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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 649 di mercoledì 13 giugno 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9,30.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gregorio Fontana e Tommaso Foti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sul vertice informale dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea svoltosi a Bruxelles il 23 maggio scorso (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sul vertice informale dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea svoltosi a Bruxelles il 23 maggio scorso.
Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto. È prevista la ripresa televisiva diretta.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti.

MARIO MONTI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, sono lieto di questa occasione per fare il punto sulla dinamica delle decisioni europee in una fase particolarmente intensa e particolarmente cruciale per l'Europa e per il nostro Paese. L'appuntamento più rilevante è quello del 28 e 29 giugno a Bruxelles, quando avrà luogo il Consiglio europeo. Prima di allora - lo dico perché il Governo italiano sta cercando, con l'appoggio e il retroterra importantissimo del Parlamento italiano, di essere protagonista non solo nelle riunioni dei vertici, ma nella fase di costruzione del consenso - tra qui e il 28 giugno avremo una serie di momenti di avanzamento parziale verso le decisioni del 28 giugno. Alcuni momenti sono multilaterali e già organizzati, in particolare il G20 a livello di Capi di Governo, che si terrà in Messico il 18 e 19 giugno, e che verosimilmente sarà ancora una volta un'occasione multilaterale come è stato il G8 a Camp David, in cui il tema europeo ha predominato, data la sua urgenza, l'incontro. Prima di allora, avremo oggi pomeriggio un mio Pag. 2incontro a Berlino con il Ministro della finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. Approfitto per correggere ciò che un quotidiano dice stamattina, cioè che ieri avrei avuto una telefonata con la Cancelliera Merkel nella quale vi sarebbero stati una serie di «no». Io non ho chiesto né ho ricevuto telefonate dalla Cancelliera Merkel, con la quale peraltro siamo in dialogo, ma né ieri né in questi giorni, non c'è stato niente di questo genere. Oggi lei non sarà a Berlino ed io non la incontrerò, incontrerò il Ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, quindi vi prego di non tenere conto di quanto è scritto qui. Domani sarà in visita a Roma il Presidente François Hollande, che teneva ad avere un incontro bilaterale prima di avere quello multilaterale in programma, sempre a Roma, per il 22 giugno, al quale parteciperanno, oltre a noi, come ospiti, la Cancelliera Merkel, il Presidente Hollande e, su sua richiesta, il Presidente del Governo spagnolo Mariano Rajoy. Abbiamo una serie di altri contatti bilaterali e poi si arriverà all'Eurogruppo del 20 o 21 giugno e infine al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Ciò è quanto avverrà nell'ambito europeo. A questo vanno aggiunti numerosi momenti di scambio di opinioni con il Presidente degli Stati Uniti che sta seguendo con comprensibile interesse ed anche apprensione la dinamica dell'Eurozona.
Vi ho riferito questo perché è chiaro che se si vuole avere poi i risultati nei Consigli europei che corrispondano ai nostri interessi e ai nostri obiettivi bisogna cercare di costruirli passo passo in una situazione europea complicata e in situazione italiana adeguatamente rafforzata rispetto a quella di qualche mese fa. Lasciatemi spendere qualche parola su questo perché dobbiamo contemporaneamente essere consapevoli delle sfide ma anche consapevoli del lavoro che in queste Aule e nel Governo e nel Paese è stato fatto in questi mesi. Ebbene, mi riferisco prima di tutto alla situazione della finanza pubblica. In questo devo dire che ci sono fatti, che posso confermare, nel Financial Times di oggi che cita i diversi punti di forza dell'economia italiana: un disavanzo pubblico molto più basso - dice il Financial Times - di quello della Spagna ma anche di altri Paesi; nel 2012 il disavanzo pubblico italiano sarà la metà di quello medio dell'Unione europea, nel 2013 avremo un avanzo strutturale dello 0,6 per cento del prodotto interno lordo, mentre l'Unione europea avrà un disavanzo strutturale di circa il 2 per cento.
Attenzione, questo non è eccesso di zelo da parte italiana. Siccome i vostri e nostri remoti predecessori hanno costruito un debito pubblico che è il 120 per cento del prodotto interno lordo, e i nostri immediati predecessori hanno accettato un percorso di rientro severo, è chiaro che dobbiamo avere obiettivi più ambiziosi di quelli che hanno altri Paesi, ma sulla strada di questi obiettivi siamo pienamente in regola e in corsa come è stato riconosciuto dalla Commissione e da tutte le altre istituzioni. Abbiamo poi - come è noto - un debito del settore privato più basso di altri Paesi, e un risparmio privato maggiore degli altri Paesi. Abbiamo - come ci ricorda il Financial Times - banche in larga prevalenza molto stabili che non hanno indulto nel finanziare la speculazione immobiliare e abbiamo persino (per strano che possa sembrare, ma gli altri Paesi sono messi molto male) un tasso di disoccupazione più basso di tanti altri Paesi europei. Ebbene, questo lo dico perché siamo molto sereni per quanto riguarda il modo in cui l'Italia oggi si presenta nel quadro internazionale e anche ai mercati internazionali. Finisco di parlare di Italia e passo rapidamente per pochi minuti al quadro europeo per dire che siamo tutti consapevoli dell'ansia di crescita così necessaria. L'ansia di crescita ci può portare qualche volta a dividere il tempo in categorie logiche che non hanno grande riscontro nella realtà, cioè avuti questi buoni risultati sul piano della finanza pubblica potremmo ben chiudere una fase 1 disciplina del bilancio e aprire una fase 2 crescita.
Non è così prima di tutto perché la disciplina di bilancio dovrà essere una nostra compagna di viaggio alla quale ci Pag. 3abitueremo sempre di più e che non è necessariamente foriera di recessione o di depressione se è accompagnata sul piano europeo e italiano da altre politiche appropriate. In secondo luogo perché - udite, udite, non si è ancora molto visto nei risultati perché queste cose richiedono mesi e trimestri in tutto il mondo per dare frutti - per le azioni per la crescita il Governo si è messo al lavoro già all'inizio della propria attività.
E nei provvedimenti, come il pesante pacchetto di dicembre, cosiddetto «salva Italia», certamente orientati soprattutto al rigore per evitare situazioni molto compromettenti per il Paese, abbiamo già ricavato al loro interno misure pro crescita, come quando abbiamo spostato una parte dell'imposizione dal lavoro e dall'impresa al patrimonio o come quando abbiamo creato l'ACE e via dicendo. Inoltre, anche i provvedimenti per le liberalizzazioni, su cui molto hanno lavorato le due Camere, sono ovviamente provvedimenti presi non per il rigore, ma per la crescita e così via. Adesso, però, provvederemo nei prossimi giorni a un altro piccolo concentrato di misure per la crescita. Propongo di non chiamarlo decreto crescita o decreto sviluppo, ma lo iscriverei piuttosto in un'operazione crescita di cui questo sarà un altro tassello importante. Dobbiamo, infatti, vedere le cose nel tempo e, quindi, quando valuterete, e l'opinione pubblica valuterà, quest'altro provvedimento, inviterei a tenere presente che non è la prima cosa che viene fatta per la crescita, ma purtroppo ci vuole tempo perché gli input per la crescita diano luogo ad un output di effettiva maggiore crescita. Teniamo anche presente che nella struttura stessa di questo Governo l'attenzione alla crescita e allo sviluppo è presente proprio in termini architettonici perché per la prima volta abbiamo creato un Ministro per lo sviluppo economico e per le infrastrutture e i trasporti, quindi con una grande responsabilità e capacità di muovere energie proprio verso la crescita.
Scusate se non entro nei singoli aspetti tecnici del Consiglio europeo, ma mi preme piuttosto darvi l'idea dell'azione politica, anche perché è su questa che cerchiamo il conforto o la critica e, poi, spero il sostegno del Parlamento. Lasciatemi, inoltre, ringraziare l'intero Governo e, in particolare, il Ministro Moavero Milanesi che sta svolgendo un'opera veramente eccellente su tutti questi fronti. Quali obiettivi abbiamo avuto e abbiamo nella nostra azione verso l'Unione europea? Nella primissima fase abbiamo avuto l'obiettivo di mostrare, con le azioni che svolgevamo all'interno del Paese, di non aver bisogno della protezione un po' paralizzante altrui. E posso rivelare che in quella fase eravamo molto sottoposti a paterni, qualche volta materni, consigli: ma perché non fate domanda di appoggio o di finanziamento da parte del Fondo «salva Stati» o del Fondo monetario internazionale? Questa situazione l'ha vissuta per primo il mio predecessore, il Presidente Berlusconi, nelle giornate del G20 di Cannes, a fine ottobre, primi di novembre, ma poi anche noi nei primi due-tre mesi abbiamo avuto questo tipo di comunicazione. Abbiamo preferito che il Paese cercasse di fare da sé, non perché sia una cosa necessariamente disdicevole essere assistiti. Abbiamo visto che l'assistenza verso la Spagna è un'assistenza specifica, ossia verso le banche; un'assistenza across the board, generalizzata, invece, perché un Paese non si rimette in piedi da solo con la finanza pubblica, vuol dire la cosiddetta troika, termine russo, ma in salsa europea, ossia avere seduti, quasi come governatori collettivi di un Paese, il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e la Commissione europea.
Credo che questo Parlamento condivida il sentimento che è del Governo e che è nella tradizione italiana di auspicare sì parziali cessioni delle sovranità nazionali in un contesto europeo, come processo condiviso per esercitare più efficacemente le sovranità nazionali. Altro è dover cedere in modo asimmetrico parte della propria sovranità. Ritengo che gli sforzi che il popolo italiano ha fatto e sta facendo siano duri da accettare, ma ritengo che sarebbero stati più duri da accettare, e Pag. 4maggiore sarebbe stato il senso di alienazione, di frustrazione e di ripulsa verso la costruzione europea, se questi sforzi si fossero dovuti accettare, come ad esempio in Grecia, perché dettati dalla troika.
In quella fase - signor Presidente, ho quasi concluso questo quadro e poi termino - ci siamo anche molto battuti perché l'Europa si dotasse di migliori e più robusti firewalls, barriere antincendio, per evitare il contagio. Ma se questo ha creato talvolta qualche equivoco, cioè che noi cercassimo finanziamenti da parte dell'Europa o di singoli grandi Paesi europei, questo non è mai stato il caso. Abbiamo molto insistito perché, nell'interesse generale e potenzialmente anche dell'Italia, ci si dotasse di questi maggiori firewalls che poi, un po' per volta, in genere troppo tardi e troppo poco, sono venuti (il Fondo «salva Stati» e il meccanismo europeo di stabilità): ma abbiamo insistito quasi con lo stesso spirito - eravamo un pochino più potenzialmente coinvolti - con cui il presidente Obama e il segretario al tesoro Geithner insistevano sugli europei perché questo avvenisse cioè come maggiore immunizzazione del sistema e non perché prevedessimo di dover firmare una domanda italiana di finanziamento.
Nella fase più recente la nostra politica verso l'Unione europea ha potuto cambiare di tono: da una parte abbiamo dato sufficiente dimostrazione all'estero e ai mercati di avere via via messo a posto la nostra casa e abbiamo sollecitato, insieme ad altri Stati membri, le istituzioni europee e gli altri Stati membri a favorire maggiormente una politica di crescita. Anche in questo caso non abbiamo mai visto una fase 1, «a posto i bilanci sul piano europeo», e una fase 2, «ecco adesso la crescita sul piano europeo».
L'argomento che da parte italiana stiamo svolgendo in sede europea e a Camp David l'abbiamo spiegato anche al presidente Obama è il seguente: prima di tutto l'Europa ha bisogno di maggiore crescita. Adesso siamo tutti adulti e sappiamo che la maggiore crescita non può avvenire in modo sostenibile a scapito di una disciplina di bilancio. Ma c'è bisogno di una maggiore crescita. Non si dica che la maggiore crescita è un fattore importante ma che verrà dopo aver risolto i problemi dei mercati finanziari. No, la maggiore crescita, se messa in cantiere in modo credibile, aiuterà anche a risolvere i problemi dei mercati finanziari ed io ho portato l'esperienza italiana. Lo spread, che ho trovato a 574 sul marco (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), è poi sceso via via fino a 250-260 con alti e bassi poi è cominciato a risalire non per un fatto specifico italiano - tant'è vero che in quella fase abbiamo cominciato ad avere un tasso di interesse più basso di quello spagnolo mentre per una lunga fase precedente l'avevamo più alto - ma per le turbolenze nel mercato europeo connesse soprattutto alla Grecia.
Ebbene, l'argomento che abbiamo sviluppato era il seguente: se nel Consiglio europeo del 28 giugno (meglio sarebbe stato prima, ma almeno in quello del 28 giugno) vi sarà un credibile pacchetto di decisioni europee sulla crescita, e i temi li sapete: maggiore ruolo ammesso per seri investimenti pubblici - che non occorre sia introdotto attraverso modifiche del trattato, implausibili in questa fase, ma attraverso un esplicito riconoscimento da parte della Commissione europea, in sede di applicazione del trattato, che certi investimenti pubblici saranno visti con favore -, se vi saranno passi dichiarati e tempificati verso la costruzione di eurobonds o stability bonds o redemption funds, che di nuovo non possiamo pensare che siano operativi quest'anno, ma che non vengano estromessi dal tavolo e che siano cantieri su cui si costruisce abbastanza rapidamente, con tutti questi se, se quindi si recepisce una prospettiva di sviluppo, allora - è stato il nostro argomento - lo spread italiano diminuirà. Perché? Perché lo spread italiano è ancora così alto (oggi siamo a 465 credo, mentre parliamo) perché il debito pubblico italiano è molto alto, e lì per un po' di tempo, via via che scenderà, resterà molto alto. L'Italia è apprezzata per quello che ha fatto sulle nuove decisioni, ma si tirerà dietro quel debito per lungo tempo. Ma soprattutto Pag. 5quello che preoccupa anche i mercati finanziari ed anche le agenzie di rating è la scarsa crescita, che è quello che preoccupa tutti noi socialmente e politicamente. Se verranno misure per una maggiore crescita, allora gli stessi mercati finanziari riterranno più sostenibile la finanza pubblica italiana, pagheremo uno spread inferiore, i tassi di interesse scenderanno e le imprese saranno più facilitate anziché penalizzate negli investimenti. Quindi questo già metterà più al riparo dal contagio.
Io direi che ho svolto i punti che mi ripromettevo di svolgere. Un'ultima, anzi due considerazioni telegrafiche. Una: voi capite bene che siccome nel Consiglio europeo si lavora e si decide per consenso, cioè all'unanimità, è molto più facile bloccare cose che introdurre cose nuove o cambiare cose esistenti. Sarebbe stato per esempio più facile (l'Italia avrebbe potuto esercitare il diritto di veto, cosa di cui è bene non abusare, ma che esiste) bloccare, nella primavera dell'anno scorso, il six-pack, che portava questo profilo severo di rientro del debito, di quanto non sia oggi facile, per esempio, inserire una regola che faciliti gli investimenti pubblici, perché basta uno solo degli altri perché questo non avvenga (Commenti del deputato D'Orazio).
Un'ultimissima considerazione: avrete visto che ieri sera - e sono molto grato a loro - gli onorevoli Alfano, Bersani e Casini hanno accettato un incontro a palazzo Chigi (Commenti del deputato Di Pietro) - se riterranno potranno loro riferirsi o meno a questo incontro - e comunque ho ritenuto di esporre loro con chiarezza la situazione, che presenta gli aspetti positivi che possono pacatamente essere discussi come stiamo facendo qui oggi, ma che presenta anche - avete visto i mercati in questi giorni - tensioni nei mercati molto molto gravi e che toccano nuovamente l'Italia.
Dunque, il suggerimento che io ho dato ai capi dei partiti che sostengono il Governo, è quello, se possibile, di un'intensificazione dell'azione, in particolare, per quanto riguarda i tempi. Vi sono decisioni nelle Aule parlamentari o nelle Commissioni; tutto quello che sarà possibile fare, sotto la guida dei rispettivi Presidenti, alla Camera e al Senato, per portare a conclusione il più rapidamente possibile questi provvedimenti, se sono condivisi, gioverà a togliere quell'idea di «mezza cottura» soltanto, che permette ad osservatori, non sempre, magari, mossi da innata simpatia verso il nostro Paese, di scrivere: sì, c'è la tale riforma, buona o ottima, ma chissà se il Parlamento l'approverà.
Quindi, io confido che sapremo avvalerci di questa grossa, nuova difficoltà che si è profilata, sia per avere uno sforzo raddoppiato sul fronte europeo, sia per avere uno sforzo raddoppiato sul fronte delle politiche italiane. Quindi, è con grande rispetto e grande speranza che mi rivolgo a tutti voi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Angelino Alfano. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo non sfugga che l'Europa si trovi ad un bivio decisivo della propria storia e per la propria storia: il bivio è quello tra l'andare avanti ed il tornare indietro. Se c'è una cosa che appartiene ormai alla consapevolezza comune, è che una sola condizione non è data come possibile per l'Europa e, cioè, quella di stare ferma lì dov'è: o l'Europa sarà capace di andare avanti o, inevitabilmente, il processo d'integrazione europea andrà indietro (Commenti del deputato Evangelisti). Signor Presidente del Consiglio, la scelta, che il Consiglio a cui lei parteciperà a fine mese farà, segnerà una tappa importante per capire quale sarà la scelta dell'Europa: andare avanti o tornare indietro. Alla filosofia del tornare indietro apparterrà ogni omissione, ogni mancata scelta, ogni eccesso di prudenza. Pag. 6
Vedete, l'intervento americano frequente, sebbene telefonico, sulla vicenda europea, le preoccupazioni del Presidente degli Stati Uniti d'America fanno emergere, ad ogni evidenza, come sia una questione dell'Occidente quella della crisi economica. Obama non chiamerebbe nessuno dei leader europei, se il problema fosse europeo. Il tema di questo pezzo della nostra storia è che l'Europa rischia di trascinare in un declino l'intero Occidente: o l'Europa si solleva con delle scelte coraggiose, o l'intero Occidente rischia di esserne trascinato. E va bene anche la battuta che, forse, Obama ha qualche trepidazione per la sua personale campagna elettorale e per l'andamento dell'economia americana, che è senz'altro condizionata da quella europea, ma ciò non toglie nulla alla questione centrale: se l'Occidente va in crisi, gli storici diranno, un giorno, che un pezzo importante della responsabilità è dell'Europa e della sua condizione odierna.
Signor Presidente del Consiglio, noi siamo a sette mesi dall'insediamento del suo Governo: l'abbiamo sostenuta con lealtà e, senza usare immagini troppo raffinate, le dico che «la macchina l'ha guidata lei». Noi siamo stati lì, l'abbiamo sostenuta, abbiamo accettato i provvedimenti che il Governo ha proposto al Parlamento, e credo di non fare torto ad qualcuno se dico che il Parlamento, quando si è trovato a valutarli, non li ha peggiorati, ma li ha migliorati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). In questo contesto, noi continueremo a fare il nostro compito. Vede, lei ha sollecitato anche a noi, ieri sera, l'approvazione dei provvedimenti pendenti in Parlamento; e noi lo faremo: li approveremo, a cominciare da oggi. Talvolta, li condivideremo fino in fondo e li voteremo con maggiore entusiasmo e convinzione, talaltra, non condividendoli a pieno e fidandoci della regia da lei avuta per il sostegno al Governo.
Mi permetta di dirle che il tema della velocità non è del Parlamento perché, in talune circostanze, e mi riferisco alla riforma del mercato del lavoro, se lei avesse voluto imprimere un ritmo più veloce a quello che era il tema decisivo per il giudizio dei mercati, avrebbe potuto scegliere, a norma della Costituzione, un decreto-legge, e noi lo avremmo sostenuto con un percorso più celere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania), ma questo attiene al capitolo dei nostri compiti.
Tuttavia, il tema dei compiti a casa ci richiama un altro tema di cui il Parlamento dev'essere consapevole: vi è uno sganciamento in quello che i giuristi chiamano il nesso di causalità. Economisti e scienziati vari costruiscono nessi di causalità tra scelte dei Governi e comportamenti dei mercati, e le circostanze della storia si incaricano sempre di recidere quel nesso. L'ultimo caso è quello di Rajoy, al quale sono stati imposti compiti per casa, lui li ha fatti e le banche stanno crollando. Questa spoliazione - apparente o evidente - della sovranità popolare, per cui i Governi fanno sempre compiti che qualche altro assegna loro e i mercati hanno sempre reazioni diverse da quelle previste, rende il nostro compito, per certi versi, preoccupato e, per altri versi, consapevole di una limitata sovranità. Ecco perché, se noi vogliamo avere qualche speranza di buon esito, o spingiamo al massimo le potenzialità della nostra azione, oppure è illusorio pensare che capacità limitate della nostra azione possano produrre effetti importantissimi.
Dunque, in che cosa deve consistere, a mio avviso, l'azione dell'Europa? Deve consistere nel realizzare una visione, perché noi non siamo privi di visione, siamo privi della volontà politica di alcuni di dare luogo, corpo e concretezza a quella visione. L'unione dev'essere monetaria, l'unione dev'essere politica, l'unione dev'essere bancaria, l'unione dev'essere financo energetica, l'unione dev'essere infrastrutturale, l'unione deve essere un qualcosa che non può essere un sinonimo di vincoli, ma deve essere anche un qualcosa che unisce, non per i vincoli, che Pag. 7vengono avvertiti da tutti, ma per le opportunità, che, invece, vengono percepite solo da qualcuno.
Vado al dunque. Occorre correggere l'errore storico della costruzione dell'euro. Qualcuno, nella metà degli anni Novanta, aveva predetto che l'euro, in quanto primo esperimento della storia economica e monetaria del mondo, in quanto moneta che non fa riferimento ad uno Stato e che non ha dietro una banca centrale prestatrice di ultima istanza, avrebbe rappresentato un rischio per il continente nel quale sarebbe entrato in vigore e in funzione. Qualcuno lo aveva detto prima, lo aveva predetto. Oggi, le profezie negative si stanno avverando. Come rimediare? Occorre cambiare il mandato della Banca centrale europea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e occorre fare, su questo, una battaglia. Non le stiamo parlando di compiti facili, non le stiamo parlando di incarichi semplici, ma se la situazione fosse semplice, non ci sarebbe lei a capo del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È un tutto che si tiene.
Ciò che noi chiediamo è di fare come ha fatto l'America: mentre noi esportavamo vincoli nei ventisette Paesi, loro, in America, stampavano moneta, perché c'era la Federal reserve system (FED) che aveva ed ha un compito diverso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Avviciniamo questo modello. Creiamo una stabilità finanziaria con gli eurobond, creiamo una politica infrastrutturale comune con i project bond. Crediamoci, perché se non ci avremo creduto noi come classe dirigente, i giovani crederanno molto meno di noi all'Europa.
Io credo di appartenere, dal punto di vista anagrafico, all'ultima generazione di italiani che ha ritenuto quello europeo un sogno, che ha ritenuto che la visione di Alcide De Gasperi, di Schumann, di Adenauer, che il sogno europeo di Altiero Spinelli, potessero incarnarsi e avverarsi.
Il compito delle classi dirigenti europee di oggi è quello di impedire che per le nuove generazioni europee, l'Europa si trasformi da sogno in incubo, che l'Europa diventi il luogo del declino che non sa affrontare la crisi perché non riesce a trasformare in realtà omogenea e organica 300 milioni di abitanti, che ancora continuano a vivere il proprio spirito nazionale in una logica di egoismi.
Purtroppo, temiamo che a capo di questi egoismi ci sia la Germania (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) che influisce nel processo di costruzione culturale dell'Europa, non rivendicando i propri sforzi nel periodo post caduta del muro di Berlino o anche riconoscendo quanto è stata utile l'Europa alla Germania in quella fase delicata della sua storia, ma agisce ritenendo che il rigore sia l'unica prospettiva possibile. Qui non si tratta di un coniugio tra rigore e crescita, qui si tratta di seguire l'unica prospettiva possibile per evitare il declino dell'intero Occidente: occorre investire, chiamiamola crescita, chiamiamolo sviluppo; è chiaro che il rigore e l'austerità diventeranno sempre più compagni di viaggio di ogni buon governante, ma è altrettanto chiaro che la spirale recessiva non si fermerà mai se non ci sarà una variabile di crescita molto forte in quella frazione tra debito e PIL, tra deficit e PIL il cui denominatore si chiama crescita e si chiama sviluppo. Se le politiche saranno sempre e solo fondate su quel numeratore lì, non avremo un destino per l'Europa.
Concludo dicendo una cosa: lei andrà lì; c'è un dibattito anche semantico che la vede talvolta sorridente e talvolta no sull'espressione «battere i pugni in Europa». Noi sospendiamo questa espressione, però svolgiamo una conclusione di ragionamento politico; lei ha il sostegno delle principali forze parlamentari del Paese; queste forze parlamentari, credo, all'unisono, le diranno che lei ha un mandato pieno; noi tifiamo per l'Italia, noi tifiamo Italia. Quando lei andrà lì a fine mese, noi saremo idealmente al suo fianco perché crediamo che lei, lì, possa svolgere un ruolo importante (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico); usi questo consenso; dica alla Merkel che se la Germania continua in quella direzione, per Pag. 8quanto lei sia volenterosamente vicino ai temi della Germania, il Parlamento italiano potrebbe avere delle reazioni negative ad una certa politica della Germania (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo). Usi questo consenso e farà bene al suo Governo, al Parlamento, ma soprattutto all'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, cari colleghi, Presidente Monti, lei ha fatto bene a rivendicare le ragioni fondate dell'Italia; garantiamo il pieno sostegno alla sua azione, consapevoli del momento, come è sempre stato in questi mesi; e voglio dire, non a lei, Presidente, ma a qualche facile commentatore fuori di qui, che qui non ci sono palle al piede; qui c'è gente che si sta caricando di una mediazione difficile con il Paese in un passaggio difficile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). Se qualche facile commentatore vuole venire a fare un giro con me, forse registra la penna.
Detto questo, lei con il suo stile ha espresso una preoccupazione. Noi possiamo consentirci qualche libertà in più nel linguaggio; la preoccupazione c'è, è forte, però devo dire che la situazione che ci preoccupa non ci stupisce, francamente, perché fin dal giorno della vicenda greca - credo che sia stato lì il tornante, perché fin lì le politiche europee avevano avuto una logica - da quel momento noi abbiamo detto che la ricetta era inadeguata, che avremmo avuto il fenomeno inesorabile dei «dieci piccoli indiani». Abbiamo detto che si sarebbe determinato, mano a mano nei Paesi più esposti, un meccanismo di avvitamento tra austerità, recessione e frantumazione, radicalizzazione della politica, fino ad un aumento dell'ingovernabilità, con spazi a soluzioni populiste di vario genere. Quindi, chiamiamolo come vogliamo, ma c'è un fenomeno di contagio che prima parte dalla finanza, poi arriva all'economia reale in termini di recessione e poi arriva alla politica in termini di spazio a istanze populiste. Questo contagio un pochino si diffonde anche nel mondo, perché noi siamo la più grande piattaforma economica del mondo. In questo meccanismo, nel breve, c'è chi ci guadagna; ci sono movimenti finanziari che speculano sui differenziali e aggrediscono man mano chi si allontana dal branco, come il predatore nella savana, a prescindere se quello che si allontana dal branco abbia un po' meno o un po' più di muscoli. Non è questo che fa la differenza, non è se facciamo una legge o meno, le facciamo tutte, ma è il meccanismo che porta lì.
Avrebbe potuto prevederlo chiunque, no? Se uno scommetteva sul fatto che l'euro andava nei guai diceva Irlanda, Portogallo, Grecia, Spagna e Italia. Quindi, è a quell'altezza, credo, che vada posto il problema.
Vi è anche chi ci guadagna nel breve, perché abbiamo, nel breve, un'offerta di capitali a costo zero. Si tratta di capitali che fuggono dal fronte e si vanno a rifugiare nelle retrovie. Sotto a tutto questo - lo ripeto - vi è un'ideologia che per anni ha coltivato l'idea che ci si salva da soli. I peccati sono individuali, ognuno faccia la sua penitenza e tutto andrà per il meglio. Ma adesso, qui, siamo costretti a parlare di economia quando, invece, bisognerebbe parlare di politica, perché il tema che stiamo discutendo è una derivata di un problema politico, cioè la perdita d'orizzonte della prospettiva europea, il deragliamento politico della costruzione europea. Voglio essere sincero: si tratta di una costruzione europea che prima di dieci anni fa la sinistra non seppe rilanciare e mettere in sicurezza e che, nell'ultimo decennio, la destra ha portato sull'orlo del disastro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti Pag. 9dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questa è la storia, questa è la storia!
Dunque, dobbiamo uscire dalla retorica e chiamare le cose con il loro nome. Parliamo pure adesso. Il dibattito europeo è anche il nostro, il rapporto fra rigore e crescita. Ma è poco ed è un dibattito stucchevole, perché adesso siamo in emergenza. Allora, qual è l'opzione? L'opzione è lasciar fare alla crisi, perché vi è anche chi sostiene questo! Vi è anche chi sostiene che poi le crisi sono creative, che ex malo bonum e, quindi, lasciamola andare, perché ripulirà il sistema e ci consentirà di ripartire. Questo lo ritengo un pensiero criminale, che gioca con la prospettiva di milioni e milioni di persone. Si tratta della vita reale di milioni e milioni di persone, a cominciare dai più deboli.
L'altra opzione è quella di altri piccoli passi - troppo poco, troppo lento - che si rivelano sempre dei boomerang. Neanche questa è un'opzione! L'opzione è una discontinuità, in questo mese. Una discontinuità, un cambio di passo netto e urgente, perché se la linea di politica economica europea o eurotedesca - possiamo dire così - non cambia, non si vede francamente come l'euro possa, alla lunga, sopravvivere. Quindi, come evitare che cosa? Dobbiamo evitare il precipizio di una recessione gravissima e micidiale in tutta Europa, Germania compresa.
Allora, mi chiedo: è esagerato dire questo? È pessimista? Non credo! Credo che vada detto così. In quelle famose riunioni credo che vada detto così. Se è così, se non vi è tempo per i gradualismi - voglio dirlo anche all'onorevole Angelino Alfano: registriamoci anche noi - allora non vi è più tempo nemmeno per le recriminazioni o il rimpallo di responsabilità fra la Germania e i cosiddetti Paesi periferici. Credo che dobbiamo trattenere un po' questa polemica, perché rischia di surriscaldare le opinioni pubbliche e di portarci veramente nei guai. Diciamoci le cose oneste, invece! Che fatica c'è a dirci le cose oneste? Certo, diversi Paesi, cosiddetti periferici, non hanno approfittato, dopo l'euro, dell'abbassamento dei tassi per aggiustare le cose a casa loro. È vero! Questo è vero anche per noi (e poi ci divideremo le responsabilità politiche). Adesso non voglio aprire dibattiti, ma so che dal 2000 abbiamo buttato via l'avanzo primario, abbiamo aumentato il debito, non abbiamo fatto riforme strutturali. Ma questo ce lo vediamo noi. Però, questa cosa è vera e va riconosciuta.
Tuttavia, se è vero questo, è altrettanto vero che il meccanismo nel decennio, quel meccanismo là, ha determinato un trasferimento di risorse reali enorme verso la Germania, protetta da un euro più debole del marco e senza possibilità per gli altri Paesi di svalutare. La Germania certamente ha ben lavorato per cogliere questa opportunità. È innegabile! Lei ha fatto i compiti a casa, assolutamente. Ma, dobbiamo riconoscere insieme che quel meccanismo è alla base della divaricazione delle economie europee e, quindi, dell'attuale crisi dei debiti sovrani. È lì la ragione della crisi! Dunque, è inutile che tutti i Paesi periferici facciano la penitenza per le loro responsabilità, che devono fare, se la Germania non si prende le sue responsabilità. È inutile per noi e per lei.
Allora, basta con i piccoli passi, sempre troppo piccoli e sempre in ritardo. Che cosa dobbiamo fare tutti insieme? Noi dobbiamo fermare la crisi finanziaria, ridurre gli spread, tenere in piedi le banche e impostare, nel medio, un'integrazione economica e politica dell'Europa. Questo è il grande compito.
Qui le proposte abbondano. Ormai abbiamo un sacco di proposte. Si scelga! Intanto, con riguardo alla Grecia: diamo del tempo alla Grecia! Non andiamo a cercare di nuovo un fattore critico di prima grandezza. Occorre un meccanismo europeo che metta in comune una sponda per le banche in difficoltà. Questo dovrebbero capirlo i francesi, ma anche i tedeschi che non credo siano del tutto innocenti sotto questo profilo e senza problemi. Occorrono prime linee di mutualizzazione e di garanzia almeno su una parte del debito pubblico.
Poi mi permetto di aggiungere - perché il tema è stato toccato, Presidente Monti - Pag. 10che abbiamo fatto alcune scelte e ci siamo caricati di un patto molto, ma molto pesante. Ora credo che sia ragionevole riconoscere, in un Paese come il nostro, che la recessione sarà un po' più alta di quanto stiamo dicendo. Un Paese come il nostro può dare un colpo alle prospettive della famosa crescita europea e delle risposte alla recessione europea e, quindi, credo che un ragionamento - oltre ai margini che già abbiamo acquisito lodevolmente nella trattativa sul fiscal compact - di un riallineamento delle prospettive del pareggio, magari in modo selettivo, che consenta un minimo di spazio, si dovrebbe fare. Abbiamo bisogno di un po' di investimenti, ma non di quelli che con i project bond ci assicurano che arriveranno le infrastrutture da qui al 2000 e non so quando. Occorre investire da domani mattina: investimenti neanche tanto pubblici, ma capaci di sollecitare investimenti privati - un po' di soldi ci vogliono - e di fronteggiare un minimo di domanda interna per non far avvitare l'economia. Abbiamo bisogno di contrastare le recessioni, di fare un po' di investimenti, di spendere qualcosa di utile per fronteggiare una situazione difficile.

