avevo detto chiaramente che non mi facevo soverchie illusioni circa ovviamente l'atteggiamento del Governo. Però non mi sarei mai atteso un invito al ritiro, anche perché io invitavo il Governo a perlustrare delle situazioni rispetto all'oggetto dell'ordine del giorno e poi il Governo, invece, mi formula un invito al ritiro. Per un rapporto di reciprocità dovrei dire chiaramente che non accetto l'invito al ritiro, però non lo faccio per questo.
Voglio dire al Governo sommessamente e con grande umiltà che, quando nell'Aula parlamentare con un ordine del giorno un parlamentare invita il Governo a valutare la possibilità di cambiare qualcosa, anche nel futuro, non si dice «mai», non si dice «mai», anche perché io ritengo di aver posto una questione molto seria sulla figura del direttore generale: se la figura del direttore generale è adeguata rispetto a quelle che sono le competenze che si espandono momento per momento per quanto riguarda le aziende sanitarie.
Quindi dire «mai», da adesso al futuro e anche su una possibilità, ritengo che sia una forzatura. Poi, signor Presidente, lo diciamo tra parentesi...

PRESIDENTE. Onorevole Tassone...

MARIO TASSONE. ... siamo in coda di legislatura. Dire «mai» credo...

PRESIDENTE. Mai dire mai!

MARIO TASSONE. ... che sia, ovviamente, un momento inadeguato anche nel rapporto con il Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, il Ministro ...

MARIO TASSONE. Siccome ha detto «mai», chiedo che sia posto questo ordine del giorno ...

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, il Ministro vuole parlarle...

MARIO TASSONE. Signor Presidente, lo so quello che mi vuole dire. È come se si dicesse, da parte del Ministro... Mi faccia completare il mio giudizio. Se il Ministro non ritorna sui suoi passi, chiedo che il mio ordine del giorno sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, volevo dirle che il Ministro ha chiesto di intervenire, magari per modificare il suo parere. Prego, Ministro Balduzzi ha facoltà di parlare.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, intervengo soltanto per dirle, onorevole Tassone, dato che abbiamo avviato un dialogo tra di noi, che il mio parere è dovuto alla limitatezza delle possibilità. Riguardo all'accogliere il suo ordine del giorno come raccomandazione non me la sarei sentita di rifiutare, ed è difficile chiederle di riformularlo, perché l'orientamento di riportare un comitato di gestione accanto all'organizzazione aziendalistica va in un'altra direzione. L'invito al ritiro non aveva il senso di chiudere il discorso, ma era dovuto all'assenza di altre possibilità da parte mia. Solo questo volevo dire.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Tassone, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5440-AR/56, accolto dal Governo come raccomandazione?

MARIO TASSONE. Quindi, il Governo accetterebbe il mio ordine del giorno come raccomandazione?

Pag. 44

PRESIDENTE. Sì, onorevole Tassone. Ho capito, dall'intervento del Ministro, che non voleva sottovalutare la portata del suo ordine del giorno. Se lei è d'accordo, il Governo accoglie il suo ordine del giorno come raccomandazione.
Prendo atto, dunque, che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/5440-AR/56, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/5440-AR/57, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa n. 9/5440-AR/58, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Dionisi n. 9/5440-AR/59, De Poli n. 9/5440-AR/60 e Binetti n. 9/5440-AR/61, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/5440-AR/62, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Calgaro n. 9/5440-AR/63 e Rubinato n. 9/5440-AR/64, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/5440-AR/65, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/5440-AR/67, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Servodio n. 9/5440-AR/68, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/5440-AR/69, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Laratta n. 9/5440-AR/70, Zucchi n. 9/5440-AR/71 e Beccalossi n. 9/5440-AR/72, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Savino n. 9/5440-AR/73, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/5440-AR/74, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/5440-AR/75, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lorenzin n. 9/5440-AR/76, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fava n. 9/5440-AR/77, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5440-AR/78 formulato dal Governo.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, chiedo che questo ordine del giorno sia posto in votazione. Ribadisco che non possono essere destinati i soldi solo al San Gallicano tramite questo ente, che viene tramutato in un ente giuridico di diritto pubblico, un ente volto alla promozione della salute, legato alla patologie dei migranti.
Siamo in un momento di grande crisi economica, di tagli lineari drastici nel settore della sanità, con la riduzione progressiva di posti letto, fondi, forniture e con la riduzione dei servizi. Quindi, chiediamo che si provveda all'utilizzo di tali fondi anche per garantire l'attività ospedaliera delle strutture delle regioni non sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari. Pag. 45
Lo ribadisco: abbiamo strutture che svolgono la stessa opera di questo ente, distribuite, più che altro, in diverse parti del Paese. Uno di questi è, ad esempio, a Milano, dove c'è il centro legato alle patologie tropicali, quindi legato, anche questo, a quelle che sono le malattie di importazione, piuttosto che in altre regioni come il Veneto e quant'altro.
Chiediamo, per un principio di omogeneità, che non venga fatta una discriminazione favorendo solo questo ente, ma che si riveda il tutto. Quindi, chiediamo di porre in votazione questo ordine del giorno. Chiediamo che il Ministro ci ripensi, che cambi idea perché non è possibile avere in questo Paese figli e figliastri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/5440-AR/78, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Vizia, Calderisi, Sposetti... Deve votare ancora. Poi può dedicarsi ad altre attività! Onorevoli Goisis, Tanoni... Tempi duri. L'onorevole Tanoni ha votato? Bene!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 452
Astenuti 7
Maggioranza 227
Hanno votato
51
Hanno votato
no 401).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fogliato n. 9/5440-AR/79, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Rainieri n. 9/5440-AR/80, Caparini n. 9/5440-AR/81 e Fabi n. 9/5440-AR/82, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Rondini n. 9/5440-AR/83 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/5440-AR/83, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Saglia, Verducci, Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
54
Hanno votato
no 397).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Munerato n. 9/5440-AR/84 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Munerato n. 9/5440-AR/84, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bossa, Rossomando, Cesare Marini, Coscia, Cesaro, Granata...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 46

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
54
Hanno votato
no 402).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Bonino n. 9/5440-AR/85 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonino n. 9/5440-AR/85, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Torrisi, Giorgio Conte, Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 449
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato
53
Hanno votato
no 396).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Negro n. 9/5440-AR/86, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5440-AR/89 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/5440-AR/89, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lainati, Scilipoti, Ferrante, Servodio, Sposetti, De Luca, Bellanova, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 452
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato
60
Hanno votato
no 392).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Vizia n. 9/5440-AR/90, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Maggioni n. 9/5440-AR/91, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Crosio n. 9/5440-AR/92 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crosio n. 9/5440-AR/92, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ferranti, Scilipoti, Verducci, Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 450
Astenuti 4
Maggioranza 226
Hanno votato
56
Hanno votato
no 394).

Pag. 47

Prendo atto che i deputati Cuperlo e De Girolamo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Callegari n. 9/5440-AR/93 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Callegari n. 9/5440-AR/93, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Cesario, Scilipoti, Ferranti, Cosentino, Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 450
Astenuti 6
Hanno votato
226
Hanno votato
no 87).

Prendo atto che i deputati Cuperlo e De Girolamo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Meroni n. 9/5440-AR/94, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Consiglio n. 9/5440-AR/95, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Chiappori n. 9/5440-AR/96 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chiappori n. 9/5440-AR/96, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, Bossa, Patarino, Scilipoti, Sbai, Veltroni, Testa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato
55
Hanno votato
no 401).

Prendo atto che il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Buonanno n. 9/5440-AR/97 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buonanno n. 9/5440-AR/97, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bossa, Ferranti, Porcino, Melandri, Bonciani, Pelino, Ventucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 453
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato
53
Hanno votato
no 400).

Prendo atto che il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Cavallotto n. 9/5440-AR/98 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti. Pag. 48
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cavallotto n. 9/5440-AR/98, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Nichilo Rizzoli, Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 447
Astenuti 3
Maggioranza 224
Hanno votato
54
Hanno votato
no 393).

Prendo atto che il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Montagnoli n. 9/5440-AR/99 e Polledri n. 9/5440-AR/100, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Comaroli n. 9/5440-AR/101 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Comaroli n. 9/5440-AR/101, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Lisi, Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 452
Astenuti 5
Maggioranza 227
Hanno votato
52
Hanno votato
no 400).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/5440-AR/102, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Desiderati n. 9/5440-AR/103 non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Desiderati n. 9/5440-AR/103, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Barbareschi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
50
Hanno votato
no 393).

Prendo atto che i deputati Di Biagio e Verducci hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ria n. 9/5440-AR/104 e Nastri n. 9/5440-AR/105, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cosenza n. 9/5440-AR/106, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5440-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Pag. 49
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà, per due minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi liberaldemocratici voteremo a favore della conversione del cosiddetto decreto-legge salute, innanzitutto perché esso intende considerare l'efficiente gestione della governance sanitaria quale elemento di crescita e sviluppo anziché mero costo contabile su cui episodicamente intervenire per drastici giri di vite.
Riguardo al merito, desidero poi esaminare due punti che ci sembrano indicativi e caratterizzanti; il primo riguarda l'apprezzabile previsione di una norma che opera la depenalizzazione della colpa lieve in cui possa incorrere un esercente l'attività sanitaria laddove egli abbia comunque rispettato le linee guida e le buone pratiche della comunità scientifica nello svolgimento dei propri compiti. Sappiamo tutti infatti che una norma del genere si è resa necessaria a seguito di un costante incremento di procedimenti penali a carico del personale sanitario che aveva portato ad una situazione non più sostenibile.
La norma infatti ha il merito di operare un bilanciamento che va dal diritto alla salute e all'integrità fisica del paziente, alla legittima tutela da responsabilità penale del medico nell'esercizio delle sue funzioni, facendo in ogni caso salvo l'esercizio dell'azione civile per il risarcimento del danno. Avremmo però preferito che, accanto a tale disposizione, si fosse previsto un sistema assicurativo generale e cogente nei confronti degli stessi medici più a rischio, così da tutelare in ogni caso, almeno economicamente, le legittime istanze dei pazienti in caso di esiti sfavorevoli di interventi o trattamenti subiti. Il secondo punto alla nostra attenzione è più che altro un appunto critico nei confronti del provvedimento, e riguarda la cancellazione del fondo per il contrasto alle ludopatie, inizialmente previsto e poi stralciato a seguito dei rilievi della V Commissione (Bilancio). Qui non si tratta di essere retorici o altro, ma si tratta di avere chiare le dimensioni della diffusione nel nostro Paese del problema delle dipendenze, tra cui la ludopatia, che come sappiamo ha i contorni del problema sociale. D'altra parte, è innegabile che dietro ad ogni patologia sociale si nascondano una serie di condotte omissive o comunque eccessivamente distratte da parte di coloro che dovrebbero vigilare; in poche parole, le pubblicità martellanti, in ogni dove, di giochi e scommesse. In conclusione, condividendo le linee fondamentali del provvedimento, voteremo a suo favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, abbiamo votato contro la fiducia al Governo per questioni di carattere generale, ma anche perché questo Governo produce provvedimenti come quello che tra poco dovremo votare. Tra i tanti problemi che ha il Servizio sanitario nazionale, il Ministro ci viene a proporre un provvedimento inutile, che non affronta nessuna delle questioni che sono sul tappeto. I servizi di emergenza, i pronto soccorsi, sono intasati; si attendono anche dodici ore prima di ricevere un intervento in un pronto soccorso. La chiusura dei piccoli ospedali di fatto sta intasando i grandi ospedali. Ci sono lunghe liste di attesa per le prestazioni specialistiche, e si continua con provvedimenti che insistono ancora sulla libera professione dei medici. Il Ministro Balduzzi dimostra ancora una volta di avere un atteggiamento ostile nei confronti della classe medica e, se mi consente, rispetto alla professione sanitaria, sta facendo ben peggio di quello che ha fatto l'ex Ministro Brunetta nei confronti del pubblico impiego. Quindi, non affrontando questo provvedimento nessun problema serio, non indicando nessuna soluzione, ma limitandosi allo spot degli ambulatori aperti ventiquattro ore su ventiquattro, noi voteremo contro.

Pag. 50

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor Ministro, sono ambiziosi e innovativi gli obiettivi che si pone il decreto-legge per incidere sul funzionamento del Servizio sanitario nazionale, e proprio per questo degni di nota. Annunciamo il voto favorevole di Alleanza per l'Italia, condividendo la volontà del provvedimento di assicurare una sostanziale uniformità di trattamento in tutto il Paese, di deospedalizzare l'assistenza, che può essere resa al domicilio dei pazienti o in strutture prossime ad essi, di improntare a trasparenza le nomine dei vertici apicali degli enti della sanità, di bonificare sprechi, inefficienze e malversazioni. La salute di un Paese è un indice di democrazia e di benessere ed un fattore di sviluppo sociale ed economico. Dunque, non si può costruire la crescita senza mettere mano al comparto della sanità. Il provvedimento avvia un percorso importante proprio in questa direzione, cercando di assicurare in generale più alti livelli di tutela del diritto alla salute.
Innanzitutto si prevede un'assistenza continuativa dei cittadini, sette giorni su sette, unitamente ad un'offerta integrata nelle prestazioni sanitarie. Si cerca di rispondere alla domanda di salute che viene dalla popolazione, cercando nel contempo di decongestionare gli ospedali dai piccoli interventi che li distolgono dalla loro vera funzione.
Occorrono certamente investimenti mirati, formazione costante e gratificazioni professionali, se vogliamo che la medicina del territorio, la medicina di prossimità, si traduca in un rafforzamento del ruolo del medico di famiglia, quale prima interfaccia tra i cittadini ed il sistema sanitario, e non si riveli, invece, un'occasione sprecata.
I vincoli di bilancio spingono le regioni a studiare la chiusura di ospedali secondari, che in molti casi rappresentano l'unico presidio a disposizione della popolazione, scelta inevitabile, ma alla quale fare attenzione. Laddove possibile, si deve ipotizzare, invece, la riconversione delle strutture secondarie in piccole ed efficienti unità di pronto soccorso diffuse sul territorio, in modo da garantire che gli interventi salva vita vengano praticati con tempestività.
Potrebbe essere interessante anche la riconversione delle strutture generaliste in poli di eccellenza, così da generare un duplice effetto: da una parte offrire al Paese più unità specializzate in questa o in quella disciplina; dall'altra alimentare un indotto economico ed occupazionale collegato alla struttura di eccellenza. Potrebbe essere questo un contributo concreto alla crescita del Paese in linea con gli intenti del decreto.
Vi è nel comparto della sanità un annoso tema rispetto al quale, signor Ministro, le rappresentiamo la nostra viva preoccupazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. Si tratta dei medici precari e di quanti, a vario titolo, operano in modo non stabile nelle corsie degli ospedali. Si stima siano oltre 10 mila i medici in posizione di dirigenza non apicale, che prestano la loro opera professionale in condizioni di precarietà, ovvero con contratti annuali sottoposti al rinnovo o con collaborazioni a partita IVA. E non sono rari i casi di medici con oltre quindici anni di precariato. C'è bisogno di attenzione. Ci rendiamo conto dei tempi e delle possibilità che sono alla sua portata, ma veramente le chiediamo di guardare in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, noi voteremo come Grande Sud-PPA, come abbiamo fatto con la fiducia, anche in merito a questo decreto, Pag. 51perché interviene su un argomento che chiaramente è un argomento importantissimo.
Ma, in Italia, riformata a suo tempo, non comincia assolutamente da zero la questione sanitaria. Noi abbiamo un Servizio sanitario nazionale, che in qualche misura è confrontabile ed anche migliore di tanti servizi sanitari di altri Paesi.
Si interviene su un Servizio sanitario, in qualche modo già avanzato, per aumentare l'efficienza e per ricavare dei risparmi, in quanto è ovvio che è stato allora concepito in un periodo probabilmente di minore tensione sociale, un periodo di vacche forse più grasse di adesso. Quindi, oggi, bisogna in qualche modo intervenire per migliorare quest'efficienza, dove si è dimostrata inefficiente la sanità, e per risparmiare parte dei fondi che investiamo.
Si incentivano i servizi sanitari nel territorio, facendo in modo di integrare di più i servizi sanitari con il sociale. Questo è un fatto estremamente positivo, se collegato strettamente alla professionalità degli operatori sanitari, a partire dai medici e dagli altri operatori, i quali devono avere una sempre maggiore professionalità, in quanto devono assumersi responsabilità molto importanti.
È per questo giusto che il Governo, il Ministero, preveda delle linee guida in questa direzione. Naturalmente questo significa che nella sanità è necessario introdurre ancora la meritocrazia, perché spesso ciò - purtroppo questo è uno dei difetti che possiamo notare - non si verifica. La meritocrazia deve essere fondamentale, perché l'oggetto dell'attenzione di questi operatori sono l'uomo, la donna e i bambini che hanno bisogno di essere assistiti.
Quindi tutto deve girare intorno all'efficienza, al risparmio, ma anche alla professionalità, alla meritocrazia nel settore. Naturalmente si sono introdotti dei nuovi concetti che era giusto aggiornare. Per esempio quello della ludopatia. Noi abbiamo trattato da altri punti di vista questo aspetto. È precisato ancora qualcosa per quanto riguarda la questione della sanità nell'attività sportiva, la questione dei defibrillatori che sono uno strumento fondamentale. Quindi questo decreto era necessario farlo, proprio per andare incontro a delle esigenze che sono venute emergendo in quest'ultimo periodo e che quindi andavano affrontate. Pertanto insieme a quelle che non ho citato ci sono tutte queste ragioni che ci inducono a votare favorevolmente il decreto proposto dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, come già ho affermato in discussione generale, quando si ha il privilegio di rivestire un incarico istituzionale, specie se di tipo elettivo, si ha il bisogno, la necessità di recepire quelli che sono i bisogni dei cittadini e fare come se i cittadini fossero qui. Quindi ho fatto degli esempi. Che cos'è che non va nella sanità italiana? Che cos'è che i cittadini chiederebbero se fossero qui? Sicuramente la disomogeneità è un problema della sanità italiana: grandi aree di eccellenza che si alternano a regioni italiane in cui non vengono neanche garantiti i LEA. Il malaffare della politica, la cattiva gestione, specialmente per quanto riguarda le nomine apicali e gli appalti. L'applicazione dei LEA. Lei ha fatto, si Ministro, un aggiornamento dei LEA, l'ha fatto in una maniera un po' particolare, nel senso che ha tagliato da un lato e ha inserito nell'altro; sono scomparse alcune patologie, quando alcune patologie, se facciamo l'eccezione del vaiolo, non scompaiano mai; quindi lo ha fatto secondo un meccanismo di tipo compensatorio, che chiaramente accontenta qualcuno e scontenta qualche altro. L'ha fatto per l'imposizione della legge di bilancio in cui purtroppo vi è la falla di questa sua riforma, che io so che lei ha molto desiderato ma alla fine non ha ottenuto di fatto a causa dei tagli che sono imposti dalla V Commissione, quindi diciamo una di quelle riforme a costo zero che sicuramente Pag. 52non accontenta gli italiani. Il punto che secondo me sta molto a cuore agli italiani è quello che vedono e che è sotto gli occhi di tutti, cioè il legame perverso che c'è tra la politica e la sanità, quello che riconduce ad una sola persona, al deus della azienda sanitaria locale (cioè il direttore generale) tutto quello che accade. Quindi il direttore generale che è una carica politica, che risponde soltanto alla parte politica che lo ha nominato, resta lì con piccole modifiche ed addirittura con delle condizioni vergognose, come quelle che noi abbiamo un po' richiamato durante l'esame degli ordini del giorno.
Mi riferisco al fatto che viene soppresso il limite di età massima del direttore generale. Delle persone anziane, che molto spesso sono state responsabili anche di questo dissesto finanziario, potranno restare al loro posto, bloccando il ricambio generazionale, mantenendo delle situazioni di privilegio, con una pensione d'oro e magari con un altro contratto d'oro. Bisognava rimuovere questo assolutismo dei direttori generali che si è visto anche nei concorsi in cui loro a avranno ancora l'opportunità discrezionale di scegliere il candidato, non il migliore, non quello che ha ottenuto il miglior punteggio, ma quello che magari sarà più vicino alla sua parte politica. Avremmo voluto un insieme di norme che in qualche maniera avessero avuto come scopo principale quello di selezionare la classe medica dirigente andando a scegliere tra il personale più preparato nella nazione. Avremmo preferito dei sistemi di misura trasversali in tutte le regioni, perché il medico deve essere il medico bravo a Battipaglia ma anche a Bolzano.
I criteri, cioè, che noi abbiamo invocato a lei, Ministro, di un metro uguale per tutti. Un metro significa che la valutazione dei titoli non può essere a discrezione della politica. Un titolo, il volume del lavoro svolto, gli interventi fatti, i tassi di guarigione sono uguali in Lombardia come anche in Puglia credo e, quindi, avremmo voluto una riforma sanitaria che avesse avuto almeno come merito quello di dire che da domani il cittadino troverà negli ospedali effettivamente i medici più meritevoli, i medici che garantiranno l'appropriatezza terapeutica, i medici che sbaglieranno di meno, i medici che saranno più vicini ai cittadini perché, purtroppo, oggi, come lei sa bene, le situazioni apicali delle nostre ASL non sempre corrispondono al meglio della classe dirigente che c'è in Italia. Avremmo voluto un accesso gratuito alle diagnosi e alle cure, specialmente per le fasce sociali più deboli, secondo quei principi che ci sono a cuore, quelli dell'equità e dell'universalità, cioè tutti i cittadini devono poter accedere alle terapie e alle diagnosi su tutto il territorio nazionale. Purtroppo questo non è avvenuto. Non è avvenuto perché era necessario investire del denaro, era necessario puntare a questo obiettivo con dei quattrini che venivano in qualche maniera recuperati dagli sprechi che, comunque, nel settore sanitario esistono ancora e, invece, secondo una sincronia paradossale, nella sera dello stesso giorno in cui la Commissione affari sociali approvava il testo di questo decreto-legge, il Consiglio dei ministri decurtava un ulteriore miliardo e 600 mila euro alla sanità.
Una riforma ha bisogno di stanziamenti, non di tagli, Ministro, altrimenti stiamo parlando del nulla. Stiamo parlando di una legge di facciata che lei ha desiderato, ma poi ha dovuto fare i conti con la V Commissione. Nella stessa giornata o nel giro di due o tre giorni una norma, un comma o un emendamento è stato approvato, poi è stato cancellato, poi è stato ripresentato e poi è stato tagliato nuovamente e così è valso anche per quanto riguarda la ludopatia. So che a lei stava a cuore la ludopatia, combattere la ludopatia. Abbiamo dovuto assistere ad un provvedimento che prima prevedeva che, addirittura, la normativa entrasse in vigore con valore retroattivo, poi abbiamo visto i vincoli di 500 metri, che poi sono diventati 200 metri, e poi sono stati annullati e azzerati. Allora, com'è possibile combattere la ludopatia in uno Stato schizofrenico in cui, da un lato, la si riconosce come patologia inserendola nei LEA e, dall'altro lato, invece, si dice sì, però la Pag. 53pubblicità cerchiamo di farla lo stesso tranne che per le trasmissioni che sono soltanto rivolte ai bambini, come se nella televisione ci fossero palizzate, come se i nostri figli non accendessero la televisione da un momento all'altro trovandosi davanti a pubblicità davvero molto pericolose?
Sono a rischio per i bambini, ma sono a rischio anche per gli adulti. Ricordo che sono 400 mila i tossicodipendenti in Italia, ma sono 800 mila i dipendenti dal gioco d'azzardo. Sicuramente è un'entrata che fa comodo allo Stato, ma lo Stato non può da un lato non combattere la ludopatia e, dall'altro lato, riconoscerla nei LEA. Questi LEA che sono stati aggiornati, ma, come ripeto, noi avevamo proposto, con un nostro emendamento dell'Italia dei Valori, di fare qualcosa affinché questi LEA venissero attuati. Al cittadino non interessa avere un elenco più nutrito, interessa che quelli che già ci sono vengano attuati dal sud come al nord e, quindi, il problema che ci rimproverano anche gli altri Stati europei è quello della disomogeneità, che, a nostro avviso, non è stato per niente risolto.
Abbiamo parlato di aggiornare il nomenclatore tariffario. Ministro, lei sa bene che c'è una legge che impone una revisione periodica con un massimo di un periodo di tre anni. Il nomenclatore tariffario degli ausili e delle protesi sta a cuore a tutti, alle persone più deboli. Avevamo proposto di aggiornarlo immediatamente, invece un altro rinvio a maggio del 2013, quando lei non sarà più Ministro, quando forse i quattro quinti di quest'Assemblea non ci saranno più. E, quindi, viene rinviato di fatto ancora una volta successivamente. Chi vivrà vedrà. E speriamo e confidiamo che questo sarà fatto altrimenti devo pensare che, dopo tanti anni di rinvio, siamo all'ennesimo rinvio. Avremmo voluto una sensibilità maggiore nei confronti delle malattie rare. Abbiamo votato tutti in quest'Aula una mozione che impegnava il Governo a fare qualcosa, a cercare di creare per l'Italia un'area di defiscalizzazione. Avevamo detto di invitare le aziende che non vogliono fare ricerca, perché il mercato è un mercato scarno e povero, a venire in Italia a fare ricerca per i nostri bambini affetti da malattie rare e neanche questo è stato fatto. La solidarietà e la sensibilità dell'Italia credo che non si siano riscontrate in questo documento che state per approvare.
E poi, Ministro, la norma che stava un po' a cuore a tutti, almeno a parole: quella della medicina difensiva, quella che determina costi, secondo il Ministero, dai 12 ai 14 miliardi di euro. È un problema che conosciamo bene, un insieme di azioni che mettono in atto i medici per evitare dei contenziosi medico-legali. Ebbene, anche qui c'è una norma che posso definire abbastanza stravagante, secondo la quale chi esercita una professione sanitaria attenendosi alle linee guida non risponde penalmente per colpa lieve. È una formulazione a nostro avviso stravagante, in quanto in campo penale il grado della colpa, lieve o grave, serve solo a determinare l'entità della pena, ma non può comportare un esonero totale di responsabilità. Chi stabilirà che si tratta di colpa lieve? Il giudice? Il giudice dovrà rivolgersi ad un perito e quindi sarà il perito a stabilirlo. Si rischia insomma, signor Ministro, in alcuni casi di non garantire la tutela penale del cittadino, mentre il problema è di tipo civilistico, risarcitorio. Il medico non è più sereno e quindi non riesce poi a garantire l'appropriatezza terapeutica. Infine...

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, sono 9 minuti e 40.

PRESIDENTE. Mancano 20 secondi.

ANTONIO PALAGIANO. Avevamo chiesto l'obbligo, per le strutture sanitarie, di assicurarsi e anche questo è stato stralciato. Il fondo per le non autosufficienze è stato stralciato. Insomma, davanti a questa farsa, signor Ministro, l'Italia dei Valori non potrà che votare contro questo provvedimento, perché non risolve i problemi della sanità italiana (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 54

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, ho appena appreso dal commesso, che gentilmente mi ha portato l'acqua, che questo non è dovuto ai deputati nell'intervento sul voto finale. Credo che siano le ricadute della spending review. Ma se questa è la condizione nella quale noi ci muoviamo, ovviamente prendersela con il Ministro Balduzzi, che deve fare le nozze con i fichi secchi (gli taglieranno altri 600 milioni di euro l'anno prossimo e un altro miliardo per i due anni successivi) è un esercizio di pura retorica. D'altro canto il decreto Balduzzi non ha mai avuto le stimmate di una riforma della sanità e credo che, come tutte le persone che amano fare e non parlare, egli si sia ispirato alla massima che l'ottimo è nemico del buono, ancorché il decreto entri in alcune problematiche specifiche come quella della riorganizzazione dei servizi territoriali della medicina generale, prenda a cuore la questione della medicina difensiva, che è una delle cause che ha enormemente amplificato i costi del Servizio sanitario e passi attraverso una pur lodevole quanto io reputo inutile trattazione delle modalità di indicazione delle scelte che compie il direttore generale, anche se reintroduce il consiglio di direzione dei sanitari, che conferisce ai medici e agli operatori sanitari una qualche parola in ordine alla gestione del Servizio sanitario stesso. Ma poiché io sono in partibus infidelium, cioè sono nella parte dell'infedele, vorrei rivolgerle, signor Ministro, non tanto una critica sul decreto, a cui ho dato atto che, limitato negli obiettivi, comunque è cosa buona, come tutte le cose che tentano di migliorare la baracca, ma dirle che io contesto a lei ed al Governo Monti l'approccio rispetto al modello del sistema sanitario, facendole una premessa: che io sono per un modello universalistico e gratuito.
Questo tipo di modello, tra l'altro, previsto encomiabilmente dalla vera riforma della sanità, cioè quella del Ministro De Lorenzo, non va confuso necessariamente con un modello statalista, successivamente introdotto dalla controriforma Bindi, di cui, d'altra parte, lei, signor Ministro, era capo di gabinetto. Quindi, non voglio perdere tempo a convertire nessuno, ma vorrei farle fare una riflessione tra due modelli culturali, due modelli organizzativi, che, poi alla fine, se non ci perdiamo in pregiudizi ideologici, tendono a concorrere a migliorare l'efficienza del sistema e l'efficacia delle prestazioni e, quindi, a migliorare sensibilmente il servizio che viene reso all'unico protagonista di questo sistema, che è l'utente, che è il cittadino, che è il malato.
Signor Ministro, ancorché io non sia un «anarcocapitalista», ma un semplice liberale, le dico di più: io non parto dalla presunzione di essermi specializzato - come fanno altri miei eminenti colleghi nella XII Commissione - nella redenzione dei meno abbienti, o meglio, una volta si diceva del proletariato, che, non essendo più una categoria molto folta, oggi si è trasformata nell'assistenza e nella solidarietà verso i più deboli. Signor Ministro, io non sono apoditticamente il depositario di questa qualità, per cui le dico che il sistema statale pretende, sulla base di questo assunto - essere stato concepito innanzitutto per i più deboli -, rivendica una serie di prerogative che lo rendono inefficiente e costoso, perché parte dal fatto di sentirsi eticamente superiore a tutti gli altri modelli organizzativi.
Altrimenti, non si spiegherebbe, se veramente ci interessa la sorte del malato e dare al malato gratuitamente la migliore delle cure, perché non potremmo muoverci dall'interno della camicia di forza di un sistema forzosamente statalizzato, in cui la pubblicità del servizio, che dovrebbe essere teso alla funzione che svolge il sistema sanitario in Italia, viene sempre, paradigmaticamente, offerta come statalità della gestione. Quello che è sotto l'egida dello Stato, ovviamente, gode di questi privilegi, gode di queste privative monopolistiche, rendendo tutto ciò che non è sotto l'egida dello Stato di rango moralmente più basso e, come tale, al massimo, Pag. 55può essere tollerato e ricondotto in ambiti marginali e circoscritti, cioè integrativo al Servizio sanitario statale.
Signor Ministro, noi siamo una nazione nella quale, dopo la caduta del muro di Berlino, tutti quelli che erano stati socialisti e comunisti si sono affrettati a dichiararsi liberali, salvo poi osteggiare tutto ciò che poteva venire dalla concorrenza di mercato e tutto ciò che poteva parametrare all'interno di un sistema, da parte di un ente terzo - e sottolineo terzo -, l'efficacia e l'efficienza di quel sistema basato sulla competenza, sul merito, sulla produttività, sull'efficienza e, soprattutto, sulla qualità.
Infatti, signor Ministro, lei può fare tutti i decreti di questo mondo, ma c'è un unico criterio dal quale può veramente dipendere la verifica della qualità del sistema sanitario e delle prestazioni: è il sistema che lega il bilancio di un'attività alla scelta e al consenso di coloro che utilizzano il servizio dal quale quel bilancio dipende.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

VINCENZO D'ANNA. Se noi non misuriamo il Servizio sanitario dal grado di efficienza e di gradimento del cittadino, non facciamo altro che riproporre una formula che, negli ultimi diciotto anni, ha portato un incremento di spesa del sistema del 158 per cento, senza migliorare granché in alcune zone d'Italia, né la qualità né l'efficienza del servizio.
Allora, signor Ministro, cosa vuole che le dica? Noi ci asterremo sul suo provvedimento, non perché non lo riteniamo adeguato, ma perché riteniamo che la sanità debba essere oggetto di una più profonda revisione; certo, il cliente non è un paziente ed il paziente non è un cliente, ma l'inserimento di elementi di concorrenza nell'ambito di regole certe basate sulla rilevazione della qualità e dell'efficienza delle strutture, da parte di coloro che le utilizzano, non può essere ulteriormente dilazionabile.
Non è con i buoni principi e i buoni propositi che si redimono i deboli e neanche rifiutando i principi della competizione; cum petere, signor Ministro, non significa solo: chiedere, ma anche: cercare insieme. La competizione è una delle più alte forme di collaborazione. A cosa servirebbe conferire il premio Nobel agli scienziati se non lo diamo a coloro che hanno scoperto e hanno innovato qualcosa a beneficio dell'umanità?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, signor Ministro, voglia prendere questa astensione non come una presa di distanza dal suo decreto-legge.

