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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 650 di giovedì 14 giugno 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bergamini, Bongiorno, Boniver, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Girolamo, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mussolini, Nucara, Paniz, Pisicchio, Paolo Russo, Stefani, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,30.

La seduta, sospesa alle 9,05, è ripresa alle 9,35.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2156 - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (A.C. 4434-A); e delle abbinate proposte di legge: Di Pietro ed altri; Ferranti ed altri; Giovanelli ed altri; Torrisi ed altri; Garavini; Ferranti ed altri (A.C. 3380-3850-4382-4501-4516-4906).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Di Pietro ed altri; Ferranti ed altri; Giovanelli ed altri; Torrisi ed altri; Garavini; Ferranti ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri l'Assemblea ha approvato, con tre distinte votazioni per appello nominale, il mantenimento degli articoli 10, 13 e 14, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza Pag. 2emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo aveva posto la questione di fiducia.
Avverto che prima dell'inizio della seduta le proposte emendative Ferranti 17.93, 17.250 e 17.0250, Rossomando 17.94, Zaccaria 19.02 e 20.01, Melis 20.15 e Tassone 20.2 sono state ritirate dai presentatori.
Ricordo che era stato accantonato l'esame dell'articolo 7 e che rimangono altresì da esaminare gli articoli da 15 a 20, unitamente agli emendamenti agli stessi riferiti.
Chiedo pertanto al relatore da quale punto proponga di riprendere i nostri lavori.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, propongo di riprendere i lavori dall'articolo 7.

PRESIDENTE. Sta bene.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Ferranti 7.251.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo procedere alla votazione degli articoli e degli ordini del giorno, e poi abbiamo una scadenza, che è stata concordata in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, alle 12, per la diretta televisiva con le dichiarazione di voto finale. Quindi, chiedo di prendere posto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 7.251.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'emendamento in questione è oggettivamente un emendamento di carattere formale o, meglio, di coordinamento sistematico. Riguarda le conseguenze che derivano dalla sentenza di condanna passata in giudicato per i delitti più gravi contro la pubblica amministrazione, a cui si raggiunge - questo è l'oggetto dell'emendamento - anche la nuova fattispecie dell'articolo 319-quater e che determina una risoluzione dei contratti di appalto in corso in capo all'imprenditore.
È una fattispecie prevista già dal codice dei lavori pubblici e, quindi, non stiamo assolutamente innovando nulla. Vi era stata una valutazione in Commissione al di là di qualche diversa valutazione resa stamattina di un quasi automatismo, perché stiamo parlando esattamente di nessuna innovazione sul piano dei principi, solo dell'inserimento anche dell'articolo 319-quater tra le figure che determinano la risoluzione del contratto.
Dunque, per noi è del tutto scontato il voto favorevole perché si tratta di un adeguamento di tipo sistematico e non di una modifica del testo uscito dalle Commissioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 7.251, non accettato dalle Commissioni e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ciccioli... Onorevole Di Stanislao... Onorevole Donadi... Onorevole Bocci... Pag. 3
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 393
Votanti 247
Astenuti 146
Maggioranza 124
Hanno votato
237
Hanno votato
no 10).

Prendo atto che la deputata Pes ha segnalato che si è astenuta mentre avrebbe voluto esprimere un voto favorevole, che i deputati Sposetti e Piccolo hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 7, nel testo emendato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preannuncio ovviamente il voto favorevole del Partito Democratico sottolineando due aspetti. Questo articolo completa e inserisce tre reati presupposto per la risoluzione del contratto. Sono tutti reati che riguardano la corruzione e la concussione, così come li abbiamo approvati e ridefiniti nella giornata di ieri.
In particolar modo, con riferimento all'emendamento proposto dal nostro gruppo, si inserisce anche la cosiddetta concussione per induzione, che - vorrei ricordare ancora una volta - non è che una replica assolutamente identica in tutto e per tutto (in termini tecnici si chiama condotta, lo dico anche per i colleghi dell'Italia dei Valori) alla concussione di cui all'articolo 317 con l'aggiunta della punibilità di chi dà i soldi (cioè del corruttore) e con una variazione di pena.
Aggiungo - e concludo, signor Presidente - che non si sono potuti votare gli emendamenti del Partito Democratico per una pena più elevata rispetto a questo particolare tipo di reato, ovvero, lo ribadisco, la cosiddetta concussione per induzione, che rimane viva e vegeta in tutti i suoi aspetti nel codice penale così come risulterà approvato.
Noi speriamo vivamente che al Senato questo provvedimento possa essere approvato in termini rapidi. Se bisogna cambiare qualcosa, nessun passo indietro, casomai passi in avanti e chiediamo a tutti i colleghi di tutti i gruppi se vogliono sottoscrivere l'emendamento del Partito Democratico che eleva la pena per questa ipotesi di reato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza, tuttavia, come ha già fatto in precedenti e analoghe circostanze, consentirà ai deputati appartenenti a tale gruppo lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Palmieri... Onorevole Marchioni... Onorevole Sbai... Onorevole Piccolo... Onorevole Laganà Fortugno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato
414
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Gatti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Sposetti ha segnalato che non è riuscita a votare.

Pag. 4

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Avverto che l'emendamento Di Pietro 15.60 non è stato segnalato.
Poiché l'emendamento Di Pietro 15.250 è interamente soppressivo dell'articolo 15, verrà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo per ritirare l'emendamento Di Pietro 15.250.

PRESIDENTE. Sta bene. Ad ogni modo, avremmo dovuto votare direttamente l'articolo 15.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Iannuzzi, Lussana, Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 420
Votanti 417
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato
416
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Zucchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Sposetti ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Di Pietro 16.61.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Giovanelli 16.10, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «319-quater» aggiungere le seguenti: «comma 1».

PRESIDENTE. Ricordo all'Assemblea che l'emendamento Di Pietro 16.61 non è stato segnalato e quindi non verrà posto in votazione.
Qual è il parere del Governo?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovanelli 16.10.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'emendamento Giovanelli 16.10.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovanelli 16.10, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gelmini, Perina, Granata, Follegot, Colaninno, Livia Turco, Mondello, Maran...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 5

(Presenti 435
Votanti 313
Astenuti 122
Maggioranza 157
Hanno votato
312
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Nichilo Rizzoli, Fitto, Formisano, Grassano, Occhiuto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 441
Votanti 433
Astenuti 8
Maggioranza 217
Hanno votato
432
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17.
Avverto che le proposte emendative ad esso presentate sono state ritirate, mentre un emendamento non risulta segnalato (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Passiamo quindi ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bernini, Sbai, Veltroni, Borghesi, Paglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 449
Votanti 443
Astenuti 6
Maggioranza 222
Hanno votato
442
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Di Pietro 18.1 ed accetta l'emendamento del Governo 18.600.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. L'emendamento Di Pietro 18.1 non è stato segnalato, quindi dobbiamo votare l'emendamento 18.600 del Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.600 del Governo, accettato dalle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pili, Iannarilli, Ventucci, Catone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 6

(Presenti 447
Votanti 441
Astenuti 6
Maggioranza 221
Hanno votato
440
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Camillis, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 445
Astenuti 5
Maggioranza 223
Hanno votato
444
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Di Pietro 19.1 e Barbaro 19.3.

PRESIDENTE. L'emendamento Di Pietro 19.1 non è segnalato, mentre l'emendamento Barbaro 19.3 è stato ritirato.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo affinché resti agli atti la decisione del Parlamento sull'emendamento Barbaro 19.3. Noi riteniamo di doverlo fare nostro e di chiedere una votazione, perché la proposta dei colleghi è estremamente interessante. Che cosa dice la proposta? Dice semplicemente che, quando interviene una sentenza di condanna definitiva per alcuni reati gravi, di cui abbiamo discusso finora, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni è bene che non svolgano incarichi direttivi e dirigenziali. A me sembra una cosa giusta: affidare la direzione di un organismo amministrativo ad un condannato per un grave reato con sentenza penale definitiva mi sembra sia un controsenso ed una brutta indicazione all'opinione pubblica e alla società sul rispetto della legge.
Per queste ragioni, chiedo che si voti l'emendamento Barbaro 19.3 e di assumerci la responsabilità di dire se sia giusto o meno permettere ai dipendenti condannati con sentenza penale definitiva di dirigere gli uffici.

PRESIDENTE. Invito il Governo ad esprimere il parere sull'emendamento Barbaro 19.3, fatto proprio dal gruppo dell'Italia dei Valori.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il parere del Governo è contrario, in ragione del fatto che questa disciplina è contenuta nella delega già approvata; quindi, ha bisogno di una serie di raccordi sistematici, perché, così formulata, anche rispetto all'esercizio della delega di cui all'articolo 4, crea dei problemi essenzialmente sistematici. Il parere contrario del Governo è dovuto a questo, non al merito della questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

Pag. 7

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord voterà comunque questo emendamento, pur prendendo atto delle osservazioni del Governo. Però, mi pare una cosa assolutamente singolare che, per ragioni di coordinamento sistematico, non si possa affermare un nuovo principio. Quindi, preannunzio il voto favorevole anche del mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del gruppo di Popolo e Territorio sull'emendamento Barbaro 19.3.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbaro 19.3, fatto proprio dal gruppo Italia dei Valori, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pili, Martino, Concia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 431
Astenuti 25
Maggioranza 216
Hanno votato
76
Hanno votato
no 355).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Brandolini, Aracu, Scandroglio, Tommaso Foti, Roccella, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 457
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato
454
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni sugli articoli aggiuntivi all'articolo 19.

ANGELA NAPOLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli articoli aggiuntivi Di Biagio 19.01, Barbaro 19.04 e Di Pietro 19.06.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli articoli aggiuntivi Di Biagio 19.01 e Barbaro 19.04 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Di Pietro 19.06, formulato dal relatore.

ANTONIO DI PIETRO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, sottolineo anche qui, affinché resti agli atti, questa ipocrisia di non prendere decisioni, rinviarle o dire che si sta facendo un provvedimento fatto bene. Pag. 8Quando, poi, si tratta di affrontare i casi concreti, come avete visto prima, si ritira la mano.
In questo caso stiamo parlando delle concessioni o erogazioni di contributi o finanziamenti a chi ne fa richiesta.
Sapete che vi sono molti casi in cui vengono concessi dei finanziamenti o dei contributi a persone che ne fanno richiesta alla pubblica amministrazione per i motivi più vari. Bene, noi vi chiediamo per quale ragione, quando si tratta di una persona condannata con sentenza penale passata in giudicato per fatti mafiosi, di corruzione, per concorso in peculato, per fatti gravissimi, deve esserle permesso di accedere ai contributi dello Stato e della pubblica amministrazione, ai finanziamenti, alle erogazioni liberali ed a quant'altro. Per quale ragione non si può stabilire un principio in base al quale chi è onesto, corretto, rispetta la legge, può accedere ai benefici e vietarlo ai delinquenti? È una richiesta lineare, formale, precisa.
Non ci venite a dire, anche questa volta, che vi è una delega! Perché non lo decidiamo qua? Stiamo adottando un provvedimento, perché dobbiamo rinviarlo ad altra data? Assumetevi anche questa responsabilità!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 19.06, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Castiello, Lusetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 447
Astenuti 26
Maggioranza 224
Hanno votato
67
Hanno votato
no 380).

Prendo atto che i deputati Berruti e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, non so se dipenda dalla conduzione della seduta troppo veloce che lei fa o da un errore da parte nostra, ma non abbiamo mai accolto l'invito al ritiro formulato dal relatore in relazione all'articolo aggiuntivo Di Pietro 19.03, a meno che lei non dica che non è segnalato.

PRESIDENTE. Infatti, onorevole Favia, l'articolo aggiuntivo Di Pietro 19.03 non è segnalato.
Come lei ricorda, ero io a presiedere la seduta nella quale questo era stato detto esplicitamente dalla Presidenza, dopo averlo concordato con l'onorevole Di Pietro.

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 al quale non risultano riferiti emendamenti segnalati (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A)
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, prima di tutto annuncio che il gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo esprimerà voto favorevole sull'articolo 20 del provvedimento in esame.
Per quanto riguarda l'emendamento Tassone 20.2, sostitutivo dell'articolo 20, nell'accogliere l'invito al ritiro formulato dal Governo, vorrei, però, lasciare agli atti le Pag. 9ragioni che riteniamo fondanti per la presentazione dell'emendamento in oggetto.
Si propone infatti, con questo emendamento, l'utilizzazione di criteri di trasparenza reddituale per assumere una base di riferimento delle indagini sulle proporzioni tra percepito e posseduto, una misura di prevenzione di diritto speciale per coloro che, sulla base dei fatti, dimostrano di vivere dei proventi di attività delittuose. Riteniamo che tale emendamento sollevi una questione importante.
Vogliamo che il Governo assuma l'impegno di decidere rapidamente su questa questione, ritenendo che il meccanismo da noi proposto può comportare dei vantaggi immediati, spostando la questione dal terreno precario del reato di pericolo - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - a quello più solido delle misure di prevenzione, consentendo la cancellazione dalle liste elettorali prima di sentenze...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ippolito Vitale.
Il suo intervento rappresenta una dichiarazione di voto in relazione all'articolo 20 perché l'emendamento Tassone 20.2 è stato ritirato all'inizio della seduta odierna. Ricordo altresì che l'emendamento Melis 20.15 è stato ritirato prima dell'inizio della seduta mentre l'emendamento Di Pietro 20.3 non è segnalato.
Poiché tali emendamenti sono stati ritirati prima dell'inizio della seduta, non ci rimane altro che votare l'articolo 20, se non vi sono ulteriori dichiarazione di voto.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo soltanto su un emendamento all'articolo 20, un emendamento a firma Di Pietro, Palomba ed altri, l'emendamento di Pietro 20.3, al quale appongo anche la mia firma.
Tende a razionalizzare l'utilizzazione dei proventi della lotta alla corruzione attraverso una finalizzazione allo scopo della presente legge, cioè sostanzialmente non si fanno disperdere risorse all'interno del bilancio dello Stato, ma si crea una condizione, per cui tutto ciò che viene recuperato e noi sappiamo che viene recuperato moltissimo grazie...

PRESIDENTE. Onorevole Granata, mi scusi se la interrompo, può svolgere la dichiarazione di voto sull'articolo 20, ma, per correttezza riguardo ai nostri lavori, le ricordo che l'emendamento Melis 20.15 e l'emendamento Tassone 20.2 sono stati ritirati e che l'emendamento di Pietro 20.3 non è segnalato, quindi, non sono in oggetto e quindi non può aggiungervi la sua firma. Però, se vuole fare la dichiarazione di voto sull'articolo 20, ha tutto il diritto di farla.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, è ovvio che resta una considerazione di ordine generale.

PRESIDENTE. Perfetto.

BENEDETTO FABIO GRANATA. C'è l'auspicio, attraverso l'approvazione dell'articolo 20, che la finalizzazione delle somme recuperate, attraverso l'applicazione della normativa vigente, sia appunto realizzata non a disperdersi nel bilancio dello Stato, ma a contrastare con ancora più sforzi i fenomeni di illegalità legati alla corruzione.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lusetti, Santori, Papa, Goisis... l'onorevole Goisis ha votato... tutti hanno votato...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 10
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
472
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che i deputati Golfo, Gava, Mistrello Destro e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Dobbiamo quindi passare, poiché l'articolo aggiuntivo Zaccaria 20.01 è stato ritirato, all'esame degli ordini dei giorni.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Sono stati presentati 43 ordini del giorno. Scusate, prego anche i due ministri di seguire la Presidenza per procedere correttamente nei lavori. Vi sono ordini del giorno che riguardano ovviamente, come abbiamo visto, due ministeri di competenza, per cui, non risultando gli ordini del giorno presentati in ordine di competenza, ma in ordine di presentazione, chiederemo di volta in volta, ad un Ministro o all'altro Ministro, non solo il parere ma anche le eventuali riformulazioni.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Siete pronti o avete bisogno di cinque minuti?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Se potessimo avere qualche minuto, il Presidente, per così dire, avrà maggiore comprensione al momento dell'espressione dei pareri.

PRESIDENTE. Se siamo d'accordo, credo che il tempo che perdiamo adesso lo recupereremo certamente dopo. Quindi, sospendo per dieci minuti la seduta in modo che il Governo possa elaborare tutti i pareri per poi procedere speditamente.
Se non ci sono obiezioni, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 10,20.

La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,25.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

PRESIDENTE. Avverto che è in distribuzione l'ordine del giorno Franceschini n. 9/4434-A/43 (Nuova formulazione).
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito i rappresentanti del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/4434-A/1 e Abrignani n. 9/4434-A/2.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bernardini n. 9/4434-A/3 con la seguente riformulazione: «ad adottare tempestivamente un'iniziativa normativa volta a rendere attuale ed effettivamente applicabile la legge 5 luglio 1982, n. 441». Il dispositivo procede uguale fino alla fine.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il Governo non accetta l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4434-A/4.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4434-A/5 purché riformulato nel senso di impegnare il Governo non «a consentire» ma «a valutare l'opportunità» ed inoltre sostituendo, nell'ultima parte dell'ultimo paragrafo, le parole da «la modifica» fino a «a retributivo» con le seguenti: «le necessarie modifiche normative».

Pag. 11

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Governo accetta gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4434-A/6 e Binetti n. 9/4434-A/7.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/4434-A/8 così riformulato: «impegna il Governo ad assumere iniziative normative volte ad affidare ad un organo, in posizione di terzietà, il controllo preventivo di legittimità su alcuni atti fondamentali».
Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/4434-A/9.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il Governo accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/4434-A/10 purché riformulato nel senso di espungere il secondo e terzo paragrafo della premessa.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Governo accetta gli ordini del giorno Mantini n. 9/4434-A/11, Ria n. 9/4434-A/12 e Della Vedova n. 9/4434-A/13.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il Governo accetta l'ordine del giorno Moroni n. 9/4434-A/14 purché riformulato nel senso di espungere dal quarto capoverso della premessa le parole da: «, che si presterebbe» fino alla fine del periodo.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Governo accetta gli ordini del giorno Contento n. 9/4434-A/15, Galli n. 9/4434-A/16 e Giovanelli n. 9/4434-A/17.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/4434-A/18.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Donadi n. 9/4434-A/19.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Messina n. 9/4434-A/20 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di introdurre», e via di seguito.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/4434-A/21.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rota n. 9/4434-A/22 purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare le iniziative», e via di seguito.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/4434-A/23, purché riformulato nel senso di impegnare il Governo: «a valutare, per quanto di sua competenza, le iniziative, anche legislative, in materia di: a) posizione di indipendenza del segretario comunale; b) compiti e doveri di comportamento; c) criteri di nomina».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/4434-A/24, purché sia riformulato nel senso di impegnare il Governo: «a valutare le iniziative, anche legislative, relative all'opportunità di introdurre un divieto», proseguendo con il medesimo testo fino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/4434-A/25, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo la parola: «semestrale», con la parola: «annuale».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palagiano n. 9/4434-A/26, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo per quanto di competenza, a valutare iniziative, anche legislative, finalizzate a stabilire le conseguenze sul contratto di appalto e sulla capacità a contrattare con la pubblica amministrazione, derivanti dall'accertamento, anche in corso d'opera, con riguardo all'incarico ricevuto, di responsabilità dell'impresa per reati di corruzione e altri gravi reati».

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Pag. 12Evangelisti n. 9/4434-A/27, perché il Governo accetterà, purché riformulato, il successivo ordine del giorno Di Pietro n. 9/4434-A/33.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/4434-A/28, mentre formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4434-A/29.
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Zazzera n. 9/4434-A/30 e Palomba n. 9/4434-A/31.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/4434-A/32, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di espungere le parole da: «a mettere», fino a: «alla corruzione e».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4434-A/33, a condizione che sia riformulato, poiché si tratta di riduzione di pena, espungendo il settimo e l'ottavo capoverso della premessa e facendo riferimento alla diminuzione di pena e non alla causa di non punibilità.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/4434-A/34, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso sostituire le parole: «ad adottare», con le parole: «a valutare».

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbato n. 9/4434-A/35, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo le parole: «nei limiti delle risorse disponibili».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/4434-A/36, mentre accetta l'ordine del giorno Porcino n. 9/4434-A/37, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo, dopo le parole: «a mettere in atto», le parole: «nei limiti delle risorse disponibili».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pagano n. 9/4434-A/38, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «a emanare una direttiva», con le seguenti: «a rendersi promotore di una normativa».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mantovano n. 9/4434-A/39.

PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Il Governo accetta l'ordine del giorno Garavini n. 9/4434-A/40.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Santelli n. 9/4434-A/41, Granata n. 9/4434-A/42 e Franceschini n. 9/4434-A/43 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/4434-A/1 e Abrignani n. 9/4434-A/2, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/4434-A/3, accettato dal Governo, purché riformulato.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, accetto la riformulazione e invito lei, signor Presidente della Camera, a prendere in considerazione anche la modifica al Regolamento che ho presentato, la quale impegnerebbe la Camera, da subito, a fare l'anagrafe patrimoniale di tutti gli eletti, obbligatoria e non facoltativa.

PRESIDENTE. Trattandosi di una modifica del Regolamento, come lei sa, sarà la Giunta per il Regolamento ad essere interessata al riguardo. Prendo, quindi, atto che non insiste per la votazione del suo ordine del giorno, accettato purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Scilipoti n. 9/4434-A/4. Constato l'assenza dell'onorevole Scilipoti: s'intende che vi abbia rinunziato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/4434-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, ho ascoltato la riformulazione proposta dal signor Ministro. In questo caso accettiamo la riformulazione in quanto, come gruppo Futuro e Libertà, Pag. 13abbiamo presentato una risoluzione che va nella direzione esatta dell'ordine del giorno.
Tuttavia, bisogna anche dire, signor Ministro, telegraficamente, che la sua riformulazione, anche se ne comprendo le motivazioni politiche, tende a non evidenziare come queste recenti normative abbiano oggettivamente indebolito un organismo al quale tutto il Parlamento - e certamente lei - attribuisce grandissima rilevanza nelle azioni di contrasto anche alla corruzione.
Quindi, la finalità dell'ordine del giorno è quella di dire chiaro e forte che la Direzione investigativa antimafia (DIA) è uno strumento essenziale nel contrasto alla corruzione e, quindi, nella tracciabilità dei capitali e delle azioni che sono propedeutiche alla corruzione. Oggi la DIA è soggetta ad un processo di indebolimento retributivo e funzionale fortissimo, tanto che molti sono preoccupati per la sopravvivenza stessa dell'organismo e quelle normative che vanno con grande attenzione riconsiderate, sono quelle che l'hanno depotenziata, certamente non con dolo, ma certamente con una colpa grave, perché la DIA rappresenta la punta di diamante del contrasto non soltanto alle organizzazioni mafiose, ma alle organizzazioni legate ai sistemi criminali di cui la corruzione si nutre.
Pertanto, nella logica di dare un segnale da parte del Parlamento alla DIA, accettiamo la riformulazione proposta, ma invitiamo il Governo a considerare seriamente, nella formulazione effettiva dell'ordine del giorno, la necessità di un intervento normativo che sia adeguato all'emergenza - credo condivisa da buona parte del Parlamento - che, attraverso questo ordine del giorno, abbiamo inteso lanciare come Futuro e Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/4434-A/6 e Binetti n. 9/4434-A/7, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/4434-A/8, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, io accetto la riformulazione anche perché capisco che cosa significhi la «terzietà» proposta come modifica dal Governo. Vorrei semplicemente raccomandare che questo ordine del giorno - quale atto di indirizzo parlamentare - raccolga quello che è il senso, il significato di una proposta che intende rivedere un po' tutta la normativa e dare un ruolo ai segretari comunali e, quindi, un controllo di legittimità, a mio avviso importante e fondamentale, sulle amministrazioni dopo il superamento del ruolo e della presenza dei Coreco dopo, ma prima ancora delle giunte provinciali amministrative. Credo che il controllo di legittimità sia un fatto importantissimo e fondamentale se vogliamo creare degli anticorpi per il dilagare di una corruzione, ma anche per dare maggiore dignità e maggiore prestigio alla pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/4434-A/9, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/4434-A/10, accettato dal Governo, purché riformulato.

FABIO GARAGNANI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione e insisto per la votazione, in quanto i due presupposti fanno parte integrante dell'ordine del giorno. Se tolgo i due incisi a cui faceva riferimento il Ministro, l'ordine del giorno perderebbe la sua validità.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/4434-A/10, non accettato dal Governo. Pag. 14
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cicchitto ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 473
Astenuti 27
Maggioranza 237
Hanno votato
115
Hanno votato
no 358).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mantini n. 9/4434-A/11, Ria n. 9/4434-A/12 e Della Vedova n. 9/4434-A/13, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Moroni n. 9/4434-A/14, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/4434-A/15, accettato dal Governo.
Onorevole Galli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4434-A/16, accettato dal Governo?

DANIELE GALLI. No, signor Presidente, però vorrei sottolineare al Governo che, al di là della formula abbastanza blanda con cui ho chiesto l'intervento, il Governo stesso si prende un impegno serio nel gestire la normativa che ho chiesto, e cioè la legge sui doni, e mi meraviglio, altresì, che non siano state prese in considerazione le proposte di legge presentate sull'argomento nella formulazione di questo provvedimento di legge. Inoltre, mi meraviglio anche che non sia stata considerata tutta la normativa sulle lobby contenuta in diverse proposte di legge nell'ambito della Camera perché ciò avrebbe consentito di fare un magnifico testo unico, invece, come sempre, proseguiamo a pezzi.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Giovanelli n. 9/4434-A/17 e Cimadoro n. 9/4434-A/18, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Donadi n. 9/4434-A/19 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Donadi n. 9/4434-A/19 non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 474
Astenuti 11
Maggioranza 238
Hanno votato
68
Hanno votato
no 406).

Prendo atto che gli onorevoli Golfo, Lamorte D'Incecco e Zinzi hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Pionati e Scapagnini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/4434-A/20, accettato dal Governo, purché riformulato.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione al Governo rispetto all'ipotesi di riformulazione proposta. La Commissione antimafia, di cui peraltro io faccio parte, il 18 febbraio 2010 ha approvato un codice etico che prevede l'incandidabilità per alcuni soggetti che sono accusati e condannati per i reati di estorsione, usura, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, traffico illecito di rifiuti e delitti le cui modalità rientrano nelle pratiche di carattere mafioso. Pag. 15Con questo ordine del giorno abbiamo chiesto di introdurre, attraverso iniziative legislative, una decadenza dal diritto ad ottenere risorse pubbliche per quei partiti che candidano nelle loro liste soggetti che rientrano nelle fattispecie che ho richiamato. Ora, francamente, dire non «introdurre», ma «valutare l'opportunità di», lascia estremamente perplessi perché il Governo deve stabilire se vuole introdurre queste norme per lottare realmente il malaffare, la corruzione e l'illegalità, oppure se vuole valutare in futuro quello che c'è da fare. Ho decine di ordini del giorno approvati da questo Parlamento e da questa Aula che riportano la frase: «a valutare l'opportunità di», che sono rimasti soltanto mere enunciazioni di principio. In questa ipotesi credo che l'enunciazione di principio non basti proprio, il Governo scelga se vuole adottare normative in tal senso, oppure lasci perdere. Quindi, se il Governo conferma il testo va bene, altrimenti chiedo di porre in votazione l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, ribadisco l'invito al ritiro formulato dal Governo perché questo è un problema che verrà senz'altro valutato dal Governo, perché qui si tratta della decadenza degli oneri, non dell'incandidabilità in sede di attuazione dell'articolo 49 o anche del finanziamento dei partiti. È una questione di un minimo di sistematica proprio per l'impegno serio con cui il Governo prende gli ordini del giorno. Questo è il motivo unico della precisazione.

