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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 628 di martedì 8 maggio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,05.

MICHELE PISACANE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 maggio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bongiorno, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Chiappori, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Di Biagio, Di Stanislao, Donadi, Dozzo, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Fugatti, Giancarlo Giorgetti, Grassano, Graziano, Iannaccone, Lombardo, Lucà, Lupi, Maran, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Osvaldo Napoli, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pisicchio, Recchia, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Tenaglia, Togni e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 11,07).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 7 maggio 2012, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze):
S. 3221 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, concernente disposizioni urgenti recanti integrazioni al decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e al decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 (Approvato dal Senato) (5178) - Parere delle Commissioni I, II, V, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale).

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione di cui all'articolo 16-bis del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,08).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per formalizzare quanto

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già fatto ieri attraverso gli uffici della Camera, per chiedere che il Governo venga a riferire in Aula, ovviamente nel più breve tempo possibile e compatibilmente con quelli che sono i limiti legati all'attività della magistratura, al riguardo dell'attentato che c'è stato ieri - vedremo poi di che natura - nei confronti dell'ingegnere Adinolfi.
Ieri è stata una giornata caotica dal punto di vista politico, ma questo non può minimamente consentire di sottovalutare quello che è accaduto e soprattutto di non avere notizie dal Governo su qual è la situazione reale, ovviamente - ripeto - con tutti i limiti che le indagini della magistratura pongono a tutti noi.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, anche io, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, ieri avevo subito richiesto che il Governo venisse a riferire, ovviamente compatibilmente con le esigenze istruttorie, per capire bene cosa è successo. Risulta, infatti, che ad oggi non vi sia ancora alcuna rivendicazione, ma nulla fa immaginare qualcosa di diverso da un atto terroristico, da un tentativo eversivo, rispetto al quale - lo voglio dire subito - al di là di quelle che saranno appunto le rivendicazioni e gli sviluppi, è inquietante quello che è successo.
Compito di tutte le forze politiche e di tutte le istituzioni è, come minimo, la condanna ferma, senza «se» e senza «ma», di qualsiasi tipo di violenza nel nostro Paese. Abbiamo già vissuto una triste stagione, che abbiamo chiamato del terrore e, poi, degli anni di piombo. Non possiamo proprio permetterci di ritornarci, in nessun modo, in qualche modo compiacendo questo tipo di azioni e di manifestazioni.

ROBERTO CASSINELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI. Signor Presidente, anche io, nell'esprimere la mia più profonda solidarietà all'ingegner Adinolfi ed ovviamente l'augurio di potersi riprendere nel modo più completo ed in tempi brevi, tengo anche ad esprimere, a nome del gruppo del PdL, la più ferma condanna per questo atto gravissimo, che è un segnale molto pericoloso di un clima che si sta instaurando nel nostro Paese, al quale credo che le istituzioni debbano dare - come hanno saputo dare anche in passato - una risposta ferma, una risposta unitaria, che deve essere data dalla politica, per far capire alla gente che c'è la possibilità evidentemente di uscire da questa grave crisi e che non deve essere imboccata, per nessun motivo, una china così pericolosa.
Dobbiamo sempre richiamarci ai principi della nostra Costituzione, della democrazia, del dibattito, della libertà di espressione e cercare in quelle risorse, in quelle strade, la reale possibilità evidentemente di trovare uno sbocco, come dicevo prima. Anche io mi unisco alla richiesta dei colleghi ovviamente, invitando il Governo nel più breve tempo possibile - nel rispetto ovviamente di quelle che sono le indagini che vengono svolte in questo momento dai carabinieri e dalla polizia a tutti livelli - di riferire in Parlamento per cercare di capire meglio cosa c'è dietro questo fenomeno, che resta comunque molto inquietante.

PRESIDENTE. Posso solo riferire che proprio qualche secondo fa abbiamo avuto la risposta del Governo: verrà domattina, non so se il Ministro competente, con orario ancora da definire.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Palumbo e Pagano; Binetti ed altri; Miotto ed altri: Norme per consentire il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi (A.C. 4003-4477-4489-A) (ore 11,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle Pag. 3proposte di legge d'iniziativa dei deputati: Palumbo e Pagano; Binetti ed altri; Miotto ed altri: Norme per consentire il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4003-4477-4489-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare della Lega Nord Padania ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Ha facoltà di parlare la relatrice, onorevole De Nichilo Rizzoli.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame è un testo unificato composto da due articoli elaborati dalla nostra Commissione, la XII in sede di comitato ristretto, nel quale sono confluite ben tre proposte di legge e disciplina una materia di grande valore sociale e umanitario, ovvero la donazione di organi tra persone viventi. In particolare, si può disporre a titolo gratuito di parti di polmone, di pancreas e di intestino al fine esclusivo del trapianto tra persone viventi. La deroga all'articolo 5 del codice civile è consentita ai genitori, ai figli, ai fratelli germani, ai fratelli non germani che siano maggiorenni e, solo nel caso che il paziente non abbia consanguinei o nessuno di essi sia idoneo o disponibile, anche ad altri parenti o donatori estranei. In questo provvedimento è previsto anche che all'attuazione della legge si debba provvedere nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica. A questo proposito c'è una clausola di invarianza finanziaria, che è stata introdotta da me, con un emendamento.
Questo provvedimento, come detto, ha soltanto due articoli. L'articolo 2 del testo unificato in esame dispone in ordine alla entrata in vigore della legge, prevedendo che essa entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione.
Volevo ricordare, con questo mio discorso, l'importanza di questo provvedimento, che rappresenta un grande passo avanti nel settore dei trapianti, in particolare per quanto riguarda la cura di alcune patologie pediatriche. La possibilità, infatti, di poter effettuare il trapianto di un solo lobo polmonare può salvare la vita a quei bambini, a quegli adolescenti, a quei ragazzi che sono affetti da una malattia terribile come la fibrosi cistica. Volevo solo ricordare che sono centinaia i piccoli pazienti in attesa di trapianto. La fibrosi cistica porta ad una insufficienza respiratoria ingravescente e progressiva e porta alla morte molti di questi pazienti che a tutt'oggi sono in attesa di trapianto. Il trapianto fino ad ora veniva fatto naturalmente con donazioni da cadavere, però per la particolarità fisica di questi pazienti, i medesimi sono in genere in attesa di organi donati da ragazzi o da bambini che muoiono per evento traumatico e non sempre la morte traumatica di un bambino coincide con la decisione dei genitori della donazione di organi in un momento così drammatico.
Una volta si doveva trapiantare in questi pazienti il blocco cuore-polmoni; negli ultimi anni si trapiantavano soltanto i due polmoni, ma volevo sottolineare la potenzialità maggiore e il migliore esito del trapianto di una parte di polmone. In genere sono i genitori che donano una parte, un lobo polmonare ai propri figli e in questo modo si salva loro la vita. Quindi, sottolineo ancora l'importanza di questo testo oltre che dal punto di vista medico, anche dal punto di vista legislativo, perché provvederemo a colmare attraverso il riconoscimento di questa rilevante novità scientifica il divario che oggi esiste fra la norma e il progresso scientifico. Pag. 4Infatti l'esperienza maturata nel corso degli anni, grazie anche alle acquisizioni scientifiche e al continuo perfezionamento delle nostre tecniche chirurgiche, ha reso possibile, con ampi margini di successo, il trapianto polmonare lobare da donatore vivente mantenendo un ridottissimo rischio di morbilità e di mortalità del donatore e in assenza di menomazioni significative dalla sua integrità fisica. Praticamente, donando un solo lobo polmonare non si hanno complicanze cliniche, e nemmeno dal punto di vista respiratorio da parte del donatore, perché il polmone residuo compensa anche l'attività respiratoria e il donatore - ripeto - ha la vita salvata.
Questo tipo di trapianto oggi viene regolarmente effettuato in diversi centri di trapianto nel Nordamerica, in Giappone, e in casi sporadici anche europei. Quindi, per noi è un vanto presentare questo provvedimento, signor Presidente. I dati clinici che provengono da questi centri esteri nordamericani, giapponesi ed europei evidenziano la fattibilità e la sicurezza dell'intervento ed il beneficio per i pazienti che vi vengono sottoposti, che sono moltissimi e sono in attesa di un provvedimento del genere.
In questo contesto si colloca anche la citata deroga all'articolo 5 del codice civile contenuta nel provvedimento in esame. Ricordo che l'articolo 5 del codice civile vieta atti di disposizione del proprio corpo quando cagionino una diminuzione permanente dell'integrità fisica o quando siano altrimenti contrari alla legge. Voglio anche evidenziare che questo provvedimento non presenta criticità, e le sue finalità sono state ampiamente condivise da tutti i gruppi. L'auspicio è che questo provvedimento sia votato in Aula all'unanimità, soprattutto in un momento come questo. Non è un voto politico, ma è un voto per la vita (Applausi).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, colleghi, voglio iniziare questo mio intervento proprio lì dove lo ha finito la collega De Nichilo Rizzoli. Questo provvedimento è un provvedimento per la vita, ma è anche un provvedimento legislativo che mette al centro dell'attenzione quel luogo particolare di affetti che è la famiglia, perché è proprio dalla famiglia che molte volte si prende l'iniziativa per cui uno dei genitori diventa donante di un lobo polmonare per garantire la qualità di vita e la vita stessa dei propri figli. È un provvedimento che in qualche modo quindi intercetta due di quei valori straordinari che sono al centro del nostro agire politico, ma che sono anche parte integrante di quel bene comune che tutti vogliamo perseguire: vita e solidità dei vincoli familiari.
Negli ultimi venti anni sono stati condotti molteplici studi che hanno enormemente ampliato le nostre conoscenze sulle problematiche concernenti il trapianto di organi in età pediatrica. Vi è stato un costante lavoro per ottimizzare la preparazione del paziente candidato al trapianto, la selezione del donatore e del ricevente per compatibilità immunologica, la conservazione dell'organo del donatore dal donatore al ricevente, le tecniche chirurgiche, le terapie immunosoppressive, la gestione del paziente nell'immediato periodo post-trapianto, e quella a lungo termine che non è meno importante della gestione nel momento critico della acuzie del trapianto.
Tutto questo ha portato a un progressivo miglioramento dei risultati, ma la sopravvivenza dell'organo a lungo termine rappresenta ancora oggi un problema aperto su cui si sta concentrando la maggior parte degli studi sperimentali. I dati più significativi sul piano quali-quantitativo riguardano i trapianti renali. Considerata, ad esempio, la popolazione pediatrica che ha ricevuto un trapianto renale da donatore cadavere nel 1987/88, rispetto a quella del 1997/98, la sopravvivenza dell'organo dopo un anno è passata dal 71 per cento al 93 per cento e per quelli che hanno ricevuto l'organo da un donatore Pag. 5vivente è salita dall'88 per cento al 94 per cento. È questo dato che a noi interessa sottolineare in modo particolare nel dibattito di questo provvedimento: il 94 per cento rappresenta un valore positivo talmente interessante da dare ragione anche della fecondità di un'opzione che ha un grande valore etico, come l'opzione del dono di un proprio organo per la vita di una persona che in qualche modo ci è cara, opzione che trascina dietro di sé uno sviluppo degli studi clinici e della ricerca scientifica, che già da soli meriterebbero un gesto di attenzione del tutto particolare da parte del mondo politico.
La cultura del trapianto ha fatto fare progressi straordinariamente efficaci dal punto di vista dell'assistenza, ma ha anche trascinato in un modo particolarmente importante tutta la cultura della ricerca sul piano tecnico, com'è la ricerca che riguarda le modalità dell'intervento chirurgico, ma anche la ricerca più sottile e raffinata e che riguarda tutta la dimensione e tutto il mondo delle reazioni immunologiche che toccano proprio quella che è la specificità dell'individuo, quella che è la peculiarità. Ed è proprio la specificità immunologica quella che rende, nell'ambito della riflessione sulla compatibilità, particolarmente forte il vincolo madre-figlio, il vincolo padre-figlio. Ed è questo senso che ci dà, se si vuole, anche un supporto importante a quella che è la dimensione di una famiglia che sa valorizzare i propri vincoli, nel rispetto di una continua capacità di dare la vita ai propri figli.
Il senso del presente provvedimento è proprio quello di sviluppare la donazione di polmone da persona vivente per un trapianto nei bambini. Molti fattori hanno contribuito a migliorare tali risultati come le dosi più alte di cyclosporin A, la riduzione di trasfusioni pre-trapianto e la selezione più attenta degli organi da impiantare e della loro istocompatibilità. La probabilità di sviluppare un rigetto acuto nel primo anno dopo il trapianto si è ridotta al 47 per cento nei trapianti da donatore cadavere, ma si è ulteriormente ridotta, scendendo ben al di sotto del 40 per cento nei trapianti da donatore vivente. E la proprietà di sopravvivenza dell'organo trapiantato dopo cinque anni è data a oltre l'80 per cento, siamo all'81-82 per cento.
Sono stati condotti vari studi, non solo negli Stati Uniti d'America e in Francia, ma anche in Italia, per individuare i fattori di rischio che conducevano all'insorgenza del rigetto e tutti hanno portato alla medesima conclusione: il rigetto cronico come causa di perdita dell'organo è significativamente più comune in riceventi che hanno ricevuto più di un rigetto in passato rispetto a quelli che ne abbiano presentato uno solo. Gli studi in corso sono quindi per lo più rivolti a prevenire rigetti acuti e, quindi, a ritardare l'insorgenza del rigetto cronico ed è dimostrato che nel caso del trapianto da vivente il rigetto cronico resta un evento sempre più ridotto. Per capire perché un organo viene rigettato bisogna considerare diversi fattori, il principale dei quali è l'intolleranza da parte del sistema immunitario, che considera estraneo l'organo trapiantato e lo vuole in un certo senso scacciare come un corpo estraneo. Ma sono importanti i meccanismi emodinamici e metabolici dovuti ad uno stato di accelerato invecchiamento di un organo stressato a livello vascolare. In questo caso noi avremmo anche da parte del donante, tenendo conto che si parla soprattutto e prevalentemente di donazione a favore dei bambini, la più giovane età del donante. Facendo fermo un bambino di un'età compresa tra i tre e i cinque anni, il donante genitore è presumibile che abbia un'età compresa tra i quaranta e i quarantacinque anni e, quindi, possa essere considerato tra donatori giovani, con organi la cui vitalità è di tutto rispetto e di tutto interesse.
Alla luce delle più approfondite conoscenze sulla patogenesi del rigetto responsabile della maggior parte dei fallimenti a lungo termine, la ricerca degli ultimi anni ha lavorato alla sperimentazione di nuove terapie immunosoppressive, volte, cioè, ad attenuare le reazioni di difesa verso l'estraneo operate dal sistema immunitario. Pag. 6
Gli obiettivi di tale ricerca sono stati quelli di prevenire in modo più efficace gli episodi di rigetto acuto. Il primo obiettivo sembra aver avuto una risposta nella preparazione di anticorpi monoclonali, gli antiCD-25, con l'uso dei quali sono diminuiti gli episodi di rigetto. Mi permetto di sottolineare quest'effetto per dire come il provvedimento in esame avrà con tutta evidenza una capacità di influenzare, incrementare, implementare la ricerca che potrà avere una risposta positiva anche e soprattutto se sarà accompagnata da politiche positive nei confronti dello sviluppo della ricerca scientifica.
È evidente che il provvedimento in esame è considerato un disegno i cui costi sono in qualche modo ricompresi nei costi abituali del sistema sanitario nazionale e nella logica e nella progettazione tipica delle regioni. Ma il successo di questa iniziativa, le richieste che ci immaginiamo porteranno ad un aumento del donatore da vivente, richiederanno uno sviluppo adeguato della ricerca scientifica per riuscire ad arrivare a quell'obiettivo che in qualche modo riguarda sempre la salute dei bambini e che ci porta a immaginare un livello di tolleranza zero rispetto al fallimento. È evidente che questo è un obiettivo-tendenza, tuttavia è un obiettivo che vale la pena tener presente proprio come segno di amore alla vita e come condizione personale e profonda che ciò che può meglio sostenere la vita è proprio questo legame che, all'interno della vita di famiglia, continua a trasmettere nella linea di una continuità generazionale la vita attraverso la sostanziale somiglianza dei sistemi immunitari. L'identità completa evidentemente non c'è mai.
Recenti studi epidemiologici hanno in effetti dimostrato la sicurezza e la superiorità della donazione da persona vivente in termini di sopravvivenza dell'organo ma anche e soprattutto in termini di sopravvivenza del ricevente. La qualità e l'aspettativa di vita del donatore rimangono del tutto analoghe a quelle del resto della popolazione e questo è un altro dato che mi sembra particolarmente importante, meritevole di essere messo in evidenza anche nella campagna di comunicazione che dovrà accompagnare questo provvedimento. La qualità e l'aspettativa di vita del donatore sono del tutto analoghi a quelle del resto della popolazione. Come dire donare il proprio organo, donare un organo in qualche modo non compromette la propria salute e in qualche modo sostiene e supporta la propria capacità di amare, la propria generosità esistenziale e anche la propria generatività nella continuità del rapporto genitori-figli ma non compromette la vita. Questo va detto e andrà ripetuto in modo particolare per quei casi - non so quanti potranno essere, gli studi scientifici diranno in quale misura potranno crescere - in cui il donatore non appartiene alla stretta cerchia familiare. Sarà un elemento forte di rassicurazione. Non si riducono le prospettive di vita se tu doni una parte di uno dei tuoi organi.
Ciò che mi interessa ancora porre in evidenza è che il provvedimento in esame si sviluppa partendo dal presupposto di base che il prelievo di organo da una persona vivente sia un atto volontario attuato senza alcuna costrizione e soprattutto senza alcun compenso. Questo è un aspetto etico che merita di essere preso in considerazione soprattutto nel caso si dovesse trattare di un donatore vivente che nell'ambito del contesto familiare non è rappresentato dal genitore ma potrebbe essere rappresentato dal fratello. Conosciamo tutti la problematica etica che riguarda i cosiddetti bambino-terapia o quando addirittura certe volte un bambino viene messo al mondo nella speranza che la sua la sua istocompatibilità con il fratello malato possa servire da struttura di supporto alla salute di quest'ultimo. In questi casi si possono creare delle forme di condizionamento per le quali un bambino può sentirsi in qualche modo coazionato anche dall'affetto familiare a donare una parte di sé a un fratellino. Garantire che vi sia un consenso informato importante, capito fino in fondo, accettato e voluto con libertà è uno degli elementi più importanti che il provvedimento prevede sotto il profilo Pag. 7etico di quella che è stata chiamata in qualche modo la donazione samaritana.
Il trapianto da persona vivente rappresenta oggi un'importante conquista. Basti riflettere sul fatto che nell'ultimo decennio l'aspettativa di vita dei pazienti affetti da fibrosi cistica è aumentata in misura considerevole grazie ai progressi della pediatria, all'assistenza fornita nei centri specializzati, ai nuovi metodi fisioterapici, a regimi alimentari migliori e a nuove terapie antibiotiche. La sopravvivenza attuale supera oltre il 35 anni di vita.
Però questo ci dice pure, anche se questo è l'obiettivo specifico del provvedimento in esame, come la donazione di un lobo polmonare per esempio ad un bambino non basta, soprattutto se questo bambino è affetto da fibrosi cistica, a credere di aver concluso il proprio compito con la donazione di un lobo polmonare. È necessario sostenere e supportare il bambino successivamente in tutti quelli che sono i regimi alimentari e su tutto quello che è un'assistenza continuativa e in qualche modo capace di stare al passo con i progressi della scienza e della tecnica.
Quello che voglio dire, signor Presidente, per concludere il mio intervento, è che davvero il provvedimento in esame costituisce un atto di civiltà importante. È un provvedimento che va oltre gli slogan, che va oltre alle affermazioni di principio generiche ed è un provvedimento che interpella concretamente che cosa significa a livello del contesto familiare, il saper amare, il voler amare ed il dare la vita per, e, dal punto di vista scientifico, significa recepire quel diritto alla vita anche attraverso quello spessore degli studi scientifici che considerano le barriere non come un ostacolo definitivo, ma come una provocazione positiva per procedere nello studio, nella riflessione e anche nella capacità di rimuovere una serie di tabù per dare davvero a questo patto intergenerazionale la forza di coesione sociale di cui credo anche il nostro Paese abbia bisogno (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, signor sottosegretario e onorevoli colleghi, il trapianto rappresenta - e mi sembra superfluo dirlo, ma voglio ribadirlo - la massima espressione della condivisione della vita umana. Negli ultimi dieci anni si è registrato un numero sempre crescente di trapianti effettuati sul territorio nazionale. Nel 2011 poco meno di 3.000 trapianti in Italia, secondo i dati ufficiali del CNT. Tuttavia i pazienti in lista di attesa sono ancora molti (circa 9.000) ed il tempo medio di attesa è elevatissimo. Altro aspetto da considerare è la differenza del numero di trapianti effettuati tra nord, centro e sud Italia, che evidenzia un profondo squilibrio che esiste in un Servizio Sanitario Nazionale pubblico di tipo universalistico e solidaristico, a cui teniamo, e che, da questo punto di vista, deve essere accentuato e sostenuto. Ad esempio, oltre la metà del migliaio di trapianti di fegato effettuati lo scorso anno in Italia è concentrata nelle regioni del nord, 350 sono quelli del centro e soltanto 150 quelli del sud. Siamo il terzo Paese, rispetto ai grandi Paesi, per numero di trapianti: la Spagna è davanti, noi siamo abbastanza vicini alla Francia e siamo davanti a sistemi sanitari organizzati come la Germania ed il Regno Unito. Abbiamo un problema che è solo nostro a livello europeo ed è l'età, perché con l'età dei donatori che ha l'Italia oggi, il numero di organi è minore. Secondo i dati 2010 del Consiglio d'Europa, l'Italia ha una media di 21,6 donatori per milione di abitanti contro i 23,8 della Francia, il 16,8 del Regno Unito ed i 15,8 della Germania.
Occorre prendere dei provvedimenti che mirino a salvare più vite possibili, per questo il testo che ci apprestiamo a discutere e spero a varare in breve tempo (il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino fra persone viventi) rappresenta una buona alternativa al trapianto da non vivente, poiché caratterizzata da una buona sopravvivenza dei pazienti riceventi - come hanno detto sia la relatrice sia l'onorevole Binetti - e da una sostanziale mancanza di gravi eventi associati nei Pag. 8donatori viventi, come concretamente dimostrato da statistiche internazionali scientificamente valide e validate.
I primi trapianti di lobo polmonare da donatori viventi furono realizzati presso l'Università del Sud California nei primi anni Novanta. La nuova tecnica chirurgica fu sviluppata poiché il numero dei polmoni espiantati da donatori non viventi era insufficiente a far fronte alla lista d'attesa di pazienti affetti per esempio da broncopneumopatia in stadio terminale. Questo trapianto fu realizzato all'inizio in pazienti affetti da fibrosi cistica, come ricordato, ma l'esperienza attuale riguarda trapianti anche in altre patologie che conducono a insufficienza respiratoria grave ed irreversibile. Il trapianto di lobo polmonare da donatore vivente è considerato, infatti, tecnica alternativa a quella classica, perché può essere applicata solo in condizioni particolari. I criteri necessari per donare un lobo polmonare comprendono - ed è stato ricordato - una parentela fino al terzo grado o il vincolo matrimoniale col ricevente, un'età compresa tra i 20 e i 60 anni, sistema ABO ematico compatibile, assenza di patologie cardiache o polmonari o pregressi interventi toracici, astinenza da fumo e, ovviamente, il rilascio di un consenso consapevole alla procedura chirurgica a cui si accetta di essere sottoposti.
Soprattutto è importante sapere che, per ogni trapianto, i donatori viventi debbono essere due, e ciascuno dei due può essere privato solo di una parte del polmone (uno dei tre lobi polmonari a destra in un donatore e uno dei due lobi polmonari a sinistra nell'altro donatore).
I donatori di lobo polmonare a scopo di trapianto sono individui sani e con aspettativa di vita ottimale. Nel 2006, i maggiori esperti mondiali nel campo del trapianto da donatore vivente si sono riuniti a Vancouver per raccogliere le proprie esperienze cliniche - come ricordato dal nostro presidente Palumbo nella proposta di legge che lui ha presentato - e produrre un documento analitico a uso della comunità scientifica, pubblicato sulla rivista Transplantation.
In questo documento - è bene ricordarlo - è analizzata l'esperienza clinica di 550 casi di donatore di polmone da vivente. Significativamente, non viene riportata alcuna mortalità negli individui donatori. L'incidenza di complicanze intra-operatorie rilevanti nei donatori risulta del 4 per cento. Circa il 5 per cento dei donatori hanno avuto una complicanza tale da richiedere un ulteriore intervento chirurgico o endoscopico.
Questi risultati, sebbene provenienti da esperienze numericamente inferiori rispetto al trapianto da vivente di altri organi, come ad esempio fegato e rene, offrono una buona prospettiva del rischio clinico che deve fronteggiare il potenziale donatore di lobo polmonare. Prendendo a confronto, ad esempio, il caso del trapianto di fegato da donatore vivente, i rischi di mortalità e di morbilità per i donatori di un lobo epatico destro sono stati calcolati pari, rispettivamente, allo 0,4 e al 35 per cento. In generale, l'intervento di donazione del lobo polmonare è un intervento meno complesso e potenzialmente meno rischioso rispetto all'intervento di donazione di un lobo epatico destro.
Negli ultimi anni l'umanità ha raggiunto notevoli traguardi in ambito scientifico grazie ai quali si sono potute perfezionare tecniche non solo cliniche e terapeutiche, ma soprattutto chirurgiche; ed è grazie all'innovazione delle tecniche chirurgiche che oggi è possibile il trapianto polmonare lobare da donatore vivente, mantenendo un ridottissimo rischio di morbilità e di mortalità - come ricordato - del soggetto donante e in assenza di menomazioni significative della sua integrità fisica, attraverso una adeguata prevenzione delle infezioni post-operatorie batteriche, virali e fungine.
Attualmente il trapianto di polmoni è una tecnica sempre più diffusa nei maggiori centri specializzati nel trattamento dell'insufficienza respiratoria terminale nordamericani ed europei, come è stato ricordato. I risultati in termini di morbilità post-operatoria, miglioramento funzionale, qualità della vita e sopravvivenza Pag. 9sono in costante miglioramento e si stanno avvicinando ai risultati ottenibili con trapianto di altri organi solidi.
Ed è da questi centri che proviene la maggior parte dei dati clinici che evidenziano la fattibilità e la sicurezza del trapianto polmonare da vivente e il beneficio per i pazienti che lo ricevono.
Si può ragionevolmente dedurre, pertanto, in base ai dati disponibili dalla letteratura, che l'individuo sottoposto a intervento di donazione di lobo polmonare a scopo di trapianto sia in grado, una volta superata la fase critica peri-operatoria, di recuperare completamente una funzionalità respiratoria e una qualità di vita completamente normali.
Sebbene la donazione di un lobo polmonare non sia in grado, nella maggior parte dei casi, di provvedere al bisogno dei pazienti affetti da insufficienza respiratoria terminale, essendo necessaria la donazione di due lobi polmonari contemporaneamente da due differenti donatori, e benché, da questo punto di vista, la complessità organizzativa e tecnica del trapianto polmonare da donatore vivente risulti maggiore rispetto al trapianto da vivente di altri organi, come ad esempio fegato e rene, dove un solo donatore è sufficiente per ottemperare le necessità dell'individuo ammalato che deve essere trapiantato, tuttavia i benefici dell'avvio di un programma di trapianto polmonare da donatore vivente sulla popolazione di pazienti affetti da insufficienza respiratoria terminali in Italia sono facilmente rilevabili.
Per quanto riguarda i trapianti di pancreas, i primi risalgono alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso e, da allora, circa 23 mila pazienti diabetici, per lo più di tipo 1, hanno potuto usufruire di questa applicazione. Per quanto riguarda il trapianto pancreatico parziale, per lo più di isole pancreatiche, è consigliabile quando il trapianto di pancreas non è possibile. In Italia i primi trapianti di pancreas sono stati realizzati nel 1992, con una percentuale di trapianti simultanei rene-pancreas del 70-75 per cento. Recenti studi hanno evidenziato che, a quindici anni dal trapianto, la sopravvivenza attuale dei pazienti è del 56 per cento per i trapiantati di pancreas e rene, del 42 per cento per il trapianto pancreas dopo rene e del 59 per cento per il pancreas isolato. I diabetici sono tantissimi, specialmente quelli di tipo 1, che si possono giovare di questo intervento; ciò va sottolineato.
È chiaro, quindi, che sia interesse, a salvaguardia della vita umana di tanti malati, di colmare con questa legge il notevole divario tra norma e progresso scientifico, consentendo tale tipo di trapianto in deroga, come ricordato dalla relatrice, all'articolo 5 del codice civile che vieta gli atti di disposizione del proprio corpo quando cagionino una diminuzione permanente dell'integrità fisica o quando siano altrimenti contrari alla legge, all'ordine pubblico e al buon costume. Ovviamente tale deroga sarà assistita dalle medesime precauzioni e garanzie di cui alla legge 26 giugno 1967, n. 458, in materia di trapianto di rene tra persone viventi, come peraltro già previsto dalla legge 16 dicembre 1999, n. 483, che, si ricorda, ha consentito la possibilità di effettuare il trapianto parziale di fegato da donatore vivente. Tale intervento legislativo rappresenta, dunque, una nuova speranza per una moltitudine di malati che attendono dal progresso scientifico e medico una possibilità di salvezza. Ecco perché si è favorevoli e si auspica una rapida approvazione della presente proposta di legge (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, anch'io, come la relatrice ed i colleghi che mi hanno preceduto intendo, innanzitutto, esprimere un apprezzamento per questa proposta di legge che arriva oggi in Aula e che ci auguriamo venga approvata e che venga approvata all'unanimità perché rappresenta un passo avanti molto importante per il nostro Paese dal punto di vista medico per la capacità di dare risposte ai pazienti; rappresenta anche una risposta concreta ad una richiesta Pag. 10diffusa di operatori e di malati che ci chiedevano di allargare la possibilità del trapianto tra viventi anche al tema del polmone, del pancreas e dell'intestino. Si tratta, quindi, di un fatto sicuramente importante. Importante innanzitutto perché la materia dei trapianti deve essere ulteriormente e con continuità ripresa e valorizzata perché, oggi, la terapia del trapianto rappresenta la migliore e spesso anche l'unica, e salvavita, per molte insufficienze terminali d'organo; senza il trapianto molti pazienti morirebbero; senza trapianto altri pazienti vivrebbero una vita da malati cronici.
Nel nostro Paese, negli ultimi due decenni l'attività di trapianto d'organi è diventata molto ampia in conseguenza dello sviluppo di competenze mediche di alto livello e soprattutto dello sviluppo di una rete organizzativa nazionale coordinata dal Centro nazionale trapianti dell'Istituto superiore di sanità.
In alcune regioni italiane, purtroppo non in tutte, ma in alcune sicuramente, come la Toscana, l'Emilia, il Piemonte, il Veneto, l'attività di donazione di organi da cadavere è stata affrontata in modo sistematico, sviluppando strategie organizzative specifiche affidate a professionisti a ciò dedicati. È infatti evidente come la disponibilità dei donatori sia l'elemento principale che determina la possibilità di eseguire i trapianti. In altre regioni, invece, il processo, anche organizzativo, è maturato più lentamente e questo è un problema su cui riflettere, su cui ragionare e probabilmente anche su cui investire risorse e attenzioni.
Complessivamente in Italia l'attività di donazione da cadavere è aumentata costantemente dal 1992, quando abbiamo avuto 329 donatori, fino al 2004 quando i donatori sono arrivati a 1.120, oggi siamo leggermente sopra questa cifra; tuttavia, ciò che è più importante, e credo vada sottolineato anche come elemento di preoccupazione, è che in questo periodo l'età media dei donatori è andata progressivamente aumentando, passando dai circa quarant'anni del 1992 ai sessantacinque anni del 2011. Ciò costituisce obiettivamente un problema per l'attività e credo che sia giusto ragionare e parlare di questo e vedere anche come affrontarlo. L'invecchiamento dei donatori infatti, se è ovviamente espressione anche di un dato positivo - e cioè la minore mortalità giovanile per trauma cranico, per il fatto che si campa meglio e che ci sono probabilmente meno incidenti - comporta, allo stesso tempo, minori possibilità di trapianto per i pazienti giovani e per coloro che hanno necessità di organi che non possono essere donati in età avanzata. In questa situazione in cui la donazione da cadavere ha già dato molto, non so se tutto, ma molto, è indispensabile che il nostro Paese si adegui agli standard internazionali in termini di trapianto da donatore vivente ed è quello che con questo provvedimento noi facciamo oggi.
Le necessità che viviamo sono infatti simili a quelle già affrontate in altre realtà economicamente e socialmente simili alla nostra, che hanno trovato risposta positiva nello sviluppo responsabile e convinto della donazione tra viventi. È quindi, in primo luogo, indispensabile aumentare l'attività di trapianto, per esempio per i trapianti renali, per i quali abbiamo avuto uno sviluppo importante, che oggi si attesta, in Italia, a circa 2-3 trapianti ogni milione di abitanti, raggiungendo gli standard degli altri Paesi occidentali. Raggiungendo dieci trapianti renali da donatore vivente per milione di abitanti si eseguirebbero ogni anno 400-500 trapianti di rene in più, a fronte di quelli che si eseguono oggi, che sono circa 1.500. In alcuni Paesi occidentali, in realtà, l'attività di trapianto di rene da donatore vivente è pari a quella da donatore cadavere. Dobbiamo tendere verso obiettivi di questo genere, tra l'altro con un grande vantaggio, perché per il rene, come sappiamo, vi sono tempi di attesa lunghissimi, che spesso compromettono la vita anche di tanti giovani e, tra l'altro, la dialisi produce costi molto alti. Uno sviluppo ulteriore di questa attività sarebbe quindi positivo, e già vi è stato, ma va ulteriormente incoraggiato.
Però oggi ci poniamo il problema - che è altrettanto indispensabile - di fare in Pag. 11modo che sia possibile eseguire, da donatore vivente, altri tipi di trapianto, come quelli, appunto, che sono oggetto di questo provvedimento. Probabilmente si tratterà di attività numericamente meno rilevanti, perché gli organi in oggetto (il pancreas, il polmone e l'intestino) sono assai delicati e meno frequentemente trapiantabili. Si tratta, comunque, di un'attività necessaria, perché rivolta al beneficio di persone, spesso giovani e bambini - come veniva giustamente sottolineato prima -, che per ragioni mediche non possono attendere a lungo o che per ragioni biologiche sono svantaggiati nella ricerca di un donatore cadavere compatibile. Si tratta, quindi, di un'attività rivolta a tutelare le persone che per la gravità della propria patologia, per età giovanile o per ragioni biologiche sono oggi involontariamente più svantaggiate di altre in un sistema basato solo sulla donazione da cadavere.
Quindi, il progetto di legge, in questo senso, fa davvero realizzare dei passi in avanti molto importanti; basti pensare, per esempio, che i dati disponibili ad oggi indicano che nel 2012, in Italia, sarà possibile effettuare solo 37 trapianti di pancreas, perché derivanti solo da cadavere, quando nel 2004 era stato possibile eseguirne 95, quindi quasi il triplo. Ecco perché il trapianto tra viventi diventa un elemento di forte spinta in questa direzione.
Richiamavo questi aspetti, affermando che il provvedimento in oggetto è un fatto estremamente importante e positivo, per sottolineare l'esigenza che, insieme ad esso, si dia divulgazione ulteriore e forte ad un'azione di sostegno e di sviluppo di una vera e propria cultura della donazione, che c'è ed è importante in Italia - abbiamo sentito i dati -, ma che, intanto, ha grandi differenze territoriali: al Nord Italia vi sono livelli di donazione comparabili o forse migliori di quelli di altri Paesi europei, mentre nel Sud del Paese il livello di donazioni è nettamente inferiore. Questo già indica che vi sono i margini e le possibilità per sviluppare un lavoro importante, che significa cultura, conoscenza e azione adeguata da sviluppare in tutto il Paese.
Bisogna dare, quindi, al tema del trapianto una rilevanza importante e anche rafforzare le possibilità di vederne sviluppate tutte le potenzialità nel reperimento, nelle forme, nei tempi e nei modi. È chiaro che si tratta di un tema difficile, che comporta una cultura, che più in là si va, più la scienza e la pratica ci daranno risposte ancora più avanzate e più questo tema si incrocerà anche con le fasi del fine vita, e dovremo essere attrezzati ad affrontarli anche in questo modo, perché riuscire a sviluppare ulteriormente le politiche dei trapianti significa salvare tante vite e dare risposte importanti.
Ed allora, su questo piano, concludo con due riflessioni che mi sembra opportuno fare in questa occasione. La prima è legata proprio alla funzionalità complessiva del nostro sistema. Noi abbiamo molti centri regionali e credo che una riflessione vada fatta.
Non ho la competenza per dirlo, ma avverto che di questo c'è bisogno, perché non tutti i centri sul territorio nazionale riescono a rispondere agli standard e ai criteri previsti per il numero di trapianti da fare in ogni centro e per la casistica, che deve essere punto di riferimento e che è fondamentale. Infatti, intorno ad essa ruotano un'organizzazione, una professionalità e un impegno che dobbiamo fortemente valorizzare, ma che devono esprimere sempre il meglio in termini di qualità, in un contesto, come dicevo, in cui abbiamo questa forte differenziazione nel campo dei trapianti, ma potremmo dire nel sistema sanitario intero.
Il problema infatti è che abbiamo un sistema sanitario che si potrebbe definire duale nei livelli di qualità. Esiste un distacco troppo grande tra una parte del nostro sistema sanitario che riesce ad esprimere livelli di prestazione molto avanzati e una parte del Paese che invece è molto arretrata, dando anche adito ad elementi di iniquità e ad un fenomeno migratorio molto forte, per il quale le persone da alcune parti del Paese si muovono verso le zone più avanzate.
Quindi, credo che una riflessione su questo punto vada fatta e penso che il Pag. 12Governo, insieme alle regioni, debba produrre questo elemento di riflessione. Le regioni devono essere responsabilizzate a farlo, perché se vogliamo migliorare, dobbiamo anche saper utilizzare al meglio le risorse e le competenze che abbiamo per migliorare il sistema.
Questo discorso si collega all'altro elemento, che è ricco di interrogativi e di domande che riguardano il futuro del nostro Servizio sanitario nazionale. Siccome abbiamo visto che giustamente si è aperta una discussione sulla spending review, sulla revisione della spesa, e abbiamo letto alcune dichiarazioni che hanno individuato nella spesa sanitaria uno dei campi prevalenti su cui intervenire, credo che questa discussione vada fatta con grande attenzione, evitando il rischio di affrontarla con logiche di tagli lineari o di riduzioni che prescindano dall'effettiva valenza del sistema in termini di qualità e di risposta ai bisogni di salute.
Sicuramente deve essere affrontato il problema della riorganizzazione della spesa anche in campo sanitario, con una responsabilità più evidente e forte anche da parte delle regioni, perché abbiamo visto, per esempio, che con i piani di rientro si sono fatti sicuramente dei risparmi e dei processi di contenimento della spesa, ma il divario nel sistema nazionale è aumentato, non è diminuito, e non si è fatta qualità.
Bisogna avere questa capacità. Riteniamo che ci sia bisogno di affrontare il tema di una riorganizzazione complessiva del sistema sanitario, ma occorre fare attenzione al fatto che questa non può essere affrontata solo con l'ottica e l'approccio dei tagli, bensì con l'approccio della rispondenza del sistema ad un diritto fondamentale stabilito dalla nostra Costituzione: il diritto alla salute come valore e come diritto universale.
Vogliamo difendere questo principio, quindi bisogna impegnarsi in questo senso e il Governo deve farlo con un confronto che ovviamente coinvolga anche il Parlamento - come ci auguriamo -, ma che incalzi le regioni in maniera adeguata, perché certe risposte un po' semplicistiche di questi giorni ci hanno, come dire, intimorito e spaventato.
In conclusione, anche io mi auguro un voto unanime su questo provvedimento, perché è davvero un passo importante di civiltà per il nostro Paese e quindi credo che il voto del Parlamento sia un elemento che può sottolinearlo con grande forza (Applausi).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola primaria San Potito Ultra, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritta a parlare l'onorevole Fabi. Ne ha facoltà.

