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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 638 di giovedì 24 maggio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,35.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 9,40).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sul processo verbale, ai sensi dell'articolo 32, comma 3, del Regolamento, l'onorevole Maurizio Turco, per chiarire il proprio pensiero. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, innanzitutto, le chiedo se può controllare l'orologio, perché ieri sono stato richiamato al terzo minuto: se mi può richiamare al quarto minuto e mezzo, forse, è meglio.

PRESIDENTE. Io non l'ho richiamata. La richiamo quando sta per scadere il termine.

MAURIZIO TURCO. Non c'era lei, c'era il Presidente Fini, è tutto registrato.

PRESIDENTE. Comunque, se vuole, è vero che siamo in un momento di tagli, ma ricontrolleremo tutti i cronometri.

MAURIZIO TURCO. Va bene, siccome ho cinque minuti, la ringrazio se mi può richiamare al quarto minuto e mezzo.

PRESIDENTE. Prego, ne ha diritto.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, penso che sia sfuggita ai lavori dell'Assemblea una delle cose più importanti che dà il senso della misura e, cioè, la lettera del presidente della Corte dei conti - che è arrivata ieri alla Camera dei deputati, ci è stata consegnata -, in cui, ad un certo punto, il presidente della Corte dei conti...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, lei ha chiesto di intervenire per chiarimenti del suo pensiero sul processo verbale di ieri, come risulta dal processo verbale. Mi pare che la strada non sia quella.

MAURIZIO TURCO. Vuole rigo per rigo? Mi dica lei come funziona. Siccome ci sono dei precedenti...

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, se vuole fare polemica di prima mattina, io non ho alcuna intenzione di farla. Lei mi ha chiesto di intervenire sul processo verbale: intervenga sul processo verbale, chiarisca se c'è qualcosa che non va nel pensiero, e basta. Non faccia polemiche, per cortesia! Non ne ho voglia, tra l'altro.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, ho capito che dobbiamo perdere cinque minuti! Si può intervenire sul processo verbale per chiedere una rettifica o per chiarire il proprio pensiero. Ma il pensiero che devo chiarire è il mio. Va bene?

PRESIDENTE. Ah, si deve chiarire con se stesso! Prego.

MAURIZIO TURCO. Poiché devo chiarire il mio pensiero, prendo a pretesto, perché non ho mezz'ora di tempo a disposizione, Pag. 2la lettera del presidente della Corte dei conti, in cui ci spiega tutto quello che avete fatto: attenua il vulnus costituzionale, a meno che non ci fosse il coordinamento di questa vostra Commissione attribuito ai rappresentanti della Corte. Ciò non elimina il vulnus costituzionale, né c'è il pieno rispetto della Costituzione.
Noi crediamo, signor Presidente, che manchi il dibattito. Si può dire che qui non c'è dibattito, non perché manchi il tempo, ma perché non c'è la volontà di confrontarsi politicamente su questo testo? C'è solo una parte, cioè chi non è d'accordo; noi qui non abbiamo sentito le voci di chi, invece, è d'accordo. Avremmo voluto sentire le ragioni di chi è d'accordo con questo provvedimento.
È un provvedimento che andrà letto dopo, quando sarà concluso, e nella sua interezza. Questo è il problema. Non a caso, ieri, signor Presidente, avrei voluto chiarire al Presidente Fini che, in realtà, il tempo che ci era consentito per leggere, capire ed eventualmente subemendare gli ulteriori emendamenti della Commissione, era di mezz'ora e, cioè, tra le ore 13,30, quando avremmo finito i lavori, e le ore 14, quando sarebbero iniziati i lavori delle Commissioni, che, peraltro, erano in sede legislativa.
Signor Presidente, ciò che sta accadendo non è un problema di oggi, ma è un problema di domani: mi riferisco al fatto che state comprimendo i tempi regolarmente, cioè prevedendolo secondo le regole. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso questi tempi. Sto dicendo che è irregolare? No, è tutto legalissimo. Ma perché, il regime fascista non aveva una sua legalità? Ce l'aveva e la rispettava! Ognuno ha la sua legalità. Ognuno si dà la legalità che gli è propria! Chi ha una formazione liberale, chi ha il senso dello Stato e delle istituzioni queste cose le percepisce, oltre a vederle. Noi di questo stiamo parlando.
Non volete parlare? Va bene, è un vostro diritto non farlo. Tuttavia, a questa legge verranno apposte delle firme: quelle firme sono delle assunzioni di responsabilità personale. Di questo dobbiamo parlare, signor Presidente. Dobbiamo parlare del fatto che il dibattito politico che ci viene negato, è il dibattito politico con riferimento al quale vorremmo capire perché si è arrivati a questo. Lo fate per convinzione o per convenienza?
Lo fate sulla spinta di un'urgenza dettata non dal Parlamento, né dalle vostre convinzioni e dalle vostre idee, o dagli articoli di giornale, o da un uso disinvolto dell'informazione pubblica che vi è sfuggito di mano? Si può dire, o è un reato, vedere quello che accade? Si può dire, o è un reato, che il consiglio di amministrazione è il consiglio di amministrazione dei partiti? È estraneo a questo dibattito? Noi crediamo di no, signor Presidente. Non è estraneo a questo dibattito ed è chiaro che, con interventi di minuto in minuto, manca la collocazione politica, l'intelligenza politica di quello che viene detto.
Allora noi, signor Presidente, rispetteremo i vostri tempi, i tempi che vi siete dati, tuttavia, se lei consente, ne utilizzeremo pochi, ma, quei pochi tempi, li utilizzeremo.

PRESIDENTE. Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Boniver, Brugger, Caparini, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Franceschini, Frassinetti, Giancarlo Giorgetti, Guzzanti, Leo, Lucà, Lusetti, Antonio Martino, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Mussolini, Palumbo, Pecorella, Pisicchio, Proietti Cosimi, Paolo Russo, Valducci e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta Pag. 3dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il senatore Alfredo Mantica, in sostituzione del senatore Alberto Balboni, dimissionario.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,51).

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare in Aula che oggi si svolgono a Corleone - e credo che sia giusto ricordarlo - i funerali di Placido Rizzotto, segretario della camera del lavoro, militante socialista, ammazzato dalla mafia a Corleone.
Per sessantaquattro anni neanche i suoi resti furono ritrovati. Questi resti sono stati poi trovati ed è partito dal segretario del PD, Bersani, ma condiviso da tutto il Parlamento - devo dire anche dal presidente di gruppo Cicchitto -, da tutti, la richiesta dei funerali di Stato. Migliaia di persone si sono associate. Il Governo ha fatto questa scelta civile e mi sembra giusto, in questi giorni, ricordare questa figura. Perché non è archeologia, ma è speranza di costruire un futuro ricordare donne e uomini simili, ricordare i tanti che morirono in quegli anni.
Nella vicenda di Placido Rizzotto, il primo a condurre l'inchiesta fu un giovane tenente, Carlo Alberto Dalla Chiesa, e fu Pio La Torre tra i primi ad accorrere sul posto, insieme a tanti altri, di ogni orientamento.
Mi pare giusto ricordarlo in quest'Aula, perché anche quest'Aula ha contribuito a chiedere questo evento e a chiedere a noi stessi qualcosa in più. C'è una proposta di legge presentata da tempo, firmata da colleghi di ogni partito, per la giornata della memoria, la giornata della legalità contro le mafie: il 21 marzo, il primo giorno di primavera, non legato ad un evento, ma legato ad un elemento di memoria nazionale.
Credo che ricordare queste persone non sia qualcosa del passato, ma una speranza che consegniamo al futuro, a noi stessi, a chi sta fuori da quest'Aula. Mi pareva giusto ricordarlo perché anche da quest'Aula è nata la richiesta dei funerali di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio dell'intervento, onorevole Giulietti. La Camera, tra l'altro, è rappresenta ai più alti livelli con la presenza, ai funerale di Stato, del Capo dello Stato.

MARCO BELTRANDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, intervengo sul caso di Emanuela Orlandi, perché proprio ieri, in una presentazione del libro scritto dal giornalista Pag. 4del Corriere della Sera, Fabrizio Peronacci, con il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, il giornalista del Corriere della Sera ha dato una notizia clamorosa, secondo la quale, nel cosiddetto ossario della basilica di Sant'Apollinare, sarebbero state trovate ossa risalenti, non a secoli fa, ma a trenta, quarant'anni fa, secondo gli esami che sono stati compiuti.
Quindi, adesso, sono in corso degli accertamenti per capire a chi appartengano queste ossa.
Segnalo questo fatto perché credo che, se confermato, sia di una gravità veramente senza precedenti che in una basilica ci possano essere resti di persone - non si sa chi - che sono morte non secoli fa, ma da pochi anni.
A parte ciò, la questione che mi preme ricordare con questo intervento è che domenica 27 maggio, dalle ore 9,30, con partenza da piazza del Campidoglio, fino all'Angelus a piazza San Pietro a Roma, c'è una marcia promossa dal fratello di Emanuela Orlandi, Pietro Orlandi. Questa marcia vuole testimoniare il fatto che molti non hanno ancora capito che su questa vicenda di Emanuela Orlandi il silenzio non scenderà mai più, non solo perché nessuno si rassegnerà a non sapere che fine ha fatto questa cittadina dello Stato della Città del Vaticano (la cui scomparsa è avvenuta sul suolo italiano), ma anche perché questa vicenda è emblematica dei rapporti assolutamente perversi, assolutamente non trasparenti - ad essere buoni - tra lo Stato italiano e lo Stato della Città del Vaticano. Infatti, è chiaro che esistono persone dello Stato della Città del Vaticano che - ad essere buoni - sono a conoscenza di elementi fondamentali sui fatti avvenuti e non sono mai stati chiamati a rispondere di quello che sanno su questa clamorosa vicenda italiana.
Si tratta quindi di restituire giustizia alla famiglia Orlandi, ma si tratta, anche, di restituire giustizia al popolo italiano tutto. Dunque, ricordo questa marcia e chiedo anche ai colleghi la massima partecipazione, perché dobbiamo far capire - lo ripeto - a lor signori, che su questa vicenda il silenzio non scenderà mai.

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, vorrei informarla di una prassi che si sta, ormai, consolidando presso la Commissione finanze, non per responsabilità della presidenza, ma per responsabilità del Governo.
La Commissione viene convocata a un determinato orario, i rappresentanti del Governo non ci sono, vengono chiamati per telefono e rispondono che arriveranno....

MARIO PEPE (PD). Presidente, una collega si sente male!

MAURIZIO FUGATTI. Un medico, un medico in Aula per favore!

PRESIDENTE. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,05.

PRESIDENTE. Avevo interrotto l'onorevole Fugatti, che stava parlando. La collega Petrenga si è ripresa, possiamo proseguire. Prego, onorevole Fugatti.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, la stavo informando di una prassi ormai quasi consolidata che si sta verificando in Commissione finanze, non per responsabilità - lo ripeto - della presidenza, ma per responsabilità del Governo. Infatti, la Commissione viene convocata all'orario prestabilito e devono essere presenti i rappresentanti del Governo, perché vi sono da esaminare progetti di legge o vi è lo svolgimento del question - time, ma i rappresentanti del Governo non vi sono: devono essere cercati al telefono e dicono che arriveranno in cinque minuti, che Pag. 5sono al Senato o che hanno un impegno o un appuntamento, e noi abbiamo una Commissione convocata ufficialmente, i parlamentari presenti all'interno della Commissione, i funzionari, e tutti che aspettano i rappresentanti del Governo che non arrivano.
Questa è mancanza di rispetto esemplare nei confronti della Commissione. In questo caso stiamo parlando di alcuni sottosegretari all'economia e alle finanze. Magari i sottosegretari saranno pochi - non lo sappiamo -, ma si tratta di una prassi che non può e non deve andare avanti.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, mi dispiace che non sia in Aula - prima c'era - il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, ma mi dicono stia seguendo i lavori in Commissione. Comunque, sarà rappresentata proprio al Ministero per i rapporti con il Parlamento la questione che lei ha sollevato.
Se non vi sono altri interventi, per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo brevemente la seduta, anche considerato che il Comitato dei nove è riunito.

La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,25.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Iannaccone ed altri; Razzi ed altri; Donadi ed altri; Pionati; Palagiano ed altri; Cambursano ed altri; Briguglio; Baccini; Angelino Alfano ed altri; Giachetti ed altri; Graziano ed altri; Moffa ed altri; Antonione ed altri; Casini ed altri; Rubinato ed altri; Dozzo ed altri; Bersani ed altri; D'iniziativa popolare: Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e movimenti politici e per l'armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali (A.C. 4826-4953-4954-4985-5032-5063-5098-5114-5123-5127-5134-5136-5138-5142-5144-5147-5176-5198-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Iannaccone ed altri; Razzi ed altri; Donadi ed altri; Pionati; Palagiano ed altri; Cambursano ed altri; Briguglio; Baccini; Angelino Alfano ed altri; Giachetti ed altri; Graziano ed altri; Moffa ed altri; Antonione ed altri; Casini ed altri; Rubinato ed altri; Dozzo ed altri; Bersani ed altri; D'iniziativa popolare: Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e movimenti politici e per l'armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato accantonato l'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03. Si è quindi passati all'articolo 6 e il relatore ha espresso i pareri fino all'emendamento 6.217. È stato quindi da ultimo respinto l'emendamento Maurizio Turco 6.12.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 6.700 e una nuova formulazione del suo emendamento 6.606, nonché un'ulteriore nuova formulazione dell'emendamento 7.500. Tali proposte emendative sono in distribuzione. Secondo quanto comunicato per le vie brevi dal relatore, rimane per ora accantonato l'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 e riprenderemo l'esame del provvedimento a partire dall'emendamento Maurizio Turco 6.13, a pagina 2 del fascicolo.

(Ripresa esame dell'articolo 6 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).

Pag. 6

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, chiedo scusa, ma vorrei sottoporre all'attenzione della Presidenza della Camera un fatto sicuramente non bello che è accaduto.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Alcuni organi di stampa hanno testualmente riferito che con l'approvazione dell'emendamento 6.600 le società di revisione non certificheranno più i bilanci dei partiti. Ora, questa è una falsità evidente e probabilmente deriva dal fatto che chi ha scritto queste cose non ha la competenza per trattare un tema così complesso.
Vorrei ricostruire che cosa c'è scritto nell'emendamento 6.600 della Commissione. Esso fa riferimento al decreto legislativo 27 gennaio 2010 n. 39, che è l'attuazione della direttiva comunitaria n.43 del 2006 relativa alle revisioni legali dei conti annuali. Noi abbiamo riportato esattamente la dizione dell'articolo 14: il revisore legale o la società di revisione legale incaricati di effettuare la revisione legale dei conti esprimono con apposita relazione un giudizio sul bilancio di esercizio. L'unica cosa che cambia è il rendiconto perché i partiti non hanno bilanci, ma rendiconti.
Quindi una norma che diventava più rigorosa, perché non dava adito ad interpretazioni fumose su quale dovesse essere l'attività della società di revisione, è stata spacciata per il suo esatto contrario. Io la prego di farsi carico, come Camera, di chiarire questo equivoco, che spero sia fatto in buona fede, ma temo che sia frutto di una demagogia che in questo momento riempie non solo quest'Aula, ma l'intero Paese.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, è chiaro che questo che stiamo trattando è un argomento molto importante, e quindi l'attenzione è tutta rivolta al Parlamento in tema di finanziamento ai partiti.
Però, se tutte le volte che i giornali scrivono delle falsità sul pensiero di qualche parlamentare dovessimo prendere la parola e tenere banco su tutti gli interventi, perché interpretano male quello che viene fatto qui dentro, allora, per esempio, su tutto il lavoro della Lega Nord noi dovremmo chiedere la parola tutti i giorni dei mesi dell'anno per quanto scrivono i giornali.
Magari il collega potrebbe, quando qualcuno di noi non capisce quello che stiamo facendo, dare spiegazioni a noi.
Quando non capiscono i giornali, però, non credo che sia idoneo che lo dica in Aula, ma piuttosto faccia un comunicato stampa oppure chiami l'amico direttore e glielo spiega direttamente.

PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, non è la stessa cosa, perché vi è una distorsione di una norma che viene fuori in maniera diversa, quindi la Presidenza della Camera si farà carico di chiarire l'effettività e la direzione della norma approvata.
Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto dottrina cristiana scuola Sant'Antonio di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 6.13.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 6.13 formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, questo è l'emendamento del 1957, del Pag. 7senatore Luigi Sturzo, in cui si prevede che è vietato ai partiti e ai candidati di accettare contributi di ministeri, enti e gestioni statali, di enti locali territoriali, enti o banche di diritto pubblico di interesse nazionale, di cooperative, federazioni di cooperative, consorzi, enti consortili e relative federazioni, e di ogni altra gestione autonoma, statale e non statale, che per legge è sottoposta alla vigilanza e al controllo ministeriale. Probabilmente il senatore Sturzo aveva la vista lunga perché, sebbene scritto nel 1957, questo emendamento fotografa e censura tutto quello che sta accadendo ed è sotto gli occhi di tutti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 6.13, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Antonino Russo, Marini, Moroni, Mondello, Cimadoro, Bosi, Polidori, Di Caterina, Ronchi, Santelli, Marsilio, Cosenza, Messina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 446
Votanti 427
Astenuti 19
Maggioranza 214
Hanno votato
82
Hanno votato
no 345).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 6.14.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 6.14 formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, dall'articolo 4 della proposta di legge sempre del senatore Sturzo è fatto divieto ai partiti di assegnare, sui fondi propri, concorsi personali alle spese che ciascun candidato intende fare a proprio vantaggio. Parrebbe quasi che Luigi Sturzo abbia letto i giornali dell'ultima settimana nel 1957, quando scriveva queste cose. Evidentemente era tutto chiaro, a lui; ai suoi soci era invece tutto chiaro altro, cioè che tutto questo doveva essere fatto, tant'è vero che gli è stato impedito di poter vedere il suo progetto di legge discusso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 6.14, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Colleghi, per le prossime votazioni il «tempo di rispetto» sarà limitato, perché ormai abbiamo iniziato per cui è inutile entrare e uscire dall'Aula (Applausi).
Onorevole Brugger... onorevole De Luca... onorevole Calabria... onorevole Papa... onorevole Granata... onorevole Repetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 370
Astenuti 83
Maggioranza 186
Hanno votato
38
Hanno votato
no 332).

Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 6.7. Pag. 8
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'emendamento Maurizio Turco 6.7.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 6.7, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... onorevole Mazzuca... onorevole Garagnani... onorevole Biasotti... onorevole Adornato... onorevole Servodio... onorevole Benamati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 425
Astenuti 33
Maggioranza 213
Hanno votato
80
Hanno votato
no 345).

Passiamo all'emendamento Favia 6.15.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'emendamento Favia 6.15.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 6.15, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 393
Astenuti 65
Maggioranza 197
Hanno votato
32
Hanno votato
no 361).

Prendo atto che l'emendamento Rubinato 6.209 è stato ritirato.
Passiamo all'emendamento Mantini 6.17.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'emendamento Mantini 6.17.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, questo emendamento del gruppo dell'Unione di Centro verte su un tema importante e noi lo abbiamo mantenuto con senso di responsabilità, pur volendo ovviamente collaborare in modo attivo all'approvazione rapida della legge, soprattutto ritenendo che la soluzione che è stata adottata possa essere analogamente valida, sebbene esposta ad alcuni rischi. Intendo riferirmi alla questione dell'organo di controllo.
Noi qui proponiamo che l'organo di controllo dei rendiconti finanziari e del bilancio sia la Corte dei conti. La Corte dei conti è una magistratura attrezzata, competente, professionale ed esperta, garantisce quei profili di terzietà e di indipendenza, e riteniamo che questa soluzione sia più consona all'efficacia del controllo, che è necessaria in questo campo. Diversamente la soluzione adottata dall'articolo 6 è quella, come noto, di una commissione per la trasparenza composta da magistrati delle diverse magistrature, in numero di cinque, e che siede presso le Camere.
È una soluzione più domestica ed è una soluzione che, per quanto abbia un riscontro anche in altri ordinamenti, come quello francese, tuttavia è inedita nella nostra storia repubblicana e ordinamentale e presta il fianco ad alcune possibili critiche di commistione tra funzioni consultive e giurisdizionali in caso di ricorso, già segnalate dal primo presidente della Corte di cassazione. Inoltre, è un organo dalle funzioni incerte, anche per il tipo di collaborazione e di composizione. Infine, non ha il personale, le buone pratiche, gli strumenti che ha la Corte dei conti per svolgere questo tipo di controllo.
Noi ci auguriamo, naturalmente, che questi rilievi si possano dimostrare infondati, alla luce dell'esperienza e di un'esperienza Pag. 9positiva. Tuttavia, non possiamo non evidenziarli, perché è un momento di grande responsabilità e questo punto è di grande rilievo nell'equilibrio del provvedimento. Abbiamo proposto con un subemendamento - ma per ragioni tecniche il nostro subemendamento è stato, diciamo, travolto con l'emendamento - anche la soluzione, e ho concluso, signor Presidente, che, comunque, nell'esercizio discrezionale delle nomine almeno sia indicata la presidenza di questa commissione per la trasparenza e sia affidata a un magistrato della Corte dei conti, che potrebbe meglio, diciamo, coordinare e supplire ad alcuni, almeno, dei difetti che ho evidenziato.
Dunque noi, per senso di responsabilità, manteniamo questo emendamento per l'Aula e chiediamo che sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, chiediamo di apporre le nostre firme a questo emendamento. Crediamo che sia un emendamento che qualifica la norma stessa. Il controllo lo devono fare gli organi che hanno esperienza, professionalità e consolidamento istituzionale nell'esercitarlo. Le «invenzioni», poi, si sottopongono e si espongono a critiche demolitorie e ho l'impressione che da questa norma dipenda il giudizio complessivo anche da parte della pubblica opinione (Applausi del deputato Maurizio Turco).
Quando si fa una commissione che non ha molti precedenti e che si espone a parecchie limitazioni, come quella immaginata nel testo, dobbiamo stare attenti, perché rischiamo di vanificare, come dire, l'obiettivo e anche la finalità della legge stessa. Poi, pensare o dire che la Corte dei conti, in qualche modo, possa svilire il ruolo del Parlamento o che vi sia una commistione tra i poteri dello Stato a me sembra eccessivo.
Pertanto, noi voteremo a favore, ovviamente, di questo emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole Briguglio, le chiedo scusa, un chiarimento. L'apposizione della firma all'emendamento Mantini 6.17 rimane solo la sua? È un fatto politico la condivisione da parte del gruppo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, voglio fare un altro intervento, per quanto mi riguarda, su questo testo.
Vorrei che i colleghi che caldeggiano questo controllo della Corte dei conti avessero presente un elemento di fondo. La Corte dei conti, nel nostro ordinamento, ha una funzione: essa interviene sulla pubblica amministrazione e quando i parametri di legittimità sono stabiliti dalla legge in maniera rigorosa. Quindi, la Corte dei conti verifica se quei comportamenti della pubblica amministrazione e di enti assimilati sono conformi ai parametri stabiliti chiaramente dalla legge. I partiti non rientrano nella nozione di pubblica amministrazione ne né hanno parametri precisi di legittimità nella loro azione.
Quello che abbiamo detto e precisato - e che del resto, in altri Paesi trova riscontro - è che la Corte dei conti, cioè dei magistrati contabili, hanno difficoltà ad intervenire quando non vi siano queste regole così precise e parametrate. Cioè, finiscono con l'esercitare una discrezionalità, e, a volte, non troppo sottile.
Vi faccio un esempio molto semplice: se un partito politico ritiene che, per la sua attività, sia indispensabile organizzare una propaganda politica in forma televisiva, con uno spot o una serie di iniziative di questo tipo, un magistrato in sede di controllo potrebbe dire: «No: tu devi fare politica, non attività televisiva» e quindi potrebbe mettere sotto controllo - e poi sotto processo - il politico che utilizza una forma di propaganda originale, anche se finalizzata al suo scopo.
Questo è pericoloso perché si consegna ad un organismo che è attrezzato ad intervenire nella PA ma non su soggetti della comunità, un potere di controllo molto invasivo. Costruire invece un organismo Pag. 10di magistrati - e quindi di persone che soggettivamente hanno questa indipendenza - che si fa carico della peculiarità dell'attività che deve controllare, non a caso in Francia ed in altri ordinamenti questo hanno fatto - penso che sia più appropriato ed ugualmente garantito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo ora per valutare la possibilità che su questo tema del controllo della Corte dei conti, si possa richiamare un attimo l'attenzione dell'Aula con riferimento ad un blocco di emendamenti. Adesso parliamo dell'emendamento Mantini 6.17, ma nella stessa direzione - come lei può confermare - vanno anche gli emendamenti Stracquadanio 6.18, l'emendamento 6.211 a mia prima firma, gli emendamenti Vassallo 6.212 e Maurizio Turco 6.20 ed altri ancora. Voglio dire che forse è il caso di affrontare in maniera unitaria questa discussione, perché altrimenti con riferimento ad ogni emendamento, dovremmo tornare di nuovo a discutere sulla questione di chi deve controllare i bilanci dei partiti al fine di avere i finanziamenti. Questo è il tema. Il quesito che si è posto è: «Deve essere la Corte dei conti o dove essere un organismo apposito ad effettuare il controllo?» Si è trovata una via di mezzo: un organismo apposito nominato dai Presidenti di Camera e Senato tra magistrati della Corte dei conti, Consiglio di Stato e così via.
Ritengo che le preoccupazioni appena espresse siano in parte eccessive e in parte restrittive, in merito a chi dice che non bisogna affidare il potere di controllo alla Corte dei ponti. Ritengo invece che sia meglio affidarlo alla Corte dei conti piuttosto che ad un organismo diverso ed apposito. È una questione su cui invito tutti a riflettere nel merito, e mi dispiace che questo tema non sia stato approfondito in modo adeguato all'interno di quest'Aula con una discussione forse più attenta.
Detto questo e nel merito, con tutto il rispetto che ho per l'amico Zaccaria - mi legano a lui un rispetto e una stima profondi - voglio fargli presente che attualmente - e chiamo come testimoni i Presidenti di Camera e Senato - ogni volta che si presenta il rendiconto delle spese elettorali, prima di accedere ai rimborsi, bisogna che ci sia il controllo della Corte dei conti. Di più: attualmente la Corte dei conti, su istanza o d'ufficio, può procedere al controllo complessivo e particolareggiato di ogni spesa che comporta il partito. Lo dico per testimonianza diretta perché noi - come partito - siamo stati sottoposti al controllo della procura generale della Corte dei conti e alla decisione della Corte dei conti, previa verifica e accesso agli atti.
Quindi, già attualmente questo controllo c'è - ed è bene che ci sia - da parte di un organo terzo. Questa idea che noi ci dobbiamo costruire un organo apposito per controllare noi stessi, ricalca il vizio di sempre, ossia il vizio di costruirci una giustizia domestica come a far credere - mi auguro contrariamente al vero - che noi ci vogliamo scegliere il nostro giudice.
Posto che alla fine siamo andati anche a decidere che dovranno essere tre magistrati della Corte dei conti, uno della Corte di cassazione e uno del Consiglio di Stato, ma per quale ragione dobbiamo farci carico noi di nominare queste persone invece di lasciarle nominare direttamente dall'organo competente.
Vorrei ricordare, rileggendolo a me stesso, l'articolo 100 della Costituzione, in base al quale la Corte dei conti esercita, costituzionalmente, il controllo successivo sulla gestione del bilancio dello Stato e il controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria. Qual è la ragione per cui un partito politico in quanto tale, non debba essere sottoposto al controllo della Corte dei conti? Qual è la paura che noi abbiamo di questo? Poiché non abbiamo nessuna paura, e meno che mai una professionalità come quella del professor Zaccaria può averne, per quale ragione ci dobbiamo nascondere dietro il dito di una commissione domestica? Per quale ragione Pag. 11- soprattutto, e concludo - una volta che è stata individuata questa benedetta commissione composta da cinque magistrati, il presidente della commissione deve essere il Presidente della Camera o quello del Senato - e quindi dobbiamo essere noi - a sceglierlo, per quale ragione non si sceglie il primus inter pares fra questi cinque magistrati?
Credo che tutto questo comporti una non credibilità del lavoro che stiamo facendo, nonostante lo stiamo facendo con il massimo sforzo, e per questo invito - e concludo - a riflettere insieme a tutti gli altri colleghi che hanno presentato l'emendamento Mantini 6.17 - che io sottoscrivo perché mi auguro che venga approvato - ma chiedo che venga votato anche il mio nel caso in cui non venga approvato questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, per rispetto all'intelligenza di tutti, anch'io ho una posizione che è quella del presidente della Corte dei conti che, in una lettera al Presidente della Camera, ieri ha sostenuto che la commissione che si vorrebbe fosse costituita da magistrati di diverse Corti, rappresenta una semplice attenuazione del vulnus costituzionale.
Il presidente della Corte dei conti accetterebbe il vulnus costituzionale solo nel caso in cui il coordinamento fosse attribuito ai rappresentanti della Corte dei conti. Noi non accettiamo attenuazioni del vulnus costituzionale, noi siamo per il pieno rispetto delle norme costituzionali. L'articolo 100 è chiaro, dev'essere la Corte dei conti, disponendo dei poteri che nel passato questa Camera, con la legge 10 dicembre 1993, n. 515, gli ha negato, a svolgere tale funzione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, mi riferisco soprattutto agli interventi del collega Di Pietro e del collega Mantini che ha illustrato il suo emendamento. Innanzitutto per quanto riguarda il collega Di Pietro, capisco che bisogna sempre alzare di più il tiro per far vedere che quello che si fa non è abbastanza, ma lei ha detto ed ha riconosciuto che questa commissione di controllo sui partiti è formata da cinque magistrati, tre della Corte dei conti e due della Corte di cassazione e del Consiglio di Stato, ha chiesto: perché li nominiamo noi? Non li nominiamo noi, collega Di Pietro, li nominano il presidente della Corte di Cassazione e il presidente della Corte dei conti, non li nominiamo noi, non c'è alcuna autotutela per noi.
Questa volta abbiamo inserito semplicemente, anche per un risparmio di spesa - perché lavoreranno all'interno delle strutture della Camera - la possibilità di un intervento di questo tipo. Le ricordo ancora - e lo ricordo anche ai colleghi che hanno presentato l'emendamento - che il ruolo della Corte dei conti non è questo, la Corte dei conti deve muoversi su criteri di legittimità e su regole definite e precise, cosa che è molto difficile ovviamente indicare per quanto riguarda i bilanci dei partiti.
In ultimo, al di là della rincorsa a chi tira il colpo più alto, mi stupisce onestamente che l'Unione di Centro per il Terzo Polo, abbia mantenuto questo emendamento dopo aver firmato un provvedimento con il Partito Democratico e il Popolo della Libertà. A questo punto mi sembra che su quel testo tutti ci saremmo dovuti attestare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, intervengo per fare alcune considerazioni sulle cose che si sono testé dette. Anche io sono dell'opinione che non bisogna costruirsi «fori interni» e che in questo Paese le istituzioni debbano essere chiamate a fare precipuamente le cose per Pag. 12le quali sono state create. Ma è pur vero che nel dibattito che qui si è acceso, noi involontariamente stiamo affermando un altro principio, che il Parlamento, nelle sue espressioni più autorevoli, non è in grado di svolgere funzioni di controllo sui partiti. Sarebbero bastati, infatti, i due Presidenti della Camera e del Senato, autorevoli, autonomi e indipendenti, per poter svolgere, con l'ausilio dei magistrati della Corte dei conti, un controllo serio ed approfondito. Prendiamo atto che questo non c'è in quest'Aula e prendiamo atto che abbiamo bisogno dell'egida della magistratura per assicurare o rassicurare quelli che sono all'esterno di questa Aula, che credo contino molto di più di quelli che sono all'interno della Aula medesima, che siamo animati da buone ed oneste intenzioni.
Detto questo, mi dichiaro disponibile a votare l'emendamento dell'onorevole Di Pietro e anche per questo forse domani pioverà - come lui vota Stracquadanio, io mi accingo a votare Di Pietro - però credo che l'onestà intellettuale ci debba assistere ogni qual volta ne ricorra il motivo. Così come mi dichiaro disponibile a sottoscrivere, con l'onorevole Di Pietro, una proposta di legge che elimini il Consiglio superiore della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico), che è un altro «foro interno» che giudica i magistrati, e non si vede perché gli stessi non debbano essere giudicati dai tribunali ordinariamente come i comuni cittadini. A parte questa dicotomia, vorrei sottolineare un altro elemento. Vedete, noi ci sottoponiamo ex post al giudizio sacro dei magistrati, ma perché siamo tanto reticenti a farci giudicare ex ante? Perché non vogliamo capire che il problema è fare dei partiti degli enti di diritto pubblico e che, se i soldi sono pubblici, lo Stato ha il diritto di controllare la democraticità interna dei partiti e di andare a verificare, onorevole Di Pietro, l'uso che si fa di questi soldi, che deve essere un uso politico, non un uso immobiliare, non per fare gli investimenti in Tanzania o per comprare case. Deve essere usato per fare la politica, per stampare manifesti, per fare convegni, per finanziare fondazioni, non per mettersi a fare il commercio con i soldi dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, vorrei annunciare che sottoscriviamo, se i presentatori sono d'accordo, tutti gli emendamenti che vanno nella stessa direzione, in particolare questo. Voteremo a favore di questo e degli altri emendamenti che prevedano la Corte dei conti come controllore dei bilanci dei partiti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, è già stato detto della contraddizione tra questo emendamento, a prima firma del collega Mantini, rispetto al testo originario, cioè la previsione della costituzione di una commissione che è abbinata anche alla presenza del controllo da parte della Corte dei conti. Ho proposto anche io degli emendamenti che andavano, invece, nella direzione di prevedere che tutte le competenze fossero esclusive della Corte dei conti. Constato che qui c'è un comportamento un po' anomalo che crea confusione - probabilmente è questo l'obiettivo - esattamente come è avvenuto quando abbiamo discusso del pareggio di bilancio, della modifica dell'articolo 81 della Costituzione. Si è pensato bene di istituire all'interno della Camera una commissione tecnica, quando invece ci sono organismi che devono essere assolutamente terzi rispetto alla verifica di quanto fanno i partiti della gestione delle loro risorse.
Ecco, quindi, il perché sono favorevole a questo emendamento, ma chiedo che Pag. 13coerentemente qualcuno ritorni sui propri passi rispetto all'istituzione di una commissione assolutamente inutile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, vorrei chiarire e ribadire che l'Italia dei Valori è contraria all'impianto di questa giustizia domestica, come ha ben detto il presidente Di Pietro, ed è favorevole al controllo della Corte dei conti. Vorrei anche chiarire che il ragionamento fatto dal presidente Di Pietro è abbastanza sottile e credo sia stato male interpretato dalla collega Santelli.
La legge parla di designazione da parte dei presidenti delle tre magistrature, mentre la nomina effettiva viene fatta dai presidenti di Camera e Senato. Capisco che la distinzione è piuttosto sottile, ma sta lì tutta la nostra contrarietà ad una giustizia preparata e domestica, come noi diciamo, rispetto all'autonomia della Corte dei conti.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Favia.

DAVID FAVIA. Quantomeno, per quanto riguarda la nomina del presidente, avremmo preferito che fosse stata prevista tra quei cinque, oppure che esso fosse stato designato a monte nella legge, scegliendo un magistrato della Corte dei conti o, come rivendicato dal presidente Lupo, il magistrato della Cassazione.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per un piccolo chiarimento. Qui è stato detto, in maniera a mio modo di vedere assolutamente inappropriata, che questa commissione eserciterà una sorta di giustizia domestica.
Ora io faccio presente che questi cinque magistrati sono nominati dai presidenti delle tre magistrature, presenti nel nostro ordinamento repubblicano: il presidente della Corte di Cassazione, il presidente del Consiglio di Stato ed il presidente della Corte dei conti.
Vengono «designati»: che cosa vuol dire che vengono designati? Vuol dire che la nomina è vincolata, per i presidenti della Camera e del Senato, i quali non possono fare altro che nominare le persone designate. Qual è il senso di quest'ipotesi? Il senso di quest'ipotesi è semplicemente uno e uno solo: le tre più alte magistrature dello Stato, si assumono la responsabilità di indicare alti magistrati per controllare i rendiconti dei partiti politici.
Si fa continuamente riferimento alla sezione specializzata della Corte dei conti. La sezione specializzata della Corte dei conti è estratta a sorte e prevede tre magistrati della Corte dei conti. Questi tre magistrati della Corte dei conti saranno presenti in questa commissione. Ora qualcuno di voi mi deve dire come la presenza di un magistrato di Cassazione e di un magistrato del Consiglio di Stato rappresentino un indebolimento, perché, se si sostiene questa tesi, si dimostra una chiara sfiducia nell'attività della Corte di cassazione e del Consiglio di Stato. Vorrei, allora, che quando si fanno alcune affermazioni si riflettesse.
Il presidente della Corte dei conti ha invitato a riflettere sul fatto che la presidenza venga assunta dalla Corte dei conti. Innanzitutto non si tratta di presidenza, perché la norma prevede che il Presidente della Camera e il Presidente del Senato indichino un coordinatore. Credo che, poiché la nomina è affidata ai presidenti della Camera e del Senato - la nomina, non la scelta: la nomina, cioè all'atto di nomina, non la scelta - sia giusto e doveroso, nel rispetto della seconda e della terza carica dello Stato, consentire loro di indicarne il coordinatore, immaginando che il Presidente della Camera ed il Presidente del Senato, nella loro veste istituzionale, siano assolutamente in grado di garantire la Pag. 14Repubblica. Infatti, se non sono in grado di garantire la Repubblica con questo atto, non si capisce perché siano la seconda e la terza carica dello Stato.
L'ultima questione è la seguente: nel nostro articolo sono previsti poteri di sanzione che sono enormemente più forti, più puntuali e meglio specificati di quelli che ha attualmente la Corte dei conti rispetto ai rendiconti delle campagne elettorali. È, cioè, questa, non un ibrido ma una commissione estremamente seria, fatta da cinque alti magistrati con un potere sanzionatorio fortissimo che non ha pari in Europa.
Non abbiamo inventato un mostro, abbiamo costruito un elemento terzo perché la nomina è affidata alle tre più alte cariche della magistratura repubblicana. Hanno poteri di sanzione reali, hanno poteri di intervento reali. È una rivoluzione come non ce n'è una in Europa.
In Europa non esiste un modello comune: nel Bundestag è il Presidente che fa tutto, che valuta, controlla e commina le sanzioni; nel Regno Unito è una commissione parlamentare, cioè i parlamentari giudicano se stessi; in Spagna c'è la Corte dei conti; in Francia c'è una commissione simile a questa, composta dal presidente del Consiglio di Stato, dal presidente della Corte di cassazione e dal presidente della Corte dei conti. Noi ci siamo ispirati a quel modello, crediamo di averlo perfezionato e di averlo reso estremamente incisivo, con poteri di sanzione fortissimi.
Riflettete, perché approvare questa norma significa smontare tutto il sistema, soprattutto il sistema sanzionatorio, perché tutto questo dovrebbe essere riscritto. Non vorrei che si facesse tutta questa appassionata difesa proprio per ottenere questo risultato: non avere controllo sui partiti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, anche io con alcuni colleghi avevo presentato un emendamento simile, ma per ragioni opposte a quelle che ho sentito elencare adesso, per esempio, dal collega Favia.
Comprendo che la ricerca della creazione di un'istituzione di una commissione del tipo di quella che è stata istituita sia volta a preservare in qualche misura - vorrei che il relatore però potesse ascoltare - l'autodichia del Parlamento, che è un valore prezioso, ma temo che inventando un ibrido di questo tipo, che nasce con un'intenzione, si raggiunga esattamente il fine opposto, come spesso l'eterogenesi dei fini comporta, quello cioè di creare un meccanismo, un unicum, che non può essere rapportato al modello francese. Infatti, la differenza fondamentale tra Francia e l'Italia è che lì la magistratura è sottordinata rispetto al potere politico e al potere esecutivo, qui invece è diversamente ordinata; non siamo quindi paragonabili, nelle funzioni e nel modo di formazione degli organi di cui si parla.
Temo, pertanto, che l'effetto sia esattamente opposto a quello desiderato: invece di garantire l'autodichia, garantiamo in realtà un'interferenza anomala dell'ordine giudiziario nel potere politico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare che, essendo in disaccordo con i gli argomenti che sono stati esposti anche da parte di colleghi del mio gruppo, qualora il gruppo desse indicazione di votare contro gli emendamenti in esame, per non entrare in conflitto con questa indicazione mi asterrò dal votare, così come ritirerò in seguito la mia proposta emendativa, e in quell'occasione articolerò in maniera più articolata le ragioni del mio dissenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 15

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, la nostra Costituzione prevede un organo che è deputato al controllo contabile, quindi la Corte dei conti dovrebbe essere elettivamente indicata come l'organo che controlla anche queste spese di fondi pubblici.
Si vuole, invece, dare vita ad un organismo che è posticcio e anche pasticciato, a doppia designazione, giurisdizionale, giudiziaria e politica, e sostanzialmente però si avrebbe una controindicazione importante. Immaginiamo che questa commissione, nella quale c'è un rappresentante designato dal presidente della Corte di cassazione, dice che va tutto bene. Se domani un pubblico ministero ritenesse di dover procedere perché non sono stati rispettati i criteri di corretta spesa delle norme, si troverebbe di fronte ad un problema oggettivo che è rappresentato dal fatto che il massimo organo istituzionale della magistratura ha messo lì un suo collega. Evitiamo i pasticci, facciamo le cose semplici che la Costituzione prevede.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 6.17, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Villecco Calipari, Cesario, Carfagna, Adornato, Anna Teresa Formisano, Monai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 445
Astenuti 24
Maggioranza 223
Hanno votato
152
Hanno votato
no 293).

Passiamo all'emendamento Stracquadanio 6.18.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Stracquadanio 6.18 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, è possibile allegare agli atti dei nostri lavori la lettera che il presidente della Corte dei conti ha inviato ieri?

PRESIDENTE. No.

MAURIZIO TURCO. Allora incomincio a leggerla: «Onorevole Presidente Fini, le scrivo con riferimento alle proposte di legge attualmente all'esame del ramo del Parlamento da lei presieduto in tema di disciplina di contributi pubblici in favore di partiti e movimenti politici. È mia opinione, condivisa da tutta la Corte che ho l'onore di presiedere, che la competenza a svolgere qualsiasi forma di controllo su tale pubblica contribuzione non possa che spettare alla Corte stessa in ragione della sua posizione costituzionale di organo ausiliario del Parlamento e suprema magistratura nelle materie di contabilità pubblica. Conseguentemente, soluzioni diverse, quale pure quella che è stata prospettata di affidare un simile controllo ad un organismo composto dai presidenti...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Maurizio Turco.

MAURIZIO TURCO. Continuo dopo o posso finire la frase?

PRESIDENTE. Prego?

MAURIZIO TURCO. Un organismo - come stavo riportando - composto dai presidenti delle tre supreme magistrature non potrebbe non apparire sospettabile di incostituzionalità...

PRESIDENTE. No, onorevole Maurizio Turco, prosegua nel prossimo intervento. Pag. 16
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stracquadanio 6.18, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Murer, Villecco Calipari, Capodicasa, Goisis, Ronchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 444
Astenuti 18
Maggioranza 223
Hanno votato
148
Hanno votato
no 296).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole e che il deputato La Loggia ha segnalato che che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Saluto gli alunni e i docenti delle scuole medie «Guglielmo Marconi» e «Gioacchino da Fiore» di San Giovanni in Fiore in provincia di Cosenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo all'emendamento Di Pietro 6.211.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Di Pietro 6.211 formulato dal relatore.

ANTONIO DI PIETRO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, leggo l'articolo 12, comma 2, della legge n. 515 del 1993 in vigore (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

ANTONIO DI PIETRO. Dispiace, ma che resti agli atti ciò che sta accadendo oggi qua. Ad oggi, l'articolo 12, comma 2, della legge n. 515 del 1993 afferma che i controlli sui rendiconti dei partiti sono effettuati dalla Corte dei conti, cui i Presidenti delle Camere trasmettono la documentazione, attraverso un collegio di controllo sulle spese elettorali e via dicendo.
Quindi, ad oggi, i controlli vengono effettuati dalla Corte dei conti. Con questa legge noi stiamo togliendo i controlli alla Corte dei conti perché, ovviamente, la legge successiva abrogherà la legge precedente.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. No, non è vero!

ANTONIO DI PIETRO. Che resti agli atti quel che sta accadendo!
In secondo luogo, per il principio di autodichia noi stiamo stabilendo che l'organo di giurisdizione ce lo eleggiamo noi. Non è vero che, siccome sono magistrati, non ce li eleggiamo noi. Li designeranno, ma le nomine le faranno i Presidenti di Camera e Senato che possono farle o non farle. Ma il problema è a monte, cioè non fare quella nomina, né poter dire che non va bene quell'altra.
Il problema è un altro. Può anche scegliere quello che gli pare e piace, ma è il principio dell'autodichia che viene riaffermato oggi in quest'Aula, vale a dire l'organo giurisdizionale non è più quello previsto dalla Costituzione ma voglio nominarlo io, con un apposito organo fatto apposta. Ritengo che sia meglio un organo scelto dalla Costituzione, un organo terzo, non un organo che viene nominato direttamente dal Presidente.
In terzo luogo, capisco l'argomento sottile e che genera preoccupazione sottolineato dal professor Zaccaria quando afferma che, nei bilanci dei partiti, c'è una sottile discrezionalità rispetto al controllo di legalità che deve operare la Corte dei conti. Ma ritengo che proprio per battere questa sottile discrezionalità oggi dobbiamo Pag. 17attribuire il controllo alla Corte dei conti, per riaffermare in pieno il principio di legalità.
Per questa ragione che resti agli atti: infatti, capisco che qui si vuol sempre votare per partito preso, ma il partito preso deve riguardare il domani, non la posizione della maggioranza di oggi perché, per la maggioranza di oggi, stiamo rovinando il Paese di domani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, dice ancora il presidente della Corte dei conti: «L'ultima ipotesi su cui l'Aula sta lavorando, quella cioè di affidare il suddetto controllo ad un'istituenda commissione composta da cinque magistrati di cui tre designati dal presidente di questa Corte, uno dal presidente della Corte di cassazione e uno dal presidente del Consiglio di Stato, rappresenta una semplice attenuazione del citato vulnus costituzionale accettabile per il presidente ma non per noi, se del caso, solo nella misura in cui il coordinamento della commissione sia attribuito a rappresentanti di questa Corte».
Signor Presidente, è vero che questo provvedimento è molto più duro, molto severo, ma la Corte dei conti non aveva poteri di sanzionare i partiti perché questo Parlamento nel 1993 non lo ha voluto, lo ha volutamente escluso e la Corte, sin da allora, l'ha fatto presente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, vorrei manifestarle tutto il mio imbarazzo per quanto sta emergendo in questo dibattito. Viene citata la lettera del presidente della Corte dei conti al Presidente della Camera nella quale, sostanzialmente, ci si dimentica di quello che afferma la Costituzione. Infatti, l'articolo 100 della nostra Carta afferma testualmente che la Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato; partecipa nei casi e nelle forme stabiliti dalla legge al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria; riferisce direttamente alle Camere sul risultato del riscontro eseguito.
Il paradosso, signor Presidente, è che sulla scorta di quella lettera si sta dicendo che il Parlamento, a cui spetta di determinare con legge quelle modalità, non è autorizzato a svolgere la sua funzione. È paradossale dover accettare riferimenti come questo.
Quanto, onorevole Di Pietro, al fatto che le sta sfuggendo la differenza tra un rendiconto elettorale e l'attività di un partito politico, anch'esso contemplato dalla Carta Costituzionale, forse le sfugge che è l'autonomia dei partiti che salva la democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo). E questo è un elemento fondamentale su cui si sono retti gli statuti costituzionali delle democrazie moderne.
Quindi, quando ha abbassato il livello dello scontro sotto il profilo del rendiconto, senza poi precisare quali dovrebbero essere la modalità di controllo, che cosa pretendete, anche un controllo di merito? Dobbiamo farci dire dal magistrato anche come i partiti devono operare nella loro attività? Quali attività possono o non possono svolgere?
Oggi noi difendiamo l'autonomia del Parlamento attraverso la legittima attività dei partiti politici. Chi vuole difendere questi interessi che sono legittimi e costituzionalmente garantiti continua lungo la strada che hanno indicato i relatori e i partiti politici. Tutto poi è migliorabile. Chi, invece, vuole consegnare la democrazia alla magistratura, è bene che ci rifletta attentamente perché questi episodi già nella storia ci sono stati e possono mettere in ginocchio non i partiti politici, ma la democrazia e le istituzioni parlamentari Pag. 18(Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della libertà, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, l'onorevole Contento ha letto bene l'articolo 100 della Costituzione, perché quando si dice che bisogna rispettare la Costituzione, bisogna prima cercare di interpretarla in maniera appropriata.
Nel nostro ordinamento, esiste lo Stato apparato ed esiste lo Stato comunità - la comunità è il luogo dove operano i partiti, le altre associazioni e i cittadini - e rappresentano due mondi diversi. Sullo Stato apparato opera con i suoi controlli la Corte dei conti in base all'articolo 100 della Costituzione: amministrazione e soggetti assimilati. In tutti gli altri casi, questo non è automatico. L'onorevole Di Pietro, infatti, confonde l'autodichia: noi qui costruiremmo, secondo Di Pietro, un organismo giurisdizionale. Non è così. Questo è un organismo di controllo, non è giurisdizionale. Infatti, l'onorevole Palomba, che appartiene allo stesso gruppo, ha affermato che, in seguito, quel provvedimento potrebbe essere impugnato. Ma, allora, se può essere impugnato altrove, vuol dire che è un'attività amministrativa di controllo.
Insisto anche sul secondo concetto su cui si è soffermato l'onorevole Contento. Non si crea il principio di legalità attribuendo una funzione ad un organo piuttosto che ad un altro, ma prevedendo norme precise a monte. Non si attua il principio di legalità, dando la funzione alla Corte dei conti piuttosto che alla commissione proposta nella legge. Ricordo peraltro e per inciso che ove si dovesse passare dalla fase del controllo a quella giurisdizionale, non sarebbe garantito il principio del giusto processo, di cui all'articolo 111 della Costituzione. In questo quadro, la discrezionalità sulla valutazione delle scelte di spesa effettuate dai partiti è pericolosa.
Pertanto, costruire un organismo come quello che hanno delineato i relatori è molto più appropriato, perché significa costruire un organismo indipendente - in quanto formato da magistrati - ma misurato sulle esigenze dei partiti politici. Penso che questo dobbiamo chiarirlo: la Costituzione non prescrive esplicitamente il controllo della Corte dei conti sui partiti, perché, se lo facesse, non ci sarebbe problema, ma è chiaro che è una scelta ulteriore. Io sono contrario ad attribuire una valutazione discrezionale a magistrati contabili su scelte che riguardano la vita autonoma dei partiti politici. Sono favorevole, invece, alla soluzione dei relatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cesare Marini. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, vorrei rilevare alcune cose dette dai colleghi e, soprattutto, che la richiesta di affidare il controllo alla Corte dei conti è ciò che avviene oggi, è l'attuale disciplina. Questo sistema di controllo della Corte dei conti, sebbene non abbia potestà sanzionatoria, comunque, contiene tante altre possibilità di svelare e, quindi, di mettere in risalto eventuali manchevolezze.
Dunque, mi chiedo: oggi, mi sembra che siamo stati costretti a rivedere la materia perché sono emerse una serie di fatti non certo esaltanti, che riguardano l'utilizzazione del finanziamento dei partiti: l'acquisto di case, distrazione di somme per scopi diversi da quelli per cui erano state stanziate.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CESARE MARINI. La Corte dei conti cosa ha fatto? Ha fatto qualcosa? Ha denunciato queste cose? Le ha fatte rilevare al Parlamento? Mi sembra che non l'abbia fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 19

PRESIDENTE. Deve concludere.

