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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 587 di giovedì 16 febbraio 2012

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,35.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 febbraio 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Boniver, Brugger, Caparini, Casini, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, D'Antoni, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Lombardo, Lusetti, Antonio Martino, Melchiorre, Milanato, Misiti, Moffa, Palumbo, Pecorella, Pisicchio, Stefani, Stucchi, Valducci e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione della proposta di legge: Lanzarin ed altri: Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata (C. 4240-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Lanzarin ed altri: Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata.
Ricordo che nella seduta del 14 febbraio 2012, si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunziato.

(Esame degli articoli - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione. Pag. 2
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4240-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articolo 86, comma 1, e 89 del Regolamento, gli articoli aggiuntivi Scilipoti 3.010, 3.012 e 3.013, non previamente presentati in Commissione, volti a novellare il decreto legislativo n. 36 del 2003, al fine di modificare i requisiti della domanda di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di discariche, materia non riconducibile al contenuto del provvedimento e delle proposte emendative presentate e giudicate ammissibili nel corso dell'esame in sede referente.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4240-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Zamparutti 1.11, 1.12 e 1.13 e Scilipoti 1.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento 1.100 della Commissione, mentre esprime parere contrario sugli altri emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tassone, Berruti, Ravetto, Goisis, Crosetto, Leo, Siliquini, Mondello, Marini, Trappolino, Ferranti, Castiello, Cesario, Ciccioli, Letta, Touadi, Capodicasa, Gava, Paladini Rampelli, Zucchi, Delfino, Paniz e Gozi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 341
Maggioranza 171
Hanno votato
340
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Pes, Fadda, Gianni Farina e Maurizio Turco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Pionati e Bernardini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Avverto che, essendo stato approvato l'emendamento 1.100 della Commissione, interamente sostitutivo dell'articolo 1, risultano conseguentemente preclusi tutti i restanti emendamenti riferiti a tale articolo, nonché la votazione dell'articolo stesso.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4240-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime Pag. 3parere contrario sugli emendamenti Zamparutti 2.11 e 2.10, nonché sull'emendamento Di Biagio 2.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo invita al ritiro degli emendamenti Zamparutti 2.11 e 2.10, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Di Biagio 2.2.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Zamparutti 2.11.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zamparutti 2.11 formulato dal Governo.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, con questi due emendamenti ponevo un problema più generale rispetto a quello affrontato dal provvedimento in esame, che tratta di una problematica che attiene solo a chi opera nel settore degli oli usati. È un problema che deriva da uno scorretto recepimento, a mio giudizio, della direttiva 2008/98/CE. Infatti, nel recepire questa direttiva si è impropriamente introdotto il concetto di caratteristiche di pericolosità, nonostante la direttiva parli di categorie di rifiuti pericolosi. In questo processo, si è anche soppresso un allegato che definiva le categorie di rifiuti pericolosi.
Pertanto, con questa modalità operativa si è effettivamente creato un grande problema per tutti i soggetti che operano non solo nella gestione e nella raccolta dei rifiuti, ma anche nel momento della produzione degli stessi. Dunque, io sono anche disponibile a ritirare gli emendamenti in oggetto, se però, da parte del Governo, vi è una disponibilità a provvedere nel senso che indicavo con gli stessi, attraverso un ordine del giorno. Quindi, se vi è questa disponibilità, ritiro gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, confermo la disponibilità del Governo in tal senso.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro degli emendamenti Zamparutti 2.11 e 2.10.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Biagio 2.2.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Biagio 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marini, Di Virgilio, Paolini, Biasotti, Rosso, Pescante, Causi, Minasso, Vella, Pili, Cimadoro, Franceschini, Samperi, Vassallo, Terranova, Losacco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 380
Votanti 375
Astenuti 5
Maggioranza 188
Hanno votato
29
Hanno votato
no 346).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paglia, Di Stanislao, Sanga, Antonino Russo, Ronchi, Gianni, Cesario, Pagano, Ceccacci Rubino e Barbato.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 4
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 394
Votanti 390
Astenuti 4
Maggioranza 196
Hanno votato
388
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Nizzi e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare, e che il deputato Mosella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Invito il relatore ad esprimere il parere sui due articoli aggiuntivi Pifferi 2.010 e Lanzarin 2.011.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli articoli aggiuntivi Pifferi 2.010 e Lanzarin 2.011.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Piffari 2.010.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, abbiamo già avuto occasione, in sede di discussione sulle linee generali, di chiarire alcune cose, però è bene che anche l'Aula e chi ci ascolta fuori sappiano che, comunque, stiamo discutendo di una proposta di legge, la quale originariamente aveva un titolo leggermente diverso. Mentre adesso si parla di rifiuti, potature e oli usati per incrementare la raccolta differenziata, originariamente si consideravano: miscelazione dei rifiuti, tracciabilità, conferimento dei rifiuti e dell'attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie.
Originariamente la proposta di legge parlava di tutt'altro, con un intento che, comunque, è rimasto anche nel testo che approveremo nei prossimi minuti. Essa, infatti, tratta ancora di modifiche di alcuni articoli del codice ambientale, tuttavia il Governo non è riuscito a spiegare perché, nella pulizia delle fosse asettiche e dei piccoli tratti di fognatura, non sia possibile applicare la regola di semplificazione che la proposta di legge offriva, garantendo comunque la tracciabilità dei rifiuti, in quanto effettuata comunque da imprese iscritte al SISTRI e, quindi, regolarmente operative nel settore.
Solo che, mentre con questa modalità di applicazione della norma oggi graviamo di migliaia di euro ogni singola piccola pulizia di una fossa asettica, mentre la proposta di legge semplificava, permettendo quindi agli operatori di lavorare magari in due o tre fosse e di conferire, quindi, la cisterna un po' più piena presso il depuratore.
L'Italia dei Valori quindi, con il proprio articolo aggiuntivo ripropone, di fatto, questo articolo che c'era nel testo della proposta di legge originaria ed esattamente: «I rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie di qualsiasi tipologia, sia pubbliche che asservite ad edifici privati, comprese le fosse asettiche e manufatti analoghi, nonché i sistemi individuali di cui all'articolo 100, comma 3, ed i bagni mobili, si considerano prodotti dal soggetto che svolge l'attività di pulizia manutentiva»; sollevando quindi l'amministratore del condominio, il proprietario di una piccola casa sparsa, il gestore di un evento pubblico in una piazza pubblica che utilizza i bagni per questioni di igiene durante l'evento, insomma, sollevando così migliaia di operatori e di cittadini, non solo gli operatori economici, ma anche i cittadini, da queste incombenze.
Dietro la paura o la questione di non essere in grado di garantire la tracciabilità, è stato espunto questo articolo. Siccome poi, invece, il Governo si interessa dell'argomento Pag. 5perché nei prossimi decreti troveremo ancora piccole modifiche in tal senso su queste cose, ad esempio nei decreti sulle liberalizzazioni o nei decreti sulle semplificazioni, magari poi questo provvedimento vedrà la morte al Senato e quindi, cari colleghi, stiamo lavorando per il nulla, almeno cerchiamo di entrare con cognizione di causa sulle questioni. Siccome il Sistri, quel grande strumento di controllo satellitare, così vogliamo chiamarlo, della movimentazione dei rifiuti in Italia, non funziona da tre anni, adesso cominciamo a complicare e a far costare anche la mobilità di piccole quantità, così definite dal mio collega, e non mi ripeto, che può essere gestita invece con molta economia. Infatti qual è il rischio? Che il proprietario della piccola casa scarsa, chi ha il condominietto finisca per chiamare un'impresa che ha una pompa, acceleri con l'acqua la velocità della melma e della depurazione e i rifiuti finiscano, così, non in un centro di depurazione, ma in un corso d'acqua o al mare direttamente; quindi andiamo solo ad aggravare la situazione.

MANUELA LANZARIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, sinceramente non abbiamo compreso l'atteggiamento del Governo relativamente a questa proposta che era inserita, come ha ricordato il mio collega all'inizio, nella proposta di legge originaria e che rappresentava sicuramente un caposaldo dell'intero provvedimento. Questo perché, parlando appunto di semplificazioni, ma soprattutto nel mettere un po' mano a quelle che abbiamo visto essere le continue modifiche al codice dell'ambiente, ossia il decreto legislativo n. 152 del 2006, e poi il recepimento della normativa europea con il decreto legislativo n. 205 del 2010, sicuramente si è creata moltissima confusione. Nel caso specifico andavamo a mettere un po' di certezza, a chiarire la situazione che ci era stata più volte sottolineata da chi opera nel settore appunto per quanto riguarda questo tipo di manufatti, sia quelli che ricomprendono le fosse settiche ma anche, come è stato detto, i bagni mobili che si possono trovare quando ci sono feste o manifestazioni di vario tipo.
La proposta andava sicuramente nella direzione di mantenere inalterato e di poter permettere la salvaguardia dell'ambiente e la pulizia ma anche nella direzione di non pesare ulteriormente sulle tasche dei cittadini. Chiaramente si parla di semplificazione, al Senato è in itinere un provvedimento sulle semplificazioni, questa nostra proposta voleva andare in questa direzione, e allora non si capisce la contrarietà del Governo, proprio perché riteniamo che comunque rappresenti, a tutt'oggi un elemento importante e quindi una situazione che deve essere affrontata dal legislatore.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente volevo solo dire che le problematiche sollevate sono sicuramente problematiche reali che vanno verificate, ma almeno noi, in un provvedimento del genere che doveva avere un compito molto specifico, non abbiamo ritenuto opportuno inserire questa situazione, perché in realtà delle categorie messe in queste situazioni di difficoltà operativa a causa di modifiche legislative e anche a causa del fatto che l'attesa che questo sistema di tracciabilità entri in funzione è tanta. Quindi avremmo rischiato di risolvere magari un problema di una categoria non considerando tutta un'altra serie di problemi che dovrebbero essere considerati nel loro insieme.
Allora, visto che c'è stata un ulteriore proroga a giugno del Sistri, di questo sistema, e che ci sono anche delle proposte di legge in corso e quindi abbiamo il tempo e le modalità per approfondire quelle situazioni che necessitano di una razionalizzazione, ci sembrava assolutamente Pag. 6inopportuno, con il rischio anche di incorrere in un'infrazione comunitaria, introdurre quelle richieste che tra l'altro, è vero, erano presenti nella formulazione originaria. Quindi, abbiamo espunto l'articolo e queste sono le motivazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo capisco che la riflessione che ha fatto il collega Bratti è anche la riflessione che è stata fatta in Commissione, ma non riesco a comprendere come un articolo aggiuntivo possa non essere accettato quando è migliorativo. Se quella proposta emendativa migliora e cerca di tutelare il più possibile la salute umana e i cittadini non capisco perché non debba essere accettato dal Governo in questo momento. Intanto il Governo dovrebbe accettarlo e poi quando verranno sottoposte alla nostra attenzione le proposte di legge che sono all'ordine del giorno si discuterà anche su quelle. Tuttavia, se oggi abbiamo una situazione che potrebbe essere sanata e l'articolo aggiuntivo a prima firma del collega Piffari è ragionevole e parla con grande semplicità e oltre alla semplicità, chiarisce che attraverso quella proposta emendativa si possa anche ottenere qualcosa di concreto e di utile nell'interesse della collettività e dei cittadini perché non approvarlo? Non riesco a capire. La riflessione sulla necessità di aspettare che ha fatto il collega qui in Aula potrebbe essere giusta, ma che cosa dobbiamo aspettare? Se possiamo intervenire, se oggi intervenendo potremmo migliorare le condizioni, la tutela e la salvaguardia del cittadino e della salute sarebbe opportuno intervenire e intanto tutelare, mettere in sicurezza alcuni, molta gente, molti nostri concittadini e conseguentemente domani quando si presenterà l'argomento della discussione e si presenterà, come diceva l'onorevole Bratti, perché ci sono tante proposte di legge che dovranno essere discusse, ne discuteremo. Vuol dire che ne prenderemo atto in seguito e consequenzialmente decideremo.
Oggi però, signor sottosegretario, mi sembrerebbe opportuno, visto che c'è una proposta emendativa che è migliorativa e parla di salvaguardare e tutelare la salute dell'essere umano, far sì che questa venisse approvata. La ringrazio, signor sottosegretario e spero che lei possa rivedere la sua posizione e consequenzialmente accettare questo articolo aggiuntivo a prima firma del collega Piffari, che però è anche di tutto il Parlamento e di tutti cittadini di buona volontà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, lo dico al Governo e lo dico anche al collega Bratti a titolo personale: con quale spirito ci accingiamo a discutere un decreto sulle semplificazioni quando poi, quando viene proposta una minima semplificazione come questa, che va a vantaggio dei cittadini, delle imprese e di tutti diciamo di no? Me lo dice il Governo qual è lo spirito del decreto semplificazioni? Cerchiamo di capirci perché altrimenti non so cosa succederà la settimana prossima, quando ne dovremo discutere.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in questa proposta emendativa, sia pure in particolari condizioni, i rifiuti si considerano prodotti nella sede del soggetto che svolge l'attività e non presso il soggetto da cui si ritirano i rifiuti. Questo è contrario a direttive comunitarie e anche rischioso per l'ambiente.
Quindi, c'è un motivo di sostanza. Comunque, avremo il tempo per ritornare su questo argomento, così come su tanti altri Pag. 7argomenti che possono effettivamente portare a semplificazioni. Ma, nella realtà, questa proposizione non è una semplificazione e consente anche l'aggiramento di norme. Pertanto, non è accettabile.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Piffari 2.010 insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Piffari 2.010, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Galletti, Nola, Mondello, Gianni, Garagnani, Scanderebech, Crosetto... ancora l'onorevole Scanderebech... onorevoli Ravetto, Dozzo, Romano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 436
Votanti 434
Astenuti 2
Maggioranza 218
Hanno votato
61
Hanno votato
no 373).

Prendo atto che i deputati Monai, De Girolamo e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Lanzarin 2.011.
Prendo atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Lanzarin 2.011 insistono per la votazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lanzarin 2.011, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calderisi, Vella, Stradella, Mondello, Marini, Cesario, Dionisi... Ha votato? L'onorevole Rosso ha votato. Onorevole Scandroglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 437
Votanti 431
Astenuti 6
Maggioranza 216
Hanno votato
56
Hanno votato
no 375).

Prendo atto che i deputati Palomba, De Girolamo e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4240-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.100.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Scilipoti 3.10.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 8

Onorevoli Tempestini, Santelli, Calderisi, Mantini... ha votato? L'onorevole Santelli ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 437
Votanti 432
Astenuti 5
Maggioranza 217
Hanno votato
421
Hanno votato
no 11).

Prendo atto che i deputati Ruben, De Girolamo e Bonaiuti hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Scilipoti 3.10, formulato dal relatore.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, anche su questo emendamento, di cui abbiamo discusso in Commissione, quello che sostenevo è che venissero inserite, nell'articolo 4 di questo decreto-legge, alcune parole, in sostituzione e in aggiunta, che potrebbero sicuramente determinare una miglioria per quanto riguarda il provvedimento e, consequenzialmente, una tutela maggiore per il cittadino.
Quando mi riferisco a «un sistema di monitoraggio permanente al fine di attivare adeguati provvedimenti a tutela della salute pubblica» credo di non dire niente di strano e di anormale in sostituzione delle parole «qualsiasi danno all'ambiente». Il riferimento a «qualsiasi danno all'ambiente» è generico. Se andiamo a specificare nel dettaglio, ciò non compromette il decreto, che non diventa a causa di questa proposta emendativa peggiorativo, ma migliorativo. Tutto ciò che è migliorativo e che viene previsto nell'interesse della collettività e dei cittadini dovrebbe essere preso in seria considerazione e, consequenzialmente, accettato dalla Commissione e dal Governo e approvato.
Mi permetto di continuare a segnalare quanto segnalato all'interno della Commissione e di continuare a dire che questa proposta emendativa, caro signor rappresentante del Governo, signor sottosegretario, non è peggiorativa, non mette in discussione il decreto, ma potrebbe far sì che questo diventi migliore, nel senso buono della parola, e possa dare più garanzie di quelle che in questo momento sta dando, o darebbe, attraverso l'approvazione del decreto, così com'è.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, non ritira quindi l'emendamento da lei sottoscritto?

DOMENICO SCILIPOTI. La prego, signor sottosegretario, di prendere in seria considerazione questa mia riflessione e di accettare tutto ciò che può, o che potrebbe diventare migliorativo a tutela e a salvaguardia dei cittadini. Questo è ciò che mi permetto di segnalare ancora a lei, signor sottosegretario.
La pregherei di rivedere la sua posizione e di far sì che questa proposta emendativa venga accettata ed inserita all'interno del decreto.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'onorevole Scilipoti non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 3.10, formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 3.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Testoni, Nizzi, Sbrollini, Giro, Pizzolante, Fogliato, Baretta, Bosi, Callegari, Colombo, Crimi, Bianconi, Palomba, Saglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ). Pag. 9

(Presenti 457
Votanti 439
Astenuti 18
Maggioranza 220
Hanno votato
15
Hanno votato
no 424).

Prendo atto che i deputati De Girolamo, Ruben, Sposetti e Melandri hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Questo articolo - lo dico ai colleghi - semplifica le raccolte da parte delle organizzazioni di volontariato - cattoliche e non cattoliche - di stracci, vestiti e materiali vari che, da sempre, sono una delle fonti di sostentamento di tante iniziative positive. È un articolo che è nello spirito della legge. La legge - proposta dalla collega Lanzarin e seguita dal relatore Bratti prima e, prima ancora, da Bonciani - è una legge che cerca di semplificare alcune norme che rendono difficile fare cose buone.
In Italia tante volte ci sono norme anche in campo ambientale che non guardano in faccia alla realtà e che, anziché difendere l'ambiente, complicano la vita. Questa proposta di legge su cui la Commissione ha lavorato congiuntamente va in questa direzione; si può discutere sulla necessità di una legge e se queste disposizioni possano trovare posto in altri provvedimenti in itinere fra Camera e Senato, ma la finalità è chiara. In passato addirittura eravamo arrivati ad un certo punto per cui era obbligatorio il registro di carico e scarico per tutti gli artigiani; questo significava, per esempio, che i barbieri ogni giorno dovevano avere un luogo in cui depositare i capelli tagliati e segnare la quantità di capelli tagliati. Ancora oggi ci sono norme di questo tipo, lo dico al collega Scilipoti, ed il suo emendamento prevedeva che tutte le organizzazioni di volontariato ogni giorno avrebbero dovuto avere un registro di carico e scarico dei vestiti raccolti, cosa che chiaramente è una follia. Il senso delle norme ambientali è di salvaguardare l'ambiente e la salute dei cittadini; spesso queste norme tutelano anche le nostre imprese, l'abbiamo visto anche ieri in occasione del dibattito sulla Croazia e sulle norme sul mare perché le nostre imprese che lavorano nella legalità possano così difendersi da chi nella legalità non è o dalla concorrenza scorretta che viene dall'estero.
In questo caso andiamo a tutelare una cosa che storicamente è importante nel nostro Paese: l'azione del volontariato, sia quello delle parrocchie che le altre varie forme di volontariato; credo che molti di noi abbiano partecipato a queste azioni che rischiano di essere compromesse da leggi farraginose. La norma prevede peraltro che questi materiali raccolti entrano nella quantità di raccolta differenziata che i comuni sono obbligati a fare; è una norma positiva che va nella giusta direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intervengo perché credo che ci sia stata un po' di confusione sul mio emendamento e mi permetto di segnalare al collega Realacci, di cui ho grande stima, che il mio emendamento non si riferiva solo ed esclusivamente agli indumenti ma a tutto. Tenere un registro dovrebbe significare capire cosa viene dato alle associazioni, perché ci sono associazioni e associazioni, e, di conseguenza, capire dove questo materiale poi va a finire, considerato che ci sono delle associazioni che ritirano del materiale e non si tratta sicuramente di stracci o indumenti o abiti ma di altre sostanze o altro materiale che potrebbe essere molto dannoso per la salute umana. Sarebbe stato opportuno avere un registro dal quale capire cosa ritirano queste associazioni e dove va a finire tutto questo materiale da loro ritirato.
Per queste ragioni, la prego di prendere con i crismi del massimo rispetto il mio emendamento perché non era solo riferito Pag. 10agli indumenti ma in toto a tutto il materiale che viene ritirato dalle associazioni e molte volte alcune associazioni ritirano materiale che potrebbe essere inquinante e dannoso, perciò sarebbe stato opportuno avere un registro per capire chi ritira questo materiale e dove va a finire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, credo che l'articolo metta in evidenza, oltre al fatto che sia già una prassi la stipula di convenzioni con gli enti locali e con i comuni (come è stato sottolineato, a titolo non oneroso), il fatto che saranno proprio gli enti locali a salvaguardare ed essere responsabili rispetto alle raccolte che vengono effettuate nei singoli territori. È un'abitudine ed un'usanza molto importante ma che va nella direzione sia di dare una risposta a chi è in difficoltà per il riutilizzo di oggetti e indumenti - e per oggetti abbiamo ben specificato di cosa si tratta in modo da non andare in contrapposizione alla normativa - ma anche per evitare credo l'abbandono selvaggio che altrimenti molto spesso vediamo in giro per i nostri territori e per l'ambiente.
Ripeto, poiché gli enti locali ed i comuni sono chiamati a stipulare queste convenzioni, credo vi sia quindi la chiarezza e la trasparenza rispetto a tutta la filiera e quindi rispetto alla bontà delle iniziative che vengono portate avanti fortunatamente grazie a queste molteplici associazioni di volontariato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, a completamento delle considerazioni - che condivido - della collega Lanzarin, vorrei ricordare all'onorevole Scilipoti che, proprio come Commissione, abbiamo apportato una modifica, sostituendo il concetto di oggetto (abbiamo appena votato questa proposta emendativa) con quello di «prodotti o materiali che non sono rifiuti» proprio per evitare che ci siano delle infiltrazioni non corrette da parte di alcune associazioni.
Di conseguenza, il materiale che viene dato è costituito da indumenti o comunque da oggetti che non sono rifiuti, e lo abbiamo scritto. Quindi, quell'aspetto di preoccupazione ambientale lo abbiamo eliminato attraverso l'approvazione di quell'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calderisi, Cesario, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 452
Votanti 447
Astenuti 5
Maggioranza 224
Hanno votato
440
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che i deputati Ruben, De Girolamo, Sposetti e Melandri hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che le altre proposte emendative sono inammissibili.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4240-A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

Pag. 11

TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Scilipoti n. 9/4240-A/1, Di Stanislao n. 9/4240-A/2, Gidoni n. 9/4240-A/3, Togni n. 9/4240-A/4, Fogliato n. 9/4240-A/5, Lanzarin n. 9/4240-A/6, Zamparutti n. 9/4240-A/7 e Di Biagio n. 9/4240-A/8.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Scilipoti n. 9/4240-A/1, Di Stanislao n. 9/4240-A/2, Gidoni n. 9/4240-A/3, Togni n. 9/4240-A/4, Fogliato n. 9/4240-A/5, Lanzarin n. 9/4240-A/6, Zamparutti n. 9/4240-A/7 e Di Biagio n. 9/4240-A/8, accettati dal Governo.
E così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, come ho già accennato prima, in Commissione ambiente è giunta una proposta di legge per la modifica di tre articoli del codice ambientale del 2006, codice ambientale che, come abbiamo già detto, è stato modificato con un decreto legislativo nel 2010, che ha provocato una serie di danni. Proprio per i profili di delicatezza che riveste, la materia andrebbe affrontata con più serietà e con più impegno, proprio per la necessità di garantire al mondo delle imprese e ai cittadini un quadro di riferimento ben preciso e non variabile in base alle singole variazioni che compaiono in qualche decreto qua e là o, come in questo caso, in una proposta di legge. Però, come dicevo, si chiedeva di modificare tre articoli (l'articolo 187 sulla miscelazione di rifiuti speciali, l'articolo 216-bis, sulla gestione degli oli usati e l'articolo 230 sulla questione del conferimento dei rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle fogne e delle reti fognarie) e di fatto adesso andiamo ad approvare un provvedimento che modifica gli articoli 185, 187 e 205 del codice ambientale. Quindi, vi è un articolo, come proposto nel progetto di legge iniziale, e poi altri due nuovi articoli che nel progetto di legge non c'erano. Ma fin qui potremmo dire che va bene.
Facciamo poco, ma, come si dice, poco è sempre molto di più di niente...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Onorevole Pezzotta, onorevole Tortoli, onorevole Franceschini, per cortesia, abbiate pazienza! Vi è il collega che sta parlando e sta tentando di interloquire con il Governo. Prego, onorevole Piffari.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, cerco di interloquire con il Governo ed anche con i colleghi, perché sto dicendo che siamo convinti di fare poco, che è meglio di niente, ma, in realtà, questo provvedimento morirà al Senato. Ci state facendo fare niente!
Perché dico questo? Un provvedimento del genere potrebbe avere una necessità diversa, ripeto, di rivisitazione generale del codice ambientale, ma con tempi e modi chiari, in modo che le imprese sappiano come reagire; invece, leggiamo che al Senato, nel decreto-legge sulle liberalizzazioni, si interviene sulla gestione dei rifiuti da imballaggio.
Il decreto-legge sulle semplificazioni, che è stato pubblicato da pochi giorni, dispone poi ancora modifiche al codice ambientale relativamente alla movimentazione dei rifiuti appartenenti alle medesime aziende agricole. Quindi, si riallaccia un po' alla questione degli sfalci e interviene sulle norme relative alla rigenerazione degli oli usati, quello che, di fatto, stiamo facendo con questo provvedimento.
Mi dite allora a cosa serve che il Governo venga in Commissione e ci dia dei pareri, esprima delle posizioni e delle motivazioni su un provvedimento che alcuni parlamentari hanno voluto proporre all'attenzione di tutta questa Aula, se poi Pag. 12il Governo, nelle segrete stanze - così posso dire, a questo punto - inserisce nei decreti-legge, che sono importantissimi, almeno per i titoli che gli sono stati assegnati, delle questioni che ci sembrano di poca importanza rispetto alle finalità che un decreto-legge deve avere?
Abbiamo previsto tre cose che non c'entrano niente tra di loro e ci siamo inventati questa proposta di legge. Di fatto, abbiamo cambiato anche il suo titolo e l'abbiamo chiamata: «Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata», quindi modifiche al codice ambientale, ingannando con il titolo, di fatto, la sostanza.
Incrementare la raccolta differenziata? No, non è che incrementiamo la raccolta differenziata. Se uno di noi vuole donare il proprio sacco a pelo o il giaccone o il maglione al vicino perché lo vede infreddolito, che non ha abbigliamento o quant'altro, non è un qualcosa di importante rispetto alla raccolta differenziata. Non vi è alcuna legge al mondo che ci possa impedire di donare un maglione o una coperta al vicino di casa o a quello che sta fuori, davanti al nostro portone, solo perché non ne ha.
Ci serve una legge sulla raccolta differenziata? Noi abbiamo visto cos'è la raccolta differenziata, o meglio, abbiamo visto le montagne di rifiuti in alcune nostre città, che non sono la raccolta differenziata: sono lì, montagne bruciate! Bene, abbiamo inserito in questa proposta di legge la questione degli sfalci, perché, finalmente, abbiamo detto che si può utilizzare lo sfalcio nel proprio giardino, nella propria casa. Ognuno di noi, appena può, cerca di farlo ancora, e credo che nei mesi o negli anni a venire avremo qualche rimasuglio anche dagli orti, non solo dai giardini, e che dovremo riprendere in mano queste buone e sane abitudini.
Allora, visto che sappiamo che questi prodotti sani possono essere recuperati attraverso la valorizzazione delle biomasse o quant'altro, credo non sia così importante inserirlo in pompa magna nel titolo di una proposta di legge. Però, ripeto, in base a ciò che più ci preoccupa, chiediamo al Governo di fare uno sforzo maggiore e di venire in Commissione per affrontare seriamente le questioni che sono sul tappeto.
In primo luogo, per quanto riguarda il Sistri, vi sono centinaia di migliaia di imprese che hanno pagato tasse per due anni per fare funzionare quello strumento che abbiamo appaltato applicando i criteri di segretezza, quella militare, e quindi nessuno ha saputo più niente di quei software e di quel prodotto che andavamo ad utilizzare.
In secondo luogo, non abbiamo voluto ascoltare il mondo delle imprese, non abbiamo voluto ascoltare una parte del Parlamento che diceva: «Stiamo facendo una rivoluzione nel campo del controllo della movimentazione dei rifiuti in Italia. Vogliamo fare il meglio che esista al mondo, in Europa, allora utilizziamo i satelliti». Bene, però, forse, prima di usare questi strumenti intelligenti era bene usare, come avevamo chiesto, la buona pratica, ossia sperimentarli in alcuni settori ed aree geografiche, in modo tale da mettere a punto le cose che non funzionano. Per qualsiasi innovazione tecnologica, macchinario, autovettura, si fanno sempre prima dei prototipi e li si sperimenta, prima di applicarli.
Dopo tre anni abbiamo buttato via qualche decina di milioni di euro, se non centinaia, e abbiamo fatto «incazzare» le imprese perché non capiscono più niente. Sul territorio sono tutte arrabbiate, specialmente poi quando ricevono un verbale.
Questo, però, non vuol dire che non voteremo a favore del provvedimento in esame. Il nostro voto sarà favorevole perché il documento è questo, però ho voluto usare questa occasione per dire al Parlamento e anche al Governo che speriamo che cambi passo rispetto a prima e che, quindi, nei prossimi mesi si possa vedere qualcosa di buono anche in questo campo.