SABINA FABI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie alla ricerca scientifica ed al perfezionamento delle tecniche chirurgiche ed anestesiologiche, nonché alle terapie antirigetto, la scienza medica ha raggiunto traguardi tali da permettere, in determinati centri specializzati siti sia in Italia che all'estero, di effettuare trapianti di lobi polmonari o di parte di organi, quali il pancreas o l'intestino, tra esseri viventi con un ridottissimo rischio di morbilità e mortalità del soggetto donante.
L'utilità di tali tecniche chirurgiche è senza dubbio rilevante. Si pensi, ad esempio, a quelle patologie polmonari di particolare gravità, come la fibrosi cistica, per le quali il trapianto di polmone rimane l'ultima e talora l'unica soluzione sia per allungare aspettativa di vita del paziente, sia per migliorarne la qualità. I primi trapianti di lobi polmonari da donatori viventi furono realizzati presso l'università del Sud California nei primi anni Novanta. Questa nuova tecnica chirurgica fu sviluppata a causa dell'insufficiente numero di polmoni espiantati da donatori non viventi. Tuttavia, l'esperienza attuale riguarda trapianti effettuati anche per altre patologie che conducono a insufficienza respiratoria grave e irreversibile.
Generalmente i criteri necessari per donare un lobo polmonare comprendono: una parentela fino al terzo grado o il vincolo matrimoniale con il ricevente; Pag. 13un'età compresa fra i venti e i sessanta anni; il sistema biochimico compatibile; l'assenza di patologie cardiologiche o polmonari o pregressi interventi toracici; l'astinenza da fumo e ovviamente il rilascio di un consenso consapevole alla procedura chirurgica a cui si accetta di essere sottoposti.
Se analizziamo le statistiche, negli Stati Uniti i soggetti che hanno effettuato tali tipi di trapianto hanno un'aspettativa di vita dell'85 per cento dopo il primo anno, del 70 per cento dopo i primi due anni e del 60 per cento dopo l'ottavo anno. Addirittura, i centri giapponesi come quello di Kyoto hanno raggiunto risultati sbalorditivi: su 59 pazienti trapiantati nel periodo 1998-2011, la sopravvivenza risulta essere dell'88 e dell'83 per cento rispettivamente dopo cinque e dieci anni dal trapianto.
Sulla base delle risultanze note, il sopraggiungere della bronchiolite obliterante, che è la più frequente complicanza nel periodo post trapianto, è di fatto sensibilmente minore rispetto ai trapianti da donatore non vivente. Analogamente, per quanto attiene al destino dei donatori, i dati dimostrano che il loro stato di salute rimane buono dopo l'espianto del lobo e a tutt'oggi non risultano segnalati casi di morte. Solo il 5 per cento dei donatori ha manifestato complicazioni che hanno richiesto un'ulteriore procedura chirurgica.
Attualmente in Italia vi sono circa 250 persone in attesa di trapianto polmonare le quali, in termini di sopravvivenza e di qualità della vita, potrebbero ricevere grandi benefici da questa tecnica chirurgica. Il gruppo della Lega Nord è, dunque, favorevole alla proposta di legge mirante ad introdurre il trapianto di organi tra persone viventi, auspicando nel contempo l'avvio di una massiccia opera di sensibilizzazione e di formazione con l'obiettivo di diffondere la cultura della donazione degli organi come atto di liberalità e di coscienza che lo Stato deve favorire garantendo la massima sicurezza sia per il donatore che per il ricevente.
Lo scopo è, dunque, quello di fare fronte alla mancanza di organi dati in donazione che limitano di fatto la possibilità di trapianti tra vivi. Grazie a questa terapia molti pazienti possono vivere una nuova vita e questa consapevolezza contribuisce a generare nuova energia in seno ai ricercatori, agli scienziati e a tutti quegli operatori che quotidianamente si impegnano ad aiutare le persone colpite (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 4003-4477-4489-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole De Nichilo Rizzoli, rinuncia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, il Ministero della salute vede con favore l'iniziativa parlamentare in esame. Infatti, come è noto a quest'Assemblea, il vigente assetto normativo vieta il trapianto da vivente per parti di polmone, pancreas e intestino. In particolare, si ricorda che la normativa primaria in materia di donazione di organo da soggetto vivente vede sullo sfondo l'articolo 5 del codice civile, che vieta gli atti di disposizione del proprio corpo, e il principio che ogni eccezione a tale divieto può scaturire esclusivamente da una fonte di rango pari ordinata al medesimo codice, cioè di rango primario.
Pertanto, la proposta normativa è accolta con favore, in quanto rappresenta lo strumento normativo finalizzato a superare il vincolo dell'articolo 5 del codice civile di cui sopra, consentendo, come si è verificato con la legge n. 458 del 1967 per il trapianto di fegato, il trapianto da vivente anche per parti di organo, cui è Pag. 14rivolto l'ambito di applicazione del testo unificato delle proposte di legge in oggetto.
Vale la pena di segnalare che le attività di trapianto da donatore vivente di polmone, di pancreas e di intestino, si caratterizzano per l'elevata qualità richiesta ai centri trapianto che l'effettueranno e per il ristretto numero di pazienti che possono essere considerati idonei a ricevere queste tipologie di organi. A titolo esemplificato, ricordo che nel 2011 sono stati effettuati 119 trapianti di polmone da cadavere e 58 trapianti di pancreas prelevati, post mortem, da donatori cadavere. Come già avviene per il trapianto da vivente di rene e fegato, le autorizzazioni per il trapianto da vivente di polmoni, intestino e pancreas, saranno limitate ai centri già autorizzati al trapianto da cadavere.
Da ultimo, si ricorda che l'attività di trapianto di organi fa già parte dei LEA, cioè dei livelli essenziali di assistenza, e gli adempimenti ad essi connessi rientrano tra le funzioni che il Servizio sanitario nazionale deve assicurare per garantire la salute pubblica, nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione.
Mi sia permesso, aggiuntivamente, fare qualche considerazione a braccio. Sono totalmente d'accordo su questo provvedimento, non solo come sottosegretario al Ministero della salute, ma anche personalmente, come professore e preside della facoltà di medicina, perché questo provvedimento ha un valore sociale e umano assai forte e perché si basa sulla validità dei principi ispiratori dal punto di vista sia scientifico sia clinico. Esso rappresenta una promozione - e si dovrà rafforzare, come ha già detto l'onorevole Fontanelli - di cultura e conoscenza della donazione che tutti insieme dobbiamo fare.
Mi permetto di aggiungere, a quella descrizione che è stata fatta di un sistema sanitario duale, che, a mio avviso, il nostro sistema sanitario è più a macchia di leopardo che duale. Comunque, dobbiamo cercare di porvi rimedio. Sono d'accordo che la salute è un diritto. Tuttavia, il Ministero sta studiando perché vi sono alcune possibilità di risparmio, come la sanità elettronica, che da sola farebbe risparmiare 13 miliardi di euro, e altre soluzioni.
Importante è, comunque, per questo provvedimento anche il collegamento con il trapianto samaritano che, a mio avviso, potrebbe avere ulteriore sviluppo, perché vi è stato un parere dell'Istituto superiore di sanità del 4 maggio 2010 che risponde affermativamente al contenuto del quesito. Pertanto, vi è tutto un riunirsi di proposte che faciliteranno i trapianti in seguito. Questo, a mio avviso, è importante, perché rappresenta un principio di vita e di civiltà in quanto non esiste una sanità senza anima. Questo, allora, è anche uno stimolo per la ricerca scientifica.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta, fissata per le ore 15.

Discussione delle mozioni Moffa, Gioacchino Alfano, Bellanova, Fedriga, Enzo Carra, Lo Presti, Paladini, Fabbri, Santori ed altri n. 1-00978 e Lenzi ed altri n. 1-00955 concernenti iniziative in materia di governance dell'INPS (ore 12,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Moffa, Gioacchino Alfano, Bellanova, Fedriga, Enzo Carra, Lo Presti, Paladini, Fabbri, Santori ed altri n. 1-00978 e Lenzi ed altri n. 1-00955 concernenti iniziative in materia di governance dell'INPS (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che gli onorevoli Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Damiano, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata e Schirru hanno ritirato la propria firma dalla mozione Moffa, Gioacchino Alfano, Bellanova, Fedriga, Enzo Carra, Lo Presti, Paladini, Fabbri, Santori ed altri n. 1-00978. Pag. 15
Avverto altresì che in data odierna l'onorevole Misiti ha sottoscritto, con il consenso degli altri firmatari, la mozione Moffa, Gioacchino Alfano, Bellanova, Fedriga, Enzo Carra, Lo Presti, Paladini, Fabbri, Santori ed altri n. 1-00978.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Moffa, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00978. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor Ministro del lavoro, onorevoli colleghi, nella qualità di Presidente della Commissione lavoro della Camera dei deputati, mi sono assunto nei giorni scorsi la responsabilità di apporre la prima firma alla mozione n. 1-00978 perché è una mozione che interviene su un argomento di assoluto rilievo, che più volte è stato affrontato dalla stessa Commissione XI, anche di recente.
Si tratta infatti di trovare una soluzione stabile, duratura e credibile alla governance degli enti previdenziali e assicurativi, i quali - dopo le penetranti riforme realizzate nel corso della legislatura e da ultimo anche con il decreto «salva Italia» - hanno ormai ricondotto a due grandi poli le politiche della previdenza e quella della salute e della sicurezza. Da un lato, c'è la creazione di un INAIL che, con l'incorporazione di Ipsema E ISPESL, ha assunto funzioni che vanno al di là della stretta connotazione assicurativa anche se la connotazione assicurativa rimane peraltro la missione prioritaria di questo ente. Si è, in sostanza, rafforzato il versante della ricerca e quello della prevenzione e, con essi, si è scritta una nuova struttura organizzativa dell'istituto.
Certo, le vicende che hanno caratterizzato la designazione degli organismi di vertice dell'INAIL non sono state facili da metabolizzare da parte della Commissione. Come tutti sanno, l'XI Commissione non è stata in condizione di votare la proposta di parere sulla proposta di nomina del nuovo presidente dell'ente a causa di una problematica gestione del passaggio dalla positiva gestione commissariale precedente, affidata al dottor Sassi, alla nuova gestione che ha come presidente in pectore il professor De Felice.
Al contempo, c'è però da dire che il dibattito in Commissione sulla proposta di nomina del nuovo presidente ha costituito l'occasione per un confronto chiaro, aperto e serio con il Governo e, in particolare, con il Ministro Fornero, che ringrazio per la sua presenza oggi in Aula, che ha fatto emergere in maniera evidente l'esigenza di un ripensamento complessivo del sistema di Governo dell'istituto. In quella sede, infatti, lo stesso Ministro, nel confermare alla Commissione la propria disponibilità a verificare l'effettiva appropriatezza delle attuali forme di Governo degli enti previdenziali, ha evidenziato come si tratti di temi delicati, che richiedono l'impiego di tempi materiali per l'approfondimento delle diverse questioni e che presuppongono decisioni non affrettate. In tal senso, il Ministro si è impegnato a studiare, sin dalle prossime settimane, l'argomento della riforma della governance di detti enti e a proporre le relative soluzioni in tempi che devono, a suo giudizio, essere credibili. Secondo le indicazioni del Ministro, questi approfondimenti potranno produrre esiti ragionevoli entro la fine del prossimo mese di giugno. Ecco perché il Parlamento - credo di poter dire nella sua interezza, anche perché questa mozione che porta la mia prima firma è stata sottoscritta da altri gruppi ed altre mozioni vanno nella stessa direzione - ritiene ora indispensabile avviare, in collaborazione con il Governo, una seria riflessione sulla governance degli enti previdenziali, che conduca, possibilmente entro i termini preannunciati dallo stesso Ministro, ad un esteso intervento di riforma, in coerenza con il processo virtuoso di integrazione di tali soggetti nel polo della salute e della sicurezza. Pag. 16
Ferma restando la natura esclusivamente pubblica degli istituti, si tratta di far partire una approfondita e rapida riflessione su questo delicato argomento, che porti - lo dico anche perché sia chiaro l'obiettivo che la mozione si propone - al superamento della natura monocratica degli organi degli enti, considerata la loro importante funzione sociale e le ingenti risorse pubbliche da questi gestite (si pensi che soltanto l'INPS da solo amministra pressoché un quarto del PIL nazionale). Se questa riflessione vale per l'INAIL, dunque analoga riflessione va fatta - a maggior ragione - per l'INPS.
Infatti, il decreto «salva Italia», all'articolo 21, ha disposto la soppressione dell'INPDAP e dell'ENPALS a decorrere dal 1o gennaio 2012 e l'attribuzione all'INPS delle relative funzioni, soprattutto al fine di armonizzare il sistema pensionistico e migliorare l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa in ambito previdenziale, pervenendo alla riduzione dei costi complessivi di funzionamento e assicurando, nel contempo, livelli elevati ed omogenei di servizio a tutti gli utenti, compresi quelli degli enti previdenziali incorporati.
Le esigenze di miglioramento organizzativo sono ancora più evidenti se soltanto si considera che l'INPS è ora chiamato ad amministrare, complessivamente, 21 milioni di assicurati, 1,5 milioni di aziende e 23 milioni di pensionati, per oltre 700 miliardi di euro di masse amministrate, con un costo di circa 4,6 miliardi di euro di spese di funzionamento.
Inoltre, a seguito di tale incorporazione l'INPS ha ulteriormente incrementato l'entità delle proprie partecipazioni: non soltanto sulla holding di Equitalia, che amministra il sistema delle riscossioni dei contributi previdenziali ed erariali dello Stato, ma anche in relazione al significativo patrimonio immobiliare nato dalla fusione dei patrimoni di tre enti, senza considerare che l'INPS detiene anche il 100 per cento della SISPI, ossia della Società italiana di servizi per la previdenza integrativa.
Ora, come diciamo anche nella nostra mozione, poiché il sistema di governance dell'istituto è stato più volte rivisitato negli ultimi tre anni, prevedendo, di fatto, la trasformazione di una gestione commissariale in una gestione monocratica, occorre verificare se un così rilevante coacervo di interessi pubblici possa essere gestito da un organo di indirizzo politico a carattere monocratico, perpetuando ex lege, nei fatti, una gestione commissariale a carattere straordinario.
In sostanza, vorremmo capire se l'attuale modello di governance sia pienamente consono rispetto alle finalità di assicurare il miglior governo di compiti rilevanti, articolati e complessi come quelli affidati all'INPS e, sia pure in misura meno rilevante, anche all'INAIL. Da questo punto di vista, mi limito ad illustrare all'Assemblea, per opportuna conoscenza di tutti i colleghi e di chi ci ascolta, i principali modelli vigenti in Europa.
In Francia i grandi enti previdenziali e assicurativi, peraltro in numero maggiore di due e con dimensioni organizzative e gestionali meno accentuate rispetto ai nuovi poli della previdenza e della salute e sicurezza, sono amministrati da un organo di amministrazione, composto dalle parti sociali, che è affiancato da un consiglio di vigilanza, che svolge la sorveglianza sugli accordi di destinazione e sulla gestione.
Nel Regno Unito le prestazioni pensionistiche sono erogate da un dipartimento, che è il più grande dipartimento governativo dell'intera struttura statale, nato nel 2001 dalla fusione del dipartimento per l'educazione e l'occupazione e del dipartimento per la sicurezza sociale. Ebbene, il dipartimento è formalmente guidato dal Ministro del lavoro e delle pensioni, ma la gestione del sistema previdenziale è affidata ad un organismo esecutivo, composto dal segretario generale e da una serie di direttori generali, nonché da un consiglio di dipartimento che ha il compito di formare la guida strategica collettiva operativa del dipartimento Pag. 17stesso, nonché di svolgere la supervisione degli organismi posti sotto il suo controllo.
Infine, la Germania: qui i diversi enti federali e regionali di governo del sistema previdenziale sono sostanzialmente gestiti da organi di autogoverno e di amministrazione, ossia l'assemblea federale dei rappresentanti, il consiglio esecutivo federale, il comitato degli azionisti ed il consiglio. La composizione degli organi avviene in parte per nomina e in parte con elezioni. L'assemblea federale dei rappresentanti, che adotta le decisioni di carattere generale, è costituita da 34 membri, nominati dai datori di lavoro e dall'associazione tedesca delle assicurazioni pensionistiche e prescelti dagli organi di autogoverno regionale. Il consiglio esecutivo federale è composto da 22 membri e si occupa della gestione del sistema pensionistico tedesco. Il consiglio di amministrazione è composto da un presidente e da due direttori. Tra i suoi compiti vi è, tra l'altro, la gestione quotidiana, nonché la percezione dei problemi fondamentali e trasversali relativi al sistema previdenziale.
Insomma, è evidente che laddove la gestione di risorse e di funzioni complesse richieda un elevato livello di responsabilità, i principali Paesi europei non hanno adottato la via monocratica, ma quella collegiale.
Anche per queste ragioni abbiamo ritenuto opportuno presentare la nostra mozione, che oggi è in discussione, con la quale vorremmo impegnare il Governo, nell'ambito dei poteri di vigilanza che gli competono, a garantire, anche mediante proprie direttive, atti ed iniziative di verifica e di controllo, il rispetto del principio di separazione fra indirizzo politico e gestione della cosa pubblica.
In questo contesto e nelle more di un ripensamento globale della governance che dovrà essere realizzato con un successivo intervento normativo, riteniamo peraltro che il Governo debba esercitare una puntuale vigilanza in ordine al rispetto delle garanzie amministrative di trasparenza, di correttezza, di buon andamento e di economicità nell'adozione degli atti finalizzati alle procedure di incorporazione, nonché di un adeguato ruolo delle parti sociali interessate. Ciò può avvenire anche ripristinando il consiglio di amministrazione, che non deve essere evidentemente un organo pletorico, ma riducendo il costo complessivo per i compensi degli appartenenti agli organi amministrativi.
Al contempo miriamo alla corretta gestione degli interessi pubblici a carattere previdenziale nelle società partecipate appunto dall'INPS, con particolare riferimento al sistema di amministrazione e di riscossione dei crediti previdenziali che sono affidati ad Equitalia ed alle strutture organizzative ad essa connesse.
Infine, signor Ministro, vorremmo una maggiore trasparenza nella gestione e nella valorizzazione del patrimonio immobiliare.
Si tratta di impegni ragionevoli, che il Governo non dovrebbe avere problemi ad accogliere, in un'ottica di rilancio complessivo di questi enti - che sono previdenziali ed assicurativi come ho ricordato poco fa - e di revisione appunto dei loro sistemi di governo complessivo.
Spero, quindi, che con il contributo di tutti e con il contributo fondamentale del Governo si possa votare una mozione che raccolga queste idee e metta il Governo nelle condizioni di fare una riforma davvero incisiva (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Saluto gli allievi ed i docenti dell'Istituto comprensivo Falcone e Borsellino, di Siracusa, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Giovanelli, che illustrerà anche la mozione Lenzi ed altri n. 1-00955, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo del Partito Democratico attribuisce una grande rilevanza alla discussione di queste mozioni, e formulo già da subito l'auspicio che si possa arrivare ad un voto unitario, stante anche la condivisione di molte delle Pag. 18argomentazioni portate qui dal collega Moffa.
L'importanza che noi attribuiamo a questa discussione, signor Ministro, è correlata alla sensazione, o meglio alla convenzione, che vi sia stata fino adesso una sperequazione troppo evidente fra l'enormità dell'oggetto, di cui stiamo discutendo, l'effettivo dibattito che in Parlamento si è potuto svolgere su questa materia e l'oggettiva scarsa interlocuzione - mi pare si possa dire così - che vi è stata su questo tra il Governo ed il Parlamento. Quindi, vi è la necessità di recuperare uno scarto molto evidente e preoccupante fra la complessità e la grandezza della questione oggetto di queste mozioni ed il nostro ruolo, il nostro ruolo di garanzia democratica rispetto ai temi che sono oggetto di questa questione.
È già stato detto che in seguito alla fusione, all'incorporazione all'interno dell'INPS, dell'ENPALS e dell'INPDAP, noi siamo andati a formare il più grande ente previdenziale d'Europa: 700 miliardi di euro di massa finanziaria gestita; 35 mila dipendenti circa e circa 24 milioni di iscritti.
Non le sfugge, signor Ministro, credo, che, al di là della rilevanza sociale, economica e finanziaria, vi è, dietro questi numeri, una grande questione democratica, perché la singolare scelta di aver prorogato una gestione monocratica oltre il termine di questo Governo e di questa legislatura ha attribuito evidentemente ad una persona sola un potere abnorme che, se soltanto riferito alla massa finanziaria a disposizione per la gestione corrente di funzionamento, lei mi capisce, produce una capacità di «convinzione» in mano ad una persona sola, nei confronti del mondo politico, del mondo imprenditoriale, delle forze sociali che nessuno ha in questa Repubblica. Non ne facciamo una questione ovviamente personale - non c'è nei confronti del soggetto, il presidente Mastrapasqua, da parte nostra, nessun pregiudizio - ma parliamo dell'assetto e questo dovrebbe stare a cuore a noi come Parlamento e al Governo nella stessa misura.
È rilevante la singolarità di questa situazione anche rispetto a ciò che la Corte dei conti ha sottolineato come un'anomalia e noi la richiamiamo nelle premesse della nostra mozione, perché queste considerazioni la Corte dei conti le ha fatte prima che il Governo procedesse alla proroga, fino al 2014, dell'incarico monocratico al presidente Mastrapasqua e quindi, proprio in un momento in cui siamo tutti tenuti non soltanto al rigore dei conti, ma alla trasparenza delle azioni, penso che questa scelta, che non ha tenuto conto di questo richiamo piuttosto preciso fatto dalla Corte dei conti, meriti oggi da parte nostra una correzione e comunque un'azione di indirizzo chiaro da parte del Parlamento perché si provveda a correggere il tiro.
È stato anche detto, giustamente, che in seguito all'incorporazione di ENPALS e INPDAP si è creata anche una massa patrimoniale davvero inusitata, nel senso che non credo esistano altri enti che abbiano, se non lo Stato direttamente, una massa patrimoniale così ingente. Lei avrà letto, come noi, che vi sono state anche questioni che sono andate all'attenzione dei media rispetto a problemi quali plusvalenze create nell'arco di qualche ora a vantaggio di qualcuno piuttosto che di qualcun altro, che non gettano una buona luce sulla gestione di questo patrimonio ed in un momento di crisi come quello che noi abbiamo e per le «difficoltà» che siamo chiamati a chiedere ai cittadini, ai contribuenti e agli iscritti a questi enti previdenziali, vedere che magari la gestione patrimoniale non corrisponde esattamente a criteri di efficacia, efficienza, economicità e trasparenza è un insulto, è un insulto che ovviamente va corretto. Queste cose si correggono agendo nella organizzazione, agendo nella governance, agendo con gli strumenti del Governo, ed è questo l'oggetto della richiesta che noi facciamo con la mozione che oggi discutiamo.
Vorrei anche richiamare l'attenzione del Governo e dei colleghi sul fatto che non sono indifferenti i tempi - signor Ministro - perché dal 1o gennaio è partita Pag. 19l'operazione incorporazione ENPALS e INPDAP dentro l'INPS. Al 30 marzo - se non ricordo male - sono scaduti gli organi preesistenti dei due enti che sono stati incorporati. Sono stati fatti degli annunci da parte del presidente Mastrapasqua che entro novembre sarà riorganizzato completamente l'ente. Cosa vuol dire riorganizzare completamente l'ente? Significa, almeno secondo la volontà del presidente Mastrapasqua che abbiamo letto sui giornali, fare non una super INPS ma un nuovo ente. Voglio capire: c'è qualcuno che sta dando degli indirizzi sulle caratteristiche di questo nuovo ente? Li conosciamo questi indirizzi? Quali caratteri deve avere questo nuovo ente? Si deve occupare delle materie di cui si sta già occupando, si deve occupare di altre materie ancora?
Ci sono aspetti delicatissimi che attengono alla gestione - per me questo è rilevantissimo, signor Ministro - di una banca dati che nessuno ha, che se usata in modo discrezionale può distorcere gli indirizzi di politiche economiche e finanziarie di qualsiasi Governo e del Parlamento. Chi li controlla? Che autorità trasparente vi è su questi dati? Chi ne garantisce la gestione obiettiva? Ci sono appunto indirizzi chiari che, da qui a novembre quando questo ente sarà riorganizzato, corrispondano a ciò che il Parlamento vuole e a ciò che il Governo vuole - esso sia - o è lasciato all'arbitrio non si sa bene di chi? L'altro elemento rilevante: tutte le peculiarità di cui erano portatori gli enti che sono stati incorporati vengono in qualche modo soddisfatte, riorganizzate in un modo soddisfacente, o andiamo avanti in modo un po' così, in un modo approssimativo? Sono a conoscenza del fatto che vi sono, ad esempio tra i lavoratori dell'ENPALS, molti interrogativi rispetto alla peculiarità di quel tipo di lavoratori, spesso davvero a tempo molto parziale che non sono proprio molto assimilabili né a lavoratori autonomi né a lavoratori dipendenti (una figura un po' singolare).
E anche nel mondo del pubblico impiego penso a cosa è significato per tanti lavoratori del pubblico impiego la cessione del quinto, la gestione finanziaria della massa a disposizione di quell'ente. Queste cose vengono continuate, si continuano a gestire, sono decadute? C'è bisogno di chiarezza. Ma l'elemento che mi inquieta di più, Ministro, sono i tempi perché se noi non interveniamo tempestivamente, anche con atti normativi, per definire una nuova governance noi arriveremo a babbo morto, come si dice, nel senso che l'ente sarà già stato riorganizzato, sarà riorganizzato senza indirizzi chiari da parte del Parlamento e del Governo, e sarà riorganizzato con poca trasparenza perché gestito da una persona sola che ha un potere abnorme rispetto al tema che è chiamato a gestire, e ci troveremo a definire una nuova governance quando il gioco è fatto. Di qui l'urgenza di riaprire un'interlocuzione molto forte tra Parlamento, Governo e organi dell'INPS, e di accompagnare quindi la riorganizzazione nel modo più rapido possibile con la definizione di questa nuova governance.
Le faccio soltanto un esempio. Recentemente il direttore generale dell'INPS, Nori, convocato dal CIV, ha parlato del nuovo assetto organizzativo possibile. Alla fine di questa interlocuzione con il direttore generale si parlava di 41 direzioni generali. Poi ho letto su Il Sole 24 Ore un articolo, un'intervista nella quale il presidente Mastrapasqua parlava di 24 (mi pare di ricordare bene) direzioni generali.
Non è esattamente la stessa cosa. Credo che questo, ad esempio, è il tema emblematico. E poi come ci si arriva a questa definizione delle direzioni generali? Che criteri di trasparenza e di valutazione del merito possiamo dire che verranno soddisfatti? Ecco, sono questioni talmente impellenti, urgenti e, nello stesso tempo, grandi che noi non abbiamo un minuto da perdere, non abbiamo un minuto da perdere. Questo gruppo parlamentare e il partito a cui fa riferimento ha, nelle settimane e nei mesi scorsi, sollecitato tutto ciò con comunicati stampa e interrogazioni. Non abbiamo avuto la sensibile risposta che era logico attendersi e anche Pag. 20quando il presidente Mastrapasqua è stato audito nella Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, ciò che ha dominato è stata la vaghezza delle risposte contrariamente, invece, al dettaglio con cui si è intervenuti nella già citata intervista su Il Sole 24 ore, dove non si parla solo delle direzioni generali, ma di un sistematico processo di esternalizzazione dei servizi. Allora, siccome non parliamo soltanto degli utenti, ma parliamo di quasi 35 mila dipendenti di questo ente, noi vogliamo sapere che cosa vuol dire questo sistematico ricorso alle esternalizzazioni e che cosa può comportare per i dipendenti di cui l'ente oggi si giova! Non è un dettaglio. Questa cosa per noi non è un dettaglio.
In conclusione, quindi, il nostro auspicio è che si possa votare oggi una mozione unitaria e che questa mozione unitaria impegni il Governo a definire con atti normativi, non soltanto tutte le procedure trasparenti necessarie in questa fase di transizione, ma che implichi anche la garanzia che si arrivi ad una governance duale, fatta da un consiglio di amministrazione, da un board o che dir si voglia, dove siano chiare le responsabilità e le competenze. Non abbiamo nessuna nostalgia dell'invadenza delle organizzazioni sindacali all'interno dei consigli di amministrazione - lo dico subito e con tutta chiarezza - perché si tratta di un aspetto che ci lasciamo indietro dal 1993, l'abbiamo chiuso e non lo vogliamo assolutamente riaprire. E non abbiamo neanche nessuna nostalgia di organismi pletorici di indirizzo e valutazione. Ma un conto è dire che non ci devono essere interferenze e organi pletorici, un conto è constatare che non ce ne sono affatto. Infatti, questo, come noi crediamo, non corrisponde né all'interesse del nuovo ente che si vuole definire né all'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio perché sta assistendo ai nostri lavori. Regolerò il mio intervento più sulle cose che sono state dette in quest'Aula dai colleghi che non sugli appunti che avevo preparato perché mi pare che questo sia un dibattito serio e un dibattito nel quale una serie di considerazioni che sono state svolte meritano di avere delle risposte. Poi il Ministro darà indubbiamente le risposte che le competono.
Peraltro, se mi consente, signor Presidente, anche una punta di carattere personale, parlando degli enti previdenziali parlo anche un pochino della mia storia essendomi occupato di enti previdenziali in qualche modo dal 1987 ed avendo lavorato presso gli enti previdenziali per 13 anni, dal 1994 al 2007, anzi per quasi 14 anni, con ruoli anche significativi nel senso che ho visto nascere l'INPDAP, di cui sono stato presidente del collegio dei sindaci, e poi ho avuto l'onore di essere stato presidente del collegio dei sindaci dell'INPS.
Circa le mozioni, credo che ci occorrerà fare uno sforzo per concentrarle in unico documento. Ho visto peraltro che la mozione illustrata dall'onorevole Moffa è stata firmata da rappresentanti di tutti i gruppi, anche da colleghi che, ovviamente facendo una scelta assolutamente giusta, comprensibile e anche legittima, hanno presentato pure la mozione testè illustrata dal collega che ha parlato precedentemente. Credo, quindi, che vi siano le condizioni per arrivare ad un documento unico perché le differenze non esistono, sono praticamente modeste, in quanto le mozioni pongono al Governo una questione che era già stata posta in Commissione lavoro, in altre circostanze e in altre occasioni, al Ministro Fornero, questione che peraltro - scusate se anche in questo caso faccio un riferimento al sottoscritto - era contenuta in un ordine del giorno, presentato a ridosso del decreto-legge «salva Italia», che poneva proprio il problema della governance.
Tale ordine dal giorno è stato accettato dal Governo, che su esso aveva espresso Pag. 21parere favorevole, riconoscendo che, al di là della soluzione transitoria fino al 2014, che in quest'Aula è stata ritenuta troppo spostata in avanti, comunque era un problema che si poneva e che si pone.
Le dimensioni dell'INPS sono già state ricordate. Se vogliamo essere precisi, da un punto di vista giuridico, non mi pare che si possa parlare di un nuovo INPS. Credo che l'operazione sia quella di incorporare nell'INPS altri enti, sostanzialmente l'INPDAP e l'ENPALS. Tuttavia non nasce un n-INPS. È un INPS che si ingrandisce allargandosi agli altri enti che portano la loro dote, le loro eredità, le loro prestazioni, i loro obblighi, i loro doveri nei confronti dei loro iscritti.
Pertanto non ritengo che vi debbano essere preoccupazioni nel ritenere che i pubblici dipendenti non debbono più godere delle prestazioni specifiche che hanno, come il credito, o che, dentro questo ente enorme, non vi siano situazioni autonome specifiche. Già oggi l'INPS ha qualcosa come 30-35 gestioni con organi, fortemente partecipati dalle forze sociali, che li amministrano, con regole che vanno a volte dalla nomina, a volte dalle elezioni dirette ma con una serie di regole, con una serie di storie che durano ormai da decenni. Evidentemente, all'interno di questo nuovo ente, ci saranno oggi non più 35 gestioni autonome ma ve ne saranno 45 e ci saranno le gestioni autonome sufficienti sostanzialmente a fare fronte agli impegni che vengono portati dagli enti che muoiono nell'INPS, all'interno dell'ente stesso.
Certo le dimensioni sono enormi, è stato ricordato anche con dovizia di dati che parliamo di un ente che probabilmente, in proporzione, è il più grande d'Europa se guardiamo alle dimensioni della popolazione del nostro Paese, forse anche uno dei più grandi del mondo. È un ente che non eroga soltanto le pensioni, che erogherà pensioni a tutto il mondo del lavoro dipendente e non solo, perché c'è anche il lavoro autonomo, il lavoro parasubordinato. È l'ente che governa il mercato del lavoro, gli strumenti, le prestazioni attinenti al mercato del lavoro, soggetto peraltro ad una riforma importante con il disegno di legge presentato dal Ministro Fornero. È l'ente che eroga la previdenza minore nella gestione delle prestazioni temporanee, l'ente che eroga gli sgravi contributivi e, quindi, in buona sostanza una situazione di tutto rispetto per cui in effetti porre l'esigenza di una riflessione sulla governance. È un ente che ha rapporti con tutto il mondo produttivo e dei servizi, privato e pubblico, che entra in casa di tutte le famiglie italiane, che è un partner dell'Agenzia delle entrate in Equitalia, ad esempio, che possiede, come è stato ricordato, un sistema informatico e una banca dati assolutamente da primato. A questo proposito - sono contento di essere io a fare questa considerazione - un qualche cenno di rispetto alla gestione delle parti sociali dell'INPS andrebbe fatta. Infatti se le parti sociali hanno governato l'INPS dal 1970 al 1993, l'hanno fatto in anni in cui alcune scelte compiute allora pesano oggi. Fu merito di chi governava allora l'INPS e anche di chi dirigeva la struttura come Gianni Billia, ad esempio, quando ancora si lavorava con la divisumma e con l'Olivetti 22, immaginare che il futuro sarebbe stato quello dell'informatica.
Se l'INPS è oggi così avanti nel campo dell'informatica è perché è arrivata prima - io poi non so mai se chiamarla al femminile o al maschile, io credo che sarebbe corretto chiamarlo al maschile, visto che è un istituto -: quindi è arrivato primo nell'immaginare il futuro e nel mettere in campo una banca dati che è quella che oggi dialoga, discute e collabora con le altre banche dati che sono venute dopo ed è presente in tutte le attività di questo Stato che hanno un riflesso di carattere economico e che riguardano le entrate. Ciò detto, ritorna la domanda al Ministro. Il Ministro in Commissione ci ha detto che oggi il Governo è impegnato su altri fronti, ma che è comunque attento anche a queste problematiche: siamo in buona sostanza tranquilli della governance che oggi è posta al vertice di questa istituzione così importante e così delicata per la vita sociale ed economica del Paese. Pag. 22
Io però da questo punto di vista vorrei cercare un po', per l'obiettività che deve avere uno della mia età, di sdrammatizzare un po' la logica di «un uomo solo al comando». Infatti è vero che c'è un commissario, individuato anche con nome e cognome in una norma dello Stato, anche se non è scritto, però quando si dice che l'attuale presidente è commissario fino al 2014 è chiaro che si fanno anche nomi e cognomi. Però non dimentichiamo in primo luogo che tutto quello che gli organi dell'INPS fanno è regolato dalla legge: non c'è una prestazione che possa essere data se non rispetta i requisiti della legge.
Non dimentichiamo che il commissario è un organo senza dubbio decisivo, ma non è il solo organo che è rimasto dell'INPS. Nell'INPS c'è un direttore generale, che è un organo e la legge dice che il direttore generale è un organo e soprattutto c'è un consiglio di indirizzo e vigilanza dove siedono le parti sociali, consiglio di indirizzo e vigilanza che sarà integrato da rappresentanti di quel mondo del lavoro che trovava una collocazione e trovava una rappresentanza nei CIV dell'INPDAP e dell'ENPALS. Quindi in buona sostanza questo organismo è un organismo fortemente partecipato, è un organismo dove siedono le grandi organizzazioni sindacali dei lavoratori e le grandi associazioni imprenditoriali delle aziende e peraltro ha un compito che non è marginale, a parte quello di dare indirizzi e vigilanza, cioè quindi sostanzialmente di dare indicazioni strategiche per quanto riguarda l'ente.
Mi piace citare una frase di Georges Danton che secondo me è molto puntuale e bisognerebbe ricordarsela oggi, in una situazione nella quale si è sempre più pronti a rivendicare diritti e a non ricordarsi dei doveri: le persone, gli uomini, diceva Danton, hanno soltanto quei diritti che sono capaci di difendere. Quindi questo vale anche per chi siede nel CIV, per chi dirige il CIV e per le forze sociali che sono nel CIV. Non dimentichiamoci che il CIV ha quel potere importante che è l'approvazione del bilancio; il commissario il bilancio lo predispone, ma non se lo approva da sé: è il CIV che approva il bilancio, che è l'atto fondamentale di un ente. Non dimentichiamoci neanche che in questa legislatura - ed io, per il contributo che posso aver dato nello svolgimento del ruolo che posso avere nel dibattito o nella mia funzione istituzionale sono molto contento di questa cosa - abbiamo istituito per esempio il polo della sicurezza, come ricordava il presidente Moffa, che indubbiamente è una cosina un po' più piccola rispetto a quella che avevamo costruito con l'INPS.
Tuttavia, quest'ultimo ha visto l'incorporazione di alcuni enti che, comunque, avevano un loro ruolo, una loro funzione e una loro dimensione: IPSEMA, quell'ente che è difficile da pronunciare per un bolognese, perché è pieno di «S» vicine a «P». Comunque, mi pare che non vi sia stata un'angoscia particolare - senza dubbio minore, perché l'operazione lì è minore - nel considerare e nel valutare, da parte di quest'Aula, il risultato di quella incorporazione, la quale, peraltro, mi risulta non essere proprio avviata su una strada conclusiva, se non è successo negli ultimi tempi.
Quindi, il segnale che verrà da quest'Aula al Governo è forte. Il Governo credo sarà all'altezza di dare una risposta franca, così come ci ha abituati questo Ministro. La strada da perseguire è quella del dualismo e della gestione duale introdotta con il decreto legislativo n. 479 del 1994, dopo che le organizzazioni sindacali decisero di uscire dai consigli di amministrazione lambiti da un capitolo di tangentopoli.
Anche qui va detto - e sono contento di essere io a farlo - che non vi fu nessuno dell'INPS che incappò nella rete di tangentopoli, ossia non vi fu nessuno indagato all'INPS, e che altri indagati di provenienza sindacale o vicino a sindacati in altri enti, che non avevano comunque lavorato lì, alla fine poi riuscirono, quasi tutti, a dimostrare la loro innocenza. Non fu così, purtroppo, per funzionari dello Stato che sedevano in quegli organismi, per esempio. Ciò anche per rendere omaggio, in qualche modo, ad un'esperienza che Pag. 23consideriamo chiusa, ma che ha avuto meriti che vanno ad essa riconosciuti.
Quindi, è bene il sistema duale. Io sarei perché il CIV assumesse di più - ne parlo col Ministro che conosce bene questa esperienza - la fisionomia, per esempio, di un consiglio di sorveglianza, quindi che fosse più ristretto, ma che avesse poteri maggiori di interloquire con la direzione politico-amministrativa, che entrasse più volte in un rapporto costruttivo, non solo operativo, ma anche decisionale, con la struttura operativa: in buona sostanza, che la struttura operativa fosse costretta più spesso ad avere il «via libera» da parte di un comitato di sorveglianza in cui siedono le parti sociali.
Credo inoltre che vi sia da riflettere sulla struttura periferica, che va sicuramente alleggerita, ma che svolge un ruolo importante nel contenzioso amministrativo, il quale, indubbiamente, per un ente così complesso, è una soluzione, una via da battere.
Inoltre, soprattutto - e chiudo, signor Presidente - credo che non possiamo dimenticare - e il proposito spesso è un silenzio assordante - che la previdenza non finisce nella previdenza obbligatoria dei grandi enti del lavoro pubblico e del lavoro autonomo, ma vi è anche un'altra previdenza, quella delle libere professioni, la quale, a fronte di un processo di unificazione probabilmente anche discutibile ed esagerato che riscontriamo da un lato, continua a pullulare in un insieme di cespugli. Se andiamo a vedere le prove che hanno dato molte di queste casse di liberi professionisti, vediamo che esse lasciano molto più a desiderare di quanto abbia fatto la previdenza obbligatoria o, addirittura, di quanto abbiano fatto i fondi pensione privati. Se andiamo a vedere, nelle casse degli enti della previdenza privatizzata, il peso che hanno, per esempio, i titoli tossici, troviamo che è un peso molto maggiore di quanto non si trovi, per esempio, nei fondi pensione privati gestiti dalle parti sociali.
Se andiamo a vedere alcuni acquisti molto discutibili, che sono stati fatti di recente e che, casualmente, poi, spariscono molto rapidamente dalle cronache (posso citare il caso ENPAM, il caso dell'ente degli psicologi): sentite che qualcuno ne parla o che qualcuno ne abbia parlato a lungo? Vi sono cose che, veramente, insistono, insistono, insistono sui media e altre cose che stanno lì un pochino e poi spariscono.
Basterebbe vedere il lavoro, secondo me meritorio, che ha fatto la commissione di vigilanza degli enti previdenziali per rendersi conto che sarebbe opportuno dedicare grande attenzione alla frantumazione delle casse di previdenza privatizzate, perché sul versante delle gestioni del patrimonio immobiliare e del patrimonio mobiliare ci sarebbero molte cose da valutare. Tuttavia - e probabilmente più dalla mia parte che da altre parti - i professionisti, evidentemente, hanno un potere di influenza e di condizionamento anche del potere politico molto maggiore di quello che ha un uomo solo al comando, in via Ciro il Grande (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, signora Ministro, taglierò molto l'intervento che mi ero preparato anche perché sia il presidente Moffa sia, soprattutto, il collega Giovanelli hanno toccato tutti gli argomenti di merito.
Mi soffermo, tuttavia, su un punto in particolare. Come è già stato detto, abbiamo dato vita a un processo di unificazione che ci consegna un ente di dimensioni gigantesche, che svolge funzioni plurime, non solo previdenziali. La legge ci dice una cosa sola, fondamentalmente, anzi, due cose, per la verità: innanzitutto ci dice che questo ente nasce con un processo che ricorda, anche se non è così esplicito, una fusione per incorporazione e, quindi, ci dice che è atteso un risparmio che, a regime, vale circa 100 milioni di euro all'anno; dopodiché, viene assegnato ad un presidente monocratico tutto il resto del percorso.
Il presidente ci consegna, anche se dopo reiterata richiesta, un cronoprogramma Pag. 24di tutta questa operazione, una serie di scadenze entro le quali dovrebbe avvenire, come per miracolo, questa fusione per incorporazione, con un iter che si conclude nel dicembre del 2013. Non c'è traccia di un piano industriale, di un piano che indichi dove e come razionalizzare, come investire, su cosa investire, cosa eventualmente tagliare. C'è un'idea di fusione come semplice sommatoria.
Venivano ricordate le diversità degli enti; devo qui ribadire il mio giudizio fortemente positivo sull'operazione e sulla decisione di percorrere l'integrazione degli enti, ma non mi sfugge che ci sono delle difficoltà. Non ricordo quelle già toccate da Giovanelli, ma ricordo solo che l'eredità dell'INPDAP non è semplice, è un'eredità pesante sia da un punto di vista finanziario che per alcune carenze gestionali che vengono ricordate anche dall'ultima relazione del presidente Mastrapasqua: buchi informativi che riguardano la gestione di un paio d'anni, ad esempio; difficoltà ad informatizzare in maniera omogenea le informazioni. Lungi da me l'idea che il Governo abbia ritenuto di nascondere sotto il tappeto la polvere dell'INPDAP attraverso questa fusione; il meccanismo è troppo importante, però, se di semplice sommatoria parliamo, il dubbio potrebbe essere legittimo.
Noi prendiamo il tema a rovescio, anche con le nostre mozioni, lo riconosco; prendiamo il tema dalla coda e lo facciamo perché è dalla coda che la legge lo prende, prorogando fino al 2014 un organo monocratico, perché, quale governance di questo ente, è il risultato finale di un piano industriale, non può essere l'avvio di un piano industriale.
Quello che veramente preoccupa è che quest'organo monocratico abbia il compito di fare - sembra in isolamento e in solitudine - questo piano o, per meglio dire, di arrivare a un ente senza nemmeno dichiarare questo piano, procedendo con il suo cronoprogramma mese dopo mese ed arrivando a un risultato a me ignoto. Sono contento che almeno il collega Cazzola sappia dove andremo a parare, francamente io non sono così sicuro, non ho queste certezze.
Partiamo pure dalla coda, partiamo pure dal problema della governance: è sotto gli occhi di tutti che questa governance monocratica è sempre più monocratica e sempre meno duale e che i CIV, di fatto, siano nell'impossibilità di intervenire nelle scelte, credo sia noto. Che vi sia una preoccupante frattura fra la direzione e la presidenza è sotto gli occhi di tutti: chi come me siede nella Commissione di vigilanza degli enti previdenziali sa che è impossibile convocare insieme direttore e presidente dell'INPS e che abbiamo dovuto fare due audizioni. Il presidente, peraltro, cumula ventuno cariche - se ricordo bene - e quindi è un «monocratico frammentato», che un po' mi preoccupa.
Ma tutto questo ha già effetti evidenti sui bilanci. Qualcuno ricordava la Corte dei conti, ma basta andare a leggere l'ultimo bilancio dell'INPS: un leggero calo delle spese correnti di gestione di carattere obbligatorio - leggi «spese per il personale», ovviamente dovuto alle normative di stretta sul personale degli enti pubblici - e un'esplosione - vado a mente, non me lo sono segnato il dato, ma se ricordo bene più 16 per cento abbondante - delle spese di gestione non obbligatorie. Tale esplosione è tutta frutto di scelte di un progressivo e crescente ricorso a competenze esterne all'ente, nel momento stesso in cui l'ente ingloba competenze di altri due enti. È già stato detto che si tratta di una vera e propria magagna - io la chiamo così - nella gestione del patrimonio, non frutto solo, ad essere onesti, delle decisioni dell'ente, ma anche della schizofrenia con cui i Governi recenti hanno affrontato il tema della dismissione e della valorizzazione del patrimonio. Sta di fatto che fra SCIP varie (SCIP1, SCIP2 e ritorni indietro) la gestione patrimoniale degli enti è veramente problematica.
Invito il Ministro a voler prendere - se possibile, se siamo in tempo - la questione dalla testa: bloccare ove possibile, accelerare una soluzione sulla governance transitoria, Pag. 25ma arrivare rapidamente ad un piano industriale che non sia il frutto del pensiero dell'attuale gestione dell'ente, ma che sia un piano industriale condiviso dalle forze parlamentari e dalle forze sociali.
Stiamo parlando di un terzo della spesa pubblica del nostro Paese: non credo si possa lasciare a una figura monocratica il compito e l'onere di definire puntualmente dove andremo a parare. È quel piano industriale che ci dovrà dire come quell'ente deve essere governato. Credo non vi siano dubbi - ha fatto bene Giovanelli a ricordarlo - che siamo favorevoli a che quell'ente venga governato con un sistema duale, in cui nel consiglio di amministrazione siano rappresentate le competenze e nel consiglio di vigilanza siano rappresentati gli stakeholder dell'ente.
Possiamo accelerare questa funzione e questa decisione, uscire dalla gabbia del monocratico, ma invito il Ministro a voler anche definire chi, come e con quali rapporti fra Governo, forze sociali e Parlamento arrivi rapidamente a definire un piano che ci dica come sarà strutturato, quali saranno le funzioni e quale sarà il rapporto fra professionalità interne ed esigenze esterne della nuova INPS (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Munerato. Ne ha facoltà.