PRESIDENTE. Onorevole Messina, il Ministro ha confermato la proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4434-A/20. Lei ha motivato, testé, che non condivide la riformulazione.
Dunque, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/4434-A/20, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 494
Astenuti 12
Maggioranza 248
Hanno votato
67
Hanno votato
no 427).

Prendo atto che i deputati Monai, Scapagnini e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/4434-A/21, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/4434-A/22, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/4434-A/23, accettato dal Governo, purché riformulato.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intanto ringrazio il Governo per l'attenzione su un argomento come questo, relativo al ruolo dei segretari comunali nell'amministrazione pubblica. Non è che vogliamo tornare indietro a un controllo centrale del segretario comunale, ma credo che rafforzare l'indipendenza sia fondamentale.
Auspico, pertanto, che il Governo metta ancora maggiore attenzione anche sugli abusi che gli amministratori, i sindaci, compiono nello scegliere i segretari, a volte non riconoscendo meriti o qualifiche e, quindi, tentando di andare a cercarsi sempre l'amico che non tenga in stretta attenzione il proprio ruolo. Quindi, l'indipendenza va ricercata, perché in questo momento probabilmente è un po' troppo sbilanciata rispetto alla posizione dominante Pag. 16del sindaco, che può revocare il segretario comunale in qualsiasi momento.
Comunque, ringrazio anche per la riformulazione proposta dal Governo, che accetto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Monai n. 9/4434-A/24, Favia n. 9/4434-A/25, Palagiano n. 9/4434-A/26, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4434-A/27 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/4434-A/27, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Cesa ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 490
Astenuti 11
Maggioranza 246
Hanno votato
61
Hanno votato
no 429).

Prendo atto che i deputati Piccolo, Monai, e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/4434-A/28, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4434-A/29 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo ed insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/4434-A/29, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 484
Astenuti 9
Maggioranza 243
Hanno votato
64
Hanno votato
no 420).

Prendo atto che i deputati Monai e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zazzera n. 9/4434-A/30 e Palomba n. 9/4434-A/31, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Giuseppe n. 9/4434-A/32, Di Pietro n. 9/4434-A/33, Paladini n. 9/4434-A/34 e Barbato n. 9/4434-A/35, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/4434-A/36, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porcino n. 9/4434-A/37.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Pagano n. 9/4434-A/38, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, intervengo per dire che accettiamo la riformulazione, come presentatori dell'ordine del giorno, ma chiediamo il voto Pag. 17su questo stesso ordine del giorno, che fa seguito ad un emendamento che era stato ritirato proprio per presentare questo atto di impegno al Governo.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pagano n. 9/4434-A/38, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 495
Astenuti 9
Maggioranza 248
Hanno votato
487
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mantovano n. 9/4434-A/39, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Garavini n. 9/4434-A/40, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Santelli n. 9/4434-A/41, accettato dal Governo.
Onorevole Granata, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4434-A/42, accettato dal Governo?

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, chiedo che questo ordine del giorno sia messo ai voti, perché impegna il Governo ad individuare con iniziative legislative la possibilità di rendere operativo e obbligatorio il codice etico antimafia che è stato approvato con voto unanime della Commissione d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. È un voto che deve rispecchiare in quest'Aula la volontà di determinare uno strumento per creare realmente la possibilità di un Parlamento e di una politica nella quale, se si è condannati in primo grado per una serie di reati molto gravi - dall'associazione mafiosa alla corruzione, alla concussione e al peculato -, si debba avere il buon senso, da parte dei partiti di non essere inseriti nelle liste, e da parte dell'interessato di stare fermo un giro.
Quindi io credo che il Parlamento, coerentemente con il voto unanime espresso nella Commissione d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, debba esprimere una volontà politica per rafforzare una volontà di tipo legislativo di proposta da parte del Governo che vada nella direzione effettiva di rendere il Parlamento non un luogo dove si va per evitare i processi - per essere molto chiaro ed esplicito - ma un luogo dove si rappresenta il popolo italiano.
In questo senso, credo che le forze politiche debbano esprimere un auspicio che vada in una direzione o in un'altra, sottolineando che le stesse forze politiche nella Commissione bicamerale hanno espresso all'unanimità consenso su un codice che poi veramente in pochi hanno realmente applicato (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, mi permetto di dissentire da quello che dice l'onorevole Granata, non perché non colga la bontà di fondo del suo pensiero, ma vorrei solo avvertirlo che in Italia i processi non si fanno non perché non lo vogliono i politici, anzi esiste il fenomeno contrario di quello che egli denuncia, poiché politici condannati prima di poter subire il processo perché la condanna viene dal circuito mediatico giudiziario, Pag. 18non sono in grado - e c'è quindi l'onorevole Mannino che ne sa qualcosa - di poter dimostrare la loro estraneità. Quindi, il giro a cui fa riferimento l'onorevole Granata, il quale fa il Saint-Just credo in maniera poco attenta, dovrebbe sapere che per lui o me o altri che incorressero nelle grinfie della magistratura militante il giro durerebbe ben quindici o venti anni. Questo è il problema, non che il Parlamento sia il ricovero dei condannati, questo ve lo dice uno che non ha mai avuto a che fare con la giustizia, ma la dovete smettere di fare i Saint-Just da strapazzo, criminalizzando il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo e Territorio e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Granata n. 9/4434-A/42, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 438
Astenuti 68
Maggioranza 220
Hanno votato
418
Hanno votato
no 20).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Pionati e Melandri hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi scusi se pongo una questione di carattere regolamentare. Infatti, è invalso l'uso da parte di molti colleghi, in presenza di un parere favorevole del Governo sul testo integrale del presentatore di un ordine del giorno, di chiederne la votazione. Possiamo anche comprendere l'intento politico, ed evidentemente vi è un intento in tal senso nel momento in cui si chiede di fare in modo che l'Aula rafforzi eventualmente il parere del Governo, e quindi è probabile che dal punto di vista politico ciò possa insistere sulle volontà e le disponibilità del Governo a dare attuazione all'ordine del giorno, ma dal punto di vista puramente formale e regolamentare va da sé che un ordine del giorno accolto dal Governo si intende nel pieno delle disponibilità poste in capo al Governo e anche delle responsabilità di attuazione dell'ordine del giorno.
È vero anche che, molto spesso, non si sa che fine facciano gli ordini del giorno, perché una volta che il Governo si impegna ad accoglierlo molto spesso l'iter che viene seguito dal Governo o dal Ministero interessato si perde in una serie di meandri burocratici e, quindi, è chiaro, signor Presidente, che a fronte anche di una prassi che sta diventando importante per il modo in cui stiamo lavorando, è importante intendersi su cosa pensiamo possa valere il voto di un'Aula parlamentare che conferma ulteriormente e rafforza il parere favorevole del Governo su un ordine del giorno. È anche per questo motivo, signor Presidente, che le chiedo, a nome del gruppo del Partito Democratico, di porre in votazione l'ordine del giorno del nostro capogruppo, ossia l'ordine del giorno Franceschini n. 9/4434-A/43, così come riformulato.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, l'interessante questione che ella ha posto sarà oggetto di una valutazione della Giunta per il Regolamento. Come lei sa, vi è una lunga e univoca prassi che consente al collega che presenta un ordine del giorno, pur in presenza di un parere favorevole, di chiederne la votazione. Comunque, interesseremo la Giunta per il Pag. 19Regolamento, che è molto attenta a queste questioni, che lei pone con solerzia e con acume.

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, condividendo l'ordine del giorno Franceschini n. 9/4434-A/43, nella nuova formulazione, che stiamo per votare, voglio aggiungere la firma di tutto il gruppo dell'UdC a tale ordine del giorno.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, intervengo per lo stesso analogo motivo: sottoscrivo, anche a nome di tutto il gruppo Lega Nord Padania, l'ordine del giorno Franceschini n. 9/4434-A/43, come riformulato.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anche da parte nostra la firma e rappresentare la totale adesione del Popolo della Libertà al testo dell'ordine Franceschini n. 9/4434-A/43, nella nuova formulazione.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anche il gruppo di Futuro e Libertà sottoscrive convintamente l'ordine del giorno Franceschini n. 9/4434-A/43, nella nuova formulazione.

GIUSEPPE FALLICA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, anche la componente Grande Sud pone la firma di tutti i propri deputati all'ordine del giorno Franceschini n. 9/4434-A/43, nella nuova formulazione.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intervengo anche a titolo personale e per il gruppo dell'Italia dei Valori: sottoscriviamo l'ordine del giorno Franceschini n. 9/4434-A/43, nella nuova formulazione.

PRESIDENTE. Onorevole Favia, mi scusi, ma non ho capito bene: interviene a titolo personale o lei annunzia la sottoscrizione per l'intero gruppo?

DAVID FAVIA. Signor Presidente, per l'intero gruppo.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franceschini n. 9/4434-A/43 (Nuova formulazione), accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? L'onorevole Santagata non riesce? Adesso ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 500
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
499
Hanno votato
no 1). Pag. 20

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Melandri e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto con ripresa televisiva diretta abbiano inizio a partire dalle ore 12.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,58).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, la ringrazio molto di darmi la possibilità di parlare mentre è presente il Ministro Severino, alla quale voglio rappresentare una situazione davvero paradossale che riguarda il carcere minorile del Pratello dove, il 29 maggio scorso, a seguito di un provvedimento che aveva sospeso la direttrice dell'istituto minorile, Paola Ziccone, è arrivato immediatamente, il 30 maggio, cioè il giorno successivo, un provvedimento di sospensione mai visto applicato prima...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Zampa, io le ho dato la parola sull'ordine dei lavori. La prego, semmai, di presentare un atto di sindacato ispettivo al Ministro, per porre la questione.

SANDRA ZAMPA. Me la cavo dicendo che vorrei allora, signor Ministro, che si rispondesse all'interrogazione che è stata presentata in merito molti, molti mesi fa ormai. La situazione al Pratello è diventata di nuovo grave.

PRESIDENTE. Il Ministro ha preso buona nota circa la necessità di rispondere all'atto di sindacato ispettivo presentato. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12.

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 12.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che, come stabilito nella Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà, per due minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo testo contiene due sicure positività: la prima è la qualificazione del traffico transfrontaliero di rifiuti come attività a rischio mafioso; la seconda è l'esigenza che le nomine politiche dei dirigenti delle amministrazioni non corrispondano a favoritismi e premi di fedeltà, ma servano a dare vere risorse aggiuntive all'amministrazione. Sono positività che contrastano due fenomeni di rilevante importanza. Noi liberal democratici rivendichiamo il merito di averle fatte introdurre in questo testo.
Noi liberal democratici abbiamo votato la triplice fiducia che ci è stata chiesta dal Governo per fedeltà al nostro impegno assunto in quest'Aula in questo momento difficilissimo per il nostro Paese. Ciò non ha impedito al nostro senso di responsabilità di vedere e ricordare le preclusioni che questa accelerazione ha comportato. Ad esempio, la grave franchigia per la corruzione privata concessa per il futuro a Pag. 21partiti, a fondazioni, a consorzi, come se questi non fossero temi di pressante e drammatica attualità.
Tutti sanno le difficoltà di imputazione per i casi sui rimborsi elettorali che, al fondo, sono corruzione tra privati. Si sarebbe potuto rimediare e non lo si è fatto. Come, ad esempio, la pericolosa genericità della fattispecie di traffico di influenze illecite, dove il testo che la nostra fedeltà ci ha imposto di votare resta senza spiegazione e trasferisce al giudiziario, contro ogni regola dello Stato di diritto, la libertà di applicarla a piacimento e in modo che può essere anche devastante.
Questo noi dovevamo dire perché ce lo dettano i principi di democrazia e libertà in cui crediamo.
Per le ragioni che ho detto, annuncio il voto favorevole dei liberal democratici (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà, per due minuti.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, questo disegno di legge è stata l'occasione per dire tre volte «no» alla fiducia chiesta dal Governo per un'attività globale svolta dallo stesso, che ha lasciato perplessi gli italiani.
Non si riesce a capire qual è l'obiettivo. Si sta distruggendo quel poco di economia che c'era, si sta impedendo ai cittadini di poter vivere una vita normale. Ciò vale ancora maggiormente per una parte del Paese, il Sud, che sembrava dover essere al centro dell'attenzione anche su sollecitazione, in un primo momento, da parte del Presidente della Repubblica.
Oggi non si parla più di Sud. Abbiamo altre disgrazie, abbiamo il terremoto in Emilia Romagna, ma il Sud era già terremotato e continua ad esserlo, e l'atteggiamento di questo Governo è assolutamente incomprensibile.
Per quanto riguarda questo disegno di legge, è l'inizio di un segnale, mi auguro.
C'è bisogno di moralizzare la cosa pubblica in tutti i settori. C'è bisogno di regole ferree, che impediscano ai disonesti di entrare in politica, che impediscano ai pubblici impiegati di entrare in circoli viziosi che portano danno alla comunità. C'è la necessità di impedire alla magistratura di far politica, perché fa perdere credibilità ad un organo che è fondamentale per la nostra democrazia.
In questa direzione mi auguro che il Governo si muova. Non è possibile che ci siano magistrati schierati perché perdono di credibilità e rompono l'equilibrio dei poteri (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente e signor Ministro, dichiaro il voto favorevole dei repubblicani azionisti. Riteniamo che il Governo abbia fatto bene ad intervenire, in un certo senso anche in modo tempestivo, su un argomento tanto avvertito dai cittadini italiani e dalla pubblica opinione. Basta ricordare che la Corte dei conti valuta che il sistema della corruzione nel Paese raggiunge ormai un limite enorme: 60 miliardi.
I costi della corruzione non devono essere sopportati perché offendono e uccidono la pubblica morale e lo sviluppo in generale del Paese. Riteniamo però, Ministro, che non sarà mai l'inasprimento della pena a ridurre il reato, né lo strumento della delazione avvierà il cittadino verso una migliore qualità del comportamento pubblico.
Noi repubblicani vogliamo una pubblica amministrazione più efficiente e responsabile: è da questo nodo che si dovrà partire, se si vorrà sconfiggere alla radice il più odioso dei comportamenti, la corruzione. La paghiamo tutti: coloro che sono le vittime, ma anche coloro che lavorano in un sistema malato.
Votiamo il provvedimento anche perché auspichiamo che il Governo si riappropri del potere di migliorare e regolamentare i processi amministrativi. Bisogna prevenire, Pag. 22signor Ministro, il reato di corruzione ancor prima che si consumi.
Aumentare la pena ha un significato simbolico, ma non sconfiggerà il sistema della corruzione. La sola repressione ed il solo aumento della pena hanno valore quasi elettoralistico. Noi vorremmo invece che le procedure amministrative, vorremmo che i controlli preventivi, ancor prima che quelli successivi, giusti e opportuni, della Corte dei conti, fossero ripristinati. E lei, signor Ministro, ne ha tutta la competenza e riteniamo che il Governo Monti ne abbia anche la volontà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente e signora Ministro, l'iter del provvedimento in esame, impegnativo e fortemente dialettizzato nel dibattito tra i gruppi, ha visto nel Ministro Severino un punto di equilibrio decisivo, senza il quale probabilmente non saremmo riusciti a raggiungere l'obiettivo del voto in Aula. Di questo importante e non affatto agevole lavoro di composizione e di mediazione va dato atto al Ministro, che ha interpretato in modo impeccabile un ruolo che si addice al carattere del Governo, facilitatore del dialogo tra le forze politiche.
Onorevoli colleghi, se i nomi delle leggi hanno un significato, il provvedimento sull'anticorruzione deve essere maneggiato con molta cura, per l'intrinseca delicatezza degli istituti, delle strutture giuridiche, dell'impianto e delle pene in esso contemplate certamente, ma anche per la grande capacità evocativa che il nome ha in questo momento presso la pubblica opinione.
Costruire un nuovo impianto normativo diretto a contrastare la corruzione, dando nuovo spessore ad istituti come il rapporto con la veloce evoluzione delle tecnologie, delle relazioni internazionali, del nuovo modo stesso di interagire tra pubblico ufficiale e realtà effettuale - in un momento storico in cui la considerazione della politica nel sentimento comune è ai minimi storici, nel momento in cui la difficoltà e diremo pure l'impoverimento che strangola il Paese rende sempre più insopportabili agli occhi della gente gli arricchimenti indebiti di uomini che dovrebbero essere spesso servitori dello Stato e non asservitori del bene pubblico - ebbene tutto questo significa oggi agire con decisione e consapevolezza in un corpo vivo, in una ferita aperta.
Questa materia non va affrontata con retorica leguleia, con lo spirito del penalista ben remunerato dal ricco cliente per tentare di portare a casa un risultato utile. Questa materia va decisa con rigore e con coerenza rispetto all'impianto costituzionale ed al sistema di garanzie da esso promananti. Va decisa con lucidità ed onestà intellettuale.
Allora, bisognerà dire che le questioni centrali a cui la Convenzione ci obbligava a riflettere e ad ottemperare sono state ben affrontate, aspetti significativi di questo provvedimento che hanno rappresentato non solo l'adempimento di impegni sottoscritti in sede internazionale, ma anche un'importante innovazione nel rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, improntato al criterio della trasparenza.
Per questo, allora i deputati di Alleanza per l'Italia esprimeranno un voto favorevole sul testo proposto alla nostra attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miccichè. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

GIANFRANCO MICCICHÈ. Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, abbiamo affrontato un argomento realmente molto serio, però - come spesso succede all'interno di quest'Aula - lo abbiamo affrontato un po' portando avanti le istanze demagogiche di qualche personaggio della televisione italiana e poco - secondo me - rendendoci conto di quello che stiamo facendo. Pag. 23
Mi riferisco a questo incredibile - secondo me - reato di traffico di influenza. Non so se voi conoscete bene qual è il lavoro che normalmente fanno i politici, specialmente in alcune zone del Paese: posso dire che noi, deputati di Grande Sud, passiamo la giornata a cercare di «influenzare» - mi posso costituire - nel senso che abbiamo tutti i giorni a che fare con qualche impresa che viene a chiederci un aiuto perché sta per chiudere, mandando a casa decine di persone perché non riesce ad ottenere 10.000 euro di prestito da una banca; io cerco di influenzare il direttore di quella banca (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Abbiamo gente che viene tutti i giorni da noi perché cerca di ottenere una visita da un primario, non il 12 settembre prossimo, come gli dicono, ma con urgenza perché ha una malattia grave; io cerco di influenzare quel primario.
Tutti i giorni viene da me un pescatore cercando un aiuto ed una mano perché - giorno dopo giorno - gli sequestrano i tonni che pesca perché l'Europa dice che i tonni non si possono pescare in Italia, ma dobbiamo aspettare che li vengano a prendere i giapponesi, appena girano l'angolo di Trapani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Io cerco tutti i giorni di influenzare dalla Guardia di finanza fino a tutti i commissari europei per evitare che questo accada.
Io sto tutto il giorno a cercare di influenzare qualcuno perché possa dare lavoro ad un disoccupato siciliano, pugliese, calabrese o campano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Ministro, il combinato disposto tra le intercettazioni ed il reato di traffico di influenza ci mette nelle condizioni di essere, noi di Grande Sud, matematicamente tutti indagati.
Allora, siccome siamo in un momento di crisi e dobbiamo anche risparmiare, le dico sinceramente che tanto vale che ci costituiamo tutti e si faccia un maxiprocesso a noi politici del sud (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA), perché passiamo la giornata a cercare di influenzare qualcuno per ottenere quel minimo di aiuto che oggi lo Stato ci può dare.
Devo dire con dispiacere che, purtroppo, raramente riusciamo ad influenzare: troppo spesso ci viene detto «no». Io metterei in galera quelli che ci dicono «no», non noi che cerchiamo di influenzare o di ottenere qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).
Signor Ministro, non voglio fare un intervento demagogico, né voglio mettermi a dire che oggi questo Governo dovrebbe pensare di più al decreto «sviluppo» o a dire all'Europa che tutte le limitazioni incredibili che ci pone ci stanno veramente mettendo in ginocchio, ma la prego e la invito a rivedere realmente con serietà questo, che secondo me è un errore clamoroso che mette un grandissimo potere nelle mani dei magistrati italiani che, per quanto seri e bravi possano essere, ogni tanto abbiamo visto che manifestano qualche punto di non perfetta coerenza con il giuramento che hanno fatto quando sono diventati magistrati. Mettiamo nelle mani di questi pochi magistrati, che non sono persone perbene all'interno della magistratura italiana, un potere infinito; mettiamo ancora nelle mani della magistratura non perbene la possibilità di decidere chi deve essere eletto la prossima volta e chi non deve essere eletto, chi deve continuare a lavorare per la propria gente e chi non deve continuare a farlo.
La invito, seriamente, senza infingimenti e senza demagogia, a rivedere l'articolo sull'influenzabilità nella pubblica amministrazione perché è un errore realmente grave di cui tutti noi ci pentiremo - lo dico a tutti quelli che voteranno questo provvedimento - tra qualche anno amaramente.
Per la prima volta Grande Sud non voterà a favore di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

Pag. 24

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo e la maggioranza che vi appoggia, noi dell'Italia dei Valori intendiamo denunciare, in questa sede e pubblicamente, l'ipocrisia del disegno di legge che vi accingete ad approvare. È semplicemente uno specchietto per le allodole per buggerare i gonzi, per fregare l'opinione pubblica e per far credere che state procedendo ad una legge anticorruzione, mentre invece state facendo una legge pro corruzione. Non lo dico io, l'avete detto voi stessi in questi giorni in Aula. Rivolgo un invito a chi ci ascolta, fuori da quest'Aula, perché in questa Aula non frega niente a nessuno, ognuno ormai alza la mano per partito preso, semplicemente perché riceve un ordine...

MARIA GRAZIA GATTI. Ma come ti permetti? Parla per te.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la invito a rispettare i colleghi.

ANTONIO DI PIETRO. Ma ci mancherebbe altro.

PRESIDENTE. Ognuno vota secondo coscienza.

ANTONIO DI PIETRO. Magari (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

ANDREA RONCHI. Come si permette?

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la invito nuovamente a rispettare i colleghi.