CESARE MARINI. Pertanto, quando parliamo di argomenti così importanti, cerchiamo di evitare di utilizzarli a scopo propagandistico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per fare una precisazione brevissima. Ho ascoltato gli interventi: il dubbio è una prerogativa laica, che, con Galileo o la rivoluzione copernicana, ha portato avanti il mondo. Quindi, ci può essere il ragionevole dubbio, come ha detto qualcuno, che la maggioranza di oggi potrebbe essere la rovina del Paese di domani. Ma c'è una certezza: che la magistratura di ieri è stata la rovina del Paese di oggi. Questa è una certezza, perché siamo stanchi di «sante inquisizioni», siamo stanchi di chi ci propina sempre la dittatura della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Visto che ho citato Galileo Galilei, ne sa qualcosa lui di questa dittatura, perché le più atroci dittature nel mondo sono sempre state e sono quelle dei magistrati (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Barani, deve concludere.

LUCIO BARANI. Quindi, per l'amor di Dio, piantiamola! Di danni ne avete già fatti fin troppi. Andiamo avanti per cercare di pensare al Paese e non per favorire chi guadagna troppo e non fa nulla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei essere io a dare l'interpretazione autentica delle mie affermazioni. Non ho detto che vi sia un grado di gravame rispetto a questa Commissione, posticcia e pasticciata, che si creerebbe. Ho detto solo che, siccome la giurisdizione penale è indefettibile, qualora un pubblico ministero dovesse aprire un'inchiesta su un'utilizzazione che è passata al vaglio di questa Commissione, si troverebbe in grave difficoltà quando, in questa Commissione, vi è un rappresentante designato dal presidente della Corte di cassazione e nominato dai Presidenti delle Camere. Lo ha detto anche il presidente della Corte di cassazione.
La seconda considerazione è la seguente: mi pare che il collega Contento provi troppo, in quanto, nel momento in cui chiede dei parametri sulla base dei quali dovrebbe essere eseguito il controllo di legittimità della spesa, questi parametri si invocavano tanto per la Corte dei conti, quanto per questa Commissione; se non ci fossero per l'una, non ci sarebbero neanche per l'altra. Dunque, questa è una previsione assolutamente pasticciata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, credo che in questo momento il Parlamento stia facendo discorsi abbastanza seri, ma che si stiano un po' confondendo le acque.
A mio avviso, quanto dice l'onorevole Di Pietro non ha niente a che vedere con la dittatura della magistratura. Vedo qualcuno che, come l'onorevole Contento, è preoccupato che i partiti mantengano un'autonomia dallo Stato, ma guardate che basta leggere Sturzo, basta leggere anche - se mi è consentito - Sposetti, il cui testo di legge ho sottoscritto. Nessuno vuole sottoporre i partiti ad alcun controllo. Essi sono e restano legittimi e sovrani nei programmi, nelle loro articolazioni interne, nel perseguimento dei fini precipui che autonomamente si sarebbero dati. Quindi, quando vagheggio e propongo il riconoscimento giuridico dei partiti politici, non vagheggio o propongo la soggezione dei partiti ad enti terzi, men che meno della magistratura. Pag. 20
La verità è che i primi nemici dello Stato sono gli statalisti e i primi nemici del Parlamento sono quelli che usano i soldi destinati alla politica per scopi che con la politica non hanno niente a che vedere. Questa è la verità! Per cui non mischiamo le carte. C'è una magistratura contabile? La si utilizzi, altrimenti lasciate i magistrati fuori da quest'Aula.
Abbiamo il coraggio, tra Camera e Senato, di avere dei presidenti e dei componenti che abbiano il crisma dell'onestà, che siano di specchiata moralità e che abbiano, nella loro vita politica, la credibilità nei confronti dei forconi che, qui fuori, qualcuno agita per controllare le spese dei partiti? Se questo non c'è, la carenza è dell'autonomia e dell'autorevolezza del Parlamento, che non ci sono più, perché pessimi esempi sono stati dati. Non c'entra niente l'autonomia dei partiti rispetto allo Stato. Lo Stato etico è il peggiore degli Stati. Lo Stato minimo, quello efficiente ed autorevole, è il migliore degli Stati.
Lo dico all'onorevole Di Pietro, che si trova a volte a destra e a volte a sinistra. La mia critica consiste in questo: fino a quando le forze politiche e i gruppi parlamentari non faranno riferimento ad un orizzonte di valori nella società e nell'economia, noi, in questa sede, saremo ondivaghi e contraddittori. Quindi, la questione che pone Di Pietro è sacrosanta.
Se la Corte dei conti c'è, faccia i conti e smettiamola di cambiare le carte in tavola. Se volete la riforma della magistratura, fate la riforma della giustizia, perché questo è l'unico modo per riportare un organo dello Stato, quale quello della magistratura, all'interno delle regole e dei confini che gli sono propri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, non vorrei banalizzare questo alto discorso, però fuori da qui si stanno domandando che cosa stiamo facendo.
Ancora non abbiamo chiarito, e forse nessuno, mai, sarà in grado di farlo, come i partiti dovranno spendere i soldi e noi stiamo litigando su chi dovrà fare i controlli; ma dovrà fare i controlli di che cosa? La gente si aspettava che noi rinunciassimo ai finanziamenti pubblici e invece facciamo una legge dove il pubblico, ancora, dà soldi ai partiti e nessuno è in grado di controllare nessuno sa che cosa. Quindi, stiamo parlando da un'ora di qualcosa che, sinceramente, la gente fuori da quest'Aula non ha ancora capito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà per l'Italia voterà a favore dell'emendamento Di Pietro 6.211. Siamo fortemente stupiti dell'andamento del dibattito parlamentare, che si è trasformato in una specie di scontro fra filosofie giustizialiste e garantiste e questo testimonia la distanza siderale che c'è fra l'Aula parlamentare e il sentimento popolare.
Stiamo attenti: se veramente puntiamo su questa legge per mandare al Paese un messaggio di autoriforma della politica e dei partiti, non possiamo pensare di attenuare il rigore. Ritengo che il non affidare ad un organo costituzionale, qual è la Corte dei conti, che ha la funzione di controllo contabile, il controllo di fondi pubblici destinati ai partiti, che cioè sono soldi di tutti i cittadini, per inventarci degli organi che saranno, in ogni caso, sottoposti a critiche (perché sembrerà che la politica voglia trovare l'ennesima scorciatoia), sia un grave errore.
Spesso ci riempiamo la bocca di «Costituzione», «Repubblica», misuriamo le vicinanze e le distanze fra le forze politiche in astratto e invece dobbiamo comprendere che questo è il momento concreto in cui questi valori, a cui tutti dovremmo ispirarci, devono diventare prassi parlamentare ed è soprattutto il momento in cui, quando pensiamo a distanze teoriche o a vicinanze teoriche, le dovremmo registrare sul campo.
In ogni caso, il voto favorevole di un gruppo come Futuro e Libertà, che si Pag. 21ispira al patriottismo repubblicano e costituzionale, lo consideriamo, in questo caso, un vero e proprio dovere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 6.211, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nizzi, Villecco Calipari, Gianni, Maurizio Turco, D'Amico, Rampelli, Samperi, Ferranti, Barbaro, Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 449
Astenuti 24
Maggioranza 225
Hanno votato
111
Hanno votato
no 338).

Passiamo all'emendamento Vassallo 6.212. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Vassallo 6.212, formulato dal relatore.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, nonostante il procedimento legislativo italiano sia normalmente caotico e aperto all'influenza di molti attori politici, economici e sociali, ci sono regolarità molto peculiari che caratterizzano, e hanno sempre caratterizzato, nella storia politica italiana, l'approvazione delle leggi sul finanziamento pubblico dei partiti.
La prima è che vengano approvate sull'onda di uno scandalo e dell'indignazione dell'opinione pubblica; la seconda è che si è sempre trattato di «leggi lampo», fatte sulla base di accordi blindati tra i vertici di tutti o quasi i partiti, ed il mio gruppo, che normalmente non si sottrae ad ampie discussioni su qualsiasi materia, ha discusso per la prima volta di questo progetto di legge in una riunione collegiale due ore prima del voto; la terza è che si tratta sempre e comunque di leggi che hanno caratteristiche molto peculiari, che valgono solo per i partiti e che non potrebbero essere fatte valere per altri soggetti pubblici o privati.
Quella che stiamo approvando non fa differenza rispetto alle altre per nessuna di queste tre caratteristiche. Nel merito non pone vincoli alla destinazione della spesa e quindi qualsiasi spesa è considerata ammissibile. Si pretendeva che non vi fossero requisiti sulla democraticità dei partiti e poi si è dovuto approvare un provvidenziale «pasticcio», perché la norma che io ho contribuito ad approvare è talmente vaga che non sarà applicabile oppure richiederà una discrezionalità da parte dei giudici molto maggiore di quella che si voleva evitare.
Ma l'errore più macroscopico di questo progetto di legge riguarda l'organo che dovrebbe esercitare i controlli. Date le ragioni per le quali noi stiamo approvando questo provvedimento, questo organo doveva avere la caratteristica di massima terzietà ed essere il più possibile distante dalla politica, seguendo le vie ordinarie previste per tutti gli enti pubblici e privati, perché ci sono anche fondazioni private che sono sottoposte al controllo della Corte dei conti. Invece si è voluto aggirare o interpretare elasticamente l'articolo 100 della Costituzione e costituire una commissione ad hoc e sui generis, che è stata sconfessata autorevolmente e ripetutamente proprio da quei presidenti delle magistrature ordinaria e contabile che dovrebbero contribuire a costituirla.
Non si capisce che cosa c'entrino in questa commissione magistrati ordinari e un consigliere di Stato, visto che le sue funzioni sono di mero controllo della regolarità contabile dei bilanci, e non si capisce perché, se i membri devono essere nominati dalle magistrature, non vengano nominati dagli organi di autocontrollo, e invece dai presidenti. Ma soprattutto non si capisce perché questa commissione dovrebbe esercitare le sue funzioni proprio qui assistita da funzionari pubblici che Pag. 22non sono specificamente addestrati al controllo dei rendiconti e che sono invece dipendenti di una istituzione, certamente la più autorevole del nostro ordinamento, ma che è presieduta è governata dai leader di quegli stessi soggetti che dovrebbero essere controllati.
Tengo a sottolineare che il mio emendamento non è frutto di una personale invenzione, ma è un «copia e incolla» del progetto a prima firma dell'onorevole Bersani, unitariamente presentato dal Partito Democratico, e che l'onorevole Bersani ha esposto e sostenuto in due conferenze stampa il 14 febbraio e il 26 aprile (quindi in una data successiva alla presentazione del cosiddetto progetto ABC, evidentemente scoffessandolo), ma ciò nonostante oggi il gruppo mi chiede di ritirarlo.
Penso sia una decisione sbagliata perché è del tutto evidente che con il voto del Partito Democratico questo principio, che noi abbiamo sostenuto in un nostro progetto unitario, passerebbe, dato il consenso che vi è su questo indirizzo da parte dell'UdC e dell'Italia dei Valori. Evito di mettere i colleghi nell'imbarazzo di dover votare contro una nostra proposta sostenuta dal segretario e i dirigenti del gruppo nell'imbarazzo di spiegare perché lo facciamo, ma considero che questa sia una decisione gravemente sbagliata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, in questo minuto vorrei ringraziare l'onorevole Contento, perché con il suo intervento ha dimostrato che vi era una profonda necessità di un dibattito approfondito. Vorrei semplicemente dire che non ritengo che state violando la legalità che vi siete dati: anche il regime fascista rispettava la propria legalità e voi rispettate la vostra: qual è il problema? È chiaro che la lettera del presidente della Corte dei conti non è il Vangelo, è una posizione, che noi condividiamo e voi no. Vi segnalo semplicemente che il presidente fa presente che le vostre scelte rappresentano, o possono rappresentare, un vulnus costituzionale.
Questo rischio noi con voi non vogliamo correrlo.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Vassallo 6.212 è stato ritirato dal presentatore.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 6.20. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione dell'emendamento Maurizio Turco 6.20.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 6.20, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pes e Paladini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 403
Astenuti 62
Maggioranza 202
Hanno votato
70
Hanno votato
no 333).

Prendo atto che il deputato Rondini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Franceschini ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mura 6.213.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome non ho avuto la possibilità di intervenire sugli emendamenti precedenti, credo sia doveroso da parte mia - Pag. 23me ne scuseranno i colleghi - dire due parole sul tema, anche per cercare di rispondere ad alcuni colleghi, a cominciare dal fatto che trovo, onorevole Contento, onorevole Barani, che in questo abbia ragione l'onorevole D'Anna, sul fatto che riversare anche in questo dibattito la discussione sul tema della magistratura sia non solo fuori luogo, ma anche un'operazione assolutamente inutile e deviante.
Vorrei anche dire, molto francamente, all'onorevole Di Pietro, avendo presentato e poi ritirato - spiegherò perché - un emendamento che chiedeva che fosse la Corte dei conti ad intervenire su questa materia, che è vero, onorevole Di Pietro, che è già previsto che la Corte dei conti faccia dei controlli, ma se è accaduto tutto quello che è accaduto in termini di degenerazione è perché quei controlli sono di tipo formale - altrimenti dovremmo pensare che la Corte dei conti in qualche modo sia complice di quanto accaduto - ed evidentemente non sono in grado, per come sono, di evitare le degenerazioni che sono accadute.
Un passo certamente avanti è sicuramente riscontrabile nel testo dei relatori, perché vengono previste delle possibilità di controllo che escono dall'ambito formale e fanno un passo in avanti. Probabilmente - lo speriamo tutti - tali controlli consentiranno di evitare determinate questioni, auspicando tutti che proprio non si manifestino più, fornendo lo strumento, a prescindere da chi dovrà operare, per colpire le degenerazioni che accadono.
Dico ai relatori che proprio per questo a me sfugge perché l'aumento dei controlli non sia stato affidato direttamente alla Corte dei conti. Sarebbe stata la soluzione più semplice ed era prevista dalla nostra Costituzione. Tuttavia, deve essere chiaro a tutti noi che non è in questo momento in discussione il soggetto, anche se concordo sui rischi (di cui parlava l'onorevole Di Pietro) di interpretazione di questa nostra decisione. Sia chiaro a tutti noi che la cosa su cui bisognava intervenire - e va dato atto ai relatori di essere intervenuti - è che il tipo di controlli che c'erano, ossia purtroppo solo formali, hanno consentito che ciò accadesse.
Concludo, signor Presidente. Avevo presentato un emendamento, che riprendeva la proposta fatta dal segretario del Partito Democratico, cioè che prevedeva il controllo da parte della Corte dei conti. Credo però - lo dico anche e soprattutto in questo caso ai colleghi dell'UdC e ai colleghi dell'API - nel nostro fare politica, anche nel nostro piccolo e umile lavoro, quando ci occupiamo di grandi temi come la moralità e l'onestà, non dovremmo dimenticare che per tutti noi c'è anche un obbligo, che è scritto nelle cose, che è quello del rispetto degli accordi e dei patti che si assumono tra di noi.
Ricordo l'importanza del rispetto di questi patti, non solo per quanto mi riguarda - che sono notoriamente contro il finanziamento pubblico -, ma per tanti colleghi del mio gruppo, che sicuramente avrebbero voluto migliorare questa legge, in quanto avevano delle proposte sicuramente migliorative e che avrebbero consentito loro, uscendo da qui, di poter rivendicare (come magari faranno tanti quando usciranno da quest'Aula), la giustezza delle stesse. Ma ci è stato spiegato chiaramente - e ringrazio il mio gruppo che ha tenuto l'accordo fino alla fine - il rischio che, se ognuno fosse andato per conto proprio e con la propria bandierina, saremmo usciti da quest'Aula senza neanche ottenere il dimezzamento del finanziamento pubblico, quindi ciascuno di noi ha rinunciato a qualcosa e vi è stato un accordo. In funzione di che? Sull'altare di che?
Non lo dico certo all'onorevole Di Pietro, non lo dico certo alla Lega, non lo dico certo ai colleghi radicali, ma certamente lo dico a coloro che hanno fatto parte di un accordo su un testo, al quale noi - e, va dato atto, anche il PdL - ci siamo attenuti. Invece, c'è qualcuno che, ad un certo punto, qui dentro, siccome ritiene che c'è una cosa che ha un po' più valore degli accordi che si prendono, sapendo che gli altri tengono la linea e che garantiscono e proteggono questo provvedimento, Pag. 24scelgono di deviare e fare come vogliono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Quindi, oltre - e concludo - certamente la purezza, la giustezza, la moralità, c'è anche però l'etica della responsabilità rispetto ai patti che si assumono e per i quali non si lascia in mezzo alla strada a difendere le posizioni che non convengono soltanto quelli che sappiamo essere di più e che ci garantiscono nella protezione delle nostre leggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo affinché resti agli atti. Io condivido le argomentazioni poste adesso dal collega, salvo che in un solo punto. Egli dice: i controlli finora della Corte dei conti erano solo formali, noi vogliamo più controlli. Va bene, il problema è perché darli ad un altro organo e non alla Corte dei conti, che sicuramente è prevista dalla Costituzione e deve fare la stessa cosa. Soprattutto in questo momento in cui il Paese ci guarda ed è preoccupato che noi facciamo giustizia domestica, proprio in questo momento, perché non lasciarli all'organo previsto dalla Costituzione? Invece, ci facciamo un organismo nostro per controllare noi stessi.
Questo è il pericolo, ossia di una soluzione che non è soddisfacente, ma è anche fatta in modo imprudente così come la stiamo formulando. È per questa ragione che dico che è meglio dare più potere alla Corte dei conti che, invece, individuare un altro organismo che non viene visto come un organismo terzo e indipendente. Questa è la prima questione.
La seconda questione che insisto nel dire è che la Corte dei conti è un organo giurisdizionale, in questo caso è amministrativo e di controllo, ma esercita anche funzioni giurisdizionali al proprio interno. Ma, soprattutto, nel ruolo che gli assegniamo, diamo più certezza ed indipendenza. Dire che finora non ha fatto il proprio dovere è come dire che, siccome finora la magistratura non ha scoperto tutti i reati, non gli diamo più il compito di scoprire i reati. Siccome finora non tutti i processi sono andati in porto, togliamo il compito di svolgere i processi alla magistratura. Dobbiamo dare strumenti, mezzi e regole affinché possa portare a termine il proprio compito, non addirittura togliergli il proprio ruolo, perché altrimenti avremmo uno Stato senza diritto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, intervengo perché resti agli atti, come dice il collega Di Pietro. Credo che si debba guardare con grande favore, invece, all'istituzione di quest'organo, per una ragione che fin qui non è emersa. Credo che la presenza di un giudice ordinario aumenti il tasso di terzietà di questo organo che deve svolgere questo tipo di funzione. Naturalmente si può dire: ma voi siete legislatori e vi ponete adesso il problema della terzietà delle giurisdizioni speciali?
In effetti, credo che il tema vada affrontato complessivamente, ma io mi sento più garantito, dal punto di vista del cittadino e dal punto di vista della terzietà, dal fatto che là dentro ci sia un giudice indicato dalla Corte di cassazione perché, tra quei giudici, è quello che ha meno condizionamenti dal potere politico ed è quello, nello stato attuale, che «arriva» attraverso un percorso di maggiore indipendenza.
Credo che poi, in prospettiva, si debba porre anche il problema della terzietà e dell'autonomia delle giurisdizioni speciali. Oggi far finta che la Corte dei conti sia una sorta di presidio della purezza significa ignorare quanto ancora non funziona nell'assetto e nel rapporto tra le magistrature nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

Pag. 25

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, temo che l'argomento usato dall'onorevole Andrea Orlando confermi ciò che si dice, cioè che noi stiamo approvando una legge che non approveremmo e che non siano in condizione di fare per altri, per i quali anche sarebbe necessaria.
Ma vorrei soltanto ritornare su un punto sollevato dall'onorevole Giachetti, perché penso che, riferendosi all'onorevole Di Pietro, implicitamente, non so se volontariamente, faceva riferimento anche alla mia posizione. Quello che dice l'onorevole Giachetti presuppone che non si possa arrivare al dimezzamento del finanziamento pubblico se non si tiene salvo l'accordo sul fatto che i controlli non vengano fatti dalla Corte dei conti. Ma, siccome io penso che il dimezzamento del finanziamento non sia una graziosa concessione che il PdL fa all'Aula, penso che il PD potrebbe serenamente mantenere la sua posizione e probabilmente il testo verrebbe approvato ugualmente.
Quindi, sono in dissenso da questo argomento e in questo modo giustifico la mia posizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei lasciare a futura memoria questa mia dichiarazione, che ricorda ai colleghi come il controllo della Corte dei conti, in base all'articolo 100 della Costituzione, sia limitato agli enti cui lo Stato contribuisca in via ordinaria. Questo è il controllo della Corte dei conti. Si tratta di un controllo che non c'è più dal 1993, quando con il Governo Amato ci furono liberalizzazioni, peraltro formali e non sostanziali, degli enti cui lo Stato contribuiva in via ordinaria (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Quindi, che non si dica, onorevole Di Pietro, che oggi esiste ancora il controllo della Corte dei conti su quegli enti, per il semplice motivo che la contribuzione in via ordinaria da parte dello Stato non c'è più, tant'è vero che non c'è più il magistrato contabile che all'epoca sedeva nei consigli d'amministrazione delle varie Ferrovie, Alitalia e via discorrendo.
Dico questo affinché ne rimanga traccia nei lavori parlamentari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, vorrei rivolgere una domanda all'onorevole Di Pietro. Onorevole Di Pietro, ma lei pensa veramente che l'inquinamento della vita interiore dei partiti si possa risolvere mettendo i magistrati a guardia dei bilanci? I partiti hanno bisogno di essere aiutati, hanno bisogno soprattutto di essere sottratti alla legge ferrea delle oligarchie, hanno bisogno di democrazia: solo così noi possiamo evitare l'inquinamento della vita interiore dei partiti. I partiti hanno bisogno di uffici, di spazi, di spazi televisivi, di giornali, di sgravi fiscali piuttosto che di danaro, ma soprattutto hanno bisogno di essere tolti dalla morsa dei padroni e delle oligarchie. Da lì nasce la corruzione dei partiti. Non ci sarà Corte dei conti, non ci saranno revisori a vigilare sulla moralità dei partiti. I partiti debbono autodeterminarsi con la democrazia interna e oggi noi stiamo perdendo un'occasione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sesa Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, interverrò con grande calma, ma con altrettanta nettezza per togliere un equivoco, un equivoco che è avvenuto nei banchi del Partito Democratico e che può lasciare dubbi in molti colleghi, ovvero quelli che non hanno con più attenzione competenze seguito il testo che abbiamo di fronte. Infatti, si ha l'idea che si sia compiuto da parte di alcuni una sorta di «parricidio» rispetto alla proposta di legge a prima firma del segretario Pierluigi Bersani che, Pag. 26nella questione dei controlli, prevedeva che tutto fosse affidato alla Corte dei conti. Tale equivoco nasce probabilmente da un'idea e da una concezione della pratica politica. Quello era un progetto di legge del PD. Tale rimane e rimarrà agli atti. Quello che abbiamo compiuto sulla base di quella proposta di legge era ottenere due elementi fondamentali: dimezzamento dei contributi e la questione dei controlli.

PRESIDENTE. Onorevole Amici, la prego di concludere.

SESA AMICI. Quello che è inaccettabile, e che in quest'Aula si è ascoltato, è che quella posizione, che oggi vede il PD concorde con l'idea della commissione prevista da questo provvedimento, faccia venir meno l'idea dei controlli. Questa è un'operazione, sul piano culturale, di grande disonestà intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento Mura 6.213 vi è un cambiamento del parere da parte della Commissione perché, in effetti, è più appropriato il termine «componenti».
Quindi, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mura 6.213.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il Governo si rimette all'assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, siamo favorevoli a questo cambiamento del parere da parte della Commissione. Volevo solo dire, brevemente, che siamo impegnati a mantenere al massimo la coesione intorno al Governo Monti e al lavoro parlamentare. Lo abbiamo dimostrato in tutte le occasioni. Abbiamo ascoltato qualche lezioncina un po' fuori posto e da pulpiti sbagliati.
Questo provvedimento è stato un work in progress. Vi sono state delle proposte iniziali e dei cambiamenti fatti in corso d'opera. È bene che sui cambiamenti che si realizzano in corso d'opera si realizzi, anche lì, il massimo della coesione e dell'ascolto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 6.213, accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimetta all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Repetti, De Nichilo Rizzoli, Scilipoti, Cesario... l'onorevole D'Amico non riesce a votare... onorevoli Pugliese, Paladini... l'onorevole Goisis riesce a votare?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 442
Astenuti 16
Maggioranza 222
Hanno votato
433
Hanno votato
no 9).

Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Vassallo 6.223 lo ritira.
Ricordo che l'emendamento 6.602 della Commissione è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Vassallo 6.214 e 6.603 della Commissione, accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 27

Onorevole Goisis... l'onorevole De Luca non riesce a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 410
Astenuti 54
Maggioranza 206
Hanno votato
405
Hanno votato
no 5).

Ricordo che il parere della Commissione bilancio sul testo dell'articolo 6 del provvedimento è favorevole, a condizione che venga approvato, per garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, il prossimo emendamento, cioè il 6.604 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.604 della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Stasi, Galletti, Della Vedova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 452
Astenuti 16
Maggioranza 227
Hanno votato
447
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i deputati Ronchi e Fadda hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Favia 6.215.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Favia 6.215 formulato dal relatore.

DAVID FAVIA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo che la commissione non sia rinnovabile, anche perché dura in carica parecchio e svolge un ruolo estremamente delicato, peraltro positivamente a titolo gratuito.
Insomma, crediamo che proprio per la delicatezza della materia sarebbe opportuno che il ruolo venisse svolto per un solo mandato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 6.215, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Strizzolo, Ruvolo, Giammanco, Fugatti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 404
Astenuti 66
Maggioranza 203
Hanno votato
70
Hanno votato
no 334).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori del subemendamento Contento 0.6.605.1 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.605 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 28

(Presenti 470
Votanti 403
Astenuti 67
Maggioranza 202
Hanno votato
373
Hanno votato
no 30).

Prendo atto che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che i successivi emendamenti - Contento 6.224 e Favia 6.217 - sono preclusi. L'emendamento Iannaccone 6.200 non è segnalato.
Invito il relatore ad esprimere il parere sugli emendamenti all'articolo 6, a partire dal subemendamento Contento 0.6.606.1.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sul subemendamento Contento 0.6.606.1, perché di contenuto identico all'emendamento 6.606 della Commissione, nella nuova formulazione, su cui è stato espresso parere favorevole. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.606 (Nuova formulazione), nella nuova formulazione. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Vassallo 6.216, Contento 6.225 e 6.226 e Iannaccone 6.201.

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, l'emendamento Iannaccone 6.201 non è segnalato.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.607. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Pietro 6.227, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.608.

La Commissione invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 6.205, mentre sull'emendamento Iannaccone 6.202...

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, l'emendamento Iannaccone 6.202 non è stato segnalato.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. La Commissione invita i presentatori al ritiro degli emendamenti Rubinato 6.218, Vassallo 6.219 e Maurizio Turco 6.207, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.609. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Stracquadanio 6.37 e Maurizio Turco 6.206, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Libè 6.220. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.610.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Favia 6.221 e Vassallo 6.228 e sugli identici emendamenti Maurizio Turco 6.46 e Donadi 6.222. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.611. La Commissione invita i presentatori al ritiro degli emendamenti Rampelli 6.229 e Rubinato 6.300. Con riferimento a quest'ultimo emendamento è stata fatta una nuova formulazione, l'emendamento 6.700 della Commissione su cui questa raccomanda l'approvazione. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.612. la Commissione esprime infine parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 6.0600 nella nuova formulazione.

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi qual è il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 6.0201?

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

Pag. 29

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore del subemendamento Contento 0.6.606.1 accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.606 (Nuova formulazione) della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Follegot, Casentino, Pippo Gianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 382
Astenuti 93
Maggioranza 192
Hanno votato
378
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Gianni Farina ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita a votare.
Risultano così preclusi i tre emendamenti successivi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.607 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Nichilo Rizzoli, Beccalossi, Andrea Orlando, Scilipoti, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 386
Astenuti 91
Maggioranza 194
Hanno votato
370
Hanno votato
no 16).

Passiamo all'emendamento Di Pietro 6.227.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Di Pietro 6.227 formulato dal relatore.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, noi riteniamo che, stante la delicatezza della materia e quanto accaduto recentemente, sarebbe opportuno applicare alla normativa quanto previsto in materia di falso in bilancio. Crediamo che sarebbe un prendere coscienza di una situazione molto particolare e applicare anche ai partiti questa normativa, proprio per evitare che succedano cose spiacevoli come quelle che abbiamo visto, e in modo tale che queste siano sanzionate in maniera adeguata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Pietro 6.227, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ravetto, Vella, Golfo, Lehner...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 437
Astenuti 37
Maggioranza 219
Hanno votato
96
Hanno votato
no 341).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.608 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 30

Onorevoli Golfo, Paladini, Damiano, De Poli, Pippo Gianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 448
Astenuti 27
Maggioranza 225
Hanno votato
440
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che il deputato Dal Moro ha segnalato che non è riuscito a votare.
L'emendamento Maurizio Turco 6.205 è precluso. L'emendamento Iannaccone 6.202 non è segnalato.
Passiamo all'emendamento Rubinato 6.218.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Rubinato 6.218 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo all'emendamento Vassallo 6.219.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Vassallo 6.219 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 6.207.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 6.207 formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, noi con questo emendamento chiediamo che sia fatto divieto ai partiti di investire la propria liquidità in strumenti finanziari. Pensiamo che sia un emendamento logico, nel senso che riteniamo, anche alla luce del successivo emendamento della Commissione, che prevede invece strumenti finanziari di titoli emessi da Stati membri dell'Unione europea, che cambi di poco la questione. È proprio lo strumento finanziario in sé che riteniamo inadatto rispetto ad una certa visione di partito. Poi c'è un'altra visione, un po' più commerciale ed imprenditoriale di partito, che giustamente ha bisogno degli strumenti finanziari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 6.207, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Marsilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 435
Astenuti 47
Maggioranza 218
Hanno votato
60
Hanno votato
no 375).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.609 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Murer, Foti, Albini, Fogliardi, Della Vedova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 443
Astenuti 35
Maggioranza 222
Hanno votato
423
Hanno votato
no 20).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito a votare.

Pag. 31

L'emendamento Stracquadanio 6.37 è precluso.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 6.206.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 6.206 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 6.206, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Andrea Orlando, Pezzotta, Losacco, Concia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 461
Astenuti 23
Maggioranza 231
Hanno votato
35
Hanno votato
no 426).

Passiamo all'emendamento Libè 6.220.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento Libè 6.220, ho sbagliato nell'esprimere il parere della Commissione, perché la materia è assorbita dall'emendamento della Commissione. Quindi, vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'emendamento è parzialmente assorbito e riteniamo che ci si possa accontentare così.

PRESIDENTE. Quindi l'emendamento Libè 6.220 è ritirato. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.610 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.610 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ghizzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 442
Astenuti 40
Maggioranza 222
Hanno votato
428
Hanno votato
no 14).

Passiamo all'emendamento Favia 6.221.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Favia 6.221 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 6.221, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Melandri, Vella, Montagnoli, Palagiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 396
Astenuti 86
Maggioranza 199
Hanno votato
35
Hanno votato
no 361).

Pag. 32

Prendo atto che la deputata Laura Molteni ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Vassallo 6.228.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Vassallo 6.228 formulato dal relatore.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare il rilievo di questo emendamento nel senso che il testo prevede che il controllo sugli anni 2011 e 2012 sia esercitato dalla nuova commissione, ma ai sensi della precedente legge. Quindi, non vi si applicano né il controllo né le sanzioni, che sono state invece introdotte per gli anni successivi.
Il mio emendamento avrebbe previsto che i medesimi tipi di controllo e le stesse sanzioni fossero applicate anche con riferimento ai bilanci 2011 e 2012.
Ritiro il mio emendamento sempre per le ragioni che ho già spiegato in precedenza, per la richiesta del mio gruppo.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, chiedo scusa, ho commesso un errore e ho indotto in errore il collega Calderisi, perché sull'emendamento Libè 6.220 - che solo nella parte finale faceva riferimento a giacenze investite in titoli di Stato, italiani o europei - erroneamente io ho detto che era stato assorbito dall'emendamento della Commissione. Invece non è vero, perché tratta di tutt'altra materia.

PRESIDENTE. Ma ormai l'emendamento Libè 6.220 è stato ritirato.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Allora lo riproponiamo. Lo recupereremo in Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Va bene, il Comitato dei nove, magari durante la sospensione che faremo, provvederà a sanare questa svista.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, sull'emendamento Libè 6.220.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, ormai è stato ritirato.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, allora prendiamo atto delle parole del relatore ed è tutto a posto...

PRESIDENTE. No, no, sta facendo confusione. Lei aveva chiesto la parola sull'emendamento 6.228 Vassallo che è stato ritirato. Per quanto riguarda la questione di prima...

PIERLUIGI MANTINI. Stiamo parlando di quell'emendamento, che è l'emendamento Libè 6.220, che per errore... adesso la Commissione...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, abbiamo risolto.
Passiamo agli identici emendamenti Maurizio Turco 6.46 e Donadi 6.222.
Prendo atto che i rispettivi presentatori degli identici emendamenti Maurizio Turco 6.46 e Donadi 6.222 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Maurizio Turco 6.46 e Donadi 6.222, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Laura Molteni...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 33
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 442
Astenuti 42
Maggioranza 222
Hanno votato
83
Hanno votato
no 359).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento 6.611 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vorrei solamente leggere cosa fa la commissione: «la commissione invita direttamente i partiti e i movimenti politici a sanare eventuali inottemperanze ad obblighi di legge o irregolarità contabili».
Parla appunto da solo questo emendamento. Noi votiamo contro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.611 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 429
Astenuti 53
Maggioranza 215
Hanno votato
388
Hanno votato
no 41).

Passiamo all'emendamento Rampelli 6.229.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Rampelli 6.229 formulato dal relatore.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, penso non ci sia niente di più lineare che chiedere comunque che i rimborsi elettorali non superino la reale spesa che viene affrontata dai partiti in campagna elettorale; quindi, visto che se ne è parlato a lungo, e visto che ci sono stati altri emendamenti e altre richieste in tal senso, visto che alcune considerazioni, svolte intorno alle proposte emendative che precedentemente sono stati trattate e votate, sono state rinviate a data da destinarsi, ovvero al provvedimento che declinerà l'articolo 49 della Costituzione, e quindi entrerà nel merito della riforma dei partiti, e visto che comunque l'Aula avrebbe potuto già dare degli indirizzi, come in quota parte ha fatto per quel che concerne la necessità da parte dei partiti di dotarsi di statuti e di registrare i medesimi, anche in quella sede, come ha fatto rilevare il collega Marsilio, sarebbe stato molto importante poter scrivere, già in questo provvedimento, perché parliamo comunque di finanziamento pubblico, che i partiti possono accedere ai soldi dei cittadini solo se sono rispettosi e impongono a se stessi prima che a terzi il rispetto delle regole. Penso sia una cosa pacifica perché in democrazia i partiti sono innanzitutto cerniere tra popolo e istituzioni. Quello che è accaduto di recente, quando c'è stato l'avvento del leaderismo anche in Italia, tra le altre democrazie occidentali e per ultima casomai, è che il leaderismo ha di fatto quasi cancellato la partecipazione e quindi il dialogo con i terzi, con i corpi intermedi e quindi la possibilità di un confronto che potesse anche far maturare delle posizioni più profonde e comunque più rappresentative.
Non capisco perché la prima parte di quella proposta emendativa, sempre da noi sottoscritta, essendone io il primo firmatario, sia stato cancellata, ma sinceramente mi risulta ancora più difficile capire la ragione per la quale, ora che si chiede che i rimborsi siano effettivamente Pag. 34commisurati alle reali spese - cosa che davvero più lineare e più pacifica di così si muore - ci dovrebbe essere qualcuno che non recepisce questo suggerimento che ci mette al riparo da ogni considerazione che viene fatta nell'immaginario collettivo. Tutti quanti noi abbiamo avuto a che fare direttamente o indirettamente con i «rimborsi» da professionisti, da dipendenti pubblici e privati, ed io non mai assistito ad un rimborso che fosse addirittura superiore alla spesa sostenuta. Penso quindi che mettersi su una posizione di questo tipo significa attestare che i partiti effettivamente vogliono molto semplicemente che l'attività di confronto, elaborazione e diffusione del proprio verbo, delle proprie idee e dei propri programmi, venga sostenuta anche con il contributo dei cittadini, ma senza un euro in più di quello che spendono per questa fattispecie.
Solo così, signor Presidente, colleghi, possiamo evitare - senza entrare nel dettaglio penoso delle storture cui abbiamo potuto assistere in queste settimane e in questi mesi - che i partiti abbiano casomai la tentazione, anche visto il surplus di finanziamenti, di svolgere attività che con la partecipazione democratica, non c'entrano assolutamente nulla. Per questo non intendo ritirare l'emendamento in esame, nella speranza che intanto il mio schieramento, quanto comunque la coscienza di ogni deputato e collega, possa viceversa orientarsi per l'approvazione di questa norma che è assolutamente lineare. La ribadisco con una frase: si tratta solo di dire che i rimborsi non possono oltrepassare le reali spese sostenute.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Intervengo solo per far osservare al collega Rampelli che l'impostazione della legge 3 giugno 1999, n. 157, dalla prossima legislatura, ovvero dalle prossime elezioni, viene radicalmente cambiata con l'introduzione del nuovo sistema che non solo dimezza i contributi pubblici ma poi li eroga per il 70 per cento a titolo non solo di rimborso delle spese elettorali ma anche dell'attività politica e per il 30 per cento a titolo di cofinanziamento.
Quindi, è cambiata l'impostazione complessiva della legge e questo emendamento fa riferimento, invece, alla vecchia impostazione che dalle prossime elezioni non c'è più.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rampelli 6.229, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Franceschini, Meroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 434
Astenuti 46
Maggioranza 218
Hanno votato
110
Hanno votato
no324).

Passiamo all'emendamento Rubinato 6.300.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Rubinato 6.300 formulato dal relatore.

SIMONETTA RUBINATO. No, signor Presidente, non c'è un invito al ritiro, ma c'è una riformulazione che non è stata ancora esposta dal relatore.

PRESIDENTE. No, onorevole Rubinato, c'è un invito al ritiro perché vi è l'emendamento 6.700 della Commissione che recepisce integralmente il suo emendamento assorbendolo.

SIMONETTA RUBINATO. Allora, chiedo per cortesia che mi venga letto l'emendamento 6.700 della Commissione.

Pag. 35

PRESIDENTE. Se il relatore ritiene di doverlo leggere, visto che è già in distribuzione. La sua comunque è una richiesta legittima e, quindi, prego il relatore di intervenire.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento 6.700 della Commissione così recita: «Il divieto di cui al precedente periodo si applica anche alle società con partecipazione di capitale pubblico, pari o inferiore al 20 per cento, nonché alle società controllate da queste ultime, ove tale partecipazione assicuri comunque al soggetto pubblico il controllo della società». I contributi, cioè, da parte di società che sono oltre l'80 per cento private, ma in cui la quota pubblica, anche se inferiore al 20 per cento, assicura il controllo delle società stesse, sono soggetti agli stessi divieti; ove, invece, non vi sia questo controllo - si tratta nella sostanza di società private - il divieto non opera.

PRESIDENTE. Onorevole Rubinato?

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, vorrei che restasse a verbale lo spirito, la ratio della norma che ho proposto. Vorrei dire in cosa consisteva. L'articolo 7 della legge n. 195 del 1974 già dispone il divieto per le società con capitale pubblico superiore al 20 per cento di erogare finanziamenti e contributi ai partiti e ai movimenti politici. La mia proposta emendativa sopprimeva sostanzialmente la quota, il «superiore al 20 per cento», dichiarando un principio molto semplice, chiaro e trasparente per cui in ogni società in cui vi sia una quota di capitale pubblico vi è il divieto di erogazione di contributi ai partiti.
La riformulazione che mi viene proposta, e di cui ringrazio il relatore e la Commissione, va in questa direzione preoccupandosi, nell'ambito delle società con un capitale pubblico inferiore o pari al 20 per cento, di determinare quelle in cui questa presenza degli enti pubblici possa avere un qualche controllo sulla società stessa.
Chiedo di nuovo in Aula che nella riformulazione che viene proposta ci sia il rinvio normativo a questa forma di partecipazione che determina il controllo, semplicemente aggiungendo alla fine dell'articolato proposto dalla Commissione il richiamo all'articolo 2359 del codice civile.
Spiego perché lo chiedo e poi spero di avere una risposta. Lo chiedo perché l'articolo 2359 del codice civile è proprio in materia di società sostanzialmente private in cui viene data la definizione di società controllate e società collegate. Si tratta di fattispecie predeterminate che, quindi, agevolano anche la tipizzazione di una fattispecie che, come ricordo, ha rilievo penale. È una fattispecie sanzionata dal punto di vista penale. Quindi, una tipicizzazione della norma è più rassicurante e tranquillizzante.
Ora, nell'articolo 2359 codice civile vengono considerate le società in cui un'altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria; le società in cui un'altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'assemblea ordinaria e le società che sono sotto influenza dominante di un'altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali con essa.
A me pare che aggiungere, alla fine della riformulazione, l'espressione «controllate ai sensi dell'articolo 2359 codice civile», completi una norma che considero, anche nella riformulazione proposta dalla Commissione, significativa per andare nella direzione di una maggiore trasparenza, per evitare l'insorgere di situazioni di conflitto di interessi e per evitare che nella battaglia politica ci siano flussi di denaro provenienti da detti enti e soggetti che ne deformano l'ordinario svolgimento.
Chiedo, pertanto, ai relatori se sia possibile integrare in questo modo la riformulazione.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 36

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, la formulazione dell'emendamento è più ampia e più precisa. Non c'è bisogno di questo rinvio alla norma del codice civile che per certi aspetti è superflua, per altri aspetti rischia di essere riduttiva.

PRESIDENTE. Onorevole Rubinato, accede all'invito al ritiro del suo emendamento 6.300 formulato dal relatore? Alla luce del nuovo emendamento della Commissione che, da parte della stessa, si dice che recepisca il suo emendamento, lo ritira o non lo ritira?

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, siccome comunque è meglio un passo in avanti, pur restando dell'opinione che ho espresso, ritiro l'emendamento 6.300 a mia prima firma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.700 della Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Murer... onorevole Palagiano... onorevole Marchignoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 461
Astenuti 17
Maggioranza 231
Hanno votato
455
Hanno votato
no 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.612 della Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Pepe Mario... onorevole Pezzotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 458
Astenuti 17
Maggioranza 230
Hanno votato
438
Hanno votato
no 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione... che è successo?

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, avevamo già fatto presente che per un errore la Commissione si riservava di presentare un emendamento. Le avevo chiesto di parlare prima che lei desse l'autorizzazione al voto. Abbiamo già detto all'Assemblea che per un errore si è ritenuto di non votare e, quindi, di far ritirare al collega Mantini l'emendamento Libè 6.220 su cui era stato espresso parere favorevole sul presupposto che quell'emendamento era stato assorbito da altro emendamento votato. Purtroppo, così non era: è assorbita solo l'ultima parte. Pertanto la Commissione, sentito il Comitato dei nove, presenta un emendamento che recepisce totalmente l'emendamento Libè 6.220, ad eccezione dell'ultima parte che è assorbita.
Quindi, se cortesemente questo emendamento può essere posto in votazione, successivamente, si voterà l'articolo 6.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, ricordo che la Commissione ha presentato l'emendamento in oggetto in limine, quando eravamo giunti alla votazione dell'articolo 6, Pag. 37e quando avevamo stabilito che il Comitato dei nove avrebbe risolto il problema quando si sarebbe riunito. Se fa pervenire il testo dell'emendamento, verrà posto in votazione. Naturalmente, i gruppi rinunciano alla presentazione dei relativi subemendamenti. Tutti d'accordo? Non ci sono obiezioni.
Do, quindi, lettura dell'emendamento 6.710 testé presentato dalla Commissione a causa dell'errore fatto con riferimento all'emendamento Libè 6.220: «I rimborsi ed i contributi di cui alla presente legge sono strettamente finalizzati all'attività politica, elettorale ed ordinaria, dei partiti e dei movimenti politici. È fatto divieto ai partiti e ai movimenti politici di prendere in locazione o acquistare, a titolo oneroso, immobili di persone fisiche che siano state elette nel Parlamento europeo, nazionale o nei consigli regionali nei medesimi partiti o movimenti politici. Il medesimo divieto si intende anche riferito agli immobili posseduti da società possedute o partecipate dagli stessi soggetti di cui al periodo precedente».
Prendo atto che la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 6.710 e che il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.710 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole D'Antona... onorevole Tommaso Foti... onorevole Giro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 456
Astenuti 28
Maggioranza 229
Hanno votato
449
Hanno votato
no 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 433
Astenuti 46
Maggioranza 217
Hanno votato
356
Hanno votato
no 77).

L'onorevole Tassone aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto sull'articolo 6: chiedo scusa, onorevole Tassone, c'è stata una svista.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Di Pietro 6.0201.
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Di Pietro 6.0201 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, capisco che i nostri lavori stanno procedendo in modo un po' convulso. Volevo fare una dichiarazione di voto sull'articolo 6: ovviamente, non è più possibile esprimersi, e questo è il motivo per il quale abbiamo espresso un giudizio positivo sull'articolo 6.
Soprattutto, vorrei sottolineare che il lavoro che abbiamo svolto in Commissione, in particolare nella ricerca degli organi che dovevano assicurare il controllo e la trasparenza, è stato portato avanti con molta responsabilità e con molto impegno. Non credo che vi sia stata una disarmonia o un venir meno degli accordi, che sono stati mantenuti nell'impianto. Certo, abbiamo Pag. 38ricercato la via migliore anche attraverso il nostro contributo.
Poi si è sviluppato un dibattito in Aula che ritengo molto importante e significativo. Basta capire dove vanno gli effetti e qual è l'incidenza, ovviamente, di questi controlli, lontano da quello che può essere il clamore dell'esterno, che sta molte volte premendo anche sul nostro impegno e sul lavoro che stiamo svolgendo in quest'Aula. Certamente, vi sono i principi che vanno ad essere riaffermati - come quello della democrazia e della trasparenza - e molte volte anche questo nostro lavoro viene ad essere colto in termini non esatti e non corretti.
Abbiamo letto questa mattina sulla stampa che la nostra proposta emendativa - che richiedeva la presenza dello statuto informato ai principi democratici - era rivolta in termini negativi, ad un partito o ad un movimento, al Movimento Cinque Stelle. Credo che vi sia la moda di enfatizzare, da parte di certa stampa, nonché di «cavalcare» l'antipolitica e non capiamo il perché. Certamente, il nostro intendimento era lontano dalla valutazione e dall'interpretazione che sono state date da certi organi di informazione.
Credo che lo statuto e i principi democratici fossero la minima richiesta che potevamo fare. Ci dev'essere uno statuto per informarsi ai principi democratici, così come viene ad essere richiesto dalla Carta costituzionale.
Pertanto, ritengo che la nostra azione e la nostra attività debbano essere valutate pienamente e con grande considerazione, come stiamo facendo oggi, in questo momento, senza alcun complesso, in quanto credo che avere complessi sia foriero di fatti negativi. Dobbiamo recuperare la nostra dignità e il nostro ruolo come Parlamento e come forze politiche.
Ritengo che queste cose vadano dette. Io non ho alcun complesso perché non abbiamo preso niente in termini negativi e non abbiamo trafugato nulla. Facciamo il nostro dovere. Chi si sente di fare il proprio dovere non può essere influenzato da organi e da situazioni esterni. Ritengo anche questo un impegno sul piano dell'istituzione. Una classe dirigente si misura su questo tono, su questo impegno e su questa capacità: avere la schiena dritta, la fronte alta, fare il proprio dovere e impegnarsi per rafforzare le istituzioni senza cedere al ricatto morale dall'esterno.