EMANUELA MUNERATO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, per noi della Lega Nord la presente mozione scaturisce dalla preoccupazione delle ricadute sul futuro previdenziale e assistenziale degli italiani che la governance del nuovo istituto potrà avere. È noto a tutti che l'articolo 21 del decreto-legge n. 201 del 2011, il cosiddetto «salva Italia», ha disposto la soppressione dell'INPDAP, ente previdenziale dei dipendenti pubblici, e dell'ENPALS, ente previdenziale dei lavoratori dello spettacolo, ed il loro accorpamento con l'INPS, dando vita al cosiddetto super INPS, ciò nell'intento di armonizzare il sistema pensionistico pubblico, privato, singoli settori e garantire omogeneità di servizi e prestazioni a tutti gli utenti, conseguendo nel contempo una significativa riduzione dei costi di funzionamento complessivi.
È altrettanto noto che con il decreto-legge n. 78 del 2010 è stato soppresso non soltanto il consiglio di amministrazione dell'INPS, ma anche quello dell'INAIL e le relative funzioni sono state tutte trasferite al presidente. Ciò vuol dire che l'attuale sistema di governance dell'istituto è una gestione monocratica che concentra tutto nella figura della presidente dell'INPS, cioè in un organo di indirizzo politico.
La concentrazione di poteri determinatasi a seguito della soppressione dei consigli di amministrazione ed ampliatasi con l'incorporazione di INPDAP ed ENPALS è l'espressione di perplessità e dubbi già espressi dalla Corte dei conti nella relazione del novembre 2011.
La struttura INPS che si è venuta a configurare con le recenti modifiche legislative è abbastanza complessa: 21 milioni di assicurati, un milione e mezzo di aziende e 23 milioni di pensionati per oltre 700 milioni di euro di quantità amministrate, con un costo di 4,6 miliardi di euro di spese di funzionamento e con una dotazione di risorse finanziarie di circa 350 miliardi di euro. Sono cifre da capogiro che destano non poche preoccupazioni, se si pensa che a gestirle è un'unica figura.
Noi della Lega Nord riteniamo che debba essere superato questo prolungamento di fatto della gestione commissariale a carattere straordinario, passando da un sistema monocratico ad uno collegiale, purché, però, la collegialità non comporti un aumento degli oneri, in quanto questo atto deve essere vincolato ad una diminuzione dei costi della governance stessa, proprio per rispondere alla crisi economica che stanno vivendo in questo momento tutti i cittadini italiani, ancora di più sapendo che nelle istituzioni pubbliche vengono pagati degli stipendi d'oro con i soldi dei contribuenti.
Chiediamo, pertanto, al Governo di assumersi la responsabilità e l'impegno di Pag. 26garantire una gestione collegiale e trasparente dell'ente pubblico di previdenza e assistenza, rispettando il principio dell'economicità che è alla base della decisione di accorpare INPDAP ed ENPALS nell'INPS.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Paladini, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero.

ELSA FORNERO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio tutti gli onorevoli che hanno sottoscritto le mozioni che hanno illustrato qui in Aula, e vorrei dire che lo considero anche - al di là magari di certi aspetti un po' fisiologicamente anche polemici - un esempio di buona collaborazione tra Governo e Parlamento. La questione è nota ed è sottoposta alla mia attenzione da parecchio tempo.
Riguarda rilievi, osservazioni critiche che convergono sostanzialmente in una direzione comune, cioè quella di una rivisitazione, magari anche profonda, della governance, dell'INPS in particolare, anche alla luce della recente incorporazione nell'INPS stesso di INPDAP e di ENPALS e al trasferimento all'INPS delle risorse strumentali, umane e finanziarie così come disposto dall'articolo 21 del decreto-legge «salva Italia».
Debbo anche dire con molta franchezza che nella illustrazione di queste mozioni si sono sovrapposte questioni che secondo me attengono magari più alla preoccupazione sulle possibili conseguenze di questa fusione o della struttura monocratica dell'ente anche in presenza della funzione e, quindi, con il conseguente allargamento dimensionale dei compiti dell'ente stesso. Si sono mescolate, come dicevo, preoccupazioni che attengono a diverse questioni - che, vorrei dire, riguardano l'efficacia, la trasparenza e la correttezza - con la questione centrale che invece è posta e che attiene alla domanda se l'attuale governance modificata con il decreto-legge n. 78 del 2010, con l'abolizione della precedente governance con consiglio di amministrazione, sia corretta.
Nella mia risposta mi atterrò prevalentemente alla questione di governance, perché il resto - comprese le cose che ho sentito sulla possibilità di una gestione poco trasparente, poco corretta del patrimonio - sono una questione diversa che non vorrei mescolare qui. La stessa entità dei costi di amministrazione dell'INPS è una questione di efficacia e - vorrei dire - di efficienza nell'azione, nell'organizzazione e nell'azione amministrativa gestionale dell'ente, ma non credo che attenga al tema centrale. Quindi, vorrei separare la questione riguardante l'assetto di governance dalla questione funzionamento dell'ente oggi, magari anche se i due aspetti possono, in particolare secondo alcune interpretazioni, essere collegati. Tuttavia, il Governo ha il dovere di porsi - e questo voi lo richiamate - una questione di governance dell'ente. È per questo che non vorrei limitarmi nella mia risposta all'INPS, ma vorrei aggiungere l'INPDAP, perché mi sembra che questo interrogativo possa accomunare i due enti per la loro importanza e per la somiglianza dell'attuale assetto di governo di entrambe.
Quando, con il decreto-legge n. 78 del 2010, è stata rivista la governance ed è stato dato l'assetto monocratico ai due enti - con presidente, direttore, consiglio di indirizzo e vigilanza, CIV, e revisione contabile - forse non si è fatta quella analisi approfondita dell'attribuzione di competenze, della distinzione tra ruoli, delle sinergie nell'esercizio dei poteri che credo sia richiesta e che, come in Commissione ho più volte ribadito, ritengo preliminare ad un qualunque intervento proposto da parte del Governo. Questo, lo ribadisco, è il motivo per il quale penso che sarebbe Pag. 27sbagliato oggi ripristinare semplicemente un consiglio d'amministrazione negli enti, magari definendone i poteri.
Ma credo che, invece, occorra fare un'analisi più approfondita, disponendo anche delle competenze specifiche che sono richieste per proposte in termini di governance. Questo è quello che mi accingo a fare, lo ripeto. Però, prima di illustrarvi quello che vorrei fare, intendo, in maniera più articolata, prendere alcune delle vostre osservazioni.
Il senso di questa mia ultima osservazione è che la fretta può essere cattiva consigliera e credo che la fretta sia stata cattiva consigliera quando ha portato il decreto-legge n. 78 del 2010 a stabilire la governance nell'attuale configurazione. È anche vero che sia l'INPS sia l'INPDAP sono state, in un certo senso, oggetto di una profonda rivisitazione dei loro ruoli e delle loro competenze, non tanto o non soltanto per effetto di fusioni e di incorporazioni, come è avvenuto in passato e come avviene oggi. Su questo punto vorrei spendere una parola positiva, perché la frammentazione gestionale tra enti di prima, non credo fosse una caratteristica da difendere del nostro sistema previdenziale-assicurativo. Quindi, la direzione - peraltro già intrapresa e alla quale questo Governo ha dato un contributo che ritengo importante e che difendo - è di incorporare ulteriormente, in modo da arrivare a questi due grandi enti che si occupano l'uno di previdenza e l'altro di infortunistica e salute nei luoghi di lavoro. Ritengo che questa sia un'operazione positiva, che vada valorizzata.
Tengo anche a precisare che quando è stato prorogato l'attuale presidente, con ciò il Governo non ha affatto avallato l'attuale governance. La proroga del presidente era per dare una guida in un momento difficile, ma non vi era scritto nulla in tema di mantenimento dell'attuale governance fino al 2014. Di nuovo, questa è una riflessione che richiede un po' di tempo, ma che il Governo intende fare. Si arriva poi alla conclusione, supportata dalle necessarie competenze, che sia opportuno cambiare, come voi ritenete e come forse qualche evidenza c'è. Allora, penso che sarà questa la direzione nella quale ci muoveremo, anche rapidamente.
Però, una cosa è il cambiamento dell'architettura previdenziale, il cambiamento del disegno dei ruoli e delle funzioni attribuite; altro conto è, per l'appunto, l'esigenza di strutture di governo. Ho sentito parlare molto spesso qui di gestione di masse finanziarie. Vorrei ricordare che, in particolare, l'INPS funziona con entrate contributive alle quali corrispondono uscite per prestazioni. Al termine «gestione finanziaria» associamo, solitamente, la gestione di masse finanziarie in prodotti finanziari, investimenti patrimoniali o finanziari. Tuttavia, questo non è il caso dell'INPS. In quel caso, vorrei dire, penso che il termine che mi sembra corretto è amministrazione. Quindi, vi è un problema di organizzazione dell'ente, di amministrazione delle prestazioni e di corretto rapporto dell'ente stesso con utenti che siano imprese, lavoratori o pensionati, ma non direi che vi è un problema di gestione di masse, quali quelle che sono state evocate, che sono spesa pubblica. Il problema della gestione del patrimonio, casomai, riguarda, per l'appunto, il patrimonio, in particolare edilizio, di questi enti. Quindi, cosa richiede tutto questo?
Richiede che ci sia una trasparenza assoluta - e su questo convengo con le richieste che sono state fatte - una - potrei anche forse dire - innovazione ed una deburocratizzazione, se si può usare questo termine, nei rapporti tra l'ente e gli utenti, i cittadini, i lavoratori ed i pensionati che si rivolgono all'ente stesso. Noi possiamo, con una buona governance, favorire questa trasparenza, la diffusione corretta e tempestiva di informazioni, ma - l'ho detto prima - una cosa attiene alle strutture di Governo e altra cosa attiene al suo funzionamento. E qui mi sembra che qualche elemento di critica all'attuale presidenza o all'attuale direzione, in particolare per quanto riguarda i rapporti tra le due, che tuttavia non dipendono tanto dalla governance, ma da caratteristiche personali, possa esser sollevato. Tuttavia, Pag. 28si tratta di questioni che vorrei lasciare fuori dal dibattito corrente perché la governance va al di là delle persone che sono chiamate a renderla effettiva.
Qual è l'impegno che il Governo può prendere - lo ripeto - recependo molto volentieri gli stimoli che sono stati qui forniti? L'impegno è che il Governo - lo avevo anche detto in Commissione - si propone di formulare quanto prima una proposta, che non so dire adesso se consista nel modello duale. Diciamo che c'è una buona aspettativa perché lo sia, ma sarebbe mettere il carro davanti ai buoi se oggi prendessi l'impegno di formulare una tale proposta.
Quello che penso sia importante è che dobbiamo costruire una commissione che abbia professionalità provenienti dalla magistratura contabile, dal Consiglio di Stato e dal mondo accademico: una commissione snella, che operi con rapidità e che sia di supporto al Governo per la proposta di modifica della governance. Questo è quello che il Governo penso possa impegnarsi a fare perché - lo ripeto - soluzioni frettolose, soluzioni estemporanee potrebbero portare, nel medio termine, ancora più danni della conservazione - magari per pochi mesi, in vista di questo assessment, dell'attuale Governo.
Quindi, vi ringrazio tutti per quello che avete suggerito. È questo l'impegno che mi sento di prendere. Attendo peraltro la mozione e faremo le dichiarazioni di voto in occasione della presentazione della stessa.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,20).

