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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 622 di martedì 17 aprile 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 12,10.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 aprile 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Bongiorno, Boniver, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Commercio, Distaso, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Lombardo, Lucà, Mantini, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Mura, Nucara, Pecorella, Pisicchio, Stucchi, Togni, Valducci e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,13).

GIANLUCA FORCOLIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, sono appena uscito dalla Commissione finanze, che sta esaminando il provvedimento fiscale, e voglio comunicare alla Presidenza che è stato presentato un emendamento da parte del Governo sulle frequenze delle reti televisive riguardo al quale la Ragioneria generale dello Stato parla di importanti entrate per il bilancio dello Stato. Tale emendamento, però, è completamente estraneo per materia. La questione è molto importante, anche dal punto di vista della procedura e dal punto di vista politico; apre, infatti, un problema che il Capo dello Stato ha più volte segnalato al Presidente della Camera affinché provvedesse con molta attenzione laddove si andasse a sollecitare o a rivedere emendamenti che non hanno nulla a che vedere con il provvedimento. Pertanto, oggi il Governo ha esattamente posto questa questione, ossia presentato un emendamento che non c'entra assolutamente nulla con il provvedimento, solo per far cassa, solo perché ci sono delle entrate a disposizione. Se questo è il principio, ne prendiamo atto, però creiamo un precedente molto delicato e importante perché molte volte i gruppi parlamentari potranno presentare emendamenti di questo tipo solo per entrate dello Stato o per altre questioni che non c'entrano assolutamente nulla. Volevo segnalare questo alla Presidenza perché porti a conoscenza del Governo che queste questioni sono state più volte sollecitate e oggi la questione non è stata posta dai gruppi parlamentari, ma addirittura da un emendamento del Governo stesso.

PRESIDENTE. Onorevole Forcolin, ovviamente riferirò al Presidente l'osservazione Pag. 2da lei svolta e credo che nel prosieguo dei nostri lavori la Presidenza le darà una risposta.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 12,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie rare - n. 3-02141)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Binetti n. 3-02141, concernente iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie rare (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, com'è noto si definisce rara una malattia che ha una frequenza di cinque casi ogni 10 mila componenti di una popolazione. L'Organizzazione europea per le malattie rare ha stimato che ci sia un totale di 6-8 mila malattie rare per tipologia che interessano globalmente 36 milioni di persone e, pertanto, non sono poi in fondo né rare né così poco diffuse. Globalmente, infatti, si tratta di una quota importante di cittadini e soprattutto bambini che sono interessati da queste patologie.
In Europa la prima normativa sui farmaci orfani è stata introdotta con il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione europea n. 141 del 2000. Chiarisco che farmaci orfani significa che nessuno se ne vuole fare carico. Inoltre, stante il rilievo della problematica relativa ai farmaci orfani e ai pazienti affetti da malattie rare, sono state intraprese numerose iniziative nel corso degli anni. In particolare, all'interno della Platform on access to medicines in Europe, istituita nel 2010 e presieduta dalla Direzione generale imprese e industrie della Commissione europea, sono stati programmati cinque progetti allo scopo di garantire un accesso equo e tempestivo ai farmaci dopo la loro autorizzazione all'immissione in commercio attraverso un approccio condiviso tra i diversi Stati membri. Uno dei progetti all'interno della piattaforma, «Meccanismi di accesso coordinato ai farmaci orfani», si prefigge lo scopo di individuare percorsi comuni alternativi fra i vari Stati membri per facilitare l'accesso ai farmaci orfani in maniera sostenibile, superando ostacoli di natura finanziaria, legale e amministrativa.
Per l'Italia, l'Aifa - l'Agenzia italiana del farmaco -, in coordinamento con nove Stati membri, è invitata a sviluppare un meccanismo operativo di investimenti in capitale umano e finanziario per ottimizzare il ritorno di questi investimenti e migliorare la qualità delle cure, condividendo conoscenze e responsabilità.
In Italia, i pazienti affetti da patologie rare godono di tutela normativa, in accordo a quanto stabilito dal decreto del Ministero della sanità n. 279 del 18 maggio 2001, che istituisce la rete nazionale per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare.
La rete è costituita da presidi ospedalieri, identificati dalle regioni mediante delibere regionali, e dal Registro nazionale malattie rare, istituito presso l'Istituto superiore di sanità, con l'obiettivo di effettuare la sorveglianza delle malattie rare e di consentire la programmazione nazionale degli interventi sanitari volti alla tutela dei soggetti affetti da malattie rare. Il Registro si propone, inoltre, di promuovere la collaborazione tra i diversi centri clinici esistenti in Italia, al fine di incoraggiarne un miglior coordinamento per lo studio di specifici farmaci orfani e delle malattie rare con essi trattate. A partire dal 2001, inoltre, le regioni hanno cominciato a individuare i propri centri di riferimento e a lavorare all'attuazione dei registri delle malattie rare.
Ogni regione ha poi intrapreso percorsi autonomi e alcune regioni sono andate Pag. 3decisamente oltre i livelli minimi dei servizi previsti, inaugurando pratiche di eccellenza che vanno essenzialmente in tre direzioni: l'allargamento dello screening neonatale, l'ampliamento del regime delle esenzioni attraverso i livelli essenziali di assistenza regionali e l'attuazione di percorsi assistenziali. Per quanto attiene al primo punto, ossia lo screening neonatale, i presidi delle regioni, di cui sopra, eseguono le prestazioni necessarie alla diagnosi precoce sulla base del sospetto, formulato dallo specialista del sistema sanitario nazionale, sulla base di sintomi o di anamnesi familiari. Per quanto riguarda, inoltre, le iniziative normative in materia di malattie rare, il Ministero della salute auspica che in tempi brevi possa essere approvato il disegno di legge dedicato alle malattie rare, il cui iter risulta avviato presso la XII Commissione del Senato della Repubblica, che sono rare ma tante, come avevo detto prima, e i malati sono rari ma tanti, anzi tantissimi, e assommano a diverse decine di milioni. Nel merito delle questioni sollevate in ordine alle iniziative per la presa in carico e l'assistenza dei pazienti, l'insieme delle azioni intraprese negli anni da parte del Ministero della salute e da parte delle regioni si configurano come una strategia piuttosto avanzata, se confrontata con quella di altri Stati membri. Nel merito del quesito posto, si osserva che il Ministero della salute sta predisponendo, con il supporto di un gruppo di lavoro composto da rappresentanti istituzionali, dell'Istituto superiore di sanità, regionali ed esperti, il Piano nazionale per le malattie rare, che sarà adottato entro il 2013. Tale piano guida la programmazione di interventi mirati per l'assistenza delle persone affette da malattie rare, quali la presa in carico, l'agevolazione dell'accesso alle cure attraverso opportuni percorsi e la diffusione delle migliori pratiche di diagnosi e cura, nonché delle conoscenze specifiche nell'ambito di una rete di strutture competenti che mantenga rapporti di collaborazione a livello internazionale, quando possibile e necessario, tenuto conto che l'organizzazione dei servizi sanitari, attraverso i quali garantire i LEA, cioè i livelli essenziali di assistenza, è interamente di competenza delle regioni, che hanno diretta responsabilità non solo nell'individuazione delle strutture competenti nel proprio territorio e nell'assetto organizzativo delle stesse, ma anche nella definizione di modalità di cooperazione interregionale, in virtù del riparto delle competenze introdotto con la modifica del Titolo V della Costituzione.
Si sottolinea, inoltre, che le persone affette da malattie rare possono usufruire, al pari di tutti gli assistiti dal Servizio sanitario nazionale, delle prestazioni incluse nei LEA e che la maggior parte dei medicinali utilizzati per la terapia è classificata in fascia A, con erogazione senza oneri per l'assistito, salva la quota fissa eventualmente introdotta dalla regione. Inoltre, la maggior parte degli assistiti affetti da malattie rare usufruisce del riconoscimento dell'invalidità civile o della condizione di handicap ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, atteso che tale riconoscimento discende dalla valutazione del danno funzionale connesso alla malattia e non è correlato alla qualificazione della stessa come malattia rara ed alla sua inclusione nell'elenco allegato al decreto ministeriale 18 maggio 2001, n. 279. Per questo, ai pazienti sono garantite sia l'esenzione dal ticket per l'assistenza specialistica e riabilitativa sia i benefici e la tutela in ambito lavorativo e scolastico.
Se l'onorevole Binetti e il Presidente me lo consentono, vorrei fare qualche ulteriore considerazione a braccio, da medico a medico e da professore a professore, cioè questi farmaci orfani hanno un costo assai elevato, si è visto che oscilla attorno ai 220 mila euro per la fibrosi cistica e c'è un range di oscillazione fra i 50 mila ed i 300 mila euro. L'industria sta ricominciando a interessarsi a questi farmaci in quanto il mercato degli altri farmaci è quasi saturo, pertanto diventa anche interessante questo settore per la ricerca scientifica da parte delle industrie. Inoltre c'è una legge europea del 2000, che prevede norme che facilitano la ricerca. Pag. 4
In questo settore un ruolo cardinale - o meglio, cardine, per non creare confusione - svolgono sempre più le associazioni no profit, prime fra tutte Telethon per esempio che ha attivato 2.300 progetti di ricerca. È proprio un settore in cui si magnifica la collaborazione fra pubblico, privato, industria e associazioni no profit. Il Ministero e l'Istituto superiore di sanità hanno nel 2008 attivato trenta progetti di ricerca e c'è anche una collaborazione internazionale con gli Stati Uniti attraverso il NIH che è l'associazione americana per la valutazione dei farmaci dove ci sono 136 progetti. Inoltre abbiamo un registro dei malati che ci pone all'avanguardia e stiamo costituendo - già in parte sono attivati - il centro per le malattie rare e le biobanche.
Voglio dunque sottolineare che in un contesto difficile come è ancora quello delle malattie rare - che colpiscono soprattutto i bambini e determinano gravi problemi per i familiari e la presa in carico - a mio avviso si incomincia a intravedere qualche spiraglio di concreto miglioramento.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, penso che il sottosegretario ci abbia fornito una grande ricchezza di dati e comunque ha reso evidente a tutti l'impegno che il Ministero sta assumendo per rendere efficaci le promesse tante volte fatte di fornire risposte operative ai pazienti affetti da malattie rare. Da questo punto di vista noi lo ringraziamo anche perché in altre occasioni il Ministro si era già espresso positivamente rispetto agli impegni che vanno in questa direzione, però nell'interrogazione c'erano due passaggi concreti, signor sottosegretario, che mi piace in questo momento sottolineare perché non mi sembra che abbiano ricevuto una risposta e quindi, come lei prima ha avuto la liberalità di fare intervenendo a braccio, intendo intervenire anche in questo caso. I punti sono due, uno riguarda i costi di assicurazione cui vengono sottoposte le sperimentazioni.
In modo particolare, il decreto ministeriale del 14 luglio 2009, all'articolo 3, impone all'azienda sanitaria od ospedaliera di estendere la copertura assicurativa prevista per l'attività assistenziale e di prevedere anche una specifica copertura assicurativa per la responsabilità civile derivante dalla attività di sperimentazione clinica, con la copertura del rischio di almeno dieci anni soprattutto quando oggetto della sperimentazione sono i minori. Che cosa succede? Questo costo di assicurazione, che è facile sostenere quando ci si trova davanti a patologie che hanno un ritorno evidente anche in termini di vantaggio per la ricerca delle case farmaceutiche, diventa francamente insostenibile quando ci si trova davanti a farmaci orfani.
Lei stesso prima, parlando dei farmaci orfani, ha detto che nessuno se ne vuole fare carico. Certamente, questo livello di «tassazione» così rilevante ha fatto in modo che questo tipo di sperimentazione di fatto risultasse praticamente bloccato. Cito un esempio molto concreto, che il sottosegretario sa quanto mi sta a cuore. Mi riferisco per esempio ad una sperimentazione sui bambini autistici. Era stata approvata e il comitato etico aveva dato un giudizio positivo ad una sperimentazione per la somministrazione di vitamina B6 ai bambini affetti da autismo. Tutti sappiamo su questo piano quanto siano ancora più che scarse le nostre conoscenze sulle cause che provocano l'autismo.
Certamente il dubbio che si possa trattare di un coinvolgimento abbastanza rilevante sul piano genetico, come eziologia che poi abbia la sua espressione a livello neurologico - non a caso dal punto di vista del deficit della comunicazione vengono frequentemente chiamati in causa i famosi neuroni a specchio - faceva sì che la sperimentazione con la vitamina B6 potesse configurarsi come un'ipotesi di ricerca interessante da verificare. Senonché il premio per questa stessa sperimentazione era di 75 mila euro. Chiaramente era una spesa che le case farmaceutiche non hanno inteso assumere su di sé come rischio da affrontare, per cui la sperimentazione Pag. 5 è stata sospesa. Ora non sto difendendo questa sperimentazione in modo particolare, sto dicendo però che, quando ci si trova davanti a patologie che rappresentano un elemento davvero di grande disagio e quando gli interventi sembrano, come lei sa, prevalere piuttosto sul piano della riabilitazione, ignorando il piano eziologico e quindi anche rendendo tutti gli interventi in fondo di tipo empirico, perché non ne conosciamo poi, di fatto, né il fondamento eziologico né il meccanismo patogenetico, è evidente che ridurre la sperimentazione in questi campi significa davvero mortificare profondamente il bisogno di sapere, ma anche il bisogno di curare in senso proprio e non solo di riabilitare. L'interrogazione poi al secondo punto faceva riferimento ad un'altra cosa, ad una discriminazione cui erano stati soggetti i bambini sottoposti a screening in Emilia-Romagna e in Toscana. In Emilia-Romagna i genitori avevano potuto conoscere i risultati di questo screening cui erano stati sottoposti i figli e in Toscana si era ritenuto opportuno non comunicare questo risultato. L'interrogazione chiedeva che anche da questo punto di vista il Ministero della salute adottasse delle linee di comunicazione e di rapporto che potessero essere riconoscibili sul piano nazionale. È vero che ci troviamo davanti alle distonie del Titolo V, però è anche vero che i genitori che hanno figli che soffrono della stessa patologia pensano di avere diritto allo stesso tipo di trattamento, sia che si tratti di una regione sia di un'altra (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

(Elementi ed iniziative di competenza in ordine alla decisione della giunta comunale di Bologna di istituire tre istituti scolastici omnicomprensivi - n. 2-01246)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01246, concernente elementi ed iniziative di competenza in ordine alla decisione della giunta comunale di Bologna di istituire tre istituti scolastici omnicomprensivi (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, questa interpellanza fa riferimento alla decisione della giunta comunale di Bologna di creare tre istituti scolastici omnicomprensivi, nonostante il parere contrario degli organi collegiali e di gran parte del corpo docente. Questa decisione però è in contrasto con la legislazione nazionale, che prevede un numero minimo di alunni - mille - per istituto nelle città di media e grande dimensione come Bologna.
Ora, fa riferimento anche ad un ricorso alla Corte costituzionale della regione Emilia-Romagna, che, contenendo una serie di valutazioni in merito all'organizzazione della rete scolastica, sulla quale si è basata la decisione della giunta comunale, ha interferito pesantemente con le competenze del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Mi riservo in sede di replica anche di chiarire quali sono gli atti alla base di questa decisione. Di fatto, si è creata una discrasia nel territorio, perché una serie di istituti scolastici omnicomprensivi che svolgevano un ruolo proficuo nel territorio, profondamente radicati nel territorio e con una sorta di continuità tra scuola materna, scuola primaria e istruzione secondaria di primo grado, si sono visti aumentare il numero da due a tre, non sulla base di una logica educativa e didattica funzionale agli obiettivi della scuola, ma sulla base di questa decisione della giunta regionale e di una definizione strutturale-organizzativa della giunta di Bologna che ha voluto prescindere completamente dal parere degli esperti del consiglio di quartiere, che è competente per quella zona, che incide su quella zona, e di una serie anche di operatori scolastici.
Al di là di questo aspetto tecnico, vi è l'aspetto politico, ancora più rilevante, cioè la continua, tenace e persistente opera di interferenza politica della giunta regionale, della giunta comunale - non mi riferisco tanto al ricorso alla Corte costituzionale - Pag. 6e degli enti locali della mia regione, che traggono occasione da ogni situazione presunta anomala della scuola per gestire in completa, totale e assoluta autonomia competenze che, invece, sono riservate allo Stato, e in particolare al Ministero.
Vi è un'opera sottile di politicizzazione, di condizionamento politico che credo sia inaccettabile. Al riguardo, ho presentato questa interpellanza basandomi su un fatto che può apparire, tutto sommato, marginale, ma che, di fatto, è emblematico di una situazione, che ho appena illustrato, che è molto più grave e che credo il Governo debba affrontare con decisione, perché riguarda le sue competenze. Tra l'altro, nelle more della decisione della Corte costituzionale - la regione ha presentato ricorso contro il Governo e questo Governo mi pare che abbia confermato quel provvedimento, che stabilisce un dimensionamento minimo di mille alunni per gli istituti omnicomprensivi - credo che il Governo debba reagire, ripristinando non tanto la certezza del diritto, quanto le competenze esatte che presiedono al ruolo del Governo e al ruolo della regione e degli enti locali. Da qui la mia interpellanza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in merito a quanto sottoposto dall'onorevole interpellante, si ricorda innanzitutto - questo è il problema - che l'articolo 138 del decreto legislativo n. 112 del 1998 e l'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998 rimettono all'esclusiva competenza delle regioni la determinazione della rete scolastica e dell'offerta formativa.
Il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011, all'articolo 19, commi 4 e 5, ha dettato norme per la razionalizzazione della spesa relativa alla riorganizzazione scolastica, prevedendo che le scuole dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado, siano aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione degli istituti scolastici costituiti unicamente da circoli didattici o scuole secondarie di primo grado.
La stessa norma stabilisce che gli istituti comprensivi, per acquisire l'autonomia, debbano essere costituiti da almeno mille alunni, come è stato ricordato, ridotti a 500 per le piccole isole e i comuni montani. Sul caso specifico delle scuole della città di Bologna, il competente ufficio scolastico regionale ha comunicato che la regione Emilia-Romagna, con deliberazione n. 55 del 12 ottobre 2011, ha fornito alle province e ai comuni gli indirizzi per la programmazione territoriale e per l'organizzazione della rete scolastica per il triennio 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015.
Sulla base di tali indirizzi e in ottemperanza al disposto dell'articolo 19 del citato decreto-legge n. 98 e dell'articolo 45 della legge regionale n. 12 del 2003, il comune di Bologna ha proceduto alla riorganizzazione della rete, al fine di costituire istituti comprensivi, aggregando le direzioni didattiche e le scuole secondarie di primo grado.
Il medesimo ufficio scolastico regionale ha precisato che l'ambito territoriale di Bologna, nell'esaminare in sede tecnica la proposta complessiva del comune, non ha rilevato particolari difficoltà, né interventi penalizzanti.
Il documento di riorganizzazione delle istituzioni scolastiche statali di competenza del comune di Bologna è stato approvato con delibera comunale pubblicata in data 23 novembre 2011. Secondo tale delibera, gli effetti della riorganizzazione approvata non decorreranno prima dell'anno scolastico 2013-2014, al fine di consentire una concreta discussione nel merito con le parti interessate, ossia genitori, insegnanti, dirigenti scolastici, ed altri, e addivenire, da un lato, alle modifiche che si rendessero necessarie rispetto al piano approvato e, dall'altro, alla creazione di tutte quelle condizioni organizzative che possano rendere le aggregazioni Pag. 7proposte realmente funzionali al miglioramento della qualità dell'offerta formativa.
La giunta della regione Emilia-Romagna ha, infine, approvato il piano di dimensionamento con delibera n. 107 del 6 febbraio 2012, recepita dalla direzione scolastica regionale con decreto direttoriale n. 20 del 13 febbraio 2012.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, direi che il sottosegretario ha risposto in modo estremamente formale, citando il parere, l'opinione, della direzione scolastica regionale. Mi dichiaro totalmente insoddisfatto. Evidentemente, con questo Governo, in questa materia, da parte del sottoscritto, non si riesce a trovare una soddisfazione perché mi pare che questo Governo sia più preoccupato e contento di avere distribuito i sottosegretari tra una tendenza e l'altra - mi riferisco alla materia della pubblica istruzione - che non di avere affrontato, con decisione, quelle che sono le sue competenze, per timore di scontentare una parte politica.
In questa sede, in presenza di una legislazione nazionale chiara e in presenza di decisioni della giunta comunale di Bologna - che ha adottato una serie di provvedimenti in ottemperanza non alla legislazione nazionale, ma alla decisione della giunta regionale, che ha fatto ricorso alla Corte costituzionale contro una legge nazionale - il Governo doveva rispondere, a mio modo di vedere, rivendicando la propria autonomia e assumendo una propria linea politica, che è una linea politica che fa riferimento a quella che è la politica scolastica del Governo in questione e dei Governi che lo hanno preceduto.
Ma, in particolare, desidero rilevare che non si è tenuto conto assolutamente del parere degli esperti e, soprattutto, del parere del consiglio di quartiere, che ha precisato che questa proposta di riorganizzazione della rete scolastica cittadina riflette - leggo testualmente - «indirizzi deliberati dalla regione Emilia-Romagna» - che ha fatto ricorso alla Corte costituzionale - «ed è funzionale all'obiettivo di qualificazione dell'offerta formativa e della razionale distribuzione della stessa» secondo, aggiungo io, un'ottica regionale, e non nazionale.
In questo caso credo che un momento di riflessione ed un'ulteriore spiegazione di una decisione, che è giunta improvvisa senza nessuna logica, a mio modo di vedere, sarebbero stati quanto mai opportuni. Infatti, l'organizzazione degli istituti comprensivi, che oggi sono stati definiti in modo diverso con l'inserimento della scuola dell'infanzia, resa possibile solo attraverso un processo di statalizzazione, che oggi è ancora in atto nel comune di Bologna e che il comune dice di perseguire, tutto questo avrebbe richiesto una definizione ben più precisa di quest'importante problema, che non è - ripeto - limitato ai tre istituti comprensivi.
In questa sede credo - lo dico anche al Presidente di turno - la funzione dell'interpellanza e dell'interrogazione deve essere ulteriormente valorizzata non limitandosi - e non ce l'ho con il sottosegretario - a riportare quello che dicono gli organi periferici dello Stato ma, ovviamente tenendo conto dell'opinione degli organi periferici, con un confronto e un'istruttoria un poco più ampia. Infatti, quando gli organi periferici dello Stato, come nel mio caso, sono condizionati dalla logica politica che presiede al governo della regione o del comune di Bologna, non hanno sufficiente libertà per motivare e dare un parere serio e comprovato, basato sulla realtà dei fatti. Questa è la realtà dell'Emilia a Romagna, di Bologna e di altri comuni, soprattutto in materia scolastica, dove da sempre assistiamo ad un continuo condizionamento di logiche politiche, che pure dovrebbero essere estranee alla scuola, e ad un condizionamento anche nei confronti degli organi direttivi e dirigenti della scuola statale da parte degli enti locali e della CGIL scuola.
Questa è la ragione a per cui avrei auspicato - e concludo - da parte del Governo una risposta molto più decisa. Mi Pag. 8dichiaro pertanto - lo ribadisco - totalmente insoddisfatto per questa risposta e in genere per la politica del Governo del quieta non movere. Capisco la situazione economica attuale, capisco le necessità di un Governo tecnico, ma di fronte a problemi come questi avrei auspicato una risposta più seria, più ponderata, confrontata con altri interlocutori e che soprattutto faccia riferimento al diritto-dovere del Governo nazionale di governare la realtà, contemperando le esigenze delle regioni con il rispetto delle leggi che sono attualmente in vigore.

