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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 642 di giovedì 31 maggio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,40.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Antonione, Brugger, Cicchitto, Cirielli, Commercio, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Iannaccone, Lucà, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Palumbo, Pisicchio, Rigoni, Paolo Russo, Stefani, Tommaso Foti, Valducci e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione del disegno di legge n. 4434 ed abbinate.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, sono qui per chiederle, a nome del Comitato dei diciotto, e quindi della I e della II Commissione, un ulteriore rinvio, atteso che ci siamo convocati alle 8,30 di questa mattina e che, purtroppo, la discussione si è incentrata soprattutto, in materia di appalti, sull'emendamento Mariani 2.280, a cui segue anche un emendamento all'articolo 10. Ciò non ha consentito assolutamente il prosieguo dei lavori.
Abbiamo deciso - e sono venuto su incarico di tutti i componenti delle Commissioni - di accantonare la parte relativa agli appalti e, quindi, di continuare ad andare avanti. Tuttavia, avremmo bisogno ancora di un lasso di tempo necessario per potere esprimere i pareri. Le chiederei, dunque, se lei fosse d'accordo, un tempo non inferiore ad un'ora.
Mi sia consentito, inoltre, di far presente che l'articolo 3 e l'emendamento Melchiorre 3.250 sono stati approvati. Pertanto, si trovano nel fascicolo degli emendamenti della seduta odierna per un refuso, ma quell'emendamento e l'articolo 3, come ha già letto il segretario, sono stati approvati.
Dovremmo, dunque, accantonare l'articolo 2 e gli emendamenti ad esso relativi e iniziare l'esame dall'articolo 4, ma lo si può fare soltanto raccogliendo i pareri del Governo e delle relatrici e ritengo che il tempo necessario non possa essere inferiore ad un'ora.

Pag. 2

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, per l'ultima questione che ha posto gli uffici avevano già rilevato la discrepanza.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, si comprendono sempre le esigenze delle Commissioni e nessuno vuole interferire sull'organizzazione. Tuttavia, ieri abbiamo finito prima i lavori, di proposito, per consentire alle Commissioni di esaminare alcuni aspetti. Questa mattina le Commissioni avevano più tempo per proseguire nella discussione e, forse, rendendosi conto che ci si stava bloccando sull'articolo 2, avrebbero potuto accantonarlo e proseguire, tanto poi questo provvedimento non lo concluderemo in settimana.
Tuttavia vorrei capire un punto: se ieri non avessimo interrotto la seduta alle 19,30, saremmo comunque andati avanti, perché mi risulta che sugli articoli dal 4 all'8 non vi sia un numero di emendamenti così problematico che necessiti di ore per analizzarli. Anzi ritengo che, se ieri, anziché sospendere alle 19,30, avessimo proseguito fino alle 20-20,30 come previsto, l'articolo 4 sarebbe stato esaminato, perché le Commissioni si erano già riunite e i pareri erano già stati espressi.
Dunque la richiesta che le rivolgo, tenuto conto che ci sono qualche centinaio di persone convocate alle 9,30 - che, per carità, si piegano di fronte alle esigenze delle Commissioni e dell'organizzazione dei lavori -, è di organizzare i lavori facendo in modo che ci sia rispetto nei confronti delle altre centinaia di persone che devono stare qui ad aspettare e girare dentro il Palazzo in attesa di riprendere i lavori (e poi magari un'ora non basta, ce ne vuole di più).
Il suggerimento che darei in tema di ordine dei lavori è di venire in aula, lasciando accantonato l'articolo su cui ci sono dei problemi. Le Commissioni avranno giovedì pomeriggio, venerdì, sabato, lunedì e martedì, tutto il tempo per risolverli prima di riprendere la seduta dell'Assemblea la settimana prossima. Intanto, potremmo votare fin dove è possibile ciò che non pone problemi e su cui già ci sono i pareri e si è espresso il Comitato dei diciotto. Ad un certo punto, quando ci fermeremo perché ci sono dei problemi, eventualmente sospenderemo o rinvieremo la seduta, ma almeno chi in questo momento era predisposto a lavorare e votare lo può fare.
Accantoniamo quindi gli articoli sui quali ci sono dei problemi e, se possibile, andiamo avanti su quelli - lo ripeto - sui quali è stato presentato un solo emendamento o due. Forse sarebbe utile, se l'esame non è precluso dal fatto che ne sono accantonati altri, proseguire su questa linea.

PRESIDENTE. La ringrazio dell'intervento, onorevole Giachetti, anche perché capisco lo spirito, che non è in contrapposizione con le Commissioni. Però, se ho ben compreso, l'esigenza da parte delle Commissioni è quella di prendere un po' di tempo perché proprio si è impossibilitati ad andare avanti.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, ringrazio il collega Giachetti e mi rendo conto del disagio che creiamo a tutti i colleghi, già l'ho rappresentato al Governo e a tutti i colleghi che compongono il Comitato dei diciotto. Devo però aggiungere che è ben vero che ieri abbiamo lavorato ed eravamo arrivati al parere fino all'articolo 5, ma è altresì vero che questa mattina il Ministro della funzione pubblica, che segue il provvedimento, sull'emendamento del Governo 4.600 ha intenzione di proporre una nuova formulazione.
Questo purtroppo ci porta a fare la richiesta che ho avanzato, perché correremmo il rischio di venire qua, votare Pag. 3probabilmente due emendamenti, poi chiedere una sospensione per fare il lavoro che ho detto.
Purtroppo, è un provvedimento molto complesso. Mi rendo conto che probabilmente chi non lo segue non ha la possibilità di avere il polso della situazione. Poi vi è molta divergenza su questo provvedimento, onorevole Giachetti, e questo fa sì che i lavori si allunghino.
Io ho chiesto loro di poterlo discutere in Aula, più che nel Comitato dei diciotto, cosa che sicuramente faremo, però credo sia opportuno quantomeno poter confermare il testo fino all'articolo 5 o 6, per poter venire in aula ed andare avanti nei lavori in maniera piuttosto ordinata.
Mi scuso ancora, però questa è la richiesta su cui insisto.

PRESIDENTE. Grazie, presidente Bruno, è interesse di tutti andare avanti, troviamo quindi una linea. Se il presidente Bruno può darmi l'assicurazione che 40 o 45 minuti possono bastare, forzando un po' la mano, abbiamo anche i venti minuti del preavviso da dare...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, prima di arrivare a dare i tempi dell'eventuale sospensione, vorrei chiedere al presidente Bruno se la questione riguardi esclusivamente l'emendamento 4.600 del Governo e quindi se la sua richiesta riguarda anche il fatto che il Governo chiede il tempo necessario per riformulare quell'emendamento e procedere alle votazioni in aula fino all'articolo 5, su cui il presidente Bruno ha detto che vi sono i pareri da parte dei relatori.
Quindi, credo che, se si tratta esclusivamente di procedere formalmente alla riformulazione dell'emendamento 4.600 del Governo, le Commissioni possono semplicemente dare i tempi per gli eventuali subemendamenti, che possono anche essere brevi, perché sappiamo tutti di cosa si tratta, e arrivare in aula per procedere con i lavori almeno fino all'articolo 5, in modo tale che sappiamo qual è la tabella di marcia, la road map di questa mattina, per fare in modo che sui restanti emendamenti, come ha detto anche il collega Giachetti, nei giorni seguenti il Comitato dei diciotto, le Commissioni e il Governo siano messi nelle condizioni di arrivare in aula martedì per poter celermente procedere alla lettura del provvedimento.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, fatte salve le considerazioni, che trovo corrette e di correttezza verso i colleghi che erano convocati alle 9,30 per votare, chiedo innanzitutto che non vi sia un'approssimazione nell'indicare l'eventuale rinvio, ma che ci dica un orario.

PRESIDENTE. È quello che avevo proposto.

RAFFAELE VOLPI. Benissimo.
Dopodiché, signor Presidente, io le dico anche una cosa: io credo che ci stiamo anche un pochino prendendo in giro, perché questo provvedimento è da mesi che va avanti in questo modo.
Allora il mio è un gruppo di opposizione che ha presentato pochissimi emendamenti e non sta facendo ostruzionismo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Volpi.

RAFFAELE VOLPI. No, mi scusi, signor Presidente, perché io credo che la politica sia anche una cosa seria, quando ci guardano anche da fuori palazzo.
Allora, se vi sono problemi di maggioranza - ha fatto bene l'onorevole Quartiani a chiedere anche un chiarimento rispetto alle necessità del Governo -, credo che vada detto. È un problema politico? Sì. Allora, si dichiari che è un problema politico e che il Governo non riesce ad andare avanti con questa maggioranza.

Pag. 4

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Volpi, il mio compito è quello di garantire il prosieguo dei lavori. Pertanto, visto che il presidente Bruno, comunque, ha espresso le sue motivazioni, avanzo la seguente proposta: poiché è necessario dare il preavviso per le votazioni elettroniche, invece di riprendere i lavori tra mezz'ora, propongo al presidente Bruno di non sospendere la seduta per un'ora, ma fino alle 10,45.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,57).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, chiedo di utilizzare questo tempo per sollecitare la risposta del Governo ad un atto del sindacato ispettivo. Signor Presidente, lei mi permetterà di dire che abbiamo perso un bel po' di tempo, prima, in una discussione che è stata un tantino bizzarra, me lo consenta. C'è stata una richiesta da parte del presidente Bruno: si dice di sì o di no, non si può svolgere, in questa sede, la Conferenza dei presidenti di gruppo per organizzare i lavori, addirittura, entrando nel merito di un provvedimento e della discussione che deve essere svolta, invece, nel Comitato dei diciotto.
Chiusa questa parentesi, signor Presidente, la ringrazio per l'occasione che mi offre.
Ieri, ero tornato a sollecitare una risposta del Governo, in particolare del Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, perché esiste un'emittente, nella Toscana nord-occidentale - che si chiama Teleriviera ed è attiva dal 1977, cioè da 35 anni -, che, probabilmente, domani sera chiuderà le proprie trasmissioni, perché c'è stato un errore dell'ispettorato del Ministero della Toscana, che, nel passaggio al digitale terrestre, ha assegnato a due emittenti lo stesso canale. È un errore riconosciuto dallo stesso ispettorato, tuttavia, non vi è da parte del Ministero alcuna iniziativa per dare risposta.
Ieri, dopo aver di nuovo sollecitato la questione e avendo colto l'opportunità della presenza del Ministro Passera, qui in Aula, per rispondere al question time, mi sono permesso di sottoporgli nuovamente, brevi manu, il testo di questa interrogazione, che è firmata, oltre che dal sottoscritto, anche dagli onorevoli Barani e Rigoni. Un'altra copia della stessa interrogazione l'ho consegnata - e, gentilmente, l'ha raccolta - al suo collega, l'onorevole Maurizio Lupi.
Torno, dunque, per cortesia, a chiedere un intervento della Presidenza, affinché sia data risposta a questa interrogazione - la n. 4-15983 -, perché domani un'emittente storica, che - lo ripeto - è attiva da 35 anni, chiuderà le trasmissioni e licenzierà il personale. Credo che sia un danno per la democrazia e per la libertà d'informazione, e non soltanto per i lavoratori coinvolti.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, posso solo garantirle che il sollecito sarà fatto.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,45.

La seduta, sospesa alle 10, è ripresa alle 10,50.

Pag. 5

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2156 - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (A.C. 4434-A); e delle abbinate proposte di legge: Di Pietro ed altri; Ferranti ed altri; Giovanelli ed altri; Torrisi ed altri; Garavini; Ferranti ed altri (A.C. 3380-3850-4382-4501-4516-4906).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Di Pietro ed altri; Ferranti ed altri; Giovanelli ed altri; Torrisi ed altri; Garavini; Ferranti ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato approvato l'articolo 1, sono stati accantonati gli emendamenti Di Pietro 2.280 e Vassallo 2.257, nonché la votazione dell'articolo 2. È stato altresì accantonato l'articolo aggiuntivo Mantovano 2.0252, in quanto sul medesimo non era stato ancora espresso il parere della Commissione bilancio. È stato infine approvato l'articolo 3.
In proposito avverto che, per un mero errore materiale, così come ricordato prima dal Presidente Bruno, nel fascicolo degli emendamenti n. 2, a pagina 2, l'emendamento 2.280 risulta ancora sottoscritto dai deputati Mariani, Lo Moro e Cilluffo, mentre deve correttamente intendersi a firma dei deputati Di Pietro, Evangelisti, Borghesi e Realacci; a pagina 3 risultano ancora l'emendamento 3.250 e la votazione dell'articolo 3, che sono già stati esaminati nella seduta di ieri e non saranno pertanto posti in votazione.
Avverto, inoltre, che la Commissione bilancio ha espresso il parere, che è in distribuzione, sull'articolo aggiuntivo Mantovano 2.0252, accantonato nella seduta di ieri, e sulle altre proposte emendative su cui si era riservata nel parere precedentemente reso (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Avverto altresì che le Commissioni hanno presentato l'articolo aggiuntivo 4.0650, che è in distribuzione e con riferimento al quale il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato alle ore 12 di oggi.
Avverto, infine, che gli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0256, 4.0258, 4.0259, 4.0260, 4.0261 sono stati ritirati dal presentatore.
Chiedo al presidente della I Commissione da quale proposta emendativa intenda riprendere i nostri lavori.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Possiamo riprendere dall'articolo 2.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Prego, presidente Bruno.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, nel riprendere l'articolo 2, devo sottolineare però che in relazione all'emendamento 2.280 c'è una richiesta di accantonamento da parte delle Commissioni, mentre le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Vassallo 2.257, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione laddove recita: «Entro il 31 gennaio di ogni anno, tali informazioni, relative all'anno precedente, sono pubblicate in tabelle riassuntive rese liberamente scaricabili in un formato digitale standard aperto che consenta di» le parole successive devono essere modificate con: «analizzare e rielaborare, anche a fini statistici, i dati informatici». Poi segue la formula originaria.

Pag. 6

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANFRANCO FINI (ore 10,53).

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalle Commissioni e quindi è favorevole alla riformulazione proposta.

PRESIDENTE. Onorevole Vassallo, accetta la riformulazione proposta dalle Commissioni?

SALVATORE VASSALLO. Sì, signor Presidente, sono d'accordo sulla riformulazione. Se posso brevemente intervenire, anche considerando che i colleghi stanno prendendo posto, vorrei segnalare il fatto che questo emendamento ha qualche rilievo nel senso che progressivamente la legislazione ha previsto che le amministrazioni pubbliche mettano a disposizione dei cittadini, e di chiunque voglia capire come loro operano, una serie di informazioni. Tuttavia, molto spesso, queste informazioni sono fornite in maniera scarsamente fruibile, anzi c'è il rischio che la montagna di informazioni rese disponibili porti a una scarsissima possibilità di farsi un'idea di che cosa significhino, perché non sono rielaborabili. Questo emendamento si riferisce ai dati relativi alle opere e agli appalti.
Questo ed un altro emendamento simile, riferito invece agli incarichi di collaborazione esterna, richiedono che le amministrazioni mettano a disposizione una serie di dati essenziali, come, in questo caso, la struttura proponente e l'oggetto del bando, l'elenco degli operatori invitati a presentare l'offerta, l'aggiudicatario, l'importo di aggiudicazione, i tempi di completamento dell'opera e l'importo liquidato, in un formato informatico che consenta ai cittadini di scaricare l'intera base dati e di rielaborarla, anche per porsi quesiti come, ad esempio, quante volte la medesima ditta è stata aggiudicataria di appalti da una certa pubblica amministrazione, per quale importo complessivo, quante volte l'importo liquidato è stato differente dall'importo di aggiudicazione e così via. Si tratta di dati che sono essenziali non solo per un controllo diffuso da parte dell'opinione pubblica, ma che saranno essenziali anche per attività di benchmarking che dovrebbe fare la Civit o di spending review e altre attività importanti per il controllo dell'efficienza delle amministrazioni pubbliche. Ringrazio il Governo e le Commissioni per aver risolto un piccolo problema, di carattere meramente formale, su cui ci siamo esercitati e, quindi, per aver poi accolto il mio emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 2.257, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bersani, Vignali, Biasotti, Samperi, Tassone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
453).

Prendo atto che i deputati Gianni, Bosi e Samperi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Non possiamo votare l'articolo 2, perché è stato accantonato l'emendamento Di Pietro 2.280.
Chiedo ai relatori di esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo Mantovano 2.0252.

Pag. 7

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'articolo aggiuntivo Mantovano 2.0252.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il parere del Governo è contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Mantovano, insiste per la votazione?

ALFREDO MANTOVANO. Sì signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, mi sembra vi siano due ostacoli: il primo un parere contrario della Commissione bilancio, e poi quello del relatore e del Governo. Se mi permette, Presidente, dirò due parole su un fronte e sull'altro. L'obiettivo dell'articolo aggiuntivo è di puntare alla trasparenza, soprattutto per le scelte delle amministrazioni ad alto tasso di discrezionalità e contestualmente di limitare il più possibile il contenzioso.
L'articolo aggiuntivo chiede semplicemente qualche parola in più di motivazione quando un provvedimento chiude un procedimento in cui c'è un elevata discrezionalità. In altri termini, se ho davanti a me le scelte «x», «y» e «z» e opto per «x», si tratta semplicemente di dire per quale motivo ho scartato «y» e «z», magari con una comparazione tra i costi e i benefici.
Non vedo quale sia l'aggravio finanziario per due righe di motivazione in più. Mi preoccuperei se si intendesse questo come una complicazione procedurale, perché do per scontato che il bilancio tra costi e benefici per scelte che si mettono da parte sia effettuato. Si va nella direzione della chiarezza e, quindi, del risparmio di spese attraverso contenziosi che possono essere limitati. Lo stipendio per il funzionario che svolge questa attività è sempre quello. Non c'è un centesimo in più, per cui ritengo che non ci sia un problema di aggravio di bilancio e sollecito il voto favorevole dell'Assemblea a questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, con il premesso dall'onorevole Mantovano chiedo di poter apporre la mia firma, anche nome dell'Italia dei Valori, a questo articolo aggiuntivo e vorrei porre una questione di principio. Rispetto ad una proposta del genere (e anche ad altre), sentir dire dal Governo o anche dalle Commissioni «parere contrario»...magari potrei anche essere convinto e potrei anche convincermi che sto sbagliando io, però sentire un parere contrario senza spiegarne le ragioni e un po' da Marchese del grillo. Mi si perdoni.
Vorrei capire per quale ragione - laddove ci si trova di fronte a più alternative prospettabili rispetto a procedure e analisi di costi benefici su più offerte - non si deve far sapere perché si è scelta un'alternativa piuttosto che un'altra. Se non si fa questo atto di trasparenza, cioè se non si mette in condizione chi vuol saperlo di apprendere le ragioni per cui sia stata fatta una scelta piuttosto che un'altra tra più scelte possibili, non abbiamo a che fare con un'attività propria della pubblica amministrazione e della cosiddetta discrezionalità della pubblica amministrazione.
Vorrei ricordare a me stesso che c'è un'enorme differenza tra discrezionalità ed arbitrio. Il privato potrà fare quello che gli pare e piace, ma la pubblica amministrazione dovrà motivare perché fa una scelta piuttosto che l'altra e se non si rende pubblica questa sua motivazione e rimane solo interna corporis a me pare che sia una anomalia e una menomazione del principio della trasparenza.
Quanto poi all'idea che questa possa comportare un costo, mi si lasci dire: ma quale costo può comportare mai, visto che Pag. 8le persone che debbono renderlo pubblico già fanno parte della pubblica amministrazione? Debbono semplicemente svolgere il loro lavoro all'interno dell'ufficio e già sono pagati per quello che fanno. A me pare che l'idea di rifugiarsi a un eventuale costo appaia piuttosto una scusa per non permettere di far conoscere le reali motivazioni rispetto a più scelte possibili per cui viene fatta una scelta piuttosto che un'altra.
Per questa ragione mi sento di insistere e pregare l'Assemblea di riflettere su questo tema. Non è che noi siamo obbligati a votare per forza per alzata di mano ogni volta che il Governo - o chi per esso - dice «no» e non ci spiega le ragioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo su questo tema una sola volta e non più, per un brevissimo ragionamento. Questo parere del Governo è del tutto logico, perché stiamo parlando di un aggravio della motivazione del provvedimento amministrativo. Imporre un criterio di scelta come quello suggerito dal collega Mantovano, secondo cui nel processo logico, decisionale e motivazionale bisogna esplicitare anche tutte le alternative possibili nell'assumere una decisione e anche il relativo parametro costi-benefici, significa fare un'opera di illuminismo del tutto incompatibile con i normali criteri di decisione.
Sono molto favorevole ad alcune proposte avanzate dal collega Mantovano, che vanno nella direzione di una pubblica amministrazione che motiva ed è più trasparente, ma non è questa la sede. Lo dico con molta chiarezza, una volta per tutte: si può anche pensare che il mondo sia corrotto, ma se si vuole riformare il mondo con questo provvedimento, si sta facendo una cosa molto precisa: non si vuole fare la legge contro la corruzione. Lo dico ai colleghi, a tutti i colleghi che avanzano questioni del tutto secondarie - a mio avviso, anche un po' speciose - che di fatto, oggettivamente, ostacolano il cammino di questa riforma. Non aggiungo altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, intendo fare un chiarimento come membro del Comitato dei nove: noi abbiamo analizzato questo articolo aggiuntivo in modo estremamente attento e volevo anche sincerare i colleghi che, nella bontà dell'idea che ha mosso l'onorevole Mantovano, che - come diceva l'onorevole Mantini - ha presentato un complesso di proposte emendative estremamente interessanti, molte delle quali abbiamo accolto, questo articolo aggiuntivo, se letto avulso dal resto della norma, non si potrebbe comprendere.
Il provvedimento mira a chiarire il percorso degli atti amministrativi, puntando sulla trasparenza, sull'efficienza della pubblica amministrazione. Questo tipo di provvedimento - chi conosce l'amministrazione lo sa -, invece di favorire a pieno percorsi di trasparenza, finirebbe per complicare ancora di più la farraginosità di una macchina, che comunque deve produrre atti.
In tutta l'analisi - poi interverremo probabilmente anche più avanti - delle proposte emendative presentate dai colleghi - non credo, onorevole Mantini, con volontà farraginosa, ma con la sincera volontà di andare a risolvere un problema così ampio, come quello della corruzione - devo sottolineare che noi qui non possiamo risolvere tutti i problemi. Abbiamo sempre a fronte il bilanciamento di due elementi: da una parte garantire la trasparenza, dall'altra garantire l'efficienza. Questo articolo aggiuntivo non andrebbe in questo senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, anche noi condividiamo lo spirito che anima questo articolo aggiuntivo, che Pag. 9è senz'altro lodevole, ma in concreto - a nostro avviso - si tradurrebbe non solo in un aggravio notevolissimo di procedure (soprattutto per i piccoli comuni), ma soprattutto potrebbe, a sua volta, ingenerare ulteriore contenzioso perché, anche sulle spiegazioni del «no» alle altre due soluzioni, si potrebbero innescare ulteriori provvedimenti di discussione.
Quindi, riteniamo che - tutto sommato - l'articolo aggiuntivo non sia condivisibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ascoltiamo sempre con piacere le considerazioni del collega Mantini. Lui ha un suo percorso per l'anticorruzione, ma non possiamo dargli il monopolio delle vie e delle strade per l'anticorruzione. Noi seguiamo un altro percorso: crediamo che tutte le situazioni in cui si può accrescere la trasparenza siano da prendere in considerazione. Ecco perché confermiamo il nostro voto favorevole e la sottoscrizione dell'articolo aggiuntivo del collega Mantovano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantovano 2.0252, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 470
Astenuti 7
Maggioranza 236
Hanno votato
52
Hanno votato
no 418).

(Esame dell'articolo aggiuntivo Mantovano 3.0250 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Ricordo che l'articolo 3 è stato votato ieri.
Chiedo dunque al relatore di esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Mantovano 3.0250 (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).

JOLE SANTELLI. Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Mantovano 3.0250, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente: articolo 3-bis. «Dopo l'articolo 6 della legge 7 agosto 1990, n. 241, è inserito il seguente: articolo 6-bis. - (Conflitto di interessi). Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto anche potenziale».

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore e quindi è favorevole alla riformulazione proposta.

PRESIDENTE. Onorevole Mantovano, accetta la riformulazione proposta dal relatore?