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Vorrei segnalare a lei, affinché risulti almeno a verbale, che tra due settimane quest'Aula sarà chiamata a votare le autorità di garanzia delle comunicazioni, della privacy e l'autorità di vigilanza della RAI. Questo non può avvenire in un clima di clandestinità, né si possono ripetere gli errori del passato.
Ho rivolto un invito - lo faccio attraverso di lei - ai presidenti delle Camere, quantomeno di individuare i luoghi nei quali si possano presentare in modo pubblico le candidature, corredate dai curricula e possano essere sottoposte a confronto. C'è anche un ordine del giorno, votato in Commissione trasporti, primo firmatario l'onorevole Lovelli. Ma non è il problema di un solo partito: è un problema di trasparenza, di correttezza, di accertamento delle competenze. Gli Stati Uniti praticano la cross examination in questi casi: presentazione dei curricula, competenze e confronto nelle commissioni di merito.
Lo dico subito: non voterò alcuna candidatura se non sarà possibile presentare le proposte in modo formale alle Camere, poterle discutere nelle Commissioni e poter confrontare le competenze. In un momento politico come questo solo un gruppo di matti può pensare di «sequestrare» - chiedo scusa per il termine - la discussione e la trasparenza.
Questo vale anche per la RAI. Signor Presidente, le segnalo che nei giorni scorsi, in un insieme di comunicati non facilmente comprensibili, la Presidenza del Consiglio ha prima confermato e poi smentito di avere aperto un luogo dove raccogliere queste proposte di candidature e autocandidature.
Al di là di ogni ironia, perché l'argomento, francamente, non è da ridere, sarebbe bene chiarirlo: esiste questo luogo pubblico? È possibile presentare le candidature? Saranno valutate? Saranno detti pubblicamente i «sì» e i «no»? Signor Presidente, le pongo questo argomento con molta forza, oggi, perché penso che non sia degno della politica e protesteranno in rete e nelle forme dovute, solo perché da fuori qualcuno lo dice. Pag. 29
In quest'Aula il tema è stato posto da varie parti politiche: è un tema di dignità del Parlamento! Riappropriamoci della nostra funzione con molta forza e con molto coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SILVANO MOFFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, credo che le considerazioni che ha testé svolto l'onorevole Giulietti siano assolutamente condivisibili. Oltretutto, vi è il rischio, ancora una volta, di rappresentare il Parlamento come il luogo dove, sostanzialmente, le scelte vengono fatte nel segreto e come un'istituzione che, di fatto, viene esautorata dei suoi compiti e delle sue funzioni.
Per cui, raccomando anch'io quello che ha raccomandato poco fa l'onorevole Giulietti. Qui vi è bisogno di trasparenza, anche perché siamo di fronte a delle nomine molto delicate in una fase difficile del nostro Paese, dove le authority sono chiamate a svolgere funzioni essenziali e qualificanti. È doveroso, credo, mettere il Parlamento nelle condizioni di fare le scelte migliori in termini di merito, di capacità e di competenze, e dare la possibilità, davvero, di avere davanti un ventaglio di opzioni sulle quali potersi esprimere.
Credo che questa sia la prima regola della democrazia e della trasparenza nel nostro Paese. Non possiamo, in qualche modo, curare le ferite profonde che abbiamo inferto nel corpo sociale del nostro Paese e che allontanano sempre di più il cittadino dalla politica se non dando dei segni e dei segnali diversi di comportamento.
Quindi, mi auguro che l'appello del collega Giulietti venga accolto e che il Presidente della Camera se ne faccia carico nelle sedi opportune, per evitare che il Parlamento si trovi, ancora una volta, di fronte a scelte che non ha contribuito a costruire (Applausi del deputato Giulietti).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15, con il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recanti norme per consentire il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi.
La discussione sulle linee generali delle mozioni sui diritti umani e politici in Ucraina è rinviata, come già previsto dall'ordine del giorno, al termine delle votazioni.
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Tommaso Foti, Jannone, Lusetti e Mussolini sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

DORIS LO MORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 30

DORIS LO MORO. Signor Presidente, sarò molto breve. Vorrei comunicare all'Aula un fatto di estrema importanza.
Come tutti sappiamo, nei giorni scorsi si è votato in circa mille comuni italiani e in ottanta comuni calabresi. Il dato, però, che vorrei segnalare all'Aula e a lei, signor Presidente, perché se ne faccia carico anche attraverso un'interlocuzione urgente con il Governo, riguarda la città di Catanzaro - capoluogo di regione, la seconda città della Calabria - dove si è votato a distanza di soltanto un anno dalla precedente tornata elettorale che aveva visto vincere un candidato sindaco del centrodestra, che poi ha rinunciato al suo mandato perché parlamentare. Si è votato a distanza di un anno, quindi vi erano tutti gli elementi per allertare l'attenzione di tutti sia sul piano politico, sia su quello istituzionale.
La circostanza che denuncio è che Catanzaro è l'unica città d'Italia, per quel che mi risulta, che, a distanza di 24 ore dalla chiusura delle urne e dall'inizio dello spoglio, non conosce i risultati elettorali perché in tre sezioni non sono ancora iniziati gli scrutini. Ci chiediamo allora, ed è giusto farlo, cose sia successo a Catanzaro e se vi sia stata la giusta attenzione.
Chiediamo al Presidente di allertare il Ministro dell'interno perché vi sia la dovuta attenzione sullo spoglio elettorale che dovrebbe essere in corso, ma, allo stato, non è neppure iniziato; tutto questo ci sembra l'ennesima testimonianza del fatto che lo Stato, evidentemente, non è presente nelle regioni meridionali e, quando dovrebbe essere presente, non risponde nella maniera adeguata.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Moro, prendo atto della sua denunzia. Tra l'altro, è presente in Aula un rappresentante del Governo che sicuramente rappresenterà all'Esecutivo l'anomala situazione da lei segnalata.

DORIS LO MORO. Non so se ne ha colto l'urgenza.

PRESIDENTE. D'accordo, onorevole Lo Moro, lo ribadiremo.
Non essendo ancora decorsi i termini di preavviso previsti dal Regolamento per lo svolgimento delle votazioni mediante procedimento elettronico, sospendo la seduta che riprenderà alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,10 è ripresa alle 15,30.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'8 maggio di tre anni fa ci lasciava don Gianni Baget Bozzo.
Se don Gianni Baget Bozzo avesse fatto nella sua vita personale e politica altre scelte - penso a quelle di tanti suoi coetanei che scelsero di essere intellettuali organici al Partito Comunista, una grande scuola, peraltro, di pensiero e di cultura - probabilmente oggi molte pagine culturali dei quotidiani nazionali lo avrebbero ricordato. In realtà così non è stato perché Gianni Baget Bozzo ha fatto una scelta diversa, una scelta altra, una scelta che lo ha portato a delle posizioni religiose, spirituali, filosofiche e politiche importanti nel corso della sua vita.
Don Gianni Baget Bozzo ha fatto una scelta in primo luogo di amore nei confronti della politica, una scelte di amore nei confronti della Democrazia Cristiana della quale è stato un appartenente e della quale è stato probabilmente uno dei più grandi, se non il può grande esperto italiano, il più grande analista italiano. La Democrazia Cristiana è argomento del quale lo stesso don Gianni Baget Bozzo ha scritto moltissimo e con grande attenzione e competenza, nelle fasi e nelle dinamiche della storia di questo grande partito italiano.
Ha amato il Partito Socialista Italiano e la storia di Bettino Craxi, del quale don Gianni Baget Bozzo è stato consigliere e nel cui partito don Gianni Baget Bozzo è stato eletto deputato europeo. Ha amato la storia politica di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, che don Gianni Baget Bozzo ha voluto accompagnare, quasi tenendola Pag. 31per mano, fino alla fusione nel progetto del PdL ed alle elezioni politiche del 2008.
Don Gianni Baget Bozzo per quella storia, a cui molti di noi hanno offerto un contributo di natura personale anche importante, è stato un apprezzato consigliere politico, che con la sua presenza, la sua vicinanza, con i suoi consigli e con i suoi scritti ha saputo dispensare intelligenza, cultura politica, sobrietà, analisi critica e molto spesso buonsenso.
In un momento di crisi profonda della politica e di grande avversione per quell'attività alta e nobile dell'uomo, che è la politica, credo che anche per questo, oggi, a tre anni dalla sua scomparsa, una figura come quella di don Gianni continui a mancarci così tanto (Applausi).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Palumbo e Pagano; Binetti ed altri; Miotto ed altri: Norme per consentire il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi (A.C. 4003-4477-4489-A) (ore 15,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Palumbo e Pagano; Binetti ed altri; Miotto ed altri: Norme per consentire il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica mentre la relatrice vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 4003-4477-4489-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4003-4477-4489-A).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4003-4477-4489-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4003-4477-4489-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, l'unica proposta emendativa presentata, l'emendamento Scilipoti 1.2, chiede di aggiungere al comma 1, in fine, le parole: « e clinicamente compatibili».
Questa procedura per il trapianto è già descritta nella precedente legge n. 458 del 1967 all'articolo 3. Quindi la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Scilipoti 1.2, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il Governo ritiene che sia pleonastico questo emendamento in quanto è in re ipsa nello stesso provvedimento che viene portato avanti, e le norme già vigenti sono molto più severe e restrittive rispetto ad un generico invito che pur si condivide.

PRESIDENTE. Quindi il parere?

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. È contrario.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Scilipoti 1.2 formulato dal relatore.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente...

Pag. 32

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, non penso di poter proseguire nei lavori in questo modo.
Non si capisce nulla. Prego onorevole Scilipoti.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, per quanto riguarda il provvedimento e gli articoli in esso contenuti mi sono permesso di suggerire, a nome mio ma anche a nome del gruppo Popolo e Territorio, di inserire all'interno dell'articolo 1, per quanto riguarda il trapianto, la dicitura, alla fine, dopo le parole «tra persone viventi», «e clinicamente compatibili». Noi riteniamo che questa verifica, una verifica preventiva, possa scongiurare il trasferimento di patologie metaboliche. È vero quello che dice il rappresentante del Governo e il relatore, cioè che la legge del 1967 è restrittiva (come ha detto il sottosegretario), però è una legge del 1967.
Noi ci accingiamo oggi a varare un provvedimento, affinché diventi legge, e questa nuova legge, se noi dovessimo aggiungere all'articolo 1, alla fine del comma 1, «e clinicamente compatibili», potrebbe essere modificata con un'aggiunta migliorativa, un qualcosa di più. Perciò mi permetterei di segnalare che l'articolo 1 dovrebbe essere rivisto con questa dicitura: in deroga al divieto di cui all'articolo 5 del codice civile è ammesso disporre a titolo gratuito di parte di polmone, pancreas e intestino al fine esclusivo del trapianto tra persone viventi - aggiungendo - «e clinicamente compatibili». Questo ci permetterebbe una verifica preventiva per scongiurare il trasferimento di patologie metaboliche. È vero che è previsto in una legge del 1967, ma è pur vero che se noi dovessimo aggiungere queste due paroline («e clinicamente compatibili») non faremmo male ma solo ed esclusivamente del bene...

PRESIDENTE. Quindi?

DOMENICO SCILIPOTI. Quindi pregherei il sottosegretario e il relatore di prendere in considerazione di rivedere la loro posizione perché inserire «e clinicamente compatibile» non guasta, non crea problemi, non crea nessun danno, anzi tutela ancora di più coloro i quali devono lavorare in ambienti ospedalieri, che potrebbero, attraverso queste due paroline, stare molto più accorti per quello che dovrebbero andare a fare, tutelando ancora di più i pazienti che si sottopongono o che si sottoporrebbero a questi tipi d'intervento delicatissimi. Perciò pregherei con grande forza sia il relatore sia il rappresentante del Governo di prendere in seria considerazione la nostra riflessione, che non vuole essere una riflessione per creare problemi o per bloccare i lavori, ma un'aggiunta a favore del paziente e di coloro i quali lavorano in questo settore.

PRESIDENTE. Quindi, lei prima vuole sentire un'eventuale risposta diversa.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Chiedo di parlare (Commenti).

PRESIDENTE. Scusate, è la relatrice, non è che faccio distinzioni. Ha chiesto una risposta. I pareri sono stati espressi dal relatore e dal Governo. Vediamo cosa dicono.
Ha facoltà di parlare, onorevole relatore.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI, Relatore. Signor Presidente, volevo rassicurare l'onorevole Scilipoti che noi abbiamo preso in serissima considerazione questo suo emendamento, ma ribadisco che il parere rimane lo stesso perché la compatibilità clinica è già implicita.

PRESIDENTE. Il Governo rimane sulle sue posizioni?

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Quindi, prendo atto che l'onorevole Scilipoti non ritira l'emendamento in esame. Pag. 33
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire prima - ma non faccio nessuna rimostranza - solo per dire che è vero che il valore di questa legge è che si innesta sul fatto che la precedente legge sui trapianti è in assoluto una delle migliori leggi di cui dispone, non soltanto l'Italia, ma anche l'Europa e tutto il mondo civile. E questa caratteristica, che sta tanto a cuore all'onorevole Scilipoti, è il cuore stesso della precedente legge. Effettivamente, quindi, la sua sottolineatura è pleonastica e, addirittura, sembrerebbe quasi che questa non fosse la conditio sine qua non perché si possa dare vita a un trapianto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, intervengo per dire che la validità della norma richiamata, che ha quarant'anni di vita, essendo del 1967, è stata ulteriormente rafforzata da un decreto del 2010, quindi in epoca molto più recente, con una modalità molto garantista che riguarda naturalmente l'accertamento, sia per il donatore che per il ricevente, e che amplia le compatibilità tra donatore e ricevente. Sarebbe pericoloso, quindi, approvare tale emendamento, anche se capiamo bene qual è lo spirito con il quale il proponente l'ha presentato. È riduttivo, però, rispetto alle norme attualmente vigenti, ossia, come ripeto, rispetto all'articolo 3 del decreto del Ministro della salute n. 116 del 2010. Caro collega, sarebbe pericoloso approvare una norma che prevede condizioni molto meno esigenti del decreto che, invece, oggi è vigente. Pertanto, votiamo contro l'emendamento presentato dal collega Scilipoti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi permetto solo un suggerimento all'onorevole Scilipoti. Se è particolarmente legato a questa sottolineatura, dobbiamo ricordare che se rimane il parere contrario del relatore e del Governo è molto probabile che l'Aula respinga l'emendamento, il che non consente neanche magari l'uso di un altro strumento che, invece, potrebbe essere probabilmente utilizzato come sottolineatura e che è quello della trasformazione di un emendamento in un ordine del giorno. Ovviamente rimane responsabile e libero l'onorevole Scilipoti di scegliere quello che vuole, ma mi permetterei di fargli questa considerazione aggiuntiva: forse, se fosse possibile ritirare l'emendamento e trasformarlo in un ordine del giorno, la sottolineatura all'interno del provvedimento rimane, diversamente sarebbe completamente cancellata. Ovviamente, però, questo non può che essere nella facoltà dell'onorevole Scilipoti.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, voglio ribadire con tranquillità e serenità che lo spirito di avere inserito le parole: «e clinicamente compatibili» ...

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, non ci deve ridire le motivazioni, ma se accetta il consiglio o rimane sulla sua posizione.

DOMENICO SCILIPOTI. No, no, no, volevo ribadire la mia forte convinzione e anche la mia buona fede. Ritengo, inoltre, che quello che è stato detto all'interno di quest'Aula da parte della relatrice, del rappresentante del Governo, del collega Giachetti e degli altri interventi che ci sono stati, mi fanno fare una riflessione profonda per far sì che il mio emendamento venga ritirato e conseguenzialmente trasformato in un ordine del giorno, per dimostrare la mia grande buona volontà e la mia buona fede a tutelare, come tutti i Pag. 34parlamentari presenti in quest'Aula, l'essere umano. Questo volevo dire: ritiro l'emendamento e lo trasfondo in un ordine del giorno...

PRESIDENTE. Ma non è automatico.

DOMENICO SCILIPOTI. ... sempre se ci dovesse essere disponibilità da parte del Governo ad accettare questo mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, la presentazione non è automatica, per cui se lei ritira l'emendamento deve preparare l'ordine del giorno, magari prendendo accordi con il Governo. Prendo atto che il Governo esprimerebbe un orientamento favorevole circa l'ordine del giorno in questione. Predisponga l'ordine del giorno. L'emendamento Scilipoti 1.2 è, quindi, ritirato.
Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Antoni, Cuomo, Burtone, Siliquini, Rampelli, Pes, Livia Turco, Laganà Fortugno, Melandri, Tempestini, Piffari, Concia (Commenti)... È il primo voto, dovete avere pazienza. Onorevoli Cimadoro, Ginoble, Mazzocchi, Nicchi, Papa, Cossiga, Malgieri, Quartiani, Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato
463).

Prendo atto che i deputati Sposetti, Pionati, Cesare Marini e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4003-4477-4489-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4003-4477-4489-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gelmini, Montagnoli, Villecco Calidari, Dal Moro, Concia, D'Antoni, Parisi, Marchignoli, Pes, D'Anna, Piccolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato
463).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini, Formichella, Sposetti e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4003-4477-4489-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4003-4477-4489-A).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno Scilipoti, che chiede al Governo di vigilare sull'applicazione clinicamente Pag. 35compatibile secondo le norme oggi riconosciute in campo internazionale.

PRESIDENTE. E sull'ordine del giorno dell'onorevole Palagiano?