(Iniziative per la manutenzione e la messa in sicurezza dell'istituto di scuola primaria di Pomarico (Matera) - n. 3-02072)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Burtone n. 3-02072, concernente iniziative per la manutenzione e la messa in sicurezza dell'istituto di scuola primaria di Pomarico (Matera) (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interrogante chiede di sapere quali iniziative e interventi il Ministero intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, riguardo alle condizioni di sicurezza del plesso scolastico adibito a scuola primaria nel comune di Pomarico.
Della questione è stato interessato il competente ufficio scolastico regionale per la Basilicata il quale, dopo avere interessato anche il dirigente scolastico dell'istituto comprensivo «Spera», il comune di Pomarico e le altre autorità competenti, ha rappresentato quanto segue.
Il comune di Pomarico nel mese di settembre 2008, preso atto dei problemi di instabilità ed insicurezza dell'edificio scolastico adibito a scuola primaria, incaricava alcuni tecnici di compiere una verifica sismica del plesso, ai sensi delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003, n. 3362 del 2004, e 3505 del 2006, del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 marzo 2007 e della delibera della giunta regionale n. 609 del 2007 (Attuazione del II Programma temporale delle verifiche del patrimonio edilizio strategico e rilevante).
In ragione dell'esito di tali verifiche, il comune chiedeva ed otteneva dalla regione Basilicata un primo finanziamento di euro 40 mila, che veniva utilizzato per il consolidamento delle strutture in cemento armato dei locali refettorio e palestra. A fine lavori detti locali sono stati sottoposti a collaudo statico con esito positivo. Successivamente è stato impermeabilizzato il terrazzo di copertura dei servizi igienici al fine di eliminare le infiltrazioni di acque meteoriche verificatesi in tali locali.
Considerata l'ubicazione dell'edificio, ricadente a monte di una zona ad alto rischio idrogeologico classificata R4 dall'Autorità di bacino della Basilicata, il comune stesso, con nota n. 2830 del 18 maggio 2011, chiedeva al dipartimento infrastrutture, opere pubbliche e mobilità della regione un finanziamento di euro 600 mila per l'esecuzione dei lavori di adeguamento sismico e di consolidamento di tutto l'edificio. Detto finanziamento, necessario per eliminare alcune criticità strutturali evidenziate nella verifica sismica, non è stato ancora concesso.
In ogni caso, considerata la significativa vulnerabilità degli elementi non strutturali - parapetto, impianti, infissi e via di seguito - più volte segnalata dal dirigente scolastico, l'amministrazione comunale, con delibera della giunta comunale n. 10 del 27 febbraio 2012, approvava il progetto definitivo per la messa in sicurezza delle parti a rischio non strutturali, con lavori da eseguirsi in amministrazione diretta o in economia con fondi del bilancio del comune. Pag. 9
Per tali problematiche l'edificio scolastico è stato inserito nel secondo programma straordinario stralcio di interventi urgenti sul patrimonio scolastico, finalizzati alla riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi anche non strutturali, per l'importo complessivo di euro 180 mila.
Allo stato attuale l'edificio scolastico, così come si evince dalla nota del responsabile dell'ufficio tecnico comunale, non presenta pericoli immediati per gli alunni e comunque è costantemente monitorato.
Voglio aggiungere a titolo personale che, data la mia particolare sensibilità alla questione della sicurezza delle scuole, intendo chiedere ai nostri uffici della Basilicata di monitorare da vicino questa questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l'attenta analisi che ha fatto del problema della scuola di Pomarico, ma anche per l'ultimo impegno che ha voluto esprimere, di monitorare ciò che si è verificato e si verifica in quella comunità. Io torno su questa comunità, signor Presidente, anche perché già avevo posto al Governo un problema relativo complessivamente al territorio di Pomarico e allora il sottosegretario Misiti aveva predisposto un'ispezione e aveva attivato il capo della protezione civile perché si realizzasse un intervento complessivo in quella comunità, signor sottosegretario, che presenta questi problemi, seri dal punto di vista sismico e del territorio.
Con questa interrogazione invece ho voluto porre due questioni fondamentali: una è quella della scuola e più complessivamente c'è il tema del Mezzogiorno, perché in questo caso la scuola, signor sottosegretario, parlo per lei che è nato al sud ed ha questa particolare attenzione per le nostre comunità, è la metafora del Mezzogiorno. Infatti, la scuola di Pomarico è stata realizzata quando c'è stato il boom economico, quando in quel territorio della Val Basento fu scoperto il metano ed allora Enrico Mattei fece tantissimi interventi. Ora, dopo che quelle comunità hanno superato i problemi di arretratezza e avevano avviato un loro processo di sviluppo, quelle stesse comunità sono tornate indietro e la scuola, che prima era un modello di edilizia scolastica, è fatiscente e presenta quei problemi di impermeabilizzazione e soprattutto di rischio, perché, signor sottosegretario, parliamo di una scuola primaria e parliamo di una comunità che avrebbe bisogno di un intervento serio.
Lei ha qui dato delle cifre significative: ci vorrebbe un intervento di circa 600 mila euro per mettere a norma questa scuola. A me pare invece che dalla risposta - e in questo non posso che evidenziare una nota di insoddisfazione - non si evince che ci può essere un intervento. È vero, non abbiamo risorse: l'ultimo piano serio che venne fatto nella nostra comunità nazionale fu il piano Falcucci. Parliamo quindi di tanti, tanti anni fa. Ci sarebbe bisogno di un intervento significativo. A me pare che si potrebbe cogliere l'esigenza per il Mezzogiorno, soprattutto con uno strumento che può non soltanto ridare dignità alle nostre strutture scolastiche, ma potrebbe essere significativo sul piano anche economico della ripresa lavorativa, perché lei ben sa, signor sottosegretario, che toccando l'edilizia, reintervenendo in questo caso nell'edilizia scolastica, si muoverebbero anche gli altri settori trainanti della vita economica. Tra l'altro solo il 18 per cento delle nostre scuole sono in sicurezza rispetto alle norme antisismiche.
Ho seguito una vicenda del comune dove sono nato, Militello in Val di Catania: anche lì ci sono questi problemi.
Le scuole, innanzitutto del Mezzogiorno, hanno questo serio rischio: associano i problemi dal punto di vista delle norme antisismiche alla fatiscenza di alcuni ambienti, che non sono idonei ad una scuola, che invece è fondamentale per Pag. 10formare le giovani generazioni (signor sottosegretario, so in questo di trovare la sua sensibilità) e i cittadini del domani.
I comuni non possono neppure utilizzare le risorse che hanno. Noi abbiamo fatto un appello e reiteriamo questa nostra proposta di allentare il Patto di stabilità, perché i comuni potrebbero fare qualcosa ma non sono in grado.
Infine - concludo - la proposta che noi facciamo è che si utilizzino i fondi FAS. Invece di pagare le multe per le quote latte, così come nel passato qualche Governo ha fatto, si utilizzino finalizzandole a questo obiettivo, alle scuole innanzitutto del Mezzogiorno. Credo di trovare nel sottosegretario un interlocutore. Spero e mi auguro che si faccia di più per le nostre comunità meridionali, in modo particolare nel comparto della scuola.

(Iniziative per diffondere nelle scuole la conoscenza dei tragici eventi per i quali è stato istituito il Giorno del ricordo - nn. 3-02098 e 3-02114)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca scientifica, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere alle interrogazioni Menia nn. 3-02098 e 3-02114, concernenti iniziative per diffondere nelle scuole la conoscenza dei tragici eventi per i quali è stato istituito il Giorno del ricordo (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni) che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.

MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca scientifica. Signor Presidente, si risponde congiuntamente agli atti di sindacato ispettivo n. 3-02098 e n. 3-02114, riguardanti la ricorrenza del Giorno del ricordo, istituito con legge n. 92 del 2004.
L'onorevole interrogante, illustrando le iniziative assunte in tale occasione dai comuni di Pistoia e Milano, non ritenute in linea con i valori propri della ricorrenza, chiede di conoscere quali interventi il Governo intenda intraprendere al fine di conservare la memoria storica dei tragici eventi di quel periodo, diffondendone la conoscenza presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e favorendo a tale scopo la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibatti. Si sottolinea al riguardo come tra i compiti che la scuola è chiamata a svolgere vi è quello di contribuire a rimuovere ogni forma di intolleranza, violenza, pregiudizio e discriminazione e di favorire un insegnamento fondato sulla conoscenza dei diritti fondamentali, sull'educazione alla legalità, rispetto e benevolenza.
Per la ricorrenza della Giornata del ricordo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica ha inviato alle scuole di ogni ordine e grado una nota a firma del Ministro con la quale, nel rispetto della piena autonomia organizzativa e didattica delle scuole, è stato proposto alle stesse di realizzare iniziative, anche avvalendosi della collaborazione delle associazioni degli esuli, per diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare le loro case spezzando secoli di storia e di tradizioni - voglio qui ricordare che anche io mi sono recato in varie scuole per varie iniziative così come il signor Ministro -, quanto sopra nella consapevolezza che tali iniziative sono utili per valorizzare e preservare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero e a porre in rilievo il loro contributo allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica.
Uno dei presenti atti di sindacato ispettivo è rivolto anche al Ministero per i beni e le attività culturali, che ha illustrato le principali iniziative attuate in base a quanto previsto dalla legge 16 marzo 2001, n. 72, e dai successivi provvedimenti normativi in materia di «Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Pag. 11Fiume e dalla Dalmazia». Si tratta, in particolare: della organizzazione di convegni, mostre e seminari di studio; dell'istituzione e il potenziamento di centri di documentazione sulle terre d'origine e sulle vicende dell'esodo; della valorizzazione e la divulgazione, anche tramite stampa periodica, della storia, della cultura, delle arti plastiche e figurative, della musica, delle tradizioni linguistiche e dialettali, dell'artigianato e del costume di tali luoghi; di manifestazioni e incontri volti a favorire il mantenimento dei contatti culturali con le terre d'origine.
Il predetto Ministero ha anche informato che è stata istituita una Commissione tecnico-scientifica per la valutazione dei progetti presentati dalle associazioni degli esuli, presieduta dal direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma, la quale, nel triennio 2008-2010, ha espresso parere favorevole al finanziamento di complessivi 401 progetti presentanti, per un importo totale di contributi ammissibili nel triennio pari ad euro 6.759.094.
I progetti relativi all'anno 2011 sono attualmente in corso di valutazione.
Per quanto riguarda le iniziative assunte dai Comuni di Pistoia e Milano sono stati interessati i competenti direttori scolastici regionali, che hanno riferito quanto segue. Il direttore dell'ufficio scolastico per la Toscana ha comunicato che le scuole del comune di Pistoia hanno effettivamente ricevuto come omaggio una copia del libro di Giacomo Scotti Dossier Foibe e che i docenti di alcuni istituti hanno esaminato il testo al fine di trarne eventuali spunti per una riflessione critica della tesi negazionista proposta dall'autore, ritenendo tuttavia il testo non adatto e quindi non utilizzabile nel lavoro con gli studenti.
Il direttore scolastico per la Lombardia ha richiesto al comune di Milano di conoscere se gli opuscoli a firma di Enrico Weiser, già presidente dell'ANPI, fossero stati effettivamente diffusi presso scuole cittadine con il patrocinio del comune e del sindaco di Milano. L'ente suddetto ha chiarito come il sindaco non abbia posto sugli opuscoli alcuno scritto né la sua firma e che gli stessi non sono stati distribuiti nelle scuole cittadine.
L'iniziativa in esame è nata dal consiglio di zona 3 il quale, per celebrare la Giornata del Ricordo 2012, ha esaminato le seguenti due iniziative: la proposta dell'ANPI, consistente in un'esposizione di una serie di pannelli fotografici intitolata Fascismo, foibe, esodo. Una mostra della Fondazione Memoria della deportazione e nella distribuzione dell'opuscolo Le foibe. Dramma del confine orientale italiano, testo dello stesso Enrico Wieser; la proposta dell'associazione nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia dell'esposizione di una serie di pannelli fotografici intitolata Giorno del Ricordo e la distribuzione dell'opuscolo Istria, Fiume e Dalmazia. Profilo storico di Guido Rumici.
Nel corso della seduta della commissione cultura e socialità del 31 gennaio 2012, l'opuscolo proposto dall'ANPI è stato visionato e nessuno dei commissari ha sollevato obiezioni su di esso, anzi, entrambe le associazioni si sarebbero dichiarate favorevoli ad un'iniziativa congiunta.
Il consiglio di zona ha quindi approvato l'iniziativa realizzata con le seguenti modalità: apertura il 10 febbraio 2012 con la presentazione di entrambe le serie di pannelli; presentazione e distribuzione di entrambi gli opuscoli, stampati in 150 copie cadauno; chiusura il 17 febbraio, con un convegno a cura e con la partecipazione di entrambe le associazioni, per illustrare, analizzare e dibattere il tema.
Successivamente l'associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha comunicato il ritiro della propria adesione all'iniziativa, che pertanto ha avuto luogo con la sola partecipazione dell'ANPI.
I pannelli e gli opuscoli sono stati esposti e messi a disposizione soltanto nella sala consiliare del consiglio di zona 3, dal 10 al 17 febbraio 2012.

PRESIDENTE. L'onorevole Menia ha facoltà di replicare.

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ROBERTO MENIA. Signor Presidente, ringrazio per la risposta che, devo dire, è stata puntuale. Come può immaginare, non mi aspettavo che dalla sua risposta venissero novità tali da farmi affermare che il dato politico, che sottolineavo con le denunce, in qualche modo potesse essere risolto. Infatti, in questi due atti di sindacato ispettivo, mi riferivo alla vicenda di Pistoia e alla vicenda di Milano, ma ve ne sarebbero molte altre. Infatti, sta accadendo un fatto paradossale: man mano che, attraverso la legge che ha istituito il Giorno del ricordo, soprattutto le giovani generazioni acquisiscono o almeno in parte riacquisiscono elementi di memoria nazionale e di identità storica nazionale, nello stesso tempo crescono - è questo il paradosso - iniziative a cura talora di scuole, talora di istituti universitari, talora di istituzioni pubbliche e di amministrazioni che servono, invece, ad affermare l'esatto contrario dei principi che quel giorno intende celebrare.
Con il Giorno del ricordo, ci riferiamo ai fatti tragici che investirono quelle terre e, quindi, alle decine di migliaia di infoibati, massacrati, uccisi, ammazzati nei modi più atroci: è la prima faccia di quella medaglia.
L'altra faccia della medaglia è il grande esodo che seguì le persecuzioni delle foibe, che - voglio sottolinearlo - sono in gran parte, nella stragrande maggioranza, uccisioni di massa a guerra finita. È il più grande esodo che la storia nazionale ricordi: 350.000 italiani che avevano origine nelle terre di Istria, di Fiume e della Dalmazia, terre che da duemila anni parlano di Roma e poi di Venezia. Chi vuole farsi un giro incontrerà le arcate romane e troverà i leoni di San Marco, talora con libro chiuso, quando Venezia era in guerra sul fronte di confine, «pax tibi Marce, Evangelista meus».
Ebbene, di tutto questo l'Italia, dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale, ha avuto una conoscenza sommaria, anzi spesso vi è stata una sorta di congiura del silenzio. Vi sono generazioni intere che non hanno semplicemente conosciuto queste vicende, perché non suonavano bene né alla storiografia resistenziale né, sotto un altro profilo: visto che dall'altra parte c'era la Jugoslavia, che era il capofila dei non allineati, anche vicende di carattere internazionale - diciamola così molto velocemente e molto rapidamente - facevano sì che non si potesse dire che dall'altra parte c'era quello che c'era, cioè c'era il sistema comunista titino, che era un sistema assassino. Infatti, non si poteva dire che quello che veniva elevato come grande capo di Stato e come grande statista era invece colui il quale aveva pianificato le uccisioni di massa e gli stermini di massa di italiani.
Così generazioni intere di italiani queste vicende non le hanno conosciute. Chi ne ha parlato o ne ha trasmesso il ricordo sono coloro che, come capita a me, sono gente di lassù: io sono figlio di esuli istriani, mio nonno era una mazziniano che se ne andò come tanti altri per scegliere di essere libero e italiano. Ebbene, l'Italia però per decenni ha disconosciuto queste vicende. Noi abbiamo perso il senso del ricordo, della dignità nazionale e della conoscenza della storia nazionale. Oggi gli italiani non sanno che quella che viene chiamata Dubrovnik, con dizione croata, era la quinta Repubblica marinara italiana, la Repubblica di San Biagio, la Repubblica di Ragusa. Quelli che parlano di Split non sanno che parlano di Spalato, nata intorno alle mura del palazzo di Diocleziano. O quando parlano di Rijeca non sanno che parlano di Fiume, che non è soltanto il mito dannunziano, ma è Flumen Sancti Viti e così via. O quando parlano di Pula non sanno che parlano di Pola, in cui vi è una grande arena romana nata prima del Colosseo. Poi c'è tutta una storia dispersa appunto di italiani e di vicende.
Quello che rattrista è che in questa Italia, mentre da una parte noi cerchiamo di riacquistare queste pagine di storia e memoria nazionale, vi è chi invece fa opera totalmente contraria e utilizza quel giorno per dire il contrario di ciò è avvenuto e quindi usa tesi che sono state talvolta giustificazioniste (come dire: è vero, sono stati infoibati ventimila italiani, Pag. 13ma in fin dei conti se lo meritavano perché fascisti) oppure semplicemente negazioniste, cioè dicono che ciò non è avvenuto.
Io vorrei - è questo il tema politico che pongo - che in Italia ci si indignasse per tutto ciò. Come è giusto indignarsi quando qualcuno sostiene che non è vero che è accaduta la shoah, così è giusto indignarsi per la nostra piccola shoah italiana, che non è una storia di noi di lassù, ma è un fatto che deve appartenere a tutta la coscienza italiana e deve fare indignare gli italiani e far vigilare il Governo e le istituzioni.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con il seguito della discussione della proposta di legge recante «Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto».

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Casini è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

PRESIDENTE. Il presidente del gruppo parlamentare Lega Nord Padania, onorevole Gianpaolo Dozzo, nel rassegnare, con lettera in data 11 aprile 2012, le sue dimissioni da membro effettivo della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, ha chiesto di essere sostituito dall'onorevole Giacomo Stucchi, attualmente membro supplente della medesima delegazione.
Con la stessa lettera, il presidente Dozzo ha altresì chiesto che l'onorevole Paolo Grimoldi sia nominato membro supplente della predetta delegazione, in sostituzione dell'onorevole Giacomo Stucchi.
Se non vi sono obiezioni, la Presidenza procederà in tal senso secondo la costante prassi applicativa dell'articolo 56, comma 4, del Regolamento.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni ed essendo prevista la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo alle ore 15,30, la proposta del Presidente è che i lavori dell'Assemblea, poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si deciderà l'andamento e l'organizzazione dei lavori, possano riprendere al termine della stessa.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, non ho alcuna obiezione al riguardo; è solo che il collega Gidoni dovrebbe chiedere di parlare.

Pag. 14

PRESIDENTE. Rimane, dunque, stabilito che i lavori dell'Assemblea riprenderanno al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.
Prima di sospendere la seduta, ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, poiché informalmente in Commissione difesa è stato detto che vi sarebbero degli sviluppi importanti in Siria, intervengo solo per chiedere che questa comunicazione informale possa essere portata in Aula in modo formale.

PRESIDENTE. Onorevole Gidoni, sicuramente mi farò latore del suo intervento, tuttavia, credo che anche adesso, in sede di riunione dei presidenti di gruppo, il Presidente Dozzo potrà ulteriormente rafforzare il messaggio che darò al Presidente Fini.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 16,15.

Inversione dell'ordine del giorno.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per proporre alla Presidenza un'inversione dell'ordine del giorno, sostituendo il quarto punto dell'ordine del giorno con il secondo punto. Tecnicamente, quindi, vi sarebbe la sostituzione del seguito della discussione del provvedimento sulla definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto con il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi.
Pertanto, di fatto, signor Presidente, cambieremmo il provvedimento all'esame iniziale da parte dell'Assemblea. Rimarrebbe, al secondo punto dell'ordine del giorno, l'assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 5123 e all'ultimo punto dell'ordine del giorno andrebbe, qualora fosse approvata la proposta che le chiedo di porre in votazione, il provvedimento, a prima firma dell'onorevole Tenaglia, relativo alla definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, provo a sintetizzare e a ripetere in maniera più chiara - non perché non sia stato chiaro, ma perché vi era distrazione in Aula - quello che l'onorevole Baldelli ha proposto, chiedendo l'inversione dell'ordine del giorno.
In sostanza, si dovrebbe passare adesso all'esame del provvedimento al quarto punto dell'ordine del giorno, che reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi; quindi, successivamente alla discussione del testo unificato, si dovrebbe passare al provvedimento al terzo punto dell'ordine del giorno, recante l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa. Poi, di seguito, si dovrebbe discutere il provvedimento al secondo punto dell'ordine del giorno. Questa è la proposta che l'onorevole Baldelli ha avanzato, relativa all'inversione dell'ordine del giorno.
Adesso, ai sensi del nostro Regolamento, darò, per non più di cinque minuti, la parola a un deputato contro e uno a favore della proposta di inversione dell'ordine del giorno.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi scusi per la voce. Sono intervenuto anche per ringraziarla perché, in Pag. 15effetti, lei è riuscito a chiarire quello che era non molto intelligibile nelle parole del collega Baldelli. Ma, come si sa, questo può accadere.
Intervengo brevemente e non le ruberò cinque minuti. Dico solo che noi non siamo d'accordo con questa inversione dell'ordine del giorno, perché non ve n'è alcuna necessità. Abbiamo, alla nostra attenzione, il provvedimento relativo alla definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto. La Commissione ha svolto il suo lavoro, è pronta per discutere il complesso degli emendamenti e per entrare nel merito del provvedimento stesso. Pertanto, non vi è alcuna necessità di inversione dell'ordine dei lavori.
Per questo, il nostro gruppo esprimerà senz'altro un voto contrario sulla proposta di inversione dell'ordine del giorno e siamo fiduciosi in un largo consenso su questa nostra posizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prendo atto che non vi è nessuno che intende parlare a favore.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente all'esame del punto 4 dell'ordine del giorno, che reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi e, quindi, all'esame del punto 3 dell'ordine del giorno, recante l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
(È approvata).