ALFREDO MANTOVANO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

Pag. 10

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, nell'esprimere parere favorevole anche sulla riformulazione, chiedo alle Commissioni se hanno valutato e come hanno pensato di risolvere la mancanza di un segmento, vale a dire «e possano essere ricusati». Questa norma prevede l'obbligo di astensione, ma se non ci si astiene, finisce a sé o può essere ricusato? È solo una domanda che rivolgo, ma ovviamente esprimo parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantovano 3.0250, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pezzotta, Crolla...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
483
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei sostenere, prendendo spunto dall'articolo 4, che nonostante questo provvedimento nel suo complesso abbia numerosi aspetti positivi, io mi sto astenendo nella sostanza dal provvedimento e lo faccio perché c'è un clima inidoneo ad approvare un provvedimento così importante, dettato dal conformismo, dalla paura di assumersi responsabilità da parte della classe apicale della nazione, pensando di salvarsi rispetto al clima di antipolitica che questo Parlamento stesso ha provocato scegliendo male i suoi rappresentanti.
D'altro canto nessuno parla, io ho parlato con molti colleghi in questi giorni, molti - di tutti gli schieramenti - sono contrari alla fretta, al pressappochismo e anche alla superficialità che sta contraddistinguendo questo programma perché chi vota contro sembra che sia a favore della corruzione. Onestamente non me la sento di portare il cervello all'ammasso e credo che sia giusto dire quello che si pensa.
Innanzitutto molte delle norme che stiamo introducendo sono dei bizantinismi che provocheranno una paralisi della pubblica amministrazione e questa è anche la conferma che purtroppo sarebbe necessario, prima di arrivare in Parlamento, aver frequentato altri banchi, chi vuole riformare la politica negli enti locali, in questi enti locali deve aver seduto, perché altrimenti non si rende conto di quello che fa. Posso anche dire che è inutile introdurre una serie di norme che complicano la vita alla pubblica amministrazione, quando sappiamo benissimo che oggi - ovviamente lo sa chi ci sta negli enti locali - ci sono decine di casi di dipendenti pubblici che commettono fatti gravissimi, non possono essere mandati via e continuano a rimanere al loro posto.
In questa maniera, invece, non si interviene assolutamente nella fattispecie. Dico semplicemente che magari basterebbe non rendere pregiudiziale il processo penale rispetto a quelli disciplinari nei confronti di tanti dipendenti.
D'altro canto, collegandomi al concetto degli articoli che stiamo esaminando, anche questa spasmodica voglia di introdurre nuove incompatibilità, per chi si candida negli enti locali, è la dimostrazione che non si è capito nulla dell'importanza degli enti locali. Se introduciamo una serie di limitazioni, presupponendo che chi si candida Pag. 11o fa il sindaco o il consigliere di per sé sia un corrotto o un corruttore, chi si candiderà più? Non avevamo detto che era necessario portare gente per bene e di qualità all'interno della politica degli enti locali? Invece sta divenendo una condanna ed un marchio rappresentare i cittadini, soprattutto negli enti che funzionano di più, oltre che in Parlamento.
Che dire della nuova introduzione di due reati penali? In anni di Commissione giustizia, ho sentito tanti colleghi, che pontificavano sui massimi principi del diritto penale, parlare di diritto penale minimo, di depenalizzazioni, di tipicità dei reati. Invece oggi si vuole punire con il diritto penale ogni forma di comportamento, introducendo due reati che non hanno una distinta condotta, due reati che sono chiaramente contro la nostra Costituzione, contro Costituzioni democratiche, perché nessuno può essere punito se non in forza di un fatto che deve essere espressamente previsto dalla legge come reato.
Il principio di tassatività è un principio fondante della democrazia. Soltanto il regime nazionalsocialista e il sovietico prevedevano reati con questo tasso di indiscriminata e non chiara definibilità della condotta. Peraltro sono anche norme ingiuste. Ormai sono quasi diciotto anni che sono eletto tra gli enti locali e gli organi nazionali e onestamente non mi sento un delinquente. Eppure dopo l'approvazione del reato di induzione e del traffico di influenze probabilmente lo sarei e lo sarebbero molti politici che conosco, persino molti leader, con i quali ho parlato personalmente. D'altro canto, queste norme provocheranno una decapitazione della classe politica soprattutto negli enti locali, che dai sondaggi risulta quella più amata, assai più di quella del Parlamento. Qualcuno dovrebbe fare una riflessione su questo. Dopodiché, nei prossimi anni, le persone perbene non si candideranno negli enti locali e si candideranno soltanto quelli al servizio dei ricchi e dei potenti, che non avranno nulla da perdere. Porteremo ad una paralisi della giustizia, perché ingolferemo le aule dei tribunali con decine di procedimenti penali. Ciò che prima si risolveva semplicemente con un ricorso al TAR oggi finirà nei tribunali ordinari per una denuncia reciproca tra consiglieri comunali. Provocheremo un conflitto fortissimo, ancora più forte di quello che c'è oggi tra politica e giustizia. Anche la maggior parte dei magistrati, che sono onesti e perbene e che non si vogliono intromettere nella politica, saranno costretti dalle denunce delle opposizioni, a seconda di quelle che saranno al momento, ad intromettersi e ad intervenire per giudicare comportamenti dei singoli politici negli enti locali. Si creerà un autentico clima di terrore, del genere di quello che si era verificato ai tempi di Robespierre. Ma c'è un vecchio detto che dice: a quelli che oggi vogliono fare i puri, che c'è sempre uno più puro che ti epura. In sostanza, si vorrebbe realizzare un uomo nuovo, una persona priva di sentimenti, priva di relazioni umane. Si confonde in realtà l'umanità con la corruzione.
Si spinge a un clima di delazione, ma, anche qui, l'uomo nuovo e la delazione erano spinti da altri regimi, che ho già citato: quello nazionalsocialista e quello sovietico. Per non dire, poi, della corruzione tra privati, reato che comporterà un accanimento tra concorrenti, che ingolferanno le procure di denunce per danneggiare l'avversario, e che provocherà un'ulteriore crisi economica rispetto a quella che già c'è.
Certo, ci guadagneranno solo gli avvocati (potrei chiedere al Ministro Severino, a questo proposito, se ci spiega cosa ne pensa). Sono convinto che con questa normativa scellerata, sicuramente nel tentativo di dare in pasto all'opinione pubblica qualcosa, si finirà con il distruggere la possibilità di una politica sana e diversa in Parlamento e nella nostra nazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo articolo, insieme, soprattutto, agli emendamenti che Pag. 12sono stati presentati, è, forse, uno degli articoli più importanti di questo disegno di legge. È importante nella sua stesura iniziale, ma ancora di più nella forma che rischia di prendere all'indomani dell'approvazione degli innumerevoli emendamenti che sono stati presentati.
In questi giorni sulla stampa e sui mass media si è parlato molto di altri articoli, di altri punti del disegno di legge, che, probabilmente, destano più attenzione nei mass media. Questo articolo, invece, investe direttamente il delicatissimo rapporto tra politica e pubblica amministrazione, un rapporto ancora più delicato alla luce delle riforme che stiamo mettendo in atto in questo Parlamento: prima quella approvata sui rimborsi elettorali, domani quella che stiamo portando avanti nella Commissione affari costituzionali sull'articolo 49 della Costituzione.
Non è un argomento peregrino, perché guardate, cari colleghi, lo ha accennato chi mi precedeva: mentre nella stesura originaria del disegno di legge si andavano a disciplinare alcuni abusi, che, obiettivamente, sono sotto gli occhi di tutti, all'interno delle pubbliche amministrazioni e si cercava di disciplinarli con un certo buon senso, rifacendosi ai principi del buon andamento della pubblica amministrazione, del merito e della pubblicità degli atti, e quindi della trasparenza dei procedimenti decisionali, nonché della nomina della dirigenza della pubblica amministrazione, con gli emendamenti che si sono susseguiti, alcuni dei quali presentati dal Governo, noi ci troviamo di fronte a scelte dirimenti.
Pensate - lo dico a chi non ha avuto modo di leggerli - che, addirittura, essere candidato in una lista per le amministrative o per le politiche esclude da qualsiasi tipo di nomina alla dirigenza di un'amministrazione. Se ci pensate bene, è un paradosso: prestare servizio, prestare la propria persona alla politica come servizio, ad una candidatura - non parliamo neanche di elezione - nelle pubbliche amministrazioni, così come alla Camera o al Senato, dovrebbe essere un elemento di vanto, dovrebbe essere un elemento di garanzia della capacità e della propensione civica di una persona.
Così come, ad esempio, avere esercitato un ruolo elettivo all'interno di un'assemblea, fosse essa un'assemblea amministrativa o un'assemblea legislativa, come questa, dovrebbe rappresentare per ognuno di noi e per chi è fuori un elemento di garanzia, in quanto qui si rappresenta lo Stato italiano al massimo del suo livello.
Ebbene, il disegno di legge parte da un pregiudizio, e noi abbiamo visto i danni che sono stati creati dal pregiudizio dagli anni Novanta in poi. Molte delle norme che hanno messo mano alla riforma della pubblica amministrazione partivano dal presupposto che la classe politica italiana era indegna di esercitare al primo livello delle responsabilità nella scelta della decisione politica-amministrativa.
A seguito di queste norme abbiamo avuto, forse, un miglioramento del livello della qualità della nostra pubblica amministrazione? È forse scomparsa la corruzione dai nostri uffici, dalle nostre amministrazioni e dalle stazioni appaltanti di cui si parla tanto in questo disegno di legge?
No, signori, non è scomparsa! Ancora oggi siamo al limite delle statistiche in ambito di corruzione! Questo perché vi è, come molti hanno già detto in questa discussione, un problema culturale e di responsabilità delle scelte. Declinare le responsabilità è una sconfitta, in primis, della politica. Vi è sempre qualcuno che sceglie qualcun altro; un conto è operare una scelta consapevole, fatta con trasparenza, un altro conto è abbandonare questo a farraginose procedure che non garantiscono alcuno e, in primis, non garantiscono il cittadino utente che è l'ultimo anello finale di questa catena decisionale.
Credo che dovremmo riflettere tutti per un attimo. Lasciamo l'antipolitica fuori da quest'Aula e proviamo a pensare che stiamo adottando una norma importantissima, che influenzerà i processi decisionali di scelta della classe dirigente nei prossimi anni, anni di crisi, di scelte difficili per le pubbliche amministrazioni, complesse, in Pag. 13cui la dirigenza è chiamata a mediare il conflitto sociale e non soltanto a mettere un timbro o una firma, a parte il fatto che, oggi, nessuno firma più nulla perché chiunque firma un atto ha paura di andare in galera con le pene descritte prima, pene superiori a quelle previste per reati molto più gravi contro la persona.
Quindi, dobbiamo essere calmi, introdurre delle misure che garantiscano - lo dico con chiarezza - il buon senso del bilanciamento degli interessi in campo, che costringano alla responsabilità la dirigenza amministrativa e la scelta politica, ma che non partano da presupposti paradossali per cui una persona candidata in una lista non può ricoprire il ruolo di dirigente in una pubblica amministrazione, ma un dirigente di una pubblica amministrazione si può candidare, può vincere, può fare il consigliere comunale, il sindaco, il Ministro, e poi torna, il giorno dopo, a fare esattamente quello che faceva prima, cioè il dirigente di una pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Credo che dobbiamo chiarire cosa vogliamo ottenere, perché se la politica è tutta «brutta, sporca e cattiva» il risultato è che, poi, non dobbiamo lamentarci se ci troviamo di fronte a quei Governi rappresentati in tanti libri di fantapolitica - penso ad uno in particolare, che è «1984» di Orwell - dove poi si è governati dalle plutocrazie e non invece da persone elette dal popolo, scelte dal popolo, giudicate dal popolo e non semplicemente messe lì per concorso pubblico!
Mi aggancio a questa mia ultima battuta per dire che il tema dei concorsi viene considerato nella norma in oggetto, però vi sono anche delle cose che dobbiamo chiederci con chiarezza. O decidiamo che alla dirigenza apicale dello Stato, o delle ASL, o delle regioni, o delle aziende partecipate, ci si arriva per concorso, oppure che ci si arriva per nomina e, quindi, per scelta politica. In quest'ultimo caso, allora, cerchiamo di valutare le persone per il merito, per il loro curriculum, per quello che hanno fatto nella vita, per le loro capacità operative e non per il fatto che abbiano avuto o meno, nella propria vita, un'esperienza politica, perché sino a quando sarò in questo Parlamento credo che avere fatto esperienza politica sia un elemento di vanto personale, morale e civico (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Popolo e Territorio e di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, credo che invece di scomodare Orwell, i regimi nazionalsocialisti o quelli del totalitarismo comunista del Novecento, occorre argomentare l'assoluta necessità che, invece, puntualmente il Governo - e spero anche la maggioranza di questo Parlamento - ha individuato nella necessità di intervenire in quella zona grigia presente nei rapporti tra la politica e la pubblica amministrazione, al fine di arrivare ad una definizione di un provvedimento anticorruzione che non sia «aria fritta», ma che incida realmente sulla possibilità di creare un «punto e a capo» in Italia rispetto a questo tema. Credo che questo sia un elemento di grande importanza contenuto nel provvedimento in esame.
Per questo motivo, intervenendo sul complesso delle proposte emendative all'articolo 4, credo che il Governo abbia fatto molto bene ad intervenire, soprattutto attraverso l'articolo 4-bis che prevede una delega al Governo per regolamentare i casi di non conferibilità e di incompatibilità degli incarichi dirigenziali.
La corruzione - si è detto spesso - è un argomento di tanti dibattiti televisivi, ma poi, quando si arriva al nodo cruciale di dover impedire attraverso le norme che questi meccanismi di partito trasversale del denaro e della corruzione possano essere posti in essere, arrivano alte le grida da parte di alcuni settori parlamentari sulla necessità di salvaguardare la politica.
Qui la politica non c'entra assolutamente nulla. La bella politica! Il Governo finalmente intende regolamentare in maniera Pag. 14chiara e trasparente e rompere quella zona grigia tra l'attività politica e alcune funzioni essenziali della pubblica amministrazione, che devono essere equilibrate, eque e soprattutto trasparenti.
L'esperienza italiana di questi anni dimostra essenzialmente il contrario: 60 miliardi di corruzione che costa allo Stato. Il sistema della corruzione sta a significare che tutto questo è impensabile che possa essere stato posto in essere, senza che questa zona grigia tra politica e burocrazia possa essere stata, per così dire, protagonista di questo meccanismo.
Allora si parla dell'applicazione - ne parleremo anche più in là - di un codice etico, che tutte le forze politiche hanno ritenuto retoricamente di apprezzare, da parte dell'antimafia, nel rispetto pieno del principio costituzionale e della presunzione di innocenza. Però si dice che per potere svolgere alcuni incarichi - compresi quelli legati agli incarichi politici più importanti - basta la condanna in primo grado, o in alcuni casi il rinvio a giudizio, per essere esclusi dalle candidature o per svolgere alcuni ruoli pubblici. Ebbene qui il Governo, all'interno dell'articolo 4, va a prevedere in modo esplicito dei casi di non conferibilità di incarichi dirigenziali per tutti coloro i quali sono stati condannati anche con sentenza passata in giudicato per reati molto gravi, che poi sono quelli della corruzione, della concussione, dell'associazione a delinquere e dell'associazione mafiosa.
Allora queste citazioni dotte di Orwell, del nazionalsocialismo o del comunismo, stanno a significare che si vuole mettere davanti una sorta, per così dire, di ipocrisia generale, per cui non si vuole deliberare qui in Parlamento l'approvazione di queste norme. Si vuole impedire che queste norme vengano approvate: una netta separazione tra la funzione amministrativa e la funzione dirigenziale, tra la funzione burocratica e la funzione politica.
Concludo su questa considerazione: sfido chiunque a dimostrarmi che il sistema della sanità italiana, soprattutto al Sud - ma oramai, purtroppo per l'Italia, non soltanto al Sud - non sia profondamente caratterizzato da quelli che vengono definiti «cavalli di ritorno», cioè dei soggetti politici che, non avendo ottenuto un'elezione o avendo concluso un periodo di attività parlamentare o nell'amministrazione dove ricoprivano incarichi pubblici politici, vengono poi indirizzati dai partiti a guidare la sanità o a guidare settori particolarmente delicati della pubblica amministrazione.
Finalmente, con questo codice e con quest'azione da parte del Governo, non si vuole mettere fuori la politica dalla centralità. La politica si deve occupare di bene comune, non si deve occupare di appalti, di sanità o di affari. Questo è il senso di questo provvedimento ed in questo Parlamento si vedrà chi sta dalla parte del bene comune e chi vuole proseguire in quel meccanismo che, molto più di altre questioni, ha portato l'Italia allo stato in cui oggi si trova, con 60 miliardi di euro drenati dai soldi pubblici e con una situazione socialmente, eticamente e politicamente disastrosa.
Per questo sosteniamo questa riformulazione importante ed articolata da parte del Governo attraverso l'articolo 4 e gli emendamenti che ad esso sono stati presentati (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, un certo tasso di corruzione rappresenta da sempre la patologia di tutti i sistemi amministrativi, anche dei più virtuosi.
Il punto è, però, che in Italia, negli ultimi decenni, questo elemento patologico si è tramutato nella fisiologia del sistema, ha pervaso le alte zone dell'amministrazione, specie dove gli apparati pubblici sono entrati in maggiore contatto con prepotenti interessi privati, e si è nutrito e si nutre di un intreccio perverso ed allarmante tra burocrazia e ceto politico. Di questo stiamo parlando, del fatto che siamo diventati un caso in Europa.
Vorrei dire che non sempre è stato così. Ci sono state epoche storiche remote, ma Pag. 15anche relativamente prossime, nelle quali il fenomeno di cui stiamo parlando è stato tenuto apprezzabilmente sotto controllo e ridotto in termini accettabili.
Così è stato nel corso dell'intera età liberale, così in parte durante lo stesso fascismo sebbene già allora con la nascita del parastato si sia creata una zona a forte rischio di contaminazione politica, l'amministrazione. Così è stato nei primi anni della Repubblica sebbene già si intravedessero le pressioni dei partiti politici, specie nel mondo degli enti pubblici. Due fattori funzionarono allora da antidoto: il livello dell'etica pubblica e un sistema di regole atto a rendere difficile in radice l'abuso. Sul livello dell'etica pubblica e sul suo progressivo degrado negli ultimi decenni, e non solo nella sfera del pubblico ma anche in quella privata, non posso qui soffermarmi; certo, l'altissimo tasso di evasione fiscale, raro a trovarsi negli stessi termini in Europa, dice molto in proposito e ci induce a essere pessimisti. È invece sul sistema delle «regole antidoto» - come le ho chiamate - che vorrei brevemente soffermarmi.
Ieri ho sentito con interesse un intervento del collega Giancarlo Lehner che accostava il presente provvedimento nientemeno che all'occupazione nazista della Polonia, paragonando (a quanto ho capito) l'eroica resistenza dei polacchi al Reich alla resistenza che dovremmo mettere in atto oggi contro quella che lui giudica una legge di strapotere dei giudici. Io sono amico dell'onorevole Lehner, lo stimo anche come storico, mi consentirà di sorridere del paragone. No, signor Presidente, questa non è affatto una legge solo repressiva. Il contrario piuttosto, contiene infatti una consistente serie di misure preventive nascendo da una cultura ben lontana dall'iperpenalismo che paventa l'onorevole Lehner. Siamo tutti consapevoli, il Ministro per primo credo, che i sistemi amministrativi, in particolare contemporanei, si nutrono piuttosto che di diritto penale di buon diritto amministrativo, vivono piuttosto che di leggi draconiane di regolazioni soft e talvolta di buone pratiche, di codici etici introiettati nelle coscienze, di moralità diffusa nei comportamenti. Se in Italia nella lotta recente alla corruzione risalta oggettivamente il ruolo dei pubblici ministeri ciò non avviene perché sia in atto una esondazione penalistica, ma piuttosto perché per anni l'amministrazione non è stata governata né nutrita di buone regole, né monitorata come avrebbe dovuto essere; perché leggi pure eccellenti come quelle degli anni Novanta sono state lasciate da sole a inaridire senza nessuna manutenzione; perché i fenomeni degenerativi gravissimi che ci affliggono hanno potuto prosperare per anni indisturbati nella proliferazione dei regimi di eccezione (come è successo per la Protezione civile ai tempi di Bertolaso), nella omissione dei controlli (le amministrazioni ad esse preposte, quelle ispettive per prime sono state sguarnite), nel declino delle grandi amministrazioni tecniche dello Stato che consentivano allo Stato di avere occhi per vedere e mani per operare e che sono state invece via via sguarnite e distrutte.
L'articolo 4, ma direi tutto il provvedimento del quale stiamo discutendo, vuole cominciare a porre riparo a queste inadempienze, vuole affermare prima della repressione la linea della prevenzione: incompatibilità dunque, si incompatibilità, divieto di cumulo degli impieghi, estrema prudenza nell'attribuire gli incarichi alle persone che fanno parte della pubblica amministrazione e agli esterni, magistrati che facciano i magistrati e non per l'intera loro carriera - come accade - i collaboratori stretti del Governo, limitazione della prassi a rischio dei doni e dei regali, indipendenza ed inaccessibilità dei pubblici funzionari, drastico taglio e controllo delle consulenze, limiti rigorosi e regole per gli uffici di diretta collaborazione (che sono quelli in cui si è più a rischio perché lì vengono introdotte senza nessun criterio di selezione e senza nessuna trasparenza persone che possono avere degli interessi in conflitto con gli interessi pubblici).
Signor Presidente, l'amministrazione italiana ha vissuto negli ultimi decenni processi di intensa e tumultuosa trasformazione, Pag. 16al centro come in periferia. C'è una geografia frastagliata in cui sono nati apparati paralleli che oggi convivono, più modelli organizzativi, più figure burocratiche. In questa confusione alligna il rapporto non trasparente tra la politica e l'amministrazione, in una giungla nella quale il reclutamento è discrezionale, i requisiti sono inesistenti, il trattamento economico è esorbitante. Qui si cela il rischio che abbiamo constatato in recenti scandalistici episodi che sono sui giornali in questi giorni.
Anni fa - e concludo, signor Presidente - quello che è il più acuto studioso della nostra amministrazione, uno studioso che so caro al Ministro Patroni Griffi, Sabino Cassese, concludeva una sua celebre intervista sull'amministrazione con una frase che non ho più dimenticato: «L'amministrazione - diceva pressappoco così - è come un grande giardino e chi la governa è come un giardiniere laborioso. Egli deve lavorare nel giardino tutti i giorni, che faccia sole o che piova, una volta estirperà le erbacce, un'altra curerà una pianta malata, un'altra innesterà, un'altra seminerà, innaffierà, poterà, si prenderà cura del giardino». Il giardino, colleghi, l'abbiamo troppo spesso trascurato, scaricando sull'amministrazione troppe volte le grandi contraddizioni della vita sociale. Ne abbiamo fatto la camera di salvataggio per le crisi occupative, ne abbiamo fatto il luogo di assunzione con gli ope legis e senza selezione, di personale non all'altezza. Abbiamo consentito che cadessero ad uno ad uno i confini tra la cattiva politica, i cattivi interessi e la buona amministrazione. Questa legge comincia a coltivare di nuovo il suddetto giardino ed è per questo che noi voteremo l'articolo 4 e voteremo l'intero articolato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'istituto di istruzione superiore di ragioneria «Fabio Besta» di Battipaglia (Salerno) e anche gli insegnanti e gli studenti della scuola primaria «Telesforo Righi» di Brescello (Reggio Emilia), accompagnati dal sindaco, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei dire che mi ritrovo integralmente nell'intervento del collega Granata, mentre resto assolutamente sorpreso e stupito dagli interventi precedenti che facevano intendere come se lo status quo dovesse in qualche modo essere difeso. Ed è una questione così rilevante quella sulla quale stiamo discutendo oggi che sono davvero sorpreso, in particolare dall'intervento della collega Lorenzin che parla di pregiudizio nei confronti della politica. Ma come, collega, quando le leggi esistenti hanno permesso che in questo Parlamento possano sedere venticinque persone già condannate con sentenza passata in giudicato per reati gravissimi, compresa la corruzione? È questo che vuole difendere, peraltro in larga parte ascrivibili al suo partito? Credo che quest'Aula debba andare avanti in profondità per tagliare quella che è la vera piaga che sta impedendo a questo Paese di crescere e che ci fa collocare da Transparency International al settantesimo posto come Paese per l'elevatezza della corruzione, persino dopo il Ruanda, con tutto il rispetto per questo Paese africano. Andiamo avanti e andiamo avanti in profondità perché è una piaga che prima la si estirpa e meglio va e andrà nel nostro Paese. In particolare, continuo a dire che dovremmo fare finalmente un intervento che permetta di impedire di entrare in questo Parlamento a persone condannate con sentenza passata in giudicato per corruzione, cosa che, invece, attualmente è consentita (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, dopo che questo dibattito si è svolto con ampiezza di motivazioni, vorrei solo far presente che sul punto oggetto degli Pag. 17interventi più appassionati, ossia che i candidati alle elezioni non possano aver rivestito nei tre anni precedenti ruoli dirigenziali nelle pubbliche amministrazioni, c'è già stata una disponibilità del Governo ad una riformulazione. Quindi, questi argomenti, legittimamente svolti dai colleghi, sono ben noti. L'articolo aggiuntivo 4.0600 del Governo sarà accantonato o oggetto di riformulazione. Lo dico perché è bene non acuire posizioni ideologiche, dato che non ci sono tesi così contrapposte sull'argomento, ma c'è una piena comprensione, anche da parte del Governo, del tema e, quindi, ci sarà una riformulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, poche battute perché l'intervento precedente a quello del collega Mantini merita secondo me una risposta.
E non lo faccio per difendere una collega capace come l'onorevole Lorenzin che non ha bisogno della mia difesa. Lo faccio perché forse è il caso che chi ha preso la parola sulle questioni di cui stiamo parlando, leggesse con attenzione nell'articolo aggiuntivo 4.0600 (Nuova formulazione) del Governo la lettera c). Infatti tale lettera c) non ha nulla a che fare con persone che rivestono cariche pubbliche o che sono state candidate e che hanno riportato condanne per gravi reati come quelli che sono stati evocati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Vedo con piacere che chi è intervenuto sta cercando di leggere la lettera c) dopo essere intervenuto e me ne compiaccio, ma se l'avesse fatto prima si sarebbe reso conto che la questione sollevata dall'onorevole Lorenzin ha un pregio sotto il profilo etico, morale e politico.
Infatti se è giusto non candidare - penso di essere tra quelli che lo sostengono - persone che hanno riportato condanne definitive per gravi reati, non capisco perché si devono equiparare a queste persone uomini o donne che hanno semplicemente assunto il ruolo di eletti al Parlamento o in amministrazioni pubbliche e lo hanno fatto magari con dignità e onore come prevede la Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del Partito Democratico). Di questo parla l'articolo aggiuntivo. Signor Presidente, permetta di rivolgermi ancora una volta anche a lei. Mi permetto di dire che non ritengo del tutto corretto che una proposta emendativa come questa sia stata sottoscritta dal Governo. Infatti questo articolo aggiuntivo interferisce sui diritti di elettorato perché sostanzialmente condiziona anche la possibilità, badi bene, non soltanto di rivestire la carica pubblica, ma addirittura di essere candidati. Infatti se uno è stato candidato per tre anni, non può fare il dirigente amministrativo. Trovo che sia allucinante, nonostante quello che accade sui dibattiti politici, sui giornali e sui mezzi di comunicazione. Non si tratta di difendere la categoria. Si tratta di distinguere le persone per bene da quelle che hanno riportato condanne. Chi difende le persone perbene sta con la maggioranza degli italiani, non contro le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà, Popolo e Territorio, Lega Nord Padania e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Mi permetta di ricordarle, perché ha avuto l'amabilità di rivolgersi direttamente alla Presidenza, che la Presidenza non ha alcun titolo per valutare l'opportunità politica o meno di...

MANLIO CONTENTO. Vuol fare qualche comunicato anche lei, signor Presidente?

PRESIDENTE. Il Presidente quel che può fare lo sta facendo, vale a dire rispondere al suo cortese intervento ricordando che non è nei poteri della Presidenza valutare se i Governi hanno sensibilità o meno quando firmano una proposta emendativa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

Pag. 18

LUIGI MURO. Signor Presidente, molto brevemente, fermo restando che condivido il contenuto sostanziale dell'intervento del collega Granata, vorrei segnalare al Governo una criticità dal momento che stiamo attribuendo una delega. Inserire la lettera c) nell'ambito di un provvedimento anticorruzione, a mio avviso, non solo dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista sistematico della normativa è una criticità fortissima. Si lancia un messaggio che chi ha svolto un ruolo politico elettivo è più corruttibile di chi invece non l'ha svolto. Secondo noi questa è una criticità forte che deve essere tenuta dal Governo nel giusto conto in sede di adozione e di sviluppo della delega (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

JOLE SANTELLI, Relatore. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Melis 4.15.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro subemendamento 0.4.600.300 e accettano l'emendamento 4.600 del Governo.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Paolini 4.290 mentre esprimono parere contrario sull'emendamento Ferranti 4.16.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Paolini 4.295 ed esprimono parere favorevole sull'emendamento Vassallo 4.250 purché sia riformulato. Leggo la riformulazione.
Al comma 1, dopo la lettera c), aggiungere la seguente: c-bis) al comma 14, dopo il secondo periodo, sono aggiunti i seguenti: «Le informazioni relative a consulenze e incarichi comunicate dalle amministrazioni al dipartimento della funzione pubblica, nonché le informazioni pubblicate dalle stesse nelle proprie banche dati accessibili al pubblico per via telematica ai sensi del presente articolo, sono trasmesse e pubblicate in tabelle riassuntive, rese liberamente scaricabili in un formato digitale standard aperto che consenta di analizzare e rielaborare, anche a fini statistici, i dati informatici. Entro il 31 dicembre di ciascun anno il dipartimento della funzione pubblica trasmette alla Corte dei conti l'elenco delle amministrazioni che hanno omesso di trasmettere e pubblicare, in tutto o in parte, le informazioni di cui al terzo periodo del presente comma in formato digitale standard aperto».
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Ferranti 4.17, mentre esprimono parere contrario sull'emendamento Ferranti 4.18.

PRESIDENTE. Il Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Melis 4.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo...

ROBERTO GIACHETTI. È stato ritirato!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, prendo atto con piacere che è ritirato: era sufficiente segnalarlo alla Presidenza qualche istante prima.
Allora è ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.4.600.300 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione...
(Segue la votazione).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, ho dichiarato aperta la votazione. Onorevole Di Pietro, lei è un collega esperto: è Pag. 19sufficiente avvisare la Presidenza qualche istante prima, se si vuole prendere la parola.

ANTONIO DI PIETRO. Allora, su tutti gli emendamenti preannuncio che vorrei prendere la parola.

PRESIDENTE. Perfetto, mi sembra più che corretto, quindi lei avrà diritto di parola, ovviamente nell'ambito del tempo a disposizione.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 491
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato
489
Hanno votato
no 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.600 del Governo.
Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Prendo atto che vi rinunzia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.600 del Governo, accettato dalle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

PIPPO GIANNI. Anche io devo votare!

PRESIDENTE. E chi glielo impedisce, onorevole Gianni? Ecco, come ha visto, ha votato: è sufficiente stare tranquilli e si vota subito.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 488
Astenuti 6
Maggioranza 245
Hanno votato
485
Hanno votato
no 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Paolini 4.290.
Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Prendo atto che vi rinunzia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolini 4.290, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marini, Rao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 492
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato
491
Hanno votato
no 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 4.16. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Ferranti 4.16 lo ritirano.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, facciamo nostro l'emendamento in oggetto e chiediamo che sia posto in votazione.

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 20

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, confermo di voler ritirare l'emendamento a mia prima firma 4.16.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ferranti, tuttavia, l'onorevole Di Pietro ha annunciato di far proprio l'emendamento.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 4.16, fatto proprio dal gruppo dell'Italia dei Valori, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Saltamartini... onorevole Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 490
Votanti 470
Astenuti 20
Maggioranza 236
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 233.

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paolini 4.295, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 487
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
484
Hanno votato
no 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Vassallo 4.250.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Vassallo 4.250 accetta la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 4.250, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole De Nichilo Rizzoli... onorevole D'Anna... onorevole Gianni... onorevole Paglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
494
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 4.17, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 486
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
485
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Misuraca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Ferranti 4.18. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Ferranti 4.18 lo ritirano.

Pag. 21

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, in realtà, l'emendamento che aveva proposto la collega Ferranti è molto importante, perché fa una scelta di campo: indica se una cosa si può fare o non si può fare, eliminando, appunto, la particella «non». Io invito a leggere e a considerare se davvero si possa ritirare un emendamento di questo genere: è una scelta di campo e, dunque, non riusciamo a capire la ragione per la quale avviene questo ripensamento.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo, invece, che la proposta sia estremamente importante e invitiamo in tal senso a votare favorevolmente facendo nostro questo emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole di Pietro, quindi se ho ben compreso, qualora l'onorevole Ferranti confermi che l'emendamento è ritirato, lei lo farebbe proprio. Sta bene.

BEATRICE LORENZIN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, si sta verificando un fatto alquanto antipatico: noi in Comitato dei diciotto abbiamo doppi relatori, rappresentanti di varie forze politiche e abbiamo fatto un grosso lavoro di mediazione e di analisi sugli emendamenti; ora, se la maggioranza si spacca e vota in modo difforme rispetto anche ad accordi presi nell'ambito del Comitato dei diciotto, dove non c'era un indirizzo a rimettersi all'Aula, sinceramente diventa un po' difficile il lavoro che stiamo facendo con equilibrio e con buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e poi la collega Ferranti, presumibilmente, interverrà sul merito dell'emendamento.
Poiché si sta verificando una condizione secondo la quale gli emendamenti dei colleghi del Partito Democratico, che vengono ritirati, sono fatti propri da un altro gruppo, indipendentemente dalla discussione di merito e visto che il ritiro degli emendamenti è l'esito del lavoro delle Commissioni e del Comitato dei diciotto, nel momento in cui gli emendamenti dei colleghi del PD ritirati vengano fatti propri da altri gruppi, il gruppo del PD si asterrà nella votazione.

DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, vorrei motivare il ritiro dell'emendamento e ci tengo anche a spiegarlo al collega Di Pietro.
In effetti, c'è la questione del lavoro di mediazione del Comitato dei diciotto ma, in realtà, c'è una convinzione del fatto che il «non» era riferito alla parte che disciplina la situazione transitoria. Quindi la norma del disegno di legge che andiamo a discutere e ad approvare prevede che le disposizioni di cui all'articolo 53 non si applichino - ecco il «non» - ai contratti già sottoscritti alla data di entrata in vigore. Quindi, il nostro era un ritiro convinto perché bisogna salvaguardare le situazioni già in corso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, vorrei rivolgere il mio intervento a lei e, indirettamente, al collega Di Pietro perché, il collega Di Pietro fa proprio un emendamento che, a mio giudizio, ha degli Pag. 22effetti assurdi. Infatti, il famoso comma 16-ter, che viene inserito da questa disposizione, prevede, sostanzialmente, che i dipendenti che negli ultimi tre anni di servizio abbiano esercitato poteri autorizzativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni non possano svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari delle attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri.
La norma poi prevede che i contratti conclusi e gli incarichi conferiti in violazione di quanto previsto dal presente comma siano nulli ed è fatto divieto ai soggetti privati che li hanno conclusi o conferiti di contrattare con la pubblica amministrazione per i successivi tre anni.
Ora, onorevole di Pietro, se lei fosse stato un dipendente pubblico e avesse cessato la sua attività e magari non avesse ancora l'età per ottenere, attraverso il provvedimento di quiescenza, la pensione e se, in base a questo, si fosse fatto un'attività lavorativa all'interno di un'amministrazione privata e avesse concluso un contratto, grazie al suo emendamento lei rimarrebbe senza lavoro e il contratto verrebbe annullato retroattivamente.
Allora, santo cielo, quando parliamo della certezza del diritto, dobbiamo avere anche attenzione a fare in modo che le nuove norme che vogliamo inserire abbiano effetti per il futuro e non siano quindi retroattive. Quindi, sotto questo profilo, abbiamo rafforzato la tutela, ma dobbiamo anche garantire la certezza del diritto. Ecco perché aveva fatto bene - secondo noi - la collega Ferranti a ritirare l'emendamento, e forse lei non ha fatto altrettanto bene a farlo proprio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che o questo principio ha un senso, dal punto di vista della lotta contro la corruzione, o non ce l'ha. Se ce l'ha, non si capisce perché dovrebbe esserne rinviata l'applicazione per qualcuno. Vorrei ricordare che, nella storia delle leggi che sono state fatte in questo Paese, quante volte sono state cambiate le regole del gioco a persone che avevano prese delle decisioni sulla base di legislazioni precedenti? Penso, ad esempio, agli esodati, ai 300 mila esodati; su quelli non ha avuto nulla da dire il collega? Non ha avuto nulla da dire il collega?

VINCENZO PISO. Ma cosa c'entra, pagliaccio? Vai a studiare!

ANTONIO BORGHESI. Allora, credo sia giusto che noi abbiamo fatto proprio questo emendamento, e chiediamo all'Aula di votarlo, perché se la norma ha un senso deve averlo immediatamente e non fra qualche anno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 4.18 fatto proprio dal gruppo Italia dei Valori, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Speciale, Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 318
Astenuti 179
Maggioranza 160
Hanno votato
22
Hanno votato
no 296).

Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, interverrò brevissimamente. Il nostro gruppo voterà a favore di questo articolo. Pag. 23Ho ascoltato con molta attenzione il confronto che vi è stato e che ha preceduto l'analisi delle proposte emendative. Dico subito che questo è un momento per il quale bisogna capire e comprendere che l'obiettivo che noi perseguiamo è quello dell'efficienza della pubblica amministrazione, di una tutela della pubblica amministrazione e del cittadino in un giusto e concreto equilibrio. Chi pensa - lo voglio dire con estrema chiarezza - di cogliere questo provvedimento per andare ultra petitum, oltre quello che è lo spazio e l'aria che ci riserva questo provvedimento, sbaglia, è errato, perché qui sono in gioco, ovviamente, valori e principi fondamentali, su cui tutti quanti dobbiamo puntare la nostra attenzione e che dobbiamo tutti quanti rafforzare giorno per giorno.
Certamente noi siamo perché vi sia una trasparenza nella pubblica amministrazione; non ci dobbiamo nascondere ipocritamente di quello che è successo e che succede: qualche rilassamento, qualche incertezza, qualche confusione, qualche conflitto. Certamente sarebbe esiziale se, partendo da tutto ciò, non vi fosse una tutela sia della pubblica amministrazione, sia dei dirigenti, sia dei funzionari e sia dei cittadini, e il fatto che debba crearsi un clima armonico per raggiungere alcuni obiettivi fondamentali. Voglio cogliere l'opportunità che ci è data dalla presenza del Ministro della funzione pubblica, per dire una cosa importante e fondamentale: vi è un problema di rinnovamento, di innovazione della pubblica amministrazione, come servizio fondamentale. Non dobbiamo vedere sempre una controparte - come si è visto anche in molte occasioni -, ma tentare di recuperare sul piano culturale un processo forte di grande dignità, dove sono in gioco, certamente, le istituzioni democratiche all'interno del nostro Paese.
Sia a livello centrale sia a livello locale ci debbono certamente essere una trasparenza e una chiarezza attraverso una comunicazione e un'offerta di una limpidezza di comportamenti e di gestione, anche attraverso l'eliminazione dei conflitti di interessi.
Ritengo che questo sia un momento particolare che stiamo vivendo e non vorrei che si aprisse un confronto che c'è stato nelle Commissioni congiunte tra coloro che sono ortodossi o fondamentalisti e altri che non lo sono. Non credo che questa sia l'occasione per dimostrare grande senso di responsabilità, ma soprattutto di cogliere anche i processi che vengono in atto e che sono in atto all'interno del nostro partito per dare a questa nostra funzione un ruolo importante e fondamentale nel recuperare, soprattutto per quanto riguarda la pubblica amministrazione, e fugare delle zone d'ombra e di incertezza.
Ecco perché credo che il discorso che va fatto in questo momento sia culturale. Che ci sia un aggravamento in più di pena o di sanzione, che ci sia una fattispecie in più o in meno è importante e fondamentale, ma certamente sono mancati l'effettività della pena di norme già esistenti, un controllo reale sulla pubblica amministrazione, un'assenza di trasparenza, ma soprattutto di adattamento e di assuefazione da parte dei più. Ritengo che un processo che viene fatto attraverso una normativa debba incoraggiare certamente un approntamento di elementi e di strumenti, ma soprattutto deve acquisire e far acquisire una nuova sensibilità all'interno del nostro Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la prego di concludere.