PRESIDENTE. Onorevole Bersani, la prego di concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente.
Concludo, dicendo che dobbiamo combattere per una diversa visione dell'Europa e - me lo faccia dire, signor Presidente, perché questa è la riflessione dopo anni di esperienza - bisogna che l'Europa trovi una voce assertiva nei confronti del mercato, perché altrimenti non convinceremo mai gli operatori economici. Per l'amor di Dio, sono convinto che i mercati osservino la realtà e siano interessati alla tal legge o alla tal questione e lo stesso faccia la stampa internazionale. Benissimo: per questo dobbiamo fare i nostri compiti. Ma i mercati non osservano soltanto la realtà, ma la creano, non la osservano soltanto, ma la creano anche. Se non andrà avanti un'Europa che politicamente si mette nella condizione di creare anche lei un po' di realtà, non usciremo mai dalla crisi. Questa è la mia convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, onorevoli colleghi, innanzitutto, signor Presidente Monti, la ringrazio per la rassegna stampa mattutina che ci ha voluto fare questa mattina (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lo stesso giornale lo abbiamo letto la settimana scorsa e - non me ne voglia, signor Presidente - ma ho capito perché è venuto con venti giorni di ritardo qui a fare questa informativa urgente, visto che non ha detto nulla questa mattina.
Quindi, capisco anche che lei non tiene assolutamente in nessuna considerazione il ruolo di questo Parlamento. Lei ci ha concesso alcune sue informazioni - o meglio, non informazioni - senza pretendere di discuterle e di indirizzarle. È bene ricordare che la sovranità del popolo risiede qui in quest'Aula, non certamente a Palazzo Chigi, non certamente nei consigli di amministrazione delle banche e non certamente nei rettorati delle università (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Risiede qui, signor Presidente, e lei qui non ci ha detto nulla. Quando, per la prima volta, si è presentato per chiedere la fiducia, tra gli applausi scroscianti di molti incauti colleghi del PD, del PdL, del Terzo Polo e dell'IdV lei aveva ricordato, elogiandola, la centralità delle istituzioni rappresentative. Parole vane, signor Presidente, perché lei ha fatto esattamente il contrario. Mai in passato alcun Governo ha fatto un uso così abnorme della questione di fiducia, facendola diventare dall'eccezione la regola. Oggi abbiamo raggiunto il massimo: tre questioni di fiducia in un giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Nonostante Pag. 11tutto, nonostante lei goda di libertà massima di manovra, i risultati non si vedono, anzi da quando c'è il suo Governo, le condizioni economiche, finanziarie e sociali del Paese sono peggiorate.
Secondo i dati ISTAT tutte le componenti della domanda interna, eccetto la spesa pubblica, sono risultate in diminuzione: nell'ambito dei consumi finali la spesa delle famiglie si è ridotta dell'1 per cento rispetto al trimestre precedente e del 2,4 per cento rispetto al corrispondente trimestre 2011; il nostro Paese è il fanalino di coda per quanto riguarda l'andamento del PIL che in termini tendenziali in Italia ha visto un calo dell'1,4 per cento, mentre un incremento del 2,6 per cento si è registrato in Giappone, del 2 per cento negli Stati Uniti e dell'1,2 per cento in Germania; per non parlare, signor Presidente, del tasso di disoccupazione - siamo arrivati ormai al 10,9 per cento - e di quello relativo alla disoccupazione giovanile che è arrivato addirittura al 35,9 per cento, un record davvero amaro che non si era mai visto prima.
Signor Presidente, occorre far chiarezza, l'ha letto lei prima, gli spread e quant'altro. Una delle cause che hanno visto l'avvicendamento fra il Governo tecnico e quello politico è la scarsa credibilità internazionale che qualcuno additava al precedente Governo, accusandolo di aver fatto salire lo spread. Ebbene, i cittadini prima non conoscevano questo termine e magari sono stati tratti in inganno anche con la complicità colpevole di certi tipi di comunicazione che hanno alimentato la fobia collettiva da spread, sussultando ad ogni respiro sui mercati finanziari ma accorgendosi solo drammaticamente tardi del declino crescente dell'economia reale, quella che davvero sostiene il Paese e che conta per le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ora che lo spread ci è diventato familiare, anche i cittadini hanno capito che lo spread non c'entrava nulla e neppure la credibilità del nostro Paese in Europa.
Questo mi dà lo spunto, signor Presidente, di parlare del Fondo «salva Stati»: i 100 miliardi che riceveranno gli spagnoli provengono appunto dal Fondo «salva Stati» che già di suo è uno strumento pericoloso perché, a fronte dei prestiti concessi ad un Paese per risanare il proprio debito, impone forti condizioni che di fatto privano quel Paese della propria sovranità e della possibilità di dare delle risposte ai propri cittadini, come appunto sta avvenendo in Grecia. Ma nel caso spagnolo siamo andati ben oltre, i 100 miliardi sono stati concessi ad uno Stato membro esclusivamente per essere ridiretti alle banche, così l'insieme delle banche continuerà a ricevere i benefici gratuiti dal sistema europeo e non risponderà mai dei disastri fatti che sono in gran parte alla base della crisi che stiamo vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Inoltre è stato calcolato che l'Italia contribuirà al prestito europeo con 48 miliardi di euro, i giornali riportano questa cifra come un mero calcolo spartitorio, a me sembra una cosa semplicemente folle: dal 2011 ad oggi sono state fatte tre manovre che hanno imposto l'IMU e rubato cinque anni di pensione agli italiani per un totale proprio di 48 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Adesso cosa facciamo? Li usiamo per salvare le banche spagnole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? E poi, tasseremo ancora per trovare altri fondi per cercare di salvare l'Italia? Non vi sembra che ci sia qualcosa di perverso e di suicida in questo meccanismo? Non era forse meglio usare questi fondi per pagare almeno in parte quei creditori della pubblica amministrazione che non sono banche ma imprenditori, artigiani, fornitori di servizi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), persone che hanno fatto il proprio lavoro e non hanno speculato sui soldi degli altri e adesso stanno fallendo perché lo Stato non onora i propri impegni?
Quando le attività produttive, signor Presidente, saranno fallite e i lavoratori a casa, che cosa ce ne faremo delle banche che avremo salvato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? È a questo che sono serviti i buoni uffici nei Pag. 12salotti internazionali da parte del Presidente Monti? Questo perché sono stati gli stessi ambienti internazionali, i salotti buoni della finanza mondiale che hanno causato la crisi a sponsorizzare i tecnici per risolvere i problemi che loro stessi hanno causato. Insomma abbiano dato le chiavi del nostro Paese agli amici di coloro che ci hanno ridotti in queste condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Certo, magari abbiamo cambiato lo stile nei rapporti fra noi ed i partner europei, ma non la sostanza. Ora la Cancelliera Merkel non sorride più in maniera ironica, ma adesso è il turno della Ministra Fekter, guarda un po' il caso.
Cambiano le persone, ma non cambiano i risultati, signor Presidente. Insomma, signor Presidente del Consiglio, l'Europa l'ha bocciata. Lei, invece, in maniera assai contraddittoria, ci viene a dire che sono stati i poteri forti ad abbandonarla. Allora, che si metta d'accordo innanzitutto con se stesso. Tutti ricordiamo le sue parole, pronunciate in quest'Aula il 18 novembre del 2011, quando disse: poteri forti sono espressioni di pura fantasia, che considero offensive; di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l'Italia ne avesse di più di questi poteri forti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ma come, signor Presidente Consiglio, se non esistevano allora, esistono oggi?
Ci dica se ci sono o non ci sono questi poteri forti, ma ce lo dica per favore. Ammetta, signor Presidente del Consiglio, che le sue politiche improntate esclusivamente all'aumento dell'imposizione fiscale sono state disastrose. Avete impoverito i lavoratori, i pensionati, le famiglie e le piccole e medie imprese, ma a fronte di tutto ciò i conti dello Stato non sono affatto migliorati, anzi si è registrato un crollo del gettito fiscale pari a meno 3,4 miliardi di euro, mentre il debito pubblico è aumentato, certificando un altro record negativo del suo Esecutivo, che ha registrato la crescita mensile del debito pubblico maggiore negli ultimi quindici anni, ben 15,4 miliardi di euro al mese. Da quando lei è Presidente a Palazzo Chigi, ogni minuto che passa il nostro debito aumenta di 360 mila euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questa è la verità: siamo in tremenda recessione, le imprese e i cittadini aspettano con ansia misure per lo sviluppo, ma ancora non se ne vedono. Dall'ultimo Consiglio dei ministri, dove tutti si aspettavano provvedimenti per la crescita economica, ve ne siete invece usciti con le nomine RAI. Che senso ha tutto questo, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Evidentemente le condizioni delle famiglie e delle imprese non sono mai state nelle vostre priorità. Da ultimo, vi è la vicenda degli esodati. Signor Presidente, noi raccoglieremo le firme per chiedere le dimissioni della Ministra Fornero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La sfiduceremo, signor Presidente.
In conclusione, dopo sette mesi di Governo tecnico, viene da chiedersi che cosa ci stia ancora a fare lei qui. Voi siete stati molto bravi a far passare in maniera mediatica l'idea che il Paese avesse bisogno di voi. La verità, invece, si afferma da sola, non necessita di alcuna propaganda ed è basata sui dati che le ho prima dato: lei e il suo Governo avete fallito, prendetene atto e traetene responsabilmente le debite conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, credo che ci siano dei momenti nella vita dei partiti, delle persone e dei Parlamenti, in cui ciascuno si deve solo e semplicemente assumere le proprie responsabilità davanti al Paese e davanti ai propri elettori. Questo è un momento della verità. Chi pensava che fosse una passeggiata oggi ha chiaramente davanti a sé la percezione della situazione in cui siamo. Poiché siamo in diretta televisiva, oltre che in Parlamento, vorrei dire con chiarezza che a noi Pag. 13non sfugge il fatto che oggi non è facile appoggiare questo Governo. Non è facile dire al Presidente del Consiglio quello che noi onestamente gli diciamo, ossia che se non ci fosse questo Presidente del Consiglio e se non ci fosse stata questa svolta politica forse oggi un altro Paese sarebbe al posto della Spagna. Non è facile dire questo, perché è il momento della demagogia e del populismo, perché dopo sei mesi la gente si è già dimenticata come eravamo sei mesi fa. Ma oggi noi che sediamo in questi banchi, fino a che gli elettori ci concederanno di starei qui, abbiamo il dovere di rispondere con un atto di verità agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Noi siamo convinti, signor Presidente, di esercitare in quest'Aula il nostro mandato appoggiando, senza criticità, ma con convinzione, non solo il Governo, ma lo sforzo che lei sta facendo per ridare dignità alla nostra nazione in Europa e per cercare di far sì che l'Europa assuma la consapevolezza di quello che dovrebbe essere e non è.
Sappiamo benissimo che il futuro non è solo nelle nostre mani e negli interventi degli onorevoli Alfano e Bersani, con toni, certo, diversi, perché le loro posizioni sono alternative, è emersa la comune consapevolezza che non tutto è nelle nostre mani.
Noi stiamo facendo i compiti a casa: dovevamo fare i compiti a casa, dovevamo non perdere tempo prezioso, come è stato perso, dovevamo fare negli anni, negli ultimi dieci anni, le cose che purtroppo stiamo facendo oggi affrettatamente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
E vorrei ricordare agli smemorati, perché il tema della memoria è un tema che bisognerebbe evocare con chiarezza, che in sei mesi si sono fatti il decreto «salva Italia», la riforma delle pensioni, le liberalizzazioni, le semplificazioni, oggi stiamo approdando alla riforma del mercato del lavoro, vi è il decreto pronto per lo sviluppo, sul disegno di legge anticorruzione voteremo la fiducia al Governo, il provvedimento sulla spending review è in via definitiva di approvazione.
Vedete, la situazione oggi si è rafforzata per la finanza pubblica ed è chiaro a tutti, a tutti gli osservatori, che è peggiorata la situazione dei cittadini, per una semplice ragione: la crisi che sei mesi fa si stava fortemente evidenziando oggi è appalesata agli occhi di tutti. Abbiamo una fascia di ceto medio che scivola nella povertà, abbiamo disoccupati, abbiamo famiglie che non ce la fanno, abbiamo giovani che non trovano lavoro.
Noi, però, diciamo al ministro austriaco, che sembra come certi italiani, che stiamo facendo i compiti a casa non solo perché ce lo chiede l'Europa, ma perché era necessario per noi. I sacrifici che stiamo facendo non sono figli di una politica di rigore in uno stampo e in un gergo ragionieristico, ma sono figli di una politica di responsabilità, che è sì, questa, scelta politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
È ovvio, onorevoli colleghi, che senza crescita non si può continuare, perché senza crescita per un lungo periodo il rischio è che entri in crisi la democrazia. Questo vale per tutti i Paesi europei, perché noi siamo più degli altri in recessione, ma il contagio si allarga a tutta l'Europa e abbiamo condizioni sociali al limite della sopportabilità delle persone.
Dico subito quello che ho detto ieri sera, in privato, al Presidente del Consiglio: credo, e sono convinto che il suo pensiero sia analogo al mio, che nuove manovre, in questo momento, non possano servire al nostro Paese. Ancora più rigore ucciderebbe semplicemente il Paese, perché stiamo creando una situazione di sacrifici, di recessione, di calo dei consumi, che non ci consente nuovi sforzi in senso tradizionale oltre quelli che stiamo facendo, che stiamo mettendo in cantiere.
Ma oggi, onorevoli colleghi, non per piaggeria, io ritengo che il Presidente del Consiglio, più ancora che la sua coalizione, più ancora che il suo Governo, sia l'unico in grado di rappresentare le nostre ragioni in Europa. La musica deve cambiare: oggi Pag. 14il problema non è tappare i buchi, ma risolvere l'enigma politico. Chi scommette contro l'Europa vuole risposte all'interrogativo di fondo: l'Europa c'è? La domanda non è economica, ma politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Molti egoismi, onorevoli colleghi, hanno portato a interventi tardivi e non completi. Pensiamo alla Grecia, pensiamo alla Spagna. L'Europa è arrivata con un'ora di ritardo e con un euro in meno, rendendo pressoché inutili gli interventi di salvataggio effettuati.
Allora, onorevoli colleghi, tentare di salvare gli Stati uno per uno, con provvedimenti ad hoc, senza una visione di insieme, non serve a nulla.
Noi dobbiamo avere un progetto generale, dobbiamo rilanciare il tema dell'Europa federale e penso che dobbiamo rilanciarlo anche a partire da questo Parlamento, dando un indirizzo, un mandato preciso, al nostro Presidente del Consiglio, rafforzandolo in quella che deve essere la sua missione al vertice del 28 giugno.
Propongo una mozione unitaria del Parlamento italiano per supportare Monti e il nostro Governo nel chiedere più Europa, più serietà, più capacità di ritrovare le grandi motivazioni ideali del progetto federalista europeo che si è andato ad arenare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)!
Unione bancaria europea, eurobond, mercato unico dei capitali, sono parti di un mosaico che deve rilanciare l'unione politica europea! Non vi è scampo fuori da questo! Vi è la suggestione di potersi salvare, ma è come quando si rattoppa un vestito ormai logoro e liso, si può mettere un rattoppo da una parte, un rattoppo dall'altra, ma prima o poi il tema vero è cambiare il vestito. Oggi noi stiamo facendo, con onestà, un lavoro a supporto di questo Governo.
Consentitemi, nel terminare, di dire ai colleghi amici della stampa di essere un po' obiettivi nel valutare il Parlamento, con tutti i suoi limiti, con tutti gli errori. Siamo lo specchio di un Paese che ha torti e ragioni, ma non è accettabile che questa mattina il resoconto dei giornali si sintetizzi in questo: «Monti mette in riga i partiti». No! Ieri sera, onorevoli colleghi, Monti ha avuto semplicemente un dialogo sereno e serio, una verifica reciproca, con alcuni partiti che sostengono il Governo, ma non ha avuto bisogno di mettere in riga nessuno, perché noi stiamo servendo il Paese nel modo che riteniamo più consono ai bisogni e alle necessità degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi ringraziamo il Presidente del Consiglio, Mario Monti, per questo passaggio parlamentare in vista del vertice del 28 giugno.
La situazione è certamente critica per l'Italia e per l'Europa e non possiamo nasconderlo, ma l'attenzione nei confronti del nostro Paese - che porta ai risultati che vediamo ogni giorno nella nostra Borsa, ai risultati dello spread, alla speculazione che rischia di esserci - e nei confronti dell'economia italiana è sicuramente un eccesso rispetto alla forza che ha il nostro Paese in Europa, alla solidità della nostra industria manifatturiera, della nostra economia e alla grande capacità di risparmio che hanno avuto le famiglie italiane.
Dobbiamo, innanzitutto, spiegare agli italiani che siamo in una situazione critica, ma che l'Italia è un grande Paese che ha dei numeri significativi che non lo mettono a rischio di fallimento, a rischio di default.
Dobbiamo, però, assumerci delle responsabilità politiche, sapendo che si intrecciano due diverse questioni, Presidente Monti: una questione interna e una questione comunitaria. Vi è un problema Italia, vi è un problema Europa. Il problema Europa è che questa costruzione è in mezzo al guado. Non si può attraversare un fiume passando dalla sponda degli Stati nazionali alla sponda di un'Unione forte e poi fermarsi in mezzo al guado, Pag. 15avere una moneta unica, ma non avere la capacità di dare vita agli eurobond, avere una moneta unica, ma non avere una politica del tesoro unica, avere una moneta unica, ma non avere una politica estera unica. Non si può stare in mezzo al guado.
Il problema che noi poniamo è, ripeto, lo stesso detto dal segretario Alfano. Lei in Europa vada a «battere i pugni», forte di molte cose! Forte dell'autorevolezza sua personale, perché tutti sanno, in Europa e nel mondo, che lei, su questi argomenti, è molto più bravo di Hollande e della Merkel - lo sanno anche Hollande e la Merkel - perché la sua storia personale la rende più bravo e più autorevole. Lei ha un consenso amplissimo in Parlamento che i suoi colleghi europei non hanno.
Lei deve avere la forza di dire in Europa che l'Italia non vuole pagare il prezzo di chi la tiene in mezzo al guado. Dobbiamo abbandonare definitivamente la sponda degli Stati nazionali e andare sulla sponda degli Stati uniti d'Europa, che hanno una seria politica comune e non solo una moneta comune, che sembra essere invece un problema.
C'è poi la questione interna, e la questione interna riguarda noi partiti che sosteniamo il suo Governo. Vede, noi siamo ad un bivio, signor Presidente del Consiglio Monti, il bivio tra la responsabilità nazionale e l'irresponsabilità nazionale, cioè dobbiamo scegliere se sostenere questo Governo come l'unica soluzione per aiutare l'Italia - anche se abbiamo dei distinguo da sottoporle - oppure se dobbiamo cominciare la campagna elettorale. È più facile prendere i voti dicendo: «Piove, Governo ladro!» che prendere i voti, dicendo agli italiani: «Piove, andatevi a comprare un ombrello. Preparate l'ombrello perché potrebbe piovere ancora di più».
Allora, noi non vogliamo accodarci a chi, da più parti, si sta preparando la campagna elettorale usando la scorciatoia. È così semplice: basta prendersela con il Governo, dire che c'è la recessione, dire che ci potrebbe essere un buco di 6-8 miliardi, dire che lo spread si alza e, così, con un po' di sano o insano populismo, si recupera qualche punto nei sondaggi.
Noi vogliamo essere responsabili, però chiediamo a lei di fare di più. Non possiamo sottacere che c'è stato un forte rallentamento della spinta riformista, che il suo Governo doveva portare in questo Paese. Lei ha fatto una riforma delle pensioni - salva la vicenda esodati su cui tornerò - che è stata importante, significativa, apprezzata dall'Europa e che ha dato dei risultati nei numeri. Poi si è impaludato in troppe trattative politiche, in troppe concertazioni con i sindacati, in, forse, troppi stop and go.
Io credo che la sua autorevolezza debba spingerla a fare diversamente, signor Presidente del Consiglio. Futuro e Libertà auspica altro, auspica che Monti, dall'alto della sua autorevolezza e delle sue capacità di economista riconosciute a livello internazionale, prepari i quattro provvedimenti che servono ad invertire la rotta in questo Paese, ne consegni due al Presidente della Camera, due al Presidente del Senato, vada in televisione ed in Parlamento e dica: questo serve a risolvere i problemi del Paese, questo va fatto dal Parlamento da qui a fine legislatura, chi c'è c'è, chi non c'è non c'è; se non vi vanno bene questi provvedimenti, trovatevi un'altra persona perché non vi metto più a disposizione le mie competenze e la mia autorevolezza internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Vede, questa costruzione è una trave che si poggia su due pilastri: un pilastro è quello del rigore e l'altro è quello della crescita. Se lei non crea i due pilastri, non appoggia la trave, la trave farà la fine delle stesse travi di quei capannoni che, ahimè, il terremoto ha buttato giù.
C'è bisogno di scelte più nette e più drastiche e poi - mi permetta di dirle - la politica degli annunci è fallimentare per i partiti, ma è letale per un Governo tecnico. Non si può annunciare la spending review ogni settimana e non portare in Parlamento il provvedimento che taglia sul Pag. 16serio la spesa pubblica improduttiva (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Non si possono dare annunci di quel tipo sugli esodati. Io apprezzo la riforma che ha fatto il Ministro Fornero, però se fossi stato io Ministro e, da esponente politico e partitico, avessi combinato quello che ha combinato con gli annunci il Ministro Fornero, sarei stato messo al rogo a Campo dei fiori. Il Governo ha il dovere di dirci quanti sono gli esodati. Noi abbiamo dato la fiducia al suo Governo, noi abbiamo la vigilanza nei confronti dell'INPS: dobbiamo sapere quanti sono gli esodati. Non possiamo avere 350 mila famiglie, che sono più di un milione di italiani, che non sanno se avranno il piatto a tavola nei prossimi mesi.
Lei deve venire in Parlamento. Il Ministro Fornero ha detto in Parlamento, sollecitato da un'interpellanza di Futuro e Libertà, che sono 65 mila. L'INPS - che è vostro, è nostro, è del Paese - dice che sono quasi 400 mila. Ci dovete dire la verità, altrimenti fate la fine, con la politica degli annunci, di diventare come i partiti, senza i pregi che hanno i partiti di radicamento sul territorio e di grande consenso (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Auspichiamo, su questo tema, che prima del suo impegno internazionale venga approvata la riforma del mercato del lavoro. Deve essere un argomento forte e noi ci sentiamo impegnati perché sia approvata quanto prima e perché possa essere uno strumento a sua disposizione.
E poi, Presidente, vada in Europa con i provvedimenti che servono. Basta con le interviste del Ministro Giarda sulla spending review, gli dica di non farne più; ne ha fatte cinquanta nelle ultime venti settimane.
Vogliamo vedere il provvedimento: non può trattarsi di un taglio di quattro o cinque miliardi: sono bruscolini, direbbero a Roma. Ci sono cento miliardi di euro da tagliare nella spesa pubblica improduttiva. Le ASL hanno aumentato del 50 per cento il costo unitario per l'acquisto dei beni e dei servizi rispetto a qualche anno fa, le regioni del 37 per cento. Ancora diamo 40 miliardi di euro a fondo perduto ad imprese che sanno solo fare lobby nei corridoi dei Ministeri e che non producono né ricchezza né occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Noi abbiamo presentato un progetto con il nostro economista Baldassarri: tagliamo 100 miliardi di spesa pubblica, invertiamo la tendenza del debito pubblico, cominciamo a diminuirlo e mettiamo i soldi per lo sviluppo. Un imprenditore italiano deve competere con quello tedesco che paga il 4 per cento in meno il denaro quando va in banca, che paga il 4 per cento in meno di tasse sugli utili della sua impresa, che paga il 30 per cento in meno l'energia per mandare avanti i suoi stabilimenti.
Lei deve rispondere a quell'imprenditore, Presidente; deve rispondere a quell'imprenditore con un provvedimento sullo sviluppo che si fa solo con i soldi. Le nostre imprese sono magnifiche, siamo fortissimi nel manifatturiero, conquistiamo il mondo: diamo loro almeno i soldi che la pubblica amministrazione deve loro (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), diamo loro quell'aiuto sull'energia, rompiamo i monopoli. Sulle liberalizzazioni poteva e doveva fare di più: perché pagano il 30 per cento in più di energia? Perché l'ENI e l'ENEL devono fare grandi utili. E che cosa ci facciamo con gli utili di ENI ed ENEL se impoveriamo la capacità competitiva delle nostre imprese?
E poi serve un grande provvedimento per i due ceti deboli del nostro Paese: i giovani e le donne. Se non li immettiamo nel mercato del lavoro, questo Paese non va da nessuna parte.
Concludo dicendo che noi saremo responsabili: non faremo la campagna elettorale sulla pelle del Governo, però le chiediamo di fare di più, di agire con forza e determinazione. Lei è un fuoriclasse, faccia il fuoriclasse senza finire nella palude delle mediazioni politiche e degli Pag. 17annunci senza fatti conseguenti (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente del Consiglio, per quanto non avessimo grandi aspettative, devo dire che la sua relazione di questa mattina è stata letteralmente imbarazzante.
Il Paese è sotto attacco dei mercati finanziari, lo spread si avvicina nuovamente ai 500 punti, la stessa Unione monetaria in questo momento scricchiola e lei è venuto qui e non ci ha detto letteralmente niente, niente di niente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! La sua relazione è stato un esempio da manuale di «vuoto pneumatico», quel vuoto all'interno del quale non ci sta nulla. E mi trovo a dover dire che forse il passaggio più interessante della sua relazione è stata la lettura del giornale, il Financial Times.
Per il resto è venuto anche a dirci che poi comunque le cose che contano le ha già dette ieri sera ad Alfano, Bersani e Casini, e che, se ritenevano, potevamo andare a chiederle a loro o ce le potevano raccontare loro. Lei forse non se ne è nemmeno reso conto, ma con questo ha mancato profondamente di rispetto al Parlamento e agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Io capisco che non ci sia malafede, che per la sua formazione culturale, professionale e per la sua storia, lei sia abituato alle ristrette istanze dei consigli di amministrazione, a quelle riservate cerchie nelle quali assumono le loro decisioni le burocrazie europee alle quali lei appartiene, ma lei oggi è Presidente del Consiglio e deve capire che non può permettersi di venire qui e dire al Parlamento che, se vuole sapere come sta l'Italia, deve andarlo a chiedere all'onorevole Alfano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ha capito questo? Noi pretendiamo, in nome dei cittadini che rappresentiamo, di sapere da lei, Presidente del Consiglio, di sapere davvero come stanno le cose.
Veniamo, allora, alla situazione dell'Europa e dei mercati che conosciamo anche noi, in qualche misura, non grazie a lei, ma perché anche noi leggiamo i giornali, Financial Times compreso.
Allora dobbiamo dire, signor Presidente del Consiglio, che in questi ultimi anni, ma in questi ultimi mesi in particolare, l'Europa non è stata mai all'altezza dei problemi che ha dovuto affrontare. Possiamo dire senza esagerare che l'Europa è stato il principale alleato di quegli speculatori finanziari che ancora oggi mirano ad affossare l'euro e l'Europa insieme ad essa. Non c'è stata una sola decisione che i Capi di Governo europei non abbiano preso in ritardo, in modo tentennante, con strumenti inadeguati e che poi sistematicamente non venisse bocciata poco dopo dai mercati.
E così ogni pratica, mai risolta ma solo e sempre rinviata, dopo pochi mesi tornava di nuovo a questo unico e inadeguato livello di Governo europeo, nel quale in questi mesi ha seduto anche lei, non solo irrisolta ma amplificata nella sua complessità e nel suo contenuto, e via di nuovo con altri compromessi, altri tentennamenti e altre decisioni insufficienti e inadeguate. E così se nel 2010 per salvare la Grecia sarebbero bastate poche decine di miliardi di euro oggi forse non basterebbero 200 miliardi, e chissà domani per la Spagna o per altri Paesi. Signor Presidente - sappiamo - lei questa situazione l'ha ereditata ma dobbiamo constatare che nemmeno in questi sette mesi la situazione è cambiata se è vero che soltanto pochi giorni fa avete deciso di intervenire a difesa delle banche spagnole con 100 miliardi di euro dal Fondo «salva Stati», soldi che ora graveranno pro quota sui bilanci e quindi sul debito pubblico di ognuno dei Paesi europei, Italia compresa che parteciperà con circa 16 di questi miliardi di euro, e questo appesantirà ancora di più il nostro debito e questo renderà ancora di più difficile piazzare i nostri titoli del debito pubblico.
Infatti ancora una volta - mi pare - le valutazioni da parte dei mercati non hanno tardato a farsi vedere e lo spread è Pag. 18tornato pericolosamente a oscillare intorno ai 500 punti. Non si vede ancora nessuna traccia di quell'indispensabile salto di qualità che sta nella costruzione dell'Europa vera che è fatta di un'unione fiscale, dell'unificazione delle politiche economiche, del controllo europeo delle banche, della nascita di una vera governance europea, di una BCE davvero sovrana. Lo so, ne state parlando ma non so se ve ne siete resi conto, il tempo è finito, il tempo non c'è più. Lei ci dirà, ma tutte queste cose oggi non si possono fare. Allora gliene chiediamo una, almeno su una si batta in Europa, si batta con tutta la forza che ha, per una volta il coraggio lo tiri fuori fino in fondo e dica: vogliamo almeno una BCE sovrana, che possa fare quello che fa la Fed in America, quello che fanno le altre banche centrali. Già questo basterebbe oggi per evitare lo sprofondare della crisi. Il tempo non c'è più e io credo che ci sia stata in questi mesi una straordinaria sottovalutazione da parte di tutti i capi di Governo lei compreso - glielo devo dire - della natura e della gravità di questa crisi. Lei, un mese fa quando in uno dei rari momenti di calma lo spread veleggiava intorno a ai 250 punti, disse: «ho motivo per ritenere che non riprenderà a salire». Lo abbiamo visto ma oggi non voglio fare il profeta troppo facile con lo spread tornato intorno ai 500 punti.
È che secondo me non avete ancora capito che non finirà mai, che gli speculatori delle vostre manovre di rigore se ne fregano, della vostra riforma del lavoro sa ne fregano, perché il loro obiettivo è un altro, far saltare l'euro e l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e non si fermeranno finché non l'avranno raggiunto questo obiettivo, o fino a quando non trasformeremo l'Europa in un fortino inespugnabile facendo le cose che dicevo prima.
Chiacchierare non serve più perché i primi a pagarne il prezzo saremo noi, e quindi non è importante se anche gli altri continuano a chiacchierare. Noi non ce lo possiamo più permettere di andare avanti a chiacchierare. Ed è la mancata comprensione di questo fenomeno che sta alla base delle critiche di fondo che noi dal primo giorno muoviamo al vostro Governo. Avete sposato acriticamente, come chi vi ha preceduto, la lettera di impegni dell'Unione europea senza capire che una ricetta fatta di un rigore esasperato senza nessuna prospettiva di crescita per noi era una ricetta avvelenata, e non ci voleva tanto a capirlo visto che il paziente precedente con quella stessa ricetta, cioè la Grecia, era morto. E non è servito a niente aver ridotto sull'orlo della fame 20 milioni di greci. Quella ricetta produce solo recessione e continuerà a produrla anche in Italia. Lei oggi ci dice: non dobbiamo farci prendere dalla frenesia della crescita, andiamo piano, con calma, noi alla crescita stiamo pensando dal primo giorno. Mi scusi Presidente Monti, mi viene un dubbio: ma le hanno detto che a gennaio si sciolgono le Camere e a marzo dell'anno prossimo si vota? No, perché a forza di calma io non so quando lei pensa di realizzare la crescita (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Così avete iniziato con questo «furore rigoristico» fatto di tasse, tasse e ancora tasse, di licenziamenti facili, di riduzione dei redditi delle famiglie e delle imprese. E i frutti che produce questa vostra politica sono a loro volta avvelenati, perché avete aumentato le tasse ma poi vi accorgerete che il gettito cala. Per forza, nel frattempo avete messo in ginocchio l'economia.
E adesso vi apprestate ad aumentare di altri due punti l'IVA. E cosa pensate che succederà? Che fra sei mesi le entrate saranno ancora più basse perché l'economia sarà ancora peggio di oggi e nel frattempo il malato l'avete ucciso. Professor Monti - una volta lei mi disse che questo appellativo le piaceva - non ci possiamo nascondere che la soluzione definitiva dei problemi dell'Italia potrà venire solo dall'Europa, ma le scelte che questo Governo compie nel frattempo in Italia non sono irrilevanti e voi fino a qui non avete mai avuto il coraggio - e noi la sfidiamo oggi a trovarlo questo coraggio - di fare le uniche cose che davvero potrebbero coniugare in questo Paese rigore e Pag. 19sviluppo. Mettete mano a quella spesa pubblica improduttiva, ai rami secchi, a quella spesa clientelare che sono i veri costi della politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Diciamolo che la gestione della sanità intermediata dalla politica attraverso le regioni è un fallimento epocale, che ha portato negli ultimi cinque anni la spesa corrente della sanità ad aumentare del 50 per cento. Dovete spazzarlo via questo sistema, dovete buttare fuori i partiti da tutti quei settori dell'economia che i partiti stessi si sono accaparrati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), dalle aziende pubbliche (7.000 tra Stato e enti locali) che gestiscono in modo clientelare un fatturato di più di 100 miliardi di euro l'anno. E voi cosa fate, dormite? Oppure parlate con le parole del Ministro Fornero che chiede le dimissioni del presidente dell'INPS Mastrapasqua perché ha detto la verità sugli esodati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Ma mandate a casa il Ministro Fornero che insulta quotidianamente le famiglie che con i conti a fine mese si devono confrontare perché i soldi non li hanno più e non hanno più un lavoro e neanche una pensione. Dimostrate coraggio, ma dimenticavo: questo coraggio non lo potete dimostrare perché questi sono i veri interessi della politica, lì stanno i soldi con i quali la politica gestisce il potere e questo non ve lo faranno mai fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, abbiamo seguito con grande attenzione l'intervento che ella oggi ha voluto svolgere qui in Parlamento e le dico con estrema franchezza che il gruppo di Popolo e Territorio non ha niente da rimproverarsi nei confronti del Governo. Abbiamo fatto quello che lei ci ha chiesto fin dall'inizio per cercare di sostenerla rispetto agli impegni assunti in Europa. Oggi, però, se abbiamo ben compreso le preoccupazioni che l'hanno portata qui, prima di avviarsi in questo itinerario europeo che si concluderà il 28 e il 29 giugno, ci sembra di cogliere il tentativo di un'analisi un po' diversa rispetto alla situazione di qualche mese fa. Vorrei soffermarmi brevemente su questo aspetto del problema. Credo, infatti, che oggi il problema sia che dopo quattro anni dalla crisi del 2008 ci troviamo in una situazione molto diversa e molto più grave per certi aspetti. È molto diversa anche rispetto a quella degli Stati Uniti d'America perché l'Europa è diventata un po' l'epicentro di una crisi che è diversa da quella statunitense e per molti versi è molto più grave. È più grave perché non è limitata agli interessi dei privati, ma è estesa agli interessi pubblici, non è limitata alle banche, ma è estesa agli Stati. E la nostra crisi, la crisi europea, incrocia e sovrappone al tempo stesso due crisi che sono la crisi bancaria e la crisi statale. È grave questa crisi perché in Europa si sta producendo, per il meccanismo che ha accompagnato la costruzione del sistema europeo fin dal mercato unico europeo per poi arrivare alla moneta unica, un effetto di concatenazione, una sorta di esplosione a catena di vari fenomeni che rischiano di essere inarrestabili e che trovano la loro genesi proprio nel fallimento - dobbiamo dirlo con franchezza, signor Presidente del Consiglio - dell'architettura europea.
Lei stesso ha fatto accenno alla necessità di por mano ad alcuni interventi che in qualche modo diano senso politico ad un'Europa che senso politico non ha e che ha fondato la sua strategia sul monetarismo come unico elemento distintivo, dimenticando che la storia ci ha insegnato che non esiste una moneta senza Stati e non può esistere una moneta europea senza Stati europei all'altezza di questa sfida e di questo compito.
Nei giorni scorsi abbiamo letto un'intervista che ha rilasciato in una sua visita in Italia l'economista Six, un'intervista estremamente interessante. Stiamo parlando di un economista che è riferimento della Standard & Poors e che si sta ponendo il tema di qual è stato l'intervento Pag. 20europeo a sostegno del sistema creditizio e finanziario all'indomani della grande crisi. Six conclude dicendo che il meccanismo della trasmissione della politica monetaria nell'eurozona non ha funzionato e non ha funzionato perché questa trasmissione non è avvenuta nei confronti dell'economia reale che resta un problema per l'eurozona. Il denaro dei due interventi che sono stati fatti per sostenere le banche e, quindi, per la riduzione della leva e, quindi, dei rischi e del debito rispetto agli impieghi e agli asset, è finito con il finanziare esclusivamente la tenuta del sistema creditizio ma non si è riversato sul sistema produttivo e sul sistema delle famiglie. Questo significa che abbiamo sostanzialmente rimesso in marcia un sistema speculativo senza correggere i guasti del sistema speculativo del 2008. E allora, se questa è la situazione nella quale noi stiamo, è evidente che noi abbiamo bisogno di invertire la rotta e dobbiamo farlo con coraggio, dobbiamo farlo anche - voglio dirlo anche all'onorevole Bersani, non con tono polemico, ma proprio perché il Parlamento deve ritrovare la capacità di riflettere e di confrontarsi in maniera civile, senza andare a ricercare le rispettive responsabilità - ma quando ha parlato delle responsabilità di una sinistra non solo italiana ma anche europea per le pecche del passato nel contesto europeo, però credo che non gli sia sfuggita la lettura che oggi ha dato della crisi europea un ex Cancelliere della Germania come Helmut Schmidt il quale ha scritto, proprio su un giornale italiano, che «noi tedeschi non possiamo permetterci di continuare a difendere la Germania sic et simpliciter; noi abbiamo bisogno di una razionalità europea, ma anche di un animo aperto nei confronti dei nostri partner».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,05)