ANTONIO DI PIETRO. Invito a rileggere le dichiarazioni che sono state pronunciate in questi giorni da chi oggi si accinge ad approvare questo provvedimento. Testualmente: «lo votiamo, ma lo avremmo voluto diverso». Che lo voti a fare? Allora, qui non si tratta di offendere i colleghi. Ci sono colleghi che lo votano, ma lo avrebbero voluto diverso.
Un'altra dichiarazione: «lo votiamo, ma speriamo che al Senato venga cambiato». Chiaro di cosa stiamo parlando? Di qualcosa che votiamo, ma speriamo che venga cambiato.
Di più: a questo si è aggiunta l'ipocrisia degli ordini del giorno, tra i quali sono stati inseriti e approvati tutti quegli emendamenti che, una volta proposti, sono stati ritirati o bocciati. Vale a dire: io vorrei fare così, però voto al contrario di così. Ne prendo atto.
Allora, nel merito che cos'è questo provvedimento? È un provvedimento che, da una parte, ha un insieme di norme belle da leggere, belle da illustrare, belle da discutere, ma che non dicono niente.
Poi, invece, ci sono delle norme di sostanza. Sono cinque le norme di sostanza: l'articolo 2 sugli arbitrati, l'articolo 4-bis sugli incarichi come dirigenti a politici ed ex politici, soprattutto a quelli «trombati», l'articolo 10 sull'incandidabilità dei condannati, l'articolo 13 sulla modifica al codice penale, espungendo dal codice penale il reato dei reati contro la pubblica amministrazione, cioè la concussione per induzione, e l'articolo 14 che introduce la figura della corruzione tra i privati. Solo questi cinque sono gli articoli di legge che parlano di sostanza, gli altri parlano di sesso degli angeli.
Allora, andiamo a vedere nel concreto cosa propongono questi cinque articoli.
Per quanto riguarda gli arbitrati, pure le pietre sanno che gli arbitrati sono la fonte di maggiore inquinamento per tutto ciò che riguarda il contenzioso con la pubblica amministrazione, tra la pubblica amministrazione e i privati, ogni volta che si tratta di fondi pubblici. Gli arbitrati sono lo strumento al quale in questi anni - è stato dimostrato - ricorrono sempre i privati e alcuni dirigenti o politici della pubblica amministrazione per legittimare spese che a preventivo erano pari dieci e a consuntivo diventano pari a mille, e grazie all'arbitrato nel 95, 97 o 98 per cento Pag. 25delle volte si dà ragione sempre al privato a danno della pubblica amministrazione.
C'è un'autorità giudiziaria prevista dal codice, un giudice naturale, l'autorità giudiziaria appunto. Perché ogni volta che il contenzioso riguarda la pubblica amministrazione non si deve andare dal giudice naturale, ma si va da un arbitro privato, scelto dalle parti, addirittura il più delle volte con un sottobosco di tangenti dietro?
Abbiamo proposto di eliminare gli arbitrati ogni volta che si tratta di denaro pubblico, ogni volta che c'è di mezzo la pubblica amministrazione. Questo articolo lo legittima. Questo è il dato di fatto, il resto sono chiacchiere.
L'articolo 4-bis cosa prevede? Prevede di legittimare il modello «piduista» che si è instaurato nel nostro Paese.
Un gruppo di persone, arrivato al potere, si scambia ruoli e posti: una volta fai il politico tu, una volta faccio il politico io; una volta fai il dirigente tu, una volta faccio il dirigente io; una volta ti nomino all'Agcom, una volta nomino parlamentare un altro; una volta nomino te a quell'incarico dirigenziale e una volta un altro. Questo vale per politici ed ex politici: si tratta di un gruppo dirigente «piduista», che, ormai, si è impossessato del Paese e utilizza le istituzioni per gestire in proprio il potere. Questo è il dato di fatto!
Ebbene, questo articolo 4-bis cosa prevede? Prevede che da ora in poi i politici non possano più fare questo, ma solo per un anno. Ma non ho capito: voi pensate davvero che non ci si metta d'accordo in questa struttura «piduista» per aspettare un anno e impegnarsi un anno per l'altro?
Questo è, ancora una volta, il ricorso strumentale ad una legittimazione di un modello piduista che andava cancellato. Poi vi è l'articolo 10: cosa prevede? Riguarda l'incandidabilità dei condannati. I condannati non dovrebbero essere candidati, non dovrebbero stare in Parlamento, non dovrebbero stare nelle istituzioni, neanche quelle elettive (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo abbiamo chiesto!
Voi cosa avete fatto? Avete previsto, innanzitutto, una norma «pilatesca»: avete delegato il Governo ad occuparsene. Ma perché, qui dentro non ce ne potevamo occupare? Permettetemi, voglio citare una frase detta qui ieri da una parlamentare che rispetto e voglio vedere come farete a dire che, anche in questo caso, stiamo offendendo il Parlamento. È stato detto in quest'Aula: non si può prevedere che la legge sia uguale per tutti tranne che per i politici. Lo ha detto l'onorevole Bongiorno. Ecco, chiedo questo a voi. In questo momento stiamo approvando una legge per cui, mentre la legge è uguale per tutti, non è uguale per i politici. Non l'ho detto io! La verità è che non vogliamo fare questa legge sull'incandidabilità dei condannati.
Certo, avete stabilito l'incandidabilità solo per i condannati definitivi, ma perché non per quelli non definitivi, se si tratta di reati gravi? Forse che un mafioso condannato in primo grado è meglio che stia in Parlamento? Allora spiegatemi perché in questo disegno di legge, all'articolo 4-bis, comma 2, lettera a), avete previsto, invece, che la condanna non definitiva possa valere per i pubblici impiegati che non devono assumere incarichi di dirigente. Siamo uguali o non uguali agli altri, noi che siamo in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
Perché, soprattutto, questo vale solo per alcuni reati? Ma voglio denunciare un altro fatto: sanno gli italiani che in Commissione antimafia è stato approvato un codice antimafia che prevede la non candidabilità di una serie di persone che sono accusate di una serie di reati, non solo in via definitiva, ma anche con il rinvio a giudizio?
Sapete cosa prevede il codice adottato da questo Parlamento nella Commissione antimafia? Che in Parlamento e nelle istituzioni vadano o le persone non condannate o, se qualcuno è stato condannato in primo grado, prima si fa giudicare e poi entra in Parlamento. Questo lo ha detto la Commissione antimafia! Arrivati in Parlamento, avete approvato l'esatto contrario. Questo a dimostrazione che con le belle Pag. 26parole siete capaci, ma con l'approvazione dei provvedimenti in concreto ritirate la mano.
E sapete cosa avete anche deciso? Che l'incandidabilità è solo in via temporanea. Ma se uno è un criminale è un criminale: non è che dopo due anni diventa una brava persona. E cosa avete deciso sull'articolo 13? La cosa più grave! Avete deciso che non esiste più la concussione per induzione, cioè il reato tipico, il reato tipico di Tangentopoli, perché il pubblico ufficiale, il politico, il pubblico amministratore non violenta, non usa la pistola per costringere qualcuno a pagare.
Il pubblico ufficiale, il politico, l'amministratore ti induce, attraverso una serie di comportamenti e atti che ti portano a pagare, altrimenti «o mangi quella minestra o salti dalla finestra», si dice dalle mie parti. Allora voi cosa avete fatto?
Avete semplicemente previsto che rispondono tutti e due di quello stesso reato, sia chi paga sia chi riceve, senza lasciare al giudice la possibilità di giudicare, di volta in volta, se si tratta di corruzione o concussione. Il risultato è che la vittima sarà tale due volte, perché dovrà sia pagare sia essere punita per questo. Il risultato è che avete ridotto la pena, e quindi avete dato la possibilità che i termini di prescrizione si accorcino, e tanti processi in corso andranno in malora e tanti altri non si faranno mai.
Voi, soprattutto, non avete voluto tenere conto di ciò che è stato proposto dal 1994 a Cernobbio. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente.
Avevamo detto una cosa molto semplice, ossia che bisognava rompere il patto di omertà tra corrotto e corruttore, aumentare i termini della prescrizione, introdurre le cause di non punibilità. Di tutto questo vi siete disinteressati, avete elaborato un provvedimento che è uno specchietto per le allodole e che serve soltanto ad illudere i cittadini.
Nel frattempo, da quanto ci risulta, al Senato avete riproposto bipartisan, esponenti del PD e del PdL, la reintroduzione dell'articolo 68 della Costituzione che prevede l'impunità dei parlamentari solo perché sono qui dentro. Noi abbiamo bisogno di parlamentari che siano innocenti, non che siano non punibili (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, signori del Governo, annuncio, innanzitutto, l'astensione del gruppo Popolo e Territorio sul provvedimento in esame che affronta una serie di tematiche tese a diminuire quel cono d'ombra che da sempre esiste nella pubblica amministrazione, fin da quando qualcuno ha esercitato il potere di decidere in conto degli altri.
È chiaro - è bene ribadirlo perché non si strumentalizzi questa posizione - che noi siamo a favore di tutti quei provvedimenti che abbiano seriamente e concretamente a cuore l'intendimento di fare diminuire, se non tendere ad annullare, qualsiasi forma di prevaricazione, di collusione e di corruzione.
Ascoltavo poc'anzi l'onorevole Di Pietro, che nel ruolo di pubblico ministero è insuperato e insuperabile all'interno di quest'Aula, e mi domandavo se in quest'Aula dobbiamo occuparci precipuamente di trasformare un Paese democratico come l'Italia in una grande caserma o dobbiamo invece ridefinire il ruolo e la funzione dello Stato.
La prima deterrenza contro la corruzione è far sì che lo Stato non diventi padrone ed artefice della vita dei cittadini. Ogni qual volta qualcuno deve elargire un'autorizzazione, una concessione, o sottoporsi ad una burocrazia «bolsa» e ridondante qual è la burocrazia statale in Italia, lì si annida, potenzialmente, la facoltà che hanno i pubblici ufficiali di trarre vantaggio da quelle autorizzazioni, ispezioni o concessioni.
Allora, credo che l'onorevole Di Pietro, nell'enfasi di ricercare il bene, non si renda conto del fatto che i veri nemici dello Stato sono gli statalisti, quelli che intendono consegnare i cittadini, portatori di libertà e di diritti che non sono nella Pag. 27disponibilità né dello Stato, né dell'autorità, sotto l'ambito di una serie di leggi, di regolamenti, nell'alveo di pastoie burocratiche che sono di per se stesse il pabulum all'interno del quale si annida la corruzione.
Sorvolo sul fatto piuttosto disdicevole, signor Presidente della Camera, che in quest'Aula più volte i colleghi intervengono e dipingono questa assise, questa Assemblea elettiva, espressione massima della volontà del popolo, come un raduno di mascalzoni, come un ricovero per banditi, come l'estremo salvacondotto per chi intende delinquere.
Se la società là fuori si organizza, perché ormai ha disprezzo per la politica e per il Parlamento, è perché ci sono questi «untorelli» in questo partito, in tutti i partiti e in questo Parlamento, che intendono demagogicamente trarre profitto dal «cavalcare la tigre» del qualunquismo e del populismo. Credo, quindi, che si debba avere il coraggio di dire certe cose, non fare il conto di quel che ci conviene.
Vorrei ricordare all'onorevole Di Pietro qualcosa che Tacito scrive negli arcana imperii. Egli dice che chi detiene il potere utilizza tre mantelli, quando si confronta e si espone al giudizio del popolo. Il primo è il bonum publicum: il mantello che indossa perché intende fare il bene della gente. Il secondo è quello della salute pubblica, perché intende fare qualcosa per la salute della gente. Il terzo, è il più lacero, e si chiama intentio, ovvero la buona intenzione.
Io credo che questo lacero mantello sia fatto di leggi che inaspriscono le pastoie della burocrazia, che danno allo Stato più funzioni e più funzionari, che siano solo delle buone intenzioni. Noi non abbiamo il dovere di trasformare l'Italia in uno Stato di polizia. Non abbiamo il dovere di inventarci un reato assurdo, fatuo, impalpabile e foriero di future sventure per chiunque amministri la cosa pubblica, come il traffico di influenze illecite.
Vorrei dire ai colleghi ed all'onorevole De Pietro che in una sanità che non funziona, in una sanità in cui la statalità del servizio si è sempre confusa con il monopolio statale della gestione, che è piena di liste di attesa, se io, parlamentare, dovessi chiamare il direttore generale di un determinato ospedale o il primario di un dato reparto per sollecitare l'erogazione di una cura o di un esame diagnostico, farei un traffico illecito di influenze, perché certamente porterei avanti un'istanza che non rispetta la lista d'attesa. Ma sapete perché ci sono le liste d'attesa? Perché abbiamo il monopolio statale della sanità, per cui lo Stato vuole esercitare il suo diritto, facendo degli ospedali e delle aziende sanitarie dei luoghi di clientela. Invece, in una sanità in cui vi sia competizione, è la terzietà dello Stato che controlla l'efficacia delle strutture e l'efficienza delle prestazioni: noi non avremmo le liste di attesa e quindi non avremmo l'esigenza di fare il traffico di influenze illecite.
È compito dei legislatori fare in modo che il cittadino non si pieghi alla raccomandazione, non punire chi comanda. È in questa la differenza fra lo Stato leviatano e lo Stato liberale. Noi dovremmo guardare all'edificazione di uno Stato in cui non ci sia bisogno del traffico illecito delle informazioni. Non abbiamo bisogno di uno Stato in cui anche una privata conversazione può essere spunto per una concussione tra privati.
Non avremmo bisogno, onorevole Di Pietro, di inserire in questo provvedimento quella parte che riguarda i controllori. Quis custodiet custodes? Chi controlla i controllori, se abbiamo scritto in questo provvedimento che i magistrati continuano a godere della irresponsabilità e che è lo Stato a pagare per le loro colpe, le loro nefandezze ed i loro sbagli? Questo dobbiamo dire qua dentro, perché altrimenti siamo alla fattoria di Orwell: siamo tutti uguali, ma c'è qualcuno che è più uguale degli altri.
E lei, che è persona dabbene ed intellettualmente onesta, anche se non ha principi di liberalità nel suo bagaglio culturale, lo deve dire, non deve fare difese corporative, dimenticando che la più grande delle ingiustizie...

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PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINCENZO D'ANNA. ... è quella di fare parti uguali tra diseguali. Quindi noi vi diciamo che ci asteniamo su questo provvedimento, ci asteniamo perché non vogliamo indossare il lacero mantello delle buone intenzioni. Ci asteniamo perché siamo convinti che il bene pubblico debba essere servito dai cittadini onesti, perché siamo convinti che questo Parlamento non è un ricettacolo di malfattori. E quando questo Parlamento...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINCENZO D'ANNA. ... sarà occupato dalla barbarie e dai barbari qualcuno si dovrà porre il problema di riportare la democrazia e la sovranità popolare all'interno di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo esprimerà voto favorevole sull'intero provvedimento in esame, un voto che riteniamo derivi da quella responsabilità che ci ha portati a seguire il lungo e travagliato iter di questa proposta. Lo abbiamo fatto con tenacia e continuità, perché consapevoli della necessità di dover aiutare a dotare l'Italia di norme anticorruzione che gli organismi internazionali hanno da tempo già adottato. A volte siamo sicuramente apparsi anche rigidi nelle nostre decisioni, ma siamo stati sempre guidati dalla consapevolezza non solo di dover dare esecuzione a quanto richiestoci dalle convenzioni internazionali, ma anche di dover contribuire a prevenire e contrastare il cancro della corruzione, che sottrae allo Stato ben 60 miliardi di euro ogni anno e che con una costante crescita si è ormai annidata nelle pubblica amministrazione. Non credo possa essere motivo di vanto dover constatare che l'ultima classifica di Transparency International, che misura la percezione della corruzione, abbia visto scivolare l'Italia al sessantanovesimo posto, al pari del Ghana e della Macedonia. L'OCSE e la Corte dei conti continuano ad avvisarci sugli effetti negativi che la dilagante corruzione produce sulla crescita del nostro Paese ed appare pertanto consequenziale che si potrà affrontare strutturalmente la crisi se verranno affrontati i temi della legalità e della corruzione. La corruzione produce terreno fertile per l'incremento della criminalità organizzata e pertanto va contrastata proprio come tutte le mafie.
Quando, dopo più sollecitazioni, abbiamo iniziato a trattare l'argomento, noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo eravamo consapevoli delle difficoltà che avrebbe comportato una norma così articolata e riguardante un tema di tale portata, ma non ci siamo mai arresi, perché certi che il vero contrasto alla corruzione ci è richiesto dai cittadini, i quali avvertono i richiami ai sacrifici come una beffa se non si colpisce chi perverte e logora l'assetto sociale e democratico (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Non abbiamo condiviso da subito il testo del provvedimento così come è scritto dal Senato, ritenendolo una semplice elencazione di buoni intendimenti e quindi poco incisivo, sia nella parte relativa alla prevenzione che nella parte relativa al contrasto alla corruzione. Va dato atto al nuovo Governo ed in particolare ai Ministri Severino e Patroni Griffi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo) di aver aiutato le due Commissioni Affari costituzionali, presieduta dall'onorevole Bruno, e Giustizia, presieduta dall'onorevole Bongiorno, a definire un testo che ha prodotto importanti passi in avanti legati alla trasparenza delle attribuzioni di posizioni dirigenziali, alla regolamentazione delle attività di impresa particolarmente esposte al rischio di infiltrazione mafiosa, passi in avanti evidenziati con l'introduzione di alcuni reati quali quelli di influenze illecite - che Pag. 29comunque andrà regolamentato - e corruzione tra privati, che portano il nostro sistema giudiziario ad adeguarsi alle normative europee per come previsto dalla Convenzione di Strasburgo.
Altri passi in avanti sono, poi, proseguiti con l'approvazione in Aula di ulteriori norme, che hanno contribuito a migliorare il tutto.
Onorevoli colleghi e signori Ministri, Futuro e Libertà per il Terzo Polo non sarebbe leale se, pur annunciando il voto favorevole al provvedimento, non evidenziasse alcune perplessità che avevamo trasposto in emendamenti e che, se approvati, avrebbero, a nostro avviso, definito norme più coraggiose, avrebbero colmato alcuni vuoti e finito col caratterizzare l'intera norma con la dovuta continuità legislativa necessaria che, a nostro avviso, invece, manca. Faccio riferimento all'incandidabilità secondo il contenuto del codice etico approvato dalla Commissione parlamentare antimafia e ai tempi previsti nella delega all'articolo 10. Fortunatamente, oggi, abbiamo avuto l'impegno da parte del Governo a restringere i tempi stessi, in modo da allontanare dalla politica i politici corrotti fin dalla prossima competizione elettorale.
Il Ministro Severino sa anche delle nostre perplessità sul cosiddetto spacchettamento, sul non aver previsto il reato di corruzione anche per l'incaricato di pubblico servizio, sul non aver introdotto l'interdizione perpetua per i condannati per i reati di mafia o contro la pubblica amministrazione, sulla mancanza della previsione della confisca dei patrimoni illeciti dei politici, sulla mancanza dell'introduzione del reato di autoriciclaggio, che avrebbe imposto un sistema di controlli utile a vigilare in modo attivo sulle transazioni di denaro a favore di funzionari pubblici, di portaborse e di politici.
Comprendiamo, però, anche dal ricorso a ben tre voti di fiducia, che sarebbe stato impossibile pensare di ottenere il consenso su un testo così innovativo. Futuro e Libertà per il Terzo Polo, a differenza di altri partiti, ha seguito e partecipato all'iter del provvedimento senza mai proporre veti di alcun genere, a significare che il nostro unico intento era e rimane quello di varare, in tempi celeri, una legge anticorruzione che tuteli, sia a livello preventivo che repressivo, tutti i cittadini onesti. Per questo, Ministri e colleghi, faccio anche l'appello a che l'iter prosegua nell'altro ramo del Parlamento senza intoppi dilatori. Futuro e Libertà per il Terzo Polo - e lo dico con forza e con orgoglio - non ha nessuno in particolare da proteggere né da tutelare: vuole solo aiutare a salvare l'Italia e suoi onesti cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, colleghi, è triste un Paese che ha bisogno di una legge ad hoc anticorruzione, perché una legge contro qualcosa segnala un problema di fondo ben radicato nella società, un problema non estirpato neanche con «Mani pulite» negli anni 1992-1994; un problema di cultura, di politica, di burocrazia, di mentalità imprenditoriale. In alcuni interventi, purtroppo, oggi, questo è apparso chiaro. Le classifiche internazionali ci danno un chiaro quadro di quanto questo fenomeno sia diffuso, ma di questo parlerò più tardi.
Noi voteremo a favore di un provvedimento che, ormai, è in Parlamento da due anni e ha già visto succedersi due differenti Governi e ben tre Ministri della giustizia; e, ancora, non è stata scritta la parola «fine», perché il Senato dovrà necessariamente intervenire su alcuni punti rimasti in sospeso.
Anche noi dell'Unione di Centro - è noto - non siamo pienamente soddisfatti del risultato raggiunto. Avremmo, infatti, voluto una diversa, graduale e più omogenea armonizzazione delle pene per i reati verso il bene pubblico. Inoltre, sulle incandidabilità, con l'ultimo ordine del giorno - che è stato firmato da tutti i gruppi presenti in Parlamento, su cui Pag. 30abbiamo avuto una garanzia da parte del Ministro Severino e che è un ottimo viatico per una modifica al Senato -, avremmo voluto e abbiamo ottenuto norme più rigorose, stringenti e di immediata applicazione, sin dalle prossime elezioni, come ha chiesto sin dall'inizio anche il collega Mantini, e cioè l'incandidabilità dei condannati con sentenza definitiva - perché noi, onorevole Di Pietro, crediamo ai tre gradi di giudizio, altrimenti, se ne bastasse uno, sarebbe inutile averne tre nel nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo) - di reati particolarmente odiosi, come quelli di mafia o come quelli contro la pubblica amministrazione. Crediamo infatti - e lo crediamo sinceramente - che per il Parlamento debbano valere almeno le stesse regole che valgono per comuni, province e regioni.
Tuttavia, avremmo voluto anche maggiore chiarezza sul nuovo reato di traffico di influenze e di corruzione tra privati, perché è giusto dare una stretta a comportamenti ambigui e portatori di possibile corruzione. Ma ai cittadini italiani, e non solo ai politici, a tutti, dobbiamo chiarezza: essi devono sapere se con un determinato comportamento commettono o meno un reato. Poi, ciascuno si regolerà secondo la propria coscienza. Di certo non possono restare nell'incertezza di essere o meno sanzionabili, o semplicemente inquisiti - con il valore che ha l'essere inquisiti al giorno d'oggi - a seconda delle scelte o delle opzioni interpretative di un magistrato. Ecco, su queste tre questioni l'Unione di Centro presenterà emendamenti al Senato per migliorare il disegno di legge.
Colleghi, è stato un peccato che per approvare questo provvedimento alla Camera siano stati necessari ben tre voti di fiducia. È stato un peccato perché è sembrato che il Parlamento non fosse del tutto dalla stessa parte, cioè contro la corruzione. È stato un peccato perché la Lega e l'Italia dei Valori hanno potuto usare un argomento propagandistico contro le forze che sostengono il Governo Monti e che non hanno trovato un'intesa su un disegno di legge che si chiama, appunto, anticorruzione. Ma di fronte all'ipotesi di altri rinvii o, peggio, di una bocciatura di una parte importante del provvedimento, di fronte al rischio di una caduta del Governo con effetti dirompenti per il Paese, comprendiamo le ragioni dell'Esecutivo e della Ministro Severino in particolare, di richiamare ogni forza politica in Parlamento a scegliere tra una normativa più efficace e severa contro un fenomeno che alimenta la sfiducia e il distacco dei cittadini dalla politica, oppure saltare nel buio.
Si sarebbe potuto fare di meglio? Senz'altro. L'ho già detto. Ma gli elementi positivi ci sono e sono innegabili, a cominciare dall'adeguamento agli impegni internazionali assunti da tempo e a cui non abbiamo ancora dato seguito.
Oggi ci apprestiamo a votare insieme un provvedimento complesso e innovativo, ma non possiamo far finta di non ricordare da dove eravamo partiti, ossia dalla contrapposizione tra berlusconiani e antiberlusconiani, che da vent'anni rallenta, complica e paralizza tutte le iniziative sulla giustizia penale nel nostro Paese e finisce per mettere in secondo piano le istanze più urgenti e sentite dal cittadino utente, a partire dalla lunghezza dei processi e dall'incertezza della pena, fino alla scarsa efficienza del sistema giudiziario.
Bene ha fatto, allora, la Ministro Severino a perseverare nel tentativo di mediazione fino all'ultimo momento e a porre, alla fine, anche tre fiducie, piuttosto che rimettere nel cassetto un provvedimento che è in Parlamento ormai da due anni e che ancora, purtroppo, porta con sé le scorie delle contrapposizioni violente tra l'ex maggioranza e l'ex opposizione, tra i sospetti di leggi ad personam e di leggi contra personam. E se ricordiamo da dove siamo partiti, oggi dobbiamo riconoscere che grandi passi avanti sono stati fatti ed ora, finalmente, manca solo l'ultimo miglio per poter varare una legge all'altezza della normativa europea contro la corruzione.
Proprio in questo campo, infatti, siamo chiamati a recuperare il terreno perduto, e non solo sotto il profilo dell'immagine di Pag. 31un Paese un tempo assurdamente rappresentato all'estero come il Paese delle mafie e che oggi le classifiche internazionali sulla diffusione della corruzione collocano in un degradante sessantanovesimo posto su centottantadue, e tralascio il folkloristico elenco di Paesi che sarebbero migliori di noi.
Ma senza scomodare le classifiche internazionali, bastano le stime della Corte dei conti, che parlano di un fenomeno di corruzione il cui valore si aggira intorno ai 60 miliardi di euro, e tutti sappiamo quanto sarebbe vitale, oggi, per la nostra economia poter recuperare in tutto o in parte una cifra di questa rilevanza. Si tratta di un fenomeno che, oltre a costituire un freno allo sviluppo, alla crescita e alla libera concorrenza, costituisce un fattore di grave inquinamento della vita sociale e amministrativa.
Aggredire la corruzione, dunque, sotto il profilo culturale e attraverso un apparato normativo più efficace è una necessità e un'urgenza, anche perché la corruzione è un male che corrode dall'interno la credibilità delle amministrazioni pubbliche e spesso si annida nell'eccesso di burocrazia, che è un altro male da curare.
La corruzione, infatti, inquina la politica, divora le risorse dei cittadini, scoraggia le imprese e gli investimenti italiani ed esteri nel nostro Paese. Mentre chiediamo all'Italia sacrifici e responsabilità, di fronte alla crisi, non possiamo permetterci di perdere per strada altre risorse lasciando che finiscano nel pozzo senza fondo dell'illegalità e dell'inefficienza perché - e lo dico a chi riteneva che questo Governo dovesse occuparsi soltanto di economia e di risanare i conti del nostro Paese - soltanto in un Paese dove la giustizia funziona può funzionare il sistema economico; giustizia ed economia non sono variabili indipendenti e contribuiscono alla credibilità di una nazione intera. Quindi, bene ha fatto il Governo a inserire questo provvedimento tra le priorità; bene ha fatto il Parlamento a confrontarsi e ad approvarla, anche a costo di rinunce e di passi indietro rispetto alle posizioni, troppo spesso, pregiudiziali di partenza.
Ancora una volta prima in Commissione e poi in Aula molti colleghi sono scesi dalle barricate e si sono confrontati sul merito di questo disegno di legge, trovando il più alto punto di condivisione possibile, e credo che nessuno, proprio nessuno, colleghi, possa, oggi, pensare di brandire la lotta alla corruzione come una spada per colpire qualche avversario politico anche perché, lo dico ai colleghi di maggioranza e di opposizione, la realtà giudiziaria, quotidiana e, anche, se ci ricordiamo, del passato, dimostra che nessuno è senza peccato e può ergersi a moralizzatore. Anche l'onorevole Di Pietro, che oggi ci ha fatto la sua morale, è stato Ministro, ha fatto le sue nomine e, sull'arbitrato, mi pare che abbia fatto ben poco. Oggi una normativa migliore di quella precedente c'è.
Questa riforma è necessaria, lo è perché ce lo chiede, in primo luogo, l'Europa, che si aspetta che l'Italia si avvicini agli standard più alti di prevenzione e di repressione del fenomeno. Questo Parlamento, ormai per molti prematuramente e forse, anche ingiustamente, delegittimato, può riappropriarsi, anche con questo voto, di una missione importante: votare un provvedimento che combatta l'illegalità e il malaffare e permetta di attrarre gli investimenti e di favorire il merito e la concorrenza. Finalmente una legge che farà sentire più tutelato chi varcherà la soglia di un ufficio della pubblica amministrazione e farà sentire più rappresentato un elettore che, recandosi alle urne, saprà di avere a che fare con una politica che vuole essere più trasparente ed onesta.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi avvio a concludere; leggi come queste, magari messe a punto e sicuramente migliorate, sono indispensabili per dare una risposta di giustizia agli italiani, a quelli che ci scrivono ancora con carta e penna, oppure ci fermano per strada, o a quelli che affidano le loro proteste ai centoquaranta caratteri di Twitter. Parlamento e Governo hanno saputo trovare una mediazione nonostante il crinale fosse molto sottile e l'UdC, credo che tutti ce lo debbano riconoscere, ha fatto e continuerà Pag. 32a svolgere con impegno la sua parte. Adesso, mentre l'altro ramo del Parlamento esaminerà questo provvedimento, diamoci da fare. Signor Ministro, colleghi, diamoci da fare per approvare le altre importanti riforme della giustizia, a partire da quelle che hanno al centro l'interesse di tutti cittadini, non solo di pochi, quei cittadini che di giustizia hanno davvero e legittimamente sete (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la corruzione rappresenta un vulnus gravissimo della nostra società che ne limita crescita e sviluppo. Questo disegno di legge doveva e poteva diventare, per questo fallimentare Governo, uno strumento, almeno parziale, di riscatto e di recupero della propria dignità e della propria credibilità. In questi mesi tanti, tantissimi sono i danni che avete provocato al Paese, al sistema economico, al sistema produttivo, alle famiglie, agli enti locali e ai lavoratori. Tante sono state le promesse fatte, zero i risultati positivi ottenuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Dovevate salvare il Paese e lo avete peggiorato; avevate l'opportunità, con questo disegno di legge, di riscattarvi, di dare un segnale di attenzione su una problematica che attende da anni, dal periodo di Tangentopoli, una risposta chiara, immediata e rigorosa, senza pasticci e senza compromessi. Voi eravate, in teoria e potenzialmente, ma solo in teoria e solo potenzialmente, le persone adatte, i soggetti ideali per rappresentare e realizzare questo importante ammodernamento del sistema: un Ministro esperto di diritto, preparato, competente, sganciato dalla politica, almeno apparentemente, lontano dalle logiche e dalle norme ad personam; invece anche su questo provvedimento, per l'ennesima volta, avete, in parte, tradito le aspettative, avete tradito le speranze, avete dimostrato approssimazione e dilettantismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vi erano tutte le condizioni affinché in tempi rapidi e con una larga condivisione politica, si potesse arrivare ad un testo votato da tutto il Parlamento, sarebbe stato un segnale importante e apprezzato dai cittadini senza litigi, senza divisioni, senza perdite di tempo inutili, senza il sospetto di voler approvare norme ad personam.
Noi della Lega, pur stando all'opposizione, abbiamo fatto la nostra parte. Il disegno di legge, infatti, porta nel testo originario di ben due anni fa, la firma di tre Ministri della Lega, cartina al tornasole che per la Lega la battaglia alla corruzione e a qualunque forma di illegalità e di illiceità e prioritaria, è una necessità, è un dovere morale, etico, prima che politico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Abbiamo sostenuto e difeso questo provvedimento. Ci siamo comportati sempre in modo responsabile e costruttivo. Vi abbiamo stimolati, in Commissione e in Aula, ad andare avanti, nonostante i vostri continui tentativi di ostruzionismo, i vostri silenzi, signor Ministro, le vostre assenze, i vostri imbarazzi, i vostri tentennamenti, i vostri ripensamenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), alla ricerca di mediazioni, accordi, compromessi sotto banco per tenere unita una maggioranza spesso divisa e sfilacciata. È stata la Lega, l'unica forza politica che non è caduta nell'ostruzionismo, che non ha ceduto ad atteggiamenti dilatori a voi utili per ricompattare una maggioranza spesso in difficoltà e spesso confusa.
Questo disegno di legge presenta sicuramente principi e valori condivisi, soprattutto in tema di trasparenza e di prevenzione dell'illegalità nelle pubbliche amministrazioni, sia centrali sia periferiche. Abbiamo difeso e sostenuto gli aumenti delle pene, nei minimi e nei massimi, per alcuni reati. Abbiamo sostenuto l'introduzione di alcune fattispecie criminali ma, Pag. 33complessivamente, il testo che voi approvate oggi è un chiaro compromesso al ribasso.
Avete messo non una ma tre fiducie. Avete voluto blindare il provvedimento nelle parti più delicate, sulla parte penale e sull'incandidabilità dei politici. Avete strozzato e mortificato il dibattito parlamentare. Siete entrati a gamba tesa non per accelerarne l'approvazione, bensì perché lei, caro Ministro, non si fidava più della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), maggioranza che senza la fiducia avrebbe ulteriormente stravolto il testo, obbligandovi a ritirare il provvedimento. Si tratta di quella maggioranza che, probabilmente, nemmeno esiste più e che sicuramente sul tema della giustizia non è mai esistita e mai esisterà, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Avete sbagliato! Avete commesso un grave errore a porre la questione di fiducia. Vi siete giocati il nostro sostegno.
Oggi voi approverete questo testo e lo approverete nella consapevolezza e nella speranza che il Senato faccia quelle modifiche che sapete essere necessarie, che avremmo potuto fare noi, qui in Aula, ma che non avete avuto né la forza né il coraggio né la coesione politica di introdurre, per non rischiare di scontentare qualche alleato, qualche pezzo della vostra sfilacciata maggioranza. Così facendo non avete fatto altro che allungare ancora ulteriormente l'entrata in vigore di questo provvedimento. Di questo vi dovete assumere la totale responsabilità di fronte al Paese.
Con questo provvedimento la Lega voleva dare un segnale chiaro. Infatti, la corruzione, l'illegalità, il malaffare, le furberie, il ladrocinio, mali endemici e sistemici della nostra società e del nostro Paese, rappresentano un mercato del valore di circa 60 miliardi di euro, che va smantellato e radicalmente eliminato. Da voi, dai tecnici, dai professori, come vi siete sempre definiti, ci saremmo aspettati di più, molto di più, signor Ministro.
Ministro Severino, abbiamo rispetto per lei, per la sua storia, per la sua persona, per la sua professione e per la sua professionalità. Però, si è limitata, su questo provvedimento, a fare il compitino, esattamente come uno studente di giurisprudenza qualsiasi che mira unicamente a prendere il diciotto politico, il massimo risultato con il minimo sforzo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Mi spiace, signor Ministro, ma su questo provvedimento il diciotto politico non basta! Serviva più coraggio, meno asservimento e meno condizionamenti rispetto ai partiti politici della sua maggioranza, della vostra maggioranza.
Sulla delega, relativa alla incandidabilità dei politici condannati per gravi reati contro la pubblica amministrazione e per reati di mafia, siete stati timorosi, titubanti, avete avuto paura, non avete osato e avete sbagliato (Applausi del deputato Volpi). Serviva, Ministro, una norma transitoria, che determinasse l'immediata applicazione dell'incandidabilità dei politici condannati, quanto meno prima delle prossime elezioni politiche.
Aver previsto, come ha fatto lei e come avete fatto voi, con questo testo, una delega che deve essere esercitata entro un anno equivale a non fare nulla, equivale ad aver introdotto un principio bello, condivisibile, interessante, ma che rischia di rimanere tale solo sulla carta. Un bellissimo spot, ma inutile. Il segnale di pulizia andava dato, ma andava dato subito e non tra un anno, mentre noi volevamo darlo subito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ancora, signor Ministro, ha fatto di tutto, ha tentato in tutti i modi di smantellare la norma sui magistrati fuori ruolo, che fortunatamente però è stata approvata, una norma giusta, una norma approvata perché voluta dalla Lega e dall'onorevole Giachetti, a cui va dato atto di aver presentato l'emendamento che prevede per i magistrati fuori ruolo la cessazione di un privilegio ingiusto: cessazione del doppio incarico e cessazione del doppio stipendio. Vale per i politici, deve valere anche per i magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non era una punizione per i politici e non vuole Pag. 34e non deve essere una punizione per i magistrati. È semplicemente un segnale di trasparenza e correttezza che oggi abbiamo il dovere di dare al nostro Paese.
Ministro Severino, ha perso una grande occasione, poteva essere ricordata come il Guardasigilli che finalmente sul tema della corruzione faceva chiarezza, e invece ha fatto il minimo indispensabile. Lei e il Governo Monti sarete ricordati invece come il Governo e come il Ministro dell'indulto mascherato! Due settimane fa, signor Ministro, ricordava orgogliosamente, alla presentazione del libro di una nostra collega, che nei primi cinque mesi del 2012 ben 2 mila detenuti sono stati scarcerati. Signor Ministro, non vada fiera, non vada orgogliosa di questi numeri, questi numeri sono numeri che devono far vergognare il Governo, e non rendervi orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), la giustizia del nostro Paese ha bisogno di altro!
Concludo, signor Presidente, la Lega è contro la corruzione, la Lega ha fatto la sua parte anche stando all'opposizione, anzi abbiamo fatto forse più noi di molti altri su questo provvedimento. Lei, Ministro, e il suo Governo, invece, non avete fatto appieno quello che il Paese si aspetta da voi, avete illuso i cittadini e per questo motivo il gruppo della Lega Nord si asterrà dal voto su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni - Commenti del deputato Giorgio Conte).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Giorgio Conte). Onorevole Conte! Onorevole Conte, cosa succede? Onorevole Conte, la richiamo all'ordine (Commenti)!