Pag. 13

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, il provvedimento in esame rappresenta un indiscutibile progresso sotto il profilo normativo, in un versante complesso quale quello dei rifiuti per i quali, da tempo, si avvertiva l'esigenza di fare chiarezza e di facilitarne i processi di rigenerazione e riutilizzo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 10,58)

CARMINE SANTO PATARINO. Facendo, infatti, riferimento all'articolo 1 si è inteso fare, innanzitutto, chiarezza sulla configurazione dei rifiuti derivanti dagli sfalci e potature provenienti dal verde pubblico e privato.
Inoltre, per quanto riguarda la raccolta e la rigenerazione degli oli usati, ormai gestita da oltre vent'anni dal Consorzio obbligatorio degli oli usati, viene fatto un grande passo in avanti nella tutela dell'ambiente e nella produzione di nuove materie prime riutilizzabili. Vengono definite le linee guida che consentono di evitare la dispersione incontrollata di sostanze dannose per l'ecosistema ambientale e vengono favorite le condizioni per creare valore aggiunto nel processo produttivo.
Non bisogna dimenticare, infatti, le stime ufficiali fornite dagli operatori del settore. Per citare un solo dato, nell'anno 2010 si è conseguito il recupero di 192 mila tonnellate di oli usati di provenienza industriale. Proprio grazie alla rigenerazione è stato possibile produrre oltre 100 mila tonnellate di materiale lubrificante, consentendo un importante risparmio in termini economici ed una riduzione dell'impatto ambientale delle sostanze. Tale processo - mi preme evidenziarlo - sottolinea il ruolo di prestigio ricoperto dal nostro Paese su questo versante produttivo e in un momento caratterizzato da una congiuntura economica certamente complessa, a cui si aggiunge l'incremento dei costi dei prodotti petroliferi, sarebbe auspicabile assicurare a questi impianti la maggiore flessibilità di processo così da migliorare le percentuali di resa dei prodotti recuperabili e utilizzabili, garantendo al Paese un'importante fonte di risorse.
In questi mesi è stata approfondita la questione relativa alle dinamiche ed alle caratteristiche dei processi di rigenerazione e di raffinazione degli oli usati e sono state individuate le criticità del settore. Il provvedimento in esame interviene proprio per limitare le criticità. Particolarmente interessante è anche l'introduzione di una specifica disposizione sul versante della raccolta, da parte delle associazioni di volontariato, di oggetti ed indumenti ceduti dai privati per destinarli al riutilizzo, in una logica di razionalizzazione e di semplificazione che noi auspichiamo possa essere applicata anche su altri versanti.
Sicuramente si può fare di più con ulteriori approfondimenti, ma in un'ottica di intervento indifferibile, il gruppo di Futuro e Libertà non può che esprimere un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonciani. Ne ha facoltà.

ALESSIO BONCIANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a votare è volto a modificare e migliorare alcuni aspetti, in parte anche controversi, presenti nel Codice ambientale. Si tratta di misure che a prima vista potrebbero sembrare marginali, ma che in realtà rappresentano un importante, anche se piccolo, passo in avanti verso l'introduzione di norme virtuose nel rispetto dell'ambiente - in cui viviamo e svolgiamo le nostre azioni quotidiane - e di chiarezza nell'applicazione dei dettati comunitari soprattutto per gli operatori del settore interessato.
Questo vale soprattutto per un settore, come quello degli oli usati, ove le percentuali Pag. 14di recupero si avvicinano al 90 per cento, con un evidente beneficio ambientale e di risparmio di materia prima. L'esame svolto in Commissione è stato proficuo ed ha portato all'approvazione di un testo sostanzialmente condiviso ed omogeneo, che ancora una volta dimostra come, quando le forze politiche si impegnano in uno sforzo di partecipazione costruttiva, possano essere date risposte chiare e funzionali allo sviluppo del Paese ed alle esigenze di cui esso necessita.
Il testo reca alcune modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, il cosiddetto Codice ambientale, che intervengono rispettivamente sulla disciplina riguardante gli sfalci e le potature, la miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati e la raccolta differenziata di oggetti ed indumenti. Sono piccole introduzioni, come dicevamo, che però rappresentano, a nostro parere, un esempio virtuoso di come l'azione legislativa può essere utile alla risoluzione di alcune problematiche specifiche degli operatori economici e dei cittadini in genere.
L'azione sviluppata in Commissione, e che il partito che rappresento ha svolto, si è articolata seguendo lo spirito che ha sempre contraddistinto la nostra azione politica, una posizione di collaborazione e di costruttivo confronto con le altre parti interessate, al fine di giungere alla definizione di un testo il più condiviso possibile, contribuendo anche con alcune proposte emendative e migliorative, alla redazione di un elaborato finale omogeneo, che può essere oggi votato, credo, a larga maggioranza se non addirittura all'unanimità.
Nello specifico, la centralità dell'azione si è incentrata sull'invito a verificare la possibilità di affrontare le problematiche oggetto della proposta di legge in esame, intervenendo per chiarire e specificare meglio le disposizioni previste nel quadro normativo vigente e soprattutto nell'applicazione delle recenti modifiche derivate dal recepimento di una direttiva comunitaria, con la finalità di semplificare la vita degli operatori del mercato, con più limitate deroghe alla disciplina vigente, ovvero con un differimento temporale dell'entrata in vigore delle norme, sempre però - e va sottolineato - nel rispetto di quanto previsto dalla disciplina comunitaria stessa.
Il nostro giudizio è positivo sia nel metodo adottato che nel merito. Condividiamo le disposizioni previste all'articolo 2, che rappresentano il fulcro del provvedimento e che introducono all'articolo 187 del Codice ambientale una norma transitoria, che dovrebbe consentire agli enti competenti di avere il tempo necessario per adeguare le autorizzazioni degli impianti di recupero e di smaltimento in essere alle norme di miscelazione di rifiuti speciali, come modificate dal decreto legislativo n. 205 del 2010 e che, con le modifiche apportate all'articolo 216-bis del Codice ambientale, dovrebbero ripristinare la piena operatività di un sistema di recupero collaudato da tempo, considerato che la raccolta degli oli usati è sempre avvenuta miscelando le diverse tipologie degli stessi, dal produttore all'impianto di recupero, poiché perfettamente compatibili con il processo di rigenerazione, a cui sono destinati gli oli stessi, un processo che come ricordavo all'inizio è arrivato a garantire livelli di efficienza davvero eccellenti.
Condividiamo anche la disposizione prevista all'articolo 1, che tende ad escludere dall'applicazione della disciplina sui rifiuti, gli sfalci e le potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato, che saranno utilizzati per la produzione di energia da biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l'ambiente né mettono in pericolo la salute umana. Su questo punto non può che essere accolta con favore la possibilità, che viene facilitata dall'introduzione delle norme, di poter dare linfa ad un settore come quello dello sviluppo delle energie da fonti rinnovabili e da biomasse, che necessita di un sostegno chiaro e trasparente, a fronte anche dell'esiguità degli investimenti e degli incentivi che a tutt'oggi gli vengono destinati. Anche su questo aspetto voglio rapidamente osservare che, mentre negli ultimi anni vi è stato uno sforzo importante nella produzione di energia attraverso fotovoltaico ed eolico - non Pag. 15sempre per la verità con un servizio ben svolto nei confronti del Paese, soprattutto sotto il profilo ambientale - per le biomasse siamo invece molto indietro e l'idea che le si possa incentivare, utilizzando anche questo tipo di combustibile, per quanto sia un contributo marginale, ci sembra da salutare in termini assolutamente positivi.
Sono infine pure condivisibili le norme previste dall'articolo 3, introdotte allo scopo di consentire alle associazioni di volontariato senza fini di lucro di effettuare raccolte di oggetti o indumenti ceduti da privati per destinarli al riutilizzo, previa convenzione con i comuni, fatto salvo l'obbligo del conferimento ad operatori autorizzati, ai fini del successivo recupero o smaltimento dei materiali residui. L'obbligo di conferimento dei materiali residui che rientrano nelle percentuali della raccolta differenziata consente quindi di incrementarla, contribuendo al raggiungimento della percentuale minima prescritta dalla normativa vigente. Sono tutte norme, come già accennato, nel complesso funzionali al rispetto dei comportamenti da adottare nel rispetto dell'ambiente e chiare in funzione del più corretto utilizzo di strumenti da parte degli operatori del settore, nello svolgimento di alcune specifiche attività professionali anche di social green e per favorire sempre di più l'adozione di politiche di tutela e salvaguardia del nostro ecosistema.
Gli interventi normativi brevemente illustrati, traducono pertanto in pratica soluzioni condivisibili che rispondono a questioni attuative reali, in un'ottica di semplificazione degli adempimenti. Più in generale però, riguardo agli interventi correttivi del codice ambientale, devo sottolineare che in futuro sarebbe auspicabile venissero adottati in una logica più possibile organica, allo scopo di evitare un continuo succedersi di norme che vanno ad impattare su un quadro normativo di per sé complicato. Risulta altrettanto chiaro, volendo allargare il campo, che certamente i problemi che riguardano lo sviluppo di politiche cosiddette green, non può ridursi a quanto fin qui fatto o al contenuto di questo singolo provvedimento. C'è da compiere in questo senso uno sforzo ancora più grande e responsabile, per definire un quadro normativo ancora più organico ed efficace che disciplini meglio il settore, sia con riferimento alla pur già affrontata tematica della gestione dei rifiuti, sia alla riqualificazione del patrimonio immobiliare, alla tutela e bonifica del territorio e all'innovazione tecnologica applicata ai processi industriali, verso nuove forme di sostenibilità. Questa non è certo questione che riguarda il provvedimento in oggetto né tantomeno la stretta attualità parlamentare, ma se su questi argomenti il nuovo Governo farà proposte o intraprenderà iniziative, certamente noi non ci tireremo indietro e saremo pronti a sostenerli come sempre fatto sin qui. In conclusione alla luce delle ragioni sovraesposte esprimo il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, nell'analisi complessiva di questo provvedimento che abbiamo trattato in sede di Commissione e in Aula, il giudizio certamente non è fortemente positivo. Il mio giudizio è positivo per quanto riguarda alcuni argomenti affrontati, ma per tanti altri invece, che avevamo segnalato attraverso alcune delle nostre proposte emendative che non sono state accettate, sicuramente il nostro giudizio non può essere positivo. Infatti noi riteniamo che riguardo a ciò che viene segnalato da parte dei parlamentari e dei gruppi all'interno delle Commissioni e dell'Aula parlamentare, quando viene segnalato non solo in buona fede ma anche con l'ottica di migliorare quel determinato provvedimento, sarebbe opportuno, da parte di chi ascolta, e in modo particolare del rappresentante del Governo, che fossero accettate le corrispondenti proposte Pag. 16emendative. Non abbiamo riscontrato, su alcune proposte emendative che ritenevamo importanti, a nostro giudizio, e che non sono state accettate da parte del Governo, una grande disponibilità. Certo, dobbiamo anche recepire il messaggio che ci è stato inviato dal signor rappresentante del Governo, a proposito del fatto che c'erano e ci sono delle motivazioni che hanno indotto il Governo a non accettare queste proposte emendative, ma sono sempre delle riflessioni discutibili.
Certo, tutte le riflessioni (fatte sia da parte nostra sia da parte del Governo) possono essere discutibili, ma poteva esserci anche un interesse del Governo a superare e a far sì che alcuni argomenti ed emendamenti, visti in una determinata ottica, potessero invece essere considerati diversamente e conseguentemente approvati. Perché faccio questa riflessione, signor rappresentante del Governo? Perché ritengo - come lei e la maggior parte dei parlamentari presenti in questa Aula - che la vita umana è sacra e non può essere distrutta, in modo particolare da alcuni esseri umani (da alcuni uomini, da alcuni esseri viventi, in particolare l'uomo) che molte volte non si pongono delle domande. In particolare, la domanda che non si pongono è: che cosa succede una volta che immettiamo nell'ambiente, che riportiamo alla nostra madre terra, quel materiale che abbiamo utilizzato, qual è l'impatto che ne potrebbe derivare? Molte volte l'uomo non si pone questa domanda e si pone soltanto la prima domanda: abbiamo utilizzato dell'olio, vediamo come poter riciclare e rigenerare il prodotto (in particolare l'olio). Invece non si pensa a quale potrebbe essere l'impatto di quella sostanza (in modo particolare, quando parliamo di olio combustibile, di oli usati) sulla nostra madre terra.
Ecco la motivazione dei nostri emendamenti, cioè quella riflessione che ci siamo posti e che cercavamo di far fare anche gli altri che ci stavano ascoltando, al fine di chiedere anche quale dovesse essere l'impatto di questo materiale (come lo vogliamo chiamare) una volta che sia finito il ciclo della propria vita e che venga poi reinserito in quella che è la nostra madre, la nostra madre terra. In altre parole si tratta di far sì che per tutti quei prodotti che vengono utilizzati, in modo particolare nel settore di cui oggi stiamo parlando, si possa utilizzare la parolina «sostenibilità». Occorre capire qual è il prodotto che noi stiamo utilizzando e quale potrebbe esserne l'impatto un domani all'interno della nostra madre terra, con le conseguenze che potrebbero creare danni sia alla nostra madre terra, sia ai nostri figli.
Molti emendamenti, quasi tutti gli emendamenti che abbiamo segnalato, non sono stati accettati. Questo ci fa soffrire, ci rammarica, ma non significa che noi buttiamo o precludiamo il nostro voto, cioè precludiamo (attraverso un voto negativo) tutto il lavoro fatto dalla Commissione e dal Governo. Riteniamo che una parte del lavoro svolto in Commissione ambiente e gli sforzi fatti dal Governo, debbano essere premiati, e per essere premiati il nostro giudizio si traduce, per quanto mi riguarda, in un giudizio di astensione, mentre per quanto riguarda i deputati del mio gruppo, saranno liberi di votare come meglio credono. Sicuramente c'è da tenere in giusta considerazione la mia precedente riflessione, ovverosia che dobbiamo tenere in giusta considerazione e valutare con molta attenzione il comportamento e lo sforzo del Governo e della Commissione, nel cercare di rendere questo provvedimento migliore di come era prima, e conseguentemente dare un aiuto a quella che dovrebbe essere la tutela e la salvaguardia dell'ambiente e dell'essere umano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge presentata dalla Lega Nord Padania vuole sottolineare come il nostro sistema sia troppo oneroso, complicato e fin troppo burocratico, mettendo in serie difficoltà i vari operatori e penalizzandoli. Le continue modifiche apportate al Codice Pag. 17dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006), il recepimento delle varie normative europee, da ultimo con il decreto legislativo n. 205 del 3 dicembre 2010, hanno di fatto creato una giungla normativa, appesantito il sistema e penalizzato chi opera nel settore con danni non solo per le nostre piccole imprese, ma anche per l'ambiente stesso. Gli articoli della legge vanno ad incidere su questioni specifiche già oggetto di forti discussioni in Commissione, mantenendo però inalterati i vari livelli di tutela ambientale, obiettivo principe e perseguito a tutti livelli. Lo scopo è quello di appianare alcune difficoltà sul procedimento autorizzativo per quanto riguarda i rifiuti speciali pericolosi, e in particolar modo sulla miscelazione degli oli minerali, consentendo la miscelazione nel luogo della raccolta e il conseguente trasporto dei lubrificanti da recuperare, permettendo così il pieno funzionamento dell'intera catena di recupero e di rigenerazione degli oli stessi.
Con l'occasione è stata messa mano anche ad alcune storture che impedivano un giusto riutilizzo e contemporaneamente un concreto sostegno agli enti locali nel considerare prodotti e non rifiuti gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato, come già previsto per il verde agricolo, qualora questo venga poi utilizzato per la produzione di energia.
Da sempre la Lega Nord Padania è in prima fila nel promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili provenienti dalle biomasse e nel valorizzare a tali fini i prodotti che arrivano dal verde e dall'agricoltura. Chiaramente parliamo di residui scarti e non di colture dedicate, che vanno, invece, a penalizzare e a viziare il settore agricolo, creando più danno che beneficio. Il recupero, invece, degli scarti va a valorizzare questo rifiuto e a creare un circolo virtuoso, la cosiddetta filiera corta.
Altra questione affrontata, segnalata dalle tante associazioni di volontariato che operano nel settore, è la raccolta degli indumenti usati e dei prodotti o materiali che non sono ritenuti rifiuti e che, in quanto tali, possano essere destinati al riutilizzo, a vantaggio, non solo di chi è in difficoltà, ma, al tempo stesso, dell'ambiente, evitando così l'abbandono selvaggio che, fin troppo spesso, vediamo lungo i nostri territori.
Nel disegno di legge originario si era tentato di affrontare un'altra questione annosa, ossia quella relativa al problema di gestione della manutenzione delle reti fognarie pubbliche e private che, in base alla normativa attuale va a penalizzare, non solo gli operatori del settore e, quindi, questa particolare categoria di operatori, ma anche il singolo cittadino con pesanti balzelli. Purtroppo, il Governo non ha voluto affrontare il problema, ma mi auguro che la volontà espressa in Commissione e oggi anche con il recepimento di un nostro ordine del giorno, trovi presto concretezza e una giusta soluzione a questo problema.
Vorrei, comunque, concludere ringraziando i colleghi per il lavoro svolto in Commissione e i due relatori che si sono susseguiti, l'onorevole Bonciani e, poi, l'onorevole Bratti. Ritengo che questo rappresenti un ulteriore tassello, portato avanti dalla Lega Nord Padania, per semplificare, sburocratizzare, ma, soprattutto, per permettere a chi lavora - gli operatori specifici, le categorie particolari, piccole aziende e gli enti locali - di poterlo fare consapevoli dell'importanza e del ruolo strategico che questi rivestono al fine della tutela e salvaguardia dell'ambiente e del rilancio economico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, in questa legislatura troppo spesso siamo intervenuti in quest'Aula per lamentare il ruolo quasi ancillare avuto dal Parlamento nell'approvazione degli strumenti normativi. Questa volta possiamo accogliere con soddisfazione il fatto che approviamo un testo frutto dell'iniziativa parlamentare, ovviamente con il concorso del Governo, lavoro che ha visto una Pag. 18proposta di legge di una parlamentare, la collega Lanzarin, diventare strumento di approfondimento di una normativa larga e complessa, qual è il decreto legislativo n. 152 del 2006, il cosiddetto codice ambientale. Di questo esito va ringraziato lo spirito aperto con il quale la Commissione ambiente ha lavorato portando alla fine all'approvazione dell'Aula un testo largamente condiviso.
L'obiettivo iniziale era quello di integrare e semplificare al tempo stesso una materia difficile, per la quale è necessario fare ogni sforzo per renderla più condivisa e partecipata da parte dei cittadini, vissuta dal mondo del volontariato e dell'impresa, senza però deflettere dall'esigenza di mantenere inalterati i livelli di tutela ambientale garantiti dalla normativa vigente.
Ecco perché, quindi, accanto alle proposte iniziali che riguardavano la gestione degli oli usati, recuperando alcune criticità emerse a seguito dell'applicazione del decreto legislativo n. 205 del 2010, si sono affiancate, in corso di discussione, proposte riguardanti l'uso dello sfalcio e di potature in ambito urbano quali combustibili per centrali a biomasse, fino alla possibilità, per le associazioni di volontariato, di essere incluse nel meccanismo della raccolta differenziata degli abiti usati. Insomma, è stato un lavoro teso a ridare tranquillità e certezza ad un settore, quello degli oli usati, che il decreto legislativo n. 205 del 2010 aveva messo in difficoltà. L'introduzione di una fattispecie - mi si passi il termine - di decupero, quello degli sfalci e delle potature, induce ad aprire un ragionamento più profondo e articolato sul materiale da usare presso le centrali a biomasse.
Ci preme anche sottolineare l'importante intervento a favore delle associazioni di volontariato nel recupero degli abiti usati. Questa è una realtà larghissima, diffusissima; cito un nome, sicuramente senza far torto a nessuno, che è quello della Caritas che, su questo fronte, è ampiamente impegnata. Siamo convinti di avere fatto una buona operazione.
Come Partito Democratico dovremmo utilizzare questa occasione per aprire una riflessione sul tema delle biomasse che speriamo possa essere condivisa anche da altri gruppi.
Le biomasse infatti costituiscono un'importante fonte energetica rinnovabile, il cui ruolo potrebbe essere determinante per il raggiungimento degli obiettivi fissati con il protocollo di Kyoto e per il rispetto dei molteplici impegni assunti dal nostro Paese a partire dall'attuazione del piano nazionale di azione per le energie rinnovabili, il quale prevede la definizione del contributo delle varie fonti per conseguire gli obiettivi stabiliti in ambito comunitario per il 2020, ossia il 17 per cento di produzioni da fonti energetiche.
La direttiva comunitaria n. 28 del 2009 in materia di promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili definisce come biomassa la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall'agricoltura. Appare evidente quindi la necessità di promuovere e valorizzare forme di produzione dell'energia che utilizzino sostanze di origine biologica in modo da ridurre il consumo ed i combustibili fossili e le emissioni di gas climalteranti, ma senza dare vita ad effetti distorsivi per l'economia agricola o addirittura inefficaci per quanto riguarda il saldo delle emissioni.
Purtroppo, sono molte le criticità segnalate in questo settore: la realizzazione di impianti di medie e grandi dimensioni comporta inevitabilmente un aumento della distanza coperta dai materiali necessari per il funzionamento degli impianti, con il conseguente incremento di mobilità di mezzi pesanti e relativo impatto ambientale, il pericolo di aumento del costo dei terreni dedicati alle colture alimentari e tutto quello che può indurre un aumento del traffico veicolare e causare emissioni ab origine.
Un'altra delle principali preoccupazioni riguarda il pericolo di trasformazione delle colture agricole attualmente destinate all'alimentazione umana e alla zootecnia in colture finalizzate alla produzione di energia (FUEL), con immaginabili alterazioni del mercato dei prodotti agricoli Pag. 19e zootecnici, rischiando di trasformare la finalità originaria delle agroenergie in attività sostitutiva dell'agricoltura.
È auspicabile promuovere la realizzazione di impianti che siano compatibili con l'esigenza di abitare i territori e con la salvaguardia delle produzioni agricole, stabilendo criteri per lo sfruttamento prevalente delle biomasse locali. In particolare, sarebbe opportuno prevedere meccanismi disincentivanti per l'importazione di materiale dall'estero.
Insomma, dobbiamo premiare la cosiddetta filiera corta ed è qui che si colloca il provvedimento che votiamo oggi, supplendo ad una carenza del nostro ordinamento, che non prevedeva appunto sfalci e potature tra i materiali da utilizzare in questo sistema di produzione di energia e che in sostanza vorrebbe intervenire su una delle criticità che la produzione di energia da biomassa ha mostrato in questi anni. Il provvedimento in esame vorrebbe in sostanza, per sua parte, accorciare la filiera, contribuendo a ridurre gli effetti distorsivi sopra citati.
Un'ultima riflessione sul sistema autorizzativo e regolatorio: negli ultimi anni si è assistito ad un consistente sviluppo di queste fonti energetiche rinnovabili anche grazie ai meccanismi incentivanti introdotti con recenti disposizioni normative. A partire dal decreto legislativo n. 112 del 1998 e poi ancora dalla riforma del Titolo V della Costituzione, queste competenze sono attribuite alla programmazione energetica regionale. Quindi, la programmazione energetica regionale va attuata per regolare ed indirizzare la realizzazione di interventi determinati principalmente dal mercato libero dell'energia e diventa programmazione energetica ambientale per gli effetti diretti e indiretti che la produzione, trasformazione, trasporto e consumi finali delle varie fonti di energia producono sull'ambiente. Tale programmazione deve individuare soluzioni nell'ambito della sostenibilità, del piano energetico, concertandole orizzontalmente e verticalmente con i soggetti economici e operando un coordinamento regionale delle varie iniziative provinciali e comunali.
In ogni caso, per alcune regioni si evidenzia tra le criticità emerse proprio la mancata predisposizione ed approvazione del piano energetico ambientale regionale, con la conseguenza di avere uno sviluppo disordinato di impianti, al di fuori di ogni programmazione e con ricadute negative sul consenso delle popolazioni interessate a questi interventi. Dobbiamo valutare con attenzione quali interventi effettuare per affrontare anche questa criticità, fossero anche interventi diretti dall'alto.
Insomma, c'è ancora molto lavoro da fare. La strada intrapresa con il provvedimento che votiamo oggi è quella giusta. Auspichiamo da parte del Parlamento e del Governo il massimo sforzo per continuare questo percorso virtuoso, nell'interesse dell'ambiente e del futuro delle nostre generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci dichiariamo fortemente convinti dell'importanza e della validità della proposta di legge in esame, che si compone, come abbiamo visto, di tre articoli riferibili ognuno a tre diverse fattispecie, nel dettaglio l'esclusione dell'applicazione della disciplina sui rifiuti di cui alla parte IV del codice ambientale per gli sfalci e le potature derivanti dalla manutenzione del verde pubblico e privato, che potranno quindi essere utilizzati come prodotti e non come rifiuti per la produzione di energia da biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l'ambiente né mettono in pericolo ovviamente la salute umana.
Per ciò che concerne il divieto di miscelazione di rifiuti pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità e il divieto di miscelare rifiuti pericolosi con rifiuti non pericolosi, si è opportunamente intervenuti al fine di consentire agli enti competenti di avere il tempo necessario per ripristinare la piena operatività di un Pag. 20sistema di recupero efficiente e collaudato da tempo, mantenendo in vigore gli effetti delle autorizzazioni già in essere relative all'esercizio degli impianti di recupero e di smaltimento di rifiuti che prevedono la miscelazione di rifiuti speciali.
Va, infatti, osservata la circostanza che le norme in materia di miscelazione di rifiuti speciali hanno rivoluzionato le modalità di gestione dei rifiuti, creando inevitabilmente confusione e disagi ad alcune categorie di operatori che è nostro dovere tutelare. Infatti, la mancata regolamentazione della fase transitoria ha prodotto gravissime ripercussioni su alcuni settori come quello del recupero degli oli usati, che attualmente versa in estremo disagio e, di fatto, opera nell'illegalità.
È nostro compito, quindi, risolvere con urgenza la questione e la proposta di legge è proprio atta a garantire una soluzione virtuosa ed efficace. Pertanto, non possiamo esimerci dal dichiarare l'avallo del Popolo della Libertà e la totale condivisione che nasce anche dalla possibilità di aggregare le associazioni di volontariato, che, senza finalità lucrative, offriranno il loro ineguagliabile supporto nell'attività di raccolta di oggetti o indumenti ceduti da privati per destinarli al riutilizzo, perseguendo il duplice obbiettivo correlato non solo al raggiungimento della percentuale minima di raccolta differenziata dei rifiuti urbani in ogni ambito territoriale, ma anche, soprattutto, a promuovere una formazione ed un'educazione ambientale che, in materia di rifiuti, fino ad oggi, sembra essere stata un po' latitante.
In conclusione del mio intervento, mi si permetta di evidenziare l'approfondita attività conoscitiva dell'VIII Commissione - senza la quale, probabilmente, il Governo non avrebbe potuto lavorare anche per inserire la materia nei provvedimenti che sono in discussione al Senato -, dimostrando anche grande sensibilità alle tematiche in oggetto e giungendo alla consapevolezza che è nostro dovere inculcare la cultura della raccolta differenziata e del riciclo che non si fondi sul contingente, ma su una prospettiva di medio e lungo periodo e sulla responsabilità intergenerazionale.
Per questo, ribadisco con convinzione e determinazione il voto favorevole del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4240-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4240-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Repetti, Tommaso Foti, Rampi, Vico, Rampelli, De Micheli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di sfalci e potature, di miscelazione di rifiuti speciali e di oli usati, nonché di misure per incrementare la raccolta differenziata) (4240-A):

(Presenti 456
Votanti 453
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato
453).