La Camera approva per 278 voti di differenza.
Ricordo che non vi è stata la registrazione dei nomi e che non è necessario recarsi al banco della Presidenza per eventuali segnalazioni.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Froner ed altri; Anna Teresa Formisano; Buttiglione ed altri; Della Vedova e Cazzola; Quartiani ed altri: Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi (A.C. 1934-2077-3131-3488-3917-A) (ore 16,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Froner ed altri; Anna Teresa Formisano; Buttiglione ed altri; Della Vedova e Cazzola; Quartiani ed altri: Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi.
Ricordo che nella seduta del 16 aprile 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Froner 2.13, 2.14, 4.16 e 4.15, Mantini 2.10, 4.10, 4.11 e 7.10 e Quartiani 4.13.
Avverto altresì che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.100 (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate), che è in distribuzione e con riferimento al quale il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per le ore 16 di oggi.
Avverto inoltre che, per un errore materiale, l'emendamento Siliquini 2.15 è stato inserito a pagina 9 del fascicolo, laddove invece, incidendo sul comma 6 dell'articolo 2, sarà posto in votazione dopo l'emendamento Torazzi 2.12 a pagina 7 del fascicolo.
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate), che sono distribuiti in fotocopia.

Pag. 16

Sull'ordine dei lavori (ore 16,23).

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, le chiedo un minuto soltanto per ricordare una ricorrenza storica che cade oggi, soltanto un minuto. Cento anni fa, a Fez in Marocco ci fu un pogrom terribile in cui furono ammazzati migliaia di israeliti ed oggi ricorrono i cento anni.
Questo serva a quanti dicono che i problemi tra ebrei e mondo islamico sono sorti a causa della fondazione dello Stato di Israele. I problemi, purtroppo, c'erano anche prima ed il pogrom del 17 aprile del 1912 lo prova.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Cimadoro 1.10 e Siliquini 1.11 e 1.12.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 1.10 formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, noi abbiamo espresso le nostre perplessità su questo provvedimento da subito, da quando è iniziato l'iter in Commissione. Gli emendamenti che abbiamo presentato rispetto ai 10 articoli che compongono il provvedimento mirano alla soppressione di tutti gli articoli o perlomeno di otto articoli perché riteniamo che il provvedimento stesso non vada a favore dell'utente finale o del cittadino. Peraltro, si pone in contrasto con un'indagine dell'Antitrust del 1998. Così recita: «Condusse un'indagine conoscitiva sul mondo delle professioni, conclusasi con la stigmatizzazione dell'eccesso di regolamentazione delle professioni in Italia».
L'indagine suggeriva al legislatore un percorso fondato sostanzialmente sul principio: «no» a nuovi ordini, «no» a nuove riserve professionali, «sì» al riconoscimento nelle nuove professioni in un quadro di libertà e di esercizio. Questo è il tema. Non dovevamo discutere di come imbrigliare le professioni non regolamentate. Di fatto esistono situazione drammatiche nel nostro Paese. Voglio farvi solo un esempio a corollario del provvedimento che riguarda la Camera di commercio di Bergamo, che è una delle Camere di commercio importanti sul nostro territorio nazionale. Si tratta di una banalità: un idraulico che per quattro o cinque anni ha svolto onestamente il suo lavoro presso il suo datore di lavoro, un artigiano che aveva tre dipendenti, decide di intraprendere un'attività per conto suo, va ad iscriversi alla Camera di commercio e si accorge che il suo ex datore di lavoro non aveva la qualifica per tre dei quattro punti per cui era stato autorizzato, cioè uno che fa l'idraulico, che fa le grondaie dei tetti, che fa i sanitari, che fa il riscaldamento, che fa il raffrescamento, può fare uno, due, tre, quattro o cinque cose. Questo ragazzo si è ritrovato ad avere lasciato il lavoro, ad avere iniziato immediatamente Pag. 17un'attività tout court e a non poter eseguire i lavori perché non era autorizzato. La Camera di commercio avrebbe potuto dargli questa possibilità solo un anno e mezzo dopo, perché gli esami intanto non potevano essere fatti e non poteva iscriversi al ruolo. Stiamo organizzando queste nuove professioni in questo modo, non dando una possibilità di apertura, ma di chiusura, di burocrazia. Questo sarà il risultato di questo provvedimento. Signor Presidente, tutti i nostri emendamenti - faccio il corollario finale - sono soppressivi dell'articolato, per cui questo è il risultato finale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in realtà devo esprimere delle valutazioni un po' diverse da quelle del collega Cimadoro. Noi dell'Unione di centro salutiamo con grandissimo favore il percorso fatto e riteniamo anche che questo provvedimento, che è stato oggetto di un lavoro comune, che ha visto convergere una larghissima maggioranza parlamentare, sia un po' un risultato storico. Con il riconoscimento delle associazioni delle nuove professioni, professioni non regolamentate in ordini e collegi, andiamo a modernizzare un settore decisivo dei mercati del lavoro nell'economia della conoscenza e completiamo la riforma delle professioni. Gli ordini professionali sono stati riformati, anche attraverso la promozione delle società professionali, la riduzione e l'eliminazione delle tariffe e molti altri provvedimenti, ma mancava il secondo pilastro. Il secondo pilastro è esattamente quello dei nuovi profili professionali e dei nuovi skill che sono emersi nel terzo millennio, negli ultimi decenni, nelle professioni in moltissimi campi, nella comunicazione, nell'informatica, nel settore immobiliare e nel turismo, in moltissimi settori decisivi per il lavoro e l'economia, che non vedono però la presenza di professioni riconosciute in albi, in ordini e in collegi. Quindi, stiamo dando, attraverso un sistema che - lo dico al collega Cimadoro - non prevede esclusive, riserve o forme chiuse del tipo ordinistico, ma attraverso associazioni professionali, un riconoscimento, un momento di emersione pubblica, ad alcuni milioni di lavoratori della conoscenza, che corrispondono esattamente ai nuovi profili professionali.
L'elenco sarebbe infinito: nei giorni scorsi, in una ricerca americana, emergevano addirittura per il futuro nuove professioni, come il genetista agricolo, il consulente della terza età. Se vogliamo, chi più ne ha più ne metta, perché, in effetti, abbiamo bisogno di servizi per la persona, di nuovi servizi per le imprese, tutti basati su un certo grado di contenuto intellettuale e professionale.
Viviamo nell'epoca del capitalismo intellettuale ed è giusto che esistano nuove forme professionali e di lavoro diverse da quelle rigidamente inquadrate in ordini e collegi. Quindi, quello che ci accingiamo a fare con il provvedimento al nostro esame è un riconoscimento di grandissimo interesse anche per i giovani e per la competitività economica del nostro sistema, facendo anche un atto di responsabilizzazione.
Vogliamo che queste nuove figure professionali abbiano un riconoscimento, un'organizzazione, come è naturale in coloro che esercitano la stessa attività di lavoro, ma abbiano anche una spinta verso la qualità, la responsabilizzazione, alcune misure anche di tipo deontologico, tutto a garanzia dell'utente, senza creare forme sleali di concorrenza con le professioni che vediamo tradizionalmente inquadrate in ordini e collegi.
Infatti, nel provvedimento in esame si prevede espressamente che non deve esserci l'uso né l'abuso di denominazioni professionali appartenenti già ad altre categorie. Dunque, è un provvedimento positivo, a cui noi dell'Unione di Centro concorriamo e abbiamo concorso, in anni di lavoro, con molta determinazione e consapevolezza, e sono certo che l'Assemblea oggi potrà votarlo a larghissima maggioranza.

Pag. 18

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Crosetto, Siliquini, Brandolini, Lusetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
67
Hanno votato
no 431).

Prendo atto che l'onorevole Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Siliquini 1.11, formulato dal relatore.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, per brevità richiamo il testo della proposta emendativa in oggetto che è molto chiaro.
Questo è diretto, semplicemente, a mantenere una distinzione che non è esclusivamente lessicale e formale, ma sostanziale, tra coloro che prestano servizi e coloro che esercitano una professione intellettuale, che è disciplinata dalla nostra Carta costituzionale e dalle nostre leggi che, peraltro, abbiamo recentemente migliorato attraverso il decreto sulle liberalizzazioni che abbiamo votato, (infatti è stato approvato sia al Senato, sia alla Camera). In base alle nostre norme vigenti, Carta costituzionale e codice civile, la professione intellettuale è quella esercitata da chi ha svolto un percorso di studio certificato, ossia da chi ha ottenuto il titolo di laurea universitaria richiesto: cinque anni per fare l'avvocato, sei anni per fare il medico, tre anni per fare il fisioterapista.
L'esercizio delle professioni italiane prevede un percorso, che le qualifica, più lo svolgimento di un esame di Stato. Questo è un concetto fondamentale nel nostro quadro giuridico, che esiste nel tessuto sociale, perché i professionisti intellettuali - cioè coloro che usano il proprio intelletto, come il commercialista, l'ingegnere o il consulente del lavoro - per arrivare ad esercitare questa professione devono subire dei controlli durante il loro percorso di preparazione universitaria e svolgere un esame di Stato. L'articolato, così come è adesso inserito nel provvedimento in esame, crea una grandissima confusione al cittadino italiano perché se chiamiamo professionisti italiani coloro che non hanno seguito un percorso di studi qualificato e certificato, noi consentiamo, in parole povere, ad un diffuso abusivismo di avere una ragione giuridica per esistere.
Quindi, la proposta emendativa in esame non mira a non prevedere una regolamentazione - tra l'altro la nostra Carta costituzionale prevede la possibilità per i privati cittadini di dare vita ad associazioni -, non è contraria allo spirito della legge che prevede la regolamentazione e la creazione di associazioni, ma è volta a non consentire un abuso da parte di coloro che esercitano e offrono un servizio, che sono sicuramente essenziali nel tessuto sociale, ma che offrono un servizio, non esercitano una professione intellettuale.
Dunque, se non manteniamo questa distinzione, legittimiamo l'abusivismo. Entrambi hanno diritto di lavorare in Italia, ma nelle caselle giuste; le professioni intellettuali sono quelle previste dall'ordinamento italiano, mentre gli esercenti i servizi sono dei cittadini che non possono apporre sulla porta del loro studio e dei loro locali il titolo di «professionista intellettuale». Pag. 19La chiarezza giuridica, quindi, è essenziale. A questo mira la mia proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, la proposta emendativa in esame non ci trova d'accordo perché si tratta di una questione più volte trattata e sollevata e che, per la verità, il testo presentato all'Aula, dopo un intenso lavoro in Commissione, risolve abbastanza nitidamente.
Paventare nuovamente l'ipotesi che si possa creare un conflitto tra le professioni cosiddette ordinistiche, il sistema associativo e, soprattutto, il sistema delle nuove professioni non regolamentate - che questo testo normativo intende introdurre nel nostro ordinamento - fa capo, mi si consenta di dirlo, ad un dibattito datato. Il confine tra le professioni regolamentate e quelle oggetto del provvedimento in esame è tracciato nitidamente dal disegno di legge nel suo complesso e, soprattutto, dalla prima parte di questo testo normativo.
Quindi, è improponibile pensare che, attraverso forme diverse dall'articolazione associativa, si possa proporre un esercizio abusivo o diverso da una nitida esplicazione di attività professionali che non sono quelle comprese nelle attività previste dal sistema ordinistico. Questo, peraltro, come abbiamo già detto ieri in sede di discussione sulle linee generali, è, semmai, responsabile di avere rallentato una propria positiva riforma, tanto è vero che il testo che era stato progettato come testo unitario non ha più visto la luce, e adesso è oggetto di un'altra fase di riforma, che sta ancora compiendosi, attraverso l'inserimento di alcuni nuovi principi anche nel sistema ordinistico.
Ma il confine fra i due sistemi, anche sotto il profilo dell'enunciazione delle professioni, nonché delle regole che presiedono a queste stesse diverse professioni, è oramai molto chiaro. Il testo normativo che l'Aula è impegnata oggi ad esaminare, non consente di continuare a riproporre gli equivoci. Anzi, l'iniziativa emendativa, che - per carità! - va compresa in questa direzione, finirebbe per creare inutilmente confusione, cioè per riproporre una tensione fra i due sistemi che non è praticabile.
È per tale ragione che noi siamo contrari ad ogni emendamento che vada in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siliquini 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cossiga, Saltamartini, Ghizzoni, Capodicasa, Ruben, Corsaro, Menia, Lorenzin, Foti... l'onorevole Capodicasa ha votato? Gli onorevoli Ghizzoni e Capodicasa non riescono a votare... Proviamo a sostituire le schede. L'onorevole Capodicasa ha votato. Onorevole Ghizzoni, provi adesso. L'onorevole Ghizzoni ha votato. Onorevole Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
15
Hanno votato
no 489).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Siliquini 1.12 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti. Pag. 20
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siliquini 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Gatti, Reguzzoni, Castagnetti, Traversa, Golfo... l'onorevole Ghizzoni ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 459
Astenuti 45
Maggioranza 230
Hanno votato
11
Hanno votato
no 448).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Carfagna, Giro... l'onorevole Ghizzoni ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 502
Votanti 452
Astenuti 50
Maggioranza 227
Hanno votato
432
Hanno votato
no 20).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, intervengo brevemente, poi magari consegnerò il resto del mio intervento.
Vale, però, la pena ricordare che nell'ultimo rapporto del CENSIS il mondo delle professioni non regolamentate è rappresentato in Italia da oltre tre milioni e mezzo di lavoratori. Quindi, è chiaro che ci stiamo occupando di persone che esercitano attività professionali non organizzate in albi e che contribuiscono in maniera considerevole allo sviluppo del nostro Paese.
Anche l'ISTAT ha individuato più di 800 attività professionali e, calcolando anche il mondo delle partite IVA aperte dai professionisti non regolamentati, arriviamo a circa 700 mila persone.
Tali professioni, non va dimenticato, sono espressione di un contesto in continua espansione, frutto di un costante adeguamento alle esigenze del mercato e al progresso scientifico e tecnologico, nel quale il numero degli occupati è destinato sicuramente, nonostante il momento di crisi, a crescere ancora di più nei prossimi anni. Questo è un problema antico - ce ne siamo occupati sin dalla XIII legislatura - nell'ambito di una più generale riforma delle professioni, per cercare di superare il gap che ci separa dagli altri Paesi europei e sviluppare pienamente anche in Italia quelle attività professionali secondo le linee guida fissate proprio dalla strategia di Lisbona per la realizzazione dell'economia della conoscenza.
La contingenza economica e sociale, non ci sfugge, è sotto gli occhi di tutti. C'è la necessità di valorizzare le migliori energie del Paese e le professioni che fanno l'ossatura della società civile e della sua Pag. 21solidità nell'economia della conoscenza e dei servizi. È questo il settore più innovativo ed evolutivo dello sviluppo e della competizione sulla scena globale.
Se questa crisi ha investito tutto il mondo sviluppato dobbiamo anche dire che sono finiti l'ubriacatura finanziaria che ci ha coinvolto tutti e un certo modo di produrre ricchezza fittizia i cui effetti ci travolgono ormai quotidianamente, e non sappiamo come porvi riparo, a dispetto invece della valorizzazione - che cerchiamo di realizzare anche attraverso questo provvedimento - delle risorse reali, quelle cioè umane ed anche quelle materiali.
Una riforma come quella che ci accingiamo a votare oggi - in particolare per quanto riguarda gli aspetti legati all'articolo 2 - una riforma degna di questo nome non può non avere l'ambizione di essere una vera e profonda innovazione e non un piccolo cabotaggio. Alcune mediazioni sono state necessarie con un lavoro attento dei vari gruppi che sostengono la maggioranza e c'è stata un'attenzione particolare da parte del Governo, ma questa riforma non è stata subordinata ad interessi consolidati e a chiusure corporative che finora ne avevano bloccato il decollo.
Al contrario, quelle chiusure sono state sfidate e superate, nello stesso modo delle professioni, dalle forze sane, aperte, disposte all'innovazione e al concorso tra competenze ed esperienze. In ballo, ovviamente, non ci sono solo legittimi interessi professionali dei singoli e delle loro rappresentanze, ma innanzitutto gli interessi dei cittadini, perché a loro pensiamo, alle loro tutele e alle loro garanzie nelle prestazioni offerte da questi operatori che devono essere deontologicamente motivati, responsabili, costantemente aggiornati negli indirizzi delle loro professioni.
Proprio in questo senso richiamiamo l'emendamento che abbiamo presentato all'articolo 2 - credo che il Governo ne abbia presentato una sua riformulazione - con il quale si prevede la tenuta di un elenco di pubblica consultazione presso il Ministero dello sviluppo economico delle associazioni professionali che operano in conformità agli obblighi di pubblicità e conoscibilità. Una soluzione che non comporta - come ci è stato richiesto - aggravi economici (non sarebbe stato possibile peraltro), in quanto prevede soltanto un'informazione data agli utenti e non una certificazione di veridicità di quanto dichiarato (l'ipotesi del registro è stata scartata).
Il nostro obiettivo è, quindi, quello di istituire un sistema di regole a garanzia dei professionisti e soprattutto degli utenti.
La necessità di aprire il mercato delle professioni alle attività finora non riconosciute e non regolamentate, risponde all'esigenza che i nostri professionisti non vengano sopraffatti dalla concorrenza proveniente dagli altri Paesi europei.
L'Italia, recependo i principi del diritto dell'Unione europea, ha fatto propri il principio della libertà di prestazione dei servizi nonché quello della libertà di stabilimento, che hanno in comune l'oggetto di prestazioni di servizi, in cui rientrano, ai sensi dell'articolo 49 del Trattato sull'Unione europea, anche le libere professioni.
Prendere sul serio le disposizioni comunitarie sulla qualità dei servizi professionali e sulla loro certificazione smuove senz'altro le resistenze e le diffidenze che hanno fin qui bloccato la riforma della professioni, lasciando i cittadini in balia di servizi spesso privi delle necessarie garanzie di qualità.
Ciò - mi accingo a concludere, signor Presidente - nell'ottica di un'azione di rilancio del sistema Italia e, quindi, di profondo rinnovamento della capacità del nostro Paese di produrre innovazione e di soddisfare i bisogni dei singoli e delle famiglie.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è Pag. 22contrario, sugli emendamenti Borghesi 2.11 e Torazzi 2.12.
Gli emendamenti Froner 2.13 e 2.14 e Mantini 2.10 dovrebbero essere stati ritirati.

PRESIDENTE. Lo confermo: sono stati ritirati.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Siliquini 2.15, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 2.11 formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la nostra posizione è ormai nota. Abbiamo chiesto addirittura di sopprimere l'articolo 2 per cui l'Aula sa come la pensiamo.
Al di là delle dichiarazioni, a questo punto gli emendamenti soppressivi che noi proponiamo ad ogni articolo mi danno la possibilità di replicare a qualche argomentazione dei colleghi.
All'onorevole Rao voglio dire che è vero che ci sono due - tre milioni di lavoratori, ma non è il numero che decide o qualifica o che offre possibilità. Tutti questi innumerevoli numeri che l'onorevole Rao ha citato da un rapporto del Censis (che io avevo letto prima) portano a conclusioni diverse da quelle che ha esposto l'onorevole Rao nel suo intervento. Noi andremo a creare associazioni e organismi, e chi vorrà iscriversi ed avere la titolarità dovrà iscriversi e pagare.
Quando l'onorevole Rao dice di garantire un sistema di regole il problema è che noi lo traduciamo all'italiana, lo traduciamo in burocrazia, lo traduciamo in possibilità di arrivare al sistema finale o comunque a lavorare. Questa è la possibilità; ma tutto ciò che questo provvedimento, se adottato, consentirebbe di fare (probabilmente verrà adottato oggi) è già possibile oggi con la vigente legislazione. Non abbiamo bisogno di niente. Infatti i professionisti non regolamentati possono dar vita, loro, a delle associazioni e queste possono, a loro volta, aggregarsi risolvendo così il problema della rappresentanza; basterà attestare l'iscrizione di una professione ad una di tali associazioni per ottenere l'effetto di tutela rispetto ai consumatori.
Di questo non abbiamo assolutamente bisogno. Stiamo imbrigliando categorie di lavoratori che oggi lavorano liberamente. Dovremmo solo dargli la possibilità di essere più professionali e non inchiodarli o ingessarli dentro una gabbia a cui ogni anno bisogna iscriversi e pagare, dando la possibilità ai presidenti e ai vari componenti di quei gruppi di andare in giro per l'Italia a fare convegni ed assemblee. È una battaglia che stiamo facendo tutti e che dovremmo fare tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo solo per dissentire totalmente dalle affermazioni del collega Cimadoro, nel senso che questo testo unificato si propone l'obiettivo opposto (e io credo che credibilmente lo potrà raggiungere): mi riferisco alla possibilità, attraverso una richiesta (non come in passato era stato attraverso le richieste di nuovi ordini professionali e di nuovi collegi), di esercitare una professione essendo riconosciuti da associazioni e da certificatori multipli e non corporativi, con il riconoscimento dell'esercizio della professione in sintonia con le previsioni della disciplina comunitaria; ciò consentirà di certificare la propria professionalità nei confronti degli utenti anche a chi esercita professioni non inserite negli albi e negli ordini professionali. Pag. 23
Delle due l'una: o si persegue l'obiettivo di ampliare a dismisura il sistema corporativo ordinistico, oppure molto più intelligentemente - come si fa con questo testo unificato - si persegue un meccanismo molto più liberale delle professioni liberali di esercizio riconosciuto e certificato, avendo la possibilità di raggrupparsi in associazioni; non pezzi di parastato come succede, ma associazioni regolamentate e competitive tra di loro.
Per cui le osservazioni del collega Cimadoro, a mio avviso, sono infondate rispetto agli obiettivi e al testo del presente provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Martinelli, Caparini, Dal Lago...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
73
Hanno votato
no 422).