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, dopo i voti di fiducia, oggi votiamo queste nuove norme contro la corruzione in un clima molto pieno di commenti superficiali (Commenti)!...

PRESIDENTE. Onorevole Menia, onorevole Dozzo, mi affido a lei che è il presidente di gruppo, dia l'esempio (Commenti del deputato Menia)! Onorevole Menia, la richiamo all'ordine (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Ho già provveduto a richiamarlo all'ordine, non vorrei richiamare anche lei, onorevole Nicola Molteni. Onorevole Dozzo! Consentiamo all'onorevole Franceschini di svolgere il suo intervento!

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, è un piacere vedere...

PRESIDENTE. Si accontenta di poco, onorevole Franceschini (Applausi)!

DARIO FRANCESCHINI. Chiarisco ai telespettatori che stanno facendo tutto tra di loro, non è che riguarda le cose che sto dicendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Sta bene, svolga il suo intervento.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, dicevo che stiamo votando queste norme tra commenti molto superficiali e approssimativi, qualche strumentalizzazione, addirittura si è trasformato uno scontro di merito in Commissione sulle singole norme in inciucio, e anche alcuni commenti ancor più surreali del tipo: proprio ora, mentre siamo nell'emergenza e nella crisi, andare ad approvare un tema che non è una priorità, cioè le norme contro la corruzione, spinoso politicamente. Noi invece ringraziamo il Governo e il Ministro perché hanno lavorato per portare in Aula questo lavoro.
Naturalmente rivendichiamo il lavoro fatto dai nostri componenti delle due Commissioni (Giustizia e Affari costituzionali), perché il provvedimento è venuto in Aula sapendo perfettamente che la giustizia è stato un tema profondamente divisivo, il più divisivo degli anni che abbiamo alle spalle, ma sapendo anche che era indispensabile approvare nuove norme contro la corruzione proprio per uscire dalla crisi economica, proprio per fronteggiarla, proprio per aiutare la crescita e lo sviluppo. Pag. 35Vi sono tanti dati che sono stati ricordati: i 70 miliardi di euro di costo della corruzione (una tassa occulta tra i 1.000 ed i 1.500 euro per ogni italiano); il peso sulla pubblica amministrazione; il danno enorme alla competitività del Paese nella globalizzazione; il fattore respingente rispetto alla scelta di investire o di fare azienda nel nostro Paese sapendo che gli imprenditori devono affrontare i temi della corruzione.
Ma il danno non è solo questo, perché non vi è risanamento economico senza risanamento civile e valoriale, e non è moralismo in mezzo a tante priorità: è una scelta politica, una scelta di priorità economica che il PD ha condiviso, ha sostenuto e ha difeso per portare in Aula questo provvedimento, anche migliorandolo consistentemente nel lavoro nelle Commissioni. Noi avremmo voluto naturalmente alcune cose più nette, più forti, ma vorrei ricordare ai cittadini, ai nostri elettori che ci ascoltano e soprattutto a molti commentatori interessati, che non vi sono state le elezioni dopo la caduta del Governo Berlusconi, e che i numeri in quest'Aula sono gli stessi di qualche mese fa. E vorrei ricordare a chi è di memoria corta che l'agenda parlamentare sui temi della giustizia, sino a otto mesi fa, aveva come titolo: il processo breve; la prescrizione lunga; le intercettazioni; le leggi ad personam (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E oggi, con questi stessi numeri, in questa stessa Aula, noi stiamo discutendo se le norme contro la corruzione sono sufficientemente rigorose: a me pare una rivoluzione nel merito, un cambiamento profondo, che dovrebbe essere rivendicato orgogliosamente dal sistema Paese! Discutere se le norme sono sufficienti e rigorose, lo ha detto il presidente della Corte dei conti, è un passo avanti enorme, e io credo sia un passo verso una civiltà giuridica che torna ad essere quella che un Paese merita.
Molte nuove norme ci allineano ai Paesi europei, rispettano gli impegni internazionali, le convenzioni a cui siamo obbligati; vi è il tempo solo per ricordare i titoli: aumentano le pene nel minimo e nel massimo del peculato, del reato di concussione, della corruzione; aumentano le pene per la corruzione in atto contrario ai doveri d'ufficio, per la corruzione in atti giudiziari, per l'abuso d'ufficio, una maggiore severità contro questi reati. Vengono introdotti nuovi reati che vanno a punire comportamenti che fino a prima di questo provvedimento non erano punibili per legge: l'induzione indebita a dare o a promettere utilità, cioè si colpisce colui che induce a pagare, con la reclusione da tre a otto anni; il traffico di influenze illecite - un termine un po' difficile -, cioè si punisce chi sfrutta le sue relazioni con un pubblico ufficiale al fine di farsi dare o promettere denaro o un altro vantaggio patrimoniale come prezzo per la sua mediazione; si introduce finalmente il reato della corruzione tra privati, introducendo il principio che anche se essa avviene tra privati comunque è un'alterazione dei sistemi di mercato ed un danno all'intero sistema della società.
Soprattutto, le norme non incidono sui processi in corso che hanno come imputato un politico o più politici dal nome illustre; lo volevo dire con chiarezza, così come lo hanno detto gli uffici legislativi della Camera, il Ministro Severino e illustri penalisti - da ultimo il parere di Grosso - e oggi vi è un articolo molto preciso sul Corriere della Sera. Nonostante queste garanzie, fa troppo comodo agitare gli spettri degli inciuci, soffiare sul vento dell'antipolitica insinuando sospetti, ma il tempo, proprio, e il diritto dimostreranno chi ha torto e chi ha ragione, e non vi saranno più dubbi, e noi conserveremo quegli articoli, a futura memoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Naturalmente avremmo voluto qualcosa di più, avremmo voluto il reato di antiriciclaggio, avremmo voluto, onorevole Di Pietro, anche noi che, per i reati di mafia, non fosse candidabile l'imputato condannato con sentenza di primo grado, ma non abbiamo i numeri per approvare questi emendamenti, non abbiamo la forza numerica per farlo, e soprattutto abbiamo Pag. 36ottenuto, invece - anche perché su ciò molti giornali di oggi dicono una cosa sbagliata -, l'approvazione unanime, positivamente, di un nostro ordine del giorno che prevede che le nuove norme sull'incandidabilità entrino in vigore per le elezioni del 2013 e non per le elezioni del 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E poi ci saranno altre occasioni per il nostro impegno. Il provvedimento si può migliorare al Senato, mantenendo un percorso veloce proprio perché le norme entrino in vigore il prima possibile e prima delle prossime elezioni. Noi abbiamo registrato le difficoltà, in qualche caso anche le ostilità del PdL a una parte di questo provvedimento. È anche comprensibile. Abbiamo visto l'astensione sul testo in Commissione, abbiamo visto che sul voto di fiducia ci sono stati più di 20 astenuti nel gruppo del PdL e con la storia recente questo è anche comprensibile.
Però, in questa occasione, vorrei dire queste cose: l'emergenza economica e la crisi ci hanno spinto a sostenere lo stesso Governo, come avversari che sanno che torneranno ad essere avversari alle prossime elezioni. Allora, noi potremmo utilizzare questo periodo non soltanto - come è indispensabile - per fronteggiare la crisi e le difficoltà economiche, ma per cercare di ricostruire un tessuto di valori condivisi, di regole condivise, che è normale tra avversari, in qualsiasi Paese.
I laburisti e i conservatori inglesi non si scontrano sulla giustizia o sulla Costituzione, o i socialdemocratici e i democristiani tedeschi, o le destre e le sinistre francesi. Si scontrano sui temi politici, ma rispettano le regole condivise, ed è stato così per molti anni nella storia del nostro Paese. Quando c'era il mondo diviso in blocchi e le grandi ideologie, ma c'erano dei valori unificanti che tutti rispettavano perché appartenevano a tutti.
Gli anni che abbiamo alle spalle, dal 1994 ad oggi, se li rileggiamo, hanno avuto al centro del bipolarismo - non sto a dire perché, ognuno ha opinioni diverse - e come terreno principale di scontro tra i due schieramenti non l'economia o le politiche sociali, ma hanno avuto come terreno di scontro, e quindi come conseguenza anche quasi la costruzione dell'identità degli schieramenti, i temi che invece in una democrazia normale dovrebbero essere condivisi.
Su cosa è stato lo scontro principale? Costituzione, libertà di stampa, conflitto di interessi, lotta all'evasione, giustizia, le stesse norme per contrastare la corruzione e gli altri mali del nostro Paese. E su questo hanno teso ad organizzarsi le identità. Ecco, penso che questo dovrebbe cambiare, che il periodo che abbiamo passato e quello che abbiamo davanti di sostegno al Governo Monti dovrebbero aiutarci per tornare ad essere un Paese in cui lo scontro politico - progressisti e conservatori - anche durissimo, si svolge, ma va verso la direzione della ricostruzione di un tessuto di regole e principi rispettato e condiviso da tutti.
Noi vorremmo interpretare questo lavoro fatto sulla corruzione su uno dei temi che sono sicuramente stati, sono e forse - temo - saranno più difficili, quelli con più distanze giudicate incolmabili come il primo passo in quella direzione verso la normalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio innanzitutto sgombrare il campo da un dato. Noi, nel corso di tutti questi anni, siamo stati in prima fila nella lotta contro la corruzione e contro la mafia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Su questo rinviamo ogni provocazione al mittente. Sulla corruzione l'onorevole Alfano, che oggi è il nostro segretario, ha presentato un disegno di legge, che partendo dal Senato è arrivato qui alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Nella lotta alla mafia il Governo Berlusconi dal 1994 ha condotto una battaglia, Pag. 37sia per quello che riguarda l'articolo 41-bis, la sua estensione, senza nessun compromesso, ragion per cui noi consigliamo al dottor Ingroia, che la mattina fa il magistrato, il pomeriggio il politico e adesso si sta avviando a fare anche il romanziere, di frequentare la scuola di scrittura creativa di Alessandro Baricco, a Torino, così potrà anche arricchire il suo bagaglio culturale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ci siamo misurati e ci misuriamo nel corso di tutti questi anni - in questo raccolgo, ma dandogli una risposta diversa, una riflessione che faceva poco fa l'onorevole Franceschini - con due elementi che costituiscono due profonde distorsioni del sistema Italia, da un lato la corruzione, dall'altro il giustizialismo e l'uso politico della giustizia.
La corruzione è una manipolazione e una distorsione del mercato; l'uso politico della giustizia e il giustizialismo costituiscono una distorsione dello Stato di diritto e della normalità della lotta politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Ebbene, entrambi questi fenomeni si sono prodotti nel passato con Tangentopoli e adesso con quella che chiamerei la corruzione parcellizzata.
Ieri l'onorevole Orlando ha evocato, nel suo intervento, l'esercizio della narrazione. Siccome non ho, come lui, la consuetudine con le esercitazioni affabulatorie del presidente Nichi Vendola, parlerò invece di storia, anche perché la narrazione ha per definizione una sua dimensione fantastica. Allora, noi dobbiamo dirci che sia nel passato, per quello che riguarda Tangentopoli, sia nell'oggi, per quello che riguarda la corruzione parcellizzata, dobbiamo dare una chiave di lettura alternativa a quella che per conformismo e per subalternità viene solitamente data.
Non esiste una società civile perfetta e incorrotta che viene conculcata e concussa da politici corrotti. C'è una trasversalità nell'onestà e nella disonestà che attraversa sia la società civile sia il mondo politico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Il segno di questo noi lo abbiamo avuto innanzitutto nella vicenda di Tangentopoli. Tangentopoli è stato un sistema, ma un sistema che ha combinato insieme grandi gruppi industriali e finanziari che fino a Maastricht non sapevano dove stava di casa il mercato e la libera concorrenza e tutte le forze politiche, nessuna esclusa, Partito Comunista compreso. Ebbene, questa collusione è andata avanti fino a quando il trattato di Maastricht l'ha messa in crisi e l'ha resa antieconomica.
A quel punto, Mani Pulite avrebbe dovuto liquidare quel sistema nel suo complesso, invece è avvenuto qualcosa di diverso: l'uso di due pesi e di due misure, che ha manipolato profondamente sia la vita politica del nostro Paese sia il sistema economico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Lascio un attimo da parte, perché ce lo siamo detti tante volte, che rispetto ai partiti è stato fatto un uso politico che ha salvato alcuni, in primo luogo il PCI e la sinistra democristiana, e ha colpito altri. Ma la stessa operazione è stata fatta nei confronti dei gruppi industriali, per cui qualche gruppo - vedi Gardini - è stato raso al suolo e altri gruppi - per non far nomi, in primo luogo la CIR e la FIAT - si sono salvati attraverso una novità straordinaria nella procedura penale che è stata la «confessione e riflessione», magari con una citazione di Enrico Berlinguer, per dare il senso al pool di Mani Pulite che c'era una genuflessione di quel mondo della sua geometrica potenza e in compenso quel mondo economico e finanziario si salvava dal fatto di essere stato invece il perno di Tangentopoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ecco, noi oggi ci troviamo in una situazione diversa. Ci troviamo a fare i conti con una corruzione per molti aspetti parcellizzata: singoli imprenditori, singoli uomini politici, singoli alti burocrati. In alcuni casi, come in quello che riguarda l'onorevole Penati, emerge l'esistenza alle spalle di un robusto, anche se logisticamente Pag. 38concentrato, sistema di potere che, al di là anche del fatto penale, rappresenta qualcosa di consistente nella dialettica economica e politica.
Tutto ciò nel provvedimento è trattato con aspetti positivi e negativi. Noi riteniamo, però, del tutto negativi due dati. Nell'articolo 13 viene lasciata cadere una sollecitazione proveniente dall'Europa, signor Ministro, per una riscrittura ed un sostanziale superamento del reato di concussione.
Tale sollecitazione era raccolta già in un disegno di legge del 2007 del Governo D'Alema e, recentemente, in un emendamento presentato e successivamente ritirato dalla collega Ferranti.
Ma, come dice IlSole24Ore, è stata data vita alla versione per induzione della nuova concussione. In questo modo, onorevole Ministro, vengono presi, come suol dirsi, due piccioni con una fava: per usare la sintesi fatta ieri dall'onorevole Contento, se lei avesse seguito le raccomandazioni dell'OCSE, cioè riportando la concussione per induzione all'interno della figura della corruzione, sarebbe stato chiuso immediatamente il processo che si celebra contro Berlusconi. Quindi, ci troviamo di fronte ad una norma contra personam. Con un'aggravante, e cioè che, con la nuova concussione, Penati per questo reato gode di una legge ad personam (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
L'altro tema che avremmo voluto discutere è quello del traffico di influenza, sul quale l'onorevole Miccichè poco fa ha detto delle cose ragionevoli, che io condivido interamente. Con il traffico di influenza noi in effetti diamo un enorme potere di discrezionalità, una alto potere di discrezionalità ai pubblici ministeri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ebbene, le diciamo francamente, onorevole Ministro, che noi avremmo voluto liberamente dibattere e discutere su questi due punti senza che lei fosse venuta qui in Parlamento a metterci le manette ed impedirci di fare un confronto libero, quale sarebbe dovuto essere e quale un Governo tecnico, privo di una sua maggioranza nel Paese, avrebbe dovuto consentirci (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Allora, onorevole Ministro, le dico due cose: in primo luogo che noi faremo di tutto in Senato per cambiare in questi punti questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà); in secondo luogo, che occorre sempre un bilanciamento di poteri, ce lo insegnano i padri costituenti; ed essi avevano creato un bilanciamento di poteri nell'articolo 68: nel momento in cui si dava alla magistratura un potere ed un'autonomia inusitata si doveva dare anche al potere politico una garanzia istituzionale.
Concludo, onorevole Ministro, per dirle che proprio per questo bilanciamento, a maggior ragione, al Senato noi sosterremo la responsabilità civile dei giudici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e le diamo un elemento di riflessione: non ci venga a proporre emendamenti con l'esercizio da parte del Governo della fiducia, non venga ad esercitare questo perché noi, in questo caso, non voteremo la fiducia su questo punto, perché non vorremmo essere ulteriormente strangolati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Come si suol dire e come dice il proverbio, uomo o donna avvisati, sono mezzo salvati sulla base di queste valutazioni, votiamo a favore (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Si sono così esaurite le dichiarazioni di voto per le quali era stata prevista la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, in dissenso dal mio gruppo annuncio un voto contrario, un «no» secco al provvedimento.
È un provvedimento che consolida una mutazione teratologica in fieri, che fa del Pag. 39Parlamento non più espressione della volontà popolare, bensì del gradimento delle procure.
Ma vorrei dire un'altra cosa agli amici della sinistra, che hanno perduto secondo me ogni base culturale: con questo disegno di legge non sarebbero stati più candidati in questo Parlamento Pertini, Nenni, De Gasperi, Don Sturzo, Saragat, Pacciardi, Bauer, Rosselli, Amendola, Spinelli, Russo, Parri, Nitti, Scoccimarro, Vittorio Foa, Pajetta, Ravera, Ernesto Rossi, Faravelli, Trombadori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Sono stati tutti condannati con sentenze passate in giudicato. Vergognatevi, vergognatevi (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti di deputati del Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo anch'io per annunciare il voto contrario, anche se riconosco in quello di Cicchitto un grande intervento, finalmente di un grande socialista. Pertini e Calamandrei sarebbero stati orgogliosi di averlo sentito oggi.
Tuttavia, per paragonare - e concludo - la materia giudiziaria a quella sanitaria, il traffico di influenze è come una pandemia, come una malattia da virus G, che crea delle vere e proprie armi biologiche, una sterminazione di massa. Questo punto giustizialista, questo punto G, che non è il punto di Gräfenberg, quello che noi garantisti sappiamo ben valorizzare, il punto del garantismo, noi lo ribadiamo.
Crediamo, in nome della Carta costituzionale e degli articoli 27 e 3 della Costituzione, che questo sia un provvedimento incostituzionale e che la Corte costituzionale non potrà che impugnarlo. Se non lo farà la Corte costituzionale, noi socialisti riformisti chiederemo un referendum abrogativo.

