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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 670 di lunedì 23 luglio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 12.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 luglio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bindi, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Dussin, Fallica, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Guzzanti, Iannaccone, Jannone, Lombardo, Lupi, Melchiorre, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Pisacane, Pisicchio, Stefani e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di giovedì 19 luglio 2012, la I Commissione permanente (Affari costituzionali), ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
D'ALEMA ed altri: «Modifiche alla legge 3 agosto 2007, n. 124, concernente il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e la disciplina del segreto» (5284).

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di giovedì 19 luglio 2012, la VII Commissione permanente (Cultura) ha proceduto all'elezione del deputato Luisa Capitanio Santolini a segretario, in sostituzione del deputato Maria Coscia, dimissionario dalla carica.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese (A.C. 5312-A) (ore 12,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese
Ricordo che nella seduta del 3 luglio 2012 è stata respinta la questione pregiudiziale Dozzo ed altri n. 1.

Pag. 2

(Discussione sulle linee generali - A.C. 5312-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Lega Nord Padania, Italia dei Valori e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni VI (Finanze) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la Commissione finanze, onorevole Fluvi, ha facoltà di svolgere la relazione.

ALBERTO FLUVI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge all'esame dell'Assemblea reca, come lei stesso ha detto, la conversione in legge del decreto-legge contenente le misure urgenti per la crescita del Paese. Si tratta di numerose disposizioni che comprendono interventi per il rilancio delle infrastrutture, dell'edilizia e dei trasporti, misure per l'agenda digitale, la trasparenza nella pubblica amministrazione, il riordino degli incentivi per le imprese e dei finanziamenti per la ricerca, il sostegno della pratica sportiva e del turismo.
Oltre al Fondo per la crescita sostenibile, il decreto-legge contiene misure per lo sviluppo e il rafforzamento del settore energetico, norme volte alla semplificazione delle procedure per la realizzazione di infrastrutture energetiche e liberalizzazioni nel mercato del gas naturale. Si tratta, in sostanza, di un pacchetto di misure piuttosto articolato, con cui si intende avviare una nuova fase politica, concentrata sugli interventi necessari per favorire la crescita e lo sviluppo, attualmente gli unici strumenti in grado di farci uscire dalla crisi finanziaria che stiamo vivendo, ormai, da troppi anni.
Come ho detto, le Commissioni di merito hanno introdotto numerose modifiche ed integrazioni al testo licenziato dal Governo, con l'obiettivo di indirizzare maggiormente le misure proposte verso obiettivi di sostegno alla crescita e allo sviluppo. Si è trattato di un lavoro complesso, ma positivo, di un confronto aperto e costruttivo fra Parlamento e Governo e fra maggioranza e opposizioni, che, in molte occasioni, è andato oltre gli schieramenti - vorrei sottolinearlo - e le esigenze di partito, portando all'approvazione di alcune misure, quali, ad esempio, il pacchetto sulle semplificazioni edilizie, l'IVA per cassa e le perdite su crediti, approvato all'unanimità.
Tra i principali interventi sui quali mi soffermerò brevemente ricordo le misure in favore delle popolazioni colpite dal sisma dell'Emilia Romagna e della ricostruzione dei territori colpiti dal sisma dell'Abruzzo, il Piano nazionale delle città, un ampio pacchetto di semplificazioni edilizie, a partire dal rafforzamento dello sportello unico per l'edilizia, il potenziamento degli incentivi per l'efficienza energetica, le misure a sostegno dell'auto elettrica, l'inserimento dell'energia geotermica tra le forme energetiche strategiche, l'estensione dell'IVA per cassa, l'introduzione di ulteriori ipotesi di deducibilità ex lege delle perdite su crediti.
Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda alcune modifiche nel settore dell'edilizia, il nuovo articolo 4, confermando l'incremento dal 50 al 60 per cento della percentuale minima dei lavori che i titolari di concessione già assentite alla data del 30 giugno 2002 sono tenuti ad affidare a terzi, ne anticipa di un anno l'applicazione, ovvero a decorrere dal 1o gennaio del 2014, anziché del 2015.
Con riferimento agli interventi per Expo 2015, viene ridotto da 45 a 30 giorni il termine, non prorogabile, per l'espressione del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici sui progetti relativi alle opere necessarie al suddetto evento, al fine di accelerarne la realizzazione.
Numerose modifiche hanno riguardato gli interventi per la ricostruzione e la ripresa economica nei territori colpiti dagli eventi sismici del maggio 2012. In primo luogo, viene esteso alle regioni Veneto Pag. 3e Lombardia il supporto di Fintecna, necessario per le attività tecnico-ingegneristiche dirette a fronteggiare, con la massima tempestività, le esigenze delle popolazioni colpite dal sisma. Si affida, inoltre, ai presidenti delle regioni colpite dagli eventi sismici del 20 e del 29 maggio 2012 il compito di definire le modalità di predisposizione e di attuazione di un piano di interventi urgenti per il ripristino degli edifici ad uso pubblico. Si stabilisce, inoltre, una riserva di 2 milioni di euro per il 2012 e di 3 milioni di euro per il 2013 per le assunzioni di profili altamente qualificati da parte delle aziende situate nelle zone colpite dal sisma del maggio di quest'anno.
Sempre in tema di terremoti, il provvedimento in oggetto reca numerosi articoli aggiuntivi contenenti misure urgenti per la chiusura della gestione dell'emergenza nella regione Abruzzo, determinatasi a seguito del sisma del 6 aprile 2009.
L'articolo 67-bis disciplina la fase della cessazione dello stato di emergenza, che viene anticipata al 31 agosto 2012, individua il percorso per la definizione dei rapporti contrattuali ancora pendenti, nonché le modalità per il superamento dell'emergenza e per il completamento degli interventi di ricostruzione già oggetto di decreti commissariali emanati. Entro il 30 settembre di quest'anno dovranno essere trasferite ai comuni, alle province e agli enti attuatori le residue disponibilità della contabilità speciale intestata al Commissario delegato. Si prevede, inoltre, che le spese sostenute a valere sulle risorse eventualmente trasferite sono escluse dai vincoli del Patto di stabilità.
Per il controllo degli interventi di ricostruzione vengono istituiti due Uffici speciali per la ricostruzione, uno per la città de L'Aquila e l'altro per i 56 comuni del cratere, con il compito di svolgere attività di promozione e assistenza tecnica della qualità della ricostruzione, di monitoraggio finanziario e attuativo degli interventi, di informazione sull'utilizzo dei fondi, di controllo della conformità e della coerenza urbanistica ed edilizia delle opere, nonché di verifica della coerenza rispetto al progetto approvato, attraverso controlli puntuali e in corso d'opera.
Sono quindi previste misure volte al reclutamento di risorse umane al fine di potenziare le strutture degli enti locali (il comune de L'Aquila e i comuni del cratere), impegnati nella ricostruzione, attraverso l'assunzione a tempo indeterminato di 200 unità di personale, a decorrere dall'anno prossimo. Conseguentemente, è aumentata la pianta organica dei comuni interessati. A seguito dell'approvazione del subemendamento 0.67.018.86, si specifica che l'incremento della pianta organica è temporaneo e che dal 2021 il personale eventualmente risultante in sovrannumero sarà riassorbito secondo le ordinarie procedure vigenti.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, inoltre, ha autorizzato, in deroga a quanto previsto dalla normativa vigente, l'assunzione, a tempo indeterminato, di personale fino a 100 unità da assegnare temporaneamente ai 2 sopraccitati uffici speciali fino a 50 unità, alle province interessate fino a 40 unità e alla regione Abruzzo fino a 10 unità. Alla cessazione del processo di ricostruzione tale personale rientrerà presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per finalità connesse alle calamità naturali e ai conseguenti interventi di ricostruzione.
Viene infine erogato un finanziamento di 35 milioni di euro (20 milioni per il 2012 e 15 milioni per il 2013) per gli interventi sugli edifici gravemente danneggiati dal sisma del 15 dicembre 2009 in Umbria.
Al fine di sostenere inoltre gli interventi di ristrutturazione e di efficientamento energetico, si eleva dal 50 al 55 per cento la detrazione IRPEF per le spese sostenute fino al 30 giugno 2013 per la riqualificazione energetica degli edifici.
Quanto al piano nazionale per le città, si prevede la presentazione alle Commissioni parlamentari competenti, da parte dei Ministri dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, di una relazione sull'attività svolta dalla cabina di regia, che dovrà essere allegata al Documento di economia e finanza. Pag. 4
Tra i criteri per la scelta delle proposte e dei contratti di valorizzazione urbana dei comuni da parte della cabina di regia, si introduce anche il contenimento del consumo di suolo non edificato.
Al fine, inoltre, di coordinare le politiche urbane attuate dalle amministrazioni centrali interessate e di concertarle con le regioni e gli enti locali, si prevede l'istituzione del comitato interministeriale per le politiche urbane presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Si introducono, infine - mi sento di dire che è una parte rilevante del provvedimento, così come lavorato in Commissione -, numerose semplificazioni in materia di autorizzazioni e pareri nell'esercizio dell'attività edilizia. Per ciascun provvedimento amministrativo deve essere pubblicato sul sito istituzionale dell'amministrazione il soggetto cui è attribuito il potere sostitutivo in caso di inerzia al quale l'interessato può rivolgersi per la conclusione del procedimento.
Si modifica la disciplina dello sportello unico per l'edilizia e dei procedimenti amministrativi relativi alla denuncia di inizio attività, prevedendo che lo sportello unico sia appunto l'unico punto di accesso per il privato per tutte le vicende amministrative riguardanti l'intervento edilizio e il relativo titolo abilitativo. Lo sportello è tenuto ad acquisire altresì, anche mediante conferenza dei servizi, tutti gli atti di assenso, comunque denominati, delle amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o del patrimonio storico-artistico o alla tutela della salute e della pubblica incolumità.
Tutte le comunicazioni al richiedente devono essere trasmesse esclusivamente dallo sportello unico e, analogamente, tutti gli altri uffici e le pubbliche amministrazioni diverse dal comune interessate al procedimento devono trasmettere immediatamente allo sportello unico tutte le denunce, domande, segnalazioni o atti ad esse eventualmente presentati, dandone comunicazione al richiedente.
Con tali disposizioni lo sportello unico assume la funzione di unico interlocutore, di unico punto di riferimento sia per il privato sia per la pubblica amministrazione, in relazione a tutti i procedimenti connessi con l'attività edilizia.
Si impone all'amministrazione l'acquisizione d'ufficio di documenti, informazioni e dati, compresi quelli catastali, che siano in possesso delle pubbliche amministrazioni, e il divieto di richiedere attestazioni o perizie sulla veridicità o l'autenticità di tali documenti, informazioni e dati.
Si autorizza il dirigente responsabile dello sportello unico a rilasciare il permesso di costruire in luogo del competente ufficio comunale previsto dal testo vigente.
Le amministrazioni che esprimono parere positivo possono non intervenire alla conferenza dei servizi e trasmettere i relativi atti di assenso.
La determinazione motivata di conclusione del procedimento costituisce titolo per la realizzazione degli interventi.
Le amministrazioni comunali applicano le nuove norme entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame.
Nell'ambito, inoltre, signor Presidente, delle norme volte ad agevolare le obbligazioni emesse dalle imprese per autofinanziarsi, si sono introdotte le cosiddette cambiali finanziarie nel corso dell'esame referente. Si è cercato, in sostanza, di utilizzare il lavoro già svolto dalla Commissione finanze, riproducendo all'interno del testo, che attualmente è all'esame della Camera, il testo già varato da quella Commissione.
Ricordo che la norma è volta a semplificare ed integrare l'attuale ordinamento degli strumenti per il finanziamento dell'attività di impresa, consentendo in particolare la sollecitazione del mercato monetario e finanziario da parte di emittenti finora esclusi, come le imprese non quotate medie e piccole, ampliando le opportunità di investimento degli operatori istituzionali nell'economia nazionale.
Sempre nell'ambito delle politiche a favore delle imprese, ricordo le modifiche introdotte alla disciplina dell'IVA per cassa, ossia dei casi in cui l'IVA sulle cessioni dei beni e prestazioni di servizi Pag. 5diventa esigibile al momento del pagamento del corrispettivi relativi alle operazioni effettuate, in luogo del momento di effettuazione dell'operazione stessa. Ricordo che con il testo in esame si eleva da 200 mila a 2 milioni il volume di affari interessato dall'IVA per cassa.
Per quanto riguarda, infine, la nuova disciplina dell'appello, si introduce l'obbligo per il giudice, in sede di prima udienza di trattazione, di sentire le parti prima di dichiarare con ordinanza l'inammissibilità dell'appello. È poi espunta, in caso di ricorso per Cassazione avverso l'ordinanza di inammissibilità, la limitazione dei motivi del ricorso a quelli specifici esposti con l'atto di appello. Sono quindi dettati gli specifici contenuti della motivazione dell'atto di appello previsti a pena di inammissibilità, ovvero l'indicazione delle parti del provvedimento che si intendano appellare e delle modifiche che vengono richieste alla ricostruzione del fatto compiuta dal giudice di primo grado e l'indicazione delle circostanze da cui deriva la violazione della legge e della loro rilevanza ai fini della decisione impugnata. Si limita l'ammissione di nuovi mezzi di prova e nuovi documenti nel giudizio di appello ai soli casi che le parti dimostrino di non aver potuto proporre o produrre. Analoga limitazione è introdotta in relazione all'ammissione di nuovi mezzi di prova e nuovi documenti nell'appello avverso l'ordinanza provvisoriamente esecutiva nel procedimento sommario di cognizione, ora ammessi.
In relazione - mi avvio a concludere - agli interventi in materia di sport e turismo, segnalo in primo luogo la destinazione di una parte delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva pari a 5 milioni di euro al Fondo di garanzia per i mutui relativi alla costruzione, all'ampliamento, all'attrezzatura, al miglioramento e all'acquisizione di impianti sportivi. Ferme restando la pertinenza del Fondo all'Istituto per il credito sportivo, le sue finalità e la natura sussidiaria della garanzia fornita, si amplia il novero dei soggetti che potranno usufruire di tale garanzia. Essa potrà rilasciarsi anche in favore di ogni altro soggetto pubblico o privato che persegua, anche indirettamente, finalità sportive, oltre che in favore di società o associazioni sportive, sui mutui contratti per la costruzione, l'ampliamento, l'attrezzatura, il miglioramento o l'acquisto di impianti sportivi, ivi compresa l'acquisizione di relative aree.
Vengono infine modificati i criteri di gestione del Fondo: in luogo di un regolamento del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa deliberazione del consiglio nazionale del CONI, si prevede che esso sia gestito in base ai criteri approvati dal Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, su proposta dell'Istituto per il credito sportivo, sentito il CONI. Infine, si prevede che al Fondo possano essere destinati ulteriori apporti conferiti direttamente o indirettamente da enti pubblici.
Signor Presidente, concludo qui la parte di competenza della Commissione finanze, consapevole di avere tralasciato molti degli argomenti che sono stati affrontati durante i quindici giorni di lavoro delle due Commissioni, ma con la consapevolezza del buon lavoro fatto e del buon dibattito che c'è stato all'interno delle due Commissioni, sia nel rapporto fra il Parlamento e il Governo, sia soprattutto all'interno delle forze politiche, che si sono confrontate in queste due settimane nelle Commissioni e che, vorrei sottolinearlo, su molti aspetti rilevanti di questo provvedimento si sono espresse all'unanimità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della Libertà).
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Il relatore per la X Commissione (Attività produttive), onorevole Raffaello Vignali, ha facoltà di svolgere la relazione.

RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, signor Pag. 6Ministro, signor sottosegretario, come ha già ampiamente descritto il collega Fluvi il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 83 del 2012 oggi all'esame dell'Assemblea reca numerose disposizioni per il sostegno delle imprese e per il rilancio della crescita del Paese. In particolare ritengo che questo provvedimento finalmente fornisca risposte attese con grande intensità e da molto tempo dal mondo delle imprese, e in particolare delle micro, delle piccole e delle medie, che sono realmente la forza della nostra economia. Mi riferisco specificamente agli interventi volti ad abbreviare i tempi delle risposte della pubblica amministrazione mettendo in campo una sanzione per i responsabili dei procedimenti che non rispettano i tempi. I tempi troppo lunghi della pubblica amministrazione sono la prima causa dei mancati investimenti produttivi sia interni che esteri, più dell'eccessiva tassazione o della rigidità del mercato del lavoro.
Ogni giorno di ritardo oltre i termini di legge comporta una perdita di PIL stimabile in almeno 2 punti percentuali all'anno e dei relativi posti di lavoro. Un altro importante intervento - lo ha già ricordato il collega Fluvi - è stato quello a favore delle piccole e medie imprese, è stato il rafforzamento dell'IVA per cassa. Ricordo che oggi ne potranno beneficiare 4 milioni 386 mila imprese su 4 milioni 526 mila, pari al 96,9 per cento del totale. Queste imprese non saranno più costrette a fare da banca alle imprese di più grandi dimensioni e ne avranno un forte beneficio in termini di liquidità.
Anche l'ampliamento della deducibilità delle perdite su crediti e l'estensione e la semplificazione delle cambiali finanziarie, dovuti al grande lavoro della Commissione finanze, costituiscono benefici importanti per la liquidità delle attività produttive. Lo ha già fatto il collega Fluvi, ma vorrei ricordare lo sportello unico dell'edilizia, che è importante in quanto consente di abbreviare il termine delle procedure, ed è importante perché l'edilizia costituisce la più lunga filiera industriale presente in Italia, ed è anche quella che sta subendo di più la crisi: questa norma, con gli incentivi alle ristrutturazioni e all'efficienza energetica, può evidentemente contribuire alla sua ripresa.
Entrando più nel merito delle parti, secondo la suddivisione tra relatori, si introduce, riprendendo una proposta di legge da lungo tempo in discussione presso la Commissione Attività produttive, un pacchetto di disposizioni volte a fornire la mobilità mediante veicoli a basse emissioni complessive. In particolare s'intende incentivare la mobilità sostenibile attraverso la realizzazione di reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli elettrici, la diffusione di flotte pubbliche e private di veicoli a basse emissioni complessive, e l'acquisto di veicoli a trazione elettrica o ibrida. A tal fine il Governo dovrà promuovere un'intesa con le regioni per assicurare l'armonizzazione degli interventi in materia di reti infrastrutturali e per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica. Nello stesso tempo entro il 1o giugno 2014 i comuni dovranno adeguare i propri regolamenti sull'attività edilizia in modo da prevedere che, per gli edifici di nuova costruzione ad uso diverso da quello residenziale di superficie superiore a 500 metri quadri e per i relativi interventi di ristrutturazione ed installazione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli sia obbligatoria ai fini del conseguimento del titolo abilitativo edilizio.
Viene quindi semplificata l'installazione delle infrastrutture di ricarica elettrica negli edifici e nei condomini. Le infrastrutture anche private destinate alla ricarica dei veicoli elettrici costituiscono opere di urbanizzazione primaria e sono esenti dal contributo di costruzione. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto sarà approvato un piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli elettrici. I comuni possono concedere esoneri e agevolazioni sulla tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche in favore dei proprietari di immobili che installano e attivano infrastrutture di ricarica elettrica veicolare. Il piano è finanziato da un apposito fondo con una dotazione Pag. 7di 70 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014, e 2015, mentre per gli anni successivi il piano sarà finanziato dalla tabella D della legge annuale di stabilità.
Parte del fondo, 20 milioni che euro, è destinato alla risoluzione delle più rilevanti esigenze nelle aree urbane ad alta congestione di traffico. È inoltre disponibile una apposita linea di finanziamento a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno delle imprese e gli investimenti in ricerca, per programmi di ricerca tecnologica volti alla realizzazione delle reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli elettrici. Si concede un contributo per l'acquisto anche in locazione finanziaria di un veicolo nuovo a basse emissioni complessive, previa consegna di un veicolo da rottamare da parte del proprietario o dell'utilizzatore in caso di locazione finanziaria da almeno 12 mesi.
Il contributo è riconosciuto in percentuale del 20 per cento nel 2013-2014 o del 15 per cento nel 2015 del prezzo d'acquisto fino a determinati massimali, con una procedura semplificata che consente alle imprese costruttrici o importatrici del veicolo nuovo di rimborsare al venditore l'importo del contributo e recuperare detto importo quale credito d'imposta. Si tratta di un provvedimento che costituisce un'importante fronte di innovazione nella direzione della creazione di vere smart city. Tra le misure volte a migliorare la trasparenza e l'efficienza della pubblica amministrazione, ricordo, poi, l'estensione alle aziende speciali e alle società cosiddette in house dell'obbligo di conformarsi alle prescrizioni di pubblicità previste per tutte le pubbliche amministrazioni sulla concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese e l'attribuzione di corrispettivi e compensi a persone, professionisti, imprese ed enti privati, nonché l'assoggettamento dell'Agenzia per l'Italia digitale ai principi di efficacia, efficienza, imparzialità, semplificazione e partecipazione dei diritti dei cittadini e delle imprese. Sono, inoltre, trasferite all'Agenzia le funzioni dell'Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione in materia di sicurezza delle reti, le attività di progettazione e coordinamento delle iniziative strategiche e di preminente interesse nazionale, per la più efficace erogazione di servizi in rete della pubblica amministrazione a cittadini e imprese.
Sono rafforzate le attività del Fondo per la crescita sostenibile che - ricordo - accorpa oltre 43 sistemi di incentivazione dispersi in altrettante disposizioni di legge. In pratica, si crea un'unica cassetta degli attrezzi e un unico fondo che consente di intervenire in modo integrato e, dunque, con maggiore efficacia ed efficienza. Il Fondo si pone come obiettivo prioritario il finanziamento di programmi e di interventi per la competitività e il sostegno all'apparato produttivo sulla base di progetti di rilevante interesse nazionale capaci di accrescere il patrimonio tecnologico del Paese. A seguito delle modifiche introdotte in sede referente, il Fondo opererà su tutto il territorio nazionale, pur mantenendo il vincolo di destinazione delle risorse finalizzate al Mezzogiorno. Si prevedono procedure in forma automatizzata ai fini della concessione delle agevolazioni nonché la possibilità di modificare periodicamente, con la medesima procedura di cui sopra, le priorità del Fondo per la crescita sostenibile, basandosi sugli andamenti degli incentivi dell'anno precedente.
Tra le misure che hanno trovato un sostegno bipartisan - e sono molte come giustamente ricordava il collega Fluvi - ricordo le disposizioni per l'attività svolta dai call center con almeno venti dipendenti che prevedono, tra l'altro, l'obbligo per le aziende che spostano l'attività fuori dal territorio nazionale di comunicare tale spostamento al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, individuando i lavoratori coinvolti, nonché all'Autorità garante della privacy, indicando le misure adottate ai fini del rispetto della legislazione nazionale, nonché il divieto di erogazione di specifici benefici ed incentivi alle aziende che delocalizzano le attività nei Paesi esteri. Si interviene, inoltre, in deroga alla riforma Fornero, consentendo ai call center che operano in modalità outbound di Pag. 8ricorrere ai contratti di collaborazione a progetto sulla base del corrispettivo definito dalla contrattazione collettiva nazionale di riferimento. Su questo vale la pena di fare una precisazione: lo si è fatto anche perché questa modifica importante è in grado di salvaguardare, secondo le associazioni di settore, circa 30 mila posti di lavoro.
Nell'ambito del riordino della disciplina in materia di riconversione e riqualificazione produttiva di aree di crisi industriale complessa, sono introdotte misure per il ricollocamento professionale dei lavoratori interessati, da realizzare con il coinvolgimento di imprese abilitate allo svolgimento dei servizi di supporto alla ricollocazione. Si concedono, inoltre, maggiori tutele rispetto alla possibile revoca delle agevolazioni in caso di contratti di programma nelle ipotesi di mancato raggiungimento degli obiettivi occupazionali previsti a regime. Al fine di accelerare l'attuazione degli interventi di rilevanza strategica per la coesione territoriale e la crisi economica, con particolare riferimento a quelli riguardanti le aree sottoutilizzate del Paese, si mettono a disposizione le competenze di Invitalia. In relazione alla revisione della legge fallimentare, per favorire la continuità aziendale prevista dal decreto-legge sulla scia del modello del chapter eleven statunitense, le principali modifiche hanno riguardato l'estensione ad alcune tipologie di immobili ad uso non abitativo dell'elenco degli atti sottratti alla revocatoria fallimentare, la modifica della decorrenza dei termini per l'azione revocatoria nel caso in cui il fallimento segua la domanda di concordato preventivo, l'introduzione di alcuni oneri informativi in capo al debitore e alcuni casi di inammissibilità della domanda laddove analoga domanda non sia stata accolta negli ultimi due anni. Termini più brevi valgono laddove sia pendente il procedimento per la dichiarazione di fallimento.
Sotto altro profilo, nel procedimento relativo all'adesione di proposte di concordato preventivo, sono introdotte maggiori garanzie informative per i creditori che non hanno esercitato il voto ed è modificato il procedimento nel giudizio di omologazione relativo al concordato preventivo.
È inoltre modificata la disciplina dei crediti prededucibili nel concordato preventivo e negli accordi di ristrutturazione dei debiti. È soppressa la clausola sull'applicabilità delle disposizioni sul concordato preventivo al concordato con continuità aziendale. È modificato il procedimento relativo alla moratoria del pagamento dei creditori muniti di privilegio nel concordato con continuità aziendale. È integrato l'elenco delle operazioni che, in esecuzione di procedure concorsuali, non configurano il reato di bancarotta. È estesa l'applicabilità degli accordi sui trasferimenti d'azienda delle aziende interessate dal concordato preventivo dall'accordo di ristrutturazione del debito.
Il decreto-legge contiene poi misure per lo sviluppo ed il rafforzamento del settore energetico e norme volte alla semplificazione delle procedure per la realizzazione di infrastrutture energetiche e liberalizzazioni nel mercato del gas naturale. In tale ambito, le principali modifiche hanno riguardato la gestione e la contabilizzazione dei biocarburanti e le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi, con particolare riferimento alle attività finalizzate a migliorare le prestazioni degli impianti di coltivazioni di idrocarburi, compresa la perforazione, se effettuate a partire da opere esistenti e nell'ambito dei limiti di produzione ed emissione di programmi di lavoro già approvati, che sono soggetti all'autorizzazione rilasciata dall'ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la geotermia.
Sono quindi introdotte numerose disposizioni in materia di criteri di individuazione dei siti inquinati di interesse nazionale (SIN); in primo luogo, si estende tale disciplina ai siti interessati, attualmente o in passato, da attività di raffinerie, impianti chimici integrati, acciaierie, nonché ai siti interessati da attività produttive ed estrattive di amianto.
Quanto alle concessioni idroelettriche, si prevede la possibilità che la durata delle concessioni per le grandi derivazioni salga Pag. 9dai 20 anni previsti dal testo originario fino a 30, a seconda dell'entità degli investimenti ritenuti necessari. Si disciplina anche il caso delle concessioni già scadute o in scadenza entro il 31 dicembre 2017. In tali casi, le regioni o le province autonome indicono la gara entro due anni dall'emanazione del predetto decreto interministeriale. Si prevede infine che una quota non inferiore al 20 per cento dei canoni sia destinata dalle regioni e dalle province autonome alla riduzione dei costi dell'energia elettrica, con riferimento ai punti di fornitura dei clienti finali, ovvero famiglie ed imprese, localizzati nel territorio della provincia o dell'unione dei comuni o dei bacini imbriferi montani che insistono sul territorio interessato dalle opere afferenti la concessione. Si tratta di un'innovazione assai importante, che se adeguatamente colta costituisce un'interessante leva per l'attrazione di investimenti produttivi.
In materia di semplificazione delle attività di realizzazione di infrastrutture energetiche e liberalizzazione nel mercato del gas naturale, si estende la procedura di intervento statale di sblocco dei procedimenti autorizzativi delle infrastrutture, qualora manchino gli atti di competenza delle amministrazioni regionali. Si dispone che il conseguimento dell'autorizzazione alla costruzione e alla gestione dei terminali di rigassificazione di gas naturali liquefatti in area demaniale, portuale o limitrofa, costituisce titolo per il rilascio della concessione demaniale. Si definiscono inoltre tempi certi nell'ambito del procedimento per il rilascio della concessione demaniale stessa. Si introducono quindi norme in materia di stoccaggio. Si prevede infine che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas adegui il sistema delle tariffe di trasporto del gas naturale secondo criteri che rendano più flessibile ed economico il servizio di trasporto, a vantaggio dei soggetti a maggiore consumo di gas naturale. In tale ambito, ricordo ancora l'inserimento dell'energia geotermica tra le fonti energetiche e strategiche. Si definisce una procedura per l'individuazione degli impianti di produzione di energia elettrica necessari per situazioni di emergenza e delle relative condizioni di esercizio e funzionamento.
Tra le misure volte al sostegno delle imprese italiane che esportano, ricordo poi le modifiche alla disciplina sui composti organici volatili, che hanno permesso, attraverso un'interpretazione delle norme più in linea con la disciplina europea, di salvaguardare l'intero settore. Uno dei principi cardine dello Small business act, infatti, è la richiesta di una legislazione intelligente, che a livello di Stati membri non registri l'aggravio delle norme contenute nelle direttive dell'Unione europea, giudicate notevolmente stringenti in sé, e ciò al fine di non cagionare un pregiudizio competitivo alle imprese di tali Stati, a beneficio dei concorrenti europei. Nell'ambito delle misure a tutela del made in Italy, che viene inclusa tra le funzioni e i compiti che svolgono le camere di commercio, sono definite le condizioni alle quali l'uso di un marchio costituisce fallace indicazione circa l'origine italiana di un prodotto di origine o provenienza estera. La novella introdotta reca la definizione di luoghi d'origine per i prodotti alimentari.
Maggiore tutela è, quindi, assicurata alla categoria degli oli d'oliva extravergine d'origine italiana, che diventano automaticamente conformi alla categoria dichiarata, se rivelano un contenuto in metilesteri e etilesteri degli acidi grassi minore o uguale a 30 milligrammi per chilo. In caso di superamento di tale valore, i controlli diventano automatici. Sono, poi, rafforzati i controlli sugli oli d'oliva vergini, per i quali diventa obbligatorio, per finalità probatorie nei procedimenti giurisdizionali, la verifica, da parte di un apposito comitato d'assaggio, della corrispondenza delle caratteristiche organolettiche del prodotto alla categoria degli oli dichiarata. Sono, poi, introdotte norme volte a contrastare con maggiore efficacia la contraffazione dell'olio d'oliva extravergine nazionale.
Con riguardo al settore agricolo, segnalo altresì l'introduzione di un regime facoltativo di etichettatura dei prodotti della pesca, che indichi la provenienza del Pag. 10prodotto, anche con la dicitura «prodotto italiano». Nello stesso settore della pesca, sono introdotte norme volte ad informatizzare il registro dei pescatori, attualmente in formato cartaceo, che dovrà essere sostituito da un registro elettronico dei pescatori marittimi, anch'esso tenuto dalle Capitanerie di porto. Sono, quindi, ridefinite le attività rientranti nella pesca esercitate professionalmente dall'imprenditore ittico, al fine di ricomprendervi quelle di imbarco per la pescaturismo e di ospitalità per l'esercizio dell'ittiturismo.
Per quanto riguarda i contratti di rete, sono inserite disposizioni relative al caso in cui il contratto di rete preveda l'istituzione di un fondo patrimoniale comune, di un organo comune destinato a svolgere anche un'attività, anche commerciale, con i terzi. In questo caso, per le obbligazioni contratte dall'organo comune in relazione al programma di rete, i terzi possono far valere i loro diritti esclusivamente sul fondo comune. Si prevede, inoltre, che l'organo comune rediga una situazione patrimoniale secondo le regole valide per il bilancio d'esercizio delle Spa e la depositi presso l'Ufficio del registro delle imprese entro due mesi dalla chiusura dell'esercizio. Inoltre, qualora sia prevista la costituzione del fondo comune, la rete può iscriversi nella sezione ordinaria del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sua sede. Con l'iscrizione nel registro delle imprese, la rete acquista soggettività giuridica. Anche questa modifica risolve difficoltà operative riscontrate nelle reti di imprese costituite da piccoli imprenditori e crea condizioni favorevoli per un forte incremento di questa forma di aggregazione, che consente al nostro sistema di avere una maggiore massa critica nella competizione globale e un miglioramento del rating creditizio.
L'esame del provvedimento in sede referente è stato anche l'occasione per introdurre modifiche alla riforma del mercato del lavoro, in particolare, nell'ambito della riduzione degli intervalli di tempo prevista dai contratti collettivi oltre la quale la stipula di un nuovo contratto a termine viene considerata, dopo la scadenza del precedente, come assunzione a tempo indeterminato. Si precisa che tale riduzione si applica ad attività stagionali e in ogni altro caso previsto ad ogni livello dalla contrattazione collettiva.
Si prevede che la somministrazione di lavoro a tempo indeterminato sia ammessa in tutti i settori produttivi in caso di utilizzo da parte dei somministratori di lavoratori assunti con contratto di apprendistato. Si modificano i presupposti previsti ai fini della presunzione...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la X Commissione. ... che le prestazioni - mi avvio verso la conclusione, signor Presidente - ... rese da titolari di partite IVA siano da considerare come rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. Signor Presidente, magari, consegnerò il testo del mio intervento, e vado velocemente verso la conclusione.
Vorrei semplicemente ricordare i titoli. Il lavoro in sede referente ha consentito di introdurre misure per lo sviluppo delle imprese culturali dello spettacolo. In materia di rifiuti si è attribuita la qualifica di sottoprodotto al digestato ottenuto da impianti aziendali o interaziendali per la digestione anaerobica. In relazione alla misura per l'occupazione giovanile nella green economy si sono allargati i settori per i quali è possibile intervenire. Un ultimo aspetto: nell'ambito degli interventi a sostegno della ricerca, si introducono i voucher individuali di innovazione per le micro e piccole e medie imprese.
Vorrei concludere brevissimamente con due parole, con un giudizio complessivo sul valore di questo provvedimento. Da molte parti si è sminuita la rilevanza di questo decreto-legge: lo si considera inutile alla crescita unicamente perché conterebbe poche risorse. Tralascio quello che posso pensare rispetto ad un certo tipo di cultura che ci ha portato in questa situazione, che ha riassunto molto bene Antonio Polito in un editoriale sul Corriere della Sera pochi giorni fa.
Io, invece, credo che questo decreto-legge - anche con il lavoro che è stato Pag. 11fatto dalle Commissioni, che lo stesso Ministro Passera ha riconosciuto aver migliorato il testo - vada piuttosto nella direzione giusta; infatti, perché ci sia crescita occorre, innanzitutto, creare un contesto favorevole alle imprese e agli investimenti, un contesto che liberi le energie di chi vuole investire e produrre e, su ciò, punta questo decreto-legge. Quindi, una politica industriale nuova che punta sull'enabling piuttosto che sull'assistenzialismo, sul mettere in grado le imprese di investire, di crescere, piuttosto che sull'assisterle; quindi una politica industriale fondata sulla più autentica economia sociale di mercato, che resta il faro della politica economica europea. Come relatore, come politico impegnato nella difesa del ruolo industriale dell'Italia e in particolare delle piccole e medie imprese, ma anche come cittadino, spero di cuore che questo decreto-legge sia l'inizio di una nuova stagione di politica industriale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Vignali, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, non ruberò molto tempo; è la seconda volta che, in occasione di un provvedimento, faccio un richiamo all'articolo 16-bis del Regolamento, quello che riguarda il Comitato per la legislazione. Mi permetto una riflessione su questo e non la farei se non vi fosse, ovviamente, un continuo utilizzo della decretazione d'urgenza e poi la successiva posizione della questione di fiducia.
Al Comitato per la legislazione partecipano i relatori e partecipa il Governo; in questo caso specifico, il parere del Comitato per la legislazione - come si può vedere, qualora qualcuno fosse interessato, nel librone dell'allegato - è di circa sedici pagine. In queste sedici pagine il Comitato per la legislazione fa valutazioni di forma, di merito e di qualità legislativa facendo, peraltro, moltissimi richiami - sebbene, ovviamente, tutte le sedici pagine abbiano la loro valenza e la loro importanza - ad esempio, all'utilizzo o, meglio, alla non coerenza rispetto alla legge n. 400 del 1988, cioè ai tempi per cui la decretazione ha una sua utilità. In questo caso, come la volta scorsa, la risposta è stata: bah, in fin dei conti la necessità c'è e quindi non abbiamo bisogno di rispondere.
Signor Presidente, nell'articolo 16-bis del Regolamento, lei leggerà che, qualora le Commissioni non intendano adeguarsi a quanto previsto dal Regolamento, devono, durante la relazione all'Aula, dire il perché non si sono adeguate. È chiaro che la prassi ci ha portato a una relazione verbale, e quindi all'autorizzazione nei confronti dei relatori di relazionare verbalmente questo però, mi scusi, signor Presidente, non esime le Commissioni, e quindi i relatori, dal dirci se c'è stata adesione alle indicazioni del Comitato per la legislazione oppure, se tale adesione non c'è stata, di spiegarcene i motivi. Ora, se i colleghi relatori, che peraltro sono stimatissimi ed amici, hanno avuto la possibilità, come sicuramente hanno avuto, di partecipare alla seduta del Comitato e hanno letto le sedici pagine, io credo che la Presidenza dovrebbe consentire almeno ai colleghi di dirci - perché iniziamo la discussione sulle linee generali e abbiamo diritto di sapere se c'è stata adesione o no a quanto richiesto dal Comitato per la legislazione - rispetto alle sedici pagine in quali punti c'è stata adesione o, qualora non ci sia stata adesione, perché.
Qualora non ci fosse questo chiarimento, signor Presidente, le chiedo sommessamente di poter rilevare l'opportunità prevista dal comma 7 dell'articolo 16-bisPag. 12del Regolamento, ovvero che il Presidente possa eventualmente riunire congiuntamente il Comitato per la legislazione insieme alla Giunta per il Regolamento. Questo non perché bisogna per forza far polemica, ma è chiaro che con una decretazione d'urgenza continuata, avere un ulteriore decreto-legge con sedici pagine di rilievi - sui quali non si sa dove vi sia stata adesione per l'adeguamento dovuto o dove non vi sia stata - diventa un modo, senza la risposta, ulteriore per far ritenere il Parlamento un elemento più accessorio che utile rispetto a quello che si vuole fare nel momento in cui si legifera. Questa, ovviamente, è una richiesta sommessa e non vuole essere polemica.
Però è chiaro anche che la necessità di un adeguamento del rapporto che c'è tra il Governo, la Commissione e il Parlamento tutto per l'Aula debba avere una concretizzazione almeno in una elencazione concreta e specificata di quello che si può fare e non si può fare e, quando si deve fare, bisogna farlo e non lasciarlo così sempre a mezz'aria, come nel caso del Comitato per la legislazione.