PRESIDENTE. Onorevole D'Anna, deve concludere.

VINCENZO D'ANNA. La prenda come un momento di riflessione e con l'augurio che questo confronto, spero fecondo di tipo culturale... (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Anna. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il decreto-legge al nostro esame e per il quale il gruppo di Futuro e Libertà esprimerà voto favorevole non è un provvedimento qualsiasi, uno tra i tanti che poteva passare inosservato, suscitando solo qualche distratto interesse nella pubblica opinione, come spesso capita a talune leggi, anche di una certa importanza. Non so se si tratta, come sostengono alcuni, di una nuova riforma della sanità o, come lamentano altri, di modesti aggiustamenti apportati al comparto sanitario; partecipare ad una disputa del genere non serve a niente, non giova a nessuno e meno che mai alla sanità.
Credo che la definizione più appropriata sia stata quella fornita da lei, Ministro Balduzzi, quando, presentando questo decreto-legge in Commissione, parlò di Pag. 56manutenzione straordinaria del settore sanitario. Una manutenzione, questa, resasi necessaria e urgente sia per la natura e la complessità delle competenze di quel settore, sia per le contrazioni delle risorse destinate al Servizio sanitario nazionale che, a causa delle gravi difficoltà economiche in cui versa da tempo il nostro Paese, in questi ultimi anni sono state sempre più pesanti, tanto da fare apparire lo stesso sistema sanitario nazionale inadeguato rispetto alla domanda di salute che viene dai cittadini; ciò soprattutto in alcune regioni in cui è stata ridimensionata l'offerta assistenziale e ospedaliera e sono stati operati tagli indiscriminati ai servizi e alle prestazioni.
Il decreto-legge che siamo chiamati a convertire in legge, pur con alcuni limiti cerca di offrire le risposte che si possono e si devono dare in presenza di un ordinamento costituzionale che attribuisce alle regioni amplissima autonomia in materia sanitaria ma, certamente, non esime lo Stato centrale dal dovere di creare quanto meno le precondizioni per il migliore godimento del diritto costituzionale alla salute sull'intero territorio nazionale. È un provvedimento lungamente meditato e discusso, anche attraverso un serrato confronto in Commissione e attraverso un intenso lavoro di concertazione di cui non si possono non condividere le finalità.
Per quanto ci riguarda, per quanto riguarda noi di Futuro e Libertà, la finalità centrale, quella secondo la quale la politica, o meglio i partiti, facciano un passo indietro e si riconosca più meritocrazia, è stata in qualche modo raggiunta. Ciò significa accrescere nel Governo della sanità il ruolo della professionalità, a cominciare ovviamente da quella medica, anche e soprattutto attraverso la previsione di una maggiore trasparenza ed equità nel sistema di valutazione e selezione delle risorse umane.
L'obiettivo è quello di assicurare il miglioramento continuo della qualità delle prestazioni secondo criteri di sicurezza, prevenzione, gestione dei rischi, tutela della riservatezza, corretta ed esclusiva informazione del paziente - così come sancito anche dalla Carta europea dei diritti del malato - e nel rispetto dei principi di equità e universalità nella fruizione dei servizi sanitari senza distinzioni geografiche.
A ciò corrispondono certamente i requisiti più stringenti, trasparenti e selettivi per l'accesso alle nomine e ai criteri di valutazione dei direttori generali, per renderli meno condizionabili dai partiti e comunque più forieri di scelte qualificate ed ottimali. A ciò corrisponde l'istituzione, a fianco del direttore generale, di un collegio di direzione rappresentativo delle professionalità operanti nell'ambito delle ASL. A ciò corrispondono le modifiche al decreto legislativo n. 502 del 1992 circa le modalità di nomina dei responsabili di struttura semplice ed ancor più delle strutture complesse, che delimitano la discrezionalità, oggi praticamente assoluta, dei direttori generali, entro binari ed attraverso equilibri che in qualche modo garantiscano trasparenza e qualità delle scelte.
Per quella di primario, o meglio dei dirigenti di strutture complesse, particolarmente innovativa ed efficace è l'istituzione di una procedura selettiva affidata a primari della stessa disciplina, non della stessa ASL, ma sorteggiati a livello nazionale, che avranno il compito di consegnare al direttore generale non già l'elenco indistinto e infinito di idonei da cui scegliere senza dare spiegazioni, ma la terna dei candidati che hanno conseguito i migliori punteggi.
Noi di Futuro e Libertà avremmo voluto la graduatoria con i vincitori, senza lasciare al solo direttore generale il potere decisionale. Tuttavia, un passo avanti vi è stato, ora la scelta viene fatta, sì, dal direttore generale, con l'obbligo però di fornire una motivazione analitica qualora si discosti dal criterio del miglior punteggio.
A ciò corrispondono le norme che stabiliscono il divieto di vendita dei prodotti da fumo ai minori di 18 anni e le relative sanzioni. A ciò corrispondono le disposizioni adottate per le ludopatie, che avremmo voluto più coraggiose e incisive, Pag. 57ma che rappresentano un primo e mi auguro non unico e definitivo provvedimento per contrastare una delle peggiori piaghe sociali che stanno devastando in lungo e in largo l'intera penisola.
A ciò corrispondono le scelte che si occupano di sicurezza alimentare e di sanità veterinaria. Così potrei continuare oltre, riferendomi alle norme che regolano il partenariato pubblico-privato in materia di edilizia sanitaria, o alle importanti misure previste per l'erogazione e l'utilizzo uniforme dei farmaci innovativi di particolare rilevanza, garantendo la parità di trattamento di tutti i cittadini nei vari ambiti regionali.
Avremmo voluto che questo decreto-legge contenesse anche provvedimenti a favore della ricerca, che inspiegabilmente non riesce ancora, in Italia, ad assurgere a ruolo di grande protagonista come meriterebbe, disponendo di cervelli che purtroppo sono costretti ad emigrare facendo la fortuna anche economica dei Paesi stranieri che li ospitano. In un articolo di Marco Sodano su La Stampa di qualche giorno fa vi è un'interessante analisi che riguarda il prezioso contributo che potrebbe venire alla ricerca dall'immigrazione e i danni che derivano all'Italia dalla emigrazione di cervelli.
Noi, dice Sodano, abbiamo ottime scuole in cui vengono formati, oltre che i nostri giovani, molti immigrati, ma non riusciamo mai a trattenere i migliori, come fanno la Francia, l'Inghilterra, la Germania e la Spagna, ed ora anche il Canada, che fa concorrenza addirittura agli Stati Uniti. E, quello che preoccupa di più, è che perdiamo i migliori ricercatori italiani. Sempre secondo Sodano, facendo un calcolo all'ingrosso, una ventina...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMINE SANTO PATARINO. Ho finito, signor Presidente. Una ventina di scienziati italiani trasferiti negli USA negli ultimi dieci anni hanno fruttato circa 861 milioni di euro, solo prendendo in considerazione i ritorni immediati dei brevetti cui hanno partecipato. Se poi si calcola l'intuizione che si trasforma in industria e, quindi, in posti di lavoro, redditi e consumi, allora le cifre si moltiplicano.
Noi di FLI abbiamo presentato, tra gli altri, anche un ordine del giorno che si riferisce alla ricerca, che è stato approvato ed ora - e concludo - ci auguriamo che il Governo, pure in questi pochi mesi che restano fino alla scadenza della legislatura, sia in grado di mettere in cantiere i provvedimenti legislativi più idonei perché anche in Italia vengano assicurati i sistemi migliori e le condizioni più idonee a coloro i quali vogliono fare la ricerca.
Con questo auspicio, concludo, ribadendo il voto favorevole del gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e del deputato Barani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, data la brevità del tempo a mia disposizione, e in accordo con la collega Binetti, mi atterrò al commento dei primi quattro articoli del decreto, quelli che più strettamente riformano il funzionamento del sistema sanitario nazionale e svolgerò poi alcune considerazioni di carattere generale.
Il testo del disegno di legge su cui viene posta la fiducia è il frutto di un lungo lavoro effettuato nella Commissione di merito e di un lavoro - purtroppo breve - effettuato all'interno delle altre Commissioni della Camera e in modo preminente dalla Commissione bilancio. Il lavoro delle Commissioni ha profondamente modificato il provvedimento, sfrondandolo di alcuni aspetti sinceramente sconcertanti inseriti con emendamenti di gruppi di maggioranza nella Commissione di merito.
Come non ricordare qui l'emendamento che consentiva di derogare alla riforma delle pensioni per i dipendenti del Servizio sanitario nazionale, privilegiando, di fatto, alcune categorie di lavoratori rispetto ad altre, proprio in un momento in cui le forze politiche e il Governo si Pag. 58trovano ad affrontare il gravissimo problema degli esodati.
Ma il lavoro della Commissione bilancio ha posto in evidenza quello che è il principale e più importante problema di questo provvedimento, e cioè quello che ci troviamo di fronte ad un decreto forzosamente privo di finanziamento. Proprio perché la salute delle persone è parte indispensabile dello sviluppo umano ed economico del Paese, e la sua tutela è un diritto garantito costituzionalmente e un vanto degli italiani, volere riformare la tutela a costo zero rischia di portarci ad approvare un libro dei sogni e dei desideri, e non una legge moderna ed efficace.
L'articolo 1 è l'articolo centrale di questo decreto ed è quello che prevede il riordino territoriale e la mobilità del personale delle aziende sanitarie, a fronte di una dimostrata necessità riorganizzativa. Di questo articolo sono ben comprensibili gli intenti che vogliono dare risposta a uno dei problemi principali della sanità di oggi: la necessità, dovuta alla cambiata situazione demografica, e quindi all'opportunità di potenziare la prevenzione e l'educazione alla salute per prevenire costi di cura insostenibili, di potenziare e riorganizzare il territorio con una piena integrazione con il sociale e con l'ospedale, e con un'integrazione dei sistemi informatici che consenta una presa in carico complessiva di un paziente sempre più frequentemente affetto da una patologia cronica e non autosufficiente.
Una riorganizzazione così concepita è davvero auspicabile e condivisibile, ma inattuabile senza la piena collaborazione e la formazione dei medici di famiglia e l'impiego importante di risorse. Il rischio elevatissimo, data la volontarietà di fatto della riorganizzazione in gruppi di cure primarie e la mancanza di risorse, è che ci troviamo di fronte ad un evento reale e incombente da una parte. Infatti, la spending review obbliga a tagliare posti letto ospedalieri entro il mese di novembre di quest'anno, arrivando a una media del 3,7 per mille, a fronte di una media europea del 5,5 per mille.
Tutto questo viene affrontato con una riorganizzazione del territorio che porterà le regioni che già avevano iniziato sperimentazioni virtuose e di successo a perseguirle e implementarle nei limiti delle risorse disponibili e di un'adesione sostanzialmente volontaria dei professionisti, e le regioni in difficoltà economica, la più parte, a non poter attuare sostanzialmente nulla di questa riforma, aumentando così ulteriormente lo spread di qualità assistenziale tra le regioni di prima fascia e quelle di seconda e terza.
L'articolo 2 è dedicato all'esercizio della libera professione intramuraria e i provvedimenti che vi sono compresi pongono finalmente fine alla precarietà della sua organizzazione, anche se con una piccola ipocrisia definiscono residuale quello che diventerà il sistema normale di pratica della libera professione stessa da parte dei professionisti della sanità. Un appunto che vorrei muovere a questo articolo è che vi risulta prevalente, e tra l'altro condivisibile, la definizione minuziosa di metodologie per impedire l'evasione e garantire la tracciabilità dei pagamenti, ma non viene individuato alcun meccanismo concreto che leghi la possibilità di svolgere l'attività libero professionale alla condizione del non costituirsi di liste di attesa, per così dire, patologiche. Su questo tema vi è stata una mia proposta di ordine del giorno che lei ha cortesemente accolto e la ringrazio.
L'articolo 3 riguarda la responsabilità professionale dell'esercente le professioni sanitarie. È positiva la parte riguardante la non perseguibilità penale della colpa lieve, ma l'abolizione dell'obbligo assicurativo da parte delle aziende sanitarie e la completa espulsione dall'articolato dell'emendamento approvato in Commissione che implementava il risk management nelle aziende, è fortemente penalizzante quell'azione preventiva e formativa, che è la vera garanzia per il paziente affinché nei luoghi di cura diminuiscano gli eventi avversi.
L'articolo 4 riguarda la dirigenza sanitaria e il governo clinico. Questo articolo definisce il collegio di direzione come Pag. 59organo dell'azienda da affiancare, giustamente, al direttore generale nel governo dell'azienda stessa. Purtroppo, però, il fatto che si preveda la presenza nel collegio di tutte le figure professionali presenti nell'azienda o nell'ente - quelle ufficiali sono almeno ventidue - e che, pur lasciando alle regioni di precisarne i compiti, vi si attribuisce il concorso in quasi tutte le funzioni fondamentali dell'azienda, tra cui l'individuazione di indicatori di risultato clinico assistenziale e di efficienza e la partecipazione alla valutazione interna dei risultati conseguiti in relazione agli obiettivi prefissati, la dice lunga sul rischio, a mio parere molto elevato, di trovarsi di fronte ad un organo pletorico e sindacalizzato, che renderà più difficile, e non più efficiente ed efficace, il governo della sanità.
Nella scelta dei direttori generali nulla cambia di rilevante poiché comunque si finisce per approvare un elenco regionale da cui vengono scelti i direttori stessi. Ma, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, il problema non è l'incompetenza dei direttori, ma il loro totale asservimento al potere politico regionale che li valuta ed eventualmente li sostituisce o, ancora più spesso, li fa ruotare secondo incomprensibili tourbillon spartitori.
Anche la selezione dei direttori di struttura complessa non presenta modifiche sostanziali rispetto a quanto avviene oggi, anzi. L'unica vera innovazione è rappresentata dal fatto che il direttore generale sceglie non più all'interno di una terna di candidati idonei, ma di una graduatoria, motivando eventuali scelte difformi da quella del candidato con il miglior punteggio. È di tutta evidenza il fatto che questa eventualità aumenterà, e di molto, il contenzioso che segue la nomina di un direttore di struttura complessa. Il nostro è uno dei migliori sistemi sanitari del mondo perché è universalistico e solidale, ma presenta alcuni problemi importanti su cui è bene soffermarsi perché venga iniziata una seria e approfondita riflessione.
Il sistema di finanziamento del nostro sistema sanitario nazionale così com'è non regge e va riformato se non vogliamo trovarci presto di fronte all'impossibilità di mantenerlo e lentamente smantellarlo. Infatti, la percentuale di PIL impiegata per il suo finanziamento è già tra le più basse nei Paesi occidentali e il recupero degli sprechi, delle inefficienze e della corruzione, laddove è presente, non possono essere destinati ad altri scopi se non a portare ad una efficacia ed efficienza accettabili alcune aree del Paese nelle quali la sanità è di qualità scadente.
Come è pensabile, quindi, affrontare una riforma, pur assolutamente condivisibile, come quella proposta dal Ministro, in completa assenza, anzi a fronte di una continua e ingente diminuzione delle risorse a disposizione?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Calgaro.

MARCO CALGARO. Il secondo problema del nostro Sistema sanitario nazionale è che la riforma del Titolo V ci ha lentamente, ma inesorabilmente condotti ad avere tanti sistemi sanitari quante sono le regioni. Ci ha condotto a non garantire più in ampie parti del Paese la reale applicazione dei livelli elementari di assistenza, con una sanità di «serie A» ed un'altra di «serie B» o «C» e, di fatto, impedisce al Ministro di svolgere quel ruolo di garanzia nazionale dei diritti del paziente e di un reale controllo della spesa che gli dovrebbe essere proprio.
Il terzo problema - e vado solo più per titoli - è costituito dal fatto che la sanità e la salute sono parte di una filiera tecnologica e di ricerca ad altissimo valore innovativo e, allo stesso tempo, hanno un alto e per lo più incomprimibile apporto di lavoratori per la loro parte assistenziale. In questo Paese si presta troppo poca attenzione al contributo allo sviluppo che potrebbe derivare da una maggiore attenzione alla ricerca e all'industria legata ai farmaci e alle tecnologie in campo sanitario e alle conseguenze positive sull'occupazione derivanti da una buona organizzazione e implementazione del lavoro di cura alla persona, che nei prossimi decenni sarà in continuo aumento.

Pag. 60

PRESIDENTE. Onorevole Calgaro, la prego di concludere.

MARCO CALGARO. Il quarto problema è quello dell'invecchiamento della popolazione e della denatalità e della minore tenuta della famiglia come luogo di cura, che fanno sì che il problema della cronicità e della non autosufficienza assumano assoluta centralità nella sanità del futuro. A questo problema dà iniziale soluzione il suo decreto, se finanziato e attuato.
Il quinto ed ultimo problema è la troppo stretta dipendenza dei manager della sanità dalla politica regionale. Scindere questo legame in modo efficace e definitivo è fondamentale per un buon funzionamento del sistema.

PRESIDENTE. Onorevole Calgaro, deve concludere...

MARCO CALGARO. Ho finito. Una riflessione approfondita e condivisa sull'insieme di questi temi, che sono complementari, è sostanziale, a nostro avviso, prima di porre ulteriormente mano alla riorganizzazione della sanità. Il decreto che oggi si va ad approvare è un primo, piccolo passo, privo delle risorse necessarie, nella direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, questa è una «riforma ter», una riforma di continuità con quella Bindi. Si è ricorsi, con questo provvedimento, ad una non necessaria decretazione d'urgenza su un tema che abbraccia diverse branche del sapere e della scienza in campo medico. Per la prima volta in modo chiaro ed inequivocabile quello che è emerso dalla trattazione di questo provvedimento è che PD e PdL, con due relatori di maggioranza, in una sorta di consociativismo, hanno fatto un tavolo privilegiato con il Ministro della salute e si sono poi man mano accordati sul testo.
PD e PdL si sono spartiti ambiti del decreto su tematiche di interesse quale il governo delle attività cliniche, il riordino dell'assistenza territoriale, l'esercizio dell'attività medica intramuraria allargata, quale la responsabilità professionale dell'esercente, l'attività sanitaria e la depenalizzazione della colpa lieve, la deroga al blocco del turnover del 15 per cento nelle regioni in disavanzo, la razionalizzazione di taluni enti sanitari, ma con l'istituzionalizzazione di un nuovo ente giuridico di diritto pubblico, che preleverà altri soldi dalle tasche dei cittadini, l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie legate alla povertà.
Ben pochi altri argomenti sono rimasti, invece, in campo neutro. Le norme dell'assistenza territoriale non sono certo una novità. L'integrazione territoriale tra servizi sanitari e sociali già avviene da più di un decennio, soprattutto nelle regioni virtuose. Quindi, dov'è la novità? Parte di queste norme erano già presenti anche nella legge Bindi e in alcune regioni rimasero in buona parte inattuate per mancanza di fondi, e questa volta sarà ancora così perché sono stati tagliati altri fondi sulla sanità con le ultime manovre e la spending review. La valorizzazione del medico di famiglia, che fa di quest'ultimo un modello che per dignità e competenza specifica si pone sullo stesso piano del modello di funzionamento della medicina ospedaliera, ha un costo, come hanno un costo i sistemi informatici per la trasmissione telematica delle ricette. Ma chi paga questi computer? Ancora una volta i medici dovranno pagarsi i computer nel proprio studio, i medici di medicina generale? Per le unità di risk manager, per individuare situazioni e prestazioni sanitarie potenzialmente rischiose, nonché per consulenze assicurative non bastavano forse le regioni? Il cittadino, poi, deve poter scegliere liberamente il medico dal quale farsi curare. Ma quando le liste di attesa sono lunghe e il bisogno di ricevere cure e Pag. 61prestazioni sanitarie è pressante il cittadino è obbligato a rivolgersi alla libera professione intramuraria, quando va bene svolta all'interno dell'ospedale. Ma questa non è sempre svolta all'interno dell'ospedale, soprattutto in alcune regioni, ma negli studi professionali privati dei medici.
Ma cosa accade, cosa è accaduto sino ad oggi? Una volta che il paziente arriva nello studio professionale privato, una volta che è fidelizzato ben difficilmente tornerà nella struttura pubblica per prenotare e pagare in chiaro, e non in nero, una prestazione in regime di intramoenia svolta in un rapporto fiduciario con il medico che ha di fronte.
Con questo sistema il cittadino, come in passato, sarà attratto da un meccanismo di elusione e di evasione fiscale, proprio legato al rapporto fiduciario. Con questo decreto si va a istituzionalizzare un sistema che, per anni, è stato legato a una sanità malata!
È la stessa Commissione, fatta prevalentemente di medici, che ha licenziato la depenalizzazione della colpa lieve in tema di responsabilità professionale per l'esercizio delle professioni sanitarie, ovvero dei medici. È il testo sul quale poi è stato posta la questione di fiducia è quello della Commissione. Fiducia che non è stata posta quando si è fatta la riforma di altre professioni. Tant'è che siamo venuti in Aula, sono stati votati gli emendamenti e gli articoli del provvedimento relativo alla professione forense. Invece, in questo caso, è stata posta una fiducia fine a se stessa su un testo blindato all'interno della Commissione.
È vero! Verrà meno la pratica della medicina difensiva, non vi saranno più intasamenti processuali e vi sarà una riduzione del contenzioso medico-legale, perché i medici potranno essere giudicati - e questo i cittadini lo devono sapere - solo per dolo e per colpa grave. Cosa ne rimane dopo i passaggi in Commissione della parte legata ai risarcimenti ai cittadini in caso di errore medico? Ben poco!
Sul gioco d'azzardo, abbiamo proposto di ripristinare i 500 metri dai luoghi critici, oggetto di ritrovo di giovani e anziani, e di allargare la platea dei luoghi dai quali stare lontano. Volevamo che fossero incentivati gli interventi previsti per contrastare il gioco d'azzardo. Più volte ci siamo espressi a favore della costituzione di un fondo, prelevando i proventi dalle stesse entrate dei giochi, per la cura e per la riabilitazione delle persone affette da ludopatia. Ma, ci è stato detto «no», per mancanza di risorse. Ma, perché lo Stato non va a recuperare quei 90, 95-98 miliardi di euro di evasione e di multe legate alle società del gioco? Perché lo Stato non aumenta il Preu e, anzi, eroga concessioni per nuovi giochi con livelli di Preu bassissimi?
Sullo sport e la medicina, cosa rimane dei fondi per i defibrillatori semiautomatici o di altri dispositivi salvavita, volti a salvare, appunto, le vite, anche quelle dei nostri ragazzi che a volte scendono nei campi sportivi e sono oggetto di morti fatali? Ben poco! Anche qui i fondi sono insufficienti.
In tema di alimentari e bevande è stato accolto un nostro emendamento, volto a garantire il 20 per cento di frutta nelle bevande. Bene! È una cosa importante. Finalmente, sapremo che dentro ci sarà frutta e quindi più salute.
Per i medicinali, più volte abbiamo ribadito la necessità di bloccare la immissione, nel nostro Paese, di farmaci acquistati via Internet, sostenendo la necessità di controlli più cogenti sui principi attivi di provenienza da Paesi terzomondisti ed extra UE, al fine di poter garantire la tutela della salute dei nostri cittadini. Ma, di questo nel decreto non si parla. Noi siamo convinti che debba essere il medico, in scienza e coscienza, a decidere quale medicinale prescrivere al proprio paziente, tenendo conto dell'effettiva efficacia ed appropriatezza del medicinale medesimo rispetto alle esigenze di salute e all'individualità del singolo paziente andando, quindi, a esporre nella ricetta anche il nome commerciale del medicinale medesimo. Abbiamo altresì fatto presente che buona parte delle industrie farmaceutiche - il 50 per cento - è collocato al nord e si trova in una situazione di crisi, per la Pag. 62quale oggi hanno perso il posto di lavoro già 11 mila persone. Dopo 3 decreti in 6 mesi e la spending review, quello che ci si appresta a fare è un altro taglio, e una nuova messa in mobilità di altre 10 mila e più unità lavorative.
È cruciale, per la tutela della salute, l'investimento nella ricerca. È cruciale che siano fatti investimenti, ma per fare investimenti ci vogliono i soldi. È fondamentale una politica pubblica del farmaco che investa nella ricerca e nell'innovazione. Ma qui di soldi non ce ne sono!
Medicinali omeopatici, 11 milioni di persone ne fanno uso. È giunta l'ora che il nostro Paese si adegui ad altri Paesi europei prevedendo, anche per l'utilizzo di questi farmaci, una percentuale di detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi. Ma, di questo non si parla nel decreto.
Razionalizzazione degli enti sanitari: bene, vi troviamo la trasformazione dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazione migranti e per il contrasto delle malattie della povertà che viene trasformato, appunto, in un ente con personalità giuridica di diritto pubblico e dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile. Questo per 5 milioni di euro che gli vengono dati dallo Stato nel 2012. Con l'aggiunta di altri 10 milioni di euro, a partire dal 2013, nonché circa altri 10 milioni di euro, tramite rimborsi di prestazioni erogate a carico del Servizio sanitario nazionale e quant'altro.
Qui ci troviamo, signori, in un Paese dove vi sono figli e figliastri. Questo provvedimento è un insulto a quelle regioni virtuose, che sono oggetto di continui tagli da parte dello Stato in tema di sanità, regioni che, sino ad oggi, hanno garantito l'attuazione del principio dell'articolo 32 della Costituzione, accogliendo anche i cittadini provenienti da altre parti d'Italia ed intervenendo concretamente nelle risposte alle esigenze di salute, legate - lo ripeto - anche alle patologie di importazione. Abbiamo dei centri di grande rilievo, di grande valore, distribuiti in altre parti del Paese, ma qui i fondi dedicati quali sono? E quella questione della corruzione: bastava applicare la legge n. 42, la legge delega sul federalismo fiscale, quella relativa ai costi standard, per la quale difficilmente vi potranno più essere buchi di bilancio, disavanzi, perché chi avrà procurato con la sua gestione danni al governo della propria regione e del proprio Paese non potrà più essere candidato alle varie tornate elettorali di comuni, province, regioni e Parlamento e nemmeno andare a far parte della gestione degli enti pubblici perché non potranno essere nominati nei consigli di amministrazione. Ma qui il Governo ha deciso di procrastinare al 2013 i costi standard.
E sul governo clinico, sapete di cosa abbiamo bisogno? Di una buona politica della sanità, fatta di buone prassi, di etica professionale e del recupero di un senso di responsabilità collettiva volto ad una gestione senza sperperi, sprechi e inefficienze. Noi siamo a favore del merito, della trasparenza, della valorizzazione delle competenze e delle professionalità, ma voglio ricordare che questo decreto-legge entra pesantemente in quelle che sono le competenze e l'organizzazione della sanità da parte delle regioni, perché questa materia è stata attribuita loro, con la modifica del Titolo V della Costituzione, dal 2001. Due sentenze della Corte costituzionale certificano che le regioni possono addirittura emanare una disciplina sostitutiva di quella statale. Ma questo decreto al contrario, va a sostituire anche i modelli gestionali e organizzativi virtuosi. Come Lega Nord siamo contro questo provvedimento e voteremo di conseguenza.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la prego di concludere.

LAURA MOLTENI. Vorrei concludere il mio pensiero, come hanno fatto gli altri colleghi.
Quello che voglio dirvi è anche che il provvedimento introduce un modello zoppo, incerto e inefficiente, volto a sostituire il modello virtuoso di parecchie regioni in pareggio di bilancio che potrebbero essere prese quale modello di riferimento Pag. 63da parte di quelle inefficenti e in disavanzo.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, può chiedere la consegna del testo del suo intervento per concludere il suo pensiero.