PRESIDENTE. Saluto gli insegnanti e gli studenti dell'istituto superiore Scaruffi - Levi - Città del Tricolore di Rivalta, in provincia di Reggio Emilia, che sono oggi presenti nella tribuna dell'Aula ad assistere ai nostri lavori (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono stato tratto in inganno dalla richiesta di intervento da parte dell'onorevole Tassone, perché ritenevo che fossimo passati all'esame dell'articolo aggiuntivo Di Pietro 6.0201, sul quale intendevo intervenire apponendo la mia firma a nome del gruppo parlamentare Futuro e Libertà...

PRESIDENTE. Onorevole Granata, è in linea. Può intervenire tranquillamente.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Riteniamo, infatti, che tale articolo aggiuntivo sia uno strumento utilissimo per dare una risposta concreta e fuori da ogni retorica alla cosiddetta cattiva immagine della politica.
Qualche tempo fa, all'unanimità, in Commissione parlamentare antimafia abbiamo approvato un codice etico che diceva cose che sono state condivise, proprio perché sottoscritte da tutti i partiti presenti in Commissione parlamentare antimafia e, quindi, da tutti i partiti rappresentati in Parlamento. Ebbene, nel rispetto della presunzione di innocenza sancita dalla Costituzione, tale codice etico intendeva introdurre un elemento di possibilità, di scelta politica, da parte dei partiti, di non inserire nelle proprie liste - sia per le elezioni amministrative, ma anche per le nazionali, a maggior ragione con un sistema come quello attuale con le cosiddette Pag. 39liste bloccate - soggetti che si trovassero in determinate condizioni per reati molto gravi, associativi, di traffico illecito dei rifiuti, di peculato, insomma una serie di tipologie che avevamo individuato con il presidente Pisanu in sede di Commissione antimafia.
Ora, in maniera assolutamente condivisibile, l'onorevole Di Pietro e altri parlamentari introducono questo principio su quello del finanziamento pubblico ai partiti. Non mi sarei permesso di intervenire prima dentro la polemica, l'ho fatto solo perché è intervenuto l'onorevole Tassone e, quindi, avevo capito che si stava aprendo un dibattito sul provvedimento; lo faccio per sostenere e per dire a tutti quei settori del Parlamento che, soprattutto della legalità, ne fanno una bandiera, che questo articolo aggiuntivo introduce nei fatti il codice etico, perché i partiti che non vi si attengono e che, quindi, introducono nelle loro liste soggetti già rinviati a giudizio per associazione mafiosa, per associazione a delinquere o rinviati a giudizio per reati molto gravi contro la pubblica amministrazione, non ottengono il finanziamento pubblico.
Quindi, questo mi sembra un modo trasparente e legislativamente efficace di introdurre il principio; sottolineo il nostro plauso al gruppo che lo ha presentato e la nostra piena sottoscrizione delle finalità a cui tende l'articolo aggiuntivo. Rivolgo soprattutto un invito forte al Parlamento perché, siccome in Commissione parlamentare antimafia quel codice è stato votato, e questo è l'esatta riproposizione del codice etico antimafia sostenuto, ad esempio, dal Ministro Maroni con grande entusiasmo in molti passaggi e da tutti i settori del Parlamento, il Parlamento stesso oggi è alla prova per vedere se il codice etico lo vuole realmente applicare oppure se serve soltanto per «blaterare» di onestà e di buona politica e per non essere mai consequenziale rispetto agli atti legislativi concreti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi conferma che stiamo parlando dell'articolo aggiuntivo Di Pietro 6.0201?

PRESIDENTE. Si, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. Credo che il presente articolo aggiuntivo debba essere valutato con attenzione perché, come diceva il collega Granata, introduce il principio per cui in Parlamento ci devono andare persone che non abbiano problemi di giustizia, che non siano state condannate. Prima, ho ascoltato affermazioni secondo le quali i guai per il nostro Paese sarebbero rappresentati dai magistrati che fanno i processi; io sono convinto che siano i delinquenti che commettono i reati e che, quando una persona è condannata, non debba stare all'interno di un Parlamento perché rappresenta la parte peggiore del Paese e non la parte migliore di esso. Per questa ragione abbiamo presentato un articolo aggiuntivo per invogliare i partiti a liberarsi dei lacci e lacciuoli di persone che, con la loro forza convincente, con loro forza ricattatoria, o non so con quale forza, forse truffaldina, riescono ad andare in Parlamento, quando, in molti casi, proprio perché condannati con sentenza penale passata in giudicato, dovrebbero stare in un altro posto. Ricordo il caso di un parlamentare che, il giorno in cui è stato eletto, è stato condannato all'espiazione di pena definitiva tant'è che è stato «assegnato», per scontare la pena, proprio all'interno di questo Parlamento.
Credo, quindi, che il Parlamento manderebbe un messaggio molto positivo al Paese se, approvando questa proposta emendativa, si stabilisse il principio che i condannati non possano essere candidati. Ci limitiamo a questo; in realtà questo principio è ancora più sfumato, si dice soltanto che i partiti che insistono nel portarli in Parlamento almeno non ricevano i finanziamenti pubblici. Sono dell'idea che, quando si affronterà la nuova legge elettorale, in realtà, in quel contesto, bisognerà che si inserisca espressamente la non candidabilità delle persone condannate, la non possibilità di svolgere incarichi Pag. 40di Governo, né locale né centrale (e quindi non possano essere né assessore né ministro) di persone sotto processo, ovviamente mi riferisco ai reati dolosi e a particolari tipologie. Soprattutto, sono dell'idea che vi debba essere una questione di incompatibilità; credo che anche questo problema debba essere affrontato prima o poi; noi parlamentari dovremmo fare solo i parlamentari perché, altrimenti non si sa mai quando prendere le decisioni, qualora ci servisse il pomeriggio per il nostro ruolo di avvocati, di commercialisti o di quale altro mestiere stiamo facendo. Credo che questo tema dovremmo affrontarlo nella sede opportuna, in sede di legge elettorale, ma, da subito, dobbiamo dare una prima indicazione ben precisa, quella, cioè, almeno, di non finanziare i partiti che mandano i delinquenti in Parlamento; credo che questo sia un atto di civiltà che dobbiamo porre in essere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI. Signor Presidente, vorrei solo far osservare all'onorevole Di Pietro e all'Assemblea che, se questo articolo aggiuntivo fosse stato in vigore all'epoca, neanche Enzo Tortora probabilmente sarebbe stato candidabile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 6.0201, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tommaso Foti, Perina, Garagnani, Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 449
Votanti 381
Astenuti 68
Maggioranza 191
Hanno votato
56
Hanno votato
no 325).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.0600 (Nuova formulazione) della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cassinelli, Carfagna, Bersani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 430
Astenuti 21
Maggioranza 216
Hanno votato
422
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che il deputato D'Alessandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione, sull'emendamento Cambursano 7.1...

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, l'emendamento Cambursano 7.1 non è segnalato.

Pag. 41

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Maurizio Turco 7.2 e Donadi 7.4 e del subemendamento Maurizio Turco 0.7.500.1. Inoltre, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 7.500 (Ulteriore nuova formulazione).

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, può esprimere anche il parere sugli articoli aggiuntivi relativi all'articolo 7?

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione propone un accantonamento dell'articolo aggiuntivo Fontanelli 7.0200: il parere sarebbe favorevole, ma sarebbe necessaria una riformulazione. Inoltre, gli articoli aggiuntivi Orsini 0.7.04.1 e Amici 7.04 sono accantonati, perché sono quelli che saranno affrontati nella prossima riunione del Comitato dei nove, mentre la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Cambursano 7.01.

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, in realtà l'articolo aggiuntivo Cambursano 7.01 non è segnalato, e quindi il parere su tale articolo aggiuntivo non è influente.
Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 7.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Maurizio Turco 7.2 formulato dal relatore.

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, vi è un problema di platea di riferimento. Quando diciamo qual è la cifra a partire dalla quale dovrebbe essere registrato un contributo, crediamo che 1.000 euro, come contributo ad un partito da parte di un cittadino, sia una cifra elevata. Con questa proposta di legge si vuole stabilire, però, un limite di 5.000 euro: evidentemente, ci si rivolge ad una particolare platea che, di fatto, esclude la stragrande maggioranza dei cittadini. Si tratta proprio di una questione di punti di vista e di riferimento che si ha con questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 7.2., non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Cesario, Mistrello Destro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 445
Votanti 381
Astenuti 64
Maggioranza 191
Hanno votato
33
Hanno votato
no 348).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Donadi 7.4.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Donadi 7.4 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Donadi 7.4, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Galati, Razzi, Cesario, Gatti, Sposetti, Savino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 42

(Presenti 451
Votanti 385
Astenuti 66
Maggioranza 193
Hanno votato
29
Hanno votato
no 356).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo al subemendamento Maurizio Turco 0.7.500.1.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Maurizio Turco 0.7.500.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 0.7.500.1, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Papa, Razzi, Mistrello Destro, Bersani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 390
Astenuti 67
Maggioranza 196
Hanno votato
28
Hanno votato
no 362).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.500 (Ulteriore nuova formulazione) della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fogliardi, Giro, Follegot, Mantovano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 441
Astenuti 22
Maggioranza 221
Hanno votato
426
Hanno votato
no 15).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Follegot, Paolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 439
Astenuti 17
Maggioranza 220
Hanno votato
383
Hanno votato
no 56).

Ricordo che le proposte emendative Fontanelli 7.0200, Orsini 0.7.04.1 e Amici 7.04 sono state accantonate e che l'articolo aggiuntivo Cambursano 7.01 non è segnalato.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è Pag. 43contrario, degli emendamenti Amici 8.2, Donadi 8.200, Maurizio Turco 8.3 e Stracquadanio 8.4.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo all'emendamento Amici 8.2.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Amici 8.2 lo ritirano.
Passiamo all'emendamento Donadi 8.200.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Donadi 8.200 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Donadi 8.200, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Pietro, Scilipoti, Santori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 390
Astenuti 78
Maggioranza 196
Hanno votato
46
Hanno votato
no 344).

Passiamo all'emendamento Maurizio Turco 8.3.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Maurizio Turco 8.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco 8.3, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Baldelli, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 430
Astenuti 34
Maggioranza 216
Hanno votato
70
Hanno votato
no 360).

Passiamo all'emendamento Stracquadanio 8.4.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Stracquadanio 8.4 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stracquadanio 8.4, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Dionisi, Giro, Garagnani, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 432
Astenuti 42
Maggioranza 217
Hanno votato
74
Hanno votato
no 358).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Sposetti, Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 44

(Presenti 467
Votanti 450
Astenuti 17
Maggioranza 226
Hanno votato
352
Hanno votato
no 98).

Prendo atto che la deputata Sereni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Cavallotto e Allasia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Iannaccone 9.200...

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, l'emendamento Iannaccone 9.200 non è stato segnalato.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Vassallo 9.201.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Borghesi 9.3 non è stato segnalato.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici subemendamenti Libè 0.9.500.1 e Maurizio Turco 0.9.500.2.
La Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Maurizio Turco 0.9.500.3.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 9.500 (Nuova formulazione), quello dell'equiparazione delle ONLUS ai partiti.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo all'emendamento Vassallo 9.201.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Vassallo 9.201 accedono all'invito al ritiro.
Passiamo agli identici subemendamenti Libè 0.9.500.1 e Maurizio Turco 0.9.500.2.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Libè 0.9.500.1 accedono all'invito al ritiro.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Maurizio Turco 0.9.500.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.9.500.2, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole D'Antoni... onorevole Portas...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 381
Astenuti 88
Maggioranza 191
Hanno votato
17
Hanno votato
no 364).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Maurizio Turco 0.9.500.3, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 45

Onorevole Stasi... onorevole Volpi... onorevole Fioroni... onorevole Mario Pepe (PD)...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 451
Astenuti 21
Maggioranza 226
Hanno votato
32
Hanno votato
no 419).

Passiamo all'emendamento 9.500 (Nuova formulazione) della Commissione.
Ricordo che il parere della Commissione bilancio sul testo dell'articolo 9 è favorevole, a condizione che venga approvato, per garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, l'emendamento 9.500 (Nuova formulazione) della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.500 (Nuova formulazione) della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Golfo... onorevole Mistrello Destro... onorevole Iapicca... onorevole Capodicasa... onorevole Crosio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 444
Astenuti 23
Maggioranza 223
Hanno votato
426
Hanno votato
no 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vella... onorevole Galati... onorevole Corsaro... onorevole Grassi... onorevole Fogliardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 423
Astenuti 48
Maggioranza 212
Hanno votato
370
Hanno votato
no 53).

A questo punto ritengo di non porre in votazione l'emendamento sul titolo Maurizio Turco Tit.10. Sospenderei la seduta fino alle 13,30, per consentire anche al Comitato dei nove di riprendere l'esame delle proposte emendative accantonate. Inoltre, vi è anche una riunione della Commissione bilancio.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 13,30.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 13,55.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bongiorno, Brugger, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Dozzo, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Iannaccone, Lucà, Migliavacca, Misiti, Moffa, Nucara, Paniz e Pisicchio sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far Pag. 46parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa il senatore Alfredo Mantica, in sostituzione del senatore Alberto Balboni, dimissionario.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e movimenti politici.
Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo 9.
Risultano invece accantonati gli articoli aggiuntivi Lanzillotta 5.03, Fontanelli 7.0200, Amici 7.04, nonché il subemendamento Orsini 0.7.04.1. Rimane altresì da votare l'emendamento Maurizio Turco Tit.10.
Avverto che la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 9.0500, che è in distribuzione e che è volto a destinare i risparmi derivanti dall'applicazione delle disposizioni del provvedimento in esame alle amministrazioni pubbliche competenti a coordinare gli interventi conseguenti ad eventi sismici e calamità naturali.
La Presidenza ritiene ammissibile tale proposta emendativa, in relazione alla quale risulta che tutti i gruppi abbiano rinunziato ai termini regolamentari.
La Commissione bilancio ha espresso il parere sull'articolo aggiuntivo 9.0500 della Commissione, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Chiedo pertanto al relatore da quale emendamento intenda riprendere l'esame del provvedimento.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Dagli articoli aggiuntivi all'articolo 7, signor Presidente.

(Esame articoli aggiuntivi, riferiti all'articolo 7 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Siamo, quindi, a pagina 20 del fascicolo degli emendamenti, all'articolo aggiuntivo Fontanelli 7.0200.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, si tratta di una riformulazione del Comitato dei nove, su cui la Commissione esprime parere favorevole, e anche poi per quanto riguarda i limiti delle spese per le elezioni comunali. Sono le uniche elezioni per le quali l'ordinamento non prevede limiti di spesa e sono stati introdotti da un emendamento della Commissione, su cui pure vi è il parere favorevole.

PRESIDENTE. Dunque, riepiloghiamo: l'articolo aggiuntivo Fontanelli 7.0200 è stato riformulato dalla Commissione. Può leggere la riformulazione?

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. La devo rileggere tutta, signor Presidente? Si tratta della pubblicazione sul sito Internet del partito delle dichiarazioni dei redditi e dello stato patrimoniale del tesoriere o delle analoghe figure che, nei partiti, gestiscono...

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, può leggere la riformulazione, per cortesia?

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. È questa. Se viene distribuita, tutti i colleghi possono prenderne visione.

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, chiedo scusa, il testo è questo?

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. È firmato dal presidente della Commissione, signor Presidente. Non so se le è già pervenuto.

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, la prego di rileggere pedissequamente la riformulazione dell'articolo aggiuntivo Fontanelli 7.0200.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. «Articolo 7-bis - (Anagrafe patrimoniale). Al fine di assicurare la trasparenza della Pag. 47situazione patrimoniale dei soggetti che svolgono le funzioni di tesoriere dei partiti o dei movimenti politici o funzioni analoghe, sul sito Internet del rispettivi partiti e movimenti politici aventi diritto ai rimborsi e contributi di cui alla presente legge, devono essere pubblicati annualmente i dati relativi ai redditi dei soggetti medesimi. Sul sito Internet dei partiti e movimenti politici aventi diritto ai rimborsi e contributi di cui alla presente legge, devono essere altresì pubblicati annualmente i dati relativi ai patrimoni e ad ogni altra attività posseduti anche indirettamente, mediante il trust o altra forma di intestazione fiduciaria, dai medesimi soggetti di cui al periodo precedente e dai loro coniugi o parenti entro il primo grado.
In caso di inottemperanza all'obbligo di cui al comma 1, previa diffida da parte della Commissione di cui all'articolo 6, è prevista la decurtazione dell'1 per cento del contributo di cui all'articolo 1, comma 1, primo periodo».

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Fontanelli se accetti la riformulazione del suo articolo aggiuntivo 7.0200.

PAOLO FONTANELLI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione sul successivo subemendamento Orsini 0.7.04.1?

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, per quanto concerne l'articolo aggiuntivo Amici 7.04, subemendato dal subemendamento Orsini 0.7.04.1, c'è un nuovo testo che assorbe entrambi, pertanto la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario, sul subemendamento Orsini 0.7.04.1 e sull'articolo aggiuntivo Amici 7.04 per aderire a questa nuova formulazione elaborata dal Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore del subemendamento Orsini 0.7.04.1 lo ritira.
Chiedo al relatore di procedere alla lettura della nuova formulazione proposta dell'articolo aggiuntivo Amici 7.04.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. «Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
Articolo 7-bis. - (Introduzione di limiti massimi delle spese elettorali dei candidati e dei partiti politici alle elezioni comunali).
Nei comuni con popolazione superiore a 15 mila e non superiore a 100 mila abitanti le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato alla carica di sindaco non possono superare l'importo massimo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 50.000 e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 1 per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali.
Nei comuni con popolazione superiore a 100 mila e non superiore a 500 mila abitanti le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato alla carica di sindaco non possono superare l'importo massimo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 250.000 e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 1 per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali.
Nei comuni con popolazione superiore a 500 mila abitanti le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato alla carica di sindaco non possono superare l'importo massimo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 500.000 e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,90 per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali.
Nei comuni con popolazione superiore a 15 mila abitanti e non superiore a 100 mila abitanti, le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato alla carica di consigliere comunale, non possono superare l'importo massimo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 10 mila e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,05 per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali.
Nei comuni con popolazione superiore a 100 mila abitanti e non superiore a 500 mila abitanti, le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato alla carica di consigliere comunale, non possono superare l'importo massimo derivante dalla Pag. 48somma della cifra fissa di euro 25 mila e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,05 per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali.
Nei comuni con popolazione superiore a 500 mila abitanti le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato alla carica di consigliere comunale, non possono superare l'importo massimo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 50 mila e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,05 per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali comunali.
Nei medesimi comuni di cui al comma 4, le spese per la campagna elettorale di ciascun partito, movimento o lista che partecipa all'elezione, escluse le spese sostenute dai singoli candidati alla carica di sindaco e di consigliere comunale, non possono superare la somma risultante dalla moltiplicazione dell'importo di un euro per il numero dei cittadini iscritti nelle liste elettorali comunali».

PRESIDENTE. Mi sembra che dal comma 6 in poi sia identico a quello stampato, è così?

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, no è diverso. Devo leggere tutto, signor Presidente.
«Alle elezioni nei comuni con popolazione superiore a 15 mila abitanti si applicano le seguenti disposizioni della legge 10 dicembre 1993, n. 515:
a) articolo 7, comma 2, intendendosi il limite di spesa ivi previsto riferito alle soglie di cui ai commi da 1 a 5 del presente articolo; commi 3 e 4, con esclusione dei candidati che spendono meno di euro 2.500 avvalendosi unicamente di denaro proprio fermo restando l'obbligo di redigere il rendiconto di cui al comma 6; comma 6, intendendosi sostituito al Presidente della Camera di appartenenza il presidente del consiglio comunale; commi 7 e 8;
b) articolo 11;
c) articolo 12, comma 1, intendendosi sostituiti i Presidenti delle rispettive Camere con il presidente del consiglio comunale; comma 2 e comma 3, primo, secondo periodo, intendendosi sostituita la Corte dei conti con la Sezione regionale di controllo della Corte dei conti competente per territorio; comma 3-bis; comma 4, intendendosi sostituito l'Ufficio elettorale circoscrizionale con l'Ufficio elettorale centrale;
d) articolo 13;
e) articolo 14;
f) articolo 15, commi 3 e 5; comma 6, intendendosi il limite di spesa ivi previsto riferito alle soglie di cui ai commi da 1 a 5 del presente articolo; comma 7, intendendosi sostituita la delibera della Camera di appartenenza con la delibera del consiglio comunale, e comma 8; comma 9, intendendosi i limiti di spesa ivi previsti riferiti a quelli di cui ai commi da 1 a 5 del presente articolo; comma 10, intendendosi sostituito al Presidente della Camera di appartenenza il Presidente del consiglio comunale; comma 11, primo periodo, e comma 15; comma 16, primo periodo, intendendosi per limiti di spesa quelli di cui ai commi da 1 a 5 del presente articolo; comma 19.

In caso di mancato deposito dei consuntivi delle spese elettorali da parte dei partiti, movimenti politici e liste, il collegio della Corte dei conti applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50 mila a 500 mila. La dichiarazione di cui all'articolo 7, comma 6, della legge 10 dicembre 1993, n. 515, deve essere trasmessa al Presidente del consiglio comunale entro tre mesi dalla data delle elezioni.»

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Sposetti accetta la riformulazione proposta dal relatore. Pag. 49
Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.0200 (Nuova formulazione).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sposetti. Ne ha facoltà.

UGO SPOSETTI. Signor Presidente, mi scuso con i relatori e con il Comitato dei Nove che hanno svolto un lavoro pregevole, li abbiamo ascoltati e abbiamo apprezzato lo sforzo per raccogliere in un testo quanto i colleghi andavano proponendo. Non è detto che tutti noi che abbiamo partecipato in questi tre giorni alle sedute, condividessimo le proposte che venivano poste dalla Presidenza in votazione.
Per quanto mi riguarda, ho votato sempre tutti i testi seguendo le indicazioni del gruppo. Su questo testo io voterò contro. Qui dico al collega Fontanelli - egli sa, ma lo ripeto in Aula, che nutro nei suoi confronti stima e affetto per tutto il lavoro che ha svolto nella sua vita politica - che questo testo che ha presentato, non può essere accolto come un qualcosa che aumenti la trasparenza. Questo testo, volenti o nolenti, qualora fosse approvato, criminalizzerebbe chi è chiamato dal segretario di un partito o dal leader di un movimento politico a svolgere il lavoro di tesoriere, che si troverebbe già criminalizzato. Se qualcuno ha tolto risorse pubbliche dall'amministrazione di un partito o di un movimento politico, questo non significa, signor Presidente e onorevoli colleghi, che tutti tolgano risorse pubbliche dall'amministrazione dei partiti o dei movimenti politici.
L'anagrafe: questo testo è la fotografia di una situazione che si è verificata, di cui paghiamo un prezzo politico enorme. La situazione, o le situazioni, per le quali siamo stati costretti a discutere ed approvare determinate norme, sono fotografate dal testo. Mi rivolgo ai relatori e al presidente della Commissione: scusate, ma in un altro ramo del Parlamento queste dichiarazioni sono state presentate alla Presidenza di quel ramo del Parlamento, sono state presentate annualmente alla Presidenza di quella Camera, ma c'è qualcuno che si è accorto della modifica patrimoniale che anno per anno veniva presentata? Nessuno si è accorto della modifica presentata. Allora io non posso uscire - consentitemi - da questa Aula avendo votato questo testo, che criminalizza la storia di questo Parlamento, la storia della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, che è segnata dalla presenza di colleghi precedenti alla nostra generazione, che hanno svolto in modo esemplare questo lavoro e hanno pagato un prezzo pur non essendo responsabili. Ma questo testo non avrà il mio voto. Guardate, il mio voto non è espresso per me, ma per la memoria di galantuomini che hanno svolto il lavoro di tesoriere nei partiti (Applausi). Vi cito Citaristi, Follini, Stefanini, sempre assolti dopo lunghi anni di sofferenza (Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Stai calmo!

PRESIDENTE. Onorevole Sposetti, la prego di concludere.

UGO SPOSETTI. Quindi, è alla loro memoria che io voterò contro, qualora venisse messo in votazione questo testo.

PRESIDENTE. Onorevole Sposetti, il tempo è trascorso, deve concludere.

UGO SPOSETTI. Signor Presidente, non ho parlato per tre giorni.

PRESIDENTE. Non è che cumula il tempo in cui non ha parlato. Prego, concluda.

UGO SPOSETTI. Voglio dire che, avendo svolto questo mestiere, sicuramente peccando, non esiste per chi fa questo lavoro il condono tombale, non esiste; per tutti gli altri esiste il condono tombale, per chi fa questo lavoro non esiste.
Scusate, ma quale è la norma che impedisce a uno di rubare? Qualcuno mi spiega, qui, quale è la norma che impedisce a una persona, a una donna o a un uomo, di rubare? Non vi è una norma! Vi sono altre cose che impediscono di rubare: la storia, i valori. Se uno non li ha, non vi è norma che impedisca di rubare (Applausi).

Pag. 50

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, siccome vi era una riformulazione da parte del Comitato dei nove, prima di aprire una discussione sul testo, visto che, peraltro, è stata data la parola ad un componente del mio gruppo, il quale ha detto che avrebbe parlato in dissenso dal gruppo, e che avrebbe votato contro un testo che criminalizza, sarebbe stato opportuno dare la parola al presentatore dell'articolo aggiuntivo, che doveva esprimersi sulla proposta di riformulazione.

PRESIDENTE. Lo ha fatto! Se lei vede il resoconto stenografico, lo ha fatto!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Infatti, egli ha chiesto la parola e non gli è stata data.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, il presentatore si è alzato e ha detto di sì.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Comunque, credo che adesso il presentatore dell'articolo aggiuntivo avrà diritto di dire quello che pensa o ci sono altri interventi in discussione su un testo che non sappiamo se il presentatore accetta o meno?

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, che senso ha questo intervento? Non capisco: io ho chiesto al presentatore Fontanelli se quella riformulazione gli andava bene. Egli si è alzato, mi ha detto che andava bene e io sono andato avanti con i lavori. Mi dovevo preoccupare di altro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione le parole del collega Sposetti, che comprendo e condivido, e di cui ricambio anche la stima, che è tanta. Però, il senso di questo articolo aggiuntivo nella prima formulazione, e anche, sostanzialmente, nella riformulazione proposta dal Comitato dei nove, non è affatto quello di criminalizzare il tesoriere; semmai, è l'opposto.
Noi stiamo approvando una legge importante, che vuole parlare al Paese, con l'obiettivo di ricostruire un rapporto di fiducia fra la politica e i cittadini. Il tema della trasparenza è un tema fondamentale, forse è l'antidoto principale contro la campagna di delegittimazione dei partiti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Allora, più diamo segnali in questo senso, e meglio è. Credo, tra l'altro, che anche in altri provvedimenti, come quando parleremo dell'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, dovremo porci, anche lì, il problema di ampliare gli spazi di trasparenza.
Però, il ruolo dei tesorieri, semmai, in questo caso, non è svilito, ma è valorizzato, perché hanno una funzione importante di garanzia proprio in relazione alle questioni di una corretta gestione dei bilanci dei partiti. Quindi, non vi è una volontà di criminalizzare, ma, semmai, di riconoscere questo ruolo.
Peraltro, già oggi possiamo dire che gran parte delle norme lì previste, si applicano a coloro che svolgono quella funzione da parlamentari, ci sono già per loro. Si potrebbe dire che esse non si applicano per chi non è parlamentare; quindi, sarebbe un'estensione anche a chi non è parlamentare, in questo senso, di un'esigenza di maggiore trasparenza.
Tuttavia, credo che oggi il segnale più importante che può venire dal Parlamento rispetto all'opinione pubblica e ai cittadini, sia quello di dire, anche per costruire una responsabilizzazione di quei cittadini che oggi vedono la politica con diffidenza, che l'elemento della trasparenza è un elemento di garanzia per tutti e che i partiti approvano una legge importante, che dà un segnale chiaro in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 51

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI. Signor Presidente, rubo pochi secondi, a titolo rigorosamente personale, per dire che mi associo in pieno a quanto ha detto poco fa l'onorevole Sposetti. Io non credo che sia un buon criterio legiferare sulla spinta degli ultimi eventi di cronaca e non credo che sia un buon modo per rilegittimare la politica, evidenziare la cultura del sospetto su noi stessi o sui nostri tesorieri o, addirittura, sui parenti dei nostri tesorieri, visto che, con questa norma, il padre di un tesoriere di un partito sarà costretto a rendere note le proprie partecipazioni finanziarie o cose di questo genere.
Credo che su questo, volendo, ci sarebbe persino un problema di compatibilità costituzionale, ma, comunque, vi è un problema di dignità della politica, che non mi sembra che con l'articolo aggiuntivo in oggetto ci guadagni.
Apprezzo molto lo sforzo di mediazione fatto dai relatori nel costruire un articolo aggiuntivo ragionevole, ma, ripeto, a titolo rigorosamente personale, non lo voterò (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei ringraziare pubblicamente l'onorevole Sposetti per quello che ha detto e che sottoscrivo punto per punto. Cari colleghi, il collega ci ha detto che il tesoriere di un partito, dal dopoguerra in poi, è stato configurato, dagli statuti dei partiti stessi, come un organo, non come un commercialista! Egli è, statutariamente, la figura che, nelle segreterie, insieme alla direzione, riesce a collocare gli sforzi programmatici e politici delle risorse che un partito ha.
Guardate, quando la democrazia viene considerata un costo, quando riteniamo i costi dei partiti un costo da non far pesare sulla società, significa che siamo nell'anticamera della dittatura, perché quando la democrazia è considerata un costo vuol dire che c'è qualcosa che non funziona! È per questo che non dobbiamo legittimare continuamente la teoria del sospetto, secondo cui chi lavora nella tesoreria di un partito è una persona disonesta.
Ha ragione il collega Sposetti - e concludo - quando dice che abbiamo avuto fior fiore di politici e di galantuomini in questi sessanta anni di Repubblica, che hanno sempre onorato il loro mandato e non vanno criminalizzati né loro, né quelli che vi sono oggi, né quelli che vi saranno domani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, sarò brevissimo. Intervengo per esprimere un attestato di stima e di condivisione delle parole dette dal collega Ugo Sposetti. Voterò come voterà lui sull'articolo aggiuntivo in esame. Peraltro, tengo a precisare che nelle votazioni precedenti, ho espresso voto contrario dove c'era da votare contro e mi sono sempre astenuto nei casi in cui il mio gruppo la maggioranza ha votato a favore, proprio per mandare un segnale rispetto all'operazione che stiamo facendo (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, mi permetto di consigliare ai colleghi di leggere un momento l'articolo aggiuntivo in oggetto. Onestamente, quando l'ho letto io, mi sembrava fosse una norma che avesse un «visto», un volto: sembrava un articolo fotografia del caso Lusi. Ma non è con un emendamento o con un articolo aggiuntivo presentati qui in Aula che riusciamo a svolgere una funzione catartica. Questo è profondamente sbagliato. Pag. 52
Inoltre - cercherò di essere molto sintetica - il tesoriere dovrebbe essere una delle persone di maggiore fiducia della dirigenza del partito. Il rapporto fra il tesoriere ed il partito è un rapporto fiduciario. Credo che dovremmo stare molto attenti quando scriviamo alcune norme che sull'onda del momento ci possono sembrare estremamente popolari, ma che rischiano di mandare un messaggio totalmente sbagliato (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, intervengo anch'io brevemente per dire che mi pare che vi sia una contraddizione in quello che si sta tentando di fare, pur con le migliori intenzioni.
Io apprezzo sicuramente lo sforzo di sintesi che è stato compiuto, ma, mentre da un canto - anch'io devo dichiararmi d'accordo con il collega Sposetti - sul fatto che si sta eccedendo in una direzione - dall'altro si prevede un tetto di spesa per i candidati sindaci e consiglieri comunali che, francamente, mi sembra eccessivo.
Se è questo il messaggio che vogliamo dare all'esterno di quest'Aula e, cioè, che soltanto chi ha un'amplia disponibilità finanziaria può concorrere alle elezioni, allora quello è un ottimo testo.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole La Loggia.

ENRICO LA LOGGIA. Siccome io sono dell'avviso che dovremmo dare un segnale di segno totalmente opposto e, cioè, che le elezioni, come dice la nostra Costituzione, dovrebbero essere aperte a tutti, a prescindere dal censo, dal patrimonio e dal reddito, se il testo resta come è stato annunciato, sono costretto a votare contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, noi siamo favorevoli al testo originario del collega Fontanelli. Era precisissimo, parlava esattamente dell'anagrafe pubblica e di quello che è necessario pubblicizzare. Non siamo d'accordo sulla riformulazione.
Vorrei anche dire: smettiamola di gettare il cuore oltre l'ostacolo. Non c'è ancora l'anagrafe obbligatoria pubblica degli eletti e dei nominanti, ma in quest'Aula siamo solamente in 250 ad avere volontariamente depositato la dichiarazione dei redditi. Quindi, è inutile che ci allarghiamo a chiedere ai partiti cose che nemmeno nel nostro piccolo siamo in condizione di fare e dovremmo fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, ho ascoltato con interesse l'intervento accorato dell'onorevole Sposetti. Lo capisco, ma non lo condivido fino in fondo.
Quella sui codici etici è una discussione che è già incominciata alla fine degli anni Novanta. Ricordo che, allora, l'avvocato Rossi fece in una sua prolusione un'affermazione che mi è rimasta impressa. Disse: non è tanto il codice etico che ha importanza, quanto l'etica di chi deve mettere in pratica quel codice etico. Quindi, è chiaro che il problema sta a monte. Non ci sarà regola e non ci sarà codice etico che tiene, se prima non c'è l'etica delle persone che devono mettere in pratica quel codice etico o quella regola.
Ma qui stiamo parlando di un'altra cosa. Qui non stiamo parlando di legalità. Qui stiamo parlando di trasparenza di chi ricopre cariche pubbliche. Ricordo a noi tutti che gran parte di quegli obblighi, che noi oggi diamo ai segretari amministrativi, noi li abbiamo già. Non facciamo confusione: una cosa è la pubblicità sul sito, un'altra cosa è la dichiarazione che noi annualmente facciamo, estesa anche volontariamente alla moglie, dove dichiariamo i nostri redditi, le nostre proprietà mobiliari e immobiliari. Lo fanno i consiglieri Pag. 53comunali, lo fanno i consiglieri provinciali e lo fanno i parlamentari.
Questo perché? Perché chi ha una responsabilità pubblica deve rendere conto ai cittadini della sua situazione economica per fare vedere che non è cambiata o, se è cambiata, per potere dimostrare che è cambiata per eventi estranei alla sua attività. Questa è solo una questione di trasparenza, con la quale noi stiamo regolando, oltretutto, una nicchia molto particolare - che non so neanche se esiste a questo punto - che è il segretario amministrativo non parlamentare. Infatti, nel caso che questo sia parlamentare - ripeto - gran parte di quegli obblighi esistono.
Mi pare che stiamo facendo un poco una tempesta in un bicchiere d'acqua.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, alla luce del dibattito è intendimento dei relatori proporre al Comitato dei nove di riformulare questo testo e semplicemente precisare che lo stesso regime di trasparenza della dichiarazione dei redditi e della situazione patrimoniale, al quale sono sottoposti i parlamentari, si applica anche ai tesorieri, ove non fossero parlamentari.
Con questa forma penso che la cosa possa trovare certamente...

PRESIDENTE. Allora, bisogna scrivere innanzitutto la riformulazione e poi, la correggo...

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Alla luce di questo, chiedo di accantonare la questione e questa formulazione e di passare ad altre questioni. Appena possibile forniremo il nuovo testo.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Calderisi. Tuttavia sommessamente mi permetto di correggerla. La riformulazione riguarda sempre la proposta emendativa del collega Fontanelli. Non è una riformulazione alla riformulazione della Commissione.
A meno che la Commissione non valuti di approvare un emendamento della Commissione e così, forse, si risolverebbe qualche problema in più.
Ricordo che il subemendamento Orsini 0.7.04.1 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Amici 7.04.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento Amici 7.04, accettato dal relatore, purché riformulato.

SESA AMICI. Signor Presidente, la riformulazione, che abbiamo predisposto in maniera molto veloce durante la sospensione della seduta comporta, ad una lettura un po' più attenta, una serie di elementi che cambiano rispetto all'obiettivo che ci eravamo voluti dare, quello cioè di determinare dei tetti per le campagne elettorali dei candidati sindaci, che erano parte normata.
Chiederei ai relatori e al Presidente la cortesia di concedere altri dieci minuti per rivedere le cifre perché esse ci appaiono eccessive.

PRESIDENTE. C'è, dunque, una richiesta di accantonamento?

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, capisco che l'Assemblea è stanca, ma rischiamo di mettere in votazione...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Favia. Credo ci sia una richiesta di accantonamento. È così, onorevole Bressa?

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Sì, signor Presidente. Chiediamo che sia accantonato l'articolo aggiuntivo Amici 7.04.

PRESIDENTE. Sta bene.

Pag. 54

(Ripresa esame dell'articolo 9 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo 9.0500 della Commissione.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, nella giornata di ieri è stato predisposto e sottoscritto da alcuni colleghi parlamentari un ordine del giorno che mirava a valutare la possibilità di impegnare i risparmi effettivamente conseguiti dal taglio del 50 per cento dei contributi pubblici ai partiti per destinarlo alle popolazioni terremotate e colpite da calamità naturali.
Si è ritenuto, dopo avere consultato il Servizio bilancio della Camera dei deputati e la Ragioneria generale dello Stato, di trasformare questo ordine del giorno in un vero e proprio articolo aggiuntivo del quale adesso do lettura: (Destinazione dei risparmi ad interventi conseguenti ai danni provocati da eventi sismici e calamità naturali). 1. I risparmi derivanti dall'attuazione dell'articolo 1 negli anni 2012 e 2013, da accertare con decreto del Ministro dell'economia delle finanze entro quindici giorni dall'entrata in vigore della presente legge, sono versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere assegnati ad un fondo da istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile, al fine di destinarli alle amministrazioni pubbliche competenti in via ordinaria a coordinare gli interventi conseguenti ai danni provocati dagli eventi sismici e dalle calamità naturali che hanno colpito il territorio nazionale a partire dal 1o gennaio 2009.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Fin qui il testo dell'emendamento.
Sulla base della relazione tecnica predisposta dalla Ragioneria generale dello Stato, dall'applicazione del provvedimento in esame derivano risparmi pari a 91 milioni di euro nel 2012 e a 69 milioni di euro nel 2013.
È del tutto evidente, allora, che noi andiamo a mettere a disposizione delle popolazioni colpite da eventi sismici e calamità naturali l'intero risparmio ottenuto, e cioè 160 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, siamo nell'ultimo tratto di approvazione di questo provvedimento. Mi pare che anche gli ultimi nodi rimasti possano essere sciolti con questo spirito costruttivo da parte di singoli gruppi parlamentari, peraltro come è stato fatto in un clima difficile ma con un lavoro parlamentare che si sviluppa nel modo più naturale: l'Aula stessa corregge i singoli emendamenti e capisce dove è utile una riformulazione.
Ma io prendo l'occasione e la parola per sottolineare l'importanza dell'articolo aggiuntivo appena annunciato dai relatori, che io spero possa essere approvato all'unanimità o a larghissima maggioranza di quest'Aula perché in un momento difficile della politica, considerate le cose positive e anche virtuose che vengono approvate (com'è la scelta sul dimezzamento del finanziamento ai partiti), qui si aggiunge una scelta parlamentare (che - ripeto - spero sia largamente condivisa se non unanime) per cui i 160 milioni che vengono risparmiati rispetto al finanziamento ai partiti vanno interamente alle comunità locali e agli enti di comuni coinvolti in eventi di terremoto o altri disastri naturali da dopo il 1o gennaio 2009.
Mi pare che questa cosa, con un voto largo dell'Aula, sarebbe una risposta molto importante anche per dimostrare che questa scelta non è soltanto una scelta di riduzione, ma anche una scelta di finalizzazione Pag. 55per le persone disperate che stanno affrontando, anche in queste ore, l'emergenza del terremoto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, questa destinazione ai terremotati è davvero unanime. Anch'io sono certo che ci sarà il voto unanime, almeno su questo articolo aggiuntivo, di tutto il Parlamento. Voglio anche precisare che nell'interpretazione che ne abbiamo data questi fondi risparmiati dal dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti vanno non solo per gli interventi urgenti, ma anche per gli interventi dell'amministrazione ordinaria, per la ricostruzione dei danni causati dagli eventi sismici. Quindi, è uno scopo che davvero credo sia il frutto di un impegno nazionale e anche il segno di una coesione del Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, è ovvio che nessuno di noi si permette di dissentire da una proposta del genere che è anche la nostra proposta. Il Governo mi è testimone che noi abbiamo presentato un ordine del giorno, che ovviamente dobbiamo ritirare, perché nell'ordine del giorno che noi abbiamo proposto era prevista proprio la destinazione a queste calamità, o agli esodati (a scelta del Governo), affinché questi soldi almeno avessero una destinazione.
In questo senso, quindi, mentre esprimo parere favorevole, o meglio esprimo il consenso dell'Italia dei Valori (che si è fatta già carico di individuare una destinazione), nello stesso tempo comunico già ora al Governo che ritireremo l'ordine del giorno per non mettere in imbarazzo una realtà che non esiste.
Detto questo, però (ne parleremo più approfonditamente al momento della dichiarazione di voto), vorrei semplicemente segnalare che siamo stati bravi a farci uno spot, perché di questo si tratta e di nient'altro. Perché, come voi sapete bene, non è che questi soldi andavano persi, questi soldi andavano allo Stato e lo Stato doveva decidere a chi darli. Abbiamo fatto bene oggi a destinarli a queste situazioni di calamità, ma non è che in questo modo abbiamo legittimato quel che abbiamo fatto finora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà voterà a favore di questo articolo aggiuntivo ed è in re ipsa la motivazione. Recuperiamo - credo - un momento di nobiltà della politica e di coesione nazionale proprio con questo voto a cui diamo un particolare significato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord voterà convintamente questo articolo aggiuntivo, quello che destina i risparmi derivanti (circa 160 milioni di euro) ai territori colpiti da calamità naturali a partire dal 1o gennaio 2009. È indubbiamente un atto forte, un atto che va incontro a quelle popolazioni che, anche purtroppo in questi ultimi giorni, sono state colpite dal terremoto, tempo fa da inondazioni e da quant'altro.
Noi riteniamo, quindi, che ben venga questo tipo di proposte emendative. Ma vorrei invitare anche tutti i colleghi parlamentari, i gruppi parlamentari e i partiti che compongono quest'Assemblea a rinunciare anche all'ultima tranche del rimborso elettorale, quella che, appunto, dovrebbe essere erogata a luglio.
Noi avevamo già proposto, tramite una nostra proposta di legge, di devolvere questi fondi ad associazioni che si occupano di assistenza, alle imprese in difficoltà, a Pag. 56tutta una serie di soggetti che in questo momento soffrono. Quindi, oltre a questo articolo aggiuntivo, spero ci sia la volontà, anche dei partiti, di dare quel contributo, l'ultima tranche, a coloro che ne hanno bisogno e che soffrono in questo momento. Questo mi auguro e spero che siamo tutti su questa lunghezza d'onda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frattini. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI. Signor Presidente, ringrazio vivamente i relatori per avere raccolto un ordine del giorno a mia prima firma - che ieri era stato sottoscritto da tutti i gruppi della maggioranza, compresi i capigruppo, l'onorevole Franceschini, l'onorevole Cicchitto e i colleghi degli altri partiti della maggioranza - che mirava esattamente a questo.
Ovviamente, la proposta emendativa ha la forza imperativa della legge rispetto all'ordine del giorno, ma credo vi sia anche il grande vantaggio che, evitando che il risparmio affluisca indistintamente all'erario dello Stato, si introduce una destinazione immediata e preferenziale.
È vero, come ha detto l'onorevole Di Pietro, che comunque sarebbe affluito all'erario dello Stato, ma in questo modo si estrae con una destinazione, sin dalla rata di luglio, l'affluenza di queste somme a una destinazione particolarmente meritoria.
Questa iniziativa politica della maggioranza, quindi, condivisa da tutte le forze politiche, anche non di maggioranza, come è stato appena detto, rappresenta il senso di responsabilità di quest'Aula verso coloro che hanno gravemente subito danni e che stanno soffrendo a causa delle calamità naturali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bertolini. Ne ha facoltà.

ISABELLA BERTOLINI. Signor Presidente, intervengo rapidamente per ringraziare i relatori e anche il Governo per questo articolo aggiuntivo e per dire che l'ordine del giorno che ieri avevo presentato, a mia prima firma, insieme però a tutti i colleghi dei comuni colpiti dal terremoto dell'Emilia Romagna, di tutti i gruppi parlamentari presenti, naturalmente verrà ritirato dopo il voto della proposta emendativa in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che anche il gruppo di Popolo e Territorio naturalmente voterà con convinzione a favore di questo articolo aggiuntivo e che anche con atti di questo tipo la politica dimostra di avere una nobiltà e un senso delle angosce, dei problemi e delle difficoltà della gente che è nostro dovere dimostrare in ogni occasione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, anche la componente politica Grande Sud-PPA voterà a favore di questo articolo aggiuntivo. Questo è stato un grande gesto di nobiltà e civiltà della politica. Destinare questi fondi ai terremotati e ai disastrati per calamità naturali è stato un grande gesto di civiltà che ci fa onore e, per questo motivo, Grande Sud-PPA, mi auguro insieme a tutto il Parlamento, voterà a favore di questo articolo aggiuntivo.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, intervengo per dire che il Governo non può che aderire alla proposta dei relatori e, quindi, Pag. 57esprime un parere favorevole sull'articolo aggiuntivo in esame anche perché va in direzione delle richieste che noi stessi avevamo formulato alle Camere attraverso l'informativa urgente del sottosegretario Catricalà.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.0500 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Gava... onorevole Razzi... onorevole Barani... onorevole Tortoli... onorevole Moroni... onorevole Franceschini... onorevole Barbieri... onorevole Laura Molteni... onorevole Tanoni... l'onorevole Polledri ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 423
Maggioranza 212
Hanno votato
423).

Prendo atto che la deputata Farina Coscioni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Abbiamo adesso due modi per procedere: si può passare all'altro articolo aggiuntivo accantonato, l'unico rimasto, Lanzillotta 5.03, ma la Conferenza dei presidenti di gruppo sta per riunirsi...

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, abbiamo bisogno di dieci minuti, un quarto d'ora. Le chiediamo la cortesia di sospendere la seduta e di riprendere intorno alle 15.

PRESIDENTE. Va bene. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,05.

La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo aggiuntivo 9.0500 della Commissione. Avverto che l'articolo aggiuntivo Fontanelli 7.0200 è stato ritirato dal presentatore; risultano accantonati gli articoli aggiuntivi Lanzillotta 5.03 e Amici 7.04; rimane, altresì, da votare l'emendamento Maurizio Turco Tit. 10.
Avverto che la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 7.0500 che è in distribuzione e con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunziato alla fissazione di termini per la presentazione di subemendamenti.
Chiedo al relatore da quale proposta emendativa intenda riprendere l'esame del provvedimento.

(Ripresa esame articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 7 - A.C. 4826-A ed abbinate)

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, potremmo riprendere dall'articolo aggiuntivo 7.0500 della Commissione, con il quale proponiamo una riformulazione al collega Fontanelli per quanto riguarda la pubblicità della situazione patrimoniale e reddituale dei soggetti che svolgono le funzioni di tesoriere dei partiti o dei movimenti politici o funzioni analoghe. Il testo nuovo è il seguente: «Le disposizioni in materia di pubblicità della situazione patrimoniale e reddituale di cui alla legge 5 luglio 1982, n. 441» - che è quella che prevede la pubblicità per tutti i parlamentari e per gli eletti - «si applicano, in quanto compatibili, anche ai soggetti che svolgono le funzioni di tesoriere dei partiti o dei movimenti politici, o funzioni analoghe, che non siano titolari di cariche elettive». Pag. 58Cioè, se un tesoriere è già deputato, ha l'obbligo di farlo, se non è parlamentare ha l'obbligo di farlo comunque.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo Fontanelli 7.0200 è già stato ritirato; si tratta di un nuovo articolo aggiuntivo presentato dalla Commissione, per cui naturalmente vi è il parere favorevole della Commissione stessa. Il Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 7.0500 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, rimango convinto che il tema della trasparenza sia un tema essenziale e fondamentale per contrastare la campagna di delegittimazione dei partiti. Questo testo è ovviamente riduttivo ma ritengo comunque che sia un passo avanti perché estende anche ai tesorieri non parlamentari le normative di trasparenza. L'importante era che in questo provvedimento la responsabilità sul piano della trasparenza dei tesorieri fosse segnalata quindi, in questo senso, condivido la riformulazione proposta dalla Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 7.0500 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Amico, Monai, Ciccioli, Boccia, Simeoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 392
Votanti 378
Astenuti 14
Maggioranza 190
Hanno votato
374
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che i deputati Damiano, Lo Moro, Sposetti e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Amici 7.04 nella sua nuova formulazione.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, con riferimento all'articolo aggiuntivo Amici 7.04, nella nuova formulazione, che prevede l'introduzione di limiti massimi delle spese elettorali dei candidati dei partiti politici alle elezioni comunali, posso rileggere il testo che è stato letto precedentemente e che è rimasto tale e quale. Sottolineo che le cifre fisse previste nei primi quattro commi sono state tutte dimezzate.