PRESIDENTE. Onorevole Volpi, le sue osservazioni non sono prive di fondamento. Vorrei chiedere ai due relatori se ritengono, nel corso della relazione orale, quindi non abbiamo sotto gli occhi il testo scritto, di aver adeguatamente tenuto conto dei suggerimenti del Comitato per la legislazione, ovvero di aver motivato le ragioni per le quali non ne hanno tenuto conto.

GIANFRANCO CONTE, Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, in realtà, se si vanno a ben vedere i lavori della Commissione, nonostante le fasi convulse che ci hanno portato a terminare i lavori con molte novità anche rispetto al testo originale, la Commissione si è fatta carico di provvedere a fare tutte le correzioni legislative che erano necessarie in due diverse occasioni, sia su un testo particolarmente complesso sia sul testo finale. A quello ci siamo limitati, considerando anche i tempi che avevamo a disposizione, ma se ne è fatto un attento esame e sono stati presentati due diversi emendamenti dei relatori, contenenti le modifiche che erano state sollecitate dal Comitato per la legislazione. Poi, non si può fare tutto e naturalmente abbiamo cercato di fare quanto era possibile.

PRESIDENTE. Se ho capito bene, presidente Conte, - la ringrazio per l'intervento - lei mi dice che si è ragionevolmente tenuto conto dei suggerimenti e, quindi, non vi è motivo di giustificare le ragioni per le quali eventualmente essi siano stati rifiutati. Detto questo, proseguiamo con i nostri lavori.
È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intanto apprezzo la presenza del Ministro Passera. Non è una consuetudine, o meglio non eravamo abituati alla presenza di Ministri che seguono per intero i lavori, e di questo lo ringrazio. Giovedì scorso - come, Presidente, i colleghi sanno - abbiamo approvato i tre Trattati europei: la modifica dell'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il MES e il fiscal compact. Oggi è in corso la discussione generale sul decreto «sviluppo-crescita», in mezzo vi è stato il venerdì nero e, ahimè, anche le prospettive di un lunedì altrettanto nero, se è vero, come purtroppo i dati in questo momento fanno immaginare, un superamento abbondante dello spread oltre i 520 punti base, e anche la Borsa ne sta soffrendo.
Però io credo che il dovere nostro sia comunque di andare oltre. I media e molti analisti hanno denominato questa fase europea come una crisi del debito, ma a ben vedere ciò che importa ai mercati non è tanto il debito in sé quanto piuttosto la sostenibilità del debito, ossia la capacità di un Paese di crescere e quindi di ripagare il proprio debito. È proprio sulla potenzialità Pag. 13di crescita all'interno dell'Eurozona che si registrano vistose divergenze. Per una valutazione precisa di tali differenti potenziali, due variabili vanno principalmente monitorate: la produttività del lavoro e il livello dei prezzi. Infatti, la capacità di un Paese di competere a livello internazionale dipende da quanto produce per ora lavorata, ovvero la produttività del lavoro, e dal prezzo a cui lo produce. La divergenza economica all'interno dell'Eurozona, espressa nella componente più importante, ovvero la capacità di ogni Paese di competere e quindi di crescere, è aumentata notevolmente nei primi dieci anni di vita dell'euro.
Questo rappresenta, dunque, il vero peccato originale della moneta unica, ovvero credere che si sarebbe verificata la convergenza economica dell'Eurozona, mentre i dati mostrano il contrario. Tale divergenza presenta, peraltro, problemi non indifferenti in termini di impatto della politica monetaria della Banca centrale europea sui singoli Stati. Se in Germania si registra una crescita sostenibile e si ha, di conseguenza, il rischio di un surriscaldamento dell'economia e di un aumento conseguente dei prezzi, la BCE sarebbe chiamata, quasi obbligatoriamente, ad aumentare i tassi, come ben sa il Ministro. Se, però, nel frattempo i Paesi periferici, come il nostro, si trovano in un ciclo economico basso o addirittura in recessione, un aumento dei tassi peggiorerebbe la situazione assumendo, quindi, una posizione prociclica. Meglio rischiare un po' di inflazione in Germania diminuendo i tassi, come peraltro ha già anche fatto la Banca centrale europea, anche se a mio modesto parere ancora non in modo adeguato, che una pesante recessione che crea disoccupazione e mette a forte rischio la pace sociale.
Sulla crescita economica l'Europa, come sappiamo, stenta, sebbene le leve per riavviarla siano soprattutto in mano alle autorità nazionali. L'avvio immediato di progetti comuni e cofinanziati di investimento può costituire un importante segnale per i cittadini e per gli investitori, che oggi guardano soprattutto alle scarse prospettive di sviluppo di singoli Stati o regioni. Questa ultima frase, Ministro, lei la conosce bene: è del Governatore della Banca d'Italia ed è stata pronunciata nella relazione conclusiva, che ha tenuto il 31 maggio scorso. Questo segnale, ahimè, però tarda ad arrivare e gli Stati sono sempre più soli. Dobbiamo provvedere noi a noi stessi; non si può immaginare che vi sia qualcun altro che ci pensi. Quella solidarietà, tante volte evocata tra Stati, non c'è. Non c'è in casa nostra tra regioni o, se c'era, va scomparendo. Ognuno pensa solo a se stesso, come diceva una vecchia canzone. Per le imprese i bassi livelli di patrimonializzazione e la stretta dipendenza dal credito bancario quale fonte pressoché unica di finanza esterna, rappresentano un elemento di fragilità nel breve tempo. Infatti, è già in corso da tempo ed è un freno alle potenzialità di sviluppo.
Signor Presidente, sono partito di qui perché solo da qui si può pensare di mettere insieme politiche attive per far ripartire la crescita. Gli strumenti adottati per mettere in ordine i conti sono stati fatti, financo la costituzionalizzazione del pareggio o, meglio, dell'equilibrio di bilancio. Sono tutti strumenti utili ma, come abbiamo visto, non bastano. Il decreto-legge al nostro esame sconta ancora l'interpretazione più rigida della riforma dell'articolo 81 della Costituzione che, invece, consentirebbe interventi atti a debellare la recessione in atto e anche di lunga durata e interventi per far fronte a calamità naturali, quali terremoti, alluvioni e quant'altro, che spesso e volentieri il nostro Paese si trova ad affrontare.
Il rispetto dei vincoli di bilancio senza misure straordinarie impedisce al Governo di adottare misure capaci di avviare l'uscita dalla recessione. Era quanto meno necessario ottenere la possibilità - ma sappiamo anche chi non ce lo ha consentito - di non conteggiare, ai fini del debito di bilancio, gli investimenti produttivi, la golden rule. Solo così sarebbe stato possibile adottare provvedimenti incisivi per la crescita e l'occupazione. Sono spariti, per imposizione della Ragioneria generale Pag. 14dello Stato, i provvedimenti annunciati relativi al credito d'imposta per la ricerca e per l'innovazione, all'esenzione dall'imposta di registro per la compravendita inferiore ai 200 mila euro, e altro ancora. In una situazione in cui la domanda di consumi mostra la maggiore caduta dal dopoguerra, è difficile immaginare che questo provvedimento da solo possa mobilitare tante risorse. Ma, come ha detto il Ministro più volte, questo è il primo e significativo passo.
Ecco perché, alla ripresa dei lavori, saranno necessarie e verranno messe in campo misure straordinarie ulteriori. Come già ricordava il relatore della Commissione attività produttive, dall'aprile 2011 al giugno 2012, la produzione industriale è diminuita di oltre il 10 per cento. La riduzione dei consumi interni ha contribuito in modo significativo al calo dell'attività economica e, nei mesi più recenti, si è attenuato anche l'apporto positivo della domanda estera. Ho letto con attenzione la relazione del Governo al decreto-legge ed abbiamo ascoltato tutti anche le due ottime relazioni. Mi soffermerò solo su alcuni aspetti che ritengo essenziali sia per la complessiva valutazione, sia per indicare percorsi migliorativi.
Per quanto riguarda le infrastrutture, come non valutare positivamente il trattamento fiscale riservato ai project bond, in base al quale si incentiva la sottoscrizione delle obbligazioni di progetto, introducendo l'aliquota agevolata di ritenuta sugli interessi al 12,50 per cento, equivalente a quella dei titoli di Stato? Si equipara il trattamento fiscale degli interessi pagati dai concessionari sui project bond a quella degli interessi pagati sui finanziamenti bancari e si evita un appesantimento rispetto al finanziamento bancario, tutte cose benvenute. Tuttavia, ritengo che il provvedimento preveda che le agevolazioni riguardino solo le obbligazioni emesse nell'arco dei tre anni successivi all'entrata in vigore del decreto, limitandone la potenziale efficacia. Ecco perché abbiamo presentato un emendamento con il quale si tende a rendere permanente l'equiparazione.
Altra misura rilevante è quella dedicata al finanziamento delle opere in partenariato pubblico-privato mediante la defiscalizzazione. La disposizione estende positivamente l'applicazione della defiscalizzazione a tutte le infrastrutture, ma allo stesso tempo la circoscrive solo alla presenza del finanziamento pubblico. Ecco perché, con un altro emendamento, proponiamo di eliminare la subordinazione dell'efficacia dello strumento all'emanazione di uno specifico decreto ministeriale e di consentire l'utilizzo delle defiscalizzazione anche per le opere già aggiudicate. Con un altro emendamento proponiamo di estenderla a nuove iniziative imprenditoriali che, al momento, non hanno alcuna possibilità di essere realizzate per insufficienza o assenza di finanziamento pubblico. Proponiamo poi un articolo aggiuntivo all'articolo 2, l'articolo 2-bis, per rifocalizzare la finalità del fondo rotativo per la progettualità del fondo e per la riprogrammazione del fondo per la progettazione preliminare, gestite dalla Cassa depositi e prestiti a supporto di operazioni di partenariato pubblico-privato ed escludere dai vincoli del Patto di stabilità interno gli oneri sostenuti per la progettazione che beneficia del fondo rotativo.
Di particolare interesse la disposizione, contenuta nell'articolo 6, che consente, a decorrere dall'esercizio in corso, di eliminare per gli enti locali il limite massimo dei crediti d'imposta maturato in relazione ai dividendi di società ex municipalizzate, trasformate in Spa, se utilizzati per la realizzazione di infrastrutture e per migliorare i servizi pubblici locali. Sappiamo che tanti comuni - anche grandi comuni, grandi città - attendevano con speranza ed ansia questo provvedimento, quindi lo valutiamo decisamente positivo.
Sarebbe opportuno procedere ad una più efficace applicazione del Patto di stabilità interno - so che non riguarda direttamente il Ministero da lei retto, ma è un progetto che riguarda ovviamente l'intero Paese - per consentire agli enti locali virtuosi di destinare almeno una quota dei Pag. 15propri avanzi di bilancio alle opere pubbliche ed al pagamento dei debiti verso le imprese.
Sul fronte dell'edilizia, con il ripristino dell'IVA per cessioni e locazioni di nuove costruzioni si consente alle imprese costruttrici di applicare, su opzione del cedente o del locatore, l'IVA nella vendita effettuata anche dopo cinque anni dall'ultimazione dei lavori, nonché l'IVA agevolata del 10 per cento nella locazione di abitazioni di nuova costruzione.
Con un emendamento proponiamo di aggiungere al comma 1 l'estensione della norma appena richiamata anche agli alloggi sociali, cioè all'housing sociale, di cui le fondazioni bancarie sui rispettivi territori e la Cassa depositi e prestiti hanno già attivato iniziative anche significative. Così come proponiamo di inserire la clausola che queste operazioni non aumentino il carico fiscale sia per chi acquista un immobile di nuova costruzione, sia per chi prende in locazione un immobile di nuova costruzione, anche in housing sociale.
In materia di interventi di ristrutturazione edilizia sono disposti aumenti dal 36 al 50 per cento della percentuale di detrazione per le ristrutturazioni edilizie e l'aumento da 48 a 96 mila euro di spesa agevolabile per gli interventi realizzati fino al 30 giugno 2013. Con l'articolo 11 si proroga poi sino al 30 giugno 2013 la detrazione d'imposta del 50 per cento per spese sostenute per gli interventi di riqualificazione energetica, per la verità con un emendamento accolto questa viene mantenuta al 55 per cento e, quindi, valutiamo questa correzione e questa integrazione maturata all'interno delle Commissioni competenti sicuramente positiva. Arriverà il momento di immaginare che questa norma, per le ricadute positive sul fronte ambientale, possa anche essere trasformata in permanente.
Molto positivo il giudizio sull'introduzione del Piano nazionale per le città, per la riqualificazione delle aree urbane degradate, affidato ad una cabina di regia istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con il compito di selezionare interventi proposti dai comuni. Con un emendamento abbiamo proposto che la Cassa depositi e prestiti, soggetto facente parte di detta cabina di regia, intervenga con finanziamenti rinvenienti dal Fondo strategico italiano, dalla stessa promosso, con somme non inferiori a 100 milioni annui, sino al 2017 compreso. Questo perché le somme a disposizione previste dal decreto-legge riteniamo siano non sufficienti, ma certamente solo perché le disponibilità dell'economia complessiva del Paese sono quelle che conosciamo. Allora perché non attingere risorse laddove si trovano?
Positiva l'estensione della semplificazione in materia di autorizzazione e pareri a proposito della SCIA e della DIA, con gli ulteriori alleggerimenti in termini burocratici e di snellimento delle procedure introdotti dalle Commissioni competenti.
Apprezzamento va espresso per le misure riguardanti gli interventi nelle aree dell'Emilia Romagna e in quelle limitrofe colpite dal sisma del 20 e 29 maggio scorso, così come esprimo il mio personale apprezzamento all'articolo aggiuntivo 67.018 del Governo, avente per oggetto le misure urgenti per la chiusura della gestione dell'emergenza del sisma in Abruzzo e sappiamo di quanto ce ne fosse bisogno, visti i risultati poco lodevoli raggiunti negli anni precedenti.
Per quanto riguarda i trasporti e i servizi pubblici locali, viene introdotta una norma attesa da anni sull'autonomia finanziaria dei porti, con la quale viene istituito un fondo alimentato dall'1 per cento delle riscossioni dell'IVA e delle accise relative alle operazioni nei porti e negli interporti nel limite di 70 milioni di euro annui.
Non mi convince però, signor Ministro, quanto contenuto nei commi 1 e 4 dell'articolo 16 in merito alla continuità di alcuni servizi di trasporto, senza avere assicurazioni circa il loro futuro riassetto, cioè alcuni rami secchi che bisogna ovviamente andare a verificare se sono secchi per davvero (e allora avere il coraggio di tagliarli) o se invece possono ancora stare in piedi e funzionare (e allora vale la pena di mantenerli). Pag. 16
Così come un giudizio critico e costruttivo riguarda l'articolo 17 in merito agli autoservizi pubblici non di linea per la proroga sino al 31 dicembre di quest'anno per l'emanazione del decreto attuativo sull'imprendimento delle pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio noleggio con conducente. Sappiamo quali scontri proprio in questa città ci sono fra queste due categorie.
Per quanto riguarda l'articolo 53, per le modifiche apportate agli articoli 3-bis e 4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, riguardanti i profili procedimentali di affidamento della gestione, vi sono ancora dubbi sull'esclusione degli affidamenti di valore limitato ai 200 mila euro dal parere obbligatorio e vincolante.
Per quanto riguarda la crescita sostenibile, è positiva la possibilità per il Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca di intervenire sia nella forma del finanziamento agevolato sia del contributo in conto interesse, di cui all'articolo 30, con l'obiettivo di accelerare le procedure di erogazione delle risorse attualmente non impegnate. Con il nostro emendamento abbiamo proposto di impiegare 1 miliardo e 750 milioni di euro di risorse della Cassa depositi e prestiti disponibili, che le regioni non sono in grado di attivare a causa della carenza di fondi a valere sui propri bilanci.
Positiva è la misura che prevede una moratoria delle rate dovute dalle imprese beneficiarie di agevolazioni, per dodici mesi e per una volta sola, per il pagamento della quota di capitale delle rate di finanziamenti agevolati concesse dal MISE e dal MIUR, perché va incontro alle difficoltà delle imprese nella restituzione dei finanziamenti in un contesto di crisi come quello che stiamo vivendo.
Ritengo non positiva la scelta di stralciare dal testo del decreto-legge la norma che avrebbe consentito di anticipare l'erogazione delle somme per la concessione di agevolazioni alle imprese attraverso un meccanismo alternativo alla riassegnazione dei residui perenti.
Misure importanti invece sono quelle dirette a semplificare gli strumenti di ricerca e sviluppo gestiti dal MIUR, che allineano il nostro ordinamento a quello dell'Unione europea, così pure l'intento di assicurare il raggiungimento degli obiettivi dell'agenda digitale italiana. Tutto il mondo sta orientando i progetti di sviluppo verso il potenziamento della rete digitale. Diceva qualche giorno fa il presidente dei giovani imprenditori che è come se in pieno boom dell'auto, fossimo un Paese ancora senza strade. Siamo al penultimo posto nella classifica dell'indice OCRA sulle velocità dei collegamenti. L'1 per cento delle imprese dei nostri principali novanta distretti industriali non può ancora connettersi alla banda larga.
Tra le cause della poca propensione italiana ad innovare, brevettare e fare ricerca, c'è pure la dimensione delle nostre aziende. La sfida dell'internazionalizzazione - altra è quella della tecnologia, giocata attraverso l'investimento in ricerca - impone di far crescere le imprese anche in termini di dotazione di capitale proprio. In questa direzione ci aspettiamo risultati dall'ACE per superare il sottodimensionamento del nostro tessuto produttivo e incentivare le start-up.
Per quanto riguarda il fisco e la finanza, valutiamo positivamente una serie di interventi, ma ci permettiamo di rilevare alcuni aspetti non positivi: innanzitutto, l'assenza di un innalzamento della soglia di compensazione tra debiti e crediti tributari e un non sufficiente adeguamento della norma relativa alle perdite sui crediti in caso di ristrutturazione aziendale. Sono previsti dei mini sconti; è ovvio che si è fatto fuoco con la legna che in questo momento si aveva a disposizione.
Riteniamo invece decisamente positivo il capitolo che riguarda il capitale di rischio, che è lo strumento idoneo per finanziare l'innovazione. Vanno nella direzione giusta gli incentivi per aumentare le risorse patrimoniali delle imprese. La maggiore dipendenza dal debito a breve espone le imprese italiane a più elevati rischi di rifinanziamento e restringe l'orizzonte temporale degli investimenti. La nuova disciplina per l'emissione di cambiali finanziarie e la modifica della disciplina Pag. 17civilistica e fiscale dell'emissione delle obbligazioni vanno in questa direzione.
L'introduzione dell'IVA per cassa per le piccole e medie imprese con fatturato fino a 2 milioni di euro - veniva ricordato qual è la platea, grande, che sarà interessata da questo provvedimento, risultato raggiunto con la disponibilità del Governo e con il lavoro delle Commissioni - è stata già valutata molto positivamente dalle associazioni di categoria.
La valutazione è, quindi, positiva, però - e arrivo alla conclusione, signor Presidente -, sappiamo che non è affatto sufficiente, come dicevo prima, quanto è stato già previsto. Ne prendiamo sicuramente atto in modo positivo e ci auguriamo che in autunno si possano fare altri passi in avanti.
Sappiamo che i piccoli passi fatti dall'Europa non smuovono i mercati, che sono ormai anestetizzati e accaniti contro il debito di Spagna e Italia. La realtà è che i tempi della finanza sono molto più rapidi di quelli della politica. Andando avanti così, l'unione monetaria dell'euro non potrà resistere, almeno nella forma che conosciamo oggi.
Per l'Italia vi è un ulteriore ostacolo: nessun sistema di aiuti sarà mai efficace finché si potrà guardare al Governo in Italia in termini di mesi e non di anni. Serve un Governo che abbia un mandato forte, serve un leader con cui negoziare a lungo termine; invece, nessuno, purtroppo, ha idea di cosa potrà succedere nella primavera, se mai ci arriveremo, del 2013.
Il Presidente del Consiglio è stimato ed è uno strenuo difensore dell'euro, ma abbiamo visto che i partiti - ultimamente, qualche segnale un po' più positivo si sta dando - nel recente passato - mi riferisco a quelli che lo sostengono, perché gli altri, ovviamente, mi permetto di non prenderli in considerazione - qualche volta lo hanno indebolito.
Solo se supereremo le tante resistenze, le riforme, quelle vere, si faranno. Anche tutto questo potrebbe, però, non bastare, perché il cuore del problema era e resta il fatto che alcune grandi banche universali cross-border, ovviamente non italiane - meno male, perché quella che veniva definita l'arretratezza del sistema bancario italiano si è dimostrata, per fortuna, invece, lungimiranza nella conduzione del medesimo -, quelle grandi banche, che sono troppo grandi per lasciarle fallire, si sono trasformate in macchine gigantesche per scommesse alla roulette dei mercati in conto proprio e non vogliono mollare l'osso, costi quel che costi.
Per loro l'unico modo per battere il mercato, sistematicamente, è di prendere rischi crescenti, moltiplicando allo spasimo la leva sul capitale proprio. Le risposte regolatorie alla crisi finanziaria seguite fin qui sono insufficienti. Bisogna ritornare ad un sistema, tipo quello della Glass-Steagall, di separazione strutturale tra le due forme di attività, quella di banca commerciale e quella di banca di investimento. Speriamo che questo venga fatto in tempo utile, se non vogliamo davvero trovarci in un autunno, se non già in un agosto, caldo dal punto di vista meteorologico e caldissimo dal punto di vista sociale e finanziario.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, Ministro Passera, colleghi, il disegno di legge al nostro esame reca la conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese. Il provvedimento, tanto atteso e che dovrebbe rappresentare il cuore della fase 2 dell'azione del Governo Monti, non è sicuramente perfetto ed è molto meno di quello che ci saremmo aspettati per fronteggiare efficacemente la recessione ormai in atto nel nostro Paese.
Va osservato, tuttavia, che esso rappresenta, in ogni caso, un contributo utile per fronteggiare l'emergenza economica ed avviare una sia pur graduale ripresa della produzione e quindi dell'occupazione, in quanto contiene una serie articolata di misure incisive che toccano aspetti nodali della nostra economia.
Mi riferisco all'edilizia, in particolare alla riqualificazione energetica degli edifici, Pag. 18alle opere pubbliche, al sostegno alle imprese in crisi ed alle nuove imprese, alla ricerca scientifica e all'innovazione tecnologica. Problematiche sono, invece, le modifiche nel campo della giustizia civile, con la limitazione dei ricorsi in appello, anche se questi sono spesso strumentali e tendono a rallentare inutilmente i tempi della giustizia civile.
Significativi sono anche gli interventi in campo agricolo e nel turismo.
Certo, si poteva fare di più e meglio, stanziando maggiori risorse, ma la situazione del bilancio pubblico è nota a tutti e quindi maggiori risorse possono significare un inasprimento fiscale, che è impercorribile, o ulteriori tagli alla spesa pubblica, che rappresentano la strada su cui ci sembra che l'attuale Governo sia fortemente impegnato, attraverso il provvedimento di spending review. Ma i risultati - peraltro tutti da verificare - sono già in larga parte impegnati per evitare l'inasprimento dell'IVA e per coprire altre esigenze improcrastinabili.
Ciò doverosamente premesso, passiamo ad esaminare da vicino il provvedimento in esame, che contiene un numero assai variegato di interventi, tra cui, a nostro parere, i più significativi sono quelli che vado ad elencare.
Viene introdotto un regime fiscale agevolato per gli interessi delle obbligazioni emesse da società di progetto per finanziare investimenti in infrastrutture, a cui viene applicata un'aliquota del 12,5 per cento, come quella dei rendimenti dei titoli di Stato.
Viene riformata e potenziata l'agenda digitale. In effetti, gli articoli 19 e 20 del provvedimento riguardano l'agenda digitale, che sarà sottoposta alla vigilanza della Presidenza del Consiglio o del Ministro da essa delegato. Tra le funzioni ad essa attribuite si segnalano: la disciplina in materia di omogeneità dei linguaggi delle procedure e degli standard per la interrompibilità tra i sistemi informatici della pubblica amministrazione e tra questi e i sistemi dell'Unione europea; l'uniformità tecnica dei sistemi informatici pubblici destinati ad erogare servizi ai cittadini e alle imprese; la diffusione di iniziative in materia di digitalizzazione dei flussi documentali delle amministrazioni; la vigilanza sulla qualità dei servizi e sulla razionalizzazione della spesa in materia informatica; la promozione dell'alfabetizzazione informatica dei cittadini e dei pubblici dipendenti, anche mediante intese con la Scuola superiore e con il Formez; infine, il monitoraggio dell'attuazione dei piani di information and communication technology delle pubbliche amministrazioni. Indubbiamente, questo è un passo importantissimo per ciò che riguarda la nostra attività, la nostra tecnologia e, soprattutto, il rapporto tra i nostri cittadini e la tecnologia europea.
Viene potenziato, sia nel tempo, sia nel campo di applicazione, lo strumento della cambiale finanziaria per agevolare l'accesso ai finanziamenti da parte delle imprese. Viene ampliata la soglia dell'applicazione dell'IVA per cassa per le piccole imprese, che passa da 200 mila euro a 2 milioni di euro di fatturato. L'IVA per cassa, signor Presidente, faceva da sempre parte del programma del Popolo della Libertà. Finalmente è stata portata ad un livello assolutamente accettabile per le nostre imprese e per questo voglio ringraziare personalmente il relatore Vignali che ha fortemente voluto questa modifica e l'ha portata avanti. Essa rappresenta sicuramente qualcosa che non solo era nel nostro programma, ma che oggi viene realizzato.
Inoltre, vengono estese alla realizzazione di tutte le nuove infrastrutture, in collaborazione pubblico-privato, le agevolazioni fiscali introdotte dalla legge di stabilità del 2012. Viene disposto l'obbligo di indire la conferenza di servizi preliminare in tutte le procedure di finanza di progetto. Viene elevata dal 50 al 60 per cento la quota di lavori che i concessionari autostradali sono tenuti ad affidare a terzi, al fine di accrescere la concorrenza.
Viene eliminato il limite massimo di 516 mila euro per la compensazione dei crediti d'imposta maturati dagli enti locali in relazione a dividendi distribuiti dalle ex aziende municipalizzate trasformate in società Pag. 19per azioni, con il vincolo però di destinare le risorse ottenute alla realizzazione di infrastrutture dirette a migliorare i servizi pubblici.
Viene reintegrata l'autorizzazione di spesa per la realizzazione delle opere connesse allo svolgimento di Expo Milano 2015. Inoltre, sono disposti finanziamenti per la valorizzazione della pinacoteca di Brera.
Vengono assoggettate ad IVA le vendite di abitazioni effettuate dai costruttori anche oltre il limite di cinque anni dal termine dei lavori.
Sono introdotte ulteriori misure finalizzate alla ricostruzione e alla ripresa economica della zona della Valle padana colpita dal terremoto iniziato il 20 maggio scorso.
Il Governo, inoltre, nel provvedimento in oggetto, ha introdotto un articolo, l'ultimo, il 67-bis, che disciplina lo stato di emergenza in Abruzzo. Si tratta indubbiamente di un articolo molto importante perché la materia e la situazione necessitavano di questo intervento.
È chiaro che vi sono state polemiche in Commissione sull'ammissibilità di questo intervento e sul luogo dove è stato posto, ma devo dire che c'è stato un lavoro coeso ed apprezzabile di tutta la Commissione affinché alla fine di quest'articolo entrasse nel testo, venisse ammesso e, con qualche modifica, venisse portato in conclusione nel testo finale: un lavoro sicuramente apprezzabile.
Viene innalzata, inoltre, fino al 30 giugno 2013 la detrazione ai fini Irpef dal 36 al 50 per cento, in relazione alle spese documentate per le ristrutturazioni edilizie. Viene, altresì, aumentato il limite individuale delle detrazioni stesse, da 48 mila a 96 mila euro. Viene, inoltre, prorogata fino al 30 giugno 2013 la detrazione per le spese per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, abbassando però la percentuale, dall'attuale 55 al 50 per cento a partire dal 2013.
Indubbiamente il problema dell'energia, il problema dello sviluppo, che prevede degli stanziamenti, in questo caso non possibili, passa anche dalle detrazioni. Pertanto si tratta di detrazioni ben accettate, che sicuramente favoriranno le sviluppo, perché tutti quanti sono concordi nel ritenere l'edilizia il vero motore di un Paese, quel settore che, con una serie di indotti, riesce a smuovere l'economia.
Inoltre, signor Ministro, è indubbio che occorre apprezzare anche il mantenimento della riqualificazione energetica in un Paese in cui il gap dell'energia delle nostre imprese e dei nostri cittadini rispetto agli altri Paesi europei è così forte. Avendo, io dico purtroppo, abbandonato delle fonti energetiche alternative, quali il nucleare - tutti sappiamo i motivi - il futuro di questo Paese si può trovare soltanto nell'efficientamento energetico sia delle pubbliche amministrazione che dei cittadini. Per cui apprezziamo sicuramente questo provvedimento che, anche se abbassato, è mantenuto sicuramente a livelli accettabili.
Viene istituito, inoltre, un Fondo per l'attuazione di un Piano nazionale per le città, destinato in particolare alla riqualificazione di aree urbane degradate. A tale Fondo affluiscono risorse inutilizzate relative a programmi di edilizia del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, pari a circa 220 milioni di euro.
Viene istituito il Comitato interministeriale per le politiche urbane (CIPU) per coordinare le politiche urbane e delle amministrazioni centrali e per concertarle con le regioni e le autonomie locali, un ulteriore motivo di sinergia tra le amministrazioni.
Vengono, inoltre, introdotte norme dirette ad accrescere la flessibilità in entrata nei rapporti di lavoro. In questo ambito signor Ministro indubbiamente qualcosa si è fatto. Anche in questo provvedimento, qualcosa di apprezzabile è stato fatto. D'altronde ricordiamo tutti quando il Ministro Monti - scusate, intendevo dire il Presidente del Consiglio Monti, ma all'epoca è stato anche Ministro dell'economia - è venuto in quest'Aula a ringraziare il Parlamento dell'approvazione di quella riforma, a lui necessaria per andare a Bruxelles il 28 giugno avendo riformato il mercato del lavoro. Ebbene, su questa promessa di modifiche qualcosa si è fatto, Pag. 20ma a nostro parere sulla flessibilità in entrata c'è ancora da fare per rendere effettivamente competitivo il nostro Paese con il resto dell'Europa.
In particolare, si è un po' dibattuto negli ultimi giorni in Commissione rispetto ai contratti di lavoro più flessibili, che sono i lavori che si effettuano presso i call center. Si è raggiunto un accordo, che però, a mio parere, salva la situazione attuale, ma è troppo ambiguo per le assunzioni future. Io non penso che questo provvedimento al Senato possa essere modificato in qualcosa, ma una riflessione sul punto va fatta e ce la chiedono tutti gli operatori del settore.
Vengono, inoltre, introdotte disposizioni per incentivare la diffusione di auto a bassa emissione di CO2, e in particolare delle auto elettriche. Come ha ricordato prima il relatore Vignali, un'altra caratteristica fondamentale e importantissima di questo provvedimento è lo sviluppo delle auto elettriche.
Viene integrato un Fondo per interventi infrastrutturali nei porti per 70 milioni di euro all'anno.
Viene disposto il riordino e la razionalizzazione degli strumenti esistenti per le incentivazioni alle attività imprenditoriali, mediante l'abrogazione di una lunga serie di normative, attraverso la semplificazione di diverse procedure e la razionalizzazione delle norme vigenti.
È importante, signor Ministro, questa semplificazione degli incentivi, cioè di ciò che noi riusciamo a dare alle nostre imprese. Questa semplificazione è iniziata con il precedente Governo e dall'allora Ministro Scajola ed oggi molto bene è ripresa e definita da lei. Si tratta di una richiesta questa, che i nostri imprenditori ci chiedono: semplificare ed avere meno burocrazia non solo in questo, ma in ogni settore.
A tale proposito vorrei ricordarle, come ricordava prima il collega Cambursano, un emendamento del Governo, dal suo Dicastero, presentato direi dieci minuti prima della chiusura dell'esame del provvedimento e del conferimento del mandato al relatore. Si tratta dello sportello unico dell'edilizia.
Ebbene, signor Ministro, quando una norma è efficace e utile, si rivolge ai cittadini non conta tanto la forma ma la sostanza. In un quarto d'ora le Commissioni riunite hanno esaminato e approvato la proposta ed, anzi, ritengo che si tratti di una delle norme più importanti del disegno di legge, così come quella ricordata prima sull'auto elettrica.
Inoltre il provvedimento rinomina il Fondo speciale rotativo per l'innovazione tecnologica, di cui alla legge 17 febbraio 1982, n. 46, ora chiamato Fondo per la crescita sostenibile. A tale Fondo sono assegnate nuove finalità, tra le quali la promozione dei progetti di ricerca, sviluppo ed innovazione, il rafforzamento della struttura produttiva, la promozione e la presenza internazionale delle nostre imprese e l'attrazione di investimenti all'estero. Viene inoltre istituito un credito di imposta a favore di tutte le imprese che effettuano nuove assunzioni a tempo indeterminato per profili altamente qualificati. Purtroppo, per mancanza di soldi disponibili, non è stato possibile estendere tale credito di imposta ad una più ampia tipologia di assunzione a tempo indeterminato e di questo ci rammarichiamo fortemente, in quanto nell'attuale situazione sarebbe stato molto utile reperire le risorse necessarie per questa fondamentale operazione a favore dell'occupazione, magari utilizzando alcuni risparmi ottenuti dalla spending review.
Vengono introdotti ulteriori interventi innovativi ed incisivi diretti a rendere più appetibili le obbligazioni emesse dalle imprese per autofinanziarsi, ad agevolare le imprese in crisi aziendale - si è parlato appunto della riforma del concordato fallimentare - e a semplificare le procedure di gestione della crisi delle imprese caratterizzate da sovraindebitamento, favorendo in tal contesto la continuità aziendale. Sono introdotte misure dirette a favorire l'occupazione giovanile nella green economy e a favore, in genere, nelle imprese agricole; sono introdotte norme di Pag. 21semplificazione dirette a semplificare la realizzazione di infrastrutture energetiche e a liberalizzare il mercato del gas agricolo. Viene rivisto il sistema delle accise sull'elettricità per le imprese a forte consumo di energia.
Vengono ridefiniti gli interventi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, finalizzati al sostegno della ricerca di base e della ricerca applicata, nonché al trasferimento di tecnologie. Viene prevista nell'ambito del Fondo per gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica (FIRST) una nuova modalità di concessione dei finanziamenti alle imprese coinvolte nella realizzazione dei progetti di ricerca. Viene infine istituito un Fondo per lo sviluppo e la diffusione della pratica sportiva diretto alla realizzazione di nuovi impianti sportivi e alla ristrutturazione di quelli esistenti, con uno stanziamento di 23 milioni di euro.
Infine, l'ho lasciata infine, signor Ministro, una norma che è, a nostro parere, il vero punto dolens di questo provvedimento, ossia la norma diretta a limitare nel campo della giustizia civile le impugnazioni sia di merito che di legittimità mediante l'introduzione di un filtro di inammissibilità incentrato sulla non fondatezza dell'impugnazione, valutata dal medesimo giudice di appello in via preliminare. Ebbene, questo articolo 54 che, peraltro, è stato fortemente contestato - è agli atti - dal nostro partito, signor Presidente, signor Ministro, è, a mio parere, il vero punto dolens di questo provvedimento, sia nel merito che nel metodo.
Quanto al metodo, leggiamolo: «l'impugnazione è dichiarata inammissibile dal giudice competente quando non ha una ragionevole probabilità di essere accolta». Ebbene, tre righe per una riforma epocale. Io penso che la dignità delle professioni e delle parti meritavano forse un provvedimento appropriato, meritavano una riforma più pensata, una riforma più dignitosa di tre righe con cui si eliminano duemila anni di storia e due tomi del codice di procedura civile. È un problema che sicuramente solleveremo e abbiamo sollevato, purtroppo non siamo stati seguiti dagli altri gruppi ma siamo contenti che sia agli atti, perché sappiamo tutti che la giustizia, la famosa bilancia dove si ci sono due parti equidistanti e il giudice sopra, prevede la creazione graduale del convincimento del terzo, attraverso la possibilità delle parti equidistanti di poter esporre le loro idee. Il giudice che, lo ripeto, è equidistante, ascolta le ragioni, si forma un convincimento e decide. Invece in queste poche righe si evince chiaramente che c'è un giudice che legge freddamente le carte e che, se trova la ragionevole probabilità, con una discrezionalità che penso sia veramente anche un peso per lui stesso, «uccide» il diritto di quel cittadino che chiede la giustizia e che magari ha perso in primo grado o che il primo grado non ha soddisfatto.
Bene, penso che questa norma vada combattuta, andava espunta - ripeto - da un provvedimento che per il resto parla di sviluppo. A mio parere, è vero, qualche volta la strumentalità dell'appello esiste, ma sono le stesse parti che magari riescono e dovrebbero essere i giudici a condannare a spese ancora più forti in caso di irragionevole azione dell'appello. Ma impedire e cancellare con tre righe tutto questo, a mio parere, abbatte un altro piccolo muro di civiltà del nostro diritto.
Come vedete siamo di fronte ad una serie di interventi molto complessi, variegati, e articolati che rappresentano comunque una sforzo significativo da parte di questo Governo per dare una frustata all'economia del Paese. Come ho già sottolineato - mi avvio a concludere - questo provvedimento tanto atteso, e che doveva costituire la «fase due» del Governo Monti, ha, a mio parere, ancora delle carenze in quanto non individua una coerenza complessiva delle norme varate e soprattutto - ma capiamo la difficoltà - quelle ingenti risorse finanziarie necessarie per dare nuova benzina al motore economico del Paese.
Forse ci saremmo aspettati che quanto ottenuto dall'ottimo lavoro che state facendo sulla spending review - non fermatevi - fosse destinato anche allo sviluppo Pag. 22e non solo ad evitare l'aumento dell'IVA che comunque dobbiamo assolutamente scongiurare; forse ci servirebbe una spending review più incisiva e coraggiosa, che potrebbe consentire di reperire risorse aggiuntive indispensabili per dare un po' di fiato all'economia. Pur con queste avvertenze, e dichiarando che il nostro gruppo forse si aspettava qualcosa di più (ci sono alcune norme che non ci dovevano essere), riteniamo assolutamente buono nel complesso questo provvedimento, e ci auguriamo, in una giornata sicuramente difficile come quella di oggi, che il decreto-legge al nostro esame sia convertito nei tempi giusti, nei tempi previsti dalla nostra Costituzione, anche per dar conto - concludo - della serietà del lavoro svolto in Commissione innanzitutto dai due presidenti e dai due relatori, che voglio ringraziare, ma direi con presenza, collaborazione, e senso di responsabilità da parte di tutti i commissari, signor Ministro, compresi quelli di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14,30.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 14,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 5312-A)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta ha avuto inizio la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare l'onorevole Crosio. Ne ha facoltà.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, con questo provvedimento il Governo porta in Aula l'ennesimo capolavoro, 80 miliardi di euro per la crescita, 80 miliardi di euro di frottole, o meglio, l'unica cosa che questo Governo riesce a far salire, le tasse. In alternativa, l'attività preferita dal Governo Monti è lo scippo, lo scippo sistematico ai territori del Nord che, da sempre, danno a questo Paese, e cosa ricevono in cambio? Poco o nulla, anzi non si perde occasione per togliere sempre di più e puntualmente anche su questo provvedimento ecco lo scippo. Mi riferisco in modo specifico all'articolo 37 di questo famigerato provvedimento. Parliamo del rinnovo delle concessioni idroelettriche e qui credo sia opportuno rinfrescare la memoria a tutti quanti, visto che in questo Paese troppo spesso ci si dimentica di molte cose.
In Italia la produzione di energia elettrica si sviluppò e si diffuse a partire dal XIX secolo. Questo periodo, identificato come Seconda rivoluzione industriale, ebbe in Italia uno dei suoi punti cardine nella produzione e distribuzione su larga scala di energia elettrica, prodotta prevalentemente da fonte idrica. Ciò rappresentò un passo fondamentale per la storia dell'economia del nostro Paese e, in particolare, del nord del Paese. Nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale notevoli furono gli investimenti per la costruzione di nuovi impianti. Numerosi furono gli impianti idroelettrici messi in funzione, ma la scelta del Governo di dare la priorità alla costruzione di impianti termoelettrici e geotermoelettrici, grazie ad importanti innovazioni tecnologiche e alla disponibilità di materia prima, consentì la progressiva affermazione dei due settori, implicando in parallelo una diminuzione dell'importanza dell'idroelettrico a livello nazionale, diminuzione che, però, non intaccò il ruolo di primaria importanza Pag. 23che, ancora oggi, detiene la produzione idroelettrica, sia in valore assoluto - parliamo di oltre 50 miliardi di kWh prodotti nel 2009 -, sia in relazione al fabbisogno nazionale, sulla gestione dei picchi di produzione e sul raggiungimento degli obiettivi europei relativi alle fonti rinnovabili.
Cinquant'anni fa, nel 1962, con la nazionalizzazione dell'industria elettrica furono assegnati ad ENEL gli impianti di produzione di energia elettrica esistenti sul territorio nazionale, ad eccezione di quelli di proprietà di aziende municipalizzate autoproduttrici. Dopo trent'anni, nel 1992, ENEL diventò società per azioni, creando progressivamente le condizioni per la realizzazione di un mercato dell'energia concorrenziale. La liberalizzazione si avviò con il cosiddetto decreto Bersani. Dall'emanazione del decreto legislativo n. 79 del 1999, la questione che attiene al rinnovo delle grandi derivazioni è stata oggetto di ampio dibattito, sia a livello nazionale, con numerose modifiche allo stesso decreto legislativo, sia regionale, e qui l'esempio va alla legge regionale della Lombardia n. 19 del 2010, oltreché oggetto di numerose pronunce della Corte costituzionale. Il tema è di indubbio rilievo in quanto le grandi derivazioni, alcune delle quali già scadute nel 2010 e altre di prossima scadenza, rappresentano oltre il 90 per cento dell'intera produzione idroelettrica, e stiamo parlando di una produzione annua di circa 4,5 miliardi di euro. Tali derivazioni sono strategiche perché i grandi serbatoi, le dighe, consentono una produzione programmata.
Sono quindi importanti non solo per la quantità assoluta di energia prodotta, ma anche per la qualità della stessa, indispensabile per la gestione di una rete sempre più critica, per le diffuse e non programmabili immissioni in rete di altre energie rinnovabili (in particolare, mi riferisco all'eolico, al fotovoltaico, anche al piccolo idroelettrico).
Ma veniamo al ruolo fondamentale e strategico dei territori montani. Perché? Gli impianti idroelettrici, signor Presidente, sono diffusi prevalente in tutta l'area alpina, dove coesistono i due elementi indispensabili per questa cosa, che sono l'acqua ed il dislivello. Banale, ma è così. La produzione idroelettrica è concentrata principalmente nelle province settentrionali, in particolare in quella di Bolzano (che produce il 11,9 per cento) e Sondrio (11,9 per cento), ma anche in quella di Trento (8,3 per cento), Aosta (5,8 per cento), Brescia (5,6 per cento), Verbano-Cusio-Ossola (5,1 per cento), Belluno (4,6 per cento) e Torino (4,5 per cento). È quindi nell'arco alpino, in territori che possono beneficiare di status giuridici particolari tra l'altro, come il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta, o in altre aree quali la provincia di Sondrio, che da sola produce circa il 12 per cento dell'energia elettrica nazionale, che si concentra gran parte della produzione idroelettrica, aree interamente montane in cui la risorsa idrica è spesso la più importante, se non l'unica risorsa del territorio.
Senza l'energia idroelettrica, i grandi bacini alpini, non vi sarebbe stata la crescita industriale che ha sostenuto l'economia del nord del Paese nella prima metà del XX secolo, oltre all'agricoltura di pianura, che ha beneficiato dell'esistenza dei grandi bacini, appunto delle dighe, grazie alla loro funzione regolatrice della risorsa idrica per questo settore (doppio beneficio). Tale crescita a livello territoriale ed ambientale si è tradotta in una pesante alterazione del territorio, e qui veniamo al punto: dighe, condotte forzate, linee elettriche mai interrate, un piano nazionale che deve ancora essere concluso. È evidente soprattutto nella radicale alterazione del regime idrologico dei corsi d'acqua: sono asciutti. Il quadro complessivo dell'evoluzione dell'idroelettrico è piuttosto confuso, connotato da impulsi a scala globale e locale, che spesso si contrappongono: da un lato la spinta globale verso la tutela della concorrenza e lo sviluppo del mercato libero e dall'altro quello più locale, che richiamano, in un'ottica di sussidiarietà e federalismo, il recupero e la valorizzazione dei territori, attraverso nuovi meccanismi di sinergia tra pubblico e privato; questi ultimi, orientati Pag. 24a sviluppare progetti comuni, con vantaggio sia per le comunità locali sia per gli operatori industriali del settore, non trovano un ragionevole punto di equilibrio, appunto, nell'articolo 37 del vostro decreto sviluppo: non c'è. Perché? Le precedenti aperture a favore dei territori montani contenute nella legge n. 122 del 2010, all'articolo 15, e nella legge regionale della Lombardia, come dicevo prima, la n. 19 del 2010, all'articolo 14 più precisamente, a fronte degli esiti delle recenti pronunce di incostituzionalità da parte della Suprema Corte, ripropongono l'inderogabile necessità di individuare una nuova proposta che sappia integrare il comparto idroelettrico con il territorio montano, tornando ad essere una risorsa di sviluppo locale, fatto questo che in maniera irragionevole è previsto per le sole province e regioni alpine a statuto speciale. È quindi necessario che le risorse acquisite dalle gare ad evidenza pubblica per l'assegnazione delle concessioni scadute ed in scadenza siano prioritariamente destinate allo sviluppo locale.
E qui veniamo a quelle che sono state le nostre proposte su questo articolo 37 del decreto sviluppo: le modifiche appunto all'articolo 12 del decreto legislativo n. 79 del 1999, approvate con il comma 4 dell'articolo 37 del decreto sviluppo - o che perlomeno dovrebbero essere approvate - non escludono misure di compensazione territoriale, ovvero quelle misure che prima sottolineavo che sarebbero necessarie sui territori che hanno dato molto dal punto di vista paesistico-ambientale, ma non è chiara l'entità delle stesse, soprattutto se confrontata con il criterio dell'offerta economica che prevale, insieme con l'aumento dell'energia prodotta o della potenza installata, su tutti gli altri criteri.
In altri termini, le gare, i bandi di gara saranno solo ed esclusivamente per quanto riguarda l'offerta economica: i territori vengono esclusi, la compensazione territoriale è di là da venire.
La previsione di adeguate misure di compensazione territoriale - quale, ad esempio, la cessione di quote dell'energia elettrica ai territori - dovrebbe essere contenuta nel testo di legge, ma ciò non è certo sufficiente a compensare il tributo che versa tutto l'arco alpino non protetto da speciali autonomie. Per questo, signor Presidente, signor Ministro, abbiamo proposto di emendare l'articolo 37 del decreto-legge sullo sviluppo, al fine di inserire fra gli elementi prioritari per l'individuazione del nuovo soggetto gestore, oltre all'offerta economica, anche tutte le azioni finalizzate allo sviluppo locale.
Quanto dall'aumento dell'energia prodotta, è necessario precisare che la stessa sia connessa ad operazioni di repowering e, nei casi in cui si andasse oltre, è necessario che si faccia riferimento ai piani di settore. Diversamente, si verificherebbe un illegittimo favore e un'alterazione delle procedure di concessione, come previste dal Regio decreto n. 1175 del 1933 e dalle concorrenti legislazioni regionali. Qui vi sarebbe un grosso problema.
Infine, in merito all'ultimo comma dell'articolo 37, si evidenzia la necessità di un coinvolgimento diretto delle istituzioni, quanto meno dei territori montani che maggiormente contribuiscono alla produzione idroelettrica nazionale, poiché - lo dico come rappresentante del territorio montano - sono circoscritti da aree con stato speciale di autonomia, mentre le altre aree alpine sono escluse da un diretto confronto, anche su tematiche di primissima importanza - come il comparto idroelettrico di cui stiamo dicendo - che sono naturalmente connesse al territorio montano, e questo non si capisce perché. Sarebbe, dunque, necessario che, nell'ambito della Conferenza Stato-regioni, fossero rappresentate anche le province montane - lasciamo perdere il discorso province, perché l'idea che ha questo Governo è al di là da venire, come sensibilità - non dotate di speciali autonomie e fortemente interessate sull'argomento.
Il lavoro che è stato svolto in Commissione ha parzialmente - parzialmente - modificato l'intenzione del Governo di scippare i territori del Nord, ma non ripaga questi territori per quanto hanno dato, da sempre, al Paese. Non sono state Pag. 25ascoltate le nostre richieste - poche sono state ascoltate - che mirano ad accentuare il criterio di compensazione territoriale. Che sia chiaro, e resti agli atti, che la richiesta della Lega Nord è quella dei territori, è la stessa: i territori vogliono la compartecipazione agli utili della produzione idroelettrica dei territori stessi.
Come le dicevo, signor Ministro, i territori vogliono altro, vogliono ciò che spetta loro, e quello dell'articolo 37 è solo un esempio. Non è una forma di egoismo, come qualcuno vuole far credere, ma è esattamente il contrario: l'egoismo e lo scippo sono stati esercitati verso chi ha sempre dato e poco o nulla ha ricevuto. In questo momento in cui fra Nord e Sud il primato di area svantaggiata è tema di dibattito, togliere ancora a chi ha già dato è insostenibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Concludo, signor Ministro, affermando che, nel pieno spirito federalista che identifica chiaramente il gruppo della Lega Nord nello scenario politico nazionale, l'unica possibilità di salvezza per questo Paese è ridare dignità a tutti i territori del Paese e con il federalismo questo è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non è, signor Ministro, sicuramente dignitoso cercare sistematicamente le cause dei nostri evidenti insuccessi nei comportamenti virtuosi dei nostri partner europei. Smettiamola di cercare di addossare ai comportamenti della Germania i nostri guai e i nostri problemi. Cerchiamo, invece - concludo, signor Ministro -, di emulare quello che, ieri, una macchina italiana, disegnata da un ingegnere greco e pilotata da uno spagnolo, è riuscita a fare: mandare in testacoda, in Germania, i tedeschi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Signor Presidente, ringrazio anche il Ministro per il suo garbo, non solo istituzionale, con il quale sta seguendo il dibattito, la discussione sulle linee generali.
Tale discussione avviene in un momento ancora drammatico per i mercati, per l'andamento negativo delle borse, per l'aumento del differenziale tra il rendimento dei nostri titoli e quelli tedeschi; elementi che, messi insieme alla situazione greca e a quella spagnola, ci dicono una verità drammatica: che l'euro rischia, e una conferma: che esiste, concreta, la minaccia di una frantumazione dell'Europa. Sarebbe un dramma non soltanto economico e sociale, ma anche culturale; quella che è stata, a mio giudizio, la conquista più significativa del secolo scorso, l'Europa, l'idea dell'Europa, degli Stati Uniti d'Europa, andrebbe in frantumi; sarebbe un ritorno indietro agli Stati nazionali, perfino alle piccole patrie, un ritorno che produrrebbe danni irreparabili. Sarebbe anche la vittoria dei processi globali economici e finanziari non regolati, che consoliderebbero i peggiori spiriti animali: un mercato senza regole ed una finanza non al servizio dello sviluppo, ma delle speculazioni e della tossicità.
L'Italia, il nostro Paese, rischia di essere travolto da questo scenario; credo che sia chiaro, ma non sempre questa consapevolezza emerge dagli interventi di certe forze politiche o da certi commenti; l'Italia rischia di essere travolta per le sue debolezze croniche, per la scarsa competitività del sistema e per il pesantissimo fardello che è rappresentato dal debito e dagli interessi che gravano su di esso. Il Presidente del Consiglio, Monti, ieri, a Mosca, riferendosi alle speculazioni e alle manovre dei mercati, ha detto che quello che conta è l'economia reale. Ha pienamente ragione; ed è proprio in nome di questo che quando questo Governo nacque, anche il nostro gruppo diede la fiducia con convinzione. Erano tre, non dobbiamo mai dimenticarlo, le parole che sintetizzavano l'impegno dell'Esecutivo al momento in cui nacque: rigore, equità e crescita. Sono parole ancora attuali, tutte e tre.
In questi mesi, anche con limiti, contraddizioni ed errori che come Partito Democratico abbiamo cercato di far notare e di correggere, il Governo ha lavorato e, grazie soprattutto all'impegno e alla Pag. 26credibilità internazionale del suo Presidente, è riuscito a restituire al nostro Paese un ruolo nello scenario europeo, un'autorevolezza, una voce ascoltata. Ciò è derivato anche dal merito dei provvedimenti adottati che, non lo dobbiamo mai dimenticare, sono andati nella direzione di evitare il fallimento dell'Italia che travolgerebbe senza pietà, innanzitutto, i più deboli. Mi riferisco ai cosiddetti compiti a casa svolti finora, alla riforma delle pensioni, a quella del mercato del lavoro, che abbiamo cercato di correggere in meglio, anche in questi ultimi giorni, con gli emendamenti che le Commissioni finanze e attività produttive hanno votato. Penso alle liberalizzazioni o alle misure per la tenuta dei conti, per la revisione della spesa, provvedimento oggi al Senato che contiene un'impostazione per me positiva, ma anche punti da correggere, a partire da quelli che riguardano gli enti locali e la sanità virtuosa che non possono, signor Ministro, essere messi in ginocchio, anche perché sono una leva per una possibile ripresa dello sviluppo.
Al tempo stesso però, e lo dico, credo, interpretando una preoccupazione generale, non possiamo e non dobbiamo dimenticare che queste misure hanno inciso in una crisi preesistente che aveva già dato colpi alle imprese, alle famiglie, ai lavoratori, e hanno inciso nella carne viva di milioni e milioni di cittadini, di famiglie e di imprese che socialmente e anche psicologicamente stanno vivendo momenti difficili. Penso che il nostro Paese ce la potrà fare, che ce la farà, ci sono energie e risorse che anche in questo momento tengono duro, che si rimboccano le maniche; guai però a sottovalutare le situazioni di impoverimento, le stratificazioni di disperazione sociale, il crollo di certi consumi. Intervenire in queste direzioni, sostenere la ripresa della domanda interna non è giusto solo moralmente e socialmente, ma anche economicamente.
Insieme a questo, ai cittadini che soffrono, alle fasce sociali più colpite, ai giovani precari, così come agli imprenditori che si battono ogni giorno, ai lavoratori che rischiano l'espulsione dai processi produttivi, così come ad un ceto medio impoverito, dobbiamo dare ancora di più, sempre di più, dei segnali forti e veri di lotta ai privilegi, siano essi della politica, dei grandi patrimoni, dei grandi evasori fiscali, e segnali forti, veri e concreti di lotta alla corruzione, che rappresenta uno dei freni principali alla credibilità e alla crescita del Paese.
Ma la partita non si gioca né si può vincere solo in Italia. In Europa, anche in queste ore, sono forti coloro che vogliono impedire operazioni da parte della Banca centrale europea che siano calmieratrici delle speculazioni, di abbassamento delle tensioni, di sostegno alle emissioni di titoli di Stato, coloro che si oppongono a iniziative politiche che con il rigore contengano concrete misure per la crescita e lo sviluppo. Ma la strada è questa e, sia pure in parte, anche quella contenuta nel provvedimento che stiamo discutendo, il provvedimento oggetto della nostra discussione che in settimana la Camera approverà.
È un provvedimento che, sia pure parzialmente, va nella direzione giusta e va ancora di più nella direzione giusta grazie anche al positivo lavoro emendativo, a cui il Governo ha prestato ascolto nei limiti del possibile, avvenuto in Commissione. I relatori, il relatore Fluvi in particolare, hanno già illustrato compiutamente i contenuti aggiornati del decreto-legge. È giusto, sia pure per titoli, citare a questo proposito le misure per il rilancio delle infrastrutture, dell'edilizia, dei trasporti, per la trasparenza della pubblica amministrazione, per l'Agenda digitale, così come le misure per riordinare gli incentivi alle imprese e quelle per finanziare la ricerca o settori vitali e importanti, come il turismo.
Sono poi contenute nel provvedimento misure per lo sviluppo del settore energetico, anche se - lo ricordo fra le righe, per inciso - non abbiamo compreso l'inammissibilità di un nostro emendamento, firmato insieme ad altri colleghi, che poneva il problema del passaggio di oleodotti e gasdotti di certe dimensioni nelle zone a sismicità di prima categoria, ma avremo modo di parlarne. Vanno nella direzione Pag. 27giusta anche le misure per la semplificazione edilizia e quelle per l'avvio della ricostruzione nei territori abruzzesi colpiti dal sisma, così come quelle per le popolazioni emiliane e dei territori limitrofi, messi in ginocchio dal terremoto dello scorso maggio.
Come Partito Democratico avremmo voluto più risorse, più sostengo all'emergenza e alla ripresa, alle imprese, anche attraverso il tema del credito d'imposta finanziato e coperto, ai distretti industriali. Ci batteremo ancora in questa direzione. Voglio anche ricordare, per ovvi motivi di provenienza personale, anche un intervento piccolo, parziale, ma molto significativo per un terremoto che sembrava dimenticato, quello del 15 dicembre 2009 di una zona dell'Umbria, della mia regione.
Infine, una parte importante del pacchetto riguarda anche misure di sostegno all'edilizia, che vanno nella direzione dell'ecosostenibilità, della riqualificazione energetica, della defiscalizzazione o altre, come gli incentivi a sostegno dell'auto elettrica, su cui si sta ancora discutendo. Qui hanno svolto, credo, un lavoro importante anche i membri del Partito Democratico della Commissione ambiente.
Potremmo continuare, Presidente, Ministro, per motivare le ragioni del nostro consenso al provvedimento, che però, va sottolineato, contiene anche limiti evidenti. Uno di questi sta probabilmente nell'eccessiva eterogeneità delle materie trattate, che lo fanno sembrare a volte un patchwork di provvedimento. Il limite più forte sta comunque nella ancora insufficiente quantità di risorse mobilitate.
Sappiamo che il tema della copertura degli interventi non è un particolare trascurabile. Non è un optional, né è pensabile di risolvere i problemi della crescita con politiche di spesa pubblica tipiche di un'altra era geologica, i cui eccessi, insieme alle grandi responsabilità di politiche finanziarie globali ed europee che hanno mangiato l'economia reale, hanno aggravato il caso Italia.
Tuttavia, noi sentiamo che, nei limiti sempre del possibile e realisticamente, il Governo deve fare tutto quello che è nelle sue possibilità, ancora di più quindi sia in termini di reperimento di risorse per la crescita, per l'innovazione, per la domanda interna, sia in termini di politiche virtuose per sollecitare e stimolare investimenti da parte di capitali privati. A questo proposito credo che sia giusto, come è stato già sottolineato, che il Governo informi al più presto il Paese e il Parlamento sui contenuti reali del lavoro commissionato al professor Giavazzi in materia di riordino degli incentivi e reperimento delle risorse.
Si tratta di contenuti che, vogliamo sperare, rappresentino una nuova opportunità per la crescita.
Ho così concluso il mio intervento. Credo di aver cercato di motivare le ragioni più generali che portano il gruppo del Partito Democratico a sostenere il provvedimento, a vederne le opportunità, le potenzialità e i passi nella giusta direzione, ma anche i limiti, che abbiamo cercato di correggere e che cercheremo ancora, con spirito leale, di correggere durante l'iter parlamentare alla Camera e al Senato. Facciamo questo con convinzione e per senso di responsabilità nazionale, che è quello che manca spesso a forze che agitano le armi della demagogia. Alcune di queste forze - penso alla Lega - dovrebbero ben riflettere sulle loro gravissime responsabilità prima di alimentare il populismo. Altre forze di opposizione dovrebbero guardare al Paese e non all'unico spread di cui sembrano tener conto e preoccuparsi, cioè quello che riguarda le percentuali di voti del proprio partito.
Come Partito Democratico crediamo che sia giusto sostenere lealmente questa fase e questi impegni perché dicemmo, nel novembre scorso, «prima di tutto l'Italia», quando votammo questo Governo. Lo votammo per quelle tre parole, che erano rigore, equità e crescita. Noi vogliamo continuare a sostenere un Governo che vada in tutte queste tre direzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scanderebech. Ne ha facoltà.

DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, un decreto-legge come questo, che abbiamo ampiamente discusso in Commissione e che si pone l'obiettivo di far partire finalmente la stagione della crescita, è un primo passo per il rilancio dell'economia del nostro Paese. Per ritrovare la via della crescita servono un'economia più flessibile, un carico fiscale ragionevole, innovazione, investimenti e semplificazioni burocratiche. Con queste misure il Governo Monti rilancia sul piano della serietà, della responsabilità e delle riforme, rafforzando così anche la propria capacità di discutere a Bruxelles il futuro economico ed istituzionale dell'Unione europea.
Questo decreto-legge ha un valore politico elevato. Si tratta di un provvedimento sul quale è alta l'attenzione delle istituzioni europee e dei Paesi dell'eurozona. Il percorso virtuoso, inaugurato dal Governo in sede comunitaria, deve proseguire ed è certamente rilevante, sotto questo profilo, l'ampio consenso di cui devono godere interventi come questo.
La prima parte del decreto-legge, riservata alle infrastrutture, contiene norme per l'attrazione di capitali privati, come i project bond, con aliquote fiscali pari a quella dei titoli di Stato, ossia al 12,5 per cento. Per rilanciare l'edilizia e favorire le famiglie vi è il bonus fiscale del 50 per cento per le ristrutturazioni e l'esenzione triennale dall'IMU sugli immobili venduti. Dopo anni arriva il riordino per gli incentivi alle imprese, per 600 milioni di euro, e la creazione di un unico Fondo, da cui si andrà ad attingere per evitare la dispersione in mille rivoli.
Noi del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo apprezziamo molto l'azione di «sburocratizzazione» portata avanti con l'eliminazione di 43 norme nazionali. Importante è anche lo snellimento delle circa 27 mila operazioni di agevolazione alle imprese. Importante, anche per l'azione di trasparenza, è l'inserimento della norma «amministrazione aperta», che prevede l'obbligo di pubblicare, per gli importi sopra i mille euro, gli open data delle somme erogate a imprese e professionisti da ciascuna amministrazione. Faccio presente che questo provvedimento è stato già attuato nell'amministrazione regionale della regione Piemonte e da poco è stata anche votata una legge adatta, appunto, a questa forma di trasparenza.
Per accelerare la realizzazione degli obiettivi dell'Agenzia digitale europea viene istituita l'Agenzia per l'Italia digitale, alla quale vengono attribuite tutte le funzioni svolte finora da diversi enti in materia di innovazione tecnologica. Occorre, inoltre, evidenziare l'importanza, per il lavoro, dell'inserimento del credito di imposta del 35 per cento alle imprese che assumono personale qualificato e lo sviluppo di occupazione giovanile nella green economy, per la quale sono disponibili 470 milioni di euro.
Dopo questo provvedimento le aziende colpite dalla crisi, che hanno comunque prospettive di ripresa, non saranno obbligate a dichiarare fallimento, ma potranno ricorrere direttamente al concordato preventivo. Sono previste misure semplificate per accelerare i processi civili lunghi. A decidere sul diritto ai rimborsi potrà essere un solo giudice e con una procedura molto semplice. Ho ascoltato prima alcuni colleghi, evidenziando la complessità delle misure in questo decreto-legge. Forse questa è una di quelle che andava trattata in altra sede, ma - lo ripeto - il provvedimento lo richiede e l'urgenza ha fatto sì forse che questo provvedimento venisse esaminato nella X Commissione. Viene eliminato il limite di 35 anni per la costituzione della Srl semplificata, già prevista dal disegno di legge in materia di liberalizzazioni, consentendo di migliorare la posizione dell'Italia nella classifica del doing business. Questo complesso normativo, arrivato in Commissione, è stato migliorato con gli emendamenti approvati.
Oltre agli articoli che modificano la riforma del lavoro è stato inserito anche lo sportello unico per l'edilizia e - ci tengo a precisare quello che è stato detto da altri colleghi - mi sembra che un provvedimento Pag. 29di così complessa e, contemporaneamente, importante forma sia stato approvato in pochissimi minuti grazie anche alla responsabilità di tutte le forze politiche presenti in Commissione. È stata approvata l'estensione dell'IVA per cassa a beneficio delle piccole e medie imprese, opzione disponibile per imprese con fatturato annuo fino a due milioni di euro - il limite precedente era di 200.000 - e l'imposta diventa comunque esigibile dopo un anno. Non è l'unica novità: passano anche i mini sconti per le perdite sui crediti; la deduzione fiscale sarà automatica per le somme fino a 2.500 euro per le piccole imprese e fino a 5 mila euro per le aziende di dimensioni maggiori. In pratica, per i piccoli importi, non sarà più necessario provare che la somma non può più essere riscossa, un'agevolazione rilevante in un periodo di crisi, in cui le insolvenze sono molto più frequenti. Il Ministero dell'economia promuoverà un accordo con l'ABI per credito a condizioni agevolate ai giovani con meno di 35 anni, che avviano una società a responsabilità limitata ed a capitale ridotto. Infine, viene istituito presso l'istituto per il credito sportivo il fondo di garanzia per i mutui relativi alla costruzione, all'ampliamento ed all'acquisto di impianti sportivi, compresa l'acquisizione delle relative aree da parte di società o associazioni sportive. Gli organismi dello spettacolo dal vivo sono assimilabili, quindi, alle piccole e medie imprese. Colgo l'occasione per ringraziare i membri del Governo per aver accolto l'emendamento di Futuro e Libertà, che mi vede come primo firmatario e che consentirà al corpo della capitaneria di porto, guardia costiera, di beneficiare di un'assegnazione annuale di circa 6 milioni di euro per lo svolgimento dei propri compiti. Trattasi di un risultato importante che consentirà ad oltre 11 mila persone della capitaneria di svolgere al meglio il proprio lavoro. Con questi aggiustamenti, il giudizio inizialmente critico da parte di alcune associazioni di categoria è diventato più conciliante.
Certo, signor Ministro, oggi l'Italia è un Paese in ginocchio: la situazione è preoccupante, il debito pubblico è arrivato a 1.905 miliardi - questo è il dato di aprile - la disoccupazione giovanile ha raggiunto il record del 34, 2 per cento, il PIL calerà - ci auguriamo di no - la richiesta di mutui per la casa si è dimezzata negli ultimi mesi, ma i dati ISTAT più allarmanti sono quelli relativi alla povertà. Nel 2011, infatti, l'11,1 per cento delle famiglie è relativamente povero, ossia 8 milioni 173 mila e il 5,2 per cento lo è in termini assoluti, ossia 3 milioni 415 mila persone.
Questa situazione dimostra quanto importante sia l'attenzione posta da questo provvedimento con la norma che prevede di istituire il fondo nazionale di distribuzione di derrate alimentari agli indigenti, che sarà gestito dall'AGEA con una dotazione di un milione di euro per il 2012. In questa direzione, signor Ministro, bisognava fare di più.
La crisi colpisce pesantemente anche gli operai ed i lavoratori in proprio; quando il disagio sociale ed economico colpisce il lavoro nel suo complesso, da quello dipendente a quello autonomo, vuol dire che è giunto il momento di invertire la tendenza, con misure forti che blocchino la chiusura delle imprese, rilancino la crescita economica e raffreddino le tensioni sociali.
Davanti a questa realtà noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo ci siamo sempre assunti ogni responsabilità, appoggiando questo Governo e votando tutto quello che di impopolare si è fatto per il bene del Paese.
Altro problema irrisolto ad oggi è l'accesso al credito: bisogna insistere di più su questo tema, signor Ministro, le ricerche condotte negli ultimi 18 mesi hanno documentato che un italiano su quattro non gode di accesso al credito, l'analisi ha riguardato sia la categoria dei microimprenditori sia chi rientra in quella che oggi è definita fascia dei nuovi poveri, cioè dei cittadini che non offrono garanzie sufficienti per ottenere prestiti da un istituto di credito tradizionale.
Le politiche economiche del Governo sono ora concentrate su un'ottica di macrosistema che non tiene in adeguato Pag. 30conto le esigenze di un reale rilancio dell'economia territoriale; non è colpa di questo Governo se oggi si parla più di economia reale che di problem solving perché naturalmente il problem solving non è di moda in quanto era molto in voga negli anni Cinquanta, quando i problemi e la società di quel periodo consentivano di risolvere i problemi quotidiani. Ecco, anche su questo tema, signor Ministro, penso che si debba tutti insieme prestare maggiore attenzione perché, ripeto, è vero che oggi stiamo vivendo una crisi internazionale e l'effetto spread però è anche vero che la realtà territoriale ha un'altra faccia della medaglia. La possibile soluzione al problema è un piano di rinascita dell'economia che preveda la possibilità per un grande numero di cittadini, soprattutto giovani, di accedere a finanziamenti di importo massimo prestabilito, tassi agevolati e modalità di rimborso di largo respiro.
Alla luce di quanto sopra esposto, occorre quindi porre l'attenzione sulla necessità di realizzare un progetto da applicare su scala nazionale partendo però dalle singole realtà locali, ossia il microcredito può assumere una duplice configurazione, ovvero quella del microcredito per le attività imprenditoriali o di lavoro autonomo e quella del microcredito sociale, erogato a beneficio delle sole persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale.
Ai governi precedenti è sempre mancato un progetto per il turismo italiano mentre è chiaro che occorre investire in formazione turistica e alberghiera, realizzare infrastrutture, opere di manutenzione e servizi. Per questo sono necessarie misure concrete per rilanciare questo settore che diventerebbe vero volano per la ripresa economica italiana. Siamo molto preoccupati per quello che sta accadendo sui mercati finanziari; non c'è rapporto fra quello che il Governo ha fatto e la reazione dei mercati. Ripeto, l'Italia ha fatto molto, tant'è vero che abbiamo raggiunto un avanzo primario che è tra i primi in Europa. Nessuno ha fatto come noi, se questi sacrifici non si traducessero presto in un sollievo anche sul versante dei tassi di interesse nel Paese si comincerà a diffondere l'idea che è meglio il peggio, è questo che la Germania non capisce.
Il nostro Paese dovrebbe essere premiato per le riforme che ha realizzato, invece i mercati bruciano in poche settimane i sacrifici di mesi, lo evidenziano la drammaticità dei dati che ci arrivano in queste ore dalla borsa. Con il Governo Monti quindi il nuovo parametro di valutazione della politica non è più l'appartenenza, ma un metro molto più pragmatico, cioè proprio quello della crescita. Siamo tutti consapevoli che solo se centreremo questo obiettivo sarà possibile riequilibrare anche territorialmente l'Italia e dare quindi alla nostra comunità il senso di coesione nazionale che essa merita.
Certo, c'è ancora tanto lavoro da fare e corriamo il rischio che la prossima campagna elettorale, che è alle porte, faccia dimenticare troppo presto lo spirito positivo e responsabile con cui stiamo operando in queste settimane. Auspico invece che l'interesse del Paese e dei cittadini tutti prevalga su qualsiasi logica auto-conservativa che si comincia purtroppo già ad avvertire.
Siamo perciò convinti che la strada intrapresa sia quella giusta e che gli italiani meritino una nuova fase di rilancio dell'economia che deve passare dall'azione di questo Governo. Quindi, noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo non faremo mancare il nostro appoggio al Governo e il nostro voto favorevole al provvedimento in esame.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, signor sottosegretario, stiamo esaminando un provvedimento che credo sia riduttivo definire complesso, che contiene disposizioni che vanno ad incidere su un'ampia varietà di settori, con un unico obiettivo, che è quello - ci auguriamo vincente - di favorire la crescita, lo sviluppo e la competitività. Pag. 31Con fatica e grande attenzione si è cercato di non stravolgere l'impianto organico del decreto-legge, anche se il Governo è stato battuto tre volte. Anzi, devo dire che il provvedimento è stato arricchito di misure positive, come positivo e faticosissimo è stato il confronto nelle Commissioni, che ha consentito di affrontare alcuni argomenti in maniera approfondita e appassionata.
Non voglio qui fare l'elenco completo delle novità del decreto-legge, ma desidero soffermarmi su alcuni punti, che ritengo particolarmente qualificanti, introdotti nel corso dell'esame delle Commissioni riunite VI e X. Sottolineerei innanzitutto l'importante introduzione di incentivi per le automobili a bassa emissione. Si tratta dell'epilogo di un lungo lavoro parlamentare sulla mobilità sostenibile, su cui ha lavorato a lungo la IX Commissione (Trasporti). È un testo concordato con il Governo, che pone l'Italia, unico Paese europeo a non avere fino ad oggi una compiuta legislazione che incentivi l'utilizzo dell'auto elettrica, nelle condizioni di colmare questo ritardo, allineandosi agli altri partner europei. Si tratta di una misura che potrà contribuire alla ripresa economica del Paese, atteso che esiste oggi un'importante filiera di piccole imprese che lavora nel settore e che è fornitrice delle maggiori case automobilistiche europee. Su tale emendamento è sorta - e mi fa piacere sottolinearlo - qualche incomprensione riguardo alle risorse utilizzate per la copertura finanziaria. In realtà, si è trattato di risorse che se non impegnate entro l'anno - e voglio sottolinearlo - sarebbero state riconsegnate al Ministero dell'economia e delle finanze (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico), e non di risorse, come qualcuno ha voluto far credere, prelevate forzosamente dai fondi per le bonifiche industriali o dai fondi per la prevenzione del contrasto del rischio idrogeologico, come poteva sembrare a prima vista. Anche su queste materie infatti, signor Presidente, è bene evidenziare le cose. Sono ormai mesi che il dibattito sull'auto elettrica viene portato avanti in IX Commissione (Trasporti), ma anche in X Commissione (Attività produttive). Siamo arrivati al punto di chiusura: le risorse erano stanziate e, se non l'avessimo previsto con questo decreto-legge, quelle risorse, destinate ad hoc per l'auto elettrica, quanto meno per il 2012 e il 2013, perché di questo parliamo, sarebbero finite nel cosiddetto calderone. Credo che abbiamo fatto una cosa giusta, dando un segnale importante per una mobilità ecocompatibile e sostenibile. Ed è veramente impensabile che, nel momento in cui le nostre piccole e medie imprese sono fornitrici delle grandi case europee, in questa materia, non lo possano fare nel proprio Paese. Quindi credo che questo sia stato un segnale importante.
È stato approvato poi un altro provvedimento che mi piace ricordare, sul filo di lana, quando stavamo per concludere i lavori, ma non per questo meno importante. La ritengo una delle misure più importanti di questo provvedimento: il potenziamento dello sportello unico per l'edilizia, che diventa, in questo modo, non più il giro dei sette colli, come dico io quando un imprenditore deve mettere mano ad una pratica nel settore dell'edilizia, ma l'unico canale cui rivolgersi per tutte le pratiche riguardanti gli interventi nell'edilizia.
Si potranno così acquisire tutti gli atti di assenso richiesti direttamente dalle amministrazioni competenti, oppure tramite le conferenze dei servizi, il tutto nell'assoluto rispetto dell'ambiente e dei vincoli paesaggistici e culturali. Qui voglio anticipare che, personalmente, ma a nome dell'Unione di Centro e, credo di poter dire, anche a nome di altri partiti, presenteremo un ordine del giorno, perché questa deve essere soltanto una prima parte, un'accelerazione e una semplificazione in un settore.
Caro Ministro, le chiederò di fare la stessa cosa per lo sportello unico per le imprese. Sono tre anni che sento parlare di questo provvedimento nella X Commissione (Attività produttive), e in quest'Aula non ricordo più quante volte ne abbiamo parlato. È arrivato il momento di passare Pag. 32dalle parole ai fatti. Così come siamo stati bravi ad approvare lo sportello unico per l'edilizia, non meno importante è lo sportello unico per le imprese. Sarebbe in questo momento un segnale serio e importante di agevolazione per quegli imprenditori che hanno ancora voglia di fare intrapresa e che non hanno più voglia di perdere tempo nei vari uffici da cui il nostro Belpaese, purtroppo, è ancora oggi contaminato. Allora, ben venga lo sportello unico per le imprese, e mi auguro che i tempi siano veloci come lo sono stati quelli per realizzare quello per l'edilizia. Quindi, cerchiamo di trovare il sistema per farlo nel più breve tempo possibile, perché affrontare soltanto un settore è una piccola risposta. Noi dobbiamo dare una grande risposta alle imprese e questo credo che sia il modo giusto per poterla dare. Se siamo d'accordo, penso che il tutto si possa fare in tempi rapidissimi. È per questo, Ministro, che le sollecito ancora un impegno serio in questa direzione. La Commissione attività produttive sarà al suo fianco da questo punto di vista, perché non ricordo più quante volte i rappresentanti delle varie categorie imprenditoriali ci hanno chiesto di accelerare su questo punto.
Grazie al lavoro delle Commissioni è stato inserito anche il rafforzamento del criterio dell'IVA per cassa, e questa credo che sia una vittoria di civiltà di questo Paese, elevando da 200 mila a 2 milioni di euro la soglia di volume di affari di imprese a partita IVA che possano avvalersi dell'esigibilità dell'IVA all'atto del pagamento della fattura, posticipando il pagamento dell'imposta a tale momento. È una misura che, permettetemi di dire, soprattutto in questo momento, consente alle imprese di avere quella liquidità di cassa che, probabilmente, non è necessaria, ma indispensabile.
Viene ulteriormente potenziato il ruolo della nuova Agenzia per l'Italia digitale, che assumerà decisioni e orientamenti anche in merito all'attivazione dei processi di digitalizzazione della pubblica amministrazione e delle forniture informatiche. È stato, altresì, previsto che, al fine di contenere le spese, le pubbliche amministrazioni dovranno privilegiare l'uso di programmi informatici sviluppati autonomamente e/o a codice aperto (come si dice in termine tecnico, open source).
Onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame ha rappresentato, secondo me, anche la prima occasione utile attraverso la quale il Governo ha potuto tener fede agli impegni che aveva preso con le Camere, in occasione dell'approvazione della riforma del mercato del lavoro, di risolvere alcune tematiche poste da gruppi parlamentari e rimaste in sospeso a causa della riunione del 28 giugno scorso del Consiglio europeo.
Il testo recepisce l'accordo sottoscritto dal Ministro Fornero con la maggioranza e prevede, tra le novità, intervalli più brevi tra un contratto stagionale e le agevolazioni per i contratti di apprendistato. Anche questo era molto atteso, soprattutto dai tanti giovani.
Molto attesi erano anche i nuovi criteri per stabilire se una partita IVA è autentica o meno, stabilendo una soglia di reddito che non dovrà essere inferiore ai 18 mila euro su due anni, perché credo, consentitemi, che non serva a nessuno un Paese di partite IVA, se queste ultime sono solo sulla carta.
Credo che noi abbiamo bisogno di partite IVA vere che vanno aiutate e sostenute. Ricordiamo anche che il rapporto di lavoro con lo stesso committente non potrà oltrepassare gli otto mesi consecutivi.
Viene poi prorogata a tutto il 2014 la mobilità, e vengono modificate alcune norme sulla flessibilità in entrata. Le soluzioni proposte, grazie al contributo dei partiti e delle parti sociali su una materia delicata e sensibile, hanno, per il momento, chiuso la questione delle correzioni alla riforma del lavoro.
Vorrei ricordare anche che, nel corso del dibattito, la maggioranza non si è dimostrata coesa in un'unica circostanza, ossia in occasione dell'approvazione del filtro per l'appello, tema sul quale si è divisa anche l'opposizione, e in base al quale nel processo civile l'impugnazione Pag. 33della sentenza di primo grado sarà dichiarata inammissibile dal giudice competente quando non avrà una ragionevole probabilità di essere accolta. Si tratta di una norma che, nei giorni scorsi, aveva ottenuto il plauso anche del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Vietti, e del presidente di Confindustria, Squinzi, per i positivi risvolti che avrà sia in termini di decongestionamento delle cause pendenti nei tribunali - stiamo parlando di circa il 70 per cento di cause che non vedranno mai luce - sia in termini di velocizzazione delle cause, uno dei famosi «colli di bottiglia» che impediscono al nostro Paese di attrarre investitori stranieri. Non crediamo che la norma costituisca un vulnus per i diritti dei cittadini per la discrezionalità concessa al giudice, come molti sostengono.
Vorrei rimarcare ancora l'approvazione all'unanimità dell'emendamento che consentirà la defiscalizzazione del 55 per cento delle spese per i lavori di efficientamento energetico degli edifici fino al 30 giugno 2013, con l'auspicio che queste defiscalizzazioni diventino finalmente strutturali e non soggette, ogni volta, alle forche caudine.
Concludo questo mio intervento, signor Presidente, ricordando l'emendamento che introduce nuove regole sull'attività dei call center. Anche in questo caso siamo stati sollecitati da tutte le forze sindacali che rappresentano i lavoratori di questo delicato settore, evitando delocalizzazioni delle attività dei call center, riconoscendo il diritto del cittadino-cliente di essere informato sul luogo fisico in cui saranno gestiti i suoi dati personali, consentendogli di opporre un rifiuto al trattamento dei dati in Paesi diversi dall'Italia. Si tratta di un emendamento che va nella direzione della lotta al mercato nero dei database dei dati sensibili e che, per la prima volta, sancisce il principio secondo cui le aziende che delocalizzano le attività verso Paesi esterni, non potranno più godere di benefici fiscali e contributivi da parte del nostro Paese. Crediamo che questo sia stato veramente un atto di giustizia. Con questo emendamento credo sia stata data una mano ai tanti ragazzi, soprattutto del centro-sud d'Italia, che avrebbero subito pesantemente gli effetti di una delocalizzazione di queste attività.
Concludo, signor Presidente, dicendo che forse meglio di così non si poteva fare, compatibilmente con le risorse che tutti, compreso il Governo, avevamo a disposizione. Ovviamente, questo per noi non è punto di arrivo, ma deve essere il primo punto di partenza perché ora è importante premere l'acceleratore sulla parola evocata più volte in quest'aula, crescita, che ora deve essere portata avanti ed avere il sostegno completo da parte di tutti gli attori di questo processo, da parte del Governo Monti e da parte delle forze politiche che lo sostengono, perché il primo obiettivo è dare una scossa alla crescita nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi oggi siamo qui a celebrare l'ennesimo provvedimento inutile e sottodimensionato rispetto alle esigenze del Paese, un provvedimento che avrebbe dovuto, a logica, per chi qualcosa capisce di impresa, arrivare eventualmente dopo la cosiddetta spending review.
È infatti evidente che, se vogliamo rilanciare il Paese, come si rilancia un'azienda, non si può partire senza toccare niente, e tagliando solo i costi, specie se parliamo di un Paese che ha delle imprese che sono appesantite dalla più mostruosa pressione fiscale esistente al mondo (parliamo circa del 70 per cento). Lei, signor Ministro, sicuramente non ignorerà che nel nostro Paese tutti i dati pubblici parlano di pressione media, ma la pressione media è soggetta a quella famosa correzione, per cui va inserito un 18 per cento di PIL in nero, per stimare quella pressione media. In realtà la pressione media diffusa, insiste solo sui redditi che sono visibili e, quindi, è molto superiore al Pag. 3450 per cento. Poi, se ci aggiungiamo tutte le varie tasse e i balzelli, come sapete, pesa per il 70 per cento.
Ora, il problema per lo sviluppo di questo Paese, sarebbe stato quello di riqualificare la spesa. Infatti non è che manchino i soldi nel bilancio dello Stato, se ci confrontiamo con altri Paesi. Il problema è che sono spesi male. Quindi bisognerà prima fare la spending review, liberare consistenti finanziamenti, e decidere poi quanti utilizzare per spegnere il fuoco immediato e consolidare i bilanci, e quanti investire sul Paese.
Il vostro errore grave è che sul Paese non avete investito niente, come se l'Italia fosse un qualsiasi Paese, come la Grecia, come il Portogallo - che comunque una qualche azienda manifatturiera ce l'ha - o come la Spagna. Tant'è che oggi la Frankfurter Allgemeine (FAZ), scrivendo del disastro della Spagna, spiega che la Spagna non è un Paese povero, ma che ha un problema: non ha un meccanismo economico ed un'economia virtuosa viva, come quella del Nord Italia, cioè della Padania. Voi l'avete, ma non avete scommesso un centesimo su quest'area viva, che gli stessi tedeschi indicano come l'unico motivo che distingue questo Paese dagli altri Paesi del continente in crisi.
Dopodiché, andando ad esaminare questo provvedimento, non posso che trovare nei fatti quanto ho appena espresso in senso generale. Noi abbiamo presentato molti emendamenti per venire incontro alle PMI ed alle imprese, ma sono stati tutti bocciati, con qualche rarissima eccezione, sulla base del giudizio della Ragioneria generale dello Stato; cioè voi avete deciso di seguire le indicazioni della classe burocratica di questo Paese e di non sentire la voce degli imprenditori e delle imprese.
A proposito di imprenditori e di imprese, signor Ministro, voi avete i dati per sapere quali sono quelli che producono reddito e quelli che non lo producono. Quando si è in crisi, quando ci sono pochi soldi, in un'impresa, si investe sui rami che rendono di più. Infatti il nostro problema è creare valore. Non ne abbiamo creato per tanti anni, sprecando alla grande e creando un folle debito pubblico. Non si esce dalla crisi con i soldi dei tedeschi: se ne esce creando un circuito virtuoso dove, quello che abbiamo, lo investiamo dove rende di più, recuperando il terreno perso nel passato.
Quindi di sviluppo, in questo decreto-legge sullo sviluppo, praticamente non c'è nulla. Non è che siano mancate delle prese di posizione forte da parte del Governo, purtroppo. Dico «purtroppo», perché noi abbiamo assistito all'inserimento a sorpresa di un intervento sul terremoto, che non vale 100 lire. Peccato che fosse il terremoto dell'Abruzzo. Noi avremmo pensato che, in una logica di riqualificazione del bilancio, questo intervento fosse stato fatto a favore delle zone colpite dal terremoto dell'Emilia, della provincia di Mantova e di Rovigo, dove si genera oltre il 2 per cento del PIL. Invece lì ha dovuto pensarci il Parlamento, in particolare la Lega Nord Padania, ma anche - devo dire - i colleghi di altre forze radicate sul territorio - come potrebbe essere, per l'Emilia, il Partito Democratico - che hanno seguito, ed in alcuni casi hanno anche avanzato loro, delle proposte, che hanno permesso di migliorare un poco questa folle decisione.
Ci sono stati dei passaggi, nella battaglia che abbiamo condotto, che hanno portato qualche segnale.
Io devo dire che sono rimasto un po' perplesso quando noi abbiamo proposto di togliere il discorso degli interventi di sviluppo, in particolare per il Mezzogiorno. La proposta emendativa è passata, ma abbiamo avuto una levata di scudi sulla stampa. Ma questa gente dove vive? E lei, Ministro, non li ascolti, perché in un momento di crisi bisogna rilanciare e investire dove rende e non si può invece investire nell'impiego pubblico parassitario, anche se mi sembra che poi, andando a guardare il provvedimento, purtroppo questo indirizzo c'è stato. C'è stata una proposta emendativa molto importante della Lega - io spero, Ministro, che lei la voglia seguire e la voglia far valere -, la quale prevede che a chi delocalizza vengono Pag. 35tolti gli incentivi che ha ricevuto nei tre anni precedenti. Signor Ministro, le ricordo che ho continue segnalazioni circa il fatto che la SIMEST, ente che dovrebbe favorire la penetrazione nei mercati stranieri del nostro Paese e che in una situazione di questo tipo dovrebbe sostenere solo iniziative commerciali e quindi contribuiti a chi promuove delle fiere o a chi crea delle reti di distribuzione - e già oggi il fatto di favorire la penetrazione in altri mercati creando in loco dei siti produttivi potrebbe essere discutibile, anche se è una scelta in generale giusta -, ancora in alcuni casi finanzia chi chiude o ridimensiona uno stabilimento qui e lo apre in un'altra zona. Per favore, signor Ministro, ci guardi: noi abbiamo chiesto il commissariamento della SIMEST, ci pensi.
Un altro passaggio importante è stato quello dell'idroelettrico: ho assistito recentemente a conferenze in cui si spiegava che le zone di montagna sono spopolate, non funzionano, anche se lì c'è gente che lavora, che produce. Come mai? Come mai non siamo come l'Austria o la Svizzera? Perché noi abbiamo derubato questi territori, non abbiamo investito. Non è la gente di montagna che ha deciso di andare via, di venire via da un ambiente che, come insegnano tutte le teorie sul miglioramento continuo dei giapponesi, sviluppa la volontà di lavorare, crea quella risorsa e quello spirito che manca nel Mezzogiorno e che lei dovrebbe capire, «l'oli de gumbet», l'olio di gomito, perché il condizionamento dell'ambiente è fondamentale anche culturalmente per migliorare la produttività. Allora il provvedimento sull'idroelettrico che coinvolgerà le regioni ci permetterà, forse, di raddrizzare questa tremenda rapina che da decenni viene consumata ai danni di questi territori e il collega Crosio ha prima illustrato nel dettaglio cosa è stato fatto. Comunque la proposta è passata e devo dire che c'è stata una certa resistenza da parte del Governo, poi però, sentite anche le regioni, effettivamente l'apertura c'è stata.
C'è poi un altro provvedimento molto importante che è passato incredibilmente con il parere contrario del Governo e dei relatori: è quello sul credito di imposta per chi vuole reintegrare macchinari e attrezzature distrutte nel cratere del terremoto - ovviamente tutte asseverate con denunce, eccetera eccetera, perché da quelle parti di truffe non se ne fanno - per il valore di cento milioni all'anno per tre anni. Io veramente sono allibito. Lei è un uomo che dovrebbe conoscere l'impresa. Sa benissimo che quando si fa un business bisogna creare una struttura, un marchio, della gente che lo crea con una certa qualità, bisogna venderlo nel mondo e così via. Tutte cose che allontanano il lead time d'attraversamento tra il capitale e il fatturato. Qui invece avevamo delle imprese - come quella della meccanica o quella dell'elettromedicale in Emilia - che sono conosciute ed affermate, che hanno dei tecnici e degli operai di valore, e dove bastava mettere delle macchine per fare un fatturato che poi genera imposte, un lead time che chiunque finanzierebbe, meno il nostro Governo. Ora questa proposta emendativa sembra che sia ancora in bilico nonostante lo sforzo dei colleghi della Lega Nord e del Partito Democratico e di qualcuno del Popolo della Libertà. Io spero proprio che lei ascolti la voce del Parlamento su questo provvedimento.
Riguardo allo sportello unico dell'edilizia: devo dire che il Governo ha dato un contributo positivo, ma devo anche dire - visto che gli occhi ce li ho - che questo provvedimento sarebbe dovuto entrare nella semplificazione. Invece noi abbiamo fatto un provvedimento di semplificazione dove queste cose non c'erano e, grazie a Dio, sono entrate qua. Il Governo aveva dei dubbi circa il fatto che potessimo fare per caso dell'ostruzionismo, ma figurarsi quando voi proponete qualcosa di buono se noi non interveniamo per sostenervi! Abbiamo dato un'immediata disponibilità e abbiamo anche firmato questa proposta emendativa. Addirittura la presidente Dal Lago ha voluto spostarsi ai banchi dei normali commissari per votarlo.
Poi c'è stato il provvedimento dell'IVA per cassa. Questa è una lunga battaglia della Lega. Ho apprezzato l'apertura da parte del Governo, però anche questa è Pag. 36sembrata una apertura nata un po' come l'estrazione di un molare, nel senso che anche qua i parlamentari e i relatori hanno dovuto impegnarsi per ottenere quello che dovrebbe essere normale, perché, in un momento di crisi in cui si dice che vogliamo aiutare le imprese e si parla di credito, in questo caso gli facciamo fare da banca o peggio, e gli prendiamo dei soldi che poi magari non incasseranno perché la fattura non verrà onorata. Questo è un'altra misura positiva, dopo lunga e penosa malattia, che è uscita da questo provvedimento. Però, vede, anche questo è un provvedimento di iniziativa dei parlamentari. Poi c'è il provvedimento dell'auto elettrica. L'ha proposto il collega Lulli. È un provvedimento su cui si è lavorato lunghissimamente in più Commissioni del Parlamento. Devo dare atto al collega Lulli del fatto che quando lo ha inserito come unico emendamento ha tenuto conto di tutti gli aspetti e di tutte le osservazioni.
Lei avrebbe saputo, se avesse seguito in precedenza i lavori del Parlamento, che noi avevamo espresso una predilezione per la caratteristica del metano, che è stata comunque parzialmente recepita, però questo è un provvedimento valido. Ma anche qui Ministro - mi chiedo - stavamo per votare ed è venuto il sottosegretario all'ambiente a dirci che i soldi non c'erano più e voleva far modificare parere e voto. Mettetevi d'accordo, da un certo punto di vista, ma dall'altro la preoccupazione è enorme: ma nel Governo è chiara la filosofia che vogliamo avere o no? Perché questo è un provvedimento che crea sviluppo, quello che proponeva il sottosegretario per recuperare i soldi invece era la solita norma assistenzialista, anche se camuffata benissimo.
Poi abbiamo avuto l'iniziativa del collega Fugatti per favorire l'accesso al credito. Sono contento che sia stata accettata l'iniziativa di creare questo tavolo per far sì che imprenditori sotto i 35 anni ricevano accesso al credito, però - mi chiedo - voi avete portato avanti la filosofia di aprire un'impresa con un euro di capitale, ma è proprio l'opposto che bisogna fare; il problema non è quell'euro di capitale ma i capitali per andare avanti, e l'impresa vuol dire rischio e responsabilità. Temo che quell'iniziativa che avete fatto votare nel passato dell'impresa aperta con un euro vada a vantaggio di coloro che usano strumentalmente le imprese per lasciare poi dei buchi che danneggiano le imprese sane.
Anche su questo riflettete, perché la strada è tutta un'altra. Abbiamo avuto poi due altri provvedimenti importanti che riguardavano l'etichettatura. Esprimo ovviamente soddisfazione, perché è passato un procedimento che prevede la difesa dell'etichettatura per i prodotti dell'agricoltura italiana di qualità, ma poi noi ne abbiamo proposto un altro per tutti i prodotti: una etichettatura che ci dicesse l'origine, gli step. Mi riferisco all'emendamento 43.1 che è stato bocciato, è stato bocciato con tutta una serie di ragionamenti su Bruxelles, ma il problema è che gli altri Paesi adottano norme simili e sono pieni, per esempio, addirittura di barriere non tariffarie.
Qui invece noi parliamo di una cosa positiva perché noi non vogliamo bloccare nessuno, vogliamo solo che se un consumatore compra un prodotto deve sapere da dove arriva e come è fatto, e non che passa per italiano qualcosa che italiano non è. Eppure è stato bocciato proprio mentre la Francia fa passare provvedimenti simili nel suo Parlamento. Questo non è accettabile. Sarebbe da dire che è scandaloso. Bene Ministro, lei sa che c'è una legge n. 55 del 2010 che è stata approvata, si faccia sentire con i suoi colleghi presso la Commissione europea. Perché noi non abbiamo bisogno tanto di elemosina da Bruxelles, ma abbiamo bisogno di norme che non ci danneggino strumentalmente, norme che non siano studiate a tavolino per favorire chi delocalizza, e purtroppo ci sono tanti imprenditori anche in questo Paese che hanno fatto questa scelta di comodo, e non sono veri imprenditori quelli, sono degli speculatori.
Quando uno trasferisce una fabbrica in Cina solo perché là può inquinare e sfruttare i lavoratori è uno speculatore oltre Pag. 37che uno schiavista, e non crea valore e va danneggiato possibilmente, o comunque tenuto in condizioni tali da non poter fare danno alla nostra impresa con queste forme di dumping. Lì bisogna farsi sentire perché se non lo facciamo noi che siamo un Paese manifatturiero non lo faranno mai gli anglosassoni, non lo faranno mai gli scandinavi che vivono di trading e lo faranno forse i francesi che però da un punto di vista economico sono basati molto meno di noi sul manifatturiero, ed in questo momento stanno vivendo una crisi drammatica da questo punto di vista.
Infine, abbiamo avuto anche un altro provvedimento che noi riteniamo avrà un effetto negativo sull'economia, oltre che sulla società in generale, ossia il provvedimento del filtro sull'appello. Siamo tutti d'accordo che la giustizia è intasata, però non si può far decidere ai magistrati, non si può continuare ad aumentare la discrezionalità che hanno i magistrati perché, altrimenti, signor Ministro, lei avrà ancora una più grande corsa di ragazzi del Sud a entrare in magistratura per fare i viceré in Padania, invece di interessarsi dei drammatici problemi del Mezzogiorno. Riguardo alla giustizia voi vi dovreste interrogare su quello che sta succedendo in regione Lombardia. Sono lombardo e sono contento che si indaghi e si verifichi, ma mi chiedo - e l'ho detto anche al congresso federale della Lega Nord Padania - perché in Calabria non succede niente. C'è un Ministro della Repubblica che è andato ormai tre anni fa e tre anni fa si è sentito dire che non esiste il bilancio, che il bilancio si tramanda per via orale. Non c'è un avviso di garanzia, non c'è un'inchiesta. Lo dico anche oggi, siamo in Parlamento: è notizia di reato teoricamente. O in Sicilia, dove adesso abbiamo scoperto questo buco, ma noi sappiamo che per la Sicilia i buchi finanziari sono una tradizione. Noi siamo favorevoli alle tradizioni, però ognuno si paghi le sue. Loro ci hanno fatto Sicilcassa, ci hanno fatto su l'Enasarco in Sicilia, ci hanno fatto le pensioni dei lavoratori agricoli, hanno fatto una megasanatoria sull'abusivismo edilizio. Insomma, anche il Governo si faccia sentire quando parla con la magistratura, invece di fargli solo dei favori che, come ripeto, aumentano la discrezionalità di una categoria che ha dimostrato, statisticamente parlando, di essere inefficiente, molto inefficiente E non possiamo appaltare a loro la scelta di chi può fare appello e chi no, perché hanno già dimostrato con gli strumenti normali di interferire in maniera perniciosa sull'economia.
Tra l'altro, in questo contesto, sono stati presentati due interessanti emendamenti, anche da colleghi non della Lega Nord Padania. Uno riguarda il discorso del diritto fallimentare, un problema gravissimo che danneggia le imprese del Nord. Un altro che riguardava la successione, tra l'altro sostenuto anche dal collega Vignali che obtorto collo alla fine ha dovuto rassegnarsi. Il problema delle successioni è un problema importante nel nostro Paese. Tante piccole e medie aziende non ce la fanno. Non si può pensare che chi eredita un'azienda debba pagare le tasse sul valore dell'azienda, altrimenti l'azienda muore. Uno la liquida per pagare le tasse. Succede solo da noi. In Austria, due o tre anni fa hanno approvato una legge per favorire le fondazioni, con una norma molto larga che i tedeschi stanno studiando, tedeschi che già hanno una norma sulle fondazioni, proprio per favorire questi aspetti. E lei sa che in Germania ci sono gruppi importantissimi che sono fondazioni; nessuno si spiega come facciano a fare tanta ricerca. Perché sono delle fondazioni e, quindi, non sono tassate purché reinvestano. Ma in maniera un po' più complessa perché, evidentemente, quando viene costituita una fondazione c'è una rinuncia alla proprietà del capitale da parte di chi genera una fondazione.
Allora, signor Ministro, domani parleremo ancora di questa ennesima fiducia, perché mi pare di capire che non siete in grado, nonostante i 550 deputati di maggioranza, di affrontare l'Aula con un provvedimento così importante e, quindi, probabilmente ripartiremo dalla fiducia. Oggi le dico che, per l'ennesima volta, abbiamo perso tempo. Questo non è il provvedimento che serve. E abbiamo sbagliato Pag. 38direzione perché, come c'è scritto oggi ben chiaro sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ): «L'Italia è diversa dagli altri Paesi che andranno a fondo perché ha ancora un'economia viva e potente nel Nord Italia». E voi su quella dovevate puntare. E voi dovevate spiegare alle regioni e ai politici del Mezzogiorno che quando bisogna tirare la carretta non si può far morire il cavallo perché altrimenti si ferma anche la carretta, signor Ministro. Questo lo sanno tutti i contadini, ma sembra che non lo sappiano tutti i tecnici e i professori. Prendete anche un veterinario perché così probabilmente miglioreremo l'andamento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carella. Ne ha facoltà.