LAURA MOLTENI. Volevo avere a disposizione il tempo che hanno avuto anche gli altri colleghi.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, ha parlato per undici minuti. Il tempo previsto è di dieci minuti, non si capisce la ragione per la quale deve avere un minuto in più, pur con tutta la disponibilità che la Presidenza ha nei suoi riguardi.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, colleghi, il Partito Democratico voterà a favore del provvedimento, di un provvedimento importante, che ha avuto un percorso anche di confronto molto ampio e di discussione all'interno della Commissione di merito e, poi, nelle altre Commissioni, un confronto molto articolato, tanto che aveva prodotto anche una notevole mole di emendamenti, che hanno portato alla decisione di porre la questione di fiducia anche al fine di evitare una sovrapposizione con la legge di stabilità, il cui iter è già iniziato e la cui sovrapposizione potrebbe mettere a rischio l'approvazione di questo provvedimento.
Non riprendo tutti gli elementi di merito, che sono stati ampiamente e bene illustrati dagli altri deputati del PD che sono intervenuti nella discussione sulle linee generali e nel dibattito sulla questione di fiducia.
Mi limito a dire che questo provvedimento contiene aspetti molto importanti, novità, aspetti buoni, ma contiene anche dei limiti e delle ombre che ritrovavamo anche nella dialettica che si riproponeva sul piano degli emendamenti. Tuttavia, gli elementi di maggiore valore e di maggiore importanza sono senz'altro quelli contenuti nell'articolo 1, che verte sulle cure primarie e sulla riorganizzazione della medicina territoriale, perché è la condizione per produrre un cambiamento, una riorganizzazione del sistema, per ottenere quell'obiettivo di avere meno strutture ospedaliere, meno posti letto e meno pressione sui pronto soccorso, esigenza fondamentale per contenere la spesa, risparmiare, riqualificarla. È evidente che per ottenere quell'obiettivo abbiamo bisogno sul territorio di avere queste nuove strutture, che ruotano attorno al ruolo dei medici di medicina generale, nel quadro dell'integrazione dei servizi e della collaborazione tra le diverse professionalità.
Quindi nuove strutture territoriali che dovrebbero aiutare in questo, e certo noi abbiamo chiaro che è un po' un cane che si morde la coda, perché poi si dice: per fare questo, bisogna prendere le risorse da ciò che dobbiamo razionalizzare e quello che dobbiamo razionalizzare è difficile razionalizzarlo se non abbiamo queste nuove strutture. Tuttavia, credo che questo articolo indichi in modo significativo e importante una strada fondamentale da percorrere per riorganizzare il sistema sanitario italiano e, in questo senso, abbiamo anche apprezzato l'impegno che il Ministro ha con forza messo su questo terreno, ponendo le premesse.
Vi sono poi altre novità importanti; segnalo e sottolineo quella che riguarda l'aggiornamento dei LEA, un provvedimento atteso da anni che non si riusciva a sbloccare, o anche tutte quelle cose che riguardano la lotta al gioco d'azzardo, le ludopatie, e anche aver posto il tema dei consumi, dell'alimentazione e degli stili di vita, perché significa che si inizia a porre Pag. 64il tema della prevenzione, che è condizione fondamentale per limitare e contenere la spesa in modo innovativo, su cui ovviamente le risposte probabilmente non sono quelle che ci aspettavamo, che volevamo, ne siamo ben al di sotto, ma riteniamo importante che queste novità siano state introdotte.
Sono state inoltre risolte alcune questioni endemiche della nostra discussione, come la prolungata precarietà del regime di proroga dell'intramoenia, il tema del governo clinico secondo criteri di trasparenza e di merito, che erano già questioni da lungo discusse e valutate nell'ambito dell'attività parlamentare.
Quindi nel complesso noi esprimiamo un giudizio positivo su un provvedimento che si propone chiaramente di salvaguardare e rafforzare il diritto alla salute nel sistema sanitario nazionale pubblico. In questo senso noi abbiamo colto un segnale importante di apprezzamento anche nell'azione del Ministro che, rispetto ad altri momenti in cui al centro si metteva l'idea che il sistema sanitario pubblico non fosse più sostenibile, ma che bisognava pensare ad altre strade, mi sembra che invece attraverso questo decreto-legge si intenda rilanciare, con i dovuti aggiornamenti e razionalizzazioni, il tema della tutela e della salvaguardia del sistema pubblico.
Mi fermo qui sul decreto-legge, e voglio utilizzare questi pochi minuti, invece, per portare un po' più in avanti il ragionamento che viene dal fatto che questo decreto-legge si inserisce in un quadro di grandi difficoltà del sistema sanitario nazionale, e ne è testimonianza la situazione di difficile e aspro, spesso, rapporto con le regioni, che permane, e che finora ha portato a non rinnovare il nuovo patto per la salute. Ne è testimonianza il malessere che attraversa l'insieme del mondo sanitario - sabato 27 ci sarà a Roma una grande manifestazione promossa dai medici, da tutte le organizzazioni dei medici, e la preoccupazione è proprio quella che venga indebolita o messa in discussione la tenuta del sistema pubblico - fino al malessere che c'è tra i cittadini; io credo che basti leggere il rapporto che ha proposto Cittadinanza attiva sulle cronicità ieri l'altro o quello della Caritas di ieri, che ci segnalano una situazione di crescente malessere nell'impoverimento di molti strati, nelle difficoltà che segnalano un'emergenza sociale e anche in parte sanitaria, che può diventare estremamente complicata per le categorie ed i settori più deboli del nostro Paese. Tutto ciò è certamente dipeso, non dico del tutto ma in gran parte, dalla crisi, ma è dipeso anche dal fatto che i tagli operati in questi anni iniziano a farsi sentire; in questi anni sono stati fatti tagli pesanti, dal passato e anche dall'attuale Governo, che hanno fortemente ridimensionato il fondo sanitario nazionale, dopo aver di fatto azzerato i fondi che riguardavano le politiche sociali.
Noi pensiamo che questa situazione ponga un problema di allarme reale, non solo sul fatto che i tagli lineari si rivelano sbagliati, ma sul fatto che se non si affronta questa situazione noi rischiamo di trovarci in un'emergenza sociale e anche dal punto di vista della tenuta del sistema sanitario in tempi assai brevi. La nostra opinione è che siamo arrivati ad un serio punto critico nella tenuta del sistema sanitario nazionale, sia nella possibilità di mantenere un livello adeguato di servizi e prestazioni per i cittadini in un contesto in cui aumentano i ticket oltre che la tassazione regionale in maniera pesante e va a scaricarsi in maniera uguale su tutte le famiglie, su tutti i cittadini, quindi alimentando e aggravando gli elementi di iniquità, sia nella credibilità del sistema.
Noi pensiamo che anche i casi recenti, come quello del Lazio o quello della Lombardia, vadano ad alimentare una situazione di questo genere, insieme alle campagne sulla malasanità o alla campagna permanente sulla spesa sanitaria, individuata come fonte unica di sprechi, come una specie di pozzo senza fine. Sicuramente vi sono sprechi ed inefficienze, ma questo giudizio non è accettabile, perché i dati ce lo dicono: la spesa sanitaria rispetto al nostro prodotto interno lordo è inferiore a quella di altri Paesi europei, anzi il livello di spesa sanitaria nel 2011 sul PIL è in diminuzione, Pag. 65al contrario di molte altre voci, anche frutto di quei tagli, ma questo è il dato. Non possiamo accettare una campagna generalizzata di quel genere, perché sfocia oggi in una situazione che mette in crisi o rischia di mettere radicalmente in crisi il sistema. Allora, è su questo che pensiamo si debba ragionare e invitiamo il Governo a ragionare e a riflettere, perché siamo molto preoccupati.
Certamente la crisi non può portarci all'idea che le questioni si risolvano con un incremento senza limiti della spesa e delle risorse. Sappiamo che c'è la crisi, che ci sono difficoltà e che bisogna contenere la spesa, ma nemmeno si può pensare di attuare una politica di razionalizzazione e di riorganizzazione senza avere la possibilità di utilizzare strumenti che permettano di portarla avanti. Noi pensiamo che per il punto critico a cui siamo arrivati, sia necessario chiamare ad un concorso di responsabilità tutti gli attori del sistema sanitario, dalle regioni agli operatori, alla politica. Bisogna resistere di più alle sirene dei mille corporativismi e dei mille particolarismi che ci sono nella sanità e bisogna essere in grado di mettere sul campo un ragionamento di interesse nazionale nel quale la tutela del diritto alla salute, che l'articolo 32 della Costituzione prevede come una tutela universalistica, venga salvaguardata e garantita per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Nichilo Rizzoli. Ne ha facoltà.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo per licenziare un importante provvedimento che affronta temi complessi in materia di salute, finalizzati al contenimento e all'ottimizzazione delle risorse del fondo sanitario nazionale, attraverso una efficiente riorganizzazione del servizio stesso. Contenimento ed ottimizzazione sempre più necessari ed urgenti nel nostro Paese vista la crisi economico-occupazionale e considerato che la spesa sanitaria assorbe ormai ben più dell'80 per cento dei bilanci regionali. Devo dire che la Commissione affari sociali ha affrontato la conversione del decreto-legge con grande impegno e facendo un duro lavoro. Mi permetteranno tutti i colleghi di ribadire quanto già affermato in fase di discussione generale dai relatori Livia Turco e Barani, cioè che il decreto-legge sulla sanità uscito da Palazzo Chigi, rappresentava già di per sé un buon provvedimento, che la Commissione di merito in questo ramo del Parlamento ha contribuito a migliorare, visto che negli ultimi dodici anni la Commissione non aveva mai lavorato su un provvedimento così ampio, che interviene su molte materie già affrontate nel corso della legislatura, dal governo clinico alle ludopatie, alla riforma della medicina di base. Sono tutti temi su cui avevamo dibattuto lungamente, ma che non abbiano avuto il tempo e il modo di tradurre in legge. La fase di discussione e di approvazione degli emendamenti in Commissione si è articolata anche attraverso lo svolgimento di un'intensa attività conoscitiva mediante diverse audizioni informali dei rappresentanti delle associazioni dei medici, dei veterinari, dei farmacisti e della Conferenza delle regioni e delle province autonome, che hanno contribuito con impegno all'esame del provvedimento. Mi voglio soffermare su alcuni articoli in particolare, rinviando eventualmente al testo scritto, su quelli che considero gli aspetti cruciali per il futuro della sanità di questo Paese.
In particolare mi riferisco all'articolo 1, che prevede l'ammodernamento del sistema sanitario e il miglioramento della qualità e della sicurezza delle cure e non può che partire da una presa in carico dei nuovi bisogni di salute del nostro Paese, la cronicità, la lunga convivenza con la malattia, la medicina pediatrica e anche quella oncologica.
A questi temi si riferiscono alcuni importanti articoli di questo decreto-legge, e sicuramente l'articolo 1, che propone la costruzione del secondo pilastro della sanità, Pag. 66vale a dire l'assistenza territoriale, che è - e deve essere sempre più - medicina vicina ai cittadini.
Proprio alla luce di quanto è già stato costruito nel corso degli anni dalle esperienze regionali, diventa dunque importante l'articolo 1, perché spetta sempre alle regioni definire l'organizzazione dei servizi territoriali di assistenza primaria, promuovendo l'integrazione con il sociale (anche con riferimento all'assistenza domiciliare) e con i servizi ospedalieri, prevedendo forme organizzative monoprofessionali e multiprofessionali, che erogano, in coerenza con la programmazione regionale, prestazioni assistenziali tramite il coordinamento e l'integrazione dei medici e delle altre professionalità convenzionate con il sistema sanitario nazionale degli infermieri, degli ostetrici, dei tecnici della riabilitazione, della prevenzione e del sociale a rilevanza sanitaria.
Con questo provvedimento verrà privilegiata la costituzione di reti di poliambulatori territoriali, dotati di strumentazione di base ed aperti al pubblico per tutto l'arco della giornata, nonché nei giorni festivi e prefestivi, con idonea turnazione. Inoltre, una volta e per sempre, abbiamo risolto anche il problema dei medici in formazione per la medicina generale, consentendo loro di aggiornarsi e di lavorare.
Con l'articolo 2 abbiamo definito, non più con proroghe, la libera professione intramoenia attraverso modifiche della legge n. 120 del 2007. Ricordo a tutti i colleghi che questa tematica è stata oggetto di confronto, e forse più ancora di scontro, in Commissione, viste le posizioni contrapposte, già durante l'elaborazione del testo sul governo clinico, qualche mese fa. Il punto di mediazione trovato nel testo attuale, ha sicuramente un buon equilibrio, considerato che raggiunge l'obiettivo di maggiori e più efficaci controlli attraverso un sistema informatizzato in rete e, nel contempo, garantisce a tutti i richiedenti l'effettivo esercizio della libera professione intramoenia.
L'articolo 3 è considerato un articolo molto atteso, addirittura rivoluzionario, come ha detto il relatore Barani in sede di discussione sulle linee generali. È stato elaborato con il contributo dell'onorevole Sisto. Mi riferisco alla depenalizzazione della colpa lieve per i medici. Non vi saranno in questo modo più intasamenti processuali nei confronti dei medici per colpa lieve, ma sottolineo che nell'articolo è tutelato in fatto il risarcimento del danno al paziente. Non abbiamo perduto di vista il risarcimento, anzi il giudice dovrà tenere presente, ai fini della quantificazione del danno, se il medico ha seguito le buone pratiche e quelle che sono le linee guide scientifiche internazionali. Il medico, il sanitario, in questo modo non avrà più l'incubo della cosiddetta medicina difensiva, che costa ai cittadini oltre 10 miliardi di euro l'anno. Pertanto, fin quando rispetterà le buone pratiche e le linee guida, non dovrà più rispondere per la colpa lieve, ma solo per la colpa grave o il dolo, come del resto tutti i cittadini italiani.
Anche in merito all'articolo 4, che riguarda il governo clinico, devo dare atto di grande apertura al Ministro Balduzzi ed ai relatori. Infatti è stato sostanzialmente recuperato, sulla riformulazione, molto del provvedimento che era stato elaborato e licenziato per l'Aula dalla XII Commissione (Affari sociali), dopo anni di dibattito dentro e fuori il Parlamento e tre anni di lavoro certosino.
La filosofia che sottende quanto previsto da quest'articolo è sostanzialmente quella di operare nelle nomine dei direttori generali e degli apicali di strutture complesse, ospedaliere ed universitarie, con norme più trasparenti, orientate ad una reale valutazione del merito. In pratica viene ristabilita in questo settore la meritocrazia. Infatti vengono definiti gli strumenti e le modalità di valutazione dei dirigenti medici e sanitari, per assicurare un'omogeneità nella valutazione dell'attività dei direttori generali, e viene rimesso alle regioni il compito di concordare in sede di Conferenza delle regioni i criteri ed i sistemi di verifica sulla base di parametri ben definiti. Pag. 67
Nel corso dell'esame in Commissione infine, è stato inserito un nuovo articolo, il 4-bis, poi però modificato dalla V Commissione (Bilancio), che detta disposizioni dirette a consentire, allo scopo di assicurare la costante erogazione dei servizi sanitari e il rispetto dei LEA (i livelli essenziali di assistenza), consentendo praticamente una disapplicazione del blocco automatico del turn over nelle regioni sottoposte ai piani di rientro dai disavanzi sanitari nel rispetto dei criteri stabiliti.
Sottolineo come il decreto in conversione abbia trattato in modo efficace un tema di grande rilevanza sociale, in questa fase, come quello del gioco d'azzardo e delle ludopatie. Sul gioco d'azzardo siamo a favore di tutti gli interventi per contrastare lo stesso e per intervenire con risposte di prevenzione e cura della sindrome da gioco patologico e da vincite di denaro. Più volte, come gruppo PdL, ci siamo espressi a favore della costituzione di un fondo per la cura e la riabilitazione delle persone affette da ludopatia attingendo magari ai proventi dei giochi medesimi, e in Commissione c'eravamo riusciti, tranne per il fatto che il Ministero dell'economia e delle finanze non ha ritenuto consona la norma.
Concludo, onorevoli colleghi, rinnovando il ringraziamento già espresso in Commissione al Ministro Balduzzi, ai relatori, al presidente Palumbo e ai colleghi, ma resta un pizzico di amarezza perché con un po' di coraggio in più e un po' di rigore in meno, in Commissione Bilancio avremmo potuto fare di più, perché la tutela della salute è la tutela della nostra vita. Si doveva e si poteva osare di più. A nome del gruppo del Popolo della Libertà dichiaro che voteremo a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, voterò - in dissenso dal mio gruppo - «no» a questo provvedimento, pur dando atto al Ministro Balduzzi - con la sua competenza e lavorando alacremente vicino alla XII Commissione (Affari sociali) - di aver cercato di salvaguardare il contenuto del decreto nella sua originalità con provvedimenti a favore dei cittadini. Questo Parlamento, cari colleghi, sta partorendo un topolino. La XII Commissione (Affari sociali) ha lavorato molto per giungere a dei provvedimenti a favore dei sanitari e dei cittadini bisognosi, ma questo è stato ottenuto soltanto parzialmente.
Mancano in questo provvedimento delle iniziative per la non autosufficienza, mancano misure per quanto riguarda la ricerca scientifica, l'innovazione, e alcuni servizi come le cure palliative.
Voglio sottolineare la discriminazione che rimane, avendo negato la V Commissione (Bilancio) e il Ministero dell'economia e delle finanze la possibilità di equiparare l'età pensionabile degli ospedalieri con gli universitari a settant'anni di età. Ancora peggiore è l'aver voluto limitare la disponibilità dei defibrillatori, e sentite il perché: noi avevamo previsto che questo incremento di 4 milioni l'anno fosse ottenuto mediante la tassazione sui tabacchi, e la Ragioneria dello Stato e la V Commissione (Bilancio) hanno sancito che ciò avrebbe avuto degli effetti dissuasivi sui consumi; ma nello stesso provvedimento si parla anche - concludo - di fronteggiare la disponibilità e la possibilità della vendita dei tabacchi ai minori. Questa mi pare una contraddizione notevolissima per cui ribadisco il no a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, il voto dei Radicali sarà un voto di astensione. Ci asterremo perché il decreto è destinato ad incidere poco sul sistema sanitario. È un decreto debole e poco coraggioso. Ci asterremo perché il riassetto della medicina generale sul territorio, da anni sostenuto dai Radicali, rischia di restare solo sulla Pag. 68carta, perché la normativa proposta si riduce ad una enunciazione e ad un invito alle regioni. Ci asterremo perché la normativa sulle nomine dei direttori generali ricalca la situazione attuale senza novità di rilievo, se non il richiamo ad una maggiore trasparenza.
I direttori generali continueranno così ad essere i veri segretari finanziatori della partitocrazia che formano le maggioranze regionali. Anche per le nomine dei primari si percorre una via che richiama i vecchi concorsi universitari e che si è dimostrata fallimentare da molti decenni.
Ci asterremo perché sull'attività intramoenia dei medici ospedalieri, invece di interrompere definitivamente l'attuale pratica, che tutela esclusivamente alcune categorie contro gli interessi di salute dei cittadini, nei fatti il Ministro ha proposto la sua definitiva legalizzazione, introducendo solo poche norme facilmente aggirabili.
In questo decreto-legge, all'articolo 5 si parla di aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza stabilendo l'ennesima scadenza, anzi due: entro il dicembre del 2012 per l'aggiornamento dei LEA ed entro maggio del 2013 per l'aggiornamento del nomenclatore. Mi scusi, signor Ministro, è stato proprio questo Governo cui lei appartiene ad accogliere con parere favorevole, in data 16 dicembre 2011, un ordine del giorno a mia prima firma, ma anche dei colleghi radicali, che lo impegnava, fra l'altro, ad emanare il decreto dei LEA entro gennaio di quest'anno! Il Governo non ha rispettato il suddetto impegno e il Ministro dell'economia e delle finanze non ha dato comunicazione al Parlamento delle ragioni ostative all'emanazione, così come si era impegnato.
Quindi, ad oggi - e concludo - la versione del nomenclatore in vigore per i cittadini è ancora quella del 1999 e ciò significa che in molti casi per disporre di ausili moderni i cittadini debbono pagare di persona quello che sarebbe loro diritto avere gratuitamente.
Possiamo dirci delusi? Dobbiamo dirlo perché, tranne qualche punto specifico, il decreto-legge è molto «fumo» politico e poco «arrosto» tecnico.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Farina Coscioni.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. I tempi della politica, signor Presidente e signor Ministro, non coincidono ancora con i tempi dei malati e dei disabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, lapidariamente: è la fine della medicina difensiva. L'articolo 3, comma 1, finalmente stabilisce che il medico che rispetta le linee guida e si attiene alle indicazioni della comunità scientifica non risponde di colpa lieve, ma deve comunque risarcire il danno. Il cittadino è ampiamente tutelato e il medico sarà più bravo, più tenuto a documentare il suo adempimento.
Questo è un grande risultato dal punto di vista della fine di questa cattiva pratica della medicina difensiva, con alcuni accorgimenti: che i medici si diano delle regole certe, chiare, precise, affidabili; e che questa endorfina, che è stata inserita nel sistema, dia un effetto domino, cioè medico più bravo, più adempiente, più documentato, uguale paziente più tutelato, uguale paziente risarcito e uguale anche medico sollevato dall'ansia di dover rispondere anche di una piccola défaillance che, se fosse adempiente, sono convinto con il tempo non si verificherà più. Un sistema, quindi, che previene l'errore e che, con il tempo e con le buone pratiche, certamente lo eliminerà. Mi sembra una grande conquista di cui questo Parlamento possa andare fiero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Camillis. Ne ha facoltà.

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SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, esprimo il mio voto contrario a questo provvedimento in dissenso dal gruppo per una serie di motivazioni tra le quali quelle ben espresse dal collega Di Virgilio.
Ritengo una scelta scellerata quella di continuare a voler mantenere l'attuale assetto organizzativo continuando a togliere risorse per l'assistenza sanitaria. Non si può continuare con una politica delle non scelte. Tagliare risorse, anche per l'innovazione e per le nuove tecnologie, aumentare i LEA, quindi inserire nuovi LEA, e scaricare il tutto sulle regioni non mi sembra e non è accettabile da parte di un Governo tecnico, che avrebbe potuto e dovuto affrontare in modo sistematico la riforma dell'organizzazione del sistema sanitario.
Un Paese che sceglie la strada della crescita sa di dover mettere in conto l'aumento della spesa sanitaria - questo è dimostrato da tutti gli studi nel settore dell'economia sanitaria - e sa che, se riduce quelle risorse, saranno i più deboli a pagarne le conseguenze e questo è per me inaccettabile.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, in attesa che i colleghi prendano posto, innanzitutto mi permetto di ringraziare tutti i componenti della Commissione, il Ministro e i funzionari, la dottoressa Colletti e la dottoressa Tripaldi, per il lavoro svolto, e i due relatori, soprattutto, che hanno lavorato anche giorno e notte, lo dico sinceramente.
Però devo aggiungere solamente due cose e ho concluso: ho sentito alcuni colleghi in dissenso e alcuni colleghi che hanno detto che era un provvedimento blindato. Ecco, se una cosa non si può dire di questo provvedimento è che fosse blindato, perché abbiamo esaminato oltre 700 emendamenti. Pertanto di blindatura non si può parlare. Che poi si possa essere più o meno contenti è possibile, per carità, ma si dice in chirurgia che l'ottimo è nemico del buono. Pertanto, iniziamo così e in futuro speriamo di migliorare (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 5440-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito)

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5440-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5440-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)

Onorevoli Mura, Concia, Pepe, Cesario, Damiano, Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute» (5440-A/R):

Presenti 363
Votanti 334
Astenuti 29
Maggioranza 168
Hanno votato 269
Hanno votato no 65
Sono in missione 25. Pag. 70
(La Camera approva - Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania si grida: Vergogna! - Vedi votazioni).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,30, con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brugger, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Dussin, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Iannaccone, Lanzillotta, Leo, Letta, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Pisacane, Pisicchio, Paolo Russo e Stucchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte ad evitare che il processo di digitalizzazione della sanità comporti un aggravio economico per gli utenti, con particolare riferimento alla regione Toscana - n. 2-01692)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01692, concernente iniziative volte ad evitare che il processo di digitalizzazione della sanità comporti un aggravio economico per gli utenti, con particolare riferimento alla regione Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, ci siamo già confrontati in Commissione affari sociali su questo punto, che noi, presentatori di questa interpellanza urgente, crediamo di dover «stoppare» fin dall'inizio, perché, altrimenti, questa vessazione che devono subire i cittadini toscani si potrebbe espandere - questa è una malattia che potrebbe essere mortale per la sanità e l'economia di una regione - anche ad altre regioni. Quindi, dal punto di vista della prevenzione, è bene che il Governo intervenga subito.
Ovviamente, si parte dalla modifica del Titolo V della Costituzione e dal nuovo articolo 117, che è la cagione di tutti i mali della sanità. Tale modifica costituzionale non ha attribuito alle regioni piena discrezionalità, ribadendo che i principi fondamentali relativi alla tutela della salute rimangono di competenza dello Stato e del Governo. Com'è noto, il finanziamento del Servizio sanitario nazionale, la quantificazione della quota da assegnare alle regioni e la definizione dei livelli essenziali di assistenza sono rimasti di competenza dello Stato.
Non è, pertanto, concesso alle regioni e ai loro governatori di imporre tasse aggiuntive, se non nei limiti previsti dalle leggi statali. Le leggi sono chiare e fanno riferimento all'addizionale IRPEF (comunque nei limiti massimi consentiti, non senza limiti), all'IRAP, alle accise sulla benzina, al bollo auto. È su queste tasse che possono intervenire le regioni per mantenere l'equilibrio di bilancio.
Noi sappiamo che nella regione Toscana il presidente, forzatamente, vuole risultare bello e pensa di continuare a far bene sperperando nella sanità i soldi pubblici, facendoli rientrare in altro modo. Il Pag. 71deficit dichiarato dalle ASL è di 300 milioni di euro: ricordiamo che due anni fa, solamente nella ASL n. 1 hanno trovato un «buco» di bilancio, creato in un anno solo, perché l'anno precedente era in equilibrio, di 224 milioni e 800 mila euro su un bilancio di 300 milioni di euro. Quindi, praticamente, vi era un buco del 90 per cento, che non può essere nato come un fungo; ovviamente, la magistratura sta indagando.
Questi 300 milioni di euro mancherebbero per il 2013 per effetto delle ultime manovre, e per il «buco» nelle ASL toscane la regione, per farvi fronte, ha fissato aumenti di IRPEF, IRAP, accise, ticket di pronto soccorso e quant'altro.
La regione, oltre a quello che le ho detto, signor sottosegretario, ad avviso degli interpellanti, ha ignorato tale cogente sistema di regole con la delibera della giunta regionale, guarda il caso, del 10 agosto 2012, n. 753 - questi, prima di Ferragosto, adottano una delibera, perché non la vogliono pubblicizzare: come tutti i dittatori, le vessazioni le devono fare nel periodo di ferie - e si sono inventati un «contributo sulla digitalizzazione», un prelievo forzoso di 10 euro, oltre al ticket, per qualsiasi prestazione di diagnostica per immagini (ecografie, radiografie, TAC, risonanze magnetiche).
Nel testo della deliberazione si è fatto genericamente riferimento a norme statali per giustificare la propria iniziativa, ma secondo tali norme questo non si può fare. Si citano delle norme dello Stato che esplicitamente dicono che non si possono prevedere queste forme di tassazione aggiuntiva. Fanno riferimento all'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge n. 296 del 2006, che prevede sì il pagamento di un ticket, ma per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso, non sulla digitalizzazione. Signor sottosegretario, questi una mattina si svegliano e introducono un ticket per le tendine; oggi mettono negli ospedali le tendine nuove e prevedono il pagamento di un ticket, che comprendono nella diagnostica per immagini. Ciò è vietato.
Tra l'altro, la quota fissa per le prestazioni erogate - almeno secondo una prima formulazione della delibera - colpiva qualsiasi reddito, patologia ed età. Anche i bambini di un mese avrebbero dovuto pagare la suddetta quota fissa. Ad esempio, l'accertamento sulle fontanelle craniche avrebbe comportato il pagamento di un ticket sulle digitalizzazioni, e così anche per patologie tumorali. Questa è una vergogna.
Riteniamo che questa sia una tassa iniqua e abbiamo paura che si estenda. Nessun'altra regione - neppure quelle con i piani di rientro, che pure avevano bisogno di soldi, hanno partecipato al tavolo Massicci e hanno elaborato un piano di rientro - ha previsto queste tasse. Altrimenti, se fosse stato possibile, prima di ricorrere al piano di rientro ed essere commissariate, anche loro avrebbero potuto prevedere delle tasse inventate lì per lì per arrivare ad avere il bilancio in pareggio.
Quello che ci rammarica - sto per terminare, signor sottosegretario - è che nella citata delibera non è stata riportata né la stima del previsto disavanzo per l'esercizio in corso - è semplicemente scritto «considerate la difficile situazione economica e la contestuale necessità di mantenere inalterato il livello qualitativo dei servizi» -, né la valutazione dei maggiori introiti attesi con l'applicazione di tale balzello creativo. Quindi, anche nel bilancio non hanno previsto una quantificazione, ma hanno solo previsto una tassa sperando in maggiori introiti.
Contestualmente, nessuna iniziativa è stata presa per recuperare risorse economiche in altri settori. Si cita l'esempio delle società della salute, di forte interesse politico per gli attuali amministratori regionali, per le quali esiste una sentenza della Corte costituzionale secondo cui tali società non sono costituzionali, però costano e rimangono, nonostante tutto.
È, inoltre, notizia di questi giorni - letta sui giornali e che ha portato tra l'altro anche all'arresto di un noto medico chirurgo toracico - che l'azienda ospedaliero-universitaria di Careggi di Firenze Pag. 72sembra aver stipulato un contratto triennale con questo chirurgo per 310 mila euro all'anno, senza prevedere l'esclusività del rapporto, tanto che si legge che il citato chirurgo operava a Londra, in Germania, in Svizzera e a Parigi. Mi riferisco a notizie giornalistiche, ma la magistratura è arrivata ad arrestarlo e a scarcerarlo, tra l'altro, due settimana fa.
In realtà, si può ipotizzare che è stato mascherato il vero interesse, che appare meramente politico. Tale nuova tassa potrebbe servire per controbilanciare una grave situazione di dissesto finanziario - evidentemente emersa subito dopo l'elezione dell'attuale governatore Rossi, con l'esplosione della nota vicenda di Massa, che citavo prima (che ha avuto un buco di quasi 300 milioni di euro su un bilancio di 300 milioni di euro), nonché di quella di Siena, per una ventina di milioni di euro, di Pistoia, di Careggi, insomma in tutte le ASL -, in quanto sono andati in perenzione gli impropri crediti vantati dalla regione nei confronti delle proprie aziende sanitarie locali - era dunque un escamotage per far risultare in questi cinque anni il bilancio in pareggio -, oggetto di critica da parte della sezione regionale della Corte dei conti, la quale ha esplicitamente detto che questo non si può fare, e della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, per cui sta emergendo in maniera drammatica il disavanzo accumulato dal servizio sanitario regionale toscano negli ultimi dieci anni.
Pur di non ammettere tale situazione, la giunta regionale potrebbe aver adottato la delibera in questione; se così fosse, sarebbero stati privilegiati meri interessi di parte.
Il contributo alla digitalizzazione e tutto l'impianto della delibera della giunta regionale, fatta alla vigilia di Ferragosto, sembrano voler percorrere una scorciatoia amministrativa in danno dei cittadini toscani, al solo scopo di evitare un impatto politico negativo in conseguenza delle scelte effettuate negli anni passati da chi ha governato il sistema, che è stato - ormai, si può dire ed urlare - fallimentare.
L'argomento è stato affrontato, almeno parzialmente - come le dicevo, signor sottosegretario -, con l'interrogazione a cui facevo riferimento prima, e la risposta non è stata soddisfacente. Infatti, noi riteniamo che lei debba ricorrere alla Suprema Corte per fare in modo che questa vessazione che viene fatta ai cittadini venga dichiarata incostituzionale, perché, altrimenti, si estenderebbe a qualsiasi regione.
Pertanto, la domanda che rivolgiamo - e concludo - è di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda di cui in premessa e se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza, anche attivando forme di cooperazione tra Governo e regioni, per evitare che, come è accaduto nel caso della Toscana, il processo di digitalizzazione della sanità diventi, da strumento di semplificazione e di riduzione degli oneri, un fattore di aggravio economico per tutti i cittadini italiani.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, come già indicato in occasione della discussione dell'atto ispettivo n. 5-07969 in XII Commissione (Affari sociali) in data 20 settembre ultimo scorso, la legge 16 novembre 2001, n. 405, all'articolo 4, comma 3, dispone che «gli eventuali disavanzi di gestione (...) sono coperti dalle regioni con le modalità stabilite da norme regionali che prevedano alternativamente o cumulativamente l'introduzione di: a) misure di compartecipazione alla spesa sanitaria, ivi inclusa l'introduzione di forme di corresponsabilizzazione dei principali soggetti che concorrono alla determinazione della spesa; b) variazioni dell'aliquota dell'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche o altre misure fiscali previste dalla normativa vigente; c) altre Pag. 73misure idonee a contenere la spesa, ivi inclusa l'adozione di interventi sui meccanismi di distribuzione dei farmaci».
La regione Toscana ha introdotto un contributo nell'ambito del processo di digitalizzazione per ciascuna prestazione di diagnostica per immagini, pari a euro 10.
A tal riguardo, la regione Toscana ha inteso precisare che la delibera si inserisce in una più complessa manovra avviata a seguito del decreto-legge n. 98 del 2011, recante «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria».
Infatti, l'articolo 17, comma 6, del decreto-legge n. 98 del 2011 ha previsto, a seguito di una minore erogazione di risorse sul Fondo sanitario nazionale, la reintroduzione delle disposizioni di cui alla legge n. 296 del 2006.
Nello specifico, è stata prevista per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale sia l'introduzione del pagamento di una quota fissa sulla ricetta pari a 10 euro (cosiddetto super ticket) sia la facoltà per le regioni, per le prestazioni predette, di adottare misure alternative all'applicazione della quota fissa di 10 euro, consistenti nell'introduzione di altre misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie.
La regione Toscana, pertanto, ha individuato misure di compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie alternative che, pur risultando idonee a coprire gli oneri conseguenti alla manovra economica, fanno salve determinate categorie di esenti e sono ispirate a criteri di maggiore equità.
La delibera regionale n. 753 del 2012 si inserisce nel processo appena descritto, procedendo a rimodulare ulteriormente le misure alternative di compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie, che non vanno a configurare, in alcun modo, una forma di tassazione introdotta a livello regionale. Il cosiddetto contributo alla digitalizzazione configura una misura alternativa di compartecipazione al costo delle prestazioni di diagnostica per immagini, per la quale sono previste categorie di esenti, specificate nella delibera in oggetto. Nel merito dell'equità dell'intervento, la stessa regione precisa che il contributo di 10 euro su prestazioni di diagnostica per immagini, che hanno un costo medio per prestazione pari a 63 euro, appare certamente più equo rispetto all'ipotesi di applicare la quota per ricetta di 10 euro a prestazioni a basso costo e a larga prescrizione monoricetta su pazienti cronici; basti pensare alla prestazione di laboratorio «colesterolo totale», la cui tariffa di 2 euro raggiungerebbe i 12 euro con l'applicazione della quota a ricetta di dieci euro, mentre in Toscana il ticket dovuto per tale prestazione è pari, sempre, a due euro. Le misure alternative, di cui alla delibera, non sono, in alcun modo, da ricondurre alle motivazioni di ripiano finanziarie citate nell'interpellanza in esame, trovando il proprio fondamento esclusivamente nella necessità di sopperire al minor gettito sul Fondo sanitario nazionale.
Dopo la risposta alla sua interrogazione a risposta immediata in XII Commissione (Affari sociali) ho scritto una lettera sull'argomento al Ministro Balduzzi, dicendo che, malgrado quelle che erano state le precisazioni degli uffici, lei insisteva sull'eventuale non legittimità di questo provvedimento; le darò copia di questa lettera. È anche sulla base di questo che, conclusivamente, in considerazione del rilievo della questione per i fruitori del Servizio sanitario nazionale, il Ministero della salute sta esaminando l'opportunità di interventi rivolti a perfezionare e a rendere omogeneo il settore della partecipazione dei cittadini (ticket) all'erogazione delle prestazioni e dei servizi contemplati nei livelli essenziali di assistenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, è ovvio che sono soddisfatto dell'ultima parte e ringrazio il sottosegretario della sensibilità con cui ha capito che quello che sta facendo la regione Toscana non trova giustificazione alcuna perché, se Dio vuole, la legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 796, lettera p), si può leggere e così si Pag. 74capisce che ciò non può esser fatto. Il fatto che svolgano una ulteriore istruttoria ovviamente mi conforta e mi trova soddisfatto. Per quanto riguarda la prima parte, ovviamente, quella che viene dalla regione Toscana, devo ricordare, signor sottosegretario, che è stata modificata la delibera dopo la mia interrogazione in Commissione perché prima per qualsiasi età, per qualsiasi patologia, era previsto il ticket, anzi, la tassa (infatti non è un ticket, i cittadini pagano già il ticket e compartecipano ai 63 euro, in base anche al reddito e pagano il ticket), in più gli si aggiungono 10 euro; dopo l'interrogazione hanno capito che hanno sbagliato però non lo possono ammettere. È la persona intelligente che ammette di aver sbagliato quando fa un errore; la critica viene da chi ha la capacità di fare questo e noi crediamo che gli amministratori toscani questa libertà e capacità non ce l'abbiano proprio. Quindi, è per questo che l'abbiamo fatta modificare ma, nonostante questo, sanno di avere sbagliato perché non serve per la digitalizzazione perché non viene digitalizzato.
Forse è bene che le dica che consegnano ancora la radiografia, quindi l'informatizzazione non esiste. Non esiste il dischetto, non danno dischetto, non c'è un'archiviazione. È un nome: tassa di digitalizzazione. Non viene archiviato nulla, non viene digitalizzato nulla, non viene fatto nulla. È un balzello di dieci euro. Noi ci aspetteremmo, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, anche la tassa sulla frutta che viene data ai ricoverati, la tassa sul sondino nasogastrico, la tassa sui punti di sutura, una tassa sulla sutura.
In più, si paga il ticket. Questo credo che vada bloccato, signor sottosegretario, e vada impedito che si estenda a pioggia e a macchia d'olio su tutte le regioni italiane, perché si tratta di un brutto esempio. Sono buoni tutti a dire che bisogna risparmiare sulla sanità. Non bisogna spostare i minori trasferimenti in maggiori tasse, nel senso che arriva sotto il profilo della distribuzione del fondo sanitario nazionale un tot di milioni in meno e si recupera dai cittadini. Cambiando l'ordine dei fattori il risultato non cambia: pagano sempre i cittadini.
Quindi, quando il Governo - e credo giustamente - ha detto che nella sanità ci sono troppi sperperi e che la spesa va ridimensionata, questo deve essere fatto sugli sperperi e non, invece di ricevere i trasferimenti dallo Stato, prendendoli direttamente, come i briganti, dalle tasche degli onesti cittadini. Questo non si può fare, perché disonesti amministratori non possono colpire e vessare onesti cittadini.
Questo è quanto credo sia opportuno che venga bloccato. La denuncia la sto facendo - l'ho fatta in Commissione - qui in Aula insieme a tutti i colleghi del Popolo della Libertà che condividono con me questa battaglia, per impedire che, basandosi su logiche di risparmio, che ci devono essere, si compensi con nuove tasse.
La Toscana è una di quelle regioni dove c'è più personale amministrativo che sanitario. È ovvio che questi sono costi. A cosa è servito il personale amministrativo? Il personale amministrativo è servito per le campagne elettorali, è servito per continuare a governare il sistema. Questo si è fatto per ottenere il consenso forzatamente, ma poi l'effetto viene spalmato sulle tasche di tutti i cittadini toscani, e questo ovviamente non deve succedere.
Mi auguro - concludo - che il Governo, di fronte alla Suprema Corte, chieda se è costituzionale, se è prevista una tassa. Lo potevano fare ugualmente, aumentando il ticket. Basta dirlo. Lei ha detto che il costo medio è 63; invece di prendere il 30 per cento, si prende - sui redditi sopra 100 mila a euro, sui redditi sopra 75 mila euro, sui redditi sopra ai 36 mila euro - una percentuale superiore. Forse avrebbero incassato anche di più, però non volevano far vedere che aumentavano i ticket.
Invece, la tassa di digitalizzazione si dice serva per l'archiviazione e per l'informatizzazione, ma non è vero. Serve per compensare i buchi e le voragini che ci sono nella sanità toscana. Quindi, ringrazio il signor sottosegretario, che è sempre Pag. 75molto corretto e gentile. Sono convinto che, con la sua lettera, il Ministro Balduzzi non potrà che portare il Governo a chiedere alla suprema Corte il giudizio su questa tassa non dovuta che pagano i cittadini toscani.