SILVANO MOFFA. Su un punto importante concordo con Habermas che di recente ha affermato «per la prima volta nella storia dell'Unione europea stiamo assistendo ad uno smantellamento democratico e della democrazia». Ed è proprio così: il principio democratico non è stato tanto accantonato soltanto dal Consiglio europeo dai sui presidenti ma anche dalla Commissione e dai suoi presidenti. Lo stesso Parlamento europeo non ha saputo svolgere la sua funzione in un momento cruciale per le sorti del continente. Per questo motivo è necessario modificare le regole partendo dal Trattato se vogliamo in qualche modo costruire un'Europa diversa. Non ci vuole più Europa, o più di quest'Europa, ci vuole un'Europa diversa che sia davvero l'Europa dei popoli capace oggi di affrontare il tema del rigore ma anche, come lei in qualche modo ha detto, il tema della crescita, il tema dello sviluppo. Qui ritornano in ballo le regole e le linee dei grandi economisti del passato, di quelli liberisti che in qualche modo ricordavano a tutti noi che non è l'aumento della pressione fiscale che in qualche modo svincola il Paese dalla incapacità di crescita e di sviluppo. Lo diceva Galbraith: quando siamo nelle condizioni di avere una tassazione sulle imprese e sulle famiglie che non aiuta evidentemente lo sviluppo, siamo già in una condizione di rassegnazione totale e di incapacità di crescita, di sviluppo e di sostanziale recessione.
Questo è lo stato in cui si trova il Paese. Lei chiede a noi un sostegno per andare in Europa a battere i pugni. Io mi accontento di darle un sostegno per portare avanti politiche intelligenti, che non sono quelle di battere i pugni, ma di far capire alla Germania che ci salviamo tutti insieme, rispettando le specificità delle varie comunità. Infatti, fra le politiche sbagliate c'è anche quella di pensare che la medicina europea possa essere applicata in maniera uguale a tutti i Paesi, che hanno condizioni di debito e di deficit completamente diverse e che hanno situazioni di risparmio privato completamente diverse l'uno dall'altro. Ecco perché noi crediamo che quel passaggio sarà un passaggio decisivo per le sorti dell'Europa, ma sarà decisivo anche e soprattutto per le sorti dell'Italia. Pag. 21Lei ha chiesto l'ausilio di un consenso per andare a chiedere un'Europa diversa, che sia quella degli eurobond, che sia quella di una banca centrale, mi auguro che sia una banca a tutto tondo. Quando negli Stati Uniti uno Stato come la Florida ha qualche difficoltà di bilancio ed economico, non si chiede alla Florida di far leva soltanto sulle sue forze per uscire dall'impasse: interviene la Fed, interviene cioè una banca che ha la capacità di intervento concreto per liberare lo Stato dalle greppie di un'insicurezza che potrebbe portare a un default. In Europa non accade questo. Ecco perché la prima regola è quella di porre mano ai trattati e far sì che la banca europea sia una banca vera e non una banca che aiuta i processi speculativi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente Monti, la componente politica Grande Sud, di cui io mi onoro di far parte insieme ai miei colleghi, ha apprezzato la sincerità e la trasparenza con la quale lei oggi ha illustrato l'attuale situazione economica del Paese, in un contesto di politica europeo e internazionale. Però, Presidente, mi consenta una piccola critica: lei si è appellato ai segretari dei tre grandi partiti, dimenticando che vi sono delle componenti, come la mia, quella Grande Sud, che è fatta da dieci deputati, che hanno sempre sostenuto lei ed il suo Governo dal primo giorno di insediamento, per un fatto sicuramente di responsabilità nazionale, ma perché noi abbiamo sempre apprezzato quello che di buono lei e i suoi Ministri state facendo per una parte del Paese, ossia il Sud. Presidente, io ho ascoltato con molta attenzione la sua strategia, anche in vista di quello che sarà il prossimo Consiglio Europeo di fine mese a Bruxelles. Noi di Grande Sud ci vogliamo unire a quell'appello di unità e di forza che lei ha chiesto al Parlamento per far sì che l'Italia sia presente a quella riunione con più forza, con più determinazione, perché sa, Presidente, noi viviamo anche la politica sul territorio e oggi tutto quello che di buono lei sta facendo per mettere a posto e sanare i bilanci purtroppo sul territorio ha delle conseguenze un po' preoccupanti, nel senso che aumentare le tasse ha comportato anche una chiusura di tante fabbriche, un tartassamento fiscale per tanti cittadini, a famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. Tutti questi italiani, ahimè, si sfogano contro la politica e noi facciamo anche uno sforzo per far capire loro quanto sia difficile il momento, perché, Presidente, è difficile far comprendere all'opinione pubblica l'economia finanziaria, magari è molto più facile far comprendere l'economia reale e l'economia reale è fatta di fabbriche importanti che chiudono, della FIAT che chiude gli stabilimenti in Italia e se ne va in Polonia, di Finmeccanica che ha grossi problemi di produttività in Italia.
Quindi, c'è maggiore distanza tra l'economia finanziaria, fatta di spread e di mercati, e la situazione attuale dell'economia reale, che è molto, ma molto preoccupante. Grande Sud, con riferimento a questo, non solo vuole dare un forte contributo di azione politica al suo Governo - così come ha sempre fatto dal primo giorno -, ma vuole anche essere propositivo di idee e di innovazioni.
Ho ascoltato i discorsi dei miei colleghi e, in particolare, del segretario Alfano, che ha fatto riferimento a quella che è stata la politica americana della FED di stampare più moneta. Allora, perché, signor Presidente del Consiglio, non attingere alle riserve auree italiane? Noi siamo il primo Paese al mondo per riserve auree. Dunque, mi domando e chiedo: perché non attingere un po' a queste riserve e, magari, vendere o mettere a garanzia un po' di oro, creando moneta, in modo che vi sia più circolazione per le nostre imprese, per le nostre famiglie e per il nostro Governo? Tutto ciò affinché si possa tassare di meno e questi euro possano essere messi in circolazione per creare ricchezza e fabbisogno.

Pag. 22

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente del Consiglio, lei ha parlato di due fasi, e concludo. La «fase 1», che è quella relativa al bilancio, ci vede fortemente convinti a suo favore, perché senza sani bilanci non si può guardare avanti. La «fase 2» è quella della crescita. Noi guarderemo con molta attenzione al decreto-legge che lei ha chiamato «operazione crescita»: siamo pronti, come componente Grande Sud, affinché in questo decreto-legge, anche il Sud, attraverso la nostra componente, abbia una qualche crescita, per far sì che le aziende non chiudano, per far sì che le famiglie non vengano tartassate sempre di più dalle tasse, per far sì che il Governo Monti vada avanti fino alla fine e che possa avere il plauso non solo nostro, politico, ma anche di tutti gli italiani. Grazie, signor Presidente del Consiglio, e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà, per tre minuti.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Presidente Monti, questo dibattito cade in un momento cruciale per il nostro Paese, che, fuori da ogni nascondimento dietro il sottile velo del lessico economicistico, vive una stagione troppo lunga di impoverimento e si appresta a vivere tempi in cui la speranza di una ripresa appare ancora bandita dalle parole del suo Governo. 400 mila nuove famiglie prive del reddito da lavoro, per licenziamento dell'unica unità attiva, negli ultimi due anni, raccontano il dramma degli italiani con una crudezza assai più diretta di ogni analisi macroeconomica. E il dramma degli esodati, con l'incerto balletto di numeri, si offre come simbolo triste di questa stagione.
Signor Presidente del Consiglio, abbiamo ascoltato e apprezzato le sue parole. Abbiamo sempre considerato l'unione degli Stati europei come una necessità storica, come la naturale evoluzione di una vocazione, bisognosa di una sanzione politica che ancora stenta a giungere. Abbiamo creduto nell'Europa dei popoli, nell'Europa dei pari, senza egemonie, ma non abbiamo mai privilegiato l'Europa dei banchieri né quella degli speculatori, di chi sta conducendo una guerra senza averla dichiarata contro le sovranità nazionali, contro i popoli. Nessun europeista sincero potrà mai condividere sistemi che cancellano la sovranità di un Paese come la Grecia, stremandone il popolo, con presagi altrettanto cupi incombenti nella vicina Spagna.
È probabile, allora, che la Germania accetti di fare qualcosa affinché l'euro non crolli, se non altro perché, diversamente, la Bundesbank si ritroverebbe con più di mille miliardi di crediti non esigibili nei confronti della periferia europea. Ma il problema per il sistema Italia si chiama debito pubblico e premio di rischio che il nostro Governo deve pagare. Come potremo mai recuperare in competitività, se continueremo a pagare svariati punti percentuali più della Germania?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, siamo al giro di boa epocale: o l'Europa, la Banca centrale europea accetta di intervenire, acquistando grandi quantità di debito pubblico italiano, garantite dal fondo «salva Stati» - ho concluso, signor Presidente - oppure sarà difficile risalire la china. Crediamo in lei, signor Presidente del Consiglio, e diffidiamo dei troppi gnomi che, attraverso la finanza, manipolano il nostro destino. Faccia sentire la voce della ragionevolezza in Europa, prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà, per tre minuti.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, per i Liberali per l'Italia, ricordo dove è nata la crisi e dove è nato il Pag. 23problema dell'Europa contemporanea. Sono nati da una passeggiata improvvisa e improvvida tra il Presidente Sarkozy e il Cancelliere Merkel, i quali, alla fine di tale passeggiata, affermarono che gli Stati europei possono fallire e aprirono, così, le porte alla speculazione. Dagli effetti di questa passeggiata e di questa affermazione non siamo ancora usciti, e su questo la speculazione continua a prosperare sulla pelle di milioni e milioni di cittadini d'Europa.
Lei oggi ha fatto un intervento apprezzabilissimo, pieno, tuttavia, di «se», di ipotesi. Lei ha detto: «se» si farà un fondo salva-Stati, «se» vi sarà un incredibile pacchetto di decisioni, «se» si percepirà una prospettiva di sviluppo. Ma questi «se» si realizzeranno, se vi sarà una posizione politica. Lo hanno ricordato tutti oggi, anche l'opposizione. Dunque, signor Presidente, lei deve chiedere con forza questa posizione politica ai Paesi europei. Lei ha il carisma, il ruolo, la funzione e la distanza dal potere e dagli interessi che le permettono di esercitare con forza un ruolo di libertà.
Alla maestrina tedesca e ai prepotenti, si risponde con la durezza e con la fermezza. A chi pensa di poter giocare con la pelle e la vita di milioni di persone, rinviando alle prossime elezioni qualche decisione impopolare per il suo Paese - sto parlando della Merkel - bisogna ricordare che, questa volta, il compito lo deve fare lei ed è un compito di europeismo e di coerenza agli impegni che la Germania ha assunto. Bisogna spiegare che, se brucia l'Europa, brucerà anche la Germania.
Questo è il mandato che il Parlamento le affida. Io le chiedo, coerentemente con quanto chiedeva l'onorevole Casini, di chiedere a questo Parlamento una mozione per esercitare con forza tale mandato e per portare, quindi, a tutta l'Europa la volontà di questo Parlamento di riaffermare l'unità europea in una prospettiva, una missione, europea di crescita.

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, la invito a concludere.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Concludo con una riflessione: signor Presidente, qualsiasi sia la decisione che lei deve prendere, è bene che la comunichi anche al Paese. È importante che vi sia una comunicazione, che vi sia un rapporto, perché il Paese vive una situazione di sconcerto, preoccupazione e timore.

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, deve concludere.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Vi sono, soprattutto al Sud, le condizioni per una rivolta sociale. Quindi, faccia anche questo sforzo di comunicazione. Gliene saremo grati e saremo al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberali per l'Italia-PLI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà, per tre minuti.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la sua informativa non ha fatto i conti con un sentimento nuovo che si sta impossessando degli italiani in questi ultimi giorni: un sentimento di paura e di stanchezza. Anche i più laboriosi e i più intrepidi cominciano a cedere, vedono i risparmi affievolirsi e la disoccupazione che ha raggiunto livelli imbarazzanti, soprattutto al Sud. Mi riferisco alla disoccupazione giovanile.
Signor Presidente, ho notato che sono cambiate le parole d'ordine del suo Governo: crescita e sviluppo economico. Queste parole ci riportano a quell'Italia del miracolo degli anni Cinquanta e Sessanta, e mi sono chiesto: cosa aveva quell'Italia, anzi cosa non aveva?
Non aveva enti locali che bruciano denaro pubblico come in una fornace: voglio ricordare le società partecipate che falliscono con una media impressionante.
Non aveva spese militari, che hanno raggiunto 45 miliardi di euro. Signor Presidente, credo che sia arrivato il momento di dire agli alleati che dopo trent'anni ce ne possiamo andare dal Libano e dall'Afghanistan: Pag. 24basta questo per evitare la tassa dell'IMU che prosciugherà le tredicesime.
Non aveva servizi sociali dilatati e diffusi. A questa dilatazione vanno posti limiti: un limite morale, affinché i cittadini divengano responsabili della spesa, e un limite economico, ossia ridurre il prelievo tributario per non inceppare il meccanismo di formazione del risparmio. Senza risparmio privato, infatti, come diceva Bersani, non ci può essere ripresa.
Mi avvio a concludere, aggiungendo che i grandi assenti nello scenario della crisi sono proprio i partiti, arroccati nelle loro segreterie a fare le nomine. Ha ragione Angelo Panebianco, quando, dalle colonne del Corriere della Sera, giorni fa diceva: i partiti rinuncino ad essere principi e padroni e divengano sherpa e servitori, per trovare soluzioni. Ed io aggiungo: soluzioni rapide; solo così possiamo arginare l'onda dell'antipolitica e, quel che più conta, evitare il precipizio per questo tormentato Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani-Azionisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, stamane, nella sua relazione abbiamo potuto, ancora una volta, comprendere le gravi difficoltà di queste ore della nostra economia e della nostra nazione. Condivido il passaggio finale del segretario del Popolo della Libertà, Angelino Alfano; nonostante ci sia una grande distanza che cresce tra il Paese reale e le istituzioni, nonostante errori clamorosi di qualche suo Ministro, lei ha la fiducia di questo Parlamento. La sua autorevolezza internazionale la pone nelle condizioni, signor Presidente del Consiglio, di portare, con forza, le ragioni dell'Italia, soprattutto nei confronti di un Paese, la Germania, la cui politica economica sta mettendo in ginocchio non soltanto le economie, ma anche i cittadini della nostra Europa. Oggi questo continente ha bisogno di più politica che possa guidare questa grandissima, gravissima, enorme, crisi economica.
Signor Presidente del Consiglio, chi come me ha avuto l'onore di essere Ministro di questa nazione, ha potuto constatare la sua grande qualifica e la sua grande capacità di essere una persona di grande rispetto a livello economico e istituzionale. Quando andrà al vertice faccia valere con forza, non soltanto l'idea di un Governo, ma le idee di un Parlamento che rappresenta l'Italia e che chiede con forza un'inversione di tendenza; chiede con forza di portare le ragioni economiche, non soltanto di una nazione, ma di un'Europa che non vuole finire in ginocchio. In bocca al lupo, signor Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ho l'impressione che molti dei colleghi che hanno preso la parola, non abbiano valutato fino in fondo il significato delle parole del Presidente del Consiglio che, in termini misurati, ha indicato una situazione dell'Europa estremamente grave e preoccupante. Del resto, con l'invito rivolto ieri ai segretari dei partiti che lo sostengono, egli ha evidentemente voluto trasmettere il senso di una crisi molto grave. D'altra parte, se il direttore del Fondo monetario internazionale, la signora Lagarde, che è una persona misurata nelle sue parole, dice che l'euro si salva o non si salva entro i prossimi tre mesi, vuol dire che la portata della crisi è talmente grave che molti dei discorsi che ho sentito qui, sono dominati dalla leggerezza e dalla scarsa valutazione di questi problemi (Applausi del deputato Buttiglione). La situazione nella quale noi ci troviamo, è che il vertice del 28 e 29 giugno doveva affrontare l'unico grande problema che può salvare l'euro e cioè come far ripartire la crescita in Europa; ma la crisi bancaria spagnola e le difficoltà che noi vediamo sui mercati, cambiano ancora una volta l'oggetto di questo Pag. 25confronto: invece di discutere, come sarebbe indispensabile, di come riavviare la crescita, si dovrà parlare dell'emergenza.
Direi ai colleghi di calmarsi nei giudizi così negativi sulla Germania perché un Paese che ha un debito pubblico nell'ordine del 120 per cento, difficilmente può dare lezioni a un Paese che con il suo sforzo ha posto le condizioni del suo positivo andamento attuale (Applausi del deputato Buttiglione).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIORGIO LA MALFA. Mi avvio a concludere, signor Presidente. Oggi abbiamo la possibilità di essere rappresentati nel vertice europeo da una persona alla quale il gruppo Liberal Democratico conferma la piena fiducia, una persona stimata in sede internazionale, ma con un compito molto difficile perché questa Europa che giunge così tardi a valutare la fragilità dell'euro - qualcuno potrebbe rivendicare di averlo visto per tempo - avrà davanti a sé compiti molto difficili, e spero che lei possa dire una parola di saggezza a tutta l'Europa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà per due minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, Presidente Monti, lei questa mattina ha sprecata un'importante occasione per spiegare al Paese come intende affrontare in Europa i problemi della crescita, da un lato, e del declino del nostro Paese, dall'altro lato.
La prima partita, quella in casa, nel Parlamento italiano, lei l'ha persa. Ci auguriamo che la partita di ritorno, quella del 28 e del 29 giugno, la vedrà protagonista in maniera diversa. Lei e il suo Governo avete ottenuto due effetti negativi che, sommati insieme, possono produrre risultati drammatici per l'Italia: da un lato, vi è stato il peggioramento della nostra situazione economica; dall'altro lato, la delegittimazione della politica e delle istituzioni. L'antipolitica, Presidente Monti, lei l'ha sulla coscienza, perché quando ha spiegato che la sua presenza è legata alla debolezza dei partiti nel nostro sistema, immaginando che da lì avrebbe potuto ricavare la forza per governare, in quel momento lei ha dato forza all'antipolitica.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. Non ci sono molte soluzioni, Presidente Monti, e non è nemmeno il tempo degli interrogativi. Lei deve andare in Europa a difendere l'Italia, spiegando che se vi è una moneta unica vi deve essere un solo garante e che i Paesi europei non possono pagare interessi diversi per il loro debito pubblico. Se farà questo avrà reso un grande servizio all'Italia e al nostro Paese.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, per i quali è prevista la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cambursano, che non appartiene ad alcuna componente politica del gruppo Misto, cui darò eccezionalmente la parola per un minuto, non essendo prevista, come è noto, nelle informative urgenti la possibilità di intervenire a titolo personale.
Prego, onorevole Cambursano, ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, Presidente Monti, lei ha fatto bene ad incontrare i tre segretari di partito. Però, la inviterei, per la prossima volta, ad estendere l'invito anche alle opposizioni. Questo glielo dice uno che non fa parte dei partiti di opposizione.
Lei, stamattina, ci ha detto che la situazione europea è complicata, e che quella italiana, per fortuna, si è rafforzata rispetto a qualche mese fa. Effettivamente, Pag. 26le cose sono tremendamente peggiorate a livello europeo. Occorre ripartire con nuovi impulsi: intervento monetario della BCE, che vada nella direzione di ridurre i tassi fino ad azzerarli e, perché no, anche a ridurre il peso dell'euro rispetto al dollaro. Poi, sono necessari stimoli fiscali al nocciolo dell'economia, investimenti, infrastrutture e ricerca in periferia, aumenti salariali in base alla produttività. Solo così possiamo far ripartire l'Europa.
Se queste sono le considerazioni che lei, con forza, sosterrà in Europa, probabilmente ce la potremo fare, e lei è l'unica persona che può davvero farcela.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12, con il seguito della discussione del disegno di legge recante: Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (A.C. 4434-A).

La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 12.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Pietro Tidei.

PRESIDENTE. Comunico che in data 12 giugno è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Pietro Tidei:

«Onorevole Presidente, a seguito della mia elezione a sindaco di Civitavecchia, carica incompatibile con il mandato parlamentare ai sensi della sentenza n. 277 del 2011 della Corte costituzionale, con la presente rassegno le mie dimissioni dalla carica di deputato.
In proposito, le rappresento che è stata promossa nei miei confronti un'azione popolare, ai sensi degli articoli 69 e 70 del decreto legislativo n. 267 del 2000, finalizzata all'accertamento della mia condizione di incompatibilità. Il ricorso mi è stato notificato in data 8 giugno 2012 ed è, dunque, già decorrente il termine di dieci giorni, previsto dalle citate disposizioni legislative, alla scadenza del quale - ove da parte mia non fosse rimossa detta condizione di incompatibilità - sarei dichiarato decaduto dalla carica di sindaco di Civitavecchia.
È mia intenzione - e si tratta di un impegno che ho pubblicamente assunto con gli elettori della mia città fin dal momento della mia candidatura, nonostante successive polemiche, del tutto sterili e pretestuose - dedicarmi in modo esclusivo all'esercizio delle funzioni di sindaco di Civitavecchia, un impegno tanto più necessario alla luce delle criticità che ho nel frattempo riscontrato nella primissima fase del mio mandato di sindaco.
Al fine di evitare che il tribunale civile di Civitavecchia, accogliendo il predetto ricorso, dichiari la mia decadenza dalla carica amministrativa locale ed anticipando le stesse conclusioni cui sarebbe pervenuta di qui a breve la stessa Giunta delle elezioni della Camera, le chiedo di voler dare, nella prima seduta utile, annuncio delle mie dimissioni all'Assemblea, affinché questa ne prenda tempestivamente atto ai sensi dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento della Camera.
Nel lasciare la Camera, dopo una lunga esperienza parlamentare che mi ha arricchito e che rappresenta una parte fondamentale della mia esperienza politica, rivolgo a lei e a tutti i colleghi deputati l'augurio per una fruttuosa prosecuzione del lavoro in questo scorcio finale di legislatura ed i miei più calorosi saluti.
Firmato: onorevole Pietro Tidei».

Prima che la Camera prenda atto della comunicazione, ha chiesto di parlare l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