(Correzioni di forma - A.C. 4434-A)

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge A.C 4434-A, il Comitato dei diciotto propone le seguenti correzioni di forma:
all'articolo 1: al comma 2, lettera e) le parole: «del fenomeno corruttivo» sono sostituite dalle seguenti parole: «della corruzione»;
al comma 4, all'alinea, le parole: «dal Comitato» sono sostituite dalle seguenti: «da un Comitato»;
al comma 5, lettera a), come sostituita dall'emendamento 1.600 del Governo, approvato nella seduta del 30 maggio 2012, le parole «e gli interventi organizzativi», sono sostituite dalle seguenti: «e indica gli interventi organizzativi»;
al comma 5-bis, introdotto dall'emendamento 1.600 del Governo, approvato nella seduta del 30 maggio 2012, le parole: «dall'Autorità» sono sostituite dalle seguenti: «dalla Commissione»;
al comma 5-quater, introdotto dall'emendamento 1.600 del Governo, approvato nella seduta del 30 maggio 2012, al quarto periodo, le parole «dal personale ai sensi del predetto comma 5-sexies» sono sostituite dalle seguenti: «dal personale di cui al comma 5-septies»;
al comma 5-quinquies introdotto dall'emendamento 1.600 del Governo, approvato nella seduta del 30 maggio 2012:
alla lettera c), le parole: «a vigilare» sono sostituite dalle seguenti: «chiamato a vigilare»;
alla lettera e) le parole: «tra i titolari, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e gli amministratori, i dirigenti e i dipendenti dell'amministrazione» devono intendersi Pag. 40sostituite dalle seguenti: «tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell'amministrazione»;
all'articolo aggiuntivo 1.0600 del Governo, come modificato dal subemendamento 0.1.0600.300 delle Commissioni, approvato nella seduta del 30 maggio 2012, le parole: «tutte le risorse autorizzate ai sensi del comma 3, sono destinate» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «tutti gli stanziamenti autorizzati ai sensi del comma 3 sono destinati»;
all'articolo 2:
al comma 2-bis, introdotto dall'emendamento Mariani 2.19 approvato nella seduta del 30 maggio 2012, le parole: «possono inserire negli avvisi, bandi di gara o lettere di invito il rispetto delle clausole nei protocolli di legalità o nei patti di integrità quale causa» sono sostituite dalle seguenti: «possono prevedere negli avvisi, bandi di gara o lettere di invito che il mancato rispetto delle clausole contenute nei protocolli di legalità o nei patti di integrità costituisce causa»;
al comma 9-ter introdotto dall'emendamento 2.600 del Governo, approvato nella seduta del 30 maggio 2012:
alla lettera f), le parole «di cui alla presente delega» sono sostituite dalle seguenti (Commenti)...

PRESIDENTE. Onorevole Bongiorno, la Presidenza ha verificato in effetti che si tratta di correzioni meramente formali.
Il numero, francamente abnorme delle correzioni che vengono proposte, induce la Presidenza ad un'ulteriore riflessione. Poiché il testo che sarà approvato di qui a qualche istante è difforme rispetto al testo che era giunto dal Senato e quindi dovrà tornare al Senato, credo che - per una ragione di qualità del processo legislativo - sia opportuno che queste correzioni vengano affidate all'altro ramo del Parlamento.
A meno che non si intenda che ogni collega prenda esatta conoscenza delle correzioni formali che vengono proposte, il che per il numero enorme delle correzioni medesime mi sembra francamente impossibile.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, la sua preoccupazione sulla qualità dei testi normativi è encomiabile, ma ricordo che il testo è stato distribuito ai gruppi e mi sembra francamente che di precedenti, come possono confermare gli uffici, ce ne siano a iosa.
Non vedo perché dobbiamo introdurre questa questione ulteriore. Sinceramente io procederei come (Commenti)... Non so, sento delle urla qua nel loggione, ma non ho capito bene per cosa. Io mi atterrei (Commenti)...

PRESIDENTE. Prego i colleghi di consentire all'onorevole Casini di svolgere il suo intervento.

PIER FERDINANDO CASINI. Io farei come è sempre stato fatto.

PRESIDENTE. Onorevole Casini, lei ha detto il vero quando ha ricordato che è stato posto a conoscenza dei gruppi il testo delle correzioni formali e, a scanso di equivoci, la Presidenza ribadisce che sono certamente correzioni formali.
Al tempo stesso, quando la presidente Bongiorno ha cominciato a leggere il testo che è stato predisposto dagli uffici, è parso evidente alla Presidenza che i colleghi non conoscessero minimamente le correzioni formali che sono state formulate.
Dopodiché, lei sa che sono i deputati che votano e non i capigruppo. Non c'è ancora un voto delegato ai capigruppo. Pertanto, prego la presidente Bongiorno di ridare lettura integrale del testo.
Avviso, però, anche i colleghi che devono avere la pazienza di ascoltare le correzioni formali, perché se si dovesse dar corso ad un'ulteriore edizione dello spettacolo che è andato in scena qualche minuto Pag. 41fa, vale a dire l'insofferenza dei deputati per delle correzioni formali, che sono certamente numerose, ma sono solo numerose, avrebbe certamente ragione chi dice di procedere secondo antica prassi, quindi in qualche modo senza tenere in alcun conto l'insensibilità dell'Aula.
Credo e spero di essere stato sufficientemente chiaro. Ora darò la parola all'onorevole Dozzo, dopodiché la presidente Bongiorno rileggerà le correzioni formali che sono state presentate. Prego, onorevole Dozzo, ha facoltà di parlare.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, la sua prima decisione mi sembrava ineccepibile, anche perché non metto in dubbio che le correzioni, come lei diceva, siano meramente formali. Ho la netta sensazione, anche data l'esperienza dell'Aula, che un elenco così lungo e anche articolato non vi sia mai stato in quest'Aula.
Quindi, signor Presidente, la pregherei di ritornare alla sua decisione precedente, quella di votare e rimandare il tutto al Senato.
Signor Presidente, non vorrei che poi, al di là delle mere correzioni formali, ci si accorgesse, in un secondo tempo, che poi queste mere correzioni formali vanno ad incidere in altra maniera.
Signor Presidente, guardi che non sto dicendo le cose a caso. Si confronti anche con i suoi uffici.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, le ricordo l'articolo 90 del Regolamento: prima che il progetto di legge sia votato nel suo complesso, il Comitato dei nove o il Governo può richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulle correzioni di forma che esso richieda, e proporre le conseguenti modificazioni sulle quali la Camera delibera.
Se lei ha ragionevole motivo per pensare che sono correzioni non formali deve porre la questione ai sensi dell'articolo 90 del Regolamento e si delibererà sulle questioni che lei eventualmente porrà.
Per ulteriore precisione, le ricordo che non ho preso una decisione. Ho comunicato all'Assemblea che o decideva in modo informato e, quindi, consentiva all'onorevole Bongiorno di leggere le correzioni formali, oppure avremmo dato corso ad una decisione senza precedenti. I precedenti, che sono certamente univoci, sono relativi anche ad un ampio numero di correzioni formali, accolte però dall'Assemblea ascoltando le correzioni che venivano proposte.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per dirle che noi dell'Italia dei Valori abbiano avuto per tempo queste modifiche, le riteniamo formali, le abbiamo lette, le condividiamo, le approviamo e siamo pronti a votare.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, affinché l'Aula sia informata totalmente, nel Comitato dei diciotto, questa mattina, alle ore 8,30, è stata data l'indicazione delle correzioni formali a tutti coloro che erano presenti, compreso il vicepresidente della II Commissione, onorevole Follegot, che ringrazio. Le abbiamo poste ai voti ponderati e tutti, all'unanimità, hanno ritenuto che queste consistessero in correzioni formali, che ne avremmo dato lettura in Aula e che quest'ultima, eventualmente, a seconda delle sue decisioni, le avrebbe votate o fatte proprie.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, la ringrazio per questa ulteriore precisazione. Mi sembra ormai assodato che si tratta di correzioni formali, che sono state considerate tali da tutti coloro che scrupolosamente ne hanno preso conoscenza preventiva. Pag. 42
Ho comunque il dovere di informare tutti i colleghi, e quindi prego, per l'ultima volta, la presidente Bongiorno di leggere le correzioni formali.
Invito anche tutti i colleghi - presidente Leone, in primo luogo lei - a rendere possibile la lettura in una situazione per la quale ognuno ascolti quello che viene detto. Se si può astenere dal ridere in modo sguaiato, le sarei grato (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Onorevole Leone, a buon intenditore poche parole. Prego, onorevole Bongiorno.

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, devo ricominciare o devo proseguire?

PRESIDENTE. Prosegua da dove si era interrotta.

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Alla lettera f) le parole: «di cui alla presente delega» sono sostituite dalle seguenti: «di cui al presente comma»; alla lettera g), le parole: «per ciascuno obbligo di pubblicazione» sono sostituite dalle seguenti: «per ciascuna pubblicazione obbligatoria».
All'articolo 4: al comma 1, lettera c), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «; al medesimo comma 12, al secondo periodo, le parole: "L'elenco è accompagnato" sono sostituite dalle seguenti: "La comunicazione è accompagnata" e, al terzo periodo, le parole: "Nello stesso termine" sono sostituite dalle seguenti: "Entro il 30 giugno di ciascun anno"; al comma 13, le parole: "Entro lo stesso termine di cui al comma 12" sono sostituite dalle seguenti: "Entro il 30 giugno di ciascun anno"»;
al comma 2-bis, introdotto dall'emendamento 4.600 del Governo, come modificato dal subemendamento 0.4.600.300 delle Commissioni, approvato nella seduta del 31 maggio 2012, al capoverso ART. 54, al comma 1, le parole: «e che comunque preveda» sono sostituite dalle seguenti: «, e comunque prevede»;
al comma 2-ter, introdotto dall'emendamento 4.600 del Governo, approvato nella seduta del 31 maggio 2012, le parole: «Il codice di cui al comma 2-bis è approvato» sono sostituite dalle seguenti: «I codici di cui all'articolo 54, commi 1 e 4, del decreto legislativo 30 marzo 2011, n. 165, come modificato dal comma 2-bis del presente articolo, sono approvati».
All'articolo aggiuntivo 4.0600 del Governo, approvato nella seduta del 6 giugno 2012, comma 2, alle lettere b) ed e), le parole: «a contribuzione economica» sono sostituite dalla seguente: «finanziati» e, alla lettera e), le parole: «a contribuzioni economiche» sono sostituite dalla seguente: «finanziati».
All'articolo 8, il riferimento agli articoli da 1 a 5 deve intendersi sostituito con il riferimento agli articoli da 1 a 6, compresi gli articoli aggiuntivi inseriti nel corso dell'esame dopo l'articolo 1, dopo gli articoli 2 e 3 e dopo l'articolo 4.
L'articolo 11 è collocato dopo l'articolo 18.
All'articolo 12: al comma 3, le parole: «della presente legge» sono sostituite dalle seguenti: «del presente articolo».
All'articolo 18: al comma 1, lettera a), dopo le parole: «all'articolo 58, comma 1, lettera b)», sono inserite le seguenti: le parole: «(corruzione per un atto d'ufficio)» sono sostituite dalle seguenti: «(corruzione per l'esercizio della funzione)».

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Le ricordo che le avevo richiamato prima l'articolo 90 del Regolamento

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, posso chiedere una spiegazione? Dato che non sono un tecnico, vorrei capire: all'ultimo punto, all'articolo 18, si parla di sostituire le parole: «corruzione per un atto d'ufficio» con le seguenti: «corruzione per l'esercizio della funzione». Vorrei capire se si tratta del medesimo reato o se sono due reati diversi. Pag. 43Infatti, se sono due reati diversi, non si tratta di una mera correzione formale.

PRESIDENTE. Prego, presidente Bongiorno.

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, come avevamo anticipato, come abbiamo detto oggi nel Comitato dei diciotto e da lei ribadito, si tratta di correzioni meramente formali, non si tratta assolutamente di modifiche di elementi costitutivi della fattispecie (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...
Si tratta chiaramente di mere correzioni formali: l'espressione «corruzione per un atto d'ufficio» è sostituita dalla seguente «corruzione per l'esercizio di una funzione», che è equivalente, e rappresenta quindi una sostituzione meramente formale.

PRESIDENTE. La spiegazione è stata fornita.
Richiamo l'articolo 90 del Regolamento, che recita: «Prima che il progetto di legge sia votato nel suo complesso, il Comitato dei nove o il Governo può richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulle correzioni di forma che esso richieda, e proporre le conseguenti modificazioni sulle quali la Camera delibera».
L'opposizione del gruppo della Lega Nord Padania fa sì che la delibera della Camera avvenga attraverso il voto con procedimento elettronico senza registrazione di nomi.
Pertanto, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, le correzioni di forma proposte.
(Sono approvate).

(Coordinamento formale - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4434-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2156 - «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione» (Approvato dal Senato) (4434-A):

Presenti 481
Votanti 379
Astenuti 102
Maggioranza 190
Hanno votato 354
Hanno votato no 25
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole, che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Giulietti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 3380-3850-4382-4501-4516-4906.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge A.C. 2800 (ore 13,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa. Pag. 44
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla VII Commissione (Cultura):

S. 1193-1361-1437. - Senatori BUTTI ed altri; Senatori BUTTI ed altri; Senatori GIAMBRONE ed altri: «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale» (Approvata, in un testo unificato, dalla 7a Commissione permanente del Senato) (2800).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento, sono quindi trasferite in sede legislativa anche le proposte di legge: GIANCARLO GIORGETTI e CAPARINI: «Disposizioni in materia di impianti sportivi» (1255); LOLLI ed altri: «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione degli impianti sportivi» (1881); FRASSINETTI e GRANATA: «Disposizioni per promuovere lo sport attraverso la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi» (2251); CIOCCHETTI: «Norme per la promozione dell'attività sportiva attraverso la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi» (2394); GIORGIO CONTE: «Disposizioni per la semplificazione dei procedimenti in materia di costruzione, acquisto, ampliamento e modifica degli impianti sportivi» (4655).

Sono così esauriti gli argomenti con votazioni all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione del Comitato per la legislazione (ore 13,50).

PRESIDENTE. Comunico che, a norma dell'articolo 16-bis, comma 1, del Regolamento, ho chiamato a far parte del Comitato per la legislazione il deputato Carlo Monai, in sostituzione del deputato Deodato Scanderebech.
Avverto che, cessando conseguentemente l'onorevole Scanderebech dalle funzioni di segretario del Comitato, sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta per il Regolamento del 16 ottobre 2001 tali funzioni sono attribuite all'onorevole Beatrice Lorenzin.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Buonfiglio, Cicchitto, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Mazzocchi, Melchiorre, Milanato, Moffa, Nucara, Pisacane, Pisicchio, Stucchi, Valducci e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 45

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Tempi per l'adozione dei regolamenti attuativi previsti dall'articolo 99 del «codice antimafia» relativi all'istituzione della banca dati nazionale unica della documentazione antimafia - n. 2-01523)

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza urgente n. 2-01523, concernente tempi per l'adozione dei regolamenti attuativi previsti dall'articolo 99 del «codice antimafia» relativi all'istituzione della banca dati nazionale unica della documentazione antimafia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, con questa interpellanza il gruppo del Partito Democratico chiede l'istituzione della banca dati nazionale sulla documentazione antimafia come previsto dal codice antimafia emanato nel settembre dell'anno scorso. Perché chiediamo l'istituzione di questa banca dati? Perché potrebbe dare un contributo dirimente nell'incremento dell'efficienza e della efficacia della stessa certificazione antimafia, certificazione che rappresenta ancora lo strumento numero uno nel contrasto alle infiltrazione delle mafie negli appalti. Infatti, non si può pensare di sostituirlo con altri strumenti quali, ad esempio, quello delle white list, che laddove sono state adottate, ad esempio con il provvedimento Expo ed anche quello su L'Aquila, hanno purtroppo disatteso quelle aspettative positive che si erano andate a creare, risultando e rivelandosi pressoché superflue e, comunque, se anche di white list volessimo parlare, se anche white list venissero adottate, comunque lo si dovrebbe prevedere in aggiunta alla certificazione antimafia e senz'altro con l'istituzione di una banca dati ad hoc. Ecco che, proprio per la necessità di puntare su un incremento dell'incisività e dell'efficacia della certificazione antimafia, l'istituzione della banca dati può essere una piattaforma dirimente, una piattaforma tecnologica importante proprio per andare ad incrementare l'utilità e la validità della certificazione antimafia stessa, perché questo determinerebbe una semplificazione delle procedure di richiesta e di rilascio della certificazione stessa, una velocità delle informazioni e soprattutto un monitoraggio in tempo reale su tutto il territorio nazionale. Se io oggi, cercando informazioni su una ditta, che ad esempio voglia operare al Nord Italia ed abbia invece la sede legale al Sud Italia, non ho comunque alcuna possibilità o comunque limitata, di avere informazioni sul fatto che non gli sia stata rilasciata la certificazione antimafia, ebbene, nel momento in cui invece venga predisposta la banca dati, allora disporrò di uno strumento utile, in tempo reale, che mi consenta di avere un monitoraggio a livello nazionale di quelle aziende alle quali non sia stata rilasciata la certificazione. Ecco perché, signor Presidente, con questa interpellanza urgente, chiediamo in sostanza l'urgente adozione ed implementazione di questa banca dati che proprio in periodi di crisi può giocare un ruolo importante.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Garavini per la sua sensibilità e disponibilità.
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Carlo De Stefano, ha facoltà di rispondere.

CARLO DE STEFANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei subito precisare che, nella seduta dello scorso 25 maggio, il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare un decreto legislativo contenente disposizioni integrative e correttive al Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia.
Il decreto è attualmente all'esame delle Commissioni competenti al rilascio del Pag. 46parere di merito. Si tratta di una serie di misure che incidono sia sulla disciplina della documentazione antimafia, sia su alcuni aspetti specifici relativi all'assistenza legale dell'Avvocatura dello Stato nelle controversie relative ai beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata.
In particolare, alcune novità introdotte dal predetto decreto legislativo «correttivo» vanno incontro alle specifiche richieste degli onorevoli interpellanti, in quanto mirano a consentire l'immediata entrata in vigore delle norme sulla documentazione antimafia, contenute nel Libro II del Codice, e segnatamente racchiuse nei Capi I, II, III e IV. Viene, infatti, superata l'attuale impostazione normativa che, come noto, prevede che questa parte del Codice entri in vigore decorsi 24 mesi dall'adozione delle norme di rango secondario dirette a regolare la Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia.
La normativa proposta con il decreto testé approvato rende operative le nuove disposizioni da subito e, pertanto, prima della definitiva attivazione della banca dati. A tal fine, viene previsto che in questa fase ancora intermedia - precedente all'attivazione della banca dati - che non potrà comunque durare più di 12 mesi dall'adozione delle citate norme regolamentari, le prefetture rilasceranno la documentazione antimafia utilizzando i collegamenti già in uso con i sistemi informatici realizzati in applicazione della normativa precedente. Tra le altre novità previste nel citato decreto legislativo voglio segnalare le norme che ampliano il novero dei soggetti sottoposti alle verifiche antimafia. Nello specifico è espressamente definito il regime dei controlli da effettuarsi nei confronti dei gruppi europei di interesse economico. Il regime dei controlli viene esteso anche ai membri del collegio sindacale di associazioni e società nonché ai componenti degli organi interni di vigilanza sul rispetto dei modelli organizzativi e gestionali delle imprese.
Una particolare procedura di controllo è introdotta, per la prima volta, anche nei confronti delle imprese prive di sede principale o secondaria in Italia. Come già accennato i parametri dai quali il prefetto, unitamente ad altri elementi, può desumere l'esistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa sono implementati con l'inclusione delle reiterate violazioni degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari derivanti da appalti pubblici. Viene altresì esteso l'obbligo di comunicazione delle interdittive antimafia a diversi soggetti istituzionali interessati, anche in vista della realizzazione del cosiddetti rating di impresa, nonché all'autorità giudiziaria, ai fini dell'adozione di misure di prevenzione. Tutta una serie di norme tendono invece ad attuare i principi della cosiddetta decertificazione dell'azione pubblica nell'ambito nel procedimento di rilascio della documentazione antimafia. In definitiva, l'intenzione del Governo è quella di rendere immediatamente operativi nuovi strumenti di prevenzione che consentano di intercettare in modo ancora più efficace il rischio di infiltrazione mafiosa e che saranno ulteriormente affinati con la piena attuazione della banca dati unica nazionale.
Al riguardo, voglio concludere rassicurando gli onorevoli interpellanti che, dopo una complessa attività di approfondimento e di analisi - assolutamente necessaria visto il carattere fortemente innovativo del nuovo sistema -, il testo del regolamento è in fase di elaborazione definitiva e questo renderà ancor più incisiva la lotta dello Stato contro ogni forma di infiltrazione criminale nell'economia del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di replicare.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario De Stefano, in effetti non posso che esprimere apprezzamento per l'intenzione, da lei espressa, del Governo di procedere in tempi rapidi ad un ulteriore decreto - presumo - con il quale appunto dare concreta attuazione all'istituzione della banca dati, così come abbiamo apprezzato i primi interventi correttivi introdotti con il decreto emanato il 25 maggio; Pag. 47tuttavia, ci auguriamo che si arrivi anche ad una fase di vera e propria implementazione proprio perché, da un lato, si è andati a sanare questo vizio di forma già inserito nel Codice antimafia nonostante le nostre riserve già in passato, vizio di forma che aveva sostanzialmente reso vano parti qualificanti del Codice stesso nella misura in cui aveva rinviato di due anni quanto previsto dal libro secondo del Codice stesso; dall'altro, riteniamo si debba andare oltre proprio nella misura in cui si andrà a delineare e a deliberare l'istituzione vera e propria della banca dati proprio perché, soprattutto in una fase di crisi quale è quella attuale e anche alla luce di decine di inchieste anche recenti che confermano quanto gli interessi della criminalità organizzata proprio nell'infiltrazione del sistema degli appalti sia grave e quanto mai presente (proprio alla luce della situazione di crisi), riteniamo che sia estremamente importante che il nostro Paese si doti di uno strumento così utile e così efficace.

(Elementi in merito alla annunciata soppressione della prefettura di Massa-Carrara - n. 2-01531)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01531, concernente elementi in merito alla annunciata soppressione della prefettura di Massa-Carrara (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, sarò ovviamente molto sintetico anche perché credo che il sottosegretario abbia ben presente l'interrogazione concernente questa prefettura istituita dal 1859 (prima dell'Unità d'Italia), una delle più antiche d'Italia, ovviamente in un contesto politico geografico e sociale di una certa rilevanza.
Massa-Carrara è una delle province più povere d'Italia e, come sostengono l'associazione Antonino Caponnetto e la DIA di Firenze, ha il maggior rischio di infiltrazioni mafiose soprattutto negli appalti, in particolare della Strada dei Marmi, e magari anche, com'è da verificare, nella costruzione del nuovo ospedale, oltre che in altri appalti. La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali ha già ben colto tutto ciò. Si respira un'aria di crisi; alla Nuovi Cantieri Apuania e alla Eaton di Massa ci sono lavoratori in mobilità e in cassa integrazione. Ci sono, quindi, delle situazioni di crisi economico-occupazionale non indifferenti, se poi si pensa che il tribunale è sotto la corte d'appello di Genova, il nostro capoluogo di regione è Firenze, l'area vasta ha Pisa come punto di riferimento, la soprintendenza ai beni ambientali e culturali è sotto Lucca.
Insomma, questo «arlecchino» di situazioni non giova certamente alla nostra terra ed è per questo che - ovviamente tutto ciò è ben presente in questa nutrita interpellanza urgente che abbiamo presentato al Ministro dell'interno - chiedo al Ministro interpellato se abbia valutato attentamente l'iniziativa di accorpare la prefettura di Massa-Carrara, visto che l'eventuale decisione porterà a un decremento del livello di controllo e tutela dell'ordine pubblico, susseguente a decisioni che penalizzano oggettivamente la sicurezza dei cittadini e delle imprese, e se il Ministro interpellato non intenda applicare le leggi esistenti ovvero creare l'ufficio territoriale del Governo secondo lo spirito con il quale era stato concepito e mai attuato, facendo confluire i vari uffici periferici dello Stato nel cosiddetto ufficio territoriale del Governo, sulla base di criteri di razionalizzazione della spesa pubblica corrente, senza dover stravolgere l'organizzazione gerarchica periferica dello Stato. Anche perché è esiguo il risparmio realizzato dalla soppressione della prefettura di Massa-Carrara; secondo un calcolo approssimativo in eccesso, infatti, non supera i 250 mila euro annui, pari a metà dello stipendio di un alto dirigente pubblico. Inoltre, nel rapporto costi-benefici non compensa le conseguenze negative sopra illustrate, ma contribuisce ad aggravare, anche dal Pag. 48punto di vista istituzionale e della sicurezza, l'impoverimento di un territorio già in fase di forte recessione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, con l'interpellanza iscritta all'ordine del giorno l'onorevole Barani ed altri paventano il rischio di soppressione della prefettura-ufficio territoriale del Governo di Massa-Carrara, nell'ambito del progetto di cosiddetta spending review del Ministero dell'interno. Nell'evidenziare le motivazioni finalizzate al mantenimento della suddetta sede periferica, gli interpellanti chiedono che venga data attuazione alle disposizioni normative relative all'ufficio territoriale del Governo. È mio intendimento anzitutto rassicurare gli onorevoli interpellanti che al momento l'eventualità dell'accorpamento delle prefetture corrispondenti a province con meno di 300.000 abitanti (tra le quali rientra appunto la prefettura di Massa-Carrara), costituisce soltanto un'ipotesi diffusa dai mezzi di informazione.
È fuori dubbio che l'ineludibile processo di spending review, imposto dalla normativa vigente, da attuare anche sulla base delle indicazioni contenute nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 maggio scorso, rende improcrastinabile l'adozione di misure di razionalizzazione, riorganizzazione ed ottimizzazione delle risorse strutturali. Il suddetto obiettivo potrà essere raggiunto anche attraverso un rinnovamento dell'organizzazione degli uffici esistenti in sede periferica, finalizzato ad accrescere la funzionalità delle strutture e a migliorare i servizi resi ai cittadini. Al riguardo, è mio intendimento anche rassicurare l'interpellante che qualsiasi progetto di riorganizzazione non potrà mai comunque comportare un arretramento dello Stato sul fronte dell'ordine e della sicurezza pubblica, la cui tutela costituisce obiettivo primario del Governo e, in particolare, del Ministro dell'interno.
Del resto il contenimento strutturale dei costi istituzionali può essere attuato anche attraverso interventi compositi sul piano organizzativo, funzionale e della logistica, diversi da una mera riduzione numerica degli uffici periferici dell'amministrazione.
In tale contesto vorrei ricordare che un utile punto di riferimento è costituito dalla norma prevista dall'articolo 1 del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito nella legge n. 148 del 2011, che dispone la tendenziale concentrazione delle strutture periferiche dell'amministrazione statale in un ufficio unitario a livello provinciale, identificato nella prefettura, in una logica di ottimizzazione e non di mero contenimento delle risorse pubbliche.
Sul piano normativo la tematica è inoltre strettamente connessa alla rimodulazione dell'assetto delle province, il cui disegno di legge costituzionale è all'esame del Parlamento, nonché al disegno di legge A.S. 2259, cosiddetta «Carta delle Autonomie», già approvato dalla Camera, attualmente all'esame della prima Commissione del Senato, che contiene disposizioni relative anche alla riorganizzazione degli uffici periferici dello Stato.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, in breve, credo che il sottosegretario ci abbia rassicurato anche se ottimizzazione, riorganizzazione e riassestamento potrebbero voler dire che tale razionalizzazione non verta proprio verso l'efficienza e il controllo oggettivo del territorio. Ripeto che si tratta di un territorio dove ci sono le cave più importanti al mondo che sono le cave di marmo di Carrara e il porto di Carrara, una spiaggia che va dalla Versilia alle Cinque Terre; la Lunigiana con i suoi castelli che è stata oggetto di alluvione, in particolare Aulla, il 25 ottobre scorso; è prevista la costruzione della Strada del Marmo e il nuovo ospedale, mentre le relazioni che provengono dalla associazione Antonino Caponnetto ma anche da informative antimafia ci preoccupano. Ma Pag. 49soprattutto quello che ci preoccupa è questo tentativo: siamo d'accordo con la soppressione delle province, ma nel territorio la prefettura rappresenta un punto di riferimento importante. Credo che meriti ogni considerazione e valutazione e che debba essere mantenuta proprio per quanto è contenuto in questa interpellanza urgente.
Concludo dicendo che se mai il Ministero dell'interno dovesse rimettere mano alla riorganizzazione degli uffici, vorremmo che, se siamo in Toscana, ci dobbiamo essere sia come prefettura, sia come ospedale, sia come giustizia e non doversi rivolgere a Genova, alla Liguria o, addirittura, a Torino per problemi sovraterritoriali e non alla nostra regione punto di riferimento che è Firenze. È vero anche che noi liguri-apuani non ci sentiamo proprio toscani, tuttavia vorremmo che questa prefettura istituita al tempo di Garibaldi nel 1859 rimanesse proprio per il valore che ha avuto storicamente, anche perché gli anarchici di Carrara e le loro azioni sono note nei libri di storia e a quel tempo la prefettura ha avuto un ruolo importante come ce l'ha oggi sicuramente, ed è per questo che ringrazio il sottosegretario e mi ritengo soddisfatto.