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Palagiano n. 9/4003-A/1 e Scilipoti n. 9/4003-A/2, accettati dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4003-4477-4489-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, il provvedimento che ci apprestiamo a votare colma un ritardo normativo. I progressi della medicina e le tecniche chirurgiche sempre più avanzate hanno permesso di ottenere ottimi risultati nei trapianti polmonari e lobari da donatori viventi ed oggi, con il consenso ampio di quest'Aula, anche nel nostro Paese i malati che necessitano di questo intervento potranno farvi ricorso. Fino a questo momento infatti in Italia il trapianto da donatore vivente era ammesso solo per il rene ed una parte del fegato. Le nuove norme invece prevedono la possibilità del trapianto anche di parti di intestino, di pancreas e di polmone.
Quest'ultima in particolare è una tecnica chirurgica diffusa in tutto il mondo e riguarda per lo più le persone affette da fibrosi cistica, una malattia senza cura che compromette irreparabilmente gli organi della respirazione e che riguarda soprattutto ragazzi e adolescenti. Il 40 per cento dei pazienti con questa patologia in lista d'attesa per il trapianto è infatti costituito da giovanissimi che possiedono un'età media che va dai 15 ai 20 anni. Una percentuale drammatica di loro (il 15-20 per cento circa) muore entro un anno mentre aspetta di ricevere la donazione di un organo che non arriverà mai.
Sebbene l'Italia sia, dopo la Spagna e la Francia, il Paese europeo con più alto numero di donazioni (21,7 donatori per milione di abitanti, come illustra il rapporto sulle donazioni e i trapianti presentato lo scorso febbraio), va ricordato che i pazienti aspettano anni per un trapianto. Fare ricorso ai donatori viventi consente di lenire una situazione che resta difficile, ma la cultura stessa della donazione non è ancora diffusa nel nostro Paese. Basti pensare che ad oggi i pazienti in lista d'attesa sono 350 circa e prima di ricevere l'organo di cui hanno bisogno attendono in media due anni e mezzo.
Il provvedimento consente di fare un passo avanti nella ricerca di soluzioni a questo problema. Tra l'altro è un provvedimento che nasce in uno spirito unitario, anche accorpando alcune proposte di legge, dando speranza almeno a una parte di coloro che hanno necessità di un trapianto. Per questo Alleanza per l'Italia darà un voto favorevole al provvedimento in esame e auspica che l'Aula si esprima uniformemente nella sua totalità, perché è un segno da dare al mondo della ricerca, della scienza e soprattutto ai tanti pazienti che aspettano questo esito (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, l'oggetto del provvedimento in discussione riguarda i trapianti, ma non i trapianti in generale, bensì quelli fra persone viventi di parte del polmone, del pancreas e dell'intestino.
Ricordo che l'articolo 5 del codice civile impedisce ad ogni cittadino di menomare Pag. 36il proprio organismo, di tagliarsi un dito, di espiantarsi un organo.
Tuttavia, fortunatamente, in seguito ai progressi della scienza, già sono state varate diverse leggi per consentire, appunto, il trapianto del rene, del fegato, delle cornee e del midollo: quindi, abbiamo una serie di leggi che sono state approvate in deroga al divieto sancito dall'articolo 5 del codice civile.
Ebbene, la scienza si è spinta oltre e, quindi, oggi, sono stati trapiantati altri organi: ricordo, per esempio, il lobo del polmone. Si tratta di una procedura molto diffusa negli Stati Uniti e in Giappone, un po' meno in Europa, che sicuramente rappresenta una speranza concreta con riferimento a pazienti che, per troppi anni, attendono in lista di attesa la chiamata per risolvere situazioni che possono mettere in pericolo la loro vita.
In Italia, purtroppo, il problema della donazione degli organi non è stato risolto con la legge del 1999, che sanciva proprio la possibilità di espiantare un organo nel momento in cui veniva a mancare un divieto esplicito. In realtà, stiamo attraversando un periodo difficile - il picco nell'ultimo anno, siamo fermi al 2006 -, per cui, oggi, non è più possibile contare sulle donazioni da parte di persone che, magari, sono state vittime di incidenti stradali. Pertanto, occorre aumentare le chance di tante persone che hanno un bisogno disperato di organi.
Il collega Mosella ha parlato della fibrosi cistica: credo che sia un esempio di quelli calzanti, in quanto per una patologia così diffusa (si parla di un bambino su 2.800 che nasce con la fibrosi cistica), vi è una percentuale altissima - citata, appunto, da chi mi ha preceduto -, pari al 40 per cento, di soggetti in attesa di trapianto del polmone, di età compresa fra i 15 e i 20 anni. Quindi, si tratta di dare la possibilità di allungare la vita.
Ricordo che, nel caso della donazione di un lobo polmonare, purtroppo, la lista di attesa è lunga e, come riportano i dati forniti dal Centro nazionale trapianti, è quasi di due anni; le possibilità di avere un rigetto sono molto alte e la sopravvivenza è molto bassa (si parla, infatti, di un rischio mortale che supera il 12,8 per cento). Questi rischi, invece, sarebbero ridotti nel momento in cui si procedesse ad un trapianto più immediato nei confronti di questi ragazzi che hanno problemi legati alle vie respiratorie perché producono un muco troppo denso.
Pertanto, credo che la normativa che stiamo per approvare, giustamente, vada nella direzione della scienza, che, man mano che il tempo procede, ci offre nuove possibilità di terapia, come quella dell'asportazione di un lobo del polmone, con possibilità di sopravvivenza e di buona qualità di vita nei confronti sia del donatore sia di chi riceve l'organo. Quindi, si tratta di un rischio molto, molto basso e di dare la possibilità di una vita normale ai ragazzi e ai giovani affetti non solo dalla fibrosi cistica, ma anche da altre malattie.
Credo che il problema riguardi sicuramente la nuova normativa, ma anche - e questo è stato richiesto dal nostro ordine del giorno, che il sottosegretario e il Governo hanno gentilmente approvato - i requisiti minimi. Tali requisiti, secondo le linee guida approvate in sede di Conferenza Stato-regioni nel 2002, prevedevano che i centri abilitati ad effettuare i trapianti del fegato e del rene svolgessero un'attività minima che garantisse, in qualche maniera, l'erogazione della sanità secondo criteri di qualità e di sicurezza.
Purtroppo, signor sottosegretario, in Italia non abbiamo centri che garantiscano questi numeri. Infatti, abbiamo consultato i vostri dati e abbiamo visto che, purtroppo, per quanto riguarda il rene, vi sono 16 centri su 43 che non garantiscono gli standard minimi; per quanto riguarda il cuore, ve ne sono 13 su 16: in altri termini, in Italia, abbiamo soltanto tre centri abilitati al trapianto di cuore che svolgono un lavoro, a nostro avviso, neanche pazzesco, perché si tratta di garantire 25 trapianti l'anno, e ne fanno evidentemente di meno; per quanto riguarda il trapianto di fegato, 8 centri su 22 non garantiscono tali standard.
Ebbene, in un momento particolare come quello della spending review di cui Pag. 37tanto si pavoneggia il Governo Monti, credo che una spending review andrebbe applicata anche alla sanità. In un momento in cui la sanità ha dei costi così elevati e ci sono anche tanti dati su episodi di presunta malasanità, dobbiamo cercare di identificare i centri che effettivamente svolgono questo lavoro con professionalità, ma soprattutto con continuità, in quanto lavorare poco, andando al di sotto dei venticinque trapianti l'anno - limite che è stato stabilito dalla Conferenza Stato-regioni - significa aumentare i costi, ma soprattutto l'incidenza di mortalità.
Vorremmo, quindi, che il Governo identificasse i centri più qualificati; in Italia abbiamo oltre cento centri che effettuano trapianti; credo che siano davvero troppi e quindi chiediamo l'impegno del Governo a garantire dei centri di eccellenza che abbiano una continuità lavorativa.
L'approvazione di questo provvedimento, su cui l'Italia dei Valori esprimerà un voto favorevole, rappresenta, a nostro avviso, soltanto un piccolo passo nella direzione che deve portare ad omogeneizzare sul territorio nazionale i centri per il trapianto, non solo per numero, ma anche per numero di interventi svolti e, soprattutto, deve garantire l'effettuazione dei trapianti stessi con criteri di qualità e sicurezza.
Annuncio perciò il voto favorevole dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, quarantacinque anni or sono, il nostro Parlamento, con la legge n. 458 del 26 giugno 1967, decise di autorizzare, in deroga all'articolo 5 del codice civile, l'intervento di trapianto di rene tra persone viventi. Grazie a quella legge, con cui venivano stabiliti i criteri, le precauzioni e le garanzie che dovevano disciplinare la materia, anche l'Italia si dotò di un valido strumento legislativo per stare al passo con i tempi e con il progresso della scienza e della medicina. Da quel momento, cioè, anche nel nostro Paese cominciarono a funzionare, presso gli istituti universitari e gli ospedali in cui da tempo e con grande successo si faceva la ricerca scientifica, i centri autorizzati ad effettuare il prelievo e il trapianto del rene. Tutti quei centri dovevano disporre, ovviamente, di sanitari particolarmente qualificati per la competenza medica, chirurgica e biologica. Da quel momento, anche nel nostro Paese, si aprirono grandi spiragli e nuove prospettive di vita per tutti quei cittadini le cui patologie renali spesso costringevano ad andare all'estero.
Successivamente, sempre in deroga all'articolo 5 del codice civile, il Parlamento italiano varò altre importanti leggi, come la legge n. 301 del 1993, riguardante le norme relative al prelievo e all'innesto di cornea, la legge n. 91 del 1999 recante disposizioni in materia di trapianti di organi e di tessuti, e ultima, in ordine di tempo, la legge n. 483 del 1999 riguardante il trapianto parziale di fegato.
Oggi, licenziando questa legge, adottiamo misure identiche a quelle richiamate con le citate leggi, rendendo possibile, in Italia, il trapianto parziale di polmone, di pancreas e di intestino tra persone viventi. Si è arrivati a questa decisione partendo, in un primo momento, dall'esame iniziato in sede referente in XII Commissione, circa un anno fa, della proposta di legge di iniziativa del presidente Palumbo e del collega Pagano, riguardante solo il trapianto del polmone e, successivamente, nel corso dell'anno si è proceduto con l'esame di proposte presentate da altri colleghi riguardanti la stessa materia; infine, qualche mese fa, è stato redatto un testo unificato, in cui, oltre al citato trapianto parziale del polmone, sono stati aggiunti quello del pancreas e dell'intestino.
Questo provvedimento, come era negli auspici di tutti noi, a partire dal proponente, ha avuto un percorso agevole e il suo iter si è concluso in tempi soddisfacenti. Ciò, è stato possibile perché, sin dal suo primo esame in Commissione, data la Pag. 38grande importanza scientifica dell'argomento, è stata avvertita l'unanime esigenza di procedere in maniera celere.
Per quanto riguarda noi di Futuro e Libertà, come io stesso ebbi a dichiarare in Commissione in occasione della seduta del 22 giugno 2011, in cui fu avviato l'esame della proposta, condividemmo nel complesso le finalità del testo, che sembrava avere un'ampia portata, specialmente a favore dei bambini.
Aggiunsi anche, in quell'occasione, che l'approvazione di quel provvedimento avrebbe consentito all'Italia di concorrere, senza alcun complesso di inferiorità, con altre nazioni, per essere in prima linea anche in questo settore dei trapianti.
Tuttavia, dopo aver appreso dalla relazione introduttiva dei proponenti che i risultati relativi alle esperienze, pur rifacendosi a casistiche di assoluto rispetto e di grandissimo interesse scientifico, risultavano numericamente inferiori rispetto a quelle del trapianto da vivente di altri organi, ebbi a sostenere l'opportunità di acquisire il contributo del mondo scientifico attraverso un ciclo di audizioni informali, dopo le quali procedere celermente all'approvazione del testo.
Nel frattempo, come partito, attraverso la consulta sanità, per ottenere un numero di informazioni scientifiche superiori a quelle in nostro possesso e in attesa delle audizioni della Commissione che, purtroppo, per ragioni varie, non si sono tenute, sentimmo diversi esperti del settore, dai quali fummo incoraggiati ad andare speditamente avanti verso l'approvazione del provvedimento che, anche per loro, avrebbe portato sicuro giovamento a molti cittadini di varie età colpiti da diverse patologie polmonari, in primis a quelli affetti da fibrosi cistica, ma anche da numerose altre patologie polmonari parenchimali, sia di tipo ostruttivo che fibrotico o vascolare in fase avanzata, nonché a malati con elevato rischio di morte entro pochi anni e con una severa limitazione funzionale, nonostante una terapia medica ottimale.
Ci sono, poi, tante altre patologie che potranno, secondo il parere di quegli esperti, trarre notevoli vantaggi dall'approvazione di questo provvedimento di legge, ad esempio le malattie ostruttive coronariche avanzate, le malattie restrittive parenchimali, le pneumopatie settiche, l'ipertensione polmonare primitiva, per non parlare delle pneumopatie infiltrative diffuse, con particolare riferimento al gruppo delle polmoniti interstiziali idiopatiche e così via.
Per tutte queste ragioni, noi di Futuro e Libertà esprimeremo un voto favorevole sul provvedimento, e ci auguriamo che, quanto prima, anche il Senato faccia altrettanto (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, credo che - come abbiamo potuto vedere soltanto pochi minuti fa contemplando il tabellone, che mostrava un consenso generale dell'Aula, pieno e totale su questo testo unificato - si capisca come ciò arrivi in un momento in cui la sensibilità di tutti è concentrata a tutela della vita delle persone e anche a tutela di quell'atto di particolare generosità che è la donazione da vivente.
Sono forse questi, da un punto di vista sociale, due momenti particolarmente importanti per tutti noi: riuscire a capire come la vita è un valore e, come tale, questo valore possa meritare un sacrificio, ma capire anche come questo sacrificio possa essere frutto effettivamente di una scelta che, nella stragrande maggioranza dei casi, avviene tra familiari (molto spesso, quando accade nei confronti del bambino, è opera dei genitori), oppure all'interno di quella che è stata chiamata donazione samaritana.
Quello che interessa evidenziare, dal punto di vista del progresso scientifico, ma anche dal punto di vista dell'evoluzione legislativa, sono alcuni tempi. Era il 1967 quando, per la prima volta, veniva approvata la legge sul trapianto con una donazione tra viventi (mi riferisco al famoso Pag. 39trapianto di reni): un vivente poteva cedere uno dei suoi reni a un'altra persona malata e, in questo modo, aiutarla ad affrontare la vita e a sottrarsi a quella che era la fatica della dialisi renale.
Bisogna aspettare poi quasi trent'anni per immaginare di arrivare a quella che è stata, invece, la donazione da cadavere, che pose il famoso problema - al quale poi fu legata la stessa istituzione del comitato nazionale di bioetica - della diagnosi di morte e, quindi, del prelievo degli organi a cuor battente.
Ora sono passati altri quindici anni e sono i quindici anni che noi oggi, in qualche modo, ci troviamo a celebrare, in cui si torna a parlare di prelievo per un trapianto che esprima una donazione da vivente a vivente. Tutto questo è stato reso possibile dai progressi della scienza che fanno del trapianto anche di un solo lobo polmonare una possibilità di sopravvivenza per il malato ed una possibilità di sopravvivenza per colui che dona, senza che ci siano particolari rischi per la qualità della sua vita.
Si vede, quindi, come il progresso della scienza e della tecnica, cui segue immediatamente anche il progresso della nostra legislazione, possa essere strettamente legato proprio da una sintesi virtuosa che lega progresso scientifico e studio all'adeguamento delle norme.
Ecco perché forse oggi riuscire ad approvare tutti concordemente questo testo unificato implica anche un riconoscimento, un'accettazione e un'accoglienza di quella che è la ricerca scientifica e di quello che è l'auspicio affinché sulla ricerca scientifica questo nostro Paese torni a fare degli investimenti significativi sotto tutti i punti di vista.
Certamente per ottenere questo risultato sono molte le branche della scienza che vengono messe in gioco. C'è tutto quanto quello che riguarda la diagnosi effettiva delle patologie. C'è quello che riguarda anche, invece, l'analisi concreta di quello che è lo stato di salute del donante. C'è tutta la parte della preparazione dei pazienti e, quindi, anche tutto ciò che potremmo definire un clima, un valore della nostra medicina preventiva e predittiva che ci permetta di intervenire il più precocemente possibile per giovare ad alcuni senza nuocere ad altri.
Da questo punto di vista, io credo che questo provvedimento significhi davvero molto e sono felice che esso arrivi in Aula proprio oggi, al termine di una tornata elettorale piuttosto complessa come è stata quella appena trascorsa, segnando l'unità, la convergenza e la condivisione di valore tra tutte quante le parti politiche. Mi auguro che questo auspichi anche poi nella concretezza la possibilità di un investimento specifico in quelle che sono le politiche per la sanità.
Prima il collega Palagiano ha detto dell'alto livello raggiunto da molti dei nostri centri in cui si effettuano trapianti, ma ha parlato pure dei costi straordinari che vengono affrontati in questi centri e di come questi costi possono essere difficilmente ammortizzati se il numero dei trapianti che si realizzano in questi centri è eccessivamente scarso.
Questo è un indizio anche per tutti noi a poter avere nella razionalizzazione dei costi la possibilità di individuare i centri di eccellenza che possano davvero garantire con costi contenuti migliori risultati clinici che non riguardano soltanto il momento del trapianto, e quindi anche il precedente momento del prelievo dell'organo, ma anche tutto il momento dell'accompagnamento del paziente sia nell'arco del primo anno, per evitare che ci siano delle forme di rigetto, sia successivamente per quello che riguarda la durata della vita media di questi pazienti.
Questo richiede un modello di assistenza che abbia nella presenza, nel rapporto e nella relazione con il paziente un filo diretto molto qualificato perché, se sul piano tecnico il trapianto è opera prevalente del chirurgo, la presa in carico del paziente e, quindi, il monitoraggio di tutta quella che è la risposta immunitaria, ma anche della ripresa funzionale e del controllo rispetto a quelli che potrebbero essere eventuali incidenti di natura infettiva o metabolici di qualunque tipo che si Pag. 40possono instaurare successivamente, richiede un livello di competenza continuativa.
Questo fa dell'equipe dei trapianti, e soprattutto dell'equipe che segue il paziente nel tempo, una delle realtà scientificamente più forti dal punto di vista dell'intensità dei legami che legano le persone, ma anche dal punto di vista della proposta scientifica più avanzata perché dai dubbi degli uni arrivano le risposte degli altri.
Con riguardo poi al caso specifico, a noi ci sembra che questo testo unificato riguarderà, da un lato, prevalentemente i bambini. Si è detto e si è parlato del caso della fibrosi cistica, in questo caso si tratta proprio di assicurare la vita concreta a questi bambini. Ma poi questo provvedimento troverà applicazione anche nel caso di adulti, per esempio nel caso di soggetti affetti da tumore oppure da gravi patologie cardiovascolari, in cui si tratta di una sorta di nuovo inizio.
Bisogna guardare a questo testo unificato considerando che i pareri che abbiamo ricevuto lo accolgono e lo raccomandano anche perché le condizioni economiche vengono lasciate un poco nella disponibilità e nelle decisioni delle regioni, e comunque all'interno di quelle che sono le prassi ordinarie del sistema sanitario nazionale.
Ciò richiede, però, un'attenzione molto forte a questi due punti: sviluppo della ricerca scientifica e modelli di assistenza in cui i livelli essenziali di assistenza riescano ad inglobare bisogni concreti e precisi che possono evolvere nel tempo e che debbono garantire che quella scelta iniziale di generosità e di alta competenza clinica possa mantenersi adeguandosi a quello che sarà non solo il progresso scientifico, ma anche l'eventuale modificarsi delle condizioni del paziente.
Per questo, evidentemente, l'Unione di Centro esprimerà un voto favorevole su questo testo unificato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, il trapianto polmonare viene oggi effettuato in modo regolare da diversi centri di trapianto nordamericani e giapponesi (e in qualche caso sporadico in Europa) dai quali pervengono dati clinici che evidenziano la fattibilità e la sicurezza del trapianto e il beneficio per i pazienti che lo ricevono.
È stato dimostrato che il trapianto di un lobo può salvare la vita come nel caso dei pazienti pediatrici - di cui parlava prima l'onorevole Mosella - affetti da fibrosi cistica. L'approvazione della legge può rappresentare un grande passo in avanti nel settore dei trapianti, anche proprio in favore dei pazienti pediatrici. La rilevante novità scientifica è costituita dalla reale possibilità di effettuazione di questo tipo di trapianti anche in Italia.
Con questa legge viene proprio consentito di disporre a titolo gratuito di parti di polmone, pancreas e intestino al fine esclusivo del trapianto - questa è la novità - tra persone viventi. Questo nuovo testo legislativo va in deroga all'articolo 5 del codice civile che vieta gli atti di disposizione del proprio corpo quando cagionino una diminuzione permanente dell'integrità fisica o siano contrarie alla legge e al buon costume. Tale deroga è già stata applicata per altri tipi di trapianto grazie ad altre leggi che hanno preceduto questa.
Ma, quando si parla di trapianti, non dobbiamo dimenticare oscure logiche che sottendono a chi ha la necessità di ricevere un trapianto. Qui mi riferisco al commercio illegale di organi. Il necessario reperimento degli organi finalizzato al trapianto rappresenta oggi un passo cruciale. Infatti, vi è un disequilibrio evidente tra la domanda e l'offerta di organi trapiantabili. Tale disponibilità è di gran lunga molto inferiore rispetto alle necessità di persone in attesa di trapianto.
Ciò ha ingenerato una insana rincorsa all'acquisizione illecita di organi talvolta anche sulla base di criteri economici con Pag. 41la conseguenza dell'ingenerarsi di un mercato a danno dei soggetti più deboli economicamente. Persone che vivono in luoghi del mondo ove non vi è rispetto dei diritti umani e della vita, ove la vita e l'organo vengono trattati come una merce che può essere acquistata, venduta o utilizzata per ottenere un guadagno, ingenerando il conseguente turismo da trapianti e traffici di organi verso l'Occidente da luoghi quali la Transnistria o i Paesi asiatici.
Per questo, deve essere sempre posto il rifiuto ad approcci che portano a forme larvate o indirette di mercato ovvero a vere e proprie forme di commercio occulto e traffico illecito di organi. Ogni qualvolta si parla di trapianti questi concetti vanno ricordati.
Per questo è importante porre particolare attenzione alla «donazione samaritana» quando donatore e ricevente non hanno alcun legame familiare o affettivo, né tanto meno si conoscono, onde evitare che, attraverso compensi finanziari mascherati da strani rimborsi spese, in realtà si perseguano altre logiche.
Per questo, le legislazioni moderne perseguono e devono perseguire l'obiettivo di garantire la necessaria e giusta protezione di tutti i soggetti coinvolti, ponendo una serie di cautele allo scopo di garantire la partecipazione libera, consapevole, cosciente e volontaria e anonima dei potenziali donatori con esclusione di finalità di lucro o di qualsiasi altro interesse con garanzia di privacy dei potenziali ed effettivi donatori e riceventi.
Per questo è importante che ogni forma di donazione samaritana sia esercitata nel rispetto del reciproco anonimato donatore-ricevente, che siano accertate le condizioni cliniche del donatore e le effettive motivazioni del gesto di donare oltre a fornire al donatore la necessaria informativa completa ed esauriente sui rischi fisici e psichici che il gesto comporta.
Nel nostro Paese la ricerca di organi avviene prevalentemente da ambienti relazionalmente vicini al paziente, per poi estendersi all'interno di liste compilate secondo criteri che rispettano i principi di cui abbiamo parlato.
Una premessa indispensabile per la donazione riguarda l'idoneità fisica del potenziale donatore, e la sua ferma volontà di donare, indipendente, scevra e autonoma da qualsiasi tipo di pressione. Per questo, il consenso libero ed informato dei rischi immediati e futuri determinati dalla donazione è revocabile fino all'ultimo momento, fino al momento del prelievo.
Il testo all'attenzione dell'Assemblea è diretto a consentire - in deroga al divieto di cui all'articolo 5 del codice civile - di disporre a titolo gratuito di parti di polmone, pancreas e intestino al fine esclusivo del trapianto da persone viventi e si riallaccia alla legge n. 458 del 1967 e al decreto ministeriale n. 116 del 16 aprile 2010.
In questa ottica, il donatore ed il donato devono porsi nel reciproco impegno di conseguire il bene proprio e del prossimo e di non cagionare il male proprio e del prossimo, né tanto meno di porre entrambi in condizioni di pericolo.
Nessuna legge deve imporre la donazione in nome di concetti sommari di bene comune, di concetti solidaristici, di concetti economici o scientifici. La donazione è collegata alla cultura del dono e deve essere una scelta propria e individuale che non deve subire influenze di approvazione o di disapprovazione qualora la persona decidesse di non diventare donatore.
Il corpo non è solo un involucro della vita. Una vita, che deve essere vissuta in modo responsabile, è caratterizzata anche da un sistema di relazioni che vanno al di là della corporeità stessa.
L'atto di donazione è gratuito, altruistico e proporzionato ai benefici attesi per il ricevente. Se, da un lato, chi sceglie di donare un proprio organo manifesta la disponibilità del suo corpo, sulla base di un principio di benevolenza, ovvero di fare il bene del prossimo, dall'altro, va salvaguardato anche il principio generale del rispetto della vita umana di chi dona e di chi riceve l'organo donato, sulla base di un Pag. 42principio generale di non malevolenza, ovvero di non fare del male al prossimo e a se stessi.
La donazione tra viventi è indubbiamente un atto di particolare generosità e, riguardo alle osservazioni che ha espresso prima il collega Scilipoti, voglio evidenziare che è giusta la sua precisazione e sosterrò il suo ordine del giorno in quanto è giusto che il trapianto avvenga tra soggetti clinicamente compatibili, anche se questa previsione è già contenuta nella legge e nelle disposizioni normative cui fa riferimento questo nuovo testo di legge, perché è bene rimarcare certe cose e certi principi.
Come è anche giusto che siano identificati e selezionati i centri esecutori incaricati della trapiantologia polmonare e che vadano chiusi anche quei centri che non raggiungono gli standard minimi con basso livello di attività rispetto a quanto indicato dalle linee guida approvate dalla Conferenza Stato-regioni del 2002. Questo è importante per evitare sperequazioni, costi inutili e limitare il cosiddetto rischio clinico.
Oggi è, quanto mai, necessario colmare con legge il divario tra norme e progresso scientifico, con il quale il nostro Paese deve stare al passo, ritenendo salde ed applicabili le precauzioni e le garanzie a cui questo nuovo testo di legge fa riferimento rispetto a quanto già regolamentato in materia.
Questo intervento legislativo, che sancisce la possibilità di effettuare il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi rappresenta oggi una nuova speranza e un nuovo obiettivo per una moltitudine di malati - anche pediatrici - che attende dal progresso scientifico e medico una possibilità di salvezza e che attende dalla politica un'attenzione legislativa ai problemi di soddisfacimento dei bisogni di salute. Problemi che questi malati manifestano costantemente nel momento in cui vedono insoddisfatte le loro richieste per poter ottenere un trapianto con i canoni tradizionali e stabiliti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, ci apprestiamo a votare un provvedimento condiviso, importante, che interviene in una materia, peraltro, che non è nuova.
Ho sentito da alcuni colleghi interventi che sembrano aprire nuove frontiere per molti malati nel Paese ma così non è, vorrei che fosse chiaro almeno fra di noi che in Italia si possono realizzare trapianti da viventi, il problema è che occorre passare dalle autorizzazioni caso per caso a norme che abbiano una valenza generale, evitando quindi la richiesta di singole autorizzazioni. Dico questo perché c'è un decreto del 2000 che attribuisce ad una commissione definita «terza» le autorizzazioni nei casi di trapianto fra viventi, senza peraltro indicare specificatamente il singolo organo. Quindi su questo punto bisogna fare chiarezza perché non vorrei che si alimentassero chissà quali speranze quando invece il problema è di altra natura e lo voglio dire subito. Qual è il problema che abbiamo di fronte? Che talvolta molti malati avrebbero bisogno di un trapianto ma gli organi sono pochissimi, sono largamente insufficienti e quindi si alimentano lunghe liste di attesa e spesso, ahimè, interviene la morte prima che arrivi l'organo donato da un donatore deceduto o vivente.
Nel nostro Paese vige una disciplina importante, siamo all'avanguardia in Europa per quanto riguarda l'organizzazione dei trapianti e del sistema dei trapianti all'interno del sistema sanitario e devo dire che c'è anche una grande sensibilità per la donazione. Il primo obiettivo di questa proposta di legge è consentire una nuova sensibilizzazione intorno al valore della donazione degli organi. Voglio anche precisare un secondo aspetto: si tratta di donazione fra viventi che non è sostitutiva della donazione da cadavere ma è aggiuntiva ad essa, anche questo è un aspetto che Pag. 43bisogna tener presente per non alimentare aspettative che poi sarebbe difficile soddisfare.
Ci sono molti limiti, lo sappiamo bene, il primo fra tutti - come ho detto prima - riguarda il numero degli organi, in secondo luogo dobbiamo anche riconoscere che interventi di questa natura, in particolare per polmone, pancreas e intestino, saranno numericamente limitati, limitatissimi. Faccio notare che l'indagine condotta dal Centro nazionale trapianti al 31 dicembre 2011 vede una lunga lista d'attesa per il polmone di 382 persone, 238 per il pancreas e 23 per l'intestino. Sono numeri elevatissimi ma se guardiamo all'esperienza di altri Paesi, per esempio il Giappone che è il Paese che conosce il più elevato numero di trapianti da vivente, ci sono alcune decine di interventi di trapianto che vengono fatti ogni anno, ecco perché credo che sia opportuno usare un tono cauto quando parliamo di questi aspetti.
Anche nel nostro Paese quindi, autorizzando il trapianto da vivente del polmone, del pancreas e dell'intestino, avremo sicuramente qualche decina di trapianti che si potranno aggiungere a quelli che oggi si fanno da cadavere, ma chiaramente non potremo arrivare a soglie tali da soddisfare queste lunghe liste d'attesa che oggi ci sono. Perciò la proposta di legge all'esame consentirebbe di evitare inutili lungaggini che oggi sono previste dal decreto ministeriale del 2000, un decreto certamente garantista, ecco perché ascoltando le osservazioni precedentemente svolte dal collega Scilipoti ho pensato davvero che il decreto del 2000 fosse largamente sufficiente per rassicurarlo.
In ogni caso, credo che si debba tenere conto di un altro aspetto ed è la seconda osservazione che faccio. Si tratta di interventi complessi, che vanno autorizzati in pochi centri. Su questo credo che il Governo e, in particolare, il Ministero della salute - il sottosegretario è qui presente e sicuramente raccoglierà queste sollecitazioni - debba essere cauto nelle autorizzazioni dei centri, perché questi sono interventi ovviamente molto costosi, che implicano una complessità di procedure e la formazione specifica dei professionisti, che credo vada attentamente valutata, come del resto oggi già avviene. Probabilmente è giunto il momento di ripensare alla diffusione di tanti centri trapianto che ci sono già oggi nel Paese, che forse sono in numero largamente superiore a quelli che altri Paesi avanzati presentano. Questo va talvolta a detrimento anche della qualità delle prestazioni. È quindi una sollecitazione al Governo di non moltiplicare i centri. Meglio avere uno o due centri specialistici che diffonderli per un numero così esiguo di interventi che saranno effettuati nell'arco di un anno. La proposta iniziale del collega Palumbo, che riguardava le autorizzazioni per trapianto parziale del polmone, si è aggiunta alla nostra proposta del Partito Democratico, dei componenti della XII Commissione, perché abbiamo inteso aggiungere anche il trapianto da vivo per il pancreas e l'intestino, perché ci sono sufficienti evidenze scientifiche che ci consentono oggi di poter fare entrare a regime anche la possibilità di effettuare questi trapianti nel nostro Paese e uscire quindi dalla logica del caso per caso. Riteniamo che sia stato fatto un buon lavoro nella condivisione di tutti i gruppi presenti in Commissione. È un'occasione per migliorare le cure del nostro sistema sanitario. È un'opportunità certamente per salvare la vita a molte persone, almeno così auspichiamo che si verifichi, ed è anche la prospettiva per qualificare i centri trapianto presenti in alcune nostre regioni, che già operano in maniera eccellente. Perciò il nostro voto è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo unificato che ci accingiamo ad approvare rappresenta un grande passo avanti per il progresso scientifico e tecnico anche della nostra attività medica e soprattutto per il Pag. 44nostro Paese. Con il presente provvedimento si intende prevedere che anche in Italia si possano eseguire trapianti tra persone viventi di parti di organi. Prima era possibile soltanto per il rene ed il fegato, adesso si aggiungono i polmoni, il pancreas e l'intestino. Può darsi che in futuro si potranno aggiungere anche degli altri organi, ma questo evidentemente non lo sappiamo. Come è già stato detto, sono il primo firmatario dell'iniziale proposta di legge, che prevedeva la possibilità di trapianto da vivente solo del polmone, poi sono stati aggiunti anche - devo dire giustamente - il pancreas e l'intestino. Per quanto riguarda il trapianto polmonare da donatore vivente, come già molti hanno accennato in questa sede, la maggior parte dei dati clinici e sperimentali ci provengono dal Giappone e anche dal Nordamerica. Nei Paesi europei i casi ancora non sono numerosi, ma sporadici. Questo permette addirittura all'Italia di essere tra i primi Paesi europei all'avanguardia in questo campo e di poter fare esperienza e anche - direi - scuola in futuro per le altre nazioni.
I donatori di lobo polmonare a scopo di trapianto sono evidentemente - questo per tranquillizzare anche l'onorevole Scilipoti - degli individui sani e con un'aspettativa di vita sicuramente ottimale, altrimenti non potrebbero essere inclusi nell'ambito dei donatori.
Per quanto riguarda la donazione polmonare, per ciò che concerne gli adulti, non è un intervento molto semplice, perché, per sostituire un polmone adulto, sono necessari due lobi polmonari. È ovvio che due lobi polmonari non possono essere tolti allo stesso paziente, per cui, in teoria, per un trapianto da vivente per persona adulta necessitano due donatori e un ricevente, è ovvio, e voi capite che questo, dal punto di vista tecnico, organizzativo e anche attuativo, non è una cosa molto semplice.
È, invece, molto più semplice per quanto riguarda l'età pediatrica e i bambini, in quanto basta un solo lobo polmonare. Su questo si sono soffermati in molti. La malattia che più colpisce è la fibrosi cistica, che già è stata riportata in questi termini. Un altro dato che vorrei riportare in questa mia dichiarazione di voto finale è che i dati clinici a lungo termine dei pazienti sottoposti a trapianto polmonare sono molto favorevoli, con una sopravvivenza che supera l'84 per cento. Altrettanto favorevoli sono i dati clinici sull'efficienza polmonare di coloro i quali donano il lobo polmonare.
A queste persone che compiono questo atto di grande generosità non viene tolto granché: l'attività polmonare rimane uguale a quella che era prima e non subiscono alcun deficit dal punto di vista respiratorio e cardiologico, sempre con la premessa che queste siano delle persone sane.
Le ultime statistiche, addirittura, dicono che il trapianto da vivente di polmone ha una percentuale di successi maggiore di quella del trapianto da cadavere. Per cui, questo non fa altro che incentivare questo tipo di intervento. Lo stesso vale per il pancreas, un altro dei problemi importanti che vengono inclusi in questa proposta di legge. I trapianti di isole e di parti di pancreas da cadavere sono già stati fatti da parecchi anni, ma qui parliamo di una donazione da vivente, che è un'altra situazione molto importante, soprattutto, come già richiamato dall'onorevole Di Virgilio questa mattina, per il diabete di tipo 1, quello congenito.
Per cui, questi giovani, che, evidentemente, si accingono ad una vita in cui devono sottostare ad una serie di sacrifici, di vincoli, legati al loro deficit, risolvono con un trapianto. Lo stesso vale per i trapianti intestinali.
Dunque, con questa proposta di legge ci apprestiamo a fare davvero un grosso passo in avanti dal punto di vista tecnico, scientifico e anche, credo, dal punto di vista sociale. Bisogna soprattutto incentivare tutta la popolazione alla cultura della donazione. Non è facile trovare gente che sia consapevole di questi problemi, perché molti, giustamente, hanno paura della donazione.
A volte bisogna fare opera di proselitismo e di comunicazione, cercare di far Pag. 45capire alle persone che vogliono liberamente, per carità, fare questo tipo di donazione, che vanno incontro a piccoli rischi, a dei rischi calcolati con qualunque tipo di intervento. Ma, sicuramente, vi è un sistema di apprendimento di queste metodiche che va divulgato ancora meglio.
Ancora questa mattina veniva rilevato, in una seria discussione, un altro fatto importante: vi è una discrepanza nelle donazioni tra Nord e Sud, una discrepanza di donatori, spesso, tra il Nord e il Meridione e vi è una discrepanza anche, direi, di centri di trapianti tra Nord e Sud. Anche questo è un altro dei punti importanti.
Il richiamo che è stato fatto oggi al Governo qui presente, che ha seguito, devo dire, passo passo questa proposta di legge, essendoci vicino e favorendone la nascita, è quello di cercare di controllare sempre al meglio questi centri di trapianto, per cercare di favorire sempre di più, evidentemente, quelli più qualificati, quelli dove si fanno più trapianti, ed evitando che vi sia un proliferare di «nuovi centri», che, magari, non raggiungono quel minimo di esperienza clinica per dare la sicurezza necessaria perché questi trapianti possano essere attuati.
Noi, durante l'iter in Commissione parlamentare, abbiamo ascoltato i direttori dei centri per i trapianti più grandi d'Italia: il direttore del Centro nazionale trapianti, il direttore dell'Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione di Palermo, il direttore del dipartimento di chirurgia del Policlinico Umberto I di Roma, il direttore del reparto di chirurgia toracica dell'ospedale Niguarda di Milano e tanti altri che rappresentano i veri centri di eccellenza. Tutti sono stati entusiasti della nascita del provvedimento in questione.
Ancora ora, in tempo reale, riceviamo non delle congratulazioni, ma delle attestazioni di stima e di apprezzamento perché finalmente, concordemente, diamo vita ad una legge che apporterà grandi benefici a tutta la popolazione e, soprattutto, alla gente che soffre. Sono felice di potere portare avanti il provvedimento in oggetto come Presidente della Commissione affari sociali, che ringrazio perché mi è stata vicina.
Mi permetto di ricordare che si tratta del secondo provvedimento - insieme alla legge n. 38 del 2010, avente ad oggetto le cure palliative e la terapia del dolore - in ordine al quale questa Camera ha espresso l'intenzione di votare all'unanimità. Questo mi rendo orgoglioso nel ringraziare tutti i parlamentari della Commissione e dell'Aula e, permettetemi, anche gli uffici che hanno attivamente collaborato alla stesura del provvedimento stesso (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4003-4477-4489-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4003-4477-4489-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 4003-4477-4489-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, D'Anna, Portas, Giacomelli, Distaso... Pag. 46
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Norme per consentire il trapianto parziale di polmone, pancreas e intestino tra persone viventi» (4003-4477-4489-A):

Presenti 495
Votanti 494
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato 494
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazioni).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge: Amici ed altri; Mosca e Vaccaro; Lorenzin ed altri; Anna Teresa Formisano e Mondello; d'iniziativa del Governo; Sbrollini: Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni (A.C. 3466-3528-4254-4271-4415-4697-A) (ore 16,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge di iniziativa dei deputati Amici ed altri; Mosca e Vaccaro; Lorenzin ed altri; Anna Teresa Formisano e Mondello; d'iniziativa del Governo; Sbrollini: Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni.
Ricordo che nella seduta del 26 marzo 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice ed il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-A ed abbinati), che è distribuito in fotocopia.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 2.100 e 2.101, (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-A ed abbinati) che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-A ed abbinati).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, noi per primi siamo consapevoli del momento difficilissimo che attraversa il Paese. Sapete di che parlo. Parlo di una crisi drammatica, che morde, che irrompe nella vita quotidiana di milioni di famiglie, di giovani, di donne che nel lavoro e nei diritti, persino in quello primario come l'inviolabilità del proprio corpo, sono considerate, tutt'oggi, cittadine a metà, mentre quasi sempre, per non dire sempre, valgono davvero il doppio.
Siamo altresì consapevoli che esiste un legame stretto tra quella crisi ed il giudizio che tante persone hanno maturato delle istituzioni e dei partiti, fino a mettere in discussione il senso stesso della nostra democrazia. Queste dimensioni sociali e morali della politica sono intrecciate. La realtà ed il week-end che abbiamo alle spalle lo sanciscono. Sanciscono che sta crescendo un vuoto di rappresentanza: dal rifiuto progressivo delle urne al sostegno a Pag. 47forme nuove di radicalità o al rifugio, come in altri Paesi, in nuovi nazionalismi.
È evidente che ogni campo, ogni partito, affronta con i suoi valori e la sua visione questo passaggio storico. Lo facciamo anche noi, che pure potremmo sentirci in una casa con qualche fondamenta robusta. Ma non ci accontentiamo nel volere determinare un'altra politica, o meglio, un nuovo prestigio della politica, che è fatto di partecipazione, di riconnessione con la società, con i suoi solidarismi e le sue qualità.
Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, è con questo spirito che viviamo la discussione di oggi sulla doppia preferenza ed è con questo stesso spirito che sosterremo emendamenti migliorativi al testo. Lo faremo con la volontà di ritrovare regole comuni condivise nelle differenze che caratterizzano gli schieramenti, differenze che ci attraversano anche sul tema della democrazia paritaria. Tuttavia affrontiamo questo dibattito convinti che l'oggetto di questi progetti di legge è parte di un disegno più ampio che riguarda la responsabilità di questo Parlamento, su cui saremo misurati come gruppi, come partiti e come singoli parlamentari.
Mi riferisco alle norme sul controllo e sull'entità del finanziamento ai partiti, alla legge di applicazione dell'articolo 49 della Costituzione ed al tema essenziale della riforma della legge elettorale. In un certo senso, il provvedimento che stiamo esaminando oggi anticipa e certifica una volontà di rinnovamento. Anche per questo è un provvedimento atteso da associazioni, movimenti e da quella opinione pubblica più avvertita. Il cuore della proposta, infatti, riguarda il punto decisivo di una possibilità di scelta in più che diamo ai cittadini ed alle cittadine nella selezione dei propri rappresentanti nei comuni.
In sede di discussione sulle linee generali le colleghe e colleghi, che ringrazio ancora per i loro contributi, hanno insistito: non si tratta di una quota né di una nicchia protettiva. In un Paese incrostato di conservatorismi nel potere, io non avrei avuto tanti pudori. Ma hanno ragione le colleghe ed i colleghi: qui si tratta semplicemente di dire «sì» o «no» alla possibilità di allargare la scelta, di dare una chance in più all'elettore ed all'elettrice e di farlo in un mondo di donne e di uomini, che solo la cecità e la miopia possono volere continuare a dipingere come un mondo grigio. Farlo bene sarebbe un atto di saggezza e di rispetto verso l'articolo 51 della Costituzione e, ricordo, il suo percorso cominciò con il Governo Prodi e terminò con il Governo Berlusconi, con l'inizio di una restituzione verso le donne, alle quali questa crisi finora ha solo chiesto, chiesto e chiesto, di riconoscenza rispetto alla nostra Carta, che nell'articolo 3 ci indica la bussola anche in questa materia.
Tutti i cittadini sono uguali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena espressione di quell'uguaglianza.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 16,50)

BARBARA POLLASTRINI. In questo senso, diritti e doveri, anche quello di poter concorrere alla scelta dei propri rappresentanti, anche quello di poter concorrere a rappresentare gli eletti in un consiglio comunale, anche quello di poter concorrere ad una responsabilità di governo, hanno pari dignità. Credo che anche in questo modo, muovendo questo passo che allarga la libertà di scelta, dando così più voce agli elettori e alle elettrici, possiamo iniziare a restituire prestigio e credibilità alle istituzioni, al nostro Parlamento e ai partiti che siedono in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

BEATRICE LORENZIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Mura 1.20, 1.21 e 1.22.

Pag. 48

PRESIDENTE. Il Governo?

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, su questi emendamenti, così come su quelli che seguiranno, il Governo ha deciso di rimettersi all'Assemblea.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mura 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, poiché questo è il primo degli emendamenti che esaminiamo al testo, intendo sottolineare che questo come gli altri emendamenti a firma mia e della collega Di Giuseppe sono state proposti da ben sette associazioni che si battono per i diritti delle donne per le pari opportunità, firmatarie dell'accordo comune per la democrazia paritaria. Poiché oggi con questa proposta di legge ci occupiamo di un tema importante come quello della rappresentanza di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e dei consigli regionali, attraverso la presentazione di questi emendamenti, Italia dei Valori (che pure condivide la proposta di legge in esame e il punto di equilibrio raggiunto e trovato in Commissione) ritiene doveroso dare spazio in questa Aula alla voce diretta delle donne e delle loro associazioni che operano nella società civile.
Passando al merito dell'emendamento, con esso vogliamo rafforzare ancora di più la modifica già proposta dall'articolo 1 al testo unico degli enti locali. Dunque, oltre a prevedere che i regolamenti e gli statuti degli enti locali garantiscano la presenza di entrambi i generi negli organi collegiali e nelle giunte, proponiamo che questa presenza sia paritaria tra uomini e donne (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 1.20, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gianfranco Conte... onorevole Follegot... onorevole Mondello... onorevole Ciccioli... onorevole Servodio... onorevole Sposetti... onorevole Cuomo... onorevole Molteni... onorevole Vico... onorevole Paniz... onorevole Craxi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 281
Astenuti 182
Maggioranza 141
Hanno votato
18
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che i deputati Marantelli e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto e che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mura 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, con l'articolo 1 di questa proposta di legge non c'è dubbio che facciamo un passo avanti rispetto alla situazione attuale perché si passa dal concetto di promozione a quello di garanzia della presenza femminile. Converrete, però, con me che la presenza è garantita anche quando, su venti posti disponibili, diciannove sono assegnati ad un genere e quello rimanente a quell'altro, che è qualcosa di ben diverso dal concetto di pari opportunità e, soprattutto, di pari rappresentanza tra i generi. Con questo emendamento non facciamo altro che proporre di aggiungere almeno il concetto di equilibrio a quello della garanzia Pag. 49della presenza di entrambi i generi negli organi collegiali. Non succede niente ad approvare questo emendamento, in concreto non cambierebbe di molto, ma, comunque, si darebbe un segnale importante e sarebbe un ulteriore passo avanti per questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 1.21, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mogherini Rebesani, Tanoni, Siracusa, Moroni, Granata, Valducci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 288
Astenuti 189
Maggioranza 145
Hanno votato
17
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Marantelli ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mura 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, questo emendamento non ha bisogno di molte parole perché è una semplice misura di buonsenso, dal momento che vuole evitare ciò che ogni tanto accade, ovvero che una legge varata con le migliori intenzioni finisca involontariamente per produrre in alcuni casi un effetto peggiorativo. Per cui, vogliamo evitare che gli statuti degli enti locali, che già contengono disposizioni anche più avanzate rispetto al testo in esame in materia di pari opportunità di rappresentanza di genere, possano essere modificati in senso peggiorativo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, intervengo per dar conto all'Aula di una situazione: stiamo discutendo di un emendamento che riguarda, non tanto le composizioni delle giunte, o le composizioni delle liste, ma la definizione di quella particolarità, che appartiene agli enti locali, della determinazione del proprio statuto. Ritengo questo emendamento veramente pleonastico - e chiederei alla stessa collega Mura di ritirarlo - perché è del tutto evidente che nel regolamento e, soprattutto, nello statuto di un comune, qualora vi è la norma «maggiore», quella norma già vale di per sé e non ci sarebbe bisogno ulteriormente di questa esplicitazione. Non si tratta, infatti, come ha detto la collega, degli aspetti esecutivi, ma esattamente degli statuti e del regolamento. Qualora non vi fosse il ritiro dell'emendamento, preannunzio l'astensione del Partito Democratico in sede di votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 1.22, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Virgilio... onorevole Scilipoti... onorevole Cesareo... onorevole Calipari... onorevole Coscia... onorevole Pedoto... onorevole Rampelli... onorevole Galletti... onorevole Evangelisti... onorevole Pedoto, ha votato? Non riesce a votare, un attimo, aspettiamo l'onorevole Pedoto... intanto si affretta l'onorevole Pag. 50Boccia... Presidente Buttiglione... onorevole Bosi... onorevole Pittelli... onorevole Mazzarella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 302
Astenuti 191
Maggioranza 152
Hanno votato
20
Hanno votato
no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Santelli... onorevole Mura... onorevole Della Vedova... l'onorevole Boccia ha votato... onorevole Biasotti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
475
Hanno votato
no 18).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

BEATRICE LORENZIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Amici 2.34.
Chiedo inoltre l'accantonamento di tutti gli emendamenti presentati al comma 1, lettera b), dell'articolo 2.

PRESIDENTE. Intende dire dall'emendamento Zeller 2.2 fino all'emendamento Anna Teresa Formisano 2.4?

BEATRICE LORENZIN. Sì, fino all'emendamento Anna Teresa Formisano 2.4 compreso.
Con riferimento alle proposte emendative presentate al comma 1, lettera c), dell'articolo 2, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Amici 2.29, Zeller 2.6 e Mura 2.26, mentre esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Favia 2.20 e Vassallo 2.21. La Commissione, infine, raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 2.100 e 2.101.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma che si rimette all'Assemblea.
Prendo atto che l'emendamento Amici 2.34 è stato ritirato.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro degli emendamenti a mia firma 2.4 e 2.8.

PRESIDENTE. Sta bene.
Se non vi sono obiezioni l'esame degli emendamenti da Zeller 2.2 a Mura 2.25 è accantonato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Amici 2.29, formulato dal relatore.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, volevo dare conto dell'emendamento in esame e anche dell'emendamento Vassallo 2.21, su cui comunque la relatrice ha Pag. 51espresso parere favorevole, per esprimere l'intenzione del gruppo del Partito Democratico.
L'articolato, così come è presentato in aula, soddisfa una serie di esigenze e costituisce in qualche modo il cuore della nuova normativa, soprattutto nella parte in cui prevede la doppia preferenza. Ciò premesso, noi abbiamo ritenuto di presentare un emendamento al solo fine di garantire la presenza delle donne anche nei comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.
Nella normativa che pure noi abbiamo contribuito ad elaborare in Commissione è prevista una modifica dell'articolo 71 del decreto legislativo n. 277 del 2000, che riguarda i comuni con popolazione compresa tra i 5.000 e i 15.000 abitanti, laddove è previsto tra l'altro in particolare che nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati, e un'analoga modifica, un'analoga garanzia, un'analoga azione positiva è prevista per quanto riguarda l'articolo 73, laddove si prevede che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore dei due terzi anche per i comuni superiori ai 15.000 abitanti.
Sostanzialmente con il nostro emendamento vorremmo prevedere, apportando una modifica dal punto di vista quantitativo, un'analoga garanzia anche per i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. Ci rendiamo conto che non è possibile prevedere per nessuno dei due sessi il termine limite dei due terzi, ma proporremo comunque il limite dei tre quarti, quindi proporremo che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore ai tre quarti. Infatti, è chiaro che in comuni così piccoli sia più difficile garantire la presenza di entrambi i sessi, però in qualche modo è comunque possibile.
L'altro emendamento su cui è stato espresso parere favorevole e che abbiamo anche condiviso in Commissione riguarda...

PRESIDENTE. Onorevole Lo Moro, può richiedere la parola quando lo prendiamo in esame, grazie.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, volevo solo chiarire che assolutamente siamo soddisfatti del risultato ma vorremmo migliorarlo, estendendo le garanzie anche ai comuni al di sotto dei 5.000 abitanti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 2.29, non accettato dalla Commissione e su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, D'Antona, D'Anna, Mura, Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
216
Hanno votato
no 275).

Passiamo all'emendamento Zeller 2.6. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

KARL ZELLER. Signor Presidente, chiedo che venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 2.6, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Goisis, D'Anna, Fiano, Carfagna... Pag. 52
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
209
Hanno votato
no 275).

Passiamo all'emendamento Mura 2.26. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Mura 2.26 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 2.26, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Antona e Colombo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 305
Astenuti 189
Maggioranza 153
Hanno votato
22
Hanno votato
no 283).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Nizzi, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 483
Astenuti 5
Maggioranza 242
Hanno votato
467
Hanno votato
no 16).

Ricordo che l'emendamento Anna Teresa Formisano 2.8 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Favia 2.20 e Vassallo 2.21.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Favia 2.20 e Vassallo 2.21, accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 488
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
479
Hanno votato
no 9).