MARIO TASSONE. Ecco perché, signor Presidente, votiamo a favore dell'articolo 4 dopo aver registrato, a mio avviso, un dibattito importante e fondamentale con qualche punto in più di polemiche, ma soprattutto di forzature che non rientrano certamente nello spirito della norma e di questo provvedimento che tutti quanti concorriamo a realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

Pag. 24

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord all'articolo 4. Ma non posso ovviamente esimermi dal fare alcune osservazioni anche alla luce di quello a cui abbiamo assistito ieri ed oggi in Aula, ma soprattutto di quello a cui stiamo assistendo ormai da mesi nell'attività in Commissione. Voteremo a favore di questo provvedimento e dell'articolo 4, a fronte dell'atteggiamento che il gruppo della Lega ha tenuto, sta tenendo e continuerà a tenere su questo provvedimento. Si tratta di un provvedimento importante e urgente, che ci chiede il Paese, di legalità e di correttezza, necessario per potere ridare uno spirito di legalità non solo rispetto alle pubbliche amministrazioni, ma al Paese.
A fronte del nostro atteggiamento di serietà, coerenza, responsabilità, costruttività, ma anche di stimolo a procedere celermente all'approvazione di questa legge, non possiamo però non denotare su questo provvedimento ciò di cui abbiamo avuto riprova oggi in Aula. Credo che ne avremo riprova nei prossimi giorni e la settimana prossima, quando andremo a toccare la parte relativa agli aspetti penali e credo che in quell'occasione avremo da divertirci purtroppo in senso negativo. Oggi, infatti, assistiamo ad una grande divisione all'interno della maggioranza.
La collega Lorenzin prima ricordava ai colleghi del PD e dell'Italia dei Valori queste divisioni. Mi preme però far notare alla collega Lorenzin che di questa maggioranza divisa su questo provvedimento fa parte anche il Popolo della Libertà. Quindi, credo che su un provvedimento così importante serva, soprattutto nell'Aula, un senso di maggiore responsabilità. Invitiamo anche il Governo. L'assenza costante e continua del Ministro Severino credo che non sia un fatto che vada trascurato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), anche perché gli aspetti di natura penalistica saranno gli aspetti che andranno ad incidere in maniera maggioritaria e più incidente su questo provvedimento. Mi auguro che da qui al termine del provvedimento la maggioranza possa ricomporre quel senso di unità, compattezza e - mi permetto di dire - anche di responsabilità che oggi non vediamo. Abbiamo presentato pochi emendamenti di merito, che vanno a specificare e definire alcuni aspetti significativi del provvedimento.
Denotiamo invece, da parte di questa maggioranza inusuale, allargata e divisa, non il medesimo atteggiamento. Quindi, ribadendo il voto favorevole del gruppo della Lega, riteniamo però anche che vada sottolineato e richiamati il Governo e la maggioranza ad una maggiore serietà, perché questo provvedimento non può consentire questo tipo di comportamento. Per mesi, abbiamo avuto degli stop and go nelle Commissioni, mi auguro che questo atteggiamento - a volte anche ostruzionistico, a volte meramente dilatorio - non trovi poi presenza anche in Aula, perché il Paese aspetta questa legge e, da parte nostra, continuerà ad esserci un atteggiamento di grande responsabilità.
Il Paese vuole questa legge e la Lega farà la sua parte affinché questa legge venga approvata in tempi rapidi e celeri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, sarò brevissimo. Intervengo solo per annunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori all'articolo 4 e per dare così una risposta a chi si è permesso di dire che, siccome su qualche punto la pensiamo diversamente da lui, noi stiamo lavorando per non approvare il provvedimento che dovrebbe invece contribuire a ridare trasparenza ed efficienza alla pubblica amministrazione.
In un'Aula parlamentare ci si confronta sulle idee, sui programmi e soprattutto sul concreto. Questa accusa, che ci viene rivolta semplicemente perché ci permettiamo di far riflettere su alcuni temi, ci sembra davvero fuori luogo ed offensiva sul piano personale. Anche perché se Pag. 25avessi dovuto fare delle questioni, avrei potuto farne ben altre rispetto ai compromessi ai quali stiamo assistendo in quest'Aula.
Non so se è chiaro, ma qui - ogni volta che su un problema c'è un partito politico che la pensa in un modo ed un partito politico che la pensa in un altro - si decide come Ponzio Pilato ed il provvedimento viene ritirato, in modo che non se ne discuta. A me pare che questo sia grave. Invece, credo che in una democrazia evoluta ognuno si debba assumere le proprie responsabilità e votare per come pensa e non per come gli fa più comodo. C'è invece l'idea per la quale, siccome dobbiamo far vedere all'esterno che c'è una maggioranza, dobbiamo anche qui all'interno rinunciare alle nostre idee ed ai nostri principi. Stiamo parlando di questioni tecniche specifiche, non stiamo parlando di chissà quale tema. Su una questione tecnica specifica si può anche essere in disaccordo all'interno di una maggioranza, senza che questo diventi uno scandalo.
È stato approvato prima un emendamento proposto dall'Italia dei Valori, o meglio copiato dall'Italia dei Valori e proposto da un'altra forza politica: sembrava che ci fosse chissà quale scandalo. Io invece credo che non sia successo niente, credo che su quel problema e su quel tema specifico la maggioranza dei parlamentari responsabilmente ha pensato in modo diverso. Non è possibile che noi, per far vedere che il Governo ha la sua maggioranza, rinunciamo a fare un provvedimento, su cui la maggioranza dei parlamentari altrimenti voterebbe in modo diverso.
Per questa ragione, diciamo che non intendiamo rinunciare alle nostre idee. Votiamo a favore anche di questo articolo, per dimostrare che stiamo lavorando perché ci sia un provvedimento serio ed oculato e non perché si faccia mero ostruzionismo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo, del PdL, che è assolutamente favorevole a questo articolo.
Mi dispiace aver sentito queste parole dall'onorevole di Pietro: qui nessuno l'ha voluto offendere, ma nel dibattito che c'è stato sugli articoli aggiuntivi all'articolo 4 - ed in particolare sugli emendamenti del Governo - credo che le questioni sollevate dal mio gruppo siano delle questioni dirimenti che riguardano il rapporto cruciale tra politica, pubblica amministrazione e buon andamento ed efficienza della pubblica amministrazione. Spiace invece che proprio per quella libertà del dibattito di quest'Aula, che lui richiamava, si perdano di vista gli elementi essenziali e si vada a cercare l'articolo che ci piace di più o che ci piace di meno per articolare il dibattito.
L'articolo, così come esce anche grazie all'accantonamento - poi affronteremo il tema degli articoli aggiuntivi - risponde alle esigenze che ci siamo posti tutti e cioè a quelle di attivare dei percorsi chiari nella selezione della classe dirigente e di andare a disciplinare quelli che sicuramente sono degli abusi che si sono verificati e che sono stati accertati negli ultimi anni.
Quindi, da questo punto di vista il PdL ha intenzione di continuare a lavorare su questo provvedimento in modo serio, in modo responsabile, entrando nel merito dei singoli emendamenti che non sono emendamenti speciosi, ma che in alcuni casi potrebbero finire per stravolgere non solo il senso di questa norma, ma intere altre normative che regolano oggi la pubblica amministrazione ed il rapporto tra dirigenza e giudizio nella pubblica amministrazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,20).

BEATRICE LORENZIN. Il nostro intento è quello di uscire fuori da questo percorso, con una legge che dia garanzie in più ai cittadini e alle imprese, e da Pag. 26questo punto di vista siamo pronti a continuare a confrontarci con il lavoro serio che è stato fatto in questi giorni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei prendere spunto dalle dichiarazioni degli onorevoli Di Pietro e Lorenzin per dire questo: credo anch'io che si stia facendo un lavoro molto importante, credo che l'onorevole Lorenzin abbia arricchito certamente il dibattito di questa mattina con interventi puntuali, possiamo avere opinioni diverse, le opinioni diverse sono fisiologiche, ma ci deve essere a questo punto del lavoro una presa di posizione comune.
Questo provvedimento deve andare avanti, non possono essere applicate a questo provvedimento tecniche dilatorie, perché un conto sono le legittime posizioni che possono essere diverse, ma guai se il Parlamento, in questa fase di delegittimazione della politica, venisse a dover verificare che non riesce ad affrontare questo tema. Poiché nei boatos paralleli al lavoro di Aula si sente parlare della possibilità di rinvio, io voglio dire con chiarezza che su questo ciascuno si assumerà le proprie responsabilità, noi non potremo accettare alcun rinvio dell'esame di questo provvedimento che magari dovesse delinearsi parallelamente ai lavori dell'Aula, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, perché credo che sarebbe una sconfitta per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, vorrei annunciare il voto favorevole del Partito Democratico su questo articolo e dare atto con assoluta sincerità al Governo di aver contribuito, con il suo subemendamento, ad arricchire significativamente il testo che era stato elaborato prima dalle Commissioni riunite, segnando una significativa innovazione su tutto il campo dei codici etici, che è il vero cuore di questo articolo. Per questo vorrei che si mettesse da parte qualsiasi atteggiamento e qualsiasi tono teso a sminuire o incrinare il ruolo costruttivo che il Governo in una situazione delicata, quando l'esame del provvedimento era già in corso e per quanto riguarda questa parte già oltre i termini di una discussione normale sugli emendamenti, ha dato per rimettere su binari corretti e innovativi un dibattito su una questione centrale come quella della trasparenza e della lotta alla corruzione.
Nessuno può sottovalutare o sottolineare un qualche atteggiamento dilatorio da parte del Partito Democratico, nessuno può sottolineare un nostro atteggiamento teso a non farci carico fino in fondo della questione decisiva che stiamo affrontando; non sarà consentito a nessuno, nell'ambito di un'azione costruttiva e tesa ad arrivare in fondo per dare al Paese una legge, qualsiasi atteggiamento teso a svuotare l'innovazione che abbiamo cercato di inserire in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, seguo sempre con molta attenzione ed interesse le esternazioni del Presidente Casini, che quando parla non parla mai a caso.
Sono sicuro che non si riferisse al gruppo dell'Italia dei Valori nel suo riferimento a coloro che vogliono rinviare la discussione di questo provvedimento, anche perché - se non è noto, ve ne rendo edotti - il gruppo dell'Italia dei Valori ha consumato, ad oggi, ventitré minuti ed ha ancora a disposizione un'ora e ventitré minuti. Quindi, da parte nostra c'è soltanto un lavoro serio, deciso, determinato, coerente e puntuale sugli emendamenti che abbiamo presentato noi e su quelli che hanno presentato altri colleghi. Invito, Pag. 27pertanto, il presidente Casini, se ci sono dei boatos, a denunciarli apertamente, in modo che ciascuno di noi sappia come affrontarli e respingerli.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Casini, che condivido nel merito, mi obbliga a dire con molta chiarezza quello che per noi è ovvio e scontato in questa Aula, ma affinché non resti nessuna ombra e nessuna perplessità: noi siamo qua per andare avanti nel calendario dei lavori di questa e della prossima settimana sino alla conclusione del provvedimento, senza nessun rinvio e con piena assunzione di responsabilità da parte del Governo e dei singoli gruppi parlamentari su ogni singolo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muro. Ne ha facoltà.

LUIGI MURO. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà intende dare un segnale chiaro, quello di continuare a lavorare per tutto il tempo necessario da subito. Già nelle situazioni ordinarie è sbagliato annunciare una cosa e non farla. In un periodo come questo, in cui la sensibilità della gente è particolarmente vicina ai temi che stiamo trattando, sarebbe veramente un errore gravissimo, oltre che un'ingiustizia grave, non continuare. Quindi, per noi dobbiamo proseguire senza nessun rallentamento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, ho sentito i colleghi Di Pietro, Casini e Franceschini porre la questione dei termini e della celerità per quanto riguarda l'approvazione di questo provvedimento. Mi auguro, cari colleghi, che si possa approvare in maniera celere questo provvedimento, senza però ricorrere a nessun voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se ci fosse l'intenzione di ricorrere all'ennesimo voto di fiducia, magari su qualche articolo, che dal punto di vista regolamentare è fattibile - ci sono stati altri precedenti - ho la netta sensazione che si potrebbe forzare, sia da una parte che dall'altra, l'esito del voto su questo provvedimento. Quindi, da parte mia - concludo, signor Presidente - spero che martedì o mercoledì non ci si ritrovi qui a votare non so se la quindicesima, la diciottesima o la ventesima fiducia al Governo Monti su un provvedimento che nulla ha a che vedere con le attività del Governo, ma attiene di più alle attività del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, non so a cosa ed a chi si riferisse l'onorevole Casini. Per quanto ci riguarda, siamo impegnati ad approvare questo provvedimento, ma evidentemente non alla cieca. Nessuno può mettere in moto un meccanismo per cui, facendo un indegno processo alle intenzioni, poi non ci si confronta sul merito dei problemi e delle questioni che sono molto ampie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Noi diciamo con chiarezza che siamo impegnati ad approvare questo provvedimento, ma non siamo impegnati ad approvare cose che non condividiamo, ad approvare proposte che sono arrivate non in Commissione, ma direttamente in Aula, senza guardarle attentamente. Se voi ritenete, in nome di una demagogia, che francamente rinvio al mittente, che si possano approvare alla cieca norme che possono provocare danni e guasti nel lavoro Pag. 28della pubblica amministrazione e nel rapporto tra cittadini e politica, ebbene noi questo non lo facciamo.
Facciamo, invece, un lavoro serio, che riguarda i vari articoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non a caso, alcuni articoli sono stati rinviati perché vi sono dei problemi e delle questioni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cicchitto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Napoli, Laboccetta, Foti, Costa, Moles, Testoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
481
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Crosio, Realacci e Lamorte hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Invito il relatore ad esprimere il parere sugli articoli aggiuntivi all'articolo 4.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni chiedono l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo 4.0600 (Nuova formulazione) del Governo, e quindi, conseguentemente, chiedono l'accantonamento anche dei subemendamenti Bragantini 0.4.0600.1 e Vassallo 0.4.0600.2. Le Commissioni chiedono l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0250.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0251, chiedono l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0252 ed esprimono parere contrario sull'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0253. Mi risultano ritirati gli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0254 e....

PRESIDENTE. Onorevole Santelli, alla Presidenza non risulta ritirato l'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0254. Quindi, per il momento, esprima il parere.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0254 e 4.0256...

PRESIDENTE. No, gli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0256, 4.0258, 4.0259, 4.0260 e 4.0261 sono stati ritirati.
Quindi, onorevole Santelli, deve esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo 4.0650 delle Commissioni.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio articolo aggiuntivo 4.0650.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, il Governo concorda con il relatore. Voglio cogliere l'occasione solo per precisare che il Ministro Severino sarà senz'altro presente per il Governo per tutti gli emendamenti che riguarderanno la parte penale.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo 4.0600 (nuova formulazione) del Governo e i relativi subemendamenti si intendono dunque accantonati. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0251, accettato dalle Commissioni e dal Governo. Pag. 29
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, Servodio, Tanoni, Sposetti, Sbrollini, Fitto, Carlucci, Mondello, De Luca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 482
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato
482).

Ricordo che l'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0252 deve intendersi accantonato.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0253.

ALFREDO MANTOVANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, non sono disponibile ad accogliere l'invito garbatamente rivolto dalla relatrice e dal Governo perché l'articolo aggiuntivo in questione punta ad affrontare una questione grave e seria.
Si assiste, con una certa frequenza, alla seguente scansione: un'amministrazione adotta un provvedimento, si ricorre contro il provvedimento medesimo e, dopo un certo tempo, il giudice amministrativo accoglie il ricorso. A questo punto si assiste ad una circostanza singolare: in troppi casi, chi ha promosso il ricorso, dopo avere ottenuto ragione da parte del giudice amministrativo, rinuncia al ricorso medesimo, facendo rivivere il provvedimento dichiarato illegittimo. La sentenza formalmente viene meno, il provvedimento annullato rivive, anche se il giudice amministrativo lo ha «bollato» di illegittimità.
Il campo in cui una vicenda del genere si svolge con maggiore frequenza, guarda un po', è quello delle gare d'appalto. Il concorrente escluso dall'aggiudicazione presenta ricorso, l'esecuzione dell'opera, ordinariamente, viene bloccata e poi lo stesso ricorrente, certo non alla luce del sole, contratta con l'aggiudicatario la propria rinuncia al ricorso. È evidente che il prezzo non legale, non lecito, della rinuncia sale mano a mano che ci si avvicina alla sentenza e subisce un rialzo dopo la pronuncia della sentenza se favorevole al ricorrente.
Non so per quali ragioni, perché non sono state esplicitate, le relatrici e il Governo hanno espresso parere contrario sull'articolo aggiuntivo in questione. Può darsi che la motivazione sia quella che il processo amministrativo è un processo di parti, ma nel momento del procedimento oggetto dell'articolo aggiuntivo in esame, quando il giudice si è già pronunciato, vi è un interesse pubblico che, a mio avviso, è certamente prevalente su quello privato della parte a non fare rivivere un atto dichiarato illegittimo a seguito del contraddittorio delle parti medesime.
Allora, gradirei - sollecitando l'attenzione favorevole dell'Aula all'articolo aggiuntivo in oggetto - che sì, si affrontassero pure tutti i discorsi che abbiamo seguito finora sui massimi sistemi correlati alla corruzione, ma che poi si fosse coerenti e non si bocciassero le proposte che puntano a circoscrivere - non certo ad eliminare, perché nessuno si fa illusioni - l'area della possibile corruttela.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, intervengo solo per spiegare il problema tecnico, a mio avviso non indifferente, che è dietro l'articolo aggiuntivo in questione.
Come sapete, il giudizio amministrativo è un giudizio di parte, non è un giudizio oggettivo al pari del giudizio civile. La situazione denunciata dall'onorevole Mantovano va ricostruita perché non è che il Pag. 30problema presentato in sé non esista. Che questo tipo di distorsione possa verificarsi non solo non lo posso escludere, ma posso anche ritenerlo possibile.
Il problema però è il seguente. Secondo l'articolo aggiuntivo in oggetto «Le pubbliche amministrazioni dispongono in ogni caso l'annullamento d'ufficio dei provvedimenti amministrativi definitivamente annullati in sede giurisdizionale, anche nei casi in cui la parte vittoriosa nel giudizio ha volontariamente rinunciato al ricorso o agli effetti della sentenza di annullamento». Questa evenienza è tecnicamente possibile nel processo amministrativo solo ed esclusivamente se pende l'appello, quindi la parola «definitivamente» la debbo intendere riferita alla sentenza di primo grado.
Quindi, noi abbiamo una sentenza di primo grado che annulla e abbiamo un ricorso in appello. A questo punto, poiché non posso, ovviamente, impedire alla parte di rinunciare con l'appello al ricorso originario, nel momento in cui la parte rinuncia al ricorso originario, quella sentenza di primo grado non definitiva viene meno tecnicamente, perché non c'è più il ricorso con cui quel provvedimento è stato impugnato.
Se questo è vero, si ricollega automaticamente l'autotutela ad un fatto che non esiste più. Non esiste più nella realtà fisica; c'è una sentenza di annullamento che non esiste più e che - vorrei far presente - era una sentenza non definitiva, tant'è vero che era impugnata e, quindi, suscettibile di riforma in appello. Quindi quei fatti - l'illegittimità del provvedimento originario - non risultano accertati ed in particolare l'illegittimità non risulta accertata né da una sentenza irrevocabile né, a seguito della rinuncia, da alcuna sentenza, perché è il giudizio di primo grado a venire meno.
In questa situazione confesso che, a fronte di un semplice ricorso che è stato proposto e al quale poi si è rinunciato, sia pure per il passaggio di una sentenza di primo grado che ha ritenuto l'illegittimità, fare scattare obbligatoriamente l'autotutela è un problema che, nell'assetto del giudizio amministrativo dell'interesse al ricorso, è davvero dirompente nel sistema, fermo restando che ovviamente l'amministrazione ha sempre la facoltà di ricorrere all'autotutela secondo i principi del diritto amministrativo.
Questa sola è la motivazione della contrarietà, assolutamente sul piano tecnico del Governo, a questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Onorevole Mantovano, conferma la sua posizione?

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, registro che il Ministro - e lo ringrazio per questo - ha attestato che il problema sottostante esiste, cioè esiste un problema di «compravendita» di ricorsi e di rinunce a ricorsi in presenza di una sentenza già emanata.
Allora, se il problema esiste, provo a formulare un'ipotesi subordinata: si accantoni questo articolo aggiuntivo e si trovi una soluzione, magari circoscrivendo l'area dell'irrinunciabilità al ricorso alle materie più sensibili a rischio di corruttela, per esempio le gare d'appalto. Si troverà un punto di equilibrio tra l'esigenza di rispetto della logica del processo amministrativo - che però in questo caso mi sembra, più che formale, formalistica - e l'esigenza sostanziale di restringere l'area della corruzione.

PRESIDENTE. Quindi mi sembra che l'onorevole Mantovano, laddove non ci fosse una proposta da parte della relatrice di accantonamento, confermi la richiesta di voto sul suo articolo aggiuntivo.
Prendo atto che la relatrice non intende proporre l'accantonamento.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, chiediamo anche noi l'accantonamento.
Mi sembra che vi sia una questione molto importante, addirittura di logica di Pag. 31sistema e di diritti soggettivi e, quindi, crediamo che sia il caso di procedere con l'accantonamento.

PRESIDENTE. Prima di procedere con il dibattito, siccome c'è un'ulteriore richiesta, anche da parte del gruppo della Lega, di accantonamento, o i relatori si dicono disponibili all'accantonamento oppure dobbiamo fare parlare un oratore a favore ed uno contro per decidere se accantonare o meno l'articolo aggiuntivo in esame.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, il Ministro ha chiarito qual è la posizione che si viene a verificare nelle varie fattispecie.
Se il presentatore dell'emendamento ritiene che si possa riformulare, è un discorso, però, in questo caso deve convenirlo con il Governo. Personalmente ritengo che la riformulazione di questo concetto non sia semplice. Infatti partiamo da un concetto un poco diverso: parliamo di giudicato e di non giudicato. Credo che probabilmente il presentatore non è in condizione di riformularlo.
Se si ritiene - ma lo deve dire il Governo - che su questa materia il Governo intenda riflettere, accantoneremo l'articolo aggiuntivo.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, se lei interviene sull'ordine dei lavori le do la parola, altrimenti dobbiamo risolvere questa questione dell'accantonamento e, poi, entreremo nel merito.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, credo che sapere cosa pensano i gruppi sull'accantonamento sia una questione preliminare.

PRESIDENTE. Infatti, l'oggetto è l'accantonamento.

ANTONIO DI PIETRO. Allora sull'accantonamento noi vogliamo parlare. Infatti anche noi volevamo proporre una riflessione su due questioni, entrambe delicate: quella posta dal Governo, per non trovarsi ad un certo punto con «un non provvedimento» che genera un obbligo ad annullarne un altro; e quella di una realtà che però esiste, cioè una «compravendita» di sentenze già emanate, seppure in primo grado, e poi «accordate» nelle more.
Siccome questa è diventata una delle migliori attività di faccendieri e speculatori forse è il caso che la affrontiamo serenamente, ma non in questa Aula, in un Comitato dei Diciotto per andare a trovare il punto di caduta che possa soddisfare tutti. Nel dire da subito che chiedo di sottoscrivere questo articolo aggiuntivo (ma per aiutare a riformularlo) chiedo anche che venga accantonato.

PRESIDENTE. Mi sembra, anche a fronte dell'intervento dell'onorevole Di Pietro ma in particolare della domanda rivolta dal presidente della I Commissione al Ministro, che il Ministro debba una risposta. Se il Governo ritiene che sia utile l'accantonamento...

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, credo che tecnicamente sia molto complicato se non impossibile. Detto questo però, poiché non ho mai rifiutato un approfondimento e poiché ci sono altri emendamenti accantonati Pag. 32sempre su questo articolo, non mi sembra giusto negare una riflessione.

PRESIDENTE. Sta bene, mi sembra che la risposta al presidente e alla relatrice sia stata data dal Governo.
Quindi l'articolo aggiuntivo è accantonato.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0254. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mantovano 4.0254 formulato dal relatore.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, accolgo questo invito, e se mi permette un secondo spiego perché. Questa proposta, come le altre successive fino al 4.0260, puntavano ad affrontare un tema di cui discutiamo sempre nei vari convegni e nelle occasioni di approfondimento quando si cerca di individuare un filtro di giuridicità all'operato degli enti territoriali dopo le Bassanini che hanno dato una configurazione diversa ai funzionari degli enti territoriali, in modo particolare al segretario comunale. Mi rendo conto che non ci sono le condizioni per un voto favorevole nei confronti della problematica nel suo insieme, e il ritiro è funzionale non all'essermi convinto che non vada affrontato il tema, ma ad evitare che una valutazione negativa blocchi definitivamente o per lo meno per un tempo apprezzabile la discussione di una questione che invece ha un suo peso.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, proprio per non rubare tempo mi permetto di esprimere già un parere non solo sull'articolo aggiuntivo in esame ma anche sui successivi articoli aggiuntivi (Mantovano 4.0256, 4.0258, 4.0259 e 4.0260), che mi pare siano le proposte per le quali è stato chiesto il ritiro oppure è stato espresso il parere contrario. Non so poi sugli altri articoli aggiuntivi il collega Mantovano che cosa intenda fare, ma le questioni che pone in questa Aula in questo momento non credo stiano facendo perdere tempo. Il collega Mantovano dell'alto dalla sua professionalità e della sua storia personale di magistrato sta cercando di darci indicazioni molto interessanti in tema di controllo di legalità. Ebbene in questo caso di che cosa stiamo parlando? Innanzi tutto del ruolo del segretario comunale. Già è stato svuotato quello che una volta...

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo. Gli altri articoli aggiuntivi cui ha fatto riferimento sono già stati tutti ritirati. Siamo sull'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0254, sul quale sta intervenendo, che è stato ritirato. Lei interviene per farlo proprio, oppure no?

ANTONIO DI PIETRO. Intervengo per fare propri tutti questi articoli aggiuntivi nel caso siano stati ritirati: gli articoli aggiuntivi Mantovano 4.0254, 4.0256, 4.0258, 4.0259 e 4.0260.

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

ANTONIO DI PIETRO. Poiché non voglio farle perdere tempo ne parlo una volta sola.

PRESIDENTE. Lo aveva lasciato implicito, lo deve esplicitare.

ANTONIO DI PIETRO. Intendo chiarire la ragione per cui intendiamo fare nostre queste proposte, invitando a riflettere su ciò che ci ha segnalato l'onorevole Mantovano, che non mi pare faccia parte del mio gruppo, né mi pare che facciamo parte della stessa maggioranza, però credo stia esprimendo dei concetti e delle riflessioni che devono interessare a quest'Aula: il ruolo del segretario comunale e soprattutto cosa può fare il segretario comunale per aiutare le giunte e i consigli comunali a non prendere delle «cantonate» mostruose. Stiamo parlando di organismi Pag. 33elettivi che magari hanno bisogno di avere pareri, peraltro facoltativi, ma almeno c'è una responsabilità.
Un domani non possono dire di non sapere che cosa stavano facendo perché c'è un organo tecnico che glielo sta spiegando. E, allora, che cosa si sta chiedendo qui? Che si dia un parere di conformità alla legge sulle delibere, da parte del segretario comunale, ogni volta che la giunta o il consiglio comunale prendono una decisione. Non mi pare che si stia chiedendo la luna. Che cosa si sta chiedendo? Che il segretario comunale esprima parere preventivo sulla regolarità dell'azione amministrativa. Non mi pare che si stia chiedendo la luna. Che ci sta a fare il segretario comunale se non a fare questo? Mi pare si stia cercando di fare modo che tutti i cittadini che abbiano interesse possano accedere ai documenti amministrativi. Come torno a ripetere, qui non si tratta di doversi arroccare su un voto per partito preso. Questa questione non interessa né la destra, né il centro, né la sinistra, né la maggioranza, né l'opposizione. C'è una proposta avanzata da un'autorevole collega di riflessione su questo tema. Chiedo per quale ragione dobbiamo accontentarci di un parere negativo che il Governo dà senza spiegazione e dobbiamo rinunciare a un ruolo e ad una funzione per cui il segretario comunale viene pagato. Per questa ragione, faccio mie queste proposte emendative e chiedo, senza intervenire sulle altre, che vengano votate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, le osservazioni che sono state testè fatte dall'onorevole Di Pietro, e anche le considerazioni svolte dall'onorevole Mantovano, introducono un argomento estremamente delicato che riguarda sostanzialmente il tema del ruolo dei segretari comunali all'interno della pubblica amministrazione, un tema che è stato oggetto in passato anche di una sostanziale e radicale modifica nel concetto delle autonomie locali. Trovo francamente sconveniente affrontare questa questione in maniera parziale ed episodica. Possiamo discutere anche sul ritorno ad una responsabilità diretta del segretario per quanto riguarda la legittimazione di un atto amministrativo e, quindi, la conformità alla legge di quell'atto, ma in questo caso dovremmo ridiscutere complessivamente su quello che è il ruolo del segretario nella pubblica amministrazione. Infatti, è radicalmente cambiato, come lei sa, onorevole Di Pietro, dal momento che è un organo di collaborazione che viene nominato attraverso un'agenzia dei segretari e, quindi, nel corpo di un sistema autonomistico degli enti locali. Diversa era la situazione quando veniva nominato dalle prefetture ed era un organo diretto del Ministero degli interni. Capisco che quando c'è un provvedimento così ampio come quello che riguarda il sistema anticorruttivo occorre occuparsi anche di questo argomento, ma sarebbe più logico riportarlo nell'ambito di un discorso più compiuto in tema di autonomia e ordinamento locale, altrimenti rischiamo di fare soltanto grande confusione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, intervengo sul punto con una riflessione: l'onorevole Di Pietro ha detto una cosa teoricamente giusta, però ricordiamoci bene che, all'atto pratico, una cosa del genere secondo me va inquadrata nella riforma complessiva della legge sulla trasparenza e non così. È giusta, ma non così. Immaginiamo, infatti, se in un comune con mille abitanti, tutti i mille abitanti si mettono a chiedere tutti gli atti dei precedenti cinque anni; quel comune, da quel momento in poi, fa solo fotocopie. Questo è l'impatto pratico di una norma del genere, giusta, ma non così. La mia opinione personale, quindi, è che venga ritirata oppure è meglio votare contro in questo contesto.