Pag. 21

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita a votare.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,25).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alla discussione delle mozioni sulla riduzione e la razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri F-35. Avverto, tuttavia, che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, la discussione di tali mozioni è rinviata alla prossima settimana.
Dovremmo, altresì passare, alla discussione del disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese. Avverto, tuttavia, che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, la discussione di tale disegno di legge di ratifica è rinviata ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 2913 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d'America, l'Unione Europea e i suoi Stati membri, firmato il 25 e 30 aprile 2007, con Allegati, fatto a Lussemburgo il 24 giugno 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 4878) (ore 11,28).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d'America, l'Unione Europea e i suoi Stati membri, firmato il 25 e 30 aprile 2007, con Allegati, fatto a Lussemburgo il 24 giugno 2010.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame del disegno di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto della seduta dell'8 febbraio 2012.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 4878)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, presidente della Commissione, onorevole Stefani, ha facoltà di svolgere la relazione.

STEFANO STEFANI, Relatore. Signor Presidente, colleghi, il Protocollo al nostro esame reca una serie di modifiche rispetto al precedente Accordo ratificato nel 2007, in vista di una maggiore apertura del mercato nel settore dei trasporti aerei.
L'Accordo del 2007 non è ancora entrato in vigore, non essendo ancora state espletate le procedure relative alla ratifica da parte di tutti gli Stati. Manca, tra l'altro, la ratifica degli Stati Uniti, come previsto dall'articolo 26 dello stesso. L'Accordo, tuttavia, in base all'articolo 25 trova applicazione provvisoria a partire dal 30 marzo 2008 per i soli aspetti tecnico-operativi, come di frequente accade nel caso degli accordi misti le cui procedure di ratifica richiedono tempi solitamente piuttosto lunghi.
Il Protocollo di modifica in esame è stato negoziato al fine di procedere alla realizzazione di un mercato transatlantico del trasporto aereo sempre più aperto e integrato. Come ho già ricordato in occasione dell'esame parlamentare del disegno di legge di ratifica dell'accordo del 2007, il mercato unico transatlantico del trasporto aereo è pari al 60 per cento del traffico mondiale. Risulta, pertanto, necessario promuovere l'allineamento delle relazioni euroamericane su alcuni elementi di base della legislazione comunitaria, come la sicurezza dei voli, la tutela della concorrenza, la gestione del traffico aereo, la tutela dei consumatori e la tutela dell'ambiente. Pag. 22
Tra le nuove misure introdotte assumono particolare rilievo quelle atte a riconoscere reciprocamente l'accertamento regolamentare dell'idoneità e della nazionalità delle compagnie aeree: a tale proposito è previsto che l'accertamento dei requisiti effettuato dalle autorità aeronautiche dell'altro Paese sia riconosciuto come se fosse stato effettuato dalle proprie.
Particolare attenzione è riservata alla tematica ambientale e alla necessità di adottare interventi volti a limitare o ridurre l'impatto ambientale del traffico aereo internazionale, nonché alla dimensione sociale relativa alla tutela dei diritti dei dipendenti delle compagnie aeree.
Il Protocollo rafforza più significativamente il ruolo del comitato misto Unione europea-Stati Uniti, il quale è preposto alla vigilanza sull'attuazione dell'accordo e al coordinamento dei programmi di lavoro di cooperazione normativa attraverso la promozione di nuove iniziative in materia di gestione del traffico aereo e della cooperazione con altri Paesi.
Tali iniziative saranno indirizzate ad incoraggiare una più stretta cooperazione tra le autorità nazionali preposte alla sicurezza dell'aviazione, mediante misure volte ad agevolare il traffico delle merci e dei passeggeri senza compromettere, tuttavia, la sicurezza. Entrambe le Parti si impegnano, inoltre, ad eliminare tutte le barriere, ancora esistenti, al libero accesso al mercato, in modo da garantire nuove opportunità mediante la liberalizzazione degli investimenti e l'accesso dei vettori dell'Unione europea negli Stati Uniti. Tale liberalizzazione dovrebbe portare a un sensibile rafforzamento del sistema transatlantico del trasporto aereo tra le due sponde dell'Atlantico. Infine, è previsto l'accesso delle compagnie aeree dell'Unione europea al trasporto aereo merci e passeggeri finanziato dal Governo degli Stati Uniti, prima riservato alle sole compagnie aeree americane.
Mi preme concludere sottolineando che il Protocollo non evidenzia ulteriori oneri finanziari a carico degli Stati membri; ne raccomando, pertanto, la più celere approvazione in Assemblea.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, credo che, per le ragioni già sottolineate dall'onorevole Stefani, si tratti di un Accordo di grande importanza politica ed economica e quindi, a nome del Governo, esprimo il più vivo auspicio che l'iter parlamentare di approvazione di questa legge di autorizzazione alla ratifica avvenga in modo rapido, per permettere una rapida entrata in vigore di questa intesa.
Ricordo anch'io, a nome del Governo, che si tratta di un Accordo che offre dei tangibili benefici economici in quanto consente la liberalizzazione di un settore che è centrale nella cooperazione transatlantica. Non solo, questo Accordo si inserisce in una visione più generale, richiamata varie volte in questo periodo, sia dal Presidente Monti che dal Ministro degli esteri Terzi di Sant'Agata, secondo cui esiste un vantaggio specifico dei Paesi europei e del nostro Paese alla creazione di un mercato unico transatlantico. In effetti, come già lei ricordava, presidente Stefani, l'abbattimento delle barriere non tariffarie tra le due sponde dell'Atlantico si tradurrebbe in un aumento notevole delle esportazioni dell'Unione europea verso gli Stati Uniti, con incrementi potenziali e benefici potenziali tangibili. Infine, la fusione, in questo settore, dei mercati di Europa e Stati Uniti - settore molto importante perché stiamo parlando di 50 milioni di passeggeri che ogni anno si spostano fra i rispettivi territori e che rappresenta il 60 per cento del traffico aereo globale - permetterebbe, in prospettiva, la creazione del più grande mercato mondiale in questo settore. Sono queste le ragioni dei benefici economici tangibili, un impulso alla liberalizzazione, un passo verso la creazione di un mercato unico transatlantico, una visione politica che unisce Europa e Stati Uniti, per cui il Governo auspica una rapida ratifica di questo Accordo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

Pag. 23

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il provvedimento al nostro esame, come è stato evidenziato, è un Protocollo di modifica di un precedente Accordo sul trasporto aereo, un Accordo del 2007 che, di fatto, non è mai entrato in vigore perché è mancata la ratifica da parte dei vari Stati membri e soprattutto da parte degli Stati Uniti. Quindi, con questo provvedimento, con questa modifica, oggi, si cerca di andare un pochino più avanti rispetto all'Accordo del 2007, in vista di una maggiore apertura del mercato nel settore del trasporto aereo.
Con questo Protocollo di modifica i Paesi interessati si impegnano reciprocamente ad eliminare tutte le barriere ancora esistenti al libero accesso al mercato, in modo da garantire nuove opportunità di investimento. Come è già stato sottolineato dal relatore, l'Accordo non è entrato in vigore in quanto manca ancora l'espletamento delle procedure relative alla ratifica da parte di vari Stati, sebbene sia prevista una sua applicazione provvisoria, a partire dai soli aspetti tecnico-operativi, come accade in genere nei casi in cui le procedure di ratifica richiedano tempi piuttosto lunghi.
Tra le nuove misure introdotte da questo Protocollo che oggi andiamo a ratificare assumono particolare rilievo quelle che consentono di riconoscere reciprocamente l'accertamento regolamentare delle idoneità e della nazionalità delle compagnie aeree.
È previsto, inoltre, un obbligo di tempestiva informazione e segnalazione e conseguente possibilità di richiedere consultazioni solo nell'ipotesi in cui sorgano motivi di preoccupazione specifica. Viene altresì incoraggiata e rafforzata la cooperazione tra le due sponde dell'Atlantico in materia di ricerca, promozione e sviluppo delle tecnologie aeronautiche rispettose dell'ambiente e dei combustibili sostenibili alternativi per l'aviazione.
Si può infatti certamente apprezzare la scelta di riservare particolare attenzione alla tutela dell'ambiente attraverso l'adozione di interventi idonei a limitare o ridurre l'impatto ambientale del traffico aereo tradizionale. Comunque, tutte le disposizioni del provvedimento al nostro esame vengono adottate nel rispetto della dimensione sociale delle relazioni tra Unione europea e Stati Uniti in materia di traffico aereo e garantiscono la tutela dei diritti dei dipendenti delle compagnie aeree.
Entrambe le Parti si impegnano inoltre ad eliminare quelle barriere ancora esistenti al libero accesso al mercato. Lo scopo è quello di garantire la creazione di nuove opportunità di investimento mediante la liberalizzazione ed un accesso dei vettori dell'Unione europea negli Stati Uniti, una possibilità che dovrebbe portare ad un sensibile rafforzamento del sistema transatlantico del trasporto aereo tra le due sponde.
Infine da sottolineare è l'apprezzabilità anche delle modifiche alle restrizioni volte a contenere l'inquinamento acustico per i rumori causati all'interno delle aree urbane dove ci sono gli aeroporti.
Insomma, il provvedimento, come c'è stato anche assicurato, è stato finalmente firmato ed è stato firmato anteriormente all'emanazione della nuova normativa europea diretta a ridurre le emissioni di CO2 del settore aereo e non pregiudica affatto la piena operatività ed applicabilità della recente normativa europea in materia. Per questo il gruppo di Italia dei Valori non farà mancare il proprio voto favorevole alla ratifica di questo atto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la globalizzazione del settore dei trasporti aerei ha portato sia le imprese che gli Stati ad avviare adeguate politiche di collaborazione a livello internazionale per affrontare le questioni che nel trasporto aereo sono legate sia alla mondializzazione dei mercati che all'innovazione tecnologica, in un ambiente complesso quanto turbolento ed in continuo cambiamento. In un contesto in cui si assiste, sia negli Stati Uniti Pag. 24d'America che in Europa, allo svilupparsi di alleanze strategiche da parte delle compagnie aeree, assume particolare significato la ratifica del Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d'America, l'Unione europea e i suoi Stati membri.
Sul piano generale devo dire che l'Accordo in questione va nella direzione giusta e cioè nel senso di un'armonizzazione dei servizi a livello globale, in linea con le richieste dei consumatori verso il conseguimento di obiettivi di eccellenza nei settori più sensibili per i passeggeri per offrire una gamma più ampia di servizi di migliore qualità, una maggiore efficienza anche a costi più bassi e con standard di sicurezza adeguati.
In tal modo ritengo che si possa contribuire a costruire un insieme di valori centrali nelle culture organizzative del comparto aereo verso una maggiore tutela dei passeggeri. Inoltre, nell'Accordo si presta attenzione alla dimensione sociale, individuando adeguate norme in materia di lavoro, in un contesto di mercato aperto ottenendo così che non siano lesi gli standard lavorativi previsti dalle normative dei rispettivi Paesi.
Signor Presidente, non mi addentro nello specifico dei contenuti di questo importante Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra Stati Uniti ed Unione europea, volto a migliorare l'efficienza delle linee aeree europee e statunitensi, che coprono il 60 per cento del traffico aereo mondiale. Lo hanno fatto molto bene e ampiamente il relatore e il sottosegretario, rappresentante del Governo.
Oltre al discorso dell'apertura dei mercati ai proprietari delle linee europee, con l'accesso al traffico finanziato dal Governo degli Stati Uniti, vi è un altro argomento, quello della tutela dell'ambiente. Infatti, credo che possiamo esprimere una particolare soddisfazione per l'attenzione che è stata riservata alla questione della riduzione dell'impatto ambientale del trasporto aereo, sia sul piano delle emissioni in CO2 sia su altri piani come, per esempio, quello della riduzione dell'inquinamento acustico per gli oltre 50 mila movimenti annui degli aerei subsonici ad uso civile.
In tale contesto mi sembra importante che il Protocollo di modifica dell'Accordo in questione incoraggi lo scambio di informazioni tra le Parti e la cooperazione per sviluppare una tecnologia aeronautica più rispettosa dell'ambiente, con la realizzazione di nuovi combustibili all'insegna della sostenibilità, ma anche un know-how gestionale innovativo, in grado di ottimizzare la complessità del traffico aereo nella prospettiva della riduzione del suo impatto ambientale.
Certamente questo Accordo non può essere esaustivo, ma individua un framework entro il quale operare per rispondere alle esigenze nuove del tempo presente e, non ultimi, la qualità e l'armonizzazione dei servizi e l'attenzione all'ambiente, bene comune da porre al centro delle politiche pubbliche sia sul piano interno sia su quello internazionale. Sono convinto che il previsto comitato misto Unione europea-Stati Uniti, di cui all'articolo 5, sarà in grado di vigilare sull'attuazione dell'Accordo e di coordinare i vari programmi di lavoro, anche nell'ottica di un rafforzamento della collaborazione e cooperazione tra le Parti.
Per queste ragioni, signora Presidente, ritengo, a nome del gruppo del Partito Democratico, che ratificare il Protocollo all'Accordo in questione rappresenti un passo avanti verso la necessaria e doverosa governance della globalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 4878)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole Stefani, presidente della III Commissione, rinunzia alla replica. Pag. 25
Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4878)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4878), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gianni, Stasi, Mazzuca, Vincenzo Fontana, Cesario, Scalera, Concia... prendete posto... onorevoli Giulietti, Vannucci, Golfo, Argentin, che sta arrivando... la aspettiamo... onorevoli Corsaro, Pili, Tocci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 434
Votanti 432
Astenuti 2
Maggioranza 217
Hanno votato
432).

Prendo atto che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4878), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pianetta, Mazzuca, La Forgia, Mondello, Giro, Frassinetti, Nola, Dal Lago, Arturo Parisi, Dozzo, Ciccioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
437).

Prendo atto che il deputato Cosentino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4878), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Follegot, Patarino, Gnecchi, Goisis, D'Amico, Buonanno, Gava, Cuomo, Cosentino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
441).

Prendo atto che i deputati Cimadoro, Pini e Cosentino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4878)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, ho già preannunciato nella discussione sulle linee generali l'intenzione del gruppo dell'Italia dei Valori di votare a favore di questo provvedimento e gliela confermo.

Pag. 26

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toto. Ne ha facoltà.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, il disegno di legge Atto Camera n. 4878 in esame, che reca la ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d'America, l'Unione europea ed i suoi Stati membri rappresenta un miglioramento dello stato dell'arte in materia rispetto alla situazione pregressa delineata nel precedente Accordo.
Sostanzialmente, si registra una maggiore spinta all'apertura del mercato nel settore del trasporto aereo e alla reciprocità di poteri e facoltà, tra i quali quello di accertare i requisiti di idoneità delle compagnie aeree e la loro nazionalità, rilevando detto accertamento svolto dall'autorità dell'altro Paese come eseguito da quello proprio.
È prevista anche la possibilità di comunicare, da parte delle autorità riceventi, preoccupazioni specifiche all'esito di detti accertamenti alle autorità procedenti e di richiedere consultazioni ed informazioni aggiuntive. Vi è anche l'obbligo di informare l'altra Parte di ogni modifica sostanziale nei criteri applicati nell'esecuzione degli accertamenti.
Altro tema rilevante nelle modifiche apportate è quello relativo alla materia ambientale, poiché le Parti riconoscono l'importanza della protezione ambientale in sede di definizione e attuazione della politica dell'aviazione internazionale. Si incoraggia, inoltre, la cooperazione tra Paesi in materia di ricerca, promozione e sviluppo delle tecnologie aeronautiche rispettose dell'ambiente e dei combustibili sostenibili alternativi per l'aviazione.
L'Accordo si preoccupa altresì di esaltare la sua dimensione sociale e sottolineare i benefici che sorgono quando i mercati aperti sono accompagnati da elevate norme in materia di lavoro.
Altro profilo che trova attenzione nell'accordo è quello della sicurezza, per la quale si dichiara l'importanza della cooperazione, tra l'altro, per l'approvazione dello sviluppo di proposte per iniziative e progetti congiunti nel campo della sicurezza dell'aviazione, incluso con i Paesi terzi.
Un ulteriore obiettivo dichiarato è quello di impegnarsi a condividere tra le Parti la rimozione delle barriere che impediscono l'accesso ai mercati, al fine di ottimizzare i vantaggi per i consumatori, le compagnie aeree, i lavoratori e le comunità coinvolte, anche agevolando l'accesso delle proprie compagnie aeree ai mercati globali di capitali. Dunque, un'apertura significativa alla liberalizzazione degli investimenti anche per quel che interessa i vettori europei negli Stati Uniti. È anche liberalizzato l'accesso delle compagnie aeree dell'Unione europea al trasporto aereo merci e passeggeri finanziato dal Governo degli Stati Uniti, in precedenza precluso ai vettori non statunitensi.
Per queste considerazioni e per quelle svolte anche dai colleghi che orientano un giudizio favorevole sui contenuti dell'Accordo, il nostro gruppo voterà a favore della ratifica ed esecuzione di questo provvedimento, nel convincimento assoluto che esso rappresenti anche un processo importante sul terreno dell'apertura delle liberalizzazioni del mercato e dunque un incremento delle opportunità per gli investimenti che le imprese di settore europeo intendessero sviluppare oltre Atlantico, determinando inoltre il consolidamento e la crescita anche nell'interesse dell'Europa. Per queste motivazioni dunque confermo il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, voglio citare tre punti importanti di questa ratifica del Protocollo. Il primo è il riconoscimento reciproco fra i Paesi per quanto concerne l'idoneità della nazionalità delle compagnie aeree, il secondo è il tema della tematica ambientale già ripreso nel corso della discussione sulle linee generali Pag. 27da molti altri colleghi, che realizza anche sotto altri aspetti una vera e propria liberalizzazione degli investimenti con tutte le garanzie degli stessi, ed il terzo è il tema importante del comitato misto Unione Europea-Stati Uniti per la vigilanza del Protocollo.
In breve, l'Unione di Centro per il Terzo Polo è completamente d'accordo con questo Protocollo. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Constato l'assenza dell'onorevole Allasia, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, nell'intervento svolto nel corso della discussione sulle linee generali del Protocollo di modifica dell'Accordo ho illustrato le ragioni per le quali il gruppo del Partito Democratico condivide le finalità di questo accordo ed i suoi strumenti e ambiti di intervento ed ho preannunziato il voto favorevole, che ora confermo, del gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4878)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4878, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fogliardi, Saltamartini, Pezzotta, Lovelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 2913 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d'America, l'Unione Europea e i suoi Stati membri, firmato il 25 e 30 aprile 2007, con Allegati, fatto a Lussemburgo il 24 giugno 2010) (Approvato dal Senato) (4878):

(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
422).

Prendo atto che i deputati Pelino, Alessandri e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Si è concluso l'esame dei provvedimenti iscritti all'ordine del giorno per i quali erano previste votazioni.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 11,53).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, vorrei chiedere a lei e alla Presidenza della Camera di sollecitare il Ministro della pubblica istruzione a dare risposta all'interrogazione a mia prima firma del 22 novembre del 2011 n. 4-13981. Ho tenuto conto di tutto quanto è intervenuto in questo periodo, del cambio di Governo e quindi anche del trambusto che è intervenuto negli uffici, però visto che ho sollecitato più volte attraverso il mio ufficio e visto che non ho ancora ottenuto risposta...

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PRESIDENTE. Onorevole Cazzola, le chiedo scusa un attimo. L'onorevole Giachetti è scivolato. Onorevole Giachetti, abbiamo già chiamato l'infermeria. Intanto le esprimiamo la nostra solidarietà. Stanno arrivando i soccorsi. Fate passare, per cortesia. Onorevole Cazzola, le chiedo scusa. Sospendiamo la seduta per cinque minuti, in attesa che i soccorsi possano alleviare il dolore dell'onorevole Giachetti.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12,05.

PRESIDENTE. Facciamo i migliori auguri al collega Giachetti (Applausi). Prego, onorevole Cazzola, può riprendere il suo intervento.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, mi associo anche io ai suoi auguri rivolti al collega Giachetti, con tanta amicizia e simpatia, sperando che non sia nulla di grave. Ricapitolo solo il mio intervento con il quale intendo sollecitare la risposta ad un'interrogazione a mia prima firma al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 20 novembre 2011, n. 4-13981, che, dal mio punto di vista, riveste molta importanza, anche perché questa risposta potrebbe evitare un seguito giudiziario che sarebbe abbastanza antipatico per l'ateneo bolognese.

PRESIDENTE. Onorevole Cazzola, la Presidenza provvederà a sollecitare il Governo in tal senso.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,07).

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente e in modo assolutamente non polemico per segnalare che il Presidente del Consiglio Monti, a mio giudizio fortunatamente, ha annunciato che si intende affrontare una delicatissima questione come quella della forma di governo del servizio pubblico radiotelevisivo.
Magari fosse, e quanto più sarà distante dai modelli del passato, tanto più il mio consenso e quello di alcuni di noi sarà totale. Vorrei, però, segnalare al Presidente che sono da parecchio tempo depositate agli atti delle Camere - vi è ancora qualcuno che fa qualcosa in tutti i partiti - diverse proposte di legge per la riforma del servizio pubblico.
Forse è il caso di predisporne la calendarizzazione, in modo tale che vi sia un parallelo lavoro tra l'annuncio del Governo e le proposte che sono state presentate alla Camera. Mi sembra una grande questione, che non può essere delegata a nessuno in modo solitario, perché si tratta di una grande questione democratica.
Signor Presidente, ne approfitto per ricordare che, qualche settimana fa, abbiamo votato vari ordini del giorno, uno dei quali presentato dalla Lega Nord, dalla collega Comaroli, per chiedere un immediato intervento in materia di editoria e di emittenza.
Tutti gli impegni non sono stati rispettati e alcune radio e alcuni giornali stanno già morendo. A me ha fatto molto piacere la solidarietà di queste ore a giornali come Famiglia Cristiana e Avvenire. Faccio presente che, se non si dovesse dare seguito a quegli ordini del giorno, questi giornali ed altri chiuderanno, a prescindere da ogni solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti delle seconde classi dell'IPSIA e del liceo scientifico di Vercelli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 13,30 per lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 13,30.

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Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brugger, Cicchitto, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Tommaso Foti, Franceschini, Iannaccone, Lombardo, Lucà, Misiti, Moffa, Nucara e Stefani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Problematiche concernenti la nuova proposta in materia di obiettivi di spesa dei fondi comunitari da parte delle regioni - n. 2-01345)

PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01345, concernente problematiche concernenti la nuova proposta in materia di obiettivi di spesa dei fondi comunitari da parte delle regioni (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, nell'ambito del Piano per il sud e del Piano di azione coesione, le regioni meridionali hanno condiviso, nel corso del 2011, una serie di iniziative che volgevano all'accelerazione della spesa dei fondi comunitari.
Queste iniziative erano incentrate sull'individuazione di obiettivi annuali e intermedi rispetto alle modalità con cui venivano erogati i fondi stessi. Si può dire tranquillamente che le suddette iniziative di accelerazione della spesa hanno prodotto degli effetti positivi nel corso dell'anno 2011. Ora invece, secondo la proposta del Ministro Barca, avanzata di recente, le regioni del Meridione sono obbligate a spendere il 40 per cento di questi fondi comunitari entro il 31 maggio. Ricordiamo che, prima di questa proposta, le regioni avevano due scadenze: il 31 ottobre per spendere l'80 per cento dei suddetti fondi e il 31 dicembre per spenderne il 100 per cento. Naturalmente, se questi obiettivi non vengono raggiunti le quote di cofinanziamento vengono decurtate. Le multe sono pesanti: si parte da un 5 per cento, applicato se si rimane indietro nella misura del 10 per cento del target da raggiungere, per poi salire al 10 o al 20 per cento se si rimane indietro del 10 per cento della quota che bisogna utilizzare, e si arriva fino ad una cifra complessiva che può andare da un minimo di 86,6 ad un massimo di 346,6 milioni di euro in meno.
Lei sa che, per motivi sia tecnici sia oggettivi, le regioni non sono in grado di rispettare l'impegno a spendere il 40 per cento di questi fondi comunitari entro il 31 maggio. Per questo vorremmo sapere, innanzitutto, il motivo per cui non è stata ancora attivata la cabina di regia che lei stesso aveva sottoscritto con i Presidenti delle regioni meridionali alla fine di dicembre, proprio per valutare misure concordate con le regioni per accelerare l'utilizzo di questi fondi europei. Chiediamo inoltre come intende valutare le segnalazioni che dichiarano l'impossibilità da parte delle regioni di spendere il 40 per cento dei fondi comunitari entro la scadenza prevista e le richieste di aiuto da parte delle regioni stesse.

PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha facoltà di rispondere.

FABRIZIO BARCA, Ministro per la coesione territoriale. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Carlucci e gli altri interpellanti per l'occasione che mi danno di svolgere alcuni riferimenti alle iniziative in corso in quest'Aula, dopo averlo fatto in Commissione. Pag. 30
Sapete che la situazione di spesa dei fondi comunitari resta estremamente seria. Con i dati, che siamo riusciti a pubblicare una settimana fa, abbiamo voluto valorizzare un miglioramento avvenuto proprio nella parte finale dell'anno 2011, in relazione alle iniziative prese sia dal precedente sia dall'attuale Governo, che ha consentito il passaggio dal 14,4 per cento al 19,7 per cento dell'utilizzo dei fondi comunitari.
In un grafico che abbiamo allegato, e che mi riservo di depositare presso la Presidenza, si nota un'impennata, anche se siamo ancora molto lontani dal risultato. Fornisco solamente un dato: in 5 anni su 9 - perché questo è il numero di anni trascorso dall'inizio del ciclo di programmazione - abbiamo raggiunto soltanto il 20 per cento.
Restano da spendere nei residui quattro anni, nel Mezzogiorno, la bellezza di 35 miliardi di euro.
È evidente che in questo contesto è necessario che tutti insieme con le regioni, come abbiamo detto con termine qualitativo, ci «disinnamoriamo» di quelle iniziative che stanno dimostrando di non funzionare, a cui evidentemente i soggetti nazionali o regionali sono legati per averci, per così dire, impegnato il proprio destino e le proprie risorse umane. È necessario disimpegnarli, prima che sia troppo tardi, cioè prima di essere troppo vicini al termine di scadenza. Da qui deriva la necessità di quei meccanismi, che già il precedente Governo aveva messo in essere all'inizio dell'anno, e a cui lei, onorevole Carlucci, ha fatto riferimento.
Vengo alle domande specifiche che sono state poste. Innanzitutto quella che è stata messa sul tavolo non è una proposta del Ministro Barca. Si trattava di un documento tecnico, inviato da una struttura tecnica, che faceva parte di un processo di istruttoria, che deve completarsi entro il 28 febbraio. Una scelta politica, effettuata da una particolare regione del Paese, lo ha reso un atto eclatante; in realtà si trattava di un atto interlocutorio, assolutamente non definitivo, come in tutti i processi tecnici, di cui va giudicato l'esito finale non il primo passaggio. Questo è un punto importante.
In secondo luogo è vero, come lei ha rilevato, che c'erano due elementi di novità in quel meccanismo automatico. Il primo è che veniva fatto riferimento non solo alla scadenza di ottobre - la data di dicembre è imposta dalla Commissione europea e sarebbe troppo tardi perché a quel punto quello che si fosse perso, sarebbe perso - ma anche ad una data di maggio. Perché abbiamo fatto questa scelta? Perché il 2012 viene dopo il 2011 e tanto più ci avviciniamo al momento terminale, più diventa necessario che le regioni tentino di realizzare quello che si chiama un front loading, cioè un tentativo di rafforzamento delle capacità di spesa, già nei primissimi mesi dell'anno. Da qui la necessità che già a maggio ci sia un primo filtro ed un primo controllo.
Non difendo l'entità della spesa prevista a tale data. Il 40 per cento era una proposta tecnica ed è in discussione in questo momento. Potrà essere rivista, potrà essere abbassata. Non mi sento di dire che quella cifra fosse necessariamente quella corretta: è quella da cui tecnicamente si è ritenuto dovesse aprirsi la discussione.
Può dare luogo il disimpegno, di cui lei parla, a dei disagi o anche addirittura a dei premi contabili per le regioni? Anche a quest'informazione, che lei solleva nella sua interpellanza urgente, voglio rispondere: assolutamente no. È probabilmente un equivoco e a desso le dirò in quale sede lo abbiamo come dire eliminato dal tavolo di discussione. È evidente che non è così. Le faccio un esempio estremo. Una regione, che avesse impegnato giuridicamente il 100 per cento dei propri fondi, ma non stesse spendendo, potrebbe essere soggetta alla sanzione. Ma la sanzione non potrà essere mai eseguita - è ovvio - perché dovrebbe andare a gravare sugli impegni giuridicamente già esistenti, che danneggerebbero la contabilità della regione. Quindi la preoccupazione che lei solleva, che è corretta, trova risposta nel fatto che in quel caso la sanzione non Pag. 31avrebbe luogo. Quindi le sanzioni possono esercitarsi soltanto sulle risorse che non siano state ancora impegnate.
Va fatta un'altra precisazione importante sulla parola «sanzione». Io stesso non la trovo adattissima anche se mi sono ritrovato ad usarla ora, perché una sanzione generalmente c'è quando si percuote un soggetto e gli si tolgono risorse. La soluzione che noi abbiamo adottato è molto diversa. Se una regione X, per non fare nomi, dovesse essere soggetta a questo meccanismo, le risorse rimarranno nella piena disponibilità dei cittadini di quel territorio ed anche delle decisioni amministrative della stessa regione.
La sola operazione che viene fatta è un'operazione intelligente: riducendo il tasso di cofinanziamento portiamo quella massa finanziaria fuori dalla disponibilità finanziaria su cui dobbiamo rendere conto entro il 31 dicembre a Bruxelles. Questo ci consente di preservare i fondi per la regione e di non perderli. Quindi l'effetto è esattamente il contrario di quello che si pensa. Questo è un punto decisivo. Era corsa voce addirittura che potesse essere un meccanismo che ridistribuiva fondi da regioni ad altre. Non è così.
Il meccanismo funziona tra l'altro anche per il centro-nord, ma per ogni regione - qualora anche una regione del centro-nord ne diventasse soggetta - le risorse rimangono nella piena possibilità di impiego a favore dei cittadini della stessa regione, altrimenti sarebbe un sistema competitivo e dannoso.
Se ho ancora tempo, ne approfitto per aggiungere un'ultima considerazione. Quando mi sono reso conto che, a seguito dell'eclatanza che ha assunto un documento tecnico, erano sorti equivoci significativi, ho convocato il giorno 3 febbraio la cabina di regina, a cui lei ha fatto riferimento. Il senso di quella cabina è esattamente quello di essere un luogo di compensazione politica nel quale possa aversi tra presidenti di regione e il sottoscritto un dialogo che consenta di eliminare gli equivoci dove ci sono.
L'esito dell'incontro è stato positivo: non abbiamo ancora chiuso l'accordo tecnico su quali debbano essere le date e l'ordine di grandezza, ma sulla base dell'incontro della cabina di regia si è riavviato un dialogo tecnico significativo, che mi auguro sboccherà, anche prima della fine di febbraio, in un esito finale.
Aggiungo un'ultima battuta: questo meccanismo automatico è importante. Non va però sovraccaricato di aspettative, nel senso che noi abbiamo affiancato ad esso anche un'attività di lavoro discrezionale con le regioni. Cosa voglio dire? Che potremmo avere una soddisfazione dei requisiti tecnici e avere ugualmente una situazione compromessa, ad esempio perché una regione ha messo molti fondi su un grande progetto che, ad un'analisi discrezionale, mostra di non avere chance. Quindi, accanto a questo meccanismo, abbiamo, d'intesa con le regioni, un meccanismo di rafforzamento del supporto tecnico e del rapporto con esse, che ci consentirà, indipendentemente dagli esiti, di poter avere, ad esempio, il caso di una regione che, anche ove risultasse essere non percossa da alcun meccanismo, potrebbe decidere ugualmente di prendere 200 milioni di euro e di ridurre il tasso di cofinanziamento come manovra di auto-salvaguardia delle proprie risorse. Credo di essere stato chiaro.