RENZO CARELLA. Signor Presidente e colleghi, in questo decreto, migliorato molto dal lavoro in Commissione, ci sono aspetti procedurali, fiscali ed economici che possono stimolare la ripresa produttiva del nostro Paese, misure atte a snellire le procedure amministrative, i contenziosi giudiziari con un grado di giudizio in meno, il sostegno alla qualificazione tecnica delle imprese, con l'assunzione sostenuta con le detrazioni fiscali di giovani tecnici laureati e l'impegno a sostenere l'innovazione tecnologica ed altri elementi importanti, che fanno del provvedimento in esame il primo tentativo serio di rimettere in moto il Paese, che solo attraverso la crescita può trovare gli elementi di superamento della crisi. Non credo che ci sia una ricetta unica. La stessa comunità scientifica è divisa sulle scelte univoche da assumere. Sostegno ed impegno dello Stato nella costruzione di infrastrutture strategiche, agevolazioni per l'ammodernamento del patrimonio edilizio, tutto questo naturalmente sostenendo innovazione e ricerca come elemento strategico e duraturo del Paese.
Io nel corso del mio breve intervento voglio indicare due temi di lavoro che potrebbero stimolare una ripresa produttiva di alcune aree e delle tante aree di cui è pieno il nostro Paese, naturalmente dal punto di vista produttivo. Dirò in breve alcuni comportamenti pubblici e privati che vanno superati e che hanno aggravato la nostra crisi, che è globale, ma che ha un aggravio in Italia per il nostro peculiare contributo. Poche aziende sono in grado di sopravvivere pagando il denaro quattro volte di più dei concorrenti europei. Si parla di manovra correttiva: spero che, se questa manovra ci deve essere, sia ancorata ai tagli a spese inutili, magari introducendo una patrimoniale per redditi e patrimoni cospicui. La leva fiscale è largamente abusata, specie per i redditi di lavoro e per le imprese, ed ha come conseguenza un dannoso effetto depressivo. Il debito, quando raggiunge certe quote rispetto al PIL, è un ostacolo enorme, che impedisce a lungo la crescita. Un piano per il rientro del debito è necessario. Si sta discutendo la misura e naturalmente occorre elasticità per evitare di mortificare e bloccare di nuovo il Paese.
Il sistema creditizio delle banche deve essere svincolato da azioni condizionate da politici, ma anche da imprenditori che hanno avuto ed hanno rapporti privilegiati con le banche, ottenendo mutui di favore ed un comportamento non certo da mercato. Questo è successo in Germania, in America, in Spagna, ma è successo anche in Italia. Quando si è trattato di finanziare progetti finalizzati, magari senza la copertura, il tramonto di quei progetti è ricaduto magari sulle sofferenze delle banche e magari gli stessi imprenditori non hanno impegnato i loro patrimoni o le aziende di famiglia a sostegno e a garanzia di quegli investimenti.
Io vorrei fare un esempio, signor Ministro: la vicenda del porto di Imperia ha visto un noto imprenditore italiano coinvolto in quell'esperienza, che dire oggi riguardo alla costruzione del porto di Fiumicino? Se parliamo della garanzia concernente i prestiti e i mutui ottenuti, è l'Acquamarcia che garantisce quell'impresa, oppure l'impresa fallisce perché la sola garanzia era data dal progetto sostenuto? Perché questo non accade per le famiglie degli operai e per le piccole e medie imprese che si rivolgono alle banche, anche in questo momento, con grave Pag. 39difficoltà, per accedere ad un finanziamento? È una difficoltà che si aggrava, perché le piccole e medie imprese non ottengono dalla pubblica amministrazione quanto dovuto. Certo ci sono stati provvedimenti in questo senso, ma per le imprese anche i tempi per allestire questo recupero sono lunghi ed oggi le imprese si sentono chiamate ed hanno bisogno magari di liquidità per affrontare i lavori che hanno preso.
Ci sono amministrazioni che chiedono alle imprese di iniziare i lavori - che hanno vinto, magari, attraverso la gara d'appalto, hanno firmato i contratti - e che rischiano penalità se non li iniziano. Ma queste imprese non sono nella condizione di farlo, perché quel lavoro non viene finanziato, nonostante la presenza di un finanziamento della regione o della stessa Cassa depositi e prestiti, perché questo non è garanzia per le banche. E allora, noi pensiamo che tutto questo, anche sulla base di Basilea 3 debba cambiare, perché lo dicono in Germania oggi, quando un autorevole esponente del partito socialdemocratico dice che le banche hanno fatto un socialismo al rovescio, e cioè che, come alcune imprese italiane, hanno privatizzato i profitti e socializzato le perdite. Ecco, noi vorremmo comportamenti radicalmente opposti rispetto a quanto è accaduto nel passato. Le regole ferree non si possono applicare solo ai più deboli, alle piccole imprese, alle famiglie, ma ci deve essere un comportamento severo per tutti.
È chiaro che tutto ciò deve avvenire in un contesto, noi auspichiamo, globale, ma almeno europeo, dove si debbono assumere iniziative, perché non credo che gli Stati oggi abbiano risorse sufficienti per contrastare la speculazione finanziaria. Oggi, gli Stati hanno solo le regole da imporre al mercato per impedire lo scempio che sta avvenendo, oggi stesso, di fronte ad un'Italia che sta facendo la sua parte, di fronte ad un Governo, ad una maggioranza, al Parlamento, che sta discutendo ed approvando leggi importanti, come il provvedimento che stiamo discutendo oggi. È un provvedimento importante, che noi sosteniamo, e abbiamo fattivamente collaborato in Commissione perché venisse migliorato. Gli Stati devono mettere in campo regole per battere la speculazione e per garantire anche lo svolgimento democratico dei processi politici nei singoli Paesi. Infatti, non vorrei che il mercato condizionasse anche le scelte di Governo dei singoli Paesi, come rischia di accadere, e come qualche commentatore politico ci ricorda ogni giorno.
L'occupazione, la perdita di migliaia e migliaia di posti di lavoro ha, di fatto, degradato intere aree produttive che, nel volgere di pochi mesi, sono scomparse. A terra sono rimasti i lavoratori che, per età e con le nuove norme, non possono essere accompagnati con gli ammortizzatori sociali alla pensione; hanno perso lavoro, futuro e speranza, insieme alle loro famiglie. Io porto qui l'esperienza del Lazio, della mia regione. Lei, signor Ministro, conosce alcune realtà. È chiaro che nel Lazio ci sono aree strategiche, importanti che, nel passato, hanno avuto agevolazioni per il loro insediamento: penso all'area industriale di Pomezia, penso alla provincia di Latina, penso alla provincia di Roma, alla Valle del Sacco.
L'area di Pomezia ha una crisi soprattutto nel settore farmaceutico: l'ultima che abbiamo, in qualche modo, contrastato è stata quella della Sigma Tau, ma la crisi è sempre lì, pronta a presentare nuovi difficoltà. Ad Anagni c'è stato il fallimento definitivo di una grande azienda come la Videocon; l'Alstom di Colleferro, la KSS che rischia di chiudere, perché c'è la minaccia di delocalizzazione. Io credo, signor Ministro, che noi dobbiamo, in qualche modo, bloccare chi nel passato ha utilizzato incentivi o, comunque, risorse pubbliche per l'insediamento o la ristrutturazione industriale e, oggi, minaccia centinaia e centinaia di posti di lavoro perché trova conveniente delocalizzare la propria attività produttiva, magari, in Romania o in Polonia. Le minacce incombono da questo punto di vista. Poi, c'è la vicenda dello stabilimento di Cassino, che ricade sempre su quell'area, la provincia di Frosinone, il basso Lazio. Pag. 40
Signor Ministro, occorrerebbe anche qui - lo chiedono i sindacati e ci sarà prossimamente anche un incontro su questo - una dichiarazione di aree di crisi dove la presenza industriale era forte.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Carella.