Prendo atto che il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Torazzi 2.12.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Torazzi 2.12 formulato dal relatore.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, questo articolo è anche un po' la cartina di tornasole delle luci e ombre di questo provvedimento. Devo dire che sono più le ombre che le luci perché, invece di semplificare le professioni che sono regolamentate, un Governo che si dice liberale è partito regolamentando quelle che non lo erano. È vero che vi sono alcuni aspetti dove delle regole porterebbero un beneficio ai consumatori. Infatti, con l'abbattimento delle frontiere noi abbiamo scoperto improvvisamente che non è vero che l'Europa è una, ma che vi sono titoli e professioni che sono diversi a seconda che uno li abbia conseguiti in Romania o in Bulgaria oppure in Italia o nella Repubblica Federale di Germania.
Mi sembra, però, che sia indicativo di una «bulimia legislativa», mentre ci voleva esattamente uno spirito contrario.
Detto questo, noi abbiamo sottolineato che ci sono professioni che hanno tradizioni diverse, hanno impieghi diversi e hanno diffusioni diverse e ci sono anche gestioni, per esempio delle ASL e della sanità, diverse da regione a regione.
Di conseguenza, ci sembrava evidente chiedere che ci fosse un coordinamento con le regioni, per essere coerenti con le normative esistenti, aumentando in questo modo la tutela dei consumatori. Voi capite, infatti, che avremmo risolto un eventuale problema che adesso si risolverà come sempre quando eventualmente ci dovesse scappare il morto perché qualcuno non ha portato un certo tipo di sterilizzazione degli strumenti o altre applicazioni.
In più, come voi sapete, noi siamo un movimento che considera un valore aggiunto le esperienze date delle singole comunità; tutte devono portare il meglio. Alla base della nostra filosofia vi è il concetto di preferire una concorrenza verso l'alto invece che un appiattimento verso il basso.
Mi sembra che stiamo andando nella direzione di un appiattimento verso il basso con questo provvedimento e mi sembra anche che non si tenga conto delle situazioni oggettivamente diverse che ci sono nel nostro Paese.
Per noi, quindi, questo è un passaggio fondamentale. Chiediamo al Governo e ai gruppi della maggioranza di ripensarci. Lo Pag. 24chiediamo in particolare al PdL che, come ricordiamo sempre, ha sottoscritto un programma per le elezioni, programma che ha portato molti suoi rappresentanti in Parlamento e che prevedeva il federalismo e, quindi, l'attenzione alle comunità e alle diversità.
Detto questo, terremo ben presente il risultato perché avrà sicuramente una valenza sul nostro voto finale.
Ringrazio il Presidente e, con l'attenzione del Governo, vi invito a riflettere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo solo per una brevissima replica al collega Torazzi. Vedo che la Lega Nord Padania e anche l'Italia dei Valori hanno delle perplessità e francamente le motivazioni sono un po' contrarie agli stessi intenti che vengono dichiarati.
Qui non si tratta di fare nuove corporazioni o nuove regolazioni, ma tutto il contrario, ossia si tratta di dare una risposta moderna, effettiva, concreta, pragmatica a una domanda: cos'è oggi un informatico?
A quale ordine è iscritto? Eppure nessuno può negare che oggi l'informatico, il webmaster, chi si occupa di comunicazione ad un certo livello e allo stesso modo potremmo dire nel campo del turismo, dell'immobiliare, di moltissimi altri settori, non è iscritto ad un ordine, ad un albo ma neppure è un «clandestino». È un soggetto professionale che esercita con altri, come è logico, una stessa attività e ha una piattaforma comune di interessi e di problemi. Recita l'articolo 35 della Costituzione che troppo spesso si dimentica, che la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, cioè secondo una visione evolutiva del lavoro. Non possiamo essere fermi soltanto all'idea di lavoro dipendente o di generica partita IVA, che ha una connotazione fiscale, oppure all'idea del pubblico impiego. Abbiamo un nuovo campo di attività professionali che merita di essere riconosciuto: a quale fine? Non al fine di nuove esclusive, collega Cimadoro. Qui non ci sono esclusive, non ci sono obblighi. Chi non vuole associarsi, non si associa. Non c'è un obbligo di associazione. Non siamo in un regime totalitario. Qui c'è la possibilità di riconoscere il lavoro e la professionalità e di assumersi nuove responsabilità in termini di formazione permanente, in termini di una comune previdenza, in termini di alcune regole deontologiche nei confronti degli utenti, possibilmente senza far confusione, cioè senza arrogarsi titoli che invece appartengono a professioni più tradizionali e connotate da organizzazioni ordinistiche. Non c'è alcun ferro da sterilizzare, collega Torazzi. Non è che qui stiamo promuovendo il fatto che il primo che si sveglia fa il chirurgo. Tutto il contrario. Se ha letto il provvedimento, c'è scritto che ci sono le attività riservate, che restano riservate ovviamente ai medici, ai chirurghi, agli avvocati, agli ingegneri per le parti riservate e c'è il divieto di abuso o uso di denominazioni non proprie. Dunque una proposta di legge moderna. Inviterei la Lega e l'Italia dei Valori a guardare le cose con occhi più moderni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ritengo che sia opportuno chiarire che cosa può sottostare a un emendamento come quello che stiamo discutendo rispetto al quale la contrarietà, anche mia personale e del mio gruppo, è data non già dalla formulazione puramente formale quanto per il fatto che l'averlo presentato presuppone che non si sia considerato il fatto che intorno alle professioni non regolamentate vige già una legislazione concorrente ex articolo 117 della Costituzione.
Quindi è capzioso pensare che sia opportuno, all'interno di norme di principio e di regolazione, inserire un appesantimento che sarebbe sì di carattere burocratico e che ci ricondurrebbe ad una logica centralistica e non da sussidiarietà Pag. 25orizzontale. Le singole associazioni, così come nell'articolo 2 di cui stiamo discutendo, finalmente trovano sancito in una legge, in una norma il principio secondo il quale viene loro garantita la libertà di costituzione di associazioni professionali di natura privatistica, che siano fondate su base volontaria e che siano democraticamente organizzate secondo un principio di autorganizzazione e di autoregolamentazione. È questo che viene riconosciuto: la novità di questa norma è il fatto che lo Stato, il legislatore, riconoscono un percorso, un ruolo alle associazioni professionali non regolamentate cioè quelle che non sono dotate di riserva di legge.
Si tratta di un gran numero di professioni nuove, di professioni alle quali sono dediti giovani e donne, che entrano nel mercato del lavoro e devono trovare regole adeguate perché si possa manifestare una nuova relazione tra queste professioni e gli utenti, tra queste professioni e le istituzioni. Ecco perché pensare che questo non si possa incardinare all'interno del percorso che è stato riavviato dalla maggioranza e dal Governo di semplificazione e di liberalizzazione è sbagliato. Non abbiamo la necessità di appesantire, abbiamo la necessità di riconoscere il ruolo nuovo delle professioni associative e quindi di trovare le condizioni perché possano espletare la loro funzione all'interno di un mercato aperto e non di un mercato chiuso, secondo vecchie logiche che dobbiamo sempre più abbandonare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Torazzi 2.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barbieri? Onorevole Reguzzoni? Onorevole Di Virgilio? Onorevole Crosetto? Onorevole Meta? Onorevole D'Incecco? Onorevole Turco? Onorevole Goisis?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 478
Astenuti 22
Maggioranza 240
Hanno votato
52
Hanno votato
no 426).

Prendo atto che i deputati Ruben, Lisi, Germanà, Pionati e Scelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Siliquini 2.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, vi è un principio che vorrei ribadire e sottolineare, perché ho la sensazione che, essendo un tema un po' particolare e tecnico, ovviamente non sia diffusa la conoscenza di queste problematiche. Nessuno mette in dubbio che nuove categorie possano svolgere delle attività «nuove», lo dico tra virgolette, le quali, tuttavia, vanno inquadrate, per essere corretti e non creare confusione nel cittadino, sotto la casella di «prestazioni di servizi». Infatti, se uno non ha fatto un percorso certificato dallo Stato, ma si fa l'autocertificazione in casa, come molte di queste associazioni fanno, arrechiamo un danno ai cittadini. Infatti se noi andiamo a farci aggiustare le ossa o l'apparato muscolo-scheletrico da un fisioterapista che non è fisioterapista, perché non ha fatto il corso di fisioterapia presso l'università di medicina, ma ha preso un «certificatino» da una «associazioncina» privata, che gli dice: «da domani puoi esercitare una professione», noi Stato, in questo momento, mettiamo confusione nelle regole. Infatti il lavoro è un diritto, tutti devono poter lavorare, però non è il caso di «rapportare» il chirurgo. Qui abbiamo tutto l'abusivismo nel campo osteopatia, chiroterapia, fisioterapia. Io personalmente mi accerto, prima di affidarmi ad un fisioterapista, perché ovviamente conosco Pag. 26il problema, se si è laureato presso l'università di medicina, se si è specializzato e cosa ha fatto. Con il provvedimento che approviamo oggi, se non facciamo un piccolo cambiamento come ho suggerito all'inizio e continuerò a dire, e cioè non mutiamo la parola «professioni», che sono quelle intellettuali, in «prestazioni di servizi», nelle quali possono ricadere l'informatico, l'elettroterapia magnetica e tutto quello che di nuovo avanza nel 2012 o che è avanzato già da vent'anni (e che non può collocarsi nell'ambito delle professioni), andiamo a fare confusione nel cittadino e quindi facciamo un danno. Ripeto: i cittadini non possono avere tutti la capacità o la possibilità di andare a verificare il percorso che ha fatto quel signore o signora a cui ci rivolgiamo per un servizio.
Poiché come hanno spiegato Il Sole 24 Ore e il Corriere della Sera in anni di servizi, vi è un abusivismo diffuso in questo campo, un abusivismo enorme che oggi vive border line, a margine, se gli diamo la patente di confondersi con le professioni intellettuali, creiamo un danno ai cittadini. Io ci tengo a dirlo chiaramente: il lavoro sì, ma deve essere precisato, perché, se è un servizio, non è una professione intellettuale.
Soprattutto con riferimento al percorso, vorrei dire che qui vi sono certificati che vengono prodotti dalle singole associazioni: sarebbe come se uno studio legale si nominasse avvocato, e viceversa. Il percorso di professionista può essere stabilito solo dallo Stato: questo voglio dire con i miei emendamenti. Poi, ovviamente, se alcuni la pensano in un altro modo, si valuterà nel percorso parlamentare. Io, almeno, ho la conoscenza a posto.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, dopo questo intervento, non posso che intervenire, almeno per chiarire due aspetti. Il primo è che il provvedimento in esame - chiesto da circa venticinque anni da tutte le categorie non regolamentate - è teso proprio ad evitare gli abusivismi e ad indicare quali sono le regole minime che servono per poter operare. Noi, come Commissione, abbiamo operato avendo sempre chiaro un aspetto: dovevamo liberalizzare e, quindi, non appesantire, non creare un nuovo ordine, ma nello stesso tempo, tutelare i consumatori. È proprio ciò che abbiamo fatto.
Vorrei dire all'onorevole Siliquini che eliminare gli abusivismi è il primo aspetto che riguarderà il provvedimento in oggetto: questo noi siamo convinti di averlo fatto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siliquini 2.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Pasquale... onorevole Costa... onorevole Ventucci... onorevole Laura Molteni... onorevole Bianconi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato
14
Hanno votato
no 487).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 27

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, con riferimento all'emendamento in oggetto vi è una piccola riformulazione che mi è stata portata. Si cambiano due piccole cose, nel senso di sostituire le parole iniziali: «L'elenco delle associazioni professionali», con le parole: «L'elenco in cui sono iscritte le associazioni professionali di cui al presente articolo e le forme aggregative». Sono due piccoli cambiamenti di sintassi che mi sono stati prospettati per un migliore chiarimento.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, veramente il Governo non condivide quanto espresso dal relatore. Infatti, l'espressione «l'elenco in cui sono iscritte (...)» fa pensare ad una cosa diversa rispetto al fatto che le associazioni si assumono - come qui si afferma - la responsabilità circa i requisiti dei loro aderenti, e così via, e i requisiti delle associazioni stesse, e che, poi, è il Ministero a pubblicare l'elenco. Il termine «iscrizione» mi è assolutamente incomprensibile, quindi, o viene chiarito o il Governo esprime parere contrario.

PRESIDENTE. Cosa dice il relatore, onorevole Abrignani?

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, sono gli uffici ad avermi portato la proposta: l'ho letta anch'io e, in effetti, concordo con il Governo. Pertanto, propongo di tornare alla dizione originale dell'emendamento 2.100 della Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, in ogni caso, la proposta è sua, non degli uffici, ovviamente. Dico questo, perché gli uffici non svolgono la funzione di legislatore, con tutto il rispetto per il loro lavoro.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. È una questione di sintassi!

PRESIDENTE. Quindi, nel momento in cui ci si assume la responsabilità di proporla all'Assemblea, ovviamente, essa è del relatore e, poi, sarà l'Assemblea a dover decidere. Eventualmente, gli uffici danno un supporto al lavoro che noi svolgiamo come parlamentari e legislatori.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, davo per buona la formulazione che aveva testè letto il relatore, pensando che si trattasse di una riformulazione di tipo esclusivamente formale.

PRESIDENTE. Anche secondo la Presidenza.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Dopo di che, che ci si faccia aiutare dagli uffici a scriverla o meno è del tutto secondario, anche se ringrazio gli uffici per il lavoro che fanno a supporto dell'attività parlamentare di ciascuno di noi. Detto questo, è evidente che, se il relatore ritira la sua proposta di riformulazione, viene meno l'osservazione del Governo.
Nel caso in cui, invece, si dovesse registrare la necessità di chiarirsi formalmente sul modo in cui è scritto l'emendamento della Commissione e se debba o no rimanere così com'era precedentemente, forse sarebbe meglio fare cinque minuti di sospensione e garantire al Comitato dei nove di chiarirsi con il Governo, in modo tale da non tornarci un'altra volta.
Signor Presidente, questo è un provvedimento che sono esattamente 17 anni che si cerca di adottare per garantire un po' di modernità a questo Paese. Sarebbe sbagliato pensare che facciamo una formulazione sbagliata qui per poi metterci nelle mani del Senato che ce lo rinvia di nuovo per poi arrivare così alla prossima legislatura. Invece, siccome è chiaro che ciò che scriviamo noi auspicabilmente il Senato Pag. 28lo approvi, è meglio perdere cinque minuti adesso piuttosto che altri cinque anni in futuro.

PRESIDENTE. Vorrei rivolgermi però al relatore, perché non possiamo aprire un dibattito laddove il relatore decida di proporre una cosa, piuttosto che un'altra. Onorevole relatore, ritorna al testo originario o propone una nuova formulazione?

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la proposta della Commissione (non solo del relatore) è quella di tornare al testo originario, in cui non ci sono le parole «in cui sono iscritte», sul quale mi sembra il Governo abbia espresso parere favorevole.

PRESIDENTE. Quindi ritorniamo allo stato dell'arte iniziale. Prendo atto che il Governo è d'accordo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Evangelisti, Zeller, Bocchino, Moroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 503
Astenuti 4
Maggioranza 252
Hanno votato
433
Hanno votato
no 70).

Prendo atto che i deputati Zaccaria e Melandri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Bianconi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 510
Votanti 508
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
437
Hanno votato
no 71).

Prendo atto che i deputati Rao e Melandri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Cimadoro 3.11, mentre è favorevole sull'emendamento Saglia 3.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 3.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 29

Onorevole Goisis... Onorevole Corsaro... Onorevole Biancofiore... Onorevole De Girolamo... Onorevole Cesaro... Onorevole Scilipoti... Onorevole Girlanda... Onorevole Bernardo... Onorevole Bianconi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 512
Votanti 509
Astenuti 3
Maggioranza 255
Hanno votato
78
Hanno votato
no 431).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saglia 3.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... Onorevole Vella... Onorevole Bernardo... Onorevole Benamati... Onorevole Giammanco... Onorevole Volpi... Onorevole Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 513
Votanti 462
Astenuti 51
Maggioranza 232
Hanno votato
439
Hanno votato
no 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gatti... Onorevole Albini... Onorevole Mura... Onorevole Tabacci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 511
Votanti 508
Astenuti 3
Maggioranza 255
Hanno votato
440
Hanno votato
no 68).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, credo che valga la pena di sottolineare gli aspetti più significativi di questo articolo, perché intervengono su alcune questioni che hanno interessato anche il Parlamento europeo e le direttive comunitarie. Innanzitutto, vi è il problema di poter distinguere tra i processi di liberalizzazione e di tutela dei consumatori. Non è una suddivisione banale perché non sempre una liberalizzazione dei mercati porta con sé una sufficiente garanzia e tutela per la qualità dei servizi o dei prodotti che vengono offerti ai consumatori.
Quindi, con questo articolo, alla cui stesura abbiamo contribuito, insieme ai colleghi del Popolo della Libertà, abbiamo cercato di traslare gli aspetti più significativi delle direttive - e, in particolar modo, della «direttiva servizi» - sulla questione che riguarda la tutela dei consumatori. Quando mi è capitato di partecipare alla vita di governo, ho avuto anche l'onere e l'onore di presiedere il comitato per le associazioni dei consumatori, che fa capo al Ministero dello sviluppo economico, e credo che quella sia stata (ed è tutt'ora) un'esperienza importante, perché è utile che vi sia un organismo di tale Ministero che sia rappresentativo di tutte le associazioni e che possa presidiare alla tutela e alla difesa del consumatore, innanzitutto Pag. 30tutelando forme di trasparenza, di correttezza e di veridicità delle dichiarazioni.
Dato che il Ministero dello sviluppo economico sarà anche il depositario degli adempimenti che riguarderanno le professioni cosiddette non regolamentate, non è banale che questo possa avvenire nello stesso dicastero dove trova la massima espressione il «parlamentino» delle associazioni dei consumatori.
Quindi, servono trasparenza, correttezza e veridicità, che dovranno essere massimamente rappresentate e garantite anche attraverso gli strumenti tecnologici più innovativi, e, in particolare, la pubblicità che le associazioni professionali e le loro forme aggregative saranno obbligate, da questa proposta di legge, a dover adottare. Credo che questo venga anche incontro, in parte almeno, alle legittime preoccupazioni di coloro che non vogliono sovrapporre questo tipo di attività professionali a quelle più conosciute come professionistiche, ricadenti appunto nella vita degli albi e nella vita degli ordini professionali.
Attraverso la trasparenza, la correttezza e i servizi che verranno forniti da parte del Ministero dello sviluppo economico, e quindi anche delle informazioni che saranno offerte ai consumatori, sarà possibile, sarà opportuno che anche il singolo consumatore si possa informare su chi siano i soggetti che offrono loro dei servizi. Quindi, anche grazie alle modifiche, che poi riguardano il tema dei marchi in particolare - perché poi ci sarà ovviamente tutto il tema delle certificazioni che deriveranno da questo tipo di riconoscimenti da parte del Ministero - penso che con questo articolo si sia riusciti a trovare un buon compromesso, un buon punto di mediazione tra i diversi interessi legittimi, mantenendo però la priorità dell'interesse dei consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, intervengo per esprimere la soddisfazione del gruppo del Partito Democratico per questo articolo e per il complesso della proposta di legge che qui stiamo esaminando. Infatti, come ha ricordato proprio ora l'onorevole Saglia, è ormai dal 2001 che stiamo lavorando su questo testo, che rappresenta il compromesso che abbiamo raggiunto tra la qualificazione, la certificazione e l'autocertificazione da parte delle associazioni professionali liberamente costituite, e la tutela del consumatore, del cittadino che si avvale di questi professionisti, e ciò è molto importante.
Credo che ciò rappresenti un esempio di come possiamo, in un processo di liberalizzazione, in modo, vorrei dire, lieve di organizzazione, lontano dalle bardature degli ordini professionali, raggiungere allo stesso tempo la possibilità di qualificare ulteriormente il lavoro di tanti professionisti - è stato ricordato che si tratta di tre milioni e mezzo di persone in Italia - e, allo stesso tempo, dare la possibilità al consumatore di avere in qualche modo la possibilità sia di verificare, sia di avere un organismo - o più organismi - che in qualche modo certifichino la professionalità di chi svolge quel tipo di compito. È un risultato molto importante, questo.
Credo che spesso discutiamo dell'efficacia dei lavori della Camera e dell'insieme del Parlamento. Ecco, questa è una proposta di legge estremamente importante, peraltro molto attesa nella società italiana da tanti professionisti, da tante associazioni, che spesso hanno invano, negli anni passati, reclamato più attenzione da parte della politica per risolvere un problema molto importante e molto sentito. Direi che è anche un messaggio di fiducia: siamo in grado di dare un quadro di riferimento lieve ma, come dire, di serietà, che può spingere tante professioni a sviluppare la propria attività puntando alla qualità e avendo il rispetto del consumatore come prodotto finale del proprio servizio.

Pag. 31

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

ANDREA LULLI. Credo che questa sia una fase importante e che questo articolo, come gli altri che abbiamo già votato, rappresenti nella sua semplicità un lavoro molto importante che, siamo fiduciosi, potrà aiutare a svilupparsi il mondo delle libere professioni nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Borghesi 4.12 e sugli identici emendamenti Mantini 4.10 e Quartiani 4.13, peraltro già ritirati. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Froner 4.14, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Froner 4.16.