PRESIDENTE. Signor Ministro, ove lei ritenesse di depositare presso la Presidenza la documentazione cui ha accennato, essa sarà a disposizione dei parlamentari per la consultazione ma, come da prassi, non sarà pubblicata nel resoconto stenografico.
Per quanto riguarda i tempi, invece, nelle interpellanze urgenti il Governo non ha limite nella risposta.
L'onorevole Carlucci ha facoltà di replicare.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, intendevo ringraziare il ministro Ministro Barca, perché effettivamente nella comunicazione di questi documenti c'è stata molta confusione e quindi la confusione ha generato il caos. Però lei ha detto una cosa molto importante riguardo Pag. 32all'affiancamento tecnico alle regioni. Potenzierei questo aspetto - io sono, tra l'altro, anche sindaco, quindi mi trovo ad amministrare una realtà locale - perché la difficoltà degli uffici tecnici è quella di riuscire ad individuare i progetti valevoli e meritevoli di finanziamento. Tale difficoltà parte dal piccolo comune e arriva fino alle regioni e quindi forse è questo un aspetto che andrebbe curato oltre a quello dell'accelerazione dei finanziamenti; ma l'aspetto tecnico secondo me è fondamentale, perché, proprio in base all'esperienza sul campo, dico che è difficile riuscire a non perdere tempo percorrendo delle strade che non portano al finanziamento, per poi doverle abbandonare. Quindi secondo me si tratta di un aspetto che, credo, grazie a questa cabina di regia, può esser ulteriormente ampliato.

(Iniziative per il completamento della riforma del federalismo fiscale, con particolare riferimento all'autonomia finanziaria di regioni ed enti locali - n. 2-01340)

PRESIDENTE. L'onorevole Desiderati ha facoltà di illustrare l'interpellanza Dozzo n. 2-01340, concernente iniziative per il completamento della riforma del federalismo fiscale, con particolare riferimento all'autonomia finanziaria di regioni ed enti locali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, signor sottosegretario, in seguito alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del testo del decreto-legge del 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività, si rileva che i commi da 8 a 13 dell'articolo 35, contengono delle disposizioni in materia di tesoreria unica.
Ricordo che il regime della tesoreria unica, di cui alla legge n. 720 del 29 ottobre 1984, imponeva agli enti destinatari, di versare tutte le entrate su due conti specifici, accesi presso la Banca d'Italia, uno infruttifero, su cui dovevano essere versate tutte le entrate provenienti direttamente o indirettamente dallo Stato, mentre sul conto fruttifero venivano depositate tutte le entrate proprie degli enti.
Nel rispetto di un percorso di riconoscimento di una maggiore autonomia delle amministrazioni territoriali e locali, il regime di tesoreria mista, introdotta con il decreto legislativo n. 279 del 1997, ha rappresentato un'importante conquista. Di fatto, è stato consentito agli enti interessati di poter versare almeno le proprie entrate non più nei conti fruttiferi intestati all'ente presso la tesoreria provinciale dello Stato, ma presso i tesorieri dei singoli enti. Il regime di tesoreria mista, oltre a rendere più autonomi gli enti, ha consentito agli enti stessi di realizzare, sulle disponibilità presso il proprio tesoriere, interessi più elevati di quelli riconosciuti dalla Banca d'Italia sulle giacenze depositate presso i conti fruttiferi.
Dall'insediamento del Governo attualmente in carica è stato, di fatto, congelato il percorso della realizzazione del federalismo fiscale. La riforma federalista non solo costituisce una parte importante del programma elettorale della maggioranza uscente che è stata vincente alle elezioni del 2008, ma la sua attuazione consente di rendere effettiva l'autonomia gestionale, organizzativa, nonché finanziaria di regioni, province, comuni e città metropolitane, contemplata dagli articoli 114 e 119 della nostra Costituzione. Nell'ultimo triennio, a causa della grave crisi economica trasformatasi in recessione, sono state adottate manovre rigorosissime finalizzate alla messa in sicurezza della finanza pubblica. E durissimi sono stati i contributi al risanamento richiesti agli enti locali e territoriali con le manovre estive, che hanno messo in seria difficoltà lo svolgimento delle ordinarie funzioni degli enti stessi. Ma è legittimo affermare che i tagli imposti alle amministrazioni suddette sono superiori al contributo di risanamento imposto, invece, alle amministrazioni centrali.
Per il bene del Paese e per la mancanza di immediate soluzioni alternative, gli enti territoriali e locali hanno dato un contributo Pag. 33straordinario per la riduzione dell'indebitamento. Il sacrificio è stato, infine, sopportato probabilmente nella speranza di conseguire dal 2012 in poi i benefici delle nuove norme in materia di entrata e autonomia contenute nei decreti delegati previsti dalla legge n. 42 del 2009. Ad esempio, l'entrata in vigore dell'IMU, come concepita dall'originario decreto legislativo, rappresentava per gli enti l'inizio di un serio processo di autonomia finanziaria. Invece, con la manovra Monti, cosiddetta salva-Italia, approvata a dicembre 2011, si è assistito all'espropriazione di una gran parte delle risorse conseguenti all'IMU a favore dello Stato centralista. Non solo, ma si sospetta anche la volontà del Governo in carica di voler congelare la riforma federale, considerato che non è stato ripristinato l'apposito Ministero, sostituito, invece, dal Ministero per la coesione territoriale. Ora, con il decreto-legge sulle liberalizzazioni, la decisione di privare gli enti locali e territoriali della loro autonomia di gestire e controllare almeno le entrate proprie, mediante il ripristino forzato della tesoreria unica, è davvero inaccettabile, sia politicamente che giuridicamente, un vero passo indietro nel percorso di modernizzazione del Paese, una norma che appare in contrasto anche con le finalità di liberalizzazioni oggetto del decreto-legge in questione.
Pertanto si chiede, signor sottosegretario, quali iniziative intenda assumere per assicurare il completamento della riforma del federalismo fiscale, avviata con la legge n. 42 del 2009 e con i successivi decreti legislativi, evitando qualsiasi ulteriore proroga o differimento, e se non ritenga necessario, nell'ottica dell'attuazione della riforma federalista e in osservanza di quanto disposto dall'articolo 119 della Costituzione, promuovere l'adozione di meccanismi di riscossione e di gestione delle risorse provenienti dalle entrate proprie degli enti locali che assicurino agli stessi la piena disponibilità di cassa delle entrate medesime.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani, ha facoltà di rispondere.

VIERI CERIANI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, non intendo abusare dell'assenza di limiti temporali, però intendo dare una risposta articolata alle questioni sollevate dai richiedenti perché si tratta di tematiche alle quali il Governo annette notevole importanza. Prima farò qualche osservazione su alcuni rilievi critici contenuti nella relazione e poi, in una seconda parte, invece, darò l'idea di qual è la visione che ha il Governo su questo tema.
La prima cosa che non mi trova consenziente è l'idea che la soppressione del Ministero per il federalismo e la sua sostituzione con il Ministero per la coesione territoriale voglia implicare un abbandono del federalismo. Il Governo ritiene che l'atteggiamento verso il federalismo debba essere valutato in base agli atti di Governo e alle iniziative legislative che vengono assunte e non su aspetti più formalistici e sostanziali. Dal punto di vista della sostanza, mi corre l'obbligo di ricordare che l'apposito Dipartimento per le riforme istituzionali della Presidenza del Consiglio, che era la struttura di supporto del Ministero per le riforme e per il federalismo, continua ad operare nell'ambito dell'attuale Governo con le medesime competenze e con le medesime dotazioni, tra cui, ovviamente, le competenze sul federalismo fiscale che, attualmente, sono delegate al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.
Un altro aspetto, sul quale non ritengo di convenire rispetto a ciò che è stato evidenziato dai proponenti, è relativo al discorso sulla tesoreria e sull'accentramento delle disponibilità finanziarie degli enti e delle amministrazioni pubbliche presso la tesoreria dello Stato. Faccio subito notare, per rispondere all'ultimo punto sollevato dagli interpellanti, che in realtà, in base alla normativa vigente, che ripristina una legge del 1984, agli enti interessati viene garantita la piena e immediata Pag. 34disponibilità in ogni momento delle somme di loro spettanza giacenti in tesoreria nelle contabilità speciali. Quindi, si tratta di somme che sono fruibili immediatamente dagli enti interessati. Certo, c'è un aspetto finanziario che è collegato al fatto che gli interessi attivi su queste somme sono inferiori, perché inferiore è il tasso praticato dalla tesoreria dello Stato, rispetto a quello che si potrebbe ottenere da una gestione forse attenta della liquidità attraverso il sistema finanziario. Ma questa è proprio la finalità della norma. Non possiamo isolare le problematiche. Siamo in una fase di difficoltà finanziaria notevole, che ha trovato una prima risposta nel decreto «salva Italia». Abbiamo scadenze di titoli da rimborsare cospicue proprio in questa fase ed è di tutta evidenza che questa operazione consente per la finanza pubblica nel suo complesso un risparmio, dal punto di vista della spesa per interessi, non indifferente. La conseguenza è anche che si prosegue su un percorso di conseguimento dei risultati e degli obiettivi prefissati dagli obiettivi di pareggio del bilancio per il 2013. Del resto questa operazione - ne ho memoria storica personale - attuata agli inizi degli anni Ottanta aveva esattamente la stessa finalità, con tassi di interesse allora molto più elevati e con un risparmio in termini di risorse finanziarie erogate dal settore pubblico nel suo complesso superiori a quelle attuali.
Detto questo, devo fare qualche rilievo riguardo all'istituzione dell'IMU. Riguardo all'istituzione dell'IMU e all'atteggiamento del Governo nei confronti del federalismo, faccio notare che in realtà questo Governo ha accelerato il federalismo, laddove ha deciso di far entrare in vigore nel 2012 un'imposta importante per l'autonomia tributaria dei comuni come l'IMU, prevista per il 2014. Questa è stata un'accelerazione e non sono consenziente sul rilievo, espresso in questa formulazione, che si tratti di un esproprio a favore dello Stato. Attenzione: qui, in realtà, sotto il cappello IMU viaggiano due imposte; una parte di una patrimoniale reale, che trova poi il suo contraltare nei bolli e nelle minipatrimoniali sulle attività finanziarie, nonché in quelle imposte su auto, velivoli e imbarcazioni e, quindi, sono elementi di una patrimoniale erariale di tipo reale e non personale.
Allo stesso tempo, si è avuto un rafforzamento, un ampliamento della base imponibile per quanto riguarda le autonomie. Al netto della patrimoniale erariale, i comuni hanno una disponibilità finanziaria in IMU superiore a quella che avevano l'anno scorso. Ciò è stato attuato sia aumentando le rendite sia estendendo la tassazione alla prima casa. Certo, in questo caso il Governo, in qualche modo, è andato al di là della legge delega n. 42 del 2009, ma lo ha fatto consapevolmente e per buoni motivi.
Ricordiamo tutti - credo che lo ricordino gli stessi proponenti - il travaglio sulla gestione di questo aspetto della legge delega n. 42 del 2009. Ricorderanno perfettamente, nell'autunno del 2008, le invocazioni per ripristinare una piena autonomia tributaria e un collegamento diretto anche con i proprietari di prima casa per i rapporti finanziari tra comune ed enti locali.
La stessa modalità con cui è stata costruita quella legge delega ha visto fasi diverse. Ricorderanno i proponenti che, in una prima fase, era esclusa completamente qualunque tassazione sulla prima casa. Nella versione definitiva di quella legge delega, l'esclusione sulla prima casa era limitata ad imposte di tipo patrimoniale, lasciando, quindi, aperta la strada per un recupero a tassazione delle prime case attraverso un'imposizione di tipo non patrimoniale, diciamo reddituale, o sui servizi. L'operazione fu tentata nell'ultimo atto, nella fase finale del precedente Governo, con un decreto legislativo di attuazione della legge n. 42 del 2009, che prevedeva l'istituzione della «RES» - un'imposta sui servizi -, che, però, guarda caso, era commisurata al valore catastale; e, quindi, era una patrimoniale.
Il Governo ha ritenuto di sciogliere questo nodo indissolubile, a mio avviso, tra disposizioni di legge delega e modalità attuative, ripristinando il nodo intorno al Pag. 35quale si è girato per tutta questa legislatura, ossia quale dovesse essere il trattamento sulla prima casa. A tale riguardo, il trattamento è stato riportato a quello normale che si riscontra in qualunque tassa sulla proprietà di gente a livello internazionale. Noi non siamo riusciti a trovare un esempio di imposta sulla proprietà locale che esenti i proprietari di prima casa. E non è un caso che sia così, perché il nocciolo del federalismo è proprio l'autonomia finanziaria e il creare un nesso tra l'ente locale e il cittadino che è, allo stesso tempo, elettore, fruitore di servizi e contribuente. Questo è molto chiaro nell'impostazione della legge n. 42.
Si tratta, quindi, se si vuol far funzionare il federalismo, di riconoscere adeguata autonomia finanziaria al comune e consentire ad esso di avere un rapporto con il cittadino elettore possessore di prima casa, considerando anche che la quota di case abitate da proprietari in Italia è molto elevata, ed è pari a circa l'80 per cento, una delle più elevate a livello internazionale.
Si è, quindi, dovuto procedere per sciogliere questo nodo, il quale, tra l'altro, andava incontro alle osservazioni che ci venivano fatte da tutti gli organismi internazionali in sede tecnica - dall'OCSE, al Fondo monetario internazionale, alla Commissione europea - circa l'anomalia di un'imposta sulla proprietà congegnata in questo modo e l'anomalia di un livello di tassazione, in fondo, nel confronto internazionale con gli altri principali partner, piuttosto basso.
Se è vero che tutti crediamo, in fondo, alla validità di questo rapporto, di questo nesso cittadino-elettore-contribuente-fruitore di servizi, quindi sostanzialmente in un controllo democratico sulla spesa pubblica e sul prelievo a livello locale, in questo senso credo che non possiamo non dirci tutti federalisti: ci sembra, infatti, un assioma sul quale il consenso non possa che essere generalizzato.
Tuttavia, ci si chiede perché non mettere in luce anche il fatto che questo Governo, dopo diversi anni, abbia invertito l'orientamento politico riguardo l'autonomia finanziaria. Quello stesso provvedimento che ha istituito l'IMU ha reintrodotto possibilità di autonomia nella fissazione delle aliquote per i comuni, facoltà sospesa per legge negli anni precedenti, al pari dell'imposizione di una serie di limiti cogenti, non solo sul saldo netto da finanziare e sul saldo che rileva, poi, ai fini del rispetto dell'indebitamento netto complessivo per gli accordi di Maastricht, ma anche sulle singole componenti. Che autonomia vi era in un tale assetto? Mi sembra che, tra l'enunciazione di principi giusti della legge delega n. 42 del 2009 e le attuazioni pratiche legislative, dettate peraltro da motivi contingenti di equilibrio, di finanza pubblica e via discorrendo, vi fosse un contrasto piuttosto forte. In tal senso, credo che il Governo possa dire legittimamente di aver fatto dei passi avanti sul fronte del federalismo laddove ha nuovamente consentito agli enti locali autonomia dal punto di vista della gestione delle aliquote e dei tributi propri.
Come intende procedere il Governo sul fronte del federalismo? Ricordo che, il 1o febbraio, il Ministro Patroni Griffi è intervenuto presso la Commissione bicamerale - occasione in cui ho avuto il privilegio di accompagnarlo personalmente - ed ha assicurato la linea di continuità con il Governo precedente, anche rispetto a quanto da esso realizzato con l'attuazione di otto decreti legislativi adottati ai sensi della delega n. 42 del 2009.
Su questo fronte, si segnala che, dopo l'accelerazione impressa al processo federalista con l'anticipazione dell'istituzione dell'IMU, il Governo è perfettamente consapevole dell'esigenza di gestire questa fase in sintonia con le filosofie di fondo del processo e, soprattutto, in stretta consultazione con le autonomie. È, infatti, previsto che si proceda in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali, con tavoli tecnici permanenti in materia di finanza locale al fine di concordare le modalità di alimentazione e riparto dei Fondi sperimentali di riequilibrio di comuni e province per l'anno 2012: ciò è un aspetto importante nella gestione del federalismo a livello di amministrazioni locali. Pag. 36È, altresì, previsto che il Fondo di riequilibrio per il 2012 venga aggiustato in corso d'anno nel caso in cui le stime iniziali si discostino dal gettito che effettivamente verrà incassato con il versamento della prima rata dell'IMU sperimentale, prevista a metà anno.
Quindi, il Governo è consapevole della necessità di attuare una revisione dei meccanismi di trasferimento per fare una operazione equilibrata che tenga conto dei gettiti effettivi e non di quelli teorici. Ai provvedimenti già emanati nel corso del 2011, da parte del Ministero dell'interno, ne verrà data attuazione e ne sarà monitorata l'effettiva attuazione.
C'è tutto un capitolo che riguarda l'introduzione di meccanismi di costi standard e di fabbisogni standard che concerne sia le regioni sia i comuni; su questo il Governo ha ribadito l'impegno a procedere, con tutta la necessaria attenzione, con la consapevolezza che, per alcuni di questi fabbisogni, si tratta anche di metodologie molto innovative sulle quali il precedente Governo ha avuto il coraggio di prendere, appunto, delle posizioni e delle rotte innovative rispetto al passato e dalle quali c'è una diffusa attesa della possibilità di efficientamento - utilizzo un brutto termine che è però nel gergo comune - della spesa a livello locale, anche con confronti di efficienza, ovviamente, tra le diverse amministrazioni locali. Su questo il Governo intende proseguire e dare attuazione a questo decreto seguendo la procedura stabilita dalla legge n. 42 del 2009 e, quindi, con la consultazione prima della Conferenza Stato-città ed autonomie locali e poi della Copaff.
Il Governo è anche consapevole che l'attuazione del federalismo, in base alla legge delega n. 42 del 2009, ha delle limitazioni territoriali. Tale legge riguarda solo le regioni a statuto ordinario; per le regioni a statuto speciale l'articolo 27 della legge n. 42 prevede l'apertura di tavoli speciali con tali regioni e le province autonome per assicurare, nel rispetto delle autonomie speciali e dei rispettivi statuti, l'applicazione delle regole del federalismo anche in queste regioni. Su questo il Governo è impegnato e ha iniziato ad attivare tavoli in questo senso, con l'idea di portarli a conclusione nell'arco del suo mandato.
Per concludere, quindi, il Governo non ha nessuna intenzione di congelare la riforma in senso federalista, non ha nessuna intenzione di bloccare il processo, ha invece intenzione di proseguirlo; ritiene di averne anticipato costruttivamente alcuni aspetti; intende portare ad esecuzione altri aspetti come la negoziazione con le regioni a statuto speciale, l'implementazione delle procedure che riguardano i costi e i fabbisogni standard; ritiene che là dove possibile, eventuali correttivi possano e debbano continuare ad essere attuati con lo strumento dei decreti correttivi previsti sempre della legge delega n. 42 del 2009; laddove questo non sia possibile, come nel caso dell'anticipo dell'IMU, per i motivi che ho detto prima, procederà con atti legislativi autonomi al di fuori della legge n. 42. Vorrei comunque rassicurare gli interpellanti che il Governo è intenzionato ad andare avanti e se posso parafrasare un noto, notissimo letterato italiano, tra l'altro milanese, il Manzoni, direi: «adelante con juicio», andiamo avanti con attenzione, cercando di far procedere in modo equilibrato il processo.

PRESIDENTE. L'onorevole Desiderati ha facoltà di replicare.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, signor sottosegretario, ad essere sincero io avevo preparato una traccia di risposta presagendo un po' quello che ci avrebbe detto e devo dire che la traccia non serve a nulla considerando le valutazioni da lei fatte.
Nonostante sia iscritto alla Lega da ventuno anni e vada nelle piazze a parlare e a sentir parlare di federalismo, se la vostra idea di federalismo è l'IMU che avete inventato, quasi quasi mi augurerei che non proseguiste sulla strada del federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vede, signor sottosegretario, il federalismo, quello che la gente ci chiede, consiste nella compartecipazione Pag. 37alle tasse pagate e in una correlazione tra la ricchezza effettivamente prodotta su un territorio e le tasse e le risorse che rimangono su quel territorio.
Il vostro concetto di federalismo, se ho ben capito, è questa IMU per cui siete voi a decidere quale deve essere la rendita catastale delle abitazioni in tutti i comuni d'Italia, decidete l'aliquota per la prima e la seconda casa, vi tenete il 50 per cento e non solo.
Se lei dice che il federalismo è l'autonomia impositiva - e sul punto, signor sottosegretario, credo ci sia il difetto del suo ragionamento - vuol dire che io, sindaco del mio paese con ottomila abitanti, posso decidere con l'IMU di incassare qualcosa in più per risolvere alcune esigenze del mio territorio. Invece no: nell'IMU che avete previsto voi, se io incasso un euro in più rispetto al gettito che avevo con l'ICI precedente lo devo versare a voi. Quindi, voi non ci date niente in più rispetto a quello che avevamo prima; non solo, se dobbiamo decidere un'aliquota a priori senza sapere quale sarà il gettito esatto, sa cosa succederà? I comuni più attenti fisseranno un'aliquota bassa e incasseranno un po' di meno e voi non coprirete la differenza, mentre i comuni che temeranno di incassare poco applicheranno un'aliquota un po' più alta con il risultato che il maggior gettito dovrà essere versato a voi. Non so lei di quale materia sia professore, ma questo, signor sottosegretario, non è federalismo, questa è un'altra cosa.
Per tornare alla questione della tesoreria, la ringrazio dell'onestà con cui ci ha esposto la questione. È chiaro il processo di incentivazione del territorio. Però non so se se ne rende conto, ma da quando è stata istituita la tesoreria mista i comuni hanno fatto delle piccole gare e spesso hanno vinto le banche di credito cooperativo locale o comunque banche di interesse locale che hanno utilizzato la tesoreria un po' per la liquidità che oggettivamente i comuni virtuosi, magari quelli padani, mettevano sul conto, ma anche per sviluppare un'azione commerciale importante.
Oggi voi andate a togliere non solo gli interessi che i comuni potevano guadagnare su quei conti intascandoveli, ma ci togliete anche quelle piccole motivazioni di sviluppo del territorio che soprattutto, ribadisco, nei piccoli comuni potevano essere incentivati anche dalla tesoreria.
Mi fa un po' paura, poi, la sua asserzione secondo cui voi dovete prendere i soldi degli enti locali e trasferirli alla Banca d'Italia perché dobbiamo rimborsare le aste. Noi abbiamo capito che i soldi sono disponibili per tutti i comuni, però bisogna versarli alla Banca d'Italia perché bisogna rimborsare le aste dei titoli. Allora, mi domando: se un'asta andasse male, questi soldi e queste risorse dei comuni risparmiate negli anni, anche con grande sacrificio, che fine farebbero? Bisogna avere l'onestà di dirlo, qui si tratta effettivamente di un esproprio di Stato per cui si dice ai comuni: signori, fino a che va tutto bene i soldi ci sono, ma se va male qualcosa i soldi spariscono e chissà quando verranno restituiti.
Credo che un esproprio così forse esista ancora solo nella Repubblica Popolare Cinese, noi qui ci eravamo illusi di avere intrapreso un percorso di federalismo, di autonomia, un percorso che desse dignità agli amministratori bravi.
Amministro un comune di 8 mila abitanti, un bilancio di 7 milioni di euro, con un avanzo di bilancio accumulato negli anni - che non ho potuto spendere per tutte le leggi di stabilità che si sono susseguite - di circa 2 milioni 200 mila euro, che sono 2 milioni 200 mila euro dei miei cittadini; non sono né suoi, né miei, ma sono dei cittadini. Dobbiamo consentire ai comuni di utilizzare questi soldi, per dare ai cittadini servizi che hanno già pagato in anticipo.
Lei ci ha dato una risposta davvero sconcertante, il fatto che se un'asta va male vi è la liquidità dei comuni, credo sia veramente grave come affermazione. Spero che il Governo cambi rotta completamente. Per fare il federalismo non basta parlarne, ma bisogna fare anche qualche atto virtuoso. Mettere un'IMU che incassa tutta lo Stato, o togliere i soldi dalle Pag. 38tesorerie dei comuni, francamente, è l'esatto contrario del federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative in merito al recente blackout elettrico che ha interessato la provincia di Siena ed altre aree della Toscana - n. 2-01359)