(Iniziative di competenza volte a chiarire l'applicazione della disposizione che attribuisce il 60 per cento dei seggi alla coalizione vincente nelle elezioni comunali - n. 2-01521)

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01521, concernente iniziative di competenza volte a chiarire l'applicazione della disposizione che attribuisce il 60 per cento dei seggi alla coalizione vincente nelle elezioni comunali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor sottosegretario, il decreto legislativo n. 267 del 2000, all'articolo 73, comma 10, prevede l'attribuzione del 60 per cento dei seggi. Ricordo anche la riduzione, voluta dal passato Governo, del numero dei consiglieri provinciali e comunali: un taglio ai costi della politica che, ormai, purtroppo, è già stato dimenticato.
Tutto ciò ha portato alcuni problemi d'interpretazione perché, essendo 32 i consigli comunali superiori ai 100 mila abitanti, la percentuale del 60 per cento corrisponderebbe alla cifra di 19,2 consiglieri. Un'interpretazione del Consiglio di Stato - che ha portato il Ministero ad emanare una circolare interpretativa - ha parlato di 20. Tuttavia, la sentenza successiva - la più attuale, la n. 2928 - prevede che il 60 per cento sia la percentuale massima e, pertanto, è necessario riportare la cifra a 19.
Sarebbe, dunque, opportuna un'interpretazione autentica da parte del Ministero, non essendoci alcuna sentenza della Corte di cassazione; un'interpretazione, quanto meno, che segua il filo logico della norma e l'ultima sentenza del Consiglio di Stato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza urgente all'ordine del giorno della seduta, l'onorevole Polledri ed altri chiedono di conoscere se il Governo ritenga opportuno adottare iniziative, anche normative, in modo di dare un'interpretazione univoca in merito all'attribuzione del premio di maggioranza alla lista o gruppo di liste collegate al candidato sindaco eletto nei comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti, in considerazione degli indirizzi interpretativi giurisprudenziali relativi all'articolo 73, comma 10, del testo unico sulle leggi dell'ordinamento degli enti locali, approvato con il decreto legislativo n. 267 del 2000.
Sulla materia, si è pronunciata la V sezione del Consiglio di Stato, con le sentenze n. 1197 e n. 2260, entrambe del 2012, ma precedenti l'ultima tornata elettorale. Pag. 50Con queste si è stabilito che la percentuale del 60 per cento dei consiglieri da assegnare alla maggioranza deve essere determinata, in caso di cifra decimale, attraverso l'arrotondamento per eccesso, anche quando il numero dei consiglieri da attribuire alla lista o gruppo di liste vincenti contenga una cifra decimale inferiore ai 50 centesimi o ai 5 decimi.
La stessa V sezione, con sentenza n. 2928, depositata il 21 maggio 2012, ma deliberata in data anteriore alla sentenza n. 2260 del 2012, che è oggetto dell'interpellanza urgente, ribaltando la precedente decisione, ha viceversa affermato che la percentuale del 60 per cento dei seggi esprime il numero massimo dei seggi attribuibili e che, quindi, non si può procedere ad alcun arrotondamento dei decimali all'unità superiore, in quanto la soglia del 60 per cento dei seggi attribuibili alla coalizione vincente non deve essere superata neanche per un centesimo.
Al riguardo, desidero innanzitutto precisare che ogni valutazione interpretativa in ordine all'applicazione delle norme che regolano la proclamazione dei risultati e l'assegnazione dei seggi nelle elezioni comunali non spetta ad organi governativi, ma direttamente ai singoli uffici centrali costituiti presso i tribunali competenti, ai sensi dell'articolo 71 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
Peraltro, il Ministero dell'interno, proprio in vista dell'ultima tornata elettorale del 6 e 7 maggio 2012, ha ritenuto opportuno richiamare l'attenzione di tutti i soggetti istituzionali coinvolti nel procedimento elettorale - in particolare, i presidenti dei predetti uffici centrali - su un orientamento giurisprudenziale che appariva ormai consolidato, proprio in relazione a contenziosi insorti in merito all'assegnazione del premio di maggioranza e alla conseguente distribuzione dei seggi in favore della lista o gruppo di liste collegate.
In proposito, con la circolare del 1o marzo 2012, sono stati segnalati i principi contenuti nelle già richiamate sentenze n. 1197 e n. 2260 del 2012, ai sensi delle quali, come già ho detto, l'arrotondamento deve essere sempre per eccesso, in quanto l'arrotondamento per difetto dei seggi da assegnare alla lista o gruppo di liste collegate al sindaco vincente non consentirebbe di raggiungere la percentuale minima di seggi alle stesse riservati dalla legge.
E ciò - cito testualmente - «non corrisponderebbe né alla ratio della norma, né alla volontà del legislatore, rivolta a perseguire il fine fondamentale della migliore governabilità dei medi e grandi comuni». Coerentemente a tale indirizzo giurisprudenziale, il Ministero ha provveduto ad adeguare i propri programmi di diffusione dei risultati elettorali che, come è noto, rivestono carattere meramente ufficioso.
Successivamente, solo il 21 maggio scorso, e quindi dopo lo svolgimento del secondo turno di votazione, è stata depositata la già citata sentenza n. 2928 della stessa V sezione del Consiglio di Stato, che ha affermato - come prima osservato - principi opposti a quelli ritenuti dalle altre due sentenze.
Allo stato, comunque, il Ministero dell'interno - lungi dal potere emanare istruzioni vincolanti per gli uffici centrali - auspica il consolidamento di un più chiaro orientamento ermeneutico prima di procedere, in occasione delle future consultazioni, all'elaborazione di eventuali nuove istruzioni a carattere generale e di possibili, diversi programmi di diffusione dei risultati non ufficiali, orientamento ermeneutico che spetta all'autorità giudiziaria.
In merito alle richieste dell'onorevole interpellante ritengo quindi opportuno ricordare che la legge assegna la competenza ad effettuare la proclamazione ufficiale dei risultati esclusivamente agli uffici centrali costituiti presso i tribunali, presieduti da magistrati che decidono autonomamente in base alla loro libera valutazione, anche alla luce degli orientamenti giurisprudenziali in materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Polledri ha facoltà di replicare.

Pag. 51

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario della puntualità e della precisione, ma non mi dichiaro soddisfatto. Chi vive auspicando l'ermeneutica non troverà un risultato immediato. Signor sottosegretario, la circolare del 1o maggio l'avete emessa. Avete emesso una circolare a cui, bene o male, si sono attenuti gli uffici centrali e soprattutto le segreterie dei consigli comunali.
Ora vi è una sentenza che in qualche modo la modifica, data sempre dagli stessi «ermellini» che probabilmente hanno letto meglio la legge. Infatti, adesso non vado a riprenderla, ma se si dice «massimo 60 per cento» e con 0,8 è evidente che siamo superiori al 60 per cento. Non avremmo votato un numero di questo tipo. Se adesso dobbiamo, tutte le volte che c'è un problema, pensare di andare in Cassazione e depositare altre quattro o cinque sentenze, non mi sembra che siano i tempi per rincorrere il cavillo. Sarebbero tempi in cui si prende nota che il Consiglio di Stato ha dichiarato, tutto sommato, che si è sbagliato, che la volontà del legislatore era quella di dare sicuramente stabilità, ma non è che dobbiamo aggiungere sempre di più alla coalizione vincente. Mi sembra che con 19 e 13, piuttosto che 20 e 12, la stabilità sia conseguente. Non è quell'unità che, in qualche modo, riprende il dato del Parlamento. Il Parlamento ha indicato il valore della stabilità nel termine massimo del 60 per cento. In questo modo è vero che 32 è un numero particolare. D'altronde, trattandosi di numeri, un'interpretazione autentica credo che non dovrebbe derivare dal caos amministrativo per cui ogni ufficio centrale legge questo numero come ne ha voglia, dopo di che intasiamo i TAR.
Insomma, c'è già abbastanza da fare nei tribunali. Credo - è la sollecitazione che lascio - che probabilmente la circolare del 1o maggio andrebbe ritirata e andrebbe rimandata, ma non prima del prossimo, perché adesso i consigli comunali si sono riuniti, ci sono delle eccezioni che sono state fatte e sulla base delle eccezioni c'è ancora spazio per poter rimediare in qualche modo, altrimenti andremo per avvocati.
Però, insomma, francamente non mi sembrava una cosa travolgente per cui il Ministero non potesse ritirare la circolare del 1o maggio ed emetterne una oggi che prenda in qualche modo atto di un nuovo orientamento giurisprudenziale.

(Chiarimenti in merito alla richiesta di cassa integrazione avanzata dalla Sigma Tau e iniziative volte a salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali dello stabilimento di Pomezia - n. 2-01526)

PRESIDENTE. L'onorevole Paladini ha facoltà di illustrare l'interpellanza Di Pietro n. 2-01526, concernente chiarimenti in merito alla richiesta di cassa integrazione avanzata dalla Sigma Tau e iniziative volte a salvaguardare la produzione e i livelli occupazionali dello stabilimento di Pomezia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, signor Viceministro, la Sigma Tau è un'azienda leader nel settore farmaceutico, con più di cinquant'anni di attività alle spalle e sei società che impiegano un totale di 2.500 lavoratori in tutta Italia, di cui 1.500 nella sola Pomezia e gli altri naturalmente in tutta Italia. Ha acquisito nel 2011 la società americana Enzon, specializzata in orfan drug, cioè farmaci orfani, per 300 milioni di dollari grazie ad una linea di intervento aperta da Banca Intesa, che possiede il 5 per cento di questa società, la Sigma Tau.
Il 13 giugno 2011, ad una settimana dalla scomparsa del fondatore del gruppo, Cesare Cavazza, i figli hanno inviato una lettera a tutto il personale rassicurandolo sugli scenari futuri e preannunciandone l'imminente quotazione in borsa. Il nuovo presidente del consiglio di amministrazione, Andrea Montevecchi, insediatosi dopo la pausa estiva, ha firmato invece la richiesta di cassa integrazione guadagni Pag. 52straordinaria a zero ore per 12 mesi per un numero massimo di 569 dipendenti, a decorrere dal 27 dicembre 2011.
La lista, che riguarda 112 quadri, 401 impiegati e 56 operai, colpisce due linee di informatori farmaceutici di indubbia eccellenza e la procedura di cassa integrazione guadagni straordinaria prevede l'abbandono di alcuni progetti di ricerca e la riduzione della ricerca di base. Inoltre, a dicembre 2011 sono state messe in liquidazione due associate della Sigma Tau, cioè la Prassis di Milano, con 30 addetti, e la Tecnogen di Caserta, con 70 addetti. Unitamente alla procedura, l'azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali la disdetta di tutti gli accordi a partire dal 1o gennaio 2012.
I motivi della richiesta della cassa integrazione guadagni straordinaria, a detta dell'azienda, consistono nell'effetto combinato tra la crisi economica mondiale e le modificazioni strutturali del mercato farmaceutico, che impongono una profonda revisione della struttura aziendale e del modello di business, certificata del resto con la perdita di 20 milioni di euro nel 2010. I sindacati hanno contestato immediatamente i presupposti contabili e industriali della richiesta di cassa integrazione guadagni straordinaria.
Infatti, il taglio dello stabilimento di Pomezia, che fornisce servizi ad altri poli della corporate, sembra poco funzionale invece alla diversificazione invocata dal management aziendale, così come l'investimento sulla Enzon, che ho prima naturalmente citato, e che riguarda la contestuale eliminazione delle biotecnologie e la ricerca cardiovascolare, ovvero i due settori di attività strategiche svolti da Prassis e Tecnogen.
In sostanza, il piano industriale, preciso sui tagli al personale, risulta inconsistente sul piano delle scelte produttive strategiche del gruppo e la riduzione della ricerca di base e il ridimensionamento delle attività svolte del sito di Pomezia, a nostro avviso, alimentano il sospetto di una lenta delocalizzazione. Il vero tema naturalmente è la delocalizzazione.
La trattativa sulla procedura, iniziata presso la regione Lazio, su richiesta delle organizzazioni sindacali è approdata al Ministero dello sviluppo economico per poi tornare alla regione. Insomma, c'è stato, come al solito, il principio di chi è la responsabilità, che cosa si deve fare e soprattutto diverse comunicazioni che sono sfociate poi in una comunicazione di cassa integrazione guadagni straordinaria.
Il 6 febbraio 2012 l'azienda ha convocato a più riprese i sindacati, che hanno posto questioni come la rotazione della cassa integrazione guadagni straordinaria, la riconferma degli accordi pregressi, che erano stati presi, insieme all'integrazione salariale alla cassa integrazione guadagni straordinaria e all'apertura per la procedura di mobilità incentivata volontaria senza addivenire ad oggi ad alcuna intesa, con un evidente nocumento per le condizioni materiali dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolte.
A nostro avviso, come si è anche visto da alcune inchieste giornalistiche, la Sigma Tau avrebbe trasferito quote di valore ad una associata portoghese, la Defiante, con sede a Madeira, che acquista licenze e brevetti per poi rivenderli a prezzi differenti. Gli ispettori hanno quantificato in 11,55 milioni di euro i ricavi che il gruppo ha contabilizzato in Italia: dunque, minori ricavi con un patrimonio che è diminuito da 123 a 34 milioni di euro, mentre la società Defiante ha incrementato il proprio, da 31 a 310 milioni di euro. Quindi, è chiaro naturalmente il sistema. Proprio per questo, il regime fiscale di Madeira è particolarmente vantaggioso: le aliquote sono cioè al 3 per cento e l'IVA è al 13 per cento, contro il 21 per cento vigente in Italia. Ci sono tutti i presupposti per verificare se i minori ricavi sono strumentali al fine di evadere o di eludere il fisco italiano.
Quindi, chiediamo quali verifiche si intendano promuovere in ordine alla legittimità dei presupposti di carattere contabile sui quali la Sigma Tau ha incardinato la procedura di cassa integrazione, in considerazione delle contestazioni mosse dall'Agenzia delle entrate ai bilanci del gruppo. Pag. 53Chiediamo anche quali iniziative si intendano attivare per recuperare la trattativa, rimuovendo da tale negoziazione i rilevanti elementi di opacità riscontrati dalle organizzazioni sindacali, riaprendo, assieme all'azienda e alle organizzazioni, un percorso di rilancio dello stabilimento di Pomezia e naturalmente anche investimenti da parte del Governo nel settore della ricerca e della produzione farmaceutica.

PRESIDENTE. Il Viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, con il presente atto parlamentare gli onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione sulle prospettive industriali e occupazionali della società Sigma Tau, una tra le più importanti aziende del settore farmaceutico, avente sede legale a Roma e unità produttiva a Pomezia.
Come evidenziato con l'atto di sindacato ispettivo, nel primo semestre 2011 la società ha avviato con le organizzazioni sindacali un confronto su una possibile riorganizzazione aziendale finalizzata alla quotazione in borsa della società. Nonostante l'apertura di tale confronto, nel mese di novembre 2011, la società ha attivato la procedura di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale per 569 unità lavorative occupate presso la sede di Pomezia.
In particolare, faccio presente che in un primo incontro, svoltosi presso la regione Lazio il 10 gennaio 2012, le organizzazioni sindacali e la società non hanno raggiunto l'accordo sulla predetta procedura di cassa integrazione guadagni straordinaria. Successivamente, il 16 gennaio, nel corso di un incontro tenutosi presso il Ministero dello sviluppo economico, alla presenza delle parti sociali ed istituzionali, la società ha confermato la volontà di dare corso alla richiesta di trattamento di integrazione salariale con decorrenza immediata.
Per questo motivo, il giorno successivo - il 17 gennaio 2012 - le organizzazioni sindacali hanno dato vita ad una mobilitazione che ha comportato il blocco totale dell'attività aziendale per 48 giorni. Tuttavia successivamente, organizzazioni sindacali, rappresentanze sindacali unitarie e management aziendale hanno siglato, presso la sede dell'Unione degli industriali di Roma, un'ipotesi di accordo con il quale l'azienda si è impegnata, nel rispetto del mantenimento dei normali livelli di efficienza ed in coerenza con il modello organizzativo aziendale, ad introdurre un criterio di rotazione nella cassa integrazione guadagni straordinaria. Nello stesso accordo è stata, inoltre, prevista la mobilità incentivata, i cui contenuti economici dovranno essere preliminarmente discussi con le organizzazioni sindacali. Infine, l'azienda si è impegnata, in caso di assunzioni, a riassumere in via prioritaria i dipendenti in cassa integrazione guadagni straordinaria o in mobilità.
Faccio presente che la rappresentanza sindacale unitaria, sentita dai funzionari della direzione territoriale del lavoro di Roma, ha fatto notare che l'accordo è stato sottoscritto da tutti e cinque i delegati degli informatori scientifici appartenenti alle RSU. Il successivo 14 marzo, tale ipotesi di accordo è stata oggetto di un referendum aziendale, svoltosi mediante votazione a scrutinio segreto, che lo ha confermato con il 70 per cento dei voti.
Faccio presente, inoltre, che è ancora aperto il confronto tra società e organizzazioni sindacali per l'applicazione dell'accordo. Il confronto verte sui seguenti punti: anticipazione - per i lavoratori che hanno fatto richiesta - del trattamento di fine rapporto maturato mediante l'erogazione di un'integrazione salariale di 350 euro lordi mensili; sostituzione delle lavoratrici in maternità e a tempo determinato con lavoratori sospesi per cassa integrazione guadagni straordinaria; individuazione delle modalità e tempi di applicazione della rotazione nei vari settori della società.
A conferma del confronto continuo tra organizzazioni sindacali e azienda, desidero, inoltre, precisare che le rappresentanze sindacali unitarie il 24 marzo, il 4 Pag. 54aprile e l'11 aprile 2012 hanno sottoscritto con la società tre distinti verbali aventi ad oggetto l'applicazione del suddetto accordo.
Desidero, inoltre, far presente che, con decreto del 18 maggio scorso, i competenti uffici del Ministero che rappresento hanno approvato il programma di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, per il periodo decorrente dal 18 gennaio 2012 al 17 gennaio 2013, per un massimo di 569 lavoratori. Con il medesimo decreto è stata, inoltre, autorizzata la corresponsione del trattamento di integrazione salariale per i suddetti lavoratori sospesi.
In proposito, faccio presente che successivamente alla presentazione, da parte della società, dell'istanza di approvazione del programma di crisi aziendale, sono stati compiuti dalla direzione territoriale del lavoro di Roma - sulla base di specifica richiesta degli uffici centrali del Ministero che rappresento - degli accertamenti ispettivi, al fine di verificare la sussistenza dei requisiti previsti dalla legge per la valutazione dei programmi di crisi aziendale. Sulla base degli esiti di tali accertamenti, dai quali è emersa la carenza dei requisiti necessari per la concessione del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, è stato adottato il predetto decreto del 18 maggio 2012.
Faccio presente, inoltre, che attualmente la società sta attuando un processo di esternalizzazione di alcuni servizi, mediante contratti di appalto e di cessioni di ramo d'azienda, che si prevede coinvolgerà circa 100 unità lavorative facenti parte delle 569 interessate dall'ammortizzatore sociale. A tal riguardo, è stato concordato, sempre con le rappresentanze sindacali unitarie, che i lavoratori che non accetteranno il trasferimento presso l'impresa appaltante o cessionaria del ramo di azienda saranno sostituiti da altri lavoratori sospesi per cassa integrazione guadagni straordinaria.
Voglio precisare, inoltre, che il Ministero dell'economia e delle finanze, interessato della questione, ha reso noto che l'Agenzia delle entrate sta effettuando una verifica nei confronti della società. Tale verifica ha ad oggetto, tra l'altro, il riscontro della corretta quantificazione delle componenti di reddito derivanti dalle transazioni intercorse con diverse società appartenenti al gruppo Sigma Tau, come peraltro denunciava l'onorevole interpellante. Il Ministero dell'economia e delle finanze ha reso noto, in proposito, che al momento non sono stati emessi atti impositivi e che la società ha presentato memorie difensive, ai sensi dell'articolo 12, comma 7, della legge n. 212 del 2000, il cosiddetto «statuto del contribuente». Tali memorie difensive sono, allo stato, al vaglio dell'attuale Ministero competente.
Da ultimo, faccio presente che la situazione di crisi in cui versa, attualmente, il settore farmaceutico è, comunque, all'attenzione del Governo, che sta cercando di definire politiche attive, finalizzate al rilancio dell'intero comparto. Confermo, infine, che come già detto dal rappresentante del Ministero dello sviluppo economico in precedenti atti di sindacato ispettivo proprio in quest'Aula, sono stati attivati una serie di incontri con tutti i Ministeri ed enti interessati, al fine di sostenere lo sviluppo del comparto nonché il rilancio degli investimenti in ricerca e sviluppo.

PRESIDENTE. L'onorevole Paladini, ha facoltà di replicare.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, signor viceministro, noi avevamo, appunto, presentato questa interpellanza urgente proprio per evidenziare tre fatti essenziali. Comunque, la ringrazio della risposta e anche degli interventi che sono stati fatti, come le iniziative sul fronte dell'Agenzia delle entrate e dell'attivazione per il recupero della trattativa. Mi sembra, dunque, che sia una cosa molto positiva e per questo la volevo ringraziare.
Naturalmente, vorrei anche porre l'evidenza su quello che è il tema essenziale Pag. 55del nostro Paese, cioè il principio - come si vede - di acquisto di società in un primo tempo estere - mi riferisco alla società americana, la Enzon - e che poi, naturalmente, fanno sorgere chiaramente un sospetto di delocalizzazione, malgrado il libero mercato preveda l'acquisto di società (ci mancherebbe altro). Infatti, è evidente che se il fatturato italiano passa da 123 a 34 milioni di euro, naturalmente il fatturato di altre quote societarie diventa vantaggioso per alcuni aspetti, come le aliquote che si prospettano in altri Paesi. Con la delocalizzazione, soprattutto per il principio delle aliquote, per il regime fiscale, è chiaro che è particolarmente vantaggioso andare in altri Paesi. Tuttavia, è altrettanto chiaro che si creano anche grandi problematiche a livello e in ragione del lavoro.
Pertanto, ciò che intendiamo sostenere è vedere se continuando un'azione di questo tipo - naturalmente anche di promozione di quello che è il carattere contabile sul quale alcune aziende specialmente estere o anche italiane promuovono queste delocalizzazioni - può comportare anche la violazione di quelli che sono i presupposti in cui si incardinano le procedure di cassa integrazione, perché è poi normale dare la colpa anche al sistema.
Comprendiamo che c'è la crisi, ma è chiaro che la crisi ha ben poco a che vedere, se si inizia una sospetta e lenta delocalizzazione. Questa naturalmente va combattuta e soprattutto devono essere attivate le iniziative per il recupero delle trattative, nell'ambito delle quali ci sono rilevanti elementi di opacità attraverso i percorsi aziendali, riscontrati sia dalle organizzazioni sindacali, sia dalle istituzioni territoriali che devono essere interessate ad un percorso di rilancio di tutti gli stabilimenti all'interno di perimetri che possono essere quelli dello sviluppo e del lavoro.
Su questo aspetto volevamo porre l'attenzione e soprattutto mi auguro anche nel futuro di continuare questa azione attraverso percorsi di legittimazione di questi procedimenti.

(Chiarimenti in ordine ai costi per l'allaccio alle reti dei servizi pubblici essenziali nei territori colpiti dai recenti eventi sismici e interventi per il contenimento di tali oneri - n. 2-01527)

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di illustrare l'interpellanza Rainieri n. 2-01527, concernente chiarimenti in ordine ai costi per l'allaccio alle reti dei servizi pubblici essenziali nei territori colpiti dai recenti eventi sismici e interventi per il contenimento di tali oneri (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, con questa interpellanza urgente chiediamo un po' di spiegazioni in merito ad una questione che, tra l'altro, abbiamo visto che la stampa - non solo la stampa, ma anche la televisione - ha amplificato in modo particolare.
Faccio una premessa: tutti sappiamo cosa è successo qualche giorno fa e cosa sta succedendo anche oggi per quanto riguarda il terremoto in Emilia. I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro dello sviluppo economico per sapere cosa è successo, dato che dalla mattinata di domenica 20 maggio e fino ad oggi un susseguirsi di terremoti devastanti continua a colpire l'area delle province di Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo, un terremoto che ha distrutto edifici pubblici e privati: sono crollate chiese e monumenti, ci sono stati ingenti danni per gli edifici storici, di culto e per le case coloniche. Sono state devastate una serie di aziende agricole, sono crollati molti edifici industriali e capannoni. Questo ha provocato chiaramente parecchie vittime, soprattutto tra gli operai. L'accavallarsi delle scosse ha creato un ingente numero di sfollati - superiore a 15 mila - molti dei quali hanno trovato rifugio in alloggi di fortuna, in roulottes o tende di proprietà privata. Da notizie Pag. 56riportate dai mass media e dalla viva voce di alcuni degli sfollati che hanno ed avevano bisogno di allacci alle utenze sembra che per l'allaccio di tali alloggi di fortuna ai servizi essenziali e in particolare alla navetta elettrica i gestori richiedano cifre esorbitanti che, in alcuni casi, si aggirerebbero attorno ai 400 euro per ciascun allaccio.
Chiediamo al Ministro, signor Presidente, se tali notizie corrispondano al vero e quali interventi immediati il Governo intenda porre in essere per sollevare da tali oneri gli sfollati delle zone interessate dagli eventi sismici.

PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Michel Martone, ha facoltà di rispondere.

MICHEL MARTONE, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, per quanto di sua competenza, il Ministero dello sviluppo economico ha richiesto informazioni su quanto esposto dagli onorevoli interroganti all'ENEL.
A seguito delle notizie acquisite dall'ENEL distribuzione, responsabile dell'erogazione del servizio elettrico nelle aree interessate dagli eventi sismici che hanno interessato le province di Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo, la stessa società non esclude che possano essersi verificati dei disguidi nell'ambito delle procedure attuate per far fronte alle numerose richieste di allaccio provvisorio su cui sono stati comunque presi adeguati correttivi.
Al riguardo, ENEL distribuzione ha riferito che sta attuando, in collaborazione con la Protezione civile, la stessa procedura di intervento già impiegata in occasione del terremoto dell'Abruzzo. Tale procedura prevede che sia la stessa Protezione civile ad accogliere, in prima istanza, le richieste di allacciamento provvisorio dei cittadini non ospitati nei campi attrezzati - ad oggi circa una trentina - e successivamente le inoltri alla società di distribuzione.
Anche nei casi in cui l'istanza non fosse rivolta direttamente alla Protezione civile ma alla società fornitrice di energia elettrica, la stessa viene indirizzata da ENEL alla Protezione civile per la valutazione della fondatezza della richiesta, anche con riferimento alle questioni di sicurezza.
Per quanto riguarda infine le richieste economiche segnalate dall'onorevole interpellante, come confermato dalla stessa ENEL distribuzione, nessun onere è dovuto alla cittadinanza per gli allacciamenti effettuati secondo la predetta procedura, ovvero per il tramite della Protezione civile.

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio, ha facoltà di replicare.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, in Emilia sono circa 15 mila gli sfollati in 40 capi di accoglienza in diversi luoghi e strutture, alcune per fortuna coperte, e circa 2 mila sono gli sfollati in Lombardia. Lo stesso Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, ha definito con una frase molto significativa quello che ha visto effettuando un sopralluogo: sembra di vedere i risultati della guerra. Credo anche che questa frase possa essere così esplicitata anche dal Ministro dello sviluppo economico e dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. C'è una grande attenzione e sono discretamente soddisfatto della risposta del Viceministro.
Signor Presidente, comunque a proposito della richiesta di 420 euro per un allaccio, anche noi abbiamo fatto chiaramente qualche verifica, abbiamo sentito anche l'ufficio stampa dell'ENEL - lo abbiamo letto anche sui quotidiani da cui avevamo attinto quella notizia - che ha spiegato che senza un decreto del Governo o una delibera dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas non è possibile fare allacci gratuiti alle singole utenze. Questo secondo me è un ennesimo esempio di scarsa umanità - la chiamerei così - da parte delle grandi società e di una esasperazione della burocrazia.
La domanda è seria e ci si chiede se un territorio come quello colpito dal terremoto possa essere anche assoggettato ad Pag. 57un costo di 400 euro per avere un allaccio per una tenda o una roulotte, valutando anche che le utenze per vivere in modo dignitoso sono più di una, quindi non si tratta soltanto dell'ENEL, signor Presidente, mi chiedo se non abbiamo perso ancora un'ottima occasione per fare bella figura. Io credo che la spiegazione fornita dal Viceministro sia precisa, ma credo però che un coordinamento sotto questo aspetto, visto che l'esperienza dell'Abruzzo non risale a mille anni fa ma è recentissima, ci poteva mettere in condizione di non andare a finire sui giornali per queste cose.
La prego, signor Presidente, affinché non si oscuri e banalizzi il lavoro dei volontari, tantissime persone che in una spettacolare gara di generosità e solidarietà stanno aiutando queste popolazioni e poi veramente finiamo sui giornali per cose che sono molto molto antipatiche. È proprio il caso di dire: non spegnete la luce sull'Emilia ferita. Io colgo l'occasione di questa interpellanza urgente per fare un ulteriore appello a tutti, io in nome dei firmatari di questa interpellanza, in particolare dell'onorevole Rainieri che come primo firmatario ha messo ancor di più in luce questa problematica ma che posso estendere a tutti i colleghi di quest'Aula: non lasciamoli soli, dobbiamo essere celeri, precisi, incisivi per aiutare un territorio sismico, che comunque ha dato tanto e che tanto ha ancora da dare. Dobbiamo aiutarli per far sì che ci sia ancora un futuro, che sia sereno e che riparta in modo incisivo soprattutto la parte produttiva.
Vorrei anche ringraziare di cuore, a nome di tutti i volontari che hanno portato aiuto a queste popolazioni e che hanno dato la forza di rialzarsi e avere speranza. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro, credo che in questo momento le polemiche vadano accantonate e che non ci siano più queste situazioni che mettono veramente un po' di sconforto fra le popolazioni già duramente colpite.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, poiché siamo in attesa del sottosegretario Fanelli, le chiedo la cortesia di attendere per poter anticipare l'interpellanza urgente dell'onorevole Fontanelli, essendo l'interpellante stesso e il sottosegretario Cecchi presenti in Aula.

(Iniziative conseguenti alla chiusura del Palazzo della Sapienza di Pisa e della biblioteca universitaria - n. 2-01532)

PRESIDENTE. L'onorevole Fontanelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01532, concernente iniziative conseguenti alla chiusura del Palazzo della Sapienza di Pisa e della biblioteca universitaria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
Ringrazio ancora per la sua cortesia l'onorevole Tassone.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, l'oggetto dell'interpellanza urgente nasce da una situazione straordinaria dovuta al fatto che sono stati chiusi, sulla base di un'ordinanza del sindaco di Pisa, il Palazzo della Sapienza e la biblioteca universitaria di Pisa, per ragioni di sicurezza, in ordine ad un aggravarsi delle problematiche legate alla stabilità. La biblioteca risulta collocata in una parte del Palazzo della Sapienza di Pisa da tempi assai lontani, sostanzialmente la data formale di insediamento della biblioteca nel Palazzo della Sapienza risale al 1823, anche se il primo nucleo librario, lì insediato, risale addirittura al 1600. Si tratta di un palazzo quattrocentesco molto importante nel quale, oltre alla biblioteca universitaria, è collocata la facoltà di giurisprudenza dell'università di Pisa che, tra l'altro, è proprietaria dell'immobile, mentre la biblioteca universitaria è sotto la tutela piena del Ministero dei beni e delle attività culturali. Si tratta di una biblioteca che ha un valore storico e culturale inestimabile; in quella biblioteca ci sono oltre seicentomila volumi, di cui più di milletrecento manoscritti, centosessantuno incunaboli, oltre settemila cinquecentine, periodici e così via; un valore unico e davvero straordinario. Pag. 58
La chiusura sia della biblioteca che di tutto l'immobile ha generato una grande preoccupazione oltre a dover impegnare immediatamente la facoltà di giurisprudenza e quindi l'ateneo a spostare le attività didattiche, gli esami e tutto quello che ruotava attorno a quella parte dell'immobile utilizzata dalle attività universitarie. Ovviamente questo sta ingenerando una preoccupazione molto forte e anche un allarme sia per la sensibilità legata ai valori storici e culturali della biblioteca sia per quanto riguarda la tematica della continuità dell'attività universitaria e della biblioteca stessa che rappresenta un elemento fondamentale anche per la ricerca e gli studi dal punto di vista dell'università. Nasce da qui la richiesta. Ora è tutto fermo, e chiediamo al Ministro dei beni e delle attività culturali, che è il referente della biblioteca e di quel patrimonio, quali siano le intenzioni. Innanzitutto per sapere come intenda muoversi nell'immediato perché è evidente che qualsiasi intervento non può che partire da uno spostamento, da una rimozione di tutta o almeno di una parte delle biblioteca che rappresenta il fattore destabilizzante dal punto di vista della tenuta strutturale dell'immobile e quindi dove intenda collocare temporaneamente questo materiale e in che modo comunque assicurare una fruizione al minimo dei libri e della biblioteca. Chiediamo, infine, e soprattutto, quale sia l'orientamento rispetto al futuro, cioè cosa si intenda fare e come si intenda muoversi per ripristinare una situazione che permetta a quei beni di essere appunto utilizzati e fruiti come devono esserlo. Quindi, questo è sostanzialmente l'oggetto della nostra interpellanza; anche relativamente ai tempi alle risorse. Questa è una preoccupazione molto forte perché c'è il timore che in un quadro di incertezza, di possibile conflittualità anche fra i soggetti presenti, di problematiche legate alle risorse, esiste il rischio che resti lì tutto fermo, tutto immobile con il rischio di un abbandono.
Quindi, è una situazione problematica e anche un po' controversa. Abbiamo visto che nel dibattito che si è acceso vi sono opinioni diverse. Ovviamente, l'Università pare spingere per una soluzione che possa liberare completamente La Sapienza dalla presenza della biblioteca universitaria.
Il mio parere personale è che sarebbe un errore dal punto di vista del prestigio della stessa Università, tuttavia si tratta di un patrimonio che ha un valore inestimabile per l'Italia. Vorremmo capire in che modo, attraverso quali azioni e quali iniziative, si dia una risposta chiara a questi interrogativi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Roberto Cecchi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CECCHI, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in riferimento all'interpellanza dell'onorevole Fontanelli ed altri, concernente la situazione della biblioteca universitaria di Pisa, si riferisce quanto segue. L'interpellanza prende spunto da un appello firmato da centinaia di docenti e intellettuali e dall'ordinanza del sindaco di Pisa del 29 maggio 2012, che dispone nei confronti della proprietà (Università di Pisa) la chiusura del palazzo della Sapienza di Pisa e della biblioteca universitaria, oltre che sede della facoltà di giurisprudenza, a causa dei problemi di sicurezza legati alla tenuta strutturale dell'edificio, anche in relazione ai recenti eventi sismici.
La prima richiesta degli onorevoli interpellanti è volta a sapere come il Ministero intenda muoversi per l'individuazione di una sede adatta a contenere i libri durante i lavori di consolidamento della biblioteca. La biblioteca universitaria di Pisa ha sede dal 1823, come è stato detto, nel quattrocentesco Palazzo della Sapienza, per il quale l'Università dichiara un titolo di proprietà derivante dalla cessione operata dal demanio nel 2002.
Nell'ambito della conferenza dei servizi convocata dal rettore dell'Università di Pisa, svoltasi il 4 giugno scorso, sono stati discussi i seguenti punti: un piano per l'eliminazione dei carichi; un piano finalizzato a realizzare gli interventi necessari Pag. 59a rendere riutilizzabile l'intero edificio; un piano temporale ed economico per il completo trasferimento del materiale e per una transitoria collocazione delle attività sospese in altre strutture edilizie; infine, un piano per la definitiva collocazione della biblioteca universitaria di Pisa in altra struttura edilizia.
Riguardo alla ricerca di uno spazio idoneo per depositare provvisoriamente i volumi della biblioteca, si è reso evidente come sia necessario muoversi contemporaneamente in due direzioni. In primo luogo, è fondamentale individuare una sistemazione temporanea e urgente del materiale bibliografico.
In secondo luogo, è indispensabile individuare uno spazio idoneo in cui collocare la direzione e gli uffici della biblioteca, nonché attivare un punto di consultazione ad uso degli utenti per consentire alla biblioteca che resti attivo il database del polo SBN pisano.
La prima esigenza si scontra con la difficoltà di reperire un immobile di almeno 3 mila mq atto a ospitare in sicurezza il patrimonio librario della biblioteca, che, come detto, conta circa 600 mila unità inventariali e occupa, secondo una stima prudenziale, almeno 15 chilometri di scaffalature; difficoltà, peraltro, confermata dall'amministrazione del demanio, filiale Toscana-Umbria, nel corso della conferenza dei servizi di cui si è detto sopra.
Infatti, in tale occasione, l'Agenzia del demanio si è impegnata ad individuare locali con caratteristiche strutturali idonee, sia in uso governativo che di proprietà di Poste italiane, con pagamento di un canone minimo sia per il deposito, ma anche per la prima sistemazione del personale e per attivare un'attività, sia pure contenuta.
La seconda esigenza è quella di consentire che resti pienamente funzionante il polo del servizio bibliotecario nazionale pisano, che comprende altre importanti biblioteche della città. Si vuole, in sostanza, che la biblioteca possa continuare ad attestare la sua presenza nel tessuto sociale della città e fornire, per quanto possibile, quei servizi che ha sempre svolto per studenti e studiosi.
Per questo specifico problema, la soluzione da perseguire sarebbe simile a quella già adottata dall'Università per le sue biblioteche ugualmente ubicate nel palazzo della Sapienza, cioè l'individuazione di un edificio o porzione di edificio di limitata superficie (200-300 mq), in cui organizzare un punto di servizio che possa garantire all'utenza la possibilità di leggere e studiare materiale della biblioteca, eventualmente su prenotazione, per tutta la durata delle indagini e dei lavori sul palazzo della Sapienza, oppure per il tempo necessario per la ricerca e l'allestimento di una nuova sede.
La Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici di Pisa, ha messo a disposizione alcune proprie stanze per il personale della biblioteca, consentendo così il proseguimento delle attività online della biblioteca.
La Direzione generale delle biblioteche, da parte sua e nei limiti delle disponibilità correnti, si è dichiarata disponibile ad intervenire per integrare la dotazione finanziaria della biblioteca universitaria di Pisa, in questa fase emergenziale, in particolare per la copertura dei costi dello spostamento dei volumi ad altra sede e per l'allestimento del punto di servizio.
La seconda domanda posta dagli interpellanti verte su quale sia l'orientamento dell'amministrazione in ordine al futuro della biblioteca universitaria, ovvero se si intenda investire, con quali risorse e in che tempi, sul medesimo palazzo della Sapienza, o se invece si ritenga più agevole pensare ad altra collocazione. Dalla conferenza dei servizi è emersa la necessità di costituire un gruppo di lavoro tecnico che affronti e trovi soluzioni ai punti messi all'ordine del giorno della conferenza, gruppo che prevede i rappresentanti della Direzione regionale, della biblioteca universitaria, della locale Soprintendenza, dell'Università di Pisa e dell'Agenzia del demanio. Pag. 60Pertanto, è nell'ambito di questo gruppo di lavoro che saranno studiate ed individuate le soluzioni.
La collocazione futura della biblioteca universitaria di Pisa sarà subordinata alle risultanze delle verifiche strutturali del palazzo della Sapienza, nell'ottica comunque di una valutazione che tenga conto sia del rapporto con gli utilizzatori, sia dell'ingente patrimonio librario.
Il Ministero è dell'avviso che la biblioteca universitaria debba rimanere nel palazzo della Sapienza, sua sede da quasi duecento anni, o, in alternativa, nelle immediate vicinanze nel centro di Pisa, per conservare il suo legame con gli studenti e gli studiosi della città. Soluzioni che portino ad un allontanamento dal centro non sarebbero ben accette dalla cittadinanza a causa della minore funzionalità.

PRESIDENTE. L'onorevole Fontanelli ha facoltà di replicare.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l'informazione che in parte ci rassicura, nel senso che, se non ho capito male, indica delle linee di lavoro che corrispondono alle esigenze poste dall'interpellanza urgente in oggetto, e sentite dalla comunità locale, a partire dall'università e dai tanti intellettuali che hanno firmato l'appello.
Mi sembra di capire che le intenzioni siano positive. Capisco che le soluzioni vadano ancora studiate. Vi è un gruppo di lavoro per questo, però vi è anche un'urgenza, che volevo sottolineare con molta forza: la paura e il timore per il passare del tempo, visto che le soluzioni non sono facili. Mi auguro che con il gruppo di lavoro si sciolgano i nodi perché, dalla discussione che è nata, vediamo che non tutti «tirano» nello stesso senso, vi sono alcuni interessi che non vanno esattamente nella medesima direzione.
Ritengo che sia opportuno fare tutto il possibile, senza prendere in considerazione altre ipotesi, affinché la biblioteca universitaria, per il valore che ha, resti nel centro di Pisa e possibilmente presso il palazzo della Sapienza, anche rivedendo gli spazi, collocandone magari una parte al pianterreno anziché al primo piano, ragionando su questo e considerando comunque il fatto che, una volta liberato il palazzo, i lavori di consolidamento non saranno semplici e saranno differenti a seconda delle ipotesi che si prevedono per il futuro, ossia se è previsto un ritorno della biblioteca o meno. Questa problematica è abbastanza seria.
Nelle linee espresse dal sottosegretario si capisce che vi è un quadro di attenzione e di sensibilità verso il problema. Mi auguro che a questo corrispondano anche dei tempi rapidi e un'indicazione di soluzioni e di impegni concreti che non consenta di lasciare questa questione in sospeso per troppo tempo.
La ringrazio, avremo modo di fare il punto più avanti.


(Iniziative per garantire un'adeguata gestione integrata del ciclo dei rifiuti in Calabria - n. 2-01542)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01542, concernente iniziative per garantire un'adeguata gestione integrata del ciclo dei rifiuti in Calabria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, quest'interpellanza urgente riguarda un po', anzi, senza «un po'» ovviamente, riguarda molto la regione Calabria, per un aspetto estremamente delicato, importante e per alcuni versi vitale.
Voglio cogliere anche questa occasione, signor Presidente, per richiamare anche un tema inerente all'argomento che stiamo trattando, e che si riferisce alla chiusura dello stabilimento Italcementi di Vibo Valentia Marina, del quale io stesso mi sono interessato, anzi ci siamo interessati. Avevo fatto io stesso un intervento qui, in Aula, sull'ordine dei lavori e poi è stata presentata un'interpellanza, già pubblicata negli atti. C'è stato un annuncio che apre uno spiraglio anche sulla permanenza di questo stabilimento a Vibo Marina. C'è pertanto Pag. 61l'aspetto occupazionale, che dovrebbe essere quantomeno affrontato e risolto. Certamente tutto questo è legato al mercato, ovvero alla crisi dell'edilizia e, quindi, anche alla situazione del cemento.
Questo richiamo è per dire che stiamo trattando e affrontando il tema dello sviluppo e dunque, signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del sottosegretario su una questione ricorrente. Moltissime volte ci siamo interessati, e l'abbiamo affrontato in quest'Aula, al problema del ciclo dei rifiuti e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Abbiamo anche sottolineato qual era il dramma di questa regione, che è passata attraverso varie vicende ed anche varie stagioni, non soltanto stagioni politiche ovviamente, ma intendo dire anche stagioni climatiche e temporali. L'anno scorso la regione Calabria era arrivata ad una situazione quasi di collasso, ad un'insostenibilità drammatica, anche per l'accumulo di questi rifiuti, soprattutto nelle aree e nelle zone ad alta intensità turistica e, quindi, con un ritorno anche negativo per quanto riguarda i processi produttivi e lo sviluppo di alcune zone e di alcuni territori. I turisti stanno sempre più diminuendo, anche nella regione calabrese, proprio per via di una situazione certamente legata ai rifiuti ed all'inagibilità di alcuni territori, di alcune spiagge, di alcuni comuni, di alcuni paesi, che sono di richiamo a livello non soltanto nazionale, ma anche internazionale.
Quest'interpellanza urgente è un tentativo ulteriore, attraverso il quale vogliamo richiamare l'attenzione del Governo, per capire se è in atto qualche iniziativa forte. Nella mia interpellanza vi sono anche richiami di ordine tecnico: faccio riferimento alle 800 mila tonnellate di rifiuti e quant'altro, e faccio un richiamo, soprattutto, alla Termo energia Calabria Tec Spa, gestore del sistema di smaltimento rifiuti in Calabria, composto da cinque dei sei impianti regionali di trattamento dei rifiuti solidi urbani, più un termovalorizzatore, che ha rescisso, nel dicembre 2011, il contratto concessorio.
Faccio anche riferimento alla gestione straordinaria e all'emergenza, a questa emergenza che ci trasciniamo da oltre 13-14 anni. Quest'emergenza, più volte doveva finire e molte volte i Governi sono venuti in Aula dicendo che ormai era l'ultima fase dell'emergenza e poi si doveva ritornare nella gestione ordinaria; ma i risultati sono stati ampiamente negativi e c'è stata una dispersione di risorse sia umane sia economiche, con ritorni drammatici o inesistenti, spesso con responsabilità anche delle istituzioni locali.
Allora vogliamo capire se c'è una possibilità, al di là di una risposta ad hoc, dell'occasione e delle circostanze formali, se c'è una volontà da parte del Governo, e vedere qual è il cammino e quale possa essere una soluzione per affrontare in termini esaustivi questa vicenda che non è più sostenibile né tollerabile. Non ho fatto riferimento nella mia interpellanza urgente al fatto che la gestione straordinaria di emergenza molte volte è un alibi, una copertura per alcune procedure accelerate, che certamente non hanno dato segni positivi né possono essere tranquillizzanti né per l'oggi, né per il domani. C'è poi stato, anche per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani, «un interesse», da parte della criminalità organizzata. Non faccio riferimento a ciò nello scritto, ma certamente mi sento di dirlo a voce nel colloquio, nel confronto con il Governo. Allora faccio anche riferimento, e mi avvio alla conclusione, signor Presidente, a questo monitoraggio dell'intero processo, dell'intero ciclo di gestione dei rifiuti. La richiesta che noi avanziamo riguarda le procedure strategiche ed una programmazione, per capire se si può riprendere tutto il discorso oppure lasciare la situazione così com'è. Questa stagione estiva si presenta sempre di più in termini drammatici, anzi è più drammatica della precedente. Vorrei infine capire, ci ritorno su ed ho concluso, perché la Tec Spa ha chiuso ed hanno chiuso ovviamente sia il termovalorizzatore sia i sei impianti di trattamento dei rifiuti solidi. Chi deve fare questo trattamento dei rifiuti solidi? Questo credo sia il quesito che io ho posto insieme all'onorevole Pag. 62Galletti, a nome certamente di tutto il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, lo stato di emergenza nella regione Calabria si è protratto dal 1997 ad oggi, ma oggi è in atto una fase transitoria per il rientro all'ordinario. Le criticità attualmente esistenti nel settore dei rifiuti nella regione Calabria sono da ricondurre principalmente alla mancata realizzazione degli interventi e delle attività previste dalla pianificazione regionale e, più in generale, all'inesistenza, sul territorio regionale, di un sistema di gestione integrato dei rifiuti urbani. A tal proposito, è utile precisare che durante il periodo emergenziale sono stati adottati vari piani di gestione dei rifiuti. L'ultimo aggiornamento ha previsto la realizzazione di un obiettivo di raccolta differenziata al 65 per cento da realizzare entro la fine del 2012 ed ha individuato, quali soggetti attuatori del sistema, quattordici società miste pubblico/privato la cui costituzione è stata affidata al commissario delegato. Nonostante ciò, la percentuale di raccolta differenziata attualmente si attesta tra il 12 ed il 15 per cento, come si evince sia da una nota trasmessa al Ministero dell'ambiente dal Presidente della regione Calabria, sia dai dati riportati nel Rapporto ISPRA sui rifiuti urbani del 2011. Questi risultati, molto lontani dagli obiettivi di legge, evidenziano una forte criticità nel settore della raccolta differenziata, che viene poi confermata dal sottoutilizzo degli impianti di compostaggio da matrici organiche selezionate e dall'uso spinto degli impianti di trattamento meccanico-biologico destinati a ricevere il rifiuto tal quale. Su questo aspetto, occorre evidenziare che i sette impianti di trattamento meccanico esistenti sul territorio regionale, sebbene utilizzati al massimo delle loro potenzialità, nel complesso non sono in grado di raggiungere una capacità adeguata a trattare tutto il rifiuto prodotto. Il mancato decollo della raccolta differenziata ha comportato, come conseguenza, l'aumento del rifiuto indifferenziato da gestire. In tal senso, la relazione predisposta dal Dipartimento delle politiche dell'ambiente della regione Calabria, trasmessa in allegato alla citata nota, ha evidenziato che a fronte della produzione di 2.400 tonnellate al giorno di rifiuti urbani, circa 2.100 tonnellate al giorno sono attualmente destinate ad impianti di smaltimento finale. La relazione rappresenta, altresì, che questo quantitativo è destinato ad aumentare nel periodo estivo di circa il 50 per cento e che esiste il pericolo che aumenti ulteriormente, in relazione all'esito della problematica connessa alla richiesta della concessionaria di Calabria Sud (Veolia-TEC Spa) di concordato preventivo da cui può derivare il paventato fallimento o la messa in liquidazione della società stessa. Difatti, è stato stimato che l'eventuale inattività del sistema impiantistico di Calabria Sud determinerebbe un ulteriore surplus di rifiuti da smaltire, pari a circa 1.500 tonnellate al giorno.
Il commissario delegato ha comunicato che la Veolia ha inteso rescindere il contratto relativo alla gestione degli impianti ubicati a Rossano, Crotone, Siderno, Reggio Calabria, e Gioia Tauro per motivi economici, Lo stesso commissario ha imposto alla Veolia un regime di prorogatio sotto il controllo di commissari liquidatori nominati dal tribunale di La Spezia e con la stessa ha in corso una trattativa per risolvere le problematiche di carattere economico. Da ultimo, ha rescisso i contratti con le inadempienti società Enertech ed Enerambiente dopo il sequestro dell'impianto e delle relativa discarica in località Alli di Catanzaro da parte della Procura e l'arresto dei responsabili delle predette società. In merito alle situazioni di blackout nella passata stagione estiva, riscontrate diffusamente in larga parte delle città calabresi ed, in modo particolare, nelle località turistiche costiere, citate Pag. 63nelle premesse dagli interroganti, il commissario delegato ha fatto presente che le problematiche riscontrate sono state principalmente causate da eventi imprevedibili, quali ad esempio la chiusura per sequestro da parte della magistratura della discarica di Catanzaro - Alli a servizio dei comuni afferenti al bacino del catanzarese e del soveratese.
Inoltre, al fine di scongiurare possibili problemi per la salute pubblica e l'ambiente, dovuti tra l'altro all'aumento della produzione di rifiuti solidi urbani legata all'incremento della popolazione nella stagione estiva, il Commissario delegato ha riaperto l'impianto in località Alli di Catanzaro, consentendo non solo al comune di Catanzaro, ma a tutti i comuni del catanzarese l'invio dei rifiuti urbani, con grande risparmio economico per gli stessi comuni; ha predisposto un programma che entro domani, 15 giugno, sarà inviato a tutti i comuni della Calabria con l'impiego nell'Alto cosentino, oltre dell'impianto di Rossano, delle discariche di San Giovanni in Fiore e di Cassano allo Ionio e fra qualche giorno anche della discarica privata sita in località Scala Coeli; in via d'urgenza è stato autorizzato il comune di Scalea ad aprire una stazione di trasferenza ed è stata messa in sicurezza la discarica di Casignana, già sequestrata dalla magistratura, che potrà servire numerosi comuni.
Il commissario, inoltre, ha segnalato che per la progettazione futura di altri impianti particolari, oltre a quelli esistenti, è stato raggiunto un accordo con l'assessorato all'ambiente della Regione Calabria. Con il programma predisposto, pertanto, il commissario delegato ha assicurato che per la prossima stagione estiva non dovrebbero verificarsi le problematiche riscontrate negli anni precedenti. Per quanto concerne, infine, la chiusura del commissariamento, si fa presente che il commissario delegato sta provvedendo alla sola gestione ordinaria dei flussi di RSU ed alla conclusione delle attività avviate e residuali, provvedendo contestualmente al passaggio di tutti gli atti agli enti ordinariamente competenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non so da dove iniziare, onestamente mi trovo in un'enorme difficoltà e lei mi perdonerà e chiedo ovviamente la sua comprensione nei miei confronti. In poche battute, signor sottosegretario, la ringrazio anche per la risposta, però io so di lei, conosco la sua sensibilità e il suo impegno anche sul piano professionale, e se lei fosse al mio posto e si trovasse di fronte a queste problematiche, che ho cercato succintamente di delineare e soprattutto di narrare, non so quale risposta si sentirebbe di dare, se fossero invertiti i rapporti e i ruoli. Le dico subito che non sono ruoli diversi, né il suo né il mio, perché tutti e due facciamo parte di momenti istituzionali importanti, in cui l'assunzione della responsabilità, legata alla sensibilità, non può mai venir meno.
Guai se da quella posizione o da questa posizione ci fossero atteggiamenti preconcetti, pregiudiziali; riterrei che tutto questo sarebbe un fatto negativo per il divenire del nostro Paese, per gli obiettivi delineati e non raggiunti, per i traguardi agognati e quindi svaniti. Mi riferisco a questa vicenda dei rifiuti solidi urbani. Forse lo abbiamo capito e lo ha compreso anche lei, sottosegretario, perché dalla sua risposta c'è una descrizione tutto sommato negativa. Non è che la sua risposta induce ad un ottimismo di maniera, ad un «imbonimento» (se si potesse usare questa parola).
La situazione dei rifiuti in Calabria ha posto una serie di interrogativi, sia di ordine economico, che di ordine gestionale e morale. Non è un problemino, è un problema che si è accompagnato via via nel tempo in termini certamente non positivi. Siamo dal 1997, come lei ha ricordato, nella gestione commissariale dell'emergenza. Dal 1997 ad oggi la situazione è peggiorata. Se noi facciamo un raffronto delle risorse impiegate - risorse tanto per usare un termine nobile, i soldi impiegati, tanto così si capisce bene, i soldi impiegati - con delle procedure accelerate, con degli Pag. 64affidamenti ad hoc, senza nessun ritorno, dove alcune volte la magistratura si è interessata, ma poi abbiamo perso anche i segni delle attività degli inquirenti, ecco, se noi facessimo un raffronto tra i costi e i benefici, i costi sono stati enormi e i benefici pochi. Per quale motivo? Per quali motivi i Governi non hanno mai voluto superare il problema della gestione commissariale? Chi ha voluto e chi ancora tiene alla gestione commissariale? Non dico lei, in quanto questo Governo c'è da sei mesi, ma da anni ogni Governo, con molti colleghi che poi facevano i Ministri, veniva qui in termini sacrali a promettere che era finita la gestione commissariale dell'emergenza. Ma chi la vuole l'emergenza? Ma chi la mantiene l'emergenza?
Ecco perché chiedo e le sollecito certamente a guardare, anche perché, come le ripeto, la conosco, so della sua sensibilità, so che lei si è interessato a questi problemi, sempre. Poi c'è anche un nuovo Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e conosco anche lui. Quali sono gli interessi consolidati in Calabria? In Calabria non hanno funzionato le strutture, nessuna. Il commissario gestionale oggi non può fare il discorso del Lalli. Quella vicenda, che tutti forse conoscevano, non ha avuto nessun controllo fino a quando poi è intervenuta la magistratura e c'era il peculato, c'erano vicende drammatiche. Bella gestione commissariale, belle gestioni commissariali! Che c'è, la magistratura deve intervenire per chiudere e via dicendo una situazione drammatica, una situazione che metteva e che ha messo in pericolo vaste aree del territorio calabrese?
Signor Presidente, non sono soddisfatto, ma sono soddisfatto perché posso interloquire ovviamente con il dottor Fanelli. Uscendo fuori dal formalismo e dalla ritualità, li è veramente e certamente un imbroglio, un grande imbroglio, un incredibile imbroglio, drammaticamente un imbroglio che ricade sulle spalle dei cittadini calabresi e sul territorio calabrese. Non c'è dubbio che la mia sollecitazione è questa ed è rivolta a ciò. Se c'è questa mia sollecitazione pressante certamente non mi posso dire soddisfatto, ma speranzoso di sicuro sì. L'ultima cosa che muore è la speranza e la fiducia, soprattutto su uomini che pensano quanto meno un poco alle istituzioni e alle responsabilità. E poi capire qual è la responsabilità del Ministero e la responsabilità della regione, perché con questo equivoco non si finirà mai di capire la verità. Sono stato e sono uno che nelle Aule parlamentari sta proponendo che l'ambiente, la pubblica istruzione e la sanità devono essere in testa come competenze primarie allo Stato. È un fatto di sicurezza. Dobbiamo capirlo. Attraverso le mediazioni, infatti, di cui lei parlava e a cui lei faceva riferimento, non si va avanti, non si sa la verità e ci sarà sempre un'opacità e una zona d'ombra che non ci porta da nessuna parte, almeno non ci porta verso lidi positivi, ma certamente negativi.