RENZO CARELLA. Mi avvio a concludere signor Presidente; potremmo giovarci, in questo caso che può essere di esempio - ma oltre alla provincia di Frosinone e alla Valle del Sacco ce ne sono tante altre, simili alla nostra - dove vi è presenza di aziende modello che hanno in questo momento un'attività produttiva fiorente; penso alla Avio di Colleferro che nel settore del lancio di missili e della produzione del Vega è una delle aziende strategiche del nostro Paese o penso al ruolo che può avere la Finmeccanica presente in quella provincia con Agusta. Ecco, attorno a queste due aziende leader che si trovano in un'area da dichiarare area in crisi, si può in un accordo di programma mettere insieme enti locali, forze sociali per capire se nell'indotto di queste aziende può nascere una ripresa produttiva incentivando la ricerca, incentivando anche l'occupazione, come prevede questo decreto-legge, di forze specialistiche e quindi di forze tecniche capaci e specializzate; credo che tutto questo si possa fare.
Mi avvio a concludere, signor Presidente; si deve incentivare anche la manutenzione del territorio, la bonifica dei territori e soprattutto di questi territori industriali che hanno subito un degrado, perché negli anni Cinquanta e negli anni Sessanta non c'erano le leggi che ci sono oggi. Inquinando un territorio si mina anche la possibilità di riutilizzare, a fini industriali, quel territorio; badate che la bonifica vuol dire mettere immediatamente delle risorse che diventano produttive, impiegando quelle migliaia di persone cassintegrate, sperimentando anche tecniche di bonifica che possiamo esportare nel resto d'Europa, che ha gli stessi problemi che hanno le aree industriali italiane. Voglio solo ricordare, come esempio, che quando l'ENI, attraverso la Saipem e la Snamprogetti, costruì il gasdotto che dall'Algeria porta il gas in Italia, la nave posatubi, che fu ideata, progettata e realizzata dalla Snamprogetti, per anni è stata noleggiata nel mondo perché quella tecnologia non l'aveva mai raggiunta nessuno. Così possiamo fare nel campo del risanamento ambientale, che oltre a far bene alla salute, riqualifica territori importanti che a Roma e nel Lazio, come abbiamo visto recentemente dalle ultime classifiche, non vengono fruiti al meglio delle potenzialità che hanno.
Allora, occorre investire perché nel mondo ci sono milioni di nuovi ricchi, che hanno curiosità di conoscere il nostro Paese. In Cina il nostro Paese è conosciuto sui libri di scuola, perché quel Paese ha avuto, storicamente, rapporti con l'Italia e c'è tanta curiosità di venire in Italia e questo può avere uno sviluppo formidabile sulla nostra economia, perché arriveranno risorse che servono a creare nuova occupazione.

PRESIDENTE. Onorevole Carella, deve concludere.

RENZO CARELLA. Concludo, dicendo che noi dobbiamo lavorare e investire perché nell'agenda di questi Paesi, nell'agenda di questi viaggiatori, dobbiamo mettere a punto e segnare l'Italia, ma per questo dobbiamo fare investimenti e mi auguro che l'azione di questo Governo, che noi sosteniamo lealmente, possa prestare particolare attenzione a ciò.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vatinno. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VATINNO. Signor Presidente, signor Ministro, premesso che il decreto-legge, e il conseguente disegno di legge, conosciuto come decreto sviluppo, rappresenta un positivo incentivo ad una azione volta a realizzare quella spinta propulsiva che l'economia attende da molto tempo, sottolineiamo che le misure di efficientamento energetico nell'edilizia costituiscono un elemento fondamentale Pag. 41dell'azione concreta e tangibile a favore delle tematiche ambientali, come del resto ci chiede anche l'Unione europea tramite il pacchetto clima-energia, chiamato anche pacchetto 20-20-20.
Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 11 del decreto sviluppo è stato strutturato avendo come prospettiva più una concezione puramente infrastrutturale che ambientale.
Soprattutto quando si era presentato un livello di parità pari al 50 per cento tra le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie e quelle appunto di efficienza energetica. Prendiamo positivamente atto che il Governo intende riportare la detrazione d'imposta dell'efficientamento energetico al 55 per cento, com'era originariamente, e intende anche prolungare il periodo temporale dal 1o gennaio 2013 al 31 dicembre 2013. Tuttavia, restano ancora dei punti che, a parere del nostro gruppo, Alleanza per l'Italia, sono insoddisfacenti e per questo ripresentiamo in Aula gli emendamenti già presentati in Commissione.
Il primo, al comma 1, propone una riduzione al 45 per cento, dal proposto 50 per cento, delle detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia.
Il secondo, integra al comma 1-bis dell'articolo 1 la dizione «fino ad un valore massimo della detrazione di 60 mila euro» con «fino ad un valore massimo pari al minore tra 60 mila euro e l'importo corrispondente al 55 per cento di una spesa sostenuta pari a 440 euro per metro quadro dell'infisso».
Il terzo emendamento, al comma 2, riguarda le spese sostenute dal 1o gennaio 2013 al 30 giugno 2013. «Fermi restando i valori massimi, le detrazioni spettano per una quota pari al 55 per cento delle spese stesse, fatto salvo quanto previsto dal periodo successivo». Questo proponiamo, appunto, per le spese sostenute ai sensi del comma 344, a decorrere dal 1o gennaio 2013, le detrazioni spettano per una quota pari al 65 per cento delle spese stesse.
Il quarto emendamento, invece, recita: «Fermi restando i requisiti previsti dalla legislazione vigente, a decorrere dal 1o luglio 2013, le agevolazioni di cui all'articolo 1, commi da 344 a 347 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, spettano a condizione che il contribuente presenti all'ENEA - questo è un punto molto rilevante per noi - » secondo le modalità e i termini già definiti dal decreto ministeriale 19 febbraio 2007, recante disposizioni in materia di detrazioni per le spese di riqualificazione energetica al patrimonio edilizio esistente, apposita dichiarazione asseverata da un tecnico abilitato, attestante l'effettivo raggiungimento dei livelli di prestazione energetica nonché il risparmio energetico effettivamente conseguito, come definiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per lo sviluppo economico, da emanarsi entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
Il medesimo decreto ministeriale definisce le modalità e i termini per la presentazione della citata certificazione nonché l'entità delle agevolazioni spettanti ai contribuenti sulla base della prestazione energetica asseverata nella predetta dichiarazione».
Il quinto e ultimo emendamento che presentiamo propone, dopo il comma 2, di aggiungere il seguente comma 2-bis: «L'Agenzia delle entrate predispone un piano straordinario di controlli da effettuarsi con le risorse umane e finanziarie disponibili a legislazione vigente sulle detrazioni spettanti ai sensi dell'articolo 1, comma 345, della legge 27 dicembre 2006, n. 296».

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, sostanzialmente non mi tratterrò quasi per niente sulla valutazione della struttura del decreto-legge, perché sia i relatori che gli interventi della formazione della maggioranza che sostiene il Governo hanno espresso delle opinioni che condivido.
Quindi, coglierò l'occasione, invece, per fare delle considerazioni su questo decreto-legge, Pag. 42intorno al quale vi era una grande attesa e sul quale la congiuntura europea dello sviluppo e della crisi sostanzialmente ci ha portato, in un certo senso, a conseguire comunque dei risultati, ma a ridimensionarlo rispetto alle aspettative che venivano dopo il decreto-legge sulle liberalizzazioni e sul contenimento della spesa in generale. Mi permetto, dunque, in questa sede importante, di discussione sulle linee generali, di interloquire direttamente con il Ministro, per rappresentargli una serie di preoccupazioni.
In primo luogo, sono molto convinto, Ministro Passera, che l'euro si salva con un piano coerente di medio termine, come si dice in queste settimane, di integrazione bancaria, fiscale e politica dell'eurozona (ed è giusto che sia così). Questo significa che gli Stati Uniti d'Europa, in un certo senso, procedano, in un qualche modo, in questa fase ad una cessione di sovranità. Tuttavia, mentre questo ragionamento in un qualche modo cammina, osservo anche che nella Mitteleuropa - dirò, simpaticamente, nella novella Lega anseatica - circola un pensiero preoccupante, un pensiero preoccupante che viene ripreso anche nel nostro Paese. È un po' questa teoria delle formiche e delle cicale che, come il Ministro immaginerà, non sarebbe assolutamente foriera anche dello stesso percorso di cui parlavo prima, di cui il Governo si fa carico, e gli riconosciamo di essere un combattente in campo in Europa.
Allora, come probabilmente si starà interrogando - o come vorrei che si stesse interrogando - si pone un problema non solo di medio termine e di obiettivi generali, ma anche di come provare ad agire fuori dalle mitologie sul fatto di andare a votare a novembre - questo è «prodigantesimo», poi può accadere sempre tutto - ma, vorrei sistemare la discussione sulle urgenze che non siano solo quelle europee o che, in quella dimensione, non siano solo quelle relative alla cessione di sovranità. Non a caso ieri ho letto, su Il Corriere della Sera, un simpatico articolo di un giornalista che tratta di economia - penso che alla Camera si possa dire anche chi è, forse in televisione non si può fare la pubblicità -, a firma di Mucchetti, che dice sostanzialmente questo (mi permetto di leggerlo perché è anche molto breve): «Il Regno Unito è la patria del liberismo, è il cuore della finanza globale. Dopo la scoperta del cartello bancario per manipolare il Libor, più che del liberismo, riportato all'onor del mondo della Thatcher, si dovrebbe parlare di liborismo per meglio aderire alla realtà della City. Mentre i suoi concittadini ironizzavano, il premier Cameron è andato alla fiera aerospaziale di Fairnborough» a cui noi partecipiamo per tracce importanti, in un certo senso, in questo campo. Dunque, il premier Cameron è andato lì per chiedere alle imprese estere - e particolarmente a quelle italiane - che cosa vogliano le nostre imprese per trasferire la produzione nel Regno Unito: «Negli anni Novanta ci eravamo illusi che bastasse la finanza. Ora vogliamo rimediare» dice Cameron «e mostra il portafoglio. Si tratta di università eccellenti, Stato leggero, servizi doc, imposte sopportabili, zero sindacati. Eppure, il Premier conservatore offre aiuti per ottenere gli investimenti (...)».
Ovviamente, è evidente che condivido questo tratto di riflessione giornalistica. Questo, per porre cosa?
Penso che abbiamo bisogno anche in questi frangenti - anzi aggiungerei soprattutto in questi frangenti - casomai urgentemente, senza far polemica sul fatto che le sue 43 norme fossero meglio o peggio delle 40 di un altro consulente e quindi per uscire da queste polemiche non utili in questo particolare momento, di cambiare il modello di specializzazione dell'Italia. Penso che occorra intervenire in materia di politiche industriali, cambiare la specializzazione in rapporto alla recente competizione con i Paesi emergenti, che stanno erodendo la nostra capacità di esportazione, crescere nelle tecnologie avanzate, mantenere le tecnologie intermedie, internazionalizzare le nostre imprese senza perdere il controllo nazionale delle stesse.
Non mi sto riferendo solo a Valentino spa, ma anche ad Ansaldo energia. Solo avanti ieri è venuto qui un sottosegretario, Pag. 43che non è stato neanche in grado di annunciare, nella lettura pedissequa del rapporto del dottor Orsi al consiglio di amministrazione di Finmeccanica, quello che già era riportato sui giornali, ossia la vicenda di Ansaldo energia, come ella sa, in corso. Il sistema delle imprese, come ella sa, da solo non ce la fa; la chimera del liberismo - me lo consenta - come regolatore del mercato, che ha fatto breccia ovunque, non ha poi funzionato e ci ha portato anche a questa crisi. L'illusione che il mercato fosse l'unico regolatore a far crescere l'economia ci ha fatto sbattere il naso di fronte al primo muro che abbiamo incontrato. Le stesse economie emergenti, tra l'altro, hanno sfruttato la globalizzazione dei mercati per esportare, ma hanno mantenuto barriere di ingresso nei loro mercati fino a quando non sono diventati sufficientemente competitivi. Perciò, abbiamo bisogno di strumenti che facciano sistema. Questo compete al Ministro per lo sviluppo economico ed all'intero Governo. Si tratta di correlare, avviandomi alla conclusione dei dieci minuti, la manifattura con la ricerca, lo sviluppo e la progettazione. La manifattura da sola - e concludo - è troppo esposta alle delocalizzazioni, ma puntare solo sulla progettazione e sullo sviluppo industriale senza manifattura non si va lontano. Nel nostro Paese c'è la presenza di grandi imprese nazionali, capaci di competere, e questo è un pilastro fondamentale per la politica industriale. Non farò la lista perché è nota. Poi c'è il rapporto tra manifattura e servizi avanzati, poi ancora il rapporto tra export ed internazionalizzazione. Ecco, dentro questo quadro, signor Ministro, penso che si pongano i problemi di come camminare anche all'indomani della conversione in legge di questo decreto. Sono certo di poter dare un contributo, ma soprattutto di affidarlo al Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signor Ministro, il provvedimento che discutiamo era particolarmente atteso. Giunge in Aula in un giorno difficile per la nostra economia e per la tenuta dell'euro.
Dopo una serie di interventi del Governo, ispirati al rigore e mirati al taglio della spesa ed al risanamento, si attendeva un primo provvedimento di segno complementare.
Eccolo, il decreto-legge di cui discutiamo, finalizzato alla crescita. Tutti gli indicatori ci mostrano un impoverimento del Paese e questo decreto-legge dovrebbe tentare di invertire questa tendenza. Non ripetiamo le condizioni dei nostri giovani e del loro avvenire, eppure questo era un Paese che fino a tutti gli anni Sessanta poteva essere indicato come una tigre economica. Cos'è accaduto, signor Ministro? Perché oggi siamo in condizioni così gravi? Una prima domanda è quindi inevitabile: queste misure di sostegno allo sviluppo sono sufficienti, adeguate allo scopo?
I repubblicani ritengono che, alle condizioni date, forse era davvero ciò che il Governo poteva fare, anche se si deve fare di più e meglio ma ci rendiamo conto che forse erano le condizioni che non consentivano di fare di più. Ci rendiamo conto che maggiori risorse avrebbero significato un ulteriore inasprimento fiscale e questo per buona pace degli economisti della domenica non è possibile. Oppure, ulteriori tagli e sappiamo che al Senato è in atto un lavoro che ci auguriamo indichi una strada e non soltanto dei tagli indiscriminati.
Dunque, le due strade maestre, inasprire il sistema fiscale o tagliare ulteriormente la spesa pubblica, sono di fatto entrambe difficilmente percorribili contemporaneamente; l'una esclude l'altra probabilmente mentre l'auspicio di innervare un sistema di liberalizzazioni finora non ha dato i suoi effetti. Io richiamerei l'attenzione dei colleghi e anche del Governo sul provvedimento con il quale ci si caratterizzò in una certa fase, il provvedimento sulle liberalizzazioni: soprattutto le liberalizzazioni delle società partecipate Pag. 44o di completa proprietà degli enti locali annaspano, per la verità non sono proprio partite.
In questa situazione incide in maniera determinante la posizione dell'Europa, le cui richieste nei confronti del nostro Paese non sembrano lasciare molto spazio, anzi continuano - secondo noi - a rappresentare un esame continuo. Negli ultimi mesi, proprio su richiesta, stimolo e pressione dell'Europa, siamo stati chiamati ad una serie di interventi che hanno lasciato un segno profondo nel tessuto sociale del nostro Paese, una pressione quella europea che in un certo senso ha costretto a forzare anche le naturali logiche democratiche.
La lettera della Banca centrale europea del 5 agosto del 2011 ha impedito la normale dialettica democratica, diciamolo senza infingimenti. Nello specifico vale la pena ricordare che, tra le altre cose, in quella lettera si affermava la necessità per il nostro Paese, in primo luogo, di una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione - appunto - dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. In secondo luogo, l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi a livello di impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende. In terzo luogo, di adottare un'accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti. La politica italiana, nelle sue dinamiche ordinarie, a ben leggere quella lettera è stata ritenuta inaffidabile per il raggiungimento dei risultati richiesti.
Nel dibattito di oggi, nel momento in cui la Camera è impegnata con il decreto-legge n. 83 del 2012, la formazione della volontà di questo ramo del Parlamento sicuramente terrà conto, come ne tiene conto tutto il dibattito democratico italiano, di quella sostanziale pressione della BCE. Nei casi di Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia la pressione della BCE ha evidenziato la possibilità di sapersi trasformare in pressione sulle istituzioni democratiche, cioè, a nostro parere, su quelli che dovrebbero essere i normali meccanismi democratici. Per questi motivi, in questi mesi nel dibattito parlamentare abbiamo cercato e voluto descrivere la situazione per come appare realmente. Abbiamo chiesto, con riferimento a questa particolare fase che stiamo vivendo con difficoltà, una riflessione comune sulla responsabilità degli Stati, ma anche sulla sovranità dello Stato, su dove essa risieda e su chi la eserciti. Abbiamo avvertito il rischio che si possa scivolare verso una situazione di post democrazia. Ieri sul Corriere della Sera, sono state ripetute le frasi di Steinbruch, ex ministro socialdemocratico tedesco delle finanze, il quale affermava: sono sicuro che l'euro continuerà ad esistere, ma non faccio previsioni su chi farà ancora parte dell'eurozona. Ed ancora: il modo in cui, ad intervalli sempre più frequenti, il Bundestag è quasi obbligato a decidere su temi estremamente complessi e su rischi di grandezza quasi inimmaginabili, sta conducendo al limite di funzionalità la nostra democrazia. È un importante esponente politico tedesco. Ecco perché, con riferimento a questa particolare fase, abbiamo chiesto una riflessione comune. Abbiano avvertito il rischio che in questa fase si possa scivolare in una condizione di grande difficoltà democratica. La settimana scorsa abbiamo ratificato il trattato sul fiscal compact e abbiamo accettato una limitazione di sovranità nazionale. Ci chiediamo: la Germania e la Francia, signor Ministro, faranno lo stesso? È bene perciò individuare immediatamente a favore di chi i Paesi hanno approvato quei trattati nei loro Parlamenti ed a favore di chi, se c'è stato, hanno ceduto parte della propria sovranità. L'Europa non è una traversia, anzi è un'opportunità, ma solo se sarà un soggetto politico. Se resta quella dei commissari siamo destinati ed imboccare la strada della post democrazia e inevitabilmente a mettere in discussione la tenuta sociale del Paese. La disoccupazione dei giovani e dei meno giovani ormai ha superato il livello di guardia. In Italia, nei segmenti più colpiti dalla recessione economica e dai Pag. 45tagli della spesa pubblica, si è formata un'area di disagio tanto corposa da costituire, come è stato detto autorevolmente nei giorni scorsi, una bomba ad orologeria, e di ciò il Governo dovrà tenere conto. In questo quadro, sulle misure prese a sostegno dello sviluppo incide anche la pressione dei mercati e la minaccia di un nuovo attacco speculativo. Ancora una volta il mercato e i suoi operatori hanno il potere di indirizzare le scelte del Governo di uno Stato sovrano, di incidere direttamente cioè sulla vita quotidiana di milioni di cittadini. Questa situazione non può andare oltre. Così né l'Italia né l'Europa potranno disegnare un orizzonte di sicurezza.
Per questo abbiamo firmato una mozione parlamentare per chiedere che il Governo italiano si impegni perché l'Europa trovi la forza e la determinazione di mettere in campo meccanismi protettivi di salvaguardia delle economie più esposte. Venendo al merito del provvedimento maturato in questo quadro, la componente repubblicana rileva e apprezza lo sforzo del Governo.
Manca, però, una strategia di fondo, complessiva, dell'idea che si ha di uno sviluppo economico a condizioni date in questo momento. Ci rendiamo conto che non poteva essere altrimenti: si tratta di una serie di interventi mirati e settoriali, certamente utili, necessari, ma mi sembra che manchi ancora una prospettiva di fondo, insomma, un significato profondo di cosa debba significare l'inversione di questa tendenza.
Vogliamo essere chiari: il decreto-legge n. 83 del 2012, in ogni caso, è un contributo utile per fronteggiare l'emergenza economica e per riavviare una graduale ripresa della produzione, e quindi dell'occupazione, in quanto contiene una serie articolata di misure, ma si deve fare di più.
Mi riferisco alle misure prese nel settore dell'edilizia, in particolare (è stato già detto da altri colleghi), a quelle miranti alla riqualificazione energetica, alle opere pubbliche. Più specificatamente, credo che vadano segnalati tutta una serie di interventi certamente utili.
È importante per noi e assolutamente condivisibile la scelta di ampliare la soglia dell'applicazione dell'IVA per cassa per le piccole imprese, che passa da 200 mila euro di fatturato a 2 milioni di euro. Questa è una decisione che produrrà effetti certamente positivi.
Noi valutiamo che sia altrettanto importante e qualificante la scelta di introdurre un regime fiscale agevolato per gli interessi delle obbligazioni emesse da società di progetto per finanziare investimenti in infrastrutture. E ancora, esprimiamo il nostro apprezzamento per la scelta di estendere alla realizzazione di tutte le nuove infrastrutture in collaborazione tra pubblico e privato le agevolazioni fiscali introdotte con la legge di stabilità per il 2012.
E poi, è decisamente utile la scelta di innalzare, fino al 30 giugno 2013, la detrazione ai fini dell'IRPEF dal 36 al 50 per cento in relazione alle spese documentate per la ristrutturazione edilizia. Viene, altresì, aumentato il limite individuale delle detrazioni stesse.
Vi è un punto del decreto-legge che, come repubblicani, apprezziamo, signor Ministro, perché riteniamo che, se il Governo lo volesse accudire, sarebbe di assoluto carattere strategico. Ci riferiamo, signor Ministro, alla decisione di istituire un fondo per l'attuazione di un piano nazionale per le città, destinato, in particolare, alla riqualificazione di aree urbane degradate.
Questa è davvero una scelta opportuna ed indica, a nostro avviso, quella che dovrà essere una strada da perseguire con maggiore decisione. La riqualificazione dei centri urbani è stato uno dei punti essenziali di una nostra recente mozione di indirizzo al Governo, presentata e discussa in Aula nel mese di marzo.
La riqualificazione, appunto, delle aree metropolitane densamente popolate, come quella di Napoli, può essere un punto di attacco per una politica significativa anche a favore del Mezzogiorno. Questa necessità Pag. 46si inquadra nell'ottica, tra l'altro, degli obiettivi della Commissione europea. Coerentemente, si comprende anche la decisione di istituire il Comitato interministeriale per le politiche urbane.
Quanto alle modifiche in tema di lavoro, queste sembrano comprensibili e, forse, anche opportune, soprattutto perché bisogna stare attenti a non confondere flessibilità e precarietà.
Discutibili, invece, appaiono le modifiche nel campo della giustizia civile. Secondo noi, la limitazione dei ricorsi in appello evidenzia, nel meccanismo prescelto per tale limitazione, una discrezionalità particolarmente elevata in capo al giudice di primo grado, chiamato a svolgere funzioni di filtro per le eventuali richieste di appello. Un meccanismo questo, signor Ministro, che potrebbe provocare effetti forse controproducenti.
Concludo, signor Presidente. Siamo, quindi, di fronte ad una serie di interventi complessi e articolati che rappresentano uno sforzo certamente apprezzabile, ma, come ho già sottolineato, il provvedimento in oggetto tanto atteso, che avrebbe dovuto costituire la «fase 2» del Governo Monti, è ancora molto distante da un'idea profonda della ripresa dello sviluppo economico necessario per arginare la definitiva emarginazione dell'Italia dal contesto del mercato internazionale.
Crediamo che sia necessario quindi procedere, ad esempio, ad una concreta individuazione dei centri di spesa, ad una loro reale razionalizzazione e, perché no, nella fase in cui questo Governo si caratterizza perché inizia a fare un ragionamento forte nei confronti delle province, riteniamo necessario non solo incentivare le unioni di comuni, ma promuoverle con maggiore incisività e determinazione. Bisogna avviare il processo di unione almeno dei comuni al di sotto dei 10 mila abitanti. Che siano centri di spesa e di servizio facilmente identificabili, competitivi, capaci di disporre e gestire con efficienza le poche risorse che oramai sono a disposizione degli enti locali.
Noi repubblicani vogliamo un Paese proiettato verso un mercato libero e competitivo, regolato, ma non ostacolato. Un Paese dove l'ordinaria amministrazione sia efficacemente resa a disposizione del cittadino e delle imprese produttive, ordinata e più razionale. Il decreto-legge in esame è solo un primo passo che riteniamo necessario per immaginare un Paese nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, quando, nel novembre scorso, si insediò il Governo Monti e il Presidente del Consiglio lo definì un Governo di responsabilità nazionale, io, nella mia replica, sostenni la tesi che Monti avrebbe dovuto presentare a questo Parlamento un Governo di solidarietà nazionale, perché quando un Paese è in difficoltà, quando è in crisi, tutte le forze politiche, quelle più responsabili, si devono mettere insieme e dare vita ad un Governo di solidarietà nazionale, un Governo politico che si possa far carico delle difficoltà del nostro Paese e che potrebbe trovare quelle soluzioni che voi non riuscite a dare.
Posso anche dire di avere stima della sua persona, però se al suo posto vi fosse stato un Ministro del Partito Democratico - ad esempio Enrico Letta, che già è stato titolare dell'allora Ministero dell'industria e del commercio - o un Ministro del Popolo della Libertà - come l'ultimo Ministro dello sviluppo economico che ha fatto parte del Governo Berlusconi, l'onorevole Romani - probabilmente uno di questi due Ministri avrebbe portato in Aula un provvedimento completamente diverso rispetto a quello che lei ha presentato.
Infatti, avrebbe portato in Aula un provvedimento capace di dare una risposta reale alle esigenze dell'economia italiana, di fare ripartire l'economia del nostro Paese, non preoccupandoci eccessivamente di fare i compiti a casa, quelli che in maniera interessata ci assegna, in modo particolare, la Germania. Pag. 47
È infatti evidente che l'interesse di quel Paese è di distruggere il nostro tessuto produttivo, rendere meno competitiva la nostra economia e dare alla Germania altre fette di mercato. È infatti evidente, signor Ministro, che, se non si dà sostegno alla domanda interna e se noi stessi non consumiamo e non acquistiamo i prodotti della nostra industria, inevitabilmente ci sarà il declino. Quando l'industria italiana non produrrà più quello che serve ad un Paese, il Paese dovrà acquistarlo da altri.
Allora, un provvedimento per lo sviluppo e per la crescita avrebbe dovuto contenere misure molto efficaci da questo punto di vista, avrebbe dovuto consentire alle industrie di ammodernarsi dal punto di vista tecnologico, di poter competere; e avrebbe dovuto consentire all'industria di recuperare fette di mercato sul piano internazionale. Un provvedimento per la crescita avrebbe dovuto avere una visione più ampia.
In questo provvedimento - me lo consenta - non c'è nulla a favore, ad esempio, dell'agricoltura. Io le ricordo quello che sosteneva Manlio Rossi-Doria, un senatore socialista eletto in un collegio dell'alta Irpinia, docente alla facoltà di agraria di Portici, il quale sosteneva che, se non si sviluppa l'agricoltura, nello stesso territorio non si può sviluppare l'industria.
Il suo provvedimento non contiene nulla in materia di turismo. Abbiamo grandi potenzialità sul nostro territorio. Abbiamo grandi possibilità, in modo particolare al Sud, di fare arrivare flussi turistici che si fermano a Roma.
Allora è ancora più irresponsabile il Presidente del Consiglio Monti quando in Russia, in risposta ad una domanda relativa a quali mete avrebbe suggerito ad un turista in arrivo in Italia, al di fuori degli itinerari turistici tradizionali, egli ha indicato Ravenna e Assisi, tagliando completamente tutta quella parte del Paese che è al di sotto di Roma, dove i flussi turistici non arrivano, anche perché mancano le infrastrutture.
Lei ha detto che si impegnerà - anzi si è già impegnato - per il completamento della Salerno-Reggio Calabria. Quando queste misure le sosteneva il precedente Governo, l'opposizione insorgeva, ed in parte forse anche giustamente, perché è assurdo continuare a parlare della Salerno-Reggio Calabria a distanza di tanti anni. Ne ha parlato lei e non ha suscitato chiaramente le stesse reazioni che suscitò il precedente Governo. A me sembra che, al di là delle solite ricette obsolete e ripetute, lei non ha indicato nulla per il Sud.
Ho sentito ripetere in quest'Aula da un collega della Lega Nord Padania, un esempio che mi auguro non la condizioni, almeno dal punto di vista dell'onestà intellettuale; egli ha sostenuto che bisogna fare campare il cavallo perché altrimenti la carretta non cammina. Ho ascoltato nell'aula dove si riuniscono i Ministri un suo predecessore, del precedente Governo, lei ne ha avuti due, non le dico chi è, che più o meno diceva la stessa cosa: non bisogna far fermare la locomotiva del Nord. È un concetto sbagliato dal punto di vista economico e concettuale. Mazzini diceva: «L'Italia sarà quello che il Mezzogiorno sarà». E le faccio un altro esempio, ho letto che lei è uno sportivo: se in un organismo c'è un arto meno sviluppato, mica lo si fa andare completamente in atrofia, ma si mantiene in salute l'uno e si fa in modo di far sviluppare anche l'altro arto.
Purtroppo verifico con grande rammarico, onorevole Ministro, che il Governo ha accettato una proposta emendativa, che è passata in sede di Commissione all'articolo 23, comma 2, lettera b), nella quale praticamente si eliminano le parole: «in particolare del Mezzogiorno» per quanto riguarda il rafforzamento della struttura produttiva. Mi auguro che quando il Governo presenterà il maxiemendamento e porrà la questione di fiducia, recuperi questo concetto, che è un concetto evidentemente solo semantico, lessicale, perché poi ci vogliono le risorse, ma è l'indicazione di una volontà, perché nelle pieghe di questo decreto-legge, onorevole Ministro, ci sono altre questioni che, ad esempio, ci fanno dire che si penalizza il Sud. Quando lei sottrae le risorse destinate ai Pag. 48porti del Sud per destinarle ai porti del Nord, non fa un'operazione corretta; e quando, ad esempio, destina 5 milioni di euro per il restauro del Duomo di Milano, in vista dell'Expo 2015, e nessun altro intervento è previsto per i tanti monumenti di grande rilievo che ci sono al centro, nel sud e nelle isole del nostro Paese, fa un'altra operazione di grave scorrettezza.
Ma del resto questo è un Governo a trazione nordista, al di là quello che dice la Lega Nord, non fosse altro che per ragioni anagrafiche. Lei è nato a Como, Monti è di Varese, Grilli è di Milano e ci rendiamo conto che l'estrazione territoriale condiziona pesantemente l'azione di questo Governo. Il Sud è ancora più penalizzato, il Sud è ancora più fortemente emarginato. E allora Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia, proponiamo un'inversione di rotta: corregga, se può, quando il Governo presenterà il maxi-emendamento, alcuni errori che ci sono, perché quando si insiste su alcuni aspetti, è evidente che se al Nord ci sono più industrie, i flussi finanziari andranno là.
Se non si investe anche in altri settori (non nel pubblico impiego, come dice qualche rappresentante che è rimasto molto indietro della Lega Nord Padania), e cioè su quegli elementi di forza del Sud, nessun provvedimento per la crescita avrà efficacia. Guardi onorevole Ministro, la differenza tra il politico e il tecnico è una differenza fondamentale, e non è che il tecnico è più competente e il politico è meno competente, ma che il politico, siccome si raccorda al consenso, deve necessariamente tenersi raccordato alla realtà. Io dico sempre che non si impara a fare politica leggendo i libri, ma la politica la si impara facendo politica, e l'antipolitica la sconfigge una politica forte. Quindi si legge e si sente dire che alcuni esponenti di questo Governo scenderanno in campo alle prossime elezioni; io sinceramente mi auguro che questo avvenga, ma attraverso la strada naturale che è quella del consenso, quella del confronto con gli elettori, perché la nostra Costituzione, all'articolo 1, recita esattamente che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
È di questi giorni la disputa sui giornali se questo Governo arriverà alla conclusione naturale della legislatura oppure no. Dovevate essere la soluzione del problema, siete diventati un problema, purtroppo, senza soluzione. Si legge che c'è il rischio di elezione anticipate, e per quale ragione? Perché si rivuole la legittimazione popolare. Noi abbiamo mandato a casa un Governo che aveva ancora la maggioranza parlamentare, che aveva avuto un grande consenso alle elezioni, perché qualcuno si era inventato in questa Aula e fuori da questa Aula, che quel Governo, non avendo prestigio internazionale, era la causa delle difficoltà economiche e finanziarie del nostro Paese. Cosa abbiamo scoperto invece? Che le difficoltà economiche e finanziarie vengono da lontano, lo spread è ancora a 520 punti, quindi oltre il limite che aveva lasciato il Governo Berlusconi, e che non c'è soluzione se non si ritorna al voto per rilegittimare un Governo che abbia il consenso popolare.
Leggiamo ancora (perché poi quelli che hanno proposto una medicina sbagliata insistono sull'errore) che c'è un parlamentare dal cognome impronunciabile, che dice che Berlusconi non scenderà in campo perché saranno gli investitori a non farlo scendere in campo. Quindi questo signore riscrive l'articolo 1 della Costituzione, per cui la sovranità non appartiene al popolo ma appartiene agli investitori stranieri.
Noi invece riteniamo che si debba ricominciare proprio da dove si è interrotto quel cammino, perché è stato sbagliato far cadere un Governo legittimato dal consenso popolare, che tra l'altro non aveva preso le misure che voi avete preso: la reintroduzione dell'IMU, l'aumento del prezzo della benzina, le tante tasse che sono state reintrodotte.
Le banche italiane non avevano ancora incamerato i 400 miliardi di euro della Banca centrale europea, eppure lo spread era lo stesso. Dicevo, quindi, che la differenza tra il tecnico e la politica, siccome Pag. 49è mia convinzione che la politica non si apprende dai libri, ma la si fa, è che il tecnico non si rende conto della realtà e produce una soluzione che in astratto potrebbe andare bene. Infatti, se lei si fosse reso conto della realtà, se lei avesse visto le tanti crisi industriali che ci sono nel nostro Paese - ho indossato la maglia di lavoro degli operai dell'Irisbus di Flumeri, una fabbrica che la FIAT vuole chiudere e per la quale questo Governo non sta spendendo una parola -, lei si sarebbe reso conto di quanto ha bisogno questo Paese di interventi a favore di poli produttivi che sono entrati in crisi. Non è accettabile, signor Ministro, e mi auguro che in questa direzione lei possa fare qualcosa. Ho messo questa maglia per lasciarle ben impresso nella mente il nome di questo stabilimento, poiché in quella provincia si era investito su uno stabilimento produttivo che doveva dare lavoro. In realtà, il lavoro l'ha dato in quanto vennero assunti più di millecinquecento operai. La FIAT lo stabilimento lo ebbe di fatto regalato perché il terreno fu espropriato ai contadini, i quali vennero convinti con l'argomento che poi ci sarebbero stati posti di lavoro. Ha avuto contributi, però la FIAT poi nulla ha fatto per mantenere in vita quello stabilimento.
Il nostro gruppo ha presentato un emendamento, signor Ministro se lo legga, che prevede un piano nazionale dei trasporti. Bisogna rinnovare il parco autobus circolante in Italia; sono obsoleti, sono inquinanti, sono insicuri, dovrebbero tutti essere chiusi nelle autorimesse. E se lei non interviene, noi corriamo il rischio di perdere un pezzo produttivo importante perché in Italia nessuno stabilimento produrrà più autobus e quelli che verranno acquistati in Italia, con i nostri soldi, saranno sì prodotti dalla FIAT, dall'Irisbus, ma in Francia o nella Repubblica Ceca. Al danno la beffa quindi. E, allora, noi la invitiamo, visto che sono stati sottratti un po' di fondi al Sud e che sono state fatte alcune cose - per carità ognuno ha tirato la coperta dalla sua parte - ad accettare questo emendamento che noi abbiamo presentato per elaborare un piano nazionale dei trasporti, per dare fondi alle regioni e per aiutare un apparato produttivo importante. C'è un indotto che dà lavoro a circa 4-5 mila persone. Non possiamo consentire ancora di tenere gente alla fame. Ci sono gli operai dell'Irisbus qui davanti a Montecitorio. So che avranno incontrato anche qualcuno al suo Ministero. Mi sono fatto dare una busta paga: 774 euro. In base ai dati ISTAT una famiglia di due componenti che vive con 1.300 euro è al di sotto della soglia di povertà; si immagini una famiglia che vive con 774 euro in quali condizioni vive.
Allora, onorevole Ministro, noi la invitiamo a fare, da qui al momento in cui verrà posta la questione di fiducia, uno sforzo in più. Noi valuteremo. Siamo per il no, votiamo contro la fiducia, però valuteremo, valuteremo il maxiemendamento che lei presenterà. Ci sono indubbiamente alcuni aspetti positivi nel suo provvedimento: quelli non li cito, perché lo hanno fatto a lungo, forse con enfasi eccessiva, i relatori ed i parlamentari della maggioranza che sostengono il Governo. Faccia uno sforzo in più rispetto alle questioni che io le ho indicato.
Noi, ad esempio, ci siamo astenuti sul fiscal compact, non abbiamo votato contro, avremmo dovuto votare contro, però ci siamo astenuti perché riteniamo che l'Europa continui a rimanere l'ambito nel quale un grande Paese come l'Italia deve rimanere, ma non alle condizioni della Germania. Non possiamo essere considerati la pecora nera quando non lo siamo e non possiamo consentire che la Germania continui a prosperare sulle debolezze dell'Europa e sui propri egoismi. Quindi, onorevole Ministro, c'è un giudizio sostanzialmente negativo, ma attendiamo anche concretamente sue decisioni rispetto ad alcuni punti che noi abbiamo indicato, ad esempio i porti, ad esempio qualche intervento a favore di beni monumentali rilevanti del sud (non c'è solo il duomo di Milano!), rispetto a grandi apparati produttivi in crisi, come l'Irisbus di Flumeri, ma potremmo parlare ancora di Termini Imerese al sud, perché non vogliamo as Pag. 50sistenzialismo. Questo è un riflesso condizionato della Lega e di chi scimmiotta la Lega. Noi vogliamo crescere in maniera virtuosa, crediamo in un'Italia unita, che non sia unita solo dal punto di vista geografico ed istituzionale, ma che sia unita anche dal punto di vista economico. Se non fa questo, signor Ministro, un provvedimento come quello in esame diventerebbe un'occasione perduta. Per questa ragione noi la invitiamo a riflettere e se possibile a fornire delle soluzioni rispetto ai problemi che noi le abbiamo indicato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, volevo rincuorare l'amico Iannaccone, che fa degli interventi a favore del sud: il problema italiano è che non esiste solo il sud, amico Iannaccone. Tu sei più leghista dei leghisti, più leghista di me, per cui vai oltre i confini. Ci fosse qualcosa che andasse bene al nord, andrebbe bene a tutti. E così rimettiamo insieme l'Italia.
Ma mi rivolgo a lei, signor Ministro: aveva a suo tempo fatto annunci di 80 miliardi messi in circolazione. Noi non abbiamo traccia di questi 80 miliardi che sono messi sul bilancio del nostro Paese per indurlo a crescere. Le risorse disponibili immediatamente sono circa un miliardo di euro, spalmato in sei anni. Mancano ovviamente le risorse che dovranno venire dalla spending review, però avrei fatto prima la spending review, facendo dei tagli molto più profondi, e poi sarei passato al decreto crescita. Io non so come ci arriverà dal Senato, non so che tagli avrà fatto. Qualcosa si sa, ma avrei fatto probabilmente qualcosa di diverso e saremo critici anche lì. C'è anche un pacchetto di smobilitazioni di immobili dello Stato. Io credo che anche lì bisogna andarci con i piedi di piombo, perché il periodo - lei probabilmente lo sa meglio di me - non è quello migliore per vendere oggi un immobile in Italia, anche se appetibile.
Pertanto, come tutti i comuni che hanno predisposto il bilancio e hanno potuto approvarlo inserendo gli oneri di urbanizzazione che dovevano venire da risorse per nuova edificazione o, comunque, per edifici da realizzare, si sono trovati senza soldi. Dunque, bisogna fare i conti sempre dopo: la spending review, probabilmente, andava fatta in modo più profondo, ma prima di ogni altra cosa.
Io so che la responsabilità, Ministro Passera, non può essere addebitata tutta e soltanto a lei - anzi, direi che, dopo gli annunci gloriosi, quanto meno, sembrerebbe animato da buona volontà per arrivare a trovare delle soluzioni -, ma, ahimè, il problema è difficile, non è di facile soluzione. Il problema principale è proprio la pochezza di risorse, per cui non saremo in grado di dare al Paese la possibilità di crescere, non saremo in grado di dare alle imprese la liquidità sufficiente per far sì che possano ricominciare. Sa come stanno andando le banche: lo spread, oggi, è andato oltre i 530 punti percentuali; i titoli e le azioni delle banche sono sprofondati.
Io non so quale rimedio ci sarà o bisognerà mettere in campo: credo che, comunque, voi non siate facendo il vostro dovere. All'inizio del vostro insediamento, avevo avuto un breve barlume di speranza nelle vostre possibilità, perché se non ce la fa Monti, probabilmente, non ce la fa il Paese: questo era il mio ragionamento. Oggi però, sono convinto di un'altra cosa, qualcosa è cambiato: io credo che sia in crisi anche lo stesso Monti, lo si vede nell'atteggiamento pubblico: non ha più il brio di prima; probabilmente, anch'egli ha dovuto cedere di fronte ad eventi più importanti di lui. Ma dobbiamo fare un passo indietro, dobbiamo fare alcuni ragionamenti.
Nell'ambito del decreto-legge in oggetto, noi speravamo che ci fosse qualche liberalizzazione in più - cosa che abbiamo detto, lo diciamo dall'inizio della legislatura -, ma non abbiamo visto assolutamente niente, nei settori delle poste, degli autotrasporti, dell'editoria, delle professioni, delle banche, nella RAI stessa. Con riferimento alla RAI, abbiamo visto, l'altro giorno, che hanno fatto il consiglio di Pag. 51amministrazione: è possibile dare, ancora oggi, stipendi da 650 mila euro? È possibile sapere quanto costano questi megadirettori all'interno delle strutture della RAI? Vale anche per loro? Anche per loro deve esserci una crisi, anche per loro deve esserci un ridimensionamento delle risorse. E, proprio sul tema delle liberalizzazioni, abbiamo fatto addirittura un passo indietro.
Signor Ministro, avevamo chiesto anche un'altra operazione abbastanza significativa: lo spacchettamento in proporzione dei grandi appalti. Noi avevamo chiesto, addirittura, la possibilità di spacchettare questi appalti per il 70 per cento, in modo che alle nostre piccole e medie imprese - che rappresentano la nervatura della nostra struttura industriale - arrivasse qualcosa di più. Siamo passati dal 50 al 60 per cento. Io credo che un piccolo passo avanti su questo sia stato fatto. A proposito di project bond, signor Ministro: io so che è un'operazione complessa, so che è un'operazione da mettere in campo ora, immediatamente, e che potrebbe essere significativa, ma so anche che prima che scatti l'operatività di tutte queste possibilità, passeranno minimo 12-14 mesi. Riusciremo a resistere per tutto questo tempo? Io credo di no.
Nel Parlamento, nel nostro gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori, come dicevo prima, io sono forse uno dei più critici nei confronti del partito stesso e, a volte, manifesto disagi anche forti nei confronti del vostro Governo tecnico.
Purtroppo, a quel punto ero convinto che voi potevate salvare il Paese, ma mi sbagliavo, non è cambiato assolutamente niente, lo ripeto, non è cambiato assolutamente niente, tutto è come prima. La conferma l'ho avuta durante tutto l'iter parlamentare di questo importante provvedimento che ha impegnato le due Commissioni in modo severo con turni di notte, al mattino, ad ogni orario, però, inutilmente. Ringrazio, qui, pubblicamente l'impegno dei Presidenti e soprattutto dei funzionari delle due Commissioni che si sono impegnati fino in fondo e, lo devo dire, ringrazio pubblicamente anche l'ufficio legislativo del mio gruppo; sono stati impagabili, ma, come dicevo, tutto è come prima. Governo, relatori, presidenti, commissari, tutti impegnati ad infilare emendamenti di piccolo cabotaggio; voglio tralasciare da questa vicenda la presidente Dal Lago che è qui presente. Mi riferisco alle lobby, ai gruppi parlamentari che fanno lobby, che fanno e non fanno ostruzionismo a seconda di cosa accoglie il Governo, spesso preso alla sprovvista, incapace di trovare coperture anche di fronte a richieste sacrosante; come, ad esempio, la richiesta fatta dagli imprenditori terremotati che chiedevano alcune risorse per rimpiazzare le macchine danneggiate per poter far ripartire l'economia di quei luoghi, perché solo se l'economia di quei luoghi riparte, quel luogo risorge; ecco, lì, siete stati imbarazzanti, in Commissione, forse anche data l'ora, probabilmente, a tarda notte. Ma non è così che ci si comporta, lo ripeto, non è così che ci si deve comportare.
Un altro capitolo, signora presidente Dal Lago, è quello delle ammissibilità perché si gioca tutto su quel lasso di tempo; l'ammissibilità o meno di alcuni emendamenti. Allora lì noi, o meglio, loro hanno giocato una partita difficile escludendo emendamenti significativi, importanti che noi e anche altre forze politiche avevamo rappresentato, con la scusa dell'inammissibilità e ho visto invece ammettere provvedimenti e emendamenti che erano completamente fuori dal gioco, completamente fuori dal tema.
Siete partiti col piede sbagliato; il primo tema e il primo approccio che ha dato questo Governo per far cambiare il Paese è stato preoccuparsi delle pensioni; ma dovevamo sì preoccuparci delle pensioni, però partendo dall'alto, non partendo dal basso; e allora andava bene riqualificare o, comunque, mettere a norma, in regola, pensioni importanti, partendo da lì, dai pensionati di lusso. Non faccio nomi perché li conosciamo tutti, ma è di questi giorni la notizia che c'è un siciliano di lusso - peccato che non ci sia il mio amico Iannaccone in Aula per aiutarci a capire come funziona la regione Pag. 52Sicilia - che ha intentato in questi giorni una causa a Bruxelles per vedersi riconoscere una pensione di 1.500 e rotti euro al giorno, in forza di un contratto che l'allora governatore Cuffaro gli aveva dato come commissario dei rifiuti a Palermo: 470 mila euro l'anno.