PRESIDENTE. Onorevole relatore, l'emendamento Froner 4.16 è stato ritirato, così come il successivo emendamento Mantini 4.11.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 4.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, mi permetto rispettosamente di replicare all'amico Lulli, soltanto con due parole e con rispetto - ci mancherebbe altro - perché si tratta di un collega che in Commissione è molto attivo.
Questo non è il provvedimento che l'Italia si aspetta, collega Lulli: credo e spero che questo Parlamento abbia approvato in questi anni qualcosa di più importante. Non credo che i milioni di cittadini professionisti o semiprofessionisti nelle attività che normalmente già adesso svolgono - è vero, con qualche difficoltà - possano ottenerne dei benefici. Noi avevamo proposto strade e soluzioni che non dovessero essere invasive rispetto ad una burocrazia opprimente. È solo su questo punto che non siamo d'accordo, dopodiché il provvedimento va avanti da sé e porta con sé tutto quello che prevede in relazione alla burocrazia, alla Camera di commercio o all'ordine di riferimento.
Non so cosa voi riscontriate sui vostri territori, ma noi, che abbiamo una presenza territoriale abbastanza diffusa, riusciamo a percepire la difficoltà dell'artigiano o del piccolo lavoratore, che quando gli dici: «devi andare alla Camera di commercio a chiedere qualcosa», si mette le mani nei capelli. La prima cosa che fa è chiederlo al suo professionista. Per cui ci sarà comunque un costo. Erano queste barriere che noi non volevamo. Dopodiché è corretto regolamentare professioni o attività che non sono regolamentate, ma tutto ciò che è venuto dietro non è corretto.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 4.12.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 4.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Duilio, Concia, Russo, Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 32

(Presenti 495
Votanti 492
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato
32
Hanno votato
no 460).

Prendo atto che i deputati Rivolta e Reguzzoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 4.14, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Anna Teresa Formisano lo sottoscrive.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 500
Votanti 494
Astenuti 6
Maggioranza 248
Hanno votato
464
Hanno votato
no 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gelmini, Giammanco, Scilipoti, Della Vedova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 502
Votanti 497
Astenuti 5
Maggioranza 249
Hanno votato
476
Hanno votato
no 21).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Cimadoro 5.10, mentre il parere è favorevole sull'emendamento Froner 5.11.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 5.10 formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 5.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, La Russa, Malgieri, Nizzi, Pedoto, Iapicca, Cera...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato
38
Hanno votato
no 469).

Pag. 33

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 5.11, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nizzi, Fontanelli, Mazzarella, Mondello, Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 458
Astenuti 49
Maggioranza 230
Hanno votato
433
Hanno votato
no 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pisicchio, De Nichilo Rizzoli, Scilipoti, Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 499
Astenuti 7
Maggioranza 250
Hanno votato
483
Hanno votato
no 16).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,40).

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, il mio sarà un intervento molto rapido, perché il Ministro Terzi ha appena annunciato la liberazione di Maria Sandra Mariani (Applausi), che è una cittadina italiana toscana che era stata rapita in Algeria. Sapevamo da tempo che l'Unità di crisi della Farnesina era al lavoro e la vicenda si è conclusa positivamente.
Ne approfitto, credo a nome di tutta l'Aula, per manifestare la nostra vicinanza a tutti gli ostaggi italiani che si trovano ancora all'estero. In particolare, seguiamo con attenzione la vicenda di Rossella Urru, visto che i cambiamenti politici nel Mali certamente hanno cambiato anche gli equilibri nell'area, e quindi rendono tutto ancora più complicato.
Però, credo che la vicinanza dell'Assemblea alla famiglia di Maria Sandra Mariani e anche al nostro Ministro degli affari esteri sia doverosa in questo momento (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, grazie per la bella notizia. Partecipiamo alla gioia della famiglia, rinnoviamo le nostre congratulazioni a chi ha gestito questo difficile problema e ci auguriamo di avere presto altre belle notizie.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Devo avvisare che l'emendamento Borghesi 6.10, su cui tra poco la Commissione si esprimerà, reca una parte consequenziale che è stata già assorbita dalla parte consequenziale dell'emendamento 2.100 della Commissione, già approvato dall'Assemblea.
Quindi, quello che rimane è un emendamento meramente soppressivo, e quindi voteremo, eventualmente, il mantenimento dell'articolo. Pag. 34
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Borghesi 6.10.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 6.10, formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zinzi, Palagiano, Castagnetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 516
Votanti 464
Astenuti 52
Maggioranza 233
Hanno votato
438
Hanno votato
no 26).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Cimadoro 7.11, accetta l'emendamento Froner 7.12 e formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Siliquini 7.13.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 7.11, formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la tutela dei consumatori è lo scopo finale del provvedimento, per cui, se qualcuno è iscritto ad un'associazione, quest'ultima deve avere un parametro e una base: una persona è iscritta se supera questo, fa quest'altro, si comporta in un certo modo e ha raggiunto certi risultati. Questo è e dovrebbe finire lì! Per cui, per tutti quelli che sono iscritti a quella associazione è inutile che noi prevediamo e facciamo un elenco di situazioni. Pag. 35
Per questo abbiamo chiesto di sopprimere la proposta emendativa in esame, non serve, è solo burocrazia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 7.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Scanderebech, D'Antoni, Realacci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 503
Astenuti 5
Maggioranza 252
Hanno votato
91
Hanno votato
no 412).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 7.12, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prendo atto che l'onorevole Anna Teresa Formisano sottoscrive l'emendamento.
Onorevoli Traversa, Garagnani, Paladini, Marchignoli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 503
Astenuti 5
Maggioranza 252
Hanno votato
436
Hanno votato
no 67).

Prendo atto che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Siliquini 7.13.
Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro dell'emendamento Siliquini 7.13 formulato dal relatore.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, credo che, per spiegare la proposta emendativa in esame, sia sufficiente leggerne il testo con un attimo di attenzione, voglio spiegarlo solo in questo modo.
L'emendamento in questione stabilisce che: «Le attestazioni, al fine di non divenire ingannevoli nei confronti di cittadini e utenti, devono obbligatoriamente contenere i riferimenti dei titoli di studio in possesso e il dettaglio del percorso di aggiornamento svolto, nonché le relative competenze».
Si tratta, quindi, di un emendamento che si pone in coerenza con un'impostazione che ho voluto precisare all'Aula, ossia che al cittadino consumatore, utente, chiamiamolo come vogliamo, si deve trasparenza. Nel momento in cui si deve trasparenza da parte di tutti non vedo perché non debbano essere sottoposti a questo obbligo di trasparenza anche coloro che offrono servizi ed esercizi e che non svolgono professioni intellettuali.
Quindi, la mia richiesta è di trasparenza e di evidenziare titoli di studio, percorsi, certificazioni e competenze.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siliquini 7.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 36
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Sardelli, Buonanno, Brunetta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 502
Astenuti 4
Maggioranza 252
Hanno votato
20
Hanno votato
no 482).

Prendo atto che la deputata Nirenstein ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 504
Astenuti 4
Maggioranza 253
Hanno votato
424
Hanno votato
no 80).

Prendo atto che la deputata Melandri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Borghesi 8.11.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Saglia 8.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 8.11 formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, insistiamo per la votazione.
Si tratta di quanto noi abbiamo detto finora. Insomma, addirittura, nella seconda parte dell'articolo 8, il professionista iscritto ad un'associazione professionale che ne utilizza l'attestazione - al di là del fatto che se non si riscrive poi viene cancellato, per cui c'è comunque un onere - ha l'obbligo di informare l'utenza del proprio numero di iscrizione all'associazione.
Non so come, ma qualcosa dovrà fare e dovrà pure spendere dei quattrini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 8.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Saltamartini, Sardelli... l'onorevole Sardelli ha votato... l'onorevole Scilipoti ha votato... onorevole Pag. 37Tortoli... onorevole Crosetto... ancora non riesce a votare l'onorevole Saltamartini... onorevole Antonione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 500
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
76
Hanno votato
no 424).

Prendo atto che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saglia 8.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Misiani, onorevole Nirenstein... Onorevole Scilipoti... ma è proprio sfortunato oggi! Onorevole Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 507
Votanti 504
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato
419
Hanno votato
no 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Murer, Pionati, Marmo... Ancora l'onorevole Murer... onorevole Mura...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 505
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato
438
Hanno votato
no 67).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Cimadoro 9.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 9.10, formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. No, signor Presidente, e insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, intervengo brevissimamente per ricordare ai colleghi che l'articolo 11 prevede una clausola di neutralità finanziaria. Pag. 38Io non so però se la gente sa che redigere norme UNI e mantenerle attive ha un costo.
Inoltre, in fondo al comma 2, si dice che comunque la certificazione si rilascia anche a chi non è iscritto alle associazioni. Mi sembra un poco come dire che il re è nudo: questo provvedimento non serve a molto.
PRESIDENTE. Poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 9, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti...

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, cosa stiamo votando?

PRESIDENTE. Stiamo votando il mantenimento dell'articolo 9. Chi è favorevole a mantenerlo esprime voto favorevole, chi è contrario esprime voto contrario.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 501
Astenuti 5
Maggioranza 251
Hanno votato
439
Hanno votato
no 62).

Pendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Vorrei invitare i colleghi dopo aver votato a rimanere al loro posto, perché ci sono delle luci a cui non corrisponde nessun onorevole. Non vorrei che qualcuno avesse ripreso le vecchie cattive abitudini (Commenti).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate). Avverto che la parte consequenziale dell'emendamento Borghesi 10.10, che incide sull'articolo 11 del testo, risulta preclusa a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.100 della Commissione. L'emendamento Borghesi 10.10 sarà pertanto posto in votazione limitatamente alla sua parte principale che reca la soppressione integrale dell'articolo 10.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Borghesi 10.10, come appena indicato.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Marchioni 10.11 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 1 sostituire la parola «vigila» con le parole «svolge compiti di vigilanza». Ci sarebbe questa richiesta di riformulazione alla presentatrice.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, anche per quanto riguarda la riformulazione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 10.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, alla fine del provvedimento riusciamo a capire e a mettere insieme tutto quello che deve fare il Ministero dello Pag. 39sviluppo economico, ma non riusciamo a capire quanti soggetti o quanti professionisti o quante persone saranno dedicate a tali compiti e con quali risorse verrà verificato tutto quello che sul territorio avviene. Di fatto al Ministero verrà costituita una specie di Authority di controllo rispetto a tutto il provvedimento che abbiamo messo in campo, ma noi non sappiamo né con quali risorse né con quante risorse.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 10.10, ad eccezione della parte consequenziale non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ruben, onorevole Scilipoti, onorevole Gianni, onorevole Mondello, onorevole Bosi. Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 447
Astenuti 50
Maggioranza 224
Hanno votato
29
Hanno votato
no 418).

Passiamo all'emendamento Marchioni 10.11.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'emendamento Marchioni 10.11.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del relatore e del Governo. Vorrei dire solo una parola per sottolineare come in qualche modo questo emendamento serva per rinforzare quello che abbiamo sostenuto e che già i colleghi hanno sottolineato: questo provvedimento serve a tutelare gli utenti e la professionalità di tutti coloro che operano in questi settori. Per cui l'idea che siano le associazioni a poter garantire per i loro associati, e l'idea che sia il codice del consumo (che è appunto il provvedimento più ampio a tutela dei consumatori) ad essere la garanzia finale di tutte le affermazioni veritiere o non veritiere, ci sembra che sottolinei in modo adeguato che questo provvedimento serve a tutelare la serietà degli operatori e a garantire gli utenti consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marchioni 10.11, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Russa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 498
Votanti 495
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato
417
Hanno votato
no 78).

Prendo atto che il deputato Vassallo ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani, onorevole Scandroglio, onorevole Aracu, onorevole Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 40
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 444
Astenuti 49
Maggioranza 223
Hanno votato
424
Hanno votato
no 20).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Cimadoro 11.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.100 della Commissione, che recava una parte consequenziale incidente sull'articolo 11, l'emendamento interamente soppressivo di tale articolo non può essere posto in votazione. Dobbiamo pertanto porre ai voti direttamente l'articolo 11.
Passiamo alla votazione dell'articolo 11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la risposta alla richiesta che l'Italia dei valori faceva rispetto all'articolo precedente sta nell'articolo 11 ed è di tutta evidenza: il Ministero dello sviluppo economico provvede agli adempimenti ivi previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Evidentemente, abbiamo a disposizione delle persone oggi al Ministero dello sviluppo economico che non fanno niente; oppure quelle che verranno messe a disposizione per le necessità e le urgenze di questo provvedimento saranno tolte da una forza lavoro, ovvero qualcuno verrà e ci sarà un posto sguarnito. Ci sono delle risorse? A che scopo? A cosa serve? Le associazioni libere, che potevano iscriversi senza tutta questa struttura legislativa, avrebbero riportato il risultato migliore senza burocrazia.

PRESIDENTE. Ricordo che votiamo direttamente l'articolo. Non cambia nulla, in ogni caso chi vuole mantenere l'articolo 11 vota «sì» e chi vuole il contrario vota «no».

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, non ho capito una cosa. Abbiamo adesso l'emendamento Cimadoro 11.10 e poi abbiamo il mantenimento. Facciamo un unico voto.

PRESIDENTE. Un unico voto perché, dobbiamo votare direttamente l'articolo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Repetti, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 501
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
483
Hanno votato
no 18).

Pag. 41

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo non accetta gli ordini del giorno Scilipoti n. 9/1934-A/1, Di Biagio n. 9/1934-A/2 e Patarino n. 9/1934-A/3. Signor Presidente, posso motivare ora i pareri o devo rinviare la motivazione?

PRESIDENTE. Se vuole può motivare.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1934-A/1 il parere è contrario perché la professione di osteopata fa appunto parte delle professioni che stiamo trattando con questo provvedimento di legge. La stessa cosa vale per la professione di mediatore interculturale dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/1934-A/2, anch'essa già compresa nelle professioni non regolamentate di cui tratta il provvedimento in oggetto. Infine, la stessa cosa vale ovviamente per la professione di osteopata per quanto riguarda l'ordine del giorno Patarino n. 9/1934-A/3.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/1934-A/4 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Garagnani n. 9/1934-A/5.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1934-A/1, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1934-A/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Mario Pepe (PD)...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 415
Astenuti 4
Maggioranza 208
Hanno votato
31
Hanno votato
no 384).

Prendo atto che la deputata Cosenza ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Servodio e Mario Pepe (PD) hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/1934-A/2, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Biagio n. 9/1934-A/2, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Testa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 414
Astenuti 45
Maggioranza 208
Hanno votato
23
Hanno votato
no 391).

Prendo atto che i deputati La Loggia, Rampelli e Grassi hanno segnalato che Pag. 42non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Peluffo ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/1934-A/3, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Patarino n. 9/1934-A /3, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rampelli... onorevole Vignali...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 430
Astenuti 48
Maggioranza 216
Hanno votato
29
Hanno votato
no 401).

Prendo atto che i deputati Grassi e Bachelet hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/1934-A/4, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/1934-A/5, accolto dal Governo come raccomandazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che sia un fatto estremamente positivo che, dopo così tanti anni, giunga alla discussione e all'auspicatissima approvazione dell'Aula questo provvedimento.
Per troppo tempo abbiamo considerato le professioni cosiddette non organizzate o non regolamentate come qualcosa di estraneo alla vita professionale del Paese e, contemporaneamente, per troppo tempo ci siamo riempiti la bocca di quelle milioni di partite IVA che rappresentavano un elemento fondamentale, importante, un traino per l'economia del Paese.
Queste due considerazioni, queste due riflessioni sono profondamente contraddittorie. In questi ultimi vent'anni il mondo del lavoro è profondamente mutato in Italia. Nuove professioni sono nate, nuove attività professionali si sono affermate e si sono determinate e costruite uno spazio.
Certamente, qui non si chiede, come spesso molti detrattori di questo provvedimento hanno sottolineato, il proliferare ordinistico, la creazione di nuovi ordini professionali. Ad esempio, ritengo che gran parte degli ordini professionali potrebbero tranquillamente essere aboliti nell'ottica di una sempre maggiore liberalizzazione dell'esercizio delle professioni in questo Paese.
In questi vent'anni le professioni sono profondamente mutate: pensiamo alle nuove professioni nate nel mondo dell'informatica e delle nuove tecnologie delle comunicazioni. Parole come webdesigner cioè disegnatore, progettista di siti web, soltanto fino a pochi anni fa non avevano cittadinanza. Oggi sono centinaia, se non migliaia, i giovani che si cimentano, aprono una partita IVA, insieme ad alcuni colleghi o da soli e tentano la strada che le nuove attività professionali loro permettono.
Certo anche i curriculum professionali sono vari, non scontati, per alcuni versi anche inediti. Un giovane giunge magari a fare il progettista e il designer di siti webPag. 43con percorsi professionali, di studio, con curriculum scolastici non univocamente definiti.
Potrei fare molti esempi ancora in questo senso. Ritengo che qui non si tratta, da questo punto di vista, di costruire nuove infrastrutture, nuove strutture ordinistiche, ma si tratta di dare nell'interesse degli utenti e dei consumatori - sottolineo: nell'interesse dell'utente e del consumatore - quella forma minima di riconoscimento, di certificazione come giustamente prevede questo provvedimento che ne permette una loro definizione più puntuale, che conduca questi professionisti alle doverose, giuste, necessarie e certificate attività di aggiornamento e formazione professionale, che ne definisca da un punto di vista normativo le forme aggregative.
Insomma, io ritengo che il provvedimento in esame sia tanto atteso: ormai parliamo di 17 anni. Io ricordo che l'onorevole Tabacci era allora presidente della X Commissione attività produttive e quanto, già da allora e fin da allora, discutemmo del tema delle regolamentazione delle professioni non regolamentate.
In conclusione, signor Presidente, il nostro gruppo voterà convintamente a favore del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, questa legislatura è cominciata con il Ministro Calderoli per la semplificazione, che sembrava nelle prospettive avesse la possibilità di portare qualche sollievo alla burocrazia soffocante che regna su tutto il nostro Paese e su tutte le istituzioni, soprattutto quelle pubbliche. Infatti, noi siamo in grado di burocratizzare anche gli organismi privati in Italia, noi riusciamo a burocratizzare anche quelli.
Pertanto, questo è il risultato: il provvedimento in esame è la certificazione che il Ministro Calderoli ha fallito rispetto al suo impegno iniziale (3 anni di semplificazione e nessun risultato); e si prosegue con questo Governo Monti che riesce a portare in Aula provvedimenti che alla fine complicano sempre di più la situazione burocratica del nostro Paese.
L'Italia dei Valori ha espresso la contrarietà al provvedimento, sottolineando come il provvedimento si muova in direzione contraria alla liberalizzazione delle attività economiche, rilevando come in sostanza si prevedano nuovi oneri amministrativi. È questo che abbiamo sottolineato ed è per questo che durante l'esposizione degli emendamenti continuavamo a sottolineare le difficoltà, perché comunque delle risorse vanno stanziate rispetto a questo provvedimento, non tanto in capo al Ministero, perché potrebbe - come si dice - pagare Pantalone e non pesa a nessuno, ma comunque anche al professionista che dovrà regolamentare la sua posizione e organizzarsi in ordini e professioni e in albi professionali. Infatti, anche lì vi è comunque un rinnovo costante.
Nel dichiarare, pertanto, la propria contrarietà in merito al provvedimento in esame, Italia dei Valori osserva come esso sia suscettibile di determinare anche effetti negativi per la finanza pubblica. Abbiamo visto questo e lo abbiamo sottolineato con riferimento agli articoli 6 e 10 del provvedimento, che costano soldi all'istituzione pubblica, questo è.
Nel nostro ordinamento esistono tre forme: quelle ordinistiche, quelle regolamentate e quelle non regolamentate e non organizzate in ordini e collegi, questo è. Ciò ha funzionato e continua a funzionare. Avrebbero bisogno di piccole e semplici regole per poter funzionare al meglio. Avrebbero bisogno di una certificazione e quella è la loro offerta: se tu sei iscritto a quella associazione vuol dire che hai superato questa o quell'altra posizione.
Io prima in Aula vi ho fatto un esempio di burocrazia e lo ripeto: la camera di commercio, dove vi è di fatto una cristallizzazione della vicenda; cioè, lì vige l'espressione «chiusi nella torre d'avorio». Chiedete voi ad un qualsiasi artigiano del vostro territorio: non sa neanche dov'è la camera di commercio, perché ci manda il Pag. 44professionista, è ovvio, perché ha paura di affrontare istituzioni di questo tipo, che diventano sempre più complicate e sempre più onerose.
Quelle non regolamentate, che non hanno una definizione legislativa, si individuano per contrapposizione con le professioni regolamentate. Secondo l'orientamento fatto proprio dalla Corte di giustizia si tratta di quelle attività le cui modalità di accesso e di esercizio non sono direttamente o indirettamente disciplinate da norme di natura giuridica, cioè da disposizioni di legge o regolamento amministrativo.
In questo quadro, il testo unificato oggi alla nostra attenzione disciplina forme aggregative, un registro relativo ai requisiti di iscrizione, l'autoregolamentazione volontaria, un sistema di attestazione delle competenze e, infine, la vigilanza ministeriale del registro di cui parlavamo prima.
Il sottosegretario e il Governo non sono stati in grado di farci capire quanto costerà questa vicenda, perché, di fatto, sarà un'authority a controllare tutte queste corporazioni.
Il motivo è presto detto: tutto ciò che è previsto in questo provvedimento, se adottato, è già possibile oggi con la legislatura vigente, l'ho già detto in precedenza. Infatti, i professionisti non regolamentati possono dare vita a proprie associazioni, e queste possono, a loro volta, aggregarsi, risolvendo così il problema della rappresentanza. Quanto agli attestati, che non rappresentano un requisito necessario per l'esercizio dell'attività professionale, basterà attestare l'iscrizione ad essa di una professione per ottenere l'effetto di tutela che i consumatori hanno diritto ad avere e di garantire la trasparenza del mercato e dei servizi professionali. Questo chiedevamo: era una cosa semplicissima, una norma costituita da un articolo, con quattro righe; e sarebbe stata sufficiente a soddisfare l'esigenza dei 2-3 milioni interessati - perché le cifre vengono sparate anche un po' a vanvera -, diciamo anche 3 milioni e mezzo, perché in Aula ho sentito anche questa cifra.
Già oggi, l'articolo 26 del decreto legislativo n. 206 del 2007 consente alle associazioni non regolamentate di chiedere l'iscrizione all'elenco tenuto dal Ministero della giustizia per l'elaborazione di piattaforme comuni a livello di unioni. Vi è, quindi, un riconoscimento ad altissimo livello, con relativo controllo ministeriale. È già previsto, per cui non c'è bisogno, stiamo perdendo tempo. La proposta di legge sulle associazioni non regolamentate non produce, quindi, i benefici attesi per i professionisti né per i consumatori. Questo è il risultato.
La soluzione a questo problema non si trova preparando il terreno a nuovi ambiti di riserve professionali. Infatti, noi stiamo creando nuove caste, a cui andremo a bussare: in campagna elettorale, andremo da questi ordini, probabilmente, a chiedere i voti, perché diventeranno questo, saranno caste organizzate. Già con riferimento ai nostri ordini, avremmo voluto abolire quelli che sono garantiti in quest'Aula: avremmo voluto abolire anche quelle barriere e, invece, ne aggiungiamo altri. Parliamo di gente che non ha mai chiesto di avere un ordine né di avere un albo, ma ha chiesto solo di lavorare, e chiede di lavorare, e di essere autorizzata a rilasciare dichiarazioni o attestati. Questo chiedeva.
Il vero tema di discussione, che deriva dall'Unione europea e dalle riflessioni del Garante della concorrenza e del mercato, porta il confronto, in realtà, sulla necessità di identificare le attività dei professionisti come attività di impresa. Questo è uno dei dati di riferimento importanti. Per la giurisprudenza comunitaria, rientra nella nozione di impresa, secondo il Trattato, qualsiasi entità che eserciti un'attività economica a prescindere dal suo stato giuridico e dalle sue modalità di finanziamento. Ecco il problema.
Io credo, comunque, che in relazione a questa vicenda, approvare sia una perdita di tempo a questo punto: noi siamo qui, e sicuramente mettiamo a rischio e a repentaglio soldi pubblici che potrebbero essere spesi in modo migliore, viste le Pag. 45necessità e le urgenze di sistema e di mercato, legate al momento, molto più importanti che abbiamo oggi.
Ho sentito colleghi parlamentari dire che sta arrivando in Aula un provvedimento che aspettavamo da vent'anni: ma non è questo il risultato che vent'anni fa si chiedevano, probabilmente, i vari professionisti non regolamentati in giro per l'Italia. Avrebbero chiesto una libertà maggiore: questa, invece, è una gabbia maggiore che mettiamo sulla testa dei nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, io credo che, a differenza di ciò che ha sostenuto poc'anzi il mio collega, ci troviamo di fronte ad una svolta storica, forse, attesa da tanto tempo dal mercato. Signor Presidente, posso chiedere... non voglio che mi ascoltino, ma...