Passiamo all'emendamento Zeller 2.12. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zeller 2.12 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 2.12, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Sardelli, Scandroglio, Mazzuca, Mura, Evangelisti, Merlo, Ferranti, Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 53
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 299
Astenuti 192
Maggioranza 150
Hanno votato
32
Hanno votato
no 267).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mura 2.27 e Amici 2.30. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SESA AMICI. Signor Presidente, entriamo nel vivo del provvedimento che riguarda, fondamentalmente, i punti relativi agli esecutivi e in particolare alla composizione delle giunte.
I colleghi si saranno resi conto che abbiamo già approvato, in questo momento - e credo che ciò sia molto positivo - il fatto che nelle liste dei comuni dove è possibile esprimere due preferenze ci sia la possibilità, per l'elettore, di esprimere due preferenze ma, in modo obbligatorio, una deve essere di un genere diverso dall'altra. Credo che sia un fatto di estrema importanza che innova profondamente sul piano della giurisprudenza ma, soprattutto, che dimostra il senso di responsabilità con cui il Parlamento, in questo momento, ha voluto dare conto di quanto si muove nella società, fuori da quest'Aula, esprimendo un senso di rispetto e di giustizia verso le donne e le elettrici italiane.
Nel momento della formulazione degli emendamenti i colleghi si renderanno conto che esiste una serie di emendamenti a scalare. L'invito che ci viene rivolto a ritirare il primo dei tre emendamenti che riguardano la presenza paritaria, da questo punto di vista, potrebbe essere per noi accettabile ad una sola condizione: gli sforzi che sono stati fatti testimoniano che potremmo fare un ulteriore sforzo tutti insieme e attenerci non tanto alla questione del rispetto paritario della composizione delle giunte, quanto utilizzare la formulazione di un analogo emendamento, a prima firma della sottoscritta e della collega Mura, che riguarda l'utilizzo della espressione della «presenza equilibrata».
Intervengo, quindi, per dire che, in questo momento particolare, dopo aver accettato l'introduzione della doppia preferenza di genere, sarebbe opportuno, con la relatrice e con qualche collega delle altre forze politiche, riuscire a dimostrare che anche per quanto riguarda la composizione delle giunte sarebbe conseguente che nel momento della nomina si debba tenere conto di un principio di pari opportunità attraverso una presenza equilibrata. L'elemento dell'equilibrio testimonia, in altre parole, una volontà oggettivante della presenza, nelle istituzioni, sia nella parte elettiva, che nella parte esecutiva, di una presenza di uomini e di donne.
Alla luce di un eventuale elemento di discussione della relatrice, qualora accettasse questa formulazione del terzo emendamento graduale, credo che saremmo disposti a ritirare gli altri emendamenti mantenendo questo sulla presenza equilibrata.

PRESIDENTE. Onorevole Mura?

SILVANA MURA. Signor Presidente, condivido quanto detto dalla collega, per cui sentiamo cosa dice la relatrice ed eventualmente anch'io sono disponibile a ritirare gli emendamenti che sono più importanti rispetto al principio della presenza equilibrata.

PRESIDENTE. Se l'onorevole Saltamartini ci consente di interloquire con la relatrice, darei la parola all'onorevole Lorenzin.

BEATRICE LORENZIN, Relatore. Signor Presidente, abbiamo discusso molto su questo punto; mi rendo conto dello sforzo che è stato fatto dall'onorevole Amici e da altri su tale questione, però il termine «equilibrata», che è estremamente discrezionale, anche consultandomi con altri membri del Comitato dei nove, non possiamo accettarlo.

Pag. 54

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo dunque atto che i presentatori degli identici emendamenti Mura 2.27 e Amici 2.30 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mura 2.27 e Amici 2.30, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fitto, Esposito, Di Girolamo, Marchioni, Cicchitto, Boccuzzi, Grassi, Divella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 488
Astenuti 5
Maggioranza 245
Hanno votato
208
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Amici 2.32. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.101 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 della Commissione, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Servodio, Scilipoti, Villecco Calipari, Melandri.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
468
Hanno votato
no 22).

Passiamo all'emendamento Amici 2.31. Avverto che l'emendamento Amici 2.31, sul quale vi è l'invito al ritiro, può essere posto in votazione anche dopo l'approvazione dell'emendamento 2.101 della Commissione, perché, ad avviso della Presidenza, anche se con l'approvazione del precedente emendamento è stata soppressa la parola «almeno», l'emendamento conserva intatto il suo significato logico e normativo in relazione alla presenza «equilibrata».
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 2.31, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis e D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 491
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato
218
Hanno votato
no 273).

Passiamo all'emendamento Amici 2.33. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

Pag. 55

SESA AMICI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, credo che l'emendamento a mia prima firma 2.33 corregga il testo. Infatti, abbiamo continuato ad usare il termine «province» quando, per intervento da parte del Governo di un'eventuale soppressione delle province, tale termine, evidentemente, potrebbe non essere più ricompreso in un testo di riorganizzazione degli enti locali. Quindi, chiediamo che vi sia la soppressione di tale riferimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 2.33, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calvisi, Garagnani, Cesario, Ferranti, Moles, Villecco Calipari.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 490
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato
212
Hanno votato
no 278).

BEATRICE LORENZIN, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN, Relatore. Signor Presidente, ci siamo consultati all'interno del Comitato dei nove e chiediamo di poter procedere con la votazione degli emendamenti accantonati.

PRESIDENTE. Qual è il parere della Commissione su tali emendamenti?

BEATRICE LORENZIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula su tali emendamenti un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo all'emendamento Zeller 2.2.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Zeller 2.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 2.2, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mura, Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 310
Astenuti 186
Maggioranza 156
Hanno votato
32
Hanno votato
no 278).

Passiamo all'emendamento Mura 2.22.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mura 2.22 formulato dal relatore.

ANITA DI GIUSEPPE. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, questo è un emendamento della serie «occorre avere coraggio». Chiediamo infatti all'Aula proprio di avere coraggio, Pag. 56di abbattere le barriere, di cambiare rotta perché dobbiamo stabilire che nelle giunte degli enti locali ci sia un numero pari di assessori di entrambi i sessi. Certo è che chi il coraggio - come diceva qualcuno - non ce l'ha non se lo può dare, ma, secondo noi, non significa chiedere la luna.
Proviamo a riflettere, proviamo a porci una domanda: perché in giunta non dovrebbe esserci lo stesso numero di uomini e di donne? Non riusciamo proprio a capire la motivazione e se qualcuno ha la motivazione ce la dia.
Non stiamo parlando di un organo che è stato costituito chissà come e del fatto che la volontà popolare ad un certo punto non è stata rispettata. Se vogliamo evitare di fare finta e garantire sul serio la pari dignità dobbiamo andare oltre la sola presenza, dobbiamo fare in modo che ci sia la presenza delle donne anche nelle giunte, nei luoghi dove si prendono delle decisioni.
Infatti, la questione della presenza femminile nelle giunte non è soltanto una questione di buoni e di cattivi. Non è questo il problema, bisogna andare oltre e questo io lo dico ai colleghi, significa che anche nelle giunte degli enti locali deve esserci una parità di genere. Con questo emendamento noi lo chiediamo apertis verbis e in modo molto convinto.
Quindi, coraggio colleghi, se volete dimostrare che siete convinti, che volete veramente che ci sia pari dignità, se volete che noi donne possiamo avere la possibilità di decidere e anche fare delle scelte politiche, allora veramente dateci la possibilità di essere nelle giunte. La nostra presenza nelle giunte comunque è veramente, secondo il nostro avviso, una presenza qualificata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 2.22, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Mazzuca, Villecco Calipari, Brugger...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 473
Astenuti 7
Maggioranza 237
Hanno votato
205
Hanno votato
no 268).

Passiamo agli identici emendamenti Mura 2.23 e Amici 2.35.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli identici emendamenti Mura 2.23 e Amici 2.35 formulato dal relatore.

SILVANA MURA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, con questo emendamento esprimiamo lo stesso concetto della parità di genere nelle giunte espresso dalla collega Di Giuseppe, però lo facciamo in una forma leggermente più sfumata rispetto al precedente emendamento, dal momento che non si prevede esplicitamente l'invalidità delle nomine in caso di mancato rispetto della disposizione.
Dunque, considerato che anche la collega del Partito Democratico ha presentato un emendamento identico, ben venga. Si tratta solo, come diceva la collega Di Giuseppe, di avere coraggio una volta per tutte e stabilire quello che non dovrebbe essere un'eccezione, ma la norma, ossia la parità di genere nelle giunte.
Non si capisce perché non farlo, dal momento che anche qui non stiamo parlando di un incarico elettivo per cui non possiamo neanche appellarci allo snaturamento della volontà popolare. Qui parliamo di una nomina che in teoria dovrebbe venir fatta dal sindaco, ma spesso viene fatta dai partiti. Non si capisce Pag. 57perché non debba diventare norma che le donne possano essere rappresentate parimenti ai maschietti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI. Signora Presidente, vorrei riprendere il ragionamento svolto precedentemente dall'onorevole Sesa Amici e ora dall'onorevole Mura per dire che davvero non c'è ragione che quest'Assemblea, che ha compiuto oggi un passo in avanti importante in termini di messaggio all'opinione pubblica e di allargamento della possibilità di scelta dell'elettore e delle elettrici di questo Paese, ora non compia la sua opera scegliendo di dare un atto di indirizzo e un invito morale affinché le giunte e i governi locali abbiano in sé le competenze e le qualità tanto degli uomini quanto delle donne.
Badate: credo che ci sia una ragione e non sia un caso che anche oggi noi stiamo discutendo dell'esito elettorale che abbiamo alle spalle sia nelle elezioni precedenti per i governi delle grandi città sia in queste elezioni. Penso, ad esempio, all'elezione che ha fatto vincere un uomo come il Presidente Hollande in Francia: leader e Premier hanno dichiarato come messaggio fondativo del proprio prestigio, della propria autorevolezza e della propria volontà di rinnovare la politica che i governi e le giunte dovessero rappresentare donne e uomini nella loro direzione, nella loro capacità, nella loro qualità.
Noi chiediamo a questo Parlamento di assumersi una responsabilità: dire «no» a questi emendamenti significa semplicemente voler chiudere gli occhi innanzi a un tema apertissimo nella società italiana, sentito dall'opinione pubblica maschile e femminile di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mura 2.23 e Amici 2.35, non accettati dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Goisis... Onorevole Donadi... Onorevole Grassi... Onorevole De Luca... Onorevole Rotondi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 487
Astenuti 7
Maggioranza 244
Hanno votato
212
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che l'emendamento Amici 2.36 è stato ritirato.
Passiamo agli identici emendamenti Mura 2.24 e Amici 2.28.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione degli identici emendamenti Mura 2.24 e Amici 2.28 sui quali il relatore ha formulato un invito al ritiro.

SILVANA MURA. Signor Presidente, le rubo poco tempo. Soltanto due parole: dal momento che non è stato possibile stabilire che nelle giunte debba esservi lo stesso numero di uomini e di donne per ricoprire il ruolo di assessori, stabiliamo almeno un principio più blando, molto più blando, che comunque potrebbe essere un segnale che esce oggi da quest'Aula. Stabiliamo almeno che la presenza dei due generi all'interno della giunta sia equilibrata, ossia che abbia un certo equilibrio.
Come dicevo prima, parlare di presenza e basta significa anche che, nel momento in cui ci sono dieci posti disponibili, nove vanno tutti ad un genere ed uno soltanto all'altro. Questo significa sicuramente garantire la presenza, ma è soltanto un contentino, uno specchietto per le allodole e non vuol dire rappresentare dignitosamente il genere femminile.

Pag. 58

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Amici 2.28, formulato dal relatore.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, colleghi, non abbiamo insistito per il voto per il semplice gusto di farlo. In realtà, il gruppo del Partito Democratico è già orientato: lo è - e deve esserlo - soprattutto nei comportamenti quotidiani, quando si tratta di nominare le giunte e di scegliere i candidati. Soprattutto il mondo femminile che ruota attorno al Partito Democratico è orientato a rivendicare una presenza paritaria e comunque una presenza significativa delle donne.
Introdurre il concetto di «equilibrio nella rappresentanza» è solo per rimarcare il fatto che, con questa legge, comunque segniamo una svolta perché, anche se non dovesse esservi l'espressione «presenza equilibrata», non c'è dubbio che il Parlamento italiano e, in questo momento la Camera, votando una legge in cui nella liste è prevista una presenza significativa delle donne, che sarà una presenza ineludibile, vota un principio ed introduce delle regole che non potranno che avere riflessi anche sulla giunta.
Pertanto, sarà doveroso fare i conti con la necessità di rispettare i due generi anche nella composizione della giunta.
Noi proponiamo di parlare di «presenza equilibrata» per mettere nero su bianco questo concetto, per chiarircelo, per chiarirlo e per affermarlo sul piano dei principi.
Chiediamo il voto su questo emendamento anche se siamo consapevoli - ed io lo sono in modo particolare - che non ci sarà alcuna possibilità di avere giunte legittime davanti alle nuove norme che sono state introdotte, senza la presenza delle donne e senza la presenza significativa delle donne.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Mura 2.24 e Amici 2.28 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mura 2.24 e Amici 2.28, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mura, Scilipoti, Sardelli, Ciccioli, Mondello, Goisis, Villecco Callipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 479
Astenuti 7
Maggioranza 240
Hanno votato
207
Hanno votato
no 272).

Passiamo all'emendamento Mura 2.25.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mura 2.25 formulato dal relatore.

SILVANA MURA. No, signor Presidente, non accediamo all'invito al ritiro ed insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 2.25, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Casini, D'Anna, Calvisi, Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 475
Astenuti 8
Maggioranza 238
Hanno votato sì 198
Hanno votato
no 277). Pag. 59

Ricordo che l'emendamento Anna Teresa Formisano 2.4 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Mazzuca, Giammanco, Granata, Galletti, Tanoni, Calvisi, Roccella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 478
Astenuti 8
Maggioranza 240
Hanno votato
412
Hanno votato
no 66).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

BEATRICE LORENZIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro dell'emendamento Amici 3.20.

PRESIDENTE. Il Governo?

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Amici 3.20 formulato dal relatore.

SESA AMICI. Signor Presidente, l'emendamento non viene ritirato per un motivo molto semplice: il titolo del provvedimento riguarda la modifica delle disposizioni in materia di accesso alle candidature per l'elezione nei consigli regionali.
È del tutto evidente che la materia elettorale per quanto riguarda le regioni è di competenza delle regioni stesse; pur tuttavia è necessario che lo Stato possa definire, attraverso l'articolo 133 della Costituzione, una serie di principi che orientino anche la materia elettorale di competenza delle regioni. L'emendamento in esame inserisce proprio questo principio, già presente in molti consigli regionali sulla base delle leggi elettorali, prevedendo che, qualora lo stesso non si rispetti, venga sollevata la questione della nullità dei requisiti per quanto riguarda le liste, materia già regolamentata per quanto riguarda le regioni.
Proprio nel momento in cui si sta avviando un dibattito nel Paese sulla raccolta di firme affinché tutte le regioni si uniformino alla legge regionale della Campania rispetto alla quale è stata pronunciata la storica sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato legittima la doppia preferenza, noi riteniamo che l'approvazione di questo emendamento sarebbe un segnale di principio.
Approfitto, signor Presidente, per dire due cose, non essendo intervenuta in dichiarazione di voto sull'articolo 2.
Credo che in questo momento noi - come verrà detto nella dichiarazione di voto finale - con questo provvedimento ci siamo assunti quello che io chiamo un risarcimento vero rispetto ad una questione di esclusione dalla cittadinanza politica delle donne italiane.
Sono di queste ore i risultati delle elezioni comunali di questo turno di mille comuni e se c'è un dato sul quale forse questo Parlamento deve riflettere e a cui si sta adeguando proprio con questo provvedimento è che, su mille comuni, la percentuale delle donne elette in questa tornata si aggira attorno al 54 per cento; vale a dire che c'è un sentimento profondo Pag. 60della società italiana e, quindi, mentre si vota, questo dato viene assunto ed è del tutto evidente che la questione delle giunte che abbiamo posto negli emendamenti andava in questa direzione.
Sappiamo che tutte le leggi hanno bisogno di una mediazione, noi questa mediazione la rivendichiamo in termini positivi. Non è tutto quello che volevamo ma è del tutto evidente che siamo di fronte ad un dato importante e che nei prossimi giorni ci sarà l'occasione di una riflessione più adeguata riguardo alla cittadinanza completa di donne e uomini nel momento dell'espressione del voto elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 3.20, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, Mazzuca, De Nichilo Rizzoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 475
Astenuti 5
Maggioranza 238
Hanno votato
209
Hanno votato
no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Pisicchio, Bossa, Martini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 434
Astenuti 45
Maggioranza 218
Hanno votato sì 412
Hanno votato
no 22).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

BEATRICE LORENZIN, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Mura 4.20.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si rimette all'Assemblea. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mura 4.20 formulato dal relatore.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, questo è un emendamento che vuole garantire la par condicio nell'accesso ai mezzi di informazione. Gli scontri e le polemiche che ci sono stati tra le forze politiche proprio su questa questione ne dimostrano l'importanza. Approvare un provvedimento che promuove e stabilisce la rappresentanza femminile negli organi elettivi degli enti locali è sicuramente un grande passo avanti, però bisognerebbe anche garantire la possibilità di avere accesso agli spazi di propaganda elettorale. Insomma, è certamente importante stabilire quote determinate nelle liste elettorali, ma in realtà poi è anche giusto che nella propaganda, messa per legge a disposizione Pag. 61dei partiti, ci siano anche le facce di ambo i sessi, quindi anche quelle delle donne. Noi riteniamo che questo articolo 4 sia troppo generico, direi quasi timido e poco efficace per raggiungere l'obiettivo che lo stesso articolo si propone. È per questo che abbiamo presentato questo emendamento, perché proponiamo che venga stabilito in maniera chiara e forte il principio che i partiti devono assicurare una presenza paritaria tra candidate donne e candidati uomini nei programmi di comunicazione. Certamente aver previsto la doppia preferenza - così come questo provvedimento stabilisce - è sicuramente positivo e molto importante, ma se vogliamo cambiare le cose è importante che le candidate siano conosciute e soprattutto che gli elettori siano a conoscenza di questo meccanismo di voto che permette alle donne di essere elette.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 4.20, non accettato dalla Commissione e sui cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Giammanco, Sposetti, Boccuzzi, Holzmann...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge
(Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 464
Astenuti 6
Maggioranza 233
Hanno votato
203
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Vella, Sereni, Villecco Calipari, Mazzuca, Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 462
Astenuti 10
Maggioranza 232
Hanno votato
435
Hanno votato
no 27).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ferranti, Giachetti, Della Vedova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 435
Astenuti 44
Maggioranza 218
Hanno votato
422
Hanno votato
no 13).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 3466-A ed abbinati). Pag. 62
Nessuno chiedendo di parlare, invito il Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3466-A/1.

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3466-A/1, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo, nell'ultimo capoverso, dopo le parole: «sostegno finanziario», le seguenti: «nei limiti delle compatibilità finanziarie».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3466-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, l'Italia dei Valori voterà a favore di questa proposta di legge, che ritiene opportuna e assolutamente condivisibile. Dirò subito che la riteniamo - l'ho già detto in sede di discussione sulle linee generali - troppo prudente.
Il fatto che siano stati bocciati i nostri numerosissimi emendamenti a scalare, da quelli più impegnativi a quelli meno impegnativi, per una rappresentanza di genere negli esecutivi, la rende troppo prudente. Addirittura, avevamo proposto l'utilizzo dell'aggettivo «equilibrata» in riferimento alla rappresentanza o dell'avverbio «equilibratamente», che avrebbero dato la possibilità ai sindaci e ai presidenti di regione di garantire una rappresentanza che, attualmente, anche se se ne parla de iure condendo, non è presente nell'ordinamento.
Ovviamente, parliamo di rappresentanza di genere un po' ipocritamente, perché sappiamo trattarsi della rappresentanza del genere femminile, che in troppi esecutivi è completamente assente.
Noi capiamo la mediazione che si è dovuta fare, ma, francamente, anche da parte delle colleghe, avremmo preferito meno prudenza e maggiore incisività.
Crediamo che i tempi siano più che maturi, più che scaduti, perché il genere femminile sia, purtroppo obbligatoriamente, rappresentato negli esecutivi, anche se in molte giunte, per fortuna, anche in assenza del suddetto obbligo, questa rappresentanza sussiste, ma è estremamente esigua anche nelle regioni e nelle città più progredite.
Il provvedimento in questione prevede finalmente questo obbligo. Lo dico con piacere perché provengo da una regione che, già da tempo, ha l'obbligo di questa rappresentanza di genere e sono onorato di essere stato uno degli estensori del relativo provvedimento quando ero membro della Commissione ad hoc della regione Marche. Sono lieto che vi sia questa obbligatorietà in tutti i contest elettorali: almeno un terzo di rappresentanza di genere - lo dico senza false ipocrisie -, tempi televisivi riservati alle donne, rappresentanza riservata nelle Commissioni di concorso della pubblica amministrazione.
Credo che una delle vittorie più grandi del provvedimento in oggetto sia la previsione del doppio voto di genere, cioè la possibilità di esprimere il doppio voto a patto che sia espresso a favore di generi diversi, salvo ovviamente, in mancanza di questo gradimento, la possibilità di esprimere soltanto un voto.
Spiace doverci accontentare di questo provvedimento che, non mi stancherò mai di ripetere, è troppo prudente, ma voglio coglierlo perché, come molte colleghe, parlando ufficiosamente, mi hanno fatto presente, comunque un primo passo è stato fatto. Ci auguriamo che nella riforma degli enti locali venga fatto immediatamente il Pag. 63passo successivo che, come dicevo prima, considero ormai assolutamente maturo, ossia quello, quantomeno, di rendere obbligatoria la rappresentanza di genere negli esecutivi.
Sono conscio che questa forzatura sul genere è abbastanza insufficiente perché altri dovrebbero essere gli strumenti da mettere in campo, però sono segnali e strumenti assolutamente importanti. Consentitemi di ricordare che dall'aprile del 1993 al settembre del 1995 - prima che la Corte costituzionale dichiarasse incostituzionale una norma analoga presente nella legge n. 81 del 1993 - la rappresentanza femminile è aumentata più del doppio: passata dal 7,6 al 18,4 per cento.
Credo che strumenti coattivi come questi siano necessari, ma non sufficienti, e che dovremmo mettere seriamente mano a quello che ritengo sia uno degli strumenti più necessari, ossia quello di dare tempo alle donne. È vero, si è detto più volte che in politica, forse per colpa di noi uomini, di tempo se ne spreca tanto, ma purtroppo per fare politica vi è bisogno di tempo. Allora credo che un altro strumento al quale bisognerà mettere mano è quello che permetta di dare la possibilità alle donne che hanno molti impegni civili di avere tempo per fare politica.
Detto questo, a nome del gruppo Italia dei Valori, saluto come un'importante conquista il provvedimento in oggetto che, tra l'altro, è di iniziativa parlamentare e anche questo, purtroppo, di questi tempi, è diventato una conquista. Mi auguro che ci troveremo presto, soprattutto con le colleghe presenti in quest'Aula, a votare decisioni ancora più avanzate, ma assolutamente più che mature (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. Signor Presidente, io ritengo, onorevoli colleghi che una legge importante, come quella del riequilibrio della rappresentanza di genere, impone a tutti noi una riflessione sul fatto che il suddetto riequilibrio si pone, visto lo stato della presenza femminile nelle istituzioni italiane, non come un tema delle donne, ma come un tema della democrazia ed anche della qualità e dell'efficienza della democrazia rappresentativa nel senso più pieno del termine, soprattutto in un momento in cui la politica vive una grande difficoltà ed una grande cesura rispetto al Paese, rispetto ai cittadini.
Abbiamo visto appena ora l'abbassarsi incredibile dell'affluenza alle urne: si dimostra la necessità della politica di ripensare a se stessa ed anche ai propri meccanismi di rappresentanza, ovvero all'efficienza ed all'efficacia della rappresentanza.
D'altra parte, cari colleghi, spiace dirlo, ma la legislazione asimmetrica, che piace meno alle donne che agli uomini, si rende necessaria come strumento forzoso emergenziale e temporaneo per disinnescare un circuito vizioso in cui le donne, di fatto, partecipano alla politica in misura assolutamente insufficiente. Ciò si rende necessario perché, se è evidente che bisognerebbe agire sul piano culturale rispetto non solo al riequilibrio della rappresentanza, ma anche alla presenza e all'inclusione delle donne complessivamente nei settori importanti della società, d'altra parte - lo dico alle colleghe - risulta evidente dai commenti anche all'interno di quest'Aula che forse sul piano culturale non siamo proprio così avanzati, considerando i commenti dei nostri colleghi uomini.
Si rende, dunque, necessario uno strumento forzoso che in qualche modo forzi il meccanismo e consenta alla rappresentanza di essere più efficiente. È evidente che il meccanismo forzoso non può essere il solo rimedio e va abbinato ad un processo culturale che deve partire dagli statuti dei partiti, che deve partire dall'autoriforma della politica in termini di inclusione, di partecipazione, di formazione e di selezione di una classe dirigente femminile, che in qualche modo riequilibri la rappresentanza, anche e soprattutto nei luoghi decisionali. Pag. 64
È evidente a tutti noi come nei luoghi e nei settori della società, a partire dal mondo del lavoro, che funzionano per concorso le donne non solo hanno pari ed effettive opportunità, ma hanno anche pari presenza ed addirittura superano spesso la presenza maschile a dimostrazione che, laddove esiste una selezione meritocratica, le pari opportunità non hanno bisogno di essere tutelate con legislazioni asimmetriche.
La politica è la rappresentazione massima di un settore dove non funziona la selezione meritocratica per concorso, ma dove la cooptazione - che è lo strumento che, per così dire, spesso determina le rappresentanze istituzionali, ma anche e soprattutto i luoghi decisionali, a partire dalle giunte e dei luoghi di governo locale e nazionale - finisce per diventare a volte cooptazione di genere. Allora si rende necessario un riequilibrio della rappresentanza anche perché la politica sappia dare delle risposte coerenti alla società e sappia tornare ad essere credibile, rispondendo alle necessità dei cittadini.
Oggi il tema non è più quello che le donne si devono occupare dei temi che riguardano le donne. Il tema è che le donne hanno un punto di vista che riguarda la metà della società ed il punto di vista delle donne deve essere presente, se la politica e le istituzioni vogliono essere rappresentative di una società tutta. È evidente che su questo piano, in questo Paese abbiamo una carenza strutturale profonda. Penso all'occupazione femminile che, essendo molto lontana dall'obiettivo dell'Agenda di Lisbona, sottrae a questo Paese circa un 7 per cento di prodotto interno lordo.
Se ci fossero più donne al governo di questo Paese, forse anche gli strumenti di conciliazione fra tempi di vita, tempi di cura e tempi di lavoro sarebbero più efficienti, come lo sono in altri Paesi europei, a partire dal Nord Europa, dove il riequilibrio della rappresentanza di genere determina anche delle politiche pubbliche che garantiscono e agevolano una maggiore inclusione delle donne nella vita del Paese, dalla vita economica a quella occupazionale ed a quella sociale. Non ci possiamo dimenticare che grandissima parte del welfare italiano pesa ancora oggi sulle spalle delle donne.
Allora la politica si deve occupare di dare delle risposte ai cittadini ed alla società e lo deve fare sapendo che esiste una metà della popolazione oggi sottorappresentata.
Allora, dichiaro ovviamente il voto favorevole del gruppo di Futuro e Libertà, sapendo che questa legge è importante ma non risolutiva e che è un primo passo nella direzione del riequilibrio della rappresentanza, ma che molto si deve fare. Le forze politiche devono sapere che molto si deve fare all'interno della politica, all'interno dei luoghi dove si costruisce la rappresentanza e la partecipazione politica che sono i partiti, e nella riqualificazione del loro ruolo all'interno di questo Paese (ci auguriamo anche nella riqualificazione della loro credibilità rispetto ai cittadini italiani) devono essere consapevoli che metà della società è donna, e quindi devono farsi parte responsabile di una rinnovata partecipazione, inclusione e selezione di una classe dirigente di donne che sappiano rispondere alle politiche pubbliche di cui questo Paese ha bisogno se vuole rinnovarsi e riformarsi profondamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo ovviamente per esprimere grande soddisfazione rispetto a questo provvedimento. Come è stato già detto è una legge di iniziativa parlamentare, è un testo unificato frutto di un grande lavoro fatto in Commissione per venire incontro ad esigenze plurime ma con un solo grande obiettivo, quello di migliorare la qualità della democrazia politica - mi permetto di dire - in questo nostro Paese. Voglio anche fare alcune sottolineature. Nel nostro Paese si è dovuti arrivare a ricorsi per avere la presenza delle donne nelle giunte comunali Pag. 65piuttosto che provinciali (pensiamo alla giunta comunale di Roma per citarne una). Ebbene, questo non è un bell'esempio e non è un bell'esempio che vogliamo e dobbiamo dare soprattutto a quelle donne e a quegli uomini (perché non mi rivolgo solo alle donne) che decidono di intraprendere la carriera politica. Credo che il fatto che ancora oggi siamo agli ultimi posti nelle classifiche europee e anche oltre Europa non è un bel modo di far conoscere il nostro Paese. Credo profondamente nel lavoro quotidiano che tante donne da anni, anche in maniera a volte silenziosa svolgono nei consigli comunali, nei consigli provinciali, nei consigli regionali, considerata quanta fatica si faccia e si fa tutt'ora per arrivare magari a qualche posto di rilievo. È ora di finirla di essere considerati mosche bianche quando una donna riesce a raggiungere posizioni apicali, vuoi nelle aziende, vuoi nelle banche, vuoi nei Ministeri, a maggior ragione nella politica. Non è un caso che, in questo Paese ancora, oggi non ci sia mai stata una donna Presidente del Consiglio, men che meno una donna Presidente della Repubblica, e non è tanto lontana l'istituzione del Ministero delle pari opportunità piuttosto che la Commissione che doveva controllare il libero accesso e la veridicità delle postazioni di lavoro nell'ambito di lavoro tra uomo e donna. L'ho detto in Commissione, lo ripeto oggi in dichiarazione di voto, non amo il discorso delle quote come se fossimo una razza in via di estinzione (non ci appartiene, non ci piace, non lo vogliamo), ma noi crediamo che sia una carenza importante di parità democratica nel nostro Paese.
Quando prima qualche collega maschio, collega del Comitato dei nove, diceva che per fare politica ci vuole tempo, do perfettamente ragione al collega e purtroppo ancora oggi in questo nostro bel Paese il peso del welfare sociale e familiare è ancora per l'80 per cento sulle spalle delle donne. Quindi è difficile il cosiddetto tempo di conciliazione.
Allora, credo che la presenza delle donne nelle assemblee importanti, nei consigli comunali, dove c'è il rapporto diretto tra cittadino ed eletto, abbia in questo momento particolare un compito precipuo. Sono convinta che una maggiore presenza femminile nell'impegno politico possa essere un buon viatico per aprire una grande riconciliazione tra il mondo della politica e il cittadino. Si parla tanto, quando si studia diritto, del buon padre di famiglia, ma penso anche alla buona mamma di famiglia perché nelle nostre famiglie antiche la donna aveva un ruolo importantissimo. E quanto hanno saputo fare per il nostro Paese quelle famiglie antiche. Allora voglio dire una cosa molto importante: credo che questa oggi sia una bella pagina della politica nazionale e questo sia un buon messaggio che noi dal Parlamento italiano mandiamo ai cittadini ed alle cittadine italiani: dare la possibilità a tutti coloro - e uso il plurale maschile - che desiderano impegnarsi in politica di poterlo fare in maniera eguale e paritaria. E se hanno le capacità, se hanno le caratteristiche, se ne hanno il coraggio, avranno sicuramente il risultato che meritano.
Questa legge l'abbiamo voluta sostenere tutti in maniera importante; ognuno di noi ha voluto dare il suo contributo per arrivare ad un testo unificato. Credo sia stato fatto un buon lavoro, sicuramente da perfezionare, ma credo sia un ottimo inizio, anche per permettere alle regioni nel nostro Paese di avere una base di partenza su cui poter lavorare. Abbiamo avuto esempi in Campania e i risultati si sono visti. Credo che anche le altre regioni da questa legge potranno trarre spunto e forza per approvare modifiche legislative ai propri statuti ed alle proprie legislazioni. Un'altra cosa e chiudo: voglio ringraziare tutti coloro che hanno capito, uomini e donne del Parlamento italiano, lo spirito di questa proposta di legge. Noi non volevamo essere considerate una quota, non l'abbiamo mai voluto, ma volevamo essere considerate per quello che siamo, una parte importante della democrazia dell'Italia (Applausi).