(Elementi in merito alla sindrome di alienazione genitoriale, con particolare riferimento al suo inserimento nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali - n. 2-01706)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01706, concernente elementi in merito alla sindrome di alienazione genitoriale, con particolare riferimento al suo inserimento nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi abbiamo inteso chiedere al Ministro della salute, ed abbiamo presentato questa interpellanza urgente, anche a seguito di un fatto di cronaca drammatico, dal quale è emersa l'esistenza di questa sindrome denominata PAS (parental alienation syndrome) o, in italiano, sindrome di alienazione genitoriale.
Questa sindrome assumerebbe, come pilastro della diagnosi, il rifiuto di una figura genitoriale (cioè più propriamente una sorta di conflitto di fedeltà verso un genitore in caso di separazione) ed avrebbe, secondo quello che si è appreso dalla stampa, degli effetti assolutamente devastanti sui minori (ad esempio disturbo di personalità, disturbo dissociativo di tipo disaffettivo o psiconevrosi depressiva).
Noi vogliamo chiedere e chiediamo al Ministro della sanità se questa malattia mentale, questa sindrome, risulti inserita nel manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, il cosiddetto DSM-IV, che è il punto di riferimento per tutti i disturbi mentali, o, qualora la risposta fosse negativa, se il Ministro non intenda promuovere le necessarie iniziative nei confronti di quei medici o di quegli esercenti attività sanitarie che dovessero farne oggetto di diagnosi e, quindi, considerare questa PAS una malattia di tipo psicopatologico.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio gli onorevoli interpellanti per aver sollevato la delicata questione relativa alla sindrome parental alienation syndrome (PAS o sindrome di alienazione genitoriale), in quanto mi si consente di puntualizzare che detta sindrome è stata di recente ipotizzata da uno studioso statunitense, Gardner, e che anche negli Stati Uniti essa è tuttora soggetta ad amplissime discussioni e non ha ricevuto alcun riconoscimento ufficiale secondo i canoni della medicina delle evidenze scientifiche.
Secondo Gardner, la PAS è un vero e proprio disturbo che si sviluppa prevalentemente nel contesto di controversie per la custodia dei figli e sarebbe il frutto di un condizionamento dei figli da parte di un genitore, così detto «alienante», che porterebbe i figli ad esibire astio e disprezzo ingiustificato e continuo verso l'altro genitore, così detto «alienato».
Peraltro, Gardner ha ulteriormente descritto il costrutto di alienazione genitoriale in numerosi lavori autopubblicati, cioè non sottoposti alla verifica della letteratura specifica propriamente detta, ad alcun filtro di pubblicazione mediante revisione di esperti, la cosiddetta peer review, che oggi è il canone principale di valutazione delle pubblicazioni scientifiche anche nei concorsi universitari.
La sindrome in esame non risulta inserita in alcuna delle classificazioni in uso (ICD-10, ovvero International classification of diseases; DSM-IV, ovvero Diagnostic and statistical manual of mental disorders), né si è a conoscenza di un suo possibile inserimento nell'edizione del DSM-V, attualmente nella fase di definizione.
In effetti, la sindrome PAS non viene considerata come un disturbo mentale, ed Pag. 76è stata oggetto di attenzione prevalentemente in ambito forense, più che da parte della psichiatria e della psicologia clinica. In merito alle iniziative per verificare il ricorso diagnostico alla sindrome PAS da parte di alcuni medici nel nostro Paese, è opportuno rilevare che tale aspetto rientra nell'ambito delle competenze professionali e della coscienza del medico curante.
L'Istituto superiore di sanità, interpellato perché è il più alto organo di consulenza scientifica del Ministero, ha sottolineato che i fenomeni di ritiro dell'affetto da parte del bambino nei confronti di uno dei genitori, emersi in alcuni casi di affidamenti a seguito di divorzio, possono essere gestiti dagli operatori legali e sanitari senza necessità di invocare una patologia mentale per spiegare i sentimenti negativi di un bambino verso un genitore. L'inutile e scientificamente non giustificato etichettamento come «caso psichiatrico» può rendere ancora più pesante la difficile situazione di un bambino conteso.
Sebbene la PAS sia stata denominata arbitrariamente dai suoi proponenti con il termine «disturbo», in linea con la comunità scientifica internazionale, l'Istituto superiore di sanità non ritiene che tale costrutto abbia né sufficiente sostegno empirico da dati di ricerca, né rilevanza clinica tali da poter essere considerata una patologia e, dunque, essere inclusa tra i disturbi mentali nei manuali diagnostici.
Se posso, poi, alla fine della risposta ufficiale esprimere una mia valutazione, come medico e cittadino, credo che provvedimenti si dovrebbero prendere contro alcuni genitori che si vedono strappati i figli e non intervengono in maniera brutale.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi definisco, in linea di massima, soddisfatto perché lei ha riconosciuto, anche attraverso l'Istituto superiore di sanità, che questa sindrome non è contemplata da questo manuale, che è il manuale di riferimento per le malattie di tipo psichiatrico e per le psicopatologie.
Se mi permette, devo, però, dire che sono solo parzialmente soddisfatto sulla seconda parte delle sua risposta. Le spiego il perché. Quando lei dice che «è rimessa al medico», penso che, se un medico utilizza una diagnosi e sulla base di una perizia un magistrato, poi, assume come esistente una sindrome che, in realtà, non esiste, questo può portare poi a provvedimenti che possono diventare assolutamente devastanti per chi li deve subire.
Allora, le faccio un parallelo. Qualora vi fosse un medico chirurgo che dovesse intraprendere l'uso di un metodo chirurgico, quindi per operare dei pazienti, senza averlo fatto in qualche modo valutare e validare dalla medicina e questi pazienti dovessero morire uno dopo l'altro, troverei che il Ministro della salute non potrebbe ritenersi esente e non potrebbe darmi la stessa risposta che lei mi ha dato ora, ossia di rimettersi alla valutazione del medico, ma avrebbe il dovere, assolutamente, di intervenire per fermare qualcuno che sta ammazzando delle persone, perché questo sarebbe in un caso del genere.
Faccio il parallelo, perché non vedo grande differenza rispetto al caso che abbiamo considerato. Quindi, mi farebbe piacere - e lo dico in conclusione - che, invece, il Ministero della salute o l'Istituto superiore di sanità si attivassero per interrompere una pratica che non è riconosciuta né accettata dalla medicina e dalla psichiatria internazionale ed europea.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Perina n. 2-01697)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-01697 degli onorevoli Perina e Della Vedova, concernente iniziative di competenza per garantire il finanziamento del progetto di mobilità studentesca Erasmus dell'Unione europea.
Avverto che, a seguito di accordi intercorsi tra i presentatori e il Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente è rinviato ad altra seduta.

Pag. 77

(Iniziative per la revisione delle modalità di accesso all'abilitazione scientifica nazionale, con particolare riferimento agli indicatori bibliometrici - n. 2-01707)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01707, concernente iniziative per la revisione delle modalità di accesso all'abilitazione scientifica nazionale, con particolare riferimento agli indicatori bibliometrici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, gentile sottosegretario, questa è un'interpellanza urgente firmata, oltre che da me, dai colleghi Granata, Barbaro, Muro e, quindi, da tutto il gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo.
Con questo atto abbiamo voluto aprire un confronto con lei su una questione che oltre a lasciare sgomenti i diretti interessati, vale a dire coloro che intendono accedere all'abilitazione scientifica nazionale, getta anche un faro sull'evidente quanto drammatica superficialità che talvolta caratterizza il modo di operare dell'amministrazione e, in questo caso, di quella deputata alla gestione delle dinamiche concorsuali.
Pertanto, voglio ricordare che, con la cosiddetta legge Gelmini, sono stati introdotti elementi innovativi sul versante delle dinamiche di abilitazione scientifica nazionale.
È stata superata la prassi accademica previgente e sono stati introdotti criteri e parametri nazionali di riferimento per aree scientifiche, con il solo obiettivo di garantire l'accesso alla selezione di candidati in possesso di una qualificazione condivisa dalla comunità scientifica. Un criterio di meritocrazia certamente lodevole, ma la cui applicazione pratica riserva non poche complessità.
Tale legge dispone l'emanazione di regolamenti ministeriali specifici per disciplinare le modalità di espletamento delle procedure finalizzate al conseguimento dell'abilitazione. Questi regolamenti dovevano provvedere all'attribuzione dell'abilitazione con un giudizio normativo sulla base della valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche, previa sintetica descrizione del contributo individuale alle attività di ricerca e sviluppo svolte, espresso sulla base di criteri e parametri differenziati per funzione e per area disciplinare, definiti con decreto del Ministro. Questo regolamento è stato poi emanato nel giugno scorso. Secondo questo regolamento, la commissione è chiamata ad utilizzare, per la misurazione dell'impatto della produzione scientifica complessiva, degli indicatori bibliometrici.
Nello specifico, dispone che nei settori cosiddetti bibliometrici, ottengano una valutazione positiva dell'importanza e dell'impatto della produzione scientifica complessiva, i candidati all'abilitazione i cui indicatori sono superiori alla mediana in almeno due degli indicatori citati negli allegati relativi, mentre per i settori cosiddetti non bibliometrici ottengono una valutazione positiva dell'importanza e dell'impatto della produzione scientifica complessiva, i candidati all'abilitazione i cui indicatori sono superiori alla mediana in almeno uno degli indicatori nel relativo allegato. Inoltre, lo stesso dispone che l'abilitazione possa essere attribuita esclusivamente ai candidati i cui indicatori dell'impatto della produzione scientifica complessiva, presentino i valori richiesti sulla base delle regole di utilizzo degli stessi.
Inoltre, il decreto introduce il principio dell'età accademica al fine delle determinazioni dell'impatto delle pubblicazioni dell'intero settore concorsuale. Quindi, una sorta di razionalizzazione dei parametri bibliometrici a seconda dell'età accademica.
Fin qui, un panorama complesso e contraddittorio che si sperava venisse chiarito con la delibera dell'Agenzia nazionale per la valutazione dell'università e delle ricerca, l'Anvur, che ha introdotto le modalità di calcolo degli indicatori da utilizzare ai fini della selezione. Ha introdotto il cosiddetto h-index, un complesso algoritmo secondo il quale si dovrebbe Pag. 78procedere alla normalizzazione per età accademica degli indicatori di riferimento.
Finalmente, il concorso per il conseguimento dell'abilitazione viene indetto nel luglio del 2012, con scadenza il 20 novembre 2012. Qualche settimana dopo, l'Anvur cambia idea sui criteri e sostituisce l'h-index con il cosiddetto contemporary h-index. Secondo questo, la normalizzazione si calcola sulla base di ognuno degli articoli, dividendo il numero delle citazioni ricevute per il numero degli anni intercorsi dall'anno di pubblicazione all'anno di riferimento del database, il tutto moltiplicato per quattro per ottenere valori numerici ragionevoli. Quindi, un algoritmo ancora più complesso e dalla dubbia efficacia.
Tutto questo si mostra in contrasto con quanto evidenziato dal regolamento. Infatti, nel regolamento non è fatta menzione dell'età accademica del singolo articolo, ma si fa riferimento ad una dinamica di normalizzazione basata sull'età accademica del concorrente.
In data 27 agosto 2012, ben oltre un mese dopo l'indizione del concorso, l'Anvur pubblica sul suo portale una nuova e definitiva versione delle tabelle delle mediane, chiarendo che i valori indicati in precedenza erano stati ottenuti praticamente in maniera errata. Vengono così modificate le configurazioni delle mediane, con la conseguenza che per i settori bibliometrici il valore delle mediane risulta cresciuto, mentre per quelli non bibliometrici il valore delle mediane risulta addirittura diminuito.
Questo immotivato cambiamento da parte dell'Anvur ha un deleterio effetto retroattivo sulla validità delle carriere professionali, una sorta di variazione illegittima, che compromette in maniera vistosa quanto operato dai concorrenti nel corso degli anni e stravolge completamente i requisiti di accesso, oltre ad incrementare l'opacità nell'individuazione degli stessi. Ovviamente tutto questo legittima i ricorsi amministrativi da parte degli interessati.
Desta particolare stupore e perplessità quanto pubblicato ulteriormente dall'Anvur in data 14 settembre 2012; infatti con un documento vengono fornite diverse giustificazioni alla variazione delle tabelle con i valori numerici delle mediane degli indicatori. Secondo la prima giustificazione dell'Anvur, si afferma che il compito di calcolare le mediane degli indicatori del decreto e di applicarli, sarebbe stato relativamente agevole se l'agenzia avesse potuto disporre dell'anagrafe nominativa dei professori ordinari e associati e dei ricercatori, delle pubblicazioni scientifiche prodotte, che però purtroppo non esiste. Quindi l'agenzia se ne laverebbe le mani, in un certo modo.
La seconda giustificazione fa riferimento ai tempi strettissimi imposti dal decreto, che hanno costretto tutto il personale coinvolto a operare con urgenza nei mesi estivi, tutto agosto compreso, dimenticando che lavorare in agosto non dovrebbe essere un evento straordinario, e questo molti cittadini purtroppo, soprattutto in questi tempi, lo sanno bene.
La terza giustificazione ricade sul concetto stesso di mediana dato dal decreto ministeriale n. 76 del 2012, che secondo l'Anvur è univoco, ma lascia un importante punto di ambiguità nelle decisioni su come procedere, praticamente una contraddizione in termini.
Quanto evidenziato dall'Anvur, sottolinea in maniera evidente, e sotto certi aspetti imbarazzante, il ventaglio di lacune e superficialità che hanno accompagnato l'attuazione di quanto auspicato dalla legge Gelmini da parte degli organi competenti. Gli indicatori bibliometrici, le mutevoli modalità di calcolo collegate ai continui aggiustamenti fatti, hanno determinato importanti limiti, oltre che una forte debolezza applicativa delle disposizioni.
Quanto determinato da queste disposizioni e dalla loro cattiva applicazione, sta creando una vera impasse nel sistema universitario italiano, sebbene non vi sia stata alcuna risonanza mediatica in merito. Già lo scorso settembre è intervenuta la VII Commissione (Cultura) della Camera, che ha condiviso queste criticità, concordando con l'esigenza di un confronto formale con il Ministero. Il Consiglio universitario nazionale ha evidenziato Pag. 79che ai concorrenti non sono state fornite adeguate e chiare informazioni circa la corretta applicazione delle disposizioni di riferimento, chiedendo al Ministro di adottare ogni iniziativa utile all'esigenza di chiarezza e certezza dei criteri e dei parametri di riferimento. Anche la Conferenza dei rettori delle università italiane denuncia il contesto di incertezza, aggravatosi anche dopo quanto dichiarato dall'Anvur, che rischia di rendere l'intero processo di valutazione equivoco e foriero quindi di successivi contenziosi. La situazione attuale rischia di danneggiare i ricercatori e i professori, molti dei quali, con gli attuali parametri, risultano al di sotto della generica mediana di riferimento.
Tutto questo - lo ribadisco - svilisce inoltre il principio di trasparenza amministrativa, viola il principio di legittimo affidamento, dell'imparzialità e del buon andamento dell'amministrazione e rischia, nel contempo, di paralizzare l'intero comparto con inevitabili quanto deleterie conseguenze sulle funzionalità, sulle potenzialità delle strutture universitarie e sul futuro di coloro che le animano.
Chiediamo un suo intervento per fare chiarezza e per mettere fine a quest'impasse, chiarendo definitivamente che il superamento delle mediane degli indicatori bibliometrici non si configura come una condizione necessaria per conseguire l'abilitazione, e consentendo successivamente la revisione di questa strana configurazione delle mediane degli indicatori bibliometrici, che oltre ad essere complicata da capire - la sanno solo loro - e da applicare praticamente, lascia fuori brillanti ricercatori e docenti, quindi non permette di capire chi in realtà riesca a rientrare nei requisiti di ammissione.
Mi auguro, signor Ministro, che sia lei a farci un po' di chiarezza. Lo dobbiamo all'università italiana e al suo futuro nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti chiedono chiarimenti in merito ai criteri di valutazione dei candidati all'abilitazione scientifica nazionale per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari e la revisione degli stessi, rivolgendo questo invito ovviamente al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per conto del quale mi trovo a rispondere oggi.
In merito agli specifici quesiti proposti, è stata interpellata l'Agenzia per la valutazione del sistema universitario, che ha spiegato come la normalizzazione rispetto ad una variabile è la procedura secondo la quale si rendono confrontabili due misure relative a soggetti diversi, che altrimenti non sarebbero confrontabili a causa delle differenze nelle variabili in questione. Non può considerarsi confrontabile, ovviamente, il numero di pubblicazioni di due ricercatori con età accademica molto diversa, in quanto il ricercatore con maggiore anzianità avrà mediamente più pubblicazioni dell'altro per il solo effetto del maggior servizio prestato e non per maggiori capacità o impegno. Allora, la misura che si intende normalizzare, come nel caso del numero delle pubblicazioni, cresce linearmente nel tempo e sarà sufficiente dividere il numero delle pubblicazioni per l'età accademica dei due ricercatori da confrontare, per ottenere una misura omogenea e confrontabile, ovvero normalizzata, rispetto all'età accademica.
Tuttavia, l'indicatore h-index, richiamato nell'interpellanza, non cresce linearmente nel tempo ma, al contrario, la crescita tende a rallentare, così che una normalizzazione effettuata semplicemente dividendo per l'età accademica, penalizzerebbe i ricercatori con età accademica maggiore. Da queste considerazioni discende la decisione di adottare una diversa tecnica di normalizzazione al fine di rendere confrontabili le produzioni scientifiche di ricercatori con età accademica diversa, il tutto in linea con quanto previsto dal decreto n. 76 del 2012. Pag. 80
Quanto al calcolo delle mediane e alla loro pubblicazione, l'ANVUR, come è stato ricordato peraltro dall'interpellante riguardo alle varie questioni che sono venute fuori, ha rimediato in tempo utile e con assoluta trasparenza ad un errore commesso nel loro calcolo, senza che tale errore potesse danneggiare alcuno. L'Agenzia ha infatti provveduto a pubblicare i valori definitivi delle mediane e degli indicatori nei sessanta giorni dall'entrata in vigore del decreto n. 76 del 2012, come stabilito dallo stesso.
Con riguardo al quesito posto dagli interpellanti, si informa che la questione è stata oggetto di apposita comunicazione resa dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in risposta alla mozione del consiglio universitario nazionale, cui è stato fatto riferimento. In quell'occasione il Ministro ha chiarito che, secondo quanto previsto dall'articolo 6 del decreto ministeriale n. 76 del 2012, più volte citato, in via generale i candidati possono conseguire l'abilitazione esclusivamente se, oltre ad aver avuto una valutazione positiva secondo gli altri criteri e parametri, presentino i valori degli indicatori di attività scientifica richiesti per la prima o la seconda fascia e calcolati secondo le regole di cui agli allegati A e B del decreto. Ai sensi del medesimo articolo 6, le Commissioni, peraltro, hanno un margine di discrezionalità, atteso che possono discostarsi dai criteri e parametri disciplinati dal decreto, incluso quello della valutazione dell'impatto della produzione scientifica, mediante l'utilizzo degli indicatori di attività scientifica, dandone specifica motivazione al momento della fissazione dei criteri di valutazione dei candidati e naturalmente nel giudizio finale espresso sui medesimi.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, la ringrazio per quanto ha voluto evidenziarci su una questione che purtroppo è stata per tanto tempo priva di adeguati chiarimenti.
Purtroppo i nodi da sciogliere restano ancora tanti, quindi non mi posso sentire pienamente soddisfatto. Così come resta evidente il rammarico per una macchina amministrativa che ha rivelato la sua scarsa funzionalità sul versante innovativo, come quello attinente all'applicazione delle nuove norme della «legge Gelmini».
La valorizzazione della meritocrazia e le ben note lotte ai baroni non si fanno con algoritmi sbagliati e con le procedure monche: si fanno con parametri chiari e soprattutto applicabili alla realtà e non penalizzando anni di studi né mortificando le potenzialità di efficienti ricercatori. Così come stanno le cose, praticamente nessuno dei potenziali concorrenti potrebbe ottenere l'abilitazione. Anche per questo le domande finora presentate sono davvero poche, anche considerando che molti sono in attesa proprio dei chiarimenti del Ministro per decidere se sia il caso o meno di tentare la strada del concorso: in che modo interpretare l'attività finora svolta e, soprattutto, in che modo spalmarla sulla cosiddetta età accademica, che è un parametro a dir poco complesso da interpretare?
Fa sorridere - mi permetta - anche il ventaglio di scuse utilizzate dall'ANVUR nelle scorse settimane che, a mio avviso, appare ancora più lesivo della dignità e dell'intelligenza dei concorrenti rispetto alle disposizioni stesse. Certo, errare è umano, ma qui si è perseverato, consapevoli di farlo. Siamo ben oltre l'umano sbagliare: siamo dinanzi ad un meccanismo che si è inceppato, non curante dei risvolti critici che avrebbe comportato.
Sicuramente il rinnovamento dei criteri e dei parametri nazionali di riferimento per aree scientifiche rappresenta un punto di partenza lodevole, perché porta con sé uno spiraglio di necessaria meritocrazia, spesso mancante in questo comparto, ma non si possono applicare parametri così innovativi e confusionari ad un sistema che, in generale, è da riformare nella sua completezza. Sarebbe come tentare di abbellire con dei fiori di dubbio gusto una casa che cade a pezzi. Pag. 81
Si parla spesso della mancanza di credibilità della politica e sulle conseguenze di questa, ma non dimentichiamo che la credibilità deve averla anche la pubblica amministrazione, soprattutto quando a questa spetta il compito di decidere le modalità di accesso al mondo accademico e, dunque, il compito di creare l'università del domani. Se si continua a tentennare su questo aspetto e si lascia trapelare una credibilità compromessa, non possiamo aspettarci fiducia dagli italiani, così come non possiamo aspettarci che si possano creare le basi per risollevare il Paese.
Ognuno di noi, parlamentari e pubblica amministrazione, ha le sue responsabilità. La superficialità dimostrata dall'ANVUR, ferma restando la certa complessità della materia, apre una riflessione doverosa su quanto si può e si deve modificare nel nostro Paese. Le giustificazioni approssimative, le ammissioni di colpa ed i continui quanto immotivati cambiamenti dei parametri non sono un'immagine piacevole per un Paese che vuole recuperare credibilità.
Ho avuto modo di leggere qualche interessante blog di gruppi di ricercatori che hanno commentato le incredibili parole del documento di settembre dell'ANVUR, soprattutto nella parte in cui si afferma che il concetto di mediana è univoco, ma lascia un importante punto di ambiguità nella decisione su come procedere, una contraddizione in termini che ci lascia senza parole.
Molti ricercatori si augurano che tutto questo non oltrepassi i confini nazionali, perché ci getterebbe veramente nel ridicolo. Mi unisco a questo augurio. L'Italia ora ha bisogno di credibilità: l'università italiana deve rimettersi al centro del sistema europeo per la sua dignità, per la sua trasparenza, per il nostro Paese.

(Problematiche relative alla ricostruzione nelle zone dell'Emilia-Romagna colpite dagli eventi sismici del maggio 2012 - n. 2-01677)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01677, concernente problematiche relative alla ricostruzione nelle zone dell'Emilia-Romagna colpite dagli eventi sismici del maggio 2012 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, questa interpellanza urgente fa riferimento ad un diffuso disagio che ho percepito in genere in tutta la popolazione interessata al terremoto delle tre province di Modena, Ferrara e Bologna per quanto riguarda ritardi non comprensibili nell'opera di ricostruzione. Da parte dei diretti interessati, siano essi cittadini singoli che hanno visto le proprie abitazioni irrimediabilmente o gravemente o parzialmente danneggiate, siano imprenditori con problemi seri di ricostruzione di aziende che hanno fatturati significativi e che hanno necessità di interloquire con i mercati esteri in termini immediati, siano enti ecclesiastici (mi riferisco soprattutto alle chiese che sono state danneggiate in modo significativo nelle quattro diocesi che sono inserite nella zona del terremoto), si registrano una serie di disfunzioni che non fanno riferimento a pure proteste ma alla realtà dei fatti: ritardi incomprensibili da un lato, procedure burocratiche estremamente lunghe e farraginose. E qui mi riferisco anche all'applicazione eccessivamente burocratica da parte della soprintendenza ai beni artistici e culturali dell'Emilia-Romagna per quanto riguarda la ricostruzione di edifici di interesse storico. Mi riferisco anche ai palazzi comunali e alle chiese. Ovviamente non si pretende di alterare completamente le procedure, ma ci sono veramente ostacoli burocratici.
Mi riferisco inoltre ad una certa ampiezza dei poteri dati al commissario straordinario, presidente della regione, il quale si avvale di quei poteri a norma di legge, a norma delle disposizioni ma senza coinvolgere adeguatamente le minoranze istituzionali e l'opinione pubblica. Sia ben chiaro, non è mia intenzione - anzi desidero ribadirlo in questa sede - mettere sotto accusa né il commissario per quanto sta facendo né i sindaci i quali si stanno impegnando al massimo della loro capacità. Pag. 82Devo però rilevare che i poteri eccezionali del commissario e dei sindaci spesso prescindono da un controllo doveroso dell'opinione pubblica e delle minoranze istituzionali, dando, soprattutto in riferimento ai 9 miliardi e 600 milioni che complessivamente sono destinati alla ricostruzione, la sensazione di qualcosa che interessi soltanto ed esclusivamente le giunte locali o l'amministrazione di sinistra della regione, senza invece fare riferimento al fatto che questi fondi sono stati decisi dal Governo, c'è stata una decisione del Parlamento e riguardano l'intera collettività emiliana-romagnola.
Da qui il rischio di strumentalizzazioni evidentissime, ad alcune io sono stato presente, all'inaugurazione di alcuni prefabbricati di plessi scolastici dove sembrava quasi e si aveva la sensazione che l'opera di ricostruzione fosse merito della giunta Errani o dei sindaci di centrosinistra. Credo che questa sia un'interpretazione assolutamente da correggere con una precisazione da parte del Governo in merito ai poteri dati al commissario straordinario che rappresenta in quel senso tutta l'istituzione, lo Stato innanzitutto e la collettività. Questo rischio è evidente e io l'ho verificato e intendo in questa sede senza eccedere in polemica significarlo nella sua ampiezza, interrogando il Governo sia alla luce di inadempienze, di lentezze, sia anche di certi favoritismi che si sono verificati, e soprattutto chiedendo al Governo quale opera di controllo viene esercitata nell'interesse della stessa regione, degli abitanti, dell'opinione pubblica da parte del Governo medesimo su coloro che sono preposti alla ricostruzione.
Non per creare difficoltà, sia ben chiaro. Mi rendo conto - lo ribadisco - della difficoltà di un povero sindaco alle prese con un territorio totalmente terremotato, con i problemi della ricostruzione, della gente che chiede alle volte cose anche impossibili, però credo che il problema di una verifica, di una visibilità, di una trasparenza (è il termine esatto) di questa opera di ricostruzione e delle modalità con cui questa opera di ricostruzione viene posta in essere si ponga in modo ineluttabile. Le minoranze istituzionali sono pressoché escluse da un controllo effettivo, da una verifica su come viene effettuata la ricostruzione. I sindaci decidono senza coinvolgere il consiglio comunale in modo adeguato. Il presidente della regione, al di là di alcune verifiche periodiche decide praticamente manu militari che cosa fare e non fare, e mi rendo conto che qui occorre fare senza perdere tempo in discussioni inutili, però un controllo e un coinvolgimento dell'opposizione e in genere della società civile ci vuole, anche alla luce della mole ingente di investimenti che sono stati destinati a queste iniziative.
Per cui, io chiedo al Governo di riappropriarsi o di condividere in modo significativo, con il commissario straordinario, tutti i momenti più significativi della ricostruzione - altrimenti si rischia veramente di ingenerare equivoci - e, soprattutto, di chiarire il perché di certi ritardi, il perché di certe lentezze burocratiche, il perché, eventualmente, su come vengono assegnati i lavori di ricostruzione. So benissimo che c'è un decalogo - chiamiamolo decalogo - di impegni ben precisi, ma mi risulta che non sempre vengono rispettati. Ricordo al Governo stesso quanto ho definito in un ordine del giorno accolto dal Governo e nel provvedimento globale sulla ricostruzione per quanto riguardava la priorità da dare agli edifici pubblici e agli edifici ecclesiastici. In questo senso, credo che anche la divisione e la ripartizione dei fondi debba tener conto di determinate priorità. Qui occorre, senza polemica, un maggiore intervento del Governo. Quando si tratta di assegnare i fondi ai singoli, si tratta di assegnare fondi alle imprese, si tratta di assegnare fondi agli enti ecclesiastici, è chiaro che non si può privilegiare solo uno a scapito di altri, ma occorre una visione globale che tenga conto delle esigenze delle popolazioni, innanzitutto le esigenze economiche, le esigenze abitative e le esigenze religiose che pure non possono essere sottovalutate come in certi atti ultimi del commissario straordinario si è verificato. Pag. 83
Credo che anche questo sia un problema importante che può apparire irrilevante rispetto al problema prioritario della casa - sono io il primo a dirlo -, però è fatto di 150 chiese nella sola arcidiocesi di Bologna che sono gravemente lesionate e in cui, con l'approssimarsi dell'inverno, i fedeli sono costretti ad assistere alle funzioni religiose in tende. Credo che non sia uno spettacolo particolarmente esaltante. Ripeto: anche questo è un problema da risolvere, non solo gli altri che pure hanno una priorità, perché mi rendo conto che un'azienda deve essere competitiva, deve essere ricostruita e la casa deve essere ricostruita. Occorre, però, dare e avere una visione d'insieme di questi problemi che, a mio modo di vedere, manca nella regione stante l'eccezionalità dei poteri del commissario straordinario. Da qui la richiesta di semplificare, anche dal punto di vista amministrativo, certe procedure. So benissimo che il Governo si è espresso contrariamente, ma in questo senso sono d'accordo con chi, compreso il presidente della regione, ha chiesto di prorogare per un anno le facilitazioni di natura economica.
Ma soprattutto - e chiudo - chiederei al Governo modalità di controllo ulteriori sull'operato del commissario straordinario, non perché voglia insinuare dubbi, ma perché credo che l'esigenza di trasparenza debba essere posta in essere e, soprattutto, debba essere posta al servizio della collettività la quale si è posta degli interrogativi e ha il diritto di avere, sulla base di questi interrogativi, degli interlocutori e delle risposte precise.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'ampiezza degli argomenti compresi già nel testo dell'interpellanza urgente testé illustrata dall'onorevole Garagnani, nonché anche la sottolineatura di ulteriori aspetti, richiederebbero una risposta particolarmente ampia ed articolata che non è semplice esaurire in questa sede.