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, il brusio in Aula è realmente eccessivo. Al capannello che si è creato attorno all'onorevole La Russa: per favore, se potete fare la riunione fuori dell'Aula, è più facile ascoltare, grazie. Prego, onorevole Raisi.

ENZO RAISI. Dicevo che credo sia un provvedimento lungamente atteso dalle tante associazioni delle professioni non riconosciute e non regolamentate. I numeri, come diceva prima Cimadoro, variano. In realtà, sono anche abbastanza precisi. Noi abbiamo 1 milione 700 mila professionisti iscritti agli ordini in Italia e circa 3 milioni di professionisti non regolamentati da albi o collegi che insieme contribuiscono alla produzione di oltre il 15 per cento del PIL, quindi parliamo di settori importanti per il Paese.
Vi è stato, in questi anni, un tentativo a monte, anche attraverso opere intelligenti, come ad esempio il contributo del CNEL, dello stesso De Rita che ha in qualche modo identificato nuove professioni che andavano via via emergendo, con i cambiamenti anche nei mercati e le necessità ed esigenze che essi richiedono, in virtù del fatto che queste nuove professioni garantiscono anche nuovi tipi di servizi che dovevano in qualche modo interagire con i vecchi ordini professionali. Il fatto di essere non riconosciuti dal punto di vista normativo e non avere un'identità ha creato delle grandi difficoltà.
Debbo dire, peraltro, che si è cercato spesso di rendere esclusive alcune materie. Penso al tentativo maldestro che è stato fatto, anche in sede parlamentare, in quel progetto di riforma forense che esondava nelle attribuzioni esclusive, anche da parte dell'ordine degli avvocati, su attività che nulla hanno a che fare con l'attività forense prettamente intesa come attività davanti al magistrato o al tribunale.
Credo che, da questo punto di vista, onestamente sia stato compiuto un grande passo in avanti da parte del provvedimento in esame che finalmente dà visibilità, credibilità e certezza giuridica a quelli che fino ad oggi erano dei veri e propri clandestini del mercato, cioè le professioni non regolamentate e non riconosciute. Sono tante queste professioni. Era tanto atteso questo momento e credo sia effettivamente un grande passo in avanti quanto stiamo facendo e abbiamo fatto in questa sede.
Ho riscontrato, anche da parte di alcuni interventi (soprattutto di chi ha sempre rappresentato le lobby di ordini professionali in questa sede; c'è un parlamentare storico che lo ha fatto) il tentativo, ancora una volta, di sminuire questo importante approccio che è stato portato avanti con un provvedimento che, lo ripeto, costituisce una pietra miliare rispetto ad una battaglia che ormai è trentennale e su cui tante volte si è insistito. A volte si è anche portato sul tavolo materie confuse e tentativi di affiancare le professioni illegittime (esistono sicuramente anche truffe in certe prestazioni di servizi) a professionisti che, da anni, operano sul mercato e che, nel resto d'Europa, hanno ricevuto un riconoscimento da parte delle Pag. 46normative dei vari Paesi europei tanti anni fa mentre in Italia, purtroppo, hanno fatto fatica ad ottenerlo per una serie di corporazioni che di fatto glielo hanno impedito.
Oggi credo che sia stato fatto finalmente un passo in avanti e che la lobby che per tanti anni lo ha impedito sia stata sconfitta in questa sede parlamentare. Credo che sicuramente non sia un punto di arrivo, ma un importante punto di partenza che gratifica il lavoro svolto anche dalla nostra Commissione che voglio qui ringraziare. Voglio ringraziare il relatore, tutta la Commissione e anche il Governo per avere portato a conclusione un primo passaggio parlamentare importante.
Da oggi se, come penso e come credo, questa norma sarà votata - attendiamo e speriamo che il Senato riconfermi il lavoro che è stato svolto e non blocchi un provvedimento lungamente atteso dalle professioni non riconosciute e non regolamentate - vi sarà anche una grande opportunità in questo Paese per tanti giovani di intraprendere nuove professioni.
Tante volte abbiamo detto che bisogna dare un futuro ai giovani: creando queste nuove professioni, dando una visibilità giuridica e una certezza giuridica a queste nuove professioni, finalmente diamo anche la possibilità a tanti giovani di entrare nel mercato del lavoro. Questa è l'altra grande conquista che forse è stata poco sottolineata. È un grande atout che si dà ad un'intera generazione per creare nuove professioni richieste dal mercato.
Pensate soltanto nel campo giuridico quanti sono gli spazi enormi per queste nuove professioni che vengono richieste e che non debbono e non possono entrare nelle competenze esclusive della professione forense che è un'altra cosa. Credo che oggi possiamo segnare un punto a favore nella modernizzazione del nostro Paese. Possiamo segnare un punto a favore per le professioni non riconosciute che per tanto tempo hanno in qualche modo sofferto e portato avanti, anche con grande difficoltà, le proprie attività nel mercato e che oggi finalmente hanno un riconoscimento giuridico di una norma che consente finalmente di operare tranquillamente sul mercato del lavoro. Poi spetterà loro, anche per la credibilità delle proprie certificazioni professionali, di riuscire ad essere indubbiamente una forza di modernizzazione e rinnovamento per le libere professioni.
Chiaramente dichiaro un voto favorevole da parte del gruppo di Futuro e Libertà su questo provvedimento. È un provvedimento che il nostro gruppo attendeva da tempo e sul quale oggi vota convintamente a favore, sottolineando questo aspetto importante anche di grande innovazione e modernizzazione che stiamo introducendo con questa normativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, signor Ministro Giarda, onorevoli colleghi, le libere associazioni professionali in Italia nascono circa 25 anni fa per l'aggregarsi spontaneo dei professionisti. Lo spirito che ha animato queste aggregazioni è stato - mi si consenta di usare un'espressione popolare più volte sentita tra gli stessi professionisti - quello di «guadagnarsi il pane giorno per giorno» senza tutele precostituite, senza reti protettive, senza obbligare i cittadini verso un'offerta di servizi organizzata. Lo hanno fatto perché il sistema ordinistico aveva vincoli e peculiarità che limitavano la libera espressività professionale.
Un recente rapporto del Censis del 2006 e del gruppo Elaborando del 2010, incaricati da parte delle stesse associazioni di fare una ricognizione del loro mondo, evidenza che il sistema professionale italiano si costituisce in due grandi aggregati: le professioni regolamentate e le attività non regolamentate. Come ha ricordato il collega onorevole Rao, seppur con diritto di inventario ovviamente, aderiscono alle prime circa 1 milione 700 mila unità. Parlo di unità perché un terzo sono lavoratori dipendenti e due terzi sono professionisti. Pag. 47Aderiscono, invece, alle attività non regolamentate, con centinaia di associazioni (stimate intorno a 230-240), 3 milioni 800 mila persone operanti nel settore dei servizi e delle attività intellettuali. Qui dobbiamo dire che circa il 50 per cento sono professionisti, mentre il resto sono soggetti che lavorano nel loro mondo.
In Italia le professioni regolamentate sono inquadrate in ordini e collegi.
Tuttavia esiste una quantità enorme di attività che non sono esclusive e riservate, le quali possono essere solo riservate agli iscritti degli ordini e dei collegi ma sono libere, quindi esercitabili in base alle qualità professionali di coloro che sono in grado di svolgerle secondo meriti e capacità. È il cliente o fruitore del servizio a decidere e scegliere. In Europa, soprattutto nei Paesi nordici, in particolar modo di origine anglosassone, questo sistema duale di ordini e associazioni opera in perfetto regime di concorrenza. Anche in Italia, da anni, le libere associazioni professionali si battono per vedersi riconoscere la legittimazione etica e professionale a svolgere la loro professione parallelamente a quella degli organi e dei collegi.
Il provvedimento in esame, oltre a recepire l'articolo 35 della Costituzione, come ricordava il collega, onorevole Mantini, prende atto di una situazione esistente che finora era trasparente per il nostro ordinamento giuridico. Parliamo di archeologi, sociologi, grafici, pubblicitari, informatici, tributaristi, amministratori di condominio, traduttori, grafologi, designer, consulenti assicurativi, operatori biotecnologici, investigatori privati, nutrizionisti, bibliotecari e tanti altri profili professionali.
Ho sentito qualche collega parlare di professioni paramediche, di confusione, di abusi, di rischi per i cittadini. Non condividiamo assolutamente questo terrorismo psicologico e queste paure. Con questa proposta di legge si fa esattamente il contrario: quello che era clandestino, come ha detto il collega Mantini, ora è trasparente, chiaro, verificabile pure su Internet. Ognuno si può documentare sulla professionalità del professionista che si riconosce nelle associazioni, registrare, documentarsi e servirsi di lui se lo ritiene opportuno.
Questi professionisti hanno un loro mercato, una loro platea di fruitori di loro servizi, di affidabilità, di credibilità. Secondo le stime Censis, il valore di questo mondo che ha un suo mercato è circa dell'8 per cento del PIL, così è stato stimato. Hanno strutture proprie di formazione, di aggiornamento, di controllo. Con la proposta di regolamentazione si offre un sistema aperto, flessibile e rispondente alle esigenze di rafforzamento della competitività, così come ci chiede l'Europa, ma soprattutto ce lo chiedono famiglie ed imprese del nostro Paese che non vogliono essere obbligatoriamente vincolate a situazioni precostituite.
La regolamentazione non significa appesantire di nuove regole il settore dei servizi, come ho potuto ascoltare durante il dibattito sugli articoli. Si tratta di un registro, collocato presso il Ministero dello sviluppo economico, dove ognuno può iscriversi liberamente, senza esclusività o obbligo di iscrizione. L'esercizio della libera professione non è precluso se non ci si iscrive al registro. L'iscrizione è solo una condizione di trasparenza, di conoscenza. Anzi, con un emendamento della Commissione, approvato proprio qualche ora fa, è stata anche stabilita la pubblicazione del registro sulla rete Internet. Più trasparenza di questa non si può.
Va sottolineato, per essere stato relatore nella V Commissione bilancio per la parte finanziaria del provvedimento, che la tenuta del registro è senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica perché viene svolta con le risorse umane, finanziarie e strumentali già in dotazione al Ministero dello sviluppo economico. Personalmente e l'UdC, da qualche decina di anni, sosteniamo questa richiesta e queste aspirazioni di circa 4 milioni di cittadini.
A sostegno di questo impegno, voglio ricordare sia l'iniziativa legislativa n. 2077 dell'onorevole Anna Teresa Formisano, sia quella dell'onorevole Rocco Buttiglione Pag. 48n. 3131 che, da qualche anno, aspettano il momento del voto. Due proposte di legge su tre sono quindi di parlamentari dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, a testimonianza del nostro impegno a sostegno di questo vasto mondo di attività intellettuali.
Esprimiamo con convinzione ed entusiasmo il voto favorevole dell'Unione di Centro per il Terzo Polo nei confronti di questa proposta di legge, il cui voto abbiamo aspettato insieme all'Associazione nazionale consulenti tributari ANCOT ed al suo presidente Arvedo Marinelli e insieme alla COLAP, ossia il Coordinamento delle libere associazioni professionali, con il suo presidente Lupi, che non ci hanno mai fatto mancare la loro fiducia per l'ottenimento ed il raggiungimento degli obiettivi previsti.
Ringrazio i relatori ed i presidenti dei gruppi per aver calendarizzato oggi l'esame e la votazione di questa proposta di legge. Sarà una bella notizia che l'ANCOT darà all'assemblea degli iscritti il prossimo 18 maggio a Bologna e che ci auguriamo possa dare anche il presidente del COLAP nella prossima assemblea degli stati generali a Roma, il prossimo mese di ottobre, in occasione della quale speriamo si possa festeggiare anche la seconda lettura del Senato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Quindi, con questi sentimenti di gratitudine e con questo impegno che abbiamo messo in questi anni per ottenere questo risultato, sottolineo con enfasi il voto favorevole dell'Unione di Centro per il Terzo Polo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo velocemente per annunciare il voto di astensione della Lega Nord Padania su questo provvedimento. Abbiamo sentito frasi roboanti in quest'Aula, che non condividiamo, come quella secondo cui tale provvedimento sarebbe il completamento della riforma delle professioni - quale riforma? - oppure quella secondo la quale ci abbiamo messo 17 anni per arrivare a questo testo; e sinceramente credo che potevamo metterci molto meno, perché è un testo che non dice grandi cose. Serve a poco da un lato, ma ha una matrice dirigista dall'altro. Condivido l'espressione del collega Cimadoro, quando ha detto: «Stiamo imbrigliando chi prima era libero» perché questa è una legge di impronta dirigista. Guardo anche alla mia sinistra, ai colleghi del Popolo della Libertà: ci sarà qualche liberale che si accorge che stiamo imbrigliando davvero chi oggi è libero, oppure no? (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ovviamente questo provvedimento fa parte di una cultura che non è la nostra e quindi la Lega non può che non condividere alcuni aspetti di questa iperlegislazione.
Si sono sentite delle cose in Aula assolutamente sbagliate: che questa legge serve ad alcune professioni, come ad esempio a quelle del settore del turismo, ma nel turismo c'è una legislazione specifica sulle guide. Allo stesso modo, nel settore immobiliare, ci sono gli agenti immobiliari e non ci si può improvvisare tali, occorre un patentino. Per i promotori finanziari esiste addirittura un albo e si tratta di costi ed attività di burocrazia che si vanno a sommare a quelli che già ha chi potrebbe lavorare liberamente.
Quindi, questa proposta di legge, essendo oltretutto poco incisiva, non risolve il problema dell'abusivismo.
Cari signori del Governo, il problema delle libere professioni - gradirei che il sottosegretario ascoltasse - di chi lavora in maniera libera e di quelli che hanno la partita IVA, non si risolve con questi provvedimenti. Ve lo dice anche la XI Commissione (Lavoro): dovete mettere mano alla penalizzazione del sistema pensionistico di questi lavoratori, che sono tutti giovani, che sono soprattutto giovani, che sono precari per definizione e che sono trattati malissimo dalle attuali norme pensionistiche. Dovete tenere in considerazione gli aspetti fiscali per cui alcuni di Pag. 49questi professionisti non possono neppure scaricare e mettere quindi in detrazione come costi quelli che effettivamente sono strumenti di lavoro che servono per svolgere la loro professione. Queste cose servono. Ma il Governo cosa fa? Quante risorse mette? Zero, non mette nemmeno una lira.
Allora, noi non possiamo condividere il provvedimento in sé, pur apprezzando lo spirito che ha mosso i colleghi parlamentari a presentare questo provvedimento, perché mancano i soldi, manca una visione lucida dei problemi di chi opera in regime di partita IVA nelle libere professioni non codificate.
Poi voglio lasciare, perché rimanga agli atti dei lavori relativi all'approvazione di questo provvedimento, un'osservazione che non è da poco, ma che riteniamo possa inficiare completamente l'iter di questo provvedimento, perché manca, caro Presidente... Anche il Presidente dovrebbe ascoltare, però non importa... Caro Presidente, manca il parere della Commissione per gli affari regionali. È un fatto che probabilmente è importante, perché stiamo parlando di professioni - su questo nessuno può avere dubbi in quest'Aula - e l'articolo 117 della Costituzione cita proprio il termine professioni tra le materie di legislazione concorrente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quindi, questo Parlamento non può legiferare da solo senza le regioni su una materia così importante, perché spetta alle regioni la potestà legislativa, salvo che per i principi generali, e questo provvedimento contiene tutt'altro che principi generali, ma codifica tutto il sistema dell'associazionismo all'interno delle professioni. È importante sottolinearlo, perché noi riteniamo che la norma costituzionale non sia stata rispettata, nel momento in cui una regione vorrà far valere legittimamente i propri diritti.
Detto questo, con spirito collaborativo - noi crediamo che questa parte, una parte importante del Paese, quella che lavora non all'interno di albi o ordini, ma con le partite IVA, abbia bisogno di grande attenzione - nella speranza che nei lavori del Senato alcuni degli emendamenti presentati dalla Lega Nord Padania, che sono stati bocciati in quest'Aula, possano essere accolti, ma soprattutto con la richiesta al Governo di mettere dei fondi, come ha chiesto la Commissione lavoro, almeno per la previdenza di questi lavoratori, noi non voteremo contro, ma ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, per la verità ho il dovere di precisare che il provvedimento è stato trasmesso alla competente Commissione per gli affari regionali, ma la Commissione non ha dato il parere nei tempi prescritti e, a termini di Regolamento, il provvedimento ha proseguito il suo iter.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, con l'approvazione di questo provvedimento sulle professioni non organizzate in ordini o collegi, diversamente da quanto hanno sostenuto da ultimo anche i rappresentanti della Lega Nord Padania, si dà compimento ad un processo di riordino delle professioni, che peraltro da oltre quindici anni attendeva di essere portato a conclusione, anche perché risultava bloccato da uno schema che cercava di tenere unite professioni ordinistiche con professioni intellettuali e nuove non ordinistiche, così agevolando le resistenze al cambiamento, all'apertura del mercato e al cambiamento delle regole.
Anche con la separazione del percorso di elaborazione legislativa delle professioni ordinistiche da quelle non ordinistiche, si è cominciato a produrre qualche effetto; in particolare c'è un effetto sperato che è appunto quello del raggiungimento di un testo unificato, che è stato condiviso dalla gran parte delle forze politiche rappresentate in Parlamento, le principali delle quali - vorrei ricordare - quando l'iter del provvedimento è iniziato, erano collocate su versanti opposti di maggioranza e di sostegno al Governo, mentre oggi si trovano Pag. 50nella medesima condizione di sostegno ad un Governo, al quale va dato atto di avere contribuito a sbloccare una situazione di stallo, essendosi finalmente ottenuto il parere favorevole del Governo sul testo del provvedimento, che è di origine parlamentare.
Certo si tratta di un testo unificato che rappresenta una mediazione di cinque testi, due dei quali di proposta del Partito Democratico, a prima firma Froner e anche del sottoscritto. Ma sul testo va riconosciuto anche che, in virtù di questa mediazione, si è prodotta la pressoché unanime condizione del sostegno delle rappresentanze organizzate delle professioni, delle organizzazioni sindacali e di categoria interessate, e delle rappresentanze dei consumatori.
È un fatto importante, perché con questa proposta di legge rilanciamo un percorso di liberalizzazione delle professioni non ordinistiche, riconosciute da una norma di valore nazionale che le accompagna lungo un percorso di rafforzamento di quella rete associativa di autorganizzazione e di autoregolamentazione che è il solo sistema in grado di evitare di riprodurre nuovi ordini e nuovi albi e di garantire, anche, direi, signor Presidente, l'adeguata apertura del mercato secondo logiche assai diverse da quella prevalente, che, nel passato, ha ostacolato e impedito l'affermazione della regolamentazione delle professioni associative, salvaguardando il consumatore utente, che questa norma, invece, oggi ripone al centro del processo, che questa proposta di legge avvia, nel disciplinare il ruolo delle professioni intellettuali e delle nuove professioni.
Professioni per le quali si predispone una norma che non solo è riferita al soggetto che fornisce i servizi, i lavori o le opere ai cittadini e alle imprese, bensì la si predispone nell'ottica di garantire coloro che ricevono o richiedono il servizio professionale, e cioè è riferita all'utenza. Abbiamo così ribaltato le vecchie logiche, tutte incentrate sull'offerta; abbiamo dato un colpo al corporativismo e alla chiusura all'innovazione. In un periodo di crisi economica profonda, garantire più trasparenza e più qualità ai servizi professionali, più libertà di mercato alle professioni, non è poca cosa.
Peraltro, con questa norma diamo una risposta efficace all'attesa di 3 milioni e mezzo di soggetti che esercitano attività professionali che contribuiscono per oltre il 7 per cento alla produzione nazionale del prodotto interno lordo. Parliamo di professionisti altamente qualificati, che operano prevalentemente nel settore dei servizi alle imprese e dei servizi alla persona.
Dunque, deve essere chiaro a noi che questa norma aiuterà certamente a far crescere il Paese, a cogliere opportunità di sviluppo sia in termini quantitativi sia in termini di qualità dell'offerta dei servizi resi, secondo un'impostazione in stile europeo riferita alla normativa europea vigente e alle direttive del comparto.
Servizi qualificati alle imprese rendono il tessuto delle nostre piccole e micro imprese più competitivo - ecco il valore di una norma come quella che stiamo per votare -, rendono le nostre piccole e micro imprese capaci di creare valore, con ricadute positive in termini di innovazione, di occupazione e di produttività.
Non è un caso che il Ministero di riferimento per le professioni regolamentate diventi quello dello sviluppo economico. Anche i servizi alla persona operano in un terreno delicatissimo, in cui lo Stato non sempre è in grado di garantire efficacia ed efficienza. Perciò, la norma agevola un processo adeguato anche di sussidiarietà orizzontale: proprio il contrario della logica verticistica che risiede negli ordini così come sono oggi, se non riformati e collocati in una moderna economia sociale di mercato, secondo gli indirizzi europei.
La norma che approviamo oggi riguarda lavoratori in prevalenza autonomi, ma riguarda anche lavoratori dipendenti o parasubordinati, che rappresentano una forza propulsiva per il sistema economico. Soprattutto i giovani dovrebbero beneficiare degli effetti di questa proposta di legge, anche perché il settore professionale Pag. 51associativo, così riconosciuto, propone un mercato del lavoro sempre più fondato sulle competenze, sulla capacità e sul merito.
Questa proposta di legge, dunque, innova per la prima volta rispetto al prevalente sistema italiano di tipo chiuso, in cui la legittimazione allo svolgimento delle professioni era prevalentemente dettata dalla legittimazione ottenuta tramite la presenza di una riserva di legge a favore solo di alcune categorie professionali.
Se avessimo seguito questo modello, ci saremmo resi responsabili del perpetuarsi di un monopolio legalizzato delle professioni. Oggi, invece, con questa norma, inseriamo le professioni intellettuali non ordinistiche in un modello diverso, aperto, organizzato su base volontaria, orizzontale, in cui la legittimazione è frutto di un'autoregolamentazione, dalla quale scaturiscono attestazioni e certificazioni delle competenze, senza alcuna riserva di legge.
Infatti, con questa norma, si riconosce che le professioni non ordinistiche sono organizzate e rappresentate su base associativa mediante strutture di diritto privato. Il Partito Democratico vota a favore della proposta di legge sulle professioni regolamentate, dunque, non solo perché con la proposta dell'onorevole Froner e con quella a mia prima firma abbiamo contribuito al testo finale, sostenendolo anche nella calendarizzazione per l'Aula in quota Partito Democratico, ma anche perché è una proposta di legge coerente con l'azione della maggioranza e del Governo, soprattutto nel campo delle liberalizzazioni e delle semplificazioni, di cui l'Italia ha tanto bisogno.
Dunque, il Partito Democratico voterà a favore del provvedimento in esame, perché questo è un terreno aperto, di rispetto delle regole e di avanzamento di tutto il sistema delle professioni del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i tanti interventi che si sono succeduti hanno, se non altro, testimoniato, innanzitutto, che più proposte di legge unificate riescono a raggiungere l'Aula e ad essere approvate; quindi l'iniziativa parlamentare trova oggi una nuova testimonianza della possibilità, con l'ausilio del Governo, ma non sotto dettatura, di potere svolgere un lavoro utile e prezioso per la società italiana.
Credo che le iniziative di legge presentate, che oggi trovano riscontro nel testo unificato che viene approvato, testimonino anche la volontà del legislatore italiano di creare, nell'ambito delle professioni, e in particolar modo di quelle che non erano regolamentate, un mercato regolato.
Non siamo tra coloro che osteggiano le liberalizzazioni, anzi crediamo che queste siano un utile stimolo alla crescita e all'uscita dalla crisi economica nella quale si dibatte l'Europa, ma queste liberalizzazioni debbono essere regolate laddove vi sia la consistente pericolosità di incumbent, di monopoli, pubblici o privati, e quindi ci sia la necessità di un intervento regolatorio delle autorità indipendenti, di regole e della possibilità che esse qualifichino e migliorino gli standard dei servizi che vengono offerti ai cittadini nel caso, appunto, che stiamo esaminando oggi.
Potrebbe sembrare una contraddizione il desiderio di regolamentare le professioni non regolamentate; esse erano libere, mentre oggi vengono sottoposte al dominio del legislatore. Non è così perché si tratta di una regolamentazione leggera, che tiene conto del diverso grado di professionalità delle professioni e delle persone che hanno avuto anche un diverso grado di studi per potere accedere alla libera professione, ma riconosce che questa è una delle spine dorsali di un'economia sempre più terziarizzata e rivolta ai servizi alle imprese e alla persona.
Come ha già ricordato qualcuno, per troppi anni - chi, come il sottoscritto, ha fatto parte della X Commissione Attività produttive lo ricorda -, per più di dieci anni dalla legislatura del 2001, ci siamo avvicendati, tra maggioranza e opposizione, Pag. 52per cercare una risposta a questo mondo che rappresenta svariati milioni di italiani. Chi ha scelto una professione non ha scelto di iscriversi ad un albo o ad un ordine, non ha scelto cioè la strada dell'esame di Stato per svolgere quelle professioni, ma, allo stesso tempo, con eguale dignità, esercita professioni delicate e importanti, dal tributarista al consulente informatico, all'amministratore di condominio, sino a coloro che si occupano, in parte, anche della salute delle persone, pur non essendo medici, o quanto meno del loro benessere, come coloro che operano nell'ambito delle professioni dei servizi legati alla persona.
Quindi, viene oggi a crearsi, con questo intervento normativo, un mercato regolato, se vogliamo usare un inglesismo, un mercato light, nel quale debbono esservi dei precisi standard qualitativi e dei riscontri professionali che possano essere riconoscibili da parte del cittadino consumatore, proprio perché il secondo aspetto che desideravo sottolineare, ossia la tutela del consumatore, è al centro delle dinamiche delle politiche europee e deve essere al centro anche delle dinamiche della politica economica italiana. Laddove il cittadino accede ad un servizio, egli deve potere avere informazioni adeguate e, soprattutto, la garanzia che quel professionista risponda correttamente ai criteri di qualità e di competenza che verranno poi disciplinati.
Vi è poi una questione importante nel campo professionale, che è quella della formazione permanente. Queste professioni non regolamentate - ma direi tutte le professioni - oggi hanno la necessità di un aggiornamento continuo, che se trova corrispondenza anche in un riconoscimento legislativo, trova pure minore spazio per quei fenomeni, per così dire, non particolarmente limpidi, che a volte abbiamo conosciuto nel nostro Paese e che si annidano in alcuni gangli della formazione. Oggi ci sarà la possibilità di giudicare anche quali siano i gradi di competenza che questo tipo di professionisti offrono al consumatore.
Voglio poi anche sottolineare che, riguardo al contributo che le altre Commissioni hanno dato, ve ne è uno in particolare che merita una sottolineatura. La Commissione lavoro ha chiesto alla Commissione di merito di individuare eventuali misure in grado di rendere meno penalizzante il regime previdenziale dei professionisti di cui alla presente proposta di legge. Sottolineiamo questo aspetto perché, purtroppo, negli ultimi anni il problema dei contributi, anche di coloro che hanno deciso di esercitare una libera professione, è aumentato in maniera significativa. Noi sappiamo che questo non è il contesto nel quale affrontare questa problematica, ma ci chiediamo, e poniamo con forza la questione al Governo, perché il tema della pressione contributiva e previdenziale è un tema di grande rilevanza, su cui si è esercitato per il nostro gruppo in maniera significativa il collega Cazzola, ma che merita una sottolineatura, proprio perché si tratta di individui, persone, che desiderano esercitare una libera professione e che, quindi, hanno anche la loro libertà, in materia previdenziale, di scegliere le forme con le quali costruirsi una pensione. Non possiamo e non dobbiamo trasformarli in lavoratori dipendenti, mettendoli in condizioni di sostenere dei contributi eccessivamente onerosi.
Il Popolo della Libertà, allora, anche in virtù del lavoro che ha condotto - e lo ringrazio - il nostro relatore, l'onorevole Abrignani, ha ulteriormente e significativamente modificato il testo, portando non ad un ulteriore appesantimento burocratico, ma facendo riferimento, soprattutto per quanto riguarda le certificazioni, al sistema UNI, alla credibilità ed al valore, quindi, di queste certificazioni, ed in particolar modo a quello dell'agenzia Accredia, che dipende dal Governo, e che consente di potere offrire quel percorso di qualità che siamo convinti molte delle associazioni oggi non riconosciute, desidereranno compiere nei prossimi mesi e nei prossimi anni, utilizzando questo valido strumento normativo. Pag. 53
Il Popolo della Libertà, quindi, per queste ragioni voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, intervengo soltanto per ringraziare gli uffici, ma soprattutto i componenti della X Commissione (Attività produttive), che in due anni di lavoro hanno portato questo provvedimento, che mi sembra essere uno dei pochi di iniziativa parlamentare a giungervi, in Aula. Se non altro, per questo va sicuramente votato con un po' di soddisfazione (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Abrignani, anche per la rivendicazione dell'importanza dell'iniziativa parlamentare.