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01359, concernente iniziative in merito al recente blackout elettrico che ha interessato la provincia di Siena ed altre aree della Toscana (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, sottosegretario, ovviamente è evidente a me e a tutti noi la dimensione della perturbazione che ha interessato il nostro Paese nelle due settimane appena trascorse e i grandi disagi che hanno riguardato il Paese. Però, in modo particolare, vorrei illustrare la situazione che si è venuta a determinare, con la nevicata avvenuta fra martedì 31 gennaio e mercoledì 1o febbraio, in provincia di Siena e nelle aree della provincia di Arezzo, Pisa e parte della provincia di Firenze, nonché in alcune aree limitrofe ai confini della Toscana, interessate da gravissimi e, soprattutto, duraturi blackout.
L'interruzione dell'energia in molte abitazioni ed imprese è stata causata prevalentemente dalla rottura dei cavi elettrici. Alcune prime stime fornite dall'amministrazione provinciale - illustrate dal presidente Bezzini e dagli amministratori delle province di Pisa e di Arezzo - ci dicono che nella sola provincia di Siena l'evento ha interessato circa 24 mila utenze, che hanno registrato, sostanzialmente, l'interruzione completa del servizio elettrico.
Secondo il presidente della regione, Enrico Rossi, in Toscana questo fatto ha riguardato circa 80.000 cittadini. A circa trentasei ore dalla nevicata, erano ancora migliaia le utenze interessate dal blackout e, a differenza da quanto è stato dichiarato pubblicamente, con ufficiale comunicato stampa, da ENEL - che diceva appunto che si era giunti al ritorno alla normalità sabato 4 febbraio -, sino a domenica 5 febbraio vi sono state moltissime utenze ancora prive di elettricità.
Cinque giorni, quindi, di emergenza pesante, con intere comunità isolate, letteralmente in ginocchio, senza illuminazione, riscaldamento, acqua, comunicazioni e con imprese in grande difficoltà. I gravi problemi hanno riguardato, ovviamente, soprattutto popolazioni anziane e aree rurali, ma non soltanto. Questi gravissimi e prolungati disagi sono stati limitati grazie, soprattutto, all'intervento diretto delle amministrazioni locali, coordinate dalla provincia di Siena, dalla Protezione civile e dalle associazioni di volontariato del territorio che, devo dire, rappresentano un presidio sociale fondamentale, in caso di emergenza.
Sono stati circa duecento i volontari che hanno prestato servizio in tutta la provincia, supportati da 80 mezzi motorizzati di varia tipologia. Sono stati numerosissimi gli interventi coordinati e predisposti, fra cui l'installazione di gruppi elettrogeni - messi a disposizione direttamente dalla provincia di Siena -, l'allestimento di centri di accoglienza temporanei per le persone interessate, gli interventi di primo soccorso e di monitoraggio dell'emergenza. Tutto risulta ancora più eclatante e più evidente, poiché il prolungarsi di circa 100 ore di blackout, che ha riguardato migliaia di utenze, ha visto l'operato di ENEL davvero non all'altezza della situazione.
La società ENEL gestisce la distribuzione e l'erogazione dell'energia in tutti questi centri interessati dal disservizio e, al di là delle professionalità dei tanti operai, delle risorse tecniche e umane che sono state messe in campo da ENEL stessa nel momento dell'emergenza e del lavoro che è stato svolto dagli operai, risulta davvero evidente come sia mancato, da parte dell'azienda stessa, un efficace piano di intervento nei confronti di un evento atmosferico che era stato annunciato tempestivamente da tempo. Pag. 39
Sopratutto è mancato - e credo che ne abbiamo tutti avuto ampia dimostrazione - un piano efficace di manutenzione delle linee elettriche. La mancanza di energia è stata infatti causata dal danneggiamento dei cavi successivamente alla nevicata sia a causa del gelo, sia di rami caduti da alberi prossimi alla linea elettrica.
Va, altresì, evidenziata la totale latitanza di ENEL che, secondo quanto è stato testimoniato da moltissimi cittadini e dagli stessi enti locali, non ha attivato alcun canale di ascolto per veicolare le informazioni provenienti dall'utenza in difficoltà alle squadre di manutenzione e soccorso. Poiché questa vicenda, se vogliamo, aveva già manifestato qualche episodio un anno fa in occasione della nevicata del dicembre 2010, francamente questa sensazione pare essere stata confermata dalle vicende.
Gli sforzi e le spese sostenuti dagli enti sono stati molto ingenti. Sono stati assicurati dall'amministrazione provinciale tutti gli interventi necessari allo sgombero delle strade finalizzate all'intervento ENEL e al reperimento straordinario di mezzi autogrù a supporto di ENEL, all'acquisto di gruppi elettrogeni e addirittura all'acquisto di carburante per i gruppi elettrogeni di ENEL.
In conseguenza di questa vicenda sono state avviate moltissime iniziative per tutelare la cittadinanza. Il presidente Rossi ha chiesto - lo ha fatto anche pubblicamente - un incontro al Ministro Passera sopratutto sulla situazione delle reti che non hanno funzionato adeguatamente (ENEL, ma anche Ferrovie).
Il presidente Bezzini ha più volte sollecitato ENEL. Lo ha fatto in quelle ore, in quei giorni e lo ha fatto anche in questi giorni. Infatti, credo che solo questa stamattina ci sia stata la conferma della disponibilità a svolgere un incontro la prossima settimana. I comuni stanno approfondendo strade utili alla tutela dei consumatori e delle spese sostenute dai comuni stessi. Lo stesso ha fatto Federconsumatori ed è stata avviata dal sostituto procuratore della Repubblica Aldo Natalini un'inchiesta contro ignoti per interruzione di pubblico servizio.
Tale inchiesta, già avviata, ha iniziato a compiere i primi passi perché ha visto credo proprio ieri mattina l'ascolto, come persona informata dei fatti, dello stesso presidente della provincia. Questi sono i fatti. Io ovviamente sono qui a chiederle cosa pensi il Governo di questa vicenda e se abbia avuto modo di fare approfondimenti, anche perché credo sia impensabile accettare tutto ciò di questi tempi, nel 2012, pur nella consapevolezza della gravità della perturbazione.
Le chiedo, quindi, se il Ministero abbia potuto appurare la causa e le responsabilità. Il Ministero dello sviluppo economico ha dirette competenze nei confronti di ENEL e della sua attività. Esiste un'Autorità per l'energia e per il gas. Le chiedo quali iniziative intenda assumere il Governo nei confronti di ENEL e sopratutto quali iniziative intenda assumere, affinché non si ripetano vicende gravi di questo tipo.
Chiedo anche, come ultima cosa che evidenzio alla sua attenzione, se sia nelle intenzioni del Ministro e del Governo attivare una verifica strutturale seria della rete di distribuzione dell'energia elettrica in questo Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, i guasti che ricordava l'onorevole Cenni sono stati sicuramente provocati dall'eccezionale sovraccarico meccanico dei conduttori dovuto a neve e ghiaccio, dalla caduta di alberi di alto fusto oltre la fascia di rispetto delle reti a servizio dei territori ricordati, ma sicuramente anche dalla qualità delle infrastrutture che richiederà, come già affermato in quest'Aula dal sottosegretario De Vincenti lo scorso 9 febbraio, investimenti significativi e per i quali occorrerà reperire le risorse necessarie. Pag. 40
Quindi, non v'è dubbio che le conseguenze sono in gran parte riconducibili allo stato delle infrastrutture.
Ciò al di là ovviamente di fenomeni che erano stati preannunciati e che, per quanto così eccezionali, evidentemente non possono determinare le condizioni di disagio che sono state correttamente riportate. Per rispondere all'interpellanza urgente, ovviamente abbiamo consultato tutti i soggetti coinvolti e, dalle informazioni acquisite, risulta che la società ENEL distribuzione abbia lavorato, per quanto era nelle sue condizioni, sul territorio per risolvere le emergenze, in stretto coordinamento con le autorità locali, i sindaci, la Protezione civile, l'Esercito e la guardia forestale.
Il ripristino del servizio è stato effettuato dalla società in parte tramite i sistemi di telecomando, in parte operando con squadre di tecnici dislocate sul territorio e ricorrendo a riparazioni provvisorie e installazioni di gruppi elettrogeni in alcune località non rialimentabili attraverso la rete. Nei casi più difficili si sono riscontrati problemi di accesso fisico agli impianti e alle utenze a seguito della impraticabilità di strade secondarie che risultavano bloccate da alberi caduti e neve abbondante. In questi casi, il ripristino del servizio è stato purtroppo più lento ed è proseguito ma mano che sono state rese agibili le strade.
Il Ministero dello sviluppo economico ha costantemente seguito l'evolversi della situazione acquisendo notizie dall'ENEL sulle iniziative adottate e sulle attività di ripristino in corso e verificando la piena efficienza del centro operativo, attrezzato per indirizzare e coordinare gli interventi sul territorio e per ricevere le segnalazioni dei cittadini. Circa le iniziative da adottare per prevenire il verificarsi di tali disservizi, è indubbio che l'emergenza climatica abbia creato dei gravi disagi al servizio elettrico, riconducibili all'eccezionalità dell'evento e ai danni fisici causati agli impianti e al territorio da fenomeni solo in parte prevedibili o, comunque, al momento difficilmente superabili, come, ad esempio, le interruzioni delle strade per la caduta di alberi.
Tenuto conto della natura di servizio essenziale che riveste la fornitura elettrica, si ritiene opportuno assumere l'impegno ad effettuare una verifica sui modi per potenziare la struttura della rete e i sistemi di difesa, incluse le possibilità di doppia alimentazione e i presidi di pronto intervento, in modo da affrontare in modo più efficace anche eventi di tipo straordinario. Il Governo si rende, pertanto, disponibile a promuovere un incontro con le parti interessate, come peraltro era stato da lei auspicato, al fine di esaminare misure idonee ad evitare che in situazioni di tipo straordinario, come quelle registrate nel centro Italia nei giorni scorsi, possano ripetersi disservizi nell'erogazione dell'energia elettrica. Vorrei, infine, dare atto e ringraziare il presidente Rossi e tutti gli amministratori locali per il loro impegno al fine di rendere meno gravosi i disagi che hanno interessato i cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di replicare.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, signor sottosegretario, intanto ovviamente la ringrazio per la risposta e soprattutto per l'impegno che ho letto nella parte conclusiva della sua risposta. Credo però che sia doveroso aggiungere un'ulteriore precisazione, tanto più se effettivamente il Governo si farà promotore di un incontro tra le parti che sono state protagoniste a vario titolo di questa vicenda. La mia parte politica sta sostenendo con grande convinzione l'operato del suo Governo, ma, fra i temi che questo Governo sta convintamente portando avanti, individuando nella necessità di modernizzare il Paese, di salvarlo ma anche di farlo crescere, credo che sia necessario un'attenzione particolare sulla tipologia degli investimenti che non può andare soltanto sui livelli alti dei servizi, nelle infrastrutture, nelle reti e quant'altro, abbandonando tutto il resto.
Infatti, questo purtroppo è quanto noi ci siamo trovati a constatare in questi anni Pag. 41guardando il destino delle Ferrovie dello Stato, quindi dei trasporti, di varie infrastrutture, compresa la distribuzione del gas e, quindi, anche dell'energia elettrica. Tra le cose più odiose che sono accadute nelle ore del blackout, credo che vada ricordato l'atteggiamento che, da parte di ENEL, c'è stato nei confronti dell'utenza. In quelle ore, a un certo punto è stata interrotta completamente la comunicazione con chi cercava di capire cosa era accaduto. Ma se contemporaneamente l'utente cercava di contattare gli uffici per informazioni sulla bolletta, gli veniva risposto. Quindi, noi siamo davanti a cittadini che pagano le bollette e che giustamente pretendono un servizio adeguato.
Peraltro - e con questo davvero concludo - è paradossale che, se per curiosare si va sul sito di ENEL, si possono apprezzare ed ammirare alcune bellissime foto delle aree rurali di questo nostro Paese.
Vengo da una terra che esprime quel tipo di paesaggio. Tuttavia, sarà possibile continuare a conservare questo paesaggio soltanto se noi riusciamo a garantire la vivibilità di questi territori. Ciò significa garantire servizi: o riusciamo a garantire servizi anche in queste aree oppure forse dovremmo togliere queste foto anche dai siti delle nostre grandi aziende nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Misure a sostegno del comparto dell'automobile in relazione alla crisi economica e finanziaria in atto - n. 2-01361)

PRESIDENTE. L'onorevole Biasotti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Cicchitto n. 2-01361, concernente misure a sostegno del comparto dell'automobile in relazione alla crisi economica e finanziaria in atto (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

SANDRO BIASOTTI. Signor Presidente, volevo portare all'attenzione del Governo il momento drammatico del settore dell'automobile. Abbiamo avuto pochi giorni fa i dati di gennaio e sono drammatici. Abbiamo immatricolato in gennaio 137 mila vetture. In confronto al gennaio dell'anno scorso abbiamo un 17 per cento in meno. Tutti i marchi sono in flessione generale. Questi i dati: FIAT -17 per cento, Ford -23 per cento, OPEL -34 per cento, Audi -16 per cento, Alfa Romeo -33 per cento, Toyota -36 per cento.
Quindi, si tratta di un momento veramente drammatico, senza considerare che non è un problema di questo mese, ma che ormai va avanti da anni. Nei dodici mesi del 2011 abbiamo immatricolato 1 milione e 700 mila vetture in flessione dell'11 per cento sul 2010 che era ancora in flessione rispetto al 2009, che era ancora in flessione rispetto al 2008.
Il mercato dell'automobile rappresenta un contributo essenziale ed importante per l'economia nazionale: in termini di PIL rappresenta l'11,4 per cento; in termini di gettito fiscale complessivo il 16,6 per cento; fa lavorare 1 milione e 200 mila addetti. Quindi, tutto il mercato dell'automobile, italiano e straniero, è una grande opportunità di crescita per l'Italia. Non so se questo «massacro» è voluto o è inconsapevole. Spero in questa ultima situazione.
Si sono verificati dei problemi specifici dell'Italia, che non sono gli stessi che ci sono in Europa. Intanto, vi sono state le due manovre: quella estiva ha aumentato l'imposta RC-auto, l'accisa dei carburanti, il «superbollo», l'IPT, l'IVA. Alla manovra estiva si è aggiunto il decreto-legge «salva Italia» con un ulteriore aumento delle accise del carburante, del «superbollo» e ancora dell'IVA.
I problemi, per esempio, sono gli ammortamenti. L'Italia è l'unico Paese in Europa che ha una quota ammortizzabile del 40 per cento per un'impresa. In tutto il resto dell'ambito europeo è del 100 per cento. Il tetto comunque di questo 40 per cento è un costo massimo deducibile pari a 18 mila euro, che è fermo dal 1997. In più, l'IVA è detraibile solo al 40 per cento, mentre in tutti gli altri Paesi europei è totalmente detraibile. Questo fa sì che in Italia le vetture «aziendali» rappresentino Pag. 42solo il 28 per cento del totale, in Francia il 36 per cento, in Germania addirittura il 57 per cento e in Gran Bretagna il 53 per cento.
Quindi, siamo in presenza di volumi di vendita molto bassi e di un ricambio del parco assolutamente insufficiente. È aumentata la benzina. Addirittura siamo quasi ad 1,8 euro al litro con un aumento del 14 per cento. Ma soprattutto, oltre al settore delle aziende, è drammatico anche quello delle famiglie. I privati in questo mese, ma anche nel 2011, hanno diminuito del 24 per cento il ricambio delle proprie automobili, quindi con un problema ecologico molto importante.
Abbiamo un comportamento dell'Agenzia delle entrate e della guardia di finanza che, secondo me, non ha nessun senso, perché fermare ripetutamente per le strade i possessori di vetture che hanno oltre duemila di cilindrata è terrorismo. Non è andare a verificare se vengono emessi gli scontrini nei bar - che è lecito e doveroso -, ma fermare la gente perché ha una macchina fra virgolette «pseudo di lusso» è un danno per tutti. È un momento che spaventa il mercato, la gente non cambia più l'automobile e fa la fila nelle concessionarie per restituire le automobili che ha comprato pochi mesi fa. La guardia di finanza può fare controlli al PRA e può fare tutto quello che ritiene più opportuno. Quindi anche questo fatto è drammatico per il comparto dell'automobile. Cosa fare? Noi non chiediamo rottamazioni, non chiediamo particolari contributi, vorremmo solo che ci fosse un allineamento della fiscalità verso i regimi europei. Abbiamo un Governo Monti che noi appoggiamo e che ha dato dimostrazione di sentire tante volte forse più l'Europa che l'Italia, pertanto chiediamo che la senta al 100 per cento e quindi che la deduzione sia a livelli europei. Inoltre il Governo avrebbe da guadagnare perché chiaramente, cambiando il parco macchine, a parte il discorso ambientale, ci sarebbe un maggior gettito di IVA, un maggior gettito fiscale, fra le varie tasse e accise ci sarebbe assolutamente un contributo positivo per il Governo.
Chiediamo inoltre per le famiglie un piano triennale di rinnovo del parco magari per macchine che sono meno inquinanti e meno insicure; dovrebbe esserci un pacchetto famiglia che dovrebbe incentivare la mobilità sostenibile e la diffusione dei veicoli a basso impatto ambientale. Anche questo avrebbe un costo quasi zero per l'Erario perché - ripeto - l'incentivo sarebbe totalmente coperto dalle maggiori entrate di IVA e IPT e darebbe un chiaro impulso alla crescita economica viste le dimensioni del comparto.
Per questo motivo interpello il Governo per sapere cosa può fare in questo settore così importante e determinante per l'economia italiana.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Ministero dello sviluppo economico è ovviamente consapevole dell'importanza strategica del settore e dell'attuale fase di difficoltà e sta monitorando costantemente con attenzione le dinamiche di mercato e industriali del settore dell'automotive sia attraverso le consultazioni con le principali associazioni del settore sia attraverso i tavoli relativi alle crisi aziendali di imprese della filiera e sia monitorando gli avanzamenti dei piani di sviluppo del principale costruttore nazionale, la FIAT, e le relative situazioni critiche.
Dal punto di vista del mercato emergono alcune evidenti contraddizioni, in parte richiamate nello svolgimento dell'interpellanza urgente da parte dell'onorevole Biasotti, infatti da un lato le immatricolazioni di vetture registrano un calo permanente da alcuni anni (nel 2011 -11 per cento rispetto al 2010) conferendo al mercato italiano una performance intermedia tra la sostanziale tenuta, se non crescita dei principali mercati nordeuropei, ed il profondo crollo di quelli dell'Europa mediterranea. Situazione di mercato che si riflette in una produzione che nel 2011 Pag. 43evidenzia un calo del 15,3 per cento che fa seguito a quello del 13,3 per cento del 2010.
Su questo aspetto l'Europa manifesta invece già dallo scorso anno solo incrementi - ad eccezione della Polonia - particolarmente significativi nell'est europeo, in Russia, in Turchia, nel Regno Unito e in Germania, il che si riflette quindi ovviamente anche sull'andamento delle esportazioni italiane che, cresciute significativamente nel 2010 del 19 per cento in termini di valore, fanno registrare da gennaio a ottobre 2011 un calo di quasi il 9 per cento. A fronte di ciò si segnala invece una notevole vivacità in termini soprattutto di saldo con l'estero registrata dal comparto dei veicoli commerciali (mercato 2011 -5,7 per cento, produzione +14,5 per cento), dei veicoli industriali e di movimento terra (mercato 2011 +10 per cento, produzione +20 per cento) e dalla filiera della componentistica che evidentemente basano i propri risultati sui clienti dell'Europa centrale e degli Stati Uniti d'America.
La strategia del Governo di sostegno al settore si articola su tre livelli di intervento. Il primo livello è il sostegno alla ricerca e allo sviluppo orientato alla realizzazione di progetti nel settore della mobilità sostenibile. Il Ministero dello sviluppo economico ha finanziato nell'ambito dell'iniziativa «Industria 2015» circa trenta progetti di ricerca e sviluppo di grandi dimensioni, focalizzati su queste tematiche e proposti da partenariati qualificati, formati da imprese e organismi di ricerca. I progetti sono orientati sia allo sviluppo di mezzi di trasporti innovativi (a trazione elettrica ibrida) sia di tecnologie abilitanti e soluzioni per la mobilità.
Il secondo livello è rappresentato dalla creazione delle condizioni di contesto per la diffusione di veicoli a ridotto impatto ambientale, attraverso la rimozione degli ostacoli alla realizzazione delle infrastrutture necessarie per la distribuzione elettrica e di combustibili alternativi (biocombustibili, metano e GPL).
In particolare, il Ministero che rappresento è impegnato nel fornire tutto il supporto richiesto da parte delle istituzioni parlamentari con riferimento a due principali iniziative che interessano il settore: il progetto di legge che mira a favorire lo sviluppo della mobilità mediante veicoli che non producono emissioni di anidride carbonica, primo firmatario l'onorevole Lulli, e il progetto di legge in materia di utilizzo del metano come carburante per autotrazione, primo firmatario l'onorevole Saglia.
Il terzo livello è rappresentato dalla condivisione delle strategie europee di sviluppo del settore, con particolare riferimento ai gruppi di lavoro su: CARS 21, che riguarda la costituzione di un quadro normativo competitivo nel settore automobilistico; l'etichettatura dei veicoli, in modo da evidenziare all'utenza il consumo di carburante e le emissioni di CO2 dei nuovi veicoli; il green pubblic procurement, che individua procedure di acquisto incentivato per prodotti a minore impatto ambientale e dai limitati effetti sulla salute umana.
Per quel che riguarda le politiche di incentivazione al mercato, che, come noto, l'Italia ha ampiamente sperimentato nel corso degli ultimi anni, si segnalano effetti distorsivi derivanti dalle dinamiche di acquisto molto accelerate, con effetti depressivi a monte e a valle dei provvedimenti. Tali interventi, quindi, richiedono, in primo luogo, un forte coordinamento a livello europeo e, in secondo luogo, un profilo di stabilità nel tempo, difficilmente attuabile in una fase d'incertezza sul fronte della finanza pubblica.
Il Ministero dello sviluppo economico, anche a fronte della situazione contraddittoria dell'andamento del settore, così come tracciata nelle premesse, intensificherà, tuttavia, il confronto già in atto con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, con l'obiettivo di definire strategie di sostegno al settore, compatibili con l'attuale quadro di finanza pubblica.

PRESIDENTE. L'onorevole Biasotti ha facoltà di replicare.

SANDRO BIASOTTI. Signor Presidente, sinceramente non vi può essere soddisfazione. Pag. 44Anche se condivido e capisco le cose dette dal sottosegretario, non vi può essere soddisfazione perché, pur apprezzando anche le iniziative del Governo, queste sarebbero adeguate in un momento di flessione normale.
Questa è una flessione straordinaria. Invito veramente il sottosegretario ad informare, come certamente farà, il Ministro Passera, perché, se non interveniamo immediatamente, rischiamo veramente di perdere migliaia e migliaia di posti di lavoro. Purtroppo, il Ministro non è stato recettivo nel ricevere le varie associazioni, sia l'UNRAE sia la FEDERAUTO, che sono state ricevute da altre persone del Governo, ma, ripeto, è un momento drammatico.
Se non interveniamo subito, per esempio con l'impostazione che ho cercato di suggerire nell'equiparare gli ammortamenti e la fiscalità a quelli degli altri Paesi europei, sono convinto che andremo incontro ad un disastro annunciato: chiuderanno centinaia di concessionari, tutte aziende italiane. Pagano milioni di euro di tasse, che sono distribuite in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
Quindi, questo è anche un dramma per tutta l'Italia. Verranno bruciati almeno 45-50 mila posti di lavoro. Quello che veramente vorrei far capire al Governo è l'estrema drammaticità, che non è congiunturale, non è europea, non è mondiale, ma è classica dell'Italia. Soprattutto, invito il sottosegretario ad estendere questa preoccupazione anche al Ministro dell'economia e delle finanze. Non è vero che chi ha un suv è un evasore o un criminale. Vi sono suv che costano 11 mila euro, 20 mila euro, e bisogna considerare usati e nuovi. Vi sono suv che costano 100-150 mila euro, ma vi sono quelli che costano decine di migliaia di euro, che sono magari utilizzati da gente che abita in montagna.
Abbiamo visto in questi giorni cosa è successo al nostro territorio: l'interpellanza urgente di pochi minuti fa è stata esemplificativa. Quindi, la non soddisfazione è un accorato appello a lei affinché si faccia portavoce presso il Governo di questa situazione. Ricevete i rappresentanti del mondo dell'automobile: non vi è solo la FIAT, ma la stessa FIAT è in grave crisi.
Credo che questo sia il momento dell'unitarietà, perché credo che, se cresce il mercato dell'automobile, crescerà il mercato dell'Italia. Finora il Governo ha solo dato un ottimo esempio di rigore, di contenimento dei costi. Spero che questa benedetta «fase due» intervenga il più presto possibile, e intervenga a partire da questo settore.

(Intendimenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in merito alle intese sottoscritte con il comune di Roma sull'utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico delle aree di Pietralata - n. 2-01352)