PRESIDENTE. Sottosegretario, il Governo normalmente non ha limiti, ci rimettiamo alla sua capacità di sintesi.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Quindi, le chiedo un po' di comprensione perché devo cercare di offrire il massimo di elementi di valutazione rispetto alle questioni sollevate dall'interpellanza urgente che, come è stato ricordato, fa riferimento agli eventi tellurici verificatisi nel mese di maggio con richiamo specifico alla gestione degli interventi di emergenza e all'avvio della ricostruzione nell'ambito della regione Emilia Romagna, e quindi, con riferimento specifico all'attività di uno dei commissari delegati, il presidente della regione Emilia-Romagna, che è stato nominato ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 74 del 2012, convertito con modificazioni nella legge n. 122 del 2012. Ricordo a tal proposito che il Governo ha seguito tra l'altro la prassi consolidata di nominare commissario il presidente della regione, anche per quel che concerne la Lombardia e il Veneto.
Con un'apposita ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile, il 1o agosto è stato effettuato il passaggio di consegne della funzione prima svolta dal Capo Dipartimento della protezione civile al commissario delegato, anche perché, a seguito della riforma del Servizio nazionale della protezione civile, era necessario coordinare le disposizioni introdotte dalle due normative.
Procediamo schematicamente: nell'interpellanza urgente vengono chieste notizie in merito all'attuazione dell'ordine del giorno accolto dal Governo in materia di ristrutturazione degli edifici pubblici, nel quale si faceva riferimento all'articolo 4, comma 1, lettera b-bis), che prevedeva apposite convenzioni con i soggetti proprietari titolari degli edifici ad uso pubblico. A tal proposito, il presidente della Pag. 84regione Emilia-Romagna ha rappresentato che, essendo ancora in corso gli interventi di somma urgenza per il ripristino dei servizi pubblici essenziali come scuole, municipi, infrastrutture puntuali a rete e non essendo iniziata la fase di vera e propria ricostruzione, sulla quale verrò fra un attimo, non sono state ancora attivate le convenzioni. In ogni caso, sulle fasi di intervento realizzate finora o in corso di svolgimento, richiedendo l'onorevole Garagnani se si potesse assicurare una maggiore periodicità dei resoconti, evidenziando sia a livello locale sia nazionale tempi e modalità delle iniziative volte a rilanciare l'economia nelle zone devastate dal sisma, gli accordi dei sindaci con i privati per la ricostruzione delle varie zone, la selezione delle priorità di intervento per i vari settori e per quanto concerne l'edilizia scolastica e la messa in sicurezza delle scuole, i tempi previsti per la ricostruzione e l'edificazione ex novo degli edifici scolastici statali e paritari, il commissario delegato, per il complesso di queste questioni, si è impegnato, per la verità sin dai giorni immediatamente successivi al sisma, per cercare di assicurare nei tempi più rapidi possibili un ritorno alle ordinarie condizioni di vita e di lavoro nei territori colpiti da questa grave calamità. Il lavoro è stato sempre portato avanti in stretto raccordo con le amministrazioni locali, le forze economiche e sociali e gli ordini professionali, nelle sedi istituzionali e non. In ogni caso, il commissario ha reso informazioni in aula e presso le commissioni consiliari, come è documentato, fin dai primi giorni successivi al terremoto. La regione ha attivato nel suo specifico portale una sezione denominata «dopo il terremoto», a disposizione dei cittadini, con tutte le informazioni costantemente aggiornate sullo stato di lavoro, la ricostruzione, la guida per la casa, la modulistica di uso corrente dei comuni, la guida per le imprese e per le imprese agricole, contenenti tipologie di informazioni di uso corrente. Dal 1o ottobre - viene riferito - è altresì attivo un numero verde dedicato specificamente a dare risposte ai cittadini e alle imprese per dubbi e necessità legate al terremoto ed alla ricostruzione.
In ogni caso, a seguito della nomina effettuata ai sensi del comma 5 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 74 del 2012, che prevede che il presidente della regione possa avvalersi per gli interventi dei sindaci dei comuni e dei presidenti delle province interessate dal sisma, adottando idonee modalità di coordinamento e di programmazione, con l'ordinanza commissariale n. 1 dell'8 giugno 2012, che definisce le misure per il coordinamento istituzionale degli interventi per la ricostruzione, è stato istituito il comitato istituzionale di indirizzo, che è composto dai presidenti delle province di Bologna, Modena, Ferrara e Reggio Emilia e dai sindaci dei comuni interessati. Il comitato si riunisce con cadenza settimanale per condividere puntualmente tutte le misure e i provvedimenti assunti.
All'uopo, nel decreto-legge attualmente all'esame di questa Camera presso le Commissioni I e V, è stata prevista una norma di raccordo, ritenuta necessaria (all'articolo 11), per consentire la delega da parte dei presidenti-commissari delle regioni sindaci dei comuni ed ai presidenti delle province di alcune attribuzioni. Questa delega, peraltro, è coerente con quanto stabilito nell'ordinanza n. 51 del 5 ottobre 2012 dal presidente della regione Emilia-Romagna, che coinvolge i sindaci dei comuni, per l'effettuazione degli interventi autorizzativi ed altri legati alla ricostruzione abitativa.
Per altro verso, è stato costituito un «tavolo per la crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva», attraverso il coinvolgimento delle forze economiche e sociali del territorio, sugli interventi da realizzare e realizzati. Numerosi incontri sono già intervenuti. È stato fatto riferimento nell'interpellanza urgente al contenzioso: il presidente della regione Emilia-Romagna ha fatto presente che, fino ad oggi, non risulta alcuna forma di contenzioso che riguardi l'attività del commissario delegato, Pag. 85tranne qualche richiesta di accesso agli atti promossa da imprese non aggiudicatarie di interventi.
Lo stesso commissario delegato ha rappresentato come stia mettendo in atto tutte le misure necessarie per favorire, poi, l'attuazione dell'articolo 5 dal Protocollo di intesa sottoscritto tra il Ministero dell'economia e delle finanze e le tre regioni interessate il 4 ottobre 2012, che prevede modalità idonee di monitoraggio finanziario e procedurale, anche rafforzate, per l'uso delle risorse pari a 6 miliardi di euro di cui all'articolo 3-bis del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012, al fine di garantire una gestione e una programmazione corretta, equa e trasparente.
Naturalmente, ho qui disponibili i due documenti ai quali mi sono appena riferito, sia l'ordinanza n. 51 del 5 ottobre 2012, sia il protocollo di intesa tra il Ministro dell'economia e delle finanze e i tre presidenti delle regioni, che, se di interesse dell'onorevole Garagnani o della Presidenza della Camera, posso, mettere a disposizione.
Lo stesso commissario ha precisato, inoltre, che, riguardo alla priorità di intervento per l'edilizia scolastica, naturalmente si deve tener conto delle condizioni di avvio dell'anno scolastico e delle lezioni nelle scuole terremotate, che sono estremamente diverse l'una dall'altra.
Il commissario ha seguito la linea di autorizzare ciascuna singola istituzione scolastica in relazione a un dettagliato quadro delle condizioni sia di avvio delle lezioni sia di organizzazione del tempo scuola, sulla base del disposto dell'articolo 5 del decreto-legge n. 74 del 2012, così come convertito dalla legge n. 122 del 2012, recante ulteriori interventi a favore delle scuole, ove si prevede che, per fronteggiare l'emergenza e nei limiti di durata della stessa, gli uffici scolastici regionali per l'Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto possano adottare, per l'anno scolastico 2012-2013, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, interventi di adattamento del calendario scolastico, di flessibilità dell'orario e della durata delle lezioni, di articolazione e di composizione delle classi o sezioni.
Anche per le scuole gravemente danneggiate, ma non compromesse, nei comuni di cui all'allegato 1 della legge citata, si è proceduto ad autorizzazioni e variazioni del calendario scolastico e del funzionamento per evitare cause di forza maggiore.
L'ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna del Ministero dell'università, dell'istruzione e della ricerca (MIUR) e l'assessore alla scuola della regione Emilia-Romagna hanno diffuso, in data 10 settembre 2012, una nota dedicata relativa all'inizio delle lezioni nelle scuole gravemente danneggiate dagli eventi sismici, con particolare riferimento alle istituzioni scolastiche gravemente danneggiate che, alla data del 17 settembre, si fossero trovate nella condizione di non disporre di locali per lo svolgimento delle lezioni e per le quali non fosse stato possibile individuare soluzioni alternative. In questi casi è stata prevista la possibilità di formulare specifica e documentata richiesta di avvio delle lezioni in data successiva, indicando la presumibile data in cui le lezioni potessero essere effettivamente avviate.
Nonostante le difficoltà rappresentate, il 27 settembre 2012 tutte le scuole statali hanno avviato l'anno scolastico, fatta eccezione per quattro plessi di scuola dell'infanzia che, vista l'età degli alunni, hanno differito l'apertura, prevista entro la metà del mese di ottobre, mentre l'avvio delle lezioni in tutte le classi di scuola primaria è avvenuto entro la data dell'8 ottobre.
Molte delle classi stanno svolgendo le lezioni in strutture provvisorie - palestre o tende -, o con modalità temporanee - doppi turni e riduzioni di orario -, in attesa della consegna dei moduli scolastici in costruzione che è previsto avvenga, nella quasi generalità, nel corrente mese di ottobre. Su 896 scuole, 139 sono risultate totalmente inagibili (classe E), 26 inagibili per cause esterne (classe F), 306 parzialmente inagibili (classi B e C). Pag. 86
Il programma operativo regionale per le scuole ha compreso contributi per la riparazione degli immobili classificati A, B e C (totalmente o parzialmente inagibili) entro la riapertura dell'anno scolastico 2012-2013, contributi per la riparazione di edifici classificati E (totalmente inagibili) entro l'apertura dell'anno scolastico 2013-2014, la locazione di prefabbricati per le scuole che verranno ripristinate per l'anno scolastico 2013-2014, la costruzione di edifici scolastici temporanei, moduli ad uso scolastico provvisorio, per le scuole che verranno ripristinate successivamente, nonché contributi per la messa in sicurezza ed opere di urbanizzazione.
Si precisa al riguardo che le deliberazioni adottate dal presidente della regione Emilia-Romagna in quanto commissario delegato sono indirizzate al recupero degli edifici sia delle scuole pubbliche, sia di quelle paritarie, e che gli organi competenti stanno ultimando la ricognizione dei danni riscontrati negli edifici che ospitano le suddette scuole, secondo le medesime modalità seguite per le scuole statali.
Riguardo agli interventi a favore delle imprese, rammentando che il sisma ha colpito una delle aree produttive più importanti del Paese dove c'è una elevatissima concentrazione di unità produttive agricole, agroalimentari, industriali ed artigianali - l'area ha prodotto 19,6 miliardi di euro di valore aggiunto nel 2011 e genera 12,2 miliardi di euro di esportazioni - e che, a causa del terremoto, hanno dovuto fare ricorso alla cassa integrazione circa 40 mila lavoratori per 3.265 unità produttive a motivo della sospensione dell'attività della propria azienda, con il decreto-legge n. 74 del 6 giugno 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 1o agosto 2012, sono stati previsti numerosi interventi a favore delle imprese: misure per agevolare la delocalizzazione, lo spostamento di mezzi, materiali e attrezzature, la ricostruzione degli immobili; contributi in conto interessi alle imprese danneggiate dal sisma; interventi a favore della ricerca industriale delle imprese operanti nelle filiere maggiormente coinvolte dagli eventi sismici; disciplina dei criteri, delle condizioni e delle modalità di concessione delle agevolazioni; sospensione, per il periodo dal 20 maggio al 30 settembre - poi divenuto, con il decreto in corso di esame al quale prima mi sono riferito, al 16 dicembre 2012 -, dei termini per i versamenti e per gli adempimenti tributari per le persone fisiche residenti nei comuni colpiti dal sisma; proroga al 31 dicembre del pagamento delle rate dei mutui e sospensione degli adempimenti processuali dei termini per i versamenti tributari; proroga di due anni dei termini di validità dei titoli abilitativi edilizi rilasciati; facoltà di avvalersi della sospensione dei termini di pagamento delle utenze per sei mesi, a decorrere dal 20 maggio 2012.
Focalizzando l'attenzione sulle misure previste dalla norma per le piccole e medie imprese, all'articolo 10 del suddetto decreto-legge si è previsto che il Fondo potesse intervenire, a titolo gratuito e con priorità per tre anni dall'entrata in vigore del decreto-legge, in favore delle micro, piccole e medie imprese ubicate nei territori colpiti, fino all'importo massimo garantito di 2 milioni e 500 mila euro per ciascuna impresa. La norma è applicabile anche alle micro, piccole e medie imprese con sedi o unità locali nei territori colpiti dal sisma del settore agroalimentare.
Il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese è stato istituito dall'articolo 2 di una vecchia legge n. 662 del 23 dicembre del 1996, presso il Mediocredito centrale allo scopo di fornire una garanzia ai crediti concessi dalle banche. La misura dell'articolo 10 è riservata alle imprese localizzate nei comuni di cui all'allegato 1 del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze e, da un punto di vista operativo, come dettagliato dalla circolare dell'8 giugno 2012 del Mediocredito centrale, l'intervento del Fondo è concesso per la durata di tre anni dall'entrata in vigore del decreto-legge, a titolo gratuito, con priorità di istruttoria e di delibera sugli altri interventi ammessi al Fondo e per un importo massimo garantito di 2 milioni e mezzo di euro, come precisato. Pag. 87
Infine, è previsto che per gli interventi di garanzia diretta la percentuale massima di copertura sia pari all'80 per cento dell'ammontare di ciascuna operazione di finanziamento, mentre per gli interventi di controgaranzia la percentuale massima di copertura è pari al 90 per cento dell'importo garantito dal confido o da altro fondo di garanzia, a condizione che le garanzie da questi rilasciate non superino la percentuale massima di copertura dell'80 per cento.
L'accertamento dello status di impresa danneggiata dagli eventi sismici viene effettuato attraverso il rilascio di un'apposita dichiarazione sostitutiva di un atto notorio resa dal legale rappresentante della piccola e media impresa, ai sensi dell'articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000. Tale dichiarazione dovrà essere naturalmente acquisita e tenuta agli atti a cura dei soggetti richiedenti.
Secondo i dati forniti dal comitato di gestione del Fondo di garanzia, al 20 luglio 2012 erano già dieci le imprese che avevano avuto accesso alla garanzia del Fondo ed altre sono in attesa di istruttoria. Le imprese che si sono rivolte al Fondo hanno sede nelle province di Modena, Mantova, Ferrara e Bologna. Con la garanzia del Fondo centrale sono riuscite ad ottenere 4,7 milioni di euro di finanziamenti. Si fa, inoltre, presente che con apposite ordinanze sono stati destinati finanziamenti per la realizzazione di municipi temporanei, per l'acquisto di prefabbricati o per la riparazione e la ricostruzione delle sedi danneggiate.
Il provvedimento emanato dispone anche che i comuni con esiti di agibilità A, B e C, temporaneamente o parzialmente inutilizzabili, ma recuperabili, entro il 31 dicembre 2012, possano mettere in atto interventi per riutilizzare le sedi grazie alla riparazione immediata e al rafforzamento locale degli immobili municipali. La stima dei danni diretti al patrimonio culturale, sempre secondo il commissario delegato, raggiunge oltre i 2 miliardi di euro.
Quanto, poi, al quesito relativo alla situazione attuale dei lavori di ricostruzione, anche in riferimento alle prospettive d'impiego dei fondi stanziati recentemente, il commissario delegato presidente della regione Emilia Romagna ha rappresentato che le risorse previste dal decreto-legge n. 74 del 2012, convertito con modificazioni nella legge n. 122 del 2012, nella misura dei 475 milioni a suo tempo assegnati alla regione Emilia Romagna per il 2012, sulla base di una ripartizione di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 luglio 2012, sono di fatto interamente assorbite nelle attività di assistenza alla popolazione e di interventi di somma urgenza per il ripristino dei servizi pubblici essenziali, quali scuole, municipi, infrastrutture puntuali ed a rete.
Il citato protocollo d'intesa, invece, ha previsto il riparto delle risorse di cui al DL n. 95 del 6 luglio 2012, convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 135 (6 miliardi di euro), che per il 93,50 per cento sarebbero destinate, appunto, in favore della regione Emilia Romagna.
Per ciò che attiene alla domanda relativa alla semplificazione delle procedure amministrative relative alla concessione di fondi ai privati si fa presente che le forme di pubblicizzazione di tutte le iniziative, provvedimenti e decisioni in materia di emergenza e ricostruzione, sia di natura istituzionale che di natura informativa, sono numerose e che, a seguito delle modifiche introdotte dall'articolo 3 del citato protocollo d'intesa, che amplia lo spettro dei beneficiari e chiarisce alcuni criteri per la concessione dei finanziamenti agevolati, il commissario delegato ha comunicato che è stata emanata l'ordinanza commissariale n. 51 del 5 ottobre 2012, pure citata, che definisce i nuovi criteri e le modalità di erogazione dei contributi per la riparazione, il ripristino e il miglioramento sismico degli edifici inagibili e si stanno, conseguentemente, predisponendo le modifiche ai provvedimenti approvati in precedenza in base ad altra normativa. Pag. 88
Oltre a quanto rappresentato dal commissario delegato, peraltro, si fa presente che in data 16 ottobre è stato firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di ripartizione degli oltre 91 milioni di euro derivanti dai risparmi ottenuti dalla riduzione dei contributi in favore dei partiti e movimenti politici. Con tale decreto, ai comuni colpiti dal terremoto delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo sono stati destinati oltre 61 milioni di euro.
Il commissario delegato ha fatto presente che, come risposta al gravissimo problema della casa, è stata anche emanata l'ordinanza n. 29 del 28 agosto 2012, per la riparazione dei danni e il rafforzamento locale strutturale, che disciplina i criteri e le modalità di assegnazione di contributi per la riparazione e il ripristino immediato di edifici e unità immobiliari ad uso abitativo danneggiati temporaneamente e parzialmente e che prevede forme importanti di semplificazione amministrativa, nonché l'erogazione ai cittadini dei contributi. È in fase di pubblicazione l'ordinanza per la riparazione ed il ripristino delle abitazioni definibili «E leggere», cioè con un livello di danneggiamento e vulnerabilità al di sotto di determinate soglie.
Infine, è stato predisposto il programma per il ripristino, la riparazione ed il potenziamento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, classificato B, C ed E, con un livello di danno definibile leggero, al fine di recuperare il maggior numero di alloggi per far rientrare, prima possibile, i nuclei familiari sgomberati.
Tutti questi provvedimenti sono all'insegna della semplificazione e dello snellimento burocratico, naturalmente nel rispetto delle norme e dei poteri attribuiti al commissario dalla legislazione e dalla decretazione nazionale, che, come voi sapete, fissa anche alcune modalità di controllo sull'operato del commissario straordinario che, ai sensi dell'articolo 2, comma 6, del decreto-legge n. 74 del 2012, è obbligato a rendicontare, ai sensi dell'articolo 5, comma 5-bis, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e cura la pubblicazione dei rendiconti nei siti Internet della regione Emilia Romagna.
Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera c-bis), della legge 14 gennaio 1994, n. 20, tutti i provvedimenti commissariali adottati in attuazione delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri sono sottoposti al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti.
Ci troviamo, in ogni caso, di fronte a diversi aspetti della complessa materia, che risultano naturalmente in evoluzione giorno per giorno, anche attraverso il ricorso allo strumento tipico dell'emergenza, rappresentato dall'ordinanza del commissario delegato, ma anche attraverso gli interventi legislativi adottati dal Governo e dal Parlamento.
Come ho ricordato, proprio in questi giorni con il decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, il Governo ha ritenuto nuovamente di intervenire in questa materia ad ampio spettro.
Ciò, non solo - come è stato scritto - per il rinvio o l'allineamento delle scadenze e per fissare le modalità di recupero delle somme che originariamente bisognava versare, ma anche intervenendo sulle modalità concrete di organizzazione delle attività, ampliando la sfera di utilizzazione delle stesse, rafforzando le misure di prevenzione contro le infiltrazioni della criminalità, e via di seguito.
Io credo che, come più volte abbiamo detto, anche l'esame di questo decreto-legge in corso, che dedica tutto il titolo III alle suddette materie, potrebbe essere l'occasione di una ulteriore valutazione degli effetti fin qui determinati e dei problemi che rimangono aperti. Vorrei anche esprimere l'auspicio che, a mano a mano che si riesca ad uscire dalle condizioni di emergenza, si possano ripristinare più ampie condizioni di normalità e di ordinarietà.
Aggiungo come considerazione finale della risposta all'interpellanza urgente, che, nella condizione di emergenza, la catena di comando non può che essere formata dai vertici delle istituzioni. Evidentemente, i vertici delle istituzioni in Pag. 89questo caso operano in collaborazione con altri vertici delle istituzioni alle quali possono riferire la propria azione.
Aver costituito un comitato istituzionale di coordinamento è una forma di contemperamento dell'esigenza della riflessione democratica che non vada a scapito dell'efficienza e della tempestività degli interventi. Sicuramente, a mano a mano che potranno essere attribuite più specifiche funzioni e responsabilità - cosa che sta accadendo via via attraverso l'emanazione delle ordinanze - agli altri livelli istituzionali (comuni, province) - si potrà determinare una più ampia partecipazione, anche attraverso questa strada, degli stessi alle scelte.
Inoltre, sicuramente, man mano che queste attività non si riferiranno esclusivamente all'emergenza, ma alla ricostruzione definitiva, dovranno rientrare nell'alveo della ordinarietà; anche io, per esperienza personale, vi posso dire che il passaggio dall'emergenza all'ordinarietà non è facilissimo in queste circostanze, né dal punto di vista procedurale, né dal punto di vista della efficacia degli interventi che si possono mettere in moto.
In ogni caso, il Governo ritiene di dover confermare a quest'Aula la più ampia disponibilità a dedicare dei momenti di riflessione apposita, nelle sedi che saranno ritenute più opportune, per procedere ad un esame più approfondito, perché si ritiene che lo sforzo che è stato compiuto dai commissari e dai responsabili a tutti i livelli e, per la parte di propria competenza, dall'amministrazione centrale dello Stato, sia stato fino ad ora svolto nella massima trasparenza e nel massimo impegno.
D'altra parte, oltre che la buona disposizione delle popolazioni interessate, non sarebbe stato possibile il raggiungimento di risultati obiettivamente soddisfacenti, se non ci fosse stata contemporaneamente sia questa capacità di organizzazione degli interventi, sia questa assoluta trasparenza nello svolgimento delle azioni e nella assunzione delle responsabilità. Questo non significa che non possano emergere delle zone di ombra o dei problemi parzialmente irrisolti che, se ci sono, vanno evidenziati e tutti saranno ben lieti di potervi porre rimedio nella maniera più celere e più efficace possibile.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intanto ringrazio il sottosegretario, perché ha risposto anche se in modo - per quanto mi concerne - non pienamente soddisfacente, a tutta una serie di quesiti che ho posto.
Direi che si è meritato di bere il bicchiere d'acqua anche per rischiarare la voce, perché ha parlato lungamente e lo ringrazio per l'approfondimento in merito a tutta una serie di problematiche che ho posto.
Tuttavia, si tratta di problematiche parzialmente accolte, nel senso che - sarò brevissimo - mi pare che in gran parte la documentazione, né poteva essere diversamente, è provenuta dal commissario stesso. Dando per scontato - lo dico io e lo ribadisco - che nessuno intende fare processi alle intenzioni, né contestare l'operosità di tutti (della Protezione civile e del commissario e dei sindaci, ai quali va tutto il mio sostegno), il problema di fondo, che è stato sostanzialmente disatteso nella risposta del sottosegretario (non me ne voglia), è l'assoluta trasparenza.
Ritengo che oggi come oggi questa trasparenza manchi. La risposta del Governo è stata esauriente dal suo punto di vista, voluminosa punto per punto, ma attinta dal livello regionale e del commissario di Governo. Chiedo al Governo di non delegare in toto e di non abdicare ad un suo ruolo preciso di controllo e di verifica. Infatti, gli strumenti evidenziati anche in questa sede sono scarsissimi e non consentono al Governo di operare con la necessaria immediatezza e soprattutto con la necessaria trasparenza e visibilità. Sia dal punto di vista del controllo dei lavori e delle risorse economiche sono state citate alcune aziende che sono state escluse e sono state ammesse alla verifica degli atti, ma sono molte di più. Pag. 90
Allora c'è chi ipotizza (è bene dircelo) che la situazione di difficoltà del sistema cooperativo in Emilia Romagna sia risolta con una serie di lavori per effetto della ristrutturazione post terremoto. Può essere un'obiezione cattiva, ma credo che, stante il contesto in cui mi trovo a vivere, non è così peregrina. Ripeto, non si tratta di un processo alle intenzioni, ma indubbiamente l'affidamento dei lavori sempre ad imprese di un certo tipo lascia alquanto perplessi di fronte alle obiezioni di vari imprenditori.
Le condizioni sono state descritte in un certo modo e mi auguro che vi sia il controllo soprattutto dal punto di vista dell'interesse pubblico all'esercizio e alla ristrutturazione di determinati impianti e di determinate strutture e abitazioni. Per quanto riguarda gli edifici pubblici, anche a questo proposito è chiaro che c'è stato un comma ben preciso della legge. La ricostruzione dei comuni (degli edifici pubblici) è doverosa. Però ribadisco un altro aspetto altrettanto doveroso e sul quale la risposta del Governo è stata mancante o parziale perché la risposta del commissario straordinario non c'è. Infatti, per edifici pubblici, a norma dell'emendamento approvato dal Governo, si intendono anche le chiese. L'atteggiamento della giunta regionale sulla ricostruzione delle chiese è abbastanza latitante.
Allora non è che la ricostruzione delle chiese tolga spazio o contenuto o fondi ai privati, alle imprese o agli edifici pubblici. Sono parificati agli edifici pubblici perché la sensibilità religiosa, sociale, umana e civile di gran parte della cittadinanza credo debba essere rispettata nelle poste di un bilancio che prevede proprio determinati finanziamenti. Non si può dire che non sono rimasti fondi. No, perché i fondi sono stati destinati anche a quella voce e non solo a quella voce. Credo che questa sia un'altra obiezione.
L'altra - e concludo - riguarda il problema dei danni all'agricoltura che mi paiono significativi, sui quali, oltre al maltempo e la siccità, c'è stata proprio un'incidenza che non riguarda solo l'industria manifatturiera, ma tutto il settore dell'agricoltura già gravemente provato e sul quale non c'è stata la necessaria attenzione.
In questa mia interpellanza, alla fine come le priorità in materia di edilizia scolastica, pongo un problema. Anche a questo proposito, non mi risulta e non è vero che ci sia stata un'assoluta parificazione di interventi per quanto riguarda la scuola statale e la scuola paritaria. A parte che c'è la legge Berlinguer (la n. 62 del 2000) che definisce un sistema pubblico integrato.
Sopratutto in quelle realtà terremotate (la bassa bolognese, Modena e Ferrara) ci sono scuole materne che occupano circa la metà della popolazione scolastica in età dai tre ai sei anni (scuole materne paritarie). La chiusura o la soppressione di quelle scuole pone problemi enormi ai comuni, i quali non hanno i mezzi finanziari per sopperire a quelle difficoltà per ristrutturare le scuole.
Pertanto, credo che il problema vada affrontato in un'ottica un po' più ampia, tenendo conto di un principio fondamentale che io non nego: la necessità di effettuare interventi immediati, senza perdere tempo, ma con la necessaria trasparenza e con il necessario controllo, che deve essere visibile e, soprattutto, identificando, sottosegretario D'Andrea (mi pare importante questo aspetto), questi interventi come interventi dello Stato in quanto tale, che si fa carico di un'esigenza delle popolazioni duramente provate e non come interventi della giunta regionale Errani o del sindaco a), b) e c), espressione di una maggioranza di sinistra (lo dico molto chiaramente). Da qui, la necessità di un impegno maggiore del Governo per la difesa di questo principio essenziale.
Detto questo, pur dandole atto dell'impegno notevole con cui ha cercato di rispondere, però debbo ribadire che alcuni interrogativi che ho posto sono rimasti inevasi e, pertanto, mi dichiaro insoddisfatto.