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PIETRO TIDEI. Signor Presidente, per le ragioni che ha testé letto e prima ancora che lei mi inviasse la lettera con la quale mi avrebbe invitato ad optare per una delle due cariche, ho deciso di rassegnare le mie dimissioni anche nell'interesse della mia immagine e del partito al quale sono iscritto da quarantaquattro anni.
Tuttavia colgo l'occasione anche per esplicitare il mio rammarico per il modo con cui è stata affrontata questa vicenda sulla stampa e sulle televisioni nazionali e locali. Appena eletto, dopo due ore che veniva bruciata la mia autovettura e venivo accompagnato a casa dai carabinieri per la mia incolumità e prima ancora che venissi nominato, proclamato e che mi insediassi, già sui blogger nazionali infuriava la polemica che mi sarei dovuto dimettere. Ripeto: non ero stata ancora proclamato, né mi ero insediato e già si erano diffuse queste voci. Questa canea è cominciata ed è continuata per venti giorni, che non sono ancora trascorsi dal mio insediamento, peraltro anche con accuse infondate, come quella di percepire due stipendi, cosa che tutti sanno che non è vera, né possibile perché si può percepire solo uno stipendio. Questa canea mi ha fatto male, mi ha colpito e certamente mi duole.
Rassegno le dimissioni con la profonda consapevolezza di ritornare nella mia città, dove ho governato per otto anni: voglio tornare a risanare quella città sotto il profilo morale innanzitutto, economico e soprattutto occupazionale.
Ringrazio lei e ringrazio ovviamente i colleghi. Ringrazio per questa bella esperienza che è durata nove anni e che sicuramente mi ha arricchito professionalmente, politicamente e che mi ha dato l'opportunità di costruire quei rapporti, oltre che politici, profondamente umani con deputati di tutti gli schieramenti politici.
Auguro a lei e a tutta l'Assemblea un buon lavoro. Ritengo di uscire a testa alta, visto che si era in questi giorni - lo ripeto - cercato di infangare il mio nome. Dopo quarantaquattro anni di permanenza nelle istituzioni - è dal 1969 che ricopro cariche istituzionali - ritengo di dover uscire da qui a testa alta, con onore e soprattutto con tanta voglia di lavorare per la mia città e per la mia gente, dalla quale ritorno certamente con soddisfazione (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Tidei, ed auguri per il nuovo impegno oneroso che l'attende.
Trattandosi di un caso di incompatibilità ai sensi della sentenza della Corte costituzionale n. 277 del 2011, accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta odierna, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, della comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Tidei dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto delle dimissioni del deputato Pietro Tidei, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 3 dicembre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 11-Partito Democratico nella XV Circoscrizione Lazio 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Mario Adinolfi.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XV Circoscrizione Lazio 1, Mario Adinolfi.
S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2156 - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (A.C. 4434-A); e delle abbinate proposte di legge: Di Pietro ed altri; Ferranti ed altri; Giovanelli ed altri; Torrisi ed altri; Garavini; Ferranti ed altri (A.C. 3380-3850-4382-4501-4516-4906) (ore 12,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Di Pietro ed altri; Ferranti ed altri; Giovanelli ed altri; Torrisi ed altri; Garavini; Ferranti ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, degli articoli 10, 13 e 14, nel testo delle Commissioni (vedi Allegato A - A.C. 4434-A).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 10 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 10 nel testo delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà, per due minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signora Ministro, il Governo che lei rappresenta ci chiede questa accelerazione che ci impedisce di eliminare un'autentica irrazionalità della disposizione, cioè quella di contenere una delega post mortem, cioè a scadenza, che supera di alcuni mesi la fine della legislatura.
Noi Liberal Democratici avremmo invece voluto un termine di sei mesi anziché di un anno per impedire che condannati siano eletti al prossimo Parlamento e poi magari esprimano il parere sulle norme delegate che li avrebbero esclusi. Avremmo anche voluto che non ci fossero nel prossimo Parlamento indagati e non perché non siamo garantisti ma perché avremmo voluto garantire ai cittadini un Parlamento con rappresentanti al di sopra di ogni sospetto. Il cittadino sarà quindi privato di certezze e lui stesso, come potrà, dovrà informarsi prima di votare.
Ciò considerato, ma in ragione del vincolo di fedeltà che lega noi Liberal Democratici a questo Governo sin dal suo insediamento, annunciamo il nostro voto favorevole sulla questione di fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà, per tre minuti.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor Ministro, non c'è più tempo, tempo per sottilizzare, fare distinguo, rinviare. Il Paese vive un momento talmente difficile che non si può tollerare l'idea che il provvedimento anticorruzione resti ancora fermo. La corruzione frena le imprese, allontana gli investimenti e costa ogni anno ben 60 miliardi di euro, una cifra che toglie il fiato. È dunque uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo economico e ancor prima mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e compromette la trasparenza delle relazioni sociali che sono alla base del patto sociale.
È necessario riaffermare a tutti i livelli il principio di responsabilità e il primato delle leggi e promuovere la cultura della legalità, occorre che repressione e prevenzione dell'illegalità vadano di pari passo con la crescita dell'educazione al senso dello Stato e al valore del bene comune. La corruzione ha affinato le sue strategie senza recedere di un passo, l'Italia merita meno della sufficienza nella lotta alla corruzione. Per dirla con le parole del presidente della Corte dei conti, non si avverte un reale, profondo e sostanziale Pag. 29rivolgimento morale, l'onestà in ogni rapporto anche privato, la valenza del merito, l'etica pubblica, il rispetto delle risorse pubbliche.
Ci sono voluti due anni e un percorso travagliato per arrivare a votare il disegno di legge anticorruzione, il lavoro delle Commissioni ha prodotto un testo equilibrato che rappresenta un punto di mediazione oltre a prevedere significative modifiche rispetto a quello approvato dal Senato.
Il ricorso alla fiducia non era auspicabile, ma si è rivelato necessario per uscire da una fase di stallo troppo difficile da giustificare al Paese stanco e sfiduciato, che ha bisogno di gesti concreti e tangibili che attestino la seria volontà dello Stato di contrastare la corruzione e il malaffare. Esprimiamo il nostro pieno appoggio all'articolo 10 del provvedimento, in base al quale non potrà essere più eletto né ricoprire incarichi di Governo chi ha avuto una condanna definitiva per reati gravi, come mafia e terrorismo o come quelli contro la pubblica amministrazione. Questo articolo restituisce credibilità alle istituzioni e colma un vuoto, dal momento che la norma, già applicabile agli amministratori locali, non era invece prevista per i parlamentari. Avremmo preferito, tuttavia, che tali norme fossero ritenute applicabili sin dalle prossime elezioni, senza dover attendere l'esercizio della delega da parte del Governo. La corruzione ha radici profonde nei diversi apparati dello Stato, della società e dell'economia. Una società infettata dalla corruzione e dal malcostume è una società che muore, che perde di vista il rispetto delle regole e dove ogni valore viene meno. Sulla base di tali considerazioni, Alleanza per l'Italia voterà a favore della fiducia, una fiducia estesa non solo al singolo provvedimento in discussione, ma all'operato del Governo in un momento altamente critico per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro la fiducia al Governo, perché non condivide le sue politiche, lontane dalle effettive esigenze degli italiani, così come lo è questo articolo 10, che dimostra quanto siate lontani dalla gente. L'articolo 10 è illegittimo - e lo sapete - in relazione all'articolo 65 della Costituzione, che contiene una riserva di legge in materia.
Legge significa dibattito parlamentare, non legislazione delegata. L'articolo 10 prevede nella delega che l'incandidabilità sia prevista solo per chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato per gravi reati, trascurando peraltro le condanne in primo grado per reati gravissimi, ma soprattutto prevede che essa sia comunque temporanea. Signori del Governo, come si può pensare che chi, per esempio, è condannato in primo grado per mafia o per reati contro la pubblica amministrazione possa fare nella vita l'amministratore pubblico? La temporaneità è un concetto che deve uscire dai criteri di questa delega o comunque dovrebbe. Non è possibile che chi subisce una condanna grave possa pensare nella vita di fare l'amministratore pubblico.
C'è un'incongruenza che avete creato voi stessi. Con l'articolo aggiuntivo 4.0600 del Governo, al di là della bruttissima pagina di cedimento a volontà opache che essa ha rappresentato - il Ministro era stato molto più coraggioso, ma poi ha dovuto cedere - abbiamo previsto che chi è condannato in primo grado per gravi reati non può fare il dirigente pubblico. Ma allora mi chiedo: perché può fare l'amministratore pubblico in base a questa delega? Inoltre, l'articolo 10 sembra compilativo, ma affida illegittimamente al Governo vasti margini, a causa di principi e criteri mal definiti. Inoltre, il principio che deve informare, secondo l'articolo 10, le cause di incandidabilità temporanea indica, insieme ad alcuni tipi di delitti espressamente previsti, la possibilità di prevederne altri, purché la pena sia superiore nel massimo a tre anni. Tale previsione limitativa pone nelle mani del Governo Pag. 30un'arbitrarietà non condivisibile, posto che il parere successivo delle Commissioni parlamentari non è rafforzato e non è vincolante. Con la lettera f), infine, si lascia al Governo una decisione quasi di ordine costituzionale che è assolutamente illegittima, in quanto dovrebbe essere presa dall'Assemblea dopo un serio dibattito. Insomma, l'articolo 10 è assolutamente illegittimo, ma prima ancora inopportuno. La fiducia ha impedito un sereno dibattito che si era ben avviato e che il Governo non doveva stroncare. Doveva invece lasciare alle Aule parlamentari e al loro voto, se non fosse stato troppo preoccupato non del bene del Paese, ma della propria sopravvivenza, a causa dei ricatti del Popolo della Libertà, la creazione di una normativa immediata sulle incandidabilità.
Ponendo la questione di fiducia non avete nemmeno avuto il buonsenso di presentare un emendamento del Governo che riducesse la durata della delega, che accogliesse almeno gli emendamenti che avevano avuto parere favorevole, come quelli, appunto, sulla riduzione della durata della delega, sulla riferibilità dell'incandidabilità anche ai presidenti e ai consiglieri delle società pubbliche, sulla norma transitoria che applicava da subito almeno l'articolo 15 della legge n. 55 del 1990 sui condannati con sentenza passata in giudicato per reati gravissimi, ma ci saremmo accontentati anche dell'articolo 58 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
Nemmeno avete avuto il buonsenso di applicare da subito il codice etico votato all'unanimità dalla Commissione antimafia. Questa è la prova che a parole siete tutti d'accordo, ma, quando si tratta di passare ai fatti, qualcuno non è più d'accordo e, purtroppo, il Governo lo protegge, il Governo lo ha coperto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Un Governo, vi ricordo, che, con una delega a un anno, prevede di predisporre una normativa dopo che si saranno effettuate le elezioni politiche. Almeno aveste avuto il buon senso di ridurre a 6 mesi quei 12 mesi previsti dalla delega! Noi dell'Italia dei Valori abbiamo avuto il merito di accendere la riflessione sulla materia, ottenendo l'accantonamento dell'articolo 10 e ottenendo alcuni giorni, purtroppo, di vano dibattito, ma intenso.
Diamo atto al Partito Democratico di avere dapprima dato la disponibilità a votare per parti separate un nostro importante emendamento e poi di aver condiviso la riformulazione del medesimo, la cui approvazione avrebbe rappresentato un grande passo in avanti sulla lunga strada della riconciliazione della politica con la gente.
Era un dovere uscire di qui con l'approvazione dell'incandidabilità immediata, per legge, in vigore da subito, e non attraverso una delega incerta di un anno, che, forse, non vedrà mai la luce, dei condannati definitivamente per gravi reati e dei condannati in primo grado per reati gravissimi, anche a costo, ne siamo ben consci, di far pronunciare nuovamente - cosa che è successa più volte -la Corte costituzionale, dopo ben 16 anni, con una sensibilità diffusa ben diversa da allora, quando la Corte, peraltro, si pronunciò su un caso di specie estremamente piccolo e limitato.
Ma il rischio, e questo spiace, che passasse il nostro emendamento, una norma seria sull'incandidabilità, mutuata dal codice etico approvato all'unanimità dalla Commissione antimafia, ha terrorizzato molti, e spiace che il Governo si sia prestato a cedere al ricatto e a coprire quel terrore con la fiducia, contro la volontà, ormai chiara, della stragrande maggioranza degli italiani e, per fortuna, di buona parte di questa Camera.
Signori del Governo, i condannati per gravi reati devono stare fuori dalle istituzioni da subito e non si capisce perché debba restare al suo posto un Governo che, di fatto, protegge le ragioni dei condannati contro l'Italia onesta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iapicca. Ne ha facoltà per cinque minuti.

MAURIZIO IAPICCA. Signor Presidente, a nome di Grande Sud annuncio il Pag. 31nostro voto favorevole alle norme che introducono le cause di incandidabilità con l'indicazione specifica dei casi che comportano l'esclusione dalla competizione elettorale. Quindi, senza toccare i principi costituzionali, siamo favorevoli e la nostra dichiarazione di voto è favorevole a quanto stabilito e presentato dal Governo in questo disegno di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il gruppo di Popolo e Territorio svolgerà un'unica dichiarazione di voto su tutti e tre gli articoli sui quali è stata posta la fiducia in quanto condivide ed è favorevole all'adozione dell'articolo 10, ancorché la delega al Governo non abbia ben chiarito quali siano i gravi reati che portano all'esclusione della candidatura del soggetto condannato in via definitiva.
Ci sarebbe da chiosare anche sul fatto che vi sono parlamentari condannati in via definitiva per reati che attengono alla stampa, quindi a giudizi espressi attraverso articoli nei confronti di soggetti politici o di altre istituzioni dello Stato. Non credo che questi dovrebbero ricadere all'interno dei reati gravi che ne possono escludere la candidatura.
Fatta questa precisazione, che vale anche come raccomandazione al Governo nell'esercizio della delega che qui viene chiesta, annuncio, in relazione all'articolo 10 del provvedimento in esame, il voto favorevole del gruppo Popolo e Territorio e approfitto del tempo che mi è stato dato per annunciare all'Aula che ci asterremo, cioè non parteciperemo al voto, sui successivi articoli per un ordine di ragioni molto semplice.
Noi siamo profondamente convinti della necessità dell'adozione di un provvedimento serio e concreto per eliminare questo cono d'ombra che vi può essere all'interno della pubblica amministrazione e della politica. I tempi sono tali da imporre al Parlamento l'adozione di provvedimenti cogenti, seri, senza, peraltro, indulgere in demagogie assunte sulla spinta delle situazioni che, fuori da quest'Aula, si vanno realizzando nella società, a causa del discredito più volte artatamente gettato sulla classe politica e, soprattutto, sull'istituzione parlamentare.
Riteniamo, però, ben difficile poter dare il nostro convinto e sereno consenso sul successivo articolo del provvedimento in esame che introduce, a nostro modesto avviso, un reato fumoso e pericoloso per l'esercizio del mandato elettivo.
Mi riferisco, specificamente, al traffico illecito d'influenza. Sembra di trovarci di nuovo di fronte ad un reato che ci ricorda il concorso esterno in associazione mafiosa, ossia reati impalpabili, che hanno consentito, molto spesso, alla magistratura di entrare «a gamba tesa» e di prevaricare il Parlamento, il parlamentare, la politica e i partiti politici, con accuse che non avevano alcuna consistenza, ma che hanno dato luogo a veri e propri processi mediatici e che hanno stroncato vita e carriera politica di molti nostri colleghi.
Introdurre, quindi, all'interno dell'ordinamento del codice penale un reato così fatuo, così impalpabile, espone qualunque pubblico amministratore ad essere condannato con una pena dai due ai sette anni per un traffico illecito d'influenza, quale potrebbe essere una naturale richiesta di informazioni, o manifestazione di interesse, verso pratiche legittime, fatta da persone che, per la farraginosità della struttura amministrativa, per l'indolenza e per la ridondanza delle strutture amministrative e della pubblica amministrazione in genere, in perfetta buona fede, altro non fanno che intervenire per sollecitare, nella trasparenza e nella legittimità, un'efficienza che non è dato riconoscere alla nostra pubblica amministrazione.
Se questo deve diventare uno strumento ed un espediente per dare alla magistratura politicizzata un ulteriore elemento di interdizione verso coloro i quali adempiono alla funzione di rappresentare il corpo elettorale, noi non ci stiamo. Non riteniamo di dovere dimostrare particolare zelo o particolare candore, perché noi Pag. 32siamo - o riteniamo di essere - onesti in quanto persone, perché l'onestà non è qualcosa che va sottolineata e sbandierata. Essa diventa ontologica nelle persone e negli uomini che hanno sposato l'impegno civile e l'impegno politico per servire il bene comune e la collettività.
Tuttavia, c'è un'altra ricaduta che noi teniamo ed è la ricaduta della già scarsa aderenza e partecipazione di quella che viene riconosciuta come società civile all'impegno politico ed all'impegno amministrativo. Chi volete si sottoponga all'alea di un'ulteriore restrizione, nel momento in cui si candida a sindaco, a consigliere provinciale, a consigliere comunale, ovvero ad essere partecipe dell'attività e della buona amministrazione della cosa pubblica, se verrà interpellato da uno qualsiasi su di un argomento che, per quanto lecito, può essere abbisognevole di una sollecitazione e può essere abbisognevole di un intervento presso le pubbliche amministrazioni?
Allora troveremo che questo elemento fungerà da deterrente alla partecipazione di quella parte della società civile, che vede ancora nella politica il regno del coinvolgimento, il regno del male, il regno di chi si deve sporcare le mani e, quindi, vuole sottrarsi da questi pericoli incombenti, che diventano ancora più concreti quando la norma è aleatoria, quando è vaga, quando è astratta e quindi manipolabile da coloro i quali oggi continuano - e lo diremo in riferimento al successivo articolo - a rivendicare l'insindacabilità e l'irresponsabilità.
Cosa prevede, infatti, l'ultimo articolo? Che lo Stato si deve fare carico dell'errore dei magistrati e, quindi, deve pagare - contrariamente a quello che era stato deciso in questo Parlamento - gli errori delle persone che esercitano la giustizia. Quale chirurgo, quale ingegnere, quale avvocato, resosi complice e responsabile di un danno verso i terzi, può godere di questa franchigia, per cui è lo Stato a pagare il fio della colpa, dell'irresponsabilità, della superficialità e dell'imperizia professionale di questi professionisti? Perché in questo Paese la magistratura debba trasformarsi da ordine in potere insindacabile nessuno è riuscito ancora a spiegarcelo.
Allora, vedete, non si aumenta il tasso di onestà degli amministratori, dando ai magistrati poteri insindacabili.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole D'Anna.

VINCENZO D'ANNA. Non si aumenta il tasso di buona amministrazione, sottoponendo gli amministratori alla gogna di reati fumosi, che altro non possono che portare ulteriore complicazione ed ulteriore discredito a chi amministra (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, per Futuro e Libertà la questione corruzione è stata ed è una delle questioni costitutive.
La corruzione è una grande questione morale, che diventa una grande questione politica, civile e che diventa, poi, una grande questione ed emergenza economica, esattamente come la criminalità organizzata.
La ragione per cui abbiamo ritenuto da sempre che la lotta alla corruzione fosse non un elemento accessorio o una rivendicazione identitaria ma una delle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno - e di questo ringraziamo l'impegno profuso dal Governo, dal Ministro Severino, dal Ministro Patroni Griffi naturalmente e dagli altri Ministri che hanno partecipato - è che si tratta di uno dei temi molto legati alla discussione che abbiamo svolto questa mattina sulla crescita economica nel nostro Paese. La corruzione espropria i cittadini e i contribuenti dai vantaggi che ricaverebbero da mercati liberi e concorrenziali, scarica sul bilancio pubblico e sul debito pubblico quella intermediazione illegale e criminale che ha molto a che vedere, ma non solo, con la politica e quindi è uno dei fattori che deprimono il potenziale di crescita economica. Pag. 33
Vi sono indici internazionali sulla base dei quale gli investitori internazionali pianificano le loro decisioni di investimento: penso all'Index of Economic Freedom dell'Heritage Foundation secondo il quale l'Italia ha una posizione sulla corruzione di poco superiore a quella della Colombia, oppure il Corruption Perception Index del 2011 stilato da Transparency International che ci dice che l'Italia è sessantanovesima su 182 Paesi, a pari merito con la Macedonia, le isole Samoa e il Ghana. Questi ranking mondiali sono uno dei pesi, assieme al carico fiscale, alle legislazioni sui mercati, alla lunghezza dei processi, una delle questioni che incidono quotidianamente nelle difficoltà del Paese, nell'incapacità di raccogliere investimenti e nella minore affidabilità che complessivamente il Paese ha in momenti cruciali. Quindi, si tratta di una riforma strutturale essenziale ad un rilancio del Paese. Non è l'unica: non è sufficiente una buona legge per battere la corruzione, ridurre la spesa pubblica e i margini di intermediazione e di discrezione di chi fa gli acquisti pubblici o di chi dà gli appalti, anche attraverso la spending review; è uno dei modi per combattere la corruzione ma questo disegno di legge riveste un aspetto concreto e simbolico fondamentale nel definire la volontà del Parlamento e del Governo di lottare contro la corruzione. Ne abbiamo chiesto una rapida approvazione: confermiamo questo impegno e ringraziamo il Governo per aver tirato dritto anche con l'apposizione rigorosa della questione di fiducia. C'è un punto, però, signor Ministro Severino, signor Ministro Giarda, un allarme che qui oggi vogliamo lanciare, ed è quello relativo al primo voto di fiducia, quello sull'articolo 10, la prima delle tre questioni di fiducia. Non è responsabilità del Governo, lo sappiamo, è l'eredità che arriva dalle precedenti analisi di questo provvedimento, ma vi è un punto che rischia di essere, nel merito e per il suo valore simbolico, obiettivamente paradossale nel momento in cui si fa una normativa severa contro la corruzione, che è l'individuazione dei principi direttivi sull'incandidabilità di coloro che hanno subito condanne definitive per reati di corruzione, reati contro la pubblica amministrazione, affidato ad una delega - era già così prima - che, per i tempi di approvazione del provvedimento, che avanzano, scavalla la legislatura. È un allarme nel merito ma è anche un allarme che credo dovremmo fare tutti proprio come forze politiche perché ci sottopone al rischio - abbiamo visto tanti episodi di questo tipo negli ultimi mesi - di una sollevazione dalla rete che diventa sollevazione popolare su questo punto specifico: fanno la legge per non candidare i corrotti ma rinviano l'entrata in vigore della legge dopo le prossime elezioni. Io credo semplicemente che questo sia un punto di merito, di metodo, un punto politico sul quale dobbiamo riflettere.
Noi oggi lanciamo l'allarme di consapevolezza presentando un ordine del giorno che da parte del Parlamento impegna il Governo nella sua libera responsabilità ad esercitare questa delega nei tempi più rapidi possibili e, comunque, per evitare che il tema della incandidabilità dei corrotti sia un tema per il futuro, noi lo vogliamo per il presente.
E proprio per dare forza a questo allarme che noi vogliamo sollevare, e per rendere consapevoli tutti quanti di questo punto, perché poi non si debba rispondere a babbo morto delle polemiche, vogliamo dare un segnale. Quindi - a parte la relatrice Angela Napoli, che ringraziamo per il lavoro svolto in tutti questi anni e negli ultimi mesi su questo tema - noi non parteciperemo come gruppo di Futuro e Libertà al voto di fiducia su questo specifico punto, sull'articolo 10, mentre parteciperemo e voteremo convintamente a favore sugli altri punti all'ordine del giorno.
Ripeto, è un allarme che dobbiamo lanciare, le conseguenze le vedremo nei prossimi mesi. Affidiamo allo strumento, come sempre esile come valore di cogenza politica, dell'ordine del giorno, però, un impegno complessivo della Camera e del Governo a far sì che il «no» alla candidabilità dei condannati in via definitiva per corruzione non sia per il futuro, ma Pag. 34che sia una cosa di oggi, che riguardi il voto al quale ci avviciniamo delle prossime legislative del 2013 (speriamo che siano nel 2013), e non può essere una cosa rinviata al 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, questo provvedimento al nostro esame ha l'importante finalità di contrastare il gravissimo fenomeno della corruzione che in Italia si aggira, secondo stime ormai note della Corte dei conti, in valori prossimi ai 60 miliardi, e che costituisce un grave freno allo sviluppo e alla crescita secondo principi liberali di concorrenza e di merito oltre che un grave fattore di inquinamento della vita sociale e amministrativa.
L'entità della corruzione in sostanza è uno dei fattori che frena e rende poco credibile il nostro sistema Paese, nonostante i lodevoli sforzi per il risanamento e la crescita, e dunque è necessario un serio intervento legislativo senza ulteriori indugi. Ha fatto bene perciò il Governo a porre la fiducia, che l'Unione di Centro voterà con convinzione e responsabilità.
È tempo di decidere. Il provvedimento è, peraltro, anche attuazione della Convenzione di Merida dell'ONU del 2003 e della Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione del 1999, che richiedono l'istituzione di autorità nazionali proprio su questi reati. Ora anche l'Italia avrà una Autorità nazionale anticorruzione e strumenti di contrasto più forti. È un buon passo in avanti.
Naturalmente, il provvedimento è complesso e - certo - qualche dubbio sulla parte penale si può nutrire. Non sull'aumento delle pene e il maggiore rigore, ma su una fattispecie aperta, quasi indistinta come il traffico di influenze.
Leggo testualmente su un autorevole quotidiano nazionale che i nuovi reati di corruzione tra privati e di traffico di influenze potrebbero, tra l'altro, porre fine all'attività di lobbying. Ma è davvero il caso di criminalizzare le attività di lobbying, anziché farle emergere e svolgere alla luce del sole e con regole? Non c'è il rischio che gli uomini si rifiutino di trasformarsi in angeli e che tutte le attività umane siano sospettate di illecito penale?
Ma torniamo pure alle misure amministrative, civilistiche e di prevenzione, in particolare al tema della incandidabilità di cui all'articolo 10. Ora, come è stato già detto da diversi colleghi, l'articolo 10 affida una delega molto utile al Governo, anche piuttosto ampia, ad adottare entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge un decreto legislativo recante un testo unico della normativa in materia di incandidabilità alla carica di membro del Parlamento europeo, di deputato, di senatore della Repubblica, alle elezioni regionali, provinciali, comunali, e divieto di ricoprire le cariche di presidente e componente di consigli di amministrazione di consorzi e di altri organi di governo locale.
È un principio importante, assolutamente necessario che chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato per gravi reati non può essere candidabile. È lo stesso principio, d'altra parte, che vige già da molti anni nelle elezioni regionali e che è previsto dall'articolo 58 del Testo unico degli enti locali nelle elezioni per i comuni e le province. Quindi, nelle elezioni per comuni, province e regioni già è vigente questo principio e deve esserlo anche per il Parlamento nazionale. C'è una domanda che si aggira anche un po' per il Paese ben al di là delle suggestioni anticasta e della demagogia di moda. La domanda che frequentemente viene avanzata, non solo, appunto, dai più accaniti critici della casta, ma dai cittadini di comune buon senso è, infatti, la seguente: come mai per partecipare ad un concorso per vigile o bidello devo dimostrare di non avere condanne e carichi penali pendenti e per essere eletto in Parlamento, invece, questo requisito non serve? Chi in genere rivolge queste domande non si accontenta della risposta di qualcuno secondo cui il Pag. 35voto omnia munda mundis e l'eletto dal popolo è al di sopra di queste regole perché democraticamente chiamato a fare lui le regole. A nostro avviso, la domanda di etica pubblica che in tal modo viene posta è corretta, ben oltre ogni demagogia populista, per due ordini di ragioni. In primo luogo, perché i futuri legislatori non sono legibus soluti e devono sin dall'inizio dimostrare di comprendere che devono rispondere ai principi di etica pubblica di rango costituzionale e sovranazionale e non sempre fondati sulla legge scritta, che riguardano direttamente le loro coscienze e le loro condotte personali. Se si chiede ai cittadini di non rubare e di non commettere reati e ciò costituisce condizione per l'accesso al lavoro nel pubblico impiego, non certo di meno deve essere per chi si candida ad esercitare la funzione legislativa e di Governo in nome del popolo. La seconda ragione è che occorre una certa enfasi anche sui requisiti personali dei candidati che devono essere parte non secondaria del voto elettorale, e l'idea che tra questi requisiti curriculari vi debba essere un certo tasso di onestà e il rispetto delle leggi, comprovati dall'esperienza di vita, non può certo dirsi un'idea sbagliata.
Naturalmente, occorre anche prevenire l'idea che qui si tratti di affermare una sorta di superiorità morale degli eletti. No, qui dobbiamo affermare i principi dell'etica comune da condividere. Dobbiamo però - e richiamo l'attenzione dei Ministri e del Governo - anche noi, con i toni pacati che contraddistinguono il sostegno politico dell'Unione di Centro per il Terzo Polo al Governo, esplicitare un nostro punto di insoddisfazione. Al Ministro Patroni Griffi in modo particolare il tema è molto noto: abbiamo presentato un emendamento, sottoscritto dal collega Tassone e da me, che rende più stringente questo principio di delega. Non è pensabile che una legge anticorruzione complessa e importante come questa non rechi il principio della incandidabilità dei condannati con sentenza definitiva, come vuole la Corte costituzionale, per gravi reati per le prossime elezioni politiche nazionali. Su questo punto occorre essere molto chiari perché il Governo, che giustamente si era rimesso all'Aula, si assume con questo voto di fiducia una responsabilità notevole. Noi insistiamo per questo principio. Si era raggiunto un certo accordo, un'intesa, in Commissione sul nostro emendamento riformulato che, come ripeto, si basa su due principi precisi: sentenze passate in giudicato e solo gravi reati. Ma questi principi noi vorremmo vederli riaffermati nella delega.
E vorremmo davvero che ciò fosse fatto prima del rinnovo del Parlamento nazionale. In tal senso quello che ha annunciato il collega Della Vedova noi lo abbiamo già scritto e depositato: infatti sottoponiamo all'attenzione dell'Aula, ovviamente, ma in modo particolare del Governo, un ordine del giorno già depositato che impegna esattamente il Governo ad esercitare la delega in tema di incandidabilità al Parlamento dei condannati con sentenza definitiva per gravi reati in tempo utile affinché le norme possano essere vigenti e applicabili entro la scadenza naturale dell'attuale legislatura e prima delle elezioni previste per l'anno 2013. Confidiamo nel pieno accoglimento del nostro ordine del giorno. L'Unione di Centro insiste su questo tema non per giustizialismo, non per inseguire facili demagogie ma per l'esatto opposto: per l'onore delle istituzioni democratiche, del Parlamento, della buona politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi. Noi come Lega voteremo contro questa fiducia non certamente per l'articolo 10, non certamente per un articolo che abbiamo affrontato in Commissione, abbiamo emendato, abbiamo insieme trovato soluzioni migliori. Si poteva fare molto di più. Eravamo d'accordo, ad esempio, affinché la delega durasse soltanto sei mesi anziché un anno. Eravamo Pag. 36d'accordo che per alcuni gravi reati come quelli per associazione mafiosa bastasse la condanna anche in primo grado per far sì che fosse prevista l'incandidabilità dei delinquenti. Ma siamo contrari al provvedimento in esame perché questo Governo ha dimostrato per l'ennesima volta di non aver una maggioranza. Infatti, se a parole eravamo tutti d'accordo per fare un provvedimento contro la corruzione, non vedo perché si debba mettere la fiducia. Vuol dire che non c'è una maggioranza. Non c'è, come ha detto ieri il Ministro Giarda, una maggioranza solida e coesa. Se ci fosse una maggioranza solida e coesa, a cosa servirebbe mettere la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Probabilmente su queste tematiche ci sono sensibilità differenti tra il PD e il PDL, tra l'Italia dei Valori e l'UdC. Vuol dire che questo è un Governo che su grandi tematiche importanti di questo Stato non ha una maggioranza, e al collega dell'UdC, che ha parlato ieri dicendo che il merito di questo Governo è di aver dato un'accelerazione a questo provvedimento, a lui rispondo che non vada mai a fare una gara di corse in autodromo. Infatti, se accelerare vuol dire fermare per cinque mesi un provvedimento perché il Governo doveva studiare e prepararsi, vuol dire che non ci capiamo nei termini: accelerare a casa mia vuol dire abbreviare i tempi. Eravamo già a novembre sull'articolo 8, abbiamo ricominciato a maggio: questo, a casa mia, non vuol dire accelerare, vuol dire mettere il freno a mano, il freno di stazionamento.
Dunque non voteremo la fiducia perché riteniamo che questo Governo non stia facendo niente per questo Stato, non stia facendo niente di utile per i nostri popoli. Sta semplicemente aumentando le tasse, deve ancora cominciare a tagliare gli sprechi di questo Stato: infatti dobbiamo ancora tagliarli per davvero. Dobbiamo ancora tagliare i maxistipendi dei dipendenti e dei funzionari delle società controllate dal pubblico: quanto aspettiamo? Aspettiamo che il presidente dell'INPS, che prende un milione e 200 mila euro, venga mandato a casa semplicemente perché ha dato dati diversi da quelli che voleva il Governo o perché prende troppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Veramente è un Governo inconcludente e la maggioranza è inconcludente, che a parole continua a dire che ha voglia di tagliare le spese, che vuole portare avanti questo provvedimento sull'anticorruzione, rilanciare l'economia addirittura sul territorio. I vostri esponenti dicono che l'IMU deve essere rimodulata per le fasce più deboli, per dare una mano a quelle famiglie che danno in comodato gratuito gli immobili ai figli: sono notizie di questi giorni.
Ma quando noi della Lega abbiamo presentato gli emendamenti, voi vi siete opposti e avete chinato il capo al Governo dei tecnici, al Governo delle lobby, al Governo dei boiardi di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che di sicuro non vorrà mai cambiare questo Stato, perché è stato uno Stato generoso nei loro confronti.
Dunque noi voteremo contro e auspichiamo che anche gli altri parlamentari e gli altri politici finalmente aprano gli occhi. Non servono i tecnici, servono dei cittadini che facciano politica in modo chiaro, trasparente e soprattutto con idee chiare, questo serve a questo Stato. Serve uno Stato federale, uno Stato dove vi siano maggiori autonomie per le nostre regioni, per i nostri comuni, dove vi sia responsabilità e potere non solo di spesa, ma di prelievo dei nostri amministratori: questo serve a questo Stato. Non servono dei tecnici, che magari avranno anche delle belle intenzioni, ma che sono ostaggio di una maggioranza che maggioranza non è (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente e signori Ministri, in verità noi la nostra fiducia attiva, operosa e vigile l'abbiamo data stamattina, con l'intervento del nostro segretario nazionale sulle comunicazioni Pag. 37del Presidente del Consiglio. Sono infatti d'accordo personalmente con l'intervento del collega Della Vedova, quando sottolineava che in questa occasione, in questo dibattito, non stiamo parlando di una cosa diversa rispetto a quella che abbiamo affrontato stamattina.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,50)

ORIANO GIOVANELLI. Se qualcuno pensa che da una parte ci sono le politiche di risanamento finanziario, le politiche per la crescita e dall'altra parte invece c'è una riserva indiana, abitata da qualche inguaribile moralista, da qualche giustizialista d'antan, che ha la fissa della lotta alla corruzione, è davvero fuori strada, è davvero fuori dalla storia ed è fuori dal fuoco centrale della crisi in cui versa il nostro Paese. Non c'è risanamento economico possibile, non c'è rinascita senza un profondo risanamento civile e morale di questo Paese. Infatti le questioni che vengono al pettine nel momento in cui affrontiamo il tema della lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione hanno a che fare con qualcosa di profondo, che sta nelle radici spesso distorte della crescita e del rapporto tra economia e politica, che in questo Paese nei decenni si è costruito.
Non sottovalutiamo che ogni passo avanti fatto nella direzione dell'assunzione di responsabilità rispetto alla profondità di questo tema, è un passo avanti che facciamo nella direzione dell'uscita strutturale del nostro Paese dalla crisi, della possibilità di dare al suo sviluppo basi più solide e durature, della possibilità di risolvere questioni che lo hanno tenuto e lo tengono ancora profondamente invischiato in logiche perverse. Questa legge è un passo avanti e questo passo avanti noi lo sottolineeremo anche con la nostra fiducia.
In un Paese immerso in una globalizzazione estrema, un Paese che non ha risorse proprie se non il lavoro, se non la produzione di beni, che ha bisogno di investimenti e quindi ha bisogno di credibilità, la lotta alla corruzione è centrale, perché altrimenti ci sfuggirebbe come nella corruzione prodotta all'interno della pubblica amministrazione, nel rapporto tra pubblica amministrazione, l'economia e le società, lì dentro noi ritroviamo le ragioni dell'enorme evasione fiscale.
I due fenomeni sono interconnessi: lì dentro, noi vi ritroviamo le ragioni dell'infiltrazione criminale nell'economia e dell'alterazione che tale infiltrazione criminale nell'economia produce a vere e pulite logiche di mercato; noi vi ritroviamo le ragioni del diffondersi del riciclaggio, il traffico dei rifiuti tossici. Altro che moralismo: siamo dentro le questioni vere che stanno ostacolando e hanno ostacolato la crescita del nostro Paese e che stanno ostacolando, oggi, le sue chance di rinascita.
Il presidente della Corte dei conti, Giampaolino, ieri, ha dichiarato che questo provvedimento rappresenta un bel pezzo di una riforma della pubblica amministrazione. A mio avviso, ha fatto un complimento al nostro lavoro e al lavoro del Governo, perché, effettivamente, buona parte di questo provvedimento, che discutiamo e ci accingiamo ad approvare in via definitiva, è un pezzo di riforma della pubblica amministrazione. Ha ragione, perché il lavoro sulla pubblica amministrazione è fondamentale.
Io invito, anche coloro i quali non voteranno la fiducia, a valutare complessivamente i passi avanti che stiamo compiendo proprio su questo terreno. Mi riferisco al fatto che vi è una forte connessione, ad esempio, fra il lavoro che abbiamo svolto sulla semplificazione amministrativa e sulla trasparenza e gli effettivi strumenti di lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione: più semplificazione del sistema amministrativo c'è, meno occasioni di corruttela si creano.
Io mi auguro che faremo ulteriori passi in avanti nella forte connessione, che io intravedo, fra questi due strumenti - semplificazione amministrativa e lotta alla corruzione - e il protocollo che il Ministro Patroni Griffi ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali, con le regioni e con le Pag. 38autonomie locali, proprio sul pubblico impiego. Infatti, se vogliamo una pubblica amministrazione che sia reattiva rispetto al rischio della corruzione, al fenomeno della corruzione, bisogna tornare ad investire, in termini di professionalità, risorse e tecnologie, sul lavoro pubblico, sulla dignità del dipendente pubblico, su chi porta avanti quel lavoro spesso difficile ed incompreso.
Penso che all'interno di questo contesto, con questo provvedimento, produciamo delle novità importanti, che corrispondono anche al richiamo che gli organismi internazionali ci hanno fatto: da anni, infatti, dobbiamo individuare un'autorità centrale per la lotta alla corruzione; dovevamo definire piani contro la corruzione; dovevamo definire norme per favorire la trasparenza come arma, la più forte, nei confronti della corruzione; dovevamo entrare nel merito degli arbitrati e stabilire norme sulla dirigenza. Ecco, questo stiamo facendo. La sintesi non può che essere un giudizio sostanzialmente e convintamente positivo per i passi in avanti che facciamo. Ma centrale è la politica, centrale è la responsabilità della politica: non vi è chi non veda, infatti, che una buona pubblica amministrazione ed anche buone norme nei confronti della corruzione non possono avere come destinatari soltanto dirigenti e dipendenti della pubblica amministrazione. Sulla pubblica amministrazione agisce, nel bene e nel male, la politica, e a quella dobbiamo rivolgere fortemente la nostra attenzione.
Il discorso si farebbe complesso, largo: certo, chi ha prodotto un'esasperazione personalista della politica non si può, poi, lamentare che nascano come funghi i «capi bastone»: i capi bastone locali, che vogliono controllare le assunzioni, gli esiti degli appalti e il sistema degli acquisti. I capi bastone: chi ha lavorato per demolire i partiti, si tenga i capi bastone. Noi lavoreremo anche per superare questa degenerazione.
Ma non si può sfuggire ad una questione, quella che poniamo con l'articolo 10 di questo provvedimento, ossia il fatto che la politica, chi deve assumere responsabilità politiche debba essere sottoposto a norme precise di incandidabilità. Sono passati vent'anni da tangentopoli e questo Paese non ha ancora una legge organica sulla corruzione, né norme relative sull'incandidabilità riferite ai deputati e ai senatori. È una questione enorme. Abnorme!
Dunque, ci mettiamo le mani con questo provvedimento e anche l'articolo 10 corrisponde ad un obiettivo importante che si vuole perseguire da questo punto di vista. Noi, onestamente, avremmo preferito non una delega, ma norme immediatamente vigenti.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, la invito a concludere.