PRESIDENTE. Se è chiaro all'Assemblea, allora non c'è bisogno di rileggerlo, ma se volete, lo faccio rileggere lentamente. No? Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Amici accetta la riformulazione del suo articolo aggiuntivo 7.04 formulata dal relatore.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti. Pag. 59
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Amici 7.04 (Nuova formulazione), accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Rosato, D'Anna, Ghizzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 399
Votanti 303
Astenuti 96
Maggioranza 152
Hanno votato
300
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che le deputate Lo Moro e Coscia hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.

(Ripresa esame articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 5 - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Rimane accantonato l'esame dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03.
Invito, pertanto, il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03.

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, nel riconfermare la valutazione che avevamo dato ieri, cioè che questa riteniamo essere materia propria dell'articolo 49, pur riconoscendo la centralità e la delicatezza del tema posto dalla collega Lanzillotta, noi avevamo fatto un'ipotesi di riformulazione che era tutta e solo orientata alla sottoposizione di controlli, gli stessi controlli previsti da questa proposta di legge, alle fondazioni dei partiti, in quanto la logica di prevedere un divieto generalizzato ed esteso di contribuzioni non ci convince.
Come abbiamo detto ieri, e lo ripetiamo oggi, questa norma andrebbe riscritta, ma non siamo stati capaci di farlo in maniera convincente, prevedendo limiti di contribuzioni e trasparenza massima. Questa per noi è la strada maestra. Abbiamo, invece, una contrarietà rispetto alla previsione di un limite generalizzato ed esteso a tutte le forme di contribuzioni senza che vengano in qualche modo quantificate. Per cui, non avendo accolto la nostra riformulazione, resta il testo originario dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 e, quindi, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tale articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 formulato dal relatore.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, penso che sia necessario che i colleghi abbiano contezza del quadro. Intanto vorrei dare lettura della riformulazione che era stata proposta e che diceva, a fronte del testo dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 che i colleghi hanno davanti, «i bilanci e i rendiconti delle fondazione dei partiti e dei movimenti politici sono sottoposti ai controlli di cui alla presente legge». Questa semplice norma, oltre a non avere alcun rapporto con il mio articolo aggiuntivo, non ha alcun contenuto normativo perché le fondazioni dei partiti non esistono come tali, come organismi giuridicamente rilevanti, e i movimenti politici sono già oggetto di questa proposta di legge come risulta evidente dagli articoli 1 e 2, a cominciare dal titolo.
Quindi, questa nuova formulazione non ha alcuna attinenza ed è stata, invece, respinta e nemmeno presa in considerazione una nuova formulazione che io avevo sottoposto ai relatori e che si faceva carico delle questioni sollevate sia dai relatori, ossia fare un raccordo - ponte con la legge di attuazione dell'articolo 49 e con l'esigenza posta di circoscrivere lo scopo sociale delle associazioni e fondazioni a cui si voleva porre il divieto e che venivano qualificate appunto in relazione allo scopo sociale diretto all'attività politica, Pag. 60di sostegno all'attività politica e di elaborazione di policy.
Pertanto, questo testo, che andava nella direzione del dibattito di ieri, non è stato preso in considerazione al solo scopo di evitare evidentemente che i colleghi potessero convergere su un testo più aderente alla finalità.
Quindi, io penso che questa formulazione proposta sia veramente elusiva e segni la non volontà di affrontare il tema. Segnalo che i relatori nel corso dell'esame in sede referente avevano chiesto il ritiro dell'articolo aggiuntivo per esaminarlo nell'Aula e formulare una loro proposta.
Credo che il fatto di non voler fare nulla sia molto grave perché noi mettiamo dei divieti assoluti con questa legge che riguardano i partiti a cui le società pubbliche non possono dare contributi e lasciamo senza regole, invece, associazioni e fondazioni che sono pezzi collaterali ai partiti che talvolta operano quasi in competizione e in antagonismo e comunque operano in modo non lineare e non trasparente nel rapporto con tutto il sistema pubblico. Considero che sia molto grave e, quindi, insisto per la votazione del mio articolo aggiuntivo con la riserva eventualmente di migliorarlo nel prosieguo dell'iter del provvedimento.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola agli altri colleghi che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto, vorrei chiarire all'Assemblea che non c'è nessuna riformulazione alla nostra attenzione. Evidentemente è stato solo un pour parler all'interno della Commissione. Siccome si parla di riformulazione e c'è chi chiede di averne copia, vorrei precisare che non esiste una riformulazione formale agli atti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, nei limiti formulati dalla collega Lanzillotta, ossia solo in relazione ai rapporti tra enti, società pubbliche e fondazioni che si occupano solo di politica e non di assistenza sociale o di servizi scientifici, noi siamo favorevoli nel merito. Tuttavia, come Unione di Centro, esprimeremo un voto di astensione, sperando davvero che questa materia possa essere meglio disciplinata nella legge di disciplina dei partiti in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, capisco la voglia di chiudere questa riunione, però mi pare che ci stiamo dando la zappa sui piedi da soli con una serie di decisioni che non sono davvero comprensibili e che rischiano di portare l'opinione pubblica (Commenti dei deputati Torazzi e Fava)...

PRESIDENTE. Onorevoli Torazzi e Fava, per cortesia...

ANTONIO DI PIETRO. ...a disprezzare anche questo provvedimento. Sono già diverse le decisioni che abbiamo preso e che non sono comprensibili al comune sentire. Qui stiamo parlando di enti pubblici, società controllate dallo Stato e altri enti pubblici. Stiamo parlando dell'ENI e una volta dell'IRI. Stiamo parlando di tutte quelle società che hanno riempito le tasche di politici e di amministratori nel corso di questi ultimi decenni, tant'è che le maggiori inchieste hanno dimostrato che i versamenti più squallidi sono avvenuti utilizzando i soldi pubblici, nemmeno i soldi degli imprenditori privati (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Vergognatevi colleghi...
Andate a rileggervi la storia giudiziaria di questi ultimi trenta o quarant'anni a cominciare da Mattei in poi. Stabilito questo, in questo sistema di «ingegnerizzazione della tangente», negli ultimi anni, mentre prima si pagava solo il politico o quel politico o quel partito (perché non voglio fare di tutta l'erba un fascio), oggi è nata l'usanza di pagare quell'associazione o quella fondazione o quella struttura parallela. Pag. 61
Se per caso questo avviene da parte di soggetti privati, noi diciamo che il soggetto privato deve almeno far sapere che lo sta facendo. Quando i soldi sono pubblici crediamo che sia meglio non utilizzarli per niente, perché è chiaro che i manager pubblici vengono nominati poi dalla politica, la quale poi attraverso le fondazioni e le associazioni riceve o può ricevere o ha ricevuto migliaia e migliaia di volte in questi anni dai manager pubblici denaro in corrispettivo.
Insomma, i maggiori e i peggiori intrallazzi sono venuti proprio dall'utilizzo di manager pubblici che, utilizzando i soldi dello Stato e i soldi degli enti pubblici, hanno finanziato illecitamente la politica. Oggi diciamo non che devono dichiararli - i finanziamenti -, ma che non devono poterli fare. Ciò è un aspetto delicatissimo. La proposta specificativa che ha fatto la collega Lanzillotta - della quale fate finta di non prendere atto - dice proprio che questa norma vale fino a quando non sarà data attuazione all'articolo 49 della Costituzione, dopo di che, con la legge di attuazione dell'articolo 49, si provvederà, come vogliamo, a risolvere questo problema, se cioè nel nostro Paese i vari soggetti pubblici o, comunque, le varie società a capitale pubblico, debbono davvero poter avere la possibilità di dare soldi.
Un imprenditore privato fa una scelta, ci mette soldi suoi, e corre un rischio di impresa; ma quale cavolo di rischio di impresa corre un manager pubblico? Quale cavolo di rischio di impresa corre colui che utilizza i soldi dei cittadini? Tanto non gliene frega niente, non sono suoi, lui deve soltanto riassicurarsi la sua nomina la prossima volta, qualunque sia il Governo, e la nomina dei suoi adepti in questa o quell'altra circostanza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
In definitiva, stiamo rinunciando ancora una volta a combattere il vero reato contro la pubblica amministrazione: l'utilizzo formalmente lecito, ma con destinazione illecita, di denaro pubblico. Detto questo, la collega Lanzillotta ha fatto anche di più: ha circoscritto il divieto, da parte di enti pubblici e società pubbliche, di dare denaro con erogazioni liberali alle sole associazioni o altri soggetti aventi finalità politiche, cioè solo a quelli collaterali ai partiti politici e alle attività politiche. Mi volete spiegare per quale ragione le società pubbliche controllate devono finanziare la politica? Già la politica è finanziata attraverso il finanziamento pubblico o le erogazioni private, perché vogliamo far rientrare in modo surrettizio un finanziamento pubblico - perché è pubblico anche il finanziamento che avviene attraverso le società pubbliche - addirittura, questa volta, senza limiti, semplicemente dichiarandoli? Noi diciamo che questa è la peggiore forma della corruzione ambientale di questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto superiore «Medi» di Montegiorgio, in provincia di Fermo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, davvero, in cauda venenum, dicevano i latini (nella coda c'è il veleno); attenzione, però, che questa norma corona una tendenza torsiva, elusiva e distorsiva che vi è in questa proposta di legge. Anzi, dirò di più, si tratta di una norma pericolosissima, che rischia di vanificare lo sforzo che finora, pur con visioni e tendenze diverse, è stato fatto per mettere delle regole, perché questa è la norma che vanifica tutte le regole. Cioè discipliniamo un finanziamento ordinario con delle disposizioni, con delle regole, con dei tetti e con dei controlli, e poi permettiamo una sorta di finanziamento parallelo a «quasi partiti», se non volete chiamarle formazioni politiche. Sono dei «quasi partiti» personali, dei «monopartiti» presieduti direttamente da personalità politiche o, comunque, da soggetti riconducibili a personalità Pag. 62politiche, e impediamo che vi sia una norma, una regola, che consenta addirittura l'erogazione di fondi da parte della pubblica amministrazione. Così viene alterato anche il mercato politico ed elettorale, perché quando una pubblica amministrazione può scegliere senza controlli e senza che vi siano delle limitazioni un soggetto comunque politico, che fa politica in senso lato o indirettamente, in modo parallelo, rispetto ad un altro, si alterano le regole e si altera anche la sorta di concorrenza del mercato politico e dell'offerta politica.
Per cui, credo che questo articolo aggiuntivo della collega Lanzillotta non sia una proposta emendativa di routine, che possiamo affrontare a cuor leggero. Credo che abbiamo il dovere di accoglierlo perché rischiamo, non approvandolo, di confermare quella tendenza elusiva alla quale, appena concluso il provvedimento, esso sarà molto esposto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, chiedo scusa ai colleghi che mostrano una certa impazienza per porre termine ai lavori, però credo che - da quando siedo indegnamente nei banchi del Parlamento - questa è la prima volta che sentiamo delle cose che vanno poco oltre qualche centimetro da terra, nel senso che questa occasione sta dando l'opportunità di cominciare a parlare un poco dello Stato e della sua funzione.
L'articolo aggiuntivo della collega Lanzillotta è opportuno e quindi sono costretto, per la terza volta in una giornata, a dare ragione all'onorevole Di Pietro, ma lo faccio con fare «pedagogico», onorevole Di Pietro, perché lei inquadra sempre la questione politica ed istituzionale dal versante del rapporto con una serie di norme volte ad evitare che si delinqua. Si è mai posto il problema di avere uno Stato dal quale vengono espulse le partecipazioni statali, di uno Stato che non ha il compito di fare l'imprenditore, ma che è diventato tale proprio per fare le cose che lei teme? A che cosa sono servite le partecipazioni statali di Mattioli, Mattei, Adolfo Tino, Cuccia e quant'altro? Lei ha perseguito l'epifenomeno, imprigionando con Mani Pulite quelli che avevano dato la madre di tutte le tangenti. Ha mai perseguito gli uomini di Stato che vendettero e comprarono da Gardini, rimettendoci 2.700 miliardi, le azioni di Montedison? Si è mai posto questo problema? Ecco perché noi, al di là dei poliziotti e dei magistrati, in questa nazione abbiamo bisogno della politica e dei politici. Abbiamo bisogno di uno Stato che la smetta di fare l'assistenzialismo, il clientelismo e l'impresa, abbiamo bisogno di uno Stato che faccia lo Stato, che non ha bisogno di poliziotti, ma che deve solamente eliminare un'edificazione e un'ossatura criminogena di per sé stessa. La verità è questa: è inutile che perseguiamo il divieto. Va bene: io voterò a favore dell'articolo aggiuntivo a prima firma Lanzillotta, ma la verità è che in quest'Aula qualcuno deve trovare il coraggio di dire che va smantellato lo Stato imprenditore, che le partecipazioni statali - a cominciare dall'IRI di Romano Prodi - sono state una cinghia di trasmissione per la politica politicante, che ha finanziato partiti, fondazioni e uomini politici, corrompendo i politici e la politica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, colleghi, il gruppo del Partito Democratico non voterà questo articolo aggiuntivo, ma io prendo la parola per dire che voterò convintamente contro di esso e per chiedere l'attenzione dell'Assemblea perché le cose che si dicono devono essere supportate anche da una lettura attenta degli atti e delle norme che si propongono.
Dico questo perché i discorsi che sono stati fatti in Aula sono molto suggestivi: chi ascolta può veramente pensare che noi - e che chi come me voterà contro questo Pag. 63articolo aggiuntivo - vuole, per esempio, fare in modo che succeda che il dimezzamento che abbiamo voluto fortemente - e lo rivendichiamo - dei finanziamenti ai partiti politici, l'abbiamo voluto, ma poi facciamo un'azione che va in un'altra direzione e che recuperiamo dalla finestra quello che abbiamo buttato fuori dalla porta.
Ma non è così perché in questo articolo aggiuntivo si dice che agli enti pubblici e alle società controllate dallo Stato e dagli altri interventi pubblici nonché agli amministratori - addirittura gli amministratori in proprio - è fatto divieto di effettuare erogazioni liberali ovvero dare contributi o altri benefici di qualsivoglia natura in favore di associazioni, fondazioni, enti o altri soggetti - e qui viene il bello - non di qualsiasi associazione, ente o altro soggetto, ma di quelle che sono presiedute o dirette da membri del Senato, della Camera, del Parlamento europeo e quant'altro.
Io vorrei che ci assumessimo la responsabilità di dire per esempio se siamo d'accordo che gli enti pubblici e soggetti assimilabili debbano non dare più contributi ad alcuno, ma se così non è - come non può essere - non vedo come si possa scegliere di vietare i contributi anche alle associazioni soltanto perché presiedute da un deputato o da un senatore o quant'altro, ma vi rendete conto di quello che stiamo decidendo? Ma preferite le associazioni! Per esempio, dobbiamo aspettare per presiedere un'associazione di avere un marito che la presiede o di essere moglie o marito di deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) o dobbiamo pensare di cedere le nostre associazioni - se le abbiamo - a qualche autista o a qualche galoppino di turno?
E poi, senza nessun limite, pensate a un'associazione qualsiasi, una delle tante associazioni che sul territorio non lucrano nulla ma magari chiedono il patrocinio di un comune per fare un convegno a beneficio pubblico e per coltivare il senso della politica sul territorio, dovrebbe d'ora in poi non chiedere il patrocinio pubblico e non chiedere l'utilizzo di una sala consiliare perché tutto questo, come si dice nella parte finale dell'articolo aggiuntivo, costituisce per legge danno erariale? Perché questa precisazione?
La precisazione si mette perché nessuna Corte dei conti e nessuna magistratura del mondo potrebbe dire che tutto questo è un danno erariale se non una legge, una legge contro con cui questo Parlamento con dignità deve votare contro, contro le ipocrisie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà) che ci portano a dire le cose e nei fatti a contraddirle giorno dopo giorno.
Io mi sento orgogliosa di rappresentare in quest'Aula del Parlamento la mia Calabria da deputato della Repubblica, con dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, secondo me l'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 presenta elementi di ambiguità perché un conto sono le associazioni collaterali, legate ai partiti, che hanno finalità politiche, altro conto sono le associazioni che pure ricevono attraverso progetti e pertanto con rendicontazioni e tutte le altre cose che hanno finalità filantropiche o culturali pure.
Se noi non sciogliamo questo nodo alla fine andremo a mettere in discussione che un deputato possa essere presidente di una associazione caritativa, a me sembra un'assurdità. Pertanto chiedo che l'articolo aggiuntivo venga riformulato separando le due cose: da un lato le associazioni di tipo filantropico-culturale puro e dall'altro quelle che hanno una finalità politica. Se non introduciamo questo elemento siamo talmente bravi che facciamo solo i deputati e non abbiamo più la capacità di fare delle attività sociali anche attraverso degli strumenti che possiamo avere a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

Pag. 64

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, credo che suggestive siano solo le parole di chi si limita a parlare dell'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03 e non tiene conto di quanto la collega Lanzillotta ha detto, cioè che si è tentato di pervenire ad una riformulazione che limitasse il divieto alle associazioni e fondazioni che avessero come oggetto sociale quello di parlare di politica, di fare politica, quindi non parliamo minimamente della fondazione che si occupa per esempio di ricerca contro il cancro, ed inoltre che il valore di questa norma fosse limitato nel tempo fino all'approvazione della normativa attuativa dell'articolo 49 della Costituzione.
Quindi attaccare l'articolo aggiuntivo così com'è è una questione di lana caprina ed io, come già è stato fatto ma ci è stato rifiutato, sfido la Commissione ed il Comitato dei nove a chiedere una sospensione della seduta e ad accogliere questa riformulazione che limita fortemente quanto detto dal dettato dell'articolo aggiuntivo proposto dalla collega Lanzillotta. Ripeto, proponiamo che la Commissione faccia propria la riformulazione e che valga solo fino all'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione e che limiti il divieto di dazione e di donazioni da parte di società pubbliche alle fondazioni che hanno un oggetto politico e non altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, chiedo scusa ai colleghi, ma sarò brevissimo. Questa norma va in direzione esattamente opposta - faccio appello al presidente D'Alema, che è qui presente ed è presidente di una fondazione europea - a ciò che l'Europa ha recentemente contrattato e stabilito: il Parlamento europeo finanzia le fondazioni politiche perché siano il luogo di sviluppo del dibattito politico e del dialogo nella società civile. Con questa norma si vuol negare, in chiave totalmente anti-europea, ciò che i Trattati hanno stabilito e ciò che il Parlamento europeo ha sancito ufficialmente: il principio che in modo pulito il pubblico possa finanziare le fondazioni come luogo di sviluppo delle idee dei giovani e che siano collaterali non ai partiti ma alle idee. A me sembrano veramente una norma e una concezione medievali, ed è la dimostrazione di un'Italia che si mette fuori dall'Europa (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lanzillotta 5.03, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, D'Anna, Paglia, Coscia, Barani, Dozzo, Vaccaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 382
Votanti 343
Astenuti 39
Maggioranza 172
Hanno votato
90
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che il deputato Boccuzzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame di un emendamento al titolo - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico emendamento presentato al titolo (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 65

GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Maurizio Turco Tit. 10.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, con quest'ultimo emendamento proponiamo di dare a questo provvedimento il titolo più opportuno rispetto a quello che contiene ossia: Norme in materia di finanziamento pubblico dei partiti e dei movimenti politici. Sostanzialmente pare più opportuno dare a questo provvedimento il giusto titolo, per evitare che tra vent'anni accada quello ciò che è accaduto in queste settimane, in cui si è riconosciuto che la legge sui rimborsi elettorali in sostanza era una grande ipocrisia, perché era solamente l'escamotage per non dare seguito alla decisione del 90,3 per cento dei cittadini, che attraverso il referendum avevano abolito quella legge e attraverso un referendum aboliranno questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per preannunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori su questo emendamento, al quale chiedo di apporre la mia firma, per un motivo molto semplice: per rendere più intellegibile agli elettori e ai cittadini, sia in occasione della raccolta delle firme per i referendum, sia in occasione poi del referendum, se davvero vogliono dare il finanziamento pubblico ai partiti.
Infatti, è evidente che noi, dopo l'approvazione di questa legge, ci attiveremo per promuovere un referendum da parte dei cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maurizio Turco Tit. 10, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Gelmini, Moles, Goisis, Castiello, D'Anna, Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 399
Votanti 385
Astenuti 14
Maggioranza 193
Hanno votato
76
Hanno votato
no 309).

Prendo atto che il deputato Bressa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4826-A ed abbinate).
Avverto che gli ordini del giorno Bertolini n. 9/4826-A/2, Bobba n. 9/4826-A/3 e Mantini n. 9/4826-A/11 sono stati ritirati dai presentatori.
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo, in coerenza con l'atteggiamento assunto nel corso dell'esame del provvedimento, si rimette all'Assemblea per tutti gli ordini del giorno che incidono sullo svolgimento del provvedimento stesso, e quindi si rimette all'Assemblea per l'ordine del giorno Galli n. 9/4826-A/1, prende atto che sono stati ritirati gli ordini del giorno Bertolini n. 9/4826-A/2 e Bobba n. 9/4826-A/3 e si ri Pag. 66mette all'Assemblea per gli ordini del giorno Vanalli n. 9/4826-A/4, Meroni n. 9/4826-A/5, Volpi n. 9/4826-A/6, Bragantini n. 9/4826-A/7, Pastore n. 9/4826-A/8 e Fugatti n. 9/4826-A/9.
Il Governo prende atto che è stato ritirato l'ordine del giorno Frattini n. 9/4826-A/10.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma alla Presidenza l'ordine del giorno Frattini n. 9/4826-A/10 non risulta essere stato ritirato. Chiedo conferma ai presentatori.

FRANCO FRATTINI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. n. 9/4826-A/10 viene ritirato.

PRESIDENTE. Sta bene, formalmente non era stato ritirato. Prego, Sottosegretario.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, io ho preso atto dell'annunzio del ritiro. Il Governo prende atto del ritiro dell'ordine del giorno Mantini n. 9/4826-A/11, così come prende atto dell'annunzio del ritiro dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4826-A/12, come ha detto questa mattina lo stesso onorevole Di Pietro.

PRESIDENTE. Sta bene, l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/4826-A/12 si intende ritirato. Prego, Sottosegretario.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Per quanto concerne l'ordine del giorno Borghesi n. 9/4826-A/13, poiché nel dispositivo non fa riferimento a temi strettamente legati allo svolgimento della discussione avvenuta in questi giorni, il Governo accetta il dispositivo, che impegna il Governo a tenere conto dei problemi relativi agli eventuali squilibri fiscali nell'esercizio della cosiddetta delega fiscale, naturalmente non potendo accettare il contenuto delle premesse nella loro globalità, per il quale si dovrebbe rimettere all'Assemblea.
Quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/4826-A/13 limitatamente al dispositivo, con l'espunzione delle premesse.
Il Governo si rimette all'Assemblea sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/4826-A/14, perché fa riferimento allo svolgimento della discussione in atto nel merito, e, per quel che riguarda l'ordine del giorno Lo Moro n. 9/4826-A/15, anche in questo caso, pur essendo materia che si estende anche ad altro, facendo riferimento a sanzioni che si dovrebbero realizzare attraverso la riduzione del contributo pubblico, esso entra direttamente in questa materia; per cui, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Onorevole Galli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4826-A/1, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea?

DANIELE GALLI. Signor Presidente, voglio dire poche parole su questo ordine del giorno. Chiedo che nel riparto dei fondi per la gestione della politica si tenga conto delle spese sostenute dai singoli deputati, che sono gli unici, allo stato attuale, che depositano presso la corte d'appello e presso le Camere un regolare bilancio della propria attività, anche in virtù della prossima riforma elettorale, che, se va verso il sistema uninominale e verso il voto di preferenza, andrà ad incrementare ulteriormente i costi che i singoli deputati dovranno sorbirsi per la campagna elettorale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galli n. 9/4826-A/1, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cosentino, Giro, Bruno... Pag. 67
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 385
Votanti 330
Astenuti 55
Maggioranza 166
Hanno votato
33
Hanno votato
no 297).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/4826-A/4 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/4826-A/4, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Follegot, D'Anna, Centemero, Giancarlo Giorgetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 384
Votanti 362
Astenuti 22
Maggioranza 182
Hanno votato
66
Hanno votato
no 296).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Meroni n. 9/4826-A/5 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meroni n. 9/4826-A/5, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Goisis, Marchi, Follegot, D'Anna, Cosentino, Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 379
Votanti 352
Astenuti 27
Maggioranza 177
Hanno votato
62
Hanno votato
no 290).

Prendo atto che il deputato Nicola Molteni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Volpi n. 9/4826-A/6 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volpi n. 9/4826-A/6, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Strizzolo, Follegot, Moles, Paglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 384
Votanti 359
Astenuti 25
Maggioranza 180
Hanno votato
57
Hanno votato
no 302).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/4826-A/7 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bragantini n. 9/4826-A/7, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Galletti, Tommaso Foti, Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 68

(Presenti 388
Votanti 363
Astenuti 25
Maggioranza 182
Hanno votato
72
Hanno votato
no 291).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Pastore n. 9/4826-A/8 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastore n. 9/4826-A/8, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Lehner...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 393
Votanti 369
Astenuti 24
Maggioranza 185
Hanno votato
74
Hanno votato
no 295).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fugatti n. 9/4826-A/9 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/4826-A/9, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Zucchi, Occhiuto, Mura...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 386
Votanti 359
Astenuti 27
Maggioranza 180
Hanno votato
63
Hanno votato
no 296).

Ricordo che gli ordini del giorno Frattini n. 9/4826-A/10, Mantini n. 9/4826-A/11 e Di Pietro n. 9/4826-A/12 sono stati ritirati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/4826-A/13, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/4826-A/14 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/4826-A/14, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gava, Servodio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 388
Votanti 356
Astenuti 32
Maggioranza 179
Hanno votato
167
Hanno votato
no 189).

Prendo atto che il deputato Burtone ha segnalato di aver espresso erroneamente un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole e che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno Lo Moro n. 9/4826-A/15.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Moro n. 9/4826-A/15.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, scusatemi, intervengo soltanto per ricordare all'Assemblea che ero firmataria di un emendamento, l'emendamento Lo Moro 1.213, che è stato Pag. 69ritirato su richiesta dei due relatori, perché ne trasfondessi il contenuto in un ordine del giorno.
In realtà l'emendamento prevedeva una decurtazione del finanziamento ai partiti politici nel caso che un eletto, appunto sostenuto in campagna elettorale, nel corso della legislatura e prima del versamento dei contributi pubblici a favore dei partiti e movimenti politici, venisse colpito da sentenza definitiva di condanna per reati contro la pubblica amministrazione oppure per voti di scambio o per reati di mafia.
Nell'ordine del giorno l'obiettivo che mi ponevo era di porre all'Aula e di porre alla Camera il tema di quali possano essere le conseguenze. Io suggerivo e mi proponevo di portare avanti una battaglia per la decurtazione dei finanziamenti. Ovviamente mi rendo conto che le conseguenze possono essere anche altre.
Quindi, adesso, con il mio ordine del giorno rimane posto il tema, ma ovviamente l'impegno che viene chiesto al Parlamento ed al Governo non è vincolato, perché la soluzione va ricercata, così come è scritto nell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lo Moro n. 9/4826-A/15, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mantini, Romani, De Nichilo Rizzoli, Vignali, Paladini, Goisis... Ancora gli onorevoli De Nichilo Rizzoli e Vignali... Sempre l'onorevole De Nichilo Rizzoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 386
Votanti 352
Astenuti 34
Maggioranza 177
Hanno votato
341
Hanno votato
no 11).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, voglio sottolineare che siamo stati i primi a presentare una proposta di legge per ridurre dell'80 per cento il finanziamento pubblico e voglio altrettanto sottolineare che non si sarebbe discusso questo provvedimento, se non fossero emersi gli scandali legati al tesoriere della Margherita prima ed al tesoriere della Lega dopo.
Quindi, rivendico, a merito del nostro gruppo, aver posto la questione di una revisione di fondo del meccanismo del finanziamento pubblico ai partiti e sono convinto che, se non ci fosse stata la vicenda legata ai tesorieri di quei partiti, la nostra proposta di legge sarebbe rimasta in un cassetto.
Allora, quando ascolto che colleghi, i quali ora si sono schierati contro il finanziamento pubblico, rivendicano a merito del loro gruppo questa posizione, io vorrei che invece venisse riconosciuto al nostro gruppo il merito di avere sollevato la questione del finanziamento pubblico, legata non solo alla vicenda degli scandali, ma legata soprattutto alla grave e difficile situazione economica, nella quale versa il nostro Paese e nella quale versa in modo particolare il Sud Italia.
Tanto è vero che l'ISTAT ha certificato che ventitré famiglie su cento, nelle regioni meridionali, versano non in una condizione di bisogno o di necessità, ma in una condizione di povertà. Noi ci saremmo aspettati che di fronte alla crisi della politica...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

Pag. 70

ARTURO IANNACCONE. ...di fronte - sto per concludere, signor Presidente - all'emergenza segnata dall'antipolitica, questo Parlamento avesse uno scatto di orgoglio, approvando non una legge che prevede la riduzione al 50 per cento del finanziamento pubblico ai partiti, ma una legge che lo abrogasse completamente.
È per questo che noi voteremo contro il provvedimento che è stato illustrato in Aula e chiaramente raccoglieremo le firme per il referendum abrogativo.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. Quindi, ribadisco il nostro voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo dibattito assume una sua fisionomia più compiuta non alla luce dell'impulso impresso dalla sequenza infausta di episodi giudiziari che hanno coinvolto i dirigenti politici delegati alla gestione dei fondi provenienti dal finanziamento. Questo attiene a quella forma maligna di antipolitica autogenerata, quella prodotta dalla metastasi dei partiti, la vera perversione di questa stagione controversa. Altro che l'antipolitica di piazza!
Il nostro dibattito, invece, si riempie di senso se viene messo in collegamento con aspetti di riforma che questo Parlamento sta affrontando e che riguardano essenzialmente l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione e la revisione della legge elettorale - sullo sfondo, naturalmente, il quadro più ampio delle riforme costituzionali, della forma di Governo e del ruolo del Parlamento -, ma è con riferimento alla regolazione giuridica del partito e alla riforma della legge elettorale che il nostro dibattito assume un suo significato e una sua profondità.
Abbiamo alle spalle referendum elettorali che aboliscono la legge sul finanziamento pubblico e leggi successive che lo reintroducono coperto dall'esile foglia di fico di un escamotage verbale. Abbiamo alle spalle la generosità di meccanismi che consegnano ai percettori di tanto rimborso il compito di sorvegliare sulla regolarità dei loro stessi comportamenti, fortunose traduzioni dei rimborsi in cospicue fortune immobiliari intestate a tesorieri e nei partiti più grandi direttamente al padrone, in quelli che Calise definisce «partiti personali». In ultimo, anche invenzioni della politica per rastrellare risorse: le fondazioni cresciute come fungaie dopo le piogge di ottobre nel giro di qualche anno.
Vorrei soltanto riflettere sulla questione dirimente di cui si è discusso in queste ore che ha portato la reputazione della politica a livelli così bassi. È giusto o meno che lo Stato continui a finanziare la forma partito attraverso rimborsi elettorali o una legge di finanziamento quale quella che noi stiamo adottando oggi?
Questa Repubblica, questa nostra democrazia, la stessa Costituzione sono figlie della democrazia dei partiti. Anche se la pubblica opinione e persino qualche voce in dottrina contestano oggi la legittimazione ad esistere del partito, non v'è dubbio alcuno sul fatto che la democrazia dei moderni non conosca nessuna altra diversa forma di partecipazione al destino politico delle collettività nazionali, non così inclusiva, non così centrale nella vita del Paese.
Occorre dunque emendare i partiti, regolarne le modalità di organizzazione e le dinamiche interne, occorre cambiare i partiti, non eliminarli dalla scena pubblica. È in questo quadro allora, in questo contesto, che va attuata la riforma del finanziamento ai partiti.
Molti Paesi adottano un sistema di finanziamento della politica, ma non così illogicamente scialacquatore, non così generoso nelle verifiche. E, tuttavia, pur nella sua insufficienza, pur nella sua imperfezione, noi siamo a guardare a questo provvedimento come a un provvedimento che introduce elementi importanti che ci inducono a considerarlo positivamente. Pag. 71
Noi non voteremo allora contrariamente a questo provvedimento perché non siamo contrari al dimezzamento delle risorse a partire da subito, riteniamo però insufficiente il gesto compiuto (non sbagliato, insufficiente).
Crediamo necessario, dunque, affidare al controllo di soggetti provenienti da alte magistrature dello Stato la verifica dei conti dei partiti a partire da subito.
Per queste ragioni, allora, noi non voteremo contro il provvedimento ma esprimeremo, per l'insufficienza che abbiamo dichiarato e che ha dichiarato lungamente nel corso del dibattito anche la nostra collega Lanzillotta, un voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gava. Ne ha facoltà.

FABIO GAVA. Signor Presidente, la nostra componente Liberali per l'Italia è contraria al finanziamento pubblico dei partiti, almeno nelle forme fino ad oggi conosciute.
Siamo, ovviamente, nel contempo consapevoli che la politica ha un costo e che non può essere solamente appannaggio di qualche soggetto milionario. Certo, il testo unificato che oggi arriva al voto è ampiamente migliorativo rispetto alla situazione preesistente, tuttavia il finanziamento avrebbe dovuto essere posto in capo ai cittadini con il metodo del rapporto uno a uno che abbiamo indicato nella nostra proposta di legge a prima firma Antonione, che è stata presa in esame per la formazione del testo base del provvedimento oggi in discussione, ma di cui però non ha raccolto gli elementi fondamentali. Mi riferisco, in particolare, al sistema di credito di imposta al 50 per cento. Si tratta di una scelta di fondo completamente diversa rispetto al sistema misto e anche un po' farraginoso che con questa legge è stato adottato.
Molti, infatti, sarebbero stati i vantaggi alternativi. Ne segnalo solo due: consente, ad esempio, una maggiore flessibilità al sistema e in rapporto ai nuovi partiti e ai movimenti, e quindi è intrinsecamente maggiormente democratica; aumenta la trasparenza nel rapporto politica-società, rapporto che, come è stato evidenziato anche nel dibattito da molti interventi, oggi è gravemente in crisi.
Proprio perché il testo unificato in votazione costituisce però un passo in avanti abbiamo valutato la possibilità di un voto di astensione, ma abbiamo ritenuto alla fine prevalente la concezione di fondo sulle modalità di finanziamento della politica che comunque per noi è profondamente diversa rispetto alla scelta fatta con questo provvedimento.
Quindi, da un lato, plaudiamo al ridimensionamento del finanziamento pubblico, ma non siamo soddisfatti per il mancato collegamento del finanziamento alla ricchezza del Paese. Non ci piace insomma che il finanziamento della politica sia una sorta di variabile indipendente in rapporto alla ricchezza del Paese. Non siamo soddisfatti, inoltre, del sistema dei controlli anche se indubbiamente un passo in avanti vi è stato in senso positivo.
In conclusione, gli elementi insoddisfacenti ci sono parsi di gran lunga prevalenti rispetto a quelli soddisfacenti.
Certo, questo testo unificato oggi sarà approvato, vista la stragrande maggioranza con cui anche molti emendamenti sono stati respinti, e quindi anche con animo leggero, ma con profonda convinzione il nostro voto sarà contrario al provvedimento in discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, annuncio il voto di astensione su questo provvedimento, un provvedimento che non risolve il problema dell'inquinamento della vita interiore dei partiti. Rigore sì, trasparenza sì, ma non basta quando intere generazioni di giovani stanno disertando la vita dei partiti.
I partiti hanno bisogno di regole democratiche, di servizi, di uffici, di spazi, di sgravi fiscali, ma soprattutto di porte aperte. Se siamo arrivati a questo punto le Pag. 72ragioni vanno cercate lontane, in quell'articolo 49 della Costituzione.
Un grande costituente, il liberale Aldo Bozzi, disse: ci sono due grandi assenti nella Costituzione, i partiti e i sindacati. La Costituzione non previde una regolamentazione per legge dei partiti dato il carattere di libere associazioni, ma allora i partiti prendevano i soldi dalle fonti inconfessabili, e non c'era il finanziamento pubblico.
Ebbene, signor Presidente, se non mettiamo mano a una riforma vera dei partiti andremo verso una deriva napoleonica che si può riassumere nel motto: non voglio più i partiti. Solo con questa riforma potremo salvare i partiti e soprattutto lo Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, Grande Sud-PPA apprezza lo sforzo dei relatori nel comporre le varie esigenze espresse dai gruppi, sia in Commissione che in Aula, arrivando alla fine ad un testo il più possibile condiviso.
Sono rimaste, però, senza risposta alcune domande importanti contenute negli emendamenti che avrebbero meritato miglior fortuna.
In primo luogo, la definizione di partito che, in qualche modo, anticipa la regolazione dell'articolo 49 della Costituzione; il partito è stato definito, ma non in modo esaustivo. Non c'è stata una spiegazione convincente per l'inserimento nella legge dei movimenti politici che non sono stati affatto definiti. Non ci ha convinto la spiegazione dei relatori nel voler utilizzare una commissione speciale per controllare i bilanci dicendo che non ci vogliamo mettere nelle mani dei magistrati, come se la commissione fosse formata da cittadini invitati a garantire la trasparenza e non proprio da magistrati. I cittadini comuni penseranno che si è voluta la commissione per scegliere i magistrati amici, che non sarà assolutamente vero, ma penseranno pure che si vuole fare un carrozzone per piazzare nell'apparato i propri rappresentanti. Su questo qualche dubbio viene pure a noi.
Su altri punti vi sono lacune e spesso norme regolamentari inutili che possono giustamente irritare alcuni di noi, com'è emerso chiaramente dal dibattito di questa mattina. Può sembrare una risposta ossequiosa alla piazza, non alla piazza seria delle persone che hanno a cuore l'avvenire del Paese, ma a quella piazza istigata da forze disgregatrici che sempre sono state presenti nel nostro Paese.
Colleghi, non ci possiamo nascondere dietro un dito; stiamo legiferando con il fiato sul collo di questa parte dell'opinione pubblica quando, invece, avremmo dovuto e potuto legiferare prima della tempesta economica e politica in corso e, forse, avremmo potuto approvare una legge più lungimirante e magari più corrispondente agli interessi generali dell'Italia.
Tuttavia, ancora una volta, noi deputati di Grande Sud-PPA vogliamo dimostrare la parte positiva dei provvedimenti e crediamo che con l'approvazione di questa legge qualche miglioria c'è stata rispetto alla situazione attuale.
Pertanto, noi, nonostante le riserve che abbiamo indicato in questa dichiarazione di voto, esprimeremo un voto favorevole sul provvedimento proposto riservandoci di riproporre le nostre impostazioni nella discussione imminente dell'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione che parla - notate bene - di partiti politici e non di movimenti politici.
Speriamo che in quella sede possano trovare accoglimento le nostre proposte che oggi, con questa maggioranza di tipo bulgaro, non si sono potute attuare in quest'Aula.
Tuttavia, riteniamo che un passo avanti è stato fatto e un passo avanti va sempre valutato positivamente. Voteremo il provvedimento che è uscito dalla discussione di quest'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

Pag. 73

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, vediamo allora di fare il punto finale della situazione. Siamo chiamati a valutare cosa fare sulla questione del finanziamento pubblico ai partiti, anzi del finanziamento ai partiti, non solo pubblico, ma anche privato. Infatti, la legge di cui stiamo discutendo si occupa sia di finanziamento pubblico che di finanziamento dei privati. Sappiamo che l'ultima volta che i cittadini hanno avuto modo di esprimersi attraverso un referendum hanno disposto l'abrogazione del finanziamento.
Sappiamo anche che nel corso degli anni, chiamandolo in un modo diverso o, come direbbe un vecchio pubblico ministero, ai sensi dell'articolo 640 del codice penale, con artifizi e raggiri, facendo credere che non si tratta di un finanziamento ma di un rimborso elettorale, in realtà, hanno indotto in errore i cittadini facendo credere loro che il finanziamento pubblico non ci fosse più, con l'aggravante della recidiva specifica ormai ultraventennale.
Sta di fatto che oggi non si è voluto nemmeno dare il titolo giusto a quel che si sta facendo, cioè si sta reintroducendo il finanziamento ai partiti sia sotto l'aspetto pubblico sia sotto l'aspetto privato, facendo credere che, in realtà, si tratta di una riduzione per diminuire il costo da parte dello Stato.
È questa la prima menzogna per cui si sta perpetrando per l'ennesima volta l'artifizio e il raggiro di cui all'articolo 640, secondo comma, del codice penale. Vale a dire che si fa credere che abbiamo ridotto del 50 per cento la spesa pubblica per lo Stato. In realtà, così non è: perché se è vero, com'è vero, che abbiamo ridotto del 50 per cento il finanziamento diretto, è anche vero che nel frattempo abbiamo aumentato fino al 26 per cento la riduzione delle tasse che devono pagare i cittadini che danno il finanziamento privato ai partiti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Con l'ulteriore aggravante - direbbe il vecchio Davigo - che mentre prima c'era un limite enorme, che era 90 più 90, adesso è senza limite perché puoi dare tutti i soldi che vuoi perché tanto c'è l'abbattimento del 26 per cento delle tasse che devi pagare.
Quindi, lo Stato in realtà non risparmia niente. Semplicemente prima dava i soldi direttamente al partito, adesso al partito glieli dà il privato, però poi il privato non li deve dare più allo Stato. Se non è un artifizio e raggiro questo, che cos'è?
Seconda questione: questa riduzione in particolare è un beneficio a cui possono accedere tutti i partiti e i movimenti che si presentano alle elezioni. Non importa che non eleggano nessuno ma tu, caro signore anche della malavita, puoi sapere che d'ora in poi, se vuoi pagare meno tasse, presenti la lista. Più liste presenti meno pagherai: tanto quello che importa è che tu presenti una lista, non avere un risultato. Con l'ulteriore conseguenza che vi sarà un'enorme polverizzazione: d'ora in poi diventa un affare. Se fossi un imprenditore nel cercare di ottimizzare l'attività di impresa - infatti l'imprenditore non commette mai reato, ma ottimizza sempre l'attività d'impresa - presenterei una lista per ottenere il 26 per cento di detrazione, e gli do tutti i soldi che voglio fino a 100 mila euro. Ma siccome sono un imprenditore bravo, mi faccio un corollario attraverso la mia holding di «n» società controllate e ogni società mi dà 100 mila euro: quindi alla fine ottimizzo tutto ciò che mi serve per non pagare le tasse.
Il risultato è che, ancora una volta lo Stato, non ci ha guadagnato una lira, ma abbiamo fatto credere ai cittadini che siamo stati più parchi e più benevoli.
La questione è ancora più delicata per quanto riguarda la questione dell'erogazione ai privati. Tutti quanti stiamo discutendo di quanti soldi spende lo Stato in termini di finanziamento pubblico. Ciò che ha di più grave questo provvedimento è ciò che prevede per i finanziamenti privati e ciò che non prevede per gli stessi. Infatti, l'altra grande corruzione è quella di chi dà i soldi alla politica per ottenerne un beneficio o per non averne un danno.
Finora tutto quello che è stato scoperto in questi venti anni di attività giudiziaria Pag. 74ha dimostrato proprio questo: la politica è stata finanziata a causa di questo patto illecito tra il politico e il sistema delle imprese, per cui non è più la migliore impresa che ha avuto successo, ma l'impresa che ha saputo pagare e ha pagato di più e meglio il politico di riferimento. E non è il politico più bravo, più capace e più onesto che ha avuto successo ma quello che è riuscito ad avere più intrallazzi, più soldi e più contiguità con il sistema delle imprese corrotte.
Il risultato è che un sistema delle imprese e un sistema della politica hanno prodotto quel che abbiamo chiamato Tangentopoli. Il risultato è stato che, oggi, legittimiamo tutto quello che è avvenuto, affinché non sia più reato. È un po' come sempre accade in questo Parlamento: ogni volta che si scopre qual è il canale attraverso cui il sistema della politica corrotta va avanti, a danno del sistema della politica pulita, e il sistema delle imprese corrotto va avanti, a danno del sistema delle imprese pulite, noi cerchiamo di fermare le persone oneste e le imprese oneste a favore di quelle disoneste; e lo ripeto questo, proprio facendo riferimento alla proposta ultima che aveva fatto la collega Lanzillotta.
In altri termini, noi stiamo chiedendo quale debba essere la ragione per cui le società a capitale pubblico, gli enti pubblici, i soggetti pubblici possono finanziare direttamente o indirettamente la politica. Chi sono gli amministratori? Chi sono le persone che, di fatto, amministrano la più grande attività imprenditoriale che esiste in Italia, che è quella pubblica? Dalle partecipazioni statali in poi, la vera grande corruzione: andate a vedere ENI e Montedison, quando si sono messe insieme, quando hanno fatto il crossing e si sono separate. Andate a vedere cosa è successo all'interno dell'ENI, dell'IRI, dell'Italstat, del sistema delle partecipazioni statali, della miriade di società a capitale pubblico, che vi sono a tutti i livelli.
Queste sono le imprese e le attività che maggiormente finanziano il partito, ma non direttamente, non sono sciocche: o fanno un'associazione, o una fondazione, o una struttura parallela, affinché possano finanziarlo. Ma perché possono fare ciò? Perché non hanno alcun rischio d'impresa. Perché tanto l'unico compito degli amministratori e del top management di queste realtà è di essere rieletti. Vi siete accorti che i politici passano, ma i funzionari ad altissimo livello restano? Vi siete accorti che sono sempre gli stessi? Anche se li metti dentro, dopo tre anni, li ritrovi in un'altra amministrazione: da San Vittore, questa gente ritorna sempre in qualche consiglio d'amministrazione. Non cambia mai niente.
Dunque, rispetto a tutto questo, cosa abbiamo fatto oggi? Abbiamo legittimato tale finanziamento, perché abbiamo detto che basta dichiararlo. Una volta esisteva l'illecito finanziamento: adesso, poiché lo dichiari, non è più illecito e, quindi, ciò che è la prova del reato è diventato un comportamento legittimo. Ecco perché io ritengo che, in questo momento, si stia facendo una grande confusione e si stia realizzando un artifizio, un raggiro ai danni dei cittadini, facendo credere, appunto, che stiamo intervenendo per dare trasparenza. In realtà, stiamo intervenendo per decodificare, per non avere più la legge che preveda la punizione di questi reati.
Soprattutto, noi stiamo intervenendo nel momento più delicato del controllo: stiamo dicendo che è necessario fare molti controlli, ma dobbiamo farli attraverso la giustizia domestica, cioè attraverso una commissione nominata da noi, certo, fatta da magistrati.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Ma se è fatta da magistrati, perché non vi siete rivolti direttamente a loro, che svolgono una funzione giurisdizionale? In base a chi c'è in un determinato momento, deve esserci il magistrato che deve giudicare in ordine ai fascicoli che ha in carico. Perché dobbiamo essere noi ad indicare una commissione speciale ad hoc? È stato detto, perché i bilanci e le spese dei partiti non possono avere un controllo totale di legittimità. Pag. 75Ma è proprio questo il problema: devono avere un controllo totale di legittimità, non che non possono averlo! Non è che ogni volta che c'è il dubbio che le cose vengono fatte bene, si elimina il controllore: bisognerebbe cominciare ad eliminare il controllato, se non fa il proprio dovere.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Di Pietro.

ANTONIO DI PIETRO. In una situazione di questo genere, quindi - mi avvio alla conclusione -, riteniamo che, in questo momento, si sia intervenuti sul finanziamento pubblico, facendo credere che si stia risparmiando per lo Stato, mentre, invece, si sta spendendo ancora di più, e su quello privato, legittimando quella che sarà, d'ora in poi, la più grossa corruzione da parte dei privati o delle società di Stato verso i soggetti pubblici; ma, soprattutto, abbiamo impedito un reale controllo di legalità.
Infine, noi riteniamo che l'imprenditore onesto si senta proprio offeso, perché non gli abbassate le tasse se deve assumere un giovane ragazzo, ma gli abbassate le tasse se dà i soldi alla politica. L'imprenditore si sente offeso due volte.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, deve proprio concludere.