Pag. 34

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesare Marini. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, vorrei ricordare ai colleghi che vi è stata la riforma Bassanini che ha separato la funzione di programmazione e di decisione dalla fase gestionale. Un sistema funziona se ha un suo equilibrio, se si rompe l'equilibrio non funziona più. I segretari, come ha ricordato il collega Moffa, in un precedente periodo dipendevano direttamente dalle prefetture, anche se erano pagati dai comuni, e, quindi, avevano la funzione di controllo dell'attività amministrativa. Poi c'è stato un lungo dibattito, anche un conflitto, in conseguenza dei quali si è approdati alla riforma che ha portato, appunto, i segretari a diventare collaboratori dell'amministrazione, ossia a svolgere un'altra funzione.
I segretari non possono diventare i custodi della correttezza amministrativa: infatti non ha senso parlare di correttezza amministrativa. Gli atti amministrativi sono legittimi o illegittimi. Non sono corretti o scorretti. Quindi dobbiamo avere una visione chiara e precisa di quella che è l'amministrazione e, soprattutto, l'amministrazione locale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà per un minuto.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, dal punto di vista formale, così come è accaduto precedentemente al gruppo del PD, l'onorevole Mantovano ha ritirato la sua proposta che è stata fatta propria da un altro gruppo. Per questo noi ci asterremo. Se mi permettete, tuttavia, facendo parte del Comitato dei diciotto vorrei evidenziare che la questione sollevata dall'onorevole Mantovano ha grandissimo interesse ma, proprio per le motivazioni che sono state prima addotte dall'onorevole Moffa, riteniamo opportuno che si apra un nuovo dibattito sul ruolo dei consiglieri comunali perché, soprattutto nelle piccole amministrazioni, alla luce anche della riforma del testo delle autonomie che abbiamo già approvato in quest'aula, probabilmente dovremmo rivedere complessivamente il funzionamento della pubblica amministrazione così da garantire l'efficienza, il controllo e l'aiuto ai consiglieri comunali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, non mi meraviglio che in quest'aula viene ritrovato un feeling e una sintonia tra i colleghi Di Pietro e Mantovano, come ex-magistrati e che, quindi, si ritrovi tra ex-magistrati questa sintonia. Per la stessa ragione è più facile che uno come me si ritrovi di più nelle posizioni espresse dal collega Moffa per aver vissuto per lunghi anni l'esperienza dell'amministratore locale. Ma, al di là di questo, vorrei entrare nel merito. Anzitutto c'è un problema di metodo a cui sia pure indirettamente ha fatto riferimento il Ministro Patroni Griffi. Con il provvedimento in esame che vogliamo venga approvato nel più breve tempo possibile, non possiamo occuparci di tutto. Non possiamo pensare cioè di modificare la procedura prevista, ad esempio, per i ricorsi al TAR ma anche qui introduco un fatto di esperienza collegato alle migliaia, migliaia e migliaia di ricorsi che vengono presentati per impugnare le gare d'appalto. Lei può fare riferimento ad eccezioni che ci possano essere state e che ci sono. Ma le posso assicurare da amministratore che ha visto centinaia e centinaia di procedure di appalto, che quando c'è un'esclusione a cui lei ha fatto riferimento, l'esclusione cioè di una ditta partecipante alla gara, la norma, la regola è che se il TAR dà ragione c'è la riproposizione della procedura. Se poi lei vuole qui ipotizzare l'illegittimità del provvedimento per circostanze di fatto che fanno ragionevolmente pensare a fatti illeciti, l'amministratore pubblico, il dirigente in questo caso ha il dovere di denunciare il tutto all'autorità giudiziaria. Pag. 35
Come pure, venendo all'articolo aggiuntivo di cui ci stiamo occupando, anche per i segretari comunali si fanno affermazioni inesatte, onorevole Di Pietro: aiutare l'amministratore che viene eletto. Intanto non è il caso che faccia io in quest'aula la difesa dell'amministratore locale. Si tratta di persone elette, in molti casi molto, molto più competenti di noi che sediamo su questi banchi in quest'aula del Parlamento. Ma, al di là di questo, proporre un emendamento per dire che, su ogni proposta della giunta, il segretario comunale esprime il parere di conformità alle leggi e che tale parere non è vincolante non è necessario: questo onorevole Mantovano è già previsto. Il fatto che il segretario comunale esprima un parere non vincolante è già previsto e, quindi, non è il caso di incidere su una materia che riguarda l'insieme dell'ordinamento delle autonomie locali. Giustamente qui è stato ricordato. C'è un codice delle autonomie oggi all'esame del Senato, ahimè, dopo tanto tempo è stato licenziato qui alla Camera. È quella la sede per risolvere questo tipo di questioni. Pertanto, a titolo personale ma penso anche del gruppo, voto contro l'articolo aggiuntivo fatto proprio dall'onorevole Di Pietro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, io credo che bisognerebbe fare una riflessione sul fatto che i problemi sollevati e che oggi noi constatiamo nel sistema degli enti locali dall'attuazione delle riforme degli anni Novanta derivano dal fatto che quelle riforme hanno eliminato tutte insieme tutto il sistema dei controlli, perché è stato eliminato il ruolo del segretario generale, ma è stato eliminato il ruolo del Co.Re.Co., così come non è stata data una condizione di autonomia ai collegi dei sindaci degli enti locali, che vengono nominati dai consigli comunali e quindi hanno una situazione di dipendenza. Allora io inviterei i colleghi a riflettere sul fatto che il problema non è quello di riportare all'indietro il ruolo del segretario generale ad una funzione di controllo e non di consulenza, che invece è preziosa, ma che bisogna valutare la reintroduzione di un meccanismo di controlli che, senza bloccare l'attività amministrativa, sia però un occhio vigile sulla legittimità, sulla trasparenza e sulla correttezza. Segnalo che qualcosa si è fatto nei decreti attuativi del federalismo fiscale, dove si è data una maggiore autonomia al collegio dei revisori interni dei comuni e degli altri enti locali e quindi invito i presentatori a valutare se non si debba non intervenire sul ruolo del segretario generale, ma riflettere un attimo e approfondire la questione di un nuovo meccanismo di controlli che obiettivamente oggi nel sistema degli enti locali è totalmente sparito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà, per un minuto.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, sarò velocissimo, ma io rimango allibito. Qua innanzitutto invito Di Pietro a fare il consigliere comunale: forse avrebbe più «proprietà» di quello che avviene in un comune, specialmente in un piccolo comune. Ma ascoltate, lo ha detto un collega: ci rifacciamo per piacere alla Bassanini? Quando abbiamo lasciato il controllo di tutti gli atti non al politico, ma al tecnico del comune e il tecnico del comune, stando la propria firma, ne risponde in tutti i sensi. Allora vengo a dire: ma quale discussione facciamo? Io sono tra quelli che dicono quell'articolo della legge Bassanini è da cambiare, bisogna ritornare alla responsabilità del sindaco, mentre invece allora abbiamo dato la responsabilità al tecnico, che continua. Aggiungo che ha ragione qualche collega: vi è un testo al Senato, ma voi ci pensate? Amministrare un comune di 500 abitanti è come amministrare il comune di Roma, con le stesse medesime leggi? Per piacere, guardiamo i fatti concreti e non riempiamoci di parole.

Pag. 36

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale perché a me sembra che le considerazioni svolte dall'onorevole Di Pietro non siano, così come si vogliono far apparire, campate in aria. Qui si tratta di focalizzare il ruolo del segretario comunale e di introdurre un parere che, è vero, non è vincolante, ma è un parere obbligatorio, che costringe il segretario comunale ad assumersi delle responsabilità. Quindi io ritengo che il Governo dovrebbe meditare su questo emendamento e personalmente voterò a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, soltanto una chiosa su questo argomento: basterebbe restituire al segretario comunale le competenze che aveva in precedenza, poiché esisteva effettivamente chi avrebbe potuto controllare l'attività negli enti locali ed in particolare dei comuni, ed era proprio il segretario comunale. Quindi istituire un'autorità o comunque un'ulteriore figura, dopo che il segretario comunale è stato spogliato di quella che era la sua principale attività, mi sembra surreale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Marchignoli. Ne ha facoltà, per un minuto.

MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, impiego solo pochi secondi: stiamo discutendo di una norma i cui effetti già esistono. I segretari comunali non sono collaboratori dei sindaci, sono responsabili della legittimità degli atti amministrativi delle giunte e dei consigli, a cui si aggiungono, dopo le Bassanini, le responsabilità dei dirigenti dei vari settori.
Quindi, non c'è bisogno di cambiare nulla. In passato, c'erano i CoReCo: ebbene, sono stati eliminati e la responsabilità della legittimità degli atti delle giunte e dei consigli - quindi, degli organi politici - è in capo ai segretari comunali. Pertanto, questo articolo aggiuntivo non ha senso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi unisco anch'io alle voci intervenute numerose in quest'Aula per chiedere, proprio in relazione all'articolo aggiuntivo presentato, una revisione del ruolo del segretario comunale.
Un certo potere di controllo, nella passata legislazione, il segretario comunale, svincolato da rapporti organici con la giunta, lo aveva e poteva esprimere valutazioni significative in merito a determinati provvedimenti. Oggi come oggi, con l'attuale normativa, egli è privo di poteri di controllo e di garanzia nei confronti di tutti i cittadini.
Pertanto, credo che almeno un ruolo di consiglio e di valutazione obbligatoria sia opportuno, in previsione, però, di una modifica della normativa che, di fatto, ha creato questo personaggio, che è un ibrido tra la funzione di controllo e la funzione di consultazione e registrazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO GARAGNANI. Per questo motivo, il mio auspicio è che, traendo spunto da questo dibattito, si provveda ad una modifica della figura del segretario comunale, dandogli quei poteri di controllo che prima aveva.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Garagnani.
L'onorevole Mantovano ha chiesto di parlare: onorevole Mantovano, non posso darle la parola, perché è già intervenuto.

Pag. 37

ALFREDO MANTOVANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, sono intervenuto in precedenza per ritirare l'articolo aggiuntivo a mia prima firma: poiché adesso ci accingiamo a votarlo, credo che, come presentatore, abbia titolo ad esprimermi sullo stesso. Non ruberò più di dieci secondi.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, intervengo solo per far presente, in primo luogo, che il ritiro delle proposte emendative era funzionale ad una discussione più equilibrata nel metodo: visto che adesso si entra nel merito, avendole presentate, annuncio il mio voto a favore.
In secondo luogo, il primo degli articoli aggiuntivi che ci aggiungiamo a votare non riguarda il ruolo del segretario comunale, ma riguarda una più ampia possibilità di accesso agli atti di un ente pubblico all'insegna della garanzia di chiarezza e di trasparenza. Credo che questo, fuoriuscendo dalla discussione e dal conflitto che vi è stato finora in quest'Aula, possa essere - spero - accolto favorevolmente da tutti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0254, fatto proprio dal gruppo Italia dei Valori, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Brugger... onorevole Tanoni... onorevole Alberto Giorgetti... onorevole Vanalli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 369
Astenuti 107
Maggioranza 185
Hanno votato
54
Hanno votato
no 315).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0256, fatto proprio dal gruppo Italia dei Valori.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, vorrei sapere quando sono stati ritirati questi articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Questi articoli aggiuntivi sono stati ritirati dai presentatori.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Sono stati ritirati precedentemente, è questo il punto. Infatti, in Commissione, il relatore aveva annunciato il ritiro di questi articoli aggiuntivi. Signor Presidente, lei sa che, per Regolamento, se il ritiro è avvenuto prima, non possono essere fatti propri.

PRESIDENTE. Però a noi risulta, ed è per questo che abbiamo accettato la richiesta all'inizio della seduta.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Sto solo chiedendo quando è avvenuto il ritiro.

PRESIDENTE. All'inizio della seduta.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Quindi?

PRESIDENTE. Quindi, essendo in corso la seduta ed essendo stati ritirati, possono essere fatti propri dal gruppo dell'Italia dei Valori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovano. Ne ha facoltà.

Pag. 38

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, intervengo per una dichiarazione di voto a favore, se mi è consentito.

PRESIDENTE. Certamente, onorevole Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO. Avendo ascoltato con attenzione il dibattito precedente, intervengo solo per dire che non si tratta, con questo articolo aggiuntivo, di tornare alla situazione antecedente alla legge Bassanini, ma di ridisegnare, in un'ottica di riequilibrio, il ruolo del segretario comunale, non come semplice consigliere, in questo caso non del principe ma del sindaco, né come un personaggio che rischia di subire quello che potremmo definire il complesso della vedova del maharaja, nel senso che quando il sindaco va via o, comunque, quando il sindaco cambia idea, poi viene bruciato sulla pila, viene arso vivo.
Il parere che viene chiesto al segretario comunale, oltre non essere vincolante, è un parere di conformità alle leggi, allo statuto e ai regolamenti: è, quindi, un filtro di giuridicità. Non si entra, ovviamente, nel merito delle scelte dell'amministrazione, ma si viene chiamati ad un ruolo di supporto dell'amministrazione medesima, che previene i contenziosi e, dal momento che parliamo di corruzione, indirizza su comportamenti amministrativi che potrebbero, qualora si discostassero dalle leggi, dal regolamento e dallo statuto, avviarsi verso certe derive di non conformità alla legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0256, fatto proprio dal gruppo Italia dei Valori, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio e Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 448
Astenuti 11
Maggioranza 225
Hanno votato
55
Hanno votato
no 393).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0258, fatto proprio dal gruppo Italia dei Valori, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, De Nichilo Rizzoli, Golfo, D'Amico e Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 450
Astenuti 13
Maggioranza 226
Hanno votato
45
Hanno votato
no 405).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0259, fatto proprio dal gruppo Italia dei Valori, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesare Marini, De Camillis e Castellani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 446
Astenuti 19
Maggioranza 224
Hanno votato
46
Hanno votato
no 400). Pag. 39

Prendo atto che il deputato D'Alessandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0260, fatto proprio dal gruppo Italia dei Valori, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Pes, Garofani e Agostini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 453
Astenuti 11
Maggioranza 227
Hanno votato
46
Hanno votato
no 407).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Mantovani 4.0261.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, su questo articolo aggiuntivo le Commissioni avevano espresso un invito al ritiro perché c'è una riformulazione presentata dalle Commissioni stesse.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, intende fare propria anche la proposta emendativa in esame oppure possiamo passare, come dice la relatrice, all'articolo aggiuntivo 4.0650 delle Commissioni che riformula, evidentemente, l'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0261?

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, anche questo articolo aggiuntivo è stato presentato da Mantovano, quindi credo che debba parlare prima lui per dire se lo ritira o non lo ritira.

PRESIDENTE. A noi risultava già ritirato.

ALFREDO MANTOVANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO. Signor Presidente, mi spiace se si è creato un equivoco ma questo articolo aggiuntivo, come è stato spiegato prima dalle relatrici, è stato interamente riformulato dalle Commissioni.
Il problema era costituito dall'individuazione dello strumento previsto per fare quello che la proposta emendativa richiedeva e che nella mia formulazione originaria era un regolamento; opportunamente, il Governo ha detto che c'è bisogno di un decreto legislativo con dei criteri di delega e io ho accolto questo suggerimento saggio e tecnicamente attrezzato del Governo; per cui è ovvio che l'ho ritirato per sostituirlo con uno migliore.

PRESIDENTE. Onorevole Mantovano, la ringrazio per il chiarimento; in tal modo si spiega quello che la Presidenza ha detto e cioè che l'articolo aggiuntivo è stato ritirato.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, se ho capito bene è stato ritirato l'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0261 perché il Governo oppure le Commissioni ne vogliono presentare un altro? Non lo avete ancora presentato?

PRESIDENTE. Sì, è già stato presentato ed è denominato come articolo aggiuntivo 4.0650 delle Commissioni. Credo che sia quello che lei ha in mano.

Pag. 40

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, proprio per spirito di collaborazione, affinché si abbia il miglior risultato, non faccio mio l'articolo aggiuntivo Mantovano 4.0261, perché altrimenti votando questo si creerebbero dei problemi, e dichiaro fin d'ora il voto favorevole all'articolo aggiuntivo 4.0650 delle Commissioni.

PRESIDENTE. Quindi, l'articolo aggiuntivo 4.0261, come spiegato dall'onorevole Mantovano, è ritirato.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 4.0650 delle Commissioni.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.0650 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Rosato....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
455
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Vico ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4434-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4434-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti a questo articolo che, peraltro, sono semplicemente un paio, perché ritengo che il tema sia di particolare interesse.
Infatti, andiamo a toccare la materia della cosiddetta tutela del dipendente pubblico che segnala degli illeciti. Questo problema è balzato agli onori delle cronache anche di recente ed è evidente che coloro che, nell'ambito dell'adempimento del loro dovere si trovano ad avere a che fare con dei comportamenti illeciti, poco trasparenti o costituenti reato, temono, in molte circostanze, di trovarsi di fronte ad un bivio: da un lato, quello di chiudere un occhio per evitare delle rogne o delle ritorsioni e, dall'altro lato, quello di svolgere il loro dovere e di incorrere in tutta una serie di difficoltà anche lavorative, con il rischio in più, come è capitato in qualche circostanza, di ritrovarsi come superiori, come se niente fosse accaduto, quegli stessi soggetti che erano stati condannati in seguito ad una loro denuncia.
Questo è il tema, ed è, secondo me, molto rilevante.
Ma è molto importante anche valutare e rilevare come, sia il testo della norma, sia l'emendamento governativo, puntino a modificare la norma e ad intervenire su questo problema. Ebbene, in buona sostanza, vi sono due punti: un punto che attiene alle conseguenze, sul piano lavorativo, del soggetto denunciante; un altro legato, invece, all'identità e alla rivelazione dell'identità del soggetto denunciante.
Ebbene, sotto il primo profilo mi sento di evidenziare che l'emendamento è stato presentato dal collega Sisto - sul quale chiedo, in assenza del collega, di poter apporre... Signor Presidente, è complicato intervenire con questo baccano.
L'emendamento presentato dal collega Sisto va a colmare quella che poteva essere una lacuna del testo originario, perché il testo originario fa riferimento ai casi di responsabilità a titolo di calunnia o di diffamazione nel caso in cui la segnalazione da parte del pubblico dipendente fosse inveritiera o infondata.
Non sempre una dichiarazione inveritiera o infondata possono dar vita ad un reato di calunnia o di diffamazione. Ritengo, Pag. 41quindi, che opportunamente il collega Sisto abbia integrato questa norma, inserendo, oltre alla «diffamazione», anche le parole «ai sensi dell'articolo 2043 del codice civile», quindi andando a colmare la lacuna e inserendo anche delle situazioni che non costituiscono reato e che però danno luogo ad una segnalazione; una denuncia infondata che merita, in un certo senso, di determinare degli effetti sul dipendente che l'ha fatta, e giustamente.
Per quello che riguarda il comma 2, il problema è legato all'identità del segnalante. Ebbene, sotto questo profilo il Governo ha cercato di trovare una mediazione, un bilanciamento tra opposte esigenze. In sostanza, l'identità del segnalante sarebbe salvaguardata nel caso in cui, attraverso ulteriori elementi, si possa giungere alla contestazione dell'illecito disciplinare, quindi non essendo necessaria la denuncia, che è la miccia, ma in sostanza l'innesco è causato da altre ragioni, e in questo caso è tutelata l'identità e l'anonimato del segnalante. Laddove, invece, sia necessaria la presenza o la partecipazione del segnalante nell'ambito della denuncia, si ritiene che l'identità debba essere, in un certo senso, svelata.
Sotto questo profilo, però, devo dire che è necessaria una maggiore riflessione, perché ritengo che in molte circostanze la denuncia da parte del pubblico dipendente possa si determinare un procedimento disciplinare, magari coperto dall'anonimato e anche da tutta una serie di elementi nuovi che fanno venir meno l'importanza della denuncia stessa, portando, quindi, all'anonimato, ma magari quel fatto comincia ad avere rilevanza penale.
Ad esempio il caso in cui un dipendente denuncia un fatto costituente reato ad un suo superiore ed il suo superiore presenta un esposto da cui nasce un procedimento penale: in questo caso l'anonimato del dipendente, seppur magari salvaguardato dalla norma disciplinare che abbiamo inserito, deve essere comunque svelato in seguito al procedimento penale.
Infatti, sarà chiamato a rendere informazioni e sarà chiamato quindi nell'ambito del tribunale. Dunque, in sostanza si rischia in determinati casi di avere una disciplina molto contraddittoria tra quello che è il procedimento disciplinare, che cura l'anonimato del pubblico dipendente denunciante, rispetto al procedimento penale nel quale chiaramente non si potrà certamente invocare la stessa disciplina. Questo è un primo aspetto che chiederei fosse oggetto di riflessione.
Un secondo aspetto è legato alla norma nella sua seconda parte, come formulata dal Governo. Quindi, si tratta dei casi in cui è impossibile svelare l'identità del denunciante. Qualora la contestazione sia fondata in tutto o in parte sulla segnalazione d'identità, questa può essere rivelata ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell'incolpato. Ebbene, mi chiedo: chi è il soggetto che determina e stabilisce l'assoluta indispensabilità dell'identità ai fini della difesa dell'incolpato? È sufficiente che il difensore o l'incolpato stesso richiami la sua necessità per poter essere svelata? C'è un'autorità? C'è il segretario comunale o il direttore generale che individua questo? Questo, secondo me, è un aspetto importante al di là poi dell'eccessiva - io penso - genericità.
Poi chiaramente immagino che siano valutate varie formule e questa sia giudicata la più idonea da parte del Governo, perché probabilmente altre formule potrebbero avere delle controindicazioni maggiori. Tuttavia, scrivere che «ove la conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell'incolpato» è una clausola piuttosto generica che rischia comunque di dar luogo a degli equivoci o comunque malintesi o situazioni di tensione nell'ambito del procedimento amministrativo.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, chiederei un attimo di attenzione in particolare ai gruppi e ai responsabili d'Aula. Hanno chiesto di intervenire sul complesso delle proposte emendative gli onorevoli Paolini, Pecorella e Di Pietro. Sono le 13,30 e si era concordato che la seduta si concludesse alle 13,30. Se c'è un accordo da parte di tutti i Pag. 42gruppi, credo che si possa concludere la seduta qui e ritenere che abbiano chiesto di intervenire, ovviamente come da Regolamento, coloro che si sono iscritti (se non c'è nessun altro che si vuole iscrivere) per la prossima seduta. Vedo che i fatti e i segni valgono più delle parole. Mi sembra che ci sia l'unanimità di consensi, compreso quello del Presidente Leone.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, capisco che la presa di posizione dell'Italia dei Valori possa interessare poco, ma, affinché resti agli atti, noi siamo assolutamente contrari a che non si discuta adesso sul complesso delle proposte emendative. Si trattava di 10 o 15 minuti in cui ognuno di noi avrebbe avuto la possibilità avendo un quadro completo e immediato per poter intervenire. La prossima volta magari alcuni di noi ci saranno e altri no. A me pare, quindi, che l'aver menomato adesso una discussione in corso sul complesso delle proposte emendative sia stato un grosso errore e anche una menomazione delle questioni che ci riguardano. Già che ci siamo, però, signor Presidente, quando vuole, dopo aver chiuso questa parte, prima di lasciare l'Aula devo porre un quesito.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, chiudiamo questa parte, nel senso che le ribadisco che, ovviamente, non è che si sospende la discussione e gli interventi sul complesso degli emendamenti non si terranno più. Proseguiranno semplicemente nella prossima seduta in calendario che la Conferenza dei presidenti di gruppo deciderà.
Se non vi sono altre osservazioni, sospenderei l'esame del provvedimento a questo punto.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, pongo un quesito alla Presidenza e lo pongo pubblicamente. Con riferimento al provvedimento che stiamo esaminando, ogni gruppo ha avuto la possibilità di presentare alcuni emendamenti e l'obbligo di rinunciare ad altri, per una questione di compatibilità con gli orari d'Aula. Quando noi abbiamo fatto le nostre scelte, le abbiamo fatte sulla base degli emendamenti presentati. Nel corso della discussione alcuni gruppi hanno rinunciato a propri emendamenti del cui contenuto eravamo a conoscenza ed ai quali ci preparavamo a dare il nostro contributo, il nostro consenso ed il nostro appoggio. Eravamo così convinti di quello che avrebbero fatto i gruppi, tanto che oggi avremmo dovuto assumere in proprio la sottoscrizione degli emendamenti stessi, ma adesso ci viene detto che a questo punto vengono eliminati i nostri emendamenti. Noi sentiamo lesi i nostri diritti. Ecco perché noi chiediamo che gli emendamenti - stiamo parlando di cinque o sei emendamenti, non di più - che sono stati da noi assunti, dopo che gli altri vi hanno rinunciato, siano aggiuntivi a quelli che già avevamo presentato.
A riguardo faccio presente che quando è stato assegnato il tempo complessivo per discutere di questo provvedimento, è stato fatto con riferimento al complesso degli emendamenti. Non ci sono più emendamenti da mettere in discussione: gli emendamenti sono sempre gli stessi, semplicemente che alcuni non risultano più sottoscritti da una persona, piuttosto che da un'altra, ma forzare la mano fino al punto di togliere a noi il diritto di presentare i nostri emendamenti perché abbiamo sottoscritto quelli degli altri, mentre gli altri vi hanno rinunciato, ci sembra una lesione dei nostri diritti. In questo senso, ci appelliamo alla Presidenza affinché non riduca i nostri diritti. Detto ciò, prendiamo atto che dura lex, sed lex.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, credo che sia doveroso e giusto che la Pag. 43Presidenza le dia una risposta su quanto da lei appena detto. Una prima precisazione - per correttezza e chiarimento della Presidenza nei suoi riguardi, nei riguardi del suo gruppo, ma anche di tutti i gruppi - è che è evidente che il contingentamento non avviene dopo la presentazione degli emendamenti, ma, ai sensi dell'articolo 24, comma 7, avviene sulla base della valutazione della complessità del provvedimento. Si prevede un contingentamento e successivamente si segue la procedura normale, compresa la presentazione degli emendamenti.
Per quanto riguarda la sua osservazione di merito, le ricordo che - secondo la prassi univocamente consolidata - la Presidenza ha invitato il gruppo dell'Italia dei Valori, che ha superato il limite di cui all'articolo 85-bis del Regolamento, a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione, cosa che ovviamente è avvenuta, come sempre avviene. Nel corso delle votazioni è stato comunque consentito al medesimo gruppo di appropriarsi di otto emendamenti ritirati dai presentatori.
È evidente - ma è evidente anche a lei, perché è molto chiaro - che dal punto di vista prettamente regolamentare e dei fatti, questo potrebbe presentarsi come un'effettiva elusione di quanto previsto dall'articolo 85-bis del Regolamento, nel senso che io chiedo ad un gruppo di segnalare - vale oggi per l'Italia dei Valori, ma varrebbe per qualunque altro gruppo - un certo numero di emendamenti e lo stesso gruppo segnala quel certo numero di emendamenti e poi ne fa proprio esattamente un numero uguale ed identico a quello che ha segnalato. In tal modo, avrebbe oggettivamente eluso l'articolo 85-bis del Regolamento.
Questo è il rischio che si è corso. Evidentemente, come ho appena detto, l'esercizio ripetuto e frequente di tale facoltà si configura come un'elusione. Allora, come già avvenuto nelle sedute del 15 e 18 dicembre 2001, la Presidenza - secondo me, d'ora in poi, di modo che sia molto chiaro - proprio avendo constatato questo rischio (non sappiamo se questa era la volontà, immagino assolutamente di no, quindi non c'è un giudizio di merito che la Presidenza comunque non può dare, può solo attenersi ai fatti) non consentirà più al gruppo dell'Italia dei Valori di far propri emendamenti che eventualmente altri presentatori di altri gruppi dovessero ritirare. Può essere fatto - ma lei voleva già ribadirlo - qualora il gruppo dell'Italia dei Valori rinunci ad un proprio emendamento, perché ritenga fondamentale far proprio l'emendamento ritirato, evidentemente a parità di numero di emendamenti segnalati dal gruppo; credo che questo sia assolutamente possibile. Quindi la decisione della Presidenza è che nelle prossime sedute l'applicazione di questa indicazione possa essere coerente e avvenire.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto.

PRESIDENTE. Non aggiunga signoria sua o vostra, perché ovviamente saremmo in un altro luogo. Adesso, come sempre a fine seduta, ci sono colleghi che vogliono intervenire sull'ordine dei lavori, ho una serie di richieste e chiedo la cortesia a tutti di attenersi nell'ambito massimo di due minuti.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo perché la Presidenza solleciti il Governo in quanto il 26 maggio scorso ho scritto alla direzione centrale per i servizi degli italiani all'estero del Ministero degli affari esteri per sollecitare un caso, che era rappresentato dalla stampa, di un cittadino italiano che da una settimana è detenuto in una cella di sicurezza in isolamento in un Paese in cui la forma di Governo è la monarchia assoluta, in cui il sovrano - secondo la legge fondamentale di questo Paese - ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, che in qualunque causa civile o penale e in Pag. 44qualsiasi stadio della medesima, può pronunciarsi secondo equità e con esclusione di qualsiasi ulteriore gravame.
Quindi, siamo di fronte a un Paese che per sua stessa ammissione è molto particolare, noi abbiamo chiesto al Ministero degli affari esteri di accertarsi che quel cittadino non abbia anche la cittadinanza italiana. Si tratta del signor Paolo Gabriele, non abbiamo avuto più notizie dal Ministero degli affari esteri e risulta tuttora detenuto nello Stato della Città del Vaticano e noi chiediamo che il Governo faccia sapere se questo cittadino è italiano o meno.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, giunge notizia dalle agenzie di stampa che ieri in Nigeria è stato rapito un nostro connazionale, si chiama Modesto Di Girolamo, è un ingegnere, lavora per la ditta Borini & Prono Costruzioni di Adorno e pare sia stato rapito lungo la Bishop Smith Street nella città di Ilorin, capitale dello Stato del Kwara, nel nord della Nigeria.
Ovviamente la cosa già di per sé mette inquietudine e timore per la sorti del nostro concittadino, però in particolare preoccupa il fatto che ciò avvenga in Nigeria, dove - lo voglio ricordare - l'8 marzo scorso, in un fallito blitz delle forze speciali inglesi insieme a quelle nigeriane, rimase ucciso un altro nostro concittadino, Franco La Molinara, insieme al cittadino inglese Chris McManus.
Oggi un'altra agenzia dice che sempre in Nigeria, nel corso di un blitz delle forze speciali nigeriane, sarebbe morto un ingegnere tedesco rapito nel gennaio scorso, quindi è comprensibile la preoccupazione dei familiari, degli amici, mia personale e di tutti rispetto alla sorte di Modesto Di Girolamo. Ne approfitto per ricordare che nelle mani dei rapitori sono ancora Rossella Urru, dall'ottobre dello scorso anno, nel sud dell'Algeria, e il nostro connazionale Giovanni Lo Porto, rapito insieme ad un giovane tedesco in Pakistan.
Sarebbe bene, pur riconoscendo la necessaria riservatezza che deve caratterizzare la fase difficile di una trattativa per portare a casa i nostri connazionali, che comunque il nostro Governo fornisse qualche elemento di informazione in più sulla sorte di questi nostri connazionali.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza si attiverà nella direzione da lei richiesta.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo per portare all'attenzione dell'Aula quanto sta accadendo nella città di Lamezia Terme, a seguito della improvvida divulgazione, anche a mezzo stampa, della notizia, non verificata, circa il maturato orientamento del Ministro della giustizia di accorpare il tribunale della città a quello di Catanzaro. Gli effetti della comunicazione sono stati gravissimi. Il tribunale è stato occupato ed è stato proclamato lo stato di agitazione del personale dipendente. L'ordine degli avvocati ha deliberato l'immediata astensione dalle udienze, tutte peraltro sospese. Undici sindaci del comprensorio e numerosi consiglieri comunali hanno minacciato le dimissioni.
È grave la tensione sociale che si manifesta, intanto, con una inusitata aggressività innanzitutto nei confronti dei parlamentari locali e, in palese violazione di legge, campeggia di fronte al tribunale, su un immobile sottoposto a sequestro, un offensivo striscione, diciamo nella distrazione generale, ma ripreso dal TG regionale. In un clima di evidente disordine pubblico, appare serio il pericolo di gravi incidenti.
Per completezza di informazione, sottolineo che il Ministro, da me interpellato, ha smentito la notizia. D'altronde, la relazione Pag. 45tecnica, elaborata dalla Commissione nominata per l'elaborazione dei criteri utili a decidere i tagli dei tribunali minori, nell'ambito di un pur necessario processo di razionalizzazione della spesa, dovrà essere oggetto di valutazione in Commissione giustizia e da parte dello stesso Ministro, rendendo possibili integrazioni e correzioni. Sul tribunale di Lamezia Terme è evidente, infatti, che quella relazione risulta penalizzante e ingiustificata, omissiva di parametri di particolare rilievo e anche smemorata rispetto alle pronunce dello stesso CSM, che in più occasioni ha sostenuto l'insopprimibilità del tribunale di Lamezia Terme, presidio fondamentale di legalità in un territorio ad alta densità criminale.
Chiedo perciò alla Presidenza di attivare ogni iniziativa utile presso il Ministro Severino, la cui indiscussa sensibilità istituzionale ho anche personalmente sperimentato, ed il Governo, per riportare serenità sul territorio ed avviare su giusti e veritieri binari il confronto di merito sul tribunale di Lamezia Terme, che vedrà tutti i parlamentari del comprensorio uniti nella stessa visione: il tribunale va mantenuto. Ne daremo conto nelle sedi istituzionali con motivazioni fondate e inconfutabili, non certo di campanile.
Parliamo, signor Presidente, della terza città della Calabria per densità abitativa, superiore ai capoluoghi di provincia di Cosenza e Crotone, che nell'arco di dieci anni ha visto ben due scioglimenti di consigli comunali per infiltrazione mafiosa.