ORIANO GIOVANELLI. Concludo, signor Presidente. Noi avremmo preferito che per alcuni reati come quelli legati alla mafia, valesse la sentenza di primo grado, e non la sentenza definitiva, per definire l'incandidabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma tant'è. Ogni compromesso onesto e trasparente che fa fare un passo avanti al sistema è, comunque, benvenuto.
Ma non c'è dubbio che i Ministri e il Governo si assumono una grande responsabilità con la fiducia che oggi noi, insieme agli altri gruppi, abbiamo dato e daremo: quella di fare intervenire l'operabilità dei decreti delegati prima delle prossime elezioni politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In questo senso abbiamo presentato anche noi un ordine del giorno e in questo senso ci sentiamo di responsabilizzare fortemente il Senato, che leggerà il provvedimento dopo di noi, e il Governo, che dovrà emanare i decreti delegati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, oggi, invece di trovarci qui a garantire il Pag. 39nostro voto di fiducia a questo Governo - e preciso che non ci sottrarremo alla nostra responsabilità -, avremmo preferito essere impegnati a discutere il testo nel merito, affrontare i nodi con il dibattito, individuare i miglioramenti possibili.
Dico questo innanzitutto per la delicatezza della materia che ci troviamo ad affrontare. Non ci stiamo occupando, infatti, di astratte regole economiche, di fredde politiche energetiche o ambientali. Stiamo affrontando il tema della libertà dei cittadini e della libertà personale degli individui: diritti fondamentali ed insopprimibili che, per il principio di legalità che copre i reati e le pene, possono essere ristretti solo per legge.
La Costituzione ha individuato nella legge l'unica fonte dei reati e delle relative pene. Il Parlamento ha il dovere di discuterne, di dibattere e di approvare le relative norme. È un compito esclusivo. Imporre il voto di fiducia sui diritti fondamentali, è una forzatura: forse non regolamentare, forse non giuridica, ma sicuramente politica. Presentare ai deputati l'alternativa tra il «digerire» norme, talune discutibili, senza poterle migliorare e discuterne, oppure far cadere il Governo, non è l'approccio migliore. E non lo è soprattutto perché eravamo ad un passo da un traguardo storico.
Il Governo ha rinunciato, sotto questo profilo, ad osare, a trainare la propria maggioranza, ad individuare una propria linea sulla quale il Parlamento avrebbe potuto dibattere, forse anche dissentire, ma certo discutere. Ha invece preferito una soluzione più comoda dal punto di vista pratico, rinunciando alla sintesi, ma privilegiando la tagliola del voto di fiducia.
Eravamo, come dicevo, vicini ad un traguardo storico, nell'ambito di un percorso iniziato con il disegno di legge presentato in Consiglio dei ministri dall'allora Ministro Alfano: un testo già passato al vaglio del Senato, che conteneva una fondamentale innovazione nella lotta alla corruzione. Un tempo si affrontavano le criticità nell'ambito della pubblica amministrazione, i crimini degli uomini di Stato, soltanto attraverso una repressione fatta di norme penali. Il Ministro Alfano ha coniugato tale irrinunciabile aspetto con l'altrettanto essenziale momento della prevenzione, con il momento della trasparenza, fatta di regole e procedure che rendano le varie fasi controllabili e lineari.
Un percorso, quindi, in due fasi, per un obiettivo comune a tutte le forze politiche, questo va riconosciuto: evitare, attraverso la prevenzione e la repressione, quei fenomeni criminosi che nel nostro Paese trovano terreno fertile. È fondamentale che il Parlamento, chiamato ad approvare queste norme, respinga la tentazione di fare semplice demagogia, ma si impegni per individuare soluzioni efficaci. È sufficiente, lo abbiamo visto in Commissione, per fare demagogia, presentare emendamenti che raddoppiano le pene, ma le soluzioni efficaci passano attraverso, soprattutto, il momento della prevenzione.
La burocrazia nel nostro Paese soffoca ogni passaggio amministrativo; non sappiamo quante leggi siano in vigore, c'è chi dice cinquantamila, chi settantamila, chi centomila; c'è un disordine normativo che non consente, al cittadino e talvolta al professionista che si trova ad avere a che fare con la macchina pubblica, che vorrebbe in qualche modo controllare le procedure amministrative, di farlo in modo intelligibile. Questo fenomeno cancella la trasparenza, rende complessi i controlli, favorisce l'annidarsi di comportamenti illegali. La burocrazia, oltre a creare costi notevoli, creando uffici, strutture, adempimenti, rende il cittadino indifeso di fronte alla pubblica amministrazione, e rende il pubblico funzionario padrone e signore delle procedure. La semplificazione dei passaggi amministrativi, la trasparenza degli stessi, ha caratterizzato la prima parte di questo provvedimento; lo spirito è, quindi, di rendere ogni fase controllabile e comprensibile, di avere uno Stato accessibile ad ogni cittadino.
La parte della repressione, altrettanto importante, resterebbe, quindi, incompleta senza una seria prevenzione. Repressione non significa solo norme penalistiche ma anche amministrative; sosteniamo convintamente, in questo spirito, la norma sulla Pag. 40quale siamo chiamati ora al voto di fiducia. Fuori dal Parlamento, fuori dalla pubblica amministrazione, fuori dagli incarichi pubblici, chi si è macchiato di gravi reati! Solo così sarà possibile rendere credibile il lavoro di chi si impegna quotidianamente nei comuni, nelle province, nelle regioni e nello Stato. Dovranno essere individuati criteri seri, regole certe, meccanismi efficaci; nessuno dovrà e potrà trincerarsi dietro interpretazioni equivoche o controverse.
Tuttavia, allo stesso tempo, occorrerà rendere alla giustizia quella dignità e quella forza nella decisione che, oggi, pare essersi smarrita; smarrita perché troppo spesso, taluni magistrati, una ridottissima minoranza, cedono alla tentazione di interferire nella vita democratica del nostro Paese con «inchieste spettacolo» che finiscono sistematicamente nel nulla (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questa legge, per scelta del Governo che ha posto la questione di fiducia, mette, ancor più di ieri, la vita dei cittadini e degli amministratori nelle mani della giustizia e degli uomini che la amministrano; è pertanto necessario che anch'essi, quando sbagliano, siano chiamati a risponderne (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Il Senato, sotto questo profilo non mancherà di intervenire efficacemente.
Concludo su un aspetto che, molto spesso, ha interessato le cronache: l'interferenza delle leggi in materia penale con i processi in corso. È inevitabile che mettendo mano a una riforma che riguarda il codice penale, qualche processo ne venga toccato. Gli esponenti del Partito Democratico, ma anche quelli del Governo, si sono vantati del fatto che questa legge non interferisce con i processi in corso. Ma è proprio così? Certamente il Governo si è premurato di dribblare, se non di eludere, indicazioni europee pur di non rischiare anche la minima interferenza con le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi; non si è posto analogo problema relativamente alla prescrizione che la nuova concussione regala ad altri celebri imputati, soprattutto in quel di Monza. A questo proposito mi tornano in mente le parole che, in occasione della discussione sulle linee generali, ha pronunciato un esponente del Partito Democratico: sul regime della prescrizione presenteremo alcune proposte che potrebbero dare un segnale importante e fattivo. Allora non avevamo capito, ora abbiamo compreso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, voterò tre «no» convinti perché la corruzione è anche mancanza di trasparenza e mistificare i dati, come è successo con il Ministro Fornero, non è possibile: 65 mila esodati andavano bene, 400 mila no! E sono dati della Ragioneria generale dello Stato.
Quindi, è questa la correttezza di un Governo!
E poi dicono «non abbiamo più l'appoggio dei poteri forti». Ma siete voi i poteri forti! Avete fatto il blitz e avete messo le banche anche ai vertici della Rai. Dimettetevi, si dimetta la Fornero, si dimetta questo Governo e si torni finalmente a votare. Non ne avete azzeccata una da quando vi siete insediati. Vergognatevi (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 10.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 10 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia. Indico la votazione per appello nominale dell'articolo 10, nel testo delle Commissioni, sulla cui Pag. 41approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il norme del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Boffa.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo «Giovanni Paolo II» di Piano Tavola, Belpasso, e della scuola secondaria di I grado «Nino Martoglio», grande autore e artista teatrale catanese, di Belpasso, Catania, accompagnati dal sindaco della città Alfio Papale, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Si è così conclusa anche la seconda chiama. Chiedo se vi siano altri deputati che intendano votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 10, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti 543
Votanti 536
Astenuti 7
Maggioranza 269
Hanno risposto 461
Hanno risposto no 75
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 10.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Antonione Roberto
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Beccalossi Viviana
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi Pag. 42
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Bocciardo Mariella
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Boniver Margherita
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Brunetta Renato
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Crosetto Guido
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Anna Vincenzo
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
Delfino Teresio
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni Pag. 43
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Gaglione Antonio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Iannuzzi Tino
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lisi Ugo
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Malgieri Gennaro Pag. 44
Mancuso Gianni
Mannino Calogero
Mannucci Barbara
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martinelli Marco
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiti Aurelio Salvatore
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Murer Delia
Murgia Bruno
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orsini Andrea
Ossorio Giuseppe
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pili Mauro
Pionati Francesco
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pittelli Giancarlo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Polidori Catia Pag. 45
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Pugliese Marco
Quartiani Erminio Angelo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Santori Angelo
Sardelli Luciano Mario
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Terranova Giacomo
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Vernetti Gianni
Versace Santo Domenico
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra Pag. 46
Zamparutti Elisabetta
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Belcastro Elio Vittorio
Bianconi Maurizio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Caparini Davide
Cavallotto Davide
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Di Vizia Gian Carlo
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Giulietti Giuseppe
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lehner Giancarlo
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Mussolini Alessandra
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Si sono astenuti:

Bergamini Deborah
Castiello Giuseppina
Cazzola Giuliano
Grassano Maurizio
Martino Antonio
Moles Giuseppe
Pecorella Gaetano

Sono in missione:

Barbieri Emerenzio
Buttiglione Rocco
Chiappori Giacomo
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
D'Amico Claudio
Della Vedova Benedetto
Fedi Marco Pag. 47
Guzzanti Paolo
Lombardo Angelo Salvatore
Mosca Alessia Maria
Mura Silvana
Nucara Francesco
Orlando Leoluca
Pisacane Michele
Recchia Pier Fausto
Stucchi Giacomo

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 13 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo a questo punto alle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 13 nel testo delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, intervengo per ribadire il nostro ennesimo «no» alla fiducia a questo Governo, i cui frutti stiamo cogliendo a piene mani sui nostri territori. Io parlo principalmente del sud, ma le politiche sbagliate di questo Governo stanno ricadendo su tutta la nostra nazione.
Sono fermamente convinto che questo Governo farebbe bene a chiudere questa parentesi priva di democrazia, a chiudere questa parentesi nella quale i cosiddetti tecnici stanno dimostrando di non avere alcun interesse per i problemi reali della nostra gente. Sono fermamente convinto che c'è bisogno di un ritorno alla politica. Sono fermamente convinto che, continuando su questa strada, servendo la Germania, come italiani non facciamo altro che fare un danno devastante al nostro Paese.
È questo il motivo per cui votiamo «no» ed è il motivo per cui mi appello alle forze di questo Parlamento perché comincino un'altra volta a pensare agli interessi reali del Paese, perché «A, B, C» si siedano ad un tavolo per discutere di cose serie, di come rilanciare la nostra economia e non di come accontentare i nostri partner europei che fino ad oggi hanno dimostrato di pensare, loro sì, ai loro connazionali, mentre la politica italiana se ne frega degli italiani.
È questo che abbiamo colto ed è questo il motivo per cui, finché ci sarà, voteremo sempre «no» alla fiducia a questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, il nostro gruppo ha espresso, sia in sede di discussione sulle linee generali e anche con la dichiarazione di voto resa questa mattina dall'onorevole Mantini, qual è la nostra posizione, qual è la posizione del gruppo dell'UdC.
Noi vediamo come un fatto positivo questo provvedimento. Certamente qualcuno pretenderebbe qualcosa in più, avrebbe richiesto traguardi molto più significativi da raggiungere, ma noi certamente dichiariamo con estrema tranquillità che un percorso è iniziato.
Non c'è mai nessuna norma perfetta che possa contrastare sia la criminalità organizzata e in questo caso la corruzione. Certo, è un dato importante quello che noi più volte abbiamo rilevato: sono sufficienti soltanto le norme per scardinare la corruzione all'interno del nostro Paese oppure c'è bisogno - ecco l'importanza di questo provvedimento e della discussione che abbiamo fatto - di una fase culturale nuova, di un approccio nuovo e diverso e di una presa di coscienza? Credo che il ruolo del Parlamento sia determinante e abbia la sua centralità, la sua forza, la sua capacità di mandare forti messaggi anche attraverso delle norme legislative più appropriate.
Questo provvedimento è stato presentato nel 2010. Credo che sia passato un lungo arco di tempo. Ci sono stati un dibattito e un confronto. In alcune momenti sembrava che tutto dovesse essere accantonato e dissolto. Ritengo che, invece, Pag. 48ci siano degli aspetti e dei fatti estremamente positivi. Noi diamo la fiducia e ci concentriamo soprattutto sull'articolo 13, quello che ha fatto discutere e un po' dialetticamente impegnare molti colleghi nelle Commissioni congiunte in cui si è discusso questo provvedimento.
Quindi, signor Presidente, si è detto più volte che la lotta alla corruzione è un fatto di civiltà, libertà e democrazia. È una lotta alla violenza. Noi diciamo ancora che la corruzione è il veicolo della corruzione e certamente aggancia anche una azione e soprattutto la presenza di criminali organizzati. Vorrei fare questo riferimento molto chiaro: c'è un'azione corruttiva anche individuale, come ci sono certamente distribuite sul territorio delle organizzazioni rivolte certamente a dare delle risposte negative sul piano anche dei rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino.
Allora, c'è un problema della pubblica amministrazione che deve essere valutato attentamente. Le norme anticorruzione non possono essere disgiunte anche da una rivisitazione della pubblica amministrazione per quanto riguarda le responsabilità.
Voglio dire un'altra cosa in questo particolare momento in merito al controllo. In molte amministrazioni comunali noi avvertiamo l'assenza dei controlli di legittimità. Questo problema ovviamente non è stato mai affrontato, non c'è stata mai nessuna risposta soddisfacente ed esaustiva.
Certamente, l'assenza dei controlli di legittimità è, a mio avviso, un fatto importante sia per quanto riguarda la legittimità sugli atti della regione sia per quanto riguarda la legittimità sugli atti delle province (fin quando rimangono), sia per quanto riguarda gli atti di legittimità delle amministrazioni comunali. Ma certamente si è detto e si è anche ripetuto continuamente che la lotta alla corruzione stabilisce un rapporto diverso - lo dicevo poc'anzi - di normalità e di dialettica democratica e civile tra pubblica amministrazione e cittadino.
C'è un altro aspetto che volevo richiamare all'attenzione del Governo e dei colleghi, signor Presidente. È possibile che quando noi parliamo di corruzione e di pubblica amministrazione ci riferiamo semplicemente agli organi centrali dello Stato? Non c'è nessun riferimento forte, nessuna volontà - questo è il mio richiamo - per quanto riguarda quello che avviene nelle regioni con riferimento ad alcune normative e ad alcuni regolamenti delle regioni che certamente prefigurano una situazione di non trasparenza (e la trasparenza è stata più volte il leitmotiv che ha accompagnato il legislatore nell'approntamento anche di queste norme) degli atti amministrativi e della loro conoscenza.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 14,40)

MARIO TASSONE. Credo, quindi, che il discorso debba essere affrontato globalmente per quanto riguarda il ruolo nella pubblica amministrazione, la capacità della pubblica amministrazione di essere efficiente; credo che occorra rompere i grigiori e le opacità, ma soprattutto colmare degli interstizi e dei vuoti nei quali certamente la corruzione si è inserita. Ecco il perché di questo articolo 13: quando noi parliamo di concussione per costrizione, quando noi parliamo di induzione e quando noi parliamo ovviamente di traffico di influenze illecite.
Su questi provvedimenti si sono inseriti, come dicevo poc'anzi, una dialettica, un dibattito e un confronto molto accesi.
Queste fattispecie, però, queste nuove casistiche, che sembrano avere quanto meno capovolto e modificato il mondo, non sono altro che una previsione a largo spettro di quelli che possono essere, signor Presidente, degli angoli, degli interstizi, su cui si è ampliata e rafforzata sempre più l'azione di corruttela.
Non vi è dubbio, signor Presidente, che gli aspetti sono vari e importanti. Io seguo le letterature che molte volte si sono affacciate e hanno caratterizzato il dibattito Pag. 49politico e mi chiedo se è vero che, con queste norme, qualcuno viene ad essere salvato dai processi. Nel momento in cui emaniamo delle norme anticorruzione, non credo che possiamo inseguire questi dati e questi aspetti. Bisogna guardare soprattutto alla congruità della norma stessa, della sezione, anche per quanto riguarda le sospensioni dei processi e le prescrizioni su cui si è discusso moltissimo anche per quanto attiene alle norme che abbiamo citato e che concernono l'articolo 13 del provvedimento in esame.
Vi è una intera problematica, come dico continuamente anche in altre sedi a livello parlamentare. Faccio riferimento alla normativa antimafia che è una delle normative più importanti e significative che abbiamo, nel rispetto anche agli altri Paesi. Se fossero bastate semplicemente le norme, certamente la criminalità organizzata non avrebbe dovuto avere più cittadinanza e storia all'interno del nostro Paese. Forse quello che è mancato è una grande mobilitazione.
Allora, se una norma non ha un suo retroterra culturale, di sensibilizzazione, una grande mobilitazione e, soprattutto, un controllo molto forte rischia di essere evanescente e di non avere alcuna efficacia e incidenza.
Qui vi è bisogno - e ritengo che l'articolo 13 vada in questa direzione - di un'assunzione di responsabilità da parte della pubblica amministrazione perché uno dei dati e degli aspetti più incresciosi è che molte volte non si individuano le responsabilità e non vi è una gerarchia dove la responsabilità sia definita in modo chiaro. Ritengo che questo sia l'aspetto più significativo su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione.
Il provvedimento in esame verrà approvato attraverso le tre questioni di fiducia poste. Avremo certamente raggiunto, come dicevo poc'anzi, un traguardo significativo e importante. Credo che al Governo vada riconosciuto, in questa fase, il merito di aver seguito una vicenda, una storia, una problematica, portata avanti dalla norma, superando una serie di difficoltà. Credo che abbiamo raggiunto l'obiettivo con una convergenza di ampi strati del Parlamento e dei gruppi parlamentari; forse qualcuno ha superato anche vecchie convinzioni, dottrine e convincimenti «filosofici» che riguardano l'impianto normativo. Ritengo che questo sia un fatto estremamente positivo.
Dobbiamo guardare al futuro rispetto a quello che possiamo fare e a quello che possono fare anche le strutture chiamate ad individuare le responsabilità. Sarebbe poca cosa se ci soffermassimo semplicemente su questo aspetto e non vedessimo quali sono i protagonisti e le forze messe in campo nel reprimere la corruzione e, soprattutto, nello scardinare alcuni processi che creano degrado sul piano morale, della civiltà e della democrazia.
È una battaglia per la libertà e contro la violenza perché corruzione significa violenza dell'uomo sull'uomo, della pubblica amministrazione nei confronti del cittadino. Se si mortifica il cittadino vengono meno i cardini fondamentali su cui si costruisce la nostra democrazia all'interno del nostro Paese.
Ecco, con questi concetti e sulla base di questi ragionamenti, con convincimento, noi annunciamo il voto favorevole del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo su questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà per due minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro che qui rappresenta il Governo, noi Liberal Democratici siamo consapevoli delle difficoltà poste negli iter di costruzione dell'articolo 13 in esame. Sembrava, sinceramente, di non vedere mai l'alba di questa norma.
Abbiamo comunque partecipato alla gestazione di questo articolo e ci troviamo oggi però a dover votare la fiducia su un testo che francamente in una sua parte non ci convince pienamente. Premetto che questo testo apporta delle modifiche al Pag. 50codice penale ed introduce l'articolo 346-bis cioè il reato di traffico di influenze illecite. Va da sé che non ci sfuggono le genericità e le imperfezioni sul bene protetto, sui presupposti del reato che appunto viene chiamato «traffico di influenze illecite», non di meno i riflessi che questo può avere sulla certezza del diritto e anche le conseguenze che esso comporta nel momento in cui ci sarà il trasferimento in capo a chi deciderà dell'individuazione di questi elementi, che non sono assolutamente indicati ma nemmeno ben chiariti dalla norma. Noi ci permettiamo di ricordare che le norme valgono per quello che dicono e non per quello che si immaginerebbe dicessero. Per questo esprimiamo delle profonde perplessità sulla norma così come viene presentata e su cui dovremo votare la questione di fiducia e anche sulla sua futura applicazione che crediamo comunque comporterà non pochi problemi interpretativi. Confidando comunque nella capacità che abbiamo sempre avuto di sostenere il Governo, esprimiamo voto favorevole, ancora per questa volta, con riferimento all'articolo 13, sulla questione di fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iapicca. Ne ha facoltà.