ANTONIO DI PIETRO. E allora a noi non resta che consegnare direttamente al Governo questa ultima quinta rata del finanziamento relativo al 2008 affinché ne faccia l'uso più onesto e più urgente che ritiene necessario; ma non resta, soprattutto, che attendere che questa legge venga pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e chiedere nuovamente ai cittadini se vogliono mantenerla così com'è o vogliono abrogarla. Quando dico «noi» mi riferisco trasversalmente a tutti quei cittadini qui dentro, parlamentari, e fuori di qui, senza distinzione di simboli o di bandiere, che vogliono partecipare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Pietro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Popolo e Territorio non voterà questa proposta di legge e non la voterà perché non ci convince. Illustri colleghi, noi pensiamo che un argomento così delicato e complesso sia uno di quegli argomenti rispetto ai quali il Parlamento dovrebbe, innanzitutto, chiedersi se davvero sta facendo quello che i cittadini si attendono dal Parlamento stesso. Riteniamo che ci siano stati almeno due elementi, sui quali vorremmo, ancora, invitare alla riflessione, che vanno assolutamente in contraddizione con il disegno di ricostruzione del quid che rappresentano e dovrebbero rappresentare i partiti in una compiuta democrazia. Innanzitutto, un errore di metodo che tra l'altro è emerso anche in alcune fasi del dibattito in questi due giorni perché, colleghi, lo dico veramente con grande amarezza, aver posposto la discussione fondamentale sulla riforma o per meglio dire sulla declinazione e applicazione dell'articolo 49 della Costituzione al tema relativo al finanziamento pubblico dei partiti è stato ed è un colossale errore; un errore di impostazione, innanzitutto, perché evidentemente nel Parlamento manca ancora la consapevolezza della gravità della situazione nella quale oggi ci troviamo per una crisi che non è della politica, semmai noi abbiamo presente innanzi a noi un vuoto della politica, ma è una profonda crisi dei partiti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 16,50)

SILVANO MOFFA. La crisi dei partiti richiede innanzitutto una grande analisi, una grande riflessione sul perché, oggi, i partiti siano in crisi, e quale occasione migliore sarebbe stata quella di affrontare in Parlamento una discussione davvero aperta, piena anche di grandi contenuti, di idee nuove, rispetto a quella che può essere una rifondazione del partito politico Pag. 76per come l'abbiamo immaginato nell'Ottocento, nel primo Novecento e per come si è venuto, poi, a modificare nel corso degli anni. Sono assolutamente convinto, non da oggi per la verità, che questo sia uno dei problemi profondi e rispetto ai quali ancora non c'è una risposta e che, in qualche modo, enuclea una sostanziale afasia del mondo politico anche rispetto all'incapacità di reagire a quello che viene definito il vento dell'antipolitica. Poi, in qualche modo, la reazione diventa talmente debole e scialba o in alcuni casi addirittura dannosa come dannoso può essere e sicuramente sarà agli occhi dei cittadini, un provvedimento che, alla fine, finisce soltanto col ridurre il danno, se di danno si può parlare rispetto all'entità di un contributo nei confronti del quale, diciamolo con franchezza, i partiti politici non sono stati all'altezza di misurarsi in maniera trasparente e corretta. Infatti, quello che è avvenuto in termini anche corruttivi non è un qualcosa dal quale possiamo assolutamente prescindere. Oggi, si parla molto del grillismo e in qualche modo da alcune parti si cerca di criminalizzare il fenomeno, in alcuni casi di sottovalutarlo e in alcuni casi è oggetto di strali.
E non si comprende che quel fenomeno è soltanto l'epifenomeno di un disagio profondo che pervade la società, che attraversa la destra come la sinistra e che è esattamente l'elemento sul quale si consuma quell'idea di partito che avrebbe dovuto in qualche modo scandire anche la rifondazione dei partiti politici. Noi avvertiamo dei segnali, e credo che questo debba essere anche oggetto di analisi, anche di declino di quella forma di partito di stampo leaderistico, dove il leaderismo in qualche misura veniva portato alle sue estreme rappresentazioni, consumando, e addirittura annullando la qualità del partito, sostanzialmente mettendo in un angolo anche quei luoghi della democrazia e del confronto politico che sono gli unici luoghi dove si animano le idee e si elaborano le proposte politiche.
Questa è la vera crisi che noi stiamo vivendo come sistema di partiti. E non c'è una risposta del Parlamento rispetto ad una questione che vede oggi fluire anche il corso del confronto, a volte banalizzato e ridotto soltanto a qualche contrappunto di linguaggio mediatico sulle reti e sull'etere che sostanzialmente soffoca, comprime e annulla i luoghi del confronto, i luoghi fisici dove la politica dovrebbe in qualche modo enuclearsi e venir fuori. Si tratta di contatti, brandelli di messaggi che invadono e che annullano la capacità di proposta politica.
È in questa crisi che in qualche modo sta emergendo una vera e propria rivolta morale del Paese. E alla rivolta morale non si risponde con un provvedimento di questo tipo. Avremmo dovuto avere il coraggio di intervenire non per demagogia, ma profondamente convinti della necessità di cambiare il corso della storia in questo momento così difficile nel nostro Paese. Avremmo dovuto avere il coraggio di rinunciare a quello stralcio di ulteriore finanziamento che riguarda i rimborsi elettorali, ma non per pura demagogia ma per fare qualcosa di radicalmente diverso rispetto al finanziamento pubblico.
Noi abbiamo proposto una legge che è stata anche in qualche modo associata alle varie proposte che sono state messe in discussione, ma che ribaltava il concetto di finanziamento pubblico investendo direttamente il cittadino e, quindi, facendo in modo che ci fosse un finanziamento su base volontaria. Questo implicava, come dire, la possibilità da parte dei partiti di cambiare radicalmente il sistema e di far sì che sul finanziamento su base volontaria si ricostruisse anche quel circuito di rapporto diretto tra chi vuole impegnarsi nella politica e chi vuole quindi dare un contributo al movimento politico, all'associazione, al partito che quelle idee porta avanti. Questo significa ricreare anche militanza, partecipazione. Certo, partecipazione e militanza non si creeranno nel momento stesso in cui noi diamo messaggi di questo tipo e di questa natura.
La verità è che noi non siamo ancora in grado - e questa è la grande amarezza che mi porto dentro - di sciogliere quel nodo che sostanzialmente era al centro anche di un grande dibattito che fu fatto Pag. 77nella Costituente. Certo, dovremmo andare tutti a rileggere gli interventi di Mortati, di Calamandrei, di Saragat, di Sullo, quando si parlava del riconoscimento giuridico dei partiti. Noi oggi abbiamo impiegato gran parte della nostra giornata a discutere a chi affidare la responsabilità del controllo su quelli che sono i bilanci dei partiti politici.
Se noi avessimo adottato la strada non quale quella che sta per essere adottata, ma quella del finanziamento volontario, sarebbe bastato in qualche modo che tutto questo prefigurasse una responsabilità di denuncia rispetto all'Agenzia delle entrate già per rendere tutto enormemente trasparente, evitando evidentemente i controlli di soggetti terzi ma facendo in modo che i partiti recuperassero anche la dignità e la capacità di essere autonomi fino in fondo rispetto ai finanziamenti che arrivano dal settore privato, non certo dal settore pubblico. Noi siamo assolutamente convinti che bisogna porre mano alla riforma e in qualche modo all'applicazione dell'articolo 49.
Ma siamo anche convinti che bisogna sciogliere quel nodo fondamentale in base al quale per troppo tempo abbiamo considerato i partiti come organo e sovrappeso dello Stato.

PRESIDENTE. Onorevole Moffa, la prego di concludere.

SILVANO MOFFA. Debbono, invece, tornare alla loro funzione originaria, essere corpi intermedi nella società per mediare tra cittadini e Stato.
Insomma, non debbono essere lo Stato, ma possono e debbono essere nello Stato. Soltanto così i partiti potranno in qualche modo saldare e riprendere un contatto diretto con l'opinione pubblica, riformandosi e riorganizzandosi, selezionando in maniera diversa le classi dirigenti e sfuggendo a questa paranoia nella quale siamo ormai tutti immersi in base alla quale bisogna comunque preservare quello che c'è perché non si ha il coraggio di andare verso il rinnovamento, la rifondazione e le idee nuove (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, il gruppo di Futuro e Libertà rappresenta l'unico partito in Parlamento che non gode di finanziamento pubblico. Quindi, per così dire, è in una posizione di assenza di conflitto di interessi rispetto alla legge che stiamo esaminando. La posizione finale di Futuro e Libertà è quella di votare a favore di questa legge per una considerazione essenziale, che forse è sfuggita a molti dei colleghi intervenuti: senza questa legge di riforma (che intanto dimezza il finanziamento pubblico ai partiti e questo è il messaggio principale che lanciamo agli italiani) rimarrebbe la precedente legge, ci sarebbe uno status quo che certamente ha avuto atteggiamenti di critica e di contestazione da parte della pubblica opinione.
Quindi, credo che questa legge sia un primo passo avanti di cui ci facciamo con qualche sofferenza carico insieme a tutti coloro i quali responsabilmente - per via riformista e non falsamente rivoluzionaria - vogliono cambiare questo assetto.
Credo anche, quindi, che sia importante sottolineare i punti positivi. Noi abbiamo fatto una attenta analisi del testo e abbiamo votato articolo per articolo cercando sempre di migliorarlo, ma siamo stati il primo partito, rispetto al testo originario dei relatori che prevedeva una riduzione del 30 per cento, a depositare un emendamento per ridurre del 50 per cento il finanziamento pubblico. Questo è il dato essenziale e il cuore di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Si parla di statuti dei partiti che debbono beneficiare del finanziamento pubblico. Sono state introdotte le società di revisione sui bilanci. È stato in qualche modo messo in campo il canale del finanziamento privato, disciplinato e regolamentato. È stata data anche l'occasione alle ONLUS, tramite il sistema di detrazione di cui fruiscono i partiti e di cui fruivano direi un po' vergognosamente Pag. 78esclusivamente i partiti prima di essere equiparati alle forze politiche.
È stato anche recepito nella sostanza un emendamento della collega Moroni che voleva andare in una certa direzione per cui una quota dei risparmi dal finanziamento in corso è stato destinato ai terremotati in Emilia Romagna. Credo che questo sia stato un atto di interesse nazionale e di coesione sociale a cui abbiamo nella finalità voluto contribuire (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
È stato introdotto il tetto per le spese elettorali degli amministratori comunali che non era assolutamente previsto. Era una sorta di prateria senza regole. È stata anche introdotta - ne diamo atto ai colleghi dell'Unione di Centro e lo abbiamo anche cofirmato - una sorta di norma abstract dell'articolo 49 della Costituzione che per noi è estremamente importante.
Infatti, fa carico alle forze politiche di ordinarsi come prevede la Costituzione, secondo una vita democratica interna, con particolare riferimento alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze e ai diritti degli iscritti, senza i quali le forze politiche non potrebbero avere finanziamento pubblico. Per noi questa norma ha un valore morale enorme. Certo, non è una legge che ci lascia del tutto contenti, e l'abbiamo sottolineato in occasione di tante proposte emendative. Infatti, avremmo voluto che il controllo non fosse quello di una commissione - che è comunque autorevole perché sono in essa rappresentate le alte magistrature dello Stato - ma avremmo voluto che un organo proprio, che esercita costituzionalmente il controllo contabile, come la Corte dei conti, potesse esercitare anche il controllo del finanziamento pubblico. Avremmo voluto anche altre disposizioni e altre modifiche molto importanti, come la totale retroattività, cioè che non fosse erogato neppure più un euro di finanziamento da questo momento, immediatamente, hic et nunc, in favore dei partiti e delle forze politiche.
Credo si sarebbe certamente potuto fare di più, e penso all'articolo aggiuntivo della collega Lanzillotta, che abbiamo condiviso, sul divieto alle pubbliche amministrazioni o, comunque, agli enti pubblici e alle società controllate dallo Stato ed altri enti pubblici, di erogare contributi e provvidenze ad associazioni che, di fatto, rischiano di essere dei «quasi partiti», dei partiti paralleli, perché presieduti e diretti, o comunque riconducibili, a parlamentari e uomini politici.
Certamente si sarebbe potuto fare di più, ma credo che il segnale che oggi il Parlamento italiano dà al popolo italiano sia comunque importante, e lo diciamo da partito che è riuscito a vivere e che è riuscito ad operare in questi mesi, in questo poco più di un anno che siamo nati, senza finanziamento pubblico, senza oro, senza argento e senza diamanti, perché senza oro, senza argento e senza diamanti - e non lo dico polemicamente - i partiti possono riscoprire le loro idee, la loro vocazione, l'entusiasmo dei giovani, la militanza, il volontariato, le piazze, la nobiltà e l'etica della politica con la «p» maiuscola (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
Quindi, dovremmo andare in questa direzione. Siamo fiduciosi che anche il Senato della Repubblica possa dare un contributo per il miglioramento di questo testo, non perché pressati dalla piazza e dal «grillismo», che comunque è un fenomeno che dobbiamo analizzare con grande rispetto della nostra società, ma lo dobbiamo fare a prescindere, per riscoprire un'altra dimensione della politica. I partiti non sono asini carichi di monete d'oro, devono ritornare a riconquistare il cuore della gente, e crediamo, come Futuro e Libertà, oggi, di aver dato il nostro onesto contributo in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge che ci accingiamo a votare dimezza, anche con Pag. 79effetto retroattivo, il finanziamento pubblico ai partiti e ai movimenti politici, portandolo sotto la media europea; prevede controlli rigorosi sui bilanci e sul rendiconto della gestione finanziaria; introduce, per la prima volta nella storia repubblicana, l'obbligo per i partiti di dotarsi di statuti democratici, nella garanzia della vita interna, nella scelta delle candidature, nella tutela delle minoranze e dei diritti degli iscritti; promuove la parità di genere nella vita politica; destina ai terremotati i risparmi derivanti dal finanziamento pubblico ai partiti; pone tetti che prima non c'erano alle campagne amministrative.
È una legge perfetta? No, come tutte le leggi, è aperta a valutazioni e miglioramenti e l'Unione di Centro non ha mancato di sottolinearlo nel corso dell'esame. Abbiamo ritenuto migliore il modello di controllo effettuato dalla Corte dei conti, abbiamo ritenuto forse poco chiara la disciplina del finanziamento alla politica da parte di enti pubblici o società pubbliche - che potrebbe essere migliorata - abbiamo anche giudicato un po' troppo alti questi tetti per le campagne elettorali amministrative, almeno nelle città più grandi, ma siamo orgogliosi di aver proposto e ottenuto il principio dell'obbligo degli statuti democratici per i partiti politici ed il principio di stretta inerenza del finanziamento pubblico all'attività politica, vietando perciò la possibilità di acquistare con queste risorse pubbliche immobili di dirigenti o eletti di partito e altri abusi che purtroppo le cronache ci hanno segnalato.
Ma, onorevoli colleghi e cittadini italiani che seguite i lavori, questo largo voto che accompagna l'approvazione del provvedimento è importante, molto importante. Finalmente oggi votiamo buone regole per la casta, che è anche - e mi scuso per la citazione - il titolo di un mio libro del 2008.

PIERGUIDO VANALLI. Modesto...!

PIERLUIGI MANTINI. Siamo in molti, in realtà, in Parlamento e fuori, a ritenere che ci siano stati negli anni abusi della partitocrazia, condotte contrarie all'etica pubblica, colpevoli inerzie, oltre che scandalosi episodi di rilievo penale. Occorre perciò cambiare, occorre che i partiti siano esigenti innanzitutto con se stessi, occorrono nuove e buone regole, ma - attenzione! - guai a criminalizzare la politica, anziché combattere le deviazioni e insistere sulle riforme utili. Attraversiamo un'epoca difficile: dobbiamo coniugare il rigore con la crescita, potenziare l'Europa politica - Grecia compresa - governare la globalizzazione, sviluppando i diritti delle persone e la democrazia e riducendo lo strapotere della finanza. Abbiamo condizioni storiche inedite. Cos'altro sono queste se non sfide della politica? Una politica che rappresenta, che governa, ma che ha come fine ultimo il bene comune, la dignità dell'uomo, sempre pensato nella sua relazione con la società. Non sono i partiti, i movimenti e le organizzazioni politiche comunque denominate ad essere, in tutto il mondo e nella storia moderna, il legame necessario tra società ed istituzioni, il motore della politica. Con tutte le innovazioni necessarie e le critiche indispensabili, dobbiamo avere a cuore la buona salute ed il buon funzionamento dei partiti politici, come bene essenziale della democrazia e della società. Chi equipara i partiti politici alla mafia bestemmia ed è ora di piantarla e di reagire, non arroccandosi certo in vecchi vizi e pigrizie, ma innovando, aprendosi di più alla democrazia partecipativa e praticando con serietà e sobrietà l'impegno politico come servizio civile ed espressione di carità. Lungo questa via già percorsa da centinaia di migliaia di uomini e di donne, riusciremo a restituire alla politica ed ai partiti la necessaria dignità.
Noi siamo per promuovere leggi più severe contro la corruzione - come stiamo facendo in questi giorni - e riforme istituzionali ed elettorali necessarie alla democrazia ed al miglior funzionamento delle istituzioni. Non è questo il tempo della paura, ma è il tempo del coraggio, della coesione nazionale e delle riforme.
Non ci arrenderemo alla tecnocrazia, alla demagogia, al populismo, ai poteri Pag. 80oscuri. Non possiamo farlo e non certo nell'interesse della casta ma per quello ben superiore dell'Italia e delle istituzioni democratiche, non possiamo farlo nel nome di Falcone, di Melissa, dei terremotati, degli esodati, dei giovani disoccupati, delle sofferenze diffuse e dei molti protagonisti di questo nostro meraviglioso Paese. Sarebbe però utile che questo sentimento, questo impegno fosse riconosciuto e sostenuto in modo più ampio nella società, nella cultura e nella stampa perché l'antipolitica indebolisce l'Italia. Annuncia perciò il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, si usa, prima di parlare male di qualcun altro, cercare perlomeno di dimostrare che si è capaci di fare qualcosa di meglio, e noi ci avevamo provato depositando la nostra proposta di legge in tema di finanziamento dei partiti, la proposta Dozzo e di tutto il gruppo.
In questa proposta avevamo appunto indicato quello che secondo noi era corretto fare per rispondere alle esigenze dei cittadini, innanzitutto abolire del tutto il finanziamento pubblico ai partiti, oggi chiamato rimborso elettorale ma con il provvedimento in esame viene richiamato finanziamento dei partiti; poi avevamo previsto - in sostituzione, perché comunque le spese ci sono e bisogna pur sopravvivere - le devoluzioni liberali di soggetti privati e le destinazioni attraverso il 5 per mille e attraverso appunto il 730 e le dichiarazioni dei redditi. Si tratta di finanziamenti più che leciti e che tutte le persone che vogliano sostenere chi dà voce alle proprie idee politiche è in grado di fare e può fare con tranquillità e legittimamente. Sulle erogazioni liberali avevano messo un tetto perché non è corretto comunque che chi ha di più possa dare di più e influenzare la vita dei partiti, quindi è giusto che ci sia anche un tetto a questa possibilità di contribuzione.
Avevamo previsto il controllo e la trasparenza di questi bilanci attraverso società che sono iscritte negli albi speciali tenuti dalla Consob, attraverso le pubblicazioni su siti Internet dei bilanci e di tutti quei dati e documentazioni che sono utili per far capire a tutti come si sta muovendo un partito e come vive.
Per ultimo avevamo proposto di devolvere l'ultima rata dei rimborsi elettorali del 2008 - che ancora deve essere versata ai partiti - in questo momento a chi ne ha sicuramente più bisogno, cioè attività assistenziali, pagamento dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione, a favore dell'artigianato, del commercio e della piccola e media impresa; abbiamo approvato e sostenuto l'emendamento che devolve una parte del contributo dei partiti ai terremotati o agli alluvionati, anche questa era sicuramente un'ottima destinazione di quest'ultima rata, mentre invece i partiti se la vogliono mantenere non tanto perché possano continuare a spendere male i soldi come li hanno spesi fino ad ora ma perché li hanno già spesi tutti e quindi hanno necessità di avere quei soldi che si erano attribuiti attraverso le elezioni per poter pagare le spese che hanno già sostenuto.
Su questo provvedimento il fatto per esempio che in questo momento gli esponenti del Partito Democratico e del Popolo della Libertà sono impegnati in una conferenza stampa a reti riunite per giustificare a tutto il mondo quello che stiamo facendo forse dà l'esempio del senso che abbiamo dato con questo provvedimento, della chiarezza che abbiamo raggiunto.
Sarà un caso ma tutti al di fuori di quest'Aula si sono fatti un'idea di questo provvedimento - che è più o meno come la nostra della Lega - contraria a quella che tutti coloro che hanno votato a favore pensavano di dare, allora bisogna correre fuori a fare una conferenza stampa prima ancora del voto finale per dire guardate che le cose vanno in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) come se quelli fuori da quest'Aula Pag. 81fossero tutti degli imbecilli che non sono in grado di capire cosa stiamo facendo qui dentro. In parte l'ha spiegato già il collega Di Pietro cosa è successo - lui usa dei termini che io non riesco ad utilizzare, usa delle argomentazioni che gli sono proprie anche per il lavoro che ha fatto e quindi è riuscito a suo modo ma l'idea è quella lì - si è girato attorno al problema ma nella sostanza i partiti si tengono i soldi pubblici, hanno mischiato le carte e quindi sarà difficile pure capire come poi li spenderanno, sarà difficile se non impossibile che chi dovrà controllare queste spese lo possa fare anche perché sulla commissione di controllo si è scritto tutto e il contrario di tutto.
Alla fine, in ogni caso, non sappiamo cosa dovranno controllare quelli che controlleranno, che non sappiamo ancora chi saranno, se sarà la Corte dei conti o qualcun altro, anche se la stessa Corte dei conti o la Cassazione sono intervenute all'interno del nostro dibattito, in qualche modo arrogandosi il diritto di dirci - non so se giustamente o meno dal loro punto di vista - che le leggi andrebbero scritte in un certo modo. Ci hanno detto come loro le vorrebbero scritte. Magari sarebbero scritte meglio, però almeno fino a quando esisterà questo Parlamento forse le leggi le dovremmo fare noi, mentre loro le dovrebbero interpretare. Se non sono capaci di farlo, cambino mestiere, ma se vogliono che siano scritte come fa piacere a loro, perché così le possono interpretare a modo loro, non è sicuramente il caso che lo facciano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quindi, non sappiamo come verranno controllati questi finanziamenti e non sappiamo neanche cosa ci sarà poi da controllare. Il collega di Futuro e Libertà, che adesso si è speso a favore del provvedimento, poco fa in Aula ha detto a tutti che il provvedimento si presta all'elusione dello stesso, cioè ha riconosciuto egli stesso che è scritto talmente bene che non sarà molto difficile che non venga per niente applicato o che chiunque lo potrà impugnare perché non è applicabile. Poi abbiamo assistito alla nascita di questo provvedimento. Era il 12 aprile quando è stato depositato dai padri fondatori il testo «ABC». Oggi è il 24 di maggio e questo testo doveva essere approvato in una settimana. Si è fatto fuoco e fiamme perché la Lega ha chiesto che non fosse assegnato in Commissione in sede legislativa, ma di discuterlo in Aula. Abbiamo visto che avevamo ragione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché quando si è trattato di portare questi provvedimenti in Aula tutti hanno avuto la possibilità di intervenire e il testo è stato cambiato. Soprattutto c'è stata la visione chiara che su questi temi è meglio che tutti sappiano tutto, piuttosto che continuare in Commissione a trattarlo tra pochi, anche perché non avrebbe visto la luce lo stesso. Infatti, come è uscita la prima bozza dalla Commissione è stato subito impallinato dalla Commissione bilancio e dalla Corte dei conti. Quindi, l'«ABC» con i padri fondatori alla fine è diventato figlio di NN e nessuno vuole attribuirsi la paternità di questo testo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e bisogna andare fuori a spiegare chi sono la madre e il padre, altrimenti non lo capisce nessuno. Adesso non sto qui a dire tutte le pecche del provvedimento, perché ne abbiamo discusso mentre votavamo le proposte emendative. Sicuramente dopodomani - ammettiamo pure che il Senato lo approvi nello stesso modo, cosa di cui dubito - appena entra in vigore, ne vedremo delle belle sulla attuazione pratica. All'interno delle proposte emendative approvate oggi poi ci sono due o tre aspetti non trascurabili. Chi ha votato contro quella presentata dall'onorevole Lanzillotta, l'ultima che abbiamo votato in tema comunque di finanziamento, di sostegno e di contribuzione da parte di società pubbliche a favore di altri, si ricordi che ha votato a favore delle società di Stato, che potranno così pagare le feste dei partiti e i giornalini delle correnti dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Potranno contribuire alla politica attraverso finanziamenti che sono fintamente privati, ma in realtà vengono ancora dal pubblico. Poi abbiamo approvato tutti anche la proposta Pag. 82emendativa dell'Unione di Centro, che indica che i rimborsi e i contributi della presente legge devono avere una destinazione specifica, ma soprattutto che non possano essere utilizzati per pagare immobili posseduti da società partecipate dagli stessi soggetti che partecipano alla politica. L'abbiamo votata tutti, non c'è stato nessuno che abbia votato contro. Ma volevo ben vedere chi era quel mariuolo in quest'Aula che si fa pagare dei propri immobili attraverso fondi dei partiti. Quindi era una proposta emendativa inutile, che non bisognava presentare. Forse il collega Bressa avrebbe fatto bene a lasciar andare ed a non ritornare sulla sua votazione. Alla fine, la nostra posizione è stata chiara fin dall'inizio: noi siamo contro il finanziamento pubblico dei partiti. Questa finta riduzione del finanziamento pubblico di fatto introduce delle nuove fattispecie di finanziamento pubblico. Noi siamo per la chiarezza, siamo perché la gente, capendo quello che noi vogliamo, possa alla fine votare di conseguenza e quindi darci o meno l'approvazione per quello che abbiamo proposto e portato avanti.
Noi ci impegneremo affinché le nostre proposte siano sempre le più chiare possibili e affinché i soldi che ci vengono attribuiti dai privati e dalle devoluzioni che i nostri militanti ci consegneranno siano utilizzati perché il nostro partito sia sempre proiettato verso il nostro proprio fine: cercare di dare a questo Paese un volto diverso attraverso il federalismo, attraverso una diversa visione dello Stato, che, innanzitutto, possa contribuire a ridurre le sue spese.
Infatti, questi finanziamenti le spese pubbliche non le riducono: continuerà ad aumentare il costo dello Stato, sul quale graveranno ancora anche i costi dei partiti; i cittadini continueranno a pagare più tasse, perché noi, fintamente, gli abbiamo fatto credere che, invece, ci siamo ridotti il finanziamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Partito Democratico ha voluto con grande determinazione questa legge. Con questo voto della Camera dei deputati di oggi si dimezza il finanziamento pubblico dei partiti e si introducono controlli sulla trasparenza dei bilanci e sanzioni per chi non rispetta le norme.
Argomentazioni, che ho sentito, che tendono a negare questo sono fatte o per ignoranza o in malafede. Il Partito Democratico risponde alle obiezioni di chi afferma che in questo modo si reintroduce il finanziamento pubblico affermando che togliamo di mezzo un'ipocrisia e che questo finanziamento pubblico ci porta da 182 milioni di euro a 91 milioni di euro.
Che sia un dimezzamento lo abbiamo visto nella possibilità, che abbiamo avuto, di proporre e - devo dire con soddisfazione - vedere accolto da tutti gli altri gruppi un emendamento che destina quelle risorse a favore delle popolazioni terremotate. Se non fossero state risorse vere, questo non sarebbe stato, ovviamente, possibile.
Sappiamo benissimo, colleghi, perché qualcuno ce lo ha ricordato, che dobbiamo avere in mente l'articolo 49 della Costituzione, per dare regole democratiche ai partiti. Sappiamo benissimo che dobbiamo lavorare sull'articolo 49 della Costituzione, che deve essere sviluppato e portato a compimento il processo di democrazia interna dei partiti, che non è risolto da quell'emendamento accolto ieri, e che dobbiamo, nello stesso tempo, andare verso un'articolazione dei partiti in modo che abbiano norme di trasparenza assolute.
E sappiamo benissimo che, per il compimento di tutta questa parte, oltre all'articolo 49 della Costituzione, è necessario andare ad una riforma della legge elettorale, che è questione che rimane essenziale nel rapporto di fiducia con gli elettori di questo Paese. Pag. 83
Perché abbiamo agito tempestivamente (qui serpeggia ancora una grande ipocrisia)? Perché la necessità di questo segnale immediato? Perché, colleghi, ci siamo trovati improvvisamente sbalzati all'indietro, sono cambiate le metodologie. Abbiamo assistito a scandali con acquisti diversi, questa volta lingotti, diamanti e ville, che sono il vero problema della non credibilità della politica nei confronti dei cittadini.
Oggi assistiamo a gruppi che, disinvoltamente, vengono qui a dirci che si può fare a meno in assoluto, e che questa era sempre stata la loro posizione, del finanziamento pubblico, come se si trattasse di un dibattito fra «mammolette» e come se, invece, non vi fossero state alla base queste precise responsabilità. Colleghi, penso che si debba anche svolgere un'altra riflessione.
Il Partito Democratico, ovviamente, risponde a queste problematiche.
Prima di tutto, è auspicabile che la politica sia composta dalle molteplici volontà di milioni di italiani, i giovani, le donne e i volontari, che devono concorrere, in modo trasparente, al sostegno dei partiti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,30)

MICHELE VENTURA. Questo è stato evocato in vari interventi. Lo dite a noi, che abbiamo fatto di questo un tratto distintivo ed essenziale del Partito Democratico!
Sappiamo benissimo che questa è la caratteristica di fondo, ma sappiamo anche che, se non ci fosse stata la nostra determinazione, non saremmo arrivati a quel taglio del 50 per cento, sappiamo benissimo che abbiamo dovuto far fatica a salire da quel 33 per cento al 50 per cento, che c'è voluto l'impegno del segretario nazionale del partito e di tutto il gruppo perché questo si realizzasse.
Noi siamo contro - lo voglio dire in modo esplicito - al fatto che i partiti siano lasciati in balia delle lobby. Ma non vi dice niente il dibattito che si è aperto negli Stati Uniti? Vi è un'associazione, che sta acquisendo sempre più forza, che vuole introdurre anche negli Stati Uniti un sistema di finanziamento pubblico, proprio perché quella pesantezza che si registra e il condizionamento dei grandi gruppi finanziari stanno diventando una forma di impedimento allo sviluppo della piena sovranità delle scelte politiche anche in quel Paese. Noi siamo, dunque, di questa opinione.
Abbiamo ottenuto, con questa legge, questi risultati, altri che si sono presentati alzando il tiro non hanno ottenuto nulla. Il Partito Democratico ha agito sul piano di una piena responsabilità, per l'appunto l'etica della responsabilità e della decisione, lascito di un alto dibattito del secolo scorso.
Non diciamo di non volere i finanziamenti pubblici perché non abbiamo e non avremo miliardari come leader o sostenitori occulti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non vogliamo opacità crescenti quando i finanziamenti si muovono in direzione di singoli individui.
Noi, dalla nascita del Partito Democratico, pubblichiamo e facciamo certificare il nostro bilancio, ogni cittadino può verificarlo. È una questione che pongo anche agli altri gruppi presenti in quest'Aula. I nostri bilanci sono online, possono essere consultati da tutti, sono vidimati da società che hanno lo scopo preciso di verificare la legittimità e la correttezza dei bilanci, di controllarli. Perché non si è fatto altrettanto? Si viene qui in Aula e si dice che ciò che proponiamo sul piano del controllo e della trasparenza non è sufficiente. Quello che è previsto nel provvedimento in oggetto, per tre quarti, noi già lo facciamo, senza bisogno di una legge che ci obblighi a farlo.
All'antipolitica, alla quale non ascrivo automaticamente chi non lo fa di sua spontanea volontà, si risponde con la buona politica e una buona politica promette quello che può mantenere e si fa sempre tenere sotto controllo da chi le dà fiducia. Pag. 84
Quando avremo finito di votare leggeremo interviste al vetriolo, sentiremo riproporre referendum abrogativi. Nessuno che, anche in quest'Aula, ha detto «no» al finanziamento ha rinunciato ai vecchi rimborsi, nessuno di coloro che si autodefiniscono antipolitici, entrati nelle varie giunte, ha restituito i contributi regionali o lo stipendio previsto per l'incarico. Chi oggi minaccia di fare tornare gli italiani ad esprimersi contro il finanziamento, come nel 1993, dovrebbe riflettere con grande attenzione.
Dovrebbe riflettere - e concludo, signor Presidente - con grande attenzione su un punto che rimane al centro della vicenda italiana, un punto essenziale, che è quello delle difficoltà del Paese: quando si erodono le condizioni materiali, si erode anche la democrazia.
Qui sarebbe molto interessante sviluppare una riflessione di Antonio Gramsci: il rapporto e l'influenza tra struttura e sovrastruttura. Ma questo ci deve portare a considerare che dobbiamo tenere ben ferma la barra della nostra azione. È il momento che il mondo della politica dimostri di avere capito e chiami alle proprie responsabilità classi dirigenti, che sembrano attardarsi in giochetti miopi, volti a salvaguardare solo interessi particolari.
Per questi motivi, signor Presidente e onorevoli colleghi, il nostro sarà un voto convinto per approvare una legge che fa fare un passo avanti alla credibilità della politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, credo che la vera sfida che il Parlamento si è trovato dinanzi, lavorando su questo provvedimento, sia stata quella di mostrare se stava esclusivamente lavorando correndo ai ripari dando una risposta frettolosa allo scandalismo giornalistico sui casi Lusi o Belsito ed alle paginate dei giornali, oppure se con coerenza voleva affrontare un tema in maniera più complessa e più seria.
Devo dire che io avrei preferito che in questa sede non si fosse cercato, sia pure legittimamente, che ognuno richiamasse le proprie proposte, ma si fosse segnalato maggiormente un lavoro di squadra, un lavoro fatto tutti insieme per tentare effettivamente di dare una risposta convincente. Quindi, non citerò quelle che sono state le richieste avanzate dal mio gruppo perché, per quanto ci riguarda, se riusciamo a fare una proposta di legge che convince i cittadini che ancora esiste una politica, è una vittoria dell'intero Parlamento non certo di un gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Detto questo, ovviamente il tema più delicato, nell'affrontare il finanziamento pubblico, era farlo appunto con realismo. C'erano due strade e lo sappiamo tutti: una strada all'anglosassone, con i contributi privati, ed una posizione più continentale dove tutti i partiti vivono di contribuzione pubblica. Infatti, un dato è sicuro: la politica senza soldi non vive e questo dobbiamo metterlo bene in chiaro dinanzi ai cittadini anche per essere effettivamente seri.
Ora il sistema che è stato scelto è un sistema misto, io credo non a caso, proprio perché questa è un'epoca di transizione. Dalla Repubblica dei partiti, che ha vissuto un periodo in cui i partiti-Stato avevano la necessità di tenere un forte apparato di struttura, ma purtroppo venivano finanziati diversamente ed altrove, il finanziamento pubblico in questo Paese nasce perché c'erano partiti, che venivano finanziati da altri Paesi stranieri e nemici di questo Paese, ed altri partiti, che non avevano legittimazione quindi ad agire. Da questo nasce la legge del 1975.
Ora siamo in grado, immediatamente, di allontanarci da quella strada e di passare alla contribuzione volontaria? Io non credo che noi siamo in grado. Non credo. Dobbiamo fare dei passaggi ulteriori. Infatti il passaggio da partito a movimento o il passaggio alla contribuzione da parte dei cittadini sono tutti segni di una maturità Pag. 85e di una crescita, dove ancora probabilmente noi non siamo arrivati. Quindi, già essere arrivati a parlare di una contribuzione mista, in parte pubblica ed in parte privata e soprattutto con la ricerca della contribuzione privata, è un notevole passo in avanti.
Il secondo punto era quello di dare un segnale ai cittadini, che la politica per prima tagliava le proprie spese.
Al riguardo però bisogna essere chiari: noi sinora, con il Governo Berlusconi, avevamo già tagliato il 30 per cento del finanziamento ai partiti, quindi la risposta era stata già data. Ora ne diamo una ulteriore, aggiungendo ad essa quella che effettivamente può essere nata dagli scandali degli ultimi tempi. Credo sia giusto dare atto alla Lega Nord di una grandissima dignità nella conduzione di questa battaglia, perché sicuramente ha ammesso i suoi errori, dei quali la maggioranza o quasi di tutti i colleghi che sono presenti in quest' Aula sono vittime, non certo colpevoli.
Detto ciò, però, immagino che sia abbastanza sterile dire: noi non voteremo per il finanziamento pubblico ma l'accetteremo, perché in fondo lo vogliono gli altri, quindi questi soldi non li vogliamo ma se ce li date ce li teniamo. Mi diceva prima il collega Baldelli: ma in fondo, se non li vogliano, possono sempre devolverli ad associazioni di beneficenza. Ci aspettiamo allora, signori dell'Italia dei Valori, signori di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, che quando prenderete questi soldi, li darete ad associazioni di beneficenza e allora sì che sarete coerenti rispetto alle parole che avete pronunciato in questa sede (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
In conclusione, di questo dobbiamo essere fermamente convinti: la parte essenziale della risposta che bisogna dare ai cittadini è che i soldi che vengono erogati dallo Stato siano effettivamente controllati. Il problema vero è quello di bilanciare con attenzione da un parte il controllo su come vengono spesi i soldi dei partiti e dall'altra parte anche la libertà dei partiti di fare le proprie scelte su come fare politica.
Questo è il tema più delicato, questo è il tema per cui è impraticabile la soluzione, più volte proposta in questa Aula, cioè quella di affidare il controllo alla Corte dei conti. La Corte dei conti lavora sulla pubblica amministrazione dove ci sono scelte vincolate. Un partito non può compiere scelte vincolate, perché ciò significherebbe tradire la democrazia. Auspico che riusciremo a fare di questa pagina una pagina in cui parleremo nuovamente in maniera fiera di fare politica, sapendo che non sarà una legge di questo genere, o un risultato di questo genere a bloccare la cosiddetta antipolitica dilagante; siamo ormai troppo «scafati» per non saperlo, domani ci chiederanno altro. Non lo abbiamo fatto per il giornali, non lo abbiamo fatto per saziare la volontà di sangue di nessuno, lo abbiamo fatto perché ci credevamo e perché forse era giusto in questo momento dare un segnale soprattutto di serietà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, ho molto apprezzato l'intervento dell'onorevole Ventura, devo dire la verità, perché ha posto i temi di un dibattito possibile che non abbiamo fatto. Noi voteremo contro la legge Bressa-Calderisi per due motivi: il primo di merito ma il secondo di metodo. Voi avete voluto anteporre il dibattito sul finanziamento pubblico al dibattito sul modello di partito, così anticipandolo di una settimana, non di mesi e lo avete fatto per pregiudicare il dibattito sul modello di partito, perché il vostro modello di partito lo avete già scritto, è il modello del finanziamento pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Il modello del finanziamento pubblico non si esaurisce solo nei denari del finanziamento pubblico, quel modello, di Pag. 86cui il finanziamento pubblico è la punta dell'iceberg, è il modello dell'occupazione dello Stato. Liberate l'ENI, liberate la Finmeccanica, liberate la RAI, liberate le migliaia di municipalizzate! Liberatele dalla vostra occupazione e poi parliamo del modello del partito e anche del finanziamento pubblico! Noi siamo disposti, dispostissimi a fare questo dibattito. Solo noi e l'onorevole Castagnetti, che viene da quella identità sturziana che già nel 1957 aveva posto il problema. Altro che referendum del 1993!
Nel 1974 vi siete dati il finanziamento pubblico; nel 1974 vi siete dati il finanziamento pubblico perché c'erano i furti. Per evitare i furti di regime avete inventato il finanziamento pubblico. Lo abbiamo abolito, il 90,3 per cento dei cittadini l'ha abolito, voi lo avete ripristinato perché così sarebbero diminuiti i furti.
Oggi di nuovo: furti e finanziamento pubblico. Allora, la settimana prossima, quando discuteremo dell'articolo 49 e della democrazia interna dei partiti, la settimana prossima portate un modello di partito che non sia quello che state oggi prefigurando, per discutere sul futuro. Evitiamo - onorevole Ventura - i referendum del 2014. Prefiguriamo il modello di partito dei cittadini. Prefiguriamo il modello di partito dei servizi. Prefiguriamo il modello di partito che non occupa la RAI, ma che mette il servizio pubblico radiotelevisivo a disposizione del diritto dei cittadini di conoscere per deliberare. Oggi la RAI è un servizio privato della partitocrazia.
E in tutto questo quadro, pene sempre più severe, tutto quello che volete, ma lo sapete che la giustizia in questo Paese non funziona? È una giustizia in violazione della Costituzione e di tutti gli accordi internazionali, in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo è da trent'anni che vi dice che lo Stato di diritto in Italia è in pericolo. Allora, se lo Stato di diritto in Italia è in pericolo, cosa facciamo insieme? Non chi è più bravo ad arrivare prima o a fare qualcosa in meglio per se stesso. Cosa facciamo per il Paese insieme?
La settimana prossima nell'articolo 49 sui partiti mettiamo che i partiti non nominano più il consiglio di amministrazione dell'ENI, della Finmeccanica, della RAI, delle municipalizzate, e poi raddoppiamo il finanziamento pubblico (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Cambursano che aveva chiesto di intervenire per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà per due minuti.

ANDREA ORSINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a titolo personale naturalmente, ho apprezzato e per molti aspetti condivido lo spirito dell'intervento del presidente Moffa e degli altri colleghi che si sono espressi qui e anche fuori di qui per la totale abolizione del meccanismo dei contributi pubblici ai partiti, e tuttavia voterò a favore di questo provvedimento che fa compiere un passo avanti su una questione che si trascina da troppo tempo: un provvedimento che nelle condizioni date è probabilmente il massimo che si possa realisticamente realizzare; un provvedimento che dimezza i contributi pubblici ai partiti seguendo la strada già indicata dal Governo Berlusconi e che apre la strada al finanziamento privato.
Questa legge, onorevoli colleghi, è una prima dimostrazione della capacità della politica di autoriformarsi, di ascoltare la voce del Paese e dei cittadini in un momento di grave preoccupazione e di disagio sociale. Ma non è affatto - colleghi - come ha scritto qualche commentatore autorevole su un giornale ancora più autorevole (un giornale con le pagine rosa, per intenderci) una scelta forzata imposta dal successo di Grillo alle elezioni amministrative. Non è affatto - cito - un omaggio che il vizio rende alla virtù. Perché in democrazia - colleghi - i partiti non sono il vizio e l'antipolitica non è affatto la virtù.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

Pag. 87

ANDREA ORSINI. La virtù è la democrazia e la partecipazione - concludo Presidente - e la partecipazione non esiste senza i partiti. Saranno un sistema vecchio, obsoleto, carico di difetti, ma dove non ci sono i partiti non c'è la libertà, ci sono solo altri poteri molto meno trasparenti e molto meno liberali.
Lavoriamo - colleghi - per una politica diversa, migliore, che sappia ritrovare il linguaggio della gente, ma chi lavora contro la politica lavora contro la libertà degli italiani e lo sa benissimo anche se dice il contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. ...nel mio primo intervento avevo citato le parole del segretario del mio partito e voglio concludere con queste: «Faremo il primo movimento politico che rifiuterà il finanziamento pubblico e che si affiderà ai fondi privati e a quelli degli iscritti. Si affiderà, cioè, a contribuzioni volontarie che avranno un tetto massimo. Ci sarà anche una partecipazione diffusa in modo che nessuno possa dirsi azionista di riferimento del partito».
Ebbene, abbiamo perso un'occasione per realizzare questa indicazione che consideravo preziosa per riscattare la credibilità politica del nostro movimento. È stato detto che questa legge ci equipara agli altri Paesi europei; peccato che negli altri Paesi europei non ci sia un tale discredito delle istituzioni politiche e di coloro che ne fanno parte come rappresentanti del popolo. E peccato che negli altri Paesi europei la crisi della finanza pubblica non sia così grave, profonda e rischiosa come in Italia.
Per questo, insieme ad altri colleghi, avevamo proposto un sistema che favorisse la partecipazione anche attraverso la partecipazione economica e i contributi volontari. Dobbiamo renderci conto che nuovi partiti - perché noi crediamo in un sistema di parti politiche - possono esistere solo se sono aperti alle contribuzioni, alle persone e non alle oligarchie. Chiedo scusa per questo intervento a dei colleghi che dovrebbero onorare meglio il loro mandato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, con questo provvedimento...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, ognuno ha il diritto di esprimersi.

SALVATORE VASSALLO. ...si dimezza giustamente l'entità raggiunta inopinatamente nel 2010 di 182 milioni di euro dei contributi pubblici per i partiti.
Si tratta di una scelta doverosa e seria imposta dalla determinazione del Partito Democratico e, quindi, di una legge che contiene certamente una parte molto positiva e attesa dai cittadini italiani. Ma si è voluto contemporaneamente, non a caso contemporaneamente, stabilire una nuova disciplina del finanziamento pubblico che, a mio avviso, non è adeguata, non contiene gli elementi di garanzia, serietà e controllo che i cittadini oggi si aspettano dalla politica.
Con questa legge sarà ancora legalmente possibile fare spese con i soldi dei partiti che non hanno niente a che fare con la politica. I criteri di democraticità posti ai partiti sono molto vaghi e probabilmente non applicabili. Meglio che niente, ma, probabilmente, così come sono scritti, non applicabili. Il controllo è sottratto all'istituzione che naturalmente dovrebbe esercitarlo per affidarlo ad una commissione che è troppo prossima ai partiti per essere totalmente credibile oggi.
È per queste ragioni che ho argomentato - sostenendo posizioni che il PD ha fatto proprie ripetutamente ed autorevolmente negli scorsi mesi, sia durante tutto l'esame del provvedimento in Commissione, Pag. 88sia in Aula - che devo confermare il mio dissenso nei confronti di questa parte. Siccome però non voglio entrare in conflitto con le indicazioni del gruppo, dichiaro che al momento del voto lascerò l'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Forgia. Ne ha facoltà.

ANTONIO LA FORGIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io prendo la parola per dichiarare un voto in dissenso rispetto al gruppo. Ma non posso non cominciare osservando il rilievo della legge sulla quale stiamo per esprimerci, un rilievo in sé stessa, un rilievo ancora maggiore per il momento nel quale la votiamo, di drammatica crisi della relazione tra cittadini, partiti politici ed istituzioni, che ha eroso le fondamenta della credibilità e dell'autorevolezza della politica.
Non devo spiegare a voi che l'autorevolezza della politica in democrazia costituisce la risorsa principale per affrontare una fase di durissima crisi qual è l'attuale.
La materia impone, dunque, un'assunzione forte di responsabilità e mi costringe ad esprimere un voto contrario ad una legge che affronta in modo ritengo gravemente sbagliato la questione e si muove in una direzione esattamente contraria, a mio giudizio, al necessario.
Ieri l'onorevole Parisi, che mi ha autorizzato a parlare in questo momento anche a suo nome, ha affermato che, al coperto del cedimento alla richiesta di una parziale riduzione delle risorse pubbliche trasferite ai partiti sotto forma di apparenti rimborsi elettorali, il Parlamento va reintroducendo il finanziamento pubblico. Riteniamo che i cittadini abbiano cambiato idea rispetto all'opinione espressa nel 1993 (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia fate completare...

ANTONIO LA FORGIA. Evidentemente, la larghissima maggioranza che sta per approvare questo provvedimento pensa che...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole La Forgia.

ANTONIO LA FORGIA. Ritengo, viceversa, che i cittadini non abbiano cambiato idea e riteniamo che abbiano ragione. I casi di Lusi e di Belsito, che sono tornati così insistentemente, indicano che il vero scandalo politico è costituito dal sequestro delle risorse pubbliche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, ci sono in questo momento comitati di cittadini che stanno raccogliendo le firme per una proposta di iniziativa popolare che prevede l'abolizione del finanziamento pubblico e la previsione del finanziamento privato con defiscalizzazione.
Ritengo che questa iniziativa sia condivisibile. Per tale ragione, signor Presidente, annuncio la mia astensione sul provvedimento, dando atto comunque a questa Camera di aver lavorato bene, con serietà, e comunque questo testo costituisce un passo in avanti verso un chiarimento profondo nei rapporti tra partiti e cittadini.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 4826-A ed abbinate)

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI, Relatore. Signor Presidente, a nome del Comitato dei nove, propongo all'Assemblea, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento la seguente correzioni di forma: all'articolo 9-bis, comma 1, Destinazione dei risparmi ad interventi conseguenti ai danni provocati Pag. 89da eventi sismici e calamità naturali, le parole: «assegnati a un fondo da istituire presso la» devono intendersi sostituite dalle seguenti parole: «riassegnati ad apposito programma dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze relativo alla».
Mi sia data occasione di un ringraziamento che non è di routine ma è davvero sincero a tutti i funzionari della I Commissione e della V Commissione, della Tesoreria della Camera, del Servizio Studi e dell'Aula perché il provvedimento è stato particolarmente complesso non solo dal punto di vista politico, ma anche tecnico a fronte di una serie di norme che si sono stratificate nel tempo. Quindi, è un ringraziamento per davvero sincero: infatti non saremmo giunti a questo risultato senza questo contributo.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4826-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 4826-A ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)

Onorevole Lupi... onorevole Mazzocchi... onorevole Pugliese...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Iannaccone ed altri; Razzi ed altri; Donadi ed altri; Pionati; Palagiano ed altri; Cambursano ed altri; Briguglio; Baccini; Angelino Alfano ed altri; Giachetti ed altri; Graziano ed altri; Moffa ed altri; Antonione ed altri; Casini ed altri; Rubinato ed altri; Dozzo ed altri; Bersani ed altri; D'iniziativa popolare: Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e dei movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi. Delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e dei movimenti politici e per l'armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali» (4826-4953-4954-4985-5032-5063-5098-5114-5123-5127-5134-5136-5138-5142-5144-5147-5176-5198-A):

Presenti 386
Votanti 369
Astenuti 17
Maggioranza 185
Hanno votato 291
Hanno votato no 78
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Minniti, Picierno e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
L'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno per i quali sono previste votazioni è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 17,58).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 90

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, avrei dovuto farlo subito questa mattina ma, purtroppo, mi sono accorto in ritardo - ed è una mia colpa - che, nel resoconto stenografico relativo alla seduta di ieri, nel mio intervento in ricordo del giudice Giovanni Falcone sulla strage di Capaci, risultano dei passaggi non perfettamente chiari.
Vorrei precisare che intendevo dire che la mafia aveva motivi di rancore per Giovanni Falcone sia per l'efficacia delle sue indagini, sia per l'immagine che egli dava di sé e per il modello civico che proponeva, sia per il fatto di non mostrarsi spaventato. Di qui il mio riferimento alla sua spavalda modalità di esorcizzare il pericolo, ai suoi sorrisi ironici e alla sua capacità di smascherare l'ipocrisia del potere.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18)

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, se me lo permette, approfitto della parola che mi è stata data per sollecitare ancora - e lo farò fino alla fine di questo mese - una risposta da parte del Governo all'interrogazione che ho presentato nei giorni scorsi insieme ai colleghi Barani e Rigoni.
Tale interrogazione riguarda l'eventualità - che andrebbe scongiurata - che l'emittente della Toscana nord-occidentale, Teleriviera, una storica emittente, possa essere costretta a chiudere e a cessare le proprie trasmissioni, licenziando anche un certo numero di personale, per un errore che è stato fatto dagli uffici territoriali dell'ispettorato, che, con il passaggio al digitale terrestre, hanno attribuito a questa emittente un canale, in verità, già occupato da un'altra emittente.
Il Governo non risponde; da cinque mesi, ci sono soltanto spese e nessun ricavo a carico di quest'azienda. Quindi, signor Presidente, la prego di chiedere al Ministero di rispondere all'interrogazione posta in merito all'assegnazione delle corrette frequenze televisive.