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(Elementi in merito alla sgombero di un campo nomadi a Giugliano (Napoli) - n. 2-01700)

PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01700, concernente elementi in merito alla sgombero di un campo nomadi a Giugliano (Napoli) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUISA BOSSA. Signor Presidente, il 4 ottobre scorso a Giugliano, in provincia di Napoli, si è proceduto alla sgombero di un campo nomadi, che si era insediato abusivamente, nel 2011, su alcuni terreni confinanti con un grosso centro commerciale.
Le operazioni di sgombero sono state coordinate dal commissariato della locale polizia, con la partecipazione di un folto gruppo interforze su ordine della magistratura. All'interno del campo rom vi erano poco meno di un centinaio di persone, alle quali è stato intimato di lasciare l'area. Altre famiglie si erano già allontanate da qualche giorno. Lo sgombero delle famiglie è stato compiuto senza disordini. Le baracche sono state demolite e la zona è stata riportata alle condizioni precedenti all'occupazione, con una radicale bonifica.
Con lo sgombero del campo, però, non è stata offerta ai rom allontanati alcuna destinazione o alternativa. Una carovana di nomadi, con più di cinquanta veicoli tra roulotte, auto e camion, si è messa così in moto, alla ricerca di altri terreni da occupare. Alcune famiglie, molte delle quali formate da giovani con tanti bambini, si sono accampate in zone limitrofe; altri hanno raggiunto la vicina costiera e si sono accampati in prossimità dello svincolo della vicina tangenziale, scatenando naturalmente la protesta dei residenti che hanno occupato per ore alcune strade, preoccupati dei problemi di sicurezza e di igiene.
La questione rom resta un fatto irrisolto su quel territorio. I rom vivono a Giugliano da oltre 20 anni: sono profughi slavi fuggiti dalle guerre della Jugoslavia e sono vissuti, in questi anni, in tredici piccoli campi, a ridosso di un'area industriale. Sono diventati un popolo numeroso e circa trecento sono i minori.
Nel 2011, la procura di Napoli ordinò che i tredici campi fossero abbattuti, perché sorgevano su un'area satura di rifiuti tossici. Un'altra gravissima e per ora irrisolta questione di cui ci siamo occupati in quest'Aula e di cui continueremo ad occuparci. Al comune di Giugliano e alla provincia di Napoli spettava il compito di trovare soluzioni alternative che, però, sono mancate quasi del tutto. Per più di 600 persone è cominciato un disperato pellegrinaggio tra un terreno e l'altro, tra un'occupazione abusiva ed un'altra. Al momento, le uniche iniziative messe in atto sono gli sgomberi, che hanno prodotto, come risultato, la presenza di centinaia di uomini, donne e, soprattutto, bambini, che vagano tra le campagne del giuglianese, senza una decisione stabile che consenta ai servizi sociali, alle scuole e ai soggetti del volontariato di stabilire una relazione e un intervento continuato e integrato.
La città di Giugliano, per scelta del sindaco, che l'altro giorno ha rassegnato le dimissioni, pare con l'intenzione di candidarsi alle prossime elezioni politiche, potrebbe trovarsi, nelle prossime ore, senza un'amministrazione nel pieno delle funzioni. Stessa sorte per l'amministrazione provinciale di Napoli, con le paventate dimissioni, per le medesime ragioni, del presidente Cesaro.
Il prefetto Morcone proprio questa mattina su Il Mattino di Napoli dichiara che il comune di Giugliano non ha chiesto sostegno economico per risolvere il problema, ma solo un atto di forza. Il vuoto delle istituzioni rischia di trasformare questa vicenda in un focolaio di pericolose tensioni sociali.
Pertanto, chiedo al Governo se non ritenga di intervenire, per quanto di competenza, anche attraverso gli uffici territoriali, stanti anche le dimissioni delle autorità territoriali preposte, per favorire la realizzazione e la definizione di un piano organico su base provinciale, con i Pag. 92soggetti istituzionali e sociali, per uscire dalla logica degli sgomberi forzati ed individuare soluzioni strutturali.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo De Stefano, ha facoltà di rispondere.

CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'onorevole Bossa e gli altri onorevoli interpellanti chiedono se il Ministero dell'interno sia a conoscenza dello sgombero di un campo nomadi abusivo avvenuto presso un'area contigua ad un centro commerciale di Giugliano in provincia di Napoli e chiedono, inoltre, di conoscere le iniziative assunte dalle autorità preposte per definire e realizzare un piano organico provinciale volto a superare il ricorso agli sgomberi forzati dei campi nomadi.
Voglio premettere che, in attuazione della dichiarazione dello stato d'emergenza per le criticità relative ai campi nomadi delle regioni Campania, Lazio e Lombardia, sono state adottate ordinanze dalla Protezione civile per fronteggiare la grave situazione di degrado igienico, sanitario e socio-ambientale registrata negli insediamenti abusivi e anche in quelli autorizzati.
I prefetti di Milano, Roma, Napoli e, in un secondo momento, anche quelli di Torino e di Venezia, nominati commissari delegati per la realizzazione degli interventi necessari al superamento dello stato d'emergenza, hanno avviato iniziative a favore delle comunità nomadi, in ottemperanza ai contenuti delle predette ordinanze. Successivamente la sentenza del Consiglio di Stato n. 6050 del 16 novembre 2011 ha disposto l'annullamento della dichiarazione dello stato d'emergenza e delle conseguenti ordinanze della Protezione civile di nomina dei commissari delegati.
In quella veste, il Prefetto di Napoli, aveva adottato un piano per la sistemazione dei nomadi censiti sul territorio della provincia, compresi quelli presenti nell'area ASI del territorio di Giugliano.
L'amministrazione comunale di Giugliano ha realizzato autonomamente un villaggio attrezzato con strutture abitative prefabbricate per una capienza di 120 persone, a fronte delle 440 censite nell'area, rifiutando la possibilità offerta dal Commissario straordinario di realizzare un secondo insediamento per la sistemazione di tutti gli occupanti abusivi.
Il 12 aprile 2011, in esecuzione di due provvedimenti dell'autorità giudiziaria e di un'ordinanza sindacale contingibile e urgente per gravissimi motivi igienico-sanitari, è stato necessario lo sgombero del campo nomadi, a seguito del quale 120 persone hanno trovato alloggio nel predetto villaggio.
La Prefettura di Napoli si è fatta carico di individuare, per i restanti nomadi, un'ipotesi di soluzione alternativa nel limitrofo territorio di Quarto, gestito temporaneamente da un commissario straordinario.
La nuova amministrazione comunale, nel frattempo insediatasi a seguito delle elezioni amministrative del 15 maggio 2011, ha rifiutato la proposta di realizzare una piattaforma polivalente idonea ad ospitare temporaneamente le persone sgomberate, per la quale erano stati reperiti anche i relativi fondi.
I nomadi si sono, pertanto, sparpagliati sul territorio, creando piccoli insediamenti abusivi a Giugliano e nei comuni limitrofi. Successivamente, sono stati eseguiti altri sgomberi coattivi per liberare fondi privati occupati dai nomadi, i cui proprietari si erano muniti di titoli esecutivi emessi a tal fine dall'autorità giudiziaria.
La problematica è stata ulteriormente approfondita nel corso della riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 12 settembre scorso. In quella sede, il Prefetto ha richiamato nuovamente l'attenzione del Sindaco di Giugliano sull'esigenza di dare assistenza alle persone in stato di bisogno, con particolare riguardo ai minori e ai malati e di individuare siti dove sistemare i nomadi da sgomberare.
Come ricordato dagli onorevoli interpellanti, nella serata del 4 ottobre scorso, i nomadi sono stati allontanati dal campo abusivo situato alle spalle di un centro Pag. 93commerciale di Giugliano, così come disposto dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli.
Gli stessi nomadi, in mancanza di alternative, si sono dapprima sistemati in località Lago Patria, poi in zona Torre Carinati e, successivamente, hanno lasciato dette aree spostandosi in terreni demaniali confinanti, ove tuttora permangono.
Tali allontanamenti - in assenza di disponibilità dei comuni ad ospitare i nomadi in strutture regolari - finiscono per causare continui spostamenti da un fondo all'altro dell'area giuglianese, dove la comunità interessata risiede da più di trenta anni con aspettative di permanenza connesse al radicamento sul territorio.
Voglio assicurare che la problematica è costantemente seguita dal prefetto, che ha convocato proprio per oggi una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, invitando anche il sindaco di Giugliano - peraltro dimissionario, come lei prima ricordava, onorevole Bossa - al fine di verificare, ancora una volta, la possibilità di trovare una soluzione per la sistemazione dei nomadi, anche mediante la realizzazione di strutture di accoglienza con l'utilizzo di fondi del Programma operativo nazionale (PON) Sicurezza.
In relazione alla specificità del secondo quesito posto dagli onorevoli interpellanti, relativo alla definizione e alla realizzazione di un piano organico volto a superare il ricorso agli sgomberi forzati dei campi nomadi, sono stati acquisiti elementi informativi dal Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione.
Al riguardo, la Commissione europea - con una comunicazione dell'aprile 2011 recante il Quadro dell'Unione europea per le strategie nazionali per l'integrazione dei Rom fino al 2020 - ha affermato l'improcrastinabile esigenza di superare la situazione di emarginazione economica e sociale della principale minoranza d'Europa. Con tale provvedimento sono stati sollecitati gli Stati membri ad adottare e sviluppare iniziative per l'integrazione delle minoranze e per il sostegno di alcuni specifici obiettivi di rilevanza primaria, quali l'accesso all'istruzione, all'occupazione, all'assistenza sanitaria e all'alloggio.
In tale contesto, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, UNAR, individuato quale punto di contatto nazionale, ha elaborato la Strategia di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti, sulla quale la Commissione europea si è espressa positivamente.
Sul fronte casa, in particolare, il documento indica come priorità quello di aumentare l'accesso a un ampio ventaglio di soluzioni abitative in un'ottica partecipativa di superamento definitivo di logiche emergenziali e di grandi insediamenti monoetnici, nel rispetto delle opportunità locali, dell'unità familiare e di una strategia fondata sull'equa dislocazione.
Per il perseguimento di tali finalità, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali sta procedendo a formalizzare la costituzione di tavoli tematici nazionali che vedano coinvolti i rappresentanti delle amministrazioni competenti, le federazioni rappresentative delle comunità Rom, Sinti e Camminanti, e i rappresentanti delle organizzazioni non governative impegnate nella tutela delle suddette comunità. Presso lo stesso ufficio saranno, inoltre, costituiti tre gruppi di lavoro con il compito di proporre soluzioni per il riconoscimento giuridico di tali comunità e per individuare risorse residue non utilizzate nell'ambito del ciclo programmatico dei fondi strutturali 2007-2013.
Ricordo, infine, che per l'approfondimento delle specifiche problematiche, lo scorso 15 ottobre si è riunito il Tavolo interministeriale di coordinamento, convocato dal Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, al quale hanno preso parte, unitamente ai rappresentanti del Ministero dell'interno, della giustizia, del lavoro e delle politiche sociali, della salute e dell'istruzione, dell'università e della ricerca, anche quelli dell'ANCI, dell'UPI, della Conferenza delle regioni, di alcuni enti locali (Catania, Napoli, Lamezia Terme) ed anche il vice sindaco del comune di Giugliano.

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PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di replicare.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per la risposta puntuale all'interpellanza urgente e per l'attenzione prestata a questo tema che, come ognuno può immaginare, tiene in grande apprensione un intero territorio. Ci tengo a precisare che la nostra preoccupazione si muove in due direzioni: sia in quella per le popolazioni residenti, per le loro attività economiche e quelle agricole che sono esposte sicuramente a rischi, sia per gli stessi Rom che vivono una condizione di estrema precarietà, di disagio e di degrado; in quegli accampamenti vivono moltissimi bambini.
Allora come si risolve questa vicenda? Come bene ha detto lei, signor sottosegretario, il comune ha dato risposta solo ad una parte dei Rom che aveva sul suo territorio dopo lo sgombero del vecchio campo. Gli altri sono stati lasciati vagare per i terreni, con le occupazioni abusive e gli sgomberi forzati. La provincia di Napoli dal canto suo è un ente fantasma che esiste solo sulla carta e direi sui conti correnti. Di fronte a questo scenario credo che il Governo non possa e non debba restare indifferente. C'è bisogno di una soluzione sovraterritoriale, se è vero che si possono, come diceva bene lei, utilizzare i fondi europei; se ci sono fondi ministeriali, la soluzione è ancora più semplice. Il problema è chi deve prendere l'iniziativa. In una situazione normale dovrebbero farlo gli enti locali, i comuni e la provincia dovrebbero progettare la risposta, chiedere i fondi, far partire le iniziative. Purtroppo non lo stanno facendo. Su questa inerzia sta montando una polveriera sociale. Allora, per concludere ci permettiamo, signor sottosegretario, di chiedere al Governo di assumere direttamente un'iniziativa, almeno nel senso di convocare un tavolo, come bene oggi ha fatto il signor prefetto, e mettere i soggetti a discutere. Penso che si possa fare e quindi sollecito il Ministro in questo senso e mi auguro che insieme si possa trovare una soluzione.

(Ritiro dell'interpellanza urgente De Girolamo - n. 2-01701)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente De Girolamo n. 2-01701. Avverto che tale interpellanza urgente è stata in data odierna ritirata dai presentatori.

(Orientamenti in merito all'adozione di un piano di ristrutturazione nel settore della produzione di autobus in Italia, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali dello stabilimento Irisbus di Flumeri (Avellino) - n. 2-01678)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01678, concernente orientamenti in merito all'adozione di un piano di ristrutturazione nel settore della produzione di autobus in Italia, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali dello stabilimento Irisbus di Flumeri (Avellino) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, non avrei immaginato di dover ripresentare un'interpellanza su questo argomento, ritenendo che il Governo avesse già risolto il problema da tempo, ma evidentemente, a causa della pervicace ostilità del gruppo dirigente della FIAT ed a causa dell'inerzia di questo Governo, la vicenda della Irisbus di Flumeri, in provincia di Avellino, è ancora di drammatica attualità. Praticamente da quando ho sviluppato e illustrato in quest'Aula l'interpellanza precedente nulla è cambiato, non è stato fatto nessun passo in avanti e anzi, purtroppo, la situazione si è aggravata e sta precipitando. Il Governo, con enfasi e con grande risalto mediatico, ha convocato a tamburo battente il gruppo dirigente della FIAT, quando Marchionne ha dichiarato che il piano «Fabbrica Italia» praticamente non sarebbe stato attuato, ricevendo delle generiche Pag. 95rassicurazioni. Mi consenta di dirlo, perché è un paradosso - e io mi auguro che il Governo non si faccia imbrogliare - sentirsi dire che la FIAT non chiuderà nessuno stabilimento in Italia quando tanti stabilimenti della FIAT attualmente lavorano per cinque o sei giorni al mese. Gli operai, i dipendenti, degli stabilimenti FIAT, in modo particolare di alcuni stabilimenti FIAT del Sud, sono in cassa integrazione, tranne che per cinque o sei giorni al mese, in cui la FIAT gli consente di lavorare.
È evidente che il gruppo dirigente della FIAT è in una grave crisi di credibilità e di progettualità. La FIAT non produce nuovi modelli oramai da anni, e gli ultimi che stanno arrivando in Italia, in realtà, sono il rifacimento di modelli della Chrysler. Quindi, di fatto, la FIAT si è americanizzata.
Rispetto allo stabilimento Irisbus di Flumeri, l'oggetto della nostra interpellanza è questo: non c'è stata nessuna novità. Nell'occasione in cui il Governo ha ascoltato i vertici FIAT sul piano «Fabbrica Italia» - è il quesito oggetto della nostra interpellanza - si è discusso anche dell'Irisbus? Infatti, signor sottosegretario, voglio ricordarle che, se chiude quello stabilimento - lo avrò ripetuto in Aula almeno dieci volte - in Italia non ci sarà nessuno stabilimento che produrrà autobus. Quando si rifaranno le commesse pubbliche per acquistare autobus, che dovranno essere sostituiti, perché quelli che circolano nelle nostre città sono obsoleti, insicuri ed inquinanti, si acquisteranno autobus prodotti all'estero, o da produttori esteri o dalla FIAT, finto produttore italiano, che continuerà a produrre autobus non in Italia, ma nella Repubblica Ceca ed in Francia.
Allora mi chiedo se il Governo è sufficientemente attento e se sta smascherando l'imbroglio che la FIAT vuole realizzare. Noi abbiamo grande rispetto di un grande gruppo industriale e di una grande dinastia familiare, la quale però ha campato e continua a campare sulle spalle degli italiani, sia degli italiani che acquistano i mezzi della FIAT, sia degli italiani che pagano le tasse per consentire alla FIAT di avere finanziamenti pubblici, di avere commesse pubbliche e di vedersi stipendiati dallo Stato i propri dipendenti.
Infatti di questo si tratta. Quando un lavoratore è per tre settimane al mese a carico dello Stato e per cinque giorni al mese a carico della FIAT, evidentemente quel lavoratore è un dipendente dimezzato dello Stato, che percepisce una cifra del proprio salario notevolmente ridotta a causa della cassa integrazione.
Ma la questione dell'Irisbus, signor sottosegretario, si inserisce in un contesto meridionale che è particolarmente preoccupante. Questo Governo non è riuscito a risolvere nessuna delle grandi crisi che riguardano il sud, dall'Alcoa alla Carbosulcis, all'Ilva di Taranto, a Termini Imerese ed all'Irisbus di Flumeri.
L'ultimo rapporto dello Svimez passerà alla storia per l'individuazione di un parametro: ci vogliono 400 anni per ridurre il divario tra il Nord ed il Sud (quasi mezzo millennio). In questo contesto di crisi, così acuta, il Governo cosa sta facendo? Alla FIAT bisogna espropriare quello stabilimento! La FIAT non solo non vuole continuare a produrre autobus in quello stabilimento, ma di fatto vuole impedire che quello stabilimento possa continuare a produrre autobus - se dovesse passare nelle mani di altri proprietari - per non subire la concorrenza.
Allora questo non è accettabile, perché lei forse la storia di quello stabilimento non la conosce fino in fondo, ma quello stabilimento è nato in virtù di uno scambio che la provincia di Avellino, la classe politica dell'epoca, ha fatto con una provincia confinante, la provincia di Salerno: l'università a Salerno, la FIAT in provincia di Avellino. L'università chiaramente è ancora lì, anzi si è sviluppata notevolmente, è una delle principali università del Sud, e io ritengo d'Italia, e di questo non posso che essere felice, ma lo stabilimento FIAT di Flumeri, che doveva dare lavoro (e all'inizio è stato così) a migliaia di lavoratori, viene chiuso con una vera pugnalata alla schiena da un gruppo dirigente irresponsabile. Un gruppo dirigente che Pag. 96vuole tra l'altro far passare un messaggio estremamente pericoloso: che il Sud non è suscettibile di uno sviluppo industriale.
È evidente che le risorse, le vocazioni del Sud sono prevalentemente altre (l'agricoltura e il turismo), ma lei sa meglio di me che una economia non si può sviluppare solo con alcune componenti, ci vuole anche la fondamentale componente dell'industria. La FIAT ha ottenuto la proprietà di quello stabilimento praticamente senza rimetterci nulla di tasca propria, perché i terreni gli sono stati donati, ha avuto un finanziamento del 90 per cento circa, ha ottenuto commesse pubbliche quando non c'erano tutti questi sistemi complicati per gli appalti, per cui di fatto la FIAT otteneva direttamente l'appalto (era l'unico partecipante agli avvisi pubblici). Ora il Governo assiste inerte, svolge questo rito, convoca i vertici FIAT senza arrivare a nessuna conclusione. Signor sottosegretario, la situazione è drammatica e io mi auguro che il Governo qualche volta scenda da questa sorta di turris eburnea, scenda nella realtà, e si metta a contatto con le esigenze dei cittadini, perché penso che più che lo spread, più che il giudizio dell'Europa nei nostri confronti conti la condizione quotidiana dei nostri cittadini.
Leggo un messaggio che ho ricevuto da un operaio della Irisbus, che mi ha inviato questo sms il giorno dopo l'incontro al Ministero dello sviluppo economico: «Ieri è andata male per la ex Irisbus al Ministero dello sviluppo economico (scrive questo operaio). Sto male, sono stato sempre sfortunato nella mia vita. Ci mancava pure la perdita del lavoro a 44 anni. Per lo Stato sono vecchio. Ciao dottore (rivolto a me, faccio il medico). Domenico da Castel Baronia».
Rispetto a messaggi di questo tipo si ribella la coscienza di qualunque cittadino, non solo di chi rappresenta o tenta di rappresentare una realtà all'interno di questa Aula.
Detto francamente, questo Governo è un Governo di coalizione, non di una «strana maggioranza», come è stata definita, che è quella in quest'Aula (PD, PdL, UdC, eccetera), ma è un Governo di coalizione che è nato all'esterno di questo Parlamento perché ci sono pezzi di potere economico, le banche, ci sono pezzi di una parte della gerarchia ecclesiastica con alcuni Ministri, ci sono pezzi di lobby massoniche, ci sono pezzi di potenze straniere e non a caso, infatti, il nostro Ministro degli esteri era ambasciatore negli Stati Uniti d'America. Questo Governo di coalizione non è retto da una maggioranza strana, ma da una coalizione retta e favorita da poteri strani, in virtù di complicità all'interno del Parlamento. E coloro che sono stati responsabili di una rottura con la vecchia maggioranza e delle dimissioni del vecchio Governo, per una legge del contrappasso, come avrebbe detto Dante, stanno per essere travolti dalle macerie. Loro che hanno rottamato, hanno trovato un rottamatore ancora più capace di loro e stanno per essere rottamati.
E noi abbiamo presentato, percependo prima degli altri questa esigenza di cambiamento, prima di un personaggio venuto dal nulla, di un involucro senza contenuto che sta facendo la star, una proposta di legge per ridurre a tre i mandati parlamentari. Allora, sottosegretario, venendo al dunque: il Governo deve fare il Governo, decida, incida, proponga qualcosa, trovi una soluzione per garantire la continuità produttiva dell'ex Irisbus di Flumeri.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Massimo Vari, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, quella dell'Irisbus è una vicenda che il Ministero dello sviluppo economico sta seguendo dal 7 luglio 2011, data in cui la FIAT ha annunciato la volontà di dismettere, cedendolo, il sito produttivo di Flumeri. A tale scopo, sono stati convocati incontri con le parti aziendali e le organizzazioni sindacali e il Ministero ha offerto il proprio contributo di mediazione partecipando a riunioni Pag. 97tenutesi presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, conclusesi con un accordo per il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione totale dell'attività.
In tale ultimo accordo è stata prevista, tra l'altro, la convocazione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico per avviare la discussione sulla reindustrializzazione del sito. Il tavolo si è regolarmente tenuto il 16 gennaio 2012 e, in tale sede, la FIAT Industrial si è impegnata a favorire la continuità produttiva del sito tenendo all'uopo anche conto di eventuali manifestazioni di interesse da parte di altre aziende del settore automotive. L'azienda ha istituito una specifica task force al fine di valutare dette manifestazioni di interesse. Il Ministero dello sviluppo economico, dal canto suo, si è impegnato ad attivarsi per far conoscere le opportunità di investimento a eventuali nuovi imprenditori. A seguito degli impegni presi, sia presso il Ministero dello sviluppo economico, sia presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la FIAT ha avviato il piano di ricollocazione dei dipendenti su altri siti del gruppo e, nel frattempo, ha mantenuto contatti con possibili imprenditori interessati.
Veniamo a mercoledì 10 ottobre 2012, quando si è tenuta un'ulteriore riunione presso il Ministero alla presenza di FIAT Industrial, delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali.
Durante questo incontro, è stato ribadito che sono stati avviati contatti con imprenditori interessati, tra i quali però uno soltanto ha avanzato proposte reputate meritevoli di approfondimento. Appare, tuttavia, ancora prematura qualsiasi valutazione conclusiva in ordine alla fattibilità ed alla sostenibilità del progetto industriale presentato.
Nelle more, pertanto, proseguirà la ricerca d'investitori che dimostrino interesse a insediarsi nel sito, valutando con priorità le eventuali proposte intese a conservare l'attuale vocazione industriale dello stabilimento di Flumeri, consistente nella produzione di autobus. Non si mancherà, comunque, di tenere nelle debita considerazione anche le richieste provenienti da aziende attive in altri settori, che ugualmente garantiscano la piena tutela occupazionale.
A questo proposito, il MISE ribadisce che, qualora dovessero pervenire eventuali nuove manifestazioni d'interesse, le stesse verranno immediatamente inoltrate alla predetta task force, appositamente istituita da FIAT Industrial.
Il tavolo di confronto verrà nuovamente convocato per gli opportuni aggiornamenti entro la fine del corrente anno ovvero anticipatamente in presenza di eventuali notizie di rilievo da comunicare.
Quanto poi alle iniziative per il rilancio del settore produttivo in argomento, mediante interventi rivolti ad incentivare gli investimenti nel rinnovo del parco veicolare adibito al trasporto pubblico locale - tema anch'esso affrontato nell'interpellanza - si rappresenta che la questione è stata attentamente vagliata nell'ambito di un apposito tavolo tecnico convocato su iniziativa del MISE al quale hanno partecipato i rappresentanti dei competenti uffici del Ministero delle infrastrutture e trasporti.
Nell'occasione, è emerso che tali interventi - comunque non risolutivi, a causa dell'esposizione delle aziende italiane alla concorrenza di imprese estere più competitive sul piano dei costi di produzione - trovano obiettivo ostacolo nell'attuale congiuntura finanziaria e nelle esigenze prioritarie di salvaguardia degli equilibri di finanza pubblica, che hanno comportato:
il mancato rifinanziamento del programma quindicennale di investimenti ex lege 194/1998, dedicato specificamente alla sostituzione degli autobus con anzianità superiore ai quindici anni e basato sull'acquisizione, a carico dello Stato, degli oneri di ammortamento di operazioni finanziarie di durata quindicennale contratte allo scopo dalle regioni;
l'azzeramento, a partire dal 2011, del Fondo per la promozione del trasporto pubblico locale istituito dalla legge n. 296/2006, più genericamente destinato all'erogazione di contributi per l'acquisto di Pag. 98mezzi per il trasporto locale sia su gomma sia su ferro, erogabili nella misura massima del 75 per cento dei costi all'uopo sostenuti.
Il Ministero delle infrastrutture e trasporti, per quanto di sua competenza, ha riferito che entrambe le linee di finanziamento, di cui ho testé parlato, sono state movimentate nel tempo con successo, ed hanno consentito l'attivazione di cospicui volumi di investimenti.
Va da sé che i positivi risultati raggiunti sotto questo profilo inducono ad auspicare che, una volta superata l'attuale congiuntura, attraverso il consolidamento dei conti pubblici, possano aversi nuove risorse da destinare utilmente alle esigenze del settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, io gradirei usare un'altra espressione: insomma, capisco che è questo quello che si deve dire, cioè se si è soddisfatti o meno, ma io rimango stupito, chiaramente negativamente, dalle risposte che ho ricevuto in quest'Aula. Io, signor sottosegretario, ho tra le mani - e mi ero preparato in tal senso, perché un minimo l'esperienza poi ti aiuta a capire come vanno le cose - la risposta che lei mi ha fornito all'altra interpellanza.
Io gliela posso ridare: è per il 70 per cento identica. Lei mi potrà dire: anche il suo intervento è sostanzialmente identico a quello precedente. Non glielo so dire, perché non ho letto quell'intervento e non ho letto questo. Potrei, a memoria, avere ripetuto le stesse cose, più o meno, però il dato è che noi siamo ormai a mesi di distanza dalle date che lei ha indicato e nessun passo in avanti è stato fatto, e nemmeno il Governo ha preso per le orecchie Marchionne per dirgli: tu questo stabilimento non lo devi chiudere.
Marchionne non può continuare a comportarsi come il padrone di un'azienda che non è la sua, ma è in gran parte dei cittadini italiani, che ci hanno rimesso di tasca propria. Allora il Governo deve intervenire, se ne ha la volontà, perché, se poi non ne ha la volontà e non gliene importa nulla di migliaia di lavoratori che sono in mezzo alla strada, può continuare a svolgere questo rituale inutile degli incontri, delle consultazioni, delle interpellanze, della verifica se vi siano acquirenti.
Ma la FIAT non glieli porterà mai gli acquirenti, perché quello stabilimento non lo vuole vendere, ma lo vuole chiudere! Se la FIAT lo potesse radere al suolo, lo farebbe, perché - gliel'ho detto nella prima parte del mio intervento - non vuole avere concorrenti.
Svegliatevi! Dovete smascherare questo gioco al massacro della FIAT, e di Marchionne in modo particolare, questo scienziato senza coscienza che non ha a cuore la vita di migliaia di persone, di famiglie che avrebbero potuto fare altro nella vita e che hanno dedicato tutto a quella fabbrica. Infatti, in provincia di Avellino vi erano grandi artigiani, vi erano grandi agricoltori, e quelle famiglie hanno ritenuto che i loro figli potessero trovare un futuro in quella fabbrica.
Si distruggono le vocazioni di una provincia per avviare una fabbrica che serve alla FIAT per fare cassa e, alla prima occasione, la FIAT se ne va. Non glielo consentite, smascherateli, inchiodateli alle loro responsabilità!
Sono dei privati, certo, ma vi sono strumenti politici, mi auguro anche tecnici, per mettere la FIAT con le spalle al muro. E anche su questa storia del piano per il finanziamento del trasporto pubblico locale, i fondi sono del 2012, ma siamo ormai a fine ottobre del 2012. Quando volete spendere questi fondi per l'ammodernamento del trasporto pubblico locale? Almeno verifichiamo se vi è la buona fede di questi «pseudosignori» della FIAT.
Avviate le procedure per rinnovare il parco dei mezzi pubblici locali, per verificare se la FIAT partecipa o meno ai bandi, se si aggiudica i bandi, se ci vende, con il marchio Irisbus, mezzi che sono stati realizzati in Francia o nella Repubblica ceca. Pag. 99
Ma perché la FIAT non chiude lo stabilimento che ha in Francia o quello che ha nella Repubblica ceca? Per quale ragione deve chiudere solo ed esclusivamente lo stabilimento che ha in provincia di Avellino, dove non vi è conflittualità sindacale, dove non vi è assenteismo, dove non vi è alcuna forma che, in genere, i cosiddetti padroni sostengono che impedisca il corretto funzionamento di una fabbrica? Per quale ragione devono pagare sulla propria pelle gli operai della provincia di Avellino?
Per quale ragione? Perché il Governo continua ad essere inerte e non richiama la FIAT ad essere coerente, a riprendere l'attività produttiva, in vista di commesse, che però ci devono essere?
Lei la volta scorsa, a proposito di un'interrogazione, aveva fatto intravedere la possibilità di un tavolo della Conferenza Stato-regioni che avrebbe messo a punto un piano. È chiaro che lo Stato ci deve mettere i soldi. Veramente i soldi li volete soltanto dai cittadini italiani? Veramente volete solo aumentare le tasse? Veramente volete aumentare solo l'IVA? Per dare soddisfazione a chi? A questi pseudo partner europei che vogliono mettere l'Italia in ginocchio, ridurre alla fame i cittadini italiani e vedere i licenziati i nostri operai! Penso che un Governo responsabile deve cominciare a dare delle risposte, altrimenti...
È chiaro, contro il tempo non si può lottare. Eravamo a favore delle elezioni anticipate, per andare al voto subito, in modo tale da scavalcare questa fase di equivoco della vicenda politica italiana. Se potessimo accelerare il corso del tempo lo faremmo, a dispetto di quelli che dicono che siamo qui per conservare il nostro incarico. Penso che altri siano interessati a conservare le loro poltrone, molti tra quelli che siedono su quei banchi, che già si proiettano a diventare o sindaco di Roma, o Ministro, o leader di qualche partito.
Però, visto che vi è ancora del tempo, questo tempo spendetelo al servizio dei cittadini italiani, in modo particolare di quelli più deboli, dei lavoratori che perdono il posto di lavoro. Non ci possiamo lavare la coscienza dicendo che gli riconosciamo la cassa integrazione, perché questa è l'anticamera del fallimento di una politica; più dura la cassa integrazione e meno vi saranno possibilità di recuperare la produttività di quel sito.
Allora, onorevole sottosegretario, la ringrazio per la risposta che ha fornito, ma, come ho detto all'inizio, evidentemente l'insoddisfazione è totale, mista a delusione e a stupore. Quando sarà necessario saremo ancora in quest'Aula a ricordarvi delle migliaia di lavoratori dell'Irisbus e dell'indotto che stanno vivendo un momento drammatico.