MAURIZIO IAPICCA. Signor Presidente, abbiamo espresso il nostro voto favorevole per l'approvazione dell'articolo 10 del disegno di legge in esame, perché contenente principi condivisibili volti all'esclusione dalla politica elettiva di soggetti condannati con sentenza passata in giudicato per reati ben individuati e connotati da assoluta gravità. Ne abbiamo apprezzato la portata rispettosa del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza. Non possiamo reiterare il nostro consenso rispetto all'approvazione dell'articolo 13 nella formulazione proposta. Riteniamo che la norma così concepita presenti aspetti di ineludibile criticità per due ordini di motivi: in primo luogo, introduce un'inspiegabile differenziazione qualitativa e quantitativa tra costrizione ed induzione, differenziazione che non trova alcuna razionale giustificazione sul piano tecnico e scientifico, laddove basta riflettere sulla potenziale maggiore idoneità dell'induzione rispetto all'esercizio del metus publicae potestatis. La censura è rimasta priva di qualsiasi giustificazione da parte del Ministro. In secondo luogo, non ci sembra rispondente alle indicazioni sovranazionali, reca soltanto la punibilità della vittima della condotta concussiva. Attraverso tale sdoppiamento, di fatto, le indicazioni e le richieste vengono disattese. In terzo luogo, non riconosce la necessità di conferire contenuto patrimoniale all'utilità, mantenendo una pena severissima nel minimo, a punire condotte di commisurato disvalore, con conseguente lesione del principio di proporzionalità e ragionevolezza delle pene. In quarto luogo, nella riformulazione dell'articolo 318 del codice penale, recante il reato di corruzione cosiddetta impropria per atto conforme ai doveri di ufficio come per l'esercizio della funzione, va osservata la mancanza di un netto riferimento al patto corruttivo e al fatto contrattuale illecito e l'eccessiva gravità della pena prevista, da uno a cinque anni. A tutto ciò si aggiunga l'indeterminatezza che connota l'articolo 346-bis del codice penale che potrebbe travolgere qualsiasi condotta anche lecita unitamente all'ipotesi del delitto tentato, rendendo di fatto rilevanti atti, quali quelli preparatori, attualmente esclusi dalla sfera di punibilità secondo i principi generali del diritto. Noi siamo convinti della necessità inderogabile di consentire la rigenerazione della politica a tutti i livelli. Non possiamo tuttavia prescindere da valutazioni circa connotazioni che suonano come un vulnus irreparabile dell'intera costruzione del sistema penale italiano arrecato in un clima di emergenza che da troppo tempo condiziona le scelte legislative in materia.
Si tratta di osservazioni assolutamente fondate sul piano del diritto che si tradurrebbero in alcune assolutamente incolmabili e contrastanti con i principi cardine del nostro sistema penale. Noi, quindi, Pag. 51come Grande Sud, preannunziamo la nostra astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo, vorrei rivolgermi al Ministro di grazia e giustizia, però non so se mi devo rivolgere al Ministro o all'avvocato Severino, e non so se devo parlare da parlamentare o da ex pubblico ministero, perché siamo qui a discutere di due specifici articoli di legge contenuti nel titolo II, capo I del Codice penale: la corruzione e la concussione. Non credo che lei non ricordi cosa ci siamo detti, cosa tutti i giuristi si sono detti alla riunione di Cernobbio del 1994, perché - non so se lei se lo ricorda - in quegli anni, all'inizio degli anni Novanta, ci fu un'inchiesta che si chiamava «Mani pulite». Quell'inchiesta ha permesso di scoprire alcune migliaia, dico migliaia, di reati contro la pubblica amministrazione. Quell'inchiesta è stata possibile realizzarla perché, utilizzando gli articoli 317 e 319 del codice penale, siamo riusciti a rompere quel patto di omertà che prevedono in sé i reati a concorso necessario. Laddove un reato prevede come necessità che siano almeno due le persone, è chiaro che tutti e due processualmente hanno interesse a non dire, a mistificare, ad imbrogliare, ad inquinare le prove, a stare zitti.
Eppure, l'inchiesta «Mani pulite» che ha permesso di scoprire migliaia, dico migliaia di casi di reati contro la pubblica amministrazione, è stata fatta proprio grazie all'utilizzo degli articoli 317 e 319 del codice penale. Lei deve averlo capito benissimo, Ministro o avvocato Severino, perché lei oggi ci propone un disegno di legge di cui parleremo domani nel suo complesso che si qualifica in questo modo: Disposizioni per la repressione della corruzione. Quindi lei vuol mandare un messaggio ben chiaro, vuole dire: state attenti signori, che i reati finora previsti per combattere la corruzione non vanno bene, adesso vi indico io quali sono i reati per combattere la corruzione. Veramente i reati per combattere la corruzione c'erano, allora la curiosità che è venuta a me è stata la seguente: visto mai che ha trovato una soluzione ancora migliore? Andiamo a leggere cosa ha previsto il Ministro o l'avvocato Severino. Cosa abbiamo scoperto? Abbiamo scoperto che appunto con l'articolo 13 lei ci propone una cosa molto semplice. Tutto il resto sono chiacchiere, sono belle parole, ma il titolo del disegno di legge che lei ci propone è combattere la corruzione, ma la proposta che lei ci fa è contenuta nella modifica dell'articolo 317 del codice penale che lei propone: l'eliminazione del reato di concussione per induzione.
Lo so bene cosa dicono alcuni. Non eliminiamo alcunché. Col cavolo non eliminate alcunché! Aggiungete qualcosa di deplorevole, perché, se è vero com'è vero che il reato di concussione nella materialità dei fatti in nulla diverge dal reato di corruzione se non per l'elemento soggettivo (vale a dire che tra chi dà e chi riceve denaro uno è una vittima e l'altro è l'autore del reato), lei, con questa proposta, fa sì che, laddove la concussione avviene per induzione, sono tutti e due colpevoli, tutti e due rispondono del fatto commesso (sia chi dà denaro sia chi lo riceve). Lei vuole dire che, ogni volta che la concussione non avviene per violenza o per minaccia ma avviene per induzione, in quel caso non deve rispondere più solo chi induce ma deve rispondere anche chi è indotto.
Sfido a leggere milioni di pagine di carte che, in quest'ultimi vent'anni, hanno rappresentato gli atti giudiziari di questo Paese e a trovarmi un solo reato di concussione per violenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Non esistono le concussioni per violenza, per un motivo molto semplice: la violenza la fa il delinquente, la violenza consiste in un atto fisico in cui io do un cazzotto a lui e la minaccia consiste in un atto fisico in cui minaccio di mandargli a morte sua moglie. Ma non esiste un politico, un pubblico ufficiale, un Ministro, un sindaco, un assessore Pag. 52che va a prenderlo a coltellate. Sa come si comportano - ma lei, avvocato Severino, lo sa molto bene perché ne ha difesi tanti, dalla parte delle vittime peraltro - il pubblico ufficiale e il politico? Guardandolo in faccia, sorridendogli, schernendolo, tenendo il fascicolo sul tavolo, guardando dall'altra parte, preferendo l'altro, inducendo «spintaneamente» il nostro datore di denaro a rendersi conto che o mangia quella minestra o salta quella finestra, non ce sta niente da fa'! Così è se vi pare. Perché si danno? Mi ricordo l'interrogatorio di un giovane ragazzo di 28 anni che da tre mesi faceva l'imprenditore. Quando ha confessato, gli ho chiesto perché dava i soldi e lui mi ha risposto: perché così faceva papà e così mi ha detto che bisognava fare. E perché tu di 80 anni glieli dai? Perché questa è la regola se volevi stare nel sistema, era la risposta.
Stabilire di volta in volta se si tratta di un'induzione, per cui è l'imprenditore a mettere in tasca al politico o al Ministro o al sindaco i soldi - «chi me li ha messi in tasca a me? Non lo sapevo», così si difendono i politici - o se è l'imprenditore indotto a darli, lo deve decidere il magistrato, perché lo dovete decidere voi per legge? Noi dobbiamo lasciare questo reato, l'articolo 317 del codice penale, così com'è, per permettere al magistrato, di volta in volta, guardando il caso concreto, di stabilire se l'induzione è una costrizione ambientale cui resisti non potest, a cui bisogna cedere. Non bisogna mettere in condizione, ogni volta che i pagamenti avvengono per induzione, cioè tutte le volte, che anche chi dà il denaro deve rispondere come chi riceve il denaro stesso. Infatti, in questo modo, sapete cosa avete ottenuto? Avete ottenuto l'omertà processuale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), avete ottenuto come soluzione che nessuno più va a parlare, che nessuno più potrà mai andare a chiedere giustizia perché finisce cornuto e mazziato un'altra volta, perché quella persona che non poteva fare a meno di dare denaro dovrà comunque starsi zitto perché altrimenti viene pure condannato. Infatti, avete trasformato per legge la concussione per induzione in corruzione per induzione; invece voi dovevate lasciare la possibilità che il magistrato guardasse di volta in volta come effettivamente si erano svolti i fatti per poter decidere se stavano in un regime di parità, e come tale rispondevano tutti e due, o se uno era in una soggezione psicologica, senza dire, senza minaccia, senza violenza, per il semplice fatto di essere imprenditore, perché proprio perché fa l'imprenditore, se vuole campare, se vuole accedere alla pubblica amministrazione, se vuole avere i soldi che gli spettano, deve necessariamente pagare la mazzetta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questo è il massimo della concussione perché è una concussione che non ha bisogno di dire, non ha bisogno di parlare, non ha bisogno di minacciare. Lei questo tipo di reato l'ha abrogato e di più e peggio: ha punito colui che, nonostante si trovi in quella condizione ambientale di cui non può fare a meno, se va a parlare, se va a chiedere aiuto alla giustizia, viene pure condannato.
Allora vorrei ricordare a lei che cosa avevamo previsto nel 1994, non solo noi giudici di Milano, ma a quel convegno di Cernobbio in cui c'erano i suoi colleghi, i colleghi della Bocconi del Presidente del Consiglio e tante altre professionalità. Non noi, ma avevamo previsto una soluzione diversa, distinguere, cioè, tra il corrotto e il corruttore, tra il concusso e il concussore. Ogni volta che il pubblico ufficiale, il politico o quant'altro prendeva denaro rispondeva da quattro a dodici anni, sempre. Concussione e corruzione previsti dall'articolo 317 del codice penale, un solo articolo. Il corruttore, laddove invece era corruttore, rispondeva da tre a otto anni. Solo una differenza di pena, non già una differenza di reato. E di più: avevamo previsto una riformulazione dell'articolo 321 del codice penale che affermava una cosa molto semplice, ossia la non punibilità per coloro, corrotti o corruttori, che, nei tre mesi successivi dal fatto e, comunque, prima dell'iscrizione nel registro della Pag. 53notizia di reato, spontaneamente si recavano all'autorità giudiziaria a riconsegnare il maltolto e a denunciare i fatti.
In questo caso ci sarebbe stato un atto di resipiscenza operosa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). La differenza tra la nostra proposta e la sua - concludo - sta in questo: noi proponevamo di rompere il patto di omertà, noi proponevamo di combattere la corruzione, lei in questo modo, con questo provvedimento, e soprattutto con questo articolo sta aumentando ancora di più la possibilità di commettere reati, di commettere violenza per induzione e anche di potere farla franca (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, facevamo parte di un altro partito, noi di Futuro e libertà, quando abbiamo affrontato il tema del provvedimento anticorruzione e sono trascorsi due anni. Questo è un provvedimento che ha impiegato due anni perché avesse un'approvazione da parte di un ramo del Parlamento e per essere approvato è stato necessario che il Governo mettesse la fiducia su ben tre articoli. Questa mattina il presidente del nostro gruppo parlamentare, onorevole Della Vedova, ha spiegato perché Futuro e Libertà, per tenere alta la guardia su questo tema a cui lega il suo stesso DNA, la sua stessa ragione sociale, ha deciso di non partecipare al voto di fiducia sull'articolo 10. Credo che abbiamo dato anche una indicazione utile al Governo in questa direzione in senso assolutamente costruttivo. Tuttavia, voteremo a favore della questione di fiducia sugli articoli 13 e 14 perché, nonostante le riserve e le obiezioni, crediamo che il provvedimento in esame sia necessario e importante sia per il suo contenuto - anche il contenuto dell'articolo 13 e dell'articolo 14 - sia per il segnale che vuole dare al Paese.
Ritengo che intanto dobbiamo tesaurizzare ciò che di positivo è presente in questo provvedimento e anche la sua ispirazione. La classe politica è chiamata a fare le riforme della politica. Credo che con la riforma, anche questa parziale, per carità, del finanziamento pubblico dei partiti ma ancora di più con il disegno di legge per la repressione dell'illegalità e della corruzione nella pubblica amministrazione, la classe dirigente di questo Paese, il Parlamento, può dare alla pubblica opinione un segnale estremamente importante, e questo al di là dei limiti che pure il provvedimento presenta. Crediamo che sia intanto importante che venga ridefinito il reato di concussione. È importante per noi che siano state elevate le pene, in particolare, per quanto riguarda il reato di concussione, da quattro a sei anni e che sia stata sanzionata in modo più severo la corruzione per l'esercizio della funzione; è estremamente importante anche aver elevato le pene nella corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio in atti giudiziari e che l'interdizione perpetua dai pubblici uffici sia stata estesa anche alla condanna per corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio in atti giudiziari; è inoltre allo stesso modo importante la grande novità dell'introduzione di due nuove fattispecie di reato, com'è noto: l'induzione indebita a dare o promettere utilità, la cosiddetta concussione per induzione, e il traffico di influenze illecite. Credo che tutto questo lo possiamo ascrivere positivamente al Governo che - per noi è estremamente importante - non può essere soltanto il Governo del rigore economico. Nella concezione della classe dirigente risorgimentale di questo Paese la nozione di rigore era unica: rigore finanziario e rigore morale.
Questa non è una visione giustizialista della società, e nemmeno moralista: è una visione di un Paese che dinanzi all'esercito dell'antipolitica che vorrebbe marciare sul palazzo della politica dà risposte serie e razionali e risposte che non sono lontane dall'interesse del cittadino, delle famiglie e delle imprese. Infatti, noi abbiamo una tassa occulta: la corruzione è una tassa occulta, di 70 miliardi di euro l'anno, ha calcolato la Corte dei conti, 1.500 euro di Pag. 54tassa annua su ogni cittadino e su ogni famiglia. Pertanto questa è una riforma anche di tipo economico e non soltanto di tipo politico. E quando le forze politiche - questo lo voglio dire senza nessuna polemica, ma con molta chiarezza - sono rigorose su un provvedimento di questo genere, da un lato ci guadagnano, nel senso che per quanto ci riguarda siamo fedeli alla nostra ragione sociale e allo stesso motivo per cui siamo nati come Futuro e Libertà, ma ancora di più noi pensiamo di servire gli interessi popolari, gli interessi economici delle famiglie e dei ceti sociali anche più deboli, che non possono pagare questa tassa occulta. E ancora di più: noi mettiamo uno sbarramento rispetto a quelle classi dirigenti criminogene e a quel ceto politico che è corrotto e che ha avuto rapporti costanti con l'illegalità. Sanno che da questa parte, con queste tesi, con queste posizioni, che noi non mistifichiamo in nome di un garantismo peloso, non possono venire. È anche una rinuncia ad aree di consenso. È anche una rinuncia chiara, consapevole e determinata ad intrecciarci con settori della malavita, della criminalità, della criminalità organizzata, ma anche della criminalità dei colletti bianchi che si annidano nella pubblica amministrazione.
Pertanto noi pensiamo, anche per quanto riguarda l'articolo 14 - lo anticipiamo già adesso - di dare un voto favorevole. C'è anche un ordine del giorno che presenteremo per rendere estremamente chiaro che cosa si intenda per influenza illecita, perché vi è un rischio di eccessiva genericità nella tipizzazione del nuovo reato. In altre parole diamo un contributo in termini positivi a questo provvedimento, anche se stamattina abbiamo voluto dare non dico un altolà al Governo e non è nemmeno un momento di distinzione rispetto ad un Esecutivo che stiamo sostenendo con lealtà, ma senza nessuna delega in bianco. Il Governo ha il suo ruolo e il Parlamento ha il proprio e noi intendiamo esercitare proprio in Parlamento la nostra funzione di controllo, di indirizzo e anche di critica. Quindi, crediamo molto in questo provvedimento come momento di cambiamento per la società italiana.
Vorrei concludere questo intervento dicendo qualcosa che aleggia e che in qualche modo emerge dai retroscena, anche dalla stampa: sarebbe gravissimo che su questo provvedimento vi fosse la cappa del pregiudizio: «Va bene, licenziamolo adesso e poi assassiniamolo in un agguato al Senato». Io credo che anche il Governo si debba sentire responsabile dell'iter complessivo di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), perché se fosse soltanto un atto di ipocrisia, cioè che deve uscire dalla Camera per poi andare al Senato, non so perché, se poi dovesse essere in qualche modo soppresso, eliminato perché non favorisce il «sistema Penati» e forse favorisce un altro tipo di sistema, il «sistema Ruby», gli italiani avrebbero il diritto - e noi non avremmo nulla da potere opporre - di elevare in qualche modo forte il loro sdegno nei confronti delle istituzioni e della classe politica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Questo provvedimento, per certi versi, quindi, è un segnavia: cerchiamo di passare oltre, in senso positivo. Questo è il senso del voto favorevole di Futuro e Libertà per il Terzo Polo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, perché si mette nuovamente la fiducia, per l'ennesima volta? Come mai questo Governo, che gode di una maggioranza così ampia, viene, per l'ennesima volta, alla Camera e chiede la fiducia su un provvedimento che, in tutte le votazioni, in tutti gli articoli che sono stati votati fino a adesso, ha di fatto avuto l'unanimità? Tutti hanno votato favorevolmente ad ogni articolo che abbiamo approvato fino ad adesso. Come mai c'è Pag. 55questo cambiamento di strategia? Perché si vuole cambiare? C'è, forse, qualcuno che, cambiando idea in quest'Aula, si sta dichiarando o vorrebbe dichiararsi favorevole alla corruzione e, quindi, contrario ad un'anticorruzione? Io credo che nessuna persona di buon senso possa dire questa cosa.
Qui si sta cambiando la strategia, perché, con riferimento al provvedimento, il momento critico viene assunto quando riusciamo, presso le Commissioni, a far approvare un emendamento del PD, con il quale si cerca di regolamentare l'attività dei magistrati che, in qualche modo, smettono o interrompono di fare i magistrati, e si danno a ben altre carriere. Giustamente anche, nessuno vuole impedirglielo, però lo si vuole regolamentare. Si cerca di dargli un tempo specifico e, magari, di fare modo che riscuotano un solo stipendio, e non due, come tutti gli altri che lavorano dovrebbero fare o, magari, fanno, come anche i politici fanno giustamente.
A questo punto, succede il «patatrac»: il provvedimento si ferma, cambia il Governo, arriva il nuovo Ministro, e il nuovo Ministro si prende, giustamente, un po' di tempo per riuscire a studiare il provvedimento. Questo po' di tempo diventa qualche settimana, diventa qualche mese, diventano cinque mesi; nel frattempo, giustamente, non possiamo andare avanti, però, nell'opinione pubblica iniziano a dire: guarda i politici, non vogliono fare queste cose, i partiti sono tutti ladri disgraziati, i politici non vogliono cercare di risolvere la questione, solo il Governo riesce a farlo. E il Governo, alla fine, presenta, il sostitutivo dell'articolo 9, che, poi, diventa l'articolo 13, con il testo del Ministro Severino. Su quell'articolo sono presentati emendamenti, tutti cercano di modificarlo: d'altra parte nel gruppo del PD ci sono tanti magistrati ed ex magistrati che lo modificano come desidererebbero, com'è la loro mentalità; nella parte del PdL sono quasi tutti avvocati e vogliono fare la stessa cosa dall'altra parte.
Quindi, l'articolo del provvedimento presenta una marea di emendamenti, sui quali le relatrici espongono i propri pareri - alcune volte favorevoli, alcune volte contrari -, senza che, però, il Governo esponga mai il proprio parere. Il Governo non si è mai esposto su questo tema, salvo l'ultimo giorno prima di porre la questione di fiducia, quando, in maniera molto pilatesca - come diceva un mio collega - dice di «no» a tutto e, quindi, di fatto, ci fa lavorare inutilmente per parecchio tempo. Noi abbiamo lavorato nelle Commissioni per cercare di migliorare questo testo dal nostro punto di vista: come dicevo, nessuno è a favore della corruzione, abbiamo presentato pochissimi emendamenti, non abbiamo mai fatto ostruzionismo su questo provvedimento. Tuttavia, le norme dovrebbero essere chiare e capibili e dovrebbero essere, poi, applicate in maniera chiara e corretta: questo provvedimento, alla fine, sta uscendo come un pastrocchio che, sicuramente, non sarà di facile applicazione.
Da una parte, abbiamo la maggioranza, nel suo complesso, che aumenta le pene per chi corrompe, per chi commette reati, per chi lavora contro la pubblica amministrazione, per chi ruba, e così via, ma, nello stesso tempo, cerca di svuotare le carceri con gli indulti e con le amnistie, perché, se li prendi da una parte e li metti dentro, devi far uscire quelli prima. Allora, c'è tutta questa voglia di aumentare le pene a tutti per, poi, lasciarli andare dopo: perché facciamo lavorare inutilmente le carceri, i magistrati, gli avvocati? Cerchiamo di fare una cosa più ovvia e più equa, oppure aumentiamo le carceri, così facciamo stare dentro tutti i corrotti e tutti i corruttori. Aumenta le pene, ma non le aumenta per tutti, e si inventa l'induzione alla concussione che, è stata spiegato molto meglio di me - infatti, non provo nemmeno a spiegarlo - dal collega Di Pietro (è il suo lavoro e, anzi, probabilmente, lo avrebbe fatto molto meglio, per molto altro tempo): di fatto, abbiamo introdotto un nuovo reato che, però, ha delle pene minori rispetto ad altri reati simili.
Alla fine tutti si domandano: ma perché questa cosa? Non è che abbiamo fatto una legge ad personam e per sbaglio, Pag. 56quello che per tanti anni si è detto contro qualcuno, qualcun altro è riuscito a farlo pro domo sua? Qui, tutti, ci siamo domandati a chi giova tutto questo e abbiamo trovato solo una risposta: solamente al signor Penati potrebbe far comodo che questo provvedimento passasse. Sicuramente, questo, sarà considerato il solito ragionamento retrogrado e da leghista e quindi mi aspetto che, sicuramente, qualcuno dirà che ho capito male, come capita spesso e volentieri, a sentire loro.
Tuttavia, il problema più serio di questo provvedimento, secondo me, è un altro. Noi stiamo creando dei sistemi per misurare e poi per reprimere la corruzione, la concussione, il reato tra la pubblica amministrazione ed i privati e ci stiamo dimenticando di una cosa: come sta andando l'economia, come stanno andando le cose messe in campo da questo Governo, tra un pochino le amministrazioni comunali o le amministrazioni pubbliche non avranno una lira per fare gli appalti, le ditte non avranno una lira per fare i lavori, con l'IMU che dovranno pagare non potranno certo permettersi di allungare le bustarelle a qualcuno. Stiamo, di fatto, rendendo inutile un provvedimento con le altre azioni di Governo, incementando l'economia di questo Paese, rendendola di fatto inapplicabile, rendendo difficoltoso a chiunque muoversi, obbligando con il Patto di stabilità le amministrazioni a non poter spendere i soldi; stiamo facendo una cosa che raggiunge lo stesso scopo di una legge anticorruzione, cioè fare in modo che non ci sia corruzione. Togliamo alla base il motivo della corruzione, togliamo il lavoro pubblico, non facciamo più lavorare nessuno e abbiamo risolto il problema. Questo poteva essere un obiettivo da dichiarare prima, ci saremmo risparmiati otto mesi di lavoro su questo testo, con tutte le televisioni addosso, i giornalisti che su questi aspetti stanno lì a misurare le parole di tutti, a vedere se il Ministro Severino dice di più o di meno della collega Ferranti o del collega Sisto, per cercare di fronteggiare questa situazione.
Noi la nostra posizione l'abbiamo sempre tenuta in Commissione, una posizione, concettualmente, ma chiaramente contro questo tipo di reati, ma propositiva e cercando di fare in modo che le pubbliche amministrazioni possano svolgere il loro ruolo, chi lavora nelle pubbliche amministrazioni non venga visto subito come un delinquente che cerca di approfittare del privato, così come le ditte non possono essere sempre viste come quelle che cercano di approfittare della pubblica amministrazione per guadagnarci sopra. Dove ciò avviene è giusto che questo reato venga represso; come diceva il collega Di Pietro, le norme ci sono già, le norme esistono ma andrebbero applicate meglio, probabilmente, almeno io ho imparato ciò, dal sistema giustizia, che è composto non soltanto da magistrati che magari fanno altri lavori e quindi non si dedicano appieno nel loro tempo alla magistratura, ma anche da avvocati che si prendono tanto tempo per studiare le cose, alla fine dicono «no» su tutto, cosa che avrebbe credo, da parte mia, richiesto tre minuti di tempo per assumere questa decisione e non quattro mesi.
Quindi, il nostro gruppo che ha sempre votato favorevolmente agli articoli, che si è impegnato per migliorare il testo, che ha votato alcune volte contro emendamenti che chiaramente non potevano trovarci concordi, si troverà, come è giusto che sia, a votare contro la questione di fiducia che ha posto il Governo. Con questo voto contrario alla questione di fiducia viene anche messo in dubbio il rapporto collaborativo che avevamo su tutto il resto del provvedimento. Adesso bisognerà vedere come il provvedimento uscirà da questa votazione, anche perché sento tanti colleghi che non vogliono votare la questione di fiducia, ma anzi vogliono votare contro; chissà mai che magari ci sia un voto particolarmente favorevole, contrario alla questione di fiducia, cosa che potrebbe rimettere tutto in discussione.
Il problema è che questo modo di fare del Governo, della maggioranza che lo sostiene, non è relativo solo a questo provvedimento, ma a molti altri provvedimenti; quindi io temo molto che andremo avanti per dei mesi a parlare quasi del Pag. 57nulla in quest'Aula. Intanto l'economia va a picco, intanto l'Europa ci soverchia, ci sovrasta, ci induce a fare tutto quello che non avremmo mai voluto fare. Finalmente con l'IMU il Governo Monti è riuscito a fare quello che il Partito Comunista non è riuscito a fare per cinquant'anni e cioè la redistribuzione della ricchezza; infatti chi appena appena ha due case perché ne ha ereditata una, la deve regalare via, altrimenti ci paga sopra un'infinità di tasse. Quindi, complimenti al Governo Monti che è riuscito dove non sono riusciti per tanti anni i comunisti e complimenti ai comunisti che sono riusciti, tramite il Governo Monti, a fare quello che hanno sempre voluto fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, signor Ministro, il Partito Democratico voterà la fiducia al Governo sul testo dell'articolo 13, che è intitolato «Modifiche al codice penale». Cercherò di spiegarle le ragioni, cercando - questo è il mio intento, anche di questo intervento - di fare chiarezza perché ho sentito, anche in quest'Aula oggi, delle affermazioni che forse non fanno giustizia a questo provvedimento, né al lavoro parlamentare e non danno, forse, la possibilità ai cittadini di capire effettivamente cosa stiamo votando.
L'articolo 13 riproduce sostanzialmente il testo dell'emendamento presentato dal Ministro Severino, con cui il Ministro ha inteso dare il suo contributo personale, come Ministro della giustizia, per gli aspetti penali, al disegno di legge presentato nel maggio 2010 da Alfano e Brunetta, ma che nel testo approvato dal Senato era stato definito, dal PD, un'occasione mancata. L'articolo 13 è, comunque, un passo avanti rispetto all'articolo 9 del vecchio testo uscito dal Senato, che si limitava ad operare piccoli ritocchi alle pene, senza affrontare il problema di realizzare un regime sanzionatorio di misure efficaci, proporzionate e dissuasive nei confronti degli autori dei reati di corruzione, così come ci richiede l'articolo 19 della Convenzione penale di Strasburgo.
Il testo che oggi votiamo ci consente, finalmente, di adempiere agli impegni internazionali assunti dallo Stato italiano e ci allinea, sotto vari aspetti, ai meccanismi di contrasto già utilizzati nella maggior parte dei Paesi europei. Non possiamo tollerare altri ritardi, perché in un momento come quello che stiamo vivendo, di forte criticità dell'economia, sarebbe da irresponsabili non porre un argine effettivo alla corruzione, che non solo mette a rischio la legalità, ma pesa sull'economia per 70 miliardi di euro all'anno, pesa su ogni cittadino come una tassa occulta per una somma oscillante tra i 1.000 e i 1.500 euro l'anno.
Il testo che è uscito dalla Commissione certo - noi lo sappiamo e lo abbiamo sempre detto e sfido chiunque a smentire queste affermazioni - poteva essere migliorato e rafforzato. Avevamo presentato, come gruppo del Partito Democratico, pochi emendamenti, volti ad alzare i minimi e i massimi di pena per i reati più gravi, ad abbassare i limiti cui ricollegare le pene accessorie, in particolare l'interdizione dai pubblici uffici e l'estinzione del rapporto di pubblico impiego, e ad aumentare i tempi di prescrizione. Non abbiamo e non avremmo accettato alcuna modifica al ribasso del testo Severino, nessuna modifica che ne indebolisse la portata, perché l'impianto della riforma è, comunque, equilibrato e costituisce un passo avanti nella lotta alla corruzione. Il fenomeno della corruzione degli apparati della pubblica amministrazione è ormai divenuto un fenomeno endemico nel nostro Paese e il nostro sistema penale è diventato inadeguato.
Caro collega Di Pietro, forse tu hai un ricordo nostalgico, giustamente, delle vecchie norme, ma sono passati vent'anni e, nonostante l'impegno della magistratura, la corruzione è dilagata. Nonostante, appunto, le norme che tu dici che verrebbero Pag. 58cancellate - ma così non è -, la corruzione non è stata debellata, malgrado vi sia stata Mani Pulite.
Riassumo i punti che per noi sono più qualificanti e che danno il sostegno e il significato a questo voto di fiducia. Vi è l'introduzione di nuovi reati, richiesti dalle Convenzioni internazionali, quali corruzione nel sistema privato, traffico di influenze illecite e corruzione per l'esercizio delle funzioni. Questo è un reato con cui si reprime la fattispecie di corruzione, superando il fatto che vi sia l'aggancio a un atto illegittimo. In realtà, si vuole reprimere quella che è una realtà criminologica, ossia l'emergere di nuove prassi corruttive in cui il pubblico ufficiale si accorda con il privato per essere stabilmente a disposizione.
Le pene per i reati più gravi sono state sostanzialmente aumentate, non solo nel massimo ma anche nel minimo. Mi riferisco alla corruzione propria, al peculato, alla corruzione per atti giudiziari, all'abuso d'ufficio, alla concussione per costrizione. Ciò consente di avere tempi più lunghi di prescrizione per molti di questi reati. Dall'altro, poi, sarà più concreta l'effettiva applicazione delle pene principali e, soprattutto, di quelle accessorie.
Non dimentichiamoci un dato che è obiettivo e che deriva dalle statistiche delle condanne - perché non ci sono solo le inchieste, bisogna guardare le condanne - dei tribunali che evidenziano che l'87 per cento delle condanne per fatti di corruzione e concussione è stato convertito in sospensione della pena. Ciò ha contribuito a rafforzare gli effetti di una sostanziale impunità che alimenta la prassi corruttiva.
Certo, il problema della prescrizione non è stato risolto, ma per fare un esempio se oggi la corruzione, grazie ad una legge certamente non voluta dal Partito Democratico - la ex Cirielli - si prescrive in 7 anni e mezzo dalla consumazione - cioè da quando vi è stato l'accordo corruttivo o il ricevimento delle utilità - con questo disegno di legge di cui oggi dobbiamo votare la fiducia con questa articolo, grazie anche all'emendamento del Partito Democratico votato in Commissione, la corruzione si prescriverà in 10 anni, e così smentiamo tutte le leggende metropolitane che in questi giorni vanno avanti. È vero che i fatti di corruzione sistemica sono di difficile accertamento, che il sodalizio criminoso è particolarmente impenetrabile, che in quei termini rientra anche il periodo assai complesso delle indagini, che bisogna fare accertamenti bancari anche all'estero, che ci sono tre gradi di giudizio, che il processo è troppo lungo, ma per risolvere questo problema bisogna abrogare la ex Cirielli e rivedere il meccanismo della prescrizione, quindi aprire un'altra pagina sulla giustizia in Parlamento.
Parliamo poi di un altro punto, il cosiddetto spacchettamento della concussione: bisogna riportare la verità sul punto, non cedere a strumentalizzazioni di nessun tipo. Una cosa è certa, questo articolo mantiene il reato di concussione - il 317 - e lo punisce più gravemente - da un minimo di 4 anni oggi si passa a 6, il massimo è invariato a 12 - per il pubblico ufficiale che costringe a dare o a promettere denaro o altra utilità. In questo caso chi paga è vittima oggi resta vittima non punibile dopo l'approvazione di questo disegno di legge. L'induzione a dare o promettere invece diventa un altro reato, diventa un reato distinto, autonomo, e il privato indotto verrà punito fino a tre anni.
Chiediamoci la ragione vera di questa scomposizione, la scomposizione in due distinte fattispecie penali risponde alle numerose sollecitazioni dell'OCSE già dal 1997 e da ultimo dalla Commissione Greco nel rapporto del 2012; gli organismi internazionali, preoccupati del pericolo che il privato che è stato indotto a pagare o a promettere, sfugga alla punizione, assicurandosi il ruolo di vittima - perciò di parte offesa e testimone anziché imputato - pur avendo avuto un margine di scelta. È questo il punto, pur avendo avuto un margine di scelta e aver comunque deciso di pagare, pur non avendo subito nessun tipo di minaccia, accettando invece di assicurarsi un vantaggio. Pag. 59
La soluzione proposta dal testo Severino merita apprezzamento perché da un lato prevede un trattamento più severo per il pubblico ufficiale che costringa con minaccia o violenza, e la minaccia - mi rivolgo sempre al collega Di Pietro - può essere diretta, indiretta, larvata, e tutti gli esempi che poco fa sono stati fatti dal collega Di Pietro rientrano nella concussione anche nel nuovo testo, anche nel testo che ci apprestiamo a votare. L'ipotesi di induzione invece configura un distinto reato, grave, punito fino a otto anni. Nessuna abrogazione, nessuna norma di favore, per nessun imputato eccellente - nominiamoli: né Penati, né Berlusconi - solo la necessità di intervenire con fermezza per spezzare il fenomeno corruttivo, non avallare posizioni di comodo, anche processuali, e dare seguito agli impegni internazionali.
La catena deve essere spezzata con decisione, su questo punto ci siamo impegnati e il testo che ci apprestiamo a votare riesce anche a garantire la continuità dei processi in corso, lo dice il nostro sistema, basta leggere l'articolo 2 del codice penale perché i fatti di concussione per costrizione e quelli di induzione sono e continuano ad essere reato; occorre restituire serietà alla repressione dei fatti, alle falsificazioni dei bilanci di impresa, alla corruzione di amministratori pubblici e privati, dare un segnale concreto alla volontà politica di impegnarsi in una complessa strategia per il contrasto alla corruzione...

PRESIDENTE. Onorevole Ferranti, la invito a concludere.

DONATELLA FERRANTI. ...che metta insieme coordinati interventi nel campo dell'amministrazione, della trasparenza, della legislazione penale e deontologica.
Ci auguriamo che questo provvedimento diventi legge dello Stato entro l'estate, sarebbe un effettivo recupero della credibilità della politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, signora Ministro, credo di dover cominciare da una battuta, per stemperare i toni. La battuta è che mi auguro che la lotta contro la corruzione abbia un successo migliore, anche per il Governo, di quanto lo stia avendo la lotta contro lo spread, cioè il differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi. Dico questo perché gli argomenti che stiamo trattando dovrebbero essere avulsi da una propaganda che non merita di entrare all'interno di queste Aule parlamentari, soprattutto quando si tratta di temi delicati che hanno attinenza con i diritti dei cittadini italiani.
Vorrei, sotto questo profilo, anche fare un appunto - signora Ministro non se ne abbia - di metodo: lei, attraverso la fiducia, ha sicuramente evitato dei problemi alla proposta emendativa che aveva presentato in Commissione prima e in Aula poi, ma ha anche contemporaneamente assunto una posizione larvata di tipo politico, perché il conflitto - è bene ricordarlo - non era con il Popolo della Libertà, che aveva anche chiesto di ritirare tutti gli emendamenti - e lei è buona testimone - pur di arrivare in Aula a votare, magari per parti separate, assumendoci la responsabilità su ogni nuova figura delittuosa, comprese quelle che contestiamo, ma il contrasto si è aperto in termini politici tra il Partito Democratico e l'Italia dei Valori, lanciati in un sorpasso continuo a chi era più giustizialista, convinti come sono che, in questo modo, si possa recuperare qualche voto, magari a scapito delle conseguenze di alcuni provvedimenti legislativi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Io, signora Ministro, voterò la fiducia; non lo faccio in modo convinto. La voterò perché devo un patto di lealtà al segretario nazionale del mio partito, che in questi termini si è espresso, e perché il provvedimento contro la corruzione ha preso le mosse da un disegno di legge che reca la Pag. 60prima firma dell'onorevole, allora Ministro, Alfano. Quindi, è il Popolo della Libertà che aveva avviato il percorso legislativo per cominciare a discutere di questi problemi tanto delicati e che, naturalmente, colpiscono l'opinione pubblica.
Semmai, signora Ministro, mi dispiace che nella sua proposta emendativa non siano state riprese altre modifiche del codice penale, come l'aumento di pena per la malversazione a danno dello Stato o l'aumento di pena per l'indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, che, invece, l'allora Ministro Alfano aveva inserito nel suo disegno di legge. Quindi voteremo perché, come lei sa, abbiamo ribadito durante i lavori in Commissione che non avremmo presentato alcun emendamento per diminuire le pene, perché ritenevamo ci volesse una risposta ferma nei confronti di tutti coloro che approfittano della pubblica amministrazione per arricchirsi personalmente in spregio alle leggi dello Stato.
Quindi, se dovete guardare a qualcuno che non ha, appunto, indulgenza nei confronti dei fenomeni corruttivi, potete guardare tranquillamente al Popolo della Libertà. Ma detto questo, signora Ministro, riteniamo - come abbiamo fatto - anche di porre delle questioni di principio, e lei sa che le avremmo poste anche nei confronti della discussione in Aula, se questa non fosse stata soffocata dalla richiesta di fiducia. Vi è un aspetto che ci preoccupa, signora Ministro, e avrebbe dovuto preoccupare anche lei: lei ha insistito per inserire nel testo dell'allora sua proposta emendativa, poi modificata dai lavori di Commissione, il traffico di influenze illecite, un nuovo reato che noi abbiamo contestato non sotto il profilo che si tratti di aspetti che non debbono rientrare in fattispecie criminose, ma per il fatto che siamo preoccupati che l'eccessiva indeterminatezza che ancora rimane su questa figura delittuosa possa prestarsi ad operazioni neanche troppo facilmente incomprensibili, che già si sono verificate in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Comprendo, signora Ministro, che di fronte alla propaganda sia difficile affrontare questi temi, ma il Popolo della Libertà nasce anche per il rispetto dei principi, e non abbiamo paura ad affrontarli.
Lei forse non ha, e non può averla - me ne scuso - la sensibilità politica che si può avere in chi da anni opera all'interno dei consessi amministrativi. Mi riferisco a migliaia di sindaci, di assessori, di consiglieri comunali, di deputati, di senatori: non tutti una banda di delinquenti. La stragrande maggioranza sono persone per bene (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non ho bisogno di citare alcune procure. Potrei citarne una per tutte: «l'oracolo famoso» della procura di Palermo, quello che interviene su tutto e che è stato anche oggetto di qualche censura in diretta non troppo profonda - altro che severità! - da parte del Consiglio superiore della magistratura.
Ebbene, quella sensibilità, signora Ministro, è quella che stanno provando sulla loro pelle persone e deputati come l'onorevole Mannino, assolto dopo 17 anni, come il nostro ex Ministro, onorevole Fitto, assolto con formula piena dopo essere stato oggetto di indagini per anni ripetutamente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) o come altri colleghi che da anni aspettano di poter veder celebrato definitivamente il loro processo e che invece devono attendere i tempi purtroppo non celeri della giustizia.
Io mi permetterei, signora Ministro, di suggerirle, anche al Senato, di riflettere sulla possibilità che un pubblico ufficiale che sia tratto a giudizio, o nei confronti del quale sia esercitata l'azione penale, possa avere la sicurezza di un processo rapido e possa contare sul fatto che le indagini si svolgano nel rispetto dei termini, perché non si possono condannare persone per bene prima ancora che il processo sia celebrato e prima che la sentenza sia definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questa proposta emendativa, purtroppo, apre la stura a simili preoccupazioni che noi denunciamo pubblicamente. Arrivo ora all'ultima parte del mio intervento, signora Ministro, quella che definirei Pag. 61di metodo e che io contesto. L'onorevole Ferranti, poco fa, ci ha ricordato espressamente le ragioni per cui siamo stati invitati, come Stato nazionale e quindi come Parlamento, a modificare le disposizioni in materia di concussione.
Quelle disposizioni vanno modificate, come giustamente è stato ricordato, perché ce lo ha chiesto l'OCSE e perché ce lo ha chiesto il gruppo che opera contro la corruzione a livello europeo. Vede, signora Ministro, se lei però avesse dato ascolto completamente a quelle preoccupazioni, avrebbe potuto trarre auspicio da quello che ci veniva effettivamente richiesto. Cito testualmente un documento di cui mi servirò e che regalerò, in particolare, al Partito Democratico.
L'OCSE ha più volte fatto rilevare, nelle raccomandazioni rivolte all'Italia e agli altri Stati parte, che deve essere assicurata la punibilità di tutte le ipotesi sussumibili nello schema della corruzione, quanto meno sotto il profilo dell'ingiusto vantaggio conseguito dal privato, essendo irrilevante a questo scopo l'eventuale costrizione e induzione asseritamente subita dal soggetto ad opera del pubblico ufficiale.
Tradotto per coloro che magari hanno la laurea, ma non capiscono o potrebbero non capire, signora Ministro, questo significa che l'OCSE ci invitava a fare una operazione molto semplice: a togliere dalla concussione il reato che si riferiva all'operatività del pubblico ufficiale tramite induzione e a riportarlo sotto la corruzione, perché sosteneva che non ci può essere differenza di pena per l'uno e per l'altro tra un'induzione a dare o a promettere e il fatto di accordarsi apertamente per dare o per promettere. Questa è la richiesta che veniva avanzata dall'OCSE.
Ma lei, signora Ministro, questo non ha fatto. Lei, come ha ricordato la collega Ferranti, ha spacchettato: ha preso l'induzione, non ha avuto il coraggio di sbatterla all'interno della corruzione, ma ne ha fatto una figura autonoma. La domanda in termini politici è: perché? La risposta, con un po' di cattiveria, è molto banale: perché, se lei avesse seguito fino in fondo le raccomandazioni dell'OCSE e del Greco, cioè riportando la concussione per induzione all'interno della figura della corruzione, avrebbe chiuso immediatamente il processo che si celebra contro Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Quindi, non si tratta di una norma ad personam, ma in questo caso di una norma contra personam, con un'aggravante, signora Ministro, che al Senato stanno aspettando, avendo io conferito, prima del mio intervento, con il presidente del nostro gruppo, Gasparri. E non è l'onorevole Contento a ricordarlo, è una nota giornalista, che si occupa di temi giudiziari, su Il Sole 24 Ore: con la nuova concussione Penati prescritto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ciò significa che Berlusconi, per una storia di lenzuola, obbliga lei e la sinistra a sostenere questa tesi, mentre, per poter salvaguardare magari gli interessi di Penati e di tutte quelle camarille che sono state messe in piedi, deve sussistere quella norma (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ci consentirà di manifestare tutto il nostro stupore.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Contento.