FABIO EVANGELISTI. Al direttore della RAI hanno dato di più!

GABRIELE CIMADORO. Il direttore della RAI l'ho citato prima, 650 mila euro; ma a fronte di quei 470 mila euro per sei mesi, perché subito dopo si è dimesso, questo richiede una pensione di 1.500 euro al giorno. Credo che sia vergognoso questo signore, ma è vergognoso anche chi gli ha concesso e gli ha potuto lasciar fare questa assurdità! I politici siciliani tutti hanno portato alla rovina un'isola che doveva essere il passaporto del turismo nazionale. Non so dov'è andato il Governo Monti a trovare 360 milioni.
Mi pare che siano stati dati l'altro giorno a Lombardo non so se 400 o 360 milioni di euro. Quindi, in quel caso si sono trovati i soldi. I soldi per coprire gli sprechi e i buchi si trovano. Io non credo che ciò sia corretto, non credo che sia corretto. Non siete riusciti ad abolire le province. Ancora oggi stiamo discutendo chi c'è e chi non c'è: quaranta, cinquanta, sessanta? I giornali così riempiono le pagine, ma il risultato è sempre quello. Quando lo faremo? Doveva esserci un taglio netto, solo così ci sarebbe stata veramente un'autentica rivoluzione e un autentico risparmio.
Bisognerebbe anche mettere mano, signor Ministro, una volta per tutte, con riforme costituzionali e abolire i privilegi delle regioni a statuto speciale, perché dopo 60 anni questi privilegi non è corretto e non è giusto che esistano nei confronti del cittadino normale, della regione normale, della provincia normale. Non è giusto che esista ancora una Costituzione di questo tipo.
Però ritorniamo al provvedimento. Io ho fatto una battuta all'uscita e al termine dei lavori in Commissione. Ho fatto una battuta ad una TV, non ricordo quale: il Paris Saint-Germain ha speso di più a comprare i sui giocatori rispetto ai soldi che voi avete stanziato in questo provvedimento. È una battuta che poi alla fine non lo è perché, se facciamo i conti, alla fine i conti tornano. Il Paris Saint-Germain ha speso di più, ha investito di più che uno Stato. Il decreto-legge viene assegnato, di fatto, sapendo della questione di fiducia. Infatti, è stato assegnato alle due Commissioni congiunte sapendo che sarebbe stata poi posta la questione di fiducia, come se fosse in sede legislativa. Ecco allora scattare tutto il gioco di cui dicevo prima, un gioco al massacro di chi è più furbo (l'UdC?) o forse di chi è più amico. Ma non è così che portiamo a casa dei provvedimenti seri per il Paese, non è facendo il giochino di parte. Faccio l'esempio del duomo di Milano, perché Iannaccone ha portato l'esempio del duomo di Milano. È un monumento nazionale, forse poteva anche starci il contentino di 5 mila euro dato al vicepresidente della Camera Lupi. Questo non è il modo per arrivare a trovare una soluzione per far ripartire il Paese. Lo dico ai due relatori che sono qui ad ascoltarmi. È stato fatto uno scempio degli emendamenti, uno scempio. Non c'è un programma, diciamo così, coerente, corretto, uniforme, che vada bene su tutto il territorio nazionale, che impegni le migliori risorse.
Bene lo sportello unico per l'edilizia, signor Ministro. Ma io e lei ci siamo già confrontati più di una volta in Commissione sul tema dell'edilizia. L'edilizia è un comparto importantissimo del nostro Paese, che non ha, ad oggi, avuto ancora una lira di risorse. Io ho qualche dubbio sullo sportello unico perché è vero che verrà pubblicato, per cui quando sarà in Gazzetta Ufficiale sarà operativo, ma quando sarà operativo? Abbiamo visto più di uno sportello unico non realizzarsi, per cui bisogna stare molto attenti. In altre parole, non deve essere solo un messaggio pubblicitario. Lo sportello unico serve ad un mondo dove la burocrazia è cristallizzata, dove la burocrazia controlla tutto. Per avere una piccola pratica un utente di Pag. 53una qualsiasi valle bergamasca o di qualsiasi altra montagna italiana deve avere 10 mila balzelli, dalla comunità montana in su, dai bacini imbriferi persino, regioni, province, regioni autonome, beni ambientali, beni archeologici, ce n'è di tutto.
Quando verrà applicato? Non lo sappiamo, ma l'edilizia aveva bisogno di qualcosa di più, signor Ministro, lo avevo già detto più d'una volta. È possibile che chi ha dei beni debba pagare oggi il doppio rispetto a quello che pagava prima? Ha degli appartamenti che non riesce a vendere, purtroppo, dopo anni, e deve pagare più del doppio della tassa visto che non riesce a venderli? Sono beni strumentali, devono essere considerati alla stregua di macchinari, dovremmo agevolarli. Avrei un'idea anche sul piano case, signor Ministro, cosa che ho già detto in più di una circostanza.
Invece di polverizzare i terreni e agire su tutto il territorio nazionale, recuperiamo quello che è già costruito, perché ve ne è in esubero. Le imprese sarebbero disponibili oggi non dico a regalarle, ma a darle al 50 per cento. Sono case belle, fatte, finite, pronte, e si trovano in tutte le grandi città d'Italia e anche nelle piccole e medie città. Non vi è più bisogno di costruire duemila appartamenti o 20 mila a Roma per l'emergenza abitativa o 1.000-2.000 a Milano. Ma quando mai? Dobbiamo vendere e smuovere quello che è già stato fatto. Ma queste cose le sto dicendo da anni, perché la crisi di questo settore è cominciata tre, quattro anni fa. Se questo settore, che funge da volano per mille altre aziende e imprese di tanti altri settori, non va non ci muoveremo o ci muoveremo molto più lentamente.
Bene l'auto elettrica, signor Ministro. Io e l'amico Lulli siamo contentissimi su questa vicenda. L'auto elettrica...

ANTONIO BORGHESI. L'auto elettrica è stata tagliata in Commissione bilancio!

GABRIELE CIMADORO. Questa era una delle notizie cattive che probabilmente ci aspettavamo.

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, si rivolga al Presidente dell'Assemblea. Non conversi in privato con i colleghi!

GABRIELE CIMADORO. Mi scusi, signor Presidente, lei è informato se la Commissione bilancio abbia tagliato i fondi che noi abbiamo approvato, contro il parere del Governo, in Commissione sull'auto elettrica?

PRESIDENTE. Non ne sono informato, ma la invito a rivolgersi alla Presidenza.

GABRIELE CIMADORO. Ci sono queste notizie che circolano e sembra che sia vero.

PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Cimadoro.

GABRIELE CIMADORO. Dunque, l'Italia è l'ultimo Paese d'Europa che non ha adottato ancora questo sistema di incentivazione per abolire le emissioni. L'unico Paese in Europa! Tutti gli Stati del nord Europa hanno un finanziamento fino a 20 mila euro sull'acquisto di un auto elettrica. Le nostre imprese sul territorio nazionale sono costrette, per le trasformazione di un auto a benzina o diesel ad una con impianto elettrico, ad andare alla motorizzazione tedesca o austriaca per poterla collaudare, perché in Italia per legge non si può collaudare. Siamo un popolo arretrato, abbiamo norme e burocrazia da smontare!
Vogliamo parlare poi, signor Ministro, del pasticcio delle assunzioni a L'Aquila, per il terremoto de L'Aquila? Vogliamo parlare di quello? Ho fatto più volte richiesta al Ministro Barca su questi 350 nuovi assunti per mettere in piedi questa struttura, che durerà 10-12 anni - fino alla fine del cantiere probabilmente - e che sarà poi in parte gestita dal comune de L'Aquila. Ma non vi era già la Protezione civile, mi chiedo? Pensavo che la Protezione civile fosse in grado di gestire un percorso di questo tipo. Scopro adesso, invece, che bisogna assumere 350 persone, non si capisce come mai. Ho detto al Pag. 54Ministro ma prendiamo gli esuberi dai Ministeri o dalle altre istituzioni statali, ministeriali, istituzionali. Prendiamoli da lì! Prendiamo le migliori professionalità e le mettiamo nella struttura anzidetta. Non è possibile pensare di assumere ex novo. Non è possibile, inoltre, non mettere un limite allo stipendio. Abbiamo presentato un emendamento che parlava di 125 mila euro, ma non è stato sufficiente per il Ministro Barca. Ma 125 mila euro è il costo dello stipendio dei parlamentari. Loro proponevano 200 mila euro, ma alla fine il risultato è stato: senza limite. Pertanto, avremo, sul territorio dei terremotati, migliaia di volontari non pagati e funzionari che prenderanno più di 200 mila euro l'anno.
Allora, riusciamo a non capirci. Pensavo che fosse diverso, che il vostro Governo facesse qualcosa di diverso. Le faccio un esempio, Ministro. Hollande è stato eletto Presidente forse dopo che vi siete insediati, forse dopo l'insediamento del Governo Monti (sebbene abbia letto queste notizie, adesso non ricordo). Ebbene, ha abolito il 100 per cento delle auto blu e le ha messe all'asta. Il 100 per cento delle auto blu! Questa è una voce che sentiamo ad ogni calar di candela qui dentro, ma non vediamo mai il risultato. Le ha messe all'aste e il ricavato è andato alle regioni con le periferie più disagiate. Ha inviato un documento di dodici righe a tutti gli enti statali in cui comunicava l'abolizione di tutte le auto aziendali.
Ciò, sfidando gli alti funzionari, con frasi del tipo: «Un dirigente che guadagna 650 mila euro all'anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella auto col proprio mandato vuol dire che, o è troppo avaro, o è troppo stupido o è disonesto». Allora, dice: «La Nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure». Però qui i risultati ci sono stati: 340 milioni di risparmio subito spostati per creare 175 istituti di ricerca scientifica avanzata, assumendo 2.560 giovani ricercatori disoccupati. Hollande ha abolito il concetto di scudo fiscale, definito socialmente immorale, ha emanato un decreto presidenziale stabilendo un'aliquota del 75 per cento - questo preoccupava il nostro giocatore del Milan - di tasse alle famiglie che guadagnavano più di 5 milioni l'anno. Con questi soldi, senza intaccare una lira del bilancio dello Stato, 59 mila 870 laureati disoccupati, di cui 6.900 al 1o luglio del 2012, 12.500 nel settembre 2012 e, a seguire, gli altri verranno assunti come insegnanti. Queste sono riforme, non sono parole, sono soldi concreti. Perché non possiamo farlo nel nostro Paese?
Ha abolito tutti i sussidi governativi alle riviste, ai quotidiani, alle fondazioni, alle case editrici, sostituito da comitati di impresa statali, che spiegherò dopo come funzionano. Noi, la settimana scorsa, abbiamo dato ancora 120 milioni di euro all'editoria come finanziamento diretto. Ho chiesto in Commissione ed in Aula se si potesse sapere - perché so che comunque il bilancio è altissimo - quali sono le forme di finanziamento indiretto all'editoria: nessuno ci ha mai detto alcuna cifra. Qui dentro, in questo palazzo ci sono 430 giornalisti accreditati. Questo palazzo ha speso non so quanti milioni di euro per rimettere a posto e sistemare tutti i loro uffici, tutte le loro strutture. Le paghiamo noi: e la casta siamo diventati noi. Noi vorremmo sapere quanto guadagnano i loro direttori e loro stessi. Vorremmo che anche i loro stipendi fossero pubblicati sui giornali. Allora, hanno tagliato tutti i finanziamenti. Noi abbiamo tagliato del 50 per cento. Come al solito, non arriviamo in fondo, ci manca la sforzo, il colpo d'ali: 120 milioni andavano tolti. È possibile che finanziamo l'osservatorio di una qualsiasi parrocchia e qualsiasi altra stupidaggine? Non sono preciso, ho un elenco enorme di tutte queste cose.
Per cui, signor Ministro: è una lezione quella che Hollande ci dà. Contrariamente a noi, ci sono state tutte queste iniziative in pochi mesi. Voi da quanto siete qui? Da molto meno tempo, Hollande è al Governo francese. Tornando a Hollande, ha decurtato del 25 per cento lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32 per cento quello dei parlamentari, del 40 per cento quello di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano 800 mila euro l'anno. Con Pag. 55questo risparmio - non poco: 4 miliardi - ha istituito un fondo di garanzia per donne e mamme single in condizioni disagiate per uno stipendio mensile per oltre cinque anni. Questo vuol dire partire dal basso, questo vuol dire andare incontro alle esigenze della gente. Ha concesso forti agevolazioni fiscali alle banche - non come abbiamo fatto noi - che agevolano però le aziende che producono merce francese, signor Ministro: crediti agevolati, mentre per le banche che offrono forniture finanziarie le tasse sono aumentate.
Prendere o lasciare, questa è stata la formula. Perché i francesi sono così nazionalisti e riescono, mentre noi non riusciamo a difendere le nostre aziende? Sul Corriere della Sera della settimana scorsa, signor Ministro, c'era una pagina dedicata a questa guerriera, imprenditrice bresciana o cremonese, che contro tutti, da sola, contro l'Europa è andata avanti e ha vinto contro i tedeschi, che non le lasciavano fare delle forniture a regola d'arte, forniture che andavano a intaccare le grandi aziende tedesche. Le hanno detto di no, ma perché di no? Perché le varie commissioni europee per la maggior parte sono composte da tedeschi e francesi, pertanto noi dobbiamo risolvere questo problema, non dobbiamo più aver paura dell'infrazione, teniamo anche l'infrazione, ma difendiamo i nostri imprenditori e le nostre merci.
Il risultato di tutta questa operazione francese, signor Ministro, lo spread rispetto ai bund tedeschi, è arrivato a 100 e rotti - mi pare - per la Francia. Questa è politica, signor Ministro, questa è politica. Non Governo dei tecnici e dei professori, con tutto il rispetto per gli amici della Bocconi, ma la politica deve metterci anche un po' di cuore, deve partire anche con un po' di sentimento. La politica ci deve mettere il cuore per il bene comune, non gli interessi privati e di parte. Sobrietà, non «bunga-bunga». E se il ritorno alla politica dovrà chiamarsi ancora Berlusconi, allora questo Paese avrà perso ogni e qualsiasi speranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che sia opportuno, anziché affidarci alla propaganda generica, cercare un po' di ricapitolare qual è il senso fondamentale, la direttrice di marcia che il decreto-legge presentato dal Governo all'attenzione delle Camere perché possa diventare rapidamente legge dello Stato e produrre i benefici che sono contenuti nel testo, anziché affidarci alla genericità delle affermazioni magari legate all'attualità del momento specifico, alla contingenza determinata da una condizione particolare del mercato per cui anziché discutere nel merito ogni volta, anche in quest'Aula, guardiamo alla discussione prodotta da chi determina o cerca di determinare l'orientamento dell'opinione pubblica in una situazione difficile, magari deformando anche le informazioni che riguardano l'orientamento del Governo e della maggioranza e la necessità di mantenere stabilmente la direttrice di marcia che con il Governo Monti abbiamo avviato a novembre, conviene capire meglio che il decreto-legge per la crescita del Paese, grazie anche ai miglioramenti che sono stati apportati dalle Commissioni finanze e attività produttive della Camera, consegna e consegnerà al voto dell'Aula, anche quando dovesse avvenire attraverso la posizione della questione di fiducia da parte del Governo sul testo della Commissione, una legge che risponde all'esigenza di rilanciare l'economia reale, proprio come segnale in controtendenza rispetto al trend di decrescita del prodotto interno lordo, che quest'anno come si sa potrebbe attestarsi a un meno 2 per cento. Naturalmente questo è un primo passo, ma è un rilevante passo.
Non è qualcosa di occasionale; è un provvedimento costruito all'interno di una struttura complessa e programmatica del Governo e di quella strana maggioranza che lo sostiene. È cioè un primo passo che va nella direzione di dare compimento ad uno di quei punti programmatici del Governo Monti che mancava all'appuntamento, Pag. 56cioè il tema della crescita, che va aggiunto a quelli del risanamento e dell'equità. Certo, il provvedimento non mette in campo immediatamente la possibilità di dare corso a qualcosa come un'immissione nell'economia reale di due punti di prodotto interno lordo ora e subito, cioè non dispone della bacchetta magica per cui risorse pubbliche pari a qualcosa come 30 miliardi possano essere immesse nell'economia reale. Non è questo. Se l'attesa fosse stata questa, abbiamo avuto l'occasione di capire che questo provvedimento, come ha avuto modo di dire anche il Ministro dello sviluppo economico, può mettere in campo e sollecitare risorse che complessivamente nel tempo - e anche nel tempo medio economico e non solo immediatamente - possono liberare risorse per qualcosa - se ho letto bene le dichiarazioni del Ministro - pari a 80 miliardi di euro. Questa è la portata del provvedimento, la cui attuazione, con la disponibilità delle forze economiche e sociali in campo, nel momento in cui dovessero effettivamente disporre di tutte le possibilità che sono messe in campo in questo provvedimento, potrà creare determinate occasioni. Quindi non ci deve essere solo un'attesa immediata. C'è un intervento che è anche di carattere strutturale, che agisce nel tempo medio economico e che dà soluzione ad alcuni comparti dell'economia, che dà idee e prospettive che vanno anche nel tempo lungo. Ovviamente non dispongo, almeno personalmente, di strumenti di analisi che mi possano far dire il contrario, cioè che non è vero che possono liberarsi risorse sino a 80 miliardi di euro, pensando evidentemente alla compartecipazione di pubblico e privato dentro un sistema che viene ammodernato e rilanciato in alcuni comparti o regolamentato meglio o reso più accessibile. Credo che, come tutti i provvedimenti che in una fase di crisi si propongono di avviare processi in controtendenza che diano una dimensione possibile di crescita, evidentemente questo voglia dire che ci debbono essere - e sono invero contenute - anche indicazioni e disposizioni che abbiano un'immediata efficacia. In questo senso ce l'hanno quelle che erano già nel testo originario proposto dal Governo e anche alcuni emendamenti, sia della maggioranza sia dell'opposizione, che i relatori e il Governo hanno fatto propri nel corso della discussione in Commissione, che danno anche la disponibilità di risorse più nell'immediato e quindi rispondono essi stessi alla necessità di contemperare l'esigenze di dare una fisionomia strutturale alle disposizioni contenute nel decreto-legge con quella di fare interventi ad hoc che comunque creano disponibilità e mettono in campo risorse. Penso alle questioni che riguardano il terremoto. Penso ad alcune questioni che riguardano l'alleggerimento di alcune accise, di alcune tasse e alcuni elementi di defiscalizzazione importanti, che riguardano le imprese, che riguardano la possibilità di fare infrastrutture e così via. Certo noi del Partito Democratico, nel corso della discussione in Commissione, ci siamo adoperati proprio anche al fine di provvedere a liberare risorse utili per lo sviluppo già nel breve periodo e nell'immediato.
Penso alle centinaia di milioni per le imprese colpite dal terremoto, necessarie per non perdere quote di mercato in settori strategici che sono insediati in quell'area emiliano-lombarda che è stata colpita, che riguardano imprese di alto livello e che incorporano un alto livello di tecnicalità e di specificità di carattere scientifico.
Ovviamente, spero che, da questo punto di vista, la Commissione bilancio e il Governo ottemperino anche alla necessità di dare copertura a questo punto, che è stato discusso, benché votato con opinioni diverse e il dissenso dello stesso Governo su questo punto in Commissione. Penso che, da questo punto di vista, si possa trovare una condivisione comune tra maggioranza e Governo e direi anche da parte di tutte le Commissioni interessate, la Commissione bilancio e il Governo.
Anche piccoli stanziamenti possono aiutare lo sviluppo. Penso al fatto, ad esempio, che nella stagione turistica che si è aperta, la stagione estiva, importanti risorse possono essere destinate, come Pag. 57sono state destinate attraverso appositi emendamenti, al turismo complessivamente e persino anche alla sicurezza del turismo di montagna, che per la prima volta vede realizzarsi un fondo ad hoc del Ministero.
Peraltro - è un piccolo esempio che faccio per far capire come le piccole cose sono importanti, anche per dare una mano alla crescita e allo sviluppo - parlare di sicurezza in montagna e destinare risorse, anche limitate, per garantire una maggiore attrazione turistica attraverso pratiche sportive o l'escursionismo estivo o l'alpinismo estivo in belle località montane, alpine e appenniniche è uno strumento utile perché possa continuare ad essere garantita, pur in un turismo di nicchia, la presenza di turismo che viene dall'estero.
Stanziare 2 milioni in questo senso non è poca cosa. Certo, non è uno stanziamento di portata tale per cui si possa dire che abbiamo rivoluzionato le questioni del turismo montano, ma, in una fase di crisi, immettere in un piccolo settore di nicchia risorse di questo tipo è importante e credo che si sia fatto bene da parte del Governo e da parte del Parlamento ad adottare piccoli accorgimenti, anche attraverso lo strumento emendativo, per intervenire nel decreto sviluppo con iniziative di questo tipo.
Oppure, penso alla questione dell'efficientamento energetico: come si sa, già il decreto-legge, da questo punto di vista, presentava una grande e positiva innovazione, perché dal 36 per cento si ritornava al 50 per cento per quanto riguarda l'incentivazione, attraverso le detrazioni previste, per l'efficientamento energetico nell'edilizia.
Questo è un punto importante: essere riusciti ad introdurre l'elemento per cui fino al giugno del prossimo anno l'efficientamento energetico godrà della percentuale del 55 per cento è esso stesso un piccolo segnale, che non vale moltissimo, vale a regime 12 milioni di euro, ma è un altro elemento importante che sollecita e dà fiducia al mercato.
Anche se si tratta di mercati particolarmente determinati, in zone particolari, credo che sia importante indicare che lo sforzo verso l'efficientamento energetico nell'edilizia è uno dei terreni fondamentali anche per il conseguimento degli obiettivi europei, che noi abbiamo condiviso.
Non si deve sempre e solo parlare di incentivazione delle fonti rinnovabili. Qui siamo in un campo diverso, siamo nel campo dell'efficientamento che vale tanto e forse anche di più dal punto di vista persino delle risorse economiche che si possono mettere in campo, e non solo per il risultato ai fini della riduzione del CO2.
L'efficientamento energetico vale almeno tanto quanto vale l'impegno di tutto il Paese, di tutte le sue imprese, di tutti i suoi cittadini e delle sue famiglie in direzione della crescita dell'impiego delle energie da fonti rinnovabili.
Ecco, quindi, che valorizzare da questo punto di vista l'impegno del Governo e del Parlamento, attraverso provvedimenti specifici che agevolino l'impiego di risorse in funzione dell'efficientamento energetico, è un grande obiettivo di valore e di valenza nazionale.
Anche sul fronte della valorizzazione delle aziende energetiche a partecipazione pubblica locale, oltre a quelle a capitale privato, si è fatto un buon lavoro relativamente alla regolamentazione e alla definizione delle condizioni per l'assegnazione delle nuove concessioni idroelettriche, anche recando beneficio ai consumatori, famiglie e imprese, di quei territori dai quali sono prelevate le risorse, in particolare la risorsa acqua, un bene pubblico, la cui conversione in energia elettrica reca beneficio all'intera comunità nazionale; comunità che, evidentemente, ha la responsabilità di riconoscere, attraverso la legislazione nazionale - come, peraltro, vuole anche la nostra Costituzione -, in particolare verso le zone montane e gli abitanti della montagna, il ritorno, almeno parziale, di quelle risorse che le sono prelevate perché esse stesse sono in funzione della crescita nazionale, nel segno dell'interesse e del beneficio dell'intera comunità nazionale stessa.
Diversamente da alcuni colleghi, credo che nella giusta direzione vadano gli Pag. 58stanziamenti che il Governo aveva previsto nel testo per Expo 2015, perché si possano raggiungere, in tempo utile, gli obiettivi che riguardano la realizzazione dell'intero impianto organizzatorio della vicenda Expo, a proposito della quale vorrei ricordare che avere immesso risorse - magari non di grande livello - come 5 milioni di euro, può avviare, o contribuire ad avviare la fase conclusiva (proprio nei prossimi giorni, ai primi di agosto, saranno mille i giorni dalla realizzazione di Expo Milano 2015).
Da questo punto di vista vorrei anche dire ad alcuni colleghi che se si sono ottenuti alcuni obiettivi attraverso l'azione emendativa, legati ad Expo 2015; se, ad esempio, si è previsto uno stanziamento per la manutenzione e le migliorie del Duomo di Milano, evidentemente non si sta facendo un'azione diseguale tra nord, sud e centro del Paese, ma si è svolta un'iniziativa che ha un valore in sé perché Expo 2015 non è un problema dei milanesi, non è un problema della città di Milano, è un grande valore, una grande possibilità, a disposizione di tutta l'Italia, di tutto il territorio nazionale. Così dobbiamo vedere la questione, mentre si avvicina sempre più il tempo della realizzazione di Expo 2015: più che Expo Milano deve diventare sempre più Expo Italia, in un'Europa che vuole mostrare se stessa al mondo, all'interno di un quadro di rilancio e di sviluppo.
Quindi, porto anche un esempio di portata maggiore di quelli di portata inferiore, ma pur sempre significativi, per dire che vi è un'immediatezza di intervento e di ricaduta positiva sull'economia reale. L'esempio riguarda l'emendamento proposto dal Partito Democratico e condiviso da tutti gli altri gruppi in Commissione per accelerare l'adozione dell'auto elettrica, in particolare nei centri cittadini congestionati dal traffico. Questo emendamento, questa parte del provvedimento - su cui molto probabilmente voteremo, se la Commissione bilancio e le Commissioni di merito valuteranno esattamente che questo è il testo su cui l'Aula sarà chiamata a deliberare - questa questione dell'auto elettrica, così come inserita ora nel testo del decreto-legge in tema di crescita e sviluppo, libera importanti risorse computabili più o meno intorno ai 100 milioni di euro già dal 2013.
Credo, tuttavia, che occorra anche chiarezza. È questa l'ultima questione che voglio affrontare, anche se ce ne sarebbero altre. Noi non possiamo adottare provvedimenti come il decreto per la crescita e lo sviluppo, quando poi arriverà il decreto sulla cosiddetta spending review e probabilmente dovremo essere pronti anche a fare in modo che la risposta immediata sia contro la speculazione ed i mercati, nei momenti difficili che magari possono prospettarsi nei prossimi giorni e nei prossimi mesi. Non possiamo fare tutto ciò in assenza di una stabilità di quadro di Governo e di maggioranza.
La discussione che si tiene in questi giorni, per cui bisognerebbe accelerare per andare subito al voto, cosa c'entra con il fatto che stiamo mettendo in campo riforme strutturali nel tempo, che si devono consegnare a questo Paese da qui alla fine della legislatura, come è il contratto di questa strana maggioranza, con il Governo insediato con quella fiducia per la quale noi abbiamo votato favorevolmente a novembre?
Abbiamo detto altre volte, anche rivotando la fiducia in questo Parlamento, che il Governo e questa maggioranza hanno la responsabilità di portare il Paese fuori dall'emergenza e di consegnare nel 2013 una condizione di alternanza, nella quale chiunque possa dire: posso governare all'interno di una situazione nella quale l'Italia non sarà più un problema, ma sarà una grande risorsa ed una grande forza, all'interno di un'Europa che cresce e diventa sempre più unita e sa rispondere alla speculazione ed alle condizioni difficili di questa crisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 59

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 5312-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori rinunziano alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ho ascoltato con grande attenzione tutti gli interventi di oggi e ringrazio in modo particolare...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, stiamo ascoltando un intervento importante.