(Iniziative per la definitiva liquidazione delle pratiche inevase relative al patto territoriale della Venezia orientale - n. 2-01681)

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01681 concernente iniziative per la definitiva liquidazione delle pratiche inevase relative al patto territoriale della Venezia orientale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, nell'illustrare l'interpellanza urgente in oggetto devo esprimere un forte disagio ed imbarazzo dovuto al fatto che stiamo parlando di una vicenda - dispiace dirlo in questo Parlamento, rivolgendosi al Governo, nel luogo deputato alla rappresentanza dei cittadini - che ha i toni e tutti gli aspetti negativi di una vicenda di malagestione della cosa pubblica. La responsabilità del Governo in carica evidentemente è relativa al periodo di durata del Governo stesso, che nasce solo 11 mesi fa.
Sto parlando di una vicenda che nasce nel secolo scorso, nel 1997, quando in alcune parti del territorio italiano - ancora oggi in alcune parti si usano questi strumenti - si adottò, per lo sviluppo di un territorio chiamato Venezia orientale, lo strumento dei patti territoriali. Pag. 100
Stiamo parlando di quei territori che allora erano nelle aree in obiettivo 5B: quell'area riguardava una ventina di comuni della provincia di Venezia, rivolta verso il Friuli Venezia Giulia, che usò quello strumento - allora, si usava la parola «concertazione», forse, purtroppo, abbandonata troppo presto in questa Repubblica - per dare un impulso decisivo e una spinta a quel territorio.
Fu un'esperienza molto interessante. Io allora ero il sindaco di un piccolo comune che, insieme agli altri, beneficiò di quello strumento di concertazione: mise in rete le imprese, le associazioni di categoria, i sindacati, i comuni, gli enti locali, la provincia, la regione e, naturalmente, ciò che riguardava il Governo nazionale, che faceva da tramite per l'erogazione dei fondi che venivano assegnati a quelle aree dalla comunità europea.
Naturalmente, questo mise in moto molte risorse, le imprese si fidarono del sistema pubblico, partirono molte nuove aree produttive, si fecero interventi pubblici infrastrutturali e di viabilità, ma soprattutto, si diede l'idea che quel territorio poteva partire finalmente e mettere in moto un sistema che si agganciava al resto di quello che, poi, è stato definito «il miracolo del nordest». Tutto ciò ha prodotto concretamente risultati evidenti, aree produttive - come dicevo prima -, nuove imprese, nuovi posti di lavoro, a decine, a centinaia, in quel territorio. Tali imprese, naturalmente, fecero investimenti, accompagnate dal sistema bancario e dagli enti locali, che facilitarono gli interventi e gli accordi all'interno del patto con il mondo sindacale per avere forme innovative anche di relazioni sindacali.
Oggi, si sta parlando - lo dico al Governo - di incentivare la produttività del nostro sistema; allora, si usò quello strumento proprio perché il sistema di competizione, che già allora si intravedeva, non era più semplicemente quello della vecchia Europa o del confronto sull'Atlantico con gli Stati Uniti: si apriva, infatti, la vicenda dell'est, del mondo orientale, della Cina e quant'altro. Insomma, si mise in moto un meccanismo assolutamente virtuoso.
Da allora, i conti sono presto fatti: sono passati quindici anni, molte imprese hanno realizzato i loro investimenti; a fronte del loro investimento, c'era un contributo pubblico che veniva dalla Comunità europea, che aveva come erogatore l'allora Ministero dell'industria, oggi Ministero dello sviluppo economico. Da allora, con diverse vicende, si è proceduto ad andare avanti: alcune aziende, addirittura, hanno chiuso perché, nel frattempo, la crisi economica ha picchiato duro anche in quel territorio; ma, oggi, ci troviamo - questo è il mio terzo intervento in questa legislatura - a sollecitare il completamento di questi trasferimenti.
Lo ripeto: le aziende hanno finito i lavori, addirittura, alcune hanno chiuso, sono in gioco decine di posti di lavoro di persone che sono state assunte e, per una questione che non faccio fatica a definire di cattiva burocrazia e di mala gestione, non vengono erogate le ultime risorse. Stiamo parlando di 700-800 mila euro circa per alcune di queste imprese (dovrebbero essere undici). Stiamo parlando di cifre che possono variare dai 20 ai 30 mila euro, fino agli 80 mila euro, ma, oggi, per imprese di piccole e medie dimensioni sono risorse importanti. Dovete tenere presente che queste risorse che loro dovevano avere, dovevano averle all'inizio degli anni Duemila, non oggi: sono passati dodici anni. Avranno queste risorse senza interessi, se le avranno, e quando?
Devo dire con franchezza che avevo presentato un primo atto di sindacato ispettivo nel 2009, e mi fu risposto un anno e mezzo dopo dall'allora sottosegretario Saglia, che mi disse: sì, ci sono stati dei problemi, ma ora provvediamo e rapidamente chiuderemo; c'era un problema con il soggetto responsabile. Ma voi capite che noi andiamo a dire alle imprese che c'è una responsabilità di un quid burocratico che non si sa di chi è? Pag. 101
Lo dico con franchezza: mi auguro, mi aspetto che vi sia un'assunzione di responsabilità da parte del Governo su questo tema, non può finire in cavalleria.
Mi auguro che, innanzitutto, nella risposta del sottosegretario siano indicati con chiarezza tempi e modi di erogazione di queste somme, perché guardate che le pratiche burocratiche stanno a zero, non c'è più niente da esibire, non ci sono più richieste da fare. Va individuata la responsabilità personale di chi ha gestito queste pratiche; mi permetto di ricordare di avere sollecitato per le vie brevi il Governo su questo tema, in una prima fase, con un atto di sindacato ispettivo che ho presentato a luglio e al quale, naturalmente, non è stata data risposta e, poi, mi sono visto costretto a raccogliere le firme per presentare un'interpellanza urgente per avere una risposta.
Siamo in una fase di grandissima difficoltà, le risorse sono lì e il Patto di stabilità non ci impedisce di erogarle. Le imprese soffrono e sono con l'acqua alla gola per avere credito. Naturalmente non dimentico ed evito di citare tutto il cancan mediatico, evidentemente giusto, che è stato fatto sulla stampa in quel territorio o che ciclicamente viene fatto e che è assurto a livello nazionale, perché ovviamente i giornali economici come Il Sole 24 Ore ne hanno fatto una battaglia, che ritengo giusta, quando sono venuti a conoscenza del caso.
Insomma, è ora innanzitutto di chiudere questa vicenda e di dare tempi certi per l'erogazione di questi finanziamenti e, naturalmente, penso che sia giusto ed esemplare che si individuino anche le responsabilità, anche politiche se ci sono. Mi auguro che in qualche misura vengano date delle risposte; non so di quale sottosegretario sia la competenza sul tema, stiamo parlando però di una questione che non può più aspettare tempo, non può più aspettare, qualsiasi carta manchi. Quand'anche fosse così, dopo quindici anni saremmo a una vicenda kafkiana. Lo ripeto: le aziende hanno chiuso i propri lavori agli inizi degli anni Duemila, non ieri mattina, agli inizi degli anni Duemila; quindi, non ci sono giustificazioni di sorta.
Sono tra coloro che, dentro questo Parlamento, credono fortissimamente nell'azione svolta dal Governo in carica; credo che quest'azione riformatrice, in qualche misura, debba trovare prosecuzione nel futuro, nella prossima legislatura, con attori diversi o con chi si vorrà, ma penso che, sicuramente, queste cose vadano fatte nel nostro Paese; tuttavia, bisogna partire da questi interventi e, se non si è capaci di modificare questi comportamenti, allora questo Paese farà veramente fatica. La nostra credibilità, la credibilità conquistata con tanta fatica dal Presidente Monti, di fronte a queste cose, viene meno.
Chiedo al sottosegretario Vari, che è qui per rispondermi, che il Governo si assuma un impegno, ma soprattutto che garantisca una certezza delle risposte.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Massimo Vari, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO VARI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti, con questa interpellanza, fanno riferimento alle problematiche riguardanti le residue attività di gestione del patto territoriale della Venezia orientale, già oggetto di un precedente atto di sindacato ispettivo cui fu data risposta il 17 novembre 2010.
Rispetto a quanto comunicato in quella data, alcune delle pratiche agevolative sono state concluse con la liquidazione delle somme spettanti a titolo di saldo alle imprese beneficiarie. Tuttavia, vi sono ancora, come affermato anche nello stesso atto di sindacato ispettivo, undici imprese per le quali non sono stati completati tutti gli adempimenti, mentre resta ancora da determinare esattamente l'importo loro spettante.
Preme evidenziare che in questa materia il soggetto responsabile non ha soltanto compiti di supporto e di sollecitazione, ma è anche incaricato della complessiva gestione del patto medesimo. Questa Pag. 102attività, secondo quanto previsto dalle norme - si veda, in particolare, il decreto ministeriale n. 320 del 31 luglio 2000 -, è svolta a titolo istituzionale dall'ente locale individuato a tal fine o dalla società a tal fine costituita, anche se in parte è finanziata da un contributo globale a carico della finanza statale.
Nel caso in esame il soggetto responsabile è il comune di Fossalta di Piave.
Tanto chiarito in linea di principio, è il caso di far presente che, sulla base dei dati forniti naturalmente dagli uffici, si riscontrano e permangono una serie di disguidi organizzativi a livello locale, come già segnalato nella risposta all'interrogazione cui si è fatto cenno in premessa, disguidi organizzativi dei quali ovviamente si auspica un sollecito superamento, benché da ultimo, in data 24 settembre 2012, sia pervenuta, ai competenti uffici del Ministero dello sviluppo economico una nota con cui il sindaco del predetto comune annuncia la «sospensione dei lavori». Ciò a causa della cessazione del rapporto instaurato con una persona chiamata a collaborare con l'amministrazione comunale e, al tempo stesso, «dell'assoluta mancanza di nuove ed ulteriori risorse finanziarie».
Al riguardo, si precisa che il comune di Fossalta, nella sua qualità di soggetto responsabile, ha ricevuto erogazioni per 313.847,25 euro, secondo quanto previsto dall'originaria concessione. Inoltre, a seguito di una rimodulazione del patto medesimo, nel novembre 2011, il predetto comune ha ricevuto un'anticipazione di 50.000,00 euro sull'incremento di contributo globale spettante per 81.441,38 euro. L'erogazione della residua quota di circa 31.000,00 euro non è stata, ad oggi, richiesta.
Al fine, comunque, di fornire elementi di maggiore dettaglio sull'argomento oggetto dell'interpellanza, riporto qui di seguito - sulla base dei dati forniti dagli uffici - un quadro analitico delle pratiche agevolative non definitivamente completate, chiedendo venia ai presenti in quest'Aula se abuserò per un momento della loro pazienza, ma credo sia importante per capire i termini di fatto della situazione.
Prima pratica: Veneta Stampi. Si è in attesa della rettifica del provvedimento definitivo da parte del soggetto responsabile; Atelier Sposa di Fossa Nadia: si è in attesa di ricevere il provvedimento definitivo da parte del soggetto responsabile; B&B Bisconcin: si è in attesa della rettifica del provvedimento definitivo da parte del soggetto responsabile; General Membrane: è recentemente pervenuto il verbale positivo, da parte della commissione di accertamento del Ministero dello sviluppo economico, di conferma dell'avvenuta realizzazione dell'investimento; Martin e Miglioranza: vi è una proposta di revoca parziale da parte del soggetto responsabile; Albergo Sole Mio: si è in attesa della rettifica del provvedimento definitivo da parte del soggetto responsabile; Unilegno: la competente divisione ministeriale ha predisposto, con nota del 2 agosto 2012, la presa d'atto del provvedimento definitivo ai fini della liquidazione del saldo; Biasotto Renzo: in data 29 agosto 2011, è stata inviata dalla direzione generale delle incentivazioni delle attività imprenditoriali del Ministero dello sviluppo economico una nota di avvio del procedimento di revoca parziale; Officina Meccanica Talon: si è in attesa della rettifica del provvedimento definitivo da parte del soggetto responsabile; Elcom Elettronica: è pervenuto il provvedimento definitivo emanato dal soggetto responsabile ed è in corso di predisposizione la presa d'atto ministeriale; New Print: si è in attesa della rettifica del provvedimento definitivo da parte del soggetto responsabile.
Come si evince dal suesposto riepilogo, fatto sulla base dei dati forniti dagli uffici, per gran parte delle pratiche si è in attesa di adempimenti da parte del soggetto responsabile o dell'attivazione di passi procedurali che, comunque, richiedono la sua collaborazione.
Naturalmente, nonostante le difficoltà riscontrate, considerato il carattere residuale degli adempimenti da porre in essere, si confida di poter concludere quanto Pag. 103prima le attività del patto. È superfluo sottolineare che, comunque, per le caratteristiche proprie dello strumento agevolativo, basato sul ruolo attivo delle autonomie locali, la definitiva liquidazione di tutte le pratiche non potrà prescindere dalla collaborazione del soggetto responsabile.

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di replicare.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, che conosco per la sua cortesia e disponibilità, anche per il dettaglio delle risposte che ha fornito.
Resto perplesso - lo dico con franchezza - rispetto ai dati che ci sono stati forniti, non tanto sul merito delle questioni che sono state elencate e che sarà mia cura verificare sul territorio. Resto perplesso di fronte alla scelta del comune, soggetto responsabile del patto, di recedere dal suo ruolo di responsabile del patto perché, se così fosse, queste pratiche non potrebbero più concludersi, stando alle cose che ci sono state dette e, cioè, alla mancanza di trasmissione dei dati da parte del soggetto responsabile.
Naturalmente, questo andrebbe ancora a danno delle imprese, cosa che, a mio avviso, è inaccettabile, anche da parte del comune di Fossalta. Mi permetto qui di fronte alla risposta, che è formalmente ineccepibile, di notare che sul piano concreto essa lascia aperta la questione e, seppure ormai in limitata parte, chiedo al Governo e al sottosegretario Vari di farsi comunque carico, utilizzando il tempo che mi è dato, perché si verifichi concretamente la possibilità di chiudere questo provvedimento assumendo, semmai, anche eventuali funzioni commissariali nei confronti del comune di Fossalta di Piave, che ha avuto, peraltro, delle risorse per svolgere questo ruolo nonostante, mi sembra, si dica che oggi non lo svolgerebbe più.
Detto questo, mi auguro proprio per noi, per la nostra credibilità e per quella delle istituzioni, che i tempi per la chiusura di questa vicenda siano assolutamente brevi e mi auguro anche che vi sia una verifica, anche amministrativa, da questo punto di vista. Ho omesso di dire, nell'illustrazione dell'interpellanza urgente, che nella risposta che ha citato prima il sottosegretario - ma, è un atto del Parlamento italiano e, quindi, è agli atti di questo Parlamento - l'allora sottosegretario Saglia ammise che al Ministero si erano perse le carte e per anni la procedura non era stata più avviata.
Devo dire con franchezza che sono molto amareggiato nel dover dire queste cose e di svolgere il mio ruolo di parlamentare in questo modo. Ripeto che i rappresentanti di questo Governo hanno una responsabilità assolutamente limitata. Si sono succeduti, in questi anni, Governi di diverso colore, quindi non è un problema politico. Però, dobbiamo al Paese, agli imprenditori e ai cittadini delle risposte che, mi pare, in questo momento siano ancora troppo vaghe.
Per questo chiedo un ulteriore impegno al Governo perché affronti con decisione la chiusura di questa vicenda.

(Elementi e iniziative in merito alla realizzazione del nuovo carcere di Camerino (Macerata) - n. 2-01688)

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallaro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01688, concernente elementi e iniziative in merito alla realizzazione del nuovo carcere di Camerino (Macerata) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, sebbene si tratti della presentazione di un tema puntuale, tuttavia le poche parole che premetterò - perché sono molto interessato a conoscere l'opinione del Governo su questo tema - sono di carattere eminentemente generale.
Il tema della realizzazione di questo nuovo istituto penitenziario si inquadra nelle procedure, nelle modalità e nella celerità di realizzazione del nuovo piano Pag. 104straordinario carceri, il cosiddetto «piano carceri», del nostro Paese.
Come è noto, si tratta di una delle maggiori criticità di carattere anche internazionale, perché molte volte siamo stati esposti a censure da parte della comunità internazionale per le modalità di trattamento dei detenuti e per il fatto, oramai consolidato, che la capienza dei nostri istituti non è adeguata al numero dei detenuti.
Oltre ad altre misure che sono state assunte sul piano eminentemente processuale vi è, comunque, una criticità forte, che riguarda non solo il numero dei posti disponibili nei nostri istituti ma, anche e soprattutto, la loro totale inadeguatezza. Si tratta, in gran parte dei casi, come anche nel caso di Camerino, di penitenziari che sono stati allocati in vecchissime strutture - conventi medievali o non più recenti di 400 o 500 anni - che, anche sotto un profilo igienico-sanitario e custodiale, non sono assolutamente adeguate.
Aggiungo che, in linea di massima, per l'ennesima volta, e quindi non soltanto per quanto riguarda Camerino, si è partiti con una serie di iniziative e si è stabilito che si dovevano apprestare rapidamente i mezzi finanziari necessari. Tuttavia vedo - non riguarda soltanto Camerino, di cui ovviamente più specificamente mi preoccupo - che si cerca, in maniera oramai visibile, di eliminare una parte delle risorse e di destinarne una parte a processi di ristrutturazione che, sebbene sicuramente positivi, nulla hanno a che vedere con la realizzazione di questo piano straordinario. Soprattutto si segue un procedimento ed una modalità operativa che non solo contrasta con i principi che sono stati iscritti nelle disposizioni che avremmo dovuto già quasi totalmente attuare, ma si ritorna a vecchi sistemi. Vorrei ricordare che questo non è il primo, ma forse il terzo piano straordinario, che comunque, invece di prendere il via, si acquieta nella considerazione delle difficoltà. Ecco perché ho presentato questa specifica interpellanza urgente al Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Sabato Malinconico, ha facoltà di rispondere.

SABATO MALINCONICO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevole Cavallaro, il Piano carceri approvato in data 24 giugno 2010 dal comitato di indirizzo e di controllo prevedeva, come è noto, la realizzazione di 11 nuovi istituti e di 20 padiglioni in ampliamento di istituti esistenti, per un totale complessivo di 9.150 nuovi posti detentivi.
In seguito ai tagli per un importo di 225 milioni di euro, effettuati dal CIPE nella riunione del 20 gennaio 2012, si è resa necessaria la rimodulazione dell'impianto originario, secondo una logica progettuale diversa, capace di bilanciare le permanenti esigenze di potenziamento del sistema carcerario, con un ridotto stanziamento di risorse finanziarie.
Nonostante i tagli di risorse rispetto al piano iniziale, nulla è stato mutato in ordine alla realizzazione del nuovo istituto penitenziario di Camerino, il quale, sia pure con le imprescindibili problematiche di natura economica ad esso connesse, era ed è parte integrante delle determinazioni dell'attuale Piano carceri, come da ultimo rimodulato ed approvato, il 31 gennaio ultimo scorso, dal comitato di indirizzo e controllo.
È stata, infatti, effettuata la conferenza di servizi per la realizzazione del nuovo istituto di Camerino ed è stato predisposto e definito il bando di gara per la realizzazione della predetta opera, unitamente ad ogni altro documento occorrente per procedere alla relativa pubblicazione.
Naturalmente, nel rappresentare che il flusso della popolazione detenuta negli istituti del Paese costituisce oggetto di continua analisi ed attento monitoraggio, segnalo, altresì, che ogni modifica rispetto alle determinazioni contenute nel Piano carceri da ultimo approvato, ivi compresa quella riguardante l'ipotizzata soppressione del nuovo istituto di Camerino, non potrebbe che essere rimessa alla decisione ed approvazione del competente comitato di indirizzo e di controllo.

Pag. 105

PRESIDENTE. L'onorevole Cavallaro ha facoltà di replicare.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, sono soddisfatto di queste affermazioni che mi auguro non siano contraddette da quella parte che comunque parla di rimodulazione.
Faccio notare che, proprio alla luce del processo già avviato e della spendita notevole di energie anche finanziarie, rappresenterebbe anche un danno all'Erario quello di fermare o rallentare il processo di realizzazione degli istituti che fanno parte degli stralci già approvati. In particolare, quello di Camerino, è uno stralcio funzionale che avrebbe dovuto essere realizzato insieme a quelli di Torino, Pordenone e Catania.
Richiamo anche il fatto che c'è una risoluzione della Commissione giustizia che invita, non tanto e non soltanto il Ministero competente alla realizzazione, ma anche quello competente all'apprestamento delle risorse finanziarie, ad agire affinché le modalità di realizzazione di questi istituti siano soccorse da adeguata provvista finanziaria.
Credo, peraltro, che originariamente vi erano le risorse finanziarie - noi le abbiamo specificamente previste nei capitoli di spesa per gli investimenti nel settore penitenziario - quindi credo che, tra le altre cose, il Ministero, piuttosto che pensare a rimodulazioni, dovrebbe pensare a chiedere urgentemente la provvista complessiva per la realizzazione. Con queste specificazioni, mi dichiaro soddisfatto.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Dozzo - n. 2-01694)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-01694 degli onorevoli Dozzo ed altri, concernente iniziative di competenza volte a garantire le risorse necessarie per il restauro delle mura di Castelfranco Veneto (Treviso).
Avverto che, a seguito di accordi intercorsi tra i presentatori e il Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente è rinviato ad altra seduta.

(Elementi in merito alla mancata fornitura, da parte di Agea e di altri soggetti competenti, dei dati produttivi e delle imputazioni dei prelievi supplementari in materia di quote latte - n. 2-01695)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01695, concernente elementi in merito alla mancata fornitura, da parte di Agea e di altri soggetti competenti, dei dati produttivi e delle imputazioni dei prelievi supplementari in materia di quote latte (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario, quella delle quote latte è diventata ormai una storia infinita alla quale non si vuole porre fine, anzi io direi che volete porvi fine ma senza fare chiarezza, e noi dell'Italia dei Valori da un anno stiamo cercando questa chiarezza, la stiamo quindi cercando da tempo.
Veniamo all'interpellanza urgente: il 2 ottobre è stata discussa in Commissione agricoltura l'interrogazione dell'onorevole Di Pietro che riguardava proprio la verifica dei dati produttivi e delle imputazioni dei prelievi supplementari dall'annata 1995-1996 al 2008-2009. Voglio precisare che questa interrogazione era datata 22 dicembre 2011, quindi siccome l'argomento era ed è piuttosto scottante, è stato preso tempo, ve la siete presa con comodo, infatti la risposta è arrivata quasi un anno dopo, e che risposta è stata data! La montagna ha partorito il topolino, perché si è trattato di risposta breve, stringata e per niente esaustiva, perché non c'era una vera risposta a quello che l'interrogazione chiedeva. Infatti ora io ripercorrerò i tempi e i modi.
Come ben sapete, sottosegretario, ma lo sappiamo anche noi, Agecontrol spa provvede allo svolgimento dei controlli e delle azioni previste dai regolamenti comunitari e da altre disposizioni nazionali in materia delle filiere del settore agroalimentare, agricolo, forestale e dell'allevamento. Pag. 106Opera sotto il controllo di Agea, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, e spetta proprio a questa Agenzia l'indirizzo dell'attività dell'Agecontrol.
Agecontrol su incarico di Agea, nella fase di start-up, ossia della verifica dei dati produttivi e delle imputazioni dei prelievi supplementari dall'annata 1995-1996 al 2008-2009, ha predisposto il progetto, della durata di un anno, finalizzato proprio ai controlli e alle verifiche. Si tratta della verifica dei dati relativi alla produzione nazionale di latte vaccino per stabilire se il nostro Paese abbia o meno superato il livello produttivo nazionale assegnato a suo tempo dall'Unione europea.
Quindi, Agecontrol ha deciso di attivare questo progetto, è stato dato un contratto di consulenza e il dirigente ha sottoscritto questo contratto il 4 novembre del 2011. Il 17 novembre del 2011 vengono richiesti ad Agea i dati relativi alle campagne lattifere sempre dal 1995-1996 al 2008-2009. Da chi vengono richiesti questi dati? Dall'allora commissario dell'Agea che, a sua volta, li chiede proprio all'Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo - che è detentore dell'anagrafe bovina, una banca dati nazionale - e alla società Auselda, società controllata anch'essa da Agea.
I dati consentirebbero ancora di definire in maniera esaustiva, a nostro avviso, ma anche definitiva, il quadro completo dell'intero patrimonio zootecnico nazionale, cioè il numero dei capi bovini da latte e con la capacità di lattazione, i livelli produttivi di ciascuna azienda, e quindi dell'intero Paese, e di individuare le quote produttive non utilizzate che per legge, come sappiamo, avrebbero dovuto essere riassegnate alle aziende per consentire loro l'incremento dei quantitativi di latte da produrre.
Con quella interrogazione il gruppo dell'Italia dei Valori chiedeva al Ministro interrogato se fosse a conoscenza di questi fatti, se sapesse della richiesta di questi dati da parte di Agecontrol ad Agea, all'Istituto zooprofilattico e ad Auselda e, in caso affermativo, quali fossero i motivi che avevano indotto Agea, l'Istituto zooprofilattico e la società Auselda a non fornire i dati richiesti. Ebbene, sottosegretario, avete aspettato quasi un anno per dare una risposta piuttosto banale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,35)

ANITA DI GIUSEPPE. Vi siete giustificati, sostenendo che i dati sarebbero - sottolineo sarebbero - stati richiesti a seguito di un contratto sottoscritto da Agecontrol con un soggetto di comprovata esperienza nel settore per la realizzazione di un progetto annuale, finalizzato alla verifica dei dati riguardanti il prelievo supplementare per le annate comprese tra il 1995 e il 2009. Secondo quanto ritenuto dagli onorevoli interroganti, cioè noi dell'Italia dei Valori, il 17 novembre 2011 sarebbe stata ufficializzata la richiesta in questione. Concludete la vostra risposta - me lo consenta sottosegretario - o meglio la risposta che gli uffici le hanno predisposto, evidenziando che, né alla predetta data, né successivamente, alcuna richiesta in tal senso è pervenuta ad Agea. Ne consegue - concludete - che nessun seguito può essere stato fornito, dagli enti presunti destinatari, alla richiesta in parola. Ora, sottosegretario, noi non siamo stati a girarci i pollici, forse l'avrà fatto qualcuno in Agea o il suo reintegrato presidente, che poi è stato mandato via di nuovo. Noi dell'Italia dei Valori siamo in possesso di una documentazione che conferma quello che l'onorevole Di Pietro dichiarava in quella interrogazione. Per questo, noi chiediamo ancora una volta se il Ministro intenda fare chiarezza una volta per tutte sulla questione delle quote latte e se non si senta in dovere di chiarire quella risposta a quella interrogazione del 22 dicembre 2011, a prima firma dell'onorevole Di Pietro.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Franco Braga, ha facoltà di rispondere.

Pag. 107

FRANCO BRAGA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'interpellanza riguarda l'annosa questione delle quote latte e, in particolare, la riscossione, nei confronti di un comunque limitato numero di allevatori, del prelievo accumulato in quattordici anni di superamento della quota nazionale. Si tratta di un esborso anticipato dall'Erario alle casse comunitarie e quindi, di fatto, a carico dei contribuenti italiani. L'esecuzione della riscossione, tuttavia, è ostacolata dalla continua contestazione, nelle sedi competenti, dei dati produttivi dichiarati e fatturati da acquirenti e produttori; dati soggetti, tra l'altro, ai controlli delle amministrazioni competenti per legge, cioè le regioni. In passato, come noto, sono state costituite apposite commissioni che, con l'ausilio di Guardia di finanza, Carabinieri, Ispettorato centrale repressione frodi e Corpo forestale dello Stato, hanno accertato la correttezza e la legittimità delle quote spettanti a ciascuna azienda, certificato le produzioni commercializzate nelle campagne 1995/96 - 1996/97 e riscontrato la coerenza della produzione nazionale dichiarata con le informazioni registrate nell'Anagrafe nazionale bovina. Le risultanze delle indagini esperite hanno sostanzialmente confermato che il quantitativo di latte complessivamente denunciato dagli acquirenti, nell'ambito delle dichiarazioni annuali, corrisponde potenzialmente alla struttura produttiva degli allevamenti del Paese. Pertanto, la «stalla Italia», sulla base delle elaborazioni dei dati contenuti nelle banche dati nazionali del settore, è nelle condizioni di produrre almeno quanto risulta dalle dichiarazioni annuali.
In tutte le verifiche eseguite, Agea ha sempre collaborato con la massima trasparenza e disponibilità, anche con la predisposizione a favore delle Forze di polizia competenti, di un accesso diretto alle proprie banche dati.
Peraltro non va dimenticato che Agea, a seguito della nota relazione di approfondimento del Nucleo Carabinieri politiche agricole dell'aprile 2010, nonché degli esiti delle successive indagini, ha, sua sponte, applicato alle informazioni in suo possesso i criteri di rischio ivi individuati.
I dati della campagna 2010-2011 sulla produzione e la consistenza bovina di ciascuna azienda, corredati degli indicatori di rischio, sono poi stati trasmessi al Comando Carabinieri politiche agricole ed alle regioni e, successivamente, esplicitamente confermati da queste ultime e quindi comunicate alla UE.
Ciò premesso, vorrei fare una breve considerazione. In passato più volte si è affermato che occorreva un ultimo e definitivo accertamento prima di procedere alla riscossione del prelievo dovuto. Nel frattempo sono trascorsi 15 anni dalle prime imputazioni. Procedere ora ad un ulteriore accertamento comporterebbe solamente ulteriori ritardi nell'effettiva riscossione.
Del resto, posto che la produzione del 2002 è stata oggetto di specifico accertamento straordinario e che, da quell'anno in poi, la stessa è rimasta sostanzialmente stabile, non può che ricavarsene la correttezza delle produzioni anche nelle campagne successive. Su queste ultime, peraltro, le regioni hanno svolto i controlli obbligatori previsti dalla regolamentazione comunitaria, oltre ad avere verificato, per ciascuna azienda, la coerenza del quantitativo di latte dichiarato con il numero di vacche da latte, all'uopo avvalendosi dell'anagrafe bovina ai sensi della legge n. 119 del 2003.
Riguardo, infine, al recente incremento della produzione, che sta anche prefigurando un nuovo esubero a livello nazionale per la campagna in corso, affinché non sorgano dubbi sulla reale consistenza, sarà cura del Ministero invitare le amministrazioni regionali ad eseguire controlli ordinari con la massima cura ed attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di replicare.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario - glielo dico proprio a malincuore - mi sembra che lei Pag. 108stia qui a sostenere un ruolo alquanto difficile, che le è stato affidato dal Ministero: lei è diventato lo scudo di questo Ministero.
È chiaro che noi dell'Italia dei Valori non ci possiamo ritenere soddisfatti della risposta, perché saremo soddisfatti quando verrà fuori quella chiarezza che stiamo chiedendo da tempo. Noi vogliamo sentire una risposta vera, vogliamo vedere i dati e ne vogliamo parlare per arrivare alla verità.
Voi pensate alla riscossione e non vi sorgono dubbi assolutamente, perché pensate che andare a verificare quei dati possa addirittura rallentare questa riscossione. Ma non mi sembra un discorso serio. È chiaro che, se le multe dovranno essere pagate, ben venga; ma se i dati porteranno ad una verità, che non è quella dello splafonamento, allora dobbiamo anche capire che gli allevatori vogliono sapere la verità.
Sapete benissimo che c'è stato un lavoro investigativo da parte dei Carabinieri ed il risultato di quell'indagine è stato depositato poi agli atti di un processo al tribunale di Roma. Al Ministero sanno benissimo che quell'indagine aveva portato alla luce tante incongruenze proprio nella gestione dell'anagrafe bovina e in tutto il sistema di gestione delle quote. È sorta addirittura la possibilità che l'Italia non abbia neanche sforato la quota nazionale ad essa assegnata. Se voi questi dubbi non li avete, noi a questo punto da un anno, leggendo anche le carte che sono venute fuori, questi dubbi li abbiamo.
Poi vogliamo anche chiedervi: perché questo vostro non voler sapere e non volere indagare? Quello è un dubbio, purtroppo, che, invece, vi dovrete porre. Gli allevatori sicuramente non si fermeranno qui e la giustizia dovrà andare avanti.
Allora non è il caso di fare chiarezza, e che questa chiarezza parta proprio da voi, proprio dal Ministero? Qualcuno ritiene che il sistema delle quote latte è tutto sbagliato, però non si può dire perché altrimenti salta tutto e l'Italia fa una figura meschina a Bruxelles. Questo perché il lavoro ispettivo dell'Arma dei carabinieri è fatto bene, però politicamente ci fa cadere tutto il castello. Qualcuno lo ha detto questo, sottosegretario, qualcuno ha affermato questo. Allora è chiaro che noi ne vogliamo sapere di più.
Comunque per essere più chiari e precisi, ora i dati e le date glieli do io, sottosegretario. A noi risulta che giovedì 17 novembre 2011 è partita la richiesta per l'acquisizione di questi dati da parte di Agecontrol. Di conseguenza poi questa richiesta può anche non essere stata ufficializzata, però a noi risulta che con una nota del 31 gennaio 2012 il generale Iannelli, in qualità di commissario straordinario di Agea, ha inviato all'amministratore delegato di SIN, dottor Domenico Pecoraro, e al direttore generale di Agea, dottor Giancarlo Nanni, la richiesta dei dati in questione.
Alla fine che cosa succede? Udite, udite, sottosegretario che cosa ha fatto il dottor Fruscio, che allora era il presidente di Agea: per sciogliere ogni dubbio, in una maniera che noi riteniamo piuttosto arrogante, ma anche prepotente, con una lettera datata febbraio 2012 dopo il suo ritorno in Agea, chiede al presidente di SIN e al direttore generale di Agea, di sospendere le operazioni per la fornitura dei dati relativi alle campagne di produzione lattiera, così come da richiesta del 31 gennaio del 2012. Quindi ciò significa che una richiesta da parte di Agea c'era se il dottor Fruscio dice: non li voglio più quei dati. Ma qualcuno si è chiesto anche perché, e quali siano i motivi che hanno indotto il dottor Fruscio, appena reinserito in Agea, a sospendere le operazioni per la fornitura dei dati relativi a quelle campagne. Forse il dottor Fruscio non voleva far affiorare eventuali responsabilità. Però noi dell'Italia dei Valori vogliamo sapere la verità, perché ci pare che con molta maestria questa verità venga nascosta. Noi chiedevamo un paio di anni fa: ma perché le multe non vengono pagate, cosa c'è sotto? Poi siamo venuti a sapere che le mucche vivevano 83 anni e allora il problema è sorto, perché una mucca che vive 83 anni, insomma, il dubbio lo fa venire a chiunque. Pag. 109
Abbiamo chiesto, abbiamo cominciato a indagare e a cercare di capire come era la questione. Oltretutto (questo è un cane che si morde la coda, perché lo avete detto anche voi, ma lo abbiamo richiesto anche noi nell'interpellanza) risulta che l'Italia potrebbe ricadere nella trappola della sforamento delle quote latte. Pare che già nel 2012-2013, da aprile a luglio, la produzione sia aumentata del 3 per cento. Ma c'è qualcuno che controlla? Intanto chiarezza non se ne fa, né prima né dopo, perché il controllo in realtà non c'è. Visto che c'è questa vicenda annosa che risulta poco chiara, il consiglio che vi possiamo dare, ma poi lo diremo a viva voce, è: cercate di scoprire voi per primi qual è la verità, fatevi consegnare i dati, evitate il disastro finché siete in tempo.
Poi il dottor Fruscio, sempre in quella lettera del febbraio 2012, scriveva di voler porre in essere un approfondimento sullo stato delle cose, e che in esito a quell'approfondimento, avrebbe assunto nuove determinazioni a sostegno di una riformulata richiesta da parte di Agea.
A me viene da dire Agea, anzi mi viene da dire: la solita Agea, perché finirà per funzionare finalmente questa Agenzia o no? Noi l'abbiamo posto questo problema anche in XIII Commissione (Agricoltura). Comunque riteniamo che il dottor Fruscio evidentemente voleva prendere in giro qualcuno, perché poi l'approfondimento non è stato fatto. Di certo non può prendere in giro noi dell'Italia dei Valori e tanto meno gli allevatori.
Noi vogliamo soltanto questo, che l'approfondimento venga fatto. Confido molto nella sua serietà, sottosegretario Braga. Questo approfondimento ci deve essere, i dati devono venire fuori. Noi dell'Italia dei Valori non vogliamo che le multe non vengano pagate, ma che le multe vengano pagate se c'è bisogno che vengano pagate perché, altrimenti, non è giusto, non è giusto per quegli allevatori che magari non hanno splafonato. E stiamo cercando la verità e la stiamo cercando proprio insieme a voi perché una mano ve la vogliamo dare. Voi, invece, avete eretto un muro. Mi auguro che questo muro lei, sottosegretario Braga, lo rompa - ricordiamo un altro famoso muro - e finalmente verrà fuori questa verità. Fate venire fuori soprattutto i dati perché, altrimenti, la brutta figura la farete voi e a rimetterci può darsi che siano proprio gli allevatori.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 23 ottobre 2012, alle 14,30:

1. - Discussione del disegno di legge:
Delega al Governo in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova, pene detentive non carcerarie, nonché sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 2 del disegno di legge n. 5019, deliberato dall'Assemblea il 9 ottobre 2012) (C. 5019-bis-A).
e degli abbinati progetti di legge: PECORELLA e COSTA; BERNARDINI ed altri; VITALI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; FERRANTI ed altri; FERRANTI ed altri (C. 879-2798-3009-3291-ter-4824-5330).
- Relatori: Costa e Ferranti.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
GRASSI ed altri; BRIGANDÌ; MIGLIOLI; NUNZIO FRANCESCO TESTA ed altri; DI VIRGILIO ed altri: Disposizioni in materia di utilizzo del corpo post mortem a fini di studio e di ricerca scientifica (C. 746-2690-3491-4251-4273-A).
- Relatore: Grassi.