DORIS LO MORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, capite con quanta apprensione intervengo, essendo stata sindaco di Lamezia Terme per due mandati e avendo svolto a Lamezia Terme per lunghi anni le funzioni di giudice del tribunale che oggi è a rischio di accorpamento. Molto sinceramente ritengo che si tratti di un rischio molto lontano, nonostante le notizie che sono state diffuse, perché accorpare, eliminare o sopprimere il tribunale di Lamezia Terme mi sembrerebbe una cosa molto poco seria, per il numero di abitanti di questa città, per la sua localizzazione e quindi del tribunale e per mille altri ragioni, tra cui i due scioglimenti per mafia, che non fanno certo onore alla città, ma che comunque oggi sono tra le cose che possono contare. Penso anch'io che in questo momento ci sia un clima di tensione che vada stemperato, ma agli argomenti che sono stati già svolti aggiungo che il problema è alla radice.
Il gruppo del Partito Democratico, e io stessa che sto parlando, non ha votato la delega dell'estate del 2011 (era allora Ministro Nitto Palma). La delega è stata introdotta con un emendamento al Senato, che non è stato oggetto di discussione neanche in Commissione. È una delega sbagliata, che in fase di attuazione doveva essere raddrizzata e modificata, perché è una delega che consente gravi sperequazioni: consente di mantenere tre tribunali per distretto, anche laddove non ve ne è bisogno; imporrebbe, invece, se applicata in maniera irragionevole, di eliminare i tribunali laddove sono necessari.
Essa consente di mantenere i tribunali in piccole città che sono capoluoghi di provincia e mette a rischio i tribunali in città non capoluoghi di provincia, ma che sono grandi e che hanno un numero di abitanti come quello di Lamezia Terme.
Sono fiduciosa nel lavoro che sarà fatto dal Ministro, ma credo che, eventualmente, potrebbe essere necessario anche un intervento del Parlamento e credo, visto che ne abbiamo parlato in Aula, che quella che deve partire dall'Aula e dal Ministero è una parola di distensione, perché quello che sta succedendo a Lamezia non è condivisibile, non tanto perché non è condivisibile l'allarme, ma perché tante modalità, le modalità scelte da comitati civici e da sedicenti nuovi protagonisti della politica locale non costituiscono il clima e il modo giusto di combattere per una giusta causa, come quella del mantenimento o, meglio, del rafforzamento del tribunale di Lamezia Terme.

Pag. 46

GIUSEPPE GALATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GALATI. Signor Presidente, le colleghe hanno già ricordato lo stato di tensione fortissima che vi è a Lamezia Terme e al tribunale; una tensione dovuta anche a informazioni frettolose, disinformate, che, addirittura, provengono dal Ministero. Noi siamo in fase di attuazione di una legge delega nella quale è ben chiaro che vi è un criterio fondamentale che è stato adottato, che era quello della lotta alla criminalità organizzata, rispetto alla scelta dei tribunali da mantenere.
Lamezia Terme, purtroppo, vi rientra pienamente. È già stato ricordato: due scioglimenti del comune per infiltrazione mafiosa, oltre 150 morti negli ultimi 10 anni, attentati anche ai vertici del tribunale e della procura. A questo punto, credo che sia necessaria una parola chiara da parte del Ministro Severino, alla quale, attraverso la Presidenza, si chiede di ricevere anche i sindaci che vivono questa stagione tormentata.
È ovvio che in questa tensione sociale vi è anche chi cerca di strumentalizzare, ma è evidente che, quando si scrive che il tribunale chiude e la 'ndrangheta ringrazia, si coglie un senso vero di questa vicenda. Oltretutto, il CSM, un organo che ben conosce la realtà, aveva già scritto nel 1994 che vi sono alcuni tribunali, tra cui quello di Lamezia Terme, che non vanno chiusi per la loro centralità nella lotta alla criminalità organizzata.
Signor Presidente, chiediamo che, attraverso la Presidenza, si ponga all'attenzione del Ministro Severino, oltre che a quella degli altri organi, la tensione che si è verificata e le strumentalizzazioni, anche perché, come ricordava la collega D'Ippolito Vitale, vi sono fatti incresciosi. Vedere su immobili sequestrati degli striscioni offensivi verso chi rappresenta le istituzioni non fa onore allo Stato. Quindi, anche in questo senso, rivolgo un sollecito fermo.

ANGELA NAPOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, innanzitutto voglio assolutamente stigmatizzare alcune forme di protesta che, in questo momento, sono state avanzate nella città di Lamezia Terme rispetto alla necessità di tutelare il presidio giudiziario della stessa città.
Ritengo non accettabile inserire tra queste forme di protesta quella altamente demonizzante dei parlamentari della città, ai quali sento di dovermi associare, perché negli anni, anche con forza, ho seguito l'attività della vita di quella città.
Non poteva essere diversamente, considerato il fatto che è una città, come è stato richiamato dai colleghi, che ha visto per ben due volte il consiglio comunale sciolto per infiltrazione mafiosa, ha visto delle faide che hanno fatto scorrere per le vie della stessa fiumi di sangue e un'attività criminale che è tuttora in corso.
Quindi, anch'io mi associo all'appello fatto dai colleghi che mi hanno preceduta per invitare il Ministro Severino e il comitato preposto a riconsiderare i criteri previsti nella legge delega per la soppressione data la particolare peculiarità del territorio della città di Lamezia Terme.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anch'io, ovviamente, svolgo le stesse considerazioni e valutazioni fatte dalle colleghe e dai colleghi che mi hanno preceduto.
Stiamo discutendo su un provvedimento che riguarda la lotta alla corruzione, nel quale vi è anche qualche elemento interessante che riguarda la criminalità organizzata e non. Non vi è dubbio che abbiamo chiesto più volte un'attenzione particolare a quello che sta avvenendo in Calabria, non soltanto nell'area di Reggio Calabria, o di Catanzaro, o di Lamezia Terme, o di Cosenza, ma in tutta la Calabria.
Qui oggi vi è una vicenda che ci fa preoccupare e ci rende perplessi. Vi è una Pag. 47notizia - diffusa ieri non so da parte di chi, sarebbe bene che il Ministro tenesse «a bavaglio» alcuni suoi collaboratori - secondo la quale il tribunale di Lamezia Terme sarebbe stato soppresso. Se ne sta parlando da parecchio tempo, la delega, a cui facevano riferimento anche gli onorevoli Lo Moro, Galati, Angela Napoli e Ida D'Ippolito, certamente deve seguire alcuni parametri che non dovrebbero essere tecnici, ma di opportunità. Se è un discorso matematico, noi ringraziamo i Ministri, la Severino e quant'altro, ma l'equazione ce la facciamo noi. Il problema è di capire sul piano sociale e dei risvolti cosa viene fuori.
Se io fossi il Ministro della giustizia e dovessi utilizzare quella delega per eliminare il tribunale di Lamezia Terme sarei folle e insensibile. Ma siccome sono molto amico e sono un estimatore del Ministro Severino, so che lei non lo farà, ma se dovesse eliminare il tribunale di Lamezia Terme, con tutto quello che avviene ed è avvenuto in questa città, che è l'epicentro della criminalità organizzata e non, certamente sarebbe un fatto grave.

GIOVANNI DIMA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per un minuto, perché sullo stesso argomento ha già parlato un suo collega del PdL.

GIOVANNI DIMA. Signor Presidente, prenderò qualche istante in più perché alla discussione è mancato un pezzo del ragionamento ossia che il fatto non interessa soltanto la chiusura del tribunale di Lamezia Terme, ma in Calabria vi sono anche i tribunali della provincia di Cosenza; provincia che, voglio ricordare all'Aula e alla Presidenza, rappresenta il territorio più vasto e più popolato della Calabria. Voglio ricordare che la provincia di Cosenza conta circa 800 mila abitanti e al suo interno, oltre al capoluogo di provincia, vi sono altri tre tribunali minori, Paola, Castrovillari e Rossano.
La protesta che oggi stanno svolgendo a Lamezia terme è già estesa alla città di Rossano. Per domenica è organizzata una manifestazione davanti al tribunale di Rossano. Come lei può facilmente comprendere, signor Presidente, la questione è ormai diventata una questione non solo lametina, ma calabrese. Immagino che lei prenderà nota del fatto che una ripartizione dei territori calabresi non possa essere una ripartizione che non tenga conto dei rapporti tra il territorio e il numero di abitanti e delle specificità legate alla criminalità.
Se ha un senso la sottolineatura del caso di Lamezia Terme, ha anche un senso immaginare come affrontare anche la questione all'interno della provincia di Cosenza. Tutto questo perché, appunto, io proporrei - e sarebbe forse auspicabile anche da parte dei colleghi calabresi - una proposta al Ministro - e con questo concludo, signor Presidente - di derogare per l'intera regione Calabria.
Infatti non si può soltanto chiudere uno o al massimo due tribunali della provincia di Cosenza ritenendo che ciò significherebbe soddisfare le esigenze dell'intera regione Calabria. Significherebbe alterare il rapporto abitanti-territorio e non significherebbe affatto portare giovamenti alla gestione della giustizia in Calabria.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,55 è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Brugger, Caparini, Cicchitto, Commercio, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Iannaccone, Lombardo, Lucà, Melchiorre, Milanato, Misiti, Moffa, Pag. 48Pescante e Pisicchio sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi e iniziative in relazione all'operato degli attuali vertici di Agea e delle società controllate - n. 2-01495)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'interpellanza Di Pietro n. 2-01495, concernente elementi e iniziative in relazione all'operato degli attuali vertici di Agea e delle società controllate (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario, il gruppo dell'Italia dei Valori non ha intenzione di svolgere il ruolo del «bastian contrario». Noi vogliamo soltanto che venga fatta chiarezza - e in tempo anche breve - sull'argomento che adesso le andrò ad illustrare.
Noi vogliamo, infatti, affrontare alcune problematiche relative all'Agea - l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura - alla luce anche del fatto che sembra che in Agea vi siano controlli da parte della Guardia di finanza.
Come tutti sappiamo, l'Agea svolge la propria attività istituzionale nel settore dell'agricoltura italiana, principalmente attraverso il finanziamento della politica agricola comunitaria. In poche parole, il ruolo che essa deve svolgere si concretizza nell'erogazione di aiuti diretti agli agricoltori, ma anche di contributi per lo sviluppo rurale. L'Agea è, dunque, l'organismo pagatore nazionale, il soggetto che è stato individuato dallo Stato per erogare i fondi della politica agricola comune (PAC) alle imprese agricole.
Conosciamo bene l'importanza che hanno queste risorse, in quanto la politica agricola comune accompagna le imprese agricole proprio in quelle che sono le sfide della globalizzazione e, poi, nel mantenere anche equilibrato il mercato dei prodotti agricoli. Si tratta, quindi, di risorse indispensabili per le imprese agricole, in particolar modo in questo momento di forte crisi internazionale. Per questa attività, l'Agea distribuisce, o meglio dovrebbe distribuire annualmente oltre 4 miliardi di euro e svolge, o meglio dovrebbe svolgere i controlli sulla legittimità di tali erogazioni secondo le regole e le leggi dell'Unione europea.
Vengo al dunque: nel mese di giugno 2011, l'Agenzia è stata commissariata per inadempienze del presidente, dottor Fruscio, ed è stato nominato un commissario con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 giugno 2011. Al dottor Fruscio è, quindi, subentrato un commissario, il quale ha rilevato indiscutibili disfunzioni nella gestione amministrativa e una scarsa affidabilità del sistema dei controlli sulle erogazioni. Si tratta di un settore molto delicato, dove vi è anche il serio pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata. Tali carenze sono state tempestivamente segnalate al Ministero, con la relazione dello stesso commissario straordinario del 23 novembre 2011.
Noi vogliamo ricordare - anzi è d'obbligo - che il dottor Fruscio ha presentato ricorso avverso il decreto di commissariamento e, con sentenza del TAR del Lazio del gennaio 2012, ne ha ottenuto l'annullamento.
Il Ministro Catania cosa ha fatto? Ha augurato buon lavoro al dottor Fruscio e tutto è tornato come prima. Però allo stato degli atti (ma anche dei fatti) non risultano chiari i motivi per i quali il Ministro Catania abbia adottato questo comportamento, abbia inteso non approfondire la fondatezza di quelle che noi riteniamo fossero delle irregolarità rilevate dal commissario già nella sua prima relazione. Pag. 49
Sicuramente le attività di controllo sulle erogazioni comunitarie sono state numerose volte oggetto di censure da parte della Commissione europea chiaramente rivolte all'Agea, all'Agenzia stessa che svolge il ruolo di erogatore. È proprio per fare luce sotto ogni aspetto di questa attività dell'Agea e delle società partecipate da essa a noi risulta che il commissario straordinario avesse anche deliberato, tra le sue azioni, la costituzione in Agea di un organismo di auditing interno proprio per il controllo di legittimità delle procedure di questo ente, e che abbia anche istituito un gruppo di lavoro formato da professionalità, da esperti professionisti, insomma proprio un team di consulenti per realizzare un più efficace e trasparente sistema informatico, avendo rilevato proprio delle disfunzioni gestionali, dei costi di gestione che erano fuori controllo, controlli eseguiti male proprio in materia di erogazione dei contributi comunitari.
Il dottor Fruscio è rientrato quindi e si è limitato a far deliberare al consiglio di amministrazione di Agea la revoca dei consiglieri designati nel periodo di commissariamento (è la prima cosa che ha fatto), basando tale delibera su fatti e comportamenti che a nostro avviso sono assolutamente inesistenti ma soprattutto inconsistenti. Però c'è una questione che riteniamo molto grave e per la quale non riusciamo a darci una spiegazione, una risposta.
Non riusciamo a capire come il dottor Fruscio, con una lettera inviata per conoscenza anche a Sin srl (voglio ricordarlo, è il Sistema informatico italiano per lo sviluppo dell'agricoltura), abbia potuto avallare e difendere in maniera ostinata l'esistenza e la validità di un contratto sottoscritto nel 2006 che riconosce al signor Paolo Gulinelli, ex direttore generale di Sin srl, uno stipendio di 330 mila euro e ben 144 mensilità di indennità in caso di risoluzione del rapporto di lavoro (un contratto oltretutto già stigmatizzato per il suo enorme, abnorme contenuto nel corso della seduta della Camera del 13 marzo 2012).
La direzione di Sin srl, a seguito di un audit interno eseguito da una delle più importanti realtà di servizi professionali alle imprese (non ne faccio il nome), aveva contestato proprio al signor Paolo Gulinelli numerosi episodi di irregolare gestione con possibili significativi risvolti di danno erariale. A seguito di tale contestazione e delle giustificazioni poi avanzate dal signor Gulinelli la stessa direzione aveva ritenuto, anche sulla scorta di una valutazione di un parere di un noto studio giuslavoristico, che esistessero tutti i presupposti per la risoluzione del rapporto di lavoro per giusta causa che avrebbe fatto decadere il contratto di assunzione del signor Gulinelli.
Ecco, sottosegretario, noi chiediamo al Governo quali provvedimenti abbia adottato e intenda adottare sulla base della relazione conclusiva che è stata inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri il 2 marzo 2012 da parte del commissario straordinario e a seguito poi anche delle singolari iniziative prese dal dottor Fruscio appena dopo il suo insediamento, e se il Ministro non ritenga necessario almeno approfondire e riscontrare la legittimità dell'operato degli attuali vertici di Agea (quindi, del dottor Fruscio) e delle società controllate, anche magari dando un incarico ad un competente organismo di controllo chiaramente al di fuori della stessa Agea.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Franco Braga, ha facoltà di rispondere.

FRANCO BRAGA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'interpellanza concerne le iniziative da intraprendere a seguito di quanto segnalato al Ministero dall'allora commissario straordinario di Agea, con relazione del 23 novembre 2011, nonché l'opportunità di verificare la legittimità dell'operato degli attuali vertici di Agea e delle società controllate. Nel mese di giugno 2011, l'Agenzia è stata commissariata per presunte Pag. 50inadempienze e scarsa affidabilità del sistema dei controlli sulle erogazioni imputate tutte all'allora presidente, dottor Dario Fruscio. Il decreto di commissariamento è stato successivamente annullato con sentenza del TAR Lazio. Avverso tale pronuncia l'amministrazione non ha ritenuto di proporre appello avendo la sentenza rilevato vizi di carattere procedimentale oggettivamente esistenti, specificamente riferiti alla mancata comunicazione di avvio del procedimento e al difetto di motivazione del provvedimento in questione, con particolare riferimento alla condotta addebitata al dottor Fruscio. In esecuzione della menzionata sentenza del TAR Lazio, autoesecutiva, e che, quindi, non necessitava dell'intervento di alcun atto dell'amministrazione, si è ricostituito il consiglio di amministrazione Agea il 15 marzo 2012.
Avendo rilevato irregolarità nelle nomine degli amministratori di Sin Srl, il consiglio di amministrazione Agea ha ritenuto, nell'ambito della sua piena autonomia gestionale, di revocare i precedenti amministratori di Sin Srl, designati nel periodo di commissariamento, e procedere alla nomina dei nuovi membri del consiglio stesso. Allo stesso tempo si è deliberato di rideterminare i compensi globali degli amministratori di Sin Srl, riducendoli dai precedenti 600.000 euro annui agli attuali 160.000 euro annui, al fine di conseguire l'obiettivo di un risparmio di spesa. Riguardo alla collaborazione del signor Paolo Gulinelli, la società stessa ha ritenuto, nella sua autonomia istituzionale, di non dover procedere, allo stato, alla rescissione del rapporto. Viene riferito che tale determinazione sarebbe stata assistita da specifici pareri professionali legali e tecnici richiesti da Sin Srl che avrebbero affermato l'illegittimità di un eventuale provvedimento espulsivo.
Chiarito quanto sopra, è evidente che il miglioramento dell'efficienza gestionale dell'Agea e delle società controllate deve continuare ad essere perseguito con particolare impegno e deve essere finalizzato all'individuazione di interventi organizzativi, contrattuali e operativi, idonei a superare le criticità connaturate, sia alla complessità e alle dimensioni del fenomeno degli aiuti in agricoltura, sia ai rapporti, in particolare tra Sin Srl e i fornitori dei servizi informatici e di controllo. Al miglioramento dell'efficienza dei servizi deve anche accompagnarsi, in particolare nell'attuale contingenza economica, l'ottimizzazione delle risorse economiche, da attuarsi, sia con risparmi di spesa che, soprattutto, mediante la ricerca di strategie con altre pubbliche amministrazioni allo scopo di conseguire, ove possibile, un parziale autofinanziamento del sistema dei controlli. Su questi risultati è compito del Ministro vigilare, fare le dovute valutazioni e prendere le opportune decisioni. Ciò tanto più alla luce del fatto che il fenomeno degli aiuti comunitari in agricoltura coinvolge quasi due milioni di aziende agricole ed oltre trenta centri autorizzati di assistenza agricola con più di tremila punti periferici sull'intero territorio nazionale.
Premesso quanto sopra, ritengo opportuno informare gli interpellanti che il Ministro Catania ha istituito una commissione di indagine amministrativa che, nell'ambito delle attività di vigilanza proprie del Ministero, è chiamata a valutare ogni profilo dell'intera vicenda Agea-Sin Srl, sia con riguardo ai fatti presentati dal commissario straordinario, sia con riferimento alle vicende connesse all'interpellanza in oggetto.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di replicare.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, chiaramente non posso ritenermi soddisfatta se non per l'ultima parte, per questa commissione che comunque è interna al Ministero mentre l'avremmo voluta esterna. Sottosegretario, lei mi ha fatto una cronistoria che conosciamo già perché abbiamo gli atti e i documenti. Tuttavia la vostra relazione è quasi uguale a quella che questa mattina ci ha fatto il dottor Fruscio nel corso dell'audizione svolta in Commissione agricoltura, addirittura la terza. Devo ammettere che ho Pag. 51capito un po' di più la sua risposta perché quella del dottor Fruscio è stata a dir poco farraginosa e dispersiva. È stato anche un po' prolisso, abbiamo stentato a seguirlo. Il suo intento la prima volta è stato soltanto quello di farci capire che aveva subito per davvero un'ingiustizia. Infatti ha definito la vicenda del commissariamento «deteriore frutto di arroganza discesa da un uso distorto e tendenzioso di atti e fatti gestionali dell'Agenzia ad essa proditoriamente ricondotti». L'audizione è andata avanti in questo modo. Tuttavia ha anche affermato che al momento del commissariamento l'Agenzia funzionava: oddio, a noi non risulta proprio questo funzionamento dell'Agea.
Stamani, invece, in Commissione ha affermato che questo plurisistema di pagatori nazionali non funziona. Allora rompiamo questo sistema, visto e considerato che anche lui è presidente di questo ente. Allora provasse a dipanare questa matassa, questa faccenda talmente complicata dell'Agea. Forse il dottor Fruscio vive in un altro mondo ma non in quello dell'agricoltura perché ci sono aziende agricole che devono ancora riscuotere gli aiuti del 2003, molte altre quelli del 2007 e, forse, dimentica nello svolgere quel suo ruolo che, dall'inizio dell'anno 2012, ci sono 28 mila aziende che hanno già chiuso. Questa lentezza dei pagamenti dell'Agea mette veramente a dura prova le imprese agricole. Anche perché gli agricoltori sostengono che quando lo Stato deve riscuotere allora ingrana la marcia avanti ma quando, invece, deve pagare ingrana la marcia indietro. Questo pone in grandissima difficoltà le imprese agricole italiane.
Avevo rivolto domande precise al dottor Fruscio però non ho ottenuto risposte. Infatti avevo chiesto maggiori chiarimenti sul caso Gulinelli, sui controlli che l'Agea deve effettuare ma anche sulla questione delle quote latte, che è un'altra questione talmente complicata che non se ne riesce a venir fuori. Tuttavia risposta a queste mie domande sicuramente non c'è stata e ricordo che in questi giorni è stato accertato un buco in Agea di 17 milioni di euro. È dato sapere che cosa ha sequestrato la Guardia di finanza nella stessa Agenzia? Vorrei anche ricordare che c'è l'ultima multa che ci ha inflitto l'Unione europea e, su 78 milioni di euro, 71 sono causati dal mancato controllo sulle quote latte. Avremmo voluto spiegazioni in tal senso e non sul commissariamento: è giusto o non è giusto. Sarà pur giusto se questo commissariamento è stato fatto.
Noi volevamo sapere anche, perché ci sembra strano: l'Italia ha diritto ad una quota dell'Unione europea pari a 10,8 milioni di tonnellate all'anno, ma la domanda del nostro mercato si aggira addirittura intorno ai 17-18 milioni di tonnellate di latte all'anno. Quello che manca viene importato. Allora c'è qualcosa che non funziona in questo ingranaggio. Io voglio anche dire al Ministro Catania che l'Agea non funziona: lo ha detto all'inizio del suo mandato, ha detto che il meccanismo Agea-Sin non funziona, ha incontrato Fruscio e gli ha detto anche, in poche parole: «Vediamo che cosa bisogna fare, perché altrimenti chiaramente devo prendere provvedimenti». Non è mai troppo tardi.
Noi non riusciamo a spiegarci, il gruppo dell'Italia dei Valori non riesce a spiegarsi come mai il Ministro Catania abbia potuto accettare, senza neanche aspettare la sentenza vera e propria e senza neanche impugnarla quella sentenza, che il dottor Fruscio tornasse a dirigere quell'ente. Ma qualche dubbio lo ha avuto? È questo che ci sembra strano. Questo è il primo punto.
Il secondo punto riguarda proprio il signor Paolo Gulinelli, perché il dottor Fruscio ha sostenuto: «L'atteggiamento tenuto dal management della Sin nei confronti del revocato direttore generale Paolo Gulinelli, verso il quale è stata condotta un'azione, ci appare definibile persecutorio». Io dico solo una cosa: alla faccia della persecuzione, perché a quel punto, a fronte di un contratto di 330.000 euro tutti gli italiani vorrebbero essere perseguitati. In altre parole, mi sembra anche una dichiarazione così: a me pare che i perseguitati siano i cittadini italiani, Pag. 52perché questo veramente è spreco di denaro pubblico. Quindi bisogna stare anche attenti a quello che si dichiara. Poi, sei giorni dopo la firma, il presidente lascia la carica a Gulinelli, dopo aver firmato quel contratto, alla presidenza di Sin. Ma la circostanza che più ci sorprende è che l'esecuzione del contratto, nonostante la fretta della stipula, iniziò ben tre anni dopo. C'è qualcosa in tutto questo meccanismo che non funziona. Bisogna anche dire che, in occasione dei consigli di amministrazione del 29 marzo e del 4 aprile, la dirigenza di Sin non ha potuto procedere poi al licenziamento, anche in virtù di quelli che erano i documenti e più che altro le pressioni esercitate su due consiglieri. È un fatto che il precedente consiglio di amministrazione di Sin voleva parlare di tale questione con il dottor Fruscio e pensare che sono nello stesso luogo Agea e Sin, ma a quanto pare il dottor Fruscio non li ha voluti neanche ascoltare: ha pensato bene di sostituire tutta la parte pubblica del consiglio di amministrazione. Ecco, tutto questo a noi pare veramente poco chiaro. Addirittura, nella delibera di revoca dei consiglieri designati nel periodo di commissariamento, si dichiara l'unanimità del consiglio di amministrazione, mentre in realtà soltanto due consiglieri avevano votato, gli altri avevano lasciato il consiglio. Questo non è stato neanche menzionato nel verbale. Ecco, noi pensiamo e riteniamo che il dottor Fruscio farebbe meglio, anziché dedicarsi a nomine di suo compiacimento, a dare risposte vere, serie e concrete alle aziende agricole italiane, che sono veramente in forti difficoltà.
Poi vogliamo parlare del controllo: va bene, parliamo anche del controllo, perché anche qui il dottor Fruscio ha ritenuto che i controlli sono stati svolti sempre in maniera molto seria. Ma guardate che ci sono delle indagini svolte in Calabria e in Lombardia, indagini serie svolte dal Nucleo antifrode dei carabinieri di Salerno e anche dalla Direzione distrettuale antimafia e non pare che le cose vadano bene come il dottor Fruscio dichiara.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che Agea abbia bisogno di essere diretta da una persona competente che abbia grandi responsabilità. Dunque, di cosa stiamo parlando? Se Agea non funziona, come si fa a dire che in Agea va tutto bene? Mi auguro che il Ministro Catania rifletta sulla problematica che oggi abbiamo posto, altrimenti, poi, le responsabilità saranno tutte sue.
Io credo che sia ora di dare risposta agli agricoltori italiani, abbiano questi agricoltori ciò che loro spetta: le risorse che provengono dall'Europa e che sono bloccate da una burocrazia inutile. Fra equazioni riguardanti le quote latte e questa disfunzione di Agea, a rimetterci non sono di certo Paolo Gulinelli o il dottor Fruscio, ma sicuramente gli agricoltori italiani.

(Elementi e iniziative diplomatiche in relazione alla recente diffusione di lettere e documenti riservati provenienti dallo Stato del Vaticano - n. 2-01509)

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01509, concernente elementi e iniziative diplomatiche in relazione alla recente diffusione di lettere e documenti riservati provenienti dallo Stato del Vaticano (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RENATO FARINA. Signor Presidente, i fatti sono arcinoti e non intendo esplorarli diffusamente in questa sede. L'interpellanza urgente si riferisce alla pubblicazione non solo e non tanto del libro a firma di Gianluigi Nuzzi sulle carte segrete di Benedetto XVI, quanto anche alla pubblicazione di tale materiale, ad esempio, sul Corriere della Sera e, addirittura, sul settimanale Sette, con una copertina ad esso dedicata, e quindi, con una diffusione straordinaria di quella che è una corrispondenza privata. Si tratta di una corrispondenza privata tanto più delicata, perché intercorre tra chi si affida al Santo Padre con tutto se stesso, affidando, Pag. 53quindi, anche le confidenze più recondite. Tutto questo, evidentemente, nel nostro Paese, negli organi di comunicazione più importanti, è ritenuto tranquillamente possibile, scavalcando, in nome di un presunto diritto di cronaca, l'articolo 15 della Costituzione, che garantisce la riservatezza della comunicazione.
Il giudizio su questi fatti si evince dal testo dell'interpellanza urgente e da queste mie parole. Le domande poste al Governo sono le più vaste possibili, nel senso che non abbiamo compreso - io non ho compreso - una sorta di neutralità etica dinanzi a questi fatti che, fino ad ora, ha caratterizzato le prese di posizione di un Governo, che, spesso, parla di tutto, su tutto, su qualsiasi fatto di rilievo (come sulla questione relativa al calcio, se debba essere sospeso e poi ripreso) e non, invece, su questioni che attengono alle libertà fondamentali.
La cosa è tanto più rilevante in quanto riguarda uno Stato, la Santa Sede, con cui siamo legati, come Stato italiano, dai Patti lateranensi, al cui articolo 12 si parla di libera corrispondenza: la libera corrispondenza implica che la garanzia di riservatezza sia assolutamente osservata. Detto questo, ascolterò con grande interesse la risposta della rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Antonio Malaschini, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO MALASCHINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevole interpellante, in relazione all'oggetto dei quesiti posti al Governo, posso rispondere che, svolta la dovuta istruttoria presso le amministrazioni competenti, si può affermare che, al momento, non c'è stato alcun coinvolgimento del Governo italiano nella vicenda descritta nello strumento ispettivo, e non risulta essere stato posto in atto alcun passo diplomatico da parte della Santa Sede in materia.
Questi, sono gli elementi fattuali che il Governo ritiene di dover dare all'interpellanza urgente rivolta al Governo stesso.