PRESIDENTE. L'onorevole Morassut ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01352, concernente intendimenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in merito alle intese sottoscritte con il comune di Roma sull'utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico delle aree di Pietralata (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Improta per la rapida disponibilità a rispondere all'interpellanza urgente in esame il cui oggetto riguarda una vicenda urbanistica ed istituzionale molto antica, ma ancora estremamente attuale e anche importante per la città di Roma e per lo Stato, sia per il merito specifico della vicenda, sia per il ruolo di capitale della città di Roma.
Si tratta dell'utilizzo delle aree pubbliche di proprietà comunale in quanto espropriate con un grande impegno finanziario - e anche procedurale - durato tantissimi anni stimato, fino al 2000, in circa 80 miliardi di vecchie lire, che oggi potremmo tradurre in 40 milioni di euro, ma si tratta di una cifra che risale almeno al 2000, quando furono concluse le procedure espropriative, quindi con ben altro valore. Pag. 45
Gli espropri, molto faticosi, oggetto di ricorsi come sempre avviene in queste procedure di carattere totalmente pubblico, avevano l'obiettivo di realizzare un grande comprensorio direzionale per localizzare nuove sedi, più efficienti, più moderne, più adeguate alla moderna struttura urbanistica della città e all'esigenza di decongestionare il centro storico di Roma, della pubblica amministrazione.
Nel corso degli ultimi anni - successivamente questo programma, essendo di lungo periodo, ha subito delle modifiche - si stabilì, attraverso accordi istituzionali, di realizzare strutture didattiche, formative, di ricerca scientifica e anche di residenza per gli studenti dell'università La Sapienza di Roma. Sostanzialmente, si decise di realizzare, in un quadrante di media periferia di Roma, fortemente infrastrutturato dalla presenza appena limitrofa della nuova stazione Tiburtina - in fase di inaugurazione e di prossimo avvio di esercizio - un grande campus universitario internazionale, quindi una grande struttura pubblica che però, naturalmente, per le sue caratteristiche, rappresenta anche un motore per lo sviluppo urbano di Roma e, direi, nazionale poiché il comprensorio urbanistico descritto presso la principale stazione ad alta velocità italiana, in una zona infrastrutturata di Roma, si caratterizza come un'iniziativa di valore nazionale comportando anche il tentativo di spostare alcune sedi della pubblica amministrazione.
Questo progetto, o, per meglio dire, questo programma, concordato con l'università La Sapienza, sovraffollata e con enormi problemi, ha avuto un lungo periodo di gestazione. Ho parlato di vicenda antica perché le ragioni del progetto sono risalenti nel tempo, ma sono note a chi conosce le questioni di Roma, e si riferiscono a quello che un tempo fu chiamato «sistema direzionale ambientale».
Il carattere strategico del precedente Piano regolatore di Roma del 1965, che immaginava di spostare dal centro storico al quadrante orientale di Roma l'intero arco delle strutture pubbliche ministeriali, si è rivelato nel tempo impossibile da realizzare. È rimasto però un comparto molto più ridotto, che è l'obiettivo dell'utilizzo delle risorse pubbliche nell'area della collina di Pietralata, per realizzare questa struttura pubblica di grandissimo ed enorme valore sociale, economico ed istituzionale.
Questa è la premessa. Vi sono stati degli accordi nel senso che questo programma è andato avanti attraverso una serie di intese istituzionali, l'ultima delle quali sottoscritta nel 2003 proprio dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il Ministero dell'ambiente e con l'università La Sapienza che ha dato avvio, attraverso un protocollo di intesa, ad un programma attuativo.
A seguito di questo programma attuativo, il comune di Roma assegnò tra il 2005 e il 2008 le aree espropriate, in parte all'ISTAT, per realizzare per esempio la nuova sede, in parte all'Università La Sapienza, per realizzare strutture universitarie tra cui una residenza universitaria per studenti, di cui c'è estremamente bisogno - va da sé - in ogni città, ma particolarmente a Roma, che ospita l'università più grande di Europa.
Naturalmente, a causa della lentezza del programma pubblico, sono trascorsi degli anni. Ora, in presenza di segnali che negli ultimissimi tempi si sono registrati in ordine alla difficoltà a concludere ed a realizzare questo programma, io stesso, con i membri del Partito Democratico dell'VIII Commissione, presentai una risoluzione (nel mese di settembre credo) che chiedeva allo Stato e al Ministero di verificare con il comune l'attuazione definitiva del programma. La risoluzione è stata approvata con il consenso, ovvero con il parere favorevole del Governo.
Ora giungo al nodo dell'interpellanza urgente e della questione e concludo. Con sorpresa si è verificato il fatto che, al titolo III, capo V del decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto decreto salva Italia), proprio all'articolo 27, che è quello che tratta le dismissioni immobiliari, si è apportata una soppressione all'articolo 1 della legge n. 396 del 1990, che è la legge che regola le iniziative per Roma Capitale. Secondo Pag. 46l'articolo 1 quelle aree sono destinate allo spostamento delle sedi della pubblica amministrazione e ad un programma pubblico.
Il combinato disposto di questa soppressione è molto chiaro. Si sopprime quella parte della legge di Roma Capitale che destina quelle aree ad un programma pubblico e questa soppressione figura nell'articolo 27, quello delle dismissioni immobiliari. Quindi se ne deduce - credo abbastanza chiaramente - che l'obiettivo è quello di vendere queste aree, inserendole in un programma di valorizzazione.
Segnalo un aspetto al riguardo. La vendita di quelle aree è molto delicata da un punto di vista procedurale, perché espone ad enormi ricorsi: le aree sono state espropriate ad un prezzo basso e ora rivenderle per valorizzarle a dei privati rischia di attivare numerosissimi ricorsi, il cui risultato finale non siamo in grado di capire. Inoltre, le norme del piano particolareggiato - che essendo un piano attuativo è anche legge - impediscono di vendere a privati le aree pubbliche espropriate di Pietralata se non per realizzare le risorse necessarie al piano delle urbanizzazioni per l'attuazione del comprensorio pubblico di Pietralata e del Campus universitario del piano di decongestionamento.
Quindi, chiedo con la mia interpellanza urgente un chiarimento al Governo per capire intanto a che punto sono gli accordi, se ci sono degli accordi che sono andati avanti tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed il comune, così come stabilito dai protocolli di intesa e sollecitato dalla risoluzione. Chiedo se il comune è stato consultato in qualche maniera, perché le aree sono di proprietà comunale.
Infine, pongo una domanda, che è la seguente. Questa vendita delle aree potrebbe essere finalizzata a reperire le risorse per realizzare un'infrastruttura pubblica di carattere di metropolitana urbana nella città di Roma, per la realizzazione della quale mancano evidentemente le risorse finanziarie. È questo l'obiettivo?
La domanda è d'uopo, perché si tratterebbe intanto di capire se c'è una finalità di vendere queste aree - e quindi di rinunciare ad un programma che ha invece un grandissimo valore sociale ed economico - e se l'obiettivo di questa vendita è esattamente quello di inserirla in un programma di project financing che però non è stato deciso in nessuna sede istituzionale. Varrebbe la pena di capirlo, perché questa decisione modifica evidentemente radicalmente il panorama di un quadrante urbano anche nel destino dello sviluppo economico della capitale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, su alcune delle preoccupazioni sollevate dall'onorevole Morassut nell'illustrazione dell'interpellanza urgente, penso che non potrò che rispondere nel corso dei prossimi giorni.
La prima parte della mia risposta ha un valore, se si vuole, di natura storica, ossia per lasciarla agli atti e non certamente per l'impegno che lei, onorevole Morassut, ha profuso in ordine a tali vicende che, quindi, non necessita ovviamente di queste informazioni, che costituiscono la prima parte della risposta.
Faccio presente che, come risulta dalla relazione di accompagnamento alla legge di conversione del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, con l'articolo 27, comma 7, del medesimo provvedimento legislativo, è stata disposta l'abrogazione, cui fa riferimento l'onorevole interpellante, di talune disposizioni relative a Roma Capitale, che devono intendersi ormai superate per effetto dell'entrata in vigore di leggi ordinarie di epoca successiva, volte a innovare la disciplina relativa alla razionalizzazione degli spazi allocativi utilizzati dalle amministrazioni.
Si fa riferimento ad esempio all'articolo 3, comma 1, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, che ha rimesso ad appositi decreti del Ministro dell'economia e delle finanze Pag. 47la determinazione dei piani di razionalizzazione degli spazi e di riduzione della spesa.
Più in generale, la suddetta disposizione del comma 7 è conseguente alla nuova disciplina prevista per la razionalizzazione degli spazi allocativi utilizzati dalle amministrazioni pubbliche di cui al comma 2 del già citato articolo 27 del decreto-legge n. 201 del 2011, il quale ha introdotto nel decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito dalla legge 23 novembre 2001, n. 410, l'articolo 3-ter concernente il processo di valorizzazione degli immobili pubblici.
Sono state, pertanto, abrogate, tra l'altro, le disposizioni relative alla procedura di localizzazione specificamente previste dalla legge 15 dicembre 1990, n. 396, contenente interventi per Roma Capitale della Repubblica, la quale ormai risulta assorbita nella più generale formulazione dell'articolo 3-ter medesimo.
Faccio presente per completezza di informazione che, successivamente al 2007, gli interventi previsti della citata legge n. 396 del 1990, non sono stati più finanziati.
D'altra parte, il quadro normativo si presenta piuttosto articolato in considerazione del fatto che, come evidenziato dall'onorevole interpellante, in attuazione della citata legge n. 396 del 1990, il 9 settembre 2003 è stato firmato un atto di intesa tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il sindaco di Roma per la ricollocazione di alcune sedi della pubblica amministrazione nell'area di Pietralata e per la riqualificazione di tali zone, atto di intesa al quale - entro nel merito delle questioni da lei sollevate - sotto il profilo giuridico, a parere del Ministero che rappresento, non si può non continuare a riconoscere efficacia, sebbene siano intervenute le nuove disposizioni di legge sopra richiamate, e per la cui esecuzione talune delle suddette amministrazioni hanno già avviato le relative procedure che allo stato attuale non risultano essere state sospese.
Tra l'altro, occorre considerare che una qualsiasi variazione relativa all'utilizzazione delle aree assegnate, con la predetta intesa, richiederebbe una modifica dello stesso atto, condivisa dalle amministrazioni interessate nell'ambito delle procedure previste dal suddetto articolo 3-ter. Mi riferisco, in particolare, al comma 5 del medesimo articolo che stabilisce l'esclusione dai programmi unitari di valorizzazione territoriale dei beni per i quali risultano già sottoscritti accordi tra amministrazioni, a meno che i soggetti sottoscrittori concorrano congiuntamente per l'applicazione della nuova disciplina.
Per quanto sopra, in merito alla specifica richiesta dell'onorevole interpellante circa lo stato dell'intesa, assicuro che il Ministero che rappresento provvederà ad assumere le iniziative più opportune al riguardo, nell'ottica del nuovo assetto istituzionale e normativo venutosi a delineare.
Faccio riferimento anche alle norme contenute nei decreti-legge «salva Italia» e «cresci Italia», ad esempio quelle sulla permuta, sul project financing, sul project bond, sul contratto di disponibilità, che forse potrebbero favorire la ripresa e l'attuazione dell'intesa del 2003, andando appunto a verificare il mantenimento di interesse sull'intesa siglata nel 2003 da parte delle amministrazioni e degli enti a vario titolo coinvolti nella tematica, per poter individuare e programmare gli adempimenti eventualmente necessari per dare concreta attuazione agli accordi sottoscritti.

PRESIDENTE. L'onorevole Morassut ha facoltà di replicare.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, per il momento penso che possa essere una risposta soddisfacente. Ringrazio il sottosegretario Improta in attesa poi delle precisazioni che ha annunciato in questa sede sugli altri punti.

(Iniziative di competenza in relazione alla gestione dell'emergenza causata dalla recente ondata di maltempo con riguardo al sistema di trasporto ferroviario nazionale e per l'ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie - n. 2-01357)

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di illustrare la sua interpellanza Pag. 48n. 2-01357, concernente iniziative di competenza in relazione alla gestione dell'emergenza causata dalla recente ondata di maltempo con riguardo al sistema di trasporto ferroviario nazionale e per l'ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'interpellanza urgente in esame vuole mettere in risalto praticamente gli avvenimenti meteorologici che hanno occupato tutto il territorio nazionale per cui ci siamo trovati tutti in grandissimo disagio.
Ma soprattutto hanno messo in evidenza come il sistema infrastrutturale e organizzativo della rete ferroviaria italiana sia stato inefficace a superare quelle che sono state poi in realtà delle difficoltà che hanno messo in crisi, non una sola regione, ma diverse regioni.
Si sono praticamente registrate delle anomalie che sono abbastanza normali per quanto concerne Trenitalia. Infatti, da sempre noi mettiamo in risalto questa situazione anomala. Tali anomalie vengono, invece, esaltate in una situazione di difficoltà come questa. Non è un'affermazione che facciamo noi: se prendiamo tutti i giornali, di tutte le regioni, c'è questa lamentela continua.
Riteniamo che non si possa continuare in questo senso, anche se capiamo che comunque l'ondata di maltempo era eccezionale. Tuttavia, è chiaro che i cittadini che usufruiscono di questi mezzi non possono sopportare determinate situazioni, come in realtà hanno fatto. Abbiamo avuto dei treni che sono stati fermi per dieci ore e abbiamo avuto la soppressione di treni che ha obbligato i cittadini a occupare mezzi che non erano sufficienti a contenere tutti quei passeggeri.
Poniamo all'attenzione del Governo, quindi, una situazione che riteniamo da tempo non sopportabile, soprattutto perché, secondo noi, anche in funzione delle varie audizioni che abbiamo avuto con Trenitalia, vi è un concetto che un po' va superato e, cioè, che non possiamo continuare a pensare che bisogna tenere a posto i propri bilanci, che è una cosa sicuramente giusta, e che si può investire solamente se c'è un ritorno che porta comunque un'entrata successiva.
È chiaro che investire in sicurezza e investire in questo ambito non dà un risultato immediato. Tuttavia, comporta una necessità da parte dell'utente che non possiamo soprassedere.
La nostra interpellanza mira, quindi, a porre rimedio a una situazione che viene esaltata, ma che comunque è continua nel nostro Paese. Non possiamo permettere che ci siano investimenti solo ed esclusivamente a scapito di un ritorno finanziario immediato, anche perché non ne guadagna il Paese. Tra le altre cose, siamo in difficoltà, abbiamo la necessità di aumentare il nostro PIL e abbiamo, quindi, necessità di far lavorare la gente, di trovare più occupazione, e non ci rendiamo conto che, per esempio, questi mezzi vengono usati da coloro che contribuiscono alla produttività. Nel momento in cui questi ultimi sono impossibilitati a raggiungere il loro posto di lavoro, di fatto, ciò è negativo per il Paese. Forse Trenitalia ci guadagna perché tiene fermi i treni, ma la produttività dell'intero Paese viene messa in discussione. Occorre prendere atto che è necessario riflettere su questa situazione perché sicuramente in un Paese come il nostro non possiamo continuare a pensare che si possa investire solo nei corridoi che sono strategici per il Paese.
Il Paese è grande, ha bisogno di tutti e ha bisogno di tranquillizzare. Oggi chi ci rimette sono sempre gli stessi. Riteniamo anche, tra l'altro, che non vi sia neanche un'immagine positiva verso l'estero. Infatti, sono stati fatti prigionieri, tra virgolette, nei treni, anche stranieri e diamo, quindi, un'immagine verso l'esterno che non è tra le più credibili per un Paese che mira a raggiungere risultati ben superiori a quelli che noi oggi abbiamo.
Invito il Governo a fare pressioni perché questa situazione di fatto non si possa ripetere. Tra l'altro, in merito alle interviste che notavo, la mia esperienza lavorativa, prima di fare politica, mi ha insegnato Pag. 49che qualunque fatto negativo succeda nell'ambito di una produzione, c'è sempre e comunque un modo per mettere a posto le cose. Non si può dire che prima, tanti anni fa, non partivano i treni e adesso ne partono due. Non è una giustificazione. La giustificazione è l'impegno continuo a migliorare le cose. Pur essendo tutto buono e tutto eccezionalmente favorevole, quindi, se comunque succede qualche cosa, persona seria vuole che questa cosa venga esaminata perché sicuramente si può sempre provvedere al meglio.
Noi chiediamo che si cambi questa mentalità che oggi pervade Trenitalia e la nostra rete ferroviaria nazionale, perché è comunque una mentalità che non coincide con la voglia di sviluppo del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Guido Improta, ha facoltà di rispondere.

GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, non nascondo che da quando ho assunto questo incarico mi trovo, sia in Commissione trasporti, di cui fa parte l'onorevole Mereu, sia in Aula, a rendere conto di una gestione assolutamente non soddisfacente da parte di Trenitalia, e talvolta di Rete Ferroviaria Italiana e, nel confrontarmi con le problematiche che vengono sollevate dal Parlamento, mi scontro anche con una possibilità di azione limitata che può porre in essere il Ministero dei trasporti, che è un Ministero che svolge compiti di vigilanza, mentre i compiti dell'azionista - quindi tutto ciò che impatta sul rendiconto economico, quindi sull'allocazione delle risorse e su dei target di bilancio - evidentemente dipendono da un soggetto diverso, che pure è riconducibile all'unità governativa, e ciò a volte - non dico sempre, ma a volte - può rendere meno efficace il raggiungimento di obiettivi e di standard di servizio come quelli auspicati in quest'ultima occasione dall'onorevole Mereu, ma anche appunto, come ricordavo in precedenza, da molti altri esponenti del Parlamento, proprio riguardo alle modalità con cui Trenitalia garantisce il servizio.
Per ritornare al contenuto dell'interpellanza, e quindi agli eventi eccezionali del 3 e 7 febbraio, è evidente che l'eccezionalità delle precipitazioni non poteva che essere fronteggiata con una logica di emergenza, quindi con misure organizzative il più possibile adeguate a fronteggiare un evento così straordinario. Le Ferrovie dello Stato italiane, secondo le procedure operative, hanno attivato progressivamente i cosiddetti piani neve, definiti a livello territoriale nazionale, che hanno consentito il mantenimento dei servizi essenziali, sia pure con situazioni di particolare criticità in alcune aree del Paese, che ovviamente non voglio assolutamente nascondere o negare. La società ferroviaria ha lavorato in costante coordinamento con la Protezione civile, la polizia ferroviaria e i carabinieri.
Oltre alla grande quantità di neve caduta, i principali problemi per la circolazione dei treni sono stati determinati da due cause specifiche, che hanno reso particolarmente complessa la situazione. La prima è stata la formazione di ghiaccio sui cavi elettrici, che ha impedito la captazione della corrente per la trazione dei treni, causata dalla concomitanza di alta umidità, brusco e repentino abbassamento delle temperature e abbondanti nevicate.
La seconda causa, invece, riguarda la caduta sui binari di alberi presenti su aree vicine alla linea ferroviaria, ma non di pertinenza di Ferrovie dello Stato. Peraltro, FS ha fatto altresì presente, per quanto concerne alcuni specifici rilievi avanzati dagli interpellanti, che per tutta la durata del periodo di emergenza sono stati prolungati i turni del personale di assistenza, la cui presenza è stata notevolmente incrementata, specie nelle stazioni critiche.
Sono stati messi a disposizione generi di conforto e sono state tenute aperte le stazioni periferiche, anche se però dalle cronache abbiamo chiaramente riscontrato come le stesse non fossero a volte Pag. 50presidiate e quindi non potessero costituire motivo di conforto per i passeggeri in modo significativo.
Sono stati messi a disposizione dei mezzi alternativi al treno, affinché i passeggeri potessero giungere a destinazione con bus e taxi e sono stati garantiti anche pernottamenti in albergo.
Per quanto è stato possibile, è stata assicurata un'informazione attraverso continui comunicati di aggiornamento della situazione. Per quanto invece riguarda l'infrastruttura ferroviaria, si segnala che ogni anno RFI predispone in largo anticipo (orientativamente nel mese di ottobre) rispetto alla stagione invernale, i «Piani di emergenza in tempo di neve e gelo», uno specifico per ognuna delle 15 direzioni territoriali in cui la rete ha suddiviso il territorio, piani che vengono resi noti sia alle imprese ferroviarie, sia alle sedi regionali della Protezione civile. Peraltro, per eventi di tale eccezionale portata risulta, in effetti, particolarmente difficile ogni tipo di programmazione.
In relazione alla specifica richiesta dell'onorevole interpellante, relativa all'individuazione di risorse adeguate per realizzare gli investimenti necessari al recupero e all'ammodernamento delle reti ferroviarie, assicuro che il Governo provvederà senz'altro a verificare la praticabilità di ogni iniziativa volta al miglioramento della performance dell'infrastruttura ferroviaria e dei servizi di trasporto, pur dovendo tener conto degli attuali limiti della finanza pubblica.
Rispetto a quest'ultimo aspetto, vorrei evidenziare come nella riprogrammazione dei fondi FAS - che ha visto protagonista il Ministro Barca, accompagnato dal Ministro dello sviluppo economico -, si sia comunque provveduto a sbloccare numerosi finanziamenti destinati proprio al potenziamento infrastrutturale della rete ferroviaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, devo ringraziare il sottosegretario, di cui conosco anche le doti di grande collaborazione, tuttavia, nel frattempo, vorrei permettermi di ricordargli che, con riferimento ai tanti disservizi che vi sono stati - per esempio, il congelamento degli scambi -, si tratta di questioni che si possono, comunque, risolvere in qualche modo; così come non è più possibile pensare che le carrozze non siano dotate di riscaldamento (immaginiamo quelle carrozze che si sono fermate).
Pertanto, vi sono, come dicevo prima, alcune situazioni che devono necessariamente essere affrontate. Il Governo capisce benissimo quali sono le proprie responsabilità rispetto a Trenitalia, ma è altrettanto vero che non possiamo stare a guardare e dire continuamente che Trenitalia ha una sua amministrazione particolare. Una soluzione va trovata e non possiamo continuamente pensare che sia Trenitalia a dire come si debba comportare.
Io credo che il Governo sotto questo aspetto abbia delle grandi responsabilità, soprattutto, perché, tra le altre cose - dimenticavo di dirlo in apertura -, per esempio, la regione Liguria si è spinta, addirittura, a presentare un esposto-denuncia; quindi, vuol dire che aveva tutte le motivazioni. Pertanto, non è che sia andato tutto secondo quanto suggerisce, ancora una volta, Trenitalia, che, ripeto, fa parte di un concetto. Noi li abbiamo sempre ascoltati e, ogni volta che vengono in Commissione, sembra quasi che debbano essere loro a spiegare a noi come funziona, e non noi che dobbiamo dire loro che il Paese è grande, che il Paese non è solo Milano o Roma, che il Paese ha anche altre direttrici.
Quindi, io mi auguro che il Governo, comunque, si impegni perché queste situazioni non si verifichino più e che pensi, tra l'altro - perché anche questo è giusto - a mettere a disposizione degli investimenti, che sono sicuramente necessari. Le ferrovie, infatti, non possono continuamente essere lasciate nelle condizioni in cui sono. Ciò anche perché io ritengo che si tratti di un fattore importante per dare sviluppo al Paese: noi parliamo sempre di Pag. 51energia, ma insieme all'energia, ritengo che siano determinanti e importanti i trasporti. Quindi, i trasporti ferroviari rappresentano l'evoluzione e le possibilità di un futuro migliore rispetto, per esempio, al gommato. È chiaro che tutto questo deve essere facilitato: per essere facilitato, ci deve essere credibilità, ma per esserci credibilità deve esserci efficienza, perché nessun utente si servirà mai di una ferrovia che non garantisce se si arriva e se si parte.

(Iniziative per prevenire e contrastare la ludopatia, in particolare tramite la regolamentazione della pubblicità del gioco d'azzardo - n. 2-01347)