MANLIO CONTENTO. Le assicuro, Presidente, che ho finito. È evidente, signora Ministro, che io voterò tranquillamente la fiducia perché sono un uomo che può guardare in faccia a tutti e non ha, allo stato, procedimenti giudiziari. Se ne avrò, potrà essere per qualche procura che mal digerisce le mie parole. Tuttavia non mi lamenterò se qualcuno non la voterà perché al Senato va posto rimedio a questa situazione che non fa giustizia, ma che espone purtroppo anche il Parlamento a non discutere di temi importanti.
Ecco perché, signora Ministro, io la ringrazio, perché ci ha dato l'occasione - e concludo - di dimostrare cosa ci stia dietro questi provvedimenti contro la corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

Pag. 62

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, io purtroppo non potrò rispettare l'indicazione che è stata data al mio gruppo dal mio segretario nazionale e dal presidente del gruppo. Devo dire che nella mia esperienza parlamentare è capitato molto raramente che le esigenze politiche si scontrassero con la mia sensibilità giuridica. L'articolo 13, però, è uno di questi casi.
Ho votato sì all'articolo 10 e voterò sì all'articolo 14 perché, grazie al clima di antipolitica che noi abbiamo alimentato nel nostro Paese, oggi si deve sapere che per chi vorrà fare politica ci vorranno requisiti e prerogative diverse da qualunque altro cittadino che si appresti a svolgere qualunque altra attività. Ma non posso, signor Presidente, facendo finta di cedere alle richieste dell'Europa, votare l'introduzione di nuovi reati, come se noi non ne avessimo già abbastanza, privi di quella tipicizzazione richiesta dal nostro ordinamento, in un sistema nel quale, nel nostro Paese, ancora oggi la magistratura è sostanzialmente l'unico potere «irresponsabile».
È vero, ci sono stati grazie a Mani pulite migliaia di casi di corruzione, ma ci sono stati anche centinaia di pubblici amministratori messi ingiustamente alla gogna e poi assolti nell'oblio generale. Questo non potrà più verificarsi, comunque non potrà verificarsi con il mio contributo. Io mi asterrò, signor Presidente (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 13.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 13 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 13, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Pezzotta.
(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 16,50)
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 16,58)
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione dell'articolo 13, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti 540
Votanti 502
Astenuti 38
Maggioranza 252
Hanno risposto 431
Hanno risposto no 71 Pag. 63
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 13.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Antonione Roberto
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barba Vincenzo
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Beccalossi Viviana
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brugger Siegfried
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo Pag. 64
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano Pag. 65
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Iannuzzi Tino
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Laratta Francesco
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe Pag. 66
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Papa Alfonso
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Antonio
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pili Mauro
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Stanca Lucio
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Urso Adolfo Pag. 67
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventucci Cosimo
Ventura Michele
Verdini Denis
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:
Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Aracri Francesco
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Borghesi Antonio
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Caparini Davide
Cavallotto Davide
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Grimoldi Paolo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lehner Giancarlo
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Si sono astenuti:
Bergamini Deborah
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocciardo Mariella Pag. 68
Brancher Aldo
Brunetta Renato
Castiello Giuseppina
Ciccioli Carlo
Cossiga Giuseppe
Crosetto Guido
Fallica Giuseppe
Giorgetti Alberto
Giulietti Giuseppe
Grassano Maurizio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Iapicca Maurizio
Leone Antonio
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mazzoni Riccardo
Miccichè Gianfranco
Misiti Aurelio Salvatore
Moles Giuseppe
Orsini Andrea
Paniz Maurizio
Pecorella Gaetano
Picchi Guglielmo
Pittelli Giancarlo
Pugliese Marco
Scalia Giuseppe
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stradella Franco
Terranova Giacomo
Tortoli Roberto
Vitali Luigi

Sono in missione:
Barbieri Emerenzio
Buttiglione Rocco
Chiappori Giacomo
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
D'Amico Claudio
Fedi Marco
Guzzanti Paolo
Lombardo Angelo Salvatore
Mosca Alessia Maria
Mura Silvana
Orlando Leoluca
Pisacane Michele
Recchia Pier Fausto

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo 14 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazione di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 14, nel testo delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà per due minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendiamo atto, signora Ministro, che il Governo che qui rappresenta ci chiede la fiducia su una disposizione prevista dall'articolo 14 che modifica l'articolo 2635 del codice civile, che palesemente esclude dal delitto di corruzione tra privati tutto ciò che non è società. Questo ci sembra quanto mai dannoso. Ci sembra che crei per davvero un vulnus anche nelle stesse intenzioni che, con questo disegno sulla prevenzione e la lotta alla corruzione, la politica voleva dare. Vale a dire che questo articolo esclude dalla corruzione tra privati fondazioni, partiti, associazioni, consorzi, associazioni temporanee di impresa e simili: ci sembra una grave e profonda esclusione. Ciò considerato, in ragione del vincolo di fedeltà che lega noi Liberal Democratici a questo Governo sin dal suo insediamento, annunciamo il nostro voto favorevole di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Constato l'assenza dell'onorevole Belcastro: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, votiamo favorevolmente anche su questo articolo come atto di responsabilità, considerate Pag. 69le condizioni difficili in cui versa il Paese in generale. Altri dovevano essere gli strumenti per lottare contro il sistema di corruzione. Inasprire la pena non riduce, a nostro avviso, il numero dei reati e l'entità del reato stesso. La corruzione è uno dei punti di debolezza del Paese, forse il più odioso, e lo rende estremamente vulnerabile. Basta ricordare che, secondo la Corte dei conti, il giro d'affari del sistema corruttivo si aggirerebbe intorno ai 60 miliardi. Bisognerebbe, quindi, a nostro avviso prevenire la corruzione con provvedimenti che rendono meno burocratizzata la pubblica amministrazione: è nella farraginosità e nella incertezza delle responsabilità che si annidano nella pubblica amministrazione, che vi è il punto cruciale della corruzione. L'adozione degli atti amministrativi senza controllo e l'incertezza delle responsabilità sono i punti a nostro avviso centrali della questione. Bisognerebbe quindi ripristinare un minimo di controllo preventivo della spesa pubblica. Il contrasto alla corruzione non può esaurirsi con l'inasprimento delle condanne e delle pene. È illusorio pensare che inasprendo la pena si elimini il peccato. Concludo, signor Presidente, esortando le forze politiche a smetterla di usare provvedimenti legislativi come mezzi di lotta politica. Così non si andrà molto avanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, signor Ministro, le preannunzio come Grande Sud che ci asteniamo dal votare la fiducia sull'articolo 14 per una serie di ragioni squisitamente tecniche e giuridiche.
Viene introdotta una nuova formulazione dell'articolo 2635 del codice civile, corruzione tra privati, con la proposta, signor Ministro, di renderla rilevante, a prescindere dal nocumento alla società e con l'introduzione di ipotesi di responsabilità praticamente oggettiva, senza dolo, così come previsto dal secondo comma. Sappiamo bene che lei, signor Ministro, ha dato libero sfogo, come si suol dire, alle proposte emendative di una parte della maggioranza che sostiene il Governo e di tutto ciò non apprezziamo assolutamente il metodo. Rileviamo che corriamo il rischio dell'introduzione di norme meramente demagogiche, prive di rispondenza ai principi generali del diritto penale.
Signor Ministro, io ho pochi minuti a disposizione. Signor Presidente, signor Presidente, io ho pochi minuti, per non dire pochi secondi, in questo Parlamento che ormai ha perso tutto, anche...

PRESIDENTE. Ministro, mi scusi, giustamente il collega Grimaldi chiede l'attenzione del Governo.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. La ringrazio, signor Presidente, desideravo l'attenzione, per quei pochi secondi, del Ministro.

PRESIDENTE. Lei è bravissimo ad utilizzare i pochi minuti.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. La ringrazio, signor Presidente, ogni tanto possiamo parlare in questo Parlamento. Rileviamo che corriamo il rischio dell'introduzione di norme meramente demagogiche, prive di rispondenza ai principi generali del diritto penale, soltanto apparentemente dettate e volte alla risoluzione degli ineludibili problemi che affliggono il Paese. Siamo tutti concordi nel ritenere che l'illiceità della condotta, piaga gravissima, tant'è vero che siamo anche contro la chiusura dei tribunali, vada frenata ad ogni costo. Ma la lotta alla corruzione potrà essere efficace se condotta rimanendo ancorati al principio della stretta legalità, e stretta legalità, signor Ministro, significa prima di tutto rispetto dei principi di ragionevolezza, di proporzionalità, di inserimento armonico nel contesto complessivo dell'ordinamento. Altrimenti, mi consenta, il tutto si risolve in un'effimera risoluzione del problema di poco momento, accompagnata anche dal rischio concreto per tutti i cittadini, cari colleghi, della perdita delle garanzie più Pag. 70elementari, e ciò a tacere della definitiva capitolazione rispetto allo strapotere, alle volte, della magistratura inquirente e dell'altrettanto definitiva sottomissione della politica al potere giudiziario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente e signora Ministro, in questo surreale «fiducia day» il Governo ci chiede la fiducia anche sull'articolo che inserisce la corruzione nel settore privato. Potremmo dire subito che il nostro emendamento 14.57, a prima firma Di Pietro, prevede proprio questo, in attuazione della Convenzione penale sulla corruzione fatta a Strasburgo nel 1999. Quindi non siamo certo secondi nel chiedere strumenti efficaci di lotta alla corruzione. Vorrei richiamare tre fatti. Primo: la ratifica di quella Convenzione è incardinata nel Parlamento sul disegno di legge di Italia dei Valori, primi firmatari Li Gotti al Senato e Di Pietro alla Camera. Secondo: la stessa cosa va detta per la ratifica della Convenzione civile sulla corruzione, anch'essa fatta a Strasburgo nel 1999 e inserita con progetti di legge sempre con gli stessi firmatari. Terzo: il ripristino del delitto di falso in bilancio, che pure è incardinato in Aula, sempre per iniziativa di Italia dei Valori, su un testo base a prima firma Di Pietro, di cui il nostro gruppo ha chiesto la calendarizzazione in quota opposizione-Italia dei Valori. Non è un caso quindi che il Parlamento si occupi di questi temi su iniziativa di Italia dei Valori: noi siamo un partito che ha nel suo DNA la lotta più dura ad ogni forma di illegalità e soprattutto alla corruzione, che in Italia costa 60 miliardi all'anno.
Anzi, se vogliamo, è paradossale ed incredibile che progetti di legge di ratifica di convenzioni internazionali siano introdotti su proposte di un gruppo politico e non del Governo; ragione per la quale l'Italia è in clamoroso ritardo di tredici anni nella ratifica di convenzioni che essa stessa ha firmato, ma di cui i Governi di destra si sono guardati bene dal chiedere al Parlamento la ratifica.
È anche per questo che l'Europa ci ha guardato, giustamente, con sospetto, se non con disprezzo, dato che risultiamo in coda tra i Paesi occidentali, e non solo, nella lotta ai fenomeni corruttivi. Infatti, la magistratura non fa in tempo ad inseguire concussioni e corruzioni che attraversano la penisola, incrociando troppo spesso la politica, anzi, quella malapolitica che l'Italia dei Valori incessantemente combatte nel Parlamento e nelle istituzioni, e non con colorite parole nei comizi o nella rete. Lo ricordiamo a coloro che vorrebbero strumentalmente travolgere il nostro partito, in un unico giudizio negativo sulla politica. Per questa ragione, l'inserimento del delitto di corruzione nel settore privato ci ha trovati pronti. Abbiamo letto gli articoli 7 e 8 della Convenzione e li abbiamo trasfusi nella nostra disposizione, che introduce la corruzione tra privati a modifica dell'articolo 2635 del codice civile.
La fiducia richiesta riguarda due aspetti: quello dei contenuti e quello politico, cioè della valutazione complessiva della strategia anticorruzione proposta. Sul primo aspetto, quello dei contenuti, notiamo che l'amanuense del testo proposto non ha riprodotto con attenzione gli elementi raccomandati nella Convenzione di Strasburgo. L'articolo 8, infatti, chiede che sia punito il fatto del responsabile di un ente privato - e qui richiamo, concordando, le parole dette dal collega che ha richiamato l'eccessiva limitazione nel riferimento ai responsabili del settore privato - consistente nel sollecitare un vantaggio indebito, oltre che accettarne l'offerta o la promessa. Invece, il testo su cui si pretende la fiducia punisce il dirigente privato che, a seguito della dazione o della promessa, compie o commette atti in violazione di doveri. Inoltre, richiede che sia cagionato nocumento alla società - trasformando in reato di danno quello che si è configurato come reato di pericolo - né prevede la pena accessoria dell'incapacità Pag. 71a ricoprire incarichi direttivi nelle società private. Infine, prevede una pena eccessivamente bassa e tale da ridurre la capacità dissuasiva. Al contrario, il nostro emendamento prevede che sia punito anche chi sollecita, non richiede il danno alla società e prevede una pena più alta. Basterebbero queste considerazioni per dire che non ci troviamo d'accordo sulla formulazione del testo, pur essendo noi favorevolissimi all'introduzione del delitto di corruzione tra privati. Ci chiediamo, tuttavia, perché sia stata posta la fiducia, quando un dibattito parlamentare avrebbe, forse, consentito l'adeguamento della norma alla Convenzione.
Ma è il contesto dei contenuti generali del provvedimento che ci impedisce di dare la nostra fiducia persino a questo articolo. Abbiamo trovato che l'impianto complessivo, in diverse parti, si discosta dalle raccomandazioni della Convenzione di Strasburgo per difetto e per eccesso. Per difetto, perché non sono stati recepiti i nostri emendamenti. Il primo riguarda l'inserimento del delitto di autoriciclaggio: ci è stato risposto che del tema ci si occuperà in altra sede, ma questo contrasta con l'articolo 13 della Convenzione secondo il quale ciascuna parte adotta le necessarie misure legislative affinché siano definiti reati penali gli atti menzionati nella Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio. Perciò chiediamo: se non ora, quando? Questa era la sede in cui introdurre il reato di autoriciclaggio, come da noi richiesto, con uno specifico emendamento.
Il secondo riguarda l'allungamento dei termini di prescrizione, pure oggetto di una nostra proposta emendativa. Mentre la Convenzione raccomanda che il contrasto alla corruzione sia efficace, noi abbiamo trovato che i termini di prescrizione vigenti sono assolutamente inadeguati dinanzi a reati che, spesso, si scoprono in ritardo e che, in genere, necessitano di attività investigative lunghe e complesse, comprese le perizie.
Ancor più lo sarebbero se entrasse in vigore il nuovo articolo 319-quater derivante dallo spacchettamento della concussione per induzione. La prescrizione, infatti, si abbatterebbe bruscamente di un terzo, arrivando da quindici a dieci anni. Lo dice persino il professore Carlo Federico Grosso che bisognava ripristinare la vecchia durata della prescrizione, vergognosamente accorciata dalla legge ex Cirielli. Anche sotto questo profilo non ci ha, quindi, convinto il rinvio a tempi migliori della trattazione del tema della prescrizione, pure da noi proposta con ipotesi emendative.
Il testo si discosta dalla Convenzione anche per eccesso. Lo ha richiamato prima l'onorevole Di Pietro a proposito dell'articolo 13, che prevede un nuovo reato di induzione indebita, ma l'Unione europea non ci chiede affatto di confezionare un delitto autonomo meno grave, che porta alla prescrizione di molti processi; quanti processi si prescriveranno? Siamo ancora in attesa di una risposta ed è lecita la domanda, perché anche al Governo Berlusconi noi contestammo che sue proposte di legge comportassero un costo processuale grave in termini di processi che si sarebbero estinti. Quindi, è lecito chiederlo. Qualche organo di stampa ha parlato di norma «salva Ruby», forse per creare un diversivo, ma la stampa più avvertita ha detto che, se entrasse in vigore l'articolo 319-quater, numerosi processi sarebbero già prescritti. Quella stessa stampa ha richiamato accanto al processo Ruby anche i reati attribuiti a Filippo Penati, che stanno riempiendo le pagine di tanti giornali. Su di essi, in quest'Aula, il collega Contento non ha fatto finta di niente, ma soprattutto non lo hanno fatto i magistrati di Monza, i quali hanno lanciato un allarme dicendo, senza mezzi termini, che il loro lavoro sarebbe andato in fumo.
Noi comprendiamo che il Governo abbia dovuto tenere conto dei condizionamenti dei partiti che lo sostengono e siamo legittimati a pensare che l'anticorruzione abbia costituito oggetto di accordi intervenuti all'atto della formazione del Governo, o in seguito, e che la fiducia rappresenti lo strumento per tenere in piedi, contemporaneamente, il testo ed il Governo, Pag. 72con l'implicita minaccia del «tutti a casa». Neppure ci interessa accertare chi ha tirato di più la giacchetta, ognuno può immaginarlo vedendo chi vota, senza battere ciglio, questo testo, ma noi di Italia dei Valori crediamo che la giustizia non possa essere terreno di incursione partitica. Purtroppo, però, siamo costretti ad esprimere un giudizio di complessiva insoddisfazione sul testo e ci rammarichiamo per il fatto che una grande occasione per contrastare duramente ed efficacemente la corruzione non sia stata colta appieno. Mentre la corruzione fila via come una Ferrari, il contrasto ad essa arranca su una berlina. Peccato per ciò che avrebbe potuto e dovuto essere, ma non sarà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, siamo giunti al terzo degli articoli sui quali è stata posta la questione di fiducia; la posizione del mio gruppo è stata già ampiamente illustrata dagli interventi dei colleghi Mantini e Tassone, che mi hanno preceduto. Alle considerazioni già svolte vorrei aggiungere alcune osservazioni che dimostreranno, credo, il punto di vista di chi, ogni giorno, siede in Commissione giustizia e lavora costantemente su atti che riguardano, sotto aspetti diversi, il settore giustizia.
Bisogna prendere atto di una situazione di fondo: ci sono oggi, in quest'Aula, forze che si sono barricate su posizioni completamente chiuse; dobbiamo votare tre volte la questione di fiducia e siamo arrivati a questo punto non soltanto per una questione di Regolamento - perché il maxiemendamento, come sappiamo, avrebbe dovuto contenere modifiche sostanziali e non soltanto delle postille - ma il motivo sostanziale per cui ci ritroviamo a votare tre volte la questione di fiducia al Governo è un altro, e lo conosciamo bene. Il vero motivo è che non c'è stato quel dialogo, quell'interesse comune, quel senso delle istituzioni che avrebbe dovuto superare le prese di posizione, superare l'interesse di questa o di quella parte politica, superare gli arroccamenti e lavorare per il bene del Paese.
Noi, del gruppo dell'Unione di Centro, e io stesso, più volte, abbiamo evidenziato come la giustizia non possa e non debba rappresentare terreno di trattativa politica. Qui non si tratta di recuperare voti, né di vincere gare al giustizialismo. Noi non siamo, in quest'Aula, per portare avanti biecamente gli interessi di parte. Noi siamo stati investiti del potere di rappresentare un Paese per dare attuazione alle riforme, per contribuire concretamente e positivamente allo sviluppo, in termini non soltanto economici, ma anche e soprattutto sociali.
Il provvedimento sul contrasto dell'illegalità nella pubblica amministrazione giace da tempo tra i banchi del Parlamento. È giunto dal Senato il 16 giugno 2011, esattamente un anno fa, ed era stato proposto, al Senato, esattamente il 4 maggio 2010. Sono passati, dunque, più di due anni su questo testo che, peraltro, dovrà ritornare al Senato.
Signor Presidente, mi sembra doveroso rimarcare le lungaggini dei tempi di approvazione, perché se oggi è stata posta la questione di fiducia è anche per accelerare questi tempi e per contenere il ritardo. Probabilmente, non ci rende onore questa realtà ma è, tuttavia, la realtà dei fatti, alla quale non possiamo sottrarci. Era necessario un atteggiamento di maggiore apertura e di maggiore concretezza nell'affrontare il tema, un tema importante, destinato a riverberare effetti sul tessuto culturale, oltre che normativo, del nostro Paese.
Onorevoli colleghi, abbiamo una storia alle nostre spalle, una triste pagina di storia scritta proprio per mano di reati come la corruzione e la concussione. Abbiamo un passato che insegna e che dovrebbe farci riflettere sugli esiti nefasti di una pubblica amministrazione corrotta, infiltrata dall'illegalità in varie forme. È Pag. 73nostro precipuo compito mettere in atto, in tempi brevi, un'azione di prevenzione e di contrasto rispetto a tali fenomeni.
L'articolo 14, quello di cui ci stiamo occupando con questo terzo voto di fiducia, riguarda la corruzione tra privati, l'articolo 2635 del codice civile, che contempla un reato vero e proprio, un reato societario che, per materia, è stato disciplinato in seno al codice civile. Ma possiamo ampiamente parlare anche degli altri reati, quelli previsti dal codice penale. Ricordo l'articolo 13 del provvedimento, perché l'argomento è esattamente lo stesso: reprimere gli atteggiamenti illeciti, calibrare le sanzioni su standard che garantiscano gli effetti della prevenzione generale e speciale.
Non dimentichiamo che l'intero provvedimento si fonda sull'adeguamento della nostra normativa alle linee guida europee. In un Paese normale non sarebbero passati due anni prima di adeguare l'ordinamento secondo parametri internazionali (e mi riferisco, nello specifico, alla Convenzione penale di Strasburgo). Forse l'Italia non è un Paese normale, ma credo che dobbiamo opporci a questa situazione. La risposta non è nella rassegnazione, ma nell'azione rivolta a fare il possibile per dimostrare il contrario, votando la fiducia oggi e approvando, conseguentemente, il testo del provvedimento sull'anticorruzione.
Dobbiamo tenere a mente il principio dello Stato di diritto, che fonda la democrazia come forma di esercizio del potere nella Repubblica. Dobbiamo considerare l'impianto delle norme di contrasto alla corruzione come un grimaldello per scardinare l'illegalità, come un mezzo, per quanto perfettibile, attraverso il quale dimostrare la presenza dello Stato come promotore della legalità e della correttezza delle procedure interne al proprio apparato burocratico.
Non possiamo non affrontare un tema così radicato nel nostro Paese, ancora afflitto dai reati contro la pubblica amministrazione, tanto che in molti hanno recentemente parlato in termini di nuova Tangentopoli. Non nascondo che il testo dei tre articoli sottoposti alla fiducia poteva essere migliorato.
Sicuramente è mancato il terreno per farlo e dopo più di due anni non possiamo rischiare di porre nel nulla il lavoro sinora svolto, ci stiamo occupando di reati molto particolari e molto pericolosi, particolari nella struttura, mi riferisco al sodalizio criminoso sotteso alla corruzione, ma anche al reato stesso di corruzione tra privati.
L'articolo 14 riguarda un reato che punisce gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci ed i liquidatori che causano un danno alla società quando, a seguito della dazione o promessa di denaro o altra autorità per sé o per altri, compiano od omettano di compiere atti in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di fedeltà.
Ben si comprende allora come la fattispecie in questione, oltre a tutelare la società stessa, tutela anche il mercato, nonché il principio di libera concorrenza. Si tratta di un reato che dunque può trovarsi a monte di reati più gravi, come ad esempio reati di falso in bilancio o di riciclaggio di denaro e via dicendo. Noi avremmo preferito che il reato fosse modificato, avevamo presentato emendamenti in Commissione in questa direzione eliminando l'elemento del danno alla società e punendo la mera azione od omissione di atti in violazione degli obblighi d'ufficio o di fedeltà a seguito della dazione di danaro o di altra utilità, e speriamo che una modifica in tal senso possa trovare spazio al Senato, ma non posso non esprimere un voto favorevole alla fiducia sull'articolo 14, perché bisogna riconoscere l'urgenza dell'approvazione del provvedimento nel suo complesso.
Il nostro voto favorevole sulla fiducia è esso stesso espressione di buonsenso e deriva da una valutazione sul complesso del provvedimento che giudichiamo favorevole e la cui approvazione oggi riteniamo essenziale per la persecuzione degli illeciti in esso previsti e per sferrare un colpo Pag. 74fermo e definitivo al dilagare del fenomeno dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, vorrei solo confermare il voto favorevole di Futuro e Libertà anche alla fiducia sull'articolo 14. Abbiamo illustrato la nostra posizione ampiamente nel momento in cui è stato in discussione l'articolo 13. Quindi, Futuro e Libertà voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, signori Ministri, ancora questo Governo di ottimati ha raggiunto certamente un risultato molto importante, perché in questa legislatura siete senz'altro i primi ad aver posto tre questioni di fiducia su tre singoli articoli, ed è già un buon risultato. Non so se è un precedente assoluto nella storia di questo Parlamento, ma certamente, se esistono dei precedenti, è uno dei pochissimi.
Ci chiamate ancora una volta a votare la fiducia sulla modifica dell'articolo 2635 del codice civile che, come tutte le altre norme che avete manu militari costretto questo Parlamento ad approvare, è giustificato da motivazioni lodevoli, infatti noi non contestiamo certamente le finalità ma contestiamo il metodo, il fatto che avete scomodato la bellezza di 630 per tre, migliaia di deputati a votare tre volte, per ciò che secondo il normale gioco democratico si sarebbe dovuto affrontare e risolvere - e il tempo c'è stato, perché abbiamo avuto otto-nove mesi per discuterne nelle opportune sedi - nelle Commissioni. Ricordate un po' quei ragazzini - quando eravamo ragazzi - proprietari dei palloni, che quando non li si faceva giocare dicevano: porto via il pallone e quindi non gioca più nessuno, dunque toccava farli giocare. Voi, anziché fare uno sforzo ulteriore per far sì che si arrivasse ad adottare un buon provvedimento, avete forzato la mano. In senso positivo?
Su molti aspetti vi sono ampi dubbi. Ricordo gli interventi di poco fa di due validi ex pubblici ministeri: l'onorevole Di Pietro e l'onorevole Ferranti. Entrambi magistrati, entrambi esperti di diritto penale, entrambi colleghi di notevole esperienza, che sulle medesime norme hanno dato giudizi opposti. Di Pietro ha detto che si peggiora, sostanzialmente, la punibilità, l'accertamento e soprattutto la scoperta di taluni reati contro la pubblica amministrazione, la collega Ferranti ha detto invece che si tratta di un passo avanti. Già da qui si capisce come dalla sua nascita questo provvedimento sia poco chiaro e poco comprensibile, anche se - ripeto - nell'ambito di una finalità più che lodevole, sulla quale, ovviamente, la Lega Nord esprime il massimo assenso, tant'è vero che tre dei quattro o cinque nomi che sono tra i primi propositori e firmatari di questo provvedimento sono appartenenti alla Lega Nord, che certo non può essere tacciata di essere favorevole alla corruzione.
Però, un aspetto che manca assolutamente in questo provvedimento è la filosofia di fondo, cioè agite sull'aumento delle pene, agite sulla parte penale del provvedimento, quando invece è notorio da tutti gli studiosi che la cura migliore della corruzione è la prevenzione, l'adozione di procedure trasparenti, che oggi, grazie ad Internet, possono essere agevolmente realizzate a costo zero, così come l'adozione di provvedimenti seri e preventivi contro quei dirigenti che non fanno bene il loro lavoro, ma che non toccate, perché probabilmente molti di voi fanno parte della stessa categoria professionale.
Faccio un esempio: un parametro essenziale per valutare un dirigente, a mio avviso, sarebbe quello di vedere quanti contenziosi ha generato. Chiunque ha esperienza di giudizi sa perfettamente che Pag. 75il 90 per cento dei problemi nascono da bandi di gara, bandi di appalti e da provvedimenti fatti male, spesso nati - lo sappiamo anche qui bene, perché chiunque di voi ha un po' di pratica giudiziaria lo sa - dal «copia e incolla» del provvedimento dell'amministrazione vicina. Allora, poiché quell'amministrazione ha fatto un bel bando d'appalto, lo copio pari pari, però, non essendo identica la situazione - a volte penso anche con malizia - si crea il problema, per poi andarlo a risolvere, e ci riagganciamo agli arbitrati e compagnia cantando.
Se un dirigente venisse valutato anche per il contenzioso che ha generato, cioè accertare se su cento casi ha generato cinque contenziosi o ne ha generati ottanta, basterebbe invitare quel signore a non fare più il dirigente, o privarlo della possibilità di dirigere. Questo è uno degli aspetti che secondo noi - o secondo me, almeno - va nella direzione giusta per prevenire la corruzione. Aumentare le pene? Non credo che, se una persona è corrotta, sia spaventata da una pena che va da quattro a otto anni molto più di quello che sarebbe da una pena da tre a sette anni. Altrettanto discutibile mi sembra l'argomentazione esposta dalla collega Ferranti per cui si dice che una pena più ampia allunga i termini di prescrizione. Ciò è giustissimo, per carità, ma allora diamo vent'anni per tutto così non abbiamo più problemi, mentre il problema vero sarebbe prevenire e riuscire a fare i processi in sette anni e mezzo, che non sono proprio pochi.
Invece, cosa si dice? Anziché cercare di accelerare la macchina di scoperta, preventiva e di punizione nell'arco di sette anni che - ricordo - non sono pochi, si aggiungono altri anni, in modo che l'innocente magari sta sotto processo per 10-12 anni salvo poi scoprirsi, a fine dell'ennesimo processo, che invece non meritava di stare sotto gogna per tutto quel tempo. Da un lato questo Governo vuole efficientare - che è una bella parola che a me piace - l'azione amministrativa, dall'altro approva una norma la cui ratio profonda dice che, siccome non siamo efficienti, aumentiamo i termini di prescrizione, così ci siamo dentro lo stesso.
Inoltre, tornando allo specifico articolo - ma evidentemente è solo uno dei tanti aspetti che la brevità del tempo qui concesso ci permette di trattare, perché il dibattito è stato strozzato nelle opportune sedi -, in merito alla corruzione tra privati: credo abbiate valutato gli aspetti problematici cui può dare origine questa norma. Se ho ben capito, essa è procedibile d'ufficio, ma immaginate l'ufficio acquisti di un'impresina con dieci dipendenti che si fa corrompere, per la quale viene fuori un processo penale; l'impresina perde le commesse; e pensiamo a cosa potrebbe succedere a un'inchiesta che riguardi dazioni di minima entità. I concetti sono molto vaghi, così come quando si dice «cagionando nocumento»: capite - come ci ha dimostrato poc'anzi e come ha anche ricordato l'onorevole Di Pietro - che sono concetti estremamente vaghi, che una procura potrebbe interpretare in un certo modo e una procura in un altro. Qui abbiamo a che fare con l'economia.
Poi un'ultima «critica»: ci avete fatto leggere decine e centinaia di emendamenti, studiare, impegnarci tutti quanti - voi stessi vi siete impegnati - per poi, come sempre, tirare fuori all'ultimo dal cilindro il solito «coniglio» della questione di fiducia su un maxiemendamento che è stato fatto poi ritirare per motivi noti.
Ma allora, che senso ha che decine e centinaia di deputati di tutti gli orientamenti politici si siano impegnati a studiare quando poi il giochetto è sempre quello? Mi ricorda quelle vecchie trattative sindacali degli anni Settanta, quando tutti sapevano che il sindacato chiedeva 100, la parte datoriale 20, ma si sapeva già tutti che, dopo infinite sedute notturne, si arrivava a 50 ed erano tutti d'accordo.
Ecco, credo che da un Governo tecnico ci si sarebbe potuti aspettare qualcosa di più di trucchetti di basso sindacalismo di fine anni Ottanta e quindi credo anche che un provvedimento così importante perché qualcuno ha detto che la corruzione vale 60 miliardi, qualcuno 70 e qualcuno 120 (non c'è molta chiarezza, anche perché Pag. 76evidentemente la corruzione non è esattamente quantificabile), ma certo è che...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Concludo, signor Presidente. Certo è che, quale che sia l'entità di questo fenomeno, va combattuto, ma per questo, secondo noi, la strada è quella di lavorare magari qualche giorno in più Commissione e arrivare ad un testo. Non è certamente mettendo la fiducia, addirittura sui singoli articoli, che si opera nell'interesse del Paese. Quindi la Lega Nord non vi darà la fiducia neanche su questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, colleghi, è con convinzione, ma anche con rammarico, che voteremo la fiducia apposta sull'articolo 14 di questo disegno di legge. Ci sono evidentemente in quest'Aula dei colleghi che ritengono che l'investitore internazionale, il prototipo, la figura mitica che è stata spesso utilizzata in questi mesi come riferimento e come anche motivazione di cause non sempre commendevoli, sarebbe interessantissimo a sapere quanto tempo ci mette a licenziare ipotetici dipendenti di ipotetiche imprese da aprire nel nostro Paese, mentre sarebbe sostanzialmente indifferente al fatto che, come dicono gli osservatori internazionali, il nostro è un Paese nel quale per aprire delle imprese è necessario dare delle tangenti.
Sarebbe indifferente al fatto che il nostro è un mercato alterato dalla presenza del fenomeno corruttivo. Va dato atto al Governo Monti di aver ricordato al Parlamento questo elemento, perché vorrei dire al collega Paolini che forse ora il Governo ha portato via il pallone, ma la partita che il centrodestra ci voleva far giocare su questo disegno di legge era una partita dove il pallone non era previsto, perché era semplicemente una serie di grida manzoniane priva di qualsiasi efficacia.
Mi chiedo quale sarebbe stato il segnale che poteva venire da quest'Aula, se fosse andato avanti l'iter privo dell'emendamento posto dal Governo e dal Ministro Severino, a livello internazionale di un Paese che licenziava una legge sulla corruzione sostanzialmente non attuando alcuna delle indicazioni contenuta all'interno delle Convenzioni internazionali che aveva liberamente sottoscritto, quella di Merida e quella di Strasburgo, non il diktat quindi di una struttura tecnocratica, ma il frutto di una trattativa e di un confronto internazionale al quale l'Italia aveva liberamente e consapevolmente partecipato e che dal 1999 rimaneva sostanzialmente inattuato.
Bene, dunque - credo - questo passo, giusto aver fatto questo sforzo. Non tutto quello che ci chiedono quelle Convenzioni è stato realizzato con questo provvedimento, lo dobbiamo dire. Riteniamo che resti l'obbiettivo dell'introduzione del reato di autoriciclaggio, così come riteniamo che sia da condividere e da sostenere la battaglia dell'Italia dei Valori per la reintroduzione del reato di falso in bilancio che riteniamo parte integrante di questo stesso provvedimento.
Tuttavia, stupisce il fatto che non si colga fino in fondo il merito che questi nuovi reati affrontano. Il traffico illecito di influenze non è, come in alcune leggende metropolitane, un modo per sanzionare chi fa le raccomandazioni. È esattamente, invece, uno strumento che offre al Paese la possibilità di intervenire su quel sistema di cricche e faccendieri che ha caratterizzato la storia recente del nostro Paese.
E l'asservimento di funzioni - lo sottolineo perché credo che sia uno strumento importante che è stato introdotto - consente oggi di affrontare quel fenomeno particolare che non è caratterizzato dall'intervento sul singolo provvedimento, ma dall'assoggettamento di pezzi di pubblica amministrazione da parte di interessi di carattere particolare. Allo stesso modo la corruzione tra privati è stata sottoposta ad Pag. 77una serie di critiche che sembrano partire - le abbiamo sentite anche questa sera - da un'idea medievale dell'assetto della proprietà.
Sostanzialmente si dice: perché lo Stato deve andare a vedere in casa del privato se c'è uno che fa la cresta? Deve andare a vedere in quella dimensione perché, se c'è quel fenomeno, c'è un'alterazione del mercato, quindi una lesione all'interesse di carattere generale. Soprattutto - questo è l'altro aspetto che credo vada sottolineato - c'è una rilevanza sociale ormai della proprietà, così com'è strutturata attualmente. Parliamo di società con partecipazioni azionarie, con legami di carattere obbligazionario. Parliamo di società il cui eventuale crollo o la cui eventuale crisi rischia di determinare effetti che vanno molto al di là della proprietà direttamente interessata.
Questi tre reati - lo dico perché noi non abbiamo mai ritenuto che il semplice aumento del numero dei reati corrisponda ad una maggiore efficacia nel contrasto di alcuni fenomeni - denotano la consapevolezza dello Stato e degli Stati che hanno elaborato le convenzioni internazionali e del fatto che la corruzione è profondamente cambiata nel corso di questi anni.
La corruzione non è più semplicemente la dazione di denaro nei confronti del pubblico ufficiale. C'è un sistema di reti, di relazioni, di triangolazioni occulte, forme di lobby più o meno esplicite che si costituiscono per orientare l'andamento dei poteri pubblici e per condizionare il loro funzionamento, anche spesso avvalendosi del supporto di mezzi d'informazione importanti e in grado di caratterizzare e di influenzare l'opinione pubblica di un Paese. La corruzione, insomma, è diventata non soltanto un fattore di vasta scala, ma anche un elemento che ha un'enorme rilevanza politica.
Oggi noi naturalmente con il provvedimento in esame non possiamo illuderci che daremo una risposta politica a questo fenomeno. Daremo degli strumenti in più. Questo è un disegno di legge che, per esempio, affronta anche il tema dei presupposti alla corruzione. Tuttavia, attraverso l'introduzione di questi reati, attraverso l'introduzione di questi strumenti, lo Stato dice che è consapevole del fatto che la corruzione è profondamente cambiata e che per fronteggiarla bisogna fotografarla così com'è, consentendo di intervenire anche in quell'area grigia che sta tra pubblica amministrazione e forme di criminalità conclamata.
Insomma, non basterà una legge. La risposta dovrà essere costruita anche sul terreno di una nuova autorevolezza delle istituzioni pubbliche e della riconquista di un'autonomia della politica e delle istituzioni politiche, insomma sul terreno della qualità della democrazia. Tuttavia, questo disegno di legge segna, a mio avviso, un passo significativo in avanti.
Io ho ascoltato le parole dell'onorevole Di Pietro in ordine alla questione della modifica del reato di concussione. Nel merito tecnico all'onorevole Di Pietro ha risposto la collega Ferranti in modo assolutamente puntuale. Però mi ha colpito molto nella sua narrazione, per usare un termine che va di moda, il racconto che lui faceva del fenomeno corruttivo. Non so se fosse quello davvero nel 1991-1994, cioè una società e un'economia vessate dalla politica. So che quella narrazione ha prodotto due fatti: pochissimi corrotti e condannati e nessun corruttore.
Non so, non so, non so, non so...