CORRADO PASSERA, Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. ... coloro che hanno dato il massimo contributo al lavoro delle Commissioni, in particolare i due relatori Fluvi e Vignali ed i due presidenti Dal Lago e Gianfranco Conte.
Il provvedimento è uscito dalle Commissioni migliore di come è entrato e di questo vi siamo grati. Questo provvedimento, questo decreto-legge, che si spera diventerà legge dello Stato, fa parte di un lavoro che è iniziato con il primo dei decreti del Governo e ogni volta, con ogni provvedimento - che il Parlamento peraltro in molti casi è intervenuto a migliorare e comunque ad approvare - si è proseguito.
In questo senso non è un provvedimento di «fase due» rispetto ad una «fase uno». Infatti, se ricordate, fin dal decreto «salva Italia», c'è stato per esempio l'intervento dei 20 miliardi sul credito, attraverso il Fondo centrale di garanzia. C'è stato l'intervento di 14 miliardi sull'ACE e sull'IRAP per premiare fiscalmente le aziende che investivano e che crescevano patrimonialmente. Il cosiddetto decreto liberalizzazioni è stato un decreto per la crescita ed i decreti-legge sulle semplificazioni sono stati orientati alla crescita: le cento misure per semplificare ed accorciare le procedure di autorizzazione delle infrastrutture, così come quelle per rendere più attraenti gli investimenti per i soldi privati. Tutti i provvedimenti sono stati orientati alla crescita, come i cento progetti circa - corrispondono le cifre - di cui teniamo traccia sul nostro sito e che indicano con nome e cognome dove i soldi - i 30 miliardi già destinati - sono stati destinati e come si può seguire nel tempo il lavoro di questi progetti infrastrutturali.
Oltre la metà di questi fondi sono stati, per pura informazione, e per rispondere ad alcune sollecitazioni, orientati al Sud. Il lavoro per la crescita non è un lavoro a cui, mese dopo mese, si aggiunge un pezzetto: c'è un'agenda per la crescita, che è fin dall'inizio ben chiara, e che tocca tutte le principali leve che possono creare le condizioni per la crescita. Non ci sono scorciatoie per la crescita, soprattutto per un Paese che non cresce da oltre dieci anni: bisogna lavorare pazientemente, umilmente, con determinazione, su tutte le leve sia della competitività delle imprese - mi riferisco alla capacità di innovare, di internazionalizzare, alla dimensione, che rendono possibile queste due attività - ma poi ci sono il costo dell'energia, il costo del credito, il costo della burocrazia e c'è anche l'altra dimensione, quella della nascita di nuove imprese piuttosto che l'attrazione di investimenti esteri. Come avete potuto seguire, mese dopo mese, ciascuna di queste dimensioni si riempie un pezzetto alla volta con provvedimenti che non necessariamente fin dall'inizio sono completi, ma che si arricchiscono man mano che riusciamo a realizzarli. La competitività delle imprese è solo un elemento che fa crescita o che nel tempo può creare le condizioni di crescita.
Ci deve essere intorno all'azienda un Paese, un sistema, che a sua volta è competitivo e quindi le infrastrutture, il sistema di giustizia, l'istruzione, e occorre procedere per ciascuno di questi, di nuovo, con tempi diversi, perché molto spesso Pag. 60elaborare taluni degli interventi, tipo quelli di oggi, che brevemente commenterò, prende tempo: non si fa da un giorno all'altro la revisione degli incentivi, non si fa da un giorno all'altro la riscrizione di norme che hanno bloccato per anni la nascita e la costruzione di nuove infrastrutture e che a poco a poco, invece, vediamo correggere. In questo senso l'osservazione apparentemente giustificata di un contenuto troppo eterogeneo per questo decreto-legge, in realtà, se si ha in mente il piano complessivo delle leve per la crescita per le aziende per il sistema Italia, è più facile da gestire, nel senso che ogni pezzo va a coprire uno degli impegni assunti, e questo vale sia per le leve della competitività delle imprese, sia per la leva della competitività del sistema Paese nel suo complesso.
Sono misure - ne farò un brevissimo accenno solo per soffermarmi sulle principali - concrete, strutturali: non sprechiamo risorse perché le risorse sono pochissime e dobbiamo destinarle laddove queste risorse possano dare il maggior moltiplicatore, sia in termini di PIL, ma soprattutto in termini di posto di lavoro. Come dicevo, qualcuna di queste misure arriva adesso e non poteva arrivare prima, perché ha avuto bisogno della collaborazione di tanti Ministeri e di un lavoro profondo. Pensiamo soltanto alle quarantatré leggi che si sono dovute andare a prendere, quarantatré leggi di incentivazione che si erano sovrapposte nel tempo, molto confuse e molto complesse, dove c'erano quasi 30 mila posizioni non chiare che bisognava normare. Questo però è stato fatto, ed è stato possibile creare il Fondo - che voi, almeno le Commissioni per adesso hanno approvato e che poi, spero, il Parlamento approverà - che metterà a disposizione non risorse enormi, però risorse utilizzabili su progetti di innovazione, internazionalizzazione e gestione delle crisi aziendali. I principali destinatari di questo provvedimento, a cui dovranno seguire naturalmente altri interventi in settori che non potevano essere coperti oggi, sono le imprese e le famiglie, e se mettiamo velocemente in fila gli interventi, ecco, dal punto di vista delle imprese non stiamo parlando di poca cosa. Prendiamo tutto il grande mondo delle imprese non quotate, sia piccole e medie, sia teoricamente anche grandi: in termini di mezzi, in termini di strumenti per finanziarsi sul mercato, le cambiali finanziarie, le obbligazioni e le obbligazioni partecipative, sono mezzi che possono portare a molti miliardi di risorse, prima impossibilitate per queste aziende.
L'intervento sulla liquidità, di cui il più visibile è stato introdotto in occasione della discussione in Commissione, quello sull'IVA, che può portare ad un sollievo e che vediamo con grande favore e che avevamo cercato anche di introdurre prima, è un intervento di grande importanza. Non ritorno sul riordino degli incentivi però sottolineo un altro tema che può essere altrettanto importante per centinaia di migliaia di imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni: la riforma del diritto fallimentare, che mette in condizione queste aziende (e sono tante) di gestire con più serenità la crisi aziendale, e che le mette in condizione di ricorrere a risorse finanziarie senza aspettare di doverlo fare attraverso sistemi che di solito arrivavano troppo tardi, per poi rendere possibile sia alle banche sia agli stessi imprenditori di intervenire. Sono misure importanti, misure che tutte insieme, con il contributo anche in questo caso dei lavori della Commissione, si mettono a disposizione di tantissime imprese oggi in difficoltà.
Poi dovevamo destinare le poche risorse a dei settori che potessero avere un volano e generare un moltiplicatore importante. Le abbiamo dedicate soprattutto al mondo dell'edilizia, delle costruzioni, al mondo delle famiglie, che possono destinare risorse anche importanti, perché cantieri che arrivano a 96 mila euro non sono piccoli cantieri a livello dell'immobile, o dell'appartamento, o dell'immobile comunque di una famiglia. A queste si aggiungono quelle per l'efficientamento energetico. Tra l'uno e l'altro parliamo di oltre centocinquantamila euro, con un trattamento concentrato nel tempo che Pag. 61dovrebbe mettere in condizione di nascere moltissimi cantieri. Questo ci è sembrato un modo per affrontare il problema: dare un'opportunità alle famiglie ma anche affrontare il problema di un settore che - come tutti sapete - ha, in termini di occupazione, una rilevanza fortissima. Legate a questo, sempre per rendere più facili lavori nel campo dell'edilizia, si sono fatte, su grande stimolo anche della Commissione, le norme sullo sportello unico dell'edilizia, e sicuramente nello spirito delle semplificazioni. Già due decreti sono stati fatti in questo campo e altri - ma lasciatemi dire, il più spesso possibile - si aggiungeranno. Qui prendo lo stimolo di un onorevole deputato, che ha suggerito di accelerare il più possibile, applicando questo stesso modello in generale a tutti i lavori delle imprese.
Questi sono soltanto alcuni degli esempi che vanno a toccare la vita delle imprese. Intorno alle imprese c'è il sistema Paese e, qui di nuovo ci sono alcuni interventi molto forti e abbastanza innovativi, abbastanza di prima fila in Europa, nel campo delle infrastrutture. L'idea di introdurre in Italia non soltanto i project bond (che avevamo già inserito) ma anche di dar loro un trattamento fiscale e di togliere dei limiti che prima c'erano, per finanziare le infrastrutture e rendere le infrastrutture e i progetti infrastrutturali self standing (cioè che si possano autofinanziare) può essere un elemento di grande importanza, e può essere una leva che noi abbiamo in Europa per dire all'Europa stessa: anche tu sui progetti strategici europei, spingi in questa stessa direzione.
La defiscalizzazione in campo infrastrutturale, cioè il mettere in condizione i progetti infrastrutturali di pagarsi l'eventuale contributo pubblico non sotto forma di cash, di soldi, ma sotto forma di recupero di tasse a posteriori, mette in condizione (lo faremo a breve) di sbloccare progetti per alcune decine di miliardi, che se avessimo dovuto aspettare risorse disponibili da parte del settore pubblico, non avremmo potuto mettere in moto.
Il tema del dare autonomia ai porti è un inizio; si tratta solo di 70 milioni, ma sono cifre, risorse, su cui i porti possono cominciare a contare, e questi possono vedere la loro attività, il loro attivismo e la loro efficienza, aumentare le risorse a loro disposizione.
Allora dall'elenco di queste cose viene anche la risposta automatica alla polemica, a cui non voglio in nessun modo partecipare, sugli 80 miliardi. Nessuno ha mai detto che ci fossero 80 miliardi del pubblico, la cosa si commenta da sola, 80 miliardi ci rendiamo conto di che cifra è.
È stata fatta una domanda di buonsenso (a cui in buona fede si è risposto): ma quanti project bond, quante infrastrutture potranno essere finanziate attraverso la defiscalizzazione, quanti progetti di ristrutturazione, di risparmio energetico possono nascere in Italia?
Considerando tutte queste cose messe insieme, insieme agli strumenti di finanziamento (quante cambiali finanziarie? Quante obbligazioni?), facendo il conto, e rispondendo a ciascuna di quelle domande, sono venute fuori anche delle cifre importanti in termini di project bond, di obbligazioni, di defiscalizzazione. Poi qualcuno ha voluto, per qualche ragione, mettere insieme tutto questo e metterci in bocca gli 80 miliardi di euro; però noi dobbiamo sapere che l'insieme delle misure che sono state messe in moto per favorire investimenti di soldi privati e di soldi europei, può contare molto.
Non voglio entrare adesso in altri temi, come l'accelerazione dell'agenda digitale. Qui stiamo parlando di miliardi ben dedicati su sei cantieri che stanno avanzando, sia sul digital divide, che sull'e-government che sull'e-commerce, e non vi parlo di altre cose dove tanti ministeri stanno lavorando insieme. Certamente, uno degli elementi che rende il nostro Paese meno competitivo rispetto ad altri, è il funzionamento della giustizia, e quanto è stato fatto e, poi, ulteriormente corretto anche in sede di Commissione, in termini di velocità del processo, soprattutto civile, va in questa direzione. Pag. 62
Non entro nei temi dell'energia, dell'agricoltura, del turismo, dei servizi pubblici locali, della lotta alla povertà, ma faccio un accenno a un articolo, apparentemente piccolo, ma molto importante, che è quello che prevede l'assoluta trasparenza riguardo alla destinazione dei soldi pubblici. Se approverete il provvedimento, allora approverete la misura che prevede che tutti i soldi che escono dalla pubblica amministrazione abbiano un nome, un cognome, un indirizzo e una giustificazione. Questo, attraverso una misura di trasparenza e una misura di civiltà, sarà anche uno strumento di facilitazione della spending review, ma certamente della riduzione degli sprechi e della possibilità per i cittadini di seguire come i loro soldi vengono spesi.
Ripeto che abbiamo voluto concentrare le risorse dove c'era l'urgenza. Le risorse erano limitate, ma questo Governo non metterà mai a rischio il primo degli impegni che abbiamo preso con il resto del mondo, che è quello di essere un Paese che ha i suoi conti sotto controllo, che è il presupposto - non è sufficiente, ma è il presupposto - per avere la credibilità e di poter ricorrere ai mercati internazionali per coprire i propri fabbisogni che, come sapete, sono tanti e si sono accumulati nei decenni prima di noi. Questo provvedimento non copre tutte le aree, altre dovranno essere coperte e molti lavori sono in corso. Non sto adesso a farvene un elenco, ma certamente nei mesi prossimi, in tema di crescita, in termini di quelle leve, sia della competitività aziendale, che di sistema, torneremo a farvi delle proposte. Non c'è in nessun modo né fase uno, né fase due, né fase tre, ma c'è un continuum che, da una parte, deve garantire sicurezza sulla copertura dei conti pubblici, ma, dall'altra parte, anche la creazione delle condizioni perché il nostro Paese possa ritornare a crescere. È un lavoro lungo, è un lavoro spesso ingrato, però è un lavoro che in questo caso, insieme al Parlamento e attraverso le Commissioni, mi sembra abbia portato a un risultato rimarchevole.

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi in sede di replica.

In ricordo di Oswaldo Paya.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Voglio dire alcune parole in ricordo di Oswaldo Paya che è morto nella giornata di ieri nell'isola di Cuba. Non posso dire che era un mio amico, anche se ho condiviso con lui ideali, amicizie, incontri e momenti di forte partecipazione, ma posso dire che è stato un grande combattente per la libertà, un uomo che si è opposto ad una dittatura feroce, la dittatura di Fidel Castro a Cuba, con l'unica forza della testimonianza della sua coscienza. A differenza di altri non ha mai accettato nessuna compromissione con forme di terrorismo, non ha mai accettato nessun rapporto con qualunque agenzia la quale potesse dare l'impressione di contare più della sua fedeltà al popolo di Cuba e, in nome del popolo di Cuba e per il popolo di Cuba, ha lottato per la libertà. Ricordo l'entusiasmo per la visita di Giovanni Paolo II a Cuba, la grande speranza che allora ci fu di una transizione pacifica e il modello che Oswaldo Paya aveva era quello di Lech Walesa, un modello non coronato dalla vittoria, ma certo sostenuto da una coscienza altrettanto limpida, altrettanto forte e altrettanto convinta dei suoi valori e della difesa dei diritti della persona umana.
Nel 2002 Oswaldo Paya realizzò un'iniziativa straordinaria: una sottoscrizione che raccolse 11.000 firme, il cosiddetto piano Varela, per spiegare a Fidel Castro e all'oligarchia comunista che regge l'isola il progetto di una transizione, una transizione pacifica accompagnata da un processo di riconciliazione. Fu accusato di essere un agente della CIA e del Vaticano.
Nel 2009 gli è stato conferito il premio Sacarov, un riconoscimento che giustamente lo unisce a quell'altra grande personalità che è stato Sacarov.
Noi non sappiamo esattamente quali siano le circostanze della sua morte. Abbiamo Pag. 63una versione del Governo, la quale parla di un'auto il cui conduttore ha perso il controllo ed è uscita di strada, ma sappiamo, dalle testimonianze della figlia e di esponenti dell'opposizione cubana, che un camion ha spinto quest'auto fuori dal suo percorso. Credo che sarà anche un dovere del Governo italiano fare quanto possibile perché si faccia luce su questo terribile avvenimento.
Resta la memoria di un uomo grande, che credo possa ispirare ciascuno di noi nel servizio al nostro Paese e al bene comune dell'umanità (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Si riprende la discussione.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per segnalare che mezz'ora fa, in V Commissione (Bilancio), è stata presentata dal relatore una proposta di parere sul provvedimento che è attualmente in discussione, e che deve passare ora al proseguio. Devo dire che questo parere, che è un parere di 18 pagine e su cui il Governo non si è ancora espresso, perlomeno integralmente, pone 49 condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, oltre ad altre osservazioni e condizioni. Vi sono inoltre almeno altri 20 articoli, 20 modifiche introdotte dalle Commissioni di merito, sui quali sono stati sollevati dei rilievi da parte degli uffici, e sui quali fino a questo momento né il Governo né i relatori hanno risposto. Si tratta tra l'altro di condizioni ex articolo 81, anche su punti qualificanti come quello del credito di imposta per la ricostruzione dopo il terremoto dell'Emilia-Romagna e su altre questioni, come il supporto alle auto elettriche, di cui qualcuno ha parlato prima. Quindi è un provvedimento che, in larga parte, diversamente dalle dichiarazioni fatte ora dal Ministro, verrebbe in qualche modo rimesso in discussione, ma in un modo così ampio che noi riterremmo utile che il provvedimento a questo punto ritornasse, per le necessarie valutazioni e riflessioni, alle Commissioni di merito, per poi tornare in Aula quando effettivamente sarà maturo anche dal punto di vista delle coperture finanziarie. Pertanto proponiamo appunto il ritorno in Commissione del provvedimento, ai sensi del Regolamento, e chiediamo che un'eventuale votazione avvenga con il procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, a termini di Regolamento in questo caso io sono tenuto a procedere alla votazione dopo aver ascoltato un intervento a favore della proposta - ma mi pare che questo l'abbia già fatto lei, quindi potremmo darlo per svolto - ed un intervento contrario. Chi prende la parola contro questa proposta? Nessuno chiede la parola? Bene, in tal caso, ai sensi dell'articolo 86, comma 7 del Regolamento, chiedo quale sia il parere del relatore sulla proposta di rinvio del provvedimento in Commissione.
È stato chiesto il rinvio in Commissione e il relatore deve esprimere il parere della Commissione al riguardo.

RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, si rende necessario un rinvio in Commissione per (Commenti)...

PRESIDENTE. Un momento, colleghi, per favore. Onorevole Vignali, mi lasci dire. Non è il rinvio tecnico in Commissione, che noi voteremo dopo che la Commissione bilancio avrà espresso il suo parere. È, invece, un rinvio politico in Commissione, motivato con il fatto che il provvedimento avrebbe bisogno di una lunga, ulteriore rielaborazione.

RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, chiedo scusa. Il rinvio a cui accennavo è il rinvio tecnico per valutare, ovviamente, le condizioni e le osservazioni della Commissione Pag. 64bilancio, quando arriveranno. Se la sua domanda è su un rinvio non tecnico in Commissione, il nostro parere è contrario.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vignali.
A questo punto, per dare ordine ai nostri lavori, la votazione sulla proposta di rinvio in Commissione avrà luogo, come di consueto, con procedimento elettronico senza registrazione dei nomi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18.15).

PRESIDENTE. Decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ripeto l'invito a prendere la parola, se qualcuno lo richiede, ad un deputato a favore della proposta e ad un deputato contro la proposta. Chi chiede di parlare contro?

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, noi eravamo abituati, normalmente, che i minuti (Commenti)... A proposito di cose surreali, ciascuno di noi, probabilmente, ha da metterne in campo parecchie, quindi, prima di raggiungere altri livelli, penso che dovrò parlare molto. Detto questo, (Commenti del deputato Evangelisti)... Non hai il microfono acceso... sto parlando io... stai tranquillo, è inutile che ti agiti...

PRESIDENTE. Scusate, lasciate parlare l'onorevole Giachetti. Onorevole Giachetti, non si lasci intimidire. So che non è nel suo carattere, ma la invito ugualmente a procedere.

ROBERTO GIACHETTI. È un simpatico dialogo con il collega. Stavo dicendo, signor Presidente, che noi eravamo abituati, normalmente che i minuti (Commenti)... quindi, non si sarebbe resa necessaria una dichiarazione contro. Vorrei motivare perché siamo contro questo rinvio in Commissione. Come hanno spiegato bene i relatori, una volta che la Commissione bilancio si sarà riunita ed avrà espresso il proprio parere, come è noto, esso verrà reso all'Aula per una decisione che è stata presa nei giorni scorsi ed anche per i tempi con i quali la Commissione bilancio si è riunita. Ebbene, è del tutto evidente che, una volta che i pareri saranno resi all'Aula da parte della Commissione bilancio, sarà inevitabile per le Commissioni riunite tornare, con il provvedimento rinviato, a prendere atto delle condizioni date ed eventualmente apportare le modifiche che sono necessarie al testo, affinché arrivi in Aula un testo che sia a norma con le condizioni date dalla Commissione bilancio.
Francamente, rinviare il testo in Commissione adesso non ha molto senso, proprio perché dobbiamo, comunque, aspettare e attendere che la Commissione bilancio fornisca le proprie indicazioni. È utile, invece, che il testo torni in Commissione, quando avremo il parere della Commissione bilancio che, notoriamente, è per noi tutti vincolante e, soprattutto, lo è per le Commissioni di merito. Per questo, ovviamente, è comprensibilissimo e fa parte di quello che è lo svolgimento dell'attività parlamentare e di chi all'opposizione (Commenti del deputato Evangelisti)... No, surreale sei tu quando parli, non quello che tu hai proposto. È un'altra cosa (Commenti)! Anche sull'essere ridicoli, faremo un viaggio insieme e vediamo chi arriva prima!

PRESIDENTE. Per favore, onorevole Evangelisti, lasci parlare il collega.

ROBERTO GIACHETTI. ...anche per le storie personali, Evangelisti (Commenti del deputato Evangelisti)!

Pag. 65

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, lasci parlare il collega.

ROBERTO GIACHETTI. Ma il collega Evangelisti ha qualche disturbo intestinale, evidentemente, da questa mattina, per cui adesso non so per quale motivo..., per non dire altro mi sono riferito all'intestino...

PRESIDENTE. Per favore, invito tutti a tornare sul retto binario della discussione.

ROBERTO GIACHETTI. Concludo, signor Presidente, semplicemente sottolineando che sarà necessario un rinvio in Commissione, ovviamente nel momento in cui avremo le indicazioni della Commissione bilancio e quel rinvio sarà finalizzato ad assumere quelle indicazioni. Per il resto, noi siamo per un voto contrario; credo che questo fosse anche il parere dei relatori e, quindi voteremo in questo senso.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, certamente non scenderò ai livelli miserrimi del collega che addirittura parla di disturbi intestinali; forse lui ha disturbi della personalità, lo perdoniamo per questo. Per ritornare al punto, però, siamo in presenza di un dibattito su un provvedimento riguardo al quale la Commissione bilancio, con le sue osservazioni, pone ben quarantanove condizioni; infatti, la Commissione bilancio, e non Evangelisti, non Borghesi, non il gruppo Italia dei Valori, rileva la possibilità che ci sia la violazione dell'articolo 81 della Costituzione, sul pareggio di bilancio, che questo Governo e questa maggioranza, tre mesi fa, hanno modificato in coerenza con gli impegni presi con Bruxelles, in coerenza con il voto che voi avete dato, la scorsa settimana, sul fiscal compact e sugli altri provvedimenti. Allora, per questo motivo, per questioni di merito, non soltanto di strumentale propaganda, ne chiediamo il rinvio nelle Commissioni, nelle Commissioni di merito, perché ci sia un dibattito approfondito in quella sede e possano essere apportate le correzioni necessarie ad un provvedimento che così com'è non può avere ancora il parere favorevole della Commissione bilancio perché non vi è la copertura del provvedimento stesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

ROLANDO NANNICINI. Ce l'ha il parere favorevole, ma cosa sta dicendo!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore, quanto al parere favorevole, lo sapremo quando la Commissione ce lo avrà comunicato.
Non essendovi altre richieste di intervento, passiamo ai voti. I cinque minuti previsti sono passati; rispettiamo rigorosamente il Regolamento, anche nei tempi.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del provvedimento in Commissione.
Onorevoli Scelli, Scanderebech...
(È respinta).

La Camera respinge per 67 voti di differenza.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sapremo da una fonte diretta cosa pensa la Commissione.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, contrariamente a quanto hanno affermato alcuni colleghi, non abbiamo ancora espresso il parere, stiamo lavorando per esprimere questo parere che è assai complicato (Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore.

Pag. 66

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. La Commissione ha sospeso i propri lavori sulla base della discussione e dell'approfondimento da parte del Governo di una proposta di parere da parte del relatore. La Commissione riprenderà i propri lavori immediatamente dopo la sospensione della seduta; noi riteniamo che nell'arco di un'ora potremo, in qualche modo, arrivare alla determinazione e alla votazione del parere che però verrà reso all'Assemblea e a quel punto, immagino, sarà poi posto all'attenzione delle Commissioni di merito. Mi rimetto quindi a lei, signor Presidente, per le valutazioni del caso circa le modalità di ripresa dei lavori in Assemblea.

PRESIDENTE. Facendo uso della sua proverbiale generosità, la Presidenza le concede nove minuti in più dell'ora richiesta. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 19,30.

La seduta, sospesa alle 18,20, è ripresa alle 19,30.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese.
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 5312-A).
In particolare, il parere della V Commissione (Bilancio) reca condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, da porre in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il presidente della VI Commissione (Finanze), onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, segnalo come la V Commissione (Bilancio) nel parere sul disegno di legge in esame, espresso nella seduta odierna, abbia formulato alcune condizioni in ordine ai profili di copertura finanziaria del provvedimento. A tale proposito, rilevo come la soluzione procedurale più opportuna per salvaguardare il lavoro compiuto dalle Commissioni, sia rappresentata da un breve rinvio in Commissione del provvedimento, per apportare al testo le modifiche necessarie per recepire le predette condizioni.
Propongo, pertanto, il rinvio del provvedimento in Commissione, al solo fine di esaminare taluni emendamenti, che i relatori presenteranno, di recepimento delle condizioni formulate dalla V Commissione, senza riaprire il dibattito su tutti gli altri aspetti del testo. Propongo, quindi, che l'esame in Commissione, a seguito del rinvio, sia concentrato in uno spazio di tempo limitato, prevedendo la ripresa della discussione in Assemblea, qualora lei addivenisse, nella seduta di domani, alle ore 10.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta di rinvio in Commissione si intende accolta.
(Così rimane stabilito).

Resta inteso che le Commissioni riferiranno domani, in apertura di seduta, e che, salvo diversa indicazione da parte dei gruppi, si intenderanno comunque ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea prima del rinvio.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, a titolo personale e telegraficamente, semplicemente perché mi sono reso conto di essere andato un po' sopra le righe nel Pag. 67mio precedente intervento e volevo chiedere scusa a lei, al collega Evangelisti e anche all'Assemblea (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, c'è un grande poeta, Adam Mickiewicz, che dice che riconoscere di avere sbagliato è il segno dell'animo nobile.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 24 luglio 2012, alle 10:

Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante misure urgenti per la crescita del Paese (C. 5312-A/R).
- Relatori: Fluvi, per la VI Commissione; Vignali, per la X Commissione.

La seduta termina alle 19,35.

TESTO INTEGRALE DELLE RELAZIONI DEI DEPUTATI ALBERTO FLUVI E RAFFAELLO VIGNALI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 5312-A