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, sicuramente sono soddisfatto della sincerità della risposta che equivale a un no comment. Non sono soddisfatto di questo no comment perché fatti che accadono nel mondo sono ogni volta oggetto di attenzione da parte del Governo, di prese di posizione, di giudizi anche etici sulla libertà religiosa, sulla coesione sociale e, invece, quando i massimi organi di stampa italiani si trasformano in dazebao per colpire, di fatto, la persona del Papa - che al di là del fatto di essere un Capo di Stato è qualcosa che tocca l'intimo della coscienza di un popolo - il trincerarsi dietro la risposta che fino adesso il Vaticano non ha detto niente, mi sembra povera cosa. Non credo che l'allontanamento dell'ambasciatore della Siria sia stato motivato da una richiesta di Assad e di un movimento in questo senso del Governo italiano per cui, censuro questa presunta neutralità etica che diventa, di fatto, secondo me, una sorta di complicità implicita e di assenza di volontà di pacificazione e di considerazione di quello che sta accadendo, oggi, nel nostro Paese, dove si usa tranquillamente la stampa per crocifiggere delle persone; ci sono anche implicati dei cittadini italiani, i quali hanno visto violata la loro intimità. Il fatto che ci sia stato un furto di carte non trasforma il furto di carte in una cosa buona quando esse diventino strumento di diffusione di notizie per le quali tutto questo non era stato preordinato.
In Italia non si può pubblicare un epistolario se non c'è il consenso delle due parti; ora, accade che in questo caso non ci sia il consenso di nessuna delle due parti dell'epistolario eppure questo viene trasformato in un libro e in articoli di giornale. Non sono soddisfatto per questa assenza di giudizio, potevate farmi una telefonata per rispondermi in tal modo; nell'interpellanza abbiamo anche chiesto, nel caso dovesse esserci una presa di posizione dello Stato, quale sarebbe la posizione del Governo? È ovvio che esiste Pag. 54la Nunziatura apostolica, che esiste l'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede ed è ovvio che, su questo fatto, ci siano state delle relazioni al Governo, altrimenti non si capisce cosa ci stia a fare una ambasciata; questa reticenza, che, se vogliamo, comprendo da un punto di vista formale, nello stesso tempo è un modo per non dire niente al Parlamento e il Parlamento, in questo caso, modestamente, è la voce di una buona parte del popolo italiano.

(Chiarimenti in merito al procedimento disciplinare nei confronti del ministro plenipotenziario Mario Andrea Vattani - n. 2-01510)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01510, concernente chiarimenti in merito al procedimento disciplinare nei confronti del ministro plenipotenziario Mario Andrea Vattani (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ENZO RAISI. Signor Presidente, non avrei mai voluto, con i tanti problemi che ha il mio Paese, trovarmi nella condizione di dover parlare di una situazione che considero un po' surreale.
Ci troviamo di fronte ad un caso a mio parere straordinario, in cui purtroppo un importante Ministero, come quello degli affari esteri, ha avuto un comportamento - con tutto il rispetto - un po' anomalo nei riguardi di una campagna mediatica fatta nei confronti di un suo funzionario.
Egli, per carità, avrà forse compiuto delle leggerezze, però da uomo politico e da uomo d'affari che ha girato il mondo per vent'anni vendendo i prodotti italiani, che - devo dire - non ha trovato, almeno fino a poco tempo fa, grandi rappresentanti del nostro Paese capaci di aiutare il nostro mondo delle imprese, che ha conosciuto il ministro plenipotenziario Mario Vattani, che ha appreso anche da molti imprenditori le capacità che questo dirigente del Ministero degli esteri ha nel supportare l'azione dei nostri imprenditori all'estero (in un Paese peraltro difficile come il Giappone), vedere trattato in questo modo un funzionario che, lo ripeto, potrà aver compiuto delle leggerezze - e poi entreremo nel merito - l'ho trovata una cosa un po' anomala.
Io pensavo che il mio Paese cercasse di tutelare i buoni funzionari e non che li punisse, perché casomai soggetti a campagne mediatiche che lasciano il tempo che trovano. Il fatto lo conoscete tutti ed immagino che io non debba tornarci sopra più di tanto. Si tratta della questione uscita su un giornale, L'Unità, che è un giornale di partito, a dicembre su un concerto al quale il Vattani in forma privata, da privato cittadino e dedicandosi a suonare musica, ha partecipato, suonando in uno di questi centri sociali della cosiddetta area della destra radicale in forma strettamente privata, fuori dall'orario di lavoro e lontano peraltro dal Paese in cui stava lavorando.
Sette, otto mesi dopo, è stato ripreso da un giornale di partito che ovviamente ha fatto il suo dovere, quello di strumentalizzare la vicenda. Non solo non c'è stata una difesa delle qualità del funzionario, ma c'è stato, come dire, un atteggiamento accondiscendente nei confronti di questo attacco mediatico che ha portato il Vattani ha subire una vessazione che, quando l'ho appresa, mi ha lasciato allibito. Abbiamo avuto un console che, nel pieno svolgimento delle sue funzioni, è stato richiamato in Italia in cinque giorni, tenendo conto che ha moglie e figli e ha dovuto chiudere tutto, tornare nel nostro Paese perché un giornale si è permesso di fare un articolo del genere. Si è quindi proceduto, dal punto di vista della disciplina interna, ad una punizione che lascia un po' straniti.
Non solo: ha commesso un reato il dottor Vattani? Non mi risulta. Ha sbagliato a partecipare a quel concerto? Non lo so, non sta a me giudicare. Io sono liberale e sono distinto e distante dalle posizioni politiche di coloro che hanno organizzato quel concerto, ma mi risulta che in questo Paese ci sia ancora libertà di espressione e nessuno - la legge e la Pag. 55Costituzione parlano molto chiaro - può essere discriminato per razza, religione o idee politiche.
Quindi, c'è il primo problema: perché questo ministro plenipotenziario è stato trattato in questo modo, come se fosse una persona che all'interno dello Stato ha commesso dei reati gravissimi, con un trattamento che non mi risulta - se poi mi smentite nel vostro intervento ne sarò lieto - sia mai stato usato nei confronti di funzionari e dirigenti pubblici di questo Paese che, peraltro, hanno avuto riconoscimenti sia dentro che fuori dalle istituzioni per le loro capacità e la loro professionalità?
Si aggiunge a questo la farsa nella farsa, e questa è la seconda domanda che vi faccio. Qui sì chiaramente sono un po' arrabbiato, perché nella prima parte sono coinvolto solo come cittadino e sono rimasto stupito di questo comportamento del Ministero degli esteri che trovo veramente incomprensibile. Lo ripeto: posso comprendere la leggerezza e la censura, tutto quello che volete, ma trovo incomprensibile un simile trattamento nei confronti di un signore che si è sempre comportato bene, che io fortunatamente ho avuto la possibilità di conoscere, sia direttamente, sia attraverso amici imprenditori che lo hanno elogiato per la sua attività di rappresentante dei nostri interessi all'estero, in particolare in Giappone. Comunque come cittadino - lo ripeto - posso essere stupito di questa cosa e spero mi darete delle spiegazioni convincenti.
Rimango, invece, amareggiato e arrabbiato sull'altra parte del mio quesito.
Il Vattani ricorre al TAR e vince.
L'Avvocatura dello Stato, su richiesta del Ministero degli esteri, ricorre al Consiglio di Stato; leggo cosa dice l'atto del Consiglio di Stato. Lo leggo perché è l'atto pubblico dell'Avvocatura dello Stato che difende gli interessi del Ministero degli esteri davanti al Consiglio di Stato. Leggo letteralmente che cosa è scritto: «Del pari, il TAR non muove alcuna obiezione relativamente alla chiara connotazione identitaria dei comportamenti che hanno visto protagonista il ministro Vattani, come del resto era stato puntualmente evidenziato dal ministro in primo grado di giudizio. Basti qui ricordare all'uopo che, come risulta e risalta plasticamente dall'intervista tratta da Novopress Italia del 25 luglio 2006» (andiamo addirittura del 2006) «il ministro Vattani, in arte Katanga» (anche a questo proposito è un po' infelice riprendere il fatto che, se uno ha questa passione dell'hobby della musica, debba essere ripreso in un atto pubblico con il soprannome che usa dal punto di vista musicale, ma questo riguardo la delicatezza di chi ha scritto quest'atto) «non fa mistero della sua militanza, dapprima attraverso all'appartenenza al Fronte della gioventù negli anni '80, e poi attraverso la musica da lui proposta. Per questo motivo - dice l'Avvocatura dello Stato - la situazione della inequivocabile militanza di Katanga» (non dice Vattani, ma lo chiama Katanga) «alla figura del ministro Vattani si è concretizzata con la diffusione di notizie del 29 dicembre 2011, ossia proprio allorquando il diplomatico in servizio all'estero nelle funzioni di console generale (...) per cui tale fatto già di per sé rende la permanenza all'estero del console Vattani in palese contraddizione con le alte funzioni di rappresentanza dello Stato italiano che egli è chiamato a svolgere».
L'Avvocatura dello Stato dice che, avendo riconosciuto il ministro Vattani di avere avuto una militanza nel Fronte della gioventù e di non averlo nascosto, anzi di averla resa pubblica, non è degno di rappresentare i nostri interessi all'estero. Chi le parla è stato vicepresidente nazionale del Fronte della gioventù. Ricordo per chi ci ascolta che presidenti del Fronte della gioventù sono stati: il presidente della Camera, nonché ex Ministro degli esteri, il Ministro La Russa, il Ministro Gasparri, il sindaco di Roma che era il presidente quando io ero vicepresidente del Fronte della gioventù. Ci sono professori, alti dirigenti dello Stato che lavorano anche in questo Parlamento che hanno fatto parte del Fronte della gioventù.
Mi domando - e qui veramente chiedo le scuse, ma le chiedo come Enzo Raisi allora vicepresidente del Fronte della gioventù Pag. 56- come si possa scrivere in un atto dello Stato che l'appartenenza al Fronte della gioventù sia incompatibile con la rappresentanza degli interessi italiani all'estero. La trovo una cosa offensiva. Ho minacciato di ricorrere anche in sede civile per i danni che si provocano alle persone che hanno militato in quel movimento che era - faccio presente - il movimento giovanile di un partito rappresentato in Parlamento e che ha dato a questo Paese, lo ricordo ancora, alti incarichi politici, universitari e amministrativi in generale.
Quindi, sono convinto - o almeno spero - che queste non siano parole uscite dal Ministero degli esteri, ma siano una cattiva redazione di un promemoria dell'Avvocatura dello Stato. Tuttavia, voglio una conferma in questa sede, perché aver usato quelle parole, signor rappresentante del Governo, è offensivo per molta gente che siede in questo Parlamento. Non a caso, se lei ha notato, ho raccolto quaranta firme in due minuti, perché molti di questi che sono qua, hanno quel percorso politico. Poi ognuno di noi si è diviso: chi è andato da una parte e chi dall'altra, ma veniamo da lì.
Leggere in un atto ufficiale dello Stato una cosa così forte (come il fatto che l'appartenenza, o il rivendicare l'appartenenza, ad un movimento giovanile sia una caratteristica che rende incompatibili con la rappresentanza degli interessi italiani all'estero) l'ho veramente trovato molto offensivo. Infatti, io ho il mio percorso politico, ma rivendico e sono orgoglioso di quello che ho fatto e con me credo tutti quelli che sono passati attraverso una scuola di partito che è stata molto sana, vedendo anche i risultati che hanno dato altre scuole di partito oggi, e come è ridotta la politica italiana oggi.
Quindi, veramente da questo punto di vista, glielo chiedo prima di intervenire: esigo un chiarimento forte perché non so se ha capito bene. Sono due punti un po' diversi: il primo riguarda quello che secondo me è un aspetto un po' straordinario concernente un funzionario dello Stato. L'altro riguarda, invece, anche rappresentanti che siedono in questo Parlamento.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Staffan de Mistura, ha facoltà di rispondere.

STAFFAN de MISTURA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole, è mia abitudine spesso, quando posso, di parlare a braccio, sulla base di informazioni che mi vengono fornite e anche sulla mia esperienza personale, a nome del Governo. Vista la delicatezza della questione e le domande svolte, mi permetto di chiedere il permesso di leggere, parola per parola, il testo che mi è stato fornito dal Ministero degli affari esteri, approvato personalmente dal Ministro degli affari esteri, Terzi di Sant'Agata. Le chiedo scusa per la lunghezza della risposta, ma visto che lei ha fatto una domanda specifica merita una risposta adeguata.
Si desidera assicurare gli onorevoli interpellanti che il decreto ministeriale n. 273 del 21 febbraio 2012, di richiamo del ministro Vattani dal consolato generale in Osaka, è stato emanato dopo la più attenta e ponderata valutazione di tutti gli elementi di fatto e di diritto e dopo che la relativa decisione era stata condivisa con il consiglio di amministrazione, organo collegiale che riunisce i vertici amministrativi del Ministero degli affari esteri.
Detto richiamo era motivato dalla constatazione del danno di immagine prodotto allo Stato e all'amministrazione da specifici comportamenti posti in essere dal ministro plenipotenziario Vattani e, in particolare, dall'incompatibilità, con le funzioni di alta rappresentanza dello Stato, proprie di un console generale all'estero, di comportamenti posti in essere nell'esibizione del 24 maggio 2011 presso la sede di Casapound, il cui significato contrasta con le istituzioni repubblicane e con la loro immagine.
L'amministrazione ha, pertanto, legittimamente ritenuto che la validità del decreto di richiamo non venisse meno per il Pag. 57solo fatto di essere oggetto di un ricorso giurisdizionale del ministro Vattani. Pertanto, il Ministero degli affari esteri ha ottemperato alla prima decisione del TAR, sfavorevole all'amministrazione, sospendendo l'efficacia del provvedimento di richiamo. Allo stesso modo ha preso atto del successivo decreto n. 01921/2012 del presidente della IV sezione del Consiglio di Stato, emanato monocraticamente, ma dopo aver sentito le parti, che ha revocato la sospensiva concessa dal TAR e ha determinato, quindi, la reviviscenza dell'efficacia del decreto ministeriale di richiamo.
Poiché la data di rientro originariamente stabilita da tale decreto era ormai trascorsa, nel fissare il nuovo termine, l'amministrazione si è uniformata all'urgenza che era alla base del decreto del presidente della IV sezione del Consiglio di Stato, contemperandola con gli adempimenti essenziali connessi con la cessazione dalla sede.
La correttezza amministrativa è confermata dal recente decreto dello stesso TAR del Lazio, emesso dal nuovo presidente della I sezione, che ha respinto, in data 17 maggio 2012, l'istanza di nuova sospensione del richiamo presentato dal ministro plenipotenziario Vattani a seguito del decreto della IV sezione del Consiglio di Stato. La pronuncia del TAR ha considerato tale istanza del ministro Vattani evidentemente inammissibile dal punto di vista procedurale, tenuto conto degli effetti ripristinatori del menzionato decreto del presidente della IV sezione del Consiglio di Stato e ha evidenziato, dal punto di vista sostanziale, che «non può ritenersi foriero di un danno grave e irreparabile per l'interessato il lasso di tempo assegnatogli per il raggiungimento della nuova sede di servizio, essendo gli inconvenienti prospettati dal ricorrente del tutto secondari ed ovviabili rispetto all'interesse primario perseguito dall'amministrazione con il disposto trasferimento».
Ancora più recentemente la Sezione Quarta del Consiglio di Stato ha emesso, il 29 maggio, un'ordinanza con cui ha confermato in modalità collegiale la riforma - già adottata in via monocratica - dell'ordinanza cautelare di sospensione del decreto di richiamo, reiterando dunque il ripristino della piena efficacia del richiamo stesso. Il Consiglio di Stato afferma espressamente, nella parte motivazionale di tale ultimo decreto, che «le acquisizioni istruttorie dell'amministrazione fanno risaltare un quadro probatorio vasto e coerente e l'ampia risonanza dei fatti contestati».
Infine, su un altro piano, la commissione di disciplina del Ministero degli affari esteri ha rilevato la «grave non conformità ai doveri d'ufficio» del Ministro Plenipotenziario Vattani, e ha proposto di irrorargli la sanzione disciplinare della sospensione dalla qualifica di quattro mesi. Tale proposta della commissione di disciplina è stata accolta dal Ministro degli affari esteri e la sanzione è stata disposta con decreto ministeriale del 24 maggio scorso.
Non di azione discriminatoria né di accanimento si è trattato pertanto, bensì di coerenza nell'esecuzione di provvedimenti amministrativi correttamente motivati e la cui efficacia non è al momento sottoposta ad alcuna sospensione.
Il provvedimento di richiamo pertanto non è in alcun modo fondato né sulla passata appartenenza politica del Ministro Vattani, né sulle sue capacità professionali, evidenziate dagli onorevoli interpellanti e mai messe in dubbio dall'amministrazione, bensì esclusivamente sulla già menzionata incompatibilità con le elevate funzioni di rappresentanza delle istituzioni repubblicane.
La memoria dell'Avvocatura dello Stato contiene due riferimenti meramente fattuali alla passata appartenenza del Ministro Vattani all'organizzazione giovanile dell'MSI (Fronte della gioventù). Il primo compare nella citazione di un'intervista rilasciata dallo stesso Ministro Vattani (Novopress Italia del 25 luglio 2006), in cui egli personalmente illustra la sua attività condotta con lo pseudonimo «Katanga»; il secondo si inserisce nella constatazione che l'assimilazione fra la militanza di «Katanga» ed il Ministro Vattani è emersa Pag. 58allorché il diplomatico era in servizio all'estero nelle funzioni di console generale in Giappone, a seguito delle notizie stampa apparse a partire dal 29 dicembre 2011, sul modo fortemente alternativo e avversivo delle istituzioni repubblicane con il quale si sono realizzati i comportamenti ed i propositi tenuti in occasione della nota esibizione.
Le argomentazioni di fondo della memoria difensiva si basano, invece, sulla constatazione che l'assimilazione tra Vattani e «Katanga» e le sue parole e gesti nel concerto del maggio 2011, rendono la permanenza all'estero del console generale Vattani in palese contraddizione con le altissime funzioni di rappresentanza dello Stato italiano che egli è chiamato a svolgere in Giappone.
Per l'Avvocatura dello Stato il comportamento tenuto dalla controparte è intrinsecamente oltraggioso nei confronti della Repubblica italiana ed incompatibile con la carica di console e con il giuramento di fedeltà alla Repubblica. Conferma ne è che il TAR non ha mosso alcuna obiezione relativamente alla chiara connotazione identitaria dei comportamenti che hanno visto protagonista il Ministro Vattani».
Il presidente della quarta sezione del Consiglio di Stato, nel suo decreto del 14 maggio scorso, rileva che «nella vicenda in esame i dati fattuali posti in evidenza dalla difesa dell'amministrazione appellante assumono un'oggettiva rilevanza che va ben al di là delle diplomatiche contestazioni formali del Ministero degli affari esteri MAE». Qualunque altra interpretazione che si ritenga di trarre da brani delle memorie difensive estrapolati dal loro contesto complessivo, non corrisponde alla posizione dell'amministrazione degli affari esteri.
In merito all'evocato collegamento della «sovraesposizione mediatica del caso» con le «ripetute esternazioni dei vertici del Ministero», si osserva che il caso stesso nasce da un'esposizione mediatica - avvenuta il 29 dicembre con la diffusione del video - del comportamento del ministro plenipotenziario Vattani e con i resoconti poi ampiamente riportati dalla stampa italiana e internazionale, a riprova del danno dell'immagine del Paese. Rispetto a tale esposizione, i vertici della Farnesina non hanno mai espresso commenti sul fatto specifico e sul procedimento disciplinare che ne è derivato. Per quanto concerne la continuità degli impegni istituzionali assunti dal console generale a Osaka, si ricorda che gli stessi - in primis la celebrazione della festa della Repubblica del 2 giugno - investono le nostre istituzioni all'estero, indipendentemente dal funzionario pro tempore in servizio. Ne è prova il fatto che il ricevimento del 2 giugno è stato confermato e sarà assicurato dall'ufficio consolare nel suo complesso nella persona del reggente, con la presenza inoltre del funzionario vicario dell'ambasciata d'Italia a Tokyo.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, sottosegretario, la ringrazio anche per la delicatezza della sua risposta. Ovviamente non sono soddisfatto. Partiamo dal fatto più personale. Leggo nella nota che il riferimento al Fronte della gioventù non può essere estrapolato dal contesto della memoria dell'Avvocatura dello Stato e che, comunque, non è pensiero del Ministero degli affari esteri il fatto che l'essere appartenuto al Fronte della gioventù sia incompatibile con la carica di rappresentante degli interessi degli italiani all'estero e, quindi, di ambasciatore e di console. Avrei gradito le scuse. Io l'ho letto e non è un passaggio minimale; è un passaggio molto forte. Lo ripeto: spero e penso che sia dovuto al «copia e incolla» della memoria dell'Avvocatura dello Stato e all'incapacità dei funzionari che hanno redatto questa memoria, però è molto brutto per chi ha avuto e ha orgogliosamente questo percorso politico. Le scuse, secondo me, sarebbero state molto gradite da parte dei rappresentanti del Ministero. Sull'aspetto che riguarda invece Vattani, voglio fare due considerazioni. Mentre lei interveniva, mi veniva in mente quello che sta soffrendo in questo momento la mia Pag. 59regione, che è l'Emilia, dove un terremoto che nessuno aveva previsto - perché qualche funzionario dell'apparato dello Stato aveva detto che la nostra non era una zona sismica - con dei danni incredibili - perché chiaramente nessuno si era adeguato ad un pericolo di cui nessuno aveva avvisato - produrrà il fatto che nessun funzionario pubblico pagherà per questo. Pagheranno gli imprenditori che perderanno le proprie aziende, pagheranno i lavoratori che perderanno l'impresa in cui lavoravano, pagheranno i cittadini che perderanno le case in cui risiedevano, ma nessun funzionario pubblico pagherà per questo. Eppure ci sono chiare responsabilità. Noi stiamo discutendo di una gravissima punizione inferta ad un funzionario dello Stato che secondo me ha avuto - lo dico come pensiero personale - la superficialità di aver partecipato ad un atto, comunque nella sua sfera privata, non consono a quelle che probabilmente sono le sue funzioni.
Ha commesso dei reati, ripeto? No! Mi permetto di sottolineare anche un aspetto da parte di chi è distinto e distante da CasaPound, come il sottoscritto: CasaPound è un movimento riconosciuto e, tra l'altro, in questo momento ha sede in uno stabile del comune di Roma. Quindi, non è che stiamo parlando di un movimento sovversivo che è al centro di inchieste giudiziarie.
Poi, ripeto, io, che sono distinto e distante, posso dire che non condivido il loro pensiero, ma non sono delle persone oggetto, in questo momento, di attenzione da parte della giustizia, almeno come movimento politico. Quindi, non è che Vattani ha partecipato ad un'adunata sediziosa di sovversivi che mettono in dubbio la legittimità della Repubblica, e quindi il giuramento che Vattani ha prestato.
Il mio intervento è chiaro e lineare: se Vattani avesse partecipato ad una convention degli anarchici-insurrezionalisti, potrei capirlo. Ha partecipato, unicamente come musicista, ad un concerto musicale organizzato da un movimento riconosciuto pubblicamente, che ha sede in uno stabile del comune di Roma. Vorrei essere chiaro anche su questo.
Tutto questo mi sembra surreale, perché io, che sono una persona pragmatica, da imprenditore, le dico che avrei gradito di più che mi avessero detto: Vattani è stato richiamato perché è incompetente, perché ha dimostrato di non saper svolgere bene la sua funzione ed è un funzionario che è incapace di assistere i nostri imprenditori all'estero.
Invece, ho esattamente informazioni contrarie, e nessuno ha toccato questo aspetto. A nessuno interessa se Vattani è in grado o meno di svolgere professionalmente quella funzione, che era quello che mi interessava sapere. L'aspetto mediatico, anche qui, è ridicolo: parliamo di un articolo fatto sette mesi dopo l'evento (già qui si capisce molto bene la volontà denigratoria di colpire l'uomo). Vattani, peraltro, è stato, anche qui, «multato» - mi scusi - anche con alcuni interventi improvvidi del Ministero.
Infatti, se il confronto fosse stato tenuto ad un livello più basso, probabilmente questo avrebbe anche avuto un percorso diverso. Questa vicenda si è montata molto, e quindi abbiamo dovuto trovare il carnefice che punisse il funzionario e abbiamo creato una commissione: non conosco le regole interne del Ministero, non ci voglio entrare e le rispetto.
Dico, però, che ci troviamo di fronte ad un cittadino che non ha commesso alcun reato e che è un grande professionista. Sull'aspetto degli interventi del TAR, non voglio qui «far male» ai nostri tribunali amministrativi regionali. Dico solamente una cosa, perché si è tanto discusso, anche in questa sede, su come funzionano questi tribunali amministrativi: il TAR, nella prima sentenza, che, in qualche modo, annullava il provvedimento su Vattani, ha scritto tre pagine. Il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza del TAR con tre righe!
Anche qui, è un modo strano di comportarsi da parte di questa giurisprudenza amministrativa, però non voglio entrare nel merito. Vi sono altre sedi, io sono un Pag. 60parlamentare e cerco di tutelare gli interessi dei cittadini. Allora, la domanda che faccio è: qual è l'interesse del cittadino?
Preoccuparsi del fatto che, in un momento di vacanza, e quindi fuori dal posto di lavoro, un funzionario dello Stato partecipi come musicista ad un concerto musicale di un'area di una destra più o meno radicale o al cittadino interessa se quel funzionario lavora bene, svolge bene la sua funzione ed è capace professionalmente rispetto al ruolo che è stato chiamato a svolgere?
Io, personalmente, sono interessato ad avere dei funzionari pubblici che lavorino e siano professionalmente all'altezza. Se ciò fosse avvenuto, casomai, anche in qualche luogo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dove dovevano prevenire il terremoto, probabilmente oggi, nella mia regione, l'Emilia Romagna, non piangeremmo tanti morti e tanta distruzione, per esempio.
Allora, qui veramente concludo con un pensiero che mi viene spontaneo: di fronte ad una situazione così surreale posso solamente pensare che, alle volte, si facciano pagare ai figli dei contrasti avuti con i padri. Purtroppo, comincio a pensare che questo sia uno di quei casi.

(Iniziative per garantire un adeguato dragaggio dell'alveo del fiume Magra e degli altri corsi d'acqua a rischio nella provincia di Massa Carrara - n. 2-01502)