ANTONIO DI PIETRO. Dove li hai visti? Sono 3 mila (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, che cosa le è successo?

ANDREA ORLANDO. Onorevole Di Pietro, volevo dare atto alla cosa che stava (Commenti del deputato Di Pietro)... Quello che, invece, però...

PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Andrea Orlando...

ANDREA ORLANDO. Quello che, invece, ritengo abbia provocato quella narrazione è questo: un turnover significativo Pag. 78delle classi dirigenti che considero - di questo ringrazio anche l'onorevole Di Pietro - un servizio reso al Paese, ma una sostanziale contiguità delle classi dirigenti economiche e finanziarie di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Penso che questo sia l'errore di valutazione che sta alla base. Su questo non c'è una distinzione tecnica, c'è una diversità di valutazione politica. Lo dico perché, se forse quella fotografia che faceva Di Pietro all'epoca aveva un senso, non ce l'ha oggi, perché raccontare di una politica che vessa l'economia e la finanza significa non raccontare la verità. Oggi il problema è che la politica, le istituzioni e la democrazia sono troppo deboli e troppo spesso soggiogate da interessi di carattere particolare.
Quindi, credo che oggi possiamo dare soltanto una prima risposta che va nella direzione giusta. Penso che dovremmo dare quella vera dando una lettura diversa e una capacità di restituire autorevolezza, anche attraverso processi di autoriforma, alla politica, alle istituzioni e alle modalità in cui si rappresenta il Paese. Credo che la stella polare sia ancora una volta la Costituzione repubblicana perché in fondo, introducendo questi tre reati, noi introduciamo tre strumenti che affermano dei principi fondamentali: l'imparzialità e il buon andamento della pubblica amministrazione e la rilevanza sociale dell'impresa, la responsabilità di chi svolge una funzione imprenditoriale nei confronti di tutta la collettività.

PRESIDENTE. Onorevole Andrea Orlando, la prego di concludere.

ANDREA ORLANDO. Ci voleva forse anche questo passaggio per scoprire ancora una volta la modernità e l'importanza della Carta costituzionale di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, sarei in prima battuta curioso di conoscere quante di questi sentenze di condanna così numerose sono derivate da patteggiamenti post cautelari nel periodo di «Mani pulite», perché in una riforma sulla corruzione una cosa non si può: non si può perdere la memoria. Non è assolutamente possibile che le leggi nascano senza che si ricordi, facendo finta che la storia non sia storia, che non ci siano degli accadimenti avvenuti in questo Paese negli anni Novanta, azzerando completamente la situazione, anzi riproponendola con toni di arroganza inquisitoria che nulla hanno a che spartire con la Costituzione. Chiunque dovesse pensare che l'anticorruzione passa attraverso la cancellazione della memoria di questo Paese commetterebbe un reato più grave di quello che accusa gli altri di commettere.
Il dato è assolutamente rilevante. Nel nostro gruppo ci siamo divisi il compito: Enrico Costa si è occupato della metodologia parlamentare, Manlio Contento degli effetti, io vi dirò che in questa vicenda non dobbiamo mai dimenticare i presupposti che ci guidano. Innanzitutto, illustre e bravissimo Ministro, ci guida la Carta costituzionale. Gli articoli 25 e 27 della Costituzione ci insegnano e ci debbono insegnare costantemente il rispetto di tre principi: la presunzione di non colpevolezza, che nel nostro sistema - volenti o nolenti - obbliga a ritenere responsabile e colpevole solo il soggetto che ha una sentenza definitiva di condanna e questo principio di civiltà non può essere cancellato come non può essere cancellata la Costituzione.
In secondo luogo, le pene debbono essere umane e debbono tendere alla rieducazione. Queste dosi massicce di pena, questa sorta di «endorfina negativa», con una corruzione portata da quattro a otto anni di reclusione, collidono in modo puerile col nuovo articolo 10, sul quale avete dato la vostra fiducia, che sancisce la incandidabilità per pene superiori ai due anni. Ma se voi partite da quattro anni di reclusione (emendamento Ferranti), come sarà possibile una pena inferiore ai due Pag. 79anni? Ma vi rendete conto degli spropositi che, in nome del giustizialismo, proponete a questo Parlamento?
Purtroppo, caro Ministro, debbo dirlo con molta lealtà e, se mi consente, con molta stima, lo strumento della fiducia non si confà a questo Governo.
Questo è un Governo nato come Governo tecnico, di emergenza sull'economia, se comincia a porre questioni di fiducia in materia di giustizia tradisce il suo mandato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! In quest'Aula voi dovete discutere di giustizia! Potete ragionare in materia di economia, il mandato che avete ricevuto è sull'economia, non sulla giustizia! Quando parlate di corruzione dovete raccogliere in Aula il contraddittorio!
Abbiamo sprecato fiumi di parole in Commissione per sentirci dire che non è possibile discutere su temi di delicatezza epocale, fondamentali. Certo, io ho fiducia, e voterò a favore della questione di fiducia posta sull'articolo in esame, ma ho fiducia che il Senato possa ripristinare il rispetto della Costituzione e dare all'anticorruzione una logica effettiva da sistema penale che non sia inquisitorio, ma che rispetti la Carta costituzionale.
Scusate, gli articoli 1 del codice penale e 25 della Costituzione sanciscono il principio di determinatezza. Rileggete la norma relativa al reato di traffico d'influenza e provate, per un attimo, a fare un'operazione semplice, ossia a prendere quella norma e a calarla nella realtà. Chiedetevi se è legittimo offrire alle procure - poche, ben determinate, spesso determinanti per il futuro di questo Paese, che non hanno certamente dato, in questa materia, grande prova di sé - un potere di incidenza non sul reato, ma su un comportamento.
Si tratta di una fattispecie che non punisce un fatto di reato, ma un metodo, un comportamento, un meccanismo. È un'assoluta novità nel nostro sistema a cui bisogna ripensare fortemente per restituire fluidità ai principi del nostro sistema.
Abbiamo incrementato la pena prevista per l'abuso d'ufficio, ma quanto tempo siamo stati, signor Ministro, a discutere per strappare l'abuso d'ufficio, che è il regno della discrezionalità, all'arbitrio delle procure? Glielo abbiamo restituito! Datemi una giustificazione, dopo anni di lavori parlamentari passati a criticare queste riforme, sul perché abbiamo operato con un impeto ingiustificato.
Angelino Alfano è stato chiarissimo nella sua dicotomia: una migliore pubblica amministrazione più trasparente, più controllata, con maggiori responsabilità, significa prevenire i fenomeni della corruzione. Non lo dice Angelino Alfano, lo dice la normativa sulla responsabilità contabile che, distinguendo nettamente la responsabilità di chi fa da quella di chi decide politicamente, stabilisce che chi fa deve avere più responsabilità. Noi che cosa abbiamo fatto in questo modo? Abbiamo ripristinato un sistema che era stato capace di dare alla politica il giusto peso e lo abbiamo riportato nel magma incontrollabile dell'arbitrio giudiziario.
Voglio lamentare con molta accuratezza e molto dispiacere che c'è il sospetto che con questa scelta - contrariamente a quanto previsto dal meccanismo Alfano, ossia amministrazione più controllata e sistema penale adeguato a questa amministrazione - si voglia affiancare al consenso dei cittadini per l'accesso in politica quello delle procure! Mi sembra che questo non debba essere tollerato! Dobbiamo restituire alle riforme la capacità di essere riforme costituzionali!
In Commissione ci siamo battuti perché il reato previsto dall'articolo 14 del provvedimento in esame rimanesse procedibile a querela perché, in un momento così grave per l'imprenditoria, in cui essere imprenditori è già rischioso, in cui il Paese è in una situazione di default - non lo dicono soltanto i giornali, ma la realtà, la quotidianità, che tocchiamo tutti giorni e che molto spesso non vogliamo vedere -, non ci possiamo permettere davvero di affidare allo Stato l'intervento su fattispecie di reato che portano nocumento alle Pag. 80società e non affidare invece alle società stesse il diritto di procedere nei confronti di questi soggetti.
Abbiamo introdotto questa norma anche nelle sanzioni previste dal decreto legislativo n. 231, prevedendo la responsabilità parapenale per le imprese che è particolarmente afflittiva. Con questa norma abbiamo «caricato» sulle imprese. Per carità, i mascalzoni devono essere puniti duramente e il PdL è in prima fila nel ritenere che questo debba accadere, ma per fare questo è indispensabile che le regole siano fortemente e rigorosamente rispettate.
Se questo è vero, se questo è l'impianto, è evidente che la nostra prospettiva non può che essere di fiducia perché il meccanismo parlamentare consenta di porre rimedio a quelle scelte che noi riteniamo non in linea con i principi.
Allora, il traffico d'influenza e la previsione di una separazione, direi biblica, della concussione, per carità, non è in personam, non è ad personam, non è contra personam, ma favorisce marcatamente qualcuno che vedrà il suo reato estinto per effetto di questa separazione assolutamente innovativa.
Perché non sta scritto da nessuna parte e non c'è nessuna sentenza - anzi i lavori preparatori dicono il contrario - che l'induzione sia meno grave della costrizione. Questa «invenzione» per giustificare un fittizio adempimento all'OCSE è, per carità, apprezzabile sul piano della arguzia scientifica, ma molto poco apprezzabile sul piano degli effetti. Credo che da questo punto di vista il rimedio, la necessità di intervento, il ripristino della filosofia e dell'ortodossia tecnica siano indispensabili. Allora, illustre Presidente, signor Ministro, quando noi voteremo ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO PAOLO SISTO. ... fiduciosi l'articolo 14, lo voteremo con un convincimento: che la riforma della corruzione parta innanzitutto da una pubblica amministrazione migliore, non parta da una carabina carica offerta alle procure senza una difesa che sia adeguata rispetto ai parametri della Costituzione.
Se questo deve essere il leitmotiv, il ritornello, il fil rouge che noi dobbiamo avere, la nostra fiducia, sia chiaro, è una fiducia che noi offriamo a questo Governo, mi auguro per l'ultima volta, su questa materia, nel rispetto del mandato che voi avete ricevuto, ma è una fiducia nei meccanismi parlamentari, perché agli «ho andato» di carattere giuridico qualcuno possa porre rimedio con la linea rossa e blu (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul mantenimento dell'articolo 14.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 14 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 14, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati appartenenti ai vari gruppi, che ne hanno fatto motivata richiesta per gravi ragioni personali o per impegni legati alla loro carica.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Santori. Pag. 81
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18,05)
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 14, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti 525
Votanti 500
Astenuti 25
Maggioranza 251
Hanno risposto 430
Hanno risposto no 70
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 14.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albini Tea
Albonetti Gabriele
Alfano Gioacchino
Amici Sesa
Angeli Giuseppe
Antonione Roberto
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Argentin Ileana
Baccini Mario
Bachelet Giovanni Battista
Baldelli Simone
Barbaro Claudio
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Beccalossi Viviana
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Berardi Amato
Bernardini Rita
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berretta Giuseppe
Berruti Massimo Maria
Bersani Pier Luigi
Biava Francesco
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonaiuti Paolo
Bonavitacola Fulvio
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Briguglio Carmelo
Brugger Siegfried
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buonfiglio Antonio
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Cannella Pietro
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carfagna Maria Rosaria Pag. 82
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Carra Marco
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Cassinelli Roberto
Castagnetti Pierluigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccacci Rubino Fiorella
Cenni Susanna
Centemero Elena
Cera Angelo
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Ciccanti Amedeo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cilluffo Francesca
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Commercio Roberto Mario Sergio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Consolo Giuseppe
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Crimi Rocco
Crolla Simone Andrea
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Micheli Paola
De Nichilo Rizzoli Melania
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Faenzi Monica
Farina Gianni
Farina Renato
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitto Raffaele
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Fontanelli Paolo
Formichella Nicola
Formisano Anna Teresa
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Froner Laura
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Garagnani Fabio
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo Pag. 83
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Germanà Antonino Salvatore
Ghiglia Agostino
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacomoni Sestino
Gibiino Vincenzo
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Alberto
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Gozi Sandro
Granata Benedetto Fabio
Grassi Gero
Graziano Stefano
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Iannuzzi Tino
Laboccetta Amedeo
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lazzari Luigi
Lenzi Donata
Leo Maurizio
Leone Antonio
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lunardi Pietro
Luongo Antonio
Lupi Maurizio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Mantovano Alfredo
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcazzan Pietro
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Cesare
Marmo Roberto
Marrocu Siro
Marsilio Marco
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mazzocchi Antonio
Mazzuca Giancarlo
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore Pag. 84
Mogherini Rebesani Federica
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Moroni Chiara
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Murer Delia
Murgia Bruno
Muro Luigi
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nastri Gaetano
Nicco Roberto Rolando
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Occhiuto Roberto
Oliveri Sandro
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Parisi Arturo Mario Luigi
Parisi Massimo
Patarino Carmine Santo
Pedoto Luciana
Pelino Paola
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Misto-R-A)
Pepe Mario (PD)
Perina Flavia
Pes Caterina
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pezzotta Savino
Pianetta Enrico
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Pili Mauro
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Pizzolante Sergio
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcu Carmelo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Quartiani Erminio Angelo
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Repetti Manuela
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Romele Giuseppe
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rosso Roberto
Rossomando Anna
Ruben Alessandro
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Santelli Jole
Santori Angelo
Sarubbi Andrea
Savino Elvira
Sbai Souad
Sbrollini Daniela
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scanderebech Deodato
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scarpetti Lido
Schirru Amalia Pag. 85
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Simeoni Giorgio
Siragusa Alessandra
Sisto Francesco Paolo
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Taddei Vincenzo
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Tocci Walter
Torrisi Salvatore
Toto Daniele
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Traversa Michele
Tullo Mario
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Valducci Mario
Vassallo Salvatore
Vella Paolo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Alessandri Angelo
Allasia Stefano
Belcastro Elio Vittorio
Bitonci Massimo
Bonino Guido
Bragantini Matteo
Buonanno Gianluca
Callegari Corrado
Caparini Davide
Cavallotto Davide
Cimadoro Gabriele
Comaroli Silvana Andreina
Consiglio Nunziante
Crosio Jonny
Desiderati Marco
Di Giuseppe Anita
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabi Sabina
Fava Giovanni
Favia David
Fedriga Massimiliano
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Forcolin Gianluca
Formisano Aniello
Fugatti Maurizio
Gidoni Franco
Giorgetti Giancarlo
Grimoldi Paolo
Iannaccone Arturo
Isidori Eraldo
Lanzarin Manuela
Lehner Giancarlo
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Messina Ignazio
Miserotti Lino
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Monai Carlo
Montagnoli Alessandro
Munerato Emanuela
Negro Giovanna
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Paolini Luca Rodolfo Pag. 86
Pastore Maria Piera
Piffari Sergio Michele
Pini Gianluca
Polledri Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Rainieri Fabio
Rivolta Erica
Rondini Marco
Rota Ivan
Simonetti Roberto
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Torazzi Alberto
Vanalli Pierguido
Volpi Raffaele
Zazzera Pierfelice

Si sono astenuti:

Barani Lucio
Bergamini Deborah
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocciardo Mariella
Brancher Aldo
Brunetta Renato
Castiello Giuseppina
Cossiga Giuseppe
Crosetto Guido
Fallica Giuseppe
Girlanda Rocco
Mancuso Gianni
Martino Antonio
Mazzoni Riccardo
Moles Giuseppe
Orsini Andrea
Paniz Maurizio
Pecorella Gaetano
Picchi Guglielmo
Pugliese Marco
Speciale Roberto
Stradella Franco
Terranova Giacomo
Tortoli Roberto

Sono in missione:

Barbieri Emerenzio
Chiappori Giacomo
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
D'Amico Claudio
Fedi Marco
Guzzanti Paolo
Lombardo Angelo Salvatore
Mosca Alessia Maria
Mura Silvana
Orlando Leoluca
Pisacane Michele
Recchia Pier Fausto

PRESIDENTE. Secondo quando stabilito nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei informare la Presidenza e i colleghi che avremmo concordato, tra tutti i responsabili d'Aula e i presidenti di gruppo di tutti i gruppi, anche per agevolare le modalità di lavoro della giornata di domani e per ordinare meglio i lavori della stessa giornata, oltre che, probabilmente, per consentire allo stesso Governo di valutare il merito ed il contenuto degli ordini del giorno, di stabilire un termine per la presentazione degli ordini del giorno stessi alle ore 10 di domani mattina. Ovviamente questo è un accordo intervenuto tra i gruppi; chiedo alla Presidenza, se possibile, di prenderne atto e di darne notizia.

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto e fa propria questa richiesta. Così rimane stabilito.

Su un lutto del deputato Fabio Meroni (ore 19,18).

PRESIDENTE. Comunico che il collega Fabio Meroni è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre. Pag. 87
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge (ore 19,20).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione permanente, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla VII Commissione (Cultura):
S. 1193-1361-1437. - Senatori BUTTI ed altri; Senatori BUTTI ed altri; Senatori GIAMBRONE ed altri: «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale» (Approvata, in un testo unificato, dalla 7a Commissione permanente del Senato) (2800).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale proposta di legge sono abbinate le seguenti proposte di legge:
GIANCARLO GIORGETTI e CAPARINI: «Disposizioni in materia di impianti sportivi» (1255);
LOLLI ed altri: «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione degli impianti sportivi» (1881);
FRASSINETTI e GRANATA: «Disposizioni per promuovere lo sport attraverso la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi» (2251);
CIOCCHETTI: «Norme per la promozione dell'attività sportiva attraverso la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi» (2394);
GIORGIO CONTE: «Disposizioni per la semplificazione dei procedimenti in materia di costruzione, acquisto, ampliamento e modifica degli impianti sportivi» (4655).

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma (ore 19,25).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che, nella giornata di domani, dopo la conclusione dell'esame degli articoli del disegno di legge n.4434 ed abbinate - «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione» (approvato dal Senato) e degli ordini del giorno presentati, avranno luogo, a partire dalle ore 12 e con ripresa televisiva diretta, le dichiarazioni di voto finale e, quindi, la votazione finale.
Dopo la conclusione dell'esame del citato disegno di legge, avrà luogo l'esame della proposta di assegnazione in sede legislativa della proposta di legge n.2800 - «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale ed abbinate.
Nel pomeriggio della medesima giornata avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.
A seguito della riunione della Conferenza è stato inoltre così rimodulato il calendario dei lavori dell'Assemblea per il restante periodo del mese di giugno 2012:
Lunedì 18 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 5203 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, Pag. 88recante disposizioni urgenti per il riordino della Protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 15 luglio 2012);
n. 2326-D - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e ulteriormente modificato dal Senato).

Discussione sulle linee generali delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00975 e Cicchitto ed altri n. 1-00986 concernenti iniziative in ambito internazionale e comunitario in relazione alla situazione in Siria.

Martedì 19, mercoledì 20 e giovedì 21 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 22 giugno) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 5203 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della Protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 15 luglio 2012).

Esame della domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti dell'on. Di Giandomenico, deputato all'epoca delle intercettazioni (Doc. IV, n. 10) e della domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Polidori (Doc. IV, n. 17).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948, Ciccanti ed altri n. 1-00970, Ossorio ed altri n. 1-01011 e Iannaccone ed altri n. 1-01060 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni;
Moffa, Antonino Foti, Damiano, Poli, Paladini ed altri n. 1-01034 e Fedriga ed altri n. 1-01067 concernenti iniziative a tutela dei lavoratori esposti all'amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina e dei familiari delle vittime.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:
n. 5058 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999 (Approvata dal Senato);
n. 3737 e abbinata - Ratifica ed esecuzione della Convenzione civile sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 4 novembre 1999 (Approvata dal Senato);
n. 1777 e abbinata - Disposizioni penali in materia di società e consorzi.

Seguito dell'esame delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00898, Narducci ed altri n. 1-01037, Miccichè ed altri n. 1-01039, Crosio ed altri n. 1-01040, Bernardo ed altri n. 1-01041 e Moffa ed altri n. 1-01043 concernenti iniziative per la negoziazione di accordi bilaterali con Paesi non appartenenti all'Unione europea in materia di tassazione del risparmio, con particolare riferimento alla Confederazione elvetica.

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 3900 e abbinate - Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata dal Senato);
disegno di legge n. 2326-D - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, Pag. 89modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e ulteriormente modificato dal Senato).

Seguito dell'esame delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00975 e Cicchitto ed altri n. 1-00986 concernenti iniziative in ambito internazionale e comunitario in relazione alla situazione in Siria.

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 2094 - Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto;
proposta di legge n. 749 e abbinate - Modifiche all'articolo 191 del codice civile e all'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, in materia di scioglimento del matrimonio e della comunione tra i coniugi;
disegno di legge n. 1415-B - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Mercoledì 20 giugno, ore 9,30, avrà luogo un'informativa urgente del ministro del lavoro e delle politiche sociali sulla questione dei lavoratori cosiddetti «esodati».

Lunedì 25 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 5273 - Conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione - scadenza: 7 luglio 2012);
proposta di legge n. 244 e abbinate - Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna dei partiti politici e norme in materia di finanziamenti pubblici e privati destinati ai medesimi soggetti. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi concernenti l'organizzazione e il finanziamento dei partiti politici.

Discussione sulle linee generali della mozione Dozzo ed altri n. 1-01065 concernente iniziative di competenza per l'indizione di un referendum consultivo sulla adesione al trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, noto come «fiscal compact».

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4236 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri (ove concluso dalla Commissione).

Martedì 26, mercoledì 27 e giovedì 28 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 giugno) (con votazioni)

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 5273 - Conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione - scadenza: 7 luglio 2012);
proposta di legge n. 244 e abbinate - Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna dei partiti politici e norme in materia di finanziamenti pubblici e privati destinati ai medesimi soggetti. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi concernenti l'organizzazione e il finanziamento dei partiti politici.

Pag. 90

Seguito dell'esame della mozione Dozzo ed altri n. 1-01065 concernente iniziative di competenza per l'indizione di un referendum consultivo sulla adesione al trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, noto come «fiscal compact».

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4236 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri (ove concluso dalla Commissione).

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Nelle giornate di martedì 26 o mercoledì 27 giugno, sulla base della disponibilità del Presidente del Consiglio, prima del seguito dell'esame della mozione Dozzo ed altri n. 1-01065, avrà luogo l'esame di mozioni sulla politica europea.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,30).

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, vorrei chiedere il suo intervento perché oggi era previsto, come di consueto, il question time, che non si è potuto svolgere ovviamente per i voti di fiducia; il gruppo del PD ha presentato una interrogazione a risposta immediata che riguarda un tema di stringente attualità legata all'Expo perché lunedì scorso, due giorni fa, il sindaco Pisapia ha rimesso il mandato da commissario straordinario, per la mancanza di attenzione e di risposte dal Governo e dal Parlamento.
Noi siamo convinti che sia necessaria una risposta immediata del Governo, che sia necessario un chiarimento sugli intendimenti, sugli impegni assunti da parte del Governo, anche perché il Presidente del Consiglio, in una nota di palazzo Chigi diramata lunedì sera, ha auspicato che il sindaco Pisapia possa continuare nell'incarico.
Signor Presidente, è evidente che questo non dipende dalla volontà di Pisapia, ma dalle risposte che il Governo darà, per questo le chiedo che possa essere calendarizzato quanto prima il question time e che comunque si possa garantire la possibilità di avere dal Governo risposte immediate alle domande sollecitate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUCA BELLOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, volevo intervenire per far presente a questo Parlamento e anche ai rappresentanti del Governo la situazione drammatica in cui versano dodici marinai italiani che sono stati sequestrati con le loro imbarcazioni la scorsa settimana e che si trovano ora nelle carceri di Bengasi.
Credo di dovere anche ringraziare, perché ero lì personalmente, la tenacia del console nel cercare di trovare una soluzione breve a questo fermo, che si è poi trasformato in arresto vero e proprio, anche perché da informazioni purtroppo incerte - perché la situazione in Libia è molto incerta ed è in atto anche un grosso conflitto, fortunatamente almeno al momento senza armi, tra i tripolini e Bengasi, quindi per certi aspetti anche una sorta di impotenza del Governo provvisorio - a questa situazione libica molto delicata si aggiunge il dramma di questi pescherecci, quindi di questi italiani che sono nelle carceri e in attesa che vengano prese delle decisioni.
In questi giorni la questione è stata trattata dalla procura militare, ma da quello che ci dicono sembra che adesso debbano andare in un altro tribunale, so che comunque il Ministro degli affari esteri si sta facendo carico di questa Pag. 91situazione, però intendo anche rappresentarla in maniera molto seria e grave perché eravamo abituati con Gheddafi, adesso che Gheddafi non c'è più questi fatti lasciano sconforto e sconcerto, specie considerando che in molti casi i nostri pescherecci navigano nel Mediterraneo, quindi con questa spada di Damocle e questa situazione assolutamente, ancora una volta, irrisolta, perché non si sa mai quali sono le considerazioni che loro hanno della loro territorialità, per evitare che questi problemi possano ancora una volta continuare e per cercare di dare serenità a quelle famiglie che aspettano il ritorno dei loro cari.
In questo frangente desidero anche ringraziare la presenza in Libia della famiglia Al-Senusi e del principe Idris, che era la famiglia regnante prima di Gheddafi, che per relazioni che avevano sul territorio si sono adoperati assieme alle nostre autorità, al console per cercare di trovare un lieto fine a questa situazione, che purtroppo però ad oggi è ancora in alto mare e, da quel che sembra, si protrarrà ancora per alcuni giorni, sperando che siano solo giorni, ma non settimane.
Quindi, credo che se il nostro Governo, farà tutto ciò che è nel suo potere, anche nei confronti delle autorità libiche, sarà assolutamente gradito.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bellotti, condividiamo tutti la preoccupazione per i nostri compatrioti, marinai e pescatori che sono adesso illegalmente detenuti.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 14 giugno 2012, alle 9:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2156 - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (C. 4434-A).
e delle abbinate proposte di legge: DI PIETRO ed altri; FERRANTI ed altri; GIOVANELLI ed altri; TORRISI ed altri; GARAVINI; FERRANTI ed altri (C. 3380-3850-4382-4501-4516-4906).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione; Angela Napoli, per la II Commissione.

2. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 2800 ed abbinate (vedi allegato).

(ore 15)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

VII Commissione (Cultura):
S. 1193-1361-1437. - Senatori BUTTI ed altri; Senatori BUTTI ed altri; Senatori GIAMBRONE ed altri: «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale» (approvata, in un testo unificato, dalla 7a Commissione permanente del Senato) (C. 2800).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale proposta di legge sono abbinate le seguenti proposte di legge:
GIANCARLO GIORGETTI e CAPARINI: «Disposizioni in materia di impianti sportivi» (C. 1255). Pag. 92
LOLLI ed altri: «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione degli impianti sportivi» (C. 1881).
FRASSINETTI e GRANATA: «Disposizioni per promuovere lo sport attraverso la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi» (C. 2251).
CIOCCHETTI: «Norme per la promozione dell'attività sportiva attraverso la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi» (C. 2394).
GIORGIO CONTE: « Disposizioni per la semplificazione dei procedimenti in materia di costruzione, acquisto, ampliamento e modifica degli impianti sportivi» (C. 4655).

La seduta termina alle 19,35.