Pag. 66

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, con questa proposta di legge affrontiamo un tema importante che riguarda proprio la presenza femminile nelle amministrazioni, nelle istituzioni e nelle commissioni di concorso. Se su questo tema non abbiamo presentato una nostra proposta di legge, abbiamo però seguito con attenzione i lavori della Commissione e la conseguente predisposizione di un testo. Se però l'obiettivo era quello di dare una regolamentazione complessiva alla materia, credo che questo testo presenti alcuni limiti. Innanzitutto, è incompleto perché non riguarda, come avevo già fatto notare in sede di discussione sulle linee generali, la presenza femminile nelle giunte delle unioni di comuni che sono specificamente regolamentate dal decreto-legge n. 138 del 2011 e ancor più nella Carta delle autonomie che è in discussione presso il Senato, e poi perché riguarda semplicemente la presenza nelle amministrazioni locali. Si danno indicazioni per i consigli regionali, ma mancano posizioni sul Parlamento e su altri organi costituzionali. Di fatto, se si vuole incentivare la presenza femminile, allora deve essere fatto in ogni sede e per ogni istituzione.
È chiaro che la Lega Nord Padania è favorevole al principio e di fatto questo testo esplicita quanto è contenuto nell'articolo 51 della Costituzione. Occorre, però, chiedersi se quanto contenuto nell'articolo 51 medesimo intenda che si debba procedere ad una regolamentazione specifica delle singole situazioni o se, invece, l'attenzione verso le pari opportunità tra uomini e donne possa o debba estrinsecarsi attraverso provvedimenti più ampi che presuppongano un cambiamento culturale.
Per quanto riguarda il primo aspetto e, quindi, una regolamentazione di dettaglio, la Lega Nord è sempre stata contraria all'introduzione di quote perché, di fatto, nel momento in cui si dice che, nella presentazione delle liste, un genere non può essere rappresentato in misura superiore a due terzi, è chiaro che in qualche modo si parla di quote. Devo dire che non solo la Lega Nord in generale ma le donne della Lega Nord non hanno mai condiviso provvedimenti mirati a prevedere una sorta di forzosa presenza femminile nelle amministrazioni ed è proprio per questo motivo che abbiamo espresso un voto contrario all'articolo 2 del provvedimento.
Per quanto riguarda, invece, il secondo aspetto, crediamo che vada valorizzata la presenza femminile attraverso un cambiamento culturale che passi attraverso l'educazione, l'evoluzione di una mentalità perché anzitutto è necessario che le donne abbiano voglia di candidarsi, abbiano voglia di mettersi in gioco, di mettersi alla prova e di dare il proprio contributo. E certamente in questa evoluzione i partiti e i movimenti politici hanno la possibilità di agire per un deciso cambiamento proprio candidando le donne, magari candidandole in posizioni di rilievo. Sotto questo aspetto non posso che ammettere che il movimento di cui faccio parte, la Lega Nord, si muove proprio in questa direzione. Un'altra considerazione più generale a mio parere va fatta: le donne non votano le donne e basterebbe questo a mutare la situazione, ad aumentare la rappresentanza e a consentire alle donne di esprimere quell'approccio concreto che spesso ci caratterizza. Ed è in questo senso che parlo di un cambiamento culturale di un modo di educare le donne ad una maggiore consapevolezza e ad una maggiore valorizzazione delle altre donne. Pertanto con queste premesse e con queste valutazioni devo però dire che non abbiamo ottenuto un atteggiamento ostruzionistico. Non condividiamo la previsione di quote, auspichiamo tuttavia che la politica e la società in generale sappiano con altri strumenti, che possono essere culturali ed educativi, valorizzare la presenza e il ruolo delle donne nella vita politica, sociale ed economica di questo Paese. Pertanto preannunzio che la Lega Nord si asterrà su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 67

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, quando svolgemmo la discussione sulle linee generali di questo provvedimento era l'8 marzo, data importante e simbolica per tutte le donne italiane. Ma abbiamo avuto anche un'opportunità straordinaria: il giorno precedente, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un colloquio con alcuni giovani, aveva dichiarato che, dopo il suo settennato, lui voleva tornare ad essere un libero cittadino e, anzi, proprio mentre dichiarava questo, riteneva che fosse giunto il momento per l'Italia, per la democrazia italiana, di una donna anche al livello più alto della carica quale quella di Presidente della Repubblica e invitava le donne ad avere coraggio a farsi avanti.
Quale migliore auspicio di una discussione intorno ad un progetto di legge che vorrei in questo momento non soltanto non enfatizzare più del necessario ma nemmeno sottovalutarlo rispetto alle implicazioni dell'oggi per quanto riguarda i consigli comunali ma soprattutto per il domani.
Noi in quella discussione sulle linee generali partimmo da un concetto molto semplice: che cos'è la democrazia? La democrazia è sicuramente il rapporto tra i partiti, il loro elettorato, i partiti e le forme di Governo, vale a dire un'idea della democrazia che fosse anche partecipazione. E la discussione avveniva in un contesto non sicuramente semplice, dove il discredito della poca credibilità della politica a volte invece doveva fare i conti con la necessità dell'urgenza di una diversa e più nuova politica. E lo testimoniava proprio in quei giorni l'uscita di una serie di libri di indirizzo scientifico che illustravano quanto fosse stato importante e decisivo il ruolo delle donne nella costruzione dal basso, attraverso gli strumenti innovativi come la rete, con una mobilitazione forte intorno alla discussione e anche all'esito del referendum, ad esempio, sulla questioni dell'acqua pubblica: movimento straordinario di donne che sulla questione del quotidiano avevano riscoperto proprio l'essenza vera del concetto di partecipazione attiva.
Pertanto, avevamo bisogno, come Parlamento e come partiti, di dare una risposta a questo bisogno rinnovato di partecipazione. E per quanto riguarda la partecipazione attiva delle donne si doveva dare conto di un elemento, per così dire, di esclusione dalla cittadinanza compiuta: mi riferisco al fatto di averle viste, nel corso e dalla nascita della Repubblica, sottorappresentate a tutti i livelli. Anzi, con le modifiche intervenute nei meccanismi elettorali, come ad esempio l'introduzione della preferenza unica negli enti locali, avevamo assistito drammaticamente ad una riduzione spaventosa della loro presenza negli enti locali. In particolare, quell'esclusione era dovuta non al fatto che le donne non fossero radicate nel loro territorio, che non avessero il coraggio, che non fossero nelle liste, ma perché, nel meccanismo elettorale di quella legge elettorale della preferenza unica, si era innestato uno degli elementi degenerativi, anche con riferimento alla discussione del sistema dei partiti, relativi ai costi eccessivi delle campagne elettorali, dove proprio per quei costi e per la ricerca e la costruzione del consenso, la donne apparivano in maniera diseguale di fronte alla competizione. Questo era il dato a cui dovevamo corrispondere e lo dovevamo fare da un punto di vista che io credo vada invece rimarcato come un grande valore che abbiamo ottenuto attraverso questa legge. Questa è una legge - lo ricordava il collega Favia e poc'anzi anche la collega Formisano - di iniziativa parlamentare e come tutte le leggi di iniziativa parlamentare (non sono state molte nel corso di questa legislatura) ha dovuto trovare proprio nell'azione dell'iniziativa parlamentare la forza, il coraggio e la testardaggine di arrivare in aula con una condivisione di un testo che non era più quello con cui ci eravamo presentati nel corso della discussione. Lo voglio ricordare perché in quell'occasione - eravamo ancora nel Governo sostenuto dalla vecchia maggioranza - lo Pag. 68stesso Governo aveva presentato un suo testo di legge. Noi abbiamo resistito nella I Commissione affari costituzionali, affinché il testo mantenesse il profilo di iniziativa parlamentare, perché sapevamo che, su questo terreno, occorreva la pazienza e la tessitura tipiche delle donne, del lavoro testardo e paziente di fare un passo avanti e non un passo indietro, anche mettendo da parte alcuni elementi che, per le singole forze politiche, erano invece decisivi per mantenere un suo profilo e una sua identità. Questa testardaggine ci ha portato esattamente a questo, ad un testo che - lo vorrei ricordare - è anche frutto di un risarcimento, lo voglio chiamare così, della politica nei confronti di quella parte di mondo elettorale che da troppo tempo viene esclusa dai livelli della decisione. E abbiamo pensato di partire dal livello più vicino ai cittadini ed alle cittadine: i luoghi dei consigli comunali, quei luoghi straordinari in cui si ragiona non solo dei grandi disegni ma della quotidianità, si interviene sul terreno vero e concreto dei bisogni delle persone. E proprio a partire da quei livelli così bassi, credo che vada in questo momento un pensiero importante a quelle donne coraggiose - non sono molte - che sono le sindache della regione Calabria, che oggi sono oggetto, proprio perché donne, di atti intimidatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E proprio perché sono donne coraggiose, credo che anche a loro dobbiamo la testardaggine di portare a frutto questa legge.
Questa legge in più ha avuto un altro elemento di grande e straordinaria condivisione: quella di una serie di costituzionaliste, le quali, partendo dalla base della sentenza che aveva reso legittima la doppia preferenza di genere nella regione Campania, ci invitava non solo ad avere un atteggiamento coraggioso, ma ci diceva anche che la giurisprudenza era più avanti della politica. Infatti (penso che con riferimento a ciò dobbiamo essere convinte e convinti assertori), non si tratta di un provvedimento di quote e di risultato, ma siamo semplicemente di fronte all'attuazione di quel comma dell'articolo 51 della Costituzione secondo il quale la Repubblica promuove, con appositi provvedimenti, la rimozione degli ostacoli all'eguaglianza e all'opportunità. Siamo di fronte ad un atto concreto ed attraverso questa disposizione diamo la possibilità all'elettore di guardare alle competizioni elettorali, sapendo che i generi sono due, uomini e donne.
È, quindi, da questo punto di vista, un provvedimento coraggioso ed importante, un provvedimento che incammina le forze politiche a pensare che non potrà più esistere alcuna formazione di liste né tanto meno di esecutivi, in cui non si tenga conto della questione democratica rappresentata dalla questione delle donne e della loro essenzialità.
In ultimo, colleghi, io credo che in questa discussione abbiamo mantenuto la serietà e che non abbiamo alzato i toni, eppure, questo è un provvedimento che ha visto, nella fase emendativa, una serie di emendamenti a firma del Partito Democratico, che riguardavano gli esecutivi, cioè la voglia che fossimo sul serio immessi in questa strada del cammino di una piena cittadinanza di uomini e di donne.
Io credo ancora - e penso che questo aiuterà il dibattito, anche esterno - che con il maturarsi del tempo, del tempo delle condizioni politiche, si possa arrivare ad una legge che, quando mette nelle mani dei sindaci la questione delle nomine, proprio perché è una questione messa nelle mani dei sindaci, sarà ancora più grave quel sindaco che continuerà a comporre le giunte, magari, con una sola donna. È un atto di una gravità assoluta e di sordità politica, anche di fronte a questo provvedimento così importante (Applausi).

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SESA AMICI. Infine, veramente, credo che dobbiamo ringraziare tutti noi, in questo momento così difficile nella discussione che avviene nel Paese, per aver dimostrato in quest'Aula che, quando si vuole e quando si ha il coraggio di affrontare le questioni, si trovano anche le Pag. 69condizioni per avere un testo che, magari non è quello a cui aspiravamo, ma che è un testo importante, perché riguarda le donne italiane, e non le donne di un singolo partito (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, in conclusione di questo dibattito, prima della votazione finale, credo che sia arrivato un momento molto importante nella vita di questo Parlamento con la votazione di questo atto.
Noi stiamo compiendo un grande passo in avanti per l'inclusione delle donne, ma, soprattutto, per la loro piena partecipazione alla vita politica del nostro Paese. Permettetemi di ringraziare - ma credo che sia giusto e doveroso - le donne e gli uomini che hanno lavorato al risultato che oggi abbiamo di fronte.
In particolare, signor Presidente, vorrei ringraziare la relatrice, la mia collega Beatrice Lorenzin, perché, grazie anche alla sua determinazione, siamo riusciti ad arrivare in Aula a votare oggi questo provvedimento (Applausi).
La strada è stata lunga, ma Beatrice ha saputo interpretare bene il suo ruolo senza essere di parte, un ruolo che, come diceva giustamente la collega Amici, è stato giocato in squadra. Credo che questo sia l'altro grande messaggio che diamo all'esterno di quest'Aula: quando vogliamo, quando riusciamo a superare anche le divisioni e, se volete, le differenze che ci sono tra di noi, siamo in grado di lavorare in squadra e di produrre fatti positivi, come quello che stiamo votando oggi.
È stato detto che questo provvedimento, probabilmente, non è quello che tutti avremmo voluto, che tutte avremmo voluto: ognuna di noi ha fatto un passo indietro, ognuna di noi ha rinunciato a qualcosa. Perché? Perché per noi era più importante raggiungere l'obiettivo più grande, l'obiettivo più importante, cioè quello di poter arrivare finalmente ad avere una legge che garantisse alle donne - voglio sottolinearlo - non una quota pura e semplice, un'area, una «quota panda», che a noi poco piace, in cui rifugiarsi. Con questo provvedimento, stiamo permettendo alle donne di competere con armi pari rispetto ai colleghi uomini e di potersi giocare la loro partita alle elezioni. Donne che saranno chiamate a trovarsi i loro voti e le loro preferenze; donne che saranno, quindi, chiamate a doversi confrontare con l'elettorato e con i problemi del territorio che andranno a rappresentare.
Questo, secondo noi, è il senso migliore delle pari opportunità, in cui per pari opportunità non abbiamo mai inteso una riserva indiana nella quale andarci a rifugiare, bensì la necessità di rimuovere gli ostacoli che ci sono al punto di partenza per le donne, al fine di poterle far competere, facendo vincere il migliore: come in questo caso, vincerà chi prenderà più voti.
Noi stiamo dando una opportunità; stiamo dando alle donne la possibilità di potersi cimentare con le elezioni, e di poterlo fare, come dicevo, alla pari. Tuttavia, stiamo fornendo anche un contributo ulteriore, permettetemi di ricordarlo: stiamo fungendo da stimolo per quella che è la funzione costituzionale dei partiti e cioè quella della selezione della classe dirigente. Con questo provvedimento chiediamo e obblighiamo i partiti a selezionare al meglio la classe dirigente, tanto maschile quanto femminile, da poter candidare alle elezioni perché questa classe dirigente si confronterà con le preferenze e, quindi, dovrà raccogliere il consenso del territorio.
In questi giorni, voglio qui sottolinearlo, ci sono stati anche colleghi uomini che hanno promosso degli appelli trasversali affinché si arrivasse all'approvazione di una legge che garantisse la piena partecipazione femminile alla vita politica della nostra nazione. Voglio ringraziare questi uomini, credo che sia giusto e doveroso farlo, perché, oggi, non stiamo votando un testo unificato delle donne e per le donne, oggi, stiamo votando un provvedimento per la democrazia; una legge che sicuramente Pag. 70garantirà una presenza più equilibrata degli uomini e delle donne ma che, di certo, non rappresenterà un ostacolo al merito, alla qualità delle persone che andremo a candidare e che ogni partito andrà a candidare.
Questo, secondo me, è il vero elemento di novità di questo testo unificato e mi auguro che nel passaggio che seguirà al Senato, si vorrà lavorare trasversalmente, come abbiamo lavorato qui alla Camera, per approvare il più velocemente possibile questo provvedimento e per far sì che alla prossima tornata delle elezioni amministrative si possa, finalmente, rompere quel tetto di cristallo che è sopra le nostre teste e che vede le donne elette negli enti locali nella misura del 15 per cento.
Mi auguro veramente che la prossima volta le donne potranno essere di più, perché più sono le donne più c'è democrazia, più sono le donne, più siamo capaci di coinvolgere le stesse nella vita sociale di questo Paese e più avremo anche un percorso di crescita e di sviluppo per il futuro.
Mi auguro allora che l'Aula, veramente, voglia votare all'unanimità questa proposta di legge e mi auguro che questa pagina venga ben vista anche all'esterno da tutti quei movimenti e associazioni che ci hanno sostenuto e sostenute in questo percorso e che ci sono stati affianco (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà, per due minuti.

ANDREA ORSINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voterò «no» a questo provvedimento. Il mio è un «no» convinto, che non è affatto un voto contro le donne. È proprio il contrario: è un voto per la dignità delle donne, di tutte quelle donne che nelle amministrazioni locali, come in questo Parlamento e nel Governo, siedono in virtù delle loro capacità, del loro impegno e dei loro sacrifici. Ho grande rispetto ed amicizia per la relatrice e per le altre colleghe che si sono occupate di questo testo unificato; le loro finalità sono nobili, ma il mezzo è sbagliato e anche inefficace.
Naturalmente il tempo del quale dispongo non consente di argomentare queste affermazioni; dirò solo questo: le quote, gli automatismi di qualunque genere, umiliano le donne, non ne premiano né il merito, né la capacità.
Da liberale sogno una società aperta, nella quale ognuno, donna o uomo, goda delle stesse opportunità in quanto cittadino e, solo, in quanto cittadino. Questo provvedimento va nella direzione opposta: contro le donne e contro la società aperta. Per questo da liberale non lo voterò (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà, per un minuto.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io ritengo che questa proposta di legge non sia nell'interesse delle donne. Ho il massimo rispetto per l'impegno delle donne nella società e nelle istituzioni ma questa legge, contrariamente a quanto è stato affermato in questa sede, riserva una sorta di, scusate il bisticcio di parole, riserva indiana per le donne e sicuramente non le valorizza; anzi, penalizza il loro ruolo, non riconoscendo quello che è il merito derivante dall'impegno che ognuna di loro ha e ha avuto nella società.
Ritengo che l'impegno di una donna, di un uomo, di chiunque sia interessato al bene comune possa prescindere dalla salvaguardia e dalla protezione della legge. Questa è la ragione per cui esprimerò un voto contrario su questo provvedimento di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, io voterò contro, e mi riporto agli argomenti che ho espresso in sede di discussione Pag. 71sulle linee generali del provvedimento. Ho detto in quella sede che non si tratta di un atto di disistima nei confronti delle donne, anzi, ritengo importante e fondamentale il ruolo delle donne nella vita politica ed istituzionale del Paese, ma la strada che è indicata da questo provvedimento non la ritengo né giusta né dignitosa. Per cui mi riporto, con il mio voto, alle considerazioni svolte - come ricordavo - in una precedente seduta dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DANIELE GALLI. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo. Il mio voto sarà contrario, perché reputo che questo provvedimento di legge segni il fallimento della politica e segni profondamente l'incapacità dei partiti e della politica italiana di dare risposte alle giuste esigenze dell'altra parte della nostra società, la parte femminile.
Ritengo che porre in essere delle quote sia totalmente anticostituzionale. La Corte costituzionale si era già espressa in maniera molto determinata a proposito. Tra l'altro, con questo provvedimento si introducono anche dei concetti che possono esser fortemente dannosi per la società italiana, perché sono concetti di divisione di genere e di non meritocrazia.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3466-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato dei progetti di legge n. 3466-A ed abbinati, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vignali, Golfo, Barbaro, Cicchitto, Zeller, Ruben...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni» (3466-3528-4254-4271-4415-4697-A):

Presenti 441
Votanti 393
Astenuti 48
Maggioranza 197
Hanno votato 372
Hanno votato no 21
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazioni).

Prendo atto che la deputata Mastromauro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Discussione delle mozioni Vernetti, Tempestini, Volontè, Menia, Brugger, Santori, Nucara ed altri n. 1-00996, Misiti ed altri n. 1-01023 e Calabria ed altri n. 1-01024 concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani e politici in Ucraina, con particolare riferimento alla vicenda dell'ex Primo ministro Yulia Tymoshenko e di altri esponenti politici (ore 18,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Vernetti, Pag. 72Tempestini, Volontè, Menia, Brugger, Santori, Nucara ed altri n. 1-00996, Misiti ed altri n. 1-01023 e Calabria ed altri n. 1-01024, concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani e politici in Ucraina, con particolare riferimento alla vicenda dell'ex Primo ministro Yulia Tymoshenko e di altri esponenti politici (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
Avverto che sono state presentate le mozioni Evangelisti ed altri n. 1-01025, Allasia ed altri n. 1-01026 e Guzzanti ed altri n. 1-01027 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che è stata altresì presentata una nuova formulazione della mozione Calabria ed altri n. 1-01024. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Vernetti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00996. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi che non intendono seguire i lavori e anche le colleghe, che capisco e alla cui esultanza per il risultato ottenuto con il provvedimento appena approvato mi unisco, di lasciare l'Aula consentendo all'onorevole Vernetti di svolgere il suo intervento, anche perché ha al centro la preoccupazione nei confronti di una donna.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, la ringrazio per aver ricordato, anche legandolo al provvedimento che abbiamo da poco votato, che questo è un caso drammatico di una donna che è espressione dei movimenti politici, della cosiddetta rivoluzione arancione, che hanno portato un grande cambiamento in quel Paese importante che è la Crimea e che l'hanno portata a rivolgere un ruolo di primissimo piano come donna, una delle prime donne Primo Ministro di un Paese dell'ex Europa comunista.
La mozione - che segnalo è firmata da esponenti di diversi partiti, di cui io sono primo firmatario e ringrazio i colleghi delle altre forze politiche che l'hanno sottoscritta - muove le mosse dal deteriorarsi drammatico della situazione in Ucraina negli ultimi mesi. Insieme a Yulia Tymoshenko sono incarcerati l'ex Ministro dell'interno, Yuriy Lutsenko, l'ex Ministro della difesa, Valeriy Ivashchenko, l'ex Viceministro della giustizia. Tutti questi esponenti politici del vecchio Governo sono incarcerati con accuse che oserei definire kafkiane, sostanzialmente per abuso di potere, neanche per reati, non dico penali ma neanche amministrativi, e per un reato di abuso di potere.
Nella fattispecie Yulia Tymoshenko e i suoi colleghi dell'ex Gabinetto sono accusati di aver concluso un accordo, diciamo così, svantaggioso per il Paese circa le forniture all'Ucraina del gas russo. Non parlerò di gas russo naturalmente perché questa è la scusa con la quale gli ex membri del Governo sono stati incarcerati, ma voglio segnalare che quell'accordo fu fortemente sollecitato dall'Unione europea. Sappiamo come le forniture di gas russo all'Ucraina e attraverso l'Ucraina rappresentano uno dei fattori di sicurezza del nostro approvvigionamento energetico.
Quindi, gli articoli 364 e 365 del codice penale ucraino sono articoli che pongono oggettivamente l'Ucraina fuori dalla legalità internazionale. Lo dico con rammarico perché questo è un grande Paese a cui l'Italia è legata da uno storico rapporto di amicizia ed è un Paese che ha saputo con fatica uscire da anni di dittatura e affacciarsi all'Europa.
Voglio ricordare ai colleghi che nel 2004 i giovani, nelle piazze di Kiev e delle altre città ucraine, sventolavano due bandiere: sventolavano la bandiera blu con le Pag. 73dodici stelle gialle dell'Unione europea e la bandiera della NATO. Quei giovani a centinaia di migliaia chiedevano due cose: integrazione europea e addirittura integrazione euroatlantica. Forse è stato anche un nostro errore - dico nostro come Occidente, di europei e della nostra grande importanza nell'alleanza euroatlantica - non saper rispondere con la dovuta prontezza a quella richiesta di Europa. Quei milioni di giovani in piazza che chiedevano cambiamento hanno chiesto l'Europa e la NATO e noi gli abbiamo risposto offrendogli un formulario burocratico.
Ma torniamo a noi. La situazione in carcere di Yulia Tymoshenko è preoccupante: ha iniziato uno sciopero della fame, ha denunciato di essere stata percossa dalle autorità carcerarie. Questa mozione chiede, credo, delle cose semplici e lo dico anche in vista di quell'appuntamento sportivo importante che sono i campionati europei di calcio, nei confronti dei quali dovremmo avviare una naturale riflessione.
Insieme ai partner europei la mozione chiede la liberazione immediata: non è possibile che la vendetta politica avvenga nelle aule giudiziarie soprattutto con strumenti assolutamente kafkiani e fuori dalla legalità internazionale.
Chiediamo, quindi, la liberazione di Yulia Tymoshenko. Chiediamo la possibilità, in attesa di questo atto di diritto, che vengano concesse adeguate cure mediche da parte di equipe mediche indipendenti. Chiediamo ancora che venga subordinata ogni forma di associazione futura tra Ucraina e Unione europea alla verifica di sostanziali e incisive riforme di quel sistema giudiziario, dello Stato di diritto, della difesa dei diritti umani fondamentali e del miglioramento generale degli standard democratici.
Segnalo che molti dei colleghi in quest'Aula hanno anche sottoscritto la candidatura di Yulia Tymoshenko a premio Nobel per la pace come fatto simbolico. Già nel 2010 Oslo ha conferito il premio Nobel ad un altro detenuto politico, Liu Xiaobo, un dissidente, un intellettuale, uno scrittore resosi colpevole di aver scritto soltanto una cosa che si ispirava alla Charta 77 di Vaclav Havel, cioè la Charta 2008. Oggi nuovamente ci troviamo in una condizione molto simile.
Credo che un appello e un segnale molto forte del Parlamento italiano rappresenterebbero un fatto politico di grande rilevanza perché il nostro obiettivo non è isolare l'Ucraina, ma riportarla in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01023. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, anche Grande Sud ha presentato una mozione relativa alla situazione degli esponenti del precedente Governo ucraino che sono stati messi in prigione. Leggendo le altre mozioni presentate, ci si è resi conto che abbiamo sostanzialmente tutti la stessa opinione sulla questione. Avrei sottoscritto volentieri, come gruppo, una mozione unitaria e penso che sarebbe stata la soluzione migliore, perché gli argomenti sia in premessa che l'impegno che si chiede al Governo possono essere simili. Vi è solo la questione di sostenere una candidatura a premio Nobel che non ci ha persuaso, nel senso che tale proposta deve avere un altro tipo di premesse e impostazioni.
Tuttavia, le altre richieste che si fanno al Governo, che sono il rilascio immediato dell'ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko, dell'ex Ministro dell'interno Yuriy Lutsenko e dell'ex Ministro della difesa ad interim, Valeriy Ivashchenko, ci sembrano la cosa più importante da ottenere immediatamente. Naturalmente c'è anche la questione di poter visitare gli imprigionati. Quindi, si chiede di liberarli oppure di visitarli nelle prigioni. Credo che questo debba essere certamente un diritto dei rappresentanti dell'Europa e dei Parlamenti nazionali perché questo può significare un appoggio o un non appoggio alla candidatura dell'Ucraina ad entrare nell'Unione europea.
Quindi, bisogna subordinare questo parere favorevole del Governo italiano all'accordo Pag. 74di associazione tra Ucraina e Unione europea. Noi siamo assolutamente d'accordo con l'insieme del Parlamento. Spererei che si arrivasse proprio ad una mozione unitaria su questi due o tre punti fondamentali in modo tale da dire all'esterno e da mandare un messaggio al Governo ucraino che il Parlamento italiano è unito a chiedere libertà per questi prigionieri politici accusati di aver svolto il proprio lavoro in piena coscienza.
Quindi, credo che tutte le mozioni vanno votate. Se si potessero riunificare in una sola sarebbe un fatto estremamente positivo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01025. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, tutto è cominciato all'indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004 in Ucraina, quando anche la speranza di includere Kiev nella compagine europea sembrava potersi concretizzare, il che voleva significare affrancarsi da quella che una volta si sarebbe definita l'influenza sovietica. Quelle elezioni furono poi annullate dalla Corte suprema per brogli elettorali contestati da Juscenko nei confronti del rivale Yanukovich. Le nuove elezioni vennero fissate per il successivo 26 dicembre e confermarono la vittoria di Juscenko e della cosiddetta Rivoluzione arancione. Yulia Tymoshenko - perché è di lei che stiamo parlando oggi - divenne subito una delle anime di questa rivoluzione e fu scelta come Primo Ministro proprio dal Presidente Juscenko.
Purtroppo, quella speranza che gli ucraini avevano riposto nel partito arrivato al potere dopo l'esplosione del movimento colorato, un movimento di ampie aspettative, poi di fatto non riuscita a concretizzarsi. Questo avrebbe reso sostanzialmente la società apatica e incapace di reagire alla delusione. Infatti, per due volte di seguito, le elezioni di due anni dopo, del 2006 e del 2007, hanno sì garantito la maggioranza al movimento arancione, ma le incessanti polemiche politiche e le mancate riforme hanno poi finito con il condurre la coalizione ben presto in crisi.
L'8 settembre 2005 - faccio un passo indietro - la stessa Tymoshenko fu costretta a dimettersi dalla sua carica per dissidi con altri membri dell'Esecutivo e con il Presidente stesso, intaccando in tal modo, e definitivamente, la fiducia dei cittadini nel suo stesso movimento. Questo periodo fu caratterizzato anche da una clamorosa coabitazione tra Juscenko ed il rivale Yanukovich come Premier.
Le elezioni presidenziali invece più vicine a noi, quelle del 17 gennaio 2010, hanno poi segnato la definitiva conclusione delle turbolenze con la vittoria di Yanukovich, che ha rappresentato una chiara virata di Kiev, la capitale dell'Ucraina, rispetto alla rotta intrapresa negli anni precedenti con la Rivoluzione arancione. In pratica, si è rinnegata quella rivoluzione da parte degli stessi elettori ed il Paese, spaccato in due politicamente, si è apprestato in qualche modo a rientrare nell'orbita russa, dopo il fallimento dell'obiettivo strategico di riorientare il Paese verso le principali istituzioni euro-atlantiche.
Non è questa - me ne rendo conto - la sede per fare la storia degli ultimi anni politici e parlamentari dell'Ucraina, ma ho voluto fare un accenno per inquadrare quello che poi ha portato alle note vicende che vedono coinvolta la Tymoshenko e altri esponenti dell'ex Governo, anch'essi incarcerati con motivazioni pretestuose.
La Tymoshenko, essendo stata di nuovo nominata Primo Ministro negli anni dal 2007 al 2010, firmò nel 2009 un accordo con la Russia di Putin sul gas, una decisione che in seguito le costerà una denuncia per abuso d'ufficio per il prezzo ritenuto troppo alto e per altri due capi d'accusa riguardanti la vendita delle quote di gas che l'Ucraina non usava e l'acquisto di alcune ambulanze.
Il processo nei suoi confronti, come è già stato ricordato, si è aperto il 24 giugno dell'anno scorso ed il successivo 5 agosto l'ex Premier è stata incarcerata per oltraggio Pag. 75alla Corte per le affermazioni della stessa, che continuava a sostenere come si trattasse di un processo farsa e che la Corte fosse alle dipendenze e comunque influenzata o influenzabile del Presidente Viktor Yanukovich, suo avversario politico.
L'anno scorso, l'11 ottobre, si è infine appreso della condanna a sette anni di carcere inflitta a Yulia Tymoshenko, ampiamente ripresa dalla stampa europea; mentre altri esponenti dell'ex Governo sono stati anch'essi incarcerati con diversi capi d'accusa.
Negli ultimi giorni, nei giorni scorsi, nelle scorse settimane - tra l'altro abbiamo ricevuto qui alla Camera la testimonianza della figlia di Yulia Tymoshenko - l'ex Premier ha cominciato uno sciopero della fame e ha denunciato persino violenze fisiche nel corso di un suo trasferimento dalla prigione all'ospedale, come parrebbero dimostrare anche alcune foto fatte circolare in questi giorni in rete.
Comunque ad oggi in Ucraina a ben vedere non si tratta solo del coinvolgimento di persone che hanno cercato di orientare verso l'Europa il percorso del proprio Paese ad essere messe sotto accusa, ad essere coinvolti sono anche l'idea stessa dello Stato di diritto, le forti lacune del sistema giudiziario ucraino che tuttora si rifà a quello della vecchia Unione Sovietica, a dimostrazione di come ancora una volta Kiev necessiti di un bisogno urgente di riforme anche su questo piano. Va ricordato poi anche criticamente che l'opinione pubblica europea ha preso coscienza della complessità della situazione in Ucraina soltanto dopo la sentenza di condanna della Tymoshenko, mentre in genere i cittadini ucraini, abituati a lottare da anni contro il sistema burocratico del Paese, non ne sono stati certo sorpresi.
Ovviamente, non si può immaginare che dal giorno alla notte si instaurino la democrazia e lo Stato di diritto in un Paese - diciamolo - politicamente ancora arretrato, nonostante la stessa Ucraina abbia sempre dimostrato, come detto, di volersi aprire verso l'esterno. Un tentativo questo che sembrava tra l'altro potersi proprio concretizzare con la Rivoluzione arancione di cui parlavo in precedenza.
In questo senso, appunto, i Paesi europei oggi non possono rimanere inerti e silenti di fronte alla possibilità di un'evoluzione democratica di un Paese che è ancora nell'orbita «sovietica» fra virgolette, perché non è accettabile che, per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nella prospettiva di un'effettiva e convincente creazione di uno Stato di diritto, si possa derogare nel percorso di avvicinamento all'Europa comunitaria dell'Ucraina. In quest'ottica, il Consiglio d'Europa ha adottato lo scorso 26 gennaio una risoluzione, la n. 1862, nella quale si denunciano, tra le altre, le deficienze e le manchevolezze del sistema giudiziario, la mancanza d'indipendenza della magistratura e l'eccessivo ricorso alla custodia cautelare in quel Paese.
La nostra mozione - del gruppo dell'Italia dei Valori -, ma naturalmente anche le altre, intende e intendono quindi chiedere con forza al Governo di attivarsi tempestivamente presso le autorità ucraine al fine di ottenere l'immediata scarcerazione non solo di Yulia Tymoshenko, ma anche degli altri esponenti politici incarcerati. Molto importante a nostro avviso è anche che il Governo si attivi, di concerto con le istituzioni europee, affinché sul tema della democrazia e dei diritti umani si adottino nei confronti dell'Ucraina, verso la quale forti sono le critiche e le perplessità della comunità internazionale, criteri uniformi volti ad assicurare una concreta azione di deterrenza in favore del rispetto dei diritti umani fondamentali e a garantire la democrazia e lo Stato di diritto.
Il nostro Governo deve anche verificare che il processo di partenariato in corso tra la Comunità europea e l'Ucraina contempli precise garanzie in tal senso e sia pienamente conforme alle norme e ai valori europei e a prevedere che anche nel corso della stipula di eventuali accordi bilaterali con quel Paese si proceda in questa direzione. Pag. 76
Credo, infine, valga la pena - senso ultimo della nostra mozione che sento sta crescendo come consenso nell'Aula di Montecitorio - riflettere sulla possibilità, già palesata da esponenti autorevoli come la Germania, l'Austria e lo stesso presidente Barroso, di manifestare la propria indignazione attraverso il diniego a presenziare l'apertura ufficiale dei prossimi campionati europei di calcio che si tengono giustappunto in Polonia e in Ucraina. Per questo speriamo e confidiamo che il Governo accolga favorevolmente la nostra mozione e l'Aula possa esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Calabria, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01024 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