(Iniziative volte a salvaguardare il mercato automobilistico italiano, con particolare riferimento al settore delle auto di lusso - n. 2-01522)

PRESIDENTE. L'onorevole Gibiino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01522, concernente iniziative volte a salvaguardare il mercato automobilistico italiano, con particolare riferimento al settore delle auto di lusso (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, con questa interpellanza urgente ho voluto porre l'accento su una crisi del settore, che non viene esattamente percepita per come è. È bene che elenchiamo un po' di dati per capire che nel primo trimestre del 2012 ci sono state quasi il 17 per cento di immatricolazioni in meno. Nei brand dell'Alfa Romeo e della FIAT, per parlare di autovetture italiane, si sono registrate immatricolazioni pari al -33 per cento e al -17 per cento per la FIAT. A gennaio nel 2012 si sono immatricolate soltanto 137 mila vetture, per intenderci il dato più basso da vent'anni a questa parte, e le proiezioni portano ad una quantità di 500 mila unità in meno per il 2012. Pag. 65
Non esiste da parte del Governo un piano di sviluppo dell'ecomobilità cioè quella serie di incentivi che gradualmente possano applicarsi man mano che le vetture di nuova generazione producano ed emettano meno anidride carbonica.
In riferimento all'Europa abbiamo un mancato adeguamento fiscale se solo pensiamo che l'ammortamento delle vetture aziendali si fa in quattro anni anziché in due e che, unico caso in Europa, la detrazione e l'ammortamento delle vetture avviene al 40 per cento del loro valore anziché al 100 per cento. Una materia a parte riguarda quello che è stato definito il settore delle auto di lusso, ma che in effetti sono l'eccellenza italiana, se vogliamo guardarlo sotto un altro punto di vista. L'Italia costruisce sulla moda, l'Italia costituisce sui suoi monumenti, ma costruisce anche su una tradizione che poi è diventata innovazione e si chiama, ad esempio, Ferrari e Maserati. Da quando abbiamo deciso di applicare il superbollo vendiamo la metà delle Ferrari e il 70 per cento in meno di Maserati. Questo significa anche demonizzare l'utilizzatore di tali vetture e determinare una fuga di clienti, che avviene ovviamente fuori dai confini del nostro Stato. Il Governo aveva pensato di introitare quasi 170 milioni di euro - queste erano le proiezioni - dal superbollo applicato a queste poche vetture. Dalla contrazione delle vendite, invece, deriva una riduzione di 2,5 miliardi di introito per mancate vendite derivanti da IVA, IPT e bollo. Questo ovviamente determinerà una chiusura delle concessionarie, delle rivendite autorizzate e non: infatti, se le case automobilistiche possono produrre e vendere all'estero, chi vende in Italia può soltanto vendere in Italia.
È bene anche inquadrare che il mercato automobilistico nel suo complesso produce l'11,4 del PIL, il 16,6 per cento del gettito fiscale e impegna, con l'indotto, un milione 200 mila addetti: infatti dietro un italiano che acquista una vettura che chiamiamo di lusso ci sono molte e molte persone e molte famiglie che ci guadagnano e che portano a casa un giusto stipendio. Ebbene, di fronte a tutto questo ci deve essere un'attenzione da parte del Governo: quali misure adottare verso innovazione e tradizione, cioè quelle che chiamiamo auto di lusso, e se dobbiamo dare conto agli studi di settore che dicono di investire sull'ecomobilità, che porterà a un volume di vendite pari a circa 200 mila in più, lo Stato riuscirebbe a recuperare l'ammontare degli incentivi da quanto viene prodotto dall'introito fiscale.
È ancora necessario adeguarsi all'Europa, cioè, in termini di ammortamento, da 4 a 2 anni, da 5 a 3 per i veicoli commerciali e prevedere l'adeguamento della detraibilità non solo al 40 per cento dell'IVA, ma al 100 per cento. Sulle vetture, e concludo, che chiamiamo di lusso - che sono quelle che fanno sognare coloro che abitano fuori dai nostri confini e che amerebbero stare in Italia e utilizzare ciò che sappiamo intelligentemente e con genio produrre, cioè le auto di lusso di cui parlavo prima - se riusciamo ad immaginare un décalage più importante, se riteniamo che, magari, debba essere applicato alle vetture nuove, ma non alle vetture usate. In questo senso, auspico, concludendo, che ci possa essere un intervento importante, un incontro importante tra il Governo e le categorie interessate perché possa trovarsi una soluzione, soprattutto per la tutela dell'occupazione in questo settore.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con riferimento al primo dei punti trattati dall'interpellante, cioè correggere la normativa vigente delle auto aziendali, il Governo ha approvato, in data 16 aprile 2012, un disegno di legge di delega fiscale, recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.
Nell'ambito delle disposizioni contenute in questo disegno di legge, volte, tra l'altro, a razionalizzare la determinazione del reddito d'impresa e della produzione netta, Pag. 66è prevista la revisione dei regimi di deducibilità degli ammortamenti, delle spese generali e di particolari categorie di costi, salvaguardando e specificando il concetto di inerenza e limitando le differenziazioni tra settori economici. In considerazione di questo, si rappresenta che la proposta di intervento auspicata dall'onorevole interpellante potrebbe essere più propriamente esaminata e inquadrata nell'ambito dell'attuazione del predetto disegno di legge delega.
Per quanto attiene al secondo punto, cioè la limitazione del diritto alla detraibilità dell'IVA al 40 per cento, si osserva che l'Italia è stata autorizzata dal Consiglio dell'Unione europea, ai sensi della direttiva sull'IVA, a limitare al 40 per cento il diritto a detrarre l'IVA sulle spese relative ai veicoli stradali a motore che non siano interamente utilizzati a fini professionali, cioè che siano ad uso promiscuo ed anche ad uso individuale.
Siccome risulta difficile e, in molti casi sarebbe estremamente oneroso, individuare in via analitica la misura dell'uso privato dei veicoli, si è ritenuto che la percentuale forfettaria del 40 per cento fosse congrua. La misura - lo ripeto - è stata giustificata dall'esigenza di semplificare la procedura per l'imposizione IVA e di evitare evasione o elusione mediante contabilizzazioni scorrette. Di contro, però, in caso di integrale uso ai fini professionali, il diritto a detrazione è garantito nella misura del 100 per cento.
Per quanto riguarda l'ultimo punto, il Dipartimento dell'economia e delle finanze rileva che la problematica del trattamento tributario dei veicoli aventi potenza fiscale superiore a 185 chilowattora, oggetto dell'addizionale erariale alla tassa automobilistica regionale, e la relativa proposta di esenzione per i veicoli usati, comporta valutazioni non solo di ordine politico, ovviamente, ma anche implicazioni in termini di minor gettito erariale. Va notato che il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, ha previsto - ed è in vigore - un meccanismo di progressiva riduzione dell'importo del tributo in ragione dell'età del veicolo, fino a giungere alla totale esenzione per i veicoli fabbricati in tempi più lontani.

PRESIDENTE. L'onorevole Gibiino ha facoltà di replicare.

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, certamente ci sarà da lavorare su questo disegno di legge di delega a cui accennava il sottosegretario.
Non ho certezza che, in realtà, si possa arrivare con così facilità alla detrazione del 100 per cento, se si riesce ad individuare correttamente l'uso professionale. Infatti, ho dati sostanzialmente diversi da quelli che mi vengono detti e probabilmente quello che auspicavo prima, cioè che ci sia un produttivo incontro tra le categorie ed il Governo, probabilmente chiarirebbe questa cosa.
In merito al superbollo, in effetti il décalage inizia ad operare dal quinto anno in poi, ma l'imposta del superbollo che viene a colpire queste vetture è così alta che ha determinato una contrazione delle vendite così importante da produrre, alla fine, minori entrate per lo Stato. Ritengo quindi ciò che ho detto prima: un incontro corretto e produttivo tra le categorie ed il Governo farebbe bene a tutti, agli uni a potere produrre e vendere meglio e, agli altri - il Governo - a poter incassare con maggiore facilità ciò che si riusciva a fare fino alla fine del 2011.

(Rinvio delle interpellanze urgenti Boccia - n. 2-01530 e Benamati n. 2-01533)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Boccia n. 2-01530.

FRANCESCO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, d'accordo con il sottosegretario Pag. 67Vieri Ceriani chiediamo il rinvio tecnico alla prossima settimana della discussione dell'interpellanza.

PRESIDENTE. Prendo atto che per accordi intercorsi tra il presentatore ed il Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Boccia n. 2-01530 è rinviato ad altra seduta.
Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso del presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Benamati n. 2-01533 è rinviato ad altra seduta.

(Criteri adottati per le nomine nel consiglio di amministrazione di Eur Spa da parte del Ministero dell'economia e delle finanze - n. 2-01544)

PRESIDENTE. L'onorevole Causi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01544, concernente criteri adottati per le nomine nel consiglio di amministrazione di Eur Spa da parte del Ministero dell'economia e delle finanze (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARCO CAUSI. Signor Presidente, l'Eur Spa è una società per azioni detenuta al 90 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e per il 10 per cento, invece, dal comune di Roma capitale. Qualche giorno fa, esattamente il 7 giugno, l'assemblea ordinaria degli azionisti di EUR Spa ha proceduto all'approvazione del bilancio e alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione, sostanzialmente confermando il consiglio di amministrazione già in carica.
A me sembra, signor Presidente, che questo atteggiamento del Ministero dell'economia, in quanto azionista di maggioranza di EUR Spa, faccia emergere due rilevanti contraddizioni. La prima contraddizione è il fatto che, proprio in quei giorni - così come in questi giorni - il Paese e l'opinione pubblica discutono molto delle modalità con cui procedere alle nomine negli enti e nelle società pubbliche.
Il Presidente Monti, sia nelle indicazioni di nomina per la RAI, sia nelle sue indicazioni di nomina per l'Agcom, sia nelle procedure che sta seguendo per arrivare alle nomine nel GSE e nel GME ha inviato al Paese e alla politica un messaggio molto preciso: competenze, curricula, selezioni oggettive, indipendenza. A noi sembra, francamente, signor Presidente, che invece le nomine che proprio il 7 giugno sono state fatte dell'Eur Spa contraddicano clamorosamente il profilo - che noi sosteniamo - che il Presidente Monti vuole per le nomine pubbliche.
Non possiamo credere che il Ministro dell'economia e delle finanze, il Presidente del Consiglio non fosse a conoscenza delle scelte del suo Ministero. Crediamo che qualcun altro si sia preso questa responsabilità e chiediamo oggi ufficialmente al Governo di sapere cosa è davvero successo, perché vi è una clamorosa contraddizione tra la qualità delle nomine in Eur Spa con i messaggi più generali del Governo. L'interpellanza riporta, fra l'altro, alcune notizie e informazioni uscite sulla stampa nelle ultime settimane, non le voglio ripetere qui in Aula.
Riteniamo che, in particolare, per quanto riguarda la conferma dell'amministratore delegato di Eur Spa si sia fatto un grave errore. Ma anche sotto il profilo gestionale, e quindi non soltanto sul profilo dell'onorabilità e della professionalità dei singoli consiglieri nominati, in particolare dell'amministratore delegato, emerge nel comportamento del Ministero dell'economia e delle finanze, rispetto ad Eur Spa, un'altra contraddizione.
Per il Ministero dell'economia e delle finanze questa partecipazione alla Eur Spa è una partecipazione atipica. L'Eur Spa gestisce un compendio immobiliare nell'ambito di un quartiere romano. Nessun'altra società partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze ha queste caratteristiche così locali, micro-localistiche.
Il Ministero dell'economia e delle finanze ha un po' un atteggiamento ambivalente. Da un lato dice: va bene, questa è più una cosa che importa al comune di Roma. Pag. 68Dall'altra parte, però, quando, in occasione della discussione del decreto su Roma capitale tutte le forze politiche, unanimemente, avevano chiesto a questo punto che si sciogliesse la contraddizione e che la partecipazione azionaria del MEF, questo 90 per cento, fosse passata al comune di Roma capitale, il Ministero dell'economia e delle finanze ha orgogliosamente difeso queste azioni e questa partecipazione azionaria, fino in fondo.
Ma noi diciamo al Ministero dell'economia delle finanze che, se vuole restare azionista di maggioranza di Eur Spa e non vuole, come ha dimostrato, passare questa partecipazione nella piena responsabilità al comune di Roma capitale, allora il Ministero dell'economia e delle finanze deve fare il suo lavoro, deve esercitare tutti quanti i suoi poteri di controllo, di indirizzo e di vigilanza nei confronti di questa azienda, che anche sotto il profilo gestionale ha manifestato negli ultimi anni gravi problemi. Ne dico soltanto uno e concludo: scarsissima trasparenza.
Io la invito, Presidente, invito chi ascolta questo mio intervento a collegarsi su Internet e a vedere se si riesce a scaricare il bilancio di Eur Spa. È impossibile sia tramite il sito di Eur Spa, sia tramite il sito del MEF e sia tramite il sito del comune di Roma. Quindi, scarsissima trasparenza: sito non visitabile, bilancio non consultabile, proliferazione di società di secondo livello, in palese conflitto con tutte le più recenti normative che chiedono di ridurre il numero delle società di secondo livello, conflittualità così accesa con la camera di commercio di Roma per quanto riguarda la possibilità di integrare la gestione del nuovo centro congressi della nuvola di Fuksas con la nuova fiera di Roma, assenza totale di progetto industriale.
Quindi, annuncio qui che, visto che il Ministero dell'economia e delle finanze ha difeso orgogliosamente questa sua partecipazione, che secondo noi sarebbe stato molto più saggio e coerente assegnare al comune di Roma capitale, a questo punto chiediamo al MEF di occuparsene, di vigilare e di controllare e faremo di tutto affinché il MEF svolga questo compito tramite il sindacato ispettivo. Questo - e non è una minaccia, è una promessa - è soltanto il primo degli atti di sindacato ispettivo che il gruppo del PD inizierà a presentare nei confronti dell'azionista di maggioranza di Eur Spa.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Causi. Il sindacato ispettivo rientra assolutamente nelle prerogative di ogni singolo deputato.
Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, riguardo alla questione proposta dall'interpellante, si fa presente che le disposizioni dello statuto sociale della società Eur Spa, che è partecipata per il 90 per cento del capitale dal Ministero dell'economia e delle finanze e per il 10 per cento da Roma Capitale, prevedono che i componenti dell'organo amministrativo siano nominati secondo la procedura del voto di lista. In particolare, questa procedura comporta che quattro amministratori siano scelti nell'ambito della lista dell'azionista di maggioranza ed il quinto consigliere dalla lista dell'azionista di minoranza.
Con specifico riferimento al rinnovo dell'organo amministrativo per il triennio 2012-2014, gli azionisti hanno raggiunto a livello politico-istituzionale un'intesa in merito alla composizione dell'organo amministrativo ed hanno presentato, in sede di assemblea svoltasi il 7 giugno ultimo scorso, una lista unica, approvata all'unanimità, che ha visto la riconferma di quattro dei cinque consiglieri uscenti.
Per quanto riguarda la natura politico-istituzionale dell'intesa raggiunta tra gli azionisti, giova precisare che la società ha registrato nell'ultimo biennio risultati economici positivi.
Inoltre, è stata impegnata nella realizzazione di rilevanti progetti di sviluppo e valorizzazione immobiliare, fra cui il nuovo centro congressi, con l'annesso albergo Pag. 69e la riqualificazione dell'area dell'ex velodromo olimpico.
Per quanto concerne, poi, la costituzione di nuove società partecipate, premesso che tali operazioni hanno carattere gestionale e, pertanto, sono rimesse all'autonoma determinazione del consiglio di amministrazione, si fa presente che, come emerge dalle risultanze del bilancio consolidato, la costituzione delle medesime società è risultata funzionale alla politica di risparmio dei costi attraverso l'internalizzazione di attività precedentemente affidate in outsourcing.
Infine, in merito alla conferma dell'ingegner Riccardo Mancini e ai requisiti di onorabilità richiesti dallo statuto sociale, si precisa che lo stesso è stato riabilitato con ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Roma del 18 giugno 1999 e, pertanto, è eleggibile a consigliere di amministrazione ai sensi di legge e di statuto.

PRESIDENTE. L'onorevole Causi ha facoltà di replicare.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, il sottosegretario Ceriani non me ne voglia, perché naturalmente oggi è stato il veicolo inconsapevole di una nota scritta da altri all'interno del Ministero. Il mio commento è che la risposta del Ministero è imbarazzata e imbarazzante. È la risposta di un azionista che non vigila sulle sue società. Non è vero, ad esempio, che l'Eur Spa abbia in qualche modo migliorato e accelerato la procedura relativa al velodromo. L'accordo di programma relativo al velodromo era pronto già dal 2007 e ancora oggi è inattuato. Il progetto di riconversione di quell'importante area era pronto da cinque anni e, anzi, vorrei dire che forse la nuova gestione di Eur Spa l'ha frenata più che migliorarla.
Che le nuove società siano un veicolo per risparmiare costi mi sembra davvero imbarazzante, visto che queste nuove società hanno comportato un aumento occupazionale di circa 50 unità. 26 di queste 50 unità aggiuntive, assunte in questi ultimi anni dall'Eur Spa direttamente o indirettamente, adesso l'Eur Spa le vuole scaricare in qualche modo, assieme ad una di queste tre società, su Investimenti Spa e, quindi, su una società infrastrutturale della Camera di commercio di Roma.
Nell'ultimo consiglio di amministrazione di Investimenti Spa c'è stata una agguerrita discussione in merito a questo e la stessa Camera di commercio di Roma si è spaccata in due in questo momento su questa richiesta di Eur Spa. Quindi, non mi pare di poter dire che chi ha redatto quella nota sia davvero a conoscenza - come un azionista di maggioranza dovrebbe esserlo - dei fatti rilevanti della vita societaria.
Poi, mi scusi signor Presidente, noi chiedevamo quali criteri e quali valutazioni siano alla base delle scelte che hanno determinato le nomine e, quindi, quali criteri curriculari, quali valutazioni progettuali. Purtroppo, l'azionista di maggioranza - il Ministero dell'economia - si limita a dire che l'ingegner Mancini era eleggibile. Lo so che era eleggibile. Riteniamo che questa sua conferma sia stata inopportuna per note vicende che sono uscite sui giornali nelle ultime settimane e che non hanno a che fare con quello che era caduto nel 1988. Comunque, il Ministero dell'economia è talmente imbarazzato nel dare questa risposta che non riesce neanche a dire in base a quali criteri si sia arrivati alla scelta di questi consiglieri di amministrazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Approvazione in Commissione (ore 16,58).

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, 14 giugno 2012, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, le seguenti proposte di legge:
COSCIA ed altri: «Modifica dell'articolo 1 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per la promozione Pag. 70dei valori costituzionali nella scuola, e istituzione della Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione e della bandiera» (2135);
FRASSINETTI ed altri: «Disposizioni per l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo dell'istruzione» (4117), in un testo unificato, con il seguente titolo: «Norme sull'acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull'insegnamento dell'inno di Mameli nelle scuole» (2135-4117).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 18 giugno 2012, alle 16:

1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile (C. 5203-A).
- Relatori: Distaso, per la I Commissione; Margiotta, per l'VIII Commissione.

2. - Discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e nuovamente modificato dal Senato) (C. 2326-E).
- Relatori: Angela Napoli, per la II Commissione; Mecacci, per la III Commissione.

3. - Discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00975 e Cicchitto ed altri n. 1-00986 concernenti iniziative in ambito internazionale e comunitario in relazione alla situazione in Siria.

La seduta termina alle 17.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4434-A ed abb. - em. 7.251 393 247 146 124 237 10 46 Appr.
2 Nom. articolo 7 415 415   208 414 1 42 Appr.
3 Nom. articolo 15 420 417 3 209 416 1 41 Appr.
4 Nom. em. 16.10 rif. 435 313 122 157 312 1 39 Appr.
5 Nom. articolo 16 441 433 8 217 432 1 38 Appr.
6 Nom. articolo 17 449 443 6 222 442 1 38 Appr.
7 Nom. em. 18.600 447 441 6 221 440 1 38 Appr.
8 Nom. articolo 18 450 445 5 223 444 1 38 Appr.
9 Nom. em. 19.3 456 431 25 216 76 355 37 Resp.
10 Nom. articolo 19 461 457 4 229 454 3 36 Appr.
11 Nom. articolo agg. 19.06 473 447 26 224 67 380 36 Resp.
12 Nom. articolo 20 478 476 2 239 472 4 36 Appr.
13 Nom. odg 9/4434-A/10 500 473 27 237 115 358 34 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/4434-A/19 485 474 11 238 68 406 34 Resp.
15 Nom. odg 9/4434-A/20 506 494 12 248 67 427 34 Resp.
16 Nom. odg 9/4434-A/27 501 490 11 246 61 429 34 Resp.
17 Nom. odg 9/4434-A/29 493 484 9 243 64 420 34 Resp.
18 Nom. odg 9/4434-A/38 rif. 504 495 9 248 487 8 34 Appr.
19 Nom. odg 9/4434-A/42 506 438 68 220 418 20 34 Appr.
20 Nom. odg 9/4434-A/43 n.f. 504 500 4 251 499 1 34 Appr.
21 Nom. Ddl 4434-A ed abb. - voto finale 481 379 102 190 354 25 27 Appr.