(Coordinamento formale - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1934-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 1934-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi» (1934-2077-3131-3488-3917-A):

Presenti 454
Votanti 402
Astenuti 52
Maggioranza 202
Hanno votato 383
Hanno votato no 19

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Argentin, Pompili e La Forgia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che la deputata Servodio ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.

Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 5123 (ore 19,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa. A norma dell'articolo 92, comma 1, del Regolamento, propongo alla Camera che la seguente proposta di legge sia assegnata, in sede legislativa, alla I Commissione (Affari costituzionali): Angelino Alfano, Bersani, Casini ed altri: Misure per garantire la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti e dei movimenti politici (A. C. 5123) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V e VI.
Ha chiesto di parlare contro la proposta di assegnazione l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

Pag. 54

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, intendo rivolgere il mio appello a tutta l'Assemblea. Oggi i partiti hanno un gradimento pari al 2 per cento ed i movimenti hanno un gradimento di poco superiore. Noi dovremo discutere le regole che consentono i controlli sul finanziamento pubblico ai partiti mimetizzandoci all'interno di una Commissione senza la possibilità che vi sia la massima trasparenza che è la caratteristica essenziale e principale di questa Aula che rappresenta tutti i cittadini che in questo momento ci guardano in modo critico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Penso, signor Presidente, che chi qua dentro, come noi, che effettivamente davanti a tutti abbiamo riconosciuto le nostre responsabilità e le nostre colpe, vuole fare delle regole vere, deve votare contro il fatto di mandare questa importantissima scelta all'interno di una Commissione. Non possono essere trenta colleghi a parlare delle regole che riguardano tutti noi e riguardano in particolar modo tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Faccio appello a tutti i colleghi che con coscienza vogliono ridare credibilità a questa politica perché altrimenti mi verrebbe da pensare che questo di mandare il provvedimento in Commissione sia un alibi per nascondere un provvedimento spurio che diventa un manifesto ma non ha contenuti. Colleghi, vi invito sinceramente e di cuore, e detto da noi sapete cosa vuol dire in questo momento, venire in quest'Aula votando contro il fatto di mandare questo provvedimento in Commissione. Votiamo per il Parlamento. Votiamo per il Parlamento e per la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare invece a favore della proposta di assegnazione l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, comprendo la foga del collega Volpi, comprendo anche la passione che lo può animare in questi momenti così delicati per tutto il sistema politico. Quello che però non comprendo sono le argomentazioni che lui ha usato. Noi stiamo per chiedere che venga discusso in sede legislativa, e cioè con una procedura accelerata, una nuova regola per il controllo e le sanzioni relativamente ai bilanci dei partiti.
Non si tratta di anticipare nuove leggi, nuove regole per il finanziamento dei partiti. Non si tratta di decidere se l'attuale rimborso debba avere la consistenza che ha o debba essere ridotto. Si tratta semplicemente, di fronte all'emergenza di comportamenti non corretti, di far sì che i controlli sulla formazione dei bilanci dei partiti siano al massimo della trasparenza (possa essere garantito il massimo della trasparenza). Adesso quello che io vorrei che noi tutti tenessimo ben presente è questo. Per fare questo nuovo controllo vengono indicate due strade. Una è quella del controllo interno che i singoli partiti saranno chiamati a fare affidandosi a società di certificazione iscritte all'albo della Consob. Il secondo, un controllo esterno fatto da una commissione che siede presso la Camera dei deputati ma che è composta dal presidente della Corte dei conti, dal presidente del Consiglio di Stato e dal primo presidente della Corte di Cassazione. Un organismo neutro, un organismo che rispetto all'attuale organismo previsto di cinque revisori nominati dai Presidenti di Camera e Senato ha poteri più stringenti, poteri molto più seri, ha la possibilità di incidere direttamente dal punto di vista del controllo sulle carte trasmesse alla Camera.
Leggo il passaggio decisivo che ci fa capire perché è importante procedere subito: la commissione può procedere a verifiche del contenuto del bilancio con riferimento alla conformità delle spese effettivamente sostenute, alla documentazione prodotta a prova delle spese stesse. E qual è la questione di fondo che la rende urgente? Che nella norma transitoria noi decidiamo, al punto 9: in via transitoria il giudizio di regolarità e conformità a legge dei rendiconti dei partiti e movimenti politici relativi agli esercizi finanziari 2011 e 2012 è effettuato da questa commissione Pag. 55(una commissione che ha poteri più stringenti degli attuali organismi di controllo). Allora a pensare male si fa peccato ma ci si indovina. Non è per caso che la Lega ha paura di un controllo più severo sui bilanci del 2011e 2012, ed è per questo che non volete che la commissione venga approvata subito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Perché non c'è nessun alibi. Questo è un controllo serio, un controllo che ha delle sanzioni che non hanno eguali in Europa, perché se viene verificata una mancanza dal punto di vista regolamentare, normativo, se vengono riscontrate delle distorsioni finanziarie, la pena che viene comminata è tre volte l'errore che è stato fatto; se io ho imbrogliato nelle carte per centomila euro ne devo pagare 300 mila; se ho imbrogliato per un milione devo pagare 3 milioni, se ho imbrogliato per 10 devo pagare 30 (Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania si grida: Penati!). Sono sanzioni vere, sono sanzioni fatte in maniera trasparente, sono sanzioni che vengono decise e decretate, anche se comminate dai Presidenti di Camera e Senato, da una commissione neutrale, fatta dalle tre principali magistrature. Per questo è urgente farlo, perché se ci fosse stata questa commissione gli effetti che ci sono stati da parte di gestioni sbagliate e di persone sbagliate che avevano la responsabilità dei tesorieri dei propri partiti non ci sarebbero stati. Queste mancanze sarebbero state verificate puntualmente da questa commissione. Per questo questa commissione va fatta nel tempo più rapido possibile. Perché è vero che la gente ci chiede quanto volete ridurre il finanziamento, ma ci chiede anche come è stato possibile che siano state commesse queste ignominie da parte dei tesorieri e dei partiti. Ebbene con questa commissione il controllo e le sanzioni avrebbero impedito quello che è successo fino adesso. Per questo va approvata nel tempo più rapido possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pongo in votazione, per alzata di mano, la proposta di assegnazione a Commissione in sede legislativa all'ordine del giorno.
Chi è favorevole?
Chi è contrario?
Chi si astiene?
È approvata.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere la controprova tramite voto elettronico, perché vogliamo che venga esplicitato il voto di alcuni colleghi perché ovviamente non possiamo accettare lezioni da chi non rinuncia all'ultima tranche del rimborso elettorale e da chi proviene e da chi è il futuro della Margherita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, in realtà lei avrebbe dovuto avanzare la sua richiesta prima del voto (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), o meglio prima della proclamazione, tuttavia mi sembra opportuno dare seguito alla sua richiesta e, quindi, dar seguito alla controprova con il voto elettronico senza registrazione di nomi.
Essendo stata avanzata richiesta di controprova, ai sensi dell'articolo 53, comma 1, del Regolamento, la Presidenza porrà ora in votazione la proposta di assegnazione in sede legislativa della proposta di legge n. 5123 con il procedimento elettronico senza registrazione di nomi.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di assegnazione in sede legislativa della proposta di legge n. 5123.

(È approvata).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei soltanto restasse a verbale la posizione dell'Italia dei Valori. Noi non ci siamo opposti, anzi abbiamo votato a favore della sede legislativa per questo provvedimento perché ci rendiamo conto della necessità di intervenire rapidamente su un tema tanto scottante, ma vogliamo dire con molta franchezza che non siamo assolutamente d'accordo sui contenuti, soprattutto se i contenuti sono quelli che sono stati appena esposti dall'onorevole Bressa dove si dice che se qualcuno ha rubato 100 mila euro gli si commina una multa di 300 mila euro. No, se qualcuno ha rubato, deve andare in galera e non deve più prendere un solo soldo di finanziamento pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Lo svolgimento dell'ulteriore argomento all'ordine del giorno, per il quale sono previste votazioni, è rinviato ad altra seduta.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, preso atto che il Documento di economia e finanza 2012 sarà deliberato nella riunione del Consiglio dei ministri di domani, è stato stabilito che la discussione in Aula del Documento avrà luogo nella giornata di giovedì 26 aprile.
Le giornate di lunedì 23 e martedì 24 saranno riservate all'esame del Documento da parte delle Commissioni (data la natura dell'atto, dovranno riunirsi per il relativo esame tutte le Commissioni permanenti).
L'esame degli altri argomenti previsti in calendario nelle giornate di lunedì 23 e martedì 24 è rinviato ad altra seduta.
Nella giornata di giovedì 26 avrà altresì luogo, con le consuete modalità, lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question-time).
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Annunzio della nomina di una Commissione di indagine ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Antonio Mazzocchi, con lettera pervenuta il 13 aprile scorso, ha chiesto, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, la nomina di una Commissione di indagine che giudichi la fondatezza delle accuse rivoltegli dall'onorevole Francesco Barbato nel corso della seduta dell'Assemblea del 12 aprile. Sussistendone i presupposti, il Presidente della Camera ha dato corso alla richiesta e ha conseguentemente nominato una Commissione di indagine, di cui ha chiamato a far parte l'onorevole Rosy Bindi, in qualità di presidente, e gli onorevoli Renzo Lusetti e Giacomo Stucchi. La Commissione dovrà riferire alla Camera entro la fine del mese di maggio.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,20).

DORIS LO MORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, intervengo soltanto qualche minuto per informare l'Aula di un episodio che si è verificato in Calabria nei giorni scorsi. La notte del 13 aprile un ragazzo omosessuale di 28 anni è stato aggredito a Reggio Calabria, è stato picchiato e gli è stato sferzato in faccia un pugno.
L'episodio è avvenuto nel corso della notte, in pieno centro, nei pressi del teatro comunale di Reggio Calabria. È arrivata un'automobile dalla quale gli occupanti lanciavano parole offensive; poi tre persone sono scese dalla macchina e hanno aggredito tre dei ragazzi che sostavano davanti a un locale e, in particolare, hanno picchiato con un pugno in faccia il ragazzo di 28 anni al quale poi, una volta trasportato in ospedale, sono state diagnosticate Pag. 57la frattura multipla al naso e lo spostamento del setto nasale. È un episodio che volevo che lasciasse traccia in quest'Aula che più volte ha tentato di occuparsi della legge contro l'omofobia. Ma è un episodio ancora più agghiacciante se si pensa come è continuata la vicenda perché, una volta che il ragazzo è stato ricoverato in ospedale, lì è stato gravemente offeso dall'infermiere che doveva curarlo, che doveva assisterlo nei primi momenti di cura, con parole e con frasi che lo stesso ragazzo ma anche l'associazione che ha denunciato il fatto ha ritenuto gravemente offensive e, in particolare, con l'atteggiamento tipico di chi non presta le cure del caso ma, una volta saputo che si trattava di un omosessuale, invita il ragazzo a cambiare vita, a curarsi. Dunque perché raccontare questo episodio che ha suscitato molta solidarietà nei confronti del giovane Claudio e molto sdegno in Calabria dove ci sarà anche un sit-in di protesta il 20 aprile? Raccontare questo episodio serve per lasciare traccia nei lavori dell'Aula e per responsabilizzare tutti i gruppi parlamentari e l'intero Parlamento. Infatti penso che in Italia sia arrivato il momento di affrontare questo tema con una legge che sancisca proprio sul piano delle norme incriminatrici quello che dovrebbe essere il sentimento comune ma che questi fatti dimostrano che non è. È urgente approvare la legge contro l'omofobia. Questo è il messaggio che volevo che restasse agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lo Moro. Credo che tutta l'Aula si unisca nell'auspicio di una pronta guarigione del giovane Claudio e che gli aggressori vengano prontamente assicurati alla giustizia.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, non amo fare polemiche ma credo che debba esserci anche in questi momenti difficili per la politica un limite al cattivo gusto. Nei giorni scorsi su un quotidiano sono state fatte alcune dichiarazioni molto discutibili, in verità anche scorrette perché riferite ad una persona defunta che quindi non è in grado di difendersi. Mi riferisco alle affermazioni che sono state rivolte nei confronti della Presidente Nilde Iotti e della sua vita privata con paragoni invero discutibili. Ho molto apprezzato che due deputate che stimo del mio gruppo, come l'onorevole Saltamartini e l'onorevole Santelli, abbiano liquidato quelle infelici battute come meritavano. Intendo comunque esprimere personalmente la mia solidarietà alla memoria di Nilde Iotti che, per tre legislature, è stata seduta sulla sua poltrona, signor Presidente, come autorevole Presidente di questa Aula della Camera e addirittura veniva chiamata, certo in termini elogiativi, la «zarina» per il peso che aveva anche nella vita di questa Assemblea e, avendo avuto l'onore di conoscerla e di stimarla, credo proprio che queste parole dovessero essere pronunciate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cazzola, tutta l'Aula si unisce in un ricordo di commozione e di gratitudine alla memoria dell'onorevole Iotti.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, chiedo di intervenire in relazione a ciò che è stato deciso per l'assegnazione in sede legislativa della proposta di legge riguardante il finanziamento pubblico ai partiti. Intervengo per illustrare una questione di merito e una questione di rito ma davvero sarò velocissimo. Anzitutto chiederei se si può registrare anche la mia presenza perché, per una ragione tecnica, sono arrivato mentre le facevo segno e non sono riuscito a votare. Pertanto intendo riaffermare la mia presenza qui e anche il voto favorevole dell'Italia dei Valori e mio Pag. 58personale affinché questo provvedimento si potesse approvare anche in sede legislativa. Non so se sono stati presenti.
So che anche altri partiti politici hanno espresso delle riserve sul nostro comportamento e io invece lo voglio chiarire anche qui. La posizione dell'Italia dei Valori è molto chiara: noi riteniamo che prima si fa, meglio è; o meglio, per ogni minuto che si perde, la credibilità della politica si sta distruggendo. Infatti, i cittadini vogliono una risposta chiara rispetto a questo quesito: poiché voi al Governo e voi al Parlamento ogni giorno ci state chiedendo un balzello in più, cominciate da voi e fateci vedere che cosa avete intenzione di fare, se davvero volete dare il buon esempio o se volete continuare ad intascarvi tutti quei soldi che vi siete intascati finora (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Stabilito questo concetto, noi riteniamo che andrebbero bene sia il decreto-legge, sia l'assegnazione in sede legislativa, sia un percorso breve e facilitato in Parlamento, sia che lo si debba fare qui fuori a Montecitorio, sia dovunque si faccia, basta che si faccia.
È un provvedimento che chiediamo con urgenza, perché non vorrei che per discutere dei massimi sistemi, prima ci stanno le amministrative, poi ci sta la discussione enorme per arrivare a Ferragosto, poi si comincia la legge finanziaria, poi ci sta - figurati se non ci sta! - pure la legge elettorale, e poi si arriva che di fatto non si fa nulla.
Noi, invece, riteniamo che sia necessario farlo il più urgentemente possibile.
Nel merito - sia chiaro - il provvedimento attualmente proposto noi non lo condividiamo per niente, ma in modo propositivo vogliamo proporre degli emendamenti ben determinati sia in ordine a come deve essere il sistema a regime sia in ordine all'immediatezza.
Per queste ragioni presenteremo - in legislativa, in Aula, dovunque sia che si discute il provvedimento in esame - la nostra controproposta. Infatti, non ci limiteremo a presentare un emendamento, ma presenteremo una nostra controrelazione e una nostra controproposta che attiene specificatamente ad alcuni elementi cardine.
In altre parole, noi riteniamo che il buon esempio debba partire dalla rata di giugno-luglio, con riferimento alle elezioni politiche del 2008. Quella rata non deve essere ritirata e, quindi, deve essere inserita una norma che revochi quel versamento.
Noi riteniamo che, a regime, debba essere prevista una drastica riduzione per quanto riguarda i rimborsi elettorali e in questo senso abbiamo avanzato la nostra proposta, vale a dire che noi riteniamo che sia equo quel che adesso è attualmente previsto per i referendum. La campagna elettorale per fare un referendum o per un'elezione politica sostanzialmente può essere la stessa e in questo senso quel limite può essere il limite stabilito per i prossimi rimborsi elettorali.
Riteniamo che i rimborsi debbano essere dati solo dopo la presentazione di idonea documentazione e la verifica deve essere fatta, a nostro avviso, non da fantomatici organi esterni che nominiamo sempre noi, bensì dalla Corte dei conti, che è un organo costituzionale e costituzionalmente previsto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Concludo, signor Presidente: noi riteniamo che debba essere fatto tutto ciò non come è previsto adesso, come sta scritto tecnicamente nella proposta, a partire dal bilancio successivo al 2012 (leggasi in «dipietrese»: dal bilancio del 2013), bensì da quello di quest'anno ed anzi anche dagli anni precedenti. In questo senso noi abbiamo intenzione di entrare al più presto nel merito per andare a vedere chi davvero vuole rendersi conto che stiamo diventando ridicoli agli occhi del Paese e chi vuole affrontare davvero la situazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, mi spiace di non averla vista in occasione del Pag. 59voto, ma comunque la sua dichiarazione rimane agli atti.