CARLO CICCIOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, ho notizia che il Ministero dell'interno avrebbe deciso di nominare commissari per le province sciolte, in quanto cessano, i presidenti in carica.
Con questa notizia, ovviamente, non solo non sono d'accordo, ma ritengo che sia vergognosa, perché delle due l'una: o si decideva di tenere in carica, prorogandolo, l'intero consiglio provinciale (e, quindi, il presidente, la giunta e i suoi organi), in attesa della decisione sulla nuova legge che prevede un cambiamento istituzionale per le province - ciò avrebbe significato, come è accaduto in altre occasioni, come per esempio in occasione del terremoto, che sarebbe rimasto l'ente eletto direttamente dai cittadini -, oppure si passava a nominare come commissario per la gestione delle province e delle sue funzioni una figura istituzionale, un prefetto o, comunque, una persona di derivazione istituzionale. Questo avrebbe consentito un'equità nel sistema della rappresentanza.
Invece, in questo modo, viene abolito il consiglio provinciale - quindi, la maggioranza e l'opposizione e, quindi, il controllo democratico - e viene nominato come gestore monocratico della provincia il presidente uscente.
A mio parere questo è inaccettabile perché il presidente ha poteri sostitutivi dell'organo disciolto. Quindi, siccome la decisione in itinere sarebbe stata presa da parte del Ministro dell'interno ma ovviamente deve avere un suo iter istituzionale e ottenere la firma del Capo dello Stato, ritengo di segnalare alla Presidenza della Camera tale circostanza, chiedere che venga bloccata e che venga nominata una figura istituzionale. Se non si vogliono prorogare gli organi democraticamente eletti per sei mesi o per i mesi necessari per il decollo della nuova legge sulle province, va trovata una soluzione terza e questa, rappresentativa di tutti i cittadini e delle istituzioni dello Stato, deve avere i poteri sostitutivi. Ovviamente Pag. 91preannunzio un'interpellanza urgente in proposito.

PRESIDENTE. Onorevole Ciccioli, volevo appunto consigliarle di ricorrere ad un atto di sindacato ispettivo che è l'unico al quale il Governo possa dare una risposta in proposito.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per garantire la prosecuzione dei lavori relativi alla stazione di testa dell'alta velocità di Afragola (Napoli) - n. 2-01505)

PRESIDENTE. L'onorevole Castiello ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01505 concernente iniziative per garantire la prosecuzione dei lavori relativi alla stazione di testa dell'alta velocità di Afragola (Napoli) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa interpellanza urgente cerca di porre l'attenzione del Governo, e in modo particolare del Ministro, sui ritardi nella realizzazione della stazione dell'alta velocità nel comune di Afragola in provincia di Napoli. Tale stazione rappresenta lo snodo più importante nel quadrante sud orientale del Paese collegando l'asse Milano-Napoli-Salerno-Reggio Calabria con quello della Napoli-Bari e per il quale risultano stanziati ingenti risorse finanziarie a copertura, proprio, della costruzione dei primi lotti di intervento. Ebbene, dobbiamo registrare, ad oggi, che la costruenda stazione di Afragola, porta dell'alta velocità, ha accumulato notevoli ritardi rispetto all'ipotesi di contestualità dei lavori con la linea ferroviaria prevista dall'allora accordo di programma del 1998; anni di ritardo causati, in primis, da una prima gara per l'assegnazione dei lavori di costruzione della stessa stazione, e poi dall'annullamento di questa gara che determinò notevoli ritardi e quindi notevoli perdite non solo in termini di tempo ma anche di costi, in quanto, al momento, fu detto che nel momento in cui si fosse realizzato il passaggio della linea dell'alta velocità, contestualmente si sarebbe dovuto anche dare vita alla costruzione della stazione. Ebbene, riteniamo che non si possa da una parte annunciare ed elogiare la grandezza dell'opera anche sotto il profilo architettonico - ricordo che all'epoca, addirittura, ci si rivolse ad una architetta iraniana proprio per la grande maestosità di questo intervento - e non privilegiare la centralità della stessa rispetto al sistema nazionale dell'alta velocità-alta capacità e poi non prevedere, ad oggi, alcun collegamento tra la stazione, la città di Napoli e l'intero sistema metropolitano regionale.
Su questo aspetto, già in passato, siamo tornati più volte, abbiamo anche interrogato l'allora presidente della regione, l'onorevole Antonio Bassolino, perché, rispetto alla necessità di collegamenti tra quella che deve essere la più grande stazione del Mezzogiorno all'interno del Paese e che riguarda lo stesso collegamento diretto con Napoli, non si avviava nessun percorso in tal senso. Quindi ci sono stati ritardi dovuti alla regione allora governata da Bassolino ma anche ritardi determinati proprio dai rappresentanti delle Ferrovie dello Stato stessi; sembravano quasi essere interessati di più a quello che bisognava determinare attraverso questa costruzione dell'alta velocità e della stazione, quindi più al business, piuttosto che all'opera in sé.
Ebbene, come riportato proprio all'interno dell'interpellanza che ho sottoscritto insieme a molti colleghi, dal 7 febbraio scorso, quindi sono passati tantissimi mesi, ad oggi si è avuta la chiusura del cantiere da parte della ditta appaltatrice della stazione, l'ATI Dec, senza che ci siano state notizie nel merito. Sappiamo semplicemente che, proprio per la crisi economica che imperversa nel Paese, l'ATI Dec ha avuto un problema di carattere Pag. 92economico, è indebitata, abbiamo notizia addirittura che ci sia un'istanza di fallimento della stessa presso il tribunale di Roma.
Questo ha determinato un'altra emergenza, non solo quella rispetto a ciò che poteva rappresentare questa stazione in termini di sviluppo per il territorio, ma anche in termini occupazionali, determinando quindi un'emergenza fortemente occupazionale che per la Campania, che sappiamo è una regione che vive questa emergenza al pari del Paese, certamente diventa un aspetto drammatico. Infatti, con l'arresto dei lavori si registra la perdita di centinaia di posti di lavoro sia tra quelli che sono direttamente impegnati sul cantiere ma anche nell'indotto. Non solo, ci sono subappaltatori e fornitori che da moltissimi mesi non ricevono i giusti e meritati pagamenti e che in effetti stanno letteralmente per saltare.
Noi riteniamo che ci sia necessità di fare presto per non coinvolgere nella crisi della Dec anche le imprese del territorio, qualificate e trasparenti, che si sono offerte per contribuire alla costruzione di questa importante opera. Ancora una volta la Campania, una regione del sud, del Meridione, viene penalizzata. Infatti, non si comprende perché non intervengano sia RFI che le Ferrovie dello Stato e, per esse, il super manager, l'ingegnere Moretti, il quale ricordo che, quando venne ad Afragola, insieme all'allora Ministro Altero Matteoli, per la posa della prima pietra, dichiarò che bisognava necessariamente contestualizzare l'intervento e che la prima parte della stazione ad alta velocità doveva essere pur pronta entro il 2012.
Ora, rispetto ad un dato così serio ed importante, noi riceviamo soltanto silenzi. Non abbiamo risposte, ci sono dei silenzi e non riusciamo a comprendere a che cosa servano e quali responsabilità probabilmente vogliano in qualche modo coprire. Noi oggi abbiamo l'interesse che i lavori debbano riprendere quanto prima, che i ritardi accumulati siano velocemente recuperati, che la stazione diventi per davvero l'attrattore di altri interventi produttivi che il comune di Afragola, con la regione Campania, con grande sinergia stanno strutturando all'interno di un accordo di programma che dovrebbe costituire il vero e grande volano dello sviluppo nell'intera area a nord di Napoli. È un'area vastissima, un'area che conta - e, lo ripeto, conta - oltre 800 mila abitanti. Quindi, è un'area vastissima e importante dell'intera area a nord di Napoli, ma anche per il Mezzogiorno stesso.
Quindi siamo fortemente preoccupati. Bisogna celermente assegnare, a nostro avviso, la prosecuzione dei lavoratori alla ditta che risulta seconda nella gara d'appalto. Riteniamo che questa possa essere la procedura più utile e più urgente per garantire contestualmente la ripresa dei lavori e il tempo perduto. Non ci vorremmo trovare di fronte a decisioni diverse che non potrebbero che comportare una nuova gara d'appalto. Sappiamo quanti lunghi sono i tempi per l'assegnazione di una gara d'appalto. Si tratta di un iter lunghissimo e perlomeno avremmo uno stop di circa due anni con una cattedrale nel deserto a marcire e con il consequenziale arresto di tutte le iniziative in atto nel comprensorio.
Appare utile, approfittando dell'attuale fase di stallo determinata proprio dalla chiusura del cantiere, convocare quel tavolo istituzionale fortemente richiesto dal presidente della giunta regionale, l'onorevole Stefano Caldoro, e, al tempo stesso, sollecitare il sindaco del comune di Afragola per addivenire a soluzioni operative che definiscano tempi certi per attivare, all'interno della rimodulazione dell'accordo di programma Governo-regione sulle infrastrutture, un collegamento metropolitano tra la stazione alta velocità e la città di Napoli, con l'attestamento della linea A della metropolitana su Afragola, con interventi tecnici e strutturali minimali, anche sfruttando quelle che sono le linee del nodo ferroviario di Napoli.
A noi a questo punto sembra anche inverosimile che, nel contesto dell'attuale dibattito in atto in Parlamento e nel Paese sulla necessità di rilanciare delle politiche di sviluppo e di crescita per l'occupazione, Pag. 93non si agisca rispetto ad un'opera strutturale così importante con celerità per attivare un'opera che, per la Campania, rappresenta (e ha) non solo un forte valore simbolico: può infatti avere la capacità di innescare un circolo virtuoso che può realmente rilanciare l'economia di quest'area napoletana da troppo tempo abbandonata a se stessa.
Ecco perché noi auspichiamo che il sottosegretario, che è presente, ci possa dare delle risposte concrete perché abbiamo sollecitato spesso, ma non abbiamo avuto risposta (soltanto silenzio) da parte delle Ferrovie dello Stato. Ripeto: è un'opera importante e strategica non solo dal punto di vista dello sviluppo dell'intero comprensorio del territorio, ma soprattutto anche dal punto di vista occupazionale che darebbe lustro ad una regione, quale appunto la Campania, molto spesso fortemente penalizzata anche rispetto alle politiche che il Governo mette in atto.
Dunque, è un atto urgente e un doveroso segnale che le istituzioni tutte debbono dare a questo territorio sicuramente attraverso la realizzazione di un'opera così importante che comunque determina un collegamento diretto (l'alta velocità) anche con la costituzione del percorso Napoli-Bari. Ci auguriamo, quindi, che non ci siamo soltanto soffermati sul passaggio della linea dell'alta velocità, ma ci possa essere questa grande opera e questa grande struttura per rilanciare ancora di più anche la nostra economia, contestualmente al fatto che diventerebbe il centro importante, anche da un punto di vista economico, dell'intera area a nord di Napoli.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, la vicenda segnalata è ben conosciuta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che concorda con gli auspici degli interpellanti.
Come è noto, la stazione alta velocità di Napoli Afragola garantirà l'interscambio tra la linea alta velocità-alta capacità Roma-Napoli e le linee regionali di futura realizzazione (variante Napoli-Cancello e prolungamento linea Circumvesuviana). Costituirà, inoltre, fermata intermedia per i treni diretti al sud mediante il realizzando collegamento nord-sud.
Sulla base delle informazioni assunte da Rete Ferroviaria Italiana, faccio presente che l'affidamento della progettazione e costruzione della stessa è avvenuto nel mese di luglio 2009. I lavori in argomento sono stati consegnati il 20 aprile 2010. L'appalto vale circa 74 milioni di euro al netto del ribasso di circa il 15 per cento. Il termine per l'ultimazione della prima fase funzionale, attivazione di tutti i servizi connessi e necessari per l'apertura all'esercizio alta velocità della stazione era fissato a dicembre 2011 ed il completamento dei restanti lavori ad agosto 2012, come è stato precedentemente ricordato.
Le attività hanno avuto un andamento altalenante, caratterizzato da un avvio molto lento conseguente alla difficoltà del raggiungimento di standard realizzativi adeguati all'importanza della struttura per poi proseguire con risorse inadeguate all'impegno richiesto. Tale andamento, dopo un parziale recupero da settembre a dicembre 2011, che sembrava prefigurare un decollo definitivo della costruzione, ha subito un repentino rallentamento fino al fermo totale delle attività dal 14 febbraio 2012.
In parallelo al calo di produzione si sono registrate sempre maggiori lagnanze da parte di fornitori e/o subappaltatori, tanto da indurre le rappresentanze sindacali, a seguito della situazione critica prodottasi in capo ai due principali subappaltatori, non pagati da settembre 2011, a chiedere un tavolo istituzionale presso il preposto ufficio della provincia di Napoli e ad interessare, di recente, anche la prefettura di Napoli.
Allo stato, dopo numerose contestazioni da parte della stazione appaltante ed alcuni incontri tesi a sollecitare una pronta ripresa delle attività, ai quali, come ha riferito RFI, la società appaltatrice ha partecipato con rappresentanti non dotati Pag. 94dei necessari poteri decisionali, si registra la totale assenza dell'appaltatore anche ai tavoli istituzionali indetti dalla provincia, oltre al perdurare del fermo lavori.
In tale quadro, atteso il persistere della situazione di fermo totale delle attività contrattuali, Rete Ferroviaria Italiana sta predisponendo idonei atti formali finalizzati alla risoluzione del contratto in essere. A seguito della risoluzione del contratto, si procederà alla messa in sicurezza del cantiere e, come auspicato dagli onorevoli interpellanti, ad interpellare, in applicazione dell'articolo 140 del decreto legislativo n. 163 del 2006, come recentemente modificato, il secondo classificato nella gara d'appalto.

PRESIDENTE. L'onorevole Castiello ha facoltà di replicare.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la disponibilità e per la risposta che ci soddisfa.

(Problematiche concernenti l'affidamento in concessione nel settore dei giochi con videoterminali - n. 2-01448)

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Pittelli n. 2-01448, concernente problematiche concernenti l'affidamento in concessione nel settore dei giochi con videoterminali di cui è cofirmatario (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'interpellanza urgente a prima firma dell'onorevole Pittelli è stata presentata il 5 aprile del 2012. Nel settore dei giochi pubblici è stata avviata, con il decreto-legge n. 39 del 2009, e successive modificazioni ed integrazioni, una fase di consolidamento dell'offerta di gioco legale, con la previsione dell'introduzione di nuovi sistemi di gioco con video terminali, denominati VLT.
Questa interpellanza urgente ha questo oggetto fondamentale: è volta a segnalare ed a sapere cosa ne pensa il Ministro dell'economia e delle finanze su un fatto che può determinare una possibilità di monopolio nel settore. Principale fornitore di tale sistemi di gioco in Italia è la società Adria Gaming (gruppo Novomatic), che distribuisce il sistema e gli apparecchi videoterminali a nove dei dieci attuali concessionari.
Si è constatato - questo è l'episodio che ha spinto gli interpellanti - che questa società ha acquisito il controllo societario di un concessionario di questi nove, G. Matica, mediante il versamento di 15 milioni di euro circa e ha massicciamente finanziato vari altri concessionari, sia per la fornitura di VLT, sia per l'acquisto dei diritti di installazione dei videoterminali medesimi. L'acquisizione di questa quota di partecipazione, soprattutto nella G. Matica, delinea senz'altro un'anomalia, ossia una situazione di controllo sostanziale di Novomatic sulla società concessionaria G. Matica, con potenziali e significative conseguenze a danno di altri concessionari clienti della stessa Novomatic per la fornitura delle tecnologie. I suddetti finanziamenti quindi - riconosciuti da alcuni concessionari - pur risultando finalizzati all'acquisizione dei diritti VLT provocano, a giudizio degli interpellanti, una sostanziale riduzione dell'autonomia nella gestione e nello sfruttamento commerciale dei diritti di installazione di questi VLT. Tale acquisizione e finanziamento, sempre ad avviso degli interpellanti, consentirebbero a questa società, alla Novomatic, di esercitare un controllo decisionale su ben quattro dei nove concessionari a cui fornisce la tecnologia, che detengono complessivamente oltre il 50 per cento del mercato, conferendole di fatto piena facoltà nel definire come e dove installare gli apparecchi associati a diritti collettivi finanziati.
Le regole di concessione previste dall'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato contengono un chiaro divieto di partecipazione incrociata tra concessionari, a garanzia del libero esplicarsi delle regole di concorrenza e salvaguardia dell'interesse Pag. 95pubblico teso ad evitare pericolose concentrazioni nel ristretto mercato dei giochi.
Effetto di tali operazioni è, ad avviso degli interpellanti, l'assunzione da parte di Novomatic di un ruolo del tutto assimilabile a quello di un concessionario, ancorché privilegiato, in ragione della non trasmissibilità delle responsabilità fiscali che continuano a gravare sul concessionario beneficiario del finanziamento.
Cosa vogliamo dire? Teniamo presente che a rafforzare la nostra ipotesi vi è la constatazione che le dimensioni del mercato italiano delle VLT, il cui numero è limitato ex lege a 57 mila apparecchi installabili, rafforzano la posizione di dominio del fornitore VLT in questione, cioè Novomatic.
Pertanto noi interpelliamo il Governo per sapere: se gli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze, in applicazione delle previsioni delle convenzioni di concessione attualmente vigenti e dei correlati poteri di controllo, ispezione e vigilanza affidati all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, siano a conoscenza delle vicende che abbiamo segnalato; se, in particolare, siano a conoscenza dei significativi finanziamenti operati dal predetto produttore Novomatic di tecnologie di gioco; se tali finanziamenti siano stati prestati da parte del medesimo soggetto, che avrebbe già acquisito una partecipazione societaria di controllo in uno dei concessionari o a più concessionari; se gli stessi finanziamenti, per entità e forma dei contratti, non costituiscano forme di partecipazione sostanziale del fornitore di tecnologia alla gestione delle attività in concessione; se la stessa forma di partecipazione sostanziale, realizzata da un singolo produttore di tecnologie di gioco, non determini rischi per il concreto controllo delle funzionalità di gioco da parte dell'affidatario della concessione, dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato stessa e del proprio partner tecnologico pubblico che è Sogei. Vorremmo sapere anche se sia ammissibile che il fornitore di tecnologia di gioco offra direttamente a terzi la possibilità di stipulare contratti per la collocazione dei video terminali delle lotterie, ad avviso degli interpellanti, spogliando ed espropriando il concessionario delle proprie prerogative; se ritenga opportuno non consentire la partecipazione al prossimo bando di gara per la selezione dei concessionari per la raccolta di gioco attraverso apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di soggetti che risultino essere produttori e/o fornitori di sistemi di gioco VLT; infine, se ritenga di assumere iniziative per prevedere il divieto assoluto per soggetti che risultino essere già produttori o fornitori di sistemi di gioco di partecipare al suddetto bando di gara, a maggior ragione nei casi in cui questi abbiano direttamente o indirettamente legami di controllo, partecipazione o collegamento con i concessionari, siano essi di natura sostanziale, formale o contrattuale, anche alla luce di quanto previsto dall'articolo 2359 del codice civile.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, con il documento in esame gli onorevoli interpellanti chiedono chiarimenti in merito alla posizione della società Novomatic nell'ambito del mercato dei sistemi di gioco VLT, auspicando l'inserimento di talune disposizioni nel bando di gara per l'affidamento delle nuove concessioni della rete per la gestione telematica del gioco lecito mediante apparecchi da divertimento ed intrattenimento.
Al riguardo, l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, per gli aspetti di competenza, rappresenta quanto segue. Preliminarmente, giova far presente che la procedura di selezione cui si riferiscono gli interpellanti è stata indetta nell'agosto dello scorso anno, con bando di gara pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea dell'11 agosto 2011, predisposto in conformità alle previsioni contenute nell'articolo 24 del decreto-legge 6 Pag. 96luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111.
La procedura selettiva è tuttora in corso, essendosi già svolta la fase di verifica dei requisiti di partecipazione da parte della commissione di selezione ed essendo intervenuta, a cura di tale commissione, l'aggiudicazione provvisoria a favore di tutti i tredici candidati, tra i quali risultano comprese le dieci società attualmente titolari di concessione.
La richiamata normativa, cui la procedura di selezione si è uniformata, prevede che le concessioni nel settore degli apparecchi da divertimento ed intrattenimento debbano essere affidate «ad operatori di gioco, nazionali e comunitari, di dimostrata qualificazione morale, tecnica ed economica, mediante una selezione aperta basata sull'accertamento dei requisiti definiti dall'amministrazione concedente in coerenza con i requisiti richiesti dall'articolo 1, comma 78, della legge 13 dicembre 2010, n. 220, nonché quelli già richiesti e posseduti dagli attuali concessionari» e rinvia espressamente alle previsioni dettate dalla legge di stabilità 2011, con riguardo alle concessioni per l'esercizio e la raccolta non a distanza dei giochi pubblici.
Si rileva altresì che, ai sensi della vigente normativa sui contratti pubblici ed in particolare di quanto previsto dall'articolo 38 del decreto legislativo n. 163 del 2006, che individua i requisiti di ordine generale per la partecipazione alle procedure di affidamento di tali contratti, qualsiasi relazione, anche di fatto, intercorrente tra i soggetti partecipanti alla medesima gara acquista rilevanza soltanto se la situazione di controllo o la relazione comporti che le offerte siano imputabili ad un unico «centro decisionale» sulla base di univoci elementi; e ciò alla luce degli ultimi interventi del legislatore sull'argomento, realizzatisi con il decreto-legge n. 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 16, in conformità alla normativa comunitaria vigente in materia. Ne consegue che, in presenza di concorrenti in una situazione di controllo di cui all'articolo 2359 del codice civile, è sufficiente che le relative offerte siano formulate in autonomia, ovvero non risultino imputabili ad un unico «centro decisionale» sulla base di univoci elementi e, in tal senso, i candidati sono tenuti a rendere le relative dichiarazioni richieste a fini partecipativi. A tale riguardo, nella pendente procedura di gara non è stata rilevata dalla commissione di selezione alcuna situazione riconducibile all'ipotesi sopra descritta in relazione ai partecipanti alla selezione. Peraltro, all'esito della accennata procedura, tutti i tredici soggetti partecipanti sono stati ritenuti idonei dalla commissione di selezione e hanno ottenuto l'aggiudicazione provvisoria della concessione. Tanto premesso, con riferimento alle richieste prospettate dagli onorevoli interpellanti, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato rileva, in primo luogo, che attualmente i sistemi di gioco VLT certificati in conformità alle relative regole tecniche dettate nel decreto direttoriale del 22 gennaio 2010, e pertanto idonei alla raccolta di gioco, sono prodotti da sette società, tra le quali risulta ricompresa la menzionata Novomatic. Peraltro, fermo restando la competenza dell'Autorità garante della concorrenza, dai dati in possesso dell'AAMS sembrerebbe non sussistere il rischio di una posizione dominante da parte della predetta società nella fornitura dei sistemi di gioco VLT, nei termini paventati nel documento in esame. Allo stato, l'Amministrazione autonoma non ha notizie o evidenze di finanziamenti concessi dalla società Novomatic ai concessionari autorizzati all'installazione degli apparecchi VLT facenti parte dei sistemi di gioco in questione. In tal senso, comunque, con l'avvio delle nuove concessioni, gli aggiudicatari saranno, tra l'altro, tenuti al rispetto di tutti gli obblighi previsti dalla legge di stabilità per il 2011, ivi compreso il possesso di stringenti obblighi di solidità patrimoniale, riferita anche ai rapporti di credito e debito. In tale contesto, si ritiene opportuno comunque evidenziare che è consentita la cessione delle autorizzazioni all'installazione acquisite soltanto ad altri concessionari, nonché la prestazione in Pag. 97garanzia di dette autorizzazioni per operazioni connesse al finanziamento dell'acquisizione dei videoterminali e delle successive attività di installazione dei medesimi, con divieto del creditore di subentrare al concessionario nella titolarità dell'autorizzazione oggetto della garanzia. In secondo luogo, per quanto concerne gli assetti societari dei concessionari, si rileva che, per effetto di quanto previsto dalla legge di stabilità 2011, nell'ambito della procedura di selezione indetta ad agosto 2011 è stato richiesto alle società partecipanti di dichiarare i soggetti che detengono, direttamente o indirettamente, una partecipazione al capitale o al patrimonio superiore al 2 per cento; è stato, pertanto, possibile appurare in sede di gara una partecipazione indiretta maggioritaria della società Novomatic A.G. al capitale di uno dei soggetti che attualmente è titolare di concessione, nonché aggiudicatario in via provvisoria della procedura per l'assegnazione delle future concessioni in itinere, ovvero la società G Matica Srl, cui si fa riferimento nell'interpellanza urgente. L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato riferisce, infine, che non risultano invece detenute dalla medesima Novomatic A.G. partecipazioni societarie in relazione ad altri aggiudicatari in via provvisoria, né situazioni che possano comunque rilevare ai fini dell'adozione di misure lato sensu sanzionatorie attivabili da parte dell'Amministrazione autonoma nell'ambito dei rapporti di concessione in essere o in vista dell'affidamento delle nuove concessioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti, ha facoltà di replicare.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta, che è stata preparata, ovviamente, dall'ente interessato che dovrebbe controllare. Sono soddisfatto parzialmente, perché mi sembra che alcune delle domande che noi interpellanti abbiamo formulato siano rimaste senza risposta.
Pertanto, per quanto riguarda i contenuti della risposta, quello che è stato detto risulta anche a noi. Però, auspico che, anche per le risposte che non sono state date, non si rinvii soltanto all'Antitrust per un eventuale intervento, ma gli stessi Monopoli di Stato intervengano per conoscere meglio la realtà ed, eventualmente, prima dell'affidamento definitivo, si possa arrivare alla conoscenza precisa dei fatti, che sono, sostanzialmente, quelli descritti nella premessa della nostra interpellanza urgente.
Pertanto, ringraziando di nuovo il sottosegretario, speriamo che vi sia una continuità; altrimenti, presenteremo un'interpellanza di altro tipo e chiederemo anche all'Antitrust di pronunciarsi su queste cose, perché a noi sembra assolutamente che si stia costituendo un monopolio in questo settore, che è molto delicato e sicuramente molto importante anche per le entrate dello Stato.

(Iniziative per una corretta interpretazione delle disposizioni previste dal comma 1011 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 in materia di agevolazioni tributarie a favore di soggetti colpiti da eventi calamitosi eccezionali - n. 2-01483)

PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di illustrare l'interpellanza Corsaro n. 2-01483, concernente iniziative per una corretta interpretazione delle disposizioni previste dal comma 1011 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 in materia di agevolazioni tributarie a favore di soggetti colpiti da eventi calamitosi eccezionali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, signor sottosegretario, speravo di non dover più parlare in quest'Aula del terremoto del 2002 che ha colpito zone della Sicilia e di tutto quello che ne è venuto di conseguenza.
Voglio solo ricordare che la legge finanziaria per il 2007 dispose che: «Ai soggetti destinatari dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 10 giugno Pag. 982005, n. 3442, interessati dalla proroga dello stato di emergenza nella provincia di Catania, stabilita per l'anno 2006 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 dicembre 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 304 del 31 dicembre 2005» - erano, queste, le vittime del terremoto della fine del 2002 - «è consentita la definizione della propria posizione entro il 30 giugno 2007, relativamente ad adempimenti e versamenti, corrispondendo l'ammontare dovuto per ciascun tributo e contributo a titolo di capitale, al netto dei versamenti già eseguiti a titolo di capitale ed interessi, diminuito al 50 per cento, ferme restando le vigenti modalità di rateizzazione».
Quindi, questa è una norma che è passata da questo Parlamento, che stabilì proprio nel 50 per cento la necessità di pagamento di quelle imposte. A coloro che allora decisero di avvalersi della normativa su elencata pare che gli uffici dell'Agenzia delle entrate stiano iniziando a porre il problema della possibilità/necessità di pagare alcune altre imposte relative a questa stessa fattispecie.
Questo vorrebbe dire che l'Agenzia delle entrate potrebbe intendere sminuire la portata dell'agevolazione, chiedendo di assoggettare ad imposizione tutte le sopravvenienze derivanti dalle insussistenze sorte in seguito alla riduzione del debito fiscale o contributivo.
Con ciò si finirebbe con il paragonare l'intervento di sostegno per danni subiti per calamità, costituenti generiche ed eccezionali sopravvenienze passive non riconosciute fiscalmente quali costi deducibili, ai contributi statali in conto esercizio o su specifiche spese, che, avendo l'obiettivo di abbattere costi d'impresa deducibili, sono regolarmente tassabili.
Di fatto, la rinuncia ad una quota del credito da parte dell'erario, disposta appunto dalla normativa relativa all'abbattimento del 50 per cento a cui facevo riferimento prima, nasce dalla volontà del legislatore di indennizzare forfettariamente i soggetti colpiti dall'evento calamitoso per le perdite eccezionali ad esso conseguenti.
Ciò non è un mio personale convincimento, ma emerge, per esempio, dalla risoluzione n. 247/e dell'Agenzia delle entrate del 17 giugno 2008 che evidenzia, con riferimento ad un intervento relativo ai soggetti colpiti da calamità naturale, che la primaria finalità della legge in commento è stata quella di assicurare un sostegno economico alle imprese delle province colpite dal terremoto.
L'agevolazione concessa dal comma 1011 dell'articolo 1 della legge finanziaria su richiamata è analoga a quella concessa ai soggetti colpiti dal sisma del 1990 - il cosiddetto terremoto di Santa Lucia - nella Sicilia orientale che beneficiarono, a differenza dei soggetti del caso in oggetto, della possibilità di definire la propria posizione con il versamento del solo 10 per cento dei debiti. Già in quell'occasione si era chiarita l'intassabilità di tali sopravvenienze attive.
Tutto ciò era confermato, peraltro, dall'Agenzia delle entrate, come riportato nella risposta alla mia interrogazione parlamentare n. 5-01986 del 14 maggio 2003, oltre che nella risoluzione prot. 2003/56255 della Direzione regionale per la Sicilia dell'Agenzia delle entrate, con cui è stata riconosciuta l'assoluta non scomponibilità ed irrilevanza fiscale delle sopravvenienze attive costituite dal 90 per cento dei tributi non dovuti per effetto della predetta definizione. Anche qui ci si riferisce, ovviamente, al terremoto precedente, il cosiddetto terremoto di Santa Lucia.
Come il Governo certamente comprenderà, la tassazione degli importi agevolati darebbe luogo a gravosi contenziosi, creando ulteriori oneri sul sistema economico, già ai limiti della sopravvivenza, e, comunque, una serie di contenziosi che, peraltro, potrebbero vedere soccombente l'amministrazione finanziaria, anche perché, nella gran parte dei casi, la stessa è decaduta dal potere di accertamento di nuova base imponibile per l'anno 2006, anno in cui si è avuta certezza e determinabilità dell'insussistenza del debito.
Ecco perché abbiamo chiesto al Ministro interpellato se non intenda intervenire per evitare queste eventuali pregiudizievoli Pag. 99situazioni e, al contempo, interessare la competente Direzione dell'Agenzia delle entrate per ribadire che l'agevolazione costituisce un sostegno economico ed è stata emanata a favore di soggetti colpiti da eventi territoriali particolarmente dannosi, come il terremoto, e non può, con ragione, subire, né logicamente, né sistematicamente, una qualsiasi riduzione e, peraltro, non può soggiacere ad imposizione alcuna, in nessun caso, perché si verrebbero a pagare, oltre all'imposta e alla sanzione - che, come lei sa, si paga da una a tre volte -, anche gli interessi che sarebbero, quindi, superiori a quello che era l'iniziale tasso che, invece, il Governo prima e il Parlamento poi, in quel periodo, decisero di abbattere del 50 per cento.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, con il documento in esame gli onorevoli interpellanti chiedono al Governo chiarimenti in ordine al corretto trattamento fiscale delle sopravvenienze derivanti dall'agevolazione fiscale accordata, ai sensi dell'articolo 1, comma 1011, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007), ai contribuenti interessati dagli eventi sismici e vulcanici verificatisi in provincia di Catania. Al riguardo l'Agenzia delle entrate osserva quanto segue.
L'articolo 88 del Testo Unico delle imposte sui redditi considera come sopravvenienza attiva, tra l'altro, la sopravvenuta insussistenza di spese, perdite o oneri dedotti o di passività iscritte in bilancio in precedenti esercizi.
In linea generale, pertanto, perché possa configurarsi l'assoggettamento a tassazione della sopravvenienza attiva è necessario che l'onere che viene stralciato sia stato dedotto fiscalmente nell'esercizio di competenza.
Alla luce dell'interpretazione suesposta, l'Agenzia evidenzia che la sopravvenienza attiva derivante dalla definizione agevolata in argomento, nella misura in cui riguardi oneri dedotti in precedenti esercizi, deve inquadrarsi nella previsione di cui al citato articolo 88 del Testo Unico delle imposte sui redditi, andando a costituire, ai sensi della disposizione citata, una componente positiva di reddito. Ciò, in particolare, per gli oneri, come i contributi sociali, che siano stati eventualmente dedotti fiscalmente negli esercizi di competenza e abbiano concorso alla formazione della base imponibile.
Tale situazione non riguarda, invece, le sopravvenienze rivenienti dallo stralcio di debiti tributari, originati da oneri non dedotti ai sensi dell'articolo 99 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, che sono irrilevanti ai fini fiscali.

PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di replicare.

BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, signor sottosegretario, non posso essere appieno soddisfatto. Non me la prendo con lei, che ovviamente viene qui a leggerci una risposta che preparano gli uffici, in questo caso l'Agenzia delle entrate, un'Agenzia delle entrate che, però, rischia di restare sorda a quelle che sono le esigenze del territorio, ma anche alla normale giustizia che si possa immaginare su un'applicazione della legge che deve essere uguale per tutti.
Comprendo la differenziazione che lei ha voluto fare tra contributi e tributi, ma ritengo che vi debba essere un chiarimento specifico ed ulteriore. Infatti, se si dovesse immaginare un'applicazione della norma diversa da quella che è stata applicata nei precedenti casi di terremoto - e per quanto era già stato detto e confermato dall'Agenzia delle entrate a vario titolo ed a vario livello così come prima avevo esposto - ciò metterebbe nella condizione molte aziende e molte famiglie veramente di vedere irrimediabilmente messa in grande difficoltà la propria stabilità economica in un'area che si trova già particolarmente in una situazione di crisi.
Quindi, ritengo che al più presto cercheremo di chiedere con altri colleghi un Pag. 100chiarimento ulteriore per quella che deve essere l'applicazione normativa.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Gianni n. 2-01487)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Gianni n. 2-01487 è rinviato ad altra seduta.