ANNAGRAZIA CALABRIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, come abbiamo ascoltato anche dalle illustrazioni dei colleghi che mi hanno preceduta, tutta l'Europa chiede la liberazione di Yulia Tymoshenko, condannata lo scorso ottobre a sette anni di carcere e ad oggi in sciopero della fame da ormai più di due settimane dopo aver denunciato maltrattamenti e violenze subite in prigione.
Il Popolo della Libertà in merito ha seguito da tempo la questione, poiché la salvaguardia dei diritti umani è elemento imprescindibile di ogni azione politica ed è doveroso, oltre che moralmente anche secondo le leggi, adempiere agli obblighi derivanti dalle normative internazionali sui diritti umani. Nel 1948 infatti l'Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava la Dichiarazione universale dei diritti umani quale pilastro del nuovo ordine internazionale che si andava costituendo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il preambolo in particolare sostiene l'importanza di un sistema universale basato sui diritti umani come premessa indispensabile per perseguire la pace e la sicurezza internazionale, lo sviluppo e la democrazia. Già il Presidente Berlusconi nello scorso mese di marzo a Bruxelles, nel corso del consueto incontro del Partito Popolare Europeo, che si svolge prima del Consiglio europeo, avanzò la proposta di istituire una commissione di inchiesta che potesse studiare le idonee linee da seguire per ottenere la libertà nell'ex Premier ucraino e tale proposta trovò il consenso unanime dei partecipanti, tra i quali anche quello del cancelliere Angela Merkel. I giovani del Popolo della Libertà hanno poi incontrato nei mesi scorsi Eugenia Tymoshenko, figlia di Yulia, giunta a Roma per essere ascoltata dal Comitato permanente sui diritti umani della Camera dei deputati riguardo alla situazione di diritti umani in Ucraina. La delegazione, composta da rappresentanti di Giovane Italia, Giovani per la libertà, Giovani del PPE, Giovani del Buongoverno e Officina futura, da me guidata, ha potuto apprendere l'esperienza diretta di Eugenia Tymoshenko; a suo dire l'Ucraina sta tornando a quella terribile situazione in cui ci si trovò nel 1990, a ridosso della caduta dell'Unione sovietica. Noi tutti siamo stati molto felici di poterla incontrare per dimostrare la nostra ferma volontà di sostenere la sua richiesta di verità e di giustizia ed è per questo che oggi sono qui, a nome del Popolo della Libertà, a illustrare questa mozione di cui sono prima firmataria. Parallelamente, il 10 maggio a Lisbona, alla conferenza dei leader dei movimenti giovanili dei partiti che fanno parte del Partito Popolare Europeo, ci sarà una risoluzione congiunta volta alla salvaguardia dei diritti umani, con particolare riguardo al caso Tymoshenko. Attualmente non solo Yulia Tymoshenko è tra i detenuti, ma oltre all'ex Primo Ministro e al suo Ministro dell'interno, si trova anche l'ex Ministro della difesa Ivashchenko. I procedimenti penali di cui sono stati fatti oggetto gli ex rappresentanti governativi sono stati criticati da diversi organismi internazionali e l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha adottato il 26 gennaio 2012 la risoluzione n. 1862 relativa al «Funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina», con la quale ha stigmatizzato le carenze del procedimento penale del Paese, che evidenzierebbero lacune sistemiche Pag. 77del suo sistema giudiziario. Alcune di queste carenze infatti sono state riprese dalla nostra mozione e le vorrei gentilmente ricordare, perché alcune sono molto importanti e riguardano il sistema giudiziario ucraino. In particolar modo preoccupa il campo di applicazione degli articoli 364 e 365 del codice penale ucraino perché si ritiene che sia troppo vasta e che permetta una penalizzazione retroattiva del normale processo di decisione politica e ciò contrasta evidentemente con il principio dello Stato di diritto ed è inaccettabile. Inoltre preoccupa la mancanza di indipendenza della magistratura e si ritiene che si tratti della principale sfida cui debba far fronte il sistema giudiziario in Ucraina. Ed ancora vi è la preoccupazione di fronte all'eccessivo ricorso alla custodia cautelare, spesso applicata senza giustificazione né validi motivi dal sistema giudiziario ucraino. Infine, si fa una sollecitazione affinché le autorità garantiscano che il codice di procedura penale, per diritto e per prassi, garantisca la parità degli strumenti a disposizione da parte dell'accusa e della difesa. Nelle ultime settimane purtroppo le condizioni di salute dell'ex Ministro dell'interno, dell'ex Ministro della difesa e della stessa Yulia Tymoshenko sono particolarmente peggiorate, tanto che il 16 marzo del 2012 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha intimato alle autorità ucraine di fornire le necessarie cure mediche. Una settimana dopo però il Parlamento ucraino ha votato contro il ricovero della Tymoshenko in una clinica specializzata, ignorando così la richiesta avanzata dalla Corte di Strasburgo. Al momento, da quanto si apprende, poi, sarebbero in corso le trattative tra Ucraina e Germania per un possibile ricovero della Tymoshenko in una clinica tedesca. Mi preme ricordare poi che lo stesso presidente del Partito Popolare Europeo, Wilfried Martens, così come il cancelliere Angela Merkel, unitamente a tutti i leader europei, hanno duramente condannato l'azione del Governo ucraino nei confronti dell'ex Primo Ministro. Infatti, l'accordo tra Unione europea e Ucraina, pronto dal 30 marzo, non è ancora stato firmato ufficialmente.
Ed ancora, è recente la notizia della procrastinazione del summit europeo che si sarebbe dovuto tenere a Jalta il 10 maggio, dovuta al rifiuto di partecipare da parte di alcuni Stati, tra cui appunto la Germania, l'Austria, la Repubblica Ceca ed altri.
Il cammino verso l'Europa passa su un ponte che si basa su due pilastri: la democrazia e lo Stato di diritto. Se le condizioni di Stato di diritto non verranno chiaramente soddisfatte, la battaglia di civiltà che stiamo conducendo con determinazione e nella consapevolezza di essere sostenuti da tutti quelli che amano la libertà e la democrazia e che si spendono per esse, continuerà ininterrottamente. L'Italia ha costantemente seguito la preoccupante situazione dello Stato di diritto in Ucraina e anche di recente il Ministro degli affari esteri, Giulio Terzi, ha pubblicamente espresso forte apprensione.
Egli ha assicurato sia l'impegno della Farnesina, in contatto con i principali partner europei, affinché sia fatta piena luce sulle denunce del difensore civico ucraino, sia la necessità di mantenere una crescente pressione sul caso. Alla vigilia degli Europei di calcio il caso di Yulia Tymoshenko è sotto i riflettori, ma non dovrebbero essere tali avvenimenti a porre sotto i riflettori questi intollerabili casi di violazione dei diritti umani.
Pertanto, le autorità ucraine avranno un motivo in più per prendere la saggia decisione auspicata da tutto il mondo civile, cioè donare la libertà all'ex Primo Ministro, ormai duramente provata nel suo stato di salute. In conclusione, esprimendo la nostra preoccupazione per il grave stato di salute di Yulia Tymoshenko e confermando la tenace volontà di tutelare i diritti umani, chiediamo che il Governo si impegni affinché sia messo in atto ogni possibile intervento mirato a sollecitare il rispetto dei diritti legali e un'adeguata assistenza sanitaria a favore sia di Yulia Tymoshenko sia dell'ex Ministro Pag. 78dell'interno Yuriy Lutsenko, nonché dell'ex Ministro della difesa Ivashchenko.
Infine, in vista di possibili soluzioni, per ragioni umanitarie, dei casi succitati, invitiamo il Governo a sollecitare l'Unione europea, nel suo complesso, ad espletare un'azione diplomatica di sensibilizzazione che possa accelerare e facilitare lo sviluppo in Ucraina di un percorso di riforme necessario alla piena affermazione di uno Stato di diritto, ponendo questa come condizione necessaria per l'associazione politica e l'integrazione economica dell'Ucraina con l'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Togni, che illustrerà anche la mozione Allasia n. 1-01026, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, l'attenzione che negli ultimi mesi si è concentrata sull'Ucraina per il caso Tymoshenko un po' ci sorprende. Infatti, sembra che si parli di una nazione democraticamente arretrata, al pari dei peggiori esempi mondiali, mentre sono ormai anni che l'Ucraina, guardando all'Europa, ha iniziato il processo di democratizzazione post sovietico.
In poco tempo, ad esempio, hanno riformato la Costituzione per ben due volte, mentre noi, tanto per fare un altro esempio, siamo ancora al punto di partenza. Hanno riformato parte del codice penale, approvando modifiche richieste proprio dall'Unione europea, come confermatoci dalla delegazione parlamentare ucraina il mese scorso, in visita alla Commissione affari esteri.
In Italia, per fare un altro esempio, parliamo di riforma della giustizia da anni, senza arrivare a nulla. Quindi, non penso sia molto corretto presentare la situazione ucraina in termini puramente e solo negativi. L'Unione europea è in procinto, infatti, di sottoscrivere con l'Ucraina un accordo di associazione, primo passo sul cammino dell'adesione di Kiev all'Unione europea.
Tuttavia, nel popolo ucraino è forte la sensazione che l'Unione europea abbia mantenuto nei suoi confronti un atteggiamento ambiguo, che non ha certo contribuito a favorire una stabilizzazione democratica di un Paese segnato da una profonda conflittualità interna, a metà strada tra Occidente e Russia, impegnato in una transazione difficile.
Gli ucraini rimproverano all'Unione europea di non aver appoggiato con compattezza e prese di posizione forti la rivoluzione arancione del 2006 e di non aver usato con Kiev quelle aperture verso l'adesione che hanno, ad esempio, rafforzato molto la posizione europea ed internazionale della Turchia, pur partendo da situazioni interne non dissimili per quel che riguarda le garanzie sullo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali.
L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, con la risoluzione n. 1862 relativa al funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina, ha evidenziato come in Ucraina sia evidente la mancanza di indipendenza della magistratura, l'eccessivo ricorso alla custodia cautelare, l'eccessiva durata della medesima, la disparità degli strumenti a disposizione dell'accusa e della difesa e gli argomenti giuridici non pertinenti adottati dai magistrati inquirenti e giudicanti nei documenti e nelle decisioni ufficiali.
Questo, francamente, mi fa svolgere la seguente riflessione: nella citata risoluzione, approvata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, trovo molte analogie con il sistema attualmente in uso in Italia.
Il rispetto dei diritti umani fondamentali, per i quali un sistema giudiziario efficace, equo e trasparente è indispensabile, rappresenta sicuramente uno dei pilastri fondamentali tra i criteri politici e di partenariato con l'Unione europea. Questi diritti devono essere rispettati da tutti i Paesi candidati e associati e sono l'elemento fondamentale sul quale la stessa Unione europea deve esercitare tutta la sua persuasione nel percorso di associazione e di dialogo con questi Paesi. Pag. 79
È necessario comunque, a mio avviso, tenere distinti due aspetti molto diversi e molto importanti che riguardano la Repubblica ucraina.
Il primo riguarda la questione Tymoshenko che concerne la più stretta sfera dei diritti civili, umani e politici che nella Repubblica ucraina, sicuramente, devono essere migliorati. Il secondo aspetto è legato alla prospettiva di ampliare la collaborazione economica e culturale fra Ucraina e Italia.
Leggendo le mozioni presentate dai colleghi, non posso esimermi dal constatare che, per l'ennesima volta, si usano diversi pesi e diverse misure. Si chiede, in sintesi, di boicottare il campionato europeo di calcio, in particolare la finale di Kiev, e di bloccare, da parte del nostro Governo, l'accordo economico con l'Unione europea se non si rilasciano immediatamente la signora Tymoshenko e gli altri esponenti politici oggi in carcere. Ebbene, i colleghi ci dovrebbero spiegare perché richieste analoghe non pervengono a proposito degli accordi commerciali con la Cina, per esempio, dove, mi pare, la violazione dei diritti umani non si limita alla semplice carcerazione, anche se molto discutibile, ma arriva a condanne a morte con metodi del tutto sommari. Forse sarà perché la Cina detiene parte del nostro debito pubblico. Ancora, non vi sono tracce di interventi così drastici a proposito, per esempio, della Turchia, altro Paese che molti vorrebbero entrasse nell'Unione europea, Paese dove i diritti umani del popolo curdo e di quello armeno sono calpestati da anni tramite un vero e proprio genocidio.
Mi pare che, ancora una volta, non si riesca a cogliere appieno la portata e l'importanza strategica che la questione Ucraina rappresenta.
Siamo perfettamente d'accordo sul fatto che i diritti umani e le condizioni di salute dei detenuti, di tutti i detenuti, debbano essere salvaguardate come diritto universale e, pertanto, rispettate anche in Ucraina, nella fattispecie del caso dell'ex premier Tymoshenko e degli altri politici del Governo precedente. Da più parti si denuncia che l'attuale Presidente Yanukovich ha usato il codice penale ucraino per annientare i propri oppositori politici. Ebbene, ci fa specie che in Italia coloro che gridano in maniera più forte allo scandalo sono coloro che da anni cercano di ribaltare i risultati elettorali con tutti i mezzi messi a disposizione dal codice penale italiano e, purtroppo, in questo caso, vi sono riusciti.
Noi siamo certamente d'accordo affinché si risolva positivamente la questione Tymoshenko, e di seguito indicherò l'impegno richiesto al Governo in merito, ma siamo altrettanto coscienti della delicatezza del momento storico che stiamo vivendo a livello europeo, con una crisi economica e politica di difficile soluzione.
Le elezioni in Francia, in Grecia e, in parte, le amministrative italiane, hanno punito chi ha sostenuto la linea del rigore a discapito dello sviluppo. Ebbene, in questo contesto e nonostante tutto, l'Ucraina vuole fortemente sganciarsi dall'orbita russa per fare parte attiva di quell'Europa a cui appartiene, sia geograficamente, sia culturalmente, molto più della Turchia che è da sempre il nemico storico dei popoli europei. L'Italia potrebbe diventare partner economico primario e privilegiato dell'Ucraina, aiutando concretamente questo percorso. Usciamo una volta per tutte dalla scia tedesca e facciamoci promotori di una soluzione che consenta di ottenere, da una parte, il trattamento adeguato e l'applicazione dei diritti umani, civili e politici in questo Paese, per i detenuti e non, e, dall'altra, una grande apertura economica.
Per questo l'ultimatum ed i boicottaggi, forse, sono perlomeno inopportuni, perché avrebbero come risultato finale quello di spingere l'Ucraina ancora una volta nella sfera russa. In questo momento di crisi totale dovremmo pensare, oltreché ai sacrosanti diritti umani, anche un poco ai diritti delle nostre imprese e dei nostri lavoratori, che potrebbero avere un grande vantaggio di sviluppo nel mercato ucraino.
Pertanto impegniamo il Governo a sostenere presso le istituzioni comunitarie, come condizione necessaria per procedere Pag. 80ad ulteriori accordi di associazione con tutti quei Paesi, che si candidino ad un partenariato più stretto con l'Unione europea, l'assoluta necessità di richiedere ai Governi ed ai Parlamenti di questi stessi Paesi di accelerare le riforme dello Stato di diritto atte a garantire il pieno rispetto dei diritti umani, civili e politici, riforme peraltro, come ho già detto, già in corso di valutazione e di approvazione nella fattispecie nel Parlamento ucraino.
Impegniamo il Governo a sostenere, insieme agli altri partner europei, la necessità di monitorare le condizioni di detenzione in generale nei Paesi che si candidano ad una più stretta collaborazione economica con l'Unione europea e, in particolare, di verificare le condizione degli esponenti della rivoluzione arancione, detenuti in carcere in Ucraina, e di pretendere tra Kiev la tutela delle loro condizioni di salute.
Impegniamo il Governo ad assumere ogni iniziativa utile al fine di fare piena luce sui fatti denunciati dall'ex Premier Yulia Tymoshenko e relativi alla sua detenzione, in particolare alla denuncia di percosse subite in carcere.
Impegniamo il Governo a valutare se sussistano i presupposti per deferire l'Ucraina alla Corte europea dei diritti dell'uomo, ai sensi dell'articolo 33 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, in relazione alle procedure giuridiche adottate nei confronti di Yulia Tymoshenko, che appaiano in contrasto con i principi e le disposizione della Convenzione medesima.
Impegniamo il Governo ad attivarsi per mantenere e possibilmente migliorare le relazioni fra l'Italia e Ucraina al di là del caso Tymoshenko, caso sicuramente grave se venisse accertata la violazione dei diritti umani e da risolvere al più presto, in modo che esso non debba precludere il proficuo partenariato tra i due Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, mi permetterà all'inizio di questo mio discorso di interloquire attraverso di lei su ciò che abbiamo appena sentito dall'onorevole Togni.
Francamente mi hanno molto colpito le similitudine e le equazioni che sono state tracciate in quest'Aula tra la situazione ucraina e quella italiana, soprattutto in materia di giustizia e di separazione dei poteri. L'onorevole Togni ha rimproverato a questo Parlamento di non essersi mai pronunciato sulla Cina. Ebbene, ricordo all'onorevole Togni che poche settimane fa abbiamo votato in Commissione una risoluzione che impegnava la Cina al rispetto dei diritti umani in Tibet per esempio.
Non risulta - lo ricordo anche all'onorevole Togni - che la Cina abbia chiesto, come ha fatto invece l'Ucraina, di aderire all'Unione europea. La Cina non fa parte dell'OSCE, che l'Ucraina si appresta a presiedere a partire da luglio, un organismo importante proprio per la promozione dei diritti umani e della democrazia. Quindi, mi sembrano dei paragoni, quelli tra la situazione Ucraina e quella italiana, fuori di luogo e spero di poterlo dimostrare in questi pochi minuti di discorso, signor Presidente.
Tra un mese esatto in Ucraina si svolgeranno i campionati europei di calcio, un evento sportivo, sociale e culturale di grande importanza per il nostro continente. Molte autorevoli autorità politiche, tra cui la Cancelliera tedesca Angela Merkel, hanno dichiarato di non volersi recare in Ucraina proprio per protesta contro le condizioni di detenzione dell'ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko, ma in generale contro le condizioni complessive della vita della democrazia e dei diritti umani nel Paese della Yulia Tymoshenko: l'Ucraina.
Le condizioni di salute della Tymoshenko, come hanno detto altri colleghi, si stanno deteriorando ed alla fine del mese di aprile lei stessa ha dichiarato di avere subito aggressioni in carcere.
Noi abbiamo ricevuto in questo Parlamento, in Commissione Affari esteri, la figlia di Yulia Tymoshenko, alla quale Pag. 81abbiamo espresso la nostra solidarietà, e che ci ha espresso le sue preoccupazioni non solo sulle condizioni della mamma ma sulle condizioni complessive della democrazia in questo Paese. In effetti, la situazione complessiva dei diritti umani e della democrazia desta notevoli preoccupazioni: manca - lo hanno detto altri colleghi - l'indipendenza della magistratura, quindi quell'importante asse della democrazia che è la separazione dei poteri; c'è un eccessivo ricorso alla custodia cautelare, anche senza la convalida immediata di un giudice; c'è una disparità tra i mezzi a disposizione dell'accusa e quelli a disposizione della difesa.
In fondo abbiamo una situazione complessiva di deficit di democrazia e di promozione delle libertà fondamentali nel regime di Viktor Yanukovych. Per corroborare queste nostre dichiarazioni ci sono quelle svolte da Freedom House, un organismo internazionale che ha il compito di monitorare la situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, che ha definito l'Ucraina un Paese, uno Stato semilibero, in possesso cioè dello status di democrazia elettorale, mentre un altro organismo, il Democracy index 2011 dell'Economist intelligence unit la classifica come un regime ibrido. Cosa significa un regime ibrido? Significa che è un regime, con riferimento all'esercizio in concreto delle libertà politiche e civili, che ha evidenziato frodi elettorali nell'ultimo turno di elezioni amministrative che si sono svolte nel 2010, che la libertà di stampa e di manifestazione di pensiero appare scarsamente assicurata, così come tutte le altre cose (è il girone infernale della mancanza di democrazia di queste democrazie chiamate dagli analisti democrazie autoritarie, che è un controsenso letterale e anche sostanziale rispetto a ciò che nei Paesi occidentali abbiamo imparato a conoscere come l'esercizio delle libertà fondamentali).
Quindi è un contesto politico e civile molto al di sotto degli standard europei per un Paese che aspira - come dicevo prima - ad una maggiore integrazione nel consesso delle nazioni libere, che continua questa oscillazione tra ancoraggio nell'Europa delle libertà e ricerca di maggiore vicinanza e attrazione e protezione da parte della Russia di Putin, Russia di Putin che è proprio il simbolo, la manifestazione più evidente in Europa di quella che chiamavamo la democrazia autoritaria. Siccome l'Ucraina è importante per l'Europa, è un Paese di importanza strategica per le sue dimensioni, per le sue risorse, per la sua popolazione, per la sua posizione geografica, un Paese che svolge quindi un ruolo distintivo in Europa, sono d'accordo con l'onorevole Vernetti, noi non vogliamo cacciare l'Ucraina dal consesso dei Paesi europei ma vogliamo che le sue performance economiche siano adeguate ai progressi delle libertà fondamentali della democrazia.
Questo è il senso di questa mozione firmata dal Partito Democratico, che noi auspichiamo francamente che sia una mozione unitaria altrimenti tutti i gruppi avrebbero preparato una mozione singola. Auspichiamo davvero una convergenza per dare forza politica, per dare anche cogenza di un messaggio forte presso l'Unione europea, presso il nostro Governo, presso l'Ucraina, perché possa rientrare - appunto - con il suo sistema giuridico e politico nel novero dei Paesi democratici. Noi accettiamo che quella indicazione forte che davamo per il sostegno del Nobel alla Tymoshenko possa rientrare nelle premesse, tenendo conto che c'è una candidatura che esiste e che spero il nostro Governo, la nostra società civile, tutta la nostra opinione pubblica, la stampa possano sostenere. Chiediamo quindi - Presidente vado verso la conclusione - di compiere un passo formale nei confronti dell'Ucraina per richiedere l'immediato rilascio per ragioni umanitarie, alla luce del progressivo peggioramento delle loro condizioni di salute, dell'ex Primo Ministro Tymoshenko, dell'ex Ministro dell'interno Lutsenko, e dell'ex Ministro della difesa ad interim Ivashchenko.
Sollecitiamo le autorità ucraine affinché vengano consentite, senza precondizioni, le visite in carcere agli esponenti del precedente Governo da parte di equipePag. 82mediche indipendenti, nonché delle delegazioni del Consiglio d'Europa, dell'Unione europea e dell'OSCE, che l'Ucraina si appresta a presiedere da luglio. Infine, signor Presidente, subordiniamo il parere favorevole del Governo italiano all'accordo di associazione tra Ucraina e Unione europea alla realizzazione di sostanziali e incisive riforme nel settore giudiziario, dello Stato di diritto, della difesa dei diritti umani fondamentali e del miglioramento degli standard democratici. Infine, una riflessione: noi promuoviamo i valori e i principi della democrazia, ma spesso tra i nostri valori e i nostri principi finiamo sempre per scegliere i nostri interessi. Almeno in Europa cerchiamo di mettere insieme, di armonizzare, proclamazione teorica dei valori e dei principi e anche mantenimento e custodia dei legittimi interessi del nostro Paese. Anzi, sono convinto che i nostri interessi si proteggono meglio laddove si creano condizioni di stabilità attraverso la democrazia.
Auspicando, quindi, ancora una volta una convergenza unitaria del Parlamento su questa mozione, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico, che sarà illustrato domani dall'onorevole Tempestini, invitando tutta la nostra stampa a non abbassare la guardia su questo argomento e di cominciare in Europa, prima ancora che negli altri continenti, a promuovere diritti umani e libertà fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Marta Dassù.

MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Comincio un po' irritualmente leggendovi un'agenzia della Adnkronos di oggi dov'è scritto: «l'ex Primo Ministro dell'Ucraina Yulia Tymoshenko interromperà domani lo sciopero della fame, secondo quanto comunicato da sua figlia Yevgenia», che abbiamo avuto il privilegio di ricevere da voi, in Parlamento. Inoltre, «l'ex leader dell'opposizione ucraina, condannata a sette anni di carcere per abuso d'ufficio, sarà aiutata nelle cure dal neurologo tedesco Lutz Harms della clinica Charité di Berlino». Sempre oggi vi sono due altre notizie importanti. La prima è che l'Ucraina ha deciso di sospendere il vertice di Yalta, il vertice dei Presidenti dell'Europa centro-orientale. La seconda viene, invece, dai colloqui che il nostro ambasciatore in Ucraina, a Kiev, Fabrizio Romano, un giovane, bravo e brillante ambasciatore italiano, ha avuto con il primo viceministro degli esteri, il quale gli ha confermato che la Presidente della Lituania, Dalia Grybauskaite, dovrebbe avere la possibilità di incontrare la signora Tymoshenko nel carcere di Kharkiv. Dico questo all'inizio per dirvi che qualcosa, secondo noi, secondo il Governo italiano, si sta finalmente muovendo. Il Governo ha seguito questo caso con la stessa passione e attenzione che riscontro in tutti i vostri interventi di oggi e nelle vostre mozioni. Non voglio, quindi, ricostruire questa vicenda, in quanto ciascuno di voi l'ha fatto molto bene, anche se in modo diverso. Vorrei solo esporre molto brevemente tre punti. Primo punto: il Governo italiano è convinto che la soluzione umanitaria del caso di Yulia Tymoshenko e dei suoi ex Ministri risponda, sia ai nostri valori - la difesa dei diritti umani, lo sviluppo della rule of law, come avete ricordato -, sia ai nostri interessi e, cioè, l'avvicinamento di un Paese come l'Ucraina, strategicamente così importante, all'Europa. Molti di voi hanno giustamente ricordato che l'Ucraina non è un Paese qualsiasi, ma l'Ucraina è un grande Paese, con circa 50 milioni di abitanti, che è alla ricerca di un proprio spazio fra l'Europa e la Russia.
Ed è interesse dell'Italia ed è interesse dell'Unione europea che l'Ucraina si avvicini Pag. 83all'Europa. Come sapete nel dicembre del 2011, quando la vicenda Tymoshenko aveva già fatto una parte del suo drammatico cammino, i leader dell'Unione europea e la leadership ucraina firmarono una dichiarazione congiunta in cui c'è un punto molto importante, il punto 6), in cui i leader di entrambe le parti confermano il loro impegno alla costruzione della rule of law con una giustizia indipendente e soprattutto riconoscono che questo è un elemento critico per la possibilità di dare base ad un vero e proprio accordo di associazione. Al tempo stesso i leader di entrambe le parti riconoscono che esistono in questo campo delle sfide specifiche che richiedono un'attenzione urgente e soprattutto un'urgente riforma della giustizia. Quindi, è per questo, è per il caso Tymoshenko che quell'accordo di associazione che è stato parafato, non è stato firmato e non verrà certo ratificato dai nostri parlamenti, dai parlamenti europei finché il caso di Yulia Tymoshenko rimarrà aperto. Quindi, il primo punto è un momento di possibile svolta.
Secondo punto: l'Italia sta facendo il possibile da molti mesi, sta facendo tutto il possibile sul piano bilaterale. Abbiamo appena convocato l'ambasciatore ucraino a Roma e gli abbiamo manifestato tutte le nostre preoccupazioni e abbiamo esposto con chiarezza i nostri obiettivi che sono ricordati in molte delle vostre risoluzioni. La signora Tymoshenko e i suoi ex-ministri devono avere cure mediche adeguate, devono avere il diritto alla tutela giudiziaria, devono poter ricevere visite. C'è bisogno di una soluzione anche per motivi umanitari. E l'Italia sta facendo il possibile anche sul piano europeo sulla linea che vi ho appena ricordato. Anche grazie alle pressioni del Ministro Terzi di Sant'Agata lunedì prossimo il Consiglio affari esteri discuterà del caso Tymoshenko a Bruxelles ed è molto importante che si raggiunga una linea comune. Devo dire con un po' di dispiacere e di delusione che le prime reazioni alle vicende delle ultime settimane - le foto con le percosse denunciate dalla signora Tymoshenko - sono state reazioni ancora una volta in ordine sparso. Questo riduce le possibilità di influenza dell'Europa ed è per questo che la linea dell'Italia in casi del genere è sempre di tentare di avere una posizione unitaria anche sulla questione, di cui discutono le vostre risoluzioni, del che fare in occasione dei prossimi campionati europei di calcio, delle fasi finali che, come sapete, si apriranno l'8 giugno. Ne discuteremo meglio domani, nel merito delle singole risoluzioni. La mia concezione su questo punto è che ci sia ancora del tempo a nostra disposizione prima di prendere misure ultime o ultimative. Stiamo facendo una serie di passi importanti, stiamo facendo molte pressioni. Siamo ancora nelle condizioni - credo - negli ultimi giorni di maggio e nei primi giorni di giugno, di potere riconsiderare in quel momento una questione importante come questa. Infine, credo che sia molto giusto ciò che ha ricordato l'onorevole Vernetti e altri onorevoli con lui: l'obiettivo dell'Italia e l'obiettivo della nostra azione in campo umanitario non è mai quella di isolare un Paese, tanto meno di isolare l'Ucraina. Il nostro obiettivo non è di allontanare l'Ucraina dall'Europa, è di riportarla verso l'Europa. È un obiettivo che condividiamo - credo - con l'intero popolo ucraino.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Proposta di trasferimento a Commissioni in sede legislativa di progetti di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, dei seguenti progetti di legge, dei quali le sottoindicate Commissioni, cui erano stati assegnati in sede referente, hanno chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla I Commissione (Affari costituzionali):
S. 2233. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Sacra arcidiocesi Pag. 84ortodossa d'Italia ed Esarcato per l'Europa Meridionale, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (Approvato dalla I Commissione permanente del Senato) (4517);
S. 2234. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa apostolica in Italia, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (Approvato dalla I Commissione permanente del Senato) (4518);

alla IX Commissione (Trasporti):
S. 2750. - Senatori Granaiola ed altri: «Modifiche all'articolo 1 della legge 7 luglio 2010, n. 106, in favore dei familiari delle vittime e in favore dei superstiti del disastro ferroviario di Viareggio» (Approvata dalla VIII Commissione permanente del Senato) (4989);

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

alla XII Commissione (Affari sociali):
S. 2515. - «Istituzione del registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari, obblighi informativi alle pazienti, nonché divieto di intervento di plastica mammaria alle persone minori» (approvato, con modificazioni, dalla XII Commissione permanente del Senato, già approvato dalla XII Commissione permanente della Camera) (3703-B).

Annunzio di un'informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Avverto che nella seduta di domani, mercoledì 9 maggio, avrà luogo alle ore 12,30 l'informativa urgente del Governo sul grave attentato nei confronti dell'amministratore delegato di Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 9 maggio 2012, alle 12,30:

1. - Informativa urgente del Governo sul grave attentato nei confronti dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

3. - Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Barani. (Doc. IV-quater, n. 20).
- Relatore: Cassinelli.

4. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa del disegno di legge C. 4517.

5. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa del disegno di legge C. 4518.

6. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 4989.

7. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa del disegno di legge C. 3703-B.

8. - Seguito della discussione della mozione Moffa, Lenzi, Cazzola, Fedriga, Poli, Paladini, Muro, Misiti, Fabbri, Santori, Brugger ed altri n. 1-01028 concernente iniziative in materia di governance dell'INPS.

Pag. 85

9. - Seguito della discussione delle mozioni Vernetti, Tempestini, Volontè, Menia, Brugger, Santori, Nucara ed altri n. 1-00996, Misiti ed altri n. 1-01023, Calabria ed altri n. 1-01024, Evangelisti ed altri n. 1-01025, Allasia ed altri n. 1-01026 e Guzzanti ed altri n. 1-01027 concernenti iniziative per la tutela dei diritti umani e politici in Ucraina, con particolare riferimento alla vicenda dell'ex Primo ministro Yulia Tymoshenko e di altri esponenti politici.

PROGETTI DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla I Commissione (Affari costituzionali):
S. 2233. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Sacra arcidiocesi ortodossa d'Italia ed Esarcato per l'Europa Meridionale, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (C. 4517).
S. 2234. - «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa apostolica in Italia, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato) (C. 4518).

alla IX Commissione (Trasporti):
S. 2750. - Senatori GRANAIOLA ed altri: «Modifiche all'articolo 1 della legge 7 luglio 2010, n. 106, in favore dei familiari delle vittime e in favore dei superstiti del disastro ferroviario di Viareggio» (approvata dalla 8a Commissione permanente del Senato) (C. 4989).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

alla XII Commissione (Affari sociali):
S. 2515. - «Istituzione del registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari, obblighi informativi alle pazienti, nonché divieto di intervento di plastica mammaria alle persone minori» (approvato, con modificazioni, dalla 12a Commissione permanente del Senato, già approvato dalla XII Commissione permanente della Camera) (C. 3703-B).

La seduta termina alle 19,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T. U. pdl 4003-A - articolo 1 463 463 232 463 41 Appr.
2 Nom. articolo 2 463 463 232 463 41 Appr.
3 Nom. T. U. pdl 4003-A - voto finale 495 494 1 248 494 37 Appr.
4 Nom. T.U. pdl 3466-A - em. 1.20 463 281 182 141 18 263 38 Resp.
5 Nom. em. 1.21 477 288 189 145 17 271 36 Resp.
6 Nom. em. 1.22 493 302 191 152 20 282 36 Resp.
7 Nom. articolo 1 494 493 1 247 475 18 36 Appr.
8 Nom. em. 2.29 492 491 1 246 216 275 36 Resp.
9 Nom. em. 2.6 486 484 2 243 209 275 36 Resp.
10 Nom. em. 2.26 494 305 189 153 22 283 36 Resp.
11 Nom. em. 2.100 488 483 5 242 467 16 36 Appr.
12 Nom. em. 2.20, 2.21 490 488 2 245 479 9 36 Appr.
13 Nom. em. 2.12 491 299 192 150 32 267 36 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.27, 2.30 493 488 5 245 208 280 36 Resp.
15 Nom. em. 2.101 493 490 3 246 468 22 36 Appr.
16 Nom. em. 2.31 495 491 4 246 218 273 36 Resp.
17 Nom. em. 2.33 494 490 4 246 212 278 36 Resp.
18 Nom. em. 2.2 496 310 186 156 32 278 36 Resp.
19 Nom. em. 2.22 480 473 7 237 205 268 36 Resp.
20 Nom. em. 2.23, 2.35 494 487 7 244 212 275 36 Resp.
21 Nom. em. 2.24, 2.28 486 479 7 240 207 272 36 Resp.
22 Nom. em. 2.25 483 475 8 238 198 277 36 Resp.
23 Nom. articolo 2 486 478 8 240 412 66 36 Appr.
24 Nom. em. 3.20 480 475 5 238 209 266 36 Resp.
25 Nom. articolo 3 479 434 45 218 412 22 36 Appr.
26 Nom. em. 4.20 470 464 6 233 203 261 35 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 4 472 462 10 232 435 27 35 Appr.
28 Nom. articolo 5 479 435 44 218 422 13 35 Appr.
29 Nom. T.U. pdl 3466-A - voto finale 441 393 48 197 372 21 35 Appr.