ALBERTO FLUVI, Relatore per la VI Commissione. Il disegno di legge all'esame dell'Assemblea reca la conversione del decreto-legge contenente misure urgenti per la crescita del Paese. Si tratta di numerose disposizioni, che comprendono interventi per il rilancio delle infrastrutture, dell'edilizia e dei trasporti, misure per l'agenda digitale e la trasparenza nella pubblica amministrazione, il riordino degli incentivi per le imprese e dei finanziamenti per la ricerca, il sostegno della pratica sportiva e del turismo.
Oltre al nuovo Fondo per la crescita sostenibile, il decreto-legge contiene misure per Io sviluppo e il rafforzamento del settore energetico e norme volte alla semplificazione delle procedure per la realizzazione di infrastrutture energetiche e liberalizzazioni nel mercato del gas naturale.
Tra le misure proposte segnalo quelle volte alla promozione all'estero e all'internazionalizzazione delle imprese italiane, l'istituzione della società a responsabilità limitata a capitale ridotto, le misure per l'occupazione giovanile nella green economy e per le imprese nel settore agricolo.
Si tratta, in sostanza, di un pacchetto di misure piuttosto articolato, con cui si intende avviare una nuova fase politica, concentrata sugli interventi necessari per favorire la crescita e lo sviluppo, attualmente gli unici strumenti in grado di uscire dalla crisi finanziaria che stiamo vivendo oramai da troppi anni.
Come ho detto, le Commissioni di merito hanno introdotto numerose modifiche e integrazioni, con l'obiettivo di indirizzare maggiormente le misure proposte verso obiettivi di sostegno alla crescita e allo sviluppo. Si è trattato di un lavoro complesso ma positivo, con un confronto aperto e costruttivo tra maggioranza e opposizione che, in molte occasioni, è andato oltre gli schieramenti e le esigenze di partito, portando all'approvazione di alcune misure - quali ad esempio il pacchetto semplificazioni edilizie, l'Iva per cassa e le perdite sui crediti - all'unanimità.
Tra i principali interventi - sui quali mi soffermerò brevemente - ricordo le misure in favore delle popolazioni colpite dal sisma dell'Emilia e della ricostruzione nei territori colpiti dal sisma in Abruzzo, il Piano nazionale per le città, un ampio pacchetto di semplificazioni edilizie, a partire dal rafforzamento dello sportello unico per l'edilizia, il potenziamento degli incentivi per l'efficienza energetica, le misure a sostegno dell'auto elettrica, l'inserimento dell'energia geotermica tra le fonti energetiche strategiche, l'estensione dell'Iva Pag. 68per cassa, l'introduzione di ulteriori ipotesi di deducibilità ex lege delle perdite sui crediti.
Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda le modifiche nel settore dell'edilizia, a partire da nuovo articolo 4, che confermando l'incremento da 50 al 60 per cento della percentuale minima dei lavori che i titolari di concessioni già assentite alla data del 30 giugno 2002, sono tenuti ad affidare a terzi, ne anticipa di un anno l'applicazione, ovvero a decorrere dal 1o gennaio 2014.
Con riferimento all'EXPO 2015, viene ridotto da quarantacinque a trenta giorni non prorogabili il termine per l'espressione del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici sui progetti relativi alle opere necessarie all'evento Expo 2015 al fine di accelerarne la realizzazione.
Viene semplificato anche il procedimento per la realizzazione delle opere «essenziali» di preparazione e di realizzazione del Sito dell'Expo 2015 in relazione alla riduzione delle distanze minime per l'edificazione a protezione del nastro stradale e per l'edificazione nei centri abitati previste dalla normativa vigente.
Numerose modifiche hanno riguardato gli interventi per la ricostruzione e la ripresa economica nei territori colpiti dagli eventi sismici del maggio 2012: in primo luogo viene esteso alle regioni Veneto e Lombardia il supporto di Fintecna necessario per le attività tecnico-ingegneristiche dirette a fronteggiare con la massima tempestività le esigenze delle popolazioni colpite dal sisma.
Si affida ai Presidenti delle regioni colpite dagli eventi sismici del 20 e del 29 maggio 2012 il compito di definire le modalità di predisposizione e di attuazione di un piano di interventi urgenti per il ripristino degli edifici ad uso pubblico.
Si stabilisce una riserva di 2 mln per il 2012 e di 3 mln per il 2013 per le assunzioni di profili altamente qualificati effettuate dalle aziende situate nelle zone colpite dal sisma.
Sempre in tema di terremoti, il provvedimento reca numerosi articoli aggiuntivi con misure urgenti per la chiusura della gestione dell'emergenza determinatasi nella regione Abruzzo a seguito del sisma del 6 aprile 2009, nonché per la ricostruzione, lo sviluppo e il rilancio dei territori interessati.
L'articolo 67-bis disciplina la fase della cessazione dello stato di emergenza che viene anticipata al 31 agosto 2012.
Si individua il percorso per la definizione dei rapporti contrattuali ancora pendenti nonché delle modalità per il superamento dell'emergenza e per il completamento di interventi di ricostruzione già oggetto di decreti commissariali emanati.
Entro il 30 settembre 2012 dovranno essere trasferite a comuni, province ed enti attuatori le residue disponibilità della contabilità speciale intestata al Commissario delegato. Si prevede inoltre che le spese sostenute a valere sulle risorse eventualmente trasferite sono escluse dai vincoli del patto di stabilità interno.
Per il controllo degli interventi di ricostruzione vengono istituiti due Uffici speciali per la ricostruzione: uno per la città de L'Aquila e l'altro per i 56 comuni del cratere, con il compito di svolgere attività di promozione e assistenza tecnica della qualità della ricostruzione, il monitoraggio finanziario e attuativo degli interventi, l'informazione sull'utilizzo dei fondi, il controllo della conformità e della coerenza urbanistica ed edilizia delle opere nonché la verifica della coerenza rispetto al progetto approvato, attraverso controlli puntuali in corso d'opera.
Sono quindi previste misure volte al reclutamento di risorse umane al fine di potenziare le strutture degli enti locali - comune de L'Aquila e comuni del cratere - impegnati nelle opere di ricostruzione, attraverso l'assunzione, a tempo indeterminato, di 200 unità di personale a decorrere dall'anno 2013. Conseguentemente è aumentata la pianta organica dei comuni interessati. A seguito dell'approvazione del subemendamento 0.67.018.86 si specifica che l'incremento della pianta organica è temporaneo e che dal 2021 il personale Pag. 69eventualmente risultante in soprannumero sarà riassorbito secondo le ordinarie procedure vigenti.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) è, inoltre, autorizzato, in deroga a quanto previsto dalla normativa vigente, ad assumere a tempo indeterminato fino a 100 unità di personale da assegnare temporaneamente fino a 50 unità ai due sopracitati Uffici speciali, fino a 40 unità alle Province interessate e fino a 10 unità alla regione Abruzzo. Alla cessazione del processo di ricostruzione tale personale rientrerà presso il MIT per finalità connesse alle calamità naturali e ai conseguenti interventi di ricostruzione.
Viene, infine, erogato un finanziamento di 35 milioni di euro (20 milioni di euro per il 2012 e 15 per il 2013) per gli interventi sugli edifici gravemente danneggiati dal sisma del 15 dicembre 2009 in Umbria.
Al fine di sostenere gli interventi di ristrutturazione e di efficientamento energetico, si eleva al 55 per cento la detrazione IRPEF per le spese sostenute fino al 30 giugno 2013 per la riqualificazione energetica degli edifici (in luogo del 50 per cento previsto dal testo originario del decreto-legge).
Quanto al Piano nazionale per le città, si prevede la presentazione alle competenti Commissioni parlamentari, da parte del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, di una relazione sull'attività svolta dalla Cabina di regia, che dovrà essere allegata al Documento di economia e finanza (DEF). Tra i criteri per la scelta delle proposte dei contratti di valorizzazione urbana dei Comuni da parte della Cabina di regia, si introduce anche il contenimento del consumo di nuovo suolo non edificato.
Al fine di coordinare le politiche urbane attuate dalle amministrazioni centrali interessate e di concertarle con le regioni e gli enti locali, si prevede l'istituzione del Comitato interministeriale per le politiche urbane (CIPU) presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Si introducono numerose semplificazioni in materia di autorizzazioni e pareri per l'esercizio dell'attività edilizia.
Per ciascun procedimento amministrativo, deve essere pubblicato, sul sito istituzionale dell'amministrazione, il soggetto cui è attribuito il potere sostituivo in caso di inerzia e al quale l'interessato può rivolgersi per la conclusione del procedimento.
Si modifica la disciplina dello sportello unico per l'edilizia e dei procedimenti amministrativi relativi alla denuncia di inizio attività (Dia), prevedendo che lo sportello unico sia l'unico punto di accesso per il privato per tutte le vicende amministrative riguardanti l'intervento edilizio ed il relativo titolo abilitativo. Lo sportello è tenuto ad acquisire altresì, anche mediante conferenza dei servizi, tutti gli atti di assenso comunque denominati delle amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico-artistico o alla tutela della salute e della pubblica incolumità.
Tutte le comunicazioni al richiedente devono essere trasmesse esclusivamente dallo sportello unico e, analogamente, tutti gli altri uffici comunali e le p.a. diverse dal comune interessati al procedimento devono trasmettere immediatamente allo sportello unico tutte le denunce, domande, segnalazioni o atti ad esse eventualmente presentati, dandone comunicazione al richiedente. Con tali disposizioni lo sportello unico assume la funzione di unico punto di riferimento sia per il privato che per le p.a. in relazione a tutti i procedimenti connessi con l'attività edilizia.
Si impone alle amministrazioni l'acquisizione d'ufficio di documenti, informazioni e dati, compresi quelli catastali, che siano in possesso delle pubbliche amministrazioni e il divieto di richiedere attestazioni o perizie sulla veridicità e l'autenticità di tali documenti, informazioni e dati.
Si autorizza il dirigente o responsabile dello sportello unico a rilasciare il permesso di costruire in luogo del competente ufficio comunale previsto dal testo vigente. Pag. 70
Il responsabile dello sportello unico indice la conferenza di servizi, qualora, entro il termine di 60 giorni dalla presentazione della domanda per il rilascio del permesso di costruire: a) non sono intervenute le intese, i concerti, i nulla osta o gli assensi comunque denominati delle altre P.A.; b) oppure è intervenuto il dissenso di una o più amministrazioni interpellate, qualora tale dissenso non risulti fondato sulla assoluta incompatibilità dell'intervento; c) le amministrazioni che esprimono parere positivo possono non intervenire alla conferenza di servizi e trasmettere i relativi atti di assenso, dei quali si tiene conto ai fini dell'individuazione delle posizioni prevalenti per l'adozione della determinazione motivata di conclusione del procedimento; d) la determinazione motivata di conclusione del procedimento costituisce titolo per la realizzazione dell'intervento; e) si estendono alla Dia le semplificazioni procedimentali previste per la Scia in relazione alla possibilità di sostituire atti o pareri di enti o organi con autocertificazioni o certificazioni di tecnici abilitati; f) le amministrazioni comunali applicano le nuove norme entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto.
Nell'ambito delle norme volte ad agevolare le obbligazioni emesse dalle imprese per autofinanziarsi, le cosiddette cambiali finanziarie, nel corso dell'esame in sede referente si è cercato di fare tesoro del lavoro svolto in Commissione finanze, riprendendo il contenuto del testo unificato delle proposte di legge nn. 4790 e 4795. Ricordo che la norma è volta a semplificare e integrare l'attuale ordinamento degli strumenti per il finanziamento dell'attività d'impresa, consentendo in particolare la sollecitazione del mercato monetario e finanziario da parte di emittenti finora esclusi, come le imprese non quotate, medie e piccole (secondo la classificazione europea), ampliando le opportunità di investimento degli operatori istituzionali nell'economia nazionale.
Si è proceduto quindi all'allungamento della durata massima delle cambiali finanziarie da 18 a 36 mesi; è previsto l'obbligo, per lo sponsor, di segnalare per ciascun emittente se l'ammontare di cambiali finanziarie in circolazione è superiore al totale dell'attivo corrente come rilevato dall'ultimo bilancio nonché la classificazione dell'emittente già a partire dal momento dell'emissione dei titoli, sulla base di cinque categorie di qualità creditizia. Si potrà inoltre derogare all'obbligo, per lo sponsor, di mantenere nel proprio portafoglio una quota dei titoli emessi, qualora l'emissione sia assistita da garanzia. Una deroga (di carattere temporaneo) è prevista in relazione all'obbligo di certificazione del bilancio. Si attribuisce, infine, la facoltà di emettere obbligazioni con clausole di partecipazione agli utili di impresa e di subordinazione alle società che non emettono strumenti finanziari quotati, purché diverse da banche e micro imprese, con scadenza che viene abbreviata da 60 a 36 mesi.
Sempre nell'ambito delle politiche a favore delle imprese, ricordo le modifiche introdotte alla disciplina dell'IVA «per cassa», ossia dei casi in cui l'IVA sulle cessioni di beni/prestazioni di servizi diventa esigibile (e dunque deve essere versata all'erario) al momento del pagamento dei corrispettivi relativi alle operazioni effettuate, in luogo del momento di effettuazione dell'operazione.
Il regime «per cassa» viene quindi reso opzionale e se ne l'applicabilità alle operazioni effettuate da soggetti passivi con volume d'affari non superiore a due milioni di euro, in luogo dell'attuale soglia di duecentomila euro.
Per quanto riguarda la nuova disciplina dell'appello, si introduce l'obbligo per il giudice, in sede di prima udienza di trattazione, di sentire le parti prima di dichiarare con ordinanza l'inammissibilità dell'appello. È poi espunta, in caso di ricorso per Cassazione avverso l'ordinanza di inammissibilità, la limitazione dei motivi del ricorso a quelli specifici esposti con l'atto di appello. Sono quindi dettati gli specifici contenuti della motivazione dell'atto d'appello, previsti a pena di inammissibilità, ovvero: l'indicazione delle parti del provvedimento che si intendono appellare Pag. 71e delle modifiche che vengono richieste alla ricostruzione del fatto compiuta dal giudice di primo grado; l'indicazione delle circostanze da cui deriva la violazione della legge e della loro rilevanza ai fini della decisione impugnata. Si limita l'ammissione di nuovi mezzi di prova e nuovi documenti nel giudizio d'appello ai soli casi che le parti dimostrino di non aver potuto proporre o produrre. Analoga limitazione è introdotta in relazione all'ammissione di nuovi mezzi di prova e nuovi documenti nell'appello avverso l'ordinanza provvisoriamente esecutiva nel procedimento sommario di cognizione; ora ammessi.
In relazione agli interventi in materia di sport e turismo, segnalo in primo luogo la destinazione di una parte delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva, pari a 5 milioni di euro, al Fondo di garanzia per i mutui relativi alla costruzione, all'ampliamento, all'attrezzatura, al miglioramento o all'acquisto di impianti sportivi. Ferma restando la pertinenza del Fondo all'Istituto per il Credito Sportivo, le sue finalità e la natura sussidiaria della garanzia fornita, si amplia il novero dei soggetti che potranno usufruire di tale garanzia: essa potrà rilasciarsi anche in favore di ogni altro soggetto pubblico e privato che persegua, anche indirettamente, finalità sportive - oltre che in favore di società o associazioni sportive - sui mutui contratti per la costruzione, l'ampliamento, l'attrezzatura, il miglioramento o l'acquisto di impianti sportivi, ivi compresa l'acquisizione delle relative aree. Vengono infine modificati i criteri di gestione del fondo: in luogo di un regolamento del Ministro per i beni e le attività culturali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa deliberazione del Consiglio nazionale del CONI si prevede che esso sia gestito in base a criteri approvati dal Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport, su proposta dell'Istituto per il Credito Sportivo, sentito il CONI. Infine, si prevede che al Fondo possano essere destinati ulteriori apporti conferiti direttamente o indirettamente da enti pubblici.
È stata quindi modificata la disciplina delle polizze assicurative estere. In particolare, ove l'imposta sostitutiva sui capitali corrisposti in dipendenza di contratti di assicurazione sulla vita e di capitalizzazione non sia applicata direttamente dalle imprese estere operanti nel territorio dello Stato, per le polizze «intermediate» da imprese residenti essa deve essere applicata - in luogo della mera facoltà - dall'intermediario assicurativo intervenuto nel contratto in qualità di sostituto d'imposta; inoltre, il prelievo dello 0,35% nei confronti degli intermediari che agiscono in qualità di sostituti d'imposta viene commisurato al valore di tutti i contratti «intermediati» dal sostituto d'imposta residente, e non più alle riserve matematiche relative ai contratti di assicurazione sottoscritti mediante l'intervento di tali soggetti. Il contraente è tenuto a fornire la relativa provvista, mentre il sostituto d'imposta è tenuto a segnalare i contraenti nei confronti dei quali l'imposta non è stata applicata; nei confronti di questi ultimi, la riscossione dell'imposta avviene mediante ruolo.

RAFFAELLO VIGNALI, Relatore per la X Commissione. Come ha già ampiamente descritto il collega Fluvi, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 83 del 2012 oggi all'esame dell'Assemblea reca numerose disposizioni per il sostegno delle imprese e per il rilancio della crescita del Paese.
In particolare, ritengo che questo provvedimento finalmente fornisca risposte attese con grande intensità e da molto tempo dal mondo delle imprese e in particolare micro, piccole e medie, che sono realmente la forza della nostra economia. Mi riferisco specificamente agli interventi volti ad abbreviare i tempi di risposta della pubblica amministrazione, mettendo in campo una sanzione per i responsabili dei procedimenti della PA che non rispettano i tempi: i tempi troppi lunghi della pubblica amministrazione sono la prima Pag. 72causa dei mancati investimenti produttivi sia interni che esteri, più della eccessiva tassazione o della rigidità del mercato del lavoro. Ogni giorno di ritardo oltre i termini di legge comporta una perdita di Pil, stimabile in almeno due punti percentuali all'anno, e dei relativi posti di lavoro.
Un altro importante intervento a favore delle micro e piccole imprese è il rafforzamento dell'IVA per cassa di cui possono beneficiare 4,386 milioni di imprese su 4,526 milioni, pari al 96,9 per cento del totale: queste imprese non saranno più costrette a fare da banca alle imprese di più grandi dimensioni e ne avranno un forte beneficio in termini di liquidità. Anche l'ampliamento della deducibilità delle perdite sui crediti e l'estensione e la semplificazione delle cambiali finanziarie (minibond) costituiscono benefici importanti per la liquidità delle attività produttive.
Infine, vorrei ricordare lo sportello unico dell'edilizia, che consente di abbreviare i termini delle procedure, nel pieno rispetto della normativa ambientale e dei beni culturali: l'edilizia costituisce la più lunga filiera industriale presente in Italia ed è anche quella che sta subendo di più la crisi. Questa norma e gli incentivi alle ristrutturazioni del 50 per cento e del 55 per cento possono contribuire alla sua ripresa.
Viene incrementata l'autonomia finanziaria dei porti e si recuperano fondi all'infrastrutturazione portuale, con destinazione prioritaria agli investimenti finalizzati allo sviluppo dei traffici delle merci.
Il nuovo Capo IV-bis introduce, riprendendo una proposta di legge da lungo tempo in discussione presso la Commissione attività produttive, un pacchetto di disposizioni volte a favorire la mobilità mediante veicoli a basse emissioni complessive. In particolare, si intende incentivare la mobilità sostenibile attraverso la realizzazione di reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli elettrici, la diffusione di flotte pubbliche e private di veicoli a basse emissioni complessive e l'acquisto di veicoli a trazione elettrica o ibrida. A tal fine il Governo dovrà promuovere un'intesa con le Regioni per assicurare l'armonizzazione degli interventi in materia di reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica.
Nello stesso tempo, entro il 1o giugno 2014 i comuni dovranno adeguare i propri regolamenti sull'attività edilizia in modo da prevedere che per gli edifici di nuova costruzione ad uso diverso da quello residenziale di superficie superiore ai 500 mq e per i relativi interventi di ristrutturazione, l'installazione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli sia obbligatoria ai fini del conseguimento del titolo abilitativo edilizio. Viene quindi semplificata l'installazione delle infrastrutture di ricarica elettrica negli edifici nei condomini.
Le infrastrutture, anche private, destinate alla ricarica dei veicoli elettrici costituiscono opere di urbanizzazione primaria e sono esenti dal contributo di costruzione.
Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, sarà approvato un Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli elettrici. I comuni possono concedere esoneri e agevolazioni sulla tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche in favore dei proprietari di immobili che installano e attivano infrastrutture di ricarica elettrica veicolare. Il Piano è finanziato da un apposito Fondo, con una dotazione di 70 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, mentre per gli anni successivi il piano sarà finanziato dalla Tabella D della legge annuale di stabilità. Parte del Fondo (20 milioni di euro per l'anno 2013) è destinata alla risoluzione delle più rilevanti esigenze nelle aree urbane ad alta congestione di traffico.
È inoltre disponibile un'apposita linea di finanziamento, a valere sulle risorse del fondo rotativo per il sostegno delle imprese e gli investimenti in ricerca, per programmi di ricerca tecnologica volti alla realizzazione delle reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli elettrici.
Si concede un contributo per l'acquisto, anche in locazione finanziaria, di un veicolo Pag. 73nuovo a basse emissioni complessive previa consegna di un veicolo da rottamare da parte del proprietario o dell'utilizzatore, in caso di locazione finanziaria, da almeno 12 mesi. Il contributo è riconosciuto in percentuale del 20 per cento (nel 2013 e 2014) o del 15 per cento (nel 2015) del prezzo d'acquisto, fino a determinati massimali, con una procedura semplificata che consente alle imprese costruttrici o importatrici del veicolo nuovo di rimborsare al venditore l'importo del contributo e recuperare detto importo quale credito di imposta. Si tratta di un provvedimento che costituisce un importante fronte di innovazione nella direzione della creazione di vere Smart Cities.
Tra le misure volte a migliorare la trasparenza e l'efficienza della pubblica amministrazione, ricordo poi l'estensione alle aziende speciali e alle società c.d. in house dell'obbligo di conformarsi alla prescrizione di pubblicità previste per tutte le pubbliche amministrazioni sulla concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese e l'attribuzione di corrispettivi e compensi a persone, professionisti, imprese ed enti privati, nonché l'assoggettamento dell'Agenzia per l'Italia digitale ai principi di efficacia, efficienza, imparzialità, semplificazione e partecipazione dei cittadini e delle imprese. Sono inoltre trasferite all'Agenzia le funzioni dell'Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell'informazione in materia di sicurezza delle reti e le attività di progettazione e coordinamento delle iniziative strategiche e di preminente interesse nazionale per la più efficace erogazione di servizi in rete della pubblica amministrazione a cittadini e imprese.
Sono rafforzate le attività del Fondo per la crescita sostenibile, che - ricordo - accorpa oltre 43 sistemi di incentivazione dispersi in altrettante disposizioni di legge: in pratica, si crea un'unica «cassetta degli attrezzi» e un unico fondo che consente di intervenire in modo integrato e, dunque, con maggiore efficacia ed efficienza. Il Fondo si pone come obiettivo prioritario il finanziamento di programmi ed interventi per la competitività e il sostegno dell'apparato produttivo sulla base di progetti di rilevante interesse nazionale, capaci di accrescere il patrimonio tecnologico del Paese. A seguito delle modifiche introdotte in sede referente, il Fondo opererà su tutto il territorio nazionale, mantenendo il vincolo di destinazione delle risorse finalizzate al Mezzogiorno. Si prevedono procedure in forma automatizzata ai fini della concessione delle agevolazioni nonché la possibilità di modificare periodicamente, con la medesima procedura di cui sopra, le priorità del Fondo per la crescita sostenibile, basandosi sull'andamento degli incentivi dell'anno precedente.
Tra le misure che hanno trovato un sostegno bipartisan, ricordo le disposizioni per le attività svolte dai call center con almeno 20 dipendenti, che prevedono, tra l'altro, l'obbligo, per le aziende che spostano l'attività fuori del territorio nazionale, di comunicare tale spostamento al Ministero del lavoro, individuando i lavoratori coinvolti, nonché all'Autorità garante della privacy, indicando le misure adottate ai fini del rispetto della legislazione nazionale nonché il divieto di erogazione di specifici benefici ed incentivi alle aziende che delocalizzano le attività nei paesi esteri. Si interviene inoltre, in deroga alla riforma Fornero, consentendo ai cali center che operano in modalità «outbound», di ricorrere ai contratti di collaborazione a progetto sulla base del corrispettivo definito dalla contrattazione collettiva nazionale di riferimento. Si tratta di una modifica importante, in grado di salvaguardare - secondo le associazioni del settore - circa 30.000 posti di lavoro.
Nell'ambito del riordino della disciplina in materia di riconversione e riqualificazione produttiva di aree di crisi industriale complessa, sono introdotte misure per il ricollocamento professionale dei lavoratori interessati, da realizzare con il coinvolgimento di imprese abilitate allo svolgimento dei servizi di supporto alla ricollocazione; si concedono, inoltre, maggiori tutele rispetto alla possibile revoca delle agevolazioni in caso di contratti di programma Pag. 74nelle ipotesi di mancato raggiungimento degli obiettivi occupazionali previsti a regime.
Al fine di accelerare l'attuazione degli interventi di rilevanza strategica per la coesione territoriale e la crescita economica, con particolare riferimento a quelli riguardanti le aree sottoutilizzate del Paese, si mettono a disposizione le competenze dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A. (Invitalia SPA).
In relazione alla revisione della legge fallimentare per favorire la continuità aziendale, sulla scia del modello del Chapter 11 statunitense, le principali modifiche hanno riguardato - tra l'altro - l'estensione ad alcune tipologie d'immobile a uso non abitativo dell'elenco degli atti sottratti alla revocatoria fallimentare; la modifica della decorrenza dei termini per l'azione revocatoria nel caso in cui il fallimento segua alla domanda di concordato preventivo; l'introduzione di alcuni oneri informativi in capo al debitore, alcuni casi di inammissibilità della domanda laddove analoga domanda non sia stata accolta negli ultimi due anni, termini più brevi laddove sia pendente il procedimento per la dichiarazione di fallimento; sotto altro profilo, nel procedimento relativo alle adesioni alla proposta di concordato preventivo, sono introdotte maggiori garanzie informative per i creditori che non hanno esercitato il voto ed è modificato il procedimento nel giudizio di omologazione relativo al concordato preventivo.
È inoltre modificata la disciplina dei crediti prededucibili nel concordato preventivo e negli accordi di ristrutturazione dei debiti; è soppressa la clausola sull'applicabilità delle disposizioni sul concordato preventivo al concordato con continuità aziendale; è modificato il procedimento relativo alla moratoria del pagamento dei creditori muniti di privilegio nel concordato con continuità aziendale; è integrato l'elenco delle operazioni che, in esecuzione di procedure concorsuali, non configurano il reato di bancarotta; è estesa l'applicabilità degli accordi sui trasferimenti d'azienda alle aziende interessate dal concordato preventivo o dall'accordo di ristrutturazione del debito.
Il decreto-legge contiene poi misure per lo sviluppo e il rafforzamento del settore energetico e norme volte alla semplificazione delle procedure per la realizzazione di infrastrutture energetiche e liberalizzazioni nel mercato del gas naturale. In tale ambito, le principali modifiche hanno riguardato la gestione e la contabilizzazione dei biocarburanti e le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi, con particolare riferimento alle attività finalizzate a migliorare le prestazioni degli impianti di coltivazione di idrocarburi, compresa la perforazione, se effettuate a partire da opere esistenti e nell'ambito dei limiti di produzione ed emissione dei programmi di lavoro già approvati, che sono soggette ad autorizzazione rilasciata dall'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la geotermia (UNMIG).
Sono quindi introdotte numerose disposizioni in materia di criteri di individuazione dei siti inquinati di interesse nazionale (SIN). In primo luogo, si estende tale disciplina ai siti interessati, attualmente o in passato, da attività di raffinerie, impianti chimici integrati, acciaierie nonché ai siti interessati da attività produttive ed estrattive di amianto.
Quanto alle concessioni idroelettriche, si prevede la possibilità che la durata delle concessioni per grandi derivazioni idroelettriche salga dai 20 anni previsti dal testo originario a 30 anni, a seconda dell'entità degli investimenti ritenuti necessari. Si disciplina anche il caso delle concessioni già scadute e in scadenza entro il 31 dicembre 2017: in tali casi, le Regioni e le Province autonome indicono la gara entro due anni dall'emanazione del predetto decreto interministeriale.
Si prevede infine che una quota non inferiore al 20 per cento dei canoni sia destinata dalle Regioni e dalle Province autonome alla riduzione dei costi dell'energia elettrica, con riferimento ai punti di fornitura dei clienti finali - ovvero famiglie e imprese - localizzati nel territorio della Provincia o dell'Unione di comuni Pag. 75o dei Bacini Imbriferi Montani che insistono sul territorio interessato dalle opere afferenti la concessione: si tratta di una innovazione assai importante che, se adeguata colta, costituisce una interessate leva per l'attrazione di investimenti produttivi.
In materia di semplificazioni delle attività di realizzazione di infrastrutture energetiche e liberalizzazioni nel mercato del gas naturale, si estende la procedura di intervento statale di sblocco dei procedimenti autorizzativi delle infrastrutture qualora manchino gli atti di competenza delle amministrazioni regionali; si dispone che il conseguimento dell'autorizzazione alla costruzione e alla gestione di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto in area demaniale, portuale o limitrofa costituisce titolo per il rilascio della concessione demaniale. Si definiscono inoltre tempi certi nell'ambito del procedimento per il rilascio della concessione demaniale stessa. Si introducono quindi norme in materia di stoccaggio. Si prevede, infine, che l'AEEG adegui il sistema delle tariffe di trasporto del gas naturale secondo criteri che rendano più flessibile ed economico il servizio di trasporto a vantaggio dei soggetti a maggiore consumo di gas naturale.
In tale ambito, ricordo ancora l'inserimento dell'energia geotermica tra le fonti energetiche strategiche e si definisce una procedura per l'individuazione degli impianti di produzione di energia elettrica necessari per situazione di emergenza e delle relative condizioni di esercizio e funzionamento.
Tra le misure volte al sostegno delle imprese italiane che esportano, ricordo poi le modifiche alla disciplina sui composti organici volatili che hanno permesso, attraverso una interpretazione delle norme più in linea con la disciplina europea, di salvaguardare l'intero settore, consentendo l'immissione sul mercato extra UE di pitture, vernici e prodotti per carrozzeria che non rispettano il limite di contenuto di composti organici volatili (COV). Uno dei principi cardine dello Small Business Act è la richiesta di una «legislazione intelligente», che a livello di Stati membri non registri l'aggravio delle norme contenute nelle Direttive dell'Unione Europea, giudicate notevolmente stringenti in sé. E ciò al fine di non cagionare un pregiudizio competitivo alle imprese di tali Stati a beneficio dei concorrenti europei.
Nell'ambito delle misure a tutela del made in Italy, che viene inclusa tra le funzioni e i compiti che svolgono le camere di commercio, sono definite le condizioni alle quali l'uso di un marchio costituisce fallace indicazione circa l'origine italiana di un prodotto di origine o provenienza estera. La novella introdotta reca la definizione di luoghi d'origine per i prodotti alimentari, che sono: a) il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima; b) il luogo della trasformazione sostanziale.
Maggiore tutela è quindi assicurata alla categoria degli oli d'oliva extra vergini d'origine italiana, che diventano automaticamente conformi alla categoria dichiarata se rivelano un contenuto in metil esteri ed etil esteri degli acidi grassi minore o uguale a 30 mg/Kg; in caso di superamento di tale valore, i controlli diventano automatici; sono poi rafforzati i controlli sugli oli di oliva vergini, per i quali diventa obbligatoria, per finalità probatorie nei procedimenti giurisdizionali, la verifica - da parte di un apposito comitato d'assaggio - della corrispondenza delle caratteristiche organolettiche del prodotto alla categoria degli oli dichiarata.
Sono poi introdotte norme volte a contrastare con maggiore efficacia la contraffazione dell'olio d'oliva extra vergine nazionale: allo scopo il MIPAAF dovrà realizzare un «progetto di garanzia della tracciabilità» del prodotto, che determini le specifiche modalità di commercializzazione dell'olio, anche con l'apposizione di uno speciale contrassegno dell'Istituto poligrafico.
Al progetto, sperimentale, sono attribuiti 500 mila euro, a valere sulle risorse assegnate al MIPAAF, dal decreto-legge salva Italia, per l'attività tuttora di competenza del Ministero. Pag. 76
Analogamente, si introduce un sistema di etichettatura volto a contrastare le pratiche ingannevoli nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari di qualità DOP, Igp, Stg, biologici o anche solo vincolati alle norme qualitative delle singole OCM). Il MIPAAF avrà sei mesi per emanare un regolamento che consenta l'integrazione delle etichette con sistemi di sicurezza elettronici realizzati dall'Istituto poligrafico statale.
Con riguardo al settore agricolo, segnalo altresì l'introduzione di un regime facoltativo di etichettatura dei prodotti della pesca che indichi la provenienza del prodotto anche con la dicitura «prodotto italiano».
Nel settore della pesca, sono introdotte norme volte a informatizzare il registro dei pescatori, attualmente in formato cartaceo, che dovrà essere sostituito da un «registro elettronico dei pescatori marittimi» anch'esso tenuto dalle Capitanerie di porto.
Sono quindi ridefinite le attività rientranti nella pesca esercitata professionalmente dall'imprenditore ittico, al fine di ricomprendervi quelle di imbarco per la «pesca turismo», e di ospitalità per l'esercizio dell'ittiturismo. Conseguentemente, a dette attività non andranno più applicate le seguenti condizioni: non essere prevalenti (in termini di ore dedicate e reddito ricavato) rispetto alle attività principali, dovere utilizzare prodotti provenienti in prevalenza dalla propria attività di pesca ovvero di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'impresa ittica.
Per quanto riguarda i contratti di rete, sono inserite disposizioni relative al caso in cui il contratto di rete preveda l'istituzione di un fondo patrimoniale comune e di un organo comune destinato a svolgere anche un'attività, anche commerciale con i terzi. In questo caso, per le obbligazioni contratte dall'organo comune in relazione al programma di rete i terzi possono far valere i loro diritti esclusivamente sul fondo comune. Si prevede inoltre che l'organo comune rediga una situazione patrimoniale secondo le regole valide per il bilancio d'esercizio della SpA e la depositi presso l'ufficio del registro delle imprese, entro due mesi dalla chiusura dell'esercizio. Inoltre, qualora sia prevista la costituzione del fondo comune, la rete può iscriversi, nella sezione ordinaria del registro delle imprese, nella cui circoscrizione è stabilita la sua sede, e con l'iscrizione nel registro delle imprese la rete acquista soggettività giuridica. Anche questa modifica risolve difficoltà operative riscontrate nelle reti di impresa costituite da piccoli imprenditori e crea condizioni favorevoli per un forte incremento di questa forma di aggregazione che consente al nostro sistema di avere una maggiore massa critica nella competizione globale e un miglioramento del rating creditizio.
L'esame del provvedimento in sede referente è stato anche l'occasione per introdurre modifiche alla riforma del mercato del lavoro. In particolare: a) nell'ambito della riduzione degli intervalli di tempo, prevista dai contratti collettivi, oltre i quali la stipula di un nuovo contratto a termine viene considerato, dopo la scadenza del precedente, come assunzione a tempo indeterminato, si precisa che tali riduzioni si applichino alle attività stagionali ed in ogni altro caso previsto, ad ogni livello, dalla contrattazione collettiva; b) si prevede che la somministrazione di lavoro a tempo indeterminato sia ammessa in tutti i settori produttivi in caso di utilizzo da parte del somministratore di lavoratori assunti con contratto di apprendistato; c) si modificano i presupposti previsti ai fini della presunzione che le prestazioni rese da titolari di partita IVA siano da considerare come rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, prevedendo che la durata della collaborazione con lo stesso committente deve essere superiore a 8 mesi annui per 2 anni consecutivi (invece che per un solo anno) e che il corrispettivo annuo deve superare l'80% del fatturato complessivo per due anni solari consecutivi (invece che per un solo anno); c) si dispone che per il 2013 i percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito possano svolgere prestazioni di lavoro accessorio in Pag. 77tutti i settori produttivi (compresi gli enti locali, fermi restando i vincoli vigenti in materia di contenimento delle spese di personale) nel limite massimo di 3.000 euro di corrispettivo per anno solare; d) per quanto attiene alle disposizioni transitorie che riducono progressivamente la durata del trattamento di mobilità (fino all'entrata in vigore dell'ASpi, prevista per il 2017) si proroga di un anno (ossia al 31 dicembre 2014) la disciplina attualmente prevista fino al 31 dicembre 2013 (il che si traduce in una durata dell'indennità di mobilità superiore di 6 mesi, nel 2014, per i lavoratori ultracinquantenni del Centro-nord e di tutti i lavoratori del Centro-Sud); e) si prevede un momento di verifica, entro il 31 ottobre 2014, della disposizioni transitorie in materia di mobilità, al fine di assumere eventuali iniziative in materia; f) si rimodula l'aumento delle aliquote contributive della Gestione separata INPS, abbassando per alcuni periodi le aliquote dovute dagli assicurati non iscritti ad altre forme pensionistiche e aumentando le aliquote dovute dai soggetti iscritti ad altre forme pensionistiche, riducendo il periodo transitorio e anticipando al 2016 l'aliquota a regime; g) intervenendo sulla disciplina dell'erogazione della CIGS per le aziende sottoposte a procedure concorsuali nonché nei casi di aziende sottoposte (ai sensi della disciplina contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso) a sequestro o confisca, si precisa che l'erogazione dello strumento di tutela del reddito è previsto solo quando sussistano prospettive di continuazione o di ripresa dell'attività e di salvaguardia, anche parziale, dei livelli di occupazione, da valutare in base a parametri oggettivi definiti con specifico decreto, e rinviando l'abrogazione della richiamata disciplina a decorrere dal 1o gennaio 2016; h) si stabilisce l'obbligo di depositare i contratti e gli accordi collettivi di gestione di crisi aziendali che prevedano il ricorso agli ammortizzatori sociali presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, secondo specifiche modalità; i) intervenendo sulla disciplina in materia di diritto al lavoro dei disabili, si interviene, in senso restrittivo, sulle categorie escluse dalla base di computo, inserendovi anche lavoratori occupati con contratto a tempo determinato di durata fino a 6 mesi.
In relazione al trasferimento d'azienda, si conferma poi l'applicazione dell'articolo 2112 c.c. nel caso in cui sia stato raggiunto un accordo circa il mantenimento, anche parziale, dell'occupazione, nel caso in cui il trasferimento riguardi anche aziende per le quali vi sia stata la dichiarazione di apertura della procedura di concordato preventivo e per le quali vi sia stata omologazione dell'accordo di ristrutturazione dei debiti.
Il lavoro in sede referente ha quindi consentito di introdurre misure per lo sviluppo delle imprese culturali dello spettacolo. In particolare si riconosce la qualifica di micro, piccola e media impresa agli organismi dello spettacolo costituiti in forma di impresa operanti nei diversi settori di attività. Tali imprese usufruiscono delle agevolazioni nazionali e comunitarie previste dalla normativa vigente per le PMI. Infine si dispone l'esenzione dall'imposta per la pubblicità effettuata mediante proiezioni all'interno delle sale cinematografiche in quanto e laddove percepibile esclusivamente dai titolari dei titoli di ingresso.
In materia di rifiuti, si attribuisce la qualifica di sottoprodotto al digestato ottenuto in impianti aziendali o interaziendali dalla digestione anaerobica, eventualmente associata anche ad altri trattamenti di tipo fisico-meccanico, di effluenti di allevamento o residui di origine vegetale o residui delle trasformazioni o delle valorizzazioni delle produzioni vegetali effettuate dall'agro-industria, conferiti come sottoprodotti, anche semiscelati fra di loro, ed utilizzato ai fini agronomici.
Si prevede, inoltre, relativamente alle disposizioni dettate in materia di deposito temporaneo dei rifiuti e di trasporto degli stessi, l'applicazione anche ai consorzi agrari di quanto previsto con riferimento alle cooperative agricole, vale a dire l'esclusione dal novero delle operazioni di trasporto dei rifiuti la movimentazione effettuata dall'imprenditore agricolo verso Pag. 78il sito della cooperativa agricola di cui è socio, qualora sia finalizzata al raggiungimento del deposito temporaneo.
In relazione alle misure per l'occupazione giovanile nella green economy, tra i settori a cui possono essere concessi i finanziamenti a tasso agevolato a valere sul Fondo rotativo Kyoto si includono il settore della ricerca, dello sviluppo e della produzione mediante bioraffinerie di intermedi chimici da biomasse e scarti vegetali, nonché i processi di produzione o valorizzazione di prodotti, i processi produttivi/organizzativi o i servizi, che, rispetto alle alternative disponibili, comportino una riduzione dell'inquinamento e dell'uso delle risorse nell'arco dell'intero ciclo di vita.
Si consente di assegnare i finanziamenti del Fondo rotativo Kyoto anche ai soggetti privati operanti nel settore dell'incremento dell'efficienza negli usi finali dell'energia nei settori civile e terziario, estendendo la disposizione anche all'incremento di efficienza negli usi finali del settore industriale.
Infine, tra coloro che possono beneficiare della riduzione del tasso di interesse per i loro progetti di investimento vengono incluse anche le imprese unite da un contratto di rete.
Nell'ambito degli interventi a sostegno della ricerca, si introducono, infine, i voucher individuali di innovazione che le micro, piccole e medie imprese possono utilizzare per progetti di innovazione sviluppati in collaborazione con gli organismi di ricerca presenti sul territorio nazionale.
Vorrei concludere con un giudizio complessivo sul valore di questo provvedimento. Da molte parti si è sminuita la portata di questo decreto, lo si considera inutile alla crescita unicamente perché contiene poche risorse. Una cultura assistenzialistica troppo diffusa ritiene infatti che la crescita sia la mera conseguenza dell'iniezione di risorse pubbliche. Lo ha ben spiegato pochi giorni fa in un bell'editoriale Antonio Polito: «È diventato di moda condannare l'austerità e suggerire alternative keynesiane: iniezioni di denaro pubblico per battere la recessione. Ma mentre da noi le si invoca, in Germania sono convinti che l'Italia di oggi sia proprio il frutto di un lungo ciclo di politiche keynesiane. E in effetti è legittimo pensarlo di un Paese che ha accumulato la bellezza di duemila miliardi di euro di debiti. Si è trattato, a dire il vero, di una versione più casereccia del tax and spending dei socialismi scandinavi». Per altro, recenti evidenze empiriche dedotte da una rigorosa indagine svolta da due importanti economisti americani, Reinhart e Rogoff, dimostrano come politiche keynesiane applicate in paesi con un debito pubblico superiore al 100 per cento provocano effetti prociclici e recessivi, dunque di segno opposto a quello desiderato.
Con questo non si intende affermare che le risorse, soprattutto se ben allocate, non servano: significa, che non sono la questione principale.
Perché ci sia crescita occorre innanzitutto creare un contesto favorevole all'impresa, in particolare alle pmi, e agli investimenti. Un contesto che liberi le energie di chi vuole investire e produrre. Il decreto crescita punta innanzitutto a questo.
Sono fermamente convinto che ciò che il decreto conteneva all'origine, unitamente alle numerose modifiche e proposte nuove apportate dal lavoro in Commissione cui abbiamo dato atto come relatori, fanno ritenere che dalle Commissioni VI e X della Camera esca un testo migliorato, come ha riconosciuto anche il Ministro Passera, ed esca soprattutto un testo importante di politica industriale. Una politica industriale nuova, non quella vecchia di assistenza basata sul finanziamento di settori ristretti o di poche imprese. Ma una politica industriale che interviene sui fattori interni delle aziende per il rafforzamento dei punti di forza reali, come il capitale umano, su quelli dell'ambiente esterno all'impresa (giustizia, pubblica amministrazione, credito, ecc) e su una politica fiscale capace di mobilitare investimenti privati. Una politica non fondata sull'assistenzialismo finanziato in deficit, ma fondata sull'«enabling» (mettere in condizione di, dare un'opportunità) che mette, se colta, le nostre imprese e il nostro «sistema Paese» in grado di competere Pag. 79nel mondo. Una politica industriale fondata su una retta concezione di quell'economia sociale di mercato (come intesa dagli ordoliberali e principalmente Rópke, Eucken e Ehrard), che resta il faro della migliore politica economica europea. Una politica industriale imperniata sulla sussidiarietà autentica. Come relatore, come politico impegnato nella difesa del ruolo industriale italiano e delle nostre grandi pmi, e come cittadino spero di cuore che questo decreto sia solo l'inizio di una nuova stagione di politiche industriali.