(Chiarimenti in ordine all'ipotesi di rimozione del colonnello della Guardia di finanza Umberto Rapetto dall'incarico di comandante del nucleo speciale frodi telematiche - n. 2-01496)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01496, concernente chiarimenti in ordine all'ipotesi di rimozione del colonnello della Guardia di finanza Umberto Rapetto dall'incarico di comandante del nucleo speciale frodi telematiche (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Credo che è stata anche una giornata molto intensa dei nostri lavori parlamentari.
Mi fa piacere che vi sia il sottosegretario Improta, anche perché credo che abbia dato questa sua disponibilità, anche perché non c'è una competenza per materia. Si tratta di una materia molto delicata. Molte volte alcuni Governi evitavano ovviamente di dare fogli e documenti da portare e da leggere nelle Aule parlamentari.
Per noi lo strumento del sindacato ispettivo, signor Presidente e sottosegretario Improta, è molto serio, non è un fatto formale, non è un fatto liturgico, non è un fatto che si vive nella circostanza e nel momento. Nei lavori parlamentari il Parlamento credo che dimostri sempre una sua dignità ed una sua forza. Un Paese con un Parlamento affievolito, dimezzato, mortificato e umiliato non credo che possa aspirare ad obiettivi di progresso e di sviluppo civile. Tutto verrebbe messo in discussione.
Anche se noi ci troviamo in questo momento a sostenere un Governo detto di tecnici - ma non credo che vi sia un Governo tecnico, c'è sempre un Governo politico - questi aspetti e questi dati certamente non ci esaltano e non ci entusiasmano. Però io devo ringraziare comunque il sottosegretario Improta per la sua disponibilità. So come vanno queste cose.
Perché ho esordito con una valutazione di carattere generale? Perché con la nostra interpellanza urgente, con il nostro strumento di sindacato ispettivo, noi poniamo una questione credo di estrema delicatezza. Noi in questo momento la proponiamo, però ritengo che avrà anche delle conseguenze sul piano dei confronti e certamente avrà una coda anche nel dibattito parlamentare.
Noi abbiamo sempre stimato la Guardia di finanza, io sono uno degli estimatori, avendo anche una lunga esperienza nelle varie Commissioni. Anche quando ci sono state vicende che hanno potuto creare delle ombre sul Corpo della guardia di finanza noi siamo stati quelli che abbiamo fatto delle valutazioni, abbiamo posto delle differenze tra chi sbaglia e il corpo, che è sano. La Guardia di finanza ha sempre dato un grande contributo alle istituzioni e al nostro Paese nella lotta alla criminalità nelle materie del suo impegno. Ho poi avuto modo di lavorare nella sede della Commissione antimafia con uomini della Guardia di finanza, che hanno sempre dimostrato una grande dignità, una grande forza, un grande attaccamento al dovere, portando avanti i compiti istituzionali loro affidati, certo con grande determinazione ma soprattutto con grande passione civile.
Ritengo che il Corpo della guardia di finanza debba sempre essere valutato per quello che è stato, per quello che è e per quello che sarà, anche perché è sempre chiamato a svolgere compiti delicati all'interno del nostro Paese. Vorrei fare un Pag. 101riferimento, all'evasione fiscale, ma non soltanto. La Guardia di finanza è impegnata in molte attività proprio per reprimere il crimine, ridare sempre più tranquillità e serenità e assicurare una convivenza civile all'interno del nostro Paese. Però c'è una vicenda che noi evidenziamo nel nostro strumento di sindacato ispettivo che ci lascia perplessi proprio per il modo in cui si è posta, con cui si è articolata e determinata.
Parlo ovviamente della vicenda che riguarda un settore delicato, quello della lotta al crimine informatico e alle crescenti truffe telematiche, lotta che costituisce poi una priorità in tutti i Paesi che aspirano sempre di più al loro sviluppo e che sono evoluti. Possiamo dire che è il crimine dell'oggi, che riguarda un aspetto e un dato delicatissimo all'interno di questo nostro Paese. La repressione di queste truffe e di questi reati credo che sia oggi all'attenzione ma soprattutto costituisce una priorità per un Paese che vuole sempre di più salvaguardarsi da vicende sempre più negative che minacciano il suo equilibrio. La vicenda che dunque noi sottoponiamo è quella del colonnello Rapetto, così com'è stato indicato dal Presidente nel titolo di questa nostra interpellanza urgente. Il colonnello Rapetto - e nella nostra interpellanza urgente credo siano stati molto chiari al riguardo - è un ufficiale di cui si è parlato sempre in termini positivi, che si è evidenziato per il suo impegno, per la sua assidua presenza, per le sue qualità e per la sua alta professionalità e che veramente è stato un dato eccellente nell'attività della Guardia di finanza in questo settore delicato. Questa azione, quella lealtà, le ha garantite lui per dieci anni, sviluppandole sempre di più con questa dedizione che contraddistingue molti ufficiali della Guardia di finanza ma anche delle altre forze dell'ordine. Il colonnello Rapetto ha diretto anche una serie di indagini delegate dalla stessa Corte dei conti, ad esempio sulle slot machine e sul loro mancato collegamento all'anagrafe tributaria.
Sulle slot machine voglio ricordare che è una vicenda, una realtà su cui la Commissione antimafia si sta sempre più determinando e trova ovviamente nella Guardia di finanza un supporto sempre più adeguato, impegnato. Poi non si capisce, signor Presidente, perché questo colonnello Rapetto venga rimosso dall'oggi al domani pur avendo avuto encomi, riconoscimenti, pur essendo presente in tutte le attività mediatiche, pur essendo stato riscontrato il grande avanzamento anche di questo settore a lui affidato (di questo reparto a lui affidato). Allora ci deve essere qualcosa. Quello che ci fa preoccupare non è soltanto la rimozione o la mancata promozione dello stesso colonnello Rapetto che ha encomi, riconoscimenti, documenti di grande apprezzamento.
Quello che ci fa preoccupare è che ci possa essere un disegno all'interno della Guardia di finanza o fuori. Perché, dava fastidio a qualcuno, il colonnello Rapetto? Forse aveva in mano qualche indagine, o soprattutto ha creato delle «sofferenze» in qualcuno, per cui si è mosso all'interno della Guardia di finanza? Questa è la cosa più raccapricciante. Noi non facciamo un'interpellanza per chiedere perché avete rimosso un ufficiale. Vogliamo capire cosa c'è dietro.
Ecco, sottosegretario Improta, perché volevo che ci fosse un suo collega che avesse quanto meno contezza. Cosa c'è dietro? Noi lottiamo contro la criminalità organizzata, contro il crimine telematico, lottiamo contro i poteri forti, ma c'è qualche potere più forte all'interno dei corpi e delle forze dell'ordine? Non lo voglio pensare perché il Corpo della guardia di finanza è sano, ma c'è qualche realtà che lambisce la Guardia di finanza? Qualche forza all'esterno? Non si capisce perché Rapetto viene ad essere sostituito, e poi mandano sei persone per sostituire lui? In altre parole non basta una persona, sei persone, e alcuni di questi ufficiali che hanno mandato hanno poca qualificazione professionale, per cui non è che sono più impegnati e attrezzati sul piano professionale rispetto al colonnello Rapetto. Che cosa c'è? Qual è il disegno? Questo è inquietante. Ecco perché all'inizio Pag. 102dicevo che non finisce con l'interpellanza urgente. Non finisce con l'interpellanza urgente, perché questo non so se sia oggetto dell'interpellanza urgente o se possa essere anche oggetto di inchiesta dell'Antimafia o di altre realtà.
Ecco perché dico al sottosegretario: se ha una risposta esaustiva me la dia, altrimenti vediamo anche con le pieghe del Regolamento che governa i lavori dell'Aula e ci rivediamo in un altro momento. Non è necessario che ci sia la consegna di un foglietto da parte del bravo sottosegretario delle infrastrutture e dei trasporti per conto e nome di Ministeri competenti. Non ci soddisfa questa cosa. Questa presa in giro non ci soddisfa. Cos'è un adempimento? Che siamo a livello di posta, di raccomandate? Portala tu perché io non ci posso andare. Cosa significa? Questa è una vicenda delicatissima sulla quale ci aspettiamo una risposta. Ecco perché io la ringraziavo, perché lei ha assicurato comunque la presenza del Governo. È stato disponibile, la ringrazio sinceramente, la ringrazio per il lavoro, per tutto quello che vuole, però questo è un fatto inquietante. Mi riferisco a qualcuno del Ministero, dei Ministeri interpellati che erano quello dell'economia e delle finanze ovviamente (da cui dipende la Guardia di finanza), quello dell'interno e quello della difesa. Perché non sono venuti né l'interno, né la difesa, né le finanze? Perché? È stata una coincidenza oppure ci si è voluti lavare le mani? Questo è un fatto più inquietante, ma questo dato e questo problema lo pongo alla Presidenza della Camera. La Presidenza della Camera deve porre questo problema sulla interpellanza urgente e delicatissima: su questo tema, perché non c'è il sottosegretario o un rappresentante del Governo competente o che quanto meno abbia una posizione che si sintonizza e armonizza al dato e aspetto che noi oggi vogliamo evidenziare?
Signor Presidente, ho finito la mia illustrazione. Credo di aver detto tutto quello che si poteva dire, però ci sono molti interrogativi.
Non lo so se questi interrogativi verranno ad essere soddisfatti, se gli verrà data una risposta oppure se dopo la risposta da parte del Governo aumenteranno gli interrogativi medesimi. Mi auguro di no perché su questa vicenda di Rapetto noi andremo avanti per capire e per comprendere che cosa c'è di malcostume. Signor Presidente, venti minuti fa nelle Commissioni congiunte, I e II, abbiamo dato mandato al relatore di riferire favorevolmente all'Aula sul provvedimento anticorruzione.
Anche questo è un aspetto, un dato che volevo sottoporre all'attenzione perché ritengo che questa vicenda di Rapetto ha a che fare con vicende certamente poco chiare che nulla hanno a che vedere con i piccoli egoismi che ci sono e che avvengono in tutti gli uffici e in tutte le strutture. Ma c'è qualcosa in più, qualche disegno in più e, allora, vorremmo capire. Se sarà soddisfacente la risposta all'interpellanza bene, altrimenti andremo ad approfondire questo dato con molta determinazione perché siamo convinti che se facciamo così facciamo gli interessi del Paese e di un'istituzione che certamente si è sempre segnalata per il suo impegno e soprattutto per la sua nobiltà.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, ovviamente l'onorevole Tassone non può dubitare circa il fatto che il Governo abbia voluto sottrarsi nei Ministeri a cui lui si è indirizzato nel rispondere in maniera esauriente ai quesiti che lui ha posto. In questa occasione purtroppo si è semplicemente verificato un problema di coordinamento nel senso che il mio collega del Ministero dell'economia e delle finanze non è potuto intervenire e, quindi, mi è stato chiesto dal Ministro per i rapporti con il Parlamento di prestare la mia disponibilità alla risposta.
E, ovviamente, mi faccio carico anche del prosieguo dei lavori e, quindi, laddove ci fossero ulteriori elementi che dovessero essere chiariti dal Governo sarà mia cura Pag. 103farmene portavoce presso i Ministri competenti. Ho una risposta molto articolata e dettagliata di ben dodici pagine che non faccio fatica a leggere perché conosco il colonnello Rapetto avendone apprezzato in passato, per precedenti esperienze professionali, la competenza. Spero, quindi, che in questa risposta ci siano buona parte degli elementi di conforto che chiedeva l'onorevole Tassone.
Con il documento in esame, gli onorevoli interpellanti chiedono chiarimenti in merito alla rimozione del colonnello Rapetto dal comando del nucleo speciale frodi telematiche per la frequenza della sessione IASD presso il Centro alti studi difesa. Al riguardo, il Comando generale della Guardia di finanza riferisce quanto segue. In ordine al ruolo del nucleo speciale frodi telematiche e, più in generale, della Guardia di finanza nel contrasto ai crimini informatici, la Guardia di finanza opera su due distinti livelli: attraverso la componente territoriale, i comandi dislocati su tutto il territorio nazionale e mediante il nucleo speciale frodi telematiche.
In particolare, tale ultimo reparto ha il compito di operare a supporto della componente speciale territoriale nel contrasto agli illeciti economico-finanziari perpetrati per via telematica, fornendo ai reparti competenti ogni possibile spunto informativo suscettibile di sviluppo operativo. In siffatta prospettiva, a tale componente specialistica è stata, dal Comando generale della Guardia di finanza, più specificamente assegnata la funzione di intrattenere relazioni operative con autorità, enti ed istituzioni di riferimento nei propri settori di intervento al fine di orientare ovvero innescare attività di servizio; garantire supporto di conoscenza agli altri reparti acquisendo e aggiornando costantemente il patrimonio conoscitivo e tecnico specialistico utile alla loro azione; assicurare ausilio tecnico-logistico, ponendo a disposizione delle unità operative che lo richiedano mezzi di tecnologia avanzata e personale in possesso di specifiche conoscenze professionali e/o tecniche. Da un punto di vista strettamente operativo, il menzionato nucleo costituisce soltanto uno degli snodi attraverso cui si sviluppa l'azione di contrasto del Corpo agli illeciti economico-finanziari, dall'evasione fiscale alla spesa pubblica, dalla tutela dei mercati dei capitali a quella dei mercati dei beni e servizi, illeciti che sovente, in modo più o meno accentuato, a seconda dei casi, si avvalgono anche di mezzi tecnologici e procedure informatiche.
Ne consegue che, a parere del comando generale della Guardia di finanza, sarebbe estremamente riduttivo confinare il merito dei risultati ottenuti al riguardo dal corpo al solo apporto fornito dal nucleo speciale frodi telematiche. Non vi è dubbio, infatti, che gli indiscutibili obiettivi conseguiti nei diversi settori di servizio in cui si dispiega l'agire della Guardia di finanza a presidio del bilancio dello Stato e del corretto andamento dei mercati vanno, invece, più propriamente ascritti al lavoro quotidiano di tutti i reparti operativi, a partire da quelli minori, impegnati sull'intero territorio nazionale. Ove si consideri l'azione di contrasto agli illeciti nei quali il ricorso agli strumenti tecnologici e informatici è preminente, il nucleo speciale certamente ha acquisito e consolidato nel tempo una spiccata competenza tecnica, spaziando trasversalmente in differenti segmenti istituzionali relativamente ai quali ha conseguito soltanto una parte dei risultati ottenuti dal corpo nel suo complesso.
Si tratta più nel dettaglio di operazioni che, per la loro specificità, hanno frequentemente attirato l'attenzione dell'opinione pubblica soprattutto da un punto di vista mediatico; sono state talvolta concepite, organizzate e condotte dai reparti operativi sul territorio ai quali il nucleo speciale frodi telematiche ha fornito supporto; sono riconducibili a moduli operativi che vedono parimenti impegnata, spesso in via prevalente, la componente territoriale nell'espletamento dell'ordinaria attività di servizio svolta su diversi fronti di pertinenza della Guardia di finanza. In proposito, a mero titolo esemplificativo, si ponga mente al fatto che in uno dei segmenti operativi ove più significativa è la diffusione delle violazioni perpetrate tramite la rete Internet ovvero la contraffazione Pag. 104e la pirateria, a fronte di n. 2.378 prodotti sequestrati nell'ultimo quinquennio dal nucleo speciale frodi telematiche, la componente territoriale del corpo ha adottato analoghi provvedimenti per oltre 320 milioni di merce falsificata. Le unità territoriali del corpo con riferimento al solo settore della contraffazione hanno di per sé portato a termine nell'ultimo quinquennio n. 775 operazioni in materia di commercio elettronico. A fronte dei 29 siti web sottoposti a sequestro dallo stesso nucleo speciale nel predetto arco temporale, complessivamente gli altri reparti operativi hanno provveduto ad oscurarne 119.
Con riferimento al ruolo e al contributo fornito dal colonnello Umberto Rapetto nell'elevare gli standard di qualità del reparto e i criteri in base ai quali è stato trasferito e frequenza del Corso IASD, la Guardia di finanza precisa che, nel periodo trascorso alla guida del nucleo speciale frodi telematiche, il colonnello Rapetto ha fornito un contributo significativo nell'affermazione del reparto, anche grazie alle sue cognizioni specialistiche e tecnico-professionali, elemento di cui l'amministrazione ha tenuto ampiamente conto sia confermandolo nell'incarico per un tempo molto prolungato sia valorizzandolo in sede di avanzamento se si considera che l'ufficiale è stato promosso al grado di colonnello.
Per quanto concerne più specificamente il trasferimento del menzionato colonnello, si rappresenta preliminarmente che egli appartiene al ruolo normale del corpo della Guardia di finanza per il quale sono previsti profili di impiego caratterizzati da versatilità, diversificazione delle esperienze di comando, esigenza da parte dell'Amministrazione di sperimentare le capacità dei singoli nel ricoprire incarichi nei diversi settori operativi, di staff, addestrativi, di stato maggiore, eccetera, soprattutto allorquando si verta, come nel caso di specie, su figure di rango dirigenziale. Il quadro normativo di riferimento e la fisionomia della struttura ordinamentale della Guardia di finanza comporta un'impossibilità di prevedere l'infungibilità, inamovibilità dei singoli ufficiali, in particolare del ruolo normale pur se caratterizzati da peculiari competenze professionali in determinati settori operativi, ad esempio antiriciclaggio, verifiche fiscali, frodi comunitarie, frodi informatiche, tenuto conto d'altra parte dell'opportunità di mettere a frutto tali professionalità nelle diverse realtà territoriali in cui si esplica l'attività del corpo.
In tale contesto, la mobilità del personale ufficiale costituisce una delle principali e tra i più efficaci processi adottati dall'amministrazione militare in generale per garantire l'interesse pubblico, la massima efficienza e funzionalità della sua azione su tutto il territorio nazionale, assicurando periodiche rotazioni alla testa delle varie unità e, come accennato, la sperimentazione dei comandanti in diversificate esperienze professionali; evitando eccessivi radicamenti sul territorio per uno stesso contesto di servizio; agevolando il travaso dei patrimoni professionali acquisiti nel tempo.
Lungo siffatta prospettiva, partendo dal presupposto per il quale è preferibile che nessuna delle risorse sia da ritenersi indispensabile ma, al contrario, tutte siano fungibili in qualsivoglia ambito di servizio, la Guardia di finanza tende ad evitare eccessive personalizzazioni soggettive in capo ad una medesima realtà operativa. A ciò è da aggiungere che i movimenti disposti nel contesto delle manovre annuali di impiego sono altresì motivati dalla necessità di soddisfare insopprimibili esigenze di servizio connesse, ad esempio, all'assolvimento da parte di tutti gli ufficiali degli incarichi di comando o equipollenti, indispensabile per legge ai fini dell'inclusione delle aliquote di avanzamento al grado superiore, al reimpiego degli ufficiali raggiunti da turno di promozione in incarichi adeguati al nuovo grado rivestito, ai provvedimenti di collocamento in congedo nonché alle intervenute modifiche ordinative che comportino l'istituzione o la soppressione di reparti o articolazioni.
Da ultimo, giova evidenziare che la complessa dinamica dei trasferimenti degli Pag. 105ufficiali si ispira a regole e criteri di carattere generale, volte a garantire equità e trasparenza nelle determinazioni assunte dall'amministrazione.
Venendo ora al caso di specie prospettato dagli onorevoli interpellanti, è da dire che il Corpo ha nel tempo tenuto in più che debita considerazione gli aspetti connessi al peculiare profilo professionale del colonnello Rapetto. Quest'ultimo, infatti, ha diretto il Nucleo speciale frodi telematiche per un periodo di oltre dieci anni, di cui otto senza soluzione di continuità, maturando una permanenza nell'incarico di comando del tutto eccezionale e singolare, se confrontata con quella degli altri ufficiali del Corpo.
In merito, non può sottacersi che il colonnello Rapetto, da un lato, nel corso della propria carriera (circa trent'anni dopo il periodo di formazione in accademia, di cui 24 alla sede di Roma), ha prestato servizio in tre sole sedi (Portoferraio, Trieste e Roma), a fronte di una media di sette sedi degli altri ufficiali con la stessa anzianità, e, dall'altro lato, come detto, ha retto il Nucleo speciale per otto anni, a fronte di una permanenza tendenziale negli incarichi di comando di rango dirigenziale pari a circa quattro anni, come indicato anche nelle disposizioni interne al Corpo.
Ad esempio, nell'ultimo triennio, sono stati movimentati 122 colonnelli comandanti di reparto, di cui 96 che ricoprivano l'incarico da due a cinque anni, con una permanenza media di circa 3,5 anni. Da ciò ne deriva che il colonnello Rapetto è stato avvicendato dopo un periodo più che doppio rispetto agli altri colleghi.
D'altra parte, l'ufficiale superiore ricopre, come dinanzi esposto, un incarico di comando di livello dirigenziale che, in quanto tale, non può essere caratterizzato per sua natura da profili prettamente specialistici, né deve essere connotato da esclusive competenze di carattere tecnico. Ciascun comandante, vieppiù se con funzioni dirigenziali, ha innanzitutto l'onere di conseguire gli obiettivi e/o i compiti assegnati dall'amministrazione, di organizzare e razionalizzare le risorse disponibili, a tal fine dirigendole, impiegandole e coordinandole nell'ottica di massimizzare le potenzialità del proprio reparto, affinché i militari dipendenti - questi sì chiamati in via principale ad esprimere capacità specialistiche - possano costituire il fulcro dell'operatività del singolo reparto, sia sotto l'aspetto tecnico-professionale sia per quanto riguarda la dovuta continuità nelle investigazioni effettuate.
Inoltre, il Comando generale della Guardia di finanza evidenzia che l'elevato numero di attività extraprofessionali svolte da molti anni dal colonnello Rapetto (partecipazione a convegni, conferenze, docenze, attività pubblicistiche, eccetera), di certo di gran lunga superiori alla media di quelle tenute dalla generalità dei colleghi, dimostra la capacità del Nucleo speciale frodi telematiche di espletare le attività demandategli indipendentemente dalla costante e continua presenza del comandante.
Con riferimento alla frequenza del corso presso il Centro alti studi difesa, il Corpo della guardia di finanza rileva che la sessione IASD è un corso di alta formazione, in cui sono approfondite materie che, evidentemente, non si limitano affatto a quelle di peculiare conoscenza del colonnello Rapetto e per le quali il medesimo ha svolto funzioni di insegnamento.
L'Istituto alti studi difesa conduce, infatti, sessioni annuali di aggiornamento professionale, che vertono sull'analisi di problematiche di ampio respiro, principalmente, a carattere geopolitico e geostrategico.
I seminari di studio prevedono la partecipazione di eminenti conferenzieri, nonché relatori italiani e stranieri, esponenti politici, autorità di Governo, docenti universitari, autorità militari, alti funzionari pubblici, magistrati, qualificate professionalità nel campo dell'economia, dell'industria e della finanza.
I frequentatori dello IASD - circa 40-60 per sessione, dei quali almeno il 25 per cento stranieri - sono ufficiali nel grado di generale o colonnello, dirigenti civili del Ministero della difesa o di altri Pag. 106Ministeri, nonché dirigenti o professionisti provenienti da differenti settori della società civile.
L'avvio alla frequenza del corso in parola del colonnello Rapetto è pertanto finalizzato ad arricchirne il patrimonio di conoscenze a livello dirigenziale, in un contesto altamente qualificato e con una spiccata vocazione internazionale e multidisciplinare, anche in funzione dei prossimi incarichi cui l'ufficiale potrà essere destinato.
In merito alle competenze richieste per l'assolvimento del ruolo di comandante del Nucleo speciale frodi telematiche, nonché per prestare servizio presso il medesimo reparto, il Comando generale della Guardia di finanza, come già in precedenza esposto, sottolinea che il profilo richiesto per l'espletamento di incarichi di comando di livello dirigenziale ruota prevalentemente sulle doti e capacità di natura manageriale, vale a dire di direzione, coordinamento e controllo delle risorse affidate in vista del raggiungimento degli obiettivi di competenza, risultando, invece, preminenti le competenze specialistiche in capo alle funzioni esecutive.
Ciò premesso, l'ufficiale designato per la sostituzione del colonnello Rapetto al Comando del Nucleo speciale è caratterizzato da assoluto spessore e professionalità, nonché da comprovata e sperimentata esperienza nella gestione di reparti complessi a vocazione investigativa, avendo egli ricoperto, da ultimo, gli incarichi di comandante provinciale di Reggio Calabria e di vicecomandante del Servizio centrale investigativo sulla criminalità organizzata.
Si tratta di due reparti che, pur con caratteristiche diverse, richiedono entrambi il possesso di notevoli doti manageriali per l'entità delle risorse di cui dispongono, per la delicatezza dei compiti assegnati e per l'elevata valenza strategica che li contraddistingue.
L'ufficiale in questione ha frequentato il corso di alta qualificazione presso l'Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze, conseguendo il relativo titolo, uno dei più prestigiosi per gli ufficiali delle Forze armate, ivi compresa l'Arma dei carabinieri. Compito dell'Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze è sviluppare e migliorare l'addestramento professionale e la conoscenza culturale degli ufficiali delle Forze armate e della Guardia di finanza destinati ad assumere incarichi di particolare rilievo anche in sede interforze e internazionale.
Giova a questo punto ricordare che la Guardia di finanza, al pari di altri organi di polizia militari, ha inquadrato i propri ufficiali nei ruoli «normale», «speciale» e «tecnico-logistico-amministrativo». È previsto inoltre il ruolo «aeronavale» atteso che le vigenti disposizioni di legge demandano al Corpo compiti di polizia economica e finanziaria e di contrasto alla criminalità organizzata attraverso il controllo del territorio terrestre, marittimo ed alturiero.
Oltre agli ufficiali del ruolo aereonavale, in possesso del brevetto per la conduzione di aeromobili/unità navali, il Corpo ha ritenuto di avvalersi di ufficiali specializzati per i soli incarichi del comparto tecnico-logistico-amministrativo. Tali ufficiali, peraltro, non sono impiegabili nelle normali attività dei reparti operativi tenuto conto che, per legge, essi sono esonerati dall'esercizio di funzioni di polizia tributaria e di polizia giudiziaria e che sono loro affidati compiti specialistici e peculiari in aderenza ai requisiti previsti nei relativi bandi per l'arruolamento.
Per gli ufficiali del ruolo normale a cui appartiene il colonnello Rapetto e la maggior parte degli ufficiali assegnati al Nucleo sono invece previsti, come già sottolineato in precedenza, profili di impiego caratterizzati da versatilità, diversificazione delle funzioni di comando, capacità di ricoprire incarichi nei settori operativi, di staff, addestrativi, di stato maggiore, né sussiste l'esigenza per l'amministrazione di prevedere figure specialistiche per lo svolgimento di attività operative.
Passando ai chiarimenti richiesti in relazione alla revisione organica del Nucleo speciale frodi telematiche, ridenominato Nucleo speciale frodi tecnologiche, la Guardia di finanza fa presente che tale intervento si inserisce in un più ampio Pag. 107contesto di riorganizzazione dei compiti, delle funzioni e delle prerogative di tutta la componente specialistica avviata già lo scorso anno con la rivisitazione del Nucleo speciale pubblica amministrazione, del Nucleo speciale polizia valutaria e dello SCICO. La riorganizzazione è proseguita nell'anno in corso, oltre che con il Nucleo speciale frodi telematiche, anche con il Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie, nonché con i Nuclei di polizia tributaria più importanti per quanto riguarda la componente territoriale. Ciò, alla luce del mutato contesto normativo e socio-economico, in coerenza con le linee di indirizzo governative volte a potenziare le azioni di contrasto del Corpo sia sul versante della lotta all'evasione sia, e soprattutto, su quello del controllo della spesa pubblica.
In particolare, la rimodulazione del Nucleo speciale frodi tecnologiche e del Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie è volta a perseguire una loro maggiore proiezione operativa, rafforzandone anche i compiti di analisi, raccordo e supporto con riguardo alle attività condotte dai reparti ordinari. In tale ottica e in linea con le disposizioni contemplate dal decreto ministeriale del 28 aprile 2006 in tema di riassetto dei comparti di specialità delle forze di polizia, il Nucleo speciale in questione è stato sensibilmente potenziato sotto i profili organizzativo, ordinamentale e delle dotazioni di personale, sol che si consideri la sua nuova configurazione su ben tre gruppi di sezioni, in luogo delle attuali due sole sezioni, e con una forza ufficiali che passerà da numero tre a numero otto unità. Ciò anche nell'ottica di valorizzare ulteriormente, rafforzandola in modo significativo, l'operatività del reparto, ivi compresa quella relativa al supporto fornito alle autorità giudiziarie che si sono avvalse, o tuttora si avvalgono, delle sue professionalità.
Proprio in tale ottica deve essere vista l'assegnazione di ulteriori ufficiali al reparto in argomento e non certo, come sostenuto nell'interpellanza urgente, per compensare la partenza del colonnello Rapetto. Inoltre, il predetto Nucleo sarà strutturato e prioritariamente orientato all'esecuzione di attività di servizio in ambiti connessi alle funzioni di polizia economico-finanziaria, proprie della Guardia di finanza, posto anche che, in passato, alcune delle operazioni poste in essere non sempre sono risultate pienamente aderenti ai settori di competenza normativamente affidati al Corpo, poiché talora solo in via mediata presentavano risvolti di natura economico-finanziaria ovvero erano connotate da profili di consulenza tecnica in settori anche non strettamente coerenti con la missione istituzionale del Corpo di cui al decreto legislativo n. 68 del 2001.
Circa la richiesta di conferimento con il comandante generale per motivi di servizio, il comando generale della Guardia di finanza rileva che l'istanza in argomento, presentata dall'ufficiale all'indomani dell'avvenuta conoscenza del suo trasferimento, atteneva a questioni di servizio ed era finalizzata, in sintesi, a illustrare personalmente all'autorità di vertice il quadro dell'attività svolta dal Nucleo speciale, l'attuale assetto del reparto e il corrispondente scenario operativo, le proposte di ingegnerizzazione organizzativa del Nucleo nonché l'utilità dell'istituzione del ruolo tecnico-investigativo.
Al riguardo, correttamente la gerarchia intermedia, valutate le ragioni di servizio esposte, ha reso edotto l'ufficiale della possibilità di avanzare, tramite ricorso gerarchico, articolate e organiche proposte in ordine alle tematiche da lui stesso individuate per il successivo inoltro all'organo di vertice. Tale procedura trova pieno riscontro nelle disposizioni del comando generale di invitare i soggetti che richiedono di conferire con il comandante generale a esporre per iscritto le proprie prospettazioni per le successive valutazioni del caso. Invece, per quanto attiene all'intenzione del colonnello Rapetto di essere collocato in congedo, il comando generale della Guardia di finanza riferisce che ad oggi non risulta pervenuta alcuna istanza di collocamento in congedo da parte dell'ufficiale. Pag. 108
Con riferimento alle indagini delegate dalla Corte dei corte in tema di slot machine, all'esito delle quali sarebbe scaturita una proposta di promozione per meriti eccezionali di servizio da parte del procuratore regionale Lazio della Corte dei conti, la Guardia di finanza precisa che la nota cui fa riferimento l'interpellanza parlamentare non integra una proposta di promozione per meriti eccezionali, ma è un mero compiacimento sotto forma di lettera commendatizia, in ordine a un'operazione di servizio diretta e coordinata dall'ufficiale, in relazione a cui gli è stato tributato, nel 2009, un encomio solenne (massima ricompensa di ordine morale conferibile in base al regolamento di disciplina militare).
Compiacimenti quali quello in questione non costituiscono per fortuna fenomeni eccezionali poiché è del tutto usuale che, al termine di servizi particolarmente brillanti, l'autorità giudiziaria esprima il proprio apprezzamento nei confronti dei militari che li hanno portati a compimento. Sono, infatti, innumerevoli le operazioni di servizio periodicamente condotte dalla Guardia di finanza nei più svariati settori, culminati con il conseguimento di risultati di straordinaria importanza in tema di lotta all'evasione fiscale, alla criminalità organizzata, allo sperpero di danaro pubblico, della repressione di reati societari, finanziari o contro la pubblica amministrazione, solo per citare alcuni esempi.
Si pensi soltanto, a tal proposito, all'impegno profuso dal Corpo nelle note indagini giudiziarie relative alle cosiddette scalate bancarie o agli ingentissimi sequestri e confische di beni riconducibili a sodalizi mafiosi. Orbene, in tutti questi casi, è molto diffusa la prassi da parte delle autorità giudiziarie procedenti di esprimere il proprio plauso e compiacimento per l'opera svolta dai militari impegnati nelle indagini ai massimi vertici del Corpo. Talvolta, sussistendone i requisiti, sono concesse ricompense di ordine morale in termini di encomi, solenni o semplici, a seconda dei casi, come avvenuto nel caso del colonnello Rapetto per l'operazione di servizio in argomento.
Ciò posto, l'avanzamento per meriti eccezionali è un istituto premiale definito dalla legge, che può essere conferito in caso di eccezionali servizi resi alla forza armata di appartenenza e previo accertamento del possesso di qualità così eminenti da dare sicuro affidamento di adempiere in modo esemplare le funzioni del grado superiore. Indicativo dell'effettiva straordinarietà attribuita all'istituto premiale in argomento è il fatto che il Corpo della guardia di finanza, dal 1945 ad oggi, non ha registrato alcun caso di avanzamento della specie nell'ambito dei gradi dirigenziali e solo uno con riguardo ai gradi direttivi.
In definitiva, nel caso in esame, si è ben lungi dall'essersi integrati i presupposti per l'applicazione dell'istituto in parola, risultando, invece, più che adeguata l'attribuzione di una ricompensa morale nell'ordine dell'encomio solenne, secondo le determinazioni che sono state assunte, in tal senso, dalla scala gerarchica dell'ufficiale superiore. Infine, in ordine agli aspetti afferenti alla progressione di carriera dell'ufficiale in questione, occorre premettere che le procedure di avanzamento a scelta sono regolamentate da specifiche norme che vincolano l'espressione del giudizio alle risultanze degli elementi desumibili dalla documentazione caratteristica e matricolare di ogni valutando.
Gli elementi da prendere in esame sono da ricondurre alle seguenti categorie omogenee di qualità, come le qualità morali, di carattere e fisiche, eventuali benemerenze e qualità professionali dimostrate durante la carriera, specialmente nel grado rivestito, con particolare riguardo all'esercizio dell'incarico di comandante; le doti intellettuali e di cultura, ivi compresi i risultati di corsi, esami ed esperimenti (tra tutti, il superamento del corso superiore di polizia tributaria costituisce titolo preferenziale per l'avanzamento in carriera), nonché l'attitudine ad assumere incarichi nel Pag. 109grado superiore, con specifico riferimento ai settori di impiego di particolare interesse dell'amministrazione.
Tali qualità devono essere possedute in maniera armonica e ancor più eminente quando si tratta di avanzamento ai gradi più elevati della scala gerarchica militare, quali quelli di generale, come nel caso del colonnello Rapetto. Proprio per tale peculiare tipologia di avanzamento, particolare importanza deve essere riconosciuta agli incarichi che presuppongono spiccate capacità professionali ed elevato grado di autonomia e responsabilità, fermo restando che la rilevanza degli stessi non è comunque di per sé attributiva di capacità e di attitudini, le quali vanno sempre accertate nella loro effettiva sussistenza.
Nel caso specifico, va sottolineato che, dal 2010 al 2012, anni in cui l'interessato è stato sottoposto a valutazione per la promozione al grado di generale di brigata, la commissione superiore di avanzamento, pur essendone mutata la composizione nel corso del triennio, ha costantemente non ravvisato nel colonnello Rapetto il possesso di elementi e doti così eminenti da farlo avanzare al grado superiore. La qual cosa, a parere del Corpo della guardia di finanza, non implica affatto, naturalmente, che il colonnello Rapetto, al pari di tutti gli altri colonnelli valutati e non promossi, non sia comunque un ottimo ufficiale dirigente.
Del resto, per comprendere l'alta selettività per l'accesso al grado iniziale da generale, basterebbe evidenziare che, su un novero di 267 valutandi scrutinati nel detto triennio, hanno conseguito la promozione solo 26 colonnelli, tutti in possesso di titoli normativamente riconosciuti preferenziali in sede di progressione di carriera. Si tratta di un elemento non riscontrabile nel curriculum del colonnello Rapetto.
D'altra parte, non risulta agli atti che l'ufficiale abbia presentato ricorso avverso le procedure di avanzamento dinanzi alla giustizia amministrativa, sede naturale presso la quale fare eventualmente valere le proprie ragioni.
Pertanto, alla luce di quanto sopra, in ossequio al quadro normativo vigente, che demanda al comandante generale le decisioni in tema di mobilità del personale, il comando generale della Guardia di finanza ritiene che l'avvicendamento del colonnello Rapetto dal comando del nucleo speciale frodi telematiche risulta coerente con i criteri di impiego adottati nei confronti della generalità degli ufficiali, non solo dirigenti.
Tale sostituzione non costituisce certamente una rimozione, ma, al contrario, rientra nella normalità delle vicende che interessano tutti gli ufficiali della Guardia di finanza, né comporterà pregiudizio alcuno alla funzionalità del predetto nucleo, per il quale è stato già disposto un rilevante potenziamento nei termini di cui si è in precedenza accennato, affidandone, in tale contesto, compiti e attribuzioni al fine di meglio attagliare la sua operatività alle funzioni di polizia economico-finanziaria proprie della Guardia di finanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare per dieci minuti.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, se lei mi consente, dirò alla fine se sono soddisfatto o insoddisfatto. Voglio lasciare la suspence in questo momento anche perché così accresco la sua curiosità. Signor Presidente, lo dirò alla fine...

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, mi attengo al rito...

MARIO TASSONE. È giusto, ma mi consenta di dirlo alla fine!
Signor Presidente, avrei voluto di fronte a me non il sottosegretario Improta, ma colui il quale ha fornito gli elementi su cui poi si è costruita questa risposta alla nostra interpellanza urgente. Sarei stato curioso. Le dico subito, signor Presidente, signor sottosegretario, che nella risposta ci sono argomenti contraddittori. C'è un tentativo, attraverso i dati ordinamentali, di «ovattare» e, soprattutto, di stendere una coltre di indeterminatezza sulla vicenda del colonnello Rapetto e questo è veramente Pag. 110inquietante. Non so se parlare di congiura, forse è troppo. Però credo che il problema non sia tanto di Rapetto, sottosegretario Improta, ma della Guardia di finanza, che non è una forza estrapolata di questo Paese, ma ne è parte ed è una sua istituzione. Quindi, è un problema del Paese. È un problema del Parlamento e del Governo.
Infatti, nella sua illustrazione molto lunga (anche per questo la ringrazio) dicevo che ci sono delle contraddizioni, ma sono i tentativi di camuffare la realtà: che significa ruolo ordinario e perché la mancata promozione. Tornerò su questo punto. Poi si dice che è rimasto sempre lì e ha fatto tre spostamenti. Ma lui ha guidato un nucleo e non ha mai rifiutato di raggiungere altre sedi. Tutto ciò significa che la Guardia di finanza aveva bisogno di Rapetto per organizzare e potenziare questo nucleo speciale frodi telematiche. Ecco perché è rimasto lì: non perché l'ha voluto lui. È rimasto lì per tanti anni perché ha costruito certamente un servizio importante e fondamentale con grandi ritorni a cui lei faceva riferimento, quando si parla di encomi.
C'è una contraddizione quando si dà un giudizio positivo dell'ufficiale. C'è anche un'altra contraddizione: mi dimenticavo tutto il lavoro non soltanto delle slot machine, ma anche dei monopoli che ha assicurato al Paese due miliardi e mezzo di euro. Questo ovviamente non ha intaccato minimamente la commissione di valutazione del generale di brigata che l'ha valutato con un giudizio positivo di «buone qualità».
Signor sottosegretario, quello che le hanno fatto dire loro contraddice con quello che stiamo dicendo noi.
Vorrei sapere chi sono queste persone che mancano all'onore di ufficiali e che hanno fatto dire al Governo nelle aule parlamentari che il colonnello Rapetto ha tutte le buone qualità, ma non può essere generale perché quelli che vengono da quel ruolo non possono arrivare al grado superiore. Allora facciamo un'indagine per vedere quanti di quelli di quel ruolo sono arrivati al grado superiore. Perché hanno lasciato Rapetto sotto la riga - e lei capisce cosa significa sotto la riga - ovviamente con un giudizio un po' umiliante, nel senso che è stato giudicato in possesso solo di «buone qualità»? Una persona che organizza un servizio, fa le lotte ed ha l'encomio buono, vuol dire che non l'hanno voluto far avanzare non perché veniva da un certo ruolo o da quel tipo di ruolo, ma perché c'è stata la volontà di dire di no alla sua promozione.
Poi, signor sottosegretario, le chiedo - dall'altezza della mia età e dei miei impegni in quest'aula parlamentare - perché le hanno fatto dire alcune cose inopportune. Il colonnello Rapetto, che ha guidato un nucleo speciale, viene mandato non in ruoli nei quali fa tesoro della sua specializzazione, ma a fare un corso al CASD, al Centro alti studi difesa, che lei ha chiamato IASD mi pare. Perché? Lui è stato al CASD a fare l'insegnante e può tenere un corso di formazione. Voglio sapere chi gli può insegnare alcune cose su questi problemi? Chi sono i docenti? Io so come funzionano gli IASD e i CASD, so chi ci va, perché ci va, chi va a comandarlo e perché ci và. A suo tempo andavano al CASD a comandare coloro che erano stati nominati capi di stato maggiore, bravissimi ufficiali, che avevano avuto ovviamente qualche incidente in relazione ai riconoscimenti, di quello stesso tipo di quello che ha avuto lo stesso colonnello Rapetto. Perché succedono queste cose?
E che dire sull'altra vicenda per la quale non lo fanno parlare con il comandante generale? Ritengo che il comandante generale sia un'ottima persona e un ottimo ufficiale - per carità -, ma allora perché non ha mai sentito o interloquito con colui che dirigeva un settore così delicato e fondamentale, che riguarda lo sviluppo del Paese? Chi sono gli ufficiali che l'hanno bloccato impedendogli di conferire? Lui aveva detto che doveva trattare di un problema di servizio, ma se c'è un problema di servizio - e si presume sull'onorabilità dell'ufficiale che sia la verità - si fa parlare con il comandante generale. Perché l'hanno bloccato? C'è anche una leggina che lei forse conosce - e che Pag. 111anzi sicuramente conosce, senza forse e comunque la conoscono coloro che le hanno fornito gli elementi per la risposta -, la legge n. 382 del 1978, che ho concorso ad approvare in questo Parlamento. Qui si è umiliata la dignità di un ufficiale, non riuscendo a capire se queste sono lotte intestine - e ho detto qualcosa in più - oppure se c'è qualche difesa di troppo di alcuni interessi: alcune zone grigie imperscrutabili. Qui non c'è la vicenda Rapetto, ma qui c'è la vicenda di una parte non sana di un corpo sano nel suo complesso e che ha dato dignità e darà dignità sempre di più al nostro Paese. Questo è il problema.
Veramente credono di poter fornire gli elementi per la risposta ad un parlamentare facendo riferimento all'ordinamento, al progresso nel ruolo e ad elementi contraddittori come l'encomio, dicendo nello stesso tempo che l'ufficiale deve stare tranquillo e che comunque, fino ad ora, non ha dato le dimissioni? Lui ha in animo di dare le dimissioni, ma questi non si pongono il problema di quanto il Paese ha speso per qualificare questo ufficiale, di quello che l'ufficiale ha dato e di cosa perde.
Poi dicono che abbiamo ristrutturato, ma perché quando il colonnello Rapetto parlava e proponeva la ristrutturazione, la sua proposta non ha avuto mai seguito? Si passa da tre a otto ufficiali per sostituire lui: ben cinque ufficiali in più. Non si è trattato di una grande ristrutturazione, ma sono stati designati ben cinque ufficiali in più.
Questo non vi fa pensare a niente? È tutto normale? Non c'è normalità, non dico che c'è qualcosa di infetto ma la preoccupazione ci deve essere perché se costui è bravo, ha ottenuto degli encomi, ha svolto il suo lavoro con giudizio, poi me lo si manda a casa, allo IASD, per fare che? Sai dopo le varie professionalità acquisite...

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la invito a concludere.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Lì va una parte che contraddice tutta la qualificazione professionale, anzi gli si dice chiaramente «dimentica tutto il discorso che hai svolto il tuo servizio» e da un servizio operativo lo si mette in parcheggio.
Questo è veramente grave, certamente preoccupa e non tranquillizza chi ha a cuore gli interessi del nostro Paese. Per queste ragioni, signor Presidente, sono deluso, insoddisfatto e preoccupato.

(Elementi ed iniziative in merito al mancato avvio nella regione Molise del cosiddetto «Progetto MEF» per il sistema di monitoraggio e controllo della spesa farmaceutica - n. 2-01475)

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01475, concernente elementi ed iniziative in merito al mancato avvio nella regione Molise del cosiddetto «Progetto MEF» per il sistema di monitoraggio e controllo della spesa farmaceutica (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO GAVA. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare il signor Ministro per la presenza nel corso della discussione di questa interpellanza urgente, cosa che denota ovviamente attenzione alla tematica alquanto delicata che essa sottende.
L'interpellanza urgente infatti riguarda un'importante questione che è quella del controllo della spesa farmaceutica, questo aspetto assume a mio avviso una notevole rilevanza e attualità nella fase che stiamo vivendo che dovrebbe riguardare la cosiddetta revisione della spesa pubblica e dalle notizie che appaiano sugli organi di stampa questa revisione dovrebbe a sua volta avere un'attenzione particolare per quanto riguarda la spesa socio-sanitaria. È quindi evidente che è importante che su questa parte della spesa pubblica - quella sanitaria e socio-sanitaria - si intervenga innanzitutto cercando di eliminare o quanto meno di ridurre gli sprechi che evidentemente ancora ci sono, come emerge ad esempio per quanto attiene alla Pag. 112spesa farmaceutica, da diverse entità percentuali che variano anche moltissimo da regione a regione o da zona e zona all'interno della stessa regione.
A questo riguardo il caso della sperimentazione nella regione Molise di cui appunto chiediamo informazioni con questa interpellanza urgente è nei fatti curioso, infatti il 12 maggio 2005 l'allora Viceministro dell'economia e delle finanze, il professor Baldassarri, ed il presidente della regione Molise stipularono un protocollo d'intesa avente per oggetto un progetto sperimentale MEF per il sistema di monitoraggio e validazione della spesa farmaceutica a carico del Servizio sanitario nazionale mediante l'utilizzo di una tecnologia innovativa basata su macchine validatrici o obliteratrici periferiche multifunzionali, finalizzato al contenimento ovviamente della spesa pubblica farmaceutica.
La regione Molise, con le delibere del 31 maggio 2005 e del 5 ottobre 2005, ha dato seguito a questo protocollo d'intesa incaricando la propria società Molise dati Spa, sua società d'informatica in house, di attuare il «Progetto MEF» specificando l'importo relativo alle spese d'investimento che per circa 4 milioni di euro hanno riguardato la regione Molise e per circa 6 milioni di euro hanno riguardato la parte privata che ovviamente forniva questa tecnologia.
Più volte la Molise dati Spa ha scritto alla regione comunicando che il «Progetto MEF» era stato collaudato con successo a luglio 2009 e che quindi da settembre 2009 l'intero sistema poteva considerarsi posto nella condizione di iniziare la sperimentazione.
Allo stato, dalle informazioni che sono emerse da alcune inchieste giornalistiche, che riguardano più in generale la spesa farmaceutica, ma anche questo caso specifico, e da altre informazioni, non è evidentemente noto in quale stadio effettivo di attuazione si trovi il progetto. Anzi, dalla conoscenza del sottoscritto, il progetto si troverebbe di fatto fermo, in relazione anche ad un contenzioso giudiziario che esiste tra la regione Molise e la società privata che doveva fornire questi strumenti, proprio per i danni che la mancata attuazione del progetto ha determinato. Non è noto quale sia attualmente l'effettiva posizione al riguardo della regione Molise e quale sia anche la posizione di Federfarma, che tra l'altro su questa questione ha cambiato più volte orientamento. Nell'ultimo orientamento, che peraltro mi è stato comunicato per le vie brevi dopo la presentazione dell'interpellanza, si sottolineerebbero nuovamente le difficoltà di attuazione del progetto, che invece, ad avviso del sottoscritto e sulla base delle informazioni che ho potuto raccogliere, non sussisterebbero. Intanto perché l'attuazione di questa sperimentazione può essere fatta sia in aree che sono provviste di larga banda, sia in aree che non ne sono provviste, perché si può fare attraverso il collegamento telefonico. Inoltre, per quanto riguarda i tempi, non vi sarebbero specifiche difficoltà, perché lo strumento è in grado di memorizzare le informazioni e di spedirle poi in automatico con un richiamo da remoto durante la notte, quindi a farmacia chiusa. Quindi, anche i presunti disagi sarebbero del tutto insussistenti. Quindi, lo scopo dell'interpellanza è quello di conoscere quali siano le reali valutazioni del Ministero della salute in relazione a questa sperimentazione, che era stata decisa peraltro da altro Ministero, dal Ministero dell'economia e delle finanze, un anno e mezzo fa, nel 2005, perché è evidente a mio avviso che ci troveremmo comunque di fronte ad un caso di cattiva gestione. Infatti, o il progetto non è valido o non è attuabile, quindi in questo caso ci sarebbe una conseguente responsabilità, probabilmente anche di danno erariale, di chi ha avviato il progetto, quindi il Ministero dell'economia e delle finanze e la regione Molise, oppure, come noi riteniamo, il progetto è invece tecnicamente interessante e, in tal caso, dovrebbero essere poste in essere tutte le iniziative per la sua attuazione, che è finalizzata proprio al controllo della spesa farmaceutica e quindi alla riduzione di sprechi della spesa pubblica, che possono essere determinati da truffe o da altri Pag. 113disservizi. Quindi, concludendo sinteticamente l'esposizione che ho fatto dell'interpellanza che ovviamente è agli atti, mi auguro che la discussione odierna possa contribuire al chiarimento dei quesiti che sono stati posti.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio l'interpellante perché consente di riepilogare una vicenda che ha avuto anche alcune attenzioni mediatiche, per inquadrare la quale è necessario fare una valutazione di carattere generale sulla cosiddetta situazione del progetto tessera sanitaria. Il progetto tessera sanitaria è un progetto avviato a partire dal 2004 che consiste nella realizzazione di un sistema informativo gestito dal Ministero dell'economia e delle finanze finalizzato a rilevare i dati delle ricette mediche relative sia all'assistenza farmaceutica sia alle prestazioni di specialistica ambulatoriale a carico del Servizio sanitario nazionale, allo scopo di potenziare il monitoraggio della spesa e di verificare l'appropriatezza prescrittiva. Il progetto tessera sanitaria è articolato in tre fasi: la prima fase è volta a collegare in rete tutti i prestatori, tutti gli erogatori delle prestazioni, quindi farmacie, laboratori ed ambulatori pubblici e privati; la seconda fase è volta a collegare in rete i medici prescrittori; la terza fase è volta a dematerializzare la ricetta medica, la prescrizione medica cartacea.
La fase 1 nella regione Molise venne avviata nel 2006 attraverso la condivisione del piano di attività da parte dei Ministeri competenti, che prevedeva determinati impegni regionali in termini temporali. Tuttavia, già nel dicembre 2006 si registrò un ritardo complessivo nell'attuazione del progetto e il piano di rientro della regione Molise, accordo del marzo 2007, aveva tra gli obiettivi quello dell'impegno della regione nell'attuare il Progetto Tessera Sanitaria.
Sempre nel 2007 si svolsero alcuni incontri tecnici presso il Ministero dell'economia e delle finanze, nel corso dei quali venne segnalato da parte della regione Molise che era in atto nella regione stessa il cosiddetto Progetto MEF, un progetto sperimentale regionale, finalizzato proprio a rilevare i dati delle ricette farmaceutiche, installando presso tutte le farmacie un'apparecchiatura con la funzione, tra l'altro, di scansione e di memorizzazione di tutte le informazioni della ricetta, nonché di trasmissione dei dati alla regione.
Alla regione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze venne chiesto l'invio della documentazione per valutare se, alla luce dell'intervenuta attuazione del Progetto Tessera Sanitaria, il Progetto MEF potesse considerarsi realizzativo/integrativo del Progetto Tessera Sanitaria.
La regione Molise inviò una relazione in proposito. Il Ministero dell'economia e delle finanze ritenne la documentazione non sufficientemente dettagliata e, con una nota del luglio 2007, la regione Molise comunicò al Ministero stesso la propria decisione di procedere attraverso una Spa in house, la Molise dati Spa, nelle fasi di installazione e formazione degli utenti relativamente agli apparecchi previsti dal progetto MEF, rassicurando, tuttavia, che le attività inserite nel Progetto Tessera Sanitaria erano comunque in corso, inviando al Ministero stesso i dati richiesti.
Con un parere del luglio 2007 del Ministero della salute di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze si prese atto di tale comunicazione della regione, tenendo conto, però, del vincolo che, in ogni caso, quel progetto sperimentale regionale, Progetto MEF, non dovesse pregiudicare in alcun modo la realizzazione dell'attività del Progetto Tessera Sanitaria.
Da parte della regione Molise, in proposito, si è rappresentato che attualmente - vengo a una delle domande dell'interpellante - la regione non considera abbandonato il progetto MEF, ma sospeso in attesa della risoluzione di un contenzioso in corso con la società Qei Srl, che gestiva il progetto sulla base del protocollo originario del 2005. La regione, inoltre, ha Pag. 114comunicato che, proprio a causa della delicatezza della materia in esame, ha coinvolto la categoria dei farmacisti con incontri, a seguito dei quali il progetto è stato avviato in una fase sperimentale, con un numero ridotto di farmacie per valutarne la funzionalità.
Credo anche che si debba aggiungere che la regione Molise, nonostante il rallentamento e poi la sospensione dell'attuazione del Progetto MEF, ha comunque attualmente, ad oggi, 2012, il controllo dei dati delle ricette farmaceutiche ed è integrata nel Progetto Tessera Sanitaria di cui ho detto prima.
Da ultimo, per quanto attiene alle ulteriori iniziative in corso nella nostra materia, faccio presente che, attraverso l'evoluzione del Sistema Tessera Sanitaria, e quindi la terza fase, la ricetta online, la dematerializzazione della ricetta medica, è previsto un avvio progressivo, sperimentale, di tale dematerializzazione, proprio ai fini del controllo in tempo reale delle prescrizioni mediche, da realizzarsi attraverso specifici accordi tra i Ministeri interessati, il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero della salute, e le singole regioni, che, sulla base del cronoprogramma attuale, prevede l'implementazione di questi progetti a partire dal mese di settembre.
Siccome la seconda fase del progetto della tessera sanitaria ha come termine finale, nelle regioni che ancora non hanno completato la messa in rete dei prescrittori, il termine di giugno 2012 - attualmente noi abbiamo quindici regioni, quindici sottosistemi sanitari, che hanno completato il progetto di messa in rete non solo dei prestatori, ma anche dei prescrittori -, rimangono all'appello sei sottosistemi sanitari che, entro fine giugno, dovrebbero anch'essi completare la seconda fase.
Rimarrebbe, dunque, poi da arrivare alla terza ed ultima fase dalla quale il Ministro in carica, così come i suoi predecessori, si attendono molto proprio al fine di poter organizzare e controllare meglio tutto il processo di dispensazione regolare e virtuoso del farmaco.
Credo anche che, sotto questo profilo, sarà proprio attraverso il completamento di questo progetto, a lungo preparato e che sta arrivando al suo compimento, che il nostro sistema potrà fare un passo avanti importante in ordine a quelle preoccupazioni che hanno mosso l'interpellante.

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di replicare.

FABIO GAVA. Signor Presidente, signor Ministro, sono solo parzialmente soddisfatto, come le avevo anticipato prima per le vie brevi, perché, in realtà, la questione della tessera sanitaria, che si dibatte nel nostro Paese da molto tempo - ero ancora coordinatore degli assessori alla sanità quando cominciammo a parlare di questa prospettiva - è sicuramente uno strumento tecnicamente molto utile per il controllo della spesa sanitaria nel suo complesso, non solamente della spesa farmaceutica, ma ha evidenti difficoltà tecniche di realizzazione legate in parte, come lei ha ben sottolineato nella sua risposta, ai tempi e in parte anche alla necessità non solo di un collegamento online, ma anche di un collegamento che sia fornito della cosiddetta banda larga nei territori. Infatti, la quantità dei dati potrebbe presentare grosse problematiche qualora il collegamento online non sia provvisto della strumentazione derivante, appunto, dalla banda larga.
Sotto questo profilo, tra l'altro, proprio da notizie giornalistiche di questi giorni, è emerso che vi sarà un utilizzo di fondi europei, probabilmente finanziati attraverso i project bond di cui da tempo si sta parlando, per il superamento del cosiddetto digital divide anche nel nostro territorio, con un investimento che sarà di diverse centinaia di milioni di euro, quindi molto importante. Questo, in qualche modo, conferma che, evidentemente, l'attuazione completa della fase tre della banda larga difficilmente potrà vedere una realizzazione nell'arco di pochi mesi e che, quindi, richiederà un'implementazione iniziale che sarà più lunga e che avrà, probabilmente, anche zone che potranno Pag. 115già utilizzare questa strumentazione insieme ad altre che invece non potranno ancora farlo.
Sotto questo profilo, quindi, vi è la possibilità di un utilizzo di un ulteriore strumento che può essere integrativo, perché può essere utilizzato sia in presenza di banda larga sia in presenza di collegamento, per così dire, telefonico normale, come ricordavo nell'introduzione. Ritengo che potrebbe essere assolutamente utile per valutare la correttezza dei dati che vengono trasmessi e per determinare quel controllo della spesa farmaceutica che ovviamente rappresenta un tema assolutamente centrale anche nella riduzione della spesa pubblica, ma non solo.
Credo che queste considerazioni consiglierebbero assolutamente la sperimentazione, o meglio la prosecuzione reale della sperimentazione, in Molise di questo strumento, ritenendo che la questione del contenzioso civile - che attualmente è in essere tra un'azienda privata e la regione - ha poco a che fare in realtà con il progetto, nel senso che l'interesse dell'amministrazione pubblica dovrebbe essere assolutamente quello di valutare se il progetto è valido e se effettivamente possa essere utilizzato. Si lascerebbe poi, ovviamente, al giudizio dei tribunali la valutazione se nei comportamenti che le parti hanno posto in essere vi siano appunto delle azioni tali che possono determinare, a danno dell'una o dell'altra parte, dei danni che in quel caso sarebbero liquidati. Ma questo non ha una rilevanza, per così dire, diretta rispetto alla valutazione del progetto che, invece, a me parrebbe assolutamente importante.
Va poi considerato che lì le macchine ci sono, ma le macchine sono state concesse in comodato d'uso e, quindi, in realtà ci potrebbe essere un interesse dell'amministrazione pubblica anche di spostare eventualmente la sperimentazione in altre realtà, se vi fossero proprio delle resistenze in quel territorio. Infatti, come ricordavo prima, questo strumento avrebbe una funzione assolutamente importante anche sotto il profilo integrativo, in attesa appunto dei tempi, degli investimenti e dell'organizzazione che saranno necessari per la definitiva ed effettiva attuazione della cosiddetta ricetta telematica.
Quindi io la ringrazio nuovamente, signor Ministro, per la risposta. Credo, però, che sarebbe interesse dell'amministrazione centrale - in questo caso particolare del Ministero della salute - o insistere con la regione Molise, insieme al Ministero dell'economia e delle finanze, per il completamento della sperimentazione o valutare opportunamente se questa sperimentazione possa essere trasferita in altre realtà. Infatti, dalle sperimentazioni episodiche che si sono fatte anche qui nel Lazio, l'utilizzo di questa macchina obliteratrice consente di eliminare in maniera assoluta la possibilità di truffa - che in questo settore, purtroppo, soprattutto in alcune aree, è particolarmente diffusa - e quindi di determinare un'automatica riduzione della spesa, su cui peraltro si calcolerebbe per così dire la quota ed i fidi di pagamento per l'azienda che fornisce gli strumenti e che, quindi, sarebbe legata solamente ad un'effettiva realizzazione del risparmio e del contenimento della spesa.
Quindi sotto questo profilo io - ripeto - mi dichiaro solo parzialmente soddisfatto, perché mi auguro che con quest'iniziativa e con questa sensibilizzazione derivante da quest'interpellanza vi sia da parte del Ministero della salute anche un'ulteriore iniziativa, da effettuare nei prossimi mesi e nelle prossime settimane, proprio per verificare quello che sostanzialmente io ricordavo all'inizio: se siamo in presenza di un progetto che ha effettiva validità e che, quindi, dovrebbe essere realizzato oppure se siamo in presenza di qualcosa che è stata adottata per così dire con superficialità. In questo caso ci troveremmo di fronte, evidentemente, a qualche errore commesso dall'amministrazione pubblica con evidente conseguenze.
Credo che la questione non possa assolutamente rimanere nel limbo, rimanere in questa sorta di inesplicata attuazione, ma che debba trovare una risposta precisa nell'interesse appunto del contenimento della spesa, in particolare di quella farmaceutica.

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(Rinvio dell'interpellanza urgente Barani n. 2-01502)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Barani n. 2-01502 è rinviato ad altra seduta.