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01502 concernente iniziative per garantire un adeguato dragaggio dell'alveo del fiume Magra e degli altri corsi d'acqua a rischio nella provincia di Massa Carrara (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, è la terza volta che torno a parlare di questa catastrofe che ha colpito la mia comunità, Aulla, la Lunigiana e anche le Cinque Terre, il territorio ligure apuano.
Ormai è acclarato che vi è stato un quantitativo di acqua di proporzioni bibliche, cose da Noè, ma vi sono delle concause. Sul quantitativo d'acqua, ovviamente, nessuno può fare nulla, però sulle concause che hanno portato alla tragicità, ai feriti, ai due morti e alla distruzione di tutto il tessuto commerciale e, parzialmente, anche abitativo del centro di Aulla si poteva e, soprattutto, si deve fare qualcosa. Infatti, ancora ad oggi, a otto mesi dall'alluvione, non si è fatto nulla.
Certo che una delle concause, forse la principale e anche l'unica, è la cattiva gestione del fiume Magra e dei suoi affluenti perché gli stessi sono diventati dei veri e propri boschi che non si possono toccare. Infatti, se qualcuno viene «beccato» a prendere un tronco di albero o a portare via, con la carriola, come è successo, un po' di ghiaia, viene denunciato a piede libero e processato per furto. Di conseguenza la vegetazione si è arricchita, il fiume è diventato un vero e proprio bosco.
Ricordo a me stesso che l'alveo, come si legge sul dizionario della lingua italiana, lo Zanichelli, è tutto ciò che è tra due argini, fuori dagli argini non si tratta di alveo. Dico questo perché siamo in una regione dove vige la teoria del sospetto. Spesso si dice che l'alluvione è avvenuta a causa delle abitazioni che vi sono, invece di dire che quelle erano vittime perché si trovavano al di fuori dell'alveo. Dico questo perché proprio oggi è la vigilia del Santo patrono di quella città, San Caprasio, che si festeggia domani e le cui spoglie sono state trovate da amministratori ispirati, sensibilizzati, nel 2003-2004, dopo 1.100 anni che si trovavano sepolte sotto l'altare maggiore di quella Chiesa.
Signor Presidente, le spoglie erano state trasportate dal Monastero di Lérins (Francia) - dove nel IV secolo San Caprasio era un Santo evangelizzatore e aveva creato la comunità dei frati cistercensi, in questa abbazia di Aulla (anche a causa delle scorribande dei saraceni), che aveva un grande prestigio nazionale ed internazionale.
Dico questo perché l'alluvione ha interessato anche la Chiesa abbaziale che da 1.100 anni non aveva avuto alcun interessamento Pag. 61perché il Santo è stato ritrovato nella sua cassa di smalto. Si è trattato di un ritrovamento veramente di grande valore, meta adesso di centinaia, migliaia, decine di migliaia di pellegrini l'anno. Tra l'altro, questo Santo è il protettore della via Francigena.
Questo significa che da oltre mille, 1.100 anni qualcosa è successo.
Infatti, una volta il fiume era curato e veniva dragato, la ghiaia veniva tolta anche dagli stessi cittadini per le loro costruzioni, per i loro muri e i pianelli di coltivazione dei contadini e per costruire quindi i loro edifici e anche la legna veniva completamente tolta. Dagli anni Novanta il fiume è aumentato nel suo livello dai cinque agli otto metri, perché nessuno ha più asportato nulla ed il quantitativo di alberi è decuplicato, tant'è che la piena ovviamente si è portata via gli alberi a livello della luce dei ponti che, fatti a più archi e non ad un'arcata unica, hanno fatto effetto diga. E i ponti a monte, andando giù, hanno incontrato dei punti di minore resistenza in quelli a valle e c'è stato quindi un effetto domino che li ha fatti cadere uno dopo l'altro, credo sei, sette o otto ponti.
I fiumi, quindi, in base all'ingegneria idraulica nei centri delle città vanno tenuti puliti e l'acqua va fatta scorrere velocemente al centro dell'alveo, mentre fuori dai grandi centri abitati va rallentata per fargli fare cassa di espansione. Questa è una corretta tenuta di fiumi, che però non si è fatta. Perché non si è fatta in questi ultimi 20 anni? Perché ha prevalso la cosiddetta politica dei cocomeri, quelli che sono verdi fuori e rossi dentro, dando più importanza a che la ghiaia dei fiumi non venga toccata (e guai a chi asporta gli alberi!), che non alla sicurezza delle popolazioni.
Signor Presidente, quindi, questa è la situazione in cui ancora oggi, adesso, dai fiumi non è stato asportata nulla, non si è tolto un sasso. Ancora adesso il centro è a dorso di mulo, sopra gli argini, e quindi se dovesse ritornare l'alluvione - e mi auguro di no, mi auguro che questo Santo continui a proteggere questa città, come ha fatto anche durante l'alluvione che poteva essere molto più destruente e disastrosa anche in termini di vite umane - il fiume è rimasto tale e quale.
Tutte le attività, però, sono state riaperte. Sono state tutte riaperte con il sacrificio di quei cittadini che non hanno ancora avuto oggi un euro da nessuno, men che meno dalla regione, anche se gli incontri sono stati dieci, venti, trenta, cinquanta (ma solo teoria, niente pratica). I cittadini si sono rimboccati le maniche, hanno preso i loro risparmi, li hanno reinvestiti e tutte le attività commerciali fortunatamente sono state riaperte e le abitazioni recuperate e riattivate.
Succede adesso un balletto di responsabilità: a chi compete la pulizia dell'alveo dei fiumi? Sui giornali c'è stato un dibattito in questi giorni dove l'ex comunità montana, l'unione dei comuni ed il suo presidente sostengono che è competenza dell'autorità di bacino e della provincia e quindi la responsabilità è della regione, dell'autorità di bacino e della provincia: voi avete l'obbligo di fare questo, non lo avete fatto e siete responsabili! La provincia risponde il giorno dopo. Dal suo punto di vista è di tutt'altro avviso e richiama un regio decreto del 1904, il regio decreto n. 523 che stabilisce come criterio quello della classificazione degli stessi fiumi e sulla base di questa classificazione il fiume Magra viene identificato come terza categoria.
La stessa provincia sulla base di ciò ha stabilito che la manutenzione spetterebbe, come indica la legge regionale n. 34 del 1994, agli specifici consorzi di bonifica e, quindi, per le successive modifiche, all'unione dei comuni quindi alle ex comunità montane.
E il balletto continua. La comunità montana dice: no, è competenza della provincia. La provincia dice: no, è della comunità montana. Tra l'altro, signor Presidente, si dice la provincia essere competente solamente per i bacini di seconda categoria: nella nostra provincia non ce ne sono, quindi, non si sa bene che cosa faccia. Pag. 62
Quindi, i fenomeni dell'incuria hanno sicuramente concorso allo straripamento dei corsi d'acqua ed hanno creato danni ingenti per le realtà locali e anche per lo Stato. Sono qui a chiedere, signor Presidente, al rappresentante del Governo quali iniziative di competenza dell'Esecutivo ritenga di assumere anche per dirimere la questione su chi competa ricalibrare il fiume, togliere la ghiaia in eccesso, pulirlo. Altrimenti tali soggetti (tra l'altro sono dello stesso colore politico, lo stesso della regione, prima facevo riferimento alla «politica del cocomero»), ovviamente hanno più in considerazione la ghiaia e gli alberi nel fiume che le popolazioni che vivono e che hanno edificato con grandi sacrifici le loro attività, le loro abitazioni fuori dall'argine, quindi nei loro terreni di proprietà che, da più di mille anni, sono edificati e che negli ultimi 60-70 anni hanno avuto un grande sviluppo anche da un punto di vista imprenditoriale e commerciale, quindi anche occupazionale.
Faccio una richiesta al Ministero, al rappresentante del Ministro Clini che noi sappiamo essere molto competente in materia e che ritiene la pratica molto superiore alla teoria e quindi siamo convinti che è in grado di intervenire, dirimendo questo pasticcio di scaricabarile tra la provincia, la regione, le ex comunità montane e unioni di comuni, per risolvere questa questione del mancato dragaggio dell'alveo del fiume Magra e degli altri corsi d'acqua affluenti, in modo da risolvere il conflitto testé citato. Chiediamo al Ministro se non intenda adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, per quanto di competenza al fine di modificare le procedure per fare realizzare il dragaggio dei fiumi, affinché i corsi d'acqua dolce siano periodicamente ricalibrati così da farli scorrere in modo corretto senza pericoli per le popolazioni e gli abitanti.
Ho iniziato ricordando questo Santo ritrovato alcuni anni fa ancora come era stato sepolto con gli antichi splendori, con una sepoltura romana molto pregevole dal punto di vista archeologico, e che si trovava da oltre mille e 100 anni alla confluenza di due fiumi che sono il Magra e l'Aulella e mai era stato interessato dalle esondazioni perché le popolazioni avevano l'ingegno, la capacità di gestire il fiume, e di cercare di togliere la ghiaia, perché i fiumi che hanno andamento torrentizio continuano a portare materiale e ad accumularlo e ovviamente dove c'è acqua c'è anche una certa fertilità.
Ovviamente la tenuta corretta del fiume protegge le popolazioni dalle alluvioni ma al tempo stesso d'estate, quando c'è siccità e praticamente non scorre più acqua, la tenuta corretta del fiume fa sì che ci siano qua e là dei laghetti da cui i contadini, gli abitanti possano attingere acqua per l'agricoltura. I nostri ragazzi un tempo si divertivano, con momenti di relax, a fare il bagno in questi fiumi, e tutti abbiamo imparato proprio a nuotare in questi piccoli laghetti che si formavano lungo questo corso d'acqua importante per quella comunità.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito all'interpellanza in oggetto, presentata dall'onorevole Barani e da altri deputati, riguardante le procedure di dragaggio del fiume Magra, si rappresenta quanto segue: il dragaggio dei fiumi, ossia l'asportazione del materiale accumulatosi in alveo durante l'evento di piena, rientra nelle competenze riconosciute in capo alle regioni e, nel caso specifico, della regione Toscana. La materia è regolamentata dalla legge regionale n. 91 del 1998 che attribuisce alle province ed ai consorzi di bonifica/unione dei comuni le competenze sulla manutenzione delle opere idrauliche e sulla polizia idraulica. Rientra nelle competenze dello Stato, invece, la programmazione e il finanziamento del Piano nazionale di interventi di difesa del suolo, attuati anche in accordo con le regioni. Il combinato disposto delle diverse norme Pag. 63del settore prevede che, in sostanza, le opere di manutenzione (ad esempio il taglio della vegetazione citato nell'interpellanza) competano ai consorzi di bonifica, che, nel caso del fiume Magra, si identifica con l'unione dei comuni della Lunigiana, mentre per quanto attiene alla realizzazione di opere idrauliche la competenza spetti alla provincia. Nel tratto di fiume in esame, l'asportazione degli inerti è vietata dal Piano di assetto idrogeologico del bacino del fiume Magra e del torrente Parmignola, approvato dal consiglio regionale della Toscana, in quanto giudicata dannosa per il mantenimento della funzionalità idraulica. Infatti, la fascia costiera in prossimità della foce del Magra presenta fenomeni di arretramento della linea di costa per la ridotta disponibilità di sedimenti causata da una riduzione indotta dall'uomo del carico sedimentario del fiume Magra e che si protrae da parecchi decenni.
Diversa è la disciplina per l'attività di movimentazione del materiale d'alveo finalizzato al corretto mantenimento del buon regime delle acque, soprattutto nei casi di sovralluvionamento dell'alveo, casi che di volta in volta vanno valutati con studi specifici. Sul trasporto solido del Magra, l'autorità di bacino ha condotto uno studio nel 2006, poi aggiornato nel 2009, per valutare la dinamica d'alveo del fiume e da questo emerge, in generale, che il corso d'acqua non presenta un surplus di sedimenti, ma evidenzia, in diverse zone, un deficit di trasporto solido. Nel tratto specifico di Aulla, emerge un sostanziale equilibrio del corso d'acqua, confermato anche dagli approfondimenti svolti dopo l'alluvione del 25 ottobre ultimo scorso insieme alle università di Firenze e Genova. Si osservano tuttavia, in tratti definiti e puntuali, zone di sovralluvionamento, che sono oggetto di apposito intervento da parte del commissario straordinario per l'emergenza, di cui all'ordinanza n. 3 del 2012, intervento R1-01: «Interventi urgenti di ripristino dell'equilibrio sedimentologico del Fiume Magra a seguito dell'evento alluvionale del 25 ottobre 2011». La regione Toscana, interpellata in tal senso, ha evidenziato che il surplus stimato nei pressi dell'abitato di Aulla è di 80 mila metri cubi di sedimenti, rispetto ad una capacità di trasporto del fiume venti volte superiore, pertanto non determinante nella modifica dei livelli idraulici di piena.
Per quanto riguarda la necessità di messa in sicurezza della vegetazione presente in alveo, il Piano stralcio di assetto idrogeologico, ferme restando le disposizioni legislative statali e regionali in materia di boschi e di beni culturali ed ambientali di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, ha previsto quanto segue: deve essere promossa e/o mantenuta una fascia di vegetazione riparia comprendente specie arboree, arbustive ed erbacee; il taglio a raso della vegetazione è vietato, ad eccezione dei tratti di alveo che attraversano centri urbani o che siano interessati da attraversamenti e nei quali tale attività si renda indispensabile per garantire la pubblica e privata incolumità; il taglio della vegetazione posta in alveo deve essere limitato ad interventi selettivi di ringiovanimento, finalizzati ad assicurare la funzionalità idraulica e la tutela della pubblica e privata incolumità.
A seguito dell'evento del 25 ottobre, con DPCM del 28 ottobre 2011, è stato dichiarato lo stato di emergenza in relazione alle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel mese di ottobre 2011 nel territorio delle province di La Spezia e Massa Carrara e con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3974 del 5 novembre 2011 sono stati attivati i primi interventi urgenti di protezione civile, diretti a fronteggiare l'emergenza; il presidente della regione Toscana è stato nominato commissario delegato con il compito di predisporre un piano di interventi anche relativamente alla manutenzione straordinaria degli alvei e alle azioni di mitigazione del rischio idraulico.
Il piano è stato approvato con ordinanza commissariale n. 38 del 29 novembre 2011 e il 13 febbraio 2012 è stata emanata l'ordinanza del presidente della giunta regionale n. 3 del 2012 concernente, tra l'altro, l'approvazione di una Pag. 64prima parte di interventi di ripristino, messa in sicurezza e mitigazione del rischio.
L'intervento evidenziato nell'interpellanza è ricompreso nell'elenco di cui all'allegato 1 della citata ordinanza n. 3 del 2012 con il codice R1-01 per un importo pari a 850.000 euro.
La Provincia di La Spezia, sulla base di tale ordinanza sta effettuando la manutenzione degli alvei dei fiumi Magra e Vara in Liguria, asportando la vegetazione morta che costituisce un rischio per la funzionalità dei fiumi, provvedendo alla ricostruzione delle opere idrauliche demolite dalla piena e all'asportazione del materiale lapideo individuato come deposito che costituisce rischio attivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente è difficile dire se si è soddisfatti oppure no, perché il sottosegretario Tullio Fanelli ci ha detto che si tratta di competenza della regione. Questo ci preoccupa. I nostri padri, i nostri avi, non avendo ovviamente l'ente regione, sapevano come gestire l'equilibrio di un fiume e proteggere le loro ricchezze, le loro case, i loro campi, il loro raccolto, le loro coltivazioni, le loro viti, capacità che è assolutamente assente in colui che lei ha detto essere il commissario. Credo che i problemi vengano proprio da questo commissario.
Infatti, signor sottosegretario, è opinione condivisa e ormai trasversale che il vincolo paesaggistico ed ambientale non può - ripeto: non può - sopravanzare le necessità di garantire la sicurezza per la cittadinanza e per la realtà produttiva delle aree della Lunigiana limitrofe al fiume Magra e ai suoi affluenti. Né può reggere al paradosso che l'eventuale danno portato da una piena eccessiva danneggerebbe l'ambiente ed il paesaggio ben più che i lavori volti a garantire il maggior contenimento ad una portata delle acque superiore alla media. Mettiamo a rischio le popolazioni perché manca la sabbia al mare? Perché c'è l'erosione? Quaranta chilometri a monte diciamo che non arriva la sabbia al mare e, per permettere che ci sia la sabbia al mare, diciamo: chi se ne frega della popolazione! Questo balletto di responsabilità tra unioni dei comuni, lei adesso l'ha risolto dicendo: sulla vegetazione è competente l'unione dei comuni, invece sul calibramento eventuale dell'alveo, è competente la regione attraverso la provincia e l'autorità di bacino. Guardi, signor sottosegretario, che l'autorità di bacino, la provincia, il genio civile nel 2004, 2005 e 2006 hanno progettato e realizzato il nuovo argine. Forse avranno sbagliato i calcoli perché l'hanno anche collaudato. Hanno costruito il nuovo argine. Quindi avranno studiato i flussi del fiume e gli equilibri.
Ma credo che non ci abbiano capito nulla, perché se poi è uscito significa che non l'hanno collaudato per quelle portate, ma per portate ovviamente di gran lunga inferiori.
Non sono stati capaci a quel tempo - e sto parlando di tre, quattro anni fa - di fare un argine che è costato 6 milioni di euro e adesso ci dicono che quello che è in eccesso sono soltanto 80.000 metri cubi, però dicono: «Un po' di qua, un po' di là, non sappiamo, in certi punti è sottostimato, in altri è sovrastimato». Ma questi sono degli incompetenti! Ma dico: come si fa a lasciare un accumulo di ghiaia al centro della città e del fiume superiore agli argini? Se dessimo questo compito ad una quinta elementare lo risolverebbe. Qui bisogna piantarla, l'ho già detto, con la politica della cocomera: qui per fare i verdi fuori e rossi dentro, per fare gli pseudoambientalisti, per dare ragione alla nidificazione dell'usignolo, che se non nidifica nel fiume va a nidificare nei boschi e lì non potrebbe trovare un habitat confortevole, mettono a rischio la popolazione.
No: è per questo, signor sottosegretario, che io vi spingo ed ho invitato il Ministro Clini, con tutto il suo apparato, a fare una norma dove dire che in certi centri abitati la ghiaia va tolta, come era negli anni Novanta, perché è aumentata di 8 metri. Pag. 65Ora è superiore quasi agli argini. Non possiamo permetterci che il muro di Berlino non ci sia più in Germania e venga fatto lì e lo vogliano alzare di 3 metri. No, non possiamo fare in modo che poi le nostre popolazioni vengano alluvionate da monte perché manca lo sbocco dell'acqua per andare nei fiumi. Quindi ritengo che sia vergognoso questo dibattito che si è aperto su di chi è la responsabilità di tagliare: ovviamente non è al Ministero la critica, a lei o al signor Ministro, che godono totalmente della mia fiducia, ma alla regione, alla provincia, alla comunità montana e all'unione dei comuni e dell'autorità di bacino, che devono intervenire su quel fiume.
Termino, signor sottosegretario: poniamo il caso che non bisogna asportare nemmeno un sasso, ma va ricalibrato, cioè va tolta di lì e messa da un'altra parte, a 100 metri più a valle, a 200 metri, a un chilometro. Non la vogliamo portare via, non vogliamo privare i vacanzieri della sabbia di Bocca di Magra e della Versilia, ma vogliamo tutelare le nostre popolazioni; basta che un'amministrazione, una regione seria e capace, un commissario che abbia due neuroni, non dico di più, dica: «Va bene, spostiamola a valle, spostiamola a monte, ma lì facciamo in modo che scorra». Spostiamola verso gli argini. Non portiamola via, ma facciamo in modo che scorra più veloce al centro e non contro gli argini, perché le linee di forza idraulica poi fanno sì che rompano l'argine, come è successo ad Aulla nell'alluvione del 25 ottobre dello scorso anno e ovviamente hanno messo a grave rischio la popolazione. Basta poco, basta saper valutare gli interessi della popolazione. Infatti noi non dobbiamo proteggere l'ambiente fine a se stesso, noi dobbiamo proteggere l'ambiente perché in quell'ambiente c'è la popolazione che vive. L'ambiente non deve essere ostile alla popolazione, deve essere d'aiuto ad una qualità di vita accettabile e di sicurezza. Quindi è l'ambiente al servizio dell'uomo e non viceversa, com'è la politica che stanno portando avanti in questa zona. Termino dicendo che sono ancora preoccupato, perché non hanno asportato ancora un sasso. Io non sono qui a dirle di asportarlo: come ha detto bene lei c'è la possibilità di ricalibrarlo, di spostare l'eccesso di ghiaia che c'è in una zona in un'altra zona, dove lì è compatibile e lì fare la sabbia per portarla al mare e mettere in sicurezza in questo modo, togliendo gli accumuli al centro e portandoli di più verso gli argini. Insomma, occorre uno studio idraulico, ma che non deve essere fatto dai soliti ambientalisti a cui vengono dati gli incarichi per questioni meramente e solamente clientelari, ma che ci sia della professionalità, che siano dei professori universitari.
Noi li abbiamo a Firenze, a Siena e, soprattutto, a Pisa o a Genova, visto che siamo liguri-apuani: si tratta di docenti, non esperti, bracci destri o sinistri degli amministratori di quelle zone, della Toscana e della provincia di Massa Carrara, ma persone capaci e studiosi, che riescono - e concludo, signor Presidente - ad equilibrare correttamente le necessità ambientali con l'aspetto estremo e più importante, cioè la sicurezza degli abitanti e della popolazione.
Quindi, smettiamola, con la teoria del sospetto, di continuare a far sì che, in nome di un ambiente generico, venga messa a repentaglio la vita delle nostre popolazioni e dei nostri beni, che i nostri avi - e concludo - sapevano molto meglio amministrare rispetto alle attuali amministrazioni, che non godono assolutamente della mia fiducia.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Pionati - n. 2-01488)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Pionati n. 2-01488 è rinviato ad altra seduta.

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(Rinvio dell'interpellanza urgente Bossa - n. 2-01508)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso del presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Bossa n. 2-01508 è rinviato ad altra seduta.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Scilipoti - n. 2-01463)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Scilipoti n. 2-01463 è rinviato ad altra seduta.

(Elementi in merito alle iniziative adottate dall'Agenzia delle entrate per la verifica della regolarità fiscale delle fatture emesse dall'Accademia britannica srl nei riguardi dell'INPDAP nel periodo 2007-2012 - n. 2-01480)

PRESIDENTE. L'onorevole Grassano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01480, concernente elementi in merito alle iniziative adottate dall'Agenzia delle entrate per la verifica della regolarità fiscale delle fatture emesse dall'Accademia britannica srl nei riguardi dell'INPDAP nel periodo 2007-2012 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MAURIZIO GRASSANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, adesso le racconterò una storia che, purtroppo, è una storia penosa per l'amministrazione statale e, soprattutto, per le casse di questa amministrazione, che, come sappiamo tutti, sono in forte crisi. È una storia talmente grossa, che è condivisa non solo da me, ma anche dagli onorevoli Lehner, Mazzuca, Pisacane, Mario Pepe (Misto-R-A), D'Alessandro, Garagnani, Stradella, Rosso, Marinello, Germanà, Fugatti, Fucci, Cesario, Giro, Pescante, Palumbo, Taddei, Versace, Mottola, Iapicca, Misiti, Scalera, Iannarilli, Stracquadanio, Angeli, Sisto, Vannucci, Catone, Gianni, Di Virgilio, Bernardo, Ossorio, Nucara, De Luca, Barani, Guzzanti e Sardelli. Quindi, se tanti onorevoli parlamentari hanno firmato questa interpellanza urgente, vuol dire che c'è qualcosa che non va in questa storia che adesso le andremo a raccontare.
L'INPDAP - sappiamo benissimo chi è e cosa fa -, giustamente, ogni anno, fa un'azione meritoria verso i propri orfani e verso i figli dei dipendenti, mandandoli a studiare, a fare delle vacanze studio in Inghilterra per imparare la lingua, anche in altri Paesi e anche in Italia. Per fare questo, indice ogni biennio una gara. Il punto è proprio questo: quando un ente pubblico fa delle gare pubbliche, per prima cosa, deve avere ben chiaro in testa il trattamento fiscale che gli imprenditori devono seguire.
Non può fare una differenziazione a caso e dire: per una azienda applico un trattamento fiscale più agevolato di un altro, perché altrimenti si crea un vulnus nella concorrenza tra le aziende. È chiaro che l'azienda che applica il trattamento fiscale agevolato vince sempre rispetto alle altre aziende. Qui, sembra sia successo proprio così; tant'è che l'Accademia britannica Srl ha continuato a fare queste gare utilizzando un trattamento fiscale, secondo noi, diverso e applicando un comma diverso degli articoli della legge rispetto a quello applicato dagli altri che gli permetteva di fare le fatture senza IVA, mentre gli altri partecipanti partecipavano facendo le fatture con IVA. Va da sé, quindi, che chi partecipava mettendoci l'IVA aveva un ricarico del 20 per cento in più rispetto a chi l'IVA non la metteva. Tuttavia, il grave di tutta questa storia è che altre aziende hanno fatto ricorso e hanno fatto ben presente ai dirigenti dell'INPDAP questa anomalia; a costoro, però, sembra che la cosa non interessi perché sostengono di non essere loro a dover verificare il trattamento fiscale delle aziende. Tale cosa è in palese contrasto con quanto scritto su questo foglio dalla dirigente dell'epoca che, poi, vorrei sapere che fine ha fatto, se è stata promossa, si Pag. 67chiama dottoressa Rosalba Amato, e che all'epoca era la dirigente generale del settore delle attività sociali che, nell'ultimo bando di gara, stagione 2009, ha scritto: «fatture presentate e da pagare utilizzando l'ex articolo 74-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972» e che poi, caso più unico che raro - non ho mai visto in un bando di gara una cosa del genere, non so se lei, signor sottosegretario l'ha mai vista - ha fatto un asterisco dove c'è scritto: «fattura presentata (...)» e ha scritto di suo pugno, poi glielo farò avere: «o altro trattamento fiscale accertato». Cosa vuol dire questo? Vuol dire che lascia la libertà alle imprese di decidere loro quale trattamento fiscale lo Stato deve accertare? Questa è una cosa veramente assurda! Ovviamente, anche il tribunale si è mosso; infatti, a seguito di vari esposti, pare che il tribunale di Roma abbia richiesto il rinvio a giudizio degli amministratori e della società Accademia britannica Srl in concorso tra loro per truffa, falsità ideologica e false attestazioni. Il tribunale successivamente, dovrebbe avere proposto, come risulta da organi di stampa, il rinvio a giudizio di taluni funzionari dell'INPDAP con le imputazioni di abuso d'ufficio e concussione, sempre per aver tentato di arrecare ingiusti vantaggi patrimoniali a quella società.
Signor sottosegretario, adesso, vorrei sapere, da lei, che cosa intende fare l'amministrazione statale e soprattutto l'Agenzia delle entrate, la quale è così solerte a mettere le ganasce fiscali a quei poveri disgraziati di italiani che si dimenticano di pagare una multa e gli pignorano la macchina e quando vanno a vendere la macchina non possono venderla perché scoprono il pignoramento in quel momento, visto che Equitalia non si preoccupa neanche di mandargli una lettera dicendo che la propria macchina è sotto pignoramento cautelativo. Ebbene, questa Agenzia delle entrate con Equitalia che è così solerte, di fronte a conti fatti di 400-500 mila euro di IVA non pagata, sembra che non abbia ancora fatto niente. Vorrei sapere da lei, signor sottosegretario all'economia e le finanze, che cosa intendete fare.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, riguardo alla questione sollevata dagli interpellanti, occorre preliminarmente rappresentare quanto segue: la fattispecie segnalata concerne la qualificazione, da parte della società Accademia britannica Srl, delle proprie prestazioni nei riguardi dell'INPDAP quali operazioni esenti, ai sensi dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 che regola l'IVA.
Per la società queste rappresenterebbero prestazioni educative e didattiche (e non «pacchetti turistici tutto compreso»). La società Accademia britannica Srl si è costituita il 15 dicembre 2006 e ha iniziato la sua attività subentrando ad una ditta individuale che aveva effettuato prestazioni di servizio del medesimo genere con l'INPDAP.
A differenza di quanto affermato dagli interpellanti, la direzione provinciale di Campobasso dell'Agenzia delle entrate - dando seguito a specifiche indicazioni della Direzione centrale di accertamento - ha approfondito, in tempi congrui e con apposita istruttoria, la posizione fiscale sia della ditta individuale, sia della subentrata società, emanando specifici avvisi di accertamento, per le annualità dal 2004 al 2007, con cui sono stati contestati rilievi attinenti anche alla non corretta fatturazione delle prestazioni di servizio relative ai cosiddetti pacchetti turistici «tutto compreso».
Nei confronti della società, inoltre, è stata eseguita una verifica fiscale nel corso dell'anno 2011, il cui iter istruttorio è ancora in corso. Avverso gli avvisi di accertamento citati, l'Accademia britannica Srl ha presentato ricorso che, con riguardo alle annualità 2004, 2005 e 2006 è stato accolto dalla Commissione tributaria Pag. 68provinciale di Campobasso. Al riguardo la direzione provinciale di Campobasso dell'Agenzia delle entrate, ha proposto appello contro le sentenze di annullamento.
Le somme contestate nei predetti avvisi di accertamento, sono state oggetto di iscrizione a ruolo a titolo provvisorio, conformemente alle disposizioni di legge. Infine, va precisato che l'Accademia britannica Srl non è la sola azienda che negli ultimi anni ha fornito tali tipi di prestazioni all'INPDAP, fatturando le prestazioni in esenzione di IVA, e che anche nei confronti di tali soggetti l'Agenzia delle entrate ha avviato attività di controllo.

PRESIDENTE. L'onorevole Grassano ha facoltà di replicare.

MAURIZIO GRASSANO. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto della risposta del sottosegretario. Dico parzialmente perché sono contento che l'Agenzia delle entrate si sia mossa ed abbia iniziato a fare accertamenti anche - ed io questo non lo sapevo - contro altre aziende che hanno utilizzato lo stesso regime fiscale, a mio avviso, non congruo, e quindi senza IVA, però questo non risolve la domanda di fondo: come è possibile che una dirigente dell'INPDAP emetta un bando di gara non sapendo e non specificando esattamente che trattamento fiscale deve seguire l'azienda?
Come è possibile? Che fine ha fatto questa dirigente? Vorrei sapere se questa dirigente, per esempio, è stata promossa (perché magari qui in Italia di solito va così) o se ha avuto dei richiami o qualche altra cosa. Infatti, quello che ha scritto qui («o altro trattamento fiscale accertato») è veramente assurdo. Dopo di che, vedendo come vanno le cose, spero che tra trent'anni lo Stato riesca a recuperare questi 400-500 mila euro di IVA che avrebbe già dovuto incassare prima.
Un'altra anomalia dell'INPDAP è questa: sembra abbia deciso di liquidare, vista tutta la questione, l'80 per cento delle fatture che ha emesso l'Accademia britannica, trattenendosi di sua sponte il 20 per cento, ma l'Agenzia delle entrate gli ha già fatto notare che non è possibile per l'ente appaltante versare l'IVA dell'appaltatore. Non è proprio possibile, ma in ogni caso una roba del genere non risolverebbe il problema dell'assoluta mancanza di concorrenza che c'è stata. Infatti, in ogni caso, c'è stata una gara dove uno dei partecipanti ha partecipato in maniera agevolata rispetto agli altri.

(Orientamenti del Ministero dell'economia e delle finanze in merito alla possibilità di richiedere una sottoscrizione forzosa di titoli di Stato, per un importo pari al 10 per cento dei depositi bancari, superiori ai 50.000 euro, con la garanzia di un tasso di interesse del 4 per cento - n. 2-01487)

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01487, concernente orientamenti del Ministero dell'economia e delle finanze in merito alla possibilità di richiedere una sottoscrizione forzosa di titoli di Stato, per un importo pari al 10 per cento dei depositi bancari, superiori ai 50.000 euro, con la garanzia di un tasso di interesse del 4 per cento (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, signor sottosegretario, non le dico nulla di nuovo se le sottolineo come ormai la crisi economica nazionale ed internazionale abbia raggiunto limiti di insopportabilità, tant'è che più di 23 imprenditori si sono già suicidati, migliaia di altri sono strozzati dalla sofferenza economica, dalla mancanza di liquidità e di sensibilità, se così possiamo chiamarla, da parte delle banche, che sta strozzando il tessuto economico delle piccole e medie imprese in Italia che sono il tessuto portante di questa economia.
Quasi tre milioni di piccole imprese reggono con 10 milioni di dipendenti l'equilibrio sociale di questo Paese. È un grido d'allarme che mi pare di capire il Governo a parole stia ascoltando, ma di Pag. 69fatto non sta facendo nulla. Non me ne vorrà, signor sottosegretario, perché abbiamo fatto diverse proposte rimaste accantonate. Quindi, come dicevo prima, si tratta di suicidi che non possono rimanere un fatto isolato, un allarme lanciato da chi non ce la fa più. Non possiamo ritenere che questo sia un fatto casuale. Era un allarme già previsto, un esito annunciato.
Rispetto a questo, non possiamo rimanere inermi. I suicidi continuano, né possono essere derubricati a gesto di ribellione, mi pare ovvio, seppure contro un sistema politico oggi oggetto della reprimenda generale e dell'attenzione di tutti dal sistema cosiddetto «antipolitico» che poi è soltanto «antipartitico». Infatti, dalle mie parti dicono: «levete tu che me metto io», che tradotto in italiano significa: «c'è chi spera o chi vuole mandare via quelli che siamo per fare posto agli altri». Infatti, siamo ciechi e sordi come le banche e come il sistema finanziario che, pure avendo preso più di 260 miliardi di euro dalla Banca centrale europea all'1 per cento, anziché utilizzare una parte di questi per le piccole e medie imprese, hanno pensato bene di utilizzarlo comprando buoni del tesoro per guadagnarci. Ci mancherebbe altro: siamo d'accordo, siamo convinti che il sistema bancario non possa essere toccato, ma certo non possiamo mandare le piccole e medie imprese in braccio alle mafie, agli strozzini, agli usurai e a chi più ne ha più ne metta o al suicidio, perché questo è il punto finale.
Ciononostante, siamo a conoscenza che la Banca d'Italia in una graduatoria che ha redatto in base al rapporto tra ricchezza netta degli italiani e reddito lordo disponibile abbia verificato che siamo al primo posto in Europa con 3.600 miliardi di euro che è quasi il doppio, se non il doppio, del debito che abbiamo. La proposta, che non è provocatoria o per farsi...
Onorevoli Grassano e Mario Pepe, se lasciate in pace il sottosegretario, probabilmente mi ascolterà perché sto dicendo delle cose che non sono scritte! Onorevoli Grassano e Mario Pepe, andate fuori dall'Aula e fatemi parlare! Bravi!

PRESIDENTE. Onorevole Gianni, prosegua il suo intervento...

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, mi consenta. Non si può, anche perché parliamo di persone che si sono suicidate, di migliaia di aziende fallite e di migliaia di altre aziende che stanno fallendo e a cui il Governo deve una risposta!
Poi dicono che i politici non fanno nulla! Ma noi più che sottolineare, sottoporre, indicare, prevenire, prevedere, tentare di fare capire al Governo quale può essere la strada, cosa possiamo fare? Non è una provocazione quella di effettuare un prelievo forzato del 10 per cento perché, tra l'altro signor Presidente, lei è più bravo di me e lo sa, sono risorse in banca che non danno nulla ma che, se continua così, tra qualche mese non varranno nulla.
Allora, per evitare che possa esserci un'ulteriore continua azione degli speculatori nazionali e internazionali sui nostri BTP, prendendo il 10 per cento, che sono circa 100 miliardi di euro, probabilmente potremmo fare una cosa molto semplice: dare a tutte le regioni italiane e a tutti gli imprenditori d'Italia la possibilità di avere la compensazione. Non faremmo come il Governo, che aveva messo da parte le sei regioni che avevano il debito con la sanità, ma si rilancerebbe veramente l'economia, rimettendola in piedi e ritornando a dare una mano a chi è veramente il pilastro dell'economia italiana, le piccole e medie imprese artigiane.
Noi non possiamo continuare a sopportare l'insopportabile peso di essere i politici, quelli della casta, senza essere messi nelle condizioni di poterle dire, signor sottosegretario, a lei e al Governo, che forse è il momento giusto per dare le risposte giuste, che non possono essere né le lacrime della Fornero né le belle parole del Presidente Monti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Pag. 70Presidente, riguardo alla questione e alla proposta sollevata dagli interpellanti, si fa presente che l'uso di meccanismi forzosi di acquisto di titoli di Stato appare una misura emergenziale, non proporzionata alla situazione attuale che pure non è semplice.
L'ipotesi ventilata potrebbe risultare inefficace al fine di contenere il costo per il servizio del debito pubblico e di disporre di maggiori risorse da destinare all'incentivazione alle imprese. L'acquisto forzoso, infatti, potrebbe avere l'effetto di peggiorare le condizioni a cui i titoli di Stato vengono ordinariamente emessi, in virtù di una percezione negativa che il mercato trarrebbe dall'impiego di tali strumenti coattivi.
Si potrebbero determinare perdite di valore dei titoli sul mercato e l'eventuale provvedimento potrebbe risolversi in un incremento del costo del debito e in maggiori difficoltà nel coprire il fabbisogno finanziario dello Stato con nuove emissioni. Tali effetti sarebbero di carattere generale e di lungo periodo, mentre il possibile vantaggio dell'iniziativa sarebbe particolare e limitato al momento iniziale, in cui si verificassero i presupposti per l'investimento obbligato.
In sostanza, si vedono soprattutto aspetti negativi in relazione a quanto prospettato.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di replicare.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, ovviamente non sono soddisfatto perché, signor sottosegretario, probabilmente la mia proposta non può dare risultati. Tuttavia, ogni giorno vedo che tra spread che sale e scende, tra crash credit che non c'è, tra l'indifferenza dei banchieri, tra la disponibilità del Governo ad aiutare le banche e la finanza, tralasciando di dare una mano alle piccole e medie imprese, tra l'IMU che alcuni pagano ed altri no, mi sembra che si stia viaggiando in maniera oscillante, senza sapere che cosa fare.
Non sono un economista, faccio il medico e so che prevenire è meglio che curare. A me sembra che il paziente sia in una fase abbastanza delicata. Come si dice dalle mie parti, «lo stiamo perdendo». Le consiglierei, a lei e al Governo, come da del tutto ignorante della finanza, di rivedere questa posizione e di spiegare, in maniera molto più chiara di come sto facendo io, ai cittadini che hanno i depositi bancari, che probabilmente, da qui a qualche mese, quei depositi non varranno nulla.