PRESIDENTE. L'onorevole Rampi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01347, concernente iniziative per prevenire e contrastare la ludopatia, in particolare tramite la regolamentazione della pubblicità del gioco d'azzardo (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, signor sottosegretario, con la nostra interpellanza urgente desideriamo esortare il Governo a prendere i necessari provvedimenti a tutela delle fasce più deboli della popolazione, e, in particolare, delle giovani generazioni, dai rischi derivanti dal gioco d'azzardo e dalla pubblicità, spesso aggressiva, ad esso correlata.
Siamo consapevoli dei ritardi della politica, ma altrettanto certi che la sensibilità del Governo e l'impegno trasversale del Parlamento, consentiranno al nostro Paese di arginare un fenomeno pericoloso e riprendere il posto che gli spetta nel contesto internazionale.
Nel nostro Paese, infatti, il gioco d'azzardo sta assumendo dimensioni di vera e propria emergenza sociale. In tempo di crisi cresce il numero di persone che cadono nel gioco patologico, un problema che distrugge la vita di molti individui e di intere famiglie; una dipendenza paragonabile alla dipendenza da alcool o da sostanze stupefacenti, in crescita purtroppo anche fra i giovani, con gravi rischi, spesso sottovalutati, per la persona e per il contesto in cui vive. È questa una nuova forma di droga, difficile da controllare, la cui veloce espansione corre di pari passo con le innovazioni tecnologiche. Da una recente indagine si evince che gli italiani spendono oltre mille euro a testa l'anno, tra scommesse, concorsi, giochi on line, e dal momento che il calcolo è stato fatto prendendo come riferimento l'intera popolazione, compresi i bambini, compresi coloro i quali non giocano, compresi i neonati, si può ben comprendere l'entità di un fenomeno che, solo nel 2011, ha prodotto un business di 76 miliardi di euro, con un incremento del 23,9 per cento rispetto allo scorso anno, e a cui, secondo una recente denuncia effettuata dall'associazione Libera, si aggiungerebbero oltre dieci miliardi di euro di proventi illegali.
Il settore del gioco d'azzardo presenta troppe ombre e il confine fra legalità, indebitamento e usura è veramente molto sottile, troppo sottile, spesso impercettibile. Per tali ragioni occorre mettere in campo politiche attive di prevenzione e contrasto dei fenomeni criminali legati a questo mercato, sanando un vulnus legislativo che lascia spazio a pericolose infiltrazioni; non è più rinviabile la revisione completa della normativa che regolamenta il settore. Molte sono le sollecitazioni che pervengono a questo proposito da voci autorevoli della società civile e religiosa, dai territori, a dimostrazione di come il problema abbia assunto dimensioni sempre più ampie e ramificate e richieda interventi non più procrastinabili. Regioni, province e comuni, un elenco interminabile di associazioni, attendono un segnale forte di attenzione e azioni concrete di prevenzione e contrasto.
Porto ad esempio la mia regione, la regione Piemonte, il cui consiglio regionale ha presentato al Parlamento la proposta di legge sulla «Illiceità dell'installazione e dell'utilizzo dei sistemi di gioco d'azzardo elettronico nei locali pubblici. Modifica all'articolo 110 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 (Approvazione del testo unico Pag. 52delle leggi di pubblica sicurezza)», il cui primo firmatario è il consigliere Roberto Placido, del Partito Democratico. Questa proposta è stata approvata nel dicembre 2010 pressoché all'unanimità a dimostrazione della sensibilità e dall'attenzione trasversale su questa tematica. Ora, questa proposta è ferma alla Camera dei deputati, è stata presentata alla Camera come proposta di legge n. 3969 del 15 dicembre 2010; noi naturalmente ne auspichiamo una celere calendarizzazione ed approvazione, perché siamo convinti che sia uno strumento importante per porre rimedio ad un problema che è sempre più drammatico.
La presente interpellanza urgente è volta, principalmente, a tutelare le fasce più deboli della popolazione, le più esposte, le più vulnerabili, in balia di veri e propri bombardamenti pubblicitari fuorvianti e insidiosi. In attesa di una rivisitazione completa della normativa vigente, oltre ad un doveroso intervento in termini di maggiore controllo e alla dotazione di strumenti più incisivi in capo alle amministrazioni locali per il contrasto di questa vera e propria piaga sociale, riteniamo urgente intervenire per introdurre maggiori restrizioni in materia di offerta via web, in relazione all'abuso e al pericolo di dipendenza da parte dei giovani. La pubblicità dei cosiddetti casinò on line, che amplifica l'illusione del guadagno facile, viene abilmente sfruttata dal marketing che propone, in modo insistente e sfacciato, un modello di vita fuori dalla realtà, fondato sul colpo di fortuna anziché sul lavoro e sull'assunzione di responsabilità; un modello di società capovolto, in cui vincente risulta essere il giocatore d'azzardo che dal suo comportamento compulsivo trarrebbe addirittura vantaggi anche di natura affettiva, in contrapposizione al non giocatore che viene rappresentato come l'escluso.
Ai casinò virtuali si può accedere comodamente dalle proprie case attraverso i computer. A rischio sono soprattutto le fasce deboli: i giovani senza lavoro, adulti con problemi di reddito, minorenni che nel gioco trovano forme di evasione e attraverso la rete riescono a mascherare la propria età.
Numerosi studi ribadiscono la pericolosità che i nuovi giochi d'azzardo online possono rivestire all'interno del mondo adolescenziale. Il dilagare della pubblicità, soprattutto televisiva, senza alcun filtro e senza regole, rischia di suggestionare pericolosamente il pubblico più vulnerabile tra cui bambini e adolescenti che in questo campo non godono di alcuna protezione. La troppa tolleranza e addirittura l'incoraggiamento verso il gioco d'azzardo sviluppatosi in questi anni e percepito come innocuo, il ritardo nella consapevolezza delle problematiche legate al gioco e alle patologie ad esso correlate, la scarsa attenzione verso programmi per la creazione di una coscienza collettiva e la pesante crisi non solo economica, ma anche del sistema valoriale, annoverano purtroppo il nostro Paese tra i primi al mondo in questo triste mercato dell'azzardo.
Noi pensiamo che sia giunto il momento di agire perché è innanzitutto compito dello Stato tutelare fino in fondo i propri cittadini, in particolare coloro che non hanno gli strumenti per discernere e auspichiamo, confidando nell'attenzione e nella sensibilità del Governo, che voglia intervenire con tutti gli strumenti necessari al fine di debellare questa piaga in espansione.
Poiché siamo di fronte ad un'emergenza chiediamo al Governo di volerla considerare tale prendendo i necessari provvedimenti, a cominciare dalla pubblicità invasiva e fuorviante che ogni giorno adulti e minori sono costretti a subire ed auspichiamo un intervento teso ad una severa regolamentazione del settore come già avviene, ad esempio, per le sigarette e per i prodotti del tabacco.
Comunicazioni commerciali che possono incitare i gruppi vulnerabili sono tra l'altro in contrasto con la direttiva europea 2005/29/CE dell'11 maggio 2005 relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori. L'articolo 5.3 annovera come tali le pratiche commerciali che possono falsare in misura rilevante il comportamento Pag. 53economico solo di un gruppo di consumatori chiaramente individuabile, particolarmente vulnerabile alla pratica o al prodotto cui essa si riferisce a motivo della loro infermità mentale o fisica, della loro età, ingenuità e via dicendo.
Tra l'altro si sta lavorando nel contesto europeo alla proposta di una specifica direttiva proprio sui giochi d'azzardo e noi contiamo davvero in un sollecito riscontro su una tematica tanto delicata quanto trascurata per l'implicazione e i costi sociali presenti e futuri che esso comporta. Porre dei limiti a questo tipo di comunicazione commerciale è tutt'altro che antidemocratico e censorio, ma, al contrario, è una forma di garanzia e tutela che lo Stato ha il dovere di assumere nei confronti dei cittadini tutti, in particolare rispetto ai soggetti più esposti.
Va inoltre tenuto conto che in base alle informazioni disponibili i tassi di dipendenza da gioco d'azzardo nei Paesi dell'Unione europea che hanno effettuato uno studio completo sembrano variare tra lo 0,3 e 3,1 per cento dell'intera popolazione. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità il 3 per cento della popolazione italiana - per la quale sembra non essere stato effettuato uno studio proprio completo - risulta comunque a rischio ludopatia e quasi un milione di persone già ne soffre. Lo sanno bene i Sert, i servizi per le tossicodipendenze, che stanno operando sul territorio con crescente impegno contro questa patologia mettendo a disposizione tempo, professionalità e risorse e lo sanno bene gli operatori del sociale e le tante famiglie che sono coinvolte.
Noi siamo coscienti fino in fondo che si sarebbe potuto fare di più, si sarebbe potuto fare meglio in questi anni, ma non è questo il tempo delle polemiche, non è tempo delle recriminazioni, ma è tempo della responsabilità, è tempo della coesione, è tempo della ricerca di soluzioni condivise.
Quindi confidiamo in un impegno trasversale di tutte le forze politiche e auspichiamo veramente un riscontro positivo da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Gianfranco Polillo, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare l'onorevole Rampi, per le parole che ha avuto per l'attività di Governo e per l'impegno che abbiamo in questo momento così difficile al quale siamo sottoposti. Nell'interpellanza, e anche nel successivo svolgimento da parte dell'onorevole, mi sembra vi sia stato, giustamente, una forte sottolineatura degli aspetti culturali e di costume che sono all'origine del fenomeno. Proprio perché si tratta di aspetti culturali e di costume, questo ci dà la dimensione della difficile battaglia che stiamo facendo per cercare di ridurre il peso e la dimensione che l'attività dei giochi ha nella società italiana.
Si tratta di una dimensione che, indubbiamente, come l'onorevole ha già indicato nella sua interpellanza e nel suo intervento, la crisi aggrava, perché spinge alla ricerca di - mi si consenta il termine - facili quanto illusorie scorciatoie per affrontare i problemi che sono di fronte a tutti noi. Ma proprio per questo diventa un problema molto difficile da risolvere, perché nell'esperienza degli anni passati, purtroppo, abbiamo visto che quando non vi è una presenza, anche manageriale, dello Stato, nella gestione dei giochi, si lascia campo ai giochi illegali.
Vi è quindi una forte concorrenza, che tuttora continua. L'onorevole ha fornito dei dati che sono impressionanti: 76 miliardi di euro di entrate provenienti da giochi legali e 10 miliardi dai giochi illegali, però ricordo che anche sette, otto, dieci anni fa, avevamo il 50 per cento dei giochi legali e il 50 per cento da giochi illegali, con tutto quello che comportava, perché dietro il gioco illegale vi sono le organizzazioni criminali e un fiorire di reati come prostituzione, «gangherismi» e cose di questo genere.
Ciò che abbiamo tentato di fare in tutti questi anni è di contenere e ridurre il perimetro dell'illegalità che, proprio stante Pag. 54questi fenomeni di costume, poteva esser affrontato - non dico risolto, perché non è stato del tutto risolto, il problema - cercando di sostituire al gioco illegale il gioco legale, e cercando di utilizzare, in questa difficile battaglia, quelle che sono le caratteristiche di costume del nostro Paese e, quindi, offrendo un prodotto appetibile, perché, poi, vi è una sorta di mercato, un mercato pulito e un mercato sporco. La battaglia si vince solo se riusciamo ad essere più competitivi nello spostare correnti di scommesse, appunto, dal gioco clandestino a quello legale, proprio per circoscrivere il campo dell'illegalità.
Tuttavia il fulcro dell'interpellanza non è tanto questo, ma cosa facciamo, sul piano di carattere generale, per contenere la tendenza, specie delle nuove generazioni, a pensare che quello possa essere un canale risolutivo dei loro problemi di carattere immediato e anche di carattere futuro. L'onorevole, giustamente, ha accennato a quella che è la potenza della televisione, che entra nelle case tutti i giorni. Si tratta di un tema di grande spessore e di grande difficoltà da affrontare, che non si limita soltanto alla prospettiva dei giochi, ma è più di carattere generale.
Quindi, di fronte a problemi di questa portata il Ministero dell'economia e delle finanze è un po' disarmato, nel senso che questi sono temi che attengono alla politica di carattere generale, mentre noi, purtroppo, siamo costretti, non dico da tecnici, ma da semplici operatori, a contrastare un fenomeno che è molto più grande di noi. I nostri mezzi sono quelli della operatività di tutti i giorni, ed è su quelli e sul loro utilizzo che possiamo rispondere.
È quindi nell'ambito di questo orizzonte molto più limitato che posso dare risposte, illustrando quella che è stata fino ad adesso l'azione che abbiamo cercato di svolgere per contenere, innanzitutto il problema dell'illegalità, perché quello è il problema centrale. Se sguarniamo quelle frontiere, se restringiamo il perimetro in un settore così delicato, allora non solo aumenta la zona grigia di cui parlava l'onorevole Rampi, ma aumenta proprio l'illegalità complessiva.
Quindi abbiamo un'esigenza prioritaria, che è quella di presidiare il territorio che abbiamo con grande fatica conquistato. Lo facciamo innanzitutto attraverso una profonda sinergia tra l'AAMS che, come sapete, è l'organismo del Ministero dell'economia e delle finanze che presiede all'organizzazione dei giochi, con le forze dell'ordine, in un tentativo di repressione degli abusi e di ridurre anche sul territorio la presenza delle organizzazioni criminali.
Devo dire che, sotto questo profilo, i concessionari ci danno una mano, perché nei loro contratti di concessione è prevista la possibilità di un accesso immediato e diretto in tutti i locali da parte degli ispettori dei concessionarii, oltre che delle forze dell'ordine (ma le forze dell'ordine come sapete sono impegnate su fronti diversi), per vedere se le macchine necessarie per giocare rispondono alle caratteristiche di legge.
Un altro tentativo di coinvolgimento di organismi, anche lontano dal Ministero dell'economia e delle finanze, è, per esempio, quello fatto con la SIAE che ha il controllo del prelievo riguardo alle macchinette stesse. Nel frattempo abbiamo costituito un comitato di intelligence (così potremmo dire) che è fatto da dirigenti dell'AAMS, polizia, carabinieri e finanze che si sono posti il problema di una strategia di carattere più complessivo, ossia di come, attraverso l'elaborazione di banche dati e, quindi, di strumenti abbastanza sofisticati di indagine a livello centrale e poi il controllo del territorio, si possano comunque garantire risultati tangibili nella lotta alle organizzazioni criminali.
Vorrei ricordare che i giochi per dettato costituzionale più volte confermato dalla Corte devono essere del monopolio dello Stato, perché il problema non è, come molte volte si può pensare, quello di fare cassa, ma il problema che noi abbiamo è di evitare che intorno al settore Pag. 55dei giochi fiorisca quell'attività criminale di cui ho parlato più volte e questo è il problema di carattere più generale.
Certo oggi quello della ludopatia è un pericolo reale, è un pericolo che riguarda specialmente i soggetti più deboli, e quando parlo di soggetti più deboli non intendo soltanto i soggetti più deboli da un punto di vista economico, ma anche coloro che hanno - i giovani in modo particolare - meno capacità di resistere alla tentazione.
Abbiamo cercato di portare il nostro piccolo granello di sabbia a questa battaglia di carattere più generale che come dicevo, riguarda fenomeni di costume e culturali, introducendo alcuni meccanismi e alcune innovazioni tecnologiche nell'uso delle macchine necessarie per poter realizzare il gioco stesso.
Abbiamo previsto nelle macchine sia dei limiti di durata (è possibile al giocatore stabilire il tempo massimo di durata presso la macchina stessa), sia di importo. L'importo massimo che si può giocare viene segnalato in anticipo e poi la macchina stessa contribuisce ad aggiornare costantemente o il tempo trascorso, o la somma rimasta.
Questo è un piccolo accorgimento, se volete, ma una cosa che può essere utile al fine comune. Ma più che altro abbiamo intensificato un'attività comunicativa attraverso una serie di interventi anche sulla televisione, ma non pensiamo che questo possa contrastare le informazioni e le suggestioni di carattere contrario che avvengono da parte delle grandi organizzazioni internazionali che organizzano il gioco online. Infatti, la disponibilità di mezzi è spropositata, visto che lì ci troviamo di fronte ad organizzazioni che hanno spesso sede nei paradisi fiscali e quindi hanno una massa di denaro da poter investire sul mercato di gran lunga superiore alle nostre disponibilità.
Comunque, un'attività comunicativa è stata svolta e abbiamo stabilito che c'è un divieto per i minori di diciotto anni di giocare. È un divieto che cerchiamo di far rispettare attraverso un controllo sul territorio. Volevo soltanto comunicare che in un anno abbiamo controllato oltre 68 mila esercizi, quindi questo vi dà l'idea dello sforzo fatto dalla Guardia di finanza e dagli altri organi di polizia. Aggiungo che è in preparazione un nuovo decreto in cui cercheremo di fare il punto della situazione e di spostare un po' in avanti questa battaglia difficile, come ci diceva per l'appunto l'onorevole Rampi.
È un nuovo decreto che sarà concertato anche con il Ministero della salute e che prevederà un intervento attivo degli enti locali. Ne discuteremo anche in Conferenza Stato-regioni e dovremo concentrarci sugli strumenti nuovi per intensificare la lotta contro la ludopatia. Certo, il focus che dovremmo avere un po' tutti è sul comportamento patologico che questa abitudine, che questa attività può comportare e sui fenomeni di dipendenza che essa determina.
Si è fatto riferimento e si fa riferimento nell'interpellanza al tabacco. Certo, può essere una strada quella di cercare di limitare l'uso della propaganda dei giochi con qualche difficoltà maggiore visto che nel frattempo l'offerta televisiva ha assunto le caratteristiche inusitate che tutti conosciamo, mentre la lotta contro la pubblicità del tabacco l'abbiamo iniziata in una fase in cui lo sviluppo della comunicazione non aveva raggiunto i livelli e la complessità attuale. Ma, certo, quello è un tema da affrontare e in qualche modo da vedere come si può intervenire e se si può intervenire su cose di questo genere.
Infatti, sul tabacco c'era, tra l'altro, un motivo più di fondo che consentiva allo Stato di intervenire con maggiore determinazione, che derivava dal fatto innanzitutto della diffusione del fenomeno del tabagismo, che è di gran lunga superiore a quello del gioco. Anche con i dati dei mille euro all'anno, di cui parlava l'onorevole Rampi, e i dati sono veri, il vizio del gioco è più concentrato, mentre quello del fumo è molto più diffuso ed ha poi degli effetti più diretti su problemi di natura sanitaria, quindi con un costo rilevante per lo Stato nel suo complesso.
Comunque, vediamo che cosa si può fare in questo campo. Tuttavia, se mi Pag. 56consente, onorevole Rampi, un mio dubbio a livello personale, io non so se, per esempio, queste campagne anche antifumo nei confronti dei giovani poi abbiano avuto il successo sperato. Infatti, se sto ai dati, oggi vediamo che, generalmente, chi ha abbandonato un po' il vizio del fumo sono principalmente le generazioni più anziane, mentre tra i giovani si registra una grande diffusione del fenomeno, non c'è un contenimento del fenomeno stesso. Comunque, come vedete sono temi di grande rilevanza, ma anche di grande difficoltà e quello del Ministero dell'economia e delle finanze è un impegno costante, che continuerà e si accentuerà nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Certo, se ci fosse un sostegno ed una convergenza da parte della società e di civile, dei mezzi di comunicazione e quant'altro, la battaglia forse potrebbe avere qualche risultato più positivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Bobba, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, ho apprezzato nella risposta del sottosegretario Polillo l'ampia descrizione degli interventi che il Governo ha fatto, non solo questo ma anche quelli precedenti, circa la possibilità di contrastare i fenomeni di illegalità che sono fortemente connessi con il gioco d'azzardo. Non si può che guardare con attenzione e apprezzare gli interventi di controllo, che sono stati qui enumerati, da parte della Guardia di finanza e degli altri organi dello Stato.
Tuttavia, al tema posto nell'interpellanza il sottosegretario ha dedicato solo le ultime battute, mentre per noi, invece, era il tema cruciale. Cioè, è vero che è stato ampliato il numero dei giochi per contrastare quella diffusione di illegalità. Benissimo, però, se si guardano i dati tra il 2000 e il 2011, le entrate dai giochi si sono moltiplicate di cinque volte, il che significa che c'è quella diffusione che porta, come ha detto l'onorevole Rampi, a circa mille euro a persona.
Ma si calcola che ci siano 15 milioni di famiglie che giocano. Quindi, si tratta di un fenomeno altrettanto diffuso, quanto il fenomeno del tabagismo che è stato prima ricordato.
Voglio anche sottolineare che coloro che giocano di più - secondo un'indagine dell'EURISPES - sono gli indigenti e i disoccupati, cioè quelle persone alla ricerca di una soluzione in qualche modo quasi miracolistica ai propri problemi attraverso la via del gioco. Quindi, da questo punto di vista mi dichiaro sostanzialmente insoddisfatto, perché la risposta del Governo mi sembra fatta soltanto di qualche buona intenzione, mentre invece qui occorrerebbe qualcosa di serio e di decisivo come in un certo senso è stato fatto per quanto riguarda il fenomeno del tabacco.
Peraltro, il sottosegretario ha anche ricordato questa strategia di strumenti da coordinare con gli enti locali. Voglio qui richiamare una vicenda che in qualche modo ha a che fare con il cuore del problema e cioè che non siamo più solo direttamente di fronte ad un problema di ordine pubblico e, quindi, di esclusiva competenza dell'autorità statale. Infatti, siamo di fronte ad un fenomeno che ha una valenza sociale più ampia.
Recentemente la Corte costituzionale con la sentenza n. 300 del 10 novembre del 2011 ha dato ragione alla provincia di Bolzano che aveva approvato una disposizione che limitava fortemente la possibilità di inserire queste macchinette e questi altri tipi di gioco negli spazi che avevano una rilevanza pubblica o sociale o che erano particolarmente frequentati da giovani o che erano vicini ad ambienti di socializzazione. Si è modificato, quindi, il precedente orientamento della Corte, che aveva sempre considerato questo fenomeno esclusivamente sotto l'area concernente l'ordine pubblico.
In particolare, la Corte costituzionale dice che si è ritenuto fosse giusto tenere questi giochi ad una debita distanza dai cosiddetti luoghi sensibili, in quanto la volontà è volta a tutelare soggetti ritenuti maggiormente vulnerabili o per la giovane età o perché bisognosi di cure di tipo sanitario o socio assistenziale e a prevenire forme cosiddette compulsive, nonché Pag. 57volte ad evitare effetti pregiudizievoli per il contesto urbano, la viabilità e la quiete pubblica.
Dunque, già la stessa Corte dovrebbe indurre il Governo ad intervenire. D'altra parte, si tratta di un Governo tecnico che si è assunto compiti anche impopolari e credo che questo in un certo senso sia un tema un po' impopolare, vista la diffusione del fenomeno del gioco. Tuttavia, credo che vada contrastato duramente. Proprio la Corte in qualche modo dice che c'è un interesse pubblico primario che non è solo quello dell'ordine pubblico.
In fondo nella richiesta dell'interpellanza urgente dell'onorevole Rampi, chiedendo un intervento sui mezzi di comunicazione, si intende proprio cercare di tutelare e di prevenire quei fenomeni di gioco compulsivo o di ludopatia nei soggetti più deboli sia per caratteristiche economiche, sia per caratteristiche di età, sia per altre ragioni di natura più psicologica. Tra l'altro, recentemente ho anche avuto modo di vedere un caso nella mia provincia nel comune di Santhià che aveva disposto un'ordinanza proprio per evitare che questi giochi fossero installati in luoghi vicini all'oratorio o a centri di socializzazione o alle scuole, eccetera. Il TAR del Piemonte, ignorando la recente sentenza della Corte costituzionale che ho citato prima, ha sospeso questa stessa ordinanza senza tener conto di questa nuova valenza che la Corte ha bene evidenziato.
Inoltre, vorrei aggiungere anche questa proposta di legge presentata presso il consiglio regionale del Piemonte (regione dalla quale provengo), già ricordata dall'onorevole Rampi, che tende ad attualizzare anche il tema di una normativa che risale addirittura ad un regio decreto del 1931. Allora non esistevano le slot machine, ma oggi in molti casi questo tipo di giochi passano attraverso questi tipi di macchine che in qualche modo non erano identificati in quella legislazione.
Ebbene, questa proposta di legge, iscritta oggi in X Commissione della Camera dei deputati - qui mi permetto di fare una sollecitazione anche al Presidente dell'Assemblea -, è stata acquisita dalla Commissione nel dicembre del 2010 e l'iter per la sua approvazione non è neppure partito. Insomma, mi sembra ci siano una serie di ragioni di carattere sociale e modifiche di orientamento della dimensione normativa, o meglio giurisprudenziale, che dovrebbero spingere il Governo a prendere delle decisioni urgenti e rapide per evitare che con una mano il Governo faccia una cosa e con l'altra ne faccia un'altra. Capisco che il Governo ha bisogno di portare a casa quattrini per un bilancio sempre più difficile da far quadrare, però evidentemente si producono dei guasti che poi si trasformano in ludopatia e abbiamo bisogno poi di fare interventi con il Servizio sanitario nazionale. Io stesso insieme ad altri colleghi ho presentato una proposta di legge proprio in tal senso, ma anche lo stesso Governo si è impegnato con la legge di stabilità del 2011 approvata nel dicembre del 2010, la legge 13 dicembre 2010, n. 220, a definire delle linee di azione e di prevenzione proprio di questo settore delle ludopatia e di come intervenire attraverso il Servizio sanitario nazionale con dei dipartimenti ad hoc, specifici per contrastare questa nuova forma degenerativa del costume sociale.
Qualche buon proposito mi sembra sinceramente troppo poco da parte del Governo quando invece si potrebbe da un lato dare rapida attuazione a quanto già contenuto nella legge di stabilità del 2011 e in secondo luogo proporre, attraverso anche una forma di decreto, che questo tipo di giochi venga rapidamente equiparato a quello che è avvenuto nel campo del tabagismo e dunque ne sia vietata la pubblicità sui grandi mezzi televisivi. L'argomentazione mi sembra un po' debole quando afferma che poiché quando abbiamo cominciato a contrastare la pubblicità del tabagismo non c'era ancora una massa ingente di denaro che premeva sui mezzi di comunicazione era più facile, adesso poiché ce n'è molta evidentemente è più difficile. Se è più difficile io aggiungerei Pag. 58che è anche più urgente perché i guasti che si provocano sono più larghi e più diffusi.
Insomma, credo che la nostra sollecitazione debba avere un riscontro ben diverso e ben più urgente di quanto ho inteso dalle parole del sottosegretario.

(Problematiche conseguenti alla disciplina introdotta dalla legge n. 10 del 2011 in materia di dichiarazione dello stato di emergenza ed interventi di protezione civile - n. 2-01358)

PRESIDENTE. L'onorevole Vannucci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01358, concernente problematiche conseguenti alla disciplina introdotta dalla legge n. 10 del 2011 in materia di dichiarazione dello stato di emergenza ed interventi di protezione civile (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, signor sottosegretario D'Andrea, colleghi, permettetemi prima di fornire un quadro di quanto è successo in merito alle eccezionali precipitazioni nevose, anche perché rimanga agli atti di questa Camera.
Come sapete le precipitazioni hanno interessato un'ampia area del Paese e hanno presentato una particolarità dovuta a strane dinamiche climatiche, oggi all'attenzione degli studiosi. Per oltre due settimane si è creato un vortice nel territorio fra tre province, quelle di Forlì e Cesena, Pesaro e Urbino e Rimini. La neve è scesa quasi ininterrottamente per quindici giorni, un evento senza precedenti. A Urbino l'osservatorio dell'università - che si trovava a 300 metri di altezza - ha registrato precipitazioni per tre metri e sedici centimetri. Pensiamo ai paesi che si trovano a 700, 800, 1.000 metri come Carpegna, Sant'Agata Feltria, San Leo, Monte Copiolo, cosa possa essere successo. Forti nevicate ci sono state in tutte le Marche, Abruzzo, Basilicata, Lazio, Campania e Toscana. Ora, signor Presidente, è tornato il sole, la stampa non ha più il tema fra le prime pagine, ma in quei territori i problemi continuano, direi anzi cominciano adesso.
Dopo la fase del soccorso, affrontata come meglio si poteva, con un buon coordinamento tra i comuni, le province, la regione, il Dipartimento nazionale della protezione civile, con solidarietà nazionale ricevuta grazie alle tante regioni che sono accorse, oggi il dramma è molto più chiaro.
Vi sono state decine di ordinanze di sgombero di abitazioni, numerosi crolli di stalle, patrimonio zootecnico a rischio, molti animali morti, ma, soprattutto, il crollo di tetti di stabilimenti artigianali, industriali e commerciali.
Da Sassocorvaro a Macerata Feltria, a Novafeltria, a Sant'Agata Feltria, il patrimonio storico e architettonico è a rischio: sono crollati molti tetti di chiese storiche, è a rischio il palazzo ducale di Urbino, è a rischio il palazzo ducale di Urbania, sottoposti a verifica. Voi comprendete che in territori dove gli immobili, soprattutto i capannoni, sono stati progettati per un massimo di un metro di neve, riceverne sopra quattro metri mette a rischio il lavoro: vi sono fabbriche ancora chiuse, che potranno riaprire solo dopo lunghi lavori.
Questo è il quadro di riferimento, che non mi sembra sia ben chiaro a tutti, che ho voluto brevemente ricordare. Di fronte a ciò, chiediamo quali possano essere e quali siano le iniziative che il Governo intende e può assumere. Questo è il tema della mia interpellanza urgente. Vi è una particolarità rispetto alle precedenti calamità: per la prima volta nella storia della Repubblica italiana le regioni interessate hanno chiesto al Governo espressamente di non emettere il decreto per la dichiarazione dello stato di emergenza. Perché, signor Presidente, lo hanno fatto?
Lo hanno fatto per l'esperienza che vi è stata in questo Paese dal marzo dello scorso anno, cioè dal momento in cui è entrato in vigore il decreto «milleproroghe» 2010, la legge n. 10 del 2011, che ha sostanzialmente modificato la legge sul Servizio nazionale di protezione civile. Pag. 59
Cosa è successo, infatti? Con quella modifica normativa si è stabilito che, subito dopo lo stato di emergenza, siano le regioni le prime a fare fronte all'emergenza, anche economicamente, prima con il loro bilancio, poi con l'aumento di tutte le tasse che sono nelle loro facoltà, da ultimo con l'aumento delle accise.
Solo dopo questi tre passaggi, lo Stato può intervenire con il Fondo di protezione civile o con il Fondo per gli imprevisti, che, però, a loro volta devono essere reintegrati, se utilizzati, con un aumento delle accise sulla benzina, per le quali il direttore dell'Agenzia delle dogane è autorizzato, direi obbligato, a ripristinare le risorse.
Qual è stata la storia di questi 10 mesi di tale provvedimento? È stata la paralisi della Protezione civile nella fase successiva al soccorso, indennizzi e ripristini. Infatti, pur avendo la regione Marche, colpita per prima a marzo da una forte calamità, che ha visto tre morti e 500 milioni di danni certificati, deciso di aumentare le accise sulla benzina e di fare le manovre necessarie per l'impegno della regione, essa non ha visto poi lo Stato intervenire successivamente come da legge, come nel rispetto della legge.
Di fronte a questa calamità le regioni hanno detto: non possiamo fare come abbiamo fatto prima, perché noi aumentiamo le accise, mettendo a rischio la competitività del nostro sistema economico, e poi lo Stato non fa la sua parte. Immaginate che le accise della regione Marche valgono 20 milioni, a fronte di danni registrati per 500 milioni di euro: cosa può fare una regione da sola? Ma cosa è avvenuto?
Da marzo ad oggi, al Ministero dell'economia e delle finanze si sono accumulate certificazioni di danni per le calamità che si sono succedute nelle Marche, in Basilicata, in Puglia, da ultimo in Toscana e in Liguria e prima ancora in Piemonte, per oltre 2,5 miliardi di euro. In base a questa legge lo Stato potrebbe solo aumentare le accise per il suddetto importo. Allora, pensando a ciò che abbiamo fatto con il decreto «salva Italia» ci rendiamo conto che questa strada è impraticabile.
La domanda che poniamo al Governo nell'interpellanza urgente in esame è questa: se non vi è la dichiarazione dello stato di emergenza, questa è una calamità di serie A o di serie B? Se non vi è la dichiarazione dello stato di emergenza, ad esempio, la sospensione - che sempre facciamo - o il differimento dei termini per adempimenti e versamenti fiscali e contributivi possono essere previsti o no? Rispetto agli indennizzi che dovremmo riconoscere ai privati, come abbiamo sempre fatto, per i danni subiti, senza la dichiarazione dello stato d'emergenza ci potranno essere o no? Che tipo di calamità abbiamo di fronte? Come possiamo garantire la ripresa economica di quei territori che, come sapete, non sono densamente popolati, visto che si trovano in montagna? Le poche fabbriche che vi si trovano sono essenziali per mantenere in vita la popolazione. La domanda sostanziale che rivolgiamo al Governo è questa: come ci muoviamo di fronte ad una situazione nella quale, è palese a tutti, siamo bloccati? Le ordinanze non si possono emettere perché altrimenti scaricheremmo sulle accise, e quindi sui contribuenti, importi eccessivi. Il Governo, però, ci deve dire che strada alternativa è in grado di proporre.
L'ultima domanda che poniamo è relativa alle spese che vi sono state per il soccorso e alle garanzie per i comuni, le province e le regioni di poter pagare le spese supplementari che hanno avuto. Tutti hanno dovuto chiamare mezzi privati, e vi è stato l'impegno di ognuno a lavorare ventiquattr'ore su 24. Queste spese vanno riconosciute. Vorrei far presente, prima di ricevere la risposta, che, di fatto, il decreto-legge n. 225 del 2010, come modificato dalla legge n. 10 del 2011, non è stato rispettato perché in molti altri casi - mi riferisco alla Liguria e alla Toscana - il Governo ha stanziato subito delle risorse, non aspettando che le regioni iniziassero le pratiche per aumentare tasse e accise. Ha fatto bene! Ha fatto Pag. 60bene perché la legge non è rispettabile. Ha posto in essere altri provvedimenti diversi per affrontare il problema e oggi, qui, bisogna fare lo stesso. La strada maestra è quella di abrogare i commi introdotti con la legge n. 10 del 2011, di modificare il regime della Protezione civile certo non tornando al passato, ma non lasciando intere popolazioni e province in questa incertezza.
Questo va chiarito urgentemente anche per dire alle regioni cosa devono fare, se possono mantenere o meno la convinzione della scelta che hanno fatto di non chiedere lo stato di emergenza anche se, secondo me, il Governo dovrebbe e potrebbe dichiarare comunque lo stato d'emergenza perché in quelle zone vi è un pericolo per le vite umane, perché vi sono famiglie che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni e imprese ferme che non possono operare.
Quindi, di fronte a questa contraddizione creata dalla legge, di fronte a questo cul de sac nel quale ci siamo infilati e per il quale non siamo operativi, il Governo deve assolutamente assumersi la responsabilità di dichiarare un percorso e di dare vita ad un provvedimento legislativo per venire fuori da queste secche.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giampaolo D'Andrea, ha facoltà di rispondere.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'onorevole Vannucci nell'illustrare la sua interpellanza urgente ha descritto e, per così dire, riassunto il quadro della situazione che si è venuta a creare a seguito dell'eccezionale ondata di gelo e di precipitazioni nevose che hanno interessato gran parte della penisola a partire dal 31 gennaio, sia per quel che riguarda i danni, i disagi e, purtroppo, le vittime che si sono registrate nel territorio nazionale sia per quel che riguarda le implicazioni di ordine giuridico-normativo. Tali implicazioni a questo punto devono essere affrontate per poter uscire completamente dalle condizioni di emergenza e procedere agli interventi che in questi casi è necessario realizzare per consentire il recupero da parte di quei territori e di quelle popolazioni della vita e delle attività ordinarie.
Purtroppo devo dire che, da qualche tempo in qua, registriamo nella cronaca queste difficoltà per l'alternarsi di crisi legate ad eventi climatici. Sicuramente sono venute in evidenza le difficoltà dell'attuale normativa, così come revisionata, nell'assicurare gli interventi in materia di protezione civile, fino a limitare le attività dei vari livelli del sistema di protezione civile nazionale.
Nella vicenda ultima il capo del Dipartimento della protezione civile ha immediatamente convocato il comitato operativo della Protezione civile allo scopo di identificare le azioni di coordinamento in un quadro unitario degli interventi di tutte le amministrazioni e di tutti gli enti interessati e per acquisire, data la composizione largamente rappresentativa del comitato, tutti gli elementi per definire un'organica e complessiva strategia.
Come si sa, quest'ultima ondata ha conosciuto due fasi, con le nuove precipitazioni nevose, che come è stato ricordato, si sono aggiunte a quelle precedenti, i cui effetti non erano stati ancora né completamente rimossi né smaltiti. Tali eventi si sono concentrati soprattutto nella fascia centro-orientale della penisola, che è quella risultata più colpita.
Gli effetti si sono tuttavia propagati anche in Toscana e nel Lazio, più a Sud, persino nel nord della Puglia, in Irpinia, in Basilicata ed in Calabria. Tutta la fascia appenninica naturalmente è stata interessata. La novità forse è negli effetti che si sono determinati anche a quote più basse di quelle ordinariamente interessate dalle precipitazioni nevose, fino a toccare addirittura l'area costiera, per l'appunto, della fascia centro-orientale della penisola.
In relazione all'evolversi di questa situazione il Presidente del Consiglio dei ministri, il 7 febbraio, ha convocato un'apposita riunione operativa a Palazzo Chigi, in ordine alla quale, peraltro, la settimana Pag. 61scorsa in quest'Aula il Ministro dell'interno ha poi riferito, insieme alla sintesi dei primi interventi messi in opera dalla struttura della Protezione civile nazionale.
A seguito della riunione del giorno 7, con la quale si è in parte ricomposto il tavolo di coordinamento, il giorno successivo il Presidente del Consiglio ha firmato un decreto di dichiarazione dell'eccezionale rischio di compromissione degli interessi primari a causa delle eccezionali avversità atmosferiche, che ha consentito di far partire in maniera operativa il coordinamento a livello nazionale degli interventi necessari per fronteggiare l'emergenza.
Il Dipartimento della protezione civile ha assicurato prontamente l'esecuzione di quanto disposto nel decreto in raccordo essenziale con le regioni che costituiscono uno dei capisaldi del sistema nazionale di protezione civile e con gli enti locali, naturalmente utilizzando tutto quanto le amministrazioni dello Stato potevano rendere disponibile per far fronte alle eccezionali avversità atmosferiche, dai vigili del fuoco all'esercito, tutti impegnati con grande - devo dirlo - dovizia di mezzi e di persone nella gran parte dei territori.
Naturalmente, a questo punto, il passaggio obbligato sarebbe la dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 4 della legge 24 febbraio 1992, n. 225. L'onorevole Vannucci ha riassunto le difficoltà e i problemi che si aprono a questo proposito anche in ordine all'indicazione da parte delle regioni delle risorse con le quali le stesse potrebbero concorrere alle spese, che in qualche modo dovrebbe precedere la dichiarazione stessa.
Questa problematica è stata affrontata nel corso di una riunione convocata a Palazzo Chigi presieduta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il consigliere Catricalà, con tutte le amministrazioni interessate, soprattutto le regioni, le province e le rappresentanze dei comuni, nel corso della quale sono stati esaminati i vari problemi che venivano emergendo da questo punto di vista.
Si è messa a punto, innanzitutto, una procedura per far fronte agli interventi urgenti. La procedura è chiara: la Protezione civile ha assicurato l'intervento finanziario per sopperire alle necessità che le regioni certificano come necessarie per l'intervento cosiddetto di emergenza: laddove i mezzi dello Stato non sono stati sufficienti a far fronte alle necessità si è autorizzato il ricorso a servizi o mezzi da parte dei privati certificato dalle regioni, in ordine ai quali la Protezione civile dovrà procedere al rimborso delle somme.
A tal proposito, il 13 febbraio scorso è stata inviata una circolare alle regioni con la quale si chiede di ricostruire l'elenco delle spese autorizzate per poter procedere all'erogazione delle somme corrispondenti. Questo è uno dei temi.
Il secondo tema è la dichiarazione dello stato di emergenza, che si può fare e va fatta d'intesa con le regioni. Finora - almeno fino al momento in cui abbiamo elaborato la risposta all'interpellanza urgente in esame - dalle regioni non sono pervenute richieste in questo senso. Mi figuro che perverranno nelle prossime ore perché saranno anche legate alla ricognizione dei danni che le regioni stanno effettuando; dopodiché, bisognerà anche procedere alla dichiarazione dello stato di emergenza e ipotizzare lo strumento attraverso il quale poter intervenire per il differimento dei termini di pagamento delle imposte e dei contributi vari, così come si è fatto in altre circostanze e così come viene esplicitamente richiesto dall'interpellante.
Da questo punto di vista abbiamo in essere una riflessione e un confronto con le regioni per procedere nella maniera più corretta e lineare possibile, conoscendo i vincoli della legislazione esistente ed avendo, tra l'altro, insediato un apposito gruppo di lavoro presieduto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Catricalà, incaricato di procedere rapidamente ad un esame delle principali criticità della normativa in essere e di suggerire le modifiche normative che si renderanno necessarie.
Ma, naturalmente, come si è fatto in relazione ad altre calamità (è stato ricordato), attraverso interventi, sì di deroga Pag. 62alla normativa vigente, ma operati attraverso lo strumento legislativo, che è l'unica cosa che si può fare, si potrebbe pensare ed ipotizzare anche un intervento in deroga, però realizzato appunto attraverso un intervento legislativo. Esso, secondo, per esempio, anche una nota della Ragioneria generale dello Stato, non sarebbe indispensabile per quel che riguarda la deroga, al Patto di stabilità per i comuni e le province, in relazione alle spese sostenute in questo campo, perché già prevista dalla legge, purché si copra, dal punto di vista finanziario.
L'insieme di queste questioni, però, che sono state qui poste e che sono oggetto anche di una riflessione iniziata qui alla Camera presso la Commissione ambiente con la discussione di apposite mozioni parlamentari, sicuramente dovrà portare a un intervento legislativo specifico per quel che riguarda l'ordinamento della Protezione civile e dovrà portare ad altri interventi per quel che riguarda l'estensione del cosiddetto stato di calamità e delle misure connesse ai territori interessati e, infine, dovrà anche prevedere ulteriori azioni del Governo e delle regioni.
Sappiamo che nelle prossime ore si realizzeranno dei contatti tra il Governo, la Protezione civile e le regioni proprio finalizzati a raggiungere questo risultato.
Riteniamo che la ricognizione dettagliata dei danni per quanto possibile e la richiesta formale dell'esigenza della proclamazione dello stato di calamità da parte delle regioni possa accelerare ogni ulteriore adempimento che, da parte del Governo, viene assicurato anche in relazione al problema del risarcimento dei danni per il quale sarà comunque necessario un apposito ulteriore provvedimento legislativo, almeno allo stato degli atti.
Come si vede, purtroppo, quindi, la materia è complessa dal punto di vista procedurale e naturalmente molto onerosa. Lo stesso onorevole interpellante ha fatto riferimento ai problemi complessivi che sono emersi dal punto di vista finanziario in questo campo. Si tratta di uno di quei temi che il Governo non può sottrarsi dall'affrontare e riguardo al quale non potrà che proporre al Parlamento le soluzioni ritenute più idonee per far fronte agli effetti di questa ondata eccezionale di maltempo, secondo i meteorologi di ciclo trentennale o trentacinquennale, che si è abbattuta sulla nostra penisola.