(Interpellanza urgente Della Vedova e Lo Presti n. 2-01494)

PRESIDENTE. Dovremmo passare all'interpellanza urgente Della Vedova e Lo Presti n. 2-01494, concernente iniziative per garantire la piena operatività delle disposizioni della legge 12 luglio 2011, n. 133, in ordine alla misura del contributo previdenziale integrativo dovuto ai professionisti che svolgono la loro opera in misura prevalente con le pubbliche amministrazioni.
Avverto che in data odierna l'onorevole Lo Presti, con il consenso del primo firmatario, ha ritirato l'interpellanza in oggetto, presentando contestualmente un'interrogazione a risposta scritta di analogo contenuto.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Scilipoti n. 2-01463)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Scilipoti n. 2-01463 è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative per garantire il soddisfacimento dei crediti vantati dagli enti locali nei confronti delle amministrazioni centrali, con particolare riferimento ai canoni d'affitto e alle spese di riscaldamento - n. 2-01506)

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio ha facoltà di illustrare l'interpellanza Comaroli n. 2-01506, concernente iniziative per garantire il soddisfacimento dei crediti vantati dagli enti locali nei confronti delle amministrazioni centrali con particolare riferimento ai canoni d'affitto e alle spese di riscaldamento (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, vista anche l'ora tarda - siamo in finale di giornata -, e credo che occorra ringraziare il Governo che è presente ai banchi. Con questa interpellanza urgente in esame abbiamo chiesto di sentire proprio dalla viva voce del Governo e abbiamo interpellato i Ministri dell'interno e della difesa, per sapere, come e quando possono e pensano di trovare rimedio o soluzione alle problematiche legate al rimborso e alla questione dei contratti che lo Stato ha stipulato con la provincia di Cremona.
Prima di passare alle considerazioni, gradirei di fare una sorta di intervento legato a quello che abbiamo chiesto nello specifico: il contratto di locazione della prefettura e dell'alloggio prefettizio di Cremona, il cui canone di locazione corrisponde ad euro 253.063,88, risulta scaduto in data 30 novembre 2010 e ad oggi non è ancora stato rinnovato con l'ente proprietario dell'edificio, ovvero la provincia di Cremona. Il contratto di locazione della caserma dei Carabinieri di S. Lucia di Cremona è scaduto in data 30 novembre 2011 e ad oggi, a fronte di un canone di locazione pari ad euro 113.300, il medesimo canone dell'anno 2011 non è stato corrisposto all'ente provincia di Cremona, proprietario dell'immobile. La situazione debitoria complessiva nei confronti dell'ente provincia di Cremona per i due immobili ammonta ad euro 366.364 e, come risulta anche da una segnalazione effettuata dall'ente provincia di Cremona, permane ancora scoperto il rimborso delle spese di riscaldamento richiesto in acconto per euro 12 mila circa e relativo al periodo 2010/2011, e manca ancora l'acconto del periodo 2011/2012.
La situazione descritta relativamente agli immobili di proprietà della provincia di Cremona è riscontrabile anche per Pag. 117molti altri enti locali, che vivono oggi una situazione di estrema difficoltà, in virtù sia delle riduzioni delle risorse economiche, diminuite anche a causa dei recenti provvedimenti governativi, come il ripristino del regime di tesoreria unica, sia della crisi economica, aggravata peraltro dalle recenti disposizioni promosse dal Governo in materia di imposta municipale unica (IMU).
Questi sono i fatti; mi spiace, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, che la caccia a chi non rispetta le regole debba partire dai banchi di questo Parlamento. Mi spiace ancora di più, signor Presidente, che ad essere danneggiata sia l'amministrazione provinciale, in questo caso l'amministrazione provinciale di Cremona. Tra l'altro le province sono gli enti che più hanno subito vessazioni, taglieggiamenti e torture ai bilanci tanto da considerare questi tagli la stangata più tremenda della storia degli enti locali.
La richiesta è quella di poter aiutare questa giunta provinciale che già patisce per la centralizzazione di cassa della tesoreria unica per una cifra equivalente a quella che ho appena esposto in precedenza. Con l'interpellanza urgente in esame abbiamo inteso chiedere un intervento parlamentare per addivenire ad una procedura di pagamento, la più celere e incisiva possibile, e che vengano comunque definite con certezza e urgenza le tempistiche entro le quali si intende corrispondere all'ente provincia di Cremona e agli altri enti locali che si trovano tra l'altro nella stessa situazione, con analoghi crediti da riscuotere da parte della amministrazione centrale, la somma dovuta. Relativamente ai canoni di affitto e al rimborso delle spese non ancora incassate chiaramente si mette in condizione la provincia di essere in grosse difficoltà anche sotto l'aspetto economico.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza iscritta all'ordine del giorno si chiede di conoscere le iniziative che il Governo intenda adottare in merito alla mancata corresponsione alla provincia di Cremona dei canoni di locazione relativi all'immobile sede della prefettura e all'alloggio prefettizio, nonché della caserma dei Carabinieri Santa Lucia. La risposta è data sulla base degli accertamenti all'uopo disposti. È da precisare innanzitutto che il contratto di locazione dello stabile adibito a sede del Comando provinciale dei Carabinieri è scaduto il 12 ottobre 2011 e, non essendo stato disdetto, esso è per legge da intendersi rinnovato tacitamente alle medesime condizioni di quello precedente, cioè ad un canone annuo pari a circa 167 mila euro da corrispondersi in rate semestrali. La formalizzazione del provvedimento di proroga avverrà dopo l'acquisizione del relativo nullaosta da parte dell'Agenzia del demanio. Ricordo infatti che la legge finanziaria 2010 aveva individuato l'Agenzia del demanio quale conduttore unico nei rapporti di locazione passiva di interesse delle amministrazioni dello Stato.
Successivamente, con decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, la competenza a stipulare i contratti di locazione è stata nuovamente ricondotta in capo all'amministrazione locataria. Pertanto all'Agenzia del demanio resta demandata la sola competenza al rilascio del relativo nullaosta. I pagamenti dei canoni risultano regolarmente eseguiti fino alla data di scadenza del contratto. Vista la particolare situazione finanziaria, e le limitate disponibilità di bilancio, si sta provvedendo a sanare le situazioni debitorie di tutti gli immobili dell'amministrazione provinciale adibite a caserme dell'Arma dei Carabinieri, seguendo un ordine cronologico. Pertanto, si provvederà anche al pagamento dell'ultima rata semestrale di canone della caserma Santa Lucia. In merito al rimborso degli oneri condominiali, sono già state richieste al Ministro dell'economia e delle finanze le integrazioni di bilancio necessarie per il pagamento dei debiti pregressi. Riguardo infine alle spese Pag. 118di riscaldamento, si osservi che nel 2011 è stato effettuato un accreditamento alla regione Lombardia di circa 6 milioni di euro per il ripiano dei debiti pregressi relativi agli anni 2009 e 2010, che dovrebbe aver soddisfatto tutte le situazioni pendenti.
Nel corrente anno invece è stato compiuto un primo accreditamento di circa un milione e trecentomila euro per far fronte alle esigenze degli uffici e reparti della regione Lombardia. Per quanto riguarda la situazione degli uffici e dei locali della prefettura, il contratto di locazione, della durata di sei anni, è scaduto il 30 novembre 2010. Ai sensi delle disposizioni allora vigenti era stato avviato, il 4 febbraio 2010, il procedimento di rinnovo tacito del contratto alle medesime condizioni di quello precedente, e cioè con canone annuo - come ricordato dall'interrogante - pari a circa 253 mila euro. La relativa istruttoria di competenza della prefettura si era conclusa il successivo 30 luglio e la documentazione era stata inviata al Ministro dell'interno per l'emissione del ruolo di spesa fissa. Intanto tuttavia era intervenuta la legge finanziaria che, come già detto, aveva trasferito le competenze relative alla stipula dei contratti di locazione all'Agenzia del demanio quale conduttore unico.
Tutte le pratiche in corso pertanto sono state sospese in quanto le risorse del bilancio dello Stato destinate a finanziare i canoni di locazione, per l'anno 2011, non sono state assegnate ai vari Ministeri ma sono confluite in un fondo unico che avrebbe dovuto gestire l'Agenzia del demanio per i relativi pagamenti, mai eseguiti. Nel 2011 la competenza alla stipula dei contratti, ricondotta al Ministro dell'interno, non è stata al momento accompagnata dalla provvista di risorse finanziarie occorrenti affinché si provveda con le necessarie integrazioni di bilancio a saldare i debiti pregressi. I canoni di locazione a favore della provincia di Cremona relativi all'immobile sede della prefettura e all'alloggio prefettizio sono stati pagati fino al 31 dicembre 2010. Per l'anno 2011, a causa dell'assoluta carenza di risorse sul relativo capitolo di bilancio, determinatasi a seguito delle reiterate manovre di finanza pubblica, non è stato possibile procedere al pagamento. Tale annualità è stata comunque considerata nell'ambito della rilevazione delle situazioni debitorie pregresse alla data del 31 dicembre 2011, con conseguente segnalazione al Ministero dell'economia e delle finanze, per il possibile ripiano.
Segnalo, inoltre, che nel corrente esercizio finanziario è maturato il credito relativo alle prime cinque mensilità per complessivi 105 mila euro circa, cui si aggiunge quello per spese di riscaldamento relativo al periodo 2010-2011 pari a 12 mila euro. Aggiungo, peraltro, che il problema segnalato si manifesta anche in altra località per effetto, come già detto, della politica di contenimento della spesa e dei tagli, che non può non avere riflessi sulle situazioni debitorie dell'amministrazione centrale dello Stato e per la cui soluzione, com'è noto, è in corso l'individuazione delle misure ritenute opportune.

PRESIDENTE. L'onorevole Consiglio, ha facoltà di replicare.

NUNZIANTE CONSIGLIO. Signor Presidente, apprezzo molto la disponibilità del sottosegretario, prima nell'avermi ascoltato e poi nell'avermi risposto. Si tratta, però, di una risposta che non può essere chiaramente soddisfacente in quanto capisco bene quello che sta succedendo, perché è stata estremamente chiara l'esposizione, ma non risolve di fatto le problematiche delle amministrazioni provinciali e comunque di quegli enti che hanno dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione.
Signor Presidente, siamo in una crisi economica e finanziaria grande, grave e direi addirittura gravissima e, all'interno di questa grande crisi, si generano conseguentemente delle piccole crisi. La grande crisi a cascata, per un micidiale effetto domino, riduce e addirittura annulla la ricchezza, opprime le attività produttive, crea disoccupazione, rallenta lo sviluppo e crea probabilmente quella che viene considerata una recessione palesata da questo Pag. 119Paese. Circa 300 mila piccole e medie imprese stanno ricevendo in questi giorni le cartelle di Equitalia. È uno Stato che non paga i debiti, ma che vuole comunque che le tasse, magari anche giustamente, si paghino. Come dicevo prima si tratta di un effetto a catena: lo Stato non paga le province e le stesse province non riescono a pagare i loro fornitori. Il ritardo con il quale la pubblica amministrazione regola i propri debiti commerciali crea una domanda di credito da parte delle imprese di circa 70-80 miliardi di euro. È vero che nel decreto-legge anticrisi vi è stato anche un timido tentativo di sistemare qualcosina, però timido era il tentativo e tiepido sarà il risultato.
Con la spending review il Governo è intervenuto analizzando le voci di spesa della pubblica amministrazione per evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere risorse da destinare allo sviluppo e alla crescita. Qui, però, non vorrei che ci fosse una confusione, perché spero che questi soldi che vanno alla pubblica amministrazione provinciale e via dicendo non rientrino in questo caso. A fronte di questa situazione di stallo e con particolare preoccupazione sull'azione che potrebbe essere intrapresa dal Governo relativa alla stessa spending review, che potrebbe azzerare il dovuto tra Governo centrale ed enti periferici, ricordo al Governo medesimo che un atteggiamento di questo tipo porterebbe ad una grave crisi sotto l'aspetto economico e problematiche con grave danno all'ente provincia di Cremona e, più in generale, a tutti quegli enti che vantano crediti dalla pubblica amministrazione.
Nella speranza, direi addirittura nella fede, e nella capacità di questo Governo tecnico di poter mettere mano ad una situazione un po' paradossale, confido comunque che siano adottati, come diceva prima il sottosegretario, comportamenti che possano portare veramente un equilibrio economico da parte della pubblica amministrazione e di quegli enti che hanno crediti verso la pubblica amministrazione stessa. Questo mi mette in condizione di avere una certa serenità, anche se gli occhi vanno tenuti bene aperti perché veramente questo effetto a cascata tra pubblica amministrazione, enti intermedi come la provincia e piccole e medie imprese è un effetto domino tremendo che può portare ad un sistema perverso e, quindi, ad una crisi che può accentuarsi ancora di più.

(Chiarimenti e iniziative in merito alla partecipazione del prefetto di Lodi, dottor Pasquale Antonio Gioffrè, ad un'associazione di emigrati calabresi in Liguria - n. 2-01491)

PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01491, concernente chiarimenti e iniziative in merito alla partecipazione del prefetto di Lodi, dottor Pasquale Antonio Gioffrè, ad un'associazione di emigrati calabresi in Liguria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, colleghi deputati, signor rappresentante del Governo, dando per conosciuto il testo dell'interpellanza urgente, considerata l'ora, vorrei sottolineare soltanto alcuni elementi di questo atto di sindacato ispettivo che riguarda Pasquale Antonio Gioffrè, che è stato nominato nel dicembre del 2011 prefetto di Lodi. Infatti, da notizie apparse sulla stampa, si apprende che, nel 2005, quando ricopriva incarichi presso la prefettura di Genova, compariva tra i fondatori di un'associazione, la Città del Sole con sede a Genova, accanto ad una serie di personaggi coinvolti in inchieste antimafia e voti di scambio a partire proprio dal presidente dell'associazione, Salvatore Ottavio Cosma.
Secondo il rapporto della Guardia di finanza del 2007, in esecuzione di un'inchiesta del pubblico ministero Francesco Pinto, Salvatore Cosma sarebbe il punto di contatto tra 'ndrangheta e ambienti politici in Liguria: le indagini tecniche hanno consentito di accertare che Cosma Salvatore era effettivamente in contatto con esponenti della malavita ed in particolare Pag. 120con Gino Mamone, Vincenzo Stefanelli, Piero Malatesti e Onofrio Garcea. Inoltre, va rilevato che, nell'atto costitutivo dell'associazione, Gioffré risultava con la carica di vicepresidente e, accanto a lui, oltre a Cosma, vi era anche un famoso imprenditore calabrese che in Liguria ha fatto fortuna: Gregorio Fogliani, originario di Taurianova, la cui azienda si occupa di ristorazione.
La famiglia Fogliani è considerata dalla Direzione investigativa antimafia di Genova terminale locale per operazioni di reinvestimento di denaro di illecita provenienza: «famiglia di 'ndrangheta» la definisce il rapporto 2008-2010 della procura nazionale antimafia, a firma di Piero Grasso. In ragione di queste notizie a Lodi c'è stata un'iniziativa promossa da molte associazioni che ha prodotto un primo incontro il 22 marzo scorso e poi un documento che è stato inviato al Presidente del Consiglio e al Ministero dell'interno e al Ministero della giustizia in cui - cito - è stata sottolineata in particolare la necessità che gli eventi riportati dalla stampa vengano accertati ed approfonditi con l'obiettivo di valutare la possibilità per il dottor Gioffrè di ricoprire al meglio il proprio ruolo di rappresentante del Governo nel territorio lodigiano. Tale carica, infatti, deve rappresentare motivo in più e non ostacolo al proseguimento degli accertamenti. In vista di quell'assemblea era stato lo stesso Gioffrè a fornire una risposta sul periodico locale Il cittadino. Cito la lettera che Gioffrè ha inviato: «la mia adesione all'associazione culturale "La città del sole" è maturata nell'esclusivo intento di contribuire alla valorizzazione e alla diffusione della cultura calabrese nel contesto della realtà genovese. La predetta associazione ha svolto, peraltro, nel corso degli anni un'azione di modesta entità e di ridotte dimensioni limitandosi in sostanza ad organizzare alcuni incontri pubblici. Ciò nonostante, la mia partecipazione alla vita associativa ha avuto un carattere scarsamente coinvolgente e meramente sporadico, sostanziandosi unicamente nel prendere parte a tre eventi culturali ufficiali. Sottolineo - prosegue il Gioffrè - pertanto che ho partecipato soltanto e unicamente a questi tre eventi culturali con la precisazione che, dal 24 maggio 2009, ho cessato di fatto qualsiasi forma di collaborazione con la citata associazione. Ho conosciuto, - prosegue, - Salvatore Cosma, figura nota negli ambienti pubblici genovesi nella sua veste istituzionale e con l'occasione, infine, - conclude sempre Gioffrè, - con altri personaggi gravitanti nell'ambito dell'associazione pure citati nell'articolo, non ho mai intrattenuto - e questo posso affermarlo con assoluta fermezza e convinzione - rapporti di frequentazione essendo queste persone a me del tutto estranee ed ignote e non risultano aver mai preso parte all'associazione stessa».
Ne ho letto ampli stralci. Il testo completo della lettera è nell'edizione del 14 marzo 2012 de Il cittadino, a pagina 10, cronaca di Lodi.
Si tratta, signor rappresentante del Governo, evidentemente di una risposta non esaustiva quella fornita da Gioffrè. Quando fa riferimento ad aver partecipato soltanto a tre incontri, questo risolve di per sé il problema cioè diventava un problema se gli incontri erano superiori al numero di quattro o di cinque. È dato soltanto dal numero esiguo degli incontri cui ha partecipato e poi quando Gioffrè dice: «Ho conosciuto Cosma in ambienti pubblici» la domanda è che dal 2005 al 2009, che è il periodo in cui è stato vicepresidente di quest'associazione, non ha avuto modo di approfondire, di assumere informazioni in maniera più compiuta.
Infine, vorrei aggiungere un elemento di particolare delicatezza. A Lodi, un anno fa, scoppiò il caso del predecessore di Giuffrè, Strano Materia, investita dalle polemiche per aver tolto la scorta allo scrittore e consigliere regionale Giulio Cavalli, decisione che fu interpretata come punizione, perché Cavalli aveva denunciato che Pietrogino Pezzano - allora, appena nominato direttore dell'ASL Milano 1 - era in stretti rapporti con il gotha della 'ndrangheta lombarda. Pag. 121
Per questo, l'intento del presente atto di sindacato ispettivo è di sapere se, innanzitutto, corrispondano al vero le notizie apparse sulla stampa e quali iniziative intenda intraprendere affinché si accerti la totale estraneità del prefetto Pasquale Gioffrè rispetto ai presunti rapporti con personaggi vicini al mondo affaristico gestito dalle cosche della 'ndrangheta.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Saverio Ruperto, ha facoltà di rispondere.

SAVERIO RUPERTO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza iscritta all'ordine del giorno, l'onorevole Peluffo, unitamente ad altri deputati, chiede al Governo se corrispondano al vero le notizie apparse sulla stampa riguardanti la posizione del dottor Antonio Gioffrè - attuale prefetto di Lodi - nell'ambito di un'associazione di cittadini calabresi residenti in Liguria, della quale farebbero parte personaggi vicini al mondo affaristico gestito dalla 'ndrangheta.
In relazione allo specifico quesito rivolto dagli interpellanti, preciso che il dottor Pasquale Gioffrè, entrato in carriera nel 1982, ha prestato servizio presso la prefettura di Genova fino al 2009. Nel corso di questo periodo, è stato però chiamato a svolgere delicati incarichi presso numerose prefetture del centro e del nord Italia, quali Perugia, Savona e Udine. Nel giugno 2009 è stato assegnato alla prefettura di Bologna, dove ha svolto le funzioni vicarie fino alla nomina a prefetto di Lodi, conseguita nel gennaio di quest'anno.
Nell'arco della sua carriera, il prefetto Gioffrè ha riscosso ovunque apprezzamento e stima per la serietà e la qualità dell'impegno professionale, rivolto costantemente al perseguimento dei superiori interessi pubblici. Ciò, peraltro, è testimoniato anche dalla circostanza che l'amministrazione dell'interno, consapevole dell'assoluta affidabilità professionale del dottor Gioffrè, gli ha conferito numerosi incarichi straordinari, consistenti nella responsabilità della gestione commissariale di comuni anche di importante rilievo, tra i quali Sanremo, nonché l'incarico di componente della Commissione di controllo sugli atti della regione Liguria e del Comitato di controllo della sicurezza dei porti di Genova e Santa Margherita ligure.
Il dottor Gioffrè, durante la sua permanenza a Genova, si è fatto promotore, ad ottobre 2005, della costituzione dell'Associazione «Città del Sole», quale centro di promozione culturale volto a favorire l'aggregazione di cittadini di origine calabrese residenti in Liguria. Ed in effetti, risulta che il predetto funzionario abbia personalmente partecipato ad eventi tutti di spessore e valenza culturale, quali la presentazione di libri di autori calabresi o di mostre fotografiche concernenti temi e argomenti legati alle vicende storico-sociali della sua terra di origine. Gli eventi, ai quali il dottor Gioffrè ha preso parte nei circa quattro anni in cui, permanendo a Genova, ha avuto occasione di frequentare l'Associazione, sono in particolare tre e si collocano, uno, nel 2005 e gli altri due nel 2009, poco prima che il funzionario, a giugno dello stesso anno, venisse destinato all'incarico di viceprefetto vicario della prefettura di Bologna, come già sopra osservato.
Quanto ai rilievi circa il profilo delle persone che hanno preso parte, con ruoli anche significativi, alla stessa Associazione, è evidente che la loro onorabilità non era messa affatto in discussione a livello pubblico. Tanto è vero che Salvatore Ottavio Cosma, immune peraltro da pregiudizi penali, era stato alcuni anni prima assessore alla scuola e ai servizi educativi del comune di Genova, e che, esaurito l'incarico di amministratore locale, ha rivestito la qualità di responsabile dell'Associazione ONLUS «Bambini Vittime».
Anche il Fogliani, sul cui conto pure non sono stati riscontrati precedenti penali di alcun tipo, è una figura di spicco della società genovese, conosciuto per la sua attività di imprenditore nel campo della ristorazione. Pag. 122
Le frequentazioni avvenute con le suindicate persone, in ragione della loro notorietà e dello status acquisito, possono e devono considerarsi normali in ogni contesto sociale evoluto, tanto più che non risulta da nessun elemento che il dottor Gioffrè fosse a conoscenza o potesse sospettare delle asserite relazioni illecite intrattenute da alcuni componenti dell'Associazione.
Inoltre, non si evidenziano nell'interpellanza comportamenti tali da far dubitare della moralità o dell'imparzialità nello svolgimento delle attività di istituto da parte del dottor Gioffrè, il quale, pertanto, non risulta essere mai venuto meno ai doveri deontologici professionali. Con le altre persone cui fanno riferimento gli interpellanti, non vi è stato, invece, alcun rapporto diretto, come lo stesso prefetto Gioffrè ha avuto modo di precisare, dandone pubblica attestazione nella lettera inviata al direttore del quotidiano di Lodi Il Cittadino che l'interpellante ha sottoposto all'Assemblea. In ogni caso, al fine di poter svolgere più serenamente il proprio mandato, il dottor Gioffrè si è recentemente dimesso da ogni incarico nell'ambito dell'associazione Città del Sole, dando prova, comunque, di sensibilità istituzionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo ha facoltà di replicare.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, signor sottosegretario, né nel corso dell'illustrazione e neppure nel testo dell'interpellanza, in alcun modo abbiamo messo in discussione, come ha visto, né la carriera di Gioffrè, né gli apprezzamenti di stima a cui lei ha fatto riferimento o le funzioni svolte negli incarichi straordinari che gli sono stati affidati. Devo anche ribadire che non c'è alcun pregiudizio nei confronti di una associazione quale Città del Sole che ha come obiettivo la promozione della cultura calabrese in Liguria o alcun pregiudizio nei confronti di iniziative quali la presentazione di libri. Peraltro, ho citato testualmente ampi stralci della lettera inviata da Gioffrè a Il Cittadino in cui illustrava il suo punto di vista e l'ho fatto in maniera precisa e puntuale. Devo dire però che né nella lettera di Gioffrè né nel suo intervento c'è una risposta convincente ed esaustiva alle domande che ho sollevato; nel senso che, per quanto riguarda la risposta di Gioffrè, quando dice di aver semplicemente partecipato a tre incontri, non mi sembra che, da questo punto di vista, essa possa essere considerata completa rispetto ai dubbi che sono stati sollevati; così come, rispetto a Cosma, è stato sì conosciuto in ambiente pubblico però, lo ripeto, la partecipazione all'associazione è durata, sempre secondo le parole di Gioffrè, dal 2005 al 2009, e credo che da un funzionario di questa esperienza e con gli attestati a cui lei faceva riferimento, in qualche modo fosse dovuta una attenzione maggiore rispetto agli incarichi ricoperti in questa associazione e alle frequentazioni che aveva nella stessa, non soltanto con riferimento a Cosma ma con riferimento anche all'altro vicepresidente, Fogliani, che per quello che ho citato prima appartiene ad una famiglia che era già all'attenzione per quanto riguarda le infiltrazioni e i rapporti con la 'ndrangheta.
Infine, mi consenta sottosegretario, lei da ultimo ha detto che Gioffrè ha dato prova di grande responsabilità dimettendosi dagli incarichi dell'associazione Città del Sole. Però, sempre dalla lettera che Gioffrè ha mandato a Il Cittadino, sembra non partecipare più alla vita associativa dal 2009; siamo nel 2012 quindi più che dimettersi da una associazione che già, secondo le sue parole, non frequenta e da cui, immagino, si sia dimesso, doveva spiegare, casomai, il senso delle frequentazioni. Ecco, per questo non mi ritengo soddisfatto della risposta e la preoccupazione è quella di una sottovalutazione. Nostro malgrado, nel territorio cui appartengo, la provincia di Milano, la Lombardia, ci siamo resi conto di quanto sia pervasiva la presenza della criminalità organizzata e nella fattispecie della 'ndrangheta e credo che ci debba essere il massimo della trasparenza per quanti Pag. 123hanno un ruolo all'interno delle istituzioni, il massimo della trasparenza per quanti hanno incarichi di responsabilità nella pubblica amministrazione e di quanti rappresentano il Governo.
Per questo io credo che il dottor Gioffrè dovrebbe dare risposte più esaustive rispetto a quelle che ha dato nella lettera al periodico Il cittadino e l'attenzione del Governo dovrebbe essere maggiore rispetto a quella che ha dimostrato nella risposta che lei ha avuto la cortesia di leggere.

(Orientamenti ed eventuali iniziative del Governo in relazione alla legittimità costituzionale dell'articolo 8 della legge della regione Lombardia n. 7 del 2012 in materia di reclutamento del personale docente - n. 2-01492)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'interpellanza Di Pietro n. 2-01492, concernente orientamenti ed eventuali iniziative del Governo in relazione alla legittimità costituzionale dell'articolo 8 della legge della regione Lombardia n. 7 del 2012 in materia di reclutamento del personale docente (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, sottosegretario, il gruppo dell'Italia dei Valori rivolge al Ministro, ma in questo caso a lei, delle domande importanti, a nostro avviso, per sapere che cosa in realtà ne pensate e quello che poi avete intenzione di mettere in atto per quanto riguarda la cosiddetta chiamata diretta degli insegnanti. Infatti, dal consiglio regionale della Lombardia è stata approvata la legge del 18 aprile 2012, n. 7, che prevede «Misure per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione». Sono obiettivi ragguardevoli e importanti, ma sicuramente direi irraggiungibili per quanto riguarda l'occupazione, e poi vedremo perché.
L'articolo più discusso di questa legge è l'articolo 8, che introduce nuove norme in materia di reclutamento del personale docente. Questa legge, e l'articolo sopra citato in particolare, va a modificare la legge regionale n. 19 del 2007 aggiungendo i seguenti commi all'articolo 3: «2-bis. Al fine di realizzare l'incrocio diretto tra la domanda delle istituzioni scolastiche autonome e l'offerta professionale dei docenti, a titolo sperimentale, nell'ambito delle norme generali o di specifici accordi con lo Stato, per un triennio a partire dall'anno scolastico successivo alla stipula, le istituzioni scolastiche statali possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, per reclutare il personale docente con incarico annuale necessario a svolgere la attività didattiche annuali e di favorire la continuità didattica».
Subito dopo il testo della legge chiarisce (comma 2-ter) che «è ammesso a partecipare alla selezione il personale docente del comparto scuola iscritto nelle graduatorie provinciali ad esaurimento», e meno male. Quindi, la legge stabilisce (comma 2-quater) anche che «le modalità di espletamento del bando di concorso sono definite nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e pubblicità, con deliberazione della giunta regionale». Infine, lo stesso provvedimento prevede, al comma 2-quinquies, che la giunta regionale relazioni semestralmente su questa sperimentazione alla commissione competente.
Quindi, in virtù di questa disposizione, a titolo sperimentale, nell'ambito di norme generali o di specifici accordi con lo Stato, le assunzioni sui posti da assegnare ad incarico annuale possono essere effettuate direttamente dalle scuole, che, allo scopo, potranno anche bandire veri e propri concorsi. A nostro avviso, ciò che dispone questo articolo 8 della legge n. 7 del 2012 non fa altro che trasgredire al criterio che attualmente vige per l'individuazione degli aspiranti cui conferire l'incarico, cioè lo scorrimento delle graduatorie provinciali ad esaurimento.
L'intenzione di stravolgere questa modalità di reclutamento, che oggi è in essere e cioè l'attuale modalità, oltre a destare la preoccupazione per la conformità delle norme in essa contenute rispetto al dettato Pag. 124costituzionale, appare del tutto fuori luogo rispetto alla natura e alla portata del problema che investe il precariato scolastico.
Si tratta di un problema che va avanti da tanto tempo, signor sottosegretario, ma per il quale noi non vediamo un Governo tanto impegnato a cercare una soluzione definitiva. Poi nelle graduatorie sono iscritti docenti che hanno titoli e professionalità maturati sul posto nelle scuole. Questa penalizzazione nei confronti dei docenti precari più meritevoli a nostro avviso è inaccettabile.
Occorre poi considerare che il sistema di istruzione pubblica italiano è stato privato di circa 90 mila insegnanti negli ultimi tre anni, dal momento che la legge 15 luglio 2011, n. 111, nell'impedire a partire dalla scolastico 2012-2013 un'integrazione degli organici rispetto all'anno scolastico precedente, riduce, inoltre, in maniera drastica anche il numero di disponibilità da conferire ad incarico annuale. Inoltre, c'è anche da considerare che il numero dei precari è destinato nei prossimi anni ad aumentare in maniera evidente in conseguenza dell'attivazione dei nuovi corsi abilitanti riservati ai docenti non abilitati, nonché a chi è impegnato nei tirocini formativi attivi.
Quindi, bisogna anche dire che i giovani aspiranti docenti, a cui tanto il Governo tiene dopo aver finanziato le università con costi piuttosto gravosi, andranno ad incrementare ancora una volta il numero di precari della scuola italiana. Non credo che questa sia una bella prospettiva per quei giovani che, al contrario, hanno intenzione di insegnare nella scuola italiana.
Quindi, il nostro gruppo di Italia dei Valori chiede se il Ministro, alla luce degli evidenti profili di illegittimità costituzionale della legge della regione Lombardia 18 aprile 2012, n. 7, che peraltro introduce modalità soprattutto errate e molto discutibili di assegnazione degli incarichi di insegnamento e che sono poi anche lesive della libertà di insegnamento e della professionalità dei docenti, non ritenga urgente rinviare tale legge davanti alla Corte costituzionale per la valutazione definitiva di legittimità costituzionale perché a nostro avviso questo è molto probabile.
Inoltre, vorremmo sapere se il Ministro non ritenga urgente individuare delle strategie volte a garantire l'assunzione a tempo indeterminato (questo sottosegretario è molto importante), a partire dall'applicazione della direttiva comunitaria 99/70/CE, nonché la massima occupazione dei docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento proprio nel rispetto dei meriti. Parliamo tanto di merito, ma dicevo prima che il merito è di questi precari perché hanno maturato i requisiti adatti all'insegnamento. A nostro avviso, occorre farlo ridefinendo gli organici della scuola pubblica proprio attraverso la modifica della legge 15 luglio 2011, n. 111, che ha bloccato gli organici e che è la vera causa, insieme chiaramente all'aumento dell'età pensionabile, del divieto di accesso imposto ai giovani all'interno del comparto scuola.
Quindi, è una problematica che riveste i giovani che devono entrare nella scuola, ma che interessa soprattutto i precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in risposta a quanto richiesto dagli onorevoli interpellanti in merito alle strategie volte a garantire l'assunzione di docenti a tempo indeterminato nella scuola, si rappresenta che è in corso un approfondito esame da parte di questo Dicastero sull'effettiva consistenza dei posti vacanti e in tal senso si sta procedendo a una ricognizione per accertare, nelle varie realtà territoriali del Paese, la disponibilità di posti e - questo è importante - il relativo esaurimento delle corrispondenti graduatorie.
Sul punto sono intervenuti tre elementi di novità che, influendo negativamente Pag. 125sulla disponibilità dei posti da mettere a concorso, devono essere attentamente valutati: ci si riferisce alle procedure sulla mobilità interprovinciale del personale inserito nelle graduatorie ad esaurimento che, come noto, anche alla luce di quanto deciso dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 41 del 2011, può transitare dalla graduatoria di una provincia a quella di un'altra, così modificando l'entità numerica delle graduatorie stesse; al completamento, da parte delle regioni, dei piani di dimensionamento della rete scolastica che, nel caso di chiusura o accorpamento di scuole o plessi scolastici, possono comportare variazioni negli organici; alle nuove norme sui pensionamenti che, prorogando ulteriormente la permanenza in servizio del personale di ruolo prossimo al termine della carriera, limitano di fatto le disponibilità di posti da destinare alle immissioni in ruolo.
Una volta accertata la consistenza delle disponibilità - e quindi delle disponibilità di posti ed il relativo esaurimento delle corrispondenti graduatorie - si procederà alla indizione dei concorsi sui posti vacanti e disponibili a cui partecipano i soli docenti abilitati e si valuterà altresì l'opportunità di introdurre elementi di semplificazione della procedura concorsuale, attraverso lo strumento regolamentare di cui all'articolo 2, comma 416, della legge n. 244 del 2007.
Per quanto riguarda le perplessità sollevate dagli onorevoli interpellanti in merito alle disposizioni sul reclutamento del personale docente contenute nella legge della regione Lombardia n. 7 del 2012 e l'opportunità di impugnare la stessa davanti alla Corte costituzionale, si rappresenta che, ai sensi dell'articolo 31, comma 3, della legge n. 83 del 1957 «La questione di legittimità costituzionale è sollevata, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, anche su proposta della Conferenza Stato-Città e autonomie locali, dal Presidente del Consiglio dei ministri mediante ricorso diretto alla Corte costituzionale e notificato, entro i termini previsti dal presente articolo, al Presidente della Giunta regionale».
Posto dunque che spetta al Consiglio dei Ministri deliberare sull'impugnazione, questo Ministero, anche su richiesta degli uffici della Presidenza, sta effettuando un'accurata disamina sui profili di eventuali incostituzionalità della legge in esame, le cui conclusioni saranno comunicate agli uffici competenti a istruire la decisione sull'impugnazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe, ha facoltà di replicare.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi ritengo parzialmente soddisfatta, soprattutto per quanto riguarda l'impugnazione. Il gruppo dell'Italia dei Valori ha fatto notare tante volte al Governo - sia a quello precedente, che a quello attuale - le incongruenze che si verificano nella scuola italiana, soprattutto perché a risentirne e a sentirsi in special modo appesantita da queste scelte è proprio la scuola. L'abbiamo fatto qualche settimana fa per quanto riguarda gli insegnanti, i 10.000 docenti in esubero, e non troviamo giusta la soluzione.
È una guerra fra poveri per noi sostituire i docenti di sostegno nell'insegnamento ai disabili, ripeto, per noi quella è una vera e propria guerra fra poveri, anche perché insegnare ai disabili significa anche avere delle competenze specifiche che si acquistano non solo con gli studi ma anche con l'esperienza sul campo.
Noi abbiamo sempre ricordato i tagli, le «classi pollaio», gli edifici e l'edilizia scolastica fatiscenti, i docenti precari che non sanno che fine faranno, le scuole che non riescono a coprire le classi quando i docenti sono assenti, insomma... un mantra. Noi facciamo presenti queste problematiche ma poi a tutti gli effetti pare che il Governo precedente era proprio completamente sordo, noi ci auguriamo che ci sia invece da parte vostra una consapevolezza della scuola.
Io ho passato quarant'anni nella scuola e vi assicuro che a scuola cercavamo di tenere il più possibile i ragazzi dentro proprio perché c'erano delle difficoltà magari nella vita quotidiana dei ragazzi pertanto Pag. 126noi cercavamo di tenerli il più possibile dentro perché li volevamo formare ed educare, li volevamo occupare con progetti, potenziamento sì ma anche recupero dei ragazzi stessi.
Adesso con i tagli questa possibilità non c'è e si è aggravata la situazione di tanti precari, anche per questo noi siamo per l'organico funzionale, perché se nella scuola ci fossero dei docenti a disposizione è chiaro che ci sarebbe la possibilità di offrire ai ragazzi veramente un potenziamento e un recupero, insomma la vera scuola di qualità, anche perché la scuola educa alla diversità, nella scuola c'è questo rapporto genitori, alunni e docenti, è una comunità. Forse bisognerebbe puntarci tanto e in fondo la scuola è quella parte della società che va a salvaguardare e tutelare il patrimonio culturale ma anche artistico e geografica del territorio. Noi vorremmo che veramente ci fosse questa particolare attenzione per la scuola pubblica ma, signor sottosegretario, non sempre c'è.
Sul discorso della chiamata diretta - lo abbiamo sempre detto - non siamo assolutamente d'accordo, perché se vogliamo parlare delle conseguenze della normativa ebbene ne possiamo benissimo parlare perché secondo noi questo dare la possibilità ai dirigenti scolastici di aggirare le graduatorie provinciali - graduatorie che emergono da requisiti oggettivi come i titoli e gli anni di esperienza - porterebbe sicuramente a qualcosa di non positivo.
Lei ci ha detto che anche per voi potrebbe essere incostituzionale anche perché si andrebbe veramente verso la regionalizzazione della scuola; anche per questo noi non siamo neanche d'accordo sulla legge Aprea, ma questo è un discorso a parte, magari sarà ancor di più approfondito dall'Italia dei Valori; anche se vi è la via legislativa, poi in Aula non arriverà nulla, per cui noi quello che abbiamo potuto fare contro quella legge l'abbiamo fatto in Commissione ma non avremo l'onore di farlo qui in Aula. A volte verrebbe da chiedersi ma che peccato ha commesso la scuola per meritarsi tutto questo, per andare indietro come un gambero? Oggi per i dirigenti scolastici e per i docenti non è facile organizzare la scuola; sì va bene l'autonomia ma a livello di efficienza e di efficacia i tagli sono stati tanti, quindi anche i dirigenti scolastici si trovano in fortissime difficoltà se veramente si vuole poi garantire il diritto allo studio dei ragazzi.
Dico questo sottosegretario: non cerchiamo altre strade, altre vie. C'è la Costituzione, c'è una normativa specifica. Questo non ha nulla a che fare con l'autonomia. Le scuole devono attenersi alle norme dello Stato. C'è una graduatoria ad esaurimento che deve essere rispettata, quindi è inutile cercare altre vie, come è successo in Lombardia. Evidentemente, il presidente Formigoni non sapeva cos'altro fare. Eppure credo che abbia tante cose da fare. Tirare fuori una legge del genere, mi auguro, anzi credo di aver capito, che per voi non è un esempio da seguire. La Lombardia non può andare a condizionare le altre regioni. Poi c'è anche l'altro problema del concorso. Non siamo d'accordo sul nuovo concorso, perché riteniamo che comunque i diritti acquisiti dei docenti che sono in quelle graduatorie sono a garanzia dell'insegnamento.
Poi diciamolo sinceramente: la procedura concorsuale coinvolgerebbe circa 200 mila precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, però permetterebbe nella migliore delle ipotesi la stabilizzazione di sole 8 mila unità. Questo è quello che viene fuori da nostre concrete informazioni, quindi non è una soluzione che può porre veramente fine all'annoso problema del precariato. Ecco, sottosegretario, credo che i Ministri dovrebbero atterrare veramente nel pianeta della scuola ed entrare in maniera seria e concreta nelle problematiche della scuola, vedere quali sono i punti di forza e i punti di debolezza della scuola, senza andare a cercare strade sbagliate ed inique che possono mettere veramente in difficoltà la scuola. Ma l'appello che noi dell'Italia dei Valori veramente facciamo è quello di porre rimedio al fenomeno del precariato. Pare che questi docenti non abbiano futuro. Sono anni e anni che si trovano in quella situazione Pag. 127e a noi sembra che nessun Governo voglia risolvere questa situazione. Quindi, è un appello che vi rivolgiamo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,50).

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data odierna, il presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Donato Bruno, ha rappresentato al Presidente della Camera che nel corso dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, è emersa la necessità di disporre di maggiore tempo per l'esame degli emendamenti presentati al testo unificato delle proposte di legge recanti disposizioni per l'attuazione dell'articolo 49 della Costituzione ed ha conseguentemente rappresentato l'esigenza che l'inizio della discussione del provvedimento in Assemblea, già previsto a partire da lunedì 28 maggio 2012, sia inserito in calendario a partire dall'ultima settimana del mese di giugno. L'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'articolazione dei lavori per la settimana 28-31 maggio è stata così rimodulata:

Lunedì 28 maggio (ore 14,30, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 4434 e abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato);
proposta di legge n. 5058 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999 (Approvata dal Senato);
proposta di legge n. 1777 e abbinata - Disposizioni penali in materia di società e consorzi.

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Mantovano ed altri n. 1-00983, Fiano ed altri n. 1-01007 e Di Biagio ed altri n. 1-01018 concernenti iniziative in materia previdenziale per il personale dei comparti della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico;
Mecacci n. 1-00899 concernente iniziative politico-diplomatiche in relazione alla vicenda del cittadino russo Sergei Magnitsky.

Martedì 29 maggio (ore 17, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 30 maggio (ore 11-13,30) (con votazioni)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3160 e abbinate - Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di nuovi parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate.

Esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 3744 e abbinato - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia in materia di cooperazione culturale e d'istruzione, fatto a Zagabria il 16 ottobre 2008;
disegno di legge n. 4975 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione sul diritto relativo alle utilizzazioni dei corsi d'acqua Pag. 128internazionali per scopi diversi dalla navigazione, con annesso, fatta a New York il 21 maggio 1997;
disegno di legge n. 5018 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Singapore per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 29 gennaio 1977, fatto a Singapore il 24 maggio 2011;
disegno di legge n. 5044 - Partecipazione italiana al sesto aumento di capitale della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa.

Seguito dell'esame delle mozioni Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948, Ciccanti ed altri n. 1-00970 e Ossorio ed altri n. 1-01011 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

Seguito dell'esame delle proposte di legge:
n. 2094 - Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto;
n. 749 e abbinate - Modifiche all'articolo 191 del codice civile e all'articolo 3 della legge 1o dicembre 1970, n. 898, in materia di scioglimento del matrimonio e della comunione tra i coniugi.

Seguito dell'esame delle mozioni:
Volontè, Fioroni, Roccella, Polledri, Commercio ed altri n. 1-00922, Farina Coscioni ed altri n. 1-01016, Palagiano ed altri n. 1-01036, Miotto ed altri n. 1-01038, Stagno d'Alcontres ed altri n. 1-01042, Barani ed altri n. 1-01046 e Laura Molteni ed altri n. 1-01049 concernenti iniziative per la tutela del diritto all'obiezione di coscienza in campo medico e paramedico;
Donadi ed altri n. 1-00898, Narducci ed altri n. 1-01037, Miccichè ed altri n. 1-01039, Crosio ed altri n. 1-01040, Bernardo ed altri n. 1-01041 e Moffa ed altri n. 1-01043 concernenti iniziative per la negoziazione di accordi bilaterali con Paesi non appartenenti all'Unione europea in materia di tassazione del risparmio, con particolare riferimento alla Confederazione elvetica.

Mercoledì 30 (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 31 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 4434 e abbinate - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato);
proposta di legge n. 5058 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999 (Approvata dal Senato);
proposta di legge n. 1777 ed abbinata - Disposizioni penali in materia di società e consorzi.

Seguito dell'esame delle mozioni:
Mantovano ed altri n. 1-00983, Fiano ed altri n. 1-01007 e Di Biagio ed altri n. 1-01018 concernenti iniziative in materia previdenziale per il personale dei comparti della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico;
Mecacci n. 1-00899 concernente iniziative politico-diplomatiche in relazione alla vicenda del cittadino russo Sergei Magnitsky.

Pag. 129

Seguito dell'esame degli argomenti previsti per martedì 29 e mercoledì 30 maggio (ore 11-13,30) e non conclusi.

Mercoledì 30 maggio (dalle ore 15) avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

L'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge n. 4434 ed abbinate e della proposta di legge di ratifica n. 5058, nonché per la discussione generale della proposta di legge n. 1777 ed abbinata è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 28 maggio 2012, alle 14,30:

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 2156 - Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione (Approvato dal Senato) (C. 4434-A).
e delle abbinate proposte di legge: DI PIETRO ed altri; FERRANTI ed altri; GIOVANELLI ed altri; TORRISI ed altri; GARAVINI; FERRANTI ed altri (C. 3380-3850-4382-4501-4516-4906).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione; Angela Napoli, per la II Commissione.

2. - Discussione della proposta di legge:
S. 850 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: LI GOTTI ed altri: Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999 (Approvata dal Senato) (C. 5058).
- Relatore: Stefani.

3. - Discussione della proposta di legge:
DI PIETRO ed altri: Disposizioni penali in materia di società e consorzi (C. 1777-A).
e dell'abbinata proposta di legge: DI PIETRO e PALOMBA (C. 1895).
- Relatore: Palomba.

4. - Discussione delle mozioni Mantovano ed altri n. 1-00983, Fiano ed altri n. 1-01007 e Di Biagio ed altri n. 1-01018 concernenti iniziative in materia previdenziale per il personale dei comparti della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico.

5. - Discussione della mozione Mecacci n. 1-00899 concernente iniziative politico-diplomatiche in relazione alla vicenda del cittadino russo Sergei Magnitsky.

La seduta termina alle 20,55.

Pag. 130

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 4434 ED ABBINATE, DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI RATIFICA N. 5058 E DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 1777 ED ABBINATA

Ddl n. 4434 e abb. - Prevenzione e repressione della corruzione nella pubblica amministrazione

Tempo complessivo: 22 ore, di cui:

  • discussione generale: 8 ore;
  • seguito dell'esame: 14 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 40 minuti
Governo 20 minuti 40 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 9 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 42 minuti (con il limite massimo di 18 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 1 minuto 9 ore e 48 minuti
Popolo della Libertà 55 minuti 1 ora e 44 minuti
Partito Democratico 54 minuti 1 ora e 42 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 1 minuto 1 ora e 54 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 34 minuti 42 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 33 minuti 38 minuti
Popolo e Territorio 32 minuti 36 minuti
Italia dei Valori 57 minuti 1 ora e 47 minuti
Misto: 35 minuti 45 minuti
Grande Sud-PPA 8 minuti 9 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti 7 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti 5 minuti
Fareitalia per la Costituente
Popolare
3 minuti 4 minuti
Movimento per le Autonomie- Alleati per il Sud 3 minuti 4 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti 4 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti 3 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti 3 minuti
Pag. 131

Pdl n. 5058 - Ratifica della Convenzione penale sulla corruzione fatta a Strasburgo

Tempo complessivo: 11 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 51 minuti (con il limite massimo di 20 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 14 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 52 minuti
Partito Democratico 1 ora e 50 minuti
Lega Nord Padania 55 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 47 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 42 minuti
Popolo e Territorio 40 minuti
Italia dei Valori 40 minuti
Misto: 48 minuti
Grande Sud-PPA 11 minuti
Alleanza per l'Italia 8 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 5 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 4 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 4 minuti
Repubblicani-Azionisti 4 minuti
Iniziativa liberale 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 3 minuti
Pag. 132

Pdl n. 1777 e abb. - Disposizioni penali in materia di società e consorzi

Discussione generale: 7 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 13 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 27 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 4 minuti
Partito Democratico 1 ora e 3 minuti
Lega Nord Padania 37 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 34 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 32 minuti
Popolo e Territorio 31 minuti
Italia dei Valori 31 minuti
Misto: 35 minuti
Grande Sud-PPA 9 minuti
Alleanza per l'Italia 5 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti
Iniziativa liberale 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 4826 e abb.- A - em. 6.13 446 427 19 214 82 345 43 Resp.
2 Nom. em. 6.14 453 370 83 186 38 332 43 Resp.
3 Nom. em. 6.7 458 425 33 213 80 345 43 Resp.
4 Nom. em. 6.15 458 393 65 197 32 361 43 Resp.
5 Nom. em. 6.17 469 445 24 223 152 293 41 Resp.
6 Nom. em. 6.18 462 444 18 223 148 296 41 Resp.
7 Nom. em. 6.211 473 449 24 225 111 338 40 Resp.
8 Nom. em. 6.20 465 403 62 202 70 333 39 Resp.
9 Nom. em. 6.213 458 442 16 222 433 9 39 Appr.
10 Nom. em. 6.214, 6.603 464 410 54 206 405 5 39 Appr.
11 Nom. em. 6.604 468 452 16 227 447 5 39 Appr.
12 Nom. em. 6.215 470 404 66 203 70 334 39 Resp.
13 Nom. em. 6.605 470 403 67 202 373 30 39 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 6.606 n.f. 475 382 93 192 378 4 39 Appr.
15 Nom. em. 6.607 477 386 91 194 370 16 39 Appr.
16 Nom. em. 6.227 474 437 37 219 96 341 39 Resp.
17 Nom. em. 6.608 475 448 27 225 440 8 39 Appr.
18 Nom. em. 6.207 482 435 47 218 60 375 39 Resp.
19 Nom. em. 6.609 478 443 35 222 423 20 39 Appr.
20 Nom. em. 6.206 484 461 23 231 35 426 39 Resp.
21 Nom. em. 6.610 482 442 40 222 428 14 39 Appr.
22 Nom. em. 6.221 482 396 86 199 35 361 39 Resp.
23 Nom. em. 6.46, 6.222 484 442 42 222 83 359 39 Resp.
24 Nom. em. 6.611 482 429 53 215 388 41 39 Appr.
25 Nom. em. 6.229 480 434 46 218 110 324 39 Resp.
26 Nom. em. 6.700 478 461 17 231 455 6 39 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 6.612 475 458 17 230 438 20 39 Appr.
28 Nom. em. 6.710 484 456 28 229 449 7 39 Appr.
29 Nom. articolo 6 479 433 46 217 356 77 39 Appr.
30 Nom. art. agg. 6.0201 449 381 68 191 56 325 39 Resp.
31 Nom. art. agg. 6.0600 n.f. 451 430 21 216 422 8 39 Appr.
32 Nom. em. 7.2 445 381 64 191 33 348 39 Resp.
33 Nom. em. 7.4 451 385 66 193 29 356 39 Resp.
34 Nom. subem. 0.7.500.1 457 390 67 196 28 362 39 Resp.
35 Nom. em. 7.500 u.n.f. 463 441 22 221 426 15 39 Appr.
36 Nom. articolo 7 456 439 17 220 383 56 39 Appr.
37 Nom. em. 8.200 468 390 78 196 46 344 39 Resp.
38 Nom. em. 8.3 464 430 34 216 70 360 39 Resp.
39 Nom. em. 8.4 474 432 42 217 74 358 39 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 8 467 450 17 226 352 98 39 Appr.
41 Nom. subem. 0.9.500.2 469 381 88 191 17 364 39 Resp.
42 Nom. subem. 0.9.500.3 472 451 21 226 32 419 39 Resp.
43 Nom. em. 9.500 467 444 23 223 426 18 39 Appr.
44 Nom. articolo 9 471 423 48 212 370 53 39 Appr.
45 Nom. T.U. 4826-A - art. agg. 9.0500 423 423 212 423 40 Appr.
46 Nom. art. agg. 7.0500 392 378 14 190 374 4 38 Appr.
47 Nom. art. agg. 7.04 n.f. 399 303 96 152 300 3 38 Appr.
48 Nom. art. agg. 5.03 382 343 39 172 90 253 38 Resp.
49 Nom. em. Tit. 10 399 385 14 193 76 309 38 Resp.
50 Nom. odg 9/4826-A/1 385 330 55 166 33 297 38 Resp.
51 Nom. odg 9/4826-A/4 384 362 22 182 66 296 38 Resp.
52 Nom. odg 9/4826-A/5 379 352 27 177 62 290 38 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 59)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/4826-A/6 384 359 25 180 57 302 38 Resp.
54 Nom. odg 9/4826-A/7 388 363 25 182 72 291 38 Resp.
55 Nom. odg 9/4826-A/8 393 369 24 185 74 295 38 Resp.
56 Nom. odg 9/4826-A/9 386 359 27 180 63 296 38 Resp.
57 Nom. odg 9/4826-A/14 388 356 32 179 167 189 38 Resp.
58 Nom. odg 9/4826-A/15 386 352 34 177 341 11 38 Appr.
59 Nom. T.U. 4826 e abb. - A - voto finale 386 369 17 185 291 78 32 Appr.