(Chiarimenti in merito a disservizi recentemente verificatisi nei servizi postali nonché in merito alla possibile separazione tra attività finanziarie e bancarie di Poste italiane spa e servizi postali - n. 2-01514)

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Boccia rinuncia ad illustrare la sua interpellanza n. 2-01514, concernente chiarimenti in merito a disservizi recentemente verificatisi nei servizi postali nonché in merito alla possibile separazione tra attività finanziarie e bancarie di Poste italiane spa e servizi postali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in riferimento al blocco del sistema operativo informatico segnalato dagli interpellanti, Poste Italiane ha precisato quanto segue.
Il Service Delivery Platform rappresenta uno dei principali canali di accesso ai servizi di Poste italiane, su cui sono configurate più di 50 mila postazioni di lavoro presenti in tutti gli uffici postali distribuiti sul territorio nazionale. Ogni giorno vengono elaborate in media oltre 9 milioni di operazioni, con punte che hanno raggiunto circa 28 mila operazioni al minuto nelle ore di maggiore traffico.
L'attuale sistema è il risultato di un progetto che ha le sue origini nell'esigenza di incrementare il controllo e la sicurezza dei dati attraverso il superamento del precedente sistema e l'adozione di un Pag. 71modello centralizzato finalizzato a migliorare l'efficacia e l'efficienza dei processi operativi presso gli uffici postali.
Il progetto è parte del piano di innovazione tecnologica che Poste italiane ha attuato negli ultimi anni. La fase realizzativa ha richiesto una continua sincronizzazione per seguire la contemporanea evoluzione degli altri componenti dell'information and communications technology, tutti integrati con la citata piattaforma SDP.
La complessità, in termini di dimensioni, servizi e integrazione, introduce caratteristiche di unicità che hanno richiesto il diretto supporto dei laboratori di due delle principali società d'informatica del mondo, IBM e HP (facenti parte del raggruppamento di imprese che ha realizzato la soluzione).
Adesso è in corso la fase di fine tuning in produzione, anche attraverso aggiornamenti dei prodotti rilasciati dai laboratori, resa più impegnativa dalla dinamicità delle evoluzioni richieste per adeguamenti normativi, operativi e di nuovi servizi.
Nella giornata del 16 aprile 2012, tutti gli uffici postali hanno regolarmente aperto il servizio alla clientela. A partire dalle ore 9 il sistema di sportello ha evidenziato rallentamenti nell'operatività e blocchi temporanei che hanno interessato l'intero territorio nazionale. A seguito di interventi correttivi, eseguiti in raccordo con i laboratori, è stata assicurata la ripresa del servizio, selettiva e progressiva su base geografica, che si è completata alle ore 14,30 e nelle giornate successive il servizio è stato erogato regolarmente.
Nel giorno interessato dal disagio, sono state comunque realizzate circa 5,9 milioni di operazioni, tra cui sono stati trattati circa 731 mila bollettini, pagate 36 mila pensioni, eseguite 149 mila operazioni sui libretti, accettati 255 mila plichi di corrispondenza. Sono in corso azioni di ulteriore ottimizzazione - che rientrano nel già citato piano di fine tuning - di una piattaforma unica e dinamica che vive il suo primo ciclo annuale di funzionamento. Tale piano prevede la soluzione consolidata dai laboratori IBM, nell'ambito degli interventi in garanzia, per il prossimo mese di luglio 2012.
Come già accaduto in passato, accanto agli opportuni interventi correttivi tecnici ed operativi, Poste Italiane ha disposto il prolungamento dell'orario di apertura al pubblico degli uffici, fino ad esaurimento dei clienti in attesa.
Per ciò che attiene al BancoPosta, si fa presente che le attività che esplica tale divisione sono individuate nel decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001, n. 144 e, in particolare, riguardano la raccolta del risparmio tra il pubblico, la raccolta del risparmio postale, i servizi di pagamento, la promozione e il collocamento presso il pubblico di finanziamenti concessi da banche ed intermediari finanziari abilitati, nonché i servizi di investimento ed accessori, mentre rimane preclusa l'attività di concessione di finanziamenti (articolo 2, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001, n. 144).
In attuazione dell'articolo 2, commi 17-octies e seguenti, del decreto legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito nella legge 26 febbraio 2011, n. 10, è stato costituito il patrimonio destinato a BancoPosta, ai fini dell'applicazione degli istituti di vigilanza prudenziale di Banca d'Italia e a garanzia delle obbligazioni assunte da Poste Italiane nell'esercizio dell'attività di bancoposta.
In particolare, con la costituzione del patrimonio BancoPosta si è realizzata la separazione dal patrimonio di Poste Italiane, in modo tale che i beni e i rapporti giuridici del patrimonio segregato finalizzati allo svolgimento delle attività elencate nel decreto del Presidente della Repubblica n. 144 del 2001 siano dettagliatamente individuati e seguano la disciplina codicistica dei patrimoni destinati ad uno specifico settore. Relativamente all'ipotesi di un'eventuale societarizzazione, di cui vi è cenno nell'interpellanza in questione, al momento non sono allo studio operazioni in tal senso, che in ogni caso dovranno essere valutate alla luce dell'attuale normativa Pag. 72di riferimento e della regolamentazione di vigilanza di Banca d'Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario Vieri Ceriani, per quanto riguarda la risposta sulla prima parte della nostra interpellanza urgente, avevamo chiesto al Governo di esprimersi su tre quesiti che non erano casuali. Uno faceva riferimento alla vicenda del 16 aprile 2012 e alle cause che avevano determinato, per la terza volta nel giro di un anno, una sorta di black out che aveva mandato in tilt i sistemi, nonostante gli investimenti fatti. La risposta ci soddisfa, anche se inevitabilmente ci riporta al secondo tema, cioè quello relativo a quali debbano essere le strategie industriali del gruppo Poste Italiane, una tra le più grandi imprese pubbliche italiane. Che cosa pensa il Governo in proposito? Ho la sensazione che soprattutto dall'azionista non sia arrivata una risposta chiara da questo punto di vista. Siccome noi riteniamo, signor sottosegretario, che non sia una facoltà né nostra né del Governo né di Bankitalia, ma che c'è una direttiva comunitaria che prevede chiaramente la separazione delle attività dei servizi postali rispetto alle attività finanziarie e bancarie, dalla sua risposta deduco che il Governo non ha messo le mani sul dossier. Probabilmente non valuta questa una priorità. Noi invece riteniamo che sia una priorità e non deve essere certamente Bankitalia a dirci quali sono le strategie di separazione delle due società. Le due società vanno separate e soprattutto ci aspettiamo che la separazione coincida anche una valorizzazione adeguata sia delle attività del servizio postale, del servizio universale, sia dei servizi finanziari. Quindi, da questa risposta del Governo deduciamo che è necessario un intervento normativo - lo ribadisco, signor Presidente - dal quale non potrà esimersi questo Parlamento. Non possiamo ritrovarci nella condizione kafkiana di restare inermi di fronte ai fari accesi dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, di restare inermi o di far finta di nulla rispetto alle indicazioni date dalla stessa Unione europea. Aggiungo in quest'Aula che il gruppo del Partito Democratico è ampiamente insoddisfatto anche delle audizioni dei vertici dell'azienda avvenute qui.
Siamo ampiamente insoddisfatti perché, se l'azienda nasconde l'incapacità di definire alcune strategie dietro indirizzi che non arrivano da parte del Governo e se il Governo, qui, interrogato in Aula dopo le audizioni svolte nelle Commissioni, ci dice che, in realtà, sulla divisione tra i servizi finanziari e i servizi postali si aspetta genericamente che Banca d'Italia dica qualcosa, converrà con me che la vicenda rischia di diventare surreale, e rischia di diventarlo per un gruppo, come quello di Poste Italiane, che ha il dovere di affrontare alcune complessità del mercato.
Le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali le comprendiamo e le seguiamo anche, con particolare attenzione relativamente a come potrà trasformarsi quello che un tempo era il core business, cioè il servizio postale, se separato dai servizi finanziari e bancari, ma noi abbiamo il dovere di mettere le mani su questa vicenda.
Infatti, la sensazione che il gruppo del Partito Democratico ha è che questa, che è una delle principali aziende del Paese, sia senza indirizzo, stia navigando in mare aperto in funzione delle intuizioni che possono essere giuste, ma, mi permetto di dire, in alcuni casi sono anche sbagliate. Sui servizi finanziari riscontriamo un'alterazione dei principi basilari anche della concorrenza nella costruzione dei prodotti che vengono poi offerti ai risparmiatori. Sono alterazioni evidenti della concorrenza anche rispetto al sistema bancario, per non parlare, poi, delle modalità con le quali si raccoglie lo stesso risparmio.
Allora, visto che noi abbiamo messo agli atti dell'Aula, non casualmente, questa interpellanza urgente, abbiamo evitato di ripresentare la questione in questa Assemblea. Questa posizione è di buonsenso, nel senso che ci aspettavamo su questa seconda Pag. 73parte dell'interpellanza un indirizzo dal Governo. Prendiamo atto che l'indirizzo non vi è.
Signor Presidente, dovrà aprirsi una discussione in Aula tra i gruppi parlamentari che sostengono il Governo su quali debbano essere gli assi su cui definire le strategie di uno dei principali gruppi industriali del Paese. È un gruppo importante per l'attività che svolge e ha svolto in passato e, al tempo stesso, anomalo, che non può essere lasciato nelle mani di manager che, indipendentemente dalle loro competenze, in questo momento prendiamo atto che rispondono a se stessi e nemmeno tanto all'azionista, visto che l'indirizzo di quest'ultimo è stato molto relativo rispetto alle complessità che vediamo rispetto anche alle indicazioni date dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Signor Presidente, concludo ribadendo che il secondo punto per noi è imprescindibile. Il sottosegretario Vieri Ceriani, molto correttamente, ha auspicato, in un passaggio, l'ipotesi della separazione. Per il Partito Democratico la separazione è una strada obbligata. Quindi, noi valuteremo le misure più opportune per far sì che la separazione delle attività finanziarie e bancarie dai servizi postali, con la costituzione di un'apposita società, chiaramente separata da Poste Italiane, avvenga nel più breve tempo possibile e in ossequio ad una strategia di politica industriale che sia coerente con la direttiva comunitaria alla quale abbiamo fatto riferimento nella nostra interpellanza urgente.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 18,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di giugno 2012 e conseguente aggiornamento del programma.

Testo sostituito con l'errata corrige del 4 GIUGNO 2012 PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2012:
Lunedì 4 giugno (ore 18, con eventuale prosecuzione notturna).
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 5194 - Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese (da inviare al Senato - scadenza: 13 luglio 2012).
Discussione sulle linee generali della mozione Moffa, Antonino Foti, Damiano, Fedriga, Poli, Paladini ed altri n. 1-01034 concernente iniziative a tutela dei lavoratori esposti all'amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina e dei familiari delle vittime.

Martedì 5 (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 6 e giovedì 7 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 8 giugno) (con votazioni).
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato);
disegno di legge n. 5194 - Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in Pag. 74materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese (da inviare al Senato - scadenza: 13 luglio 2012).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948, Ciccanti ed altri n. 1-00970, Ossorio ed altri n. 1-01011 e Iannaccone ed altri n. 1-01060 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni;
Moffa, Antonino Foti, Damiano, Fedriga, Poli, Paladini ed altri n. 1-01034 concernente iniziative a tutela dei lavoratori esposti all'amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina e dei familiari delle vittime.

Mercoledì 6 giugno, alle ore 10, avranno luogo le votazioni per l'elezione di due componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, di due componenti del Garante per la protezione dei dati personali e di un componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.

Lunedì 11 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 5203 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della Protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 15 luglio 2012);
proposta di legge n. 3737 ed abbinata - Ratifica ed esecuzione della Convenzione civile sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 4 novembre 1999 (Approvata dal Senato);
proposta di legge n. 3900 ed abbinate - Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata dal Senato).

Martedì 12 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 13 e giovedì 14 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 giugno) (con votazioni).

Seguito dell'esame disegno di legge n. 5203 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della Protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 15 luglio 2012).

Esame della domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti dell'on. Di Giandomenico, deputato all'epoca delle intercettazioni (Doc. IV, n. 17) e della domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Polidori (Doc. IV, n. 10).

Seguito dell'esame delle proposte di legge:
n. 5058 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999 (Approvata dal Senato);
n. 3737 ed abbinata - Ratifica ed esecuzione della Convenzione civile sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 4 novembre 1999 (Approvata dal Senato);
n. 1777 ed abbinata - Disposizioni penali in materia di società e consorzi.

Seguito dell'esame della mozione Donadi ed altri n. 1-00898, Narducci ed altri n. 1-01037, Miccichè ed altri n. 1-01039, Crosio ed altri n. 1-01040, Bernardo ed altri n. 1-01041 e Moffa ed altri n. 1-01043 concernenti iniziative per la negoziazione di accordi bilaterali con Paesi non Pag. 75appartenenti all'Unione europea in materia di tassazione del risparmio, con particolare riferimento alla Confederazione elvetica.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3900 ed abbinate - Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata dal Senato).

Mercoledì 13 giugno, alle ore 9,30, avrà luogo un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sul vertice informale dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea svoltosi a Bruxelles il 23 maggio scorso.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 18 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
Conversione in legge del decreto-legge recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara , Mantova, Reggio Emilia e Rovigo (ove presentato alla Camera);
n. 2326-D - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e ulteriormente modificato dal Senato).

Discussione sulle linee generali delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00975 e Cicchitto ed altri n. 1-00986 concernenti iniziative in ambito internazionale e comunitario in relazione alla situazione in Siria.

Martedì 19 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 20 e giovedì 21 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 22 giugno) (con votazioni).

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge - Conversione in legge del decreto-legge recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo (ove presentato alla Camera);
proposta di legge n. 2094 - Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto;
proposta di legge n. 749 ed abbinate - Modifiche all'articolo 191 del codice civile e all'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, in materia di scioglimento del matrimonio e della comunione tra i coniugi;
disegno di legge n. 2326-D - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e ulteriormente modificato dal Senato);
disegno di legge n. 1415-B - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

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Seguito dell'esame delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00975 e Cicchitto ed altri n. 1-00986 concernenti iniziative in ambito internazionale e comunitario in relazione alla situazione in Siria.

Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 25 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge S. 3284 - Conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 7 luglio 2012);
proposta di legge n. 244 ed abbinate - Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna dei partiti politici e norme in materia di finanziamenti pubblici e privati destinati ai medesimi soggetti. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi concernenti l'organizzazione e il finanziamento dei partiti politici.

Discussione sulle linee generali della mozione Dozzo ed altri n. 1-01065 concernente iniziative di competenza per l'indizione di un referendum consultivo sulla adesione al trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, noto come «fiscal compact».

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4236 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri (ove concluso dalla Commissione).

Martedì 26 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 27 e giovedì 28 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 giugno) (con votazioni).

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 3284 - Conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 7 luglio 2012);
proposta di legge n. 244 ed abbinate - Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna dei partiti politici e norme in materia di finanziamenti pubblici e privati destinati ai medesimi soggetti. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi concernenti l'organizzazione e il finanziamento dei partiti politici.

Seguito dell'esame della mozione Dozzo ed altri n. 1-01065 concernente iniziative di competenza per l'indizione di un referendum consultivo sulla adesione al trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, noto come «fiscal compact».

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4236 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri (ove concluso dalla Commissione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa Pag. 77previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Nell'ambito del calendario sarà altresì inserito l'esame di documenti in materia di insindacabilità licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni (Doc. IV-ter, n. 19; Doc. IV-quater, n. 17; Doc. IV-quater, n. 19).

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda la discussione dei progetti di legge n. 3900 ed abbinate, n. 244 ed abbinate e n. 4236, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle rispettive Commissioni di merito.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2012:

Lunedì 4 giugno (ore 18, con eventuale prosecuzione notturna).
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 5194 - Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese (da inviare al Senato - scadenza: 13 luglio 2012).
Discussione sulle linee generali della mozione Moffa, Antonino Foti, Damiano, Fedriga, Poli, Paladini ed altri n. 1-01034 concernente iniziative a tutela dei lavoratori esposti all'amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina e dei familiari delle vittime.

Martedì 5 (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 6 e giovedì 7 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 8 giugno) (con votazioni).
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 4434 ed abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato);
disegno di legge n. 5194 - Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in Pag. 74materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese (da inviare al Senato - scadenza: 13 luglio 2012).

Seguito dell'esame delle mozioni:
Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948, Ciccanti ed altri n. 1-00970, Ossorio ed altri n. 1-01011 e Iannaccone ed altri n. 1-01060 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni;
Moffa, Antonino Foti, Damiano, Fedriga, Poli, Paladini ed altri n. 1-01034 concernente iniziative a tutela dei lavoratori esposti all'amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina e dei familiari delle vittime.

Mercoledì 6 giugno, alle ore 10, avranno luogo le votazioni per l'elezione di due componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, di due componenti del Garante per la protezione dei dati personali e di un componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.

Lunedì 11 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 5203 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della Protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 15 luglio 2012);
proposta di legge n. 3737 ed abbinata - Ratifica ed esecuzione della Convenzione civile sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 4 novembre 1999 (Approvata dal Senato);
proposta di legge n. 3900 ed abbinate - Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata dal Senato).

Martedì 12 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 13 e giovedì 14 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 giugno) (con votazioni).

Seguito dell'esame disegno di legge n. 5203 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della Protezione civile (da inviare al Senato - scadenza: 15 luglio 2012).

Esame della domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti dell'on. Di Giandomenico, deputato all'epoca delle intercettazioni (Doc. IV, n. 10) e della domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Polidori (Doc. IV, n. 17).

Seguito dell'esame delle proposte di legge:
n. 5058 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999 (Approvata dal Senato);
n. 3737 ed abbinata - Ratifica ed esecuzione della Convenzione civile sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 4 novembre 1999 (Approvata dal Senato);
n. 1777 ed abbinata - Disposizioni penali in materia di società e consorzi.

Seguito dell'esame della mozione Donadi ed altri n. 1-00898, Narducci ed altri n. 1-01037, Miccichè ed altri n. 1-01039, Crosio ed altri n. 1-01040, Bernardo ed altri n. 1-01041 e Moffa ed altri n. 1-01043 concernenti iniziative per la negoziazione di accordi bilaterali con Paesi non Pag. 75appartenenti all'Unione europea in materia di tassazione del risparmio, con particolare riferimento alla Confederazione elvetica.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3900 ed abbinate - Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense (Approvata dal Senato).

Mercoledì 13 giugno, alle ore 9,30, avrà luogo un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sul vertice informale dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea svoltosi a Bruxelles il 23 maggio scorso.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 18 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
Conversione in legge del decreto-legge recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara , Mantova, Reggio Emilia e Rovigo (ove presentato alla Camera);
n. 2326-D - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e ulteriormente modificato dal Senato).

Discussione sulle linee generali delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00975 e Cicchitto ed altri n. 1-00986 concernenti iniziative in ambito internazionale e comunitario in relazione alla situazione in Siria.

Martedì 19 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 20 e giovedì 21 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 22 giugno) (con votazioni).

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge - Conversione in legge del decreto-legge recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo (ove presentato alla Camera);
proposta di legge n. 2094 - Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto;
proposta di legge n. 749 ed abbinate - Modifiche all'articolo 191 del codice civile e all'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, in materia di scioglimento del matrimonio e della comunione tra i coniugi;
disegno di legge n. 2326-D - Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera, modificato dal Senato, nuovamente modificato dalla Camera e ulteriormente modificato dal Senato);
disegno di legge n. 1415-B - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Seguito dell'esame delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00975 e Cicchitto ed altri n. 1-00986 concernenti iniziative in ambito internazionale e comunitario in relazione alla situazione in Siria.

Nel corso della settimana potrà altresì avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 25 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge S. 3284 - Conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 7 luglio 2012);
proposta di legge n. 244 ed abbinate - Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna dei partiti politici e norme in materia di finanziamenti pubblici e privati destinati ai medesimi soggetti. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi concernenti l'organizzazione e il finanziamento dei partiti politici.

Discussione sulle linee generali della mozione Dozzo ed altri n. 1-01065 concernente iniziative di competenza per l'indizione di un referendum consultivo sulla adesione al trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, noto come «fiscal compact».

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4236 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri (ove concluso dalla Commissione).

Martedì 26 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 27 e giovedì 28 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 giugno) (con votazioni).

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 3284 - Conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione - scadenza: 7 luglio 2012);
proposta di legge n. 244 ed abbinate - Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna dei partiti politici e norme in materia di finanziamenti pubblici e privati destinati ai medesimi soggetti. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi concernenti l'organizzazione e il finanziamento dei partiti politici.

Seguito dell'esame della mozione Dozzo ed altri n. 1-01065 concernente iniziative di competenza per l'indizione di un referendum consultivo sulla adesione al trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, noto come «fiscal compact».

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4236 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di cittadinanza dei minori nati da genitori stranieri (ove concluso dalla Commissione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa Pag. 77previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Nell'ambito del calendario sarà altresì inserito l'esame di documenti in materia di insindacabilità licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni (Doc. IV-ter, n. 19; Doc. IV-quater, n. 17; Doc. IV-quater, n. 19).

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda la discussione dei progetti di legge n. 3900 ed abbinate, n. 244 ed abbinate e n. 4236, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle rispettive Commissioni di merito.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

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Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 4 giugno 2012, alle 18:
1. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese (C. 5194-A).
- Relatori: Boccuzzi, per l'XI Commissione; Sarubbi, per la XII Commissione.

2. - Discussione della mozione Moffa, Antonino Foti, Damiano, Fedriga, Poli, Paladini ed altri n. 1-01034 concernente iniziative a tutela dei lavoratori esposti all'amianto nello stabilimento Goodyear di Cisterna di Latina e dei familiari delle vittime.

La seduta termina alle 18,40.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 26 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
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Ddl n. 4434 e abb. - Prevenzione e repressione della corruzione nella pubblica amministrazione

Seguito dell'esame: 14 ore (*).

Relatore 40 minuti
Governo 40 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 42 minuti (con il limite massimo di 18 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 9 ore e 48 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 44 minuti
Partito Democratico 1 ora e 42 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 54 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 42 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 38 minuti
Popolo e Territorio 36 minuti
Italia dei Valori 1 ora e 47 minuti
Misto: 45 minuti
Grande Sud-PPA 9 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 5 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 4 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 4 minuti
Repubblicani-Azionisti 4 minuti
Iniziativa liberale 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nelle sedute del 30 e 31 maggio 2012.

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Mozioni n. 1-00896 e abb. - Misure a favore delle piccole e medie imprese

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 26 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 12 marzo 2012.

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Pdl n. 3737 - Ratifica della Convenzione civile sulla corruzione fatta a Strasburgo

Tempo complessivo: 6 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 9 minuti
Popolo della Libertà 57 minuti
Partito Democratico 56 minuti
Lega Nord Padania 27 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 23 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 21 minuti
Popolo e Territorio 20 minuti
Italia dei Valori 20 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud-PPA 4 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Pag. 82

Testo sostituito con l'errata corrige del 4 GIUGNO 2012 Doc. IV, n. 17 - Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni del deputato Di Giandomenico
Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).
Relatore 15 minuti Richiami al Regolamento 5 minuti Tempi tecnici 5 minuti Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) Gruppi 1 ora e 45 minuti Popolo della Libertà 21 minuti Partito Democratico 21 minuti Lega Nord Padania 10 minuti Unione di Centro per il Terzo Polo 9 minuti Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti Popolo e Territorio 8 minuti Italia dei Valori 8 minuti Misto: 20 minuti Grande Sud-PPA 2 minuti Alleanza per l'Italia 2 minuti Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti Repubblicani-Azionisti 2 minuti Iniziativa liberale 2 minuti Liberal Democratici-MAIE 2 minuti Minoranze linguistiche 2 minuti Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Pag. 83
Doc. IV, n. 10 - Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni del deputato Di Giandomenico

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).

Relatore 15 minuti Richiami al Regolamento 5 minuti Tempi tecnici 5 minuti Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) Gruppi 1 ora e 45 minuti Popolo della Libertà 21 minuti Partito Democratico 21 minuti Lega Nord Padania 10 minuti Unione di Centro per il Terzo Polo 9 minuti Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti Popolo e Territorio 8 minuti Italia dei Valori 8 minuti Misto: 20 minuti Grande Sud-PPA 2 minuti Alleanza per l'Italia 2 minuti Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti Repubblicani-Azionisti 2 minuti Iniziativa liberale 2 minuti Liberal Democratici-MAIE 2 minuti Minoranze linguistiche 2 minuti Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Relatore 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 45 minuti
Popolo della Libertà 21 minuti
Partito Democratico 21 minuti
Lega Nord Padania 10 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 9 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti
Popolo e Territorio 8 minuti
Italia dei Valori 8 minuti
Misto: 20 minuti
Grande Sud-PPA 2 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Pag. 83

Testo sostituito con l'errata corrige del 4 GIUGNO 2012 Doc. IV, n. 10 - Domanda di autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici del deputato Polidori
Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).
Relatore 15 minuti Richiami al Regolamento 5 minuti Tempi tecnici 5 minuti Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) Gruppi 1 ora e 45 minuti Popolo della Libertà 21 minuti Partito Democratico 21 minuti Lega Nord Padania 10 minuti Unione di Centro per il Terzo Polo 9 minuti Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti Popolo e Territorio 8 minuti Italia dei Valori 8 minuti Misto: 20 minuti Grande Sud-PPA 2 minuti Alleanza per l'Italia 2 minuti Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti Repubblicani-Azionisti 2 minuti Iniziativa liberale 2 minuti Liberal Democratici-MAIE 2 minuti Minoranze linguistiche 2 minuti Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Pag. 84
Doc. IV, n. 17 - Domanda di autorizzazione a procedere all'acquisizione di tabulati telefonici del deputato Polidori

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).

Relatore 15 minuti Richiami al Regolamento 5 minuti Tempi tecnici 5 minuti Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) Gruppi 1 ora e 45 minuti Popolo della Libertà 21 minuti Partito Democratico 21 minuti Lega Nord Padania 10 minuti Unione di Centro per il Terzo Polo 9 minuti Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti Popolo e Territorio 8 minuti Italia dei Valori 8 minuti Misto: 20 minuti Grande Sud-PPA 2 minuti Alleanza per l'Italia 2 minuti Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti Repubblicani-Azionisti 2 minuti Iniziativa liberale 2 minuti Liberal Democratici-MAIE 2 minuti Minoranze linguistiche 2 minuti Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

Relatore 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 45 minuti
Popolo della Libertà 21 minuti
Partito Democratico 21 minuti
Lega Nord Padania 10 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 9 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 8 minuti
Popolo e Territorio 8 minuti
Italia dei Valori 8 minuti
Misto: 20 minuti
Grande Sud-PPA 2 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Pag. 84

Pdl n. 5058 - Ratifica della Convenzione penale sulla corruzione fatta a Strasburgo

Tempo complessivo: 11 ore (*).

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 51 minuti (con il limite massimo di 20 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 14 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 52 minuti
Partito Democratico 1 ora e 50 minuti
Lega Nord Padania 55 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 47 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 42 minuti
Popolo e Territorio 40 minuti
Italia dei Valori 40 minuti
Misto: 48 minuti
Grande Sud-PPA 11 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 5 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 4 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 4 minuti
Repubblicani-Azionisti 4 minuti
Iniziativa liberale 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 28 maggio 2012.

Pag. 85

Pdl n. 1777 e abb. - Disposizioni penali in materia di società e consorzi

Seguito dell'esame: 9 ore.

Relatore 25 minuti
Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 25 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 24 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 11 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 24 minuti
Partito Democratico 1 ora e 23 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 35 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 31 minuti
Popolo e Territorio 30 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 37 minuti
Grande Sud-PPA 9 minuti
Alleanza per l'Italia 7 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Pag. 86

Mozione n. 1-00898 e abb. - Tassazione del risparmio e negoziazione di accordi fiscali

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 26 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 21 maggio 2012.

Pag. 87

Ddl n. 2326-D - Ratifica Convenzione Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale

Discussione generale: 5 ore e 30.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 52 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 8 minuti
Popolo della Libertà 31 minuti
Partito Democratico 31 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 30 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 30 minuti
Popolo e Territorio 30 minuti
Italia dei Valori 32 minuti
Misto: 30 minuti
Grande Sud-PPA 6 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Pag. 88

Mozione n. 1-00975 e abb. - Intervento italiano in Siria

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 26 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pag. 89

Pdl n. 2094 - Particolare tenuità del fatto

Seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 25 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 17 minuti
Popolo della Libertà 58 minuti
Partito Democratico 57 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 24 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 25 minuti
Grande Sud-PPA 4 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Pag. 90

Pdl n. 749 e abb. - Scioglimento del matrimonio e della comunione tra i coniugi

Seguito dell'esame: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 12 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 55 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 7 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 32 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 28 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 25 minuti
Popolo e Territorio 24 minuti
Italia dei Valori 24 minuti
Misto: 29 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Pag. 91

Ddl n. 1415-B - Intercettazioni telefoniche

Seguito dell'esame: 14 ore.

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 1 ore e 35 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 9 ore e 15 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 38 minuti
Partito Democratico 1 ora e 36 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 48 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 40 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 36 minuti
Popolo e Territorio 34 minuti
Italia dei Valori 1 ora e 41 minuti
Misto: 42 minuti
Grande Sud-PPA 7 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 5 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 4 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 4 minuti
Repubblicani-Azionisti 4 minuti
Iniziativa liberale 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 6 ottobre 2011.

Pag. 92

Mozioni n. 1-01065 -Indizione di un referendum consultivo sul'adesione «fiscal compact»

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 59 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 25 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 22 minuti
Popolo e Territorio 21 minuti
Italia dei Valori 21 minuti
Misto: 26 minuti
Grande Sud-PPA 5 minuti
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 3 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4434-A ed abb. - em. 2.257 rif 454 453 1 227 453 36 Appr.
2 Nom. articolo agg. 2.0252 477 470 7 236 52 418 36 Resp.
3 Nom. articolo agg. 3.0250 rif. 487 485 2 243 483 2 36 Appr.
4 Nom. subem. 0.4.600.300 495 491 4 246 489 2 33 Appr.
5 Nom. em. 4.600 494 488 6 245 485 3 33 Appr.
6 Nom. em. 4.290 496 492 4 247 491 1 33 Appr.
7 Nom. em. 4.16 490 470 20 236 237 233 33 Appr.
8 Nom. em. 4.295 491 487 4 244 484 3 33 Appr.
9 Nom. em. 4.250 rif. 497 495 2 248 494 1 33 Appr.
10 Nom. em. 4.17 489 486 3 244 485 1 33 Appr.
11 Nom. em. 4.18 497 318 179 160 22 296 32 Resp.
12 Nom. articolo 4 485 484 1 243 481 3 31 Appr.
13 Nom. articolo agg. 4.0251 484 482 2 242 482 32 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 19)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo agg. 4.0254 476 369 107 185 54 315 32 Resp.
15 Nom. articolo agg. 4.0256 459 448 11 225 55 393 32 Resp.
16 Nom. articolo agg. 4.0258 463 450 13 226 45 405 32 Resp.
17 Nom. articolo agg. 4.0259 465 446 19 224 46 400 32 Resp.
18 Nom. articolo agg. 4.0260 464 453 11 227 46 407 32 Resp.
19 Nom. articolo agg. 4.0650 460 459 1 230 455 4 32 Appr.