PRESIDENTE. L'onorevole Vannucci ha facoltà di replicare.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, non posso dichiararmi completamente soddisfatto della risposta. Ho apprezzato le analisi critiche del sottosegretario D'Andrea e anche i generici impegni che, secondo me, vanno anche oltre le analisi degli uffici. Ha usato parole di molto buonsenso.
Nella risposta, però, gli impegni sono generici, non si ricavano azioni conseguenti, tempi certi, certezze, impegni precisi. L'anomalia che abbiamo di fronte mi sembra emerga con chiarezza: a legislazione vigente noi non siamo in grado di operare.
Il sottosegretario D'Andrea ha detto: «Bisogna intervenire eventualmente in deroga con diversa legislazione, con una nuova legge». La parte positiva, per la quale la ringrazio, signor sottosegretario, della sua risposta, è relativa - e mi sembra questa piuttosto netta - alle spese che gli enti locali, i comuni, le province e le regioni hanno dovuto sopportare nella fase del soccorso, chiedendo l'intervento di mezzi privati. Il suo riferimento al Patto di stabilità è altamente opportuno. È evidente che, nel momento in cui rimborsiamo questi costi, riconosciamo anche che questi costi poi vengano esclusi dal patto. La modifica della legge n. 10 mi sembra sia stata dichiarata necessaria. Il problema è che poi le dobbiamo dare valore retroattivo, perché altrimenti questa emergenza rimane tra quelle dimenticate. Voglio dire al Governo che ha tutta la comprensione ed il sostegno del Parlamento in questa azione, perché noi a luglio non in Commissione ambiente, signor sottosegretario D'Andrea, ma in quest'Aula abbiamo approvato una mozione specifica votata all'unanimità Pag. 63da tutto il Parlamento, sottoscritta da tutti i gruppi, che già indicava i limiti di quella legge, i rischi ai quali stavamo andando incontro e dicemmo al Governo di modificare urgentemente quella legge. Quindi il riscontro parlamentare ce l'avete già. Assumetelo e intervenite per modificare questa situazione. Un Paese non può rimanere bloccato.
Lei ha fatto riferimento alla meritoria azione del Presidente Monti, che ha convocato subito il tavolo, però sta tutta lì l'anomalia: ha dovuto convocare appositamente un tavolo, ha dovuto fare uno specifico decreto solo per i quattro o cinque giorni del soccorso, perché in via ordinaria non si poteva operare. Ha dovuto con quel decreto aumentare i poteri del capo Dipartimento della protezione civile perché a legislazione ordinaria non era previsto e non era possibile agire come poi si è agito. Allora prendiamo atto di questo vulnus, di questo vuoto, di questo blocco che si è creato nella legislazione e affrontiamolo. Ho apprezzato anche le sue parole, che dicono che di fatto, certificato questo blocco senza la dichiarazione dello stato di emergenza, è ancora più difficile operare. Quindi la dichiarazione di stato di emergenza va fatta. Le regioni bisogna che la concertino col Governo con una procedura magari derogatoria, come lei in qualche modo ha suggerito. Si tratta però qui di una volontà politica. C'è molto di politica in questo senso, noi dobbiamo prenderne atto. Perché poi le cose se si vogliono fare si fanno.
Signor sottosegretario D'Andrea, io ho fatto riferimento alla sospensione e al differimento di termini per l'adempimento di versamenti fiscali e contributivi. C'era una scadenza di oggi, giovedì 16 febbraio. Lei immagini chi ha il capannone chiuso con 3 metri di neve sopra, che non dorme la notte perché ha paura che gli crolli o quelli che hanno già lo stabilimento crollato, con che animo oggi si siano recati a far fronte a tutte le scadenze fiscali che vi sono. Lei ci dice: «Sì, ma bisogna intervenire con la legge». Le faccio vedere questa pagina de IlSole24ore: «Proroga per la tassa sullo scudo. Con un comunicato - legge l'Economia sospende i termini in scadenza oggi». In altre parole oggi scadevano i termini per la tassa sullo scudo. Cosa ha fatto l'economia, visto che non potevano onorare gli impegni per problemi in questo caso burocratici? Ha fatto un comunicato dicendo: «Non pagate, perché faremo una legge apposita in sanatoria e vi daremo migliori istruzioni». Quindi, se c'è volontà, si può fare tutto. Io mi scuso per il modo accorato in cui intervengo, però noi siamo molto preoccupati, perché abbiamo avuto l'esperienza dell'altra calamità del marzo 2011 (3 morti e 500 milioni di danni) e vediamo profilarsi una situazione analoga a quella, mentre invece io ho in mente gli occhi delle persone che non possono rientrare in casa, che non possono rientrare nei capannoni, che devono lasciare a casa decine di operai, gli occhi degli allevatori che hanno avuto animali morti o deceduti, il dramma di tanti agricoltori che non riuscivano a portare gli alimenti ai loro animali: li ho visti e vorrei che insieme riuscissimo a dar loro una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Scilipoti - n. 2-01353)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso del presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Scilipoti n. 2-01353 è rinviato ad altra seduta.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Di Biagio - n. 2-01362)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Di Biagio n. 2-01362 è rinviato ad altra seduta.

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(Iniziative a tutela delle minoranze religiose in Egitto, con particolare riferimento alla minoranza copta - n. 2-01363)

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01363, concernente iniziative a tutela delle minoranze religiose in Egitto, con particolare riferimento alla minoranza copta (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RENATO FARINA. Signor Presidente, signora sottosegretario, prima di tutto, mi permetto di compiacermi, per il breve spazio di tempo intercorso tra la presentazione dell'interpellanza urgente e la risposta, data quasi in tempo reale. Quindi, l'attenzione che si vuole dare a questo problema è evidente da parte del Governo, e questo, per me, è già un ottimo segnale.
L'interpellanza urgente si basa sui seguenti elementi. Innanzitutto, su un'informazione che ha dato lo stesso Ministro Riccardi il 1o febbraio durante l'audizione presso la Commissione affari esteri, dove ha parlato di numerosi copti egiziani che sono sbarcati sulle coste della Puglia. Naturalmente, egli parlava di ciò per sottolineare la gravità della situazione in Egitto e l'attenzione che il nostro Governo intende riservare a questi fatti. Occorre, a questo punto, saperne di più, tenendo presente che il Governo italiano, prima con il Ministro Frattini, poi, con il Ministro Terzi di Sant'Agata, ha sollecitato le organizzazioni internazionali ad occuparsi di questa tematica, citando espressamente il caso dei cristiani copti.
Per evidenziare la gravità della situazione, basti dire che una situazione, già difficile, è precipitata di certo dopo i fatti dell'ottobre scorso, quando 22 cristiani copti sono stati brutalmente ammazzati nel corso di manifestazioni. Per la prima volta, la comunità cristiana copta si è trovata contro non degli estremisti, ma lo stesso esercito, che aveva sempre sentito come una protezione estrema dinanzi alle discriminazioni e alla violenza. Mancando quest'ultimo cordone sanitario, la diaspora si è moltiplicata anche rispetto agli attentati che c'erano stati precedentemente.
Tutto questo è reso più grave e più preoccupante dal punto di vista della minoranza copta, che è una minoranza di 10 milioni di persone e, quindi, non è una minoranza perché sono pochi, ma perché l'Egitto è grande. Ebbene, la preoccupazione è resa più grande dal successo elettorale non tanto dei Fratelli musulmani, che, si spera, siano votati ormai ad una concezione laica dello Stato - come dimostrano le accoglienze entusiastiche riservate al Primo Ministro turco Erdogan -, quanto al successo abbastanza sconvolgente dei salafiti, che, invece, fanno dell'estremismo la loro bandiera e la chiave del loro successo, proprio in relazione ad un affermato moderatismo dei Fratelli musulmani.
Io, ieri, mi sono messo in contatto telefonico con un leader dei cristiani copti, il quale, pur avendo il doppio passaporto, era preoccupatissimo anche solo della telefonata, perché oramai il livello di persecuzione personale è formidabile.
Mi segnalava dei casi di persone espulse dal lavoro solo perché ritenute rappresentative di questa comunità. Negli ultimi due giorni - e leggo solo i titoli delle notizie che purtroppo non escono dai confini dell'informazione religiosa - la radio vaticana ha dato questa notizia: «duemila salafiti bruciano una chiesa e abitazioni cristiane»; questa è del 15 febbraio, cioè di ieri: erano in duemila e hanno attaccato la chiesa e la casa del parroco e altri edifici e automobili della comunità coopta. Le violenze erano state scatenate in seguito alla scomparsa di una ragazza cristiana di 14 anni; evito di raccontare la storia ma è una storia tipica anche questa; le ragioni di scontro tra le due comunità sono innanzitutto la costruzione delle chiese cristiane che è diventata ormai impossibile per cui i cristiani le fanno illegalmente e questo provoca una reazione sconsiderata degli estremisti islamici; l'altra questione è quella del matrimonio misto. Il matrimonio misto avviene in condizioni di non par condicio, nel senso che la felicità degli innamorati è Pag. 65l'ultima cosa che ci si pone davanti; si sa che la donna deve convertirsi all'islam e se l'uomo vuole sposare una musulmana deve fare lo stesso. In questo caso si era convertito all'islam il padre della ragazza e i salafiti sostenevano che i cristiani l'avessero rapita per impedirle di seguire le orme religiose del padre. L'altra notizia è quella di pochi giorni fa, del 9 febbraio: ad Alessandria d'Egitto espulsione forzata di 62 famiglie coopte da parte dei salafiti. Questi sono episodi quotidiani e la domanda è questa: aldilà delle affermazioni, non dico di principio perché sarebbe come volerne ridurre il peso, ma delle dichiarazioni dei tentativi di creare una solidarietà internazionale, che cosa si sta facendo per questo tipo di popolazione? C'è un rapporto con il Governo egiziano che valga a tutelare le minoranze religiose? E ancora, che intenzioni ha il Governo a proposito dei profughi coopti, che a me risulta, nella scorso dicembre, in tutto il mondo, fossero 93 mila coloro che erano andati via dal gennaio precedente?

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Marta Dassù, ha facoltà di rispondere.

MARTA DASSÙ, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole Farina, la ringrazio per questa interpellanza urgente di cui lei è primo firmatario che richiama l'importanza di un tema, quello della condizione delle comunità religiose in Egitto, in particolare di quella coopta a cui il Governo italiano, come lei, del resto, giustamente diceva, dedica grandissima attenzione e vigilanza. Prima di tutto, quindi, vorrei dare qualche elemento in più sul quadro che si sta vivendo in Egitto al di là di quegli elementi che lei già ricordava. Si registra in effetti, da parte dei cristiani in Egitto, un timore crescente per la tutela dei loro diritti nel futuro assetto del Paese. Questo sentimento è cresciuto a seguito del successo elettorale dei partiti islamici ma, specie, per il rafforzamento delle correnti radicali di tipo salafita; la comunità coopta teme in sostanza che la transizione in corso stia portando verso un peggioramento della sua condizione nel futuro assetto dell'Egitto. Non c'è dubbio, come lei ricordava, che le tensioni a sfondo religioso si siano accentuate.
Ci sono stati ripetuti incidenti tra copti e musulmani nel corso del 2011 e più recentemente, agli inizi di gennaio, si sono registrati ulteriori scontri ad Assiut, in alto Egitto, dopo la pubblicazione, da parte di un ragazzo cristiano, di vignette ritenute offensive.
Quindi questo è il quadro di partenza, di fronte al quale credo che sia giusto anche ricordare che cosa stanno facendo anzitutto le autorità egiziane. Esse stanno prendendo alcuni provvedimenti importanti, almeno sul piano appunto normativo. Ad ottobre è stata istituita una commissione di inchiesta incaricata di indagare sugli attacchi subiti dalla comunità copta ed è stato predisposto un progetto di legge, la cosiddetta Unified House of worship law volto a migliorare la normativa sulla costruzione dei luoghi di culto copti. Lei ricordava giustamente il problema della costruzione delle chiese cristiane e questa è una risposta che le autorità egiziane stanno cercando di dare. Inoltre il consiglio supremo delle forze armate ha emendato il codice penale prevedendo pene più severe per chi commette il reato di discriminazione o cerca di fomentare l'odio interreligioso.
Infine, lei non l'ha ricordato ma noi lo sappiamo, il Parlamento nuovamente costituito, conta sette rappresentanti copti, cinque dei quali nominati dal feldmaresciallo Tantawi.
Questo è quello che stanno cercando di fare le autorità egiziane, ma lei chiedeva giustamente che cosa sta cercando di fare il nostro Governo, che è intervenuto in varie occasioni, in proposito. Viene infatti citata nell'interpellanza urgente, l'audizione del ministro Riccardi del 1o febbraio scorso, e io ricordo anche la recente audizione del ministro Terzi di Sant'Agata presso la Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato. Insomma l'Italia oggi, e da tempo direi, svolge in ambito europeo un'azione coerente e consistente a Pag. 66sostegno del dialogo interreligioso e della libertà di fede, soprattutto a tutela delle minoranze religiose e delle comunità cristiane.
Ed è sulla base di questi principi, e a loro difesa, che si è svolta anche una recente missione del ministro Terzi in Egitto, al Cairo, che avrete probabilmente seguito, nell'ambito della quale lo stesso ministro - lei mi chiedeva delucidazioni in proposito - ha anche incontrato le massime autorità religiose del paese, il Gran Muftì d'Egitto Ali Gomaa e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed al Tayyed. Questi suoi interlocutori, con i quali il Ministro ha sollevato i timori della comunità cristiana del paese, hanno tenuto a valorizzare la Carta sulle libertà fondamentali promossa proprio da Al-Azhar su iniziativa del Grande Imam. Essa individua quattro libertà fondamentali: di religione, espressione, ricerca scientifica e creatività artistica e letteraria, ritenute essenziali per assicurare una coesistenza pacifica e lo sviluppo di una società egiziana moderna.
Il documento, e questo mi sembra molto importante, è stato sottoscritto da tutti i principali partiti politici egiziani, oltre che dai rappresentanti del clero copto, e riconosce espressamente la sacralità delle tre religioni monoteiste e la libertà di praticarle e trasmette evidentemente un messaggio di tolleranza. Grazie anche all'autorevolezza di cui godono sia Al-Azhar che lo stesso Grande Imam in Egitto e nel mondo islamico in generale, la Carta è un'importante leva di influenza positiva, noi riteniamo, sulle comunità musulmane del Paese.
Lei poi mi chiedeva degli eventuali migranti appartenenti a tale comunità in arrivo verso il nostro Paese. In questo caso la Farnesina agisce in stretto raccordo con il Ministro Riccardi e con il Ministero dell'interno ed anche in costante contatto con le competenti organizzazioni internazionali, a cominciare dalla UNHCR, per un attento monitoraggio della situazione.
Devo dirle, onorevole Farina, che le informazioni riportate sulla stampa alcune settimane fa, secondo cui tale flusso riguarderebbe già alcune decine di migliaia di individui, non sembrano al momento avallate dai fatti e dai dati, in effetti, che sono a nostra disposizione e che abbiamo richiesto al Ministero dell'interno.
Per il momento, infatti, l'entità di questo fenomeno è limitata rispetto a questi numeri, così come è molto più limitata, per ora, la richiesta di asilo da parte di cittadini egiziani di religione copta.
Ricordo, d'altro canto, che fra i motivi che possono dare luogo al riconoscimento della protezione internazionale - e lei giustamente vi faceva riferimento nell'interpellanza - ai sensi del decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251, vi sono anche, precisamente, i motivi religiosi.
È, quindi, sulla base di questi strumenti che abbiamo a disposizione, sulla base di un'azione molto consistente e coerente di politica estera e sulla base dei valori e dei principi che abbiamo insieme ricordato, che il Governo continuerà a vigilare attentamente sullo stato delle libertà di culto e, in particolare, sulla tutela della minoranza copta in Egitto, un tema essenziale giustamente sollecitato dalla vostra interpellanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto, specialmente per l'animus che si percepisce alimentare la risposta del Governo, nel senso che si capisce che la questione sta a cuore assai più che non le parole, sta a cuore proprio nella sostanza.
Da parte mia, cosa posso giungere? Che la grande questione è quella della dissimulazione, che è abbastanza teorizzata in ambiente islamico, per cui molto spesso le parole non si traducono in fatti. In realtà, non è una tendenza solo islamica, soltanto che loro la teorizzano proprio.
Bisogna aggiungere, come dato preoccupante, che non vi è alcun indagato, e tanto meno alcun arrestato per i fatti dell'ottobre scorso, per i quali vi sono stati 22 morti. Proprio il leader copto mi diceva di conoscere queste prese di posizione pubbliche, Pag. 67anche degli organi, ma le uniche cose che si vedono è che poi arrestano loro, gli tolgono il lavoro e così via. Tuttavia, il quadro è già abbastanza fosco senza che stiamo qui a renderlo ancora più fosco.
Bisogna constatare che esiste ormai una parte consistente dell'intellighènzia islamica egiziana che ritiene ormai assolutamente anacronistica, e non solo anacronistica, bensì contro lo stesso spirito islamico, la divisione in cittadini di serie «A» e cittadini di serie «B» e, quindi, vi è una solidarietà reale rispetto alla comunità copta.
Il grande problema degli ultimi anni è stato di una sorta di capovolgimento: fino a qualche decennio fa, la comunità copta e la comunità islamica andavano d'accordo nei quartieri popolari; vi era unità lì ed era un'unità di popolo, mentre vi era una distanza molto forte rispetto all'élite della città. E lì ha potuto molto la scuola statale, che consentiva ai ragazzi delle due comunità di potersi frequentare. Il problema è iniziato dopo.
Purtroppo, dal 2004 in poi, mi risulta esservi stata una «democratizzazione» della tensione, vale a dire che negli stessi quartieri popolari è iniziato un conflitto tra le comunità, che prima pareva essere superato.
Ora questa cosa continua sia negli intellettuali, sia in quelle fasce che frequentano le università e che sono state promotrici della grande primavera egiziana, una autentica solidarietà che si è espressa sin dagli inizi in una difesa reciproca dei propri simboli religiosi e che oggi invece è surclassata dall'avanzata della pancia dell'Egitto, una pancia ancora molto legata all'islamismo, cioè a una pratica dell'Islam molto lontana dai canoni dell'umanesimo islamico che invece ci auguriamo tutti possa prevalere.
Credo che un sostegno grande che possiamo dare come Paese - chiedo al Governo, ma anche al Parlamento, di farsi parte attiva - sia quello di garantire un forte scambio culturale e parlamentare, attraverso visite parlamentari che consentano un confronto, ovviamente solo a parole, anche incontrando esponenti della società civile, cosicché si sia effettivamente informati di quello che ormai non è un altro mondo, ma semplicemente la periferia della nostra Italia, tanto più che, come vediamo, spesso ci raggiungono. Questa credo sia la richiesta che si debba fare per rendere la politica non solo diplomazia, ma incontro tra comunità.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):

S. 3124 - « Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 29 dicembre 2011, n. 216, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Differimento di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative» (4865-B ) - (Parere delle Commissioni II, III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, per quanto riguarda i lavori della prossima settimana, nella seduta di martedì 21 febbraio, Pag. 68al termine delle votazioni, sarà iscritto all'ordine del giorno, per la discussione sulle linee generali, il decreto-legge proroga di termini, il cui seguito dell'esame avrà luogo a partire da mercoledì 22 febbraio.
Non saranno invece iscritti all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana, su richiesta delle rispettive Commissioni competenti in sede referente, i seguenti provvedimenti: il decreto-legge semplificazione e sviluppo, il cui esame in Assemblea avrà luogo a partire da lunedì 5 marzo e la proposta di legge in materia di trattamenti speciali di disoccupazione dei lavoratori frontalieri, il cui esame in Assemblea avrà luogo a partire da lunedì 27 febbraio.
Sempre su richiesta della Commissione competente in sede referente non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana il Testo unificato in materia di riequilibrio della rappresentanza di genere nei consigli e delle giunte delle regioni e degli enti locali.
Sempre la prossima settimana saranno iscritte all'ordine del giorno, dopo la conclusione dell'esame del decreto-legge proroga di termini, le mozioni Di Stanislao ed altri ed abbinate sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, rinviate da questa settimana.
Restano fermi gli altri argomenti previsti dal calendario.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta, avvertendo che sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna l'organizzazione dei tempia per la discussione della proposta di legge n.2094.

Lunedì 20 febbraio 2012, alle 15:

1. - Discussione della proposta di legge:
TENAGLIA ed altri: Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto (C. 2094-A).
- Relatore: Tenaglia.

2. - Discussione della relazione sui punti nascita approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali (Doc. XXII-bis, n. 3).

La seduta termina alle 16,45.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LUCA VOLONTÈ SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4878

LUCA VOLONTÈ. Il protocollo in esame è stato negoziato al fine di realizzare un mercato transatlantico del trasporto aereo, sempre più aperto e integrato. Il trasporto aereo, per l'appunto, corrisponde al 60 per cento del traffico mondiale. Risulta pertanto necessario promuovere l'allineamento delle relazioni euro-americane su alcuni elementi di base della legislazione comunitaria: la sicurezza dei voli, la tutela della concorrenza, la gestione del traffico aereo, la tutela dei consumatori e dell'ambiente.
Le nuove misure introdotte innovano il precedente Accordo ratificato nel 2007. Tra le novità di primo piano, occorre evidenziare in particolar modo la previsione di riconoscimento reciproco tra i paesi, per quanto concerne l'accertamento dell'idoneità e della nazionalità delle compagnie aeree. Tale accertamento può essere ritenuto legittimo anche nel caso in cui venga effettuato dalle autorità aeronautiche dell'altro paese, da cui proviene o verso cui è diretta la compagnia aerea.
Particolare attenzione, inoltre, è riservata alla tematica ambientale e alla necessità di adottare interventi volti a limitare o ridurre l'impatto ambientale del traffico aereo internazionale, nonché alla dimensione sociale relativa alla tutela dei diritti dei dipendenti delle compagnie aeree.
Il protocollo in esame esorta gli Stati alla promozione di iniziative di cooperazione, al fine di agevolare il traffico delle merci e dei passeggeri realizzando così Pag. 69una vera e propria liberalizzazione di investimenti e mantenendo, al contempo, tutte le garanzie di sicurezza per gli stessi. Infine, è previsto l'accesso delle compagnie aeree dell'Unione europea al trasporto aereo merci e passeggeri finanziato dal Governo degli Stati Uniti, prima riservato alle sole compagnie aeree americane. Da segnalare, in ultimo, il rafforzamento conferito al comitato misto Unione Europea - Stati Uniti, preposto alla vigilanza dell'attuazione delle misure del protocollo stesso, ed al coordinamento dei programmi di cooperazione.

Pag. 70

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2094

Pdl n. 2094 - Particolare tenuità del fatto

Discussione generale: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore
Popolo della Libertà 50 minuti
Partito Democratico 49 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 34 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 32 minuti
Popolo e Territorio 32 minuti
Italia dei Valori 32 minuti
Misto: 35 minuti
Grande Sud-PPA 7 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 4 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 3 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici-MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 3 minuti
Repubblicani-Azionisti 3 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 4240-A - em. 1.100 341 341 171 340 1 43 Appr.
2 Nom. em. 2.2 380 375 5 188 29 346 40 Resp.
3 Nom. articolo 2 394 390 4 196 388 2 38 Appr.
4 Nom. articolo agg. 2.010 436 434 2 218 61 373 37 Resp.
5 Nom. articolo agg. 2.011 437 431 6 216 56 375 37 Resp.
6 Nom. em. 3.100 437 432 5 217 421 11 37 Appr.
7 Nom. em. 3.10 457 439 18 220 15 424 37 Resp.
8 Nom. articolo 3 452 447 5 224 440 7 36 Appr.
9 Nom. Pdl 4240-A - voto finale 456 453 3 227 453 34 Appr.
10 Nom. Ddl 4878 - articolo 1 434 432 2 217 432 34 Appr.
11 Nom. articolo 2 438 437 1 219 437 34 Appr.
12 Nom. articolo 3 442 441 1 221 441 34 Appr.
13 Nom. Ddl 4878 - voto finale 423 422 1 212 422 34 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.