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3. - Discussione delle mozioni Dionisi ed altri n. 1-01087, De Angelis ed altri n. 1-01071, Morassut ed altri n. 1-01086 e Piffari ed altri n. 1-01173 concernenti iniziative a favore degli inquilini degli immobili di proprietà degli enti previdenziali.

La seduta termina alle 17,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE OSSORIO SULLA QUESTIONE DI FIDUCIA - ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 5440-A/R.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, la componente dei repubblicani ancora una volta responsabilmente voterà a favore della fiducia al Governo. Però diciamolo con franchezza, il ricorso al voto di fiducia continuo è una patologia del sistema democratico, anche se in questa occasione, come ha spiegato il Ministro della salute, la richiesta di fiducia è maturata perché «dopo il lavoro in Commissione, in questa aula sono stati presentati 350 emendamenti, ed avendo il Governo tempi di conversione rigidi, la fiducia è stata inevitabile».
Purtroppo, sappiamo che non sarà l'ultimo voto di fiducia, da qui la considerazione e la preoccupazione dei repubblicani perché se una scelta eccezionale (come il ricorso alla fiducia) è ormai diventata una prassi normale vuol dire che la vita democratica del Parlamento è sotto tutela.
Chiediamo alle maggiori forze politiche rappresentate in Parlamento di affrontare questo nodo, lo chiediamo al Governo, ma lo chiediamo ai gruppi parlamentari dei Democratici di Sinistra e del Popolo della Libertà.
Signori parlamentari, l'Europa ci pone di fronte a scelte che dobbiamo essere capaci di affrontare, scelte che riguardano non solo e non tanto la legge elettorale e le possibili alleanze, bensì l'assetto fondamentale della nostra Repubblica. Nel merito del decreto legge in esame i repubblicani condividono, signor Ministro, la volontà di procedere ad un riassetto del sistema assistenziale e alcuni aspetti della governance del personale dipendente del sistema nazionale sanitario, così come sosteniamo la necessità di completare la riqualificazione e la razionalizzazione dell'assistenza farmaceutica alle Regioni.
Viene riconosciuto il compito di definire l'organizzazione dei servizi territoriali di assistenza primaria, e nel farlo si dice che verrà privilegiata la costituzione di reti poliambulatoriali nel territorio, dotate di strumentazione di base e aperte all'assistito per tutto l'arco della giornata, nei giorni festivi e con turnazione idonea. Ottimo!
Siamo certi, signor Ministro, che le regioni avranno tali ingenti risorse finanziarie? E, poi, siamo in condizione di seguire il tracciato di quei presunti finanziamenti? Esse sapranno affrontare questo obiettivo? Così come l'attività intramuraria, il risarcimento del danno biologico: sono argomenti che opportunamente sono stati messi in luce ma che avrebbero meritato una maggiore attenzione.
Comunque, come ho già annunciato, i repubblicani assicurano al Governo Monti il loro sostegno, ma chiedono che si sappia costruire un progetto di progresso per l'Italia e non un pericoloso commissariamento delle Istituzioni Democratiche.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LAURA MOLTENI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 5440-A/R

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e relatori di maggioranza PDL e PD, il testo in esame reca disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute.
Su questa legge di riforma della sanità la lega nord voterà convintamente contro.
Si è ricorsi a una non necessaria decretazione d'urgenza su un tema che abbraccia diverse branche del sapere e della scienza medica. Questa è una riforma ter di continuità con quella Bindi. Pag. 111
Per la prima volta in modo chiaro e inequivocabile PD e PDL con due relatori di maggioranza in una sorta di consociativismo, hanno fatto un tavolo privilegiato con il Ministro della salute accordandosi nel merito. PD e PDL si son spartiti ambiti del decreto su tematiche di interesse quali il Governo delle attività cliniche, il riordino dell'assistenza territoriale, l'esercizio dell'attività medica intramuraria allargata, quale la responsabilità professionale dell'esercente l'attività sanitaria e la depenalizzazione della colpa lieve, la deroga al turn over del 15 per cento nelle regioni in disavanzo, la razionalizzazione di taluni enti sanitari. Ben pochi altri argomenti sono rimasti invece in campo neutro.
Le norme riguardanti l'assistenza territoriale che si inquadrano nel recupero e nell'integrazione della dimensione sociale non sono certo una novità; l'integrazione territoriale tra servizi sanitari e sociali già avviene da più di un decennio soprattutto nelle virtuose regioni. Quindi, dov'è la novità? Buona parte di queste erano già presenti anche nella legge Bindi, la n. 502 del 1992. In alcune parti del Paese rimasero in buona parte inattuate per mancanza di fondi e anche stavolta sarà così!
Le nuove unità complesse di cure primarie territoriali per una medicina più vicina ai cittadini e la costituzione di poliambulatori aperti al pubblico per tutto l'arco della giornata con l'obiettivo di decongestionare il pronto soccorso, hanno un costo!
La valorizzazione del medico di famiglia che lo pone sullo stesso piano per dignità, competenza specifica e modello di funzionamento della medicina ospedaliera ha un costo!
I sistemi informatici per la trasmissione telematica delle ricette delle quali dovranno avvalersi le regioni hanno un costo. Vorrei sapere, chi paga questi costi? Le regioni con i pochi fondi a disposizione o ancora una volta i medici di medicina generale?
Per le unità di risk management per individuare le situazioni e le prestazioni sanitarie potenzialmente rischiose, e per consulenze assicurative non bastavano le regioni?
Se è vero che il cittadino deve poter scegliere liberamente il medico dal quale farsi curare quando le liste d'attesa sono lunghe e il bisogno di ricevere cure e prestazioni sanitarie è pressante, il cittadino, in genere si rivolge alla libera professione intramuraria svolta all'interno dell'ospedale. ma, in alcune regioni questo non e' possibile in quanto l'intramoenia è svolta dai medici nei propri studi professionali privati. per questo al cittadino non resta che una scelta obbligata e non più una libera scelta per ottenere una risposta ai propri bisogni di salute in tempi ragionevoli.
Ma cosa è accaduto sino ad oggi? Una volta che il paziente arriva nello studio professionale privato, una volta che è fidelizzato, ben difficilmente tornerà alla struttura pubblica per prenotare e pagare «in chiaro e non in nero» una prestazione in regime di intramoenia. Con questo sistema il cittadino, come in passato sarà attratto da un meccanismo di elusione e di evasione fiscale, proprio legato al rapporto fiduciario.
Con questo decreto si va a istituzionalizzare un sistema che per anni è stato legato a una sanità malata!
È la stessa Commissione fatta prevalentemente di medici che ha licenziato la depenalizzazione della colpa lieve in tema della responsabilità professionale per l'esercente le professioni sanitarie, ovvero per i medici. Sicuramente verrà meno la pratica della medicina difensiva, non vi saranno più intasamenti processuali e vi sarà una riduzione del contenzioso medico legale perché i medici potranno essere giudicati solo per dolo e colpa grave.
I cittadini devono sapere!
Ma a differenza di altre riforme inerenti le professioni per le quali sono stati votati gli emendamenti e gli articoli del provvedimento in aula, qui è stato solo il voto di fiducia. Ma questa non è una situazione di conflitto? Non è un paradosso? Pag. 112
E che cosa ne rimane dopo i passaggi in Commissione della parte legata ai risarcimenti ai cittadini in caso di errore medico? Poco.
Sul tema del gioco d'azzardo crediamo nella necessità di porre in essere misure volte a contrastare il gioco d'azzardo e il fenomeno della dipendenza.
Abbiamo proposto di ripristinare i 500 metri dai luoghi critici oggetto di ritrovo di giovani e anziani e di allargare la platea dei luoghi dai quali stare lontano per insediare o per mantenere le sale gioco in essere. Volevamo che fossero favoriti gli interventi previsti per contrastare il gioco d'azzardo e per intervenire con risposte di prevenzione e cura nella sindrome da gioco patologico da vincita in denaro.
Più volte ci sono espressi a favore della costituzione di un fondo per la cura e la riabilitazione delle persone affette da ludopatie, attingendo dai proventi dei giochi medesimi. Ma ci è stato detto di no per mancanza di risorse.
Perché lo Stato non va a recuperare quei 90/98miliardi di euro di evasione e multe legate alle società di gioco, perché lo Stato non aumenta il Preu?
Anche per l'impiego dei defibrillatori semiautomatici o altri dispositivi salvavita da parte di società sportive dilettantistiche, di scuole secondarie superiori e università dotate d'impianti sportivi nonché da parte di soggetti gestori di impianti ove si svolge una rilevante attività sportiva amatoriale anche da parte dei non soci i fondi sono insufficienti.
Per quanto riguarda le bevande viene introdotta obbligatoriamente la presenza di almeno il 20 per cento di frutta.
Sui medicinali abbiamo più volte ribadito la necessità di bloccare la immissione nel nostro Paese di farmaci acquistati via internet, sostenendo la necessità di controlli più cogenti sui principi attivi di provenienza da paesi terzomondisti ed extra-UE, al fine di poter garantire la tutela della salute dei nostri cittadini.
Ma di questo nel decreto non se ne parla!
Riteniamo importante sostenere che sia il medico in scienza e coscienza a decidere quale medicinale prescrivere al proprio paziente, tenendo conto dell'effettiva efficacia e appropriatezza del medicinale medesimo rispetto alle esigenze di salute e all'individualità del singolo paziente andando quindi anche a esporre nella ricetta il nome commerciale del medicinale medesimo, cosa che la Commissione non ha voluto introdurre.
Abbiamo altresì fatto presente che buona parte delle industrie e aziende farmaceutiche, il 50 per cento collocato al nord, si trova in una situazione di crisi per la quale già a oggi hanno perso il lavoro circa 11.000 operatori del settore. a breve, dopo tre decreti in 6 mesi, compresa la spending review e i ritardi nei pagamenti da parte del servizio sanitario nazionale che arrivano anche a 700 giorni, in audizione ci è stato evidenziato che per il per il 2013 potranno essere messi in mobilità altre 10 mila e più unità lavorative.
Per la tutela della salute è cruciale, è essenziale l'investimento nella ricerca. Ma per fare investimenti ci vogliono i soldi che non ci sono. È fondamentale portare avanti una politica pubblica del farmaco, che investa nella ricerca e nell'innovazione.
Ma il Governo cosa fa? Resta inerte?
In tema di medicina omeopatica, ricordo che circa 11 milioni di persone ne fanno uso, e pertanto è giunta l'ora che il nostro Paese si adegui ad altri Paesi europei prevedendo ad esempio anche per l'utilizzo di questi farmaci una percentuale di detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi. Ma di questo nel decreto non se ne parla.
Nell'articolo 14 alla voce della «razionalizzazione di taluni enti sanitari» al posto di trovare la soppressione di alcuni enti troviamo la trasformazione dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà (INMP) in un ente con personalità giuridica di diritto pubblico dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile con il compito di promuovere di attività di ricerca ed assistenza per la salute delle popolazioni emigranti e per Pag. 113contrastare le relative malattie, ente che vedrà impegnate le risorse dei cittadini per 5 milioni di euro fino al 2012 e per 10 milioni di euro a partire del 2013 nonché altri circa 10 milioni di euro mediante rimborsi di prestazioni erogate a carico del servizio sanitario nazionale e la partecipazione a progetti di ricerca nazionali ed internazionali. Andando a leggere il dossier in modo più approfondito si scopre che alla fine questi fondi interesseranno il San Gallicano di Roma che se non ricordo male è in disavanzo per diversi milioni di euro, quando nel Paese sono già presenti esempi positivi che trattano la stessa materia legata a quelle che io chiamo patologie di importazione ovvero la divisione malattie infettive e tropicali dell'ospedale Sacco di Milano.
Questo provvedimento non è ispirato a un principio di equità.
Questo è un insulto a quelle regioni virtuose che sono oggetto di continui tagli da parte dello Stato in tema di sanità, regioni queste che sino a oggi hanno garantito l'attuazione del principio dell'articolo 32 della Costituzione accogliendo anche cittadini provenienti da altre parti di Italia ed intervenendo concretamente nella risposte alle esigenze di salute legate anche alle patologie di importazione.
I nostri emendamenti avrebbero risolto le storture di questo disegno di legge.
In tema di corruzione la sanità ha certamente influito e correlate a questi vi sono parecchie situazioni di buchi di bilancio e di disavanzi. In merito, nel provvedimento non vi sono meccanismi di contrasto a questi fenomeni. Ma in ordine alla corruzione e agli sprechi non bastava dare applicazione alla legge delega n. 42 sul federalismo fiscale approvata il 29 aprile del 2009? In quella legge è previsto il fatto che amministratori che hanno contribuito e/o hanno causato buchi di bilancio e disavanzi non potranno essere candidati alle varie tornate elettorali, comuni, province, regioni e Parlamento e nemmeno andare a far parte della gestione degli enti pubblici perché non potranno essere nominati nei consigli di amministrazione.
In tema di governo clinico, sapete di cosa abbiamo bisogno? Abbiamo bisogno di una buona politica della sanità, di buone prassi, di etica professionale, del recupero di un senso di responsabilità collettiva volto ad una gestione senza sperperi, sprechi e inefficienze.
Basterebbe amministrare la sanità con la logica del buon padre di famiglia.
Noi siamo a favore del merito, della trasparenza, della valorizzazione delle competenze e delle professionalità dei singoli medici e di tutti coloro che sono impegnati nel campo medico e nella dirigenza ospedaliera.
Quello che avviene oggi non è crisi di competenza clinica ma crisi di valori, di quei valori sani che hanno costruito il nostro Paese.
Come più volte già detto, dopo le modifiche intervenute all'articolo 117 del Titolo V della Costituzione, nel 2001, alle regioni è stata demandata l'autonomia nella gestione e nell'organizzazione della sanità.
Per questo, il compito dello Stato è oggi ricondotto a esplicitare i principi fondamentali, mentre spetta alle regioni l'adozione di tutta la normativa di dettaglio.
Ben due sentenze della Corte Costituzionale hanno sottolineato che la materia della sanità, dopo la riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione, ricomprende sia la tutela della salute sia l'organizzazione sanitaria in senso stretto, nella quale le regioni possono adottare una disciplina anche sostitutiva di quella statale.
La I Commissione (Affari Costituzionali) ha ricordato più volte, ponendo condizioni sia nel corso della trattazione del governo clinico sia nel suo ultimo parere sul presente decreto, che molte delle disposizioni contenute nel testo intervengono in sostanza in modo inopportuno, nel dettaglio, sulle materie che regolano o sulla materia contrattualistica.
Tali condizioni della Commissione affari costituzionali sono state accolte solo parzialmente.
Con questo decreto si vanno a invadere le competenze regionali. Pag. 114
Dal 2001 molte regioni e buona parte di quelle del nord hanno immediatamente messo in pratica la devoluzione di competenze assegnate loro dalle modifiche del titolo V della Costituzione, con risultati straordinari.
Vi sono regioni del nord che sono un faro per i pazienti del Paese e un punto di riferimento europeo per i servizi e le prestazioni sanitarie erogate in termini di qualità, efficacia, efficienza, appropriatezza rispetto ai bisogni di salute del cittadino.
Vi sono, al contrario, aree del Paese, soprattutto nel Mezzogiorno che sono tutt'altro che virtuose, in cui le amministrazioni hanno un numero di dipendenti superiori di cinque o sei volte rispetto alle regioni del Nord.
Soprattutto nel Mezzogiorno, si registrano inefficienze organizzative, sprechi gestionali, inappropriatezza di spese riferite alle prestazioni sanitarie, supporti tecnologici carenti in seno alle strutture ospedaliere e una ramificata distribuzione della rete ospedaliera sul territorio che ancora oggi presenta un numero eccessivo di strutture ospedaliere inefficienti, di piccole dimensioni. Nel Paese vi sono aziende sanitarie obsolete, poco adeguate, il 30-35 per cento con meno di 100 posti letto. Strutture ove si registra buona parte di errori sanitari. Strutture da chiudere!
Al contrario, le regioni virtuose sono quelle che hanno saputo sapientemente organizzare le proprie reti territoriali, andando a chiudere piccole strutture generatrici di problemi e inadeguate alla richiesta di salute territoriale espressa dai cittadini, investendo risorse e tecnologie nella costruzione o nel rafforzamento di grandi poli ospedalieri, in grado di gestire con efficacia e tempestività territori anche molto ampi, attuando politiche d'interazione anche con i servizi assistenziali e sociali.
Tutto il provvedimento sembra essere pervaso da un sostanziale pregiudizio a porre in essere la concorrenza all'interno del Servizio Sanitario Nazionale.
Ma sarà un caso che in alcune regioni (le solite, quelle del Nord) il sistema attuale ha prodotto, invece, dei buoni modelli gestionali e di concorrenza tra pubblico e privato accreditato con dei risultati di qualità di prestazione e contenimento dei costi in pareggio di bilancio che sono sotto gli occhi di tutti?
Vi sono, infatti, regioni che, non solo offrono un altissimo livello di sanità in termini di prestazioni, ma sono anche in pareggio di bilancio da più di un decennio.
Una struttura efficiente sarebbe sicuramente scelta dal cittadino paziente. Manca invece la ferma volontà di fare pulizia e porre in essere misure drastiche per eliminare una sanità malata fatta di disavanzi, sprechi, inefficienze, di un sistema clientelare e di un sistema ove non si dà conto direttamente di quello che si spende. Soprattutto il nostro Servizio Sanitario Nazionale deve essere amministrato da un lato con le leggi dell'impresa e da un altro ponendo al centro «l'uomo, l'individuo, la persona, il cittadino»che deve ricevere la prestazione.
Un paradosso che rimane irrisolto anche in questo provvedimento è legato al fatto che il pubblico accredita i suoi concorrenti e nello stesso tempo paga le prestazioni con una tempistica abnorme. Vi sono regioni che sprecano, ma non pagano, per più di 100 miliardi di euro complessivi di debiti accumulati dagli enti pubblici nei confronti delle aziende, con una politica del rinvio del saldo delle fatture ai fornitori di beni e servizi. La classifica è guidata da due regioni sottoposte ai piani di rientro del debito: il Lazio per 7,5 miliardi e la Campania per 6,5 miliardi.
Sprechi, corruzione e incuria sono il buco nero della sanità.
Nel 2011 il 27 per cento dei finanziamenti pubblici è Stato bruciato dalle inefficienze. Circa 13 miliardi sono andati in fumo a causa di gestioni allegre.
I tempi di pagamento tra le imprese e soprattutto tra le pubbliche amministrazioni e le aziende è un vero problema. Le aziende restano in attesa di soddisfare i propri crediti anche per 700 giorni per coloro che hanno lavorato, pagato gli stipendi, i contributi previdenziali, le tasse Pag. 115per i propri dipendenti ogni mese, le bollette per le utenze, risulta insopportabile essere pagati con sei o otto mesi o magari anche un anno di ritardo.
Non ci sono scuse per non pagare se non il fatto di aver sprecato risorse pubbliche. Queste inefficienze non pesano solo sul sistema produttivo italiano ma sulle nostre tasche, quelle dei cittadini e sulla salute.
Oggi, grazie a questa legge di conversione, si vuole offrire un modello di sanità a tutto il Paese, entrando pesantemente in quelle che sono le competenze regionali nella gestione dell'organizzazione della sanità.
Con questo provvedimento state dicendo che non v'importa nulla dei modelli gestionali e organizzativi delle regioni virtuose.
È come dire alle regioni virtuose, avete lavorato bene fino ad oggi, avete un modello di gestione e di organizzazione efficiente ed efficace, a seguito dei tagli adottati dal Governo, siete anche riuscite comunque a rimanere in pareggio di bilancio; bene, ora accantonate il vostro modello virtuoso di sanità che dà risposte ai cittadini di tutto il Paese - perché al nord arrivano i cittadini di tutto il Paese - e provate questo nuovo modello incerto e zoppo.
Il provvedimento produce un nuovo modello per il quale ho forti perplessità, un modello incerto, zoppo e di difficile applicazione.
Un modello incerto in quanto introduce normative che entrano nel dettaglio andando in modo centralistico a disciplinare la nomina dei direttori generali, l'introduzione di un collegio di direzione, la nomina dei capi dipartimento e quant'altro.
Porterà a un'esplosione dei costi sanitari correlati all'attuazione della norma.
Al posto di prendere esempio dalle regioni virtuose dove va il Governo? Elude le modifiche del Titolo V della Costituzione per tornare a una sanità romanocentrica. Il Governo con questo provvedimento sta dicendo che vuole attuare una sostanziale revisione del Titolo V della Costituzione per recuperare centralità nell'impostazione delle scelte.
Al riguardo alcune regioni si stanno già muovendo. Sono, infatti, sul piede di guerra per impugnare il provvedimento. Così come ha già fatto la Lombardia su un altro argomento della spending review.
Noi siamo con loro.
Questo Governo è figlio di un'Italia che stava in piedi grazie al Nord.
Oggi il Paese non sta più in piedi perché il nord non ce la fa più a reggere questo sistema produttivo di sprechi e inefficienze e costi inutili e contemporaneamente a essere chiamato a dar da mangiare alle proprie famiglie e ai propri cittadini.
Nel nostro Paese vi sono molti rami secchi da tagliare e la strada non è quella di centralizzare ma quella di arrivare a un vero federalismo fiscale con l'applicazione dei costi standard, un vero decentramento ove il livello di controllo è sotto gli occhi dei cittadini. Infatti, sarebbe sufficiente applicare i costi standard e tenere conto di un semplice parametro quale il rapporto dei dipendenti in relazione al numero degli abitanti per ridurre drasticamente la spesa pubblica.
Al Nord ci sono comuni che hanno la metà dei dipendenti di quelli con pari abitanti al Sud.
Con l'applicazione dei costi standard riferiti alla gestione della cosa pubblica, politici inefficienti, incapaci o corrotti, sarebbero stati definitivamente mandati a casa. Non solo non avrebbero potuto nemmeno essere candidati alle elezioni comunali, provinciali, regionali e in Parlamento, né tantomeno entrare a far parte dei consigli di amministrazione degli enti pubblici.
Altro punto del provvedimento è la norma che prevede nelle regioni sottoposte al rientro dei piani sanitari, venga disapplicato il blocco del turn over nel limite del 15 per cento e della spesa dell'anno precedente con la scusa della necessità di garantire i livelli minimi di assistenza.
Una norma assurda e non corrispondente a una situazione reale del Paese per Pag. 116la quale vi sono regioni ove si registrano i più grandi disavanzi soprattutto al sud che hanno un'esplosione della spesa sanitaria legata a un eccessivo numero di personale e quindi a un'eccedenza oltre che a sprechi, inefficienze, incapacità gestionali sperperi e mala gestio.
La spending review aveva bloccato il turn over.
Cari colleghi, a otto mesi dalle elezioni eludere il blocco del turn over assume il sapore di una norma volta alla captatio benevolentia in vista del voto. Una logica legata alla vecchia politica dell'acquisizione del consenso e del voto che fa male al Paese.
Già immagino come potranno svolgersi le cose. Concorsi per pochi posti di lavoro, migliaia di partecipanti in cerca di protezione e qualche politico che saprà appoggiare sapientemente la propria mano sulla spalla di quanti più concorrenti riuscirà a raggiungere. Una logica non al servizio degli interessi del Paese ma al servizio degli interessi di pochi. Uno scenario sconfortante. Altro che rivoluzione sanitaria copernicana.
Dovevate colpire i privilegi, ridimensionare il numero dei ministeri ed eliminare i poltronifici pubblici. Questo è quello che vuole la gente, il popolo di questo Paese. Ma voi siete un Governo sordo che risponde invece a logiche dei partiti che vi appoggiano e che non vogliono cambiare questo sistema, vogliono mantenere così com'è questo dinosauro, quest'arca di Noè chiamata Italia.
Tagliare sulla salute significa tagliare sui cittadini, sul loro diritto all'assistenza, sul loro diritto a vivere una vita dignitosa in un Paese civile.
Questo decreto è insufficiente e approssimativo.
Come si fa a inquadrare il diritto alla salute nel più vasto obiettivo che è quello dello sviluppo complessivo del Paese senza soldi e fondi con una visione statalista e centralista e una politica di tagli lineari della spesa?
Crediamo che il Governo stia improvvisando e sia alla mercé dei partiti di maggioranza che lo sostengono.
Avete affossato quella che poteva essere la vera riforma strutturale, cioè il federalismo. Una riforma in grado di procurare le risorse per fare quello che tutti, a gran voce, stanno urlando di fare, per poter sopravvivere e cioè abbassare la pressione fiscale. Il processo era già partito con il lavoro dei nostri ministri Bossi e Calderoli; un percorso importante, una vera e propria rivoluzione, però, voi l'avete bloccato.
E per questo la lega nord voterà convintamente no.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto sommario e stenografico della seduta del 17 ottobre 2012:
a pagina II, prima colonna, penultima riga, le parole «ed abbinati (A.C. 5086-5420)» si intendono sostituite dalle seguenti: «ed abbinata (A.C. 5086)»;
- a pagina VII, seconda colonna, ventitreesima riga la parola «abbinati» si intende sostituita dalla parola «abbinata»;
a pagina IX, prima colonna, prima e seconda riga, le parole «assorbiti gli abbinati progetti» si intendono sostituite dalle seguenti: «assorbita l'abbinata proposta»;
a pagina 16, prima colonna, ottava, nona e decima riga, le parole «degli abbinati progetti di legge: Brugger ed altri; d'iniziativa del Governo (A.C. 5086-5420)» si intendono sostituite dalle seguenti: «dell'abbinata proposta di legge: Brugger ed altri (A.C. 5086)»;
a pagina 16, prima colonna, dalla diciannovesima alla ventiduesima riga, le parole «degli abbinati progetti di legge d'iniziativa dei deputati Brugger ed altri e d'iniziativa del Governo.» si intendono sostituite dalle seguenti: «dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa dei deputati Brugger ed altri.».
a pagina 24, prima colonna, settima e ottava riga, le parole «assorbiti i progetti di legge nn. 5086 e 5420.» si intendono sostituite dalle seguenti: «assorbita la proposta di legge n. 5086.».

Pag. 117

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 5019-BIS ED ABBINATE

Ddl n. 5019-bis e abb. - Messa alla prova e misure alternative alla detenzione

Discussione generale: 7 ore.

Relatori 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 10 minuti
Popolo della Libertà 44 minuti
Partito Democratico 43 minuti
Lega Nord Padania 48 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 33 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 32 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti
Italia dei Valori 45 minuti
Misto: 34 minuti
Grande Sud-PPA 8 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 5 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5440-A/R - odg 9/43 452 441 11 221 145 296 26 Resp.
2 Nom. odg 9/5440-A/R/46 451 445 6 223 139 306 26 Resp.
3 Nom. odg 9/5440-A/R/49 454 448 6 225 45 403 26 Resp.
4 Nom. odg 9/5440-A/R/53 447 396 51 199 376 20 26 Appr.
5 Nom. odg 9/5440-A/R/78 459 452 7 227 51 401 26 Resp.
6 Nom. odg 9/5440-A/R/83 452 451 1 226 54 397 26 Resp.
7 Nom. odg 9/5440-A/R/84 457 456 1 229 54 402 26 Resp.
8 Nom. odg 9/5440-A/R/85 452 449 3 225 53 396 26 Resp.
9 Nom. odg 9/5440-A/R/89 455 452 3 227 60 392 26 Resp.
10 Nom. odg 9/5440-A/R/92 454 450 4 226 56 394 26 Resp.
11 Nom. odg 9/5440-A/R/93 456 450 6 226 87 363 26 Resp.
12 Nom. odg 9/5440-A/R/96 460 456 4 229 55 401 26 Resp.
13 Nom. odg 9/5440-A/R/97 456 453 3 227 53 400 26 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/5440-A/R/98 450 447 3 224 54 393 26 Resp.
15 Nom. odg 9/5440-A/R/101 457 452 5 227 52 400 26 Resp.
16 Nom. odg 9/5440-A/R/103 445 443 2 222 50 393 26 Resp.
17 Nom. Ddl 5440-A/R - voto finale 363 334 29 168 269 65 25 Appr.