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, ho chiesto la parola per ricordare una donna straordinaria che purtroppo ci ha lasciato ieri in maniera tragica: la signora e dottoressa Le Quyen Ngo Dinh, responsabile dell'area immigrati della Caritas diocesana di Roma, una persona fantastica e di grande spessore, determinazione e competenza, che ha dato tutta la sua vita accanto agli ultimi. Una donna con una storia bellissima, che purtroppo si è interrotta troppo presto: infatti ieri, quando è morta, non aveva ancora 53 anni e gli ultimi 22 li aveva trascorsi in Italia.
La dottoressa Le Quyen Ngo Dinh era di origine vietnamita: era scappata da Saigon ed è arrivata in Italia nel 1990 come rifugiato politico.
Aveva subito incontrato la Caritas e, per quattro anni - dal 1992 al 1996 -, era stata responsabile del Centro ascolto stranieri di Roma. Detto così rende poco l'idea, ma in realtà, quel centro è, in pratica, lo sportello più grande d'Italia, con 200 mila dossier di cittadini stranieri, provenienti da 150 Paesi diversi, nel proprio archivio.
A fine 1996, veniva promossa responsabile di tutta l'area immigrati, incarico ricoperto fino alla tragedia di ieri mattina. Coordinava centri di ascolto, centri di accoglienza - maschili, femminili, per famiglie - e asili nido. In più, vista la sua determinazione sul lavoro, nel 2000, l'aveva chiamata anche la Caritas nazionale, nominandola responsabile del Coordinamento nazionale asilo e del Progetto rifugiati di quarantasei Caritas diocesane e facendola membro della Commissione immigrazione di tutte le Caritas europee, di cui, per un certo periodo, Lê Quyên fu anche presidente. Dal 2009, era presidente per l'Italia di una ONG internazionale che ha status consultivo presso l'ONU e il Consiglio d'Europa, cioè l'Associazione per lo studio del problema mondiale dei rifugiati.
Nel frattempo, dopo quasi vent'anni trascorsi in Italia, non aveva ancora la cittadinanza, e, quindi, ci pensò il Presidente Napoletano, nel 2008, facendo di lei la prima donna a ricevere la cittadinanza italiana con decreto del Presidente della Repubblica per gli eminenti servizi resi al Paese e per eccezionale interesse dello Stato.
Non è che avesse grandi rapporti con la politica, la signora Ngô Dinh, in realtà: grande collaborazione con i sindaci di Roma, naturalmente, tant'è vero che lo stesso sindaco Alemanno ha espresso cordoglio, ma aveva collaborato precedentemente con la giunta Veltroni e con la giunta Rutelli. Come dicevo, non aveva grandi rapporti con la politica, a parte la collaborazione con i sindaci di Roma, ma una sua costante erano le critiche ai Governi, di destra e di sinistra, per l'assenza in Italia, unico Stato in Europa, di una legge organica sul diritto d'asilo.
La vita, a volte, può essere strana e, a volte, lo è anche la morte: infatti, lo scuolabus che ha investito Lê Quyên, ieri mattina, sulla via Pontina, trasportava ventitré bambini, che appartenevano al centro del campo nomadi di Tor de' Cenci e, con loro, c'erano diversi operatori, cioè persone che, come Lê Quyên Ngô Dinh, si dedicavano agli ultimi.
Io vorrei ricordarla in quest'Aula e, attraverso lei, ricordare anche tutti quegli immigrati, tutte quelle persone venute da fuori che, in un modo o nell'altro, stanno lavorando per rendere migliore il nostro Paese. La dottoressa Ngô Dinh mancherà all'Italia, mancherà anche alla Chiesa italiana, ma mancherà, soprattutto, agli immigrati che, perderanno con lei un punto molto forte di riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 60

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sarubbi, mi associo, a nome dell'Assemblea, a quanto lei ha detto. Credo, però, che lo spirito della dottoressa Ngô Dinh continuerà a vivere nella Caritas di Roma, nell'impegno per i poveri della comunità ecclesiale romana e anche nella città di Roma.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, voglio denunciare una storia accaduta nel nostro Paese: si tratta di una famiglia pakistana - tutta la famiglia di sei persone - segregata in casa, dopo tanti anni, senza poter uscire, senza poter frequentare alcuna scuola, con la moglie che non poteva neanche aprire la porta. Botte e segregazione: ecco il modello di integrazione che qualcuno ancora definisce tale in modo politically correct.
Da Bologna arriva l'ennesima storia di estremismo domestico, di cui il Ministro Riccardi mi sembra non sia a conoscenza, pur avendo il Dicastero dell'integrazione e dell'immigrazione. Ci dica cosa intende fare con la cosiddetta seconda generazione, con le donne, con le problematiche delle comunità islamiche - visto che hanno scelto il gruppo più estremista, l'UCOII, all'interno della propria consulta, che conta solo tre persone -, con l'integrazione, con il dramma delle donne. Oppure, vogliamo portare avanti quel laissez faire che vi è nelle comunità, che viviamo tutti i giorni come associazione, con le donne che vivono come, se non peggio, delle bestie?
Vorrei anche invitare il Ministro a venire a rispondere su questo tema, su questa storia e sulle altre - questa è una delle tante storie - e anche domandare che cosa intenda fare con la legge sul burqa ed anche la legge sulla cittadinanza, sulla seconda generazione. Non si possono chiudere gli occhi su questi temi. Non si può continuare a chiudere gli occhi in Occidente su questi temi. Questi problemi succedono in Afghanistan, posso capirlo; succedono in Arabia Saudita, posso capirlo; ma che succeda in Occidente, in un Paese civile, è vergognoso per tutti noi.

PRESIDENTE. La Presidenza provvederà a portare a conoscenza del Ministro competente quanto da lei detto. Peraltro, le ricordo che ha a disposizione gli strumenti del sindacato ispettivo per riproporre con maggiore energia le sue domande.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, vorrei consegnare a quest'Aula una brevissima riflessione. Dopo di me, peraltro, interverrà il collega e, se mi consente, l'amico Paolo Corsini. Divisi in politica, divisi in quest'Aula, ma credo uniti nel riportare lo sconcerto e l'amarezza per quanto successo pochi giorni fa.
Pochi giorni fa si è concluso il terzo processo per la strage di Piazza della Loggia. Si è concluso con l'assoluzione di tutti gli imputati. Si è concluso senza una verità di giustizia. Ci è stato detto in più parti che, in fondo, era stata appurata una verità storica. Signor Presidente, credo che le verità storiche, se non sono poi accompagnate da una verità di giustizia vera, non hanno la soddisfazione di chi ha visto parenti, amici, persone impegnate e persone che magari erano lì per caso, ma non solo, morire quel giorno o rimanere ferite.
Io penso che la ferita di quella comunità bresciana che continua ancora oggi abbia bisogno di risposte vere e di risposte sentite da parte delle istituzioni. Noi abbiamo visto tre processi e cinque istruttorie in 36 anni di procedimenti per arrivare ad una non risposta. Mi fa Pag. 61piacere che ci sia il sottosegretario, al quale consegno anche una richiesta che abbiamo già fatto, sia io che i colleghi bresciani più volte. Noi abbiamo la necessità che su alcuni elementi venga rimosso il segreto di Stato. Ci sono troppe ambiguità, troppi passaggi, troppe mezze verità sulle forme di depistaggio e sull'intervento di servizi segreti.
Abbiamo processato ufficiali dei carabinieri per 36 anni e questa volta verrebbe da domandarsi se, forse, non avremmo dovuto fare un'istruttoria sull'istruttoria, un'istruttoria sul processo e domandarci quanta convinzione ci sia stata - sono certo che ci sia stata - da parte di quei magistrati nel perseguire questa scelta accusatoria. È chiaro che la nostra comunità resta ferita, ma credo anche che quel segno di storia sia stato un segno di storia che ha colpito la partecipazione.
Quello era un momento particolare di partecipazione sentita, di partecipazione e di sindacalisti, ma anche di popolazione e di gente. Se non diamo risposte a situazioni così drammatiche che, nonostante i 36 anni, sono inevitabilmente vive, vuol dire che non diamo l'esempio di quello che può essere la riscossa di una democrazia che potrebbe essere ancora ferita.
Le non risposte, in questo caso, non sono solo alle vittime e ai loro parenti, né alla comunità di Brescia, ma sono non risposte date a tutta l'Italia e costituiscono una mancanza assolutamente grave alla quale speriamo si voglia dare ancora una speranza di verità, una verità che meritano tutti. Lo meritano i cittadini, ma lo merita la democrazia.

PAOLO CORSINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, mi voglio associare alle espressioni con le quali il collega Volpi ha voluto evocare la vicenda efferata della strage consumata a Brescia il 28 maggio 1974.
Voglio parimenti manifestare gratitudine e apprezzamento per la sensibilità con la quale il Governo ha voluto disporsi di fronte ad un aspetto della sentenza che al danno associava la beffa: l'obbligo riservato a quanti si sono costituiti come parte civile di affrontare le spese processuali. Il Governo è intervenuto con sensibilità e tempestività e, quindi, merita un apprezzamento pubblico. Il Governo ha dato udienza alle molte voci che si sono levate per richiedere una soluzione a questo problema e a questa contraddizione.
Pur tuttavia, la sentenza pronunciata presso la Corte d'assise d'appello di Brescia tiene aperti molteplici e drammatici problemi. Innanzitutto, giustizia non è stata fatta, l'offesa non è stata riparata e non è stata sanzionata e la coscienza della città resta non solo amareggiata, ma credo legittimamente indignata. L'indignazione è qualcosa di diverso dalla rabbia. Di solito, quando ci si trova di fronte a situazioni di questo genere, si evoca la dimensione della rabbia che non è umana e appartiene alle bestie.
Gli uomini vivono, invece, di una coscienza indignata. L'indignazione va nei confronti di una vicenda che ha sommato omertà, omissioni, latitanze, contraddizioni. L'indignazione è rivolta nei confronti di una verità negata e laddove non c'è verità, non c'e giustizia, come osservava in un discorso memorabile nel corso delle manifestazioni per la ricorrenza del ventennale della strage un buon maestro del pensiero politico italiano e cioè Norberto Bobbio.
Resta il fatto che i morti caduti, vittime innocenti e consapevoli in Piazza della Loggia oggi non possono ancora riposare in pace, perché una sanzione giudiziaria non è stata comminata. Ingiustizia è stata fatta: la strage è stata sostanzialmente rimossa. Oggi noi vediamo con preoccupazione un ulteriore pericolo: quello di perpetuare, accanto alla rimozione della verità giudiziaria, la rimozione della verità storico-politica, di quella dimensione del vero che, sia pur non accompagnata dalla certezza di una Pag. 62sanzione giudiziaria, resta vivo nella nostra coscienza. Mi riferisco al giudizio storico su una strage, la più politica delle stragi che sono state compiute negli anni della cosiddetta prima Repubblica.
Questa strage rimanda ad una vicenda di estremismo e di radicalismo, ad una vicenda che dice della presenza di forze che non hanno mai interiorizzato i valori costituzionali. Quindi, il giudizio sulla strage non vale soltanto come cartina di tornasole per la valutazione che intendiamo dare degli anni della vicenda repubblicana, ma dice (come osservava correttamente il collega Volpi del quale condivido l'impostazione) delle aspettative che nutriamo e delle speranze che coltiviamo in ordine alla democrazia di questo Paese, alle regole che presiedono alla pacifica convivenza.

PRESIDENTE. Onorevole Corsini, la prego di concludere.

PAOLO CORSINI. Per questo oggi fare memoria della strage non significa semplicemente esprimere un giudizio sulla storia del passato, ma ribadire un impegno per la democrazia e per la vita pubblica di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Volpi).

PRESIDENTE. Onorevole Corsini, anche la Presidenza si associa al dolore, allo sconcerto, nonché alla indignazione, nel senso da lei definita, della città di Brescia.

JEAN LEONARD TOUADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, mi dispiace che non sia più in Aula la collega Souad Sbai che ha giustamente e doverosamente evocato l'episodio di questa famiglia pakistana segregata in casa. Si tratta di una vicenda intollerabile per la nostra civiltà e per i nostri valori e penso che tutto debba essere fatto affinché simili episodi non possano mai riprodursi sia nei confronti dei cittadini stranieri sia nei confronti dei cittadini italiani.
Questo episodio, signor Presidente, per me è un incentivo per accelerare i processi di convivenza civile dentro quel binomio equilibrato che dice: da un lato, inclusione e, dall'altro, responsabilità. Anzi, sono responsabile nella misura in cui sono incluso e mi sento incluso all'interno della polis, all'interno della comunità nazionale.
Ma vorrei ricordare un altro principio che non dobbiamo mai dimenticare, ossia che nel nostro ordinamento giuridico la responsabilità penale è sempre soggettiva, è sempre personale e non può essere estesa, o implicitamente o esplicitamente, a un gruppo religioso, a un'etnia, a una cultura.
La responsabilità penale è e rimane personale. Sottolineo questo perché c'è il rischio che in modo implicito ed esplicito si possa in qualche modo estendere questa responsabilità a gruppi. La responsabilità penale, quindi, deve restare soggettiva.
Pertanto, pur assumendo come un fatto importante per la democrazia e l'aspetto della legalità il rispetto delle norme per tutti, italiani o stranieri, penso che questi episodi debbano spingere verso più integrazione.
Non vorrei fare qui l'avvocato d'ufficio del Ministro Riccardi, però è difficile attribuire a questo Ministro degli intenti che non siano quelli di portare la nostra società, la nostra comunità nazionale verso le ragioni equilibrate della convivenza civile tra persone che vengono da fuori e coloro che sono di più radicata tradizione italiana.
È un compito difficile che dobbiamo portare avanti senza stigmatizzazione, senza estensione della responsabilità penale a gruppi o a religioni, mantenendo saldo il principio dell'inclusione e della responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 63

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 18 aprile 2012, alle 9,30:

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 3184 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento (Approvato dal Senato) (C. 5109-A).
- Relatore: Gianfranco Conte.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3184 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento (Approvato dal Senato) (C. 5109-A).
- Relatore: Gianfranco Conte.

4. - Seguito della discussione della proposta di legge:
TENAGLIA ed altri: Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto (C. 2094-A).
- Relatore: Tenaglia.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00866, Terranova ed altri n. 1-00990, Rao, Briguglio ed altri n. 1-00991, Romani ed altri n. 1-00992, Caparini ed altri n. 1-00994, Oliveri ed altri n. 1-00995, Pionati ed altri n. 1-01002 e Peluffo ed altri n. 1-01005 concernenti iniziative in relazione al piano nazionale di assegnazione delle frequenze, con particolare riferimento all'emittenza locale.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Mogherini Rebesani, La Malfa, Boniver, Pezzotta, Paglia, Mosella, Commercio ed altri n. 1-00971, Di Stanislao ed altri n. 1-00987, Misiti ed altri n. 1-00988, Dozzo ed altri n. 1-00989, Pianetta ed altri n. 1-00993, Moffa ed altri n. 1-01004 e Ossorio ed altri n. 1-01009 concernenti iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice NATO.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Vincenzo Antonio Fontana ed altri n. 1-00855, Binetti ed altri n. 1-00927, Iannaccone ed altri n. 1-00958, Miotto ed altri n. 1-00959, Palagiano ed altri n. 1-00962, Lo Monte ed altri n. 1-00964, Laura Molteni ed altri n. 1-00967, Stagno d'Alcontres ed altri n. 1-00981 e Sardelli ed altri n. 1-01006 concernenti iniziative in ordine alle modalità di ammissione alle scuole di specializzazione in medicina.

8. - Seguito della discussione delle mozioni Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948, Ciccanti ed altri n. 1-00970 e Ossorio ed altri n. 1-01011 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

La seduta termina alle 19,45.

Pag. 64

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto sommario della seduta del 16 aprile 2012, a pagina III, prima colonna, quattordicesima riga, il nome «Ivano» si intende sostituito dal seguente «Lido».

Nel resoconto stenografico della seduta del 16 aprile 2012, a pagina 1, prima colonna, trentatreesima riga, il nome «Ivano» si intende sostituito dal seguente «Lido».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. pdl 1934 e abb.-A - em. 1.10 498 498 250 67 431 32 Resp.
2 Nom. em. 1.11 506 504 2 253 15 489 32 Resp.
3 Nom. em. 1.12 504 459 45 230 11 448 32 Resp.
4 Nom. articolo 1 502 452 50 227 432 20 32 Appr.
5 Nom. em. 2.11 496 495 1 248 73 422 32 Resp.
6 Nom. em. 2.12 500 478 22 240 52 426 32 Resp.
7 Nom. em. 2.15 503 501 2 251 14 487 32 Resp.
8 Nom. em. 2.100 507 503 4 252 433 70 32 Appr.
9 Nom. articolo 2 510 508 2 255 437 71 32 Appr.
10 Nom. em. 3.11 512 509 3 255 78 431 32 Resp.
11 Nom. em. 3.10 513 462 51 232 439 23 32 Appr.
12 Nom. articolo 3 511 508 3 255 440 68 32 Appr.
13 Nom. em. 4.12 495 492 3 247 32 460 32 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.14 500 494 6 248 464 30 32 Appr.
15 Nom. articolo 4 502 497 5 249 476 21 32 Appr.
16 Nom. em. 5.10 510 507 3 254 38 469 32 Resp.
17 Nom. em. 5.11 507 458 49 230 433 25 32 Appr.
18 Nom. articolo 5 506 499 7 250 483 16 32 Appr.
19 Nom. articolo 6 516 464 52 233 438 26 32 Appr.
20 Nom. em. 7.11 508 503 5 252 91 412 32 Resp.
21 Nom. em. 7.12 508 503 5 252 436 67 32 Appr.
22 Nom. em. 7.13 506 502 4 252 20 482 31 Resp.
23 Nom. articolo 7 508 504 4 253 424 80 31 Appr.
24 Nom. em. 8.11 504 500 4 251 76 424 31 Resp.
25 Nom. em. 8.10 507 504 3 253 419 85 31 Appr.
26 Nom. articolo 8 508 505 3 253 438 67 31 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 35)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. mantenimento articolo 9 506 501 5 251 439 62 31 Appr.
28 Nom. em. 10.10 497 447 50 224 29 418 31 Resp.
29 Nom. em. 10.11 rif. 498 495 3 248 417 78 31 Appr.
30 Nom. articolo 10 493 444 49 223 424 20 31 Appr.
31 Nom. articolo 11 505 501 4 251 483 18 31 Appr.
32 Nom. odg 9/1934 e abb.-A/ 1 464 415 49 208 31 384 31 Resp.
33 Nom. odg 9/1934 e abb.-A/ 2 459 414 45 208 23 391 31 Resp.
34 Nom. odg 9/1934 e abb.-A/ 3 478 430 48 216 29 401 31 Resp.
35 Nom. T.U. pdl 1934 e abb.-A - voto fin. 454 402 52 202 383 